Lameziaenonsolo dicembre 2015 antonio palazzo

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Cento Domande ... più una

Il 27 gennaio, a pochi giorni dalla scoperta del cancro che aveva colpito mio padre, nel 2014, decido di fargli un’intervista. Ne era felice. Gli ho detto: “Papà, ti farò cento domande... più una. E, se avrai pazienza, arriveremo fino in fondo”... Rispose: “E la pubblicherai su LAMEZIA E NON SOLO?”. E io: “Se ti farà piacere...”. Lui: “Certo. L’intervista di una figlia a un padre dall’età veneranda, è insolita, ma può fare bene a tutti i figli”. Ho scritto l’intera conversazione, parola per parola. Le domande, a random... Non c’è stato il tempo di pubblicarla prima che lui partisse per lassù. Quando lui è andato via, non ce l’ho fatta a riprendere fra le mani il mio quadreno... Avevo dimenticato persino il posto in cui lo avevo riposto... per non soffrire. Ma ora, a distanza di circa un anno e mezzo, ho sognato papà e mi ha chiesto: “ E l’intervista? Non la pubblichi più? Ah, se non ci fossi io! Il quaderno si trova...”. Sorrideva, sornione, e mi ha rivelato dove si trovasse il quaderno. Era caduto dietro una pila di libri. Ecco perché non lo trovavo! Guardavo da quelle parti, certa di averlo riposto proprio lì, ma era caduto. Forse non l’avrei mai trovato senza il suo aiuto. Forse non ero certa che lui volesse davvero la pubblicazione della lunga, intima, intensa, intervista... Invece si è rifatto vivo per ricordarmelo. Il quaderno era esattamente dove mi aveva indicato. Ed eccomi qui, ancora una volta, con le sue parole... E col cuore in mano. 1) Papà, iniziamo l’intervista. Cosa pen-

si della vita? Penso che la vita sia bella e bisogna prenderla per come viene. 2) Perché è bella, secondo te? Perché nel creato è tutto ordinato e la vita fa parte di tutto l’ordine dell’Universo. 3) Qual è la cosa più bella che hai visto nella tua vita o che tu hai considerato tale? La cosa più bella che io ho visto nella mia vita è stata mia moglie, perché era una donna .perfetta. 4) E una cosa bella che non fosse una persona? Il Creato. Perché il Creato è tutto bello,

perché è opera di Dio. 5) E qual è la cosa più brutta che hai visto? La disonestà di certa gente. 6) Una volta mi hai detto che è la guerra... Dal punto di vista materiale, certo. E tutte le discordie sono brutte. 7) Sei contro l’aborto, vero? Certo. Perché ogni aborto è un omicidio. 8) E’nun omicidio contro la Bibbia o contro la Vita stessa? Contro la Bibbia e la Vita stessa. Ed è tanto più grave, perché è un omicidio contro un innocente. 9) Quale pensi che sia il vantaggio di una

vita lunga? Il vantaggio di una vita lunga è il poter accumulare molte conoscenze e anche avere il tempo di poter fare del bene. 10) L’attore Paul Newman, poco prima di morire, pronunciò questa frase: “ E’ stato bello essere qui”. Cosa pensi di questa frase? Che ha detto la verità. Una verità lampante. 11) Cosa pensi, invece, quando qualcuno muore giovane? Senza dubbio, è una cosa che dispiace. Ma la Morte bisogna accettarla, come la Vita. Uno che muore giovane è come uno che muore vecchio. Il padrone della vita è Dio e noi non possiamo rifiutarci. E’ Lui che decide. Dopo tutto, la morte non è la fine, non è un annullamento: è un passaggio da questa vita, all’altra. 12) Cosa pensi dell’Aldilà? Che esiste. 13) Cosa pensi di trovare lì? La felicità piena. Nell’adorare Dio. 14) E’ questa la felicità piena? Certo! Assieme alle persone care. Quando Dio mi chiama, voglio ricongiungermi con mia moglie. 15) Di là ci ritroveremo tutti? Ci ritroveremo tutti, se avremo concluso con una vita virtuosa. 16) Secondo te, ritroveremo anche la nostra gattina Milù? Un monaco dell’Ordine di S. Francesco d’Assisi mi ha detto che incontreremo di nuovo anche gli animali, ma io di questo non sono certo. La Bibbia non parla, poi, della resurrezione degli animali... 17) Il Cardinale Tonini diceva di si... Speriamo. Del resto, gli animali ci hanno dato esempi meravigliosi. Come quel cane che, morta la sua padrona, andava alla Messa e se ne andava solo alla fine... A me farebbe piacere rivedere anche Milù: è stata una gattina straordinaria.

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18) Cosa pensi che significhi un figlio? Un figlio, per i genitori, è TUTTO. E’ l’aiuto di Dio su questa terra. Prendi l’esempio di Domenico: senza di lui, sarebbe stato un vero pasticcio, per me. Gli ho fatto leggere la poesia che ho scritto quando lui era in fasce. Finisce così: “E benedico pur chi t’ha creato,\ per mia felicità, figlio adorato.”. 18) E una figlia, che significa? La stessa cosa. Quando i figli sono educati, sono delle benedizioni. 19) E dei genitori? Devono essere di insegnamento ai figli, onestamente. Sostenerli in tutto e aiutarli perché sono figli della loro stessa carne. 20) E della famiglia? La famiglia è una cosa sacra, se fatta come si deve. Perché Dio l’ha istituita perché l’uomo non restasse solo. 21) Dei tuoi genitori, cosa pensi? I miei genitori erano due persone meravigliose e oneste. 22) Cosa ricordi di più del “nonnino”? Di più, ricordo quando aggiustavamo la casa e, nel frattempo, abitavamo dal nonno Bruno. Io sono caduto dalle scale, c’era la porta aperta (di taglio) e lui mi ha preso al volo, altrimenti mi sarei sfracellato. Avevo otto o dieci anni. 23) . E’ stato un gesto di protezione? No, esattamente, di salvezza. Avrei potuto fracassarmi la testa. 24) E della “nonnina” cosa ricordi? Era una santa donna. Ricordo una volta.

Eravamo scesi a Nicastro, da Bella, per comprarmi un vestito. Quando siamo andati via, io, in un determinato punto, mi sono fermato e non volevo più proseguire. Mia madre è andata avanti e, quando ha visto che non la seguivo più, è tornata indietro. Mi ha preso per mano e mi ha detto: “Io, per vederti contento, ti darei gli occhi miei...”. Io ho ripreso a camminare. Mia madre era una donna molto saggia. Io avrò avuto sette o otto anni. C’è da dire che io sono stato un individuo molto precoce... 25) Qual è stata la cosa più importante della tua vita? Il matrimonio. 26) Perché? Perché nel matrimonio l’uomo si completa, quando trova una compagna meravigliosa. 27) E qual è stata la cosa a cui hai dato meno importanza? L’egoismo. 28) Cosa significa che sei stato “un individuo precoce”? Fin da piccolo, ho sempre ragionato come una persona adulta. 29) Qual è il tuo primo ragionamento importante che ricordi? Il cercare di convincermi dell’esistenza di

Dio. 30) Fin da piccolo? E come te ne sei convinto? Si, fin da piccolo, con elementari formule matematiche. Quando ho cominciato a studiare le quattro operazioni, in particolare l’addizione. Ecco: zero più zero, uguale zero! Dove zero sarebbe nulla. Se non c’è niente, da niente, cosa può venire? Nulla! Altra formula: uno più uno, uguale due. Uno sarebbe Dio, più uno, ovvero la Sua Volontà, uguale due, cioè il Creato. 31) Cosa significa la Cultura, per te? La Cultura, oltre che ingentilire l’Uomo, lo civilizza. 32) E l’Arte? L’Arte è l’espressione più genuina di ciò che l’Uomo ha dentro. 33) E la Poesia? La Poesia vera è l’espressione dei sentimenti che l’Uomo coltiva per la sua felicità. 34) Che peso ha avuto lo studio, nella tua vita? Mi ha fatto grande. Nella mente, nei sentimenti. In tutto. 35) Se non avessi studiato, saresti stato quel che sei? I sentimenti sono naturali, inculcati anche da mio padre e mia madre. Ma non avrei potuto esprimerli per come li esprimo. 36) E il francese, cosa ha significato per te? Il francese mi ha dato la possibilità di guadagnarmi il pane. Non era la mia vera passione. La mia passione era l’italiano. 37) Perché non hai studiato lettere? Volevo studiare all’Università Orientale di Napoli. E sono stato contento lo stesso. Ho scelto il francese perché è una lingua molto bella. 38) Hai amato la tua professione? Certo. Se una cosa non si ama, non può

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mai riuscire bene. 39) Hai amato di più essere professore o preside? Se si fa con passione, l’una professione vale l’altra. 40) Qual è un’altra professione che avresti fatto con la stessa passione? Il medico. 41) E perché? Per poter aiutare i meno fortunati. 42) Dunque, sei stato sempre devoto al tuo lavoro? Sempre. Devoto e scrupoloso. 43) Ti sarebbe piaciuto fare il contadino, come il “nonnino”? Se non avessi studiato, avrei fatto il contadino o... il barbiere. 44) E li avresti fatti con la stessa dedizione? Si. Se non avessi potuto studiare, avrdi, credo, dovuto fare il contadino. E lo avrei fatto con la stessa dedizione, certo! 45) Perché il barbiere, come altra opzione? Perché il barbiere che lavorava vicino casa mia era un nostro lontano parente. Andavo spesso nel suo salone, da bambino, e vedevo che era molto ascoltato. 46) Una volta mi hai detto che ti piace la parola “maestro”... Mi piace perché era il titolo che davano a Cristo e, avendo studiato all’Istituto Magistrale, mi sentivo onorato... Ho lasciato il Liceo Classico per questo. Ma poi ho continuato con l’Università e non ho mai insegnato nelle scuole elementari. 47) Ti sarebbe piaciuto insegnare ai bambini? Forse questa passione non l’ho mai veramente avuta. Pur se quello è il mio Diploma di Scuola Superiore. Ho sempre avuto il desiderio di proseguire gli studi, di frequentare l’Università e laurearmi. 48) E di insegnare, quindi, ai ragazzi più grandi.... Si, certo. Con i ragazzi più grandi è diverso. 49) Cioè?

Ti capiscono di più. Sono più formati. 50) Papà, sei fiero di essere italiano? Di essere Italiano e di essere Calabrese. 51) Perché? Di essere Italiano, perché in Italia non c’è la pena di morte. E Calabrese, perché la Calabria è una regione molto bella e vi si parla “un nobile linguaggio”(parole di Gerhard Rholfs). 52) Per te, esiste differenza tra Fede e Religione? Non esiste alcuna differenza, per me. 53) Il peso della Fede e della Religione, nella tua vita? Mi hanno fatto crescere nei sentimenti e nello sviluppo delle cose sublimi, quelle che innalzano l’animo e il modo di sentire. 54) Secondo te, perché esiste la sofferenza, a cosa serve? La sofferenza serve a mitigare l’uomo. Perché, senza di essa, l’uomo s’insuperbirebbe. Quindi è un mistero, il cui valore è conosciuto solo da Dio. 55) Che visione hai avuto della vita, in generale? Visioni ampie. 56) Le hai mai cambiate, qualche volta? Io sono sempre stato una persona coerente. Ho avuto un’unica direzione e verso quella mi sono incamminato. 57) Cos’è un ideale, per te? E’ la realizzazione che c’è nel nostro intelletto: la felicità. 58) Cosa sono, per te, l’amore, l’amicizia, il rispetto? L’amore è un sentimento nobile (quando è sentito davvero); l’amicizia idem; il rispetto è una reciproca stima, fra gli individui. 59) E il dovere? Il dovere è un sentimento dell’anima, perché ognuno dovrebbe fare ciò che è onesto e giusto. 60) Cos’è la Natura, per te? La Natura è tutto ciò che Dio ha creato e l’ha fornita di leggi precise ed esatte. 61) E, per te, cosa sono i sogni? I sogni, se rispecchiano la realtà, corrispondono alla verità. Quando ho sognato

mia moglie, mi ha detto che è in Paradiso e questo è un sogno che, per me, corrisponde alla realtà, dato che lei era già una santa in carne e ossa. Io spero, quando sarà, di raggiungerla. E farò di tutto per poterci riuscire. 62) Qual è la vera ricchezza, secondo te? La vera ricchezza è data dai sentimenti che Iddio ci ha dato e che noi dobbiamo indirizzare al bene proprio e altrui. 63) E la ricchezza materiale ha un senso? La ricchezza materiale non sempre è fonte di felicità e non ha mai fatto nessuno completamente felice. La ricchezza materiale è utile e ha il suo valore, se è accoppiata ai nobili sentimenti, altrimenti è vacua. 64) Cosa pensi della TV? La TV è un mezzo di comunicazione straordinario, ma, spesso, viene usata al peggio... 65) E di Internet, cosa pensi? Se ci sono emissioni serie, ne faccio profitto e mi miglioro. 66) Qual è il libro che ti è piaciuto di più? La Bibbia. Che mi ha aiutato, formato e migliorato. 67) Quali sono gli autori della letteratura italiana e francese, che preferisci? Per la letteratura italiana: Dante, in primis. Poi Boccaccio e Petrarca. Per la letteratura francese, Chateaubriand e Théophile Gautier. 68) Qual è il film che ti è piaciuto di più? “Roma città aperta”. Ma ne vorrei citare un altro. 69) Quale? I Dieci Comandamenti. 70) E “Quo vadis”? Ti ricordi, mi portasti a vedere la versione restaurata... Scrivi pure quello. 71) Quali sono, per te, i Paesi più belli del mondo (oltre all’Italia)? La Francia e la Spagna. 72) E perché? Perché la mentalità dei loro popoli si avvicina di più alla nostra.

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73) Cos’hai pensato dell’insegnamento? Che aiuta la formazione dell’individuo, specialmente riguardo ai suoi sentimenti. 74) Quali sono state, per te, la più grande gioia e la più grande amarezza? La più grande gioia è stata quella di aver sposato una donna bella e perfetta: bella come una statua greca e perfetta come persona fornita delle più belle dote dell’animo. La più grande amarezza, quella di non averla potuta salvare: per lei avrei dato la vita, come la darei per i miei figli. 75) Cosa pensi dell’ambizione? L’ambizione è la qualità negativa dei mediocri, che se ne servono, credendo di realizzarsi. 76) E dell’orgoglio? L’orgoglio è fratello della superbia. 77) E della superbia, appunto? Anche la superbia è una qualità negativa: essa riduce l’uomo e ne fa un automa. 78) Cosa pensi di Dio, della Madonna, di Gesù, dei Santi? Penso che, senza Dio, l’uomo nuota nel nulla, perché la presenza di Dio è di una certezza matematica (ricorda la formula di cui ti ho parlato prima). La Madonna è la Creatura più bella che Dio ha creato e che ha reso più bello l’Universo. Insieme a Gesù identifichiamo la Trinità. E i Santi sono i Paladini di Dio sulla Terra. 79) Cosa pensi di questo papa? Papa Francesco è una figura completa, coraggiosa, sapiente. 80) E degli altri papi, quale ti è piaciuto? Gli altri papi mi sono piaciuti tutti, a cominciare da Pio XII, che ha salvato la Chiesa, Roma e il Vaticano , durante la Seconda Guerra Mondiale. 81) La stagione che ti piace di più? L’estate. Poi la primavera. 82) Qual è la poesia che ti è piaciuta di più? Ti stupirò, ma è “Natale”, di Michele Pane. 83) Qual è la poesia che hai scritto tu, che ti piace di più? Tutte quelle che ho scritto per mia moglie... e anche le mie Satire. 84) Torneresti indietro, nella vita? Ci tornerei, molto felice, solo se potessi incontrare di nuovo mia moglie sulla Terra: donna insuperabile. 85) Se tornassi indietro, cosa rifaresti e cosa non faresti più? Rifarei tutto quello che ho fatto, senza scartare nemmeno una cosa. Non c’è una cosa che non rifarei: non mi pento di niente. 86) La canzone che ti piace di più? “ ‘O sole mio” e “Il canto di Natale”, di Michele Pane. 87) Il cantante e la cantante che ti sono piaciuti di più? Roberto Murolo e Gigliola Cinquetti.

88) Perché hai scelto Chateaubriand per la tesi di laurea? Perché Chateaubriand è un autore cristiano. Cristiano per conversione. 89) Se ti regalassero un viaggio, doive andresti? Andrei ad Assisi, per godere ancora dell’aria profumata, che emana dal Sepolcro di S. Francesco. 90) E se ti regalassero un viaggio all’estero? La Palestina e Gerusalemme. 91) Qual è la più bella città del mondo, secondo te? Buenos Aires (con le altre città che le fanno corona). 92) E dell’Italia? Napoli. 93) E delle città che hai visto, esclusa Napoli? Firenze. 94) L’allegria cos’è, per te (e se è importante)? L’allegria aiuta l’uomo a superare le difficoltà e i momenti più tristi. 95) E la tristezza? La tristezza debilita l’uomo e lo fa sprofondare. 96) Cos’è la gioia? La gioia è un sentimento di sacra esaltazione che ci viene suggerita dall’ottimismo dei santi, che non si sono mai perduti d’animo. 97) Cos’è il dolore? Il dolore si può superare solamente con l’ottimismo. 98) Cosa sono il sesso e la morte? Il sesso è l’espressione autentica dell’amore fra un uomo e una donna che si uniscono. Secondo me è veramente completa, poi, quando due persone si uniscono nel nome di Dio, realizzando l’amore in un matrimonio cattolico e sacro, ma credendoci veramente. La morte non è la fine di tutto, è solo un passaggio, fra questa e l’altra vita, in attesa della Resurrezione. 99) Papà, sei stato contento di questa intervista? Sono stato contento, anche perché mi sono rivelato a te, ma la mia vita è stata sempre improntata a questi sentimenti, specie attraverso l’esempio. 100) Cos’hai pensato

del fatto che io ti abbia voluto fare questa intervista? Ho pensato che mi hai voluto conoscere meglio e più intimamente, anche se io non ho risparmiato mai un’occasione per dimostrare come sono. 101) Grazie, papà. Siamo alla centounesima domanda. L’ultima, come ti avevo promesso. Cosa pensi di me e di Domenico? Che siete la luce dei miei occhi. E il mio sostegno, durante i giorni di probabile tristezza, ma io sono ottimista per natura e non mi abbatto facilmente... Circa sei mesi dopo, papà è stato sopraffatto dal cancro. Sopraffatto, ma non sconfitto. Qualche tempo prima di morire, sorridendo, mi disse: “Quando morirò, voglio morire da vivo”. Intendeva dire lucido e forte nella lotta, come soleva dire. E così è stato.Il dolore della sua mancanza è indescrivibile, inesprimibile, ma non quello della sua assenza, perché egli è qui, con noi. Devotamente...

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Paola Brasca ed i gioiel i di Patrizia Conosco la famiglia Daliana da molti anni, il papà di Patrizia fu uno, se non il primo, importatore di argenti Old Sheffield E ceramiche e porcellane antiche. Il nostro è sempre stato un rapporto che è andato oltre quello che può essere un semplice e freddo rapporto di lavoro, ci unisce una profonda amicizia, un grande affetto, una stima immensa. Per questo, quando una mattina di circa due anni fa ricevetti la telefonata di Alessandro, il marito di Patrizia Daliana, rimasi piacevolmente sorpresa. Mi annunciavano il loro primo giro in Calabria per far conoscere la loro linea di gioielli in bronzo, con vetri incisi e ceramiche antiche, tutto rigorosamente Made in Italy. Avrebbero avuto piacere che fossi io la prima persona in assoluto a prenderne visione e decidere se volerla inserire nel mio negozio di Antichità. Dissi subito di sì, ovviamente, anche solo per il piacere di rivederli ed abbracciarli dopo tanti anni perché negli ultimi tempi ci si era un po’ persi. È da lì, da quel giorno che per la prima volta vennero in Calabria che il nostro rapporto, lavorativo e non solo, È ripreso alla grande come non si fosse mai interrotto. Patrizia dice che questi gioielli hanno un qualcosa di magico … È vero, magia è l’amore che ci mette nel crearli e nel presentarli al suo pubblico femminile. Piacciono a tutte, Donne più o meno giovani, gioielli da indossare di giorno o di sera senza distinzione. Noi donne amiamo i dettagli, la particolarità, vorremmo distinguerci sempre ed essere uniche … io dico che questi gioielli ci consentono di essere ciò che vorremmo. Forse pecco un po’ di presunzione ma, le signore che mi hanno acquistati sono certa mi daranno ragione. Provare per credere!

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Pensieri

sulla

Letteratura

Attraverso gli occhi di Tommaso

Ho sempre pensato alla letteratura, prosa e poesia, come ad un’interazione di spiriti che dialogano tra loro, pur distanti nei secoli; mi affascina scoprire un poeta o uno scrittore come colui che presagisce epoche di là a venire: lo si può individuare, spesso, da un verso, da una sola pagina, da una frase estemporanea che non fa parte di alcuna opera nello specifico. Penso alla terzina di Dante (118-120), dal canto 26 dell’Inferno, ove il Poeta fa dire ad Ulisse, “Considerate la vostra semenza,/ fatti non foste a viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza.” Da queste parole Dante anticipa lo stato d’animo dell’Uomo dell’Umanesimo, assetato di conoscenza, proprio come Ulisse, e perchè no, anche Omero o pseudo-Omero, costruendo l’epopea dell’eroe, presagisce questo stato d’animo, che dovrebbe essere innato nell’uomo, di conoscere, arricchirsi, capire. Una linea immaginaria lega Omero-Dante e Ulisse-Spirito dell’Umanesimo; sembrano quei fili o piccoli sentieri di cui gli scienziati parlano nell’ipotesi della teoria dei Mondi Paralleli. Mi vien da pensare alla visione dantesca dell’Impero ( De Monarchia) così evoluta, per costruzione e consapevolezza del pensiero, tanto che dovrebbe essere ripresa, nella sua essenza, nel dibattito odierno sull’Europa, giacché, a mio parere, l’humus culturale-politico, che ha dato vita alla UE è molto carente e i risultati, purtroppo sono ben visibili. E Petrarca-Carducci? Mi potreste chiedere cosa possono avere in comune due poeti così diversi, per stile ed epoca storica. Ebbene, ambedue hanno in sé un certo spirito esistenzialista e novecentesco. Petrarca non è Il Monumento dantesco ma un uomo con altezze e bassezze, forza e fragilità, contraddizioni, inaugurando un tipo di intelligenza speculativa e complessa: la cultura non ha il dovere di una morale totalmente armonica, infatti, Petrarca offre un messaggio sofferente ed umano, alternativo a quello di Dante;

alla sicurezza dantesca oppone il dissidio Cielo-Terra che Petrarca porrà in tutta la sua produzione poetica e costituirà il dolore portante della sua esistenza. Lo stesso può dirsi del Carducci, anche lui, poeta Vate, reca in sé una contraddizione insita della condizione umana che sarà una costante, in positivo e in negativo, dell’Uomo del novecento. Lo stesso può dirsi del Carducci, anche lui, poeta Vate, reca in sé una contraddizione insita della condizione umana che sarà una costante (in positivo e negativo) dell’Uomo del Novecento: nell’amore, nella politica, nella visione sociale. Bellissima l’immagine, tutta pre-decadentista, del poeta-uomo-Carducci che esca dalla stazione di Bologna nella lirica “Alla stazione in un mattino d’autunno” oppure significativo l’uso del verbo “rimirar” in San Martino, esistenzialista e decadentista: quali sono i pensieri del cacciatore mentre RIMIRA fuori dall’uscio di casa? Gli stati d’animo che ho preso in esame hanno in comune un tessuto culturale e spirituale cattolico-cristiano. Certamente atteggiamenti laici ondeggianti fra certezze e incertezze ma intrisi di una tensione spirituale a cui si tenta di dare delle risposte. A volte le incertezze diventano pilastri d’anima e inquietudine ma comunque non si prescinde mai da un Dio creatore e dal portato etico e morale che ne consegue. Se in Dante il dolore dell’esilio produce una certezza di fede tale da inserire nel contesto culturale cristiano il pagano Ulisse, in Petrarca il dissidio spirituale non sarà mai risolto e troverà una risposta in un Carducci, il quale, da uomo più vicino al nostro sentire, la contraddizione spirituale viene acquisita tutta nell’ambito intellettuale. In ognuno non mancherà mai l’afflato verso il divino e il metafisico, impronta indelebile delle nostre radici cristiane, lasciando un discorso dalle porte sempre aperte. Un dibattito interiore intenso.

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Oltre 1100 pass già distribuiti ai delegati delle comunità parrocchiali, 14 per ogni parrocchia della Diocesi. Una particolare attenzione agli ammalati e ai disabili, con oltre 120 posti riservati durante la funzione. 3 maxi schermo consentiranno ai fedeli all’esterno della Cattedrale di partecipare alla celebrazione della Santa Messa. All’esterno del Duomo, sarà allestito un tendone. Questi alcuni dettagli della celebrazione di domenica 13 dicembre con la quale la Chiesa lametina darà inizio all’ Anno Santo della Misericordia, con l’apertura della Porta Santa della Chiesa Cattedrale. Una celebrazione di assoluto rilievo, vista la novità storica del Giubileo indetto da Papa Francesco che avrà un carattere prettamente diocesano: la Diocesi e la Cattedrale sarà il “cuore” dell’evento giubilare. Un’organizzazione capillare, quella realizzata in questi mesi dalla Curia lametina, che ha visto già dell’estate scorsa l’insediamento di una segreteria organizzativa e di un Comitato Diocesano per il Giubileo, in cui sono rappresentante le diverse espressioni della Chiesa lametina (sacerdoti, religiosi, laici, movimenti..), con il

compito di preparare e coordinare lo svolgimento dei molteplici appuntamenti dell’anno giubilare nella nostra Diocesi. Delegato del Vescovo per il Giubileo è Don Domenico Cicione mentre il vice sindaco Francesco Caglioti rappresenterà l’amministrazione comunale nelle diverse fasi organizzative. La celebrazione di apertura della Porta Santa della Cattedrale inizierà domenica 13 intorno alle 10.30 nella Chiesa di Santa Caterina: da qui si avvierà la processione verso la Cattedrale, dove il Vescovo aprirà solennemente la Porta Santa. Al termine della Santa Messa, che sarà trasmessa in diretta TV sul canale 633 del Digitale terrestre (Esse Tv), sarà consegnata a quattro laici di ogni comunità parrocchiale la Croce del Giubileo che sarà presentata in ogni parrocchia nella messa vespertina di domenica 13 dicembre. Alla celebrazione di domenica sono attese oltre 1000 persone. Pur nella complessità dell’organizzazione, vista l’altissima affluenza di fedeli, si cercherà di mantenere un clima di preghiera e di accoglienza: per questo occorre ribadire che la Cattedrale non sarà blindata, ma sarà salvaguardato lo spazio per consentire l’accesso a tutti i fedeli, anche a quelli che non hanno il pass. Attraverso un servizio di accoglienza qualificato e l’organizzazione predisposta in questi mesi, si cercherà di far vivere a tutti i fedeli un momento di preghiera e di festa che introduca nello spirito autentico dell’Anno Giubilare, per fare esperienza della Misericordia di Dio e testimoniarla nella vita di ogni giorno. “La gioia del Giubileo sarà più grande di qualsiasi cosa. Il Giubileo sarà un anno per la conversione! A questo siamo chiamati tutti. Ognuno con la sua vita e il suo cuore. Ma la grazia del Giubileo è aprire il cuore a Dio che perdona” – dichiara il Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora - Misericordia è il contrario di discordia! mentre ci sono forze che vogliono dividere, fermare, seminare paura e terrore, il Giubileo si apre con questo invito: Misericordiosi come il Padre. La Chiesa e la città di Lamezia Terme sapranno rispondere a questo invito! La gioia del Giubileo sarà più grande di qualsiasi cosa. Mi ha sempre colpito il motto della città: vis unita fortior. Quanto vorrei che da parola diventasse realtà.”

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“Il sistema dell’arte nel Terzo Millennio” IL ROTARY CLUB LAMEZIA TERME PROPONE DI “FARE SISTEMA” NELL’ARTE Presenti - oltre al Sindaco della Città Paolo Mascaro, due illustri relatori: Domenico Piraina (Direttore Responsabile del Polo Museale e dei Musei Scientifici di Milano) e Rocco Guglielmo (Presidente della Fondazione Rotella e Direttore Artistico del Marca). Ad introdurre il tema il Presidente del Rotary Club Lamezia Terme, Raffaella Gigliotti, che ha affermato nel suo intervento “Dobbiamo essere più consapevoli tutti quanti - società civile, istituzioni, cittadinanza attiva, associazioni - dell’arricchimento cultuale che l’arte può generare nella società, ma anche dell’arte come fattore di aggregazione sociale, e di ciò che l’arte può muovere e modificare anche rispetto ai processi economici della nostra città - come motore e volano dell’intrapresa economica, che può guidare e creare nuovi indotti produttivi, nuove professioni, nuova occupazione, nuove idee di crescita. Noi abbiamo ragione di credere che la cultura possa influenzare l’economia reale, ed avere la capacità di guidare il cambiamento, con uno sguardo innovativo di rilancio, attraverso la valorizzazione dei saperi, attraverso una nuova rivoluzione della cultura. Il patrimonio artistico e culturale è ancora oggi una risorsa poco valorizzata, a dispetto della sua notevole consistenza e della sua elevata attrattività da un punto di vista turistico.” Il Sindaco Paolo Mascaro - intervenuto subito dopo - si è dichiarato “aperto all’ascolto e alla collaborazione” su come gestire al meglio l’immenso patrimonio artistico della città, “perché l’arte non resti un luogo di nicchia”. Educhiamo all’arte per elevare la persona - ha detto Mascaro - altrimenti le nuove generazioni saranno prive di sensibilità”. Atteso l’intervento di Domenico Piraina, nato a Platania, ma a Milano da quarant’anni: “La cultura bisogna farla. Senza chiacchiere. È vero che la politica non ritiene redditizio investire sulla cultura. Ma se c’è poca attenzione al patrimonio culturale nazionale è colpa anche dei cittadini. Il nostro patrimonio è come l’energia rinnovabile. Ma si rinnova solo se lo studiamo, e per studiarlo bisogna amarlo.” Ed ha aggiunto: “In Italia non esiste un museo nazionale, a differenza

di quanto accade in altri Paesi. I musei milanesi, tranne la Pinacoteca di Brera, sono civici o di iniziativa privata. La prima regola è quella di creare il pubblico. Come abbiamo fatto a Palazzo Reale. In meno di 10 anni il turismo museale straniero a Milano è aumentato del 40%. Bisogna chiedersi quale sia la vocazione di una città. Poi ci si deve lavorare sopra.” Nella partita della cultura è strategico il ruolo delle fondazioni, che “fungono da stimolo e ausilio al settore pubblico”, come ha affermato Rocco Guglielmo, secondo il quale “il museo non deve essere più una semplice sala espositiva; il museo deve diventare un attrattore di pubblico; l’affezione alla frequentazione si costruisce nel tempo. La parte della scuola è importante, così come quella svolta dai privati e l’arte può diventare impresa culturale.” “Tutti quanti noi, dunque - ha concluso il Presidente Gigliotti - dovremmo svolgere il nostro ruolo per realizzare un progetto di valorizzazione dell’arte nella nostra città - che interessa il passato e si proietta al futuro - e contribuire a creare un sistema virtuoso - tra pubblico e privato, cittadini e istituzioni, associazioni culturali e club service, imprese e scuole, artisti, collezionisti e operatori dell’arte, per migliorare, riordinare e ri-organizzare ciò che abbiamo e ricavarne “valore” - culturale ed economico - a favore del nostro territorio e delle nostre future generazioni.” La serata si è aperta con una breve performance dei giovani soci dell’Interact Club Lamezia Terme-Reventino, nelle mani dei quali alcuni tra i nomi più noti dei maestri d’arte contemporanea che vivono ed operano a Lamezia Terme - Francesco Antonio Caporale, Antonio Saladino, Antonio Pujia Veneziano - hanno voluto affidare le loro creazioni, per trasmettere un messaggio di comunicazione sociale: l’arte che si fa “dono” nella sua pura essenza, per parlare di sé, per suscitare emozioni, ma soprattutto per rendere tutti più consapevoli della ricchezza culturale posseduta e della necessità di doverla ancora fortemente valorizzare.

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25 novembre: anche il Liceo Campanella dice

“Basta!”

Il riconoscimento dei diritti e la lotta per l’emancipazione come percorso da portare avanti ancora oggi a partire dalla scuola, la prima istituzione chiamata a formare le nuove generazioni a una cultura del rispetto della donna contro ogni forma di violenza e prevaricazione. Di questo hanno discusso questa mattina gli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme che, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, hanno scelto il tema dell’emancipazione come primo punto della assemblea di istituto speciale che si è svolta questa mattina all’istituto superiore diretto da Giovanni Martello. L’assemblea è stata condotta dai ragazzi del Comitato Studentesco Angela Michienzi, Gianmarco Costanzo, Antonio De Sarro, Mariasole Sacco, Ruel Lento. Un’occasione di ricordo e di riflessione che ogni anno si tiene al Liceo Campanella il 25 novembre e che si inserisce nell’ambito delle molteplici iniziative promosse in città in questa giornata, sollecitate dal Soroptimist Club lametino E’ stato il dirigente Martello ad aprire l’incontro di questa mattina invitando gli studenti a un momento di silenzio in ricordo di tutte le donne vittime della violenza fisica e morale. “Tante le conquiste fatte fino ad oggi dalle donne in prima persona e dalle donne insieme agli uomini. Ma tanto ancora bisogna fare, non bisogna dare nulla per scontato”, ha detto Martello agli studenti riepilogando i passaggi fondamentali della storia della lotta per l’emancipazione della donna in Europa negli ultimi due secoli, fino ai giorni nostri. La docente Michela Cimmino ha ricordato come “tante volte le prime nemiche delle donne siano le stesse donne, in una competizione inutile e deleteria. Soprattutto voi

giovani dovete ricordare che le grandi battaglie sono state vinte insieme, non solo tra donne ma anche tra donne e uomini. E’ questa la strada per costruire una società plurale, inclusiva, in cui uomini e donne camminano insieme per costruire il bene comune”. Alle studentesse, la docente ha ricordato che “non è amore il possesso, la prevaricazione di un ragazzo su una ragazza. Al primo segnale, le ragazze devono allontanarsi chiedendo aiuto alla famiglia e alla scuola”. Tante le proposte formative promosse ogni anno dal Campanella sui temi dei diritti delle donne e della presenza femminile nella società. Due anni fa gli studenti hanno partecipato al progetto musicale “Dedicato a Lea e a tutte le donne calabresi”, che ha coinvolto diversi istituti superiori in Calabria, per ricordare attraverso un brano musicale rap scritto e interpretato dagli studenti la storia della testimone di giustizia Lea Garofalo, simbolo di una resistenza alla cultura mafiosa che ha il volto delle donne di Calabria. La giornata si è conclusa con il flash mob degli studenti nella palestra dell’istituto, immortalato con una fotografia in bianco e nero di Roberto Adamo con la scritta “Basta”, immagine che diventerà il simbolo della presa di posizione del Liceo Campanella contro ogni forma di violenza sulle donne e per la valorizzazione del loro ruolo nella società.

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Rifugio Fata presenta 12 motivi per amarci

Non si ferma l’attività del Rifugio, associazione ONLUS, alla ricerca perenne di fondi per potere fare stare sempre meglio i propri ospiti a 4 zampe (cani e alcuni ospiti infiltrato: gatti) e per questo bisogna ringraziare Rossana Longo, Francesca Scerbo, Anna Tetro, davvero instancabili in questa loro battaglia che spesso le porta a combattere contro i mulini a vento. Nomino solo loro tre ma, ovviamente, il ringraziamento è per tutte le volontarie, il loro operato, piccolo o grande che sia, è un “dono” che non ha valore tanto è grande. Nella serata del 7 dicembre, presso il Factory Wine Bar, il Rifugio fata, in collaborazione con l’associazione S.A.M.I., ha promosso la vendita del Calendario, intitolato appunto “12 motivi per amarci” che ha avuto com testimonial l’attrice e regista Carmen Bulgarelli che ha prestato la sua immagine per i 12 scatti del calendario. Un gesto, quello dell’attrice, che tutti coloro che amano gli animali apprezzano, un gesto che chi la conosce apprezza ancor di più perchè non dettato da desiderio di protagonismo ma per vero e puro amore verso gli animali, tanto che ha cani, catti e tartarughe che ha “adottato” nei vari “raid”, fatti con diversi programmi televisivi per scoprire chi sfrutta gli animali fingendo di volerli aiutare (canili lager, venditori abusivi di animali di razza). Un bell’evento, al quale sono intervenuti parecchi lametini che hanno potuto passare una bella serata in buona compagnia e, nel contempo, contribuire, al motivo dell’incontro, portando a casa non solo la consapevolezza di avere fatto del bene ma anche un bel Calendario.E’ intervenuto anche il Sindaco Paolo Mascaro, che sta dimostrando molta sensibilità nei confronti degli animali abbandonati e del Rifugio stesso. Ha affermato di essere stato nel Rifugio Fata e di essere rimasto notevolmente e favorevolmente colpito dalla struttura, (non per come è, che sarebbe anche quello un buon motivo n.d.r.) per come gli animali vengono trattati: non ospiti passeggeri ma membri di una grande famiglia nella quale vengono amati, coccolati nutriti, curati. Ha affermato che spera, in futuro, di potere essere d’aiuto a chi, come il Rifugio, cerca soluzioni alternative al classico canile, dove, spesso, i cani vengono abbandonati, parcheggiati, spera, di potere collaborare quindi, con queste realtà per combattere l’annoso ed affannoso problema del randagismo e dell’abbandono. E’ Sindaco da pochi mesi e, di certo, non ha la bacchetta magica per potere risolvere tutti i problemi del nostro disastrato Comune in un attimo, ma noi crediamo alle sue parole e quindi, speriamo, in un futuro prossimo, di potere gioire insieme a lui ed a tutti coloro che amano gli animali per e soluzioni che potrebbero e dovrebbero affrontarsi, come la sterilizzazione gratuita dei cani. Solo questo sarebbe di notevole aiuto, basta pensare a quanti cani randagi in giro ci sarebbero ogni anno: migliaia forse. Altra interessante iniziativa del Rifugio è il Calendario del 2015, dal titolo “Feeling at Home”, e già il titolo la dice tutta … Un calendario per fare sorridere e fare riflettere, mi raccomando, compratelo in molti, anzi, moltissimi! Nella Fragale per chi volesse dare il proprio aiuto, piccolo o grande che sia, informazioni utili: paypal rifugiofata@libero.it postepay Evolution 5333 1710 1807 9570 IBAN IT05I0760105138253639553647 Ass FATA BNL Lamezia Terme, IBAN: IT03P0100542840000000000271-SWIFT/BIC: BNL II TRR

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Benvenuti a ... Stagione Teatrale Sarto per Signora a Lamezia Terme Non poteva iniziare meglio la stagione teatrale, con un rosso sfavillante ed un azzurro scoppiettante, volendo seguire i colori che sono stati attribuiti alle varie rappresentazioni in base al genere, e Lamezia, alla quale mancava il Teatro, ha risposto con entusiasmo, un teatro che ha registrato il “sold out” per tutte e due le serate. Cominciamo con la prosa, con il rosso di “Benvenuti a...” con Giacomo Rizzo, Diego Sanchez, Antonella Elia affiancati da Thayla Orefice, Martina Cenere, Vincenzo Cuomo, Rosario Ippolito, Giancarlo Fusco e Ciro Salatino, ma non solo, ad arricchire le scene e portarci nel mondo del varietà, anche un duo di bravissimi musicisti ed un gruppo di belle e brave ballerine. Un viaggio lungo che narra i mutamenti che il varietà ha avuto dal 1800 ai giorni nostri ma che è rimasto tale nel corso dei secoli in quanto si basa su canoni fondamentali che, in “Benvenuti a.” erano tutti presenti: alcuni li abbiamo già citati, attori, ballerine e musica dal vivo, a questi vanno aggiunti i vestiti, tanti, colorati, scintillanti. L’amalgama di questi ingredienti ci ha riportato, grazie anche alla musica scelta sapientemente, al periodo di riferimento e, dal Can Can a Scende la Pioggia, da Singing in the Rain alla sceneggiata napoletana, è stato un susseguirsi di canti, balli e gags spassose che hanno tenuto il pubblico inchiodato alla poltrona nonostante la lunghezza dello spettacolo che è durato circa tre ore. Il comico, il blu quindi, ci ha regalato una commedia in tre atti di Georges Feydeau, rivisitata dal regista Michele Vitale, (ed adattata nel napoletano), la famosa “Sarto per Signora” con la Compagnia Napoletana “Quelli del Cactus”. Bravo il regista Michele Vitale che ha mantenuto inalterato lo stile e l’umorismo, (il famoso stile vaudeville) di Feydeau, considerato il più grande autore della commedia francese, dopo Moliere, che ha

saputo cogliere i difetti della società di ieri, che sono anche quelli di oggi, e metterli in scena ridicolizzandoli senza mai scadere nel volgare. Ed in perfetto stile “vaudeville”, basata quindi su un fitto alternarsi di situazioni spiritose che divertono e fanno scattare la risata, è stata la commedia alla quale abbiamo assistito. Partendo da scene di vita reale, marito traditore; moglie ingenua; suocera invadente; amante bella ed avvenente; amico pasticcione; maggiordomo confusionario; cameriera impicciona; amica d’infanzia, amante del marito dell’amante del protagonista; amico del protagonista, marito (abbandonato) dell’amica amante del marito dell’amante del protagonista, (che già elencare i personaggi è impresa titanica), poi le fonde e le fa evolvere con sviluppi che rasentano il surreale in un susseguirsi di eventi veloci ed imprevedibili con un finale che mette d’accordo tutti e, come nelle fiabe, alla fine “vivono tutti felici e contenti”. Bravi gli attori, dal primo all’ultimo, a quello che in pratica ha fatto la classica “comparsata”, bella anche la scenografia, i costumi, quindi serata piacevolissima per cui un plauso agli organizzatori, Walter Vasta, Nicola Morelli e Sasà Palumbo. Una tiratina di orecchie invece a qualcuno che, scrivendo della pièce lametina, ha citato i nomi errati dei protagonisti e cioè quelli francesi e non quelli, italianissimi, che ha adottato il regista, così come ha indicato, come amante del protagonista, la moglie di un cliente del dottore mentre invece la cliente, nell’adattamento in oggetto, era proprio l’amante e non il marito, che infatti, si lamentava del medico che non riusciva a guarire la moglie dopo un anno di cure giornaliere, ma si sa, questi sono gli inconvenienti del “copy & past”.

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UNITER : Leggere per vivere

Digesto di Massimo Sannelli Divertirsi e divergere… Inizia così la sera con uno stralcio di una lettera che io ho fatto a Dalia Pelaggi, scomparsa da pochi giorni, nel novembre del 2011 15 novembre 2011 Cara Dalia, Saprò io scriverti una lettera? Non credo, sicuramente non la lettera che vorresti, perché io non so che cosa tu vorresti sentire. Posso provare a scriverti quello che io vorrei poter dire di te e di me, di questa conoscenza recente ma sfalsata nel tempo, nello spazio, nelle sensazioni. Tu, nel tuo libro,” Fuga dal castello” racconti così:- Ci sono, per fortuna sulla terra giovinetti o fanciulline che vivono una vita del tutto normale, casa- scuola - amici - svaghi. Eppure a volte appaiono assorti in sogni strani... vagano per la casa un po’ trasognati... e se... gli fate una domanda vi accorgerete che non seguono per nulla la vostra conversazione -sognano... fantasie...In questi sogni è riposta la speranza delle fate, poiché grazie a loro le fate non sono ancora scomparse dalla terra. E se poi, ma questo non succede quasi mai ma può succedere, i loro pensieri strani non si perdono per via, ma trovano una pur lontana realizzazione nella loro vita, le Fate riacquistano un po’, di vigore… Leggere per vivere. Come un raggio di sole Leggere per vivere. Fra le funzioni fisiologiche necessarie al vivere Leggere non viene citata. Grave dimenticanza. Mangiare, dormire, respirare, eliminare le scorie, e bere, bere acqua, l’acqua fa bene, e… leggere no? E a che ci servono quelle funzioni se non per leggere? Mi sono spesso fatta questa domanda, facendo del leggere una delle funzioni piacevoli per il mio organismo. Voi mi direte che leggere è stata una conquista recente nella storia, e rimane una conquista da fare. Leggevano pochissimi fino al secolo scorso, era una nobile attività un tempo, leggevano nel circolo di Mecenate, i Romani, e leggevano i greci nella Stoà di Zenone, dagli stoici ricordata e da banale chiamarlo reading, leggono pochissimi e male oggi in questa epoca bombardata di immagini senza riflessioni, al tempo degli analfabeti funzionali

“L’ analfabetismo funzionale designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Quanti si facevano leggere le lettere, una volta! In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di base ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile e quando sono posti di fronte a materiali stampati, costoro non sanno come riempire una domanda d’impiego, capire un contratto vincolante, seguire istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l’orario di un autobus. E non dovrebbero votare!” e nemmeno comprare libri di Vespa! Quindi Leggere è ancora una azione di lusso, in dote a pochi che sanno cosa leggono, che comprendono il testo scritto, che sia una lettera oppure un divieto, una ordinanza oppure un bugiardino sulla scatola di un medicinale. E questo nelle azioni del quotidiano. Leggere vuole attesa e tempo, come pausa dal giornaliero scorrere degli eventi. Una azione visiva ed immaginativa. Vediamo sotto i nostri occhi parole legate in frasi, in periodi, in costrutti lessicali e intanto costruiamo con quella lettura immagini, situazioni e paesaggi come registi. Ognuno di noi è il regista del testo che sta leggendo. Sappiamo così bene dirigere e dare le parti ad attori che, spesso, il nostro film è sempre più bello di quello che vediamo al cinema, quando il romanzo letto viene portato sullo schermo. Viviamo poi il testo. Leggiamo un fumetto, Superman e siamo noi, Superman, immedesimazione, altra splendida attività della lettura e trasposizione. Regia, sceneggiatura e interpretazione. Chi di noi non è stato Tex, oppure Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio? Nella storia infinita, romanzo per ragazzi di Michael Ende, il protagonista è un bambino del mondo reale, che, leggendo un libro sul Regno di Fantasia, si ritrova coinvolto negli eventi del racconto. Stiamo infatti tutti nei romanzi che ci rapiscono. Non tutti i romanzi posseggono

questa magia. Solo i libri magici come Il libro selvaggio di Juan Villoro. Un mondo che non avremmo conosciuto mai se non lo avessimo letto! Sia nella forma narrativa che in testi Geografici, L’atlante, sfogliato e risfogliato, Testi scientifici, la cellula, Testi naturalistici, i Fiori, La fauna. Libri e giornali, Fumetti e settimana enigmistica. Testi di ogni formato. Il grande libro della matematica, dei numeri, dei triangoli, dell’architettura. E sopra tutti il Dizionario. Non si può fare a meno di leggere il dizionario Come sarebbe stata povera, piatta ed inutile la nostra vita se non fosse stata sollevata dal quotidiano e trasportata nel mondo della conoscenza e della lettura! Quale noia sovrumana ci avrebbe afflitto per giorni e giorni se non avessimo avuto in mano “I ragazzi della via Paal” nella nostra infanzia? “Piccole donne” “Incompreso” “ L’isola del tesoro” Con quale libro avremmo lenito i nostri mugugni, le incomprensioni e le ingiustizie subite nell’adolescenza? Come avremmo immaginato il nostro amore se prima non lo avevamo letto? E come avremmo vinto la pigrizia di metterci in gioco se Oblomov non ci avesse ammonito che avremmo perso tutto restando immobili a fantasticare? E di cosa potremmo parlare con gli altri se non delle letture fatte? Siamo tutti ignoranti delle letture che ha fatto un altro! Ed ogni volta, che una persona mi parla di un libro che io non ho letto, sento una mancanza, una terribile povertà, e mi ripropongo che dovrò conoscere quel libro, quell’autore. Impresa sovrumana perché non si può esaurire la conoscenza degli innumerevoli romanzi. Comunque una converszione sempre viva rimane… Beh certo, alcuni parlano di pettegolezzi, magari così per distrarsi, ma a me annoia sapere le corna, oppure le malattie, oppure se ha cambiato auto tizia o caio, invece voglio sapere cosa legge, se le è piaciuto e perché, fosse anche un semplice giornale oppure un trafiletto. Che poi io adoro le cartoline di Barbato, La Stanza di Montanelli, La bustina di Minerva… Una volta ho scritto che non saprei immaginare la mia vita senza leggere. Senza scrivere invece

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posso. Senza leggere impossibile. Mi ha risposto Martin Angioni: Tutti lo dicono. Me lo disse la prima volta Saverio Vertone nel 1985. Poi l’ho sentito ripetere non so quante volte... è così per tanti Io ribattei: Per tanti che abbiamo trascorso i nostri giorni leggendo, questo sì. Diciamo di aver casa invasa di libri, letto invaso, comodini con cataste di libri. Ho una concezione animistica della lettura, come azione vivente. Quindi per me i libri vivono, parlano, si muovono e si spostano per incontrarsi tra di loro. Non parliamo poi dei personaggi! Escono dal libro e si siedono al tavolo affollato senza commissione nelle commissioni per gli affari zoppi del senato. Un tavolo molto chiacchierato Leggere è vivere perché è una relazione . Scrissi due versi per dirlo. Ti presto un libro / La lettura musicale della relazione con tutti voi, con tutti loro, con i miei simili.Ti presto un libro... me lo restituirai?/A volte no, a volte sì./ Lo ricomprerò./Uno spartito musicale che sarà suonato da me e da tanti su tasti di pianoforti/ di pianole/di pc/uno spartito suonato suonato suonato/stonato o meno/che melodicamente

Come un raggio di sole . E poi continua così con altri libri che mi giungono a casa per posta come questo di Massimo Sannelli, di cui oggi è il compleanno ed il suo onomastico essendo nato il 27 novembre del “73, come Bruce Lee dice lui. Sessanta copie, un libro che non potrete comprare e che si può leggere se si sta nello stesso regno, che non è più quello delle librerie, molto spesso. Lui è un poeta, un attore, un giocoliere della parola. Mentre noi siamo qui lui a Roma a recitare il monologo di Palinuro alla Camera verde, in una tre giorni dedicata al film C’è un modo di essere poeti che esula il banale gioco dei salotti e delle corti, dei premi e delle conventicole ed è il modo del riconoscersi. Se riconosciamo l’altro e chi siamo capaci di riconoscere fa la poesia del nostro vissuto. “Prima o poi, inizi a riconoscerti in una strana disperata felicità, che si getta su tutto, filologia cinema teatro prosa traduzioni viaggi insegnamento editing pianoforte” cosi dice Massimo Sannelli e questa felicità si chiama arte, aggiungo io. Leggere per vivere, per leggere noi stessi raccontandoci. Come si racconta la voglia di rac-

“Che cosa sei, senza coscienza, che cosa sei? Come una ruota persa, un ciondolo... (una memoria molto lunga, che lega tutto, tutto a tutto.)” “La via maestra è la storia. La storia sei tu. Rileggi.” “c’è un impero privato. c’è il muro della confidenza, la sua fine, c’è la confidenza bloccata, la sua fine, quasi con tutte e tutti.” “Esiste anche la solitudine e non c’è niente di male. Infine ci sono altre paternità, segrete e delicatissime.” “L’emozione è proprio come questo inizio, e i libri non sono miseri, ma celesti” “La salamandra-dicevano-sopravvive al fuoco. resiste. Forse fu così. Ma resistere non è amare. Per questo gli amori finiscono: perché resistere non è amare e resistere è un esercizio. capisci questo? Resistere è un lavoro.” “La solitudine diventa fortuna e prima fu la diversità” .“Il cervello accumula dati. gli uomini fanno così. Quante arie ha quell’opera? Tante. Quante? voglio il numero. Ecco, l’uomo fa così: misura tutto.” scrive di padri che non sono mai esistiti, se non per convenzione, scrive di diversità e di apparenza, di segni e scrive che “tre cose ver-

intreccia e intesse cori antichi a moderni lai/ scrivendo scrivendo piccine invidie e desueti languori./C’è chi si relaziona agli altri con un portafoglio, chi si relaziona con un palazzo, con un gelato/io con un libro/tramite e passaporto verso il tuo mondo, il vostro mondo/il mondo delle frasi fatte e rifatte con il Perlana... sempre nuove! Dopo tante letture una volta tentai di scrivere la biografia di uno scrittore. Avevo letto tanti suoi racconti inediti e nella parte conclusiva io stessa argomentavo quello che dicono tanti e cioè che leggere è vivere, scrivere vien dopo, dopo la lettura. Chi non legge come fa a scrivere? “Una biografia di un scrittore, un tentativo di tracciare le suggestioni che lo hanno spinto a scrivere - l’amato Baudelaire il canto eterno del viaggio, dell’andare per vedere, il canto di Ulisse, il canto errante di tutti noi sperduti con gli occhi nell’immensità. Baudelaire - Goethe, il mio doppio, lo stesso cielo, immodesta ma dico da immodesta lo stesso sentire-la ricerca dell’assoluto nella molteplicità dei rapporti - Pirandello –Uno, nessuno e centomila -a ciascuno il suo. Sciascia Montagne, scaffali, tavoli di libri, sfogliati, amati, prestati, perduti. Libri che faranno altri libri, che si moltiplicheranno, perché sono cresciuti in noi e vorranno vivere prepotentemente. Come il soffio vitale si fa largo anche nella costrizione.

contare sé stessi? Alcuni non si fanno problemi e raccontano fatti che gli sono successi e parenti lontani e nipoti da accudire e case, da spolverare e tenere in perfetto ordine per 50 anni, altri invece fanno letteratura di sé stessi ed è come leggere la vita di tutti noi con le nostre stesse faglie. Per parlare di Massimo Sannelli e di Digesto da giorni sposto il libro dalla camera da letto in cucina, poi sul tavolo del soggiorno, e continuo a raccogliere e a leggere interviste di Massimo su riviste letterarie e programmi televisivi. Sono convinta che non posso, che non sarò in grado di dare un sapere che non conosco, ma sono altresì convinta che l’elettricità del testo possa percepirsi solo leggendo. Così nella mia impreparazione ed incoscienza inizio questa lettura di Digesto. Un diario a giorni musicali con inizio Allegro maestoso e finale Allegro moderato ma rubato. Può essere che siamo tutti a confessarci. Una confessione scritta fra il 2000 ed il 2014 da cui io estrapolo un filo tenue, quel filo unico che potremmo scrivere tutti noi con il desiderio di avere una guida, un Virgilio, di avere uno stile personale ed una coscienza per affrontare quel che è la nostra storia, il nostro libro, quello che leggeremo solo noi. “Qui devo essere il tuo duca, sì, voglio dire: la tua guida. Oggi abbiamo cinque anni e non abbiamo la gloria: siamo nell’imperfetto e non abbiamo stile-tu ce l’hai?

ranno meno: la parola senza santità, la speranza che si gonfia, la necessità di dimostrare. A poco a poco saranno deviate in un altro campo, tempo, mondo; quindi scompariranno.” Nella parafrasi appariranno tre cose buone; la parola santa, la speranza senza orgoglio, la semplicità dei discorsi, leggo Isaia versetto 44 “Dio dice al suo popolo Tu sei degno di stima”, la sapienza era solo istinto. E la violenza subita, e “Una collana di appunti-gioielli-lunga come tutto il tempo da vivere: non è un sogno.” Nella veggenza del poeta ci sta un morirò a Parigi, come Vallejo, e poi ”tu, tutto, il doppio di tutto un mondo si riduce ad una biglia, una palla che salta che fa pim pum: tutto si vede, tutto si paga, tutto si dà; e tutto si organizza, ma poi si perderà. Chi lo sa si prepara.” E non posso finire se non vi dico insieme a Sannelli cosa sia un libro, il nostro da leggere Si chiama Digesto: il libro c’est moi e mangia, contiene, consuma (conserva un po’) ride pure e si osserva. e la memoria vuole rigore... “riscrivere è il piacere, rifare tutto è bello. Uscire dalla porta è buono. Non farsi più insultare, non perdere dignità” Sono cose importanti. Digesto per noi sarà leggere per vivere. Per divertirsi un po’

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La Bellezza: I consigli di Antonella Ciao a tutti, approfitto di questa pagina in qualità di estetista professionale, per dare a tutte voi consigli sulla Bellezza. Sicuramente vi starete chiedendo chi sia io… mi presento: sono un’estetista qualificata presente in questo campo ormai da parecchi anni, impegnata in varie attività tra Lamezia, Catanzaro e Roma, sia a livello professionale che a livello didattico. Dopo anni di “gavetta”, corsi di formazione e trasferte in giro per l’Italia, mi sono inserita nell’ambito lavorativo che sognavo. Ad oggi ricopro vari ruoli, dall’insegnamento all’organizzazione di EVENTI DI BELLEZZA, dall’applicazione delle mie conoscenze professionali alla consulenza tecnica. Ogni mese illustrerò argomentazioni di interesse femminile e non solo… Come primo argomento ho pensato, insieme al mio carissimo amico Roberto Lecci (visagista romano), di creare per voi qualcosa che permetta di farci conoscere anche a Lamezia, Città in cui spesso si è sentito parlare di lui ma mai in maniera approfondita. Vi propongo a tal proposito una breve intervista, iniziata quasi come un gioco, durante la quale abbiamo messo in luce gli aspetti fondamentali del nostro make-up. COME NASCE ROLE’? Il marchio Rolè è formato dalle iniziali del nome ROberto LEcci RO+LE, poi c’è l’accento che vuole dare al marchio un sapore un po’ Francese che sottolinea l’ambizione di portare il marchio a Parigi a nome della bandiera italiana del make-up. Dopo 29 anni di esperienza come visagista consulente di immagine curatore della bellezza femminile, Roberto Lecci decide di diventare imprenditore fonda il marchio crea una linea unica nel suo genere e nel 2007 da via al mito “ROLE’”. I PRODOTTI LI CREI TU? La Rolè è stata interamente progettata e realizzata da me, ogni cosa, dal marchio al nome “LIVE COLOR”, il pek, i colori, fino alla parte commerciale, tutto è frutto del mio sapere e della mia fantasia e talento. PERCHE’ CI CONSIGLI DI TRUCCARCI? Il trucco Rolè nasce per far si che mettendolo sulla pelle reintegra le difese naturali proteggendo la pelle da tutto ciò che la attacca dall’esterno, e questo è già un gran bel motivo e consiglio che do, poi una donna truccata bene sottolinea eleganza, fascino, sensualità, dolcezza… e colori. Non dimentichiamo che i colori in tutti gli esseri umani danno emozioni trasmettono e attraggono o respingono. In sostanza è un’arma in più, del resto la storia insegna che Cleopatra si truccava. QUAL E’ IL TRUCCO CHE VA DI MODA? Mi dispiace per chi usa questa parola “MODA”… La moda per Rolè è una sola… cioè l’individualità interiore che rispecchia la persona che trucco, messa in evidenza all’esterno. La moda sta bene a tutti… la moda sei tu. MA IL TRUCCO FA MALE ALLA PELLE SPECIALMENTE SE LO USIAMO TUTTI I GIORNI? Rispondo e mi assumo personalmente la responsabilità solo sui trucchi marchiati Rolè, come dicevo poc’anzi io i miei prodotti sono stati creati per proteggere la pelle e non per fargli del male… chi li usa ha fondamentalmente una pelle curata al contrario di chi non li usa. TU CHE HAI LAVORATO IN TELEVISIONE E IN TUTTO IL MONDO, COSA HAI TROVATO DI DIFFERENTE NEL MODO DI TRUCCARSI DELLE DONNE ITALIANE? Io ho notato che ogni mondo è paese, e in ogni parte del mondo le donne amano essere belle e si truccano per questo motivo… certo a quelle che non usano i prodotti Rolè vedo che spesso il trucco non dura e tante dopo un po’ hanno un pasticcio sul viso. ROLE’, MI HANNO DETTO CHE TU TRUCCHI CON LE DITA, COME MAI? E CHE DIFFERENZA C’E’ RISPETTO A CHI USA I PENNELLI? Intanto truccare con le dita è un’arte riservata a pochi che lo sanno fare ed il prodotto aderisce meglio sulla pelle. E poi io amo dare emozioni e le mie mani non si dimenticano facilmente ed è proprio col contatto che trasmetto benessere e dolcezza. La differenza coi pennelli è che il pennello non trasmette nulla… le dita si. DOVE POSSO ACQUISTARE I TUOI PRODOTTI ROLE’? In tutta Italia, basta che ci contattate, vi indirizziamo nei centri autorizza-

ti dove troverete la consulenza da una persona formata direttamente da Roberto Lecci, che vi consiglierà trucchi e prodotti adatti a voi. A tal proposito, proprio in questi giorni, abbiamo inaugurato il primo punto vendita a Lamezia dove tu, mia visagista, sarai presente per dare consigli, indirizzando al prodotto giusto per ogni tipo di pelle. UNA DOMANDA DA DONNA E DA PROFESSIONISTA, COME POSSO IMPARARE A TRUCCARE IL MIO VISO? Basta partecipare ai nostri corsi di self make-up, faremo capire come truccare il proprio viso valorizzandolo, quali sono i prodotti adatti e in che modo si usano… vi staremo accanto come guide mentre vi truccate. Se poi la passione va oltre potrete frequentare i nostri corsi per diventare professioniste. I corsi di trucco sono la mia vita… donare la mia arte a chi la ama, è la sicurezza che Rolè esisterà anche dopo di me… ed è per questo che non smetterò mai. MI HANNO ANCHE DETTO, PARLANDO DI TE, CHE FAI UN MASSAGGIO MOLTO PARTICOLARE…SONO CURIOSA, DI COSA SI TRATTA? Si. E’ il massaggio dell’anima cioè quello che sa arrivare là dove nessuno è mai arrivato… ha l’obiettivo di applicare la crema sul viso, rilassare la persona e trasmettere energia positiva… il resto è da provare ;-) QUANDO TRUCCHI SEI UN PO’ COME UN PITTORE CHE DIPINGE, E TU, CHE HAI LA CAPACITA DI MODIFICARE LA FISIONOMIA DI UN VOLTO, A QUALE DONNA MODELLO TI ISPIRI QUANDO TRUCCHI? COME DEVE ESSERE LA DONNA ROLE’? Io ho la capacità di trasformare ma solo per divertimento proprio quando voglio realizzare una maschera un trucco artistico ecc. Ma odio quando mi dicono che ho trasformato una persona. Lo vedo come una mancanza di rispetto nei riguardi della stessa, è come dire io ti cancello e ti rifaccio a modo mio… non abbiamo nessun diritto a fare questo. Il nostro compito è interpretare la bellezza naturale di una persona perchè la bellezza è quella che piace non quella che impongono nei media ossia: per Rolè non esiste donna brutta alla quale cancellare i connotati e trasformarla… ricordo a tutti NOI NON SIAMO APPLICATORI DI MASCHERE… MA SIAMO DEGLI INTERPRETATORI DELLA BELLEZZA. Come ho anticipato prima, la donna Rolè deve avere 5 cose + 1: 1 Femminilità 2 Raffinatezza 3 Eleganza 4 Sensualità 5 Dolcezza +1 ---BELLA DENTRO PER ESSERE BELLA FUORI…

18 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


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