Lameziaenonsolo amatruda maggio

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Lamezia e non solo

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Lamezia e non solo


Lameziaenonsolo incontra

Tonino Amatruda

È nato a Nicastro, è, ed è stato, in ordine sparso, pubblicista, scrittore, critico, vigile urbano, responsabile ufficio stampa del Comune, direttore del mensile “Comune Informa”, conduttore radiofonico, cantante, arbitro di calcio, conduttore televisivo, direttore responsabile della testata televisiva “STTelevision”. Nel tempo libero continua a scrivere, infatti è in pubblicazione il libro “Calci in culo e qualcos’altro” e chissà quante altre idee gli frullano per la testa, di certo, quando deciderà di realizzarle le conosceremo. Quando non lo conosci Tonino appare un personaggio provocatorio, le sue intemperanze televisive sono note ai lametini. Non esita a scagliarsi contro chicchessia agitando quelle mani enormi che potrebbero essere paragonate a quelle di Gianni Morandi (rido pensando alla faccia che farà leggendo n.d.r), lanciando improperi, esortando a prendere provvedimenti, usando le parole a suo piacimento, ma sempre con cognizione di causa, quando poi lo conosci è la persona che non ti aspetteresti di incontrare. Le polemiche cedono il posto alla cordialità, alla squisita disponibilità di un interlocutore brillante e così prende via un’intervista insolita, che ripercorre un po’ della nostra vita attraverso quella di Tonino prima e ... Tonino/Mino poi.

Forte, tentando di capire il perché hai scelto questo nome mi viene da pensare ad una frase dialettale “italianizzata”, “minu fhorti”, nel senso che picchi, in senso metaforico, forte, nelle tue trasmissioni, o scritti, con la tua satira, contro chi sbaglia, è così? E’ così. M’è piaciuto adottarlo sin dal primo momento, un pseudonimo che mi calza a pennello, facile oltretutto ad essere immediatamente compreso, anche da chi calabrese non lo è. Lo utilizzo sui social, sia su Facebook che Twitter, e a giudicare dai risultati penso proprio di aver fatto centro. E’ piaciuto anche ad alcuni amministratori di pagine di satira che sul web vanno per la maggiore. A questo proposito vorrei citare “Soppressatira”. con cui collaboro e sono tra gli autori di alcune fulminanti battute pubblicate su “Indigesto 2015, un libro di satira & humor. Come puoi ben vedere mi diverto, e non poco.

Direi che è la prima volta che non so come iniziare un’intervista nel senso che non so a chi rivolgermi, se a Tonino Amatruda o a Mino Forte, per dipanare la matassa vogliamo parlare di questo dualismo? Differenze e similitudini Non credo che tra noi due ci sia dualismo, anzi, credo proprio che ci completiamo a vicenda. I difetti dell’uno, probabilmente, diventano virtù nell’altro e viceversa. Abbiamo la stessa vena ironica, anche se in Mino è molto più accentuata. E’ probabile che lo esalti il palcoscenico dei social, l’agorà dove tutto è possibile, la possibilità di sferzare il potere e metterlo alla berlina. Ma anche nelle vesti di Tonino il quadro non cambia granchè, la televisione mi ha dato la possibilità di occupare una postazione di privilegio, uno spazio che mi concede piena libertà di opinione e di pensiero. Ho deciso di stare con gli ultimi, dar loro voce, accendere i riflettori sulle tante criticità che insistono sul nostro territorio. Il largo e indubbio consenso mi spingono a non mollare, a mordere se del caso, ma anche a riconoscere tutto quello che di positivo esprime la nostra città. Come vedi l’uno sembra il perfetto clone dell’altro, differenze e similitudini vanno di pari passo.

Sei stato, da sempre, un ribelle, già nel ’70, partecipasti fattivamente ed attivamente, alle giornate che videro gli studenti calabresi scioperare per l’Università in Calabria, allora eri Tonino Amatruda, credi già ti stessi preparando per diventare poi Mino Forte? In quel tempo ero Tonino Amatruda, il mio alter ego non era affatto previsto. Parafrasando il titolo di un libro, sono stati anni formidabili. C’era fermento in ogni campo, soprattutto sul piano culturale, politico e imprenditoriale. Le lotte politiche, anche se spesso sfociate in forti tensioni, sono state un arricchimento sotto ogni e qualsivoglia profilo. Durante gli scioperi per l’Università in Calabria le contrapposizioni sono cessate per far posto ad un obiettivo comune, vale a dire l’Ateneo a Lamezia Terme, senza se e senza ma. Una battaglia che ha visto studenti, lavoratori, sindacalisti e gente comune scendere in piazza con una veemenza e spirito di appartenenza che non ho più riscontrato. Sono stato, senza tema di smentite, tra i protagonisti, assieme a tanti cari amici, tutti protesi verso il raggiungimento di un sogno. Potrei fare la cronaca di quei giorni minuto per minuto, dare un nome ai tanti volti nascosti tra la folla… sarebbe una storia troppo lunga. Un’ultima cosa. I politici o apprendisti stregoni calabresi dell’epoca hanno giocato sulla nostra pelle, tutti, nessuno escluso. Un modus operandi ancora in auge. Non ti nascondo che sto pensando di scrivere qualcosa, non sarebbe una pessima idea. Beh, in effetti hai ragione, il mondo si sta evolvendo ma non il fare dei nostri politici che si evolve solo per usare mezzi tecnologicamente avanzati ma “pro domo loro”. Scrittore, pubblicista, calciatore, arbitro, cantante, vigile, in quale veste ti senti a tuo

Allora è quasi come se Mino e Tonino fossero le due facce di una stessa medaglia. Mino

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Nella Fragale

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agio come Mino ed in quale come Tonino? Le stagioni della mia vita, come per tanti, sono state tante e tutte contraddistinte da un ruolo ben preciso. Come Tonino ho svolto per più di trent’anni il ruolo di agente della polizia municipale e credo di averlo effettuato con onestà, trasparenza e professionalità. Il mio approccio con la comunità è stato sempre all’insegna del sorriso e della massima disponibilità. Penso di aver lasciato un buon ricordo e oggi sto raccogliendo i frutti. Non ho seminato vento e dunque non raccolgo nessuna tempesta. La stessa cosa si può dire per il ruolo di calciatore e poi di arbitro. Mi sono divertito molto a presidiare l’area di rigore come ultimo baluardo, dicono che ero un portiere avvezzo alla spettacolarità e per questo le cosiddette “papere” sono state molte. Altri tempi, dove il gioco era un gioco e basta, senza le tensioni che contraddistinguono l’attualità. Anche in veste di arbitro me la son cavata egregiamente arrivando fino alla Promozione. Ero parecchio “fanatico” e fuori dagli schemi, un maniaco soprattutto nell’abbigliamento. Mi consolo dicendo che non ho mai avuto incidenti o aggressioni. Come cantante ero e rimango Tonino, un periodo davvero esaltante e pieno di soddisfazioni. Come scrittore e pubblicista sento di essere Mino, con la penna acuminata come un rasoio e una buona dose di ironia che non guasta mai. A differenza di fin troppi scrittori e pubblicisti non mi prendo troppo sul serio.

Se dovessi pensare ad un critico satirico, ti paragonerei a Vittorio Sgarbi, sei d’accordo? Non credo che Vittorio Sgarbi sia un critico satirico. Ha certamente un carattere vulcanico e indisponente, ma è supportato da una cultura davvero straordinaria, una dote che gli consente di spaziare nelle diverse discipline del sapere. Lo ammiro molto, anche i suoi eccessi. Ecco, in questo, mi ci ritrovo. Anch’io spesso debordo oltremisura. Ti ringrazio, comunque, per l’accostamento. Mi lusinga molto.

spendi per sottolineare quanto l’Amministrazione fa di sbagliato, segui le battaglie che intraprendi con la televisione, fino alla fine, giusta o sbagliata che sia, ed in questo ricordi il Tonino Amatruda che partecipò al sopracitato sciopero, bloccando strade e ferrovie, se tu potessi sostituirti ad un una figura con potere decisionale per Lamezia Terme, cosa faresti? Cosa cambieresti? Chi vorresti accanto a te per fare risalire la china a Lamezia? Tante domande in una, andiamo con ordine. Da fare ce n’è a iosa, tanto che non so nemmeno da dove cominciare. Intanto partirei dalla “bellezza”. A Lamezia Terme la bellezza è un’illustre sconosciuta, in pochi hanno lavorato in tal senso, posso solo ricordare un nome, Natale Proto, lui sì che aveva le idee chiare. Da allora niente di niente. Qualche palazzo ristrutturato non fa testo. Eppure la bellezza potrebbe rappresentare un volàno di sviluppo non indifferente, un’attrattiva per i tanti passeggeri in transito nel nostro aeroporto. Pulizia delle strade, cura del verde pubblico, nuova segnaletica stradale, potenziamento dell’illuminazione pubblica, sia al centro che in periferia, con particolare attenzione nei tratti d’ingresso alla città. Pugno di ferro contro chi imbratta muri e strutture private e pubbliche, contro chi porta a spasso il cane senza prendersene cura, contro chi scarica ogni bendidio ai bordi delle strade e tra le campagne circostanti, contro chi vandalizza il patrimonio pubblico, etc. Questa la prima battaglia, la bellezza comincia da queste piccole grandi cose, non impossibili da attuare. Tutto questo, ovviamente, dovrà essere riempito di contenuti e la cultura può giocare un ruolo fondamentale. La sinergia tra bellezza e cultura, secondo me, è una carta vincente. Il Bastione di Malta, il Castello Normanno-Svevo, l’Abbazia Benedettina, il Parco Archeologico, il Museo della Memoria, La Casa del Libro Antico, il Museo Archeologico e altro ancora, aspettano di essere sfruttati a dovere, con idee e progetti di lunga durata. Io comincerei da qui, pur non ignorando altri aspetti di sviluppo. Un Piano commerciale sarebbe auspicabile, Lamezia Terme in tal senso ha una tradizione secolare, una completa rivisitazione dell’area ex Sir, un Piano Spiaggia degno di tal nome (così avrebbe senso il lungomare) e un PSC lungimirante, chiuderebbero il cerchio. Ci vuole un po’ di coraggio, spregiudicatezza e una chiara idea di Città…tu pensi sia difficile? Mi chiedi cosa cambierei. “’A capu” dei miei concittadini, mi piacerebbe che amassero di più la loro città, che la trattassero con rispetto. Fare in modo di lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti un luogo dove poter crescere senza affanni. Cosa diavolo ci vuole? A Lamezia Terme i talenti e le intelligenze si sprecano, in ogni campo. Giovani o non giovani per me pari sono. Ecco, vorrei questi intorno a me. Non sarebbe difficile risalire la china.

Era questo che intendevo nel paragonarti a lui, la tua irruenza, a volte, eccessiva. Comunque, la tua città è il tuo chiodo fisso, ti

Teste da cambiare, sia per i cittadini che per i politici insomma. Abbiamo lametini che sono politici che occupano e che han-

Sei un personaggio “difficile” sotto certi aspetti, nel senso che, vista la tua irruenza nel difendere i tuoi punti di vista potresti incutere, nel tuo interlocutore, soggezione, sei d’accordo? Sì, ammetto di essere spesso spigoloso e un tantino permaloso. Questi tratti del mio carattere portano inevitabilmente allo scontro verbale, ma non credo di incutere soggezione. Certo può capitare. Però, a differenza di tanti altri, quando mi accorgo che il mio punto di vista scricchiola da tutte le parti, sono pronto a fare un passo indietro. Io appartengo ancora a quella generazione che sa chiedere scusa e credimi non è cosa da poco. Ma, di converso, appartengo a quella generazione che difende strenuamente il proprio pensiero e i propri ideali, due prerogative per le quali ho pagato e sto pagando un prezzo. Il paraculismo non mi appartiene.

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no occupato, posti di potere, i tuoi giudizi su di loro non sono certo positivi. Parlo di Galati, Talarico, D’Ippolito, Lo Moro, per citarne alcuni. Non riconosci loro nessun merito, nè come politici nè come calabresi? Conosco personalmente “cotanti personaggi” e il mio giudizio non può che essere negativo. Non riconosco loro nessun merito, né per Lamezia Terme e men che meno per la Calabria, non mi pare abbiano lasciato un segno tangibile della loro presenza. Io in Città non vedo nulla che può essere riconducibile all’impegno profuso da qualcuno di loro. Esagero? E allora lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.

tronale che si teneva in Calabria, come detto un’esperienza indimenticabile che ricordo con simpatia e senza nostalgia. Come si dice, ogni cosa a suo tempo.

Un personaggio lametino che ammiri? Ne ammiro tanti in egual misura, alcuni di loro purtroppo passati a miglior vita. Giannetto Borelli, Natale Proto, Pasquale Porchia, Antonio Iacopetta, Maurizio Carnevali, Pina Maione, Filomena Stancati, Dario Galli, Franco Costabile, Francesco Caligiuri, Giuseppe Conte e tanti altri ancora. Intendiamoci, tutte persone che ho conosciuto di persona, escludendo Costabile. Spero che alcuni non citati non si offendano, amo tutti coloro i quali mi hanno trasmesso e trasmettono sensazioni positive. E’ magnifico abbeverarsi alle fonti del sapere.

Parliamo ora di Tonino scrittore, il tuo primo libro, di poesie “Picati”, già più di 30 anni fa, recensito da S.E. il Vescovo Mons. Vincenzo Rimedio, suppongo non poesie satiriche, vista la prefazione, è così? ma Picati, che vuol dire? “Picati” l’ho scritto ben 31 anni fa. Un libro di poesie in vernacolo nicastrese prettamente autobiografico. Ho voluto descrivere luoghi e personaggi di un paese che non c’è più, a volte in modo drammatico, altre volte con ironia. All’interno ho voluto ricordare Dario Galli, un poeta che ho amato e amo, il poeta che mi ha fatto innamorare del nostro dialetto. Purtroppo non è mai stato tenuto in considerazione da tutte le amministrazioni che si sono succedute, non mi ricordo nulla in suo onore. Mi sono battuto per anni per fargli dedicare una strada che lo perpetuasse, nel centro della città ovviamente. E invece hanno preferito farlo addirittura in collina, come se si vergognassero. Uno dei parchi naturalistici non sarebbe stato male, ma anche in questo caso ha prevalso il delirio ideologico. Vabbè, vediamo cosa si potrà fare in futuro. Con il Vescovo Emerito Mons. Vincenzo Rimedio mi lega un grande affetto, ancora oggi ci salutiamo con immutata gioia. La sua prefazione mi onora davvero. Sul titolo del libro cosa dire, l’ho scelto perché rappresentava plasticamente il mio lavoro… Picati, ovvero piccole cose. Un modo per volare basso, in punta di piedi. Ha avuto un buon successo di critica e di pubblico e i proventi del libro sono stati devoluti in beneficenza.

Un personaggio politico che ammiri? sempre che esista! Se ti riferisci a Lamezia Terme la mia risposta è negativa. Al di là dell’affetto che provo per qualcuno di loro, non posso che stendere un velo pietoso. Tonino cantante, solista in complessi lametini, vogliamo ricordare i nomi di questi complessi per i nostalgici? Stiamo parlando ovviamente degli anni ‘60/’70, periodo in cui in Città c’era un fiorire di complessi musicali di gran valore. I Bruzi, credo, siano stati i migliori in senso assoluto. Addirittura presenti con qualche brano nelle classifiche nazionali Un posto di rilievo lo hanno occupato I Musical’s, I Gold Men e i Fever 91. Poi a seguire I Dragoni, F86K Sabre e altri ancora. Una stagione indimenticabile. Gli aneddoti si sprecano, potrei parlarne per giorni. Bei tempi, davvero! Come cantante sei stato vincitore di un “Festival di voci nuove” nell’ambito del Giugno Nicastrese e terzo classificato nel “Concorso Musicale Lubiam” a livello regionale, come mai hai lasciato questa carriera cominciata sotto buoni auspici? Certo, mi son divertito parecchio, ma non ho mai pensato di abbracciare la carriera di cantante. Ho fatto centinaia di serate per tutta la regione e partecipato a diversi festival’s… tutto affrontato con spensieratezza. Un’esperienza di vita che mi ha consentito di conoscere diversi big della musica leggera dell’epoca. L’abbraccio della folla, gli applausi, qualche volta l’autografo…e spesso a cena incontrarsi con i big. Questo succedeva in ogni festa pa-

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Quindi una fase della tua vita che non hai voluto proseguire, una tua libera scelta. Visto che siamo in tema, quali sono i gusti musicali di Tonino e di Mino? Abbiamo gli stessi gusti, in questo siamo davvero simili. Amiamo la musica da night, Bongusto e Bruno Martino in primis. Poi via via, Donaggio, Carosone, Buscaglione, Modugno, Bindi, Mina, Vanoni, Califano, Bertoli, Serge Reggiani, Celentano, Paolo Conte, etc., come vedi siamo dei nostalgici. Ovviamente ce ne sono altri, i Beatles per esempio, o Elvis Presley, Montand, Aznavour…insomma un bel po’ po’ di roba. Non siamo ancorati a degli schemi…a proposito, adoriamo anche gli autori brasiliani.

A distanza di 10 anni, nel 1995, esce quello che tu definisci un “libercolo” di satira dal titolo “Lamezia…arsenico e vecchi sberleffi”, chi prendevi di mira in questa pubblicazione e, a distanza di più di 20 anni, oggi, credi che i problemi dei lametini siano rimasti gli stessi? Mi son divertito davvero a scriverlo, ho sottolineato pregi e difetti della nostra gente e messo alla berlina, more solito, il potere e chi lo rappresentava a quel tempo. Si legge tutto d’un fiato e mette sicuramente allegria. Amo

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la satira in tutte le sue sfaccettature e, a sentir la critica, me la cavicchio abbastanza. Ho avuto modo di collaborare anche con due testate molto importanti, Il Quotidiano della Calabria (ora del Sud) e il Domani. Su entrambi ho avuto delle rubriche di satira che hanno riscosso un buon successo, così come sono state apprezzate le mie stramberie sul mitico Radio Lamezia, mensile di graffi e desideri. Conservo tutto gelosamente…anche questa una stagione memorabile. Riguardo ai problemi è scontato affermare che alcuni di essi sono stati ampiamente risolti, ma altri, a distanza di così tanto tempo, restano ancora…hanno la muffa addosso. C’è da dire, ad onor del vero, che son state fatte buone cose negli ultimi anni, alcune di ottima fattura, altre da strapparsi i capelli. Piazza Mazzini e Piazza Mercato Vecchio gridano vendetta. Sono certa che prima o poi scriverai qualcosa per sottolineare e l’uno e l’altro. Nel 1998 hai pubblicato un altro libro di poesie, “Divagazioni e null’altro”, tornando alla poesia, ora è in pubblicazione un altro libro di satira “Calci in culo e qualcos’altro”, chi prendi di mira in questo libro? sempre politici? E’ la mission della satira quella di prendere per i fondelli i politici, questa forma di letteratura si perde nella notte dei tempi. Ma anche la gente comune con i suoi tic e le manie non ne esce indenne. Nella mia libreria i libri di satira fanno la parte del leone, ho tutti gli autori più noti. Non finisco mai di leggerli e rileggerli. Ebbene, non c’è autore che non abbia menato randellate ai potenti e spesso con giusta ragione. Io mi sento una colomba rispetto a tanti falchi. So che hai un altro libro in cantiere, di poesie in dialetto nicastrese tratte dalle favole di Fedro e Esopo, due domande: è un caso che alterni poesia e satira sistematicamente? Che vuol dire che le poesie sono tratte dalle favole di questi due famosi scrittori, uno romano ed uno greco, del passato? Sì, è un caso quello di alternare poesia e satira, ma le due cose, se ci riflettiamo un po’, si sposano perfettamente. Spesso mi viene l’ispirazione così, parto da una traccia e poi via via nasce il prodotto finito. Faccio poche correzioni, non voglio che perdano freschezza…mi stanno sulle scatole coloro i quali le costruiscono a tavolino. Chi le legge se ne accorge… il manierismo non fa per me. Sul resto posso dire di aver sempre amato Fedro e Esopo e desiderato da tempo farne una trasposizione in vernacolo nicastrese. Si attagliano perfettamente al nostro modo d’essere. Sto pensando, per i temi trattati, ad una veste editoriale particolare, una sorta di tomo antico con carta riciclata, ho già le tavole illustrate di Maurizio Carnevali… spero di portare a termine il progetto in tempi brevi. Fra i tuoi versi e le pennellate di Maurizio sicuramente avremo un buon libro. Visto che scrivi, sicuramente amerai leggere, quali sono i tuoi autori preferiti?

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Amo leggere, è vero, e anche tantissimo. Lo faccio praticamente ogni sera, mi addormento con il libro in mano. Leggo di tutto, dalla saggistica alla narrativa, con qualche incursione nel mondo degli aforismi. Le mie preferenze sono sterminate, ognuno di loro mi ha comunicato emozioni e strappato qualche sorriso. Benni, Bergonzoni, Serra, De Crescenzo, Marotta, De Filippo, Gervaso, Dàvila, Marquez, Manzoni, Accatino, Berselli, etc….come vedi son tanti. Tonino e Mino, i rapporti con la religione e come vedono Papa Francesco? Entrambi andiamo in sollucchero per Padre Pio da Pietrelcina, una devozione sconfinata. Entrambi siamo poco praticanti anche se credenti…o creduloni? Mah! Entrambi critichiamo la Chiesa come Istituzione, secondo noi lontana in modo siderale dai problemi della gente. E poi non sopportiamo la ricchezza che viene ostentata da alcuni alti prelati. Spesso sono stato anche critico con il nostro Vescovo, lo dico come Tonino, troppo poco presente sul territorio, lo vorrei vedere di più tra la gente, quella che soffre s’intende. Su Papa Francesco il giudizio è parzialmente positivo, alcune aperture stridono con quanto predicato da Gesù, Lui sì un gran rivoluzionario. Tonino, Mino e la tecnologia, la rete. Su FB c’è Mino e non Tonino, come mai? Opinioni differenti? Come Tonino mi piace ancora scrivere con la penna, ne ho una collezione invidiabile. Mi piace la carta su cui qualche volta scarabocchiare. Poi inevitabilmente debbo far uso della tecnologia, la professione giornalistica lo richiede, la rete aiuta molto nella ricerca, si spreca meno tempo nella stesura di un articolo. Questo vale anche per i mie libri, faccio tutto con carta e penna, ma poi mi tocca trascrivere ogni cosa sul computer. Ci stanno rendendo schiavi, dipendiamo in larga parte dalla rete, per lavoro e per contatti. Non ti nascondo che la cosa mi rattrista un po’…la scrittura sta diventando qualcosa di archeologico. Per Mino è diverso! Mino è nato con la rete e i social sono parte integrante del suo lavoro. Al di fuori della rete Mino non esiste, anche se c’è qualcuno che mi chiama così, per abitudine ormai, perché nel mondo virtuale conversiamo con i nomi che ci siamo dati. Un gran casino, non c’è che dire, ma ornai c’ho fatto l’abitudine. Ma Tonino Amatruda è diventato Mino Forte perchè sotto sotto è un timido nonostante la sua bellezza, nonostante la sua satira, nonostante la sua popolarità? Può essere, la tua osservazione la trovo pertinente. E’ vero, sotto sotto sono un timido, non si direbbe ma è così e probabilmente il mio alter ego mi serve per essere più diretto e strafottente. Essere Mino ha i suoi vantaggi sulla rete, Tonino ha già il suo gran da fare in televisione. Ti svelo una cosa. Mino sta aiutando Tonino a vincere la sua timidezza, quasi quasi cominciano ad essere la stessa persona…incredibile!

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Non so se sperarlo! Comunque, Tonino e Mino hanno un sogno nel cassetto?, se sì quale? Chi è che non ha un sogno nel cassetto? Come Tonino credo di averli realizzati, ho una splendida moglie, due figli meravigliosi, una nuora che amo come una figlia e due nipoti che adoro. Cosa chiedere di più dalla vita? Per me si è aperta una nuova stagione…ora dobbiamo pensare al loro futuro. Mino è tutta un’altra storia, per lui sono spalancate le porte dell’ignoto, Mino si è catapultato nel mondo virtuale, un mondo pieno di insidie e di sogni. Sogni ancora da realizzare. C’è tempo…. Sei marito e padre e nonno, come hai appena detto, Mino come descriverebbe questi aspetti di Tonino? Come vuoi che possa descriverli? Non posso essere dissacrante con chi è marito, padre e nonno felice, non ti pare? Lo invidio semmai, io non ho la stessa fortuna…anche se le donne mi dicono che le faccio ridere a crepapelle. Il mio rapporto con loro finisce qua

Parlare di storie d’amore che ci ha tramandato la letteratura è oltremodo facile, gli esempi sono tali e tanti da riempire un tomo di mille pagine. Io preferisco parlare della mia storia personale, una grande storia d’amore, una storia che dura da quasi mezzo secolo. Con Rosa è stato amore a prima vista e nonostante gli alti e bassi che connotano ogni coppia, ci amiamo come il primo giorno. Non credo che l’uno possa fare a meno dell’altro. Alcune vicissitudini hanno contribuito a rendere il nostro legame ancora più forte, consolidando, se ce ne fosse stato bisogno, il nostro rapporto. Tra i due, indubbiamente, è stata lei a tenere stretta la famiglia, ad accudirla, a pensare ad ogni cosa. Io, oltre ad essere pigro, sono stato un po’ scavezzacollo, c’ho messo del tempo a rigar diritto, sarà perché ci siamo sposati un po’ troppo giovani. Sei un bell’uomo, sei stato un bel ragazzo, hai sposato una bella ragazza, oggi una bella donna. Calabresi entrambi, sicuramente gelosi. Chi di voi due è più geloso? Intanto grazie davvero per i complimenti. La risposta è facile facile: Siamo entrambi morbosamente gelosi, ma, è questa può sembrare una contraddizione in termini, lo mascheriamo con intelligenza e con quel pizzico di ironia che non guasta mai. Non dimentichiamo che alla base di un buon rapporto, il rispetto e la fiducia rappresentano i due baluardi più granitici e inamovibili.

Visto che siamo in tema, che stiamo parlando di famiglia, di moglie, di figli, di amore quindi, l’amore cosa è per te, che posto occupa nella tua scala di valori? L’amore occupa senza alcun dubbio il primo posto. Mi domandi cos’è l’amore, una domanda non da poco. Sull’amore possiamo parlarne per giorni senza esserne ancora sazi, l’amore fa muovere tutto. L’amore è entusiasmo di vita in ogni sua espressione, l’amore ci fa compiere pazzie, sperperare soldi in sorprese straordinarie. Ma l’amore comporta anche sacrifici, annullarsi nell’altro, in amore vince chi resta. Io mi ritengo fortunato perché amo.

Famiglie allargate, coppie gay e adozioni per coppie gay, la famiglia, se non l’amore, sembra avere perso il significato tradizionale, la tua opinione in merito? Tocchi un argomento molto delicato e complesso. Negli ultimi tempi è materia che riempie pagine di giornali e feroci discussioni in ogni talk show. Io appartengo ad un’epoca che ha vissuto con i valori che ci ha trasmesso la famiglia tradizionale. Per me, ad esempio, genitore 1 e genitore 2 la considero una barzelletta che non fa nemmeno ridere e provo disgusto per chi ritiene obsoleto i termini “madre” e “padre”, qua parliamo della nostra storia, le nostre origini, le nostre radici. Non scherziamo! Io ci vedo un impoverimento, non un arricchimento. Magari sbaglio. Ma nessun progresso può passare dalla cancellazione del passato. Due persone dello stesso sesso vogliono stare assieme? Nulla quaestio! Ma per carità, non parliamo di matrimonio. “La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era, nel diritto romano, un “compito della madre”, intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall’unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il “compito del padre” di provvedere al sostentamento della famiglia”. Tutto questo significherà qualcosa? A me questo relativismo o pensiero unico comincia a farmi girare le scatole, per il futuro prevedo tempi grami. Stesso discorso per le adozioni gay. Vogliono adottare un bambino? E dov’è il problema? Tra bambini orfani sparsi per il mondo e orfanotrofi la scelta è illimitata…c’è

Nel precedente numero, l’intervistato ha affermato che quando ha visto, per la prima volta colei che poi sarebbe diventata sua moglie, ha subito capito che era quella giusta, tu quando hai capito che lei era quella giusta per te? Subito o con il tempo? Il nostro incontro è stato abbastanza casuale, ci ha presentati un’amica comune. Lei era quasi una bambina, portava le trecce, calze corte e gonna plissettata, acerba in tutto ma già allora bellissima. Mi è piaciuta subito, ma io ero troppo impegnato a fare il bellimbusto per pensare ad un mio impegno amoroso. Nei giorni a seguire l’incontravo sporadicamente e la guardavo con interesse, anche se con atteggiamento un pò strafottente. Lei veniva a studiare a Nicastro, viaggiava con il pullman come tanti suoi coetanei dell’hinterland. Io spesso ero alla fermata, volevo vederla e sentivo in me il bisogno di proteggerla da qualche malintenzionato. Da lì il passo è stato breve, ci siamo messi assieme e via via ci siamo innamorati sul serio…un amore che resiste al di là di ogni cosa. Se ti chiedessi di parlarmi di una grande storia d’amore, che sia attuale o che appartenga al passato, che sia reale o frutto della penna di qualche scrittore, chi ti viene in mente?

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veramente bisogno di un utero in affitto? E oltretutto a pagamento? La chiudo qua…temo l’orticaria. Posso affermare che la penso come te. Divorzi oramai all’ordine del giorno, il tuo è matrimonio “classico” che dura nel tempo, quale è il segreto per far sì che una unione sia “per sempre”? hai un segreto da condividere con noi? Non c’è una ricetta o chissà quale alchimia per un matrimonio duraturo. Il matrimonio rappresenta la sintesi di un rapporto d’amore che dura da tempo, è un approdo naturale, pur consci che non saranno sempre rose e fiori. Se si è consapevoli di questo, bene…altrimenti meglio lasciar stare. Certo, io ragiono con la testa di chi viene da un’epoca diversa, oggi tutto è cambiato. Il matrimonio spaventa, in tanti preferiscono la convivenza. Racconto un aneddoto: “La gente non ne vuole più sapere di sposarsi. Ieri sono andato a un matrimonio, alla fine la sposa ha lanciato il bouquet e c’è stato un fuggi fuggi neanche avesse tirato una granata”. Hai parlato di figli, com’è il rapporto con loro? Che padre sei stato, rigido o accomodante? Il rapporto con i miei figli è meraviglioso, merito loro e soprattutto merito di mia moglie. Non sono stato un papà presente e questo rappresenta il mio più grande rammarico. E’ stata mia moglie a tirarli su, ad avere con loro un maggior dialogo. Per forza di cose io sono stato fin troppo accomodante e lei più rigida… ed era giusto che lo fosse. Hai parlato anche di nipoti, tutti dicono che diventare nonni è come diventare nuovamente padri, sono con maggiore consapevolezza, è così? Sì, è vero, si diventa per la seconda volta padri. Per me è stato inevitabile. Non mi sono goduto appieno i miei due figli, Michele e Stella, un po’ per impegni…ma soprattutto perché evidentemente non mi era calato compiutamente nei panni del papà. Come ho già detto, il mio più grande rammarico. Con i nipoti si diventa bambini, sopporti ogni cosa, li vizi, li coccoli…e tutto questo non piace a mio figlio. Ha ragione ovviamente, ma io quando posso trasgredisco. Vado inconsciamente alla ricerca del tempo perduto. Un déjà-vu. In questi giorni si sono verificati due eventi tristi, uno ci tocca da vicino, l’altro ci tocca perchè persona famosa nel mondo ed amata un po’ da tutti. Parlo di Don Natale Colafati e di Prince, mi viene in mente che sto quasi accostando il sacro ed il profano ma, la morte non fa distinzione in nulla, un tuo pensiero su questi due grandi uomini? Don Natale Colafati l’ho conosciuto di persona e ho avuto la possibilità di scambiare con lui qualche opinione riguardo all’attuale momento che attraversa la Chiesa. Alle mie critiche ha sempre risposto con il consueto equilibrio, pur riconoscendo giustificati i miei dubbi su alcuni aspetti che coinvolgevano alte

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cariche ecclesiastiche del Vaticano e soprattutto verso aspetti meramente evangelici. Lo sorreggeva una grande cultura e un modo di approcciarsi coinvolgente. Alla fine dei nostri incontri lo salutavo con affetto e pago delle sue chiare e esaustive spiegazioni. Ci ha lasciati veramente un grande Uomo di chiesa, lascerà certamente un vuoto tra i tanti fedeli che lo amavano. Riguardo a Prince non ho tanto da dire, lo conoscevo di fama ma non ho mai ascoltato un suo brano. Ho avuto sempre altri gusti musicali. La sua morte ha certamente addolorato i suoi milioni di fans, è bastato seguire le immagini e i vari reportage sulle televisioni per rendermene conto. Quello che mi lascia basito negli artisti del suo calibro è questa pervicace attitudine alle droghe, all’alcool e ad un modo di vivere dissennato. Ho la vaga impressione che ognuno di loro, pur amati da milioni di persone, abbia vissuto in solitudine. Un paradosso ma è così. Concludiamo le nostre interviste con la fatidica domanda alla Marzullo, la domanda che non vi ho fatto e che avreste avuto piacere vi facessi, Tonino, Mino, fatevi la domanda, dateci la risposta. La domanda se permetti la facciamo entrambi a te: Nella, ma come ti è venuta in mente di farci questa intervista? Ahahahahahahahahah….. Ed ecco che da intervistatrice mi ritrovo ad essere intervistata, sorrido. Perchè fare un’intervita a Tonino e Mino? Beh la risposta è in loro stessi, nell’essere quelli che sono, nell’essere le due facce di una stessa medaglia, nell’essere il sognatore Don Chisciotte con un alter ego che potrebbe essere l’impavido Lancillotto. Tutti e due alla ricerca del giusto e, mentre l’uno è bloccato da una sorta di timidezza, l’altro invece non esita ad agire. E poi, lo dico sempre, siamo un giornale lametino, che parla dei lametini, di quelli che tutti conoscono, sempre nel significato postitivo del termine “conoscono”, che si battono per la città, che conquistano una meta, che portano in alto il nome di Lamezia, quindi, si poteva non intervistarli? Come al solito l’intervista si conclude con un aforisma, con il pernsiero di un grande che ha saputo dare vita, con le parole, ad un pensiero che condividi. Per Tonino e Mino ho scelto una frase di Fabio Privitera: “Non mi importa piacere alle persone giuste, mi basta non piacere alle persone sbagliate.” Perchè sono così, non parlano, non agiscono per ingraziarsi le persone giuste, (sia che per giuste si intenda la “parte buona della società”, perchè Loro, da sole, riconoscono la sincerità del loro agire, sia che si intenda per giuste la “parte con il potere della società”, perchè non sono servili, in cerca di favoritismi, e, se dovessero piacere a costoro credo, si preoccuperebbero notevolmente) ma parlano, si mettono in gioco in prima persona, per principio, per rispetto verso se stessi e la società che li circonda.

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Soroptimist Club di Lamezia Terme

Leadership al femminile: costruiscila con noi Il Club Sorotpimist di Lamezia Terme, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino, nell’ambito del tema decennale “Educate to Lead” individuato nel 2011 dal Soroptimist International nel corso dell’ultima Convention quadriennale internazionale tenutasi a Montreal, e in linea con il programma nazionale “Leadership al femminile: costruiscila con noi”, ha organizzato un incontro rivolto a giovani ragazze laureate e laureande per parlare di Leadership al femminile. L’incontro è stato tenuto dalle stesse socie del club lametino. Matilde Fittante, dopo essersi soffermata sull’importanza della formazione continua come via da seguire per raggiungere il successo, ha illustrato la formazione post universitaria parlando di corsi di aggiornamento e perfezionamento, master universitari e dottorati di ricerca. E’ intervenuta poi Angela Astorino spiegando le regole da rispettare e gli errori da evitare nella compilazione del curriculum vitae. Passando poi a parlare del colloquio di lavoro ha spiegato che “Non c’è una seconda occasione per fare una prima buona impressione” e quindi indicato le 5 regole per un colloquio di lavoro efficace e vincente. Donatella De Grazia ha invece relazionato sull’importanza dell’imprenditorialità femminile illustrando le diverse opportunità di accesso ai finanziamenti agevolati previsti dai fondi comunitari. Nel corso della serata sono intervenute le due ragazze selezionate dal club lametino per partecipare al corso organizzato dalla Sda Bocconi in collaborazione con il Soroptimist International d’Italia e incen-

trato sul tema della leadership al femminile. Roberta Bevilacqua, che ha partecipato al corso nel marzo 2014, dapprima ha spiegato brevemente l’organizzazione e le tematiche affrontate ricordando come questo corso le abbia dato l’importante opportunità di potersi confrontare con ragazze provenienti da ogni parte d’Italia ed individuando le difficoltà che incontrano oggi le donne nel mondo del lavoro; Nicoletta Barone,che ha partecipato alcorso lo scorso marzo, è poi entrata nel vivo della discussione analizzando le caratteristiche che una donna leader deve possedere e i vari tipi di comunicazione che possono essere assunti in ambito lavorativo. La Presidente del club Giuseppina Mazzocca si è rivolta alle ragazze presenti precisando che “Tra gli obiettivi primari del Soroptimist rientra la promozione dell’avanzamento della condizione della donna e, in questa direzione, è stato da noi voluto e organizzato l’incontro di questa sera che ha come obiettivo quello di porre l’attenzione su un tema a noi tanto caro quale quello della “Leadership al femminile”. Nel mondo di oggi c’è sempre più spazio per donne in gamba ed essere “leader al femminile” si deve e si può, pur nella consapevolezza che gli ostacoli sono tanti. Siamo convinte che puntare sulla preparazione professionale e sull’attribuzione di competenze sempre più innovative possa essere di aiuto per fronteggiare il “soffitto di cristallo” che è quella barriera invisibile che impedisce alle donne di accedere alle posizioni di responsabilità nelle organizzazioni nelle quali lavorano. Secondo l’immagine del “soffitto di cristallo” le donne guardano in alto e non vedono ostacoli, perché l’atmosfera paritaria che sembra regnare nell’ambiente di lavoro appare ispirata ad una competizione aperta. E invece ostacoli ce ne sono. E allora, come fronteggiare il soffitto il cristallo? Quali strategie adottare? Non è necessario farsi ingabbiare nello stereotipo maschile, né creare uno stereotipo femminile a cui le donne debbano sentirsi obbligate ad aderire. Bisogna avere il coraggio di essere se stesse. Valorizzare le differenze anziché tentare di appianarle o nasconderle. La donna leader è consapevole delle proprie caratteristiche, ed è sicura del valore che può portare nelle organizzazioni, nelle professioni, nel governo e nell’amministrazione della cosa pubblica come nella vita di tutti i giorni, costruendo un percorso che possa condurre, attraverso azioni congiunte, ad abbattere il soffitto di cristallo. Anche il sindaco Paolo Mascaro con il suo intervento ha sottolineato come sia importante, per diventare leader, essere sempre se stessi e perseguire gli obiettivi con determinazione e convinzione. Al termine dell’incontro la Presidente ha consegnato il Bando di Concorso - Fondo XXV bandito dal Soroptimist International d’Italia per il biennio 2015-2017 che prevede un contributo di 5.000 euro per la pubblicazione di un lavoro di ricerca scientifico e inedito condotto da laureate o laureande in lauree triennale, magistrali, dottorali e di master di primo e secondo livello sul tema “La leadership al femminile e il soffitto di cristallo”.

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InterClub promosso e organizzato dai Rotary Club Lamezia Terme e Soverato

12 CLUB ROTARY IN UN SERVICE per la Tutela e Valorizzazione del Mare di Calabria

“Aspettando l’estate... Il nostro mare: un bene da tutelare, una risorsa da valorizzare” - è il tema del convegno in InterClub promosso ed organizzato dai Rotary Club di Soverato e Lamezia Terme assieme ai Club di Amantea, Catanzaro, Catanzaro Tre Colli, Cropani Rita Levi Montalcini, Crotone, Locri, Nicotera Medma, Paola Medio Tirreno Cosentino, Tropea e Vibo Valentia. 12 Club tra quelli del Distretto Rotary Italia 2100 che sono bagnati dal mare, 12 Club di territori tra i più rappresentativi del turismo balneare in Calabria, in un abbraccio corale, hanno voluto dar voce al Rotary che ama la propria terra, al Rotary che cerca il confronto ed il dibattito su uno dei suoi beni naturali più preziosi: il mare - un patrimonio dal valore immenso. Il Presidente del Rotary Club di Lamezia Terme, Raffaella Gigliotti - che ha introdotto i lavori dopo i saluti del Presidente del Rotary Club di Soverato, Nicola Lombardo - ha detto “È un mare di indiscutibile bellezza - quello che bagna le coste calabresi; uno specchio straordinario, che vogliamo e dobbiamo tutti concorrere a tutelare e a valorizzare per trarne ricchezza e benessere; uno specchio, che dobbiamo imparare a tenere pulito innanzitutto noi, per vedere in esso riflessa l’immagine di una Calabria limpida. Questo InterClub è una rappresentazione concreta di come fare Rotary, fare opinione, fare service per accendere i processi di cambiamento per lo sviluppo della nostra terra. Perché il mare non è solo una fresca vasca d’acqua salata dove immergersi per star bene d’estate, il mare può essere una fonte di ricchezza per l’economia della nostra regione, un volano per la crescita delle nostre imprese, una risorsa che può generare occupazione per le nostre nuove generazioni.” E ancora - “Abbiamo voluto realizza-

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re questo evento insieme a tanti altri Club, comprendendo l’importanza di condividere una comune azione, nella consapevolezza che i rotariani impegnati sono quelli che portano - con umiltà - alla società che li circonda, il proprio sapere, ma soprattutto, il proprio esempio. E il Rotary celebrato in questa circostanza è un esempio di ciò che dobbiamo essere: un insieme di anelli - anelli di vite e di esperienze - che ne formano uno, e che ci vede uniti in un patto d’amore per la nostra terra.” Qualificati e puntuali gli interventi dei relatori invitati dal Rotary alla manifestazione. Franco Calomino, ordinario presso l’Università della Calabria, alla facoltà di ingegneria, rotariano del Club di Cosenza, che ha spiegato dettagliatamente lo stato dell’arte dei servizi idrici lungo le nostre coste - come sono erogati e come vengono gestiti - e

quali interventi, tecnici ed amministrativi possono essere realizzati per migliorarne la funzionalità, tra efficacia ed economicità. “Sono evidenti a tutti le forti carenze del sistema idrico in Calabria - ha detto Calomino - ma ci sono possibili e concrete soluzioni, quali la riduzione dei consumi e delle perdite d’acqua, una nuova normativa tecnica, metodi di telecontrollo delle reti pluviali e miste, la definizione di un costo del servizio idrico più adeguato, l’organizzazione di un servizio idrico integrato.” Raffaele Rio, già Direttore Generale del Dipartimento Turismo dell’Ente Regione, Presidente di Demoskopica, ha fornito utili

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spunti per comprendere quanto una programmazione strategica adeguata può migliorare il settore turismo ed esaltare le potenzialità del nostro mare. “Non esiste turismo senza mare in Calabria” - ha detto Rio - “ma occorre dotarsi di un piano del turismo pluriennale che assicuri continuità operativa al settore, riconoscere la Calabria attraverso un brand attraente e specifico delle sue vocazioni, orientare miratamente la spesa verso le eccellenze turistiche del territorio, migliorare la qualità della rete relazionale tra istituzioni, imprese ed associazioni imprenditoriali di categoria. Ma soprattutto - ha aggiunto Rio - la programmazione del turismo deve essere affidata a figure politecniche, con competenze specifiche e lontane da quelle logiche politiche clientelari che non tengono conto delle reali ed obiettive potenzialità turistiche della Calabria”. Carlo Tansi, Dirigente Responsabile della Protezione Civile di Regione Calabria, rotariano del Club di Rende, ha parlato di tutti i problemi attuali legati alla balneabilità del nostro mare e alla continua emergenza della erosione delle nostre coste. “E’ necessario - ha affermato Tansi - che ad ogni livello sociale - pubblico e

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IL Dadaismo

eady made: confezionato, prefabbricato, standardizzato, prodotto in serie, oggetto comune in totale assenza di buono o cattivo gusto. Il movimento artistico del Dadaismo eleva allo stato di arte questo oggetto comune con un valore puramente simbolico. Per esempio Marcel Duchamp fa diventare simbolo lo scolabottiglia ( Bottle Rack ). La tecnica del Ready made è stata perfezionata soprattutto dai dadaisti Man Ray e Francis Picabia. Essa è stata applicata anche al jazz in senso sperimentale attraverso rielaborazioni con il pop, il rock, il funky, il reggae al fine di diventare nuova materia creativa. Ready made è guardare attraverso il gesto o l’idea secondo il pensiero di Wittgenstein. Infatti, La Ruota di Duchamp è sia gesto che idea i quali si riflettono attraverso l’oggetto. Il Ready made entra anche nel cinema perchè oggetti, materiali, macchinari già precostituiti contribuiscono alla nascita di un film,

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privato - si assuma un atteggiamento più responsabile verso l’uso e la tutela del bene comune, denunciando ogni forma di illegalità riscontrata nella gestione dell’ambiente e del territorio, e che si mettano in atto misure di prevenzione dinanzi alle conseguenze sulla salute dell’uomo che possono derivare dall’inquinamento del mare. I Sindaci dovrebbero capire - ha sottolineato Tansi - che abbiamo in Calabria un paradiso turistico e che devono assicurare un mare pulito e basta! - garantendo costantemente il funzionamento efficace degli impianti di depurazione, mentre l’Arpacal dovrebbe modificare i parametri utilizzati per la definizione degli indicatori di controllo sulla qualità delle acque, le cui risultanze, spesso, non risultano affidabili.” Manlio Paonessa, Assistente del Governatore 2015-2016, ha chiuso i lavori della manifestazione, rimarcando l’importanza di continuare a promuovere eventi di questo tipo, in Interclub, affinché il Rotary possa sempre più esercitare e rafforzare una delle sue funzioni valoriali più alte, che è quella di contribuire a promuovere e a migliorare la qualità dei propri territori e delle sue specifiche risorse ambientali e naturali.

alla creatività. Il Ready made inteso come stimolo fa della creazione di un film la parte attiva, insieme alla visione del film con l’utilizzo della propria coscienza critica. E’ del 1926 Anemic Cinema di Duchamp e Man Ray: movimento ipnotico di una serie di dischi ottici rotanti affiancati dallo scorrere di frasi criptiche in un’atmosfera alienante. La tridimensionalità si apre alla dimensione del doppio senso come in un labirinto. Oppure il film Entr’acte del 1924 di Renè Claire: immagini associate a forme di gioco ludico espressionista ed esistenzialista. Ready made è anche l’uso del circo nei film felliniani, il pezzo di legno da cui si creerà il burattino Pinocchio, l’utilizzo della pittura nel cinema. E’ l’astrazione di un singolo comune oggetto, è l’object trouvé.

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A Lamezia al Liceo Campanella e alla libreria Tavella

Guido Tonelli ed il bosone di Higgs Il Cern ed i suoi fisici nel cammino verso la creazione.

Guido Tonelli al Liceo Campanella Se il mondo fosse un uovo. Se l’universo fosse un uovo. Guardo le due uova cadere perfette nel piatto, con albume come galassia, e vedo nel tuorlo il non precisato luogo da cui tutto nacque. Sono queste le visioni che mi porto a casa dopo la mattinata trascorsa al Liceo Campanella ad ascoltare Guido Tonelli, fisico italiano, scopritore, con Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, del bosone di Higgs. “Il bosone di Higgs ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e non esisteremmo neppure noi” Il professore Guido Tonelli ce lo ha spiegato in un auditorium affollato da studenti di più istituti, compreso il Liceo scientifico di Decollatura (CZ) “La nascita imperfetta delle cose – La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo”. Il suo libro, la sua vita. Una ricerca astratta che produce cambiamenti nella vita di tutti noi, è la fisica. I fisici si fanno le domande che si fanno i bambini. Da dove veniamo? quale l’origine dell’universo? I fisici si mettono in viaggio per capire, e con un equipaggio di esperti vanno a vedere cosa ci sia al di là. In un universo di 13,8 miliardi di anni. Un universo vecchio e freddo. Cosa ci sarà? La curiosità prende il sopravvento, senza curiosità nessuna scoperta è possibile, sta dicendo il professore, mentre io sto felice ad ascoltare, da digiuna di fisica. Le sue parole semplici e chiare mi giungono. Continuo a prendere appunti mentre lo vedo nel suo tentativo di riportare la materia verso un non luogo dove non ci sia tempo e spazio. Ci mostra le diapositive: gli strumenti utilizzati per la ricerca. Due strade complementari si sono seguite. I super microscopi per guardare i dettagli ed i super telescopi per osservare gli ammassi stellari. Tutto è nato da un punto infinitesimo in un tempo spaventosamente piccolo, con un gonfiamento improvviso e poi il punto continua ad allargarsi finché finirà nel buio. Dalla luce al buio. E luce Fu. Guido Tonelli ci porta via con lui e ci mostra la materia di cui noi siamo fatti, polvere di stelle. La materia è fatta di particelle che interagiscono con altre particelle attraverso l’elettromagnetismo. Interazione di particelle che è la stessa cosa di interazione fra rapporti amicali, io spesso parlo di elettricità nelle scelte. Certo poi trovo spesso chi spegne la luce, ma non stamattina. Stamattina siamo tutti felici perché in fisica la massa pesante muore e la massa leggera va. Cos’è la massa? Nulla senza interazione. Impossibile qualunque forma di vita intelligente senza interazione.

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Nell’affascinante viaggio delle particelle prive di massa che attraversano una ragnatela e qualcuna viene imprigionata, si ferma, assume massa, in questo sta la ricerca del Cern: trovare la particella che formò massa nella tela del ragno universale. Per far questo si è costruito un anello di 27 chilometri, 16 anni di lavoro, con quella idea in testa. Idea che ha dato Premio Nobel per la fisica nel 2013 ad Englert, 81 anni, della Libera Università di Bruxelles, e Higgs, 85 anni, dell’università di Edimburgo. Essi hanno teorizzato l’esistenza del bosone di Higgs in modo indipendente nel 1964. Englert aveva pubblicato il suo articolo insieme all’americano Robert Brout, morto nel maggio 2011… lo aggiungo Brout fra i due, dice il professore Guido Tonelli. Restano dopo questa scoperta molte domande: energia oscura, materia oscura, un quarto dell’universo fatto di materia oscura. Oscura. E ritorniamo con i filosofi a sapere di non sapere. Al Mondo conosciuto fatto di quattro dimensioni forse potrebbe aggiungersi un mondo da esplorare con sei sette, otto, dieci dimensioni. Nell’incrociare fantascienza e filosofia, etica ed immaginazione, nella capacità di costruire congetture e nell’osservazione dei fenomeni sta la fisica, mentre io ricordo i sofisti ed Eratostene misurare il raggio della terra senza errori con lo «gnomone», un bastone piantato verticale in un terreno pianeggiante. Le idee nascono dai singoli, sta dicendo ora, mentre con le mani ci racconta i greci, le Parche, il destino, il filo. Noi siamo appesi ad un filo, l’intero universo è appeso ad un filo, in quella precarietà che dovrebbe insegnarci la giustizia per tutti e la sincerità, l’umiltà e non la supponenza, la pace e non la guerra, ed invece come girini in uno stagno continuiamo a farci del male anche nelle interazioni più semplici. Nel suo ringraziare il professore di filosofia che al Liceo Classico gli insegnò la logica, l’importanza del metodo deduttivo, del ragionare con la propria testa, ritorna a sottolineare la determinazione nel credere in idee nuove e nell’immaginazione come strumenti necessari. Uno su mille ce la fa, sorridendo al bosone che ce l’ha fatta a fermarsi, sorridendo ad un universo onda su onda, della celebre canzone, sorridendo alle onde gravitazionali dell’undici febbraio, data dell’uscita del libro, racconta un apologo persiano. Un uomo chiede ad un saggio come diventare un poeta. Costui gli consiglia di imparare tutte le poesie del mondo, ma, quando egli torna da lui, dopo averle imparate tutte, il saggio gli ordina di dimenticarle. Solo imparando e dimenticando ci sarà la creazione, quell’imponderabile che nasce all’improvviso. Arte è, come nella Fisica. All’improvviso.

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Il Referendum degli oppositori trivellisti Non c’è dubbio… la botta presa da chi aveva sperato che il quorum del referendum sarebbe stato raggiunto ed anche superato e i SI avrebbero vinto la partita è stata forte ed il rospo da ingoiare si sta rivelando più indigesto del previsto. Alla fine della fiera, infatti, meno di un terzo degli elettori italiani (esattamente il 31,18%) ha risposto positivamente al grido degli oppositori trivellisti…’bisogna andare a votare’…’bisogna andare a votare’… Ripetuto in modo ossessivo nei giorni precedenti il 17 aprile. Intendiamoci bene. Votare è un diritto di ogni cittadino italiano… ma nemmeno ci deve piovere sul fatto che si può anche decidere di non andare alle urne senza essere divorati da alcun rimorso o gravati da nessun peso sulla coscienza. Ciascuno dev’essere libero di determinarsi come meglio crede e sente. Altrimenti recarsi sempre e comunque alle urne, costituirebbe un’ imposizione inaccettabile ed intollerabile… e questo non è previsto da nessuna costituzione di nessun paese democratico… Compreso il nostro! Solo nei paesi comunisti di prima del crollo del Muro di Berlino c‘era l’obbligo di andare a votare in quelle che erano delle consultazioni farsa. Tanto ch’ è passato alla storia il detto “Votazione bulgara” per indicare una votazione plebiscitaria in cui la percentuale dei votanti è prossima al cento per cento e il partito al governo raccoglie il 99,99 per cento dei consensi. Come succedeva nella Bulgaria comunista, appunto. Ma qui siamo in Italia … nell’anno di grazia 2016 del terzo millennio e si comprende perciò perché il rospo del mancato raggiungimento del 50+1 sia difficile da ingoiare … prima ancora che da digerire ... Del merito del quesito referendario e delle trivelle in mare non importava, infatti, niente a nessuno… men che meno ai sostenitori del SI... Una ciurma vasta e composita, questa, che raccoglieva partiti, movimenti, comitati, giornali e personaggi provenienti dalle parti più disparate e disperse, che politicamente spesso si collocano reciprocamente agli antipodi... su sponde opposte e si combattono quotidianamente.... Dai Centri Sociali a CasaPound ... da Huffington Post al Fatto Quotidiano a La 7 al Manifesto... da Fratelli d’Italia e Renato Brunetta a Stefano Rodotà, dal M5S e Lega Nord a SEL... al pugliese Emiliano... alla minoranza del Pd, a Verdi e ambientalisti di molteplici colorazioni, ai presidenti delle due Camere e persino, fatto insolito, al presidente Lamezia e non solo

pro-tempore della Corte Costituzionale e chi più ne ha più ne metta... Tutti si sono coalizzati per urlare che bisognava andare a votare…perché in pericolo c’era la tenuta democratica (sic!) del Paese. Il progetto ordito degli ‘obiettori trivellisti’ era invece molto semplice... banale... risibile... cercare di far cadere Renzi ed il suo governo e, con essi, mandare alla malora l’Italia stessa...Tenendo presente questo si capiscono le motivazioni di molti di coloro che hanno sostenuto, legittimamente peraltro, le ragioni di andare a votare e votare SI, nonchè le loro esagitate, scomposte reazioni all’esito referendario. Chi ha visto lo speciale programma su RAI 1 andato in onda la sera di domenica 17 aprile, avente come oggetto di discussione il referendum ed il relativo risultato, non ha potuto non accorgersi del volto livido e terreo del presidente della regione Puglia. Emiliano, il più assatanato, non ci stava a perdere... era incazzatissimo, incapace di connettere ed ammettere la sconfitta... andava ripetendo, spesso balbettando ed incespicando sulle parole, che lui aveva vinto... che Renzi aveva perduto ed ingoiato non ricordo più che cosa... Sembrava un Califfo medio-orientale cui avevano sottratto l’Harem. Se ne faccia una ragione Emiliano... se ne facciano una ragione tutti i sostenitori del SI. Questa volta è andata come è andata... Per la spallata a Renzi e al suo governo c’è tempo... c’è modo... Incomincino da subito a pregare Santu Prischipruaschi affinché questo santo potentissimo faccia il miracolo e, nelle prossime votazioni sulle mozioni di sfiducia che le opposizioni parlamentari certamente presenteranno nelle prossime occasioni alle Camere (ormai ci sono affezionati, mossi da una coazione a ripetere), si possano concretizzare i loro sogni. Ma, non è detto che le prossime mozioni di sfiducia, già cantierabili dal M5S, abbiano successo più di quanto ne abbiano avuto le trentuno presentate finora. In tali occasioni, in soccorso di Renzi sono soliti precipitarsi non solo Verdini e i suoi raccogliticci e scarcagnati legionari, ma anche l’ex cavaliere Silvio Berlusconi. Così come ha fatto, peraltro, in occasione del referendum antitrivellista... dove nè lui nè i suoi sgracanati peones sono andati a votare...

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Slalom Curinghese 2016

pronto al Via! Sarà una due giorni da non perdere quella organizzata dal Racing Team Lamezia Motorsport, affiancata dalla neonata Asd Lamezia Motorsport, in collaborazione con l’Automobile Club di Catanzaro e col patrocinio del Comune di Curinga, il 21 e 22 maggio prossimi. L’ottima organizzazione della prima edizione, sia sul piano logistico-organizzativo che tecnico, ha convinto i vertici federali a titolare la gara quale prova di Coppa Italia – Sesta Zona. Un riconoscimento importante che premia chi ha voluto fortemente questo appuntamento; in primis il Sindaco di Curinga, Domenico Pallaria, che ha trovato nel Racing Team Lamezia Motorsport, del presidente Enzo Rizzo (e del responsabile marketing Sergio Servidone) , il partner ideale per questo evento. Una 2ª edizione dello Slalom Curinghese che vuole fortemente bissare il successo ottenuto nella prima edizione forte, non solo della passione ed impegno di organizzatori ed istituzioni, ma anche del consenso dei piloti che hanno apprezzato il buon lavoro dello scorso anno, frutto di un’esperienza quasi ventennale del Racing Team Lamezia Motorsport nell’organizzazioni di eventi su quattro ruote. Sarà anche una buona occasione per promuovere e valorizzare ogni bellezza del territorio curinghese con il mare, i beni ambientali e culturali non indifferenti, con le Terme Romane, gli Scavi neolitici, le Chiese, il Platano secolare ed un centro storico da rivitalizzare e da valorizzare. Il prologo della manifestazione con le verifiche sono previste sabato 21 maggio (dalle 14.30 alle 19.30) e domenica 22 maggio (dalle 8.00 alle 9.00) in Piazza San Giovanni ad Acconia di Curinga. Quindi sempre domenica la partenza fissata alle ore 10 per la prova di ricognizione e conoscenza del percorso e poi a seguire le tre manches di gara. La kermesse automobilistica anche quest’anno si articolerà su un percorso di 2950 metri, con partenza prevista da località Turrina e arrivo in Via Colombo del Comune di Curinga. Il parco chiuso sarà situato in località Gornelli, mentre la premiazione avverrà nei locali del Comune di Curinga.

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ANNO 1974-1975CICLO HA INIZIO IL GRANDISSIMO

Quand’ero ragazzo, il calcio era l’unico sport o gioco che praticassi davvero. Anno dopo anno mi sono talmente appassionato a questo gioco che ogni volta che mi capitava di vedere dei ragazzi giocare mi fermavo e mi fermo ancora oggi ad osservarli. C’erano a disposizione, per questi ragazzi, I preti gibbosi della Piazza d’Armi vecchia e di quella nuova, la

spianata calva dello stadio di via Marconi, chiuso da catenacci che avevano imparato ad aggirare. Un pallone, magari di quelli di gomma violacea col tubetto della camera d’aria che produceva una gobba sulla cucitura e falsava i rimbalzi, lo si trovava sempre. Se non c’era, quel giorno, un compagno abbiente che lo portasse di suo, restava la risorsa ultima della seduzione. Quello fra loro che aveva l’aria più matura e mondana doveva adocchiare una delle nurses stesse in blu con cuffietta bianca che sorvegliavano i giochi di qualche bambino azzimato e ricciutello, intento a trastullarsi con un pallone. Discorsi fioriti, vanterie e profferte dovevano distrarre la contegnosa fanciulla, cosicché il più svelto e carognetto di loro potesse impadronirsi della palla agognata e sparire fulmineo, come per incanto. Ne seguivano partite accanitissime, magari 15 contro 15, con i mucchi di pastrani a fungere da pali delle porte, e solo il buio e l’umido della sera li costringevano a sloggiare, stanchi morti, a Rocchetti e felici. Solo in quel momento, li folgorava l’idea del “compito a casa” non svolto, della lezione non studiata ma la cacciavano subito, con l’ottimismo di chi spera sempre che l’interrogazione tocchi ad un altro. Studiavano alla “Pietro Ardito” scuola di tradizione prestigiosa, ma dal punto di vista calcistico in totale decadenza. Si disputava allora un campionato tra le scuole Medie della città. Correva l’anno 1974; su invito del locale comitato della F.I.G.C. Settore Giovanile, decisi di tesserarli per partecipare ai campionati dallo stesso organizzati. Ebbe così inizio il ventennio pieno di successi prestigio dello Sport Club Juventus Lamezia

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Se ... Mai mi sposerò Sabato 16 aprile 2016, Teatro Comunale Costabile di Lamezia Terme. Per la V Rassegna Teatrale “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme” in scena, con doppia replica, la commedia brillante interattiva in due atti Se… Mai mi sposerò?! ?! ?! ?! di e con Sasà Palumbo, co-direttore artistico della rassegna lametina insieme a Nico Morelli e Walter Vasta. La pièce, interpretata da Sasà Palumbo e dalla Compagnia A.C.I.S. Il Sipario di Napoli, è una parabola agrodolce sul matrimonio scritta con verità e sottile arguzia e con abbondanti riferimenti autobiografici da parte dell’autore. Uno sguardo scanzonato, irriverente a volte, ma che impone, tuttavia, una riflessione. Due chiavi di lettura, dunque: quella che offre risate a volontà a chi cerca distensione e un’altra, più raccolta, che offre mille spunti di riflessione ai curiosi dell’animo umano. E anche il pubblico gioca un suo ruolo tra coloro che contribuiscono a cospargere di rose e di spine la strada del dubbioso Filippo. In via Galileo Galilei n. 78, a Napoli, abitano i tre fratelli Venturini. Sasà sposato due volte e due volte divorziato, Filippo in procinto di sposarsi e Andrea, gay. Attorno a loro una pletora di personaggi, tutti bravissimi, che si muovono e agiscono in questo spassoso inferno domestico fino alla gioiosa conclusione. Brillante e vivace Sasà Palumbo che, nel ruolo di Sasà e vestito con gli stessi colori dell’impianto scenografico, dirige e detta - da vero capocomico - il ritmo dell’intero spettacolo. La requisitoria di Sasà si prospetta come la sistematica distruzione di ogni valore morale, religioso e sociale del matrimonio motivata da quell’anarchismo della “singletudine” che galvanizza gli uomini che hanno riacquistato la libertà dal giogo matrimoniale. Una libertà perfettamente consona al suo carattere spensierato e trasandato. Cinico e spietatamente sincero, cerca in tutti i modi di dissuadere il fratello dallo sposare la sua fidanzata per evitare di fargli commettere un errore. O forse perché non vuole essere lui l’unico fallito della pag. 16

famiglia? Tuttavia, a questo pseudo bohèmien vagabondo, eversore a tutti i costi di un universo di valori consolidati ma che vive la frustrazione derivante da difficoltà finanziarie, va riconosciuta - almeno - la tenerezza di padre. Perfetto Luca Tricarico che ci regala un Filippo svagato, trasognante, lunare, goffo che crede fermamente nella “favola bella” e vuole coronare il suo sogno d’amore sposando la sua Carmen. Eppure il suo personaggio, che all’inizio ricorda lo Stan Laurel di “Oggi le comiche”, subirà una crescita e dopo una notte di dubbi, prima del matrimonio, farà scientemente la sua scelta, evidenziando, anche dal punto di vista espressivo e posturale, una metamorfosi che lo mostrerà più sicuro e convinto delle sue decisioni. Eccellente Ciro De Luise nella parte di Andrea, il fratello gay. Un ruolo che avrebbe potuto facilmente prendere la deriva della farsa o della macchietta per strappare qualche risata in più. Invece De Luise lo interpreta con eleganza, il dovuto rispetto e la giusta misura, calibrando perfettamente anche quei segni esteriori quali il modo di incedere, di muovere le mani o di emettere gridolini acuti che identificano immediatamente un certo universo gay. Oggetto del desiderio del sarto Clemente, di cui cerca di arginare le avance esplicite, si concede un’unica “libertà” in tutta la pièce con il “Tuca Tuca” della Carrà. È lui la coscienza della famiglia, la mente lucida, il fratello che condivide lo stesso desiderio di Filippo e lo incoraggia sempre, organizzandogli, persino, l’addio al celibato. Forse perché il matrimonio, alla luce delle notizie che la stretta attualità ci propone, è rimasto un valore solo per il mondo omosessuale? Lo stereotipo dell’omosessuale è affidato invece al bravissimo Ciro Lago che ci regala un Clemente “sarto eccellente e stupefacente” vera icona gay. Esagerato, ancheggiante, isterico, gesticolante, suscettibile, abile a giocare con Editore: Grafichè di A. Perri

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la sciarpa come una primadonna con un boa di piume di struzzo. Poi c’è Teo, l’amico dello sposo, eterno Peter Pan di periferia, interpretato con verve e simpatia da Giuseppe Wirz. Il ruolo del padre della sposa, Antimo, è affidato ad un convincente Raffaele Wirz che ne fa un suocero onnipresente e invadente, assumendosi - di fatto – le incombenze che storicamente sono sempre state monopolio delle suocere. Il mondo femminile si palesa con il personaggio di Carmen, futura sposa di Filippo, interpretata da una incontenibile Silvia Licenziato. A metà tra una bambola di pezza e un personaggio uscito da un ritratto di Botero, Carmen/Silvia è esilarante, scoppiettante, petulante. Il suo apparente candore è sostenuto da un timbro vocalico infantile e da un lessico ricco di nomignoli e vezzeggiativi, tutto cuore amore picci picci, che accomuna gli innamorati di ogni tempo. Eppure, sotto la sua aria da bimba capricciosa e viziata, si nasconde una forte personalità poco incline alla pur minima contraddizione. C’è poi Maria Rosaria, prima moglie di Sasà, interpretata da Anna Pirolli che, nella sua eclettica bravura, ne fa un personaggio introverso, cupo, funereo quasi. Aiutata da un abito di scena total black e da un trucco volutamente eccessivo che le “imbarba” il viso accentuando la mimica facciale in espressioni truci, ella affida ad una serie di tremolii e tic nervosi il suo disagio sociale ed esistenziale che, per trasmissione genetica, affligge anche il figlio Giacomino (Giaco per il papà) interpretato da Gianni Palumbo con un aplomb, una gestualità e una padronanza dello Lamezia e non solo

spazio scenico degno di un figlio d’arte qual è. La seconda moglie di Sasà, Gabriella, anche lei ex, è la versatile Rosa Cece (che cura anche il trucco). Molto più glamour, di certo benestante, con un nuovo compagno, Glauco, e una figlia, Martina (Sara Palumbo), che dimostra un bella presenza scenica nel ruolo dell’adolescente “nativa digitale” completamente immersa nel mondo virtuale dei social. A completare i personaggi femminili la spumeggiante Elisabetta Fulgione nel ruolo di Mariarca, la sexy spogliarellista russo/ partenopea ingaggiata per l’addio al celibato di Filippo, che dà luogo ad una serie di gag e di equivoci degni di un gioco alla Feydeau. L’attenta regia di Sasà Palumbo introduce, nel tessuto scenico, l’episodio onirico di Filippo dormiente, assalito dal dubbio amletico “Sposarsi o non sposarsi?” mentre i due fratelli, Andrea e Sasà, illuminati da un cono di luce, ribadiscono le loro ragioni pro e contro il matrimonio; e la scena meta-teatrale del matrimonio con abbandono del palcoscenico e corteo nuziale in platea con piacevole stupore da parte degli spettatori. La comicità è quella vera, non da farsetta manierata o da gigionata ammiccante usata come captatio benevolentiae nei confronti del pubblico. Gli attori si divertono e riescono a trasmettere questo divertimento alla platea, recitando senza un attimo di respiro in questo autoritratto di famiglia sul palcoscenico anche se rimane un sapore di miele bruciato, un happy end venato da una ironia sottile e un po’ inquieta, poiché quasi nessuno - in fondo - conosce chi ama e chi sposa. D’altronde, tra scherzi e risa grandi verità si posson dire! Alla fine, applausi scroscianti per tutti.

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Circa 2000 pellegrini in Cattedrale con S. Francesco di Paola Appello del Vescovo per una città sempre più unita. “Con questo pellegrinaggio, che ha visto riunite in preghiera nella Chiesa Cattedrale le comunità di Sambiase, S. Eufemia e Nicastro, abbiamo vissuto un’esperienza di comunione e di ecclesialità che lancia un messaggio a tutta la città: mettiamo da parte gli individualismi, camminiamo insieme nell’unità per il bene di Lamezia”. Così il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora a conclusione del pellegrinaggio giubilare della vicaria di S. Pancrazio, che ha dato inizio al tempo dei pellegrinaggi delle diverse vicarie della Diocesi lametina in Cattedrale per l’Anno Santo della Misericordia.Circa 2000 fedeli hanno partecipato a uno dei momenti centrali dell’ anno giubilare diocesano, il pellegrinaggio in Cattedrale, attraversando la Porta Santa, accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, partecipando all’Eucaristia e pregando secondo le intenzioni del Papa, condizioni necessarie per lucrare l’indulgenza plenaria. Un momento arricchito anche dalla celebrazione diocesana del VI centenario della nascita di San Francesco di Paola: dalla Chiesa del Rosario alla Cattedrale i fedeli hanno accompagnato la statua del santo paolano giunta dalla Chiesa di Sambiase e la reliquia del cranio di S. Francesco, custodita nel Santuario di Paola, portata in processione per le strade di Lamezia dal Correttore Provinciale dei Minimi Padre Gregorio Colatorti insieme al vicario della forania di S. Pancrazio Padre Valerio Di Trapani e agli altri parroci della vicaria. E’ la prima volta che la preziosa reliquia di S. Francesco viene portata fuori dal Santuario di Paola dopo le celebrazioni del V centenario dalla morte del Santo nel 2007. Particolarmente significativa la presenza di molti gruppi ecclesiali, degli statuari di San Francesco di Paola di Sambiase e S. Eufemia e degli statuari di S. Antonio di Padova, un ulteriore segno di comunione tra le diverse realtà della Chiesa lametina che hanno varcato insieme la Porta Santa della Chiesa Cattedrale, vivendo così l’esperienza concreta di una Chiesa in cammino che si accosta alla Misericordia del Padre per divenire a sua volta segno di misericordia per l’umanità di oggi.Una celebrazione, quella svoltasi nella serata ieri, che ha messo insieme i momenti dell’itinerario giu-

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bilare – la catechesi nella Chiesa del Rosario, il varco della Porta Santa, la confessione e la partecipazione all’Eucaristia – con le espressioni della devozione popolare al Santo Patrono della Calabria, venerato anche nella nostra città. Una pietà popolare che – come ha ricordato Papa Francesco in occasione del Giubileo dei rettori e degli operatori dei santuari – “è una genuina forma di evangelizzazione, che ha bisogno di essere sempre promossa e valorizzata, senza minimizzare la sua importanza”.“Siamo qui come pellegrini. Ci siamo messi in cammino e abbiamo varcato la Porta Santa che è Cristo. È Lui la porta che dobbiamo attraversare per vivere una vita veramente felice. Ciò che abbiamo compiuto è allora un simbolo di ciò che occorre fare nella vita quotidiana: permettere al Signore Gesù di entrare nella nostra esistenza, nella vita, nelle scelte”, ha detto il Vescovo Luigi Cantafora nel corso dell’omelia sollecitando le comunità a vivere la fede con lo stesso slancio di Pietro che dopo la Resurrezione di Cristo “diventa un’altra persona, coraggiosa, audace, piena di parresia, disposta a dare la vita per il suo Signore. Le cose che appagano il nostro sentimento solo momentaneamente, una certa religiosità esterna alla vita, non la vogliamo, non serve. Entriamo invece in un cammino metodico di ascolto del Signore, apriamo l’orecchio al suo amore gratuito, alla buona notizia di Gesù Cristo morto e risorto. Cerchiamo l’incontro vero con lui, amore che sazia il cuore e ci fa testimoni, cantori di questo amore in un mondo che persegue la violenza, la distruzione, la tristezza, la morte e la guerra”. Il Vescovo ha sollecitato infine tutte le comunità della Diocesi e i singoli fedeli, ognuno secondo le proprie possibilità, a contribuire alla realizzazione dell’Opera Segno del Giubileo, il villaggio della carità “Mons. Francesco Maiolo”, un luogo di accoglienza e comunione dove i giovani avranno la possibilità di mettersi a servizio degli ultimi attraverso il volontariato e tante persone in situazioni di disagio potranno sperimentare la misericordia del Padre attraverso gesti di carità da parte dei fratelli.

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Gara di solidarieta` e partecipazione

Cena di Beneficenza della LADPHO a favore dei bambini orfani del Congo

Venerdì sera, 22 Aprile, si è tenuta con successo la cena di beneficenza per i 10 anni dell’associazione Onlus Les Amis du Petit Honore´ (www.ladpho.org ). Dal 2006 la LADPHO sostiene in Congo i Bambini dell’orfanotrofio “Bena Dianyi” gestito dalle suore della Congregazione CIM e dal 2013 gestisce una casa di accoglienza per ragazze-Madri, un orfanotrofio con 75 bambini da 0 anni in su, e finanzia gli studi universitari per i ragazzi più promettenti dell’orfanotrofio stesso. I bambini ospiti dei due orfanotrofi sono completamente soli al mondo perché, dopo aver perso i genitori (causa malaria e tifo nella maggior parte dei casi), gli altri parenti li abbandonano perché, essendo molto poveri, non possono sostenerli. La stessa ONLUS supporta l’avviamento di piccole attività produttive (come agricoltura, allevamento di maiali, piscicoltura e sartoria) in loco, che danno lavoro a parte dei ragazzi dell’orfanotrofio e forniscono mensilmente un pasto di carne o di pesce ai bambini. Il passaparola, reale e sui social, in poco più di due sole settimane ha portato la partecipazione alla cena di ben 235 ospiti! Tra essi anche il sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro, in veste privata. Un’adesione calorosa, superiore alle aspettative, a conferma della sensibilità della popolazione lametina al tema dell’aiuto a chi ha bisogno. L’introito, (20€ a partecipante), potrà andare completamente a beneficio dei bambini dell’orfanotrofio. La gustosa cena e ´ stata infatti realizzata, quasi, completamente, grazie alle generose donazioni di prodotti e servizi di alcune aziende commerciali del lametino; fra esse, in primo luogo, l’Agriturismo Costantino che ha messo a disposizione l’accogliente location, inclusa la cucina e tanto personale di supporto, coordinato dalla proprietaria, la dott.ssa Mariangela Costantino e dalla direttrice dott. ssa Maria Assunta Anania. Preziose sono state le donazioni delle ditte: Esse Carni s.r.l, il Di… Vino Bacco (vino), Caseifico De Fazio (burro), Antichi Sapori di Russo Lucia (nodini), Sapori d’altri Tempi (salumi), EuroDrink (Bibite

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ed una parte di acqua), PAOLA MG s.r.l. di via Del Progresso (Ortaggi e parte della frutta), Eredi di Bruno Rosina s.a.s di Perri Massimo & C. (ortaggi), Il Fornaio di Angotti Luigi (pane), Il CONAD di Via Piave, 28 (Riso , pasta ed Olio semi) , Panificio Cappello Maurizio di Via del Progresso, Panificio Cappello Concetta, e la Tipografia Perri. Una piacevole performance dei musicisti Giovani Cimino al violino e Franco Cefalà alla chitarra, ha aggiunto ulteriore nota di allegria alla serata. Un grazie speciale va al team dell’Operazione Mato Grosso (con il l’ing. Agostino Piccolo Longo alla guida dei volontari in cucina), agli scout della parrocchia del Rosario (che hanno apparecchiato la sala e servito gli ospiti) e a Don Claudio Piccolo Longo che ha servito gli ospiti in sala, permettendo così la riuscita della serata. In un contesto socio-economico non certo ricco, dove ogni associazione fatica tanto per supportare la propria buona causa, questa prova di altruismo e solidarietà delle 2 associazioni di volontariato che aiutano la più piccola Ladpho nell’impresa di venerdì, commuove; essa fa pensare che a Lamezia, nell’attuale cultura utilitaristica dominante, ci siano ancora ‘spazi‘ ove primeggiano Valori di tutt’altra natura... La Ladpho, guidata dalla Sig.ra Maria Assunta Concilio e che ha indispensabile ed urgente bisogno di nuovi volontari, ringrazia tutti i partecipanti alla cena e chiede che l’entusiasmo di venerdì non si spenga con il week-end, ma generi nuove offerte di disponibilità e cooperazione. Chiunque fosse interessato ad aggiungersi ai volontari Ladpho (per aiutare con idee e/o disponibilità´ di tempo, anche per piccole mansioni) o donare liberamente o adottare a distanza o donare il 5 per mille (inserendo il codice fiscale92019190799 e la firma nel riquadro “per il sostegno delle ONLUS e alle organizzazioni non profit”, può rivolgersi al numero 3497298130 (Sig.ra Concilio) . Per i dettagli visitare il Sito: www. ladpho.org.

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Carissimi lettori, finalmente si riaccende l’interesse per la poesia. Feltrinelli pubblica, quest’anno, nella NEF (Universale Economica Feltrinelli), ad opera di Cesare Viviani, il classico di Verlaine, ROMANZE SENZA PAROLE. La traduzione, con testo a fronte, magistralmente condotta da Viviani, già nel 2007, vuole essere un omaggio al nostro poeta Mario Luzi, grande studioso di letteratura francese e di Verlaine e, inoltre, una pesante accusa alla pigra critica che ha, per anni, ammiccato negativamente alla relazione fra i grandi poeti Verlaine e Rimbaud, rivalutando l’originalità del primo, senza trascurare le dimensioni dei due grandi che s’incontrano (cfr. pag. 8). Viviani definisce Verlaine come il poeta della lingua “altra”, la lingua della sensazione (cfr. pag. 9). Dunque riporta in primo piano la validità dell’espressione poetica come linguaggio dell’anima, in cui “i suoni e l’ignoto formano una musica priva di approssimazioni, non interpretabile, esatta” (cfr. pag. 9). E, a pag. 12, Viviani scrive, per spiegare il suo certosino lavoro di traduzione: “Il merito di questo mio lavoro penso sia soprattutto quello di essere stato svolto con lentezza. Faccio l’elogio della lentezza dello scrivere, del leggere, e del tradurre. Mi si dirà che è un privilegio. Può essere, ma non è poi così vero, tanto quanto non è così vero che la velocità sia sempre una necessità. Comunque la lentezza aiuta a percepire il corpo della parola prima ancora del suo significato, e quindi aiuta a ravvisarla meglio. Aiuta a sentire, a intuire quella parte del linguaggio che resta intraducibile: e in poesia sappiamo che è la parte essenziale.”... Con l’aver ricordato l’intraducibilità del linguaggio poetico, l’opera rende omaggio allo stesso Viviani che,

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apprendendo da Luzi, impara a farsi piccolo, di fronte alla grande fonte poetica del più conosciuto poeta simbolista francese. Possa questa riedizione ingentilire l’animo dei lettori e regalare attimi sublimi, con quella lingua “altra”che non ha mai smesso di incantare

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ARRIVA L’ESTATE - TENIAMOCI IN FORMA E… Rendiamo il nostro tempo libero piacevole, salutare e divertente! Maggio , tempo di dieta e di…‘Prova Bikini’: Prima d’indossare gli abiti estivi, andrebbero smaltiti i chili superflui¹, per snellire la forma e non affaticare il cuore. Sarebbe doveroso per la salute, rivolgersi a un dietologo, che, in quanto medico ed esperto, saprà suggerirci una dieta equilibrata e sana accostata a un esercizio fisico costante: Quelle ’faidaté ‘ o quelle suggerite in TV son da evitare in quanto scorrette, poco equilibrate e soprattutto, non controllate da specialisti, quindi rischiose per la salute fisica e mentale: “ Mens sana in corpore sano”² sarebbe la massima da rispettare sempre. Riguardo all’esercizio fisico, l’unico modo per conoscere una ginnastica dimagrante, è rivolgersi a insegnanti qualificati e competenti che abbiano frequentato L’ ISEF ( Istituto Superiore di Educazione Fisica ) che si possono incontrare soltanto in poche palestre a Lamezia (CSR- Centro Sportivo & Riabilitativo) che conoscano l’anatomia umana, la muscolatura e siano in grado quindi, di suggerci gli esercizi più adatti ad ogni specifica esigenza, non per: ‘gonfiare’ i muscoli ma per: allenarli e tonificarli. Al tempo stesso, se ci fosse uno strappo muscolare, essi sarebbero capaci di attenuarne il dolore eliminandone la causa. Se a Lamezia le palestre nascono come funghi, ciò non significa che siano tutte valide: E’ facile inserire attrezzi, pesi e specchi, lasciar gonfiare i muscoli e tirare avanti. Da parte nostra è importante, però, saper scegliere, esser in grado di comprendere se all’interno sia presente personale competente, con un diploma Isef: E’questa una valida garanzia: Se il movimento è utile per dimagrire in modo sano e duraturo, o per allenarsi,è necessario che questo venga eseguito nel modo giusto. Per beneficiarne è necessario effettuare dei movimenti adatti alle proprie esigenze, alle proprie caratteristiche fisiche, che rispondano anche ai propri gusti, permettendo, così,di raggiungere gli obiettivi desiderati. Oltre alla ginnastica per tutte le fasce d’età: Bambini, adolescenti, giovani, adulti e terza età,(maschile e Femminile), esiste un nuovo attrezzo, totalmente innovativo nella Palestra CSR: E’ il Sistema Queenax che fornisce soluzioni innovative. Esso è concepito per accogliere le nuove tendenze di ‘training’ come ’allenamento in sospensione’ e ’allenamento funzionale’. Cos’è il Queenax? Si tratta di una tecnologia modulare e composta da travi; si serve di supporti cui è possibile agganciare vari tipi di attrezzi, cavi, elastici, teli speciali ecc., con i quali praticare esercizi. E un nuovo modo di allenarsi, molto apprezzato per il suo carattere innovativo: Gli stessi istruttori in poco spazio hanno la possibilità di offrire agli sportivi tecniche ed esercizi efficaci, diversificati e veramente motivanti! Queenax mette in azione tutte le parti del corpo senza necessità di macchine, in modo semplice e con risultati eccezionali. Tutto ciò costituisce una indubbia attrattiva per gli sportivi più evoluti, spesso stanchi e annoiati dagli esercizi tradizionali. Queenax è uno stimolo per allenarsi in modo nuovo, apre nuove strade per l’allenamento e crea l’opportunità di offrire un servizio “plus” per gli sportivi di ogni età e sesso. E’ il supporto ideale per facilitare le attività di sospensione; un sistema facile e sicuro per l’allenamento basato sui principi delle attività più in voga nel momento. E’ una struttura nata per facilitare l’allenamento funzionale: Percorsi, zone attrezzate e postazioni speciali, per allenarsi in gruppo e per allenare i propri bambini. La migliore soluzione per un allenamento diverso e divertente. Pilates: Se lo stress di tutti i giorni ci impone ritmi frenetici, potremmo ritrovare l’equilibrio fisico e mentale, sempre al CSR. La Palestra offre infatti, anche l’opportunità di ristabilire l’armonia tra corpo e mente, grazie all’intervento del Pilates , attività che garantisce il miglioramento dello stato di salute e del benessere psicofisico. Pilates è: flessibilità, armonia, eleganza, fluidità nei movimenti, postura corretta e, in definitiva, uno stile di vita salutare. Ecco perché “Vivi Pilates e

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ritrovi te stesso“. Tecaterapia® Fonte di energia- Fonte di una Nuova Terapia La tecnologia al servizio della fisioterapia e del benessere E’ importante sapere, anche e soprattutto, qualora esistessero problemi osteoarticolari o muscolari dolorosi, che all’interno della Palestra detta per l’appunto Centro Sportivo Riabilitativo è presente anche un terapista per la riabilitazione fisioterapica che, oltre a suggerire i movimenti adatti alla riabilitazione di un muscolo, può sottoporci ai benefici effetti della Tecarterapia. L’innovazione Human Tecar® è un nuovo metodo di cura semplice e non invasivo: Essa rappresenta una vera e propria innovazione nell’ambito della fisioterapia e della medicina dello sport. La tecnologia e l’esperienza sviluppati da Human-Tecar®, viene sempre più adottato da numerosi ospedali e cliniche per la cura una vasta gamma di patologie muscolari, articolari ed osteoarticolari ma anche per la loro prevenzione, quali ad esempio: Lombalgia, cervicalgia, strappi muscolari o contratture, infiammazioni osteoarticolari e tendinee e altre patologie il cui sintomo primario è il dolore. Queste sono solo alcune delle patologie più frequentemente trattate con la Tecarterapia, che può essere utile anche a chi abbia problemi funzionali,post-operatori. La terapia è finalizzata a restituire ai pazienti un’ adeguata qualità di vita, grazie primariamente al superamento di un eventuale dolore fino al raggiungimento di un ritrovato benessere. Centri Human Tecar® per la prevenzione E’ riconosciuto dalla fisiatria e cinesiologia, che i microtraumi silenti dal punto di vista sintomatologico, derivanti da attività usuranti, o lavori sedentari protratti, movimenti improvvisi e scorretti, dimagrimenti troppo rapidi e incontrollati danno origine a posture parafisiologiche caratterizzate da anomale tensioni muscolo-scheletriche e disfunzioni del sistema circolatorio, soprattutto veno-linfatico. Tutto ciò può essere causa di una serie di dolenzie, di sovraffaticamento e stress che indeboliscono la capacità funzionale e a lungo andare potrebbero tradursi in vere e proprie patologie. Tutti coloro che si riconoscono nel quadro descritto, sia lo sportivo amatoriale, sia il lavoratore sedentario, o chiunque voglia prevenire traumi occasionali dovuti ad un allenamento incostante, nel Centro Tecar® potrà trovare un programma specificamente dedicato: Il programma di prevenzione e mantenimento col quale fare il pieno di energia per conservare una condizione fisica ottimale e migliorare la salute e la qualità della propria vita. Tutti possono essere trattati, dallo sportivo al disabile,coinvolgendo tutte le fasce d’ età. Human-Tecar®, adattandosi alle specifiche necessità, consente al paziente di vivere, lavorare e praticare sport nelle migliori condizioni possibili, in modo che chiunque possa, rimettendo in moto l’energia, ritrovare salute e benessere. In base alle più recenti conoscenze sulla meccanica del movimento e sulle patologie del dolore, lo specialista Human Tecar® integra la modernità di una tecnologia ingegneristica d’avanguardia, con la tradizione di una manualità appositamente sviluppata offrendo alla persona in trattamento un duplice beneficio: Sollievo immediato dal dolore, Riduzione drastica dei tempi terapeutici per consentire un più rapido ritorno alle normali attività quotidiane. La tecnologia adottata sfrutta il principio del trasferimento ai tessuti di energia biocompatibile di cui fin da molto tempo hanno beneficiato i campioni sportivi. Le tecniche manuali rinnovate secondo i criteri applicativi del metodo integrato Human Tecar® consentono di amplificare gli effetti della tecnologia, creando condizioni di piacere e permettendo di vivere un’ esperienza di benessere alle persone sottoposte al trattamento.

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Festa di Primavera (non avveleniamo il mare)

L’alba appena spuntata, dava un aspetto trasognato e limpido al mare che vestito d’azzurro si dondolava lievemente cantando la sua melodia alla miriade di abitanti che popolavano il fondale. Una conchiglia grande come una pesca sbadigliò, dalla sua bocca si sprigionò un luminoso bagliore, poi con più attenzione del solito si preparò per la toilette mattutina. -Bisognava rilassarsi un po’ perchè quella sera doveva essere più affascinante del solito.Madame Balena stava preparando una festa meravigliosa, ospite d’onore, la conchiglia più grande del mondo: MADAME TRIDACNA che arrivava dai mari tropicali e parecchi subacquei, per questo motivo , erano in agitazione. Sembra che-Madame- avesse una brutta fama. Spesso, con le sue valvole munite di muscoli potenti riesce ad afferrare un braccio o un piede di un distratto subacqueo ,che inutilmente tenta di svincolarsi fino a quando uno dei suoi arti non rimane completamente staccato dal corpo. E’ una conchiglia enorme, il suo peso supera i due quintali, perciò fa tanta paura.Viene chiamata anche: ACQUASANTIERA, perchè viene usata nelle chiese di certe isole come bacile per l’acqua santa. In verità di santità questa conchiglia non possiede nulla; basta vedere come riduce i poveri pescatori che cadono prigionieri delle sue valvole. Essi quando l’incontrano scappano via terrorizzati, solo che la furba s’acquatta sotto la sabbia e di frequente chi va in cerca di coralli ne cade preda con terribili conseguenze. -Non si capisce il perchè di questa festa in suo onore..BAH! forse in questa epoca c’è il gusto dell’ horror, del resto non sentite ogni giorno, cosa viene trasmesso in televisione? Solo cronaca nera. Intanto, più in là un piccolo mollusco

dalla conchiglia rosa si guarda intorno e comincia a distendere intorno a sè dei sottilissimi strati concentrici di madreperla, fra poco si trasformerà in una bellissima perla e durante la festa sarà certamente la più ammirata. Tutte le regine del mondo hanno amato ornarsi di perle per le loro feste più importanti, la Tridacna può essere la più temuta, non certo la più amata! “Mi farò trasportare dal mio cavalluccio marino e,certamente, insieme, faremo una bella figura. La Tridacna morirà di invidia. Quel che mi dispiace è che non può partecipare a questa festa, la mia amica CYPRAEA, morta ieri per avvelenamento. La sua casa tutta di madreperla era un sogno, quante amiche la invidiavano!” -Si dice che alcuni uomini hanno buttato nel mare un liquido nero che ha inquinato ogni cosa e parecchi individui sono morti. -Uffa! non si vive più, il mondo sta per finire... possibile che nessuno ci difende? Aveva ragione l’amico Granchio che si trovava nudo al momento dell’inquinamento a dire che è stato tanto male!... -Tutti sanno che i Granchi, man mano che crescono hanno bisogno di un nuovo vestito, per cui, poverino, ha dovuto nascondersi e stare ben attento a non essere divorato fino a quando non ha avuto la quantità di calcio necessario per un abito nuovo. -Mah, se l’è scampata bella! -poteva finire come quell’uccello marino che aveva le ali pesanti, cariche di petrolio e che non potendo più volare è morto di malinconia lungo le rive del mare. Comunque, oggi è un altro giorno, e stasera quando la luna spunterà, il mare si popolerà di mille creature fosforescenti e accompagnate dal canto delle sirene trascorreremo la più bella notte di primavera

Mensile di informazioni varie - anno 24°-n. 21 - MAGGIO 2016 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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