Lameziaenonsolo dicembre 2015 giovanna villella

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Lameziaenonsolo incontra

Giovanna Villella Nella Fragale

Questo mese la nostra attenzione è tutta per Giovanna Villella, donna dai molteplici interessi, sempre in movimento, insomma un autentico vulcano. Non v’è argomento del quale non si possa parlare con lei, che si tratti dello spread o di ruzzle lei ha sempre la risposta pronta, ma non una risposta superficiale, è capace di affrontare e trattare l’argomento diffusamene e con dovizia di particolari. A lei quindi la parola … Giovanna, tu sei prima di tutto un’insegnante: quanto conta questa tua formazione nei molteplici impegni di lavoro e non che hai? Ho scelto di fare questo lavoro. E ho avuto la fortuna di scegliere anche tutto il resto. Ho sempre creduto al valore dello studio e allo studio come valore e nel mio percorso scolastico ho avuto degli insegnanti eccezionali – a cominciare dalla mia maestra Dora Paola Tomaino, senza dimenticare i miei professori del Liceo Scientifico Serenella Mastroianni, Italo Leone, Antonio Bagnato, Vincenzina Purri e Leonardo Ariosto – che mi hanno trasmesso l’amore per il sapere e che credo siano stati ampiamente ricambiati dalla mia passione e dal mio impegno. L’esperienza universitaria è stata fondamentale nella mia formazione perché mi ha dato modo di studiare e approfondire quelle che erano le mie naturali inclinazioni. Sono laureata in lingue con una tesi in inglese sul teatro di Patrick White, premio Nobel australiano per la letteratura e insegno inglese e francese. Tuttavia, grazie alla mia collaborazione con la Cooperativa sociale Inrete, di cui sono socia fondatrice, ho avuto modo di acquisire una serie di competenze trasversali nel settore del management culturale con particolare riferimento all’organizzazione, alla comunicazione e alla logistica di eventi; ho collaborato in qualità di web writer alla redazione di testi, editing, popolamento contenuti, traduzione in lingua inglese e francese e come copywriter nel settore marketing e comunicazione per la creazione di campagne pubblicitarie e brand identity e mi occupo di critica teatrale e letteraria. Sei una persona eclettica e dallo spiccato gusto estetico. Lo si nota sia quando lavori, e mi riferisco alle conferenze , dibattiti e quant’altro, che ti vedono affrontare con naturalezza qualsiasi argomento, sia nella scelta dei vestiti che indossi, degli accessori. Hai dei riferimenti artistici particolari

nelle tue scelte? Libertà e curiosità, sono questi i miei riferimenti. Sono una persona curiosa, nel senso della “curiositas” intesa come sete di conoscenza, come elemento per andare oltre alla quotidianità e al nozionismo. Questo mi ha spinta ad intraprendere sempre cose nuove, ad allargare i confini del sapere, a “sfidarmi”, giorno dopo giorno e mi ha resa una persona libera. Libera soprattutto di operare delle scelte nel rispetto delle mie attitudini e delle mie competenze. Per quanto riguarda abiti e accessori, non mi ritengo una fashion victim perché come diceva qualcuno “la moda passa, lo stile resta”. Certo adoro i vestiti, sono una “accumulatrice seriale” di scarpe e di accessori, mi piace vestire bene e adattare l’abito alle occasioni. Chi fa un lavoro come il mio, a contatto con il pubblico, ha il dovere di rispettare gli altri e di curare la propria persona. Parliamo dell’insegnamento, ti soddisfa il rapporto che c’è oggi fra insegnante ed alunno? Mi soddisfa il mio rapporto con i miei alunni perché amo il mio lavoro e perché credo che la didattica sia, innanzitutto, relazione. In una recente intervista, lo scrittore francese Daniel Pennac ha parlato degli “indimenticati” ovvero di quei professori che sanno fare la differenza nel percorso scolastico dei loro studenti perché capaci di trasmettere curiosità e conoscenza. Ha poi affermato che esistono due modi distinti di relazionarsi con la cultura. Alcune persone, i cosiddetti “guardiani del tempio”, pensano che il proprio bagaglio culturale costituisca una proprietà privata, da condividere unicamente con una cerchia ristretta di persone. Altre, i passeur, si vedono invece come vettori di cultura che vogliono condividere tutto ciò che imparano, che scoprono, che dà loro emozioni. Questo atteggiamento non è legato ad una idea di “possesso” della cultura quanto ad una idea di sana condivisione. È questo quello che io cerco di fare tutti i giorni con i mie ragazzi, creando un ambiente gradevole, stimolando la loro curiosità e motivandoli all’apprendimento. Noi educatori abbiamo una grande responsabilità sociale nei confronti dei giovani che andiamo a formare. Le nostre lezioni non possono e non devono essere circoscritte ad una mera trasmissione di nozioni o di formule grammaticali o matematiche ma devono essere articolate, argomentate, “ipertestuali”, capaci di

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incidere nella loro conoscenza e nella loro coscienza e di sviluppare il loro pensiero critico. Solo così potremmo formare cittadini consapevoli e liberi anche perché, come diceva François Rabelais “i ragazzi non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”. Hai accorgimenti da suggerire per “sbloccare” la crisi in cui la scuola sembra versare? Dimissioni del Governo Renzi. In alternativa, ritiro della Legge 107/2015 cosiddetta della Buona Scuola, sfiducia al ministro Giannini per manifesta incapacità e defenestramento del sottosegretario Faraone per conclamata “ignoranza” nell’accezione di “non conoscenza”. Come vedi il rapporto del web e della tecnologia in genere con lo studio, l’insegnamento, i professori, gli alunni? Pensi possa essere di supporto o pensi che contribuisca a fare studiare meno e peggio? Io sono una prof 2.0, nel senso che considero le nuove tecnologie un validissimo supporto didattico. L’introduzione e l’uso delle TIC soprattutto nell’insegnamento/ apprendimento di una lingua straniera ha cambiato completamente la metodologia didattica introducendo dimensioni e prospettive nuove: le pareti della classe sono state abbattute e il mondo è entrato in diretta nell’aula, offrendo accesso immediato a migliaia di documenti testuali, visivi, sonori, interattivi. La consultazione in tempo di reale di documenti autentici motiva fortemente l’alunno all’acquisizione di una competenza culturale in quanto i contenuti della disciplina diventano attuali, pertinenti e integrati in una prospettiva multidisciplinare e “planetaria”. In virtù delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie si può viaggiare “virtualmente” nel paese oggetto di studio, esplorandone i confini geografici, visitandone i musei, ascoltandone la lingua. L’uso della lavagna interattiva multimediale e delle risorse pedagogiche e didattiche, disponibili sul web, offrono la possibilità di imparare grazie ad esercizi interattivi che sollecitano lo spirito d’osservazione, la riflessione e la memoria. Inoltre, è importante sottolineare che le risorse multimediali, in virtù di alcune caratteristiche intrinseche quali la ripetitività, il feedback, la doppia percezione, favoriscono un apprendimento senza stress perché consentono agli studenti di ascoltare più volte, di esitare, di sbagliarsi e di ricominciare.

Pensi che un giorno la figura dell’insegnante sparirà e sarà sostituita da un computer? No. Chi opera nel mondo dell’istruzione da tempo è consapevole che l’attività didattica ha maggiore efficacia se l’educazione intenzionale va ad innestarsi su quella funzionale dell’alunno, sempre più immerso in un universo tecnologico. I ragazzi di oggi sono considerati “nativi digitali” e la scuola deve saper raccogliere la sfida imposta dallo sviluppo tecnologico, formando individui consapevoli, capaci di gestire l’eccesso di informazione e di agire all’interno di un sistema sempre più globale e complesso. Scopo della didattica tecnologica non è l’insegnamento della macchina o dell’informatica, ma l’uso creativo, ludico e critico del PC e degli strumenti tecnici. Il principio dell’attività di sperimentazione è che il computer sia un contenitore da riempire con dei contenuti simbolici e iconici. E visto che gli strumenti non sono mai mere tecnologie, anzi in molti casi, soprattutto nel medio e lungo periodo, essi hanno un impatto sociale sulla realtà simbolica e sulle nostre categorie mentali, diventa fondamentale e insostituibile la figura del docente in qualità di guida, di mediatore e di filtro. So che hai avuto un posto di ruolo lontano da Lamezia, la cosa ti spaventa o ne sei felice? Sono oltremodo indignata. Non perché non sia contenta di aver ottenuto l’immissione in ruolo – che tra l’altro aspettavo da anni visto che era stato accolto il mio ricorso alla Corte europea per la stabilizzazione dei precari – ma perché è stato un algoritmo a decidere della mia vita e della vita di altre migliaia di docenti che si sono trovati sradicati da un giorno all’altro. Io avevo scelto di rimanere in Calabria, se avessi voluto sarei andata via già tanti anni fa, e occasioni ne ho avute tante. Ma sono rimasta nella mia terra. Certo una terra difficile, dove non è riconosciuto il merito, dove devi sgobbare dieci volte di più che in qualsiasi altro luogo per dimostrare quanto vali. Eppure io avevo deciso di rimanere qui. Senza esitazione. Adesso un algoritmo ha deciso che dovrò andare via… Crocefisso sì, crocefisso no, festività religiose sì, festività religiose no, insomma scuola laica per rispettare le religioni di tutti. Tu che ne pensi di questa diatriba che oramai è all’ordine del giorno, perché saltano fuori, come funghi, insegnanti/genitori/dirigenti, che dopo ogni attentato, vogliono fare sparire la religione dalla scuola? Ma perché si devono periodicamente

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mettere in discussione le radici cristiane del nostro Paese? Il crocefisso fa parte del nostro universo simbolico di cattolici cristiani. E perché il mondo musulmano moderato non si è indignato quando l’Isis ha crocefisso delle presunte spie siriane o quando ha pubblicato un documento nel quale sono dettagliatamente elencati i reati e le pene che contemplano, oltre alla crocifissione, la lapidazione e il taglio di gambe e mani? Il Natale, poi, è una festa riconosciuta dalla nostra Repubblica con la Legge n. 260 del 27 maggio 1949 che detta le disposizioni in materia di ricorrenze festive, come ha recentemente ricordato in un interessante articolo sul suo blog il giornalista Antonio Socci. Ovviamente, se le attività didattiche sono sospese e si va in vacanza per 15 giorni, si dovrà pur spiegare che si celebra la nascita di Gesù Bambino e non il solstizio d’inverno e magari anche che la nostra tradizione del presepe, che è simbolo di pace, nasce dal desiderio di San Francesco d’Assisi - patrono d’Italia - di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di Betlemme coinvolgendo il popolo nella rievocazione che ebbe luogo a Greccio la notte di Natale del 1223. Certo, secondo il nostro dettato costituzionale la scuola pubblica italiana è laica e plurale, una scuola di tutti e per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di genere, di religione quindi sarebbe auspicabile che l’ora di religione si trasformasse nell’ora di “storia delle religioni” come elemento fondamentale per la crescita culturale e civile delle giovani generazioni anche nell’ottica della multiculturalità che stiamo vivendo. Ma è stato forse proibito ai tanti musulmani, che vivono anche nella nostra città, di celebrare il Ramadan o la Festa dell’agnello? O alle donne di indossare il velo? A Roma, centro universale della Cristianità, non sorge forse il maggior edificio di culto islamico d’Europa costruito da Paolo Portoghesi? È una polemica strumentale sostenuta e amplificata dai mass media ogni volta che succede un evento drammatico che sconvolge le coscienze. Come abbiamo detto tu sei una insegnante come è nato il tuo amore verso il Teatro? Sono cresciuta con un nonno meraviglioso che mi ha educata alla cultura “orale”, all’amore per la musica lirica, per il teatro di Eduardo, per i film di Totò e per gli sceneggiati in bianco e nero trasmessi da RAI 1. Ricordo con nostalgia “La cittadella”, “E le stelle stanno a guardare”, “I Miserabili”, “Il conte di Montecristo”. Ricordo il mio primo abbonamento al Teatro Grandinetti nei primi anni ’80 e l’amore incondizionato che ho avuto fin dal primo istante in cui

ho messo piede nel foyer. Durante gli studi universitari, a Cosenza, grazie agli insegnamenti di due docenti eccezionali Maurizio Grandi - prematuramente scomparso - e Orio Caldiron, ho avuto modo di approfondire questa mia passione. Come dimenticare la lectio magistralis di Dario Fo e il suo “Mistero buffo” andato in scena al Citrigno o l’incontro con il poeta Gregory Corso che mi fece dono di una sua poesia dedicata alla sua “nonna delle caverne”? Terminati gli studi, ho incontrato il prof. Antonio Panzarella, direttore artistico della Stagione teatrale di Lamezia e da lì è nata una collaborazione strettissima non solo per il teatro di prosa, ma anche per “Luci sulla città”, la rassegna estiva di musica, cinema e teatro realizzata a Lamezia a piazza Bovio nel periodo in cui il nostro comune era governato dalla terna commissariale e poi il progetto “Castellaria” con una serie di eventi nei castelli più belli della Calabria tra cui il nostro Castello Normanno-Svevo. Poi, nel 2006 è iniziato il progetto Lamezia Summertime promosso dal Comune di Lamezia Terme in collaborazione con Arci e Canterini Nicastresi e finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito del POR Calabria 2011/2013. Un progetto articolato in tre sezioni: la rassegna di Cinema e Cinema (che fino al 2011 è stata realizzata nel Castello Normanno-Svevo di S. Teodoro), il Festival Internazionale di Danze Folkloriche “Gente con Gente” e “TeatrOltre: Vetrina di Teatro Ragazzi”. All’interno del progetto, ho sempre collaborato alla stesura e alla programmazione e, ho ricoperto il ruolo di responsabile della comunicazione per la sezione cinema e teatro. Per tornare al teatro di prosa, nel 2009 è subentrata la nuova direttrice artistica Angela Dal Piaz, la stagione è stata “trasferita” al Teatro Franco Costabile di Sambiase ed io ho continuato a collaborare con la direzione artistica occupandomi della segretaria artistica e organizzativa dell’intera stagione. Sempre nel 2009 è iniziata anche la mia collaborazione con il Magna Graecia Teatro Festival, organizzato dalla Regione Calabria e dal Comune di Lamezia Terme in qualità di comune capofila, che ha avuto prima la direzione artistica di Giancarlo Zanetti, poi quella di Angela Spocci e, nel triennio 2011-2013, quella di Giorgio Albertazzi. Meravigliosa occasione per far rivivere l’Abbazia Benedettina di S. Eufemia, che è stata riaperta questa estate in occasione del Lamezia Summertime 2015. Hai mai pensato di fare l’attrice? Ma no! Non mi riconosco talento alcuno. Ho sempre preferito stare dall’altra parte e occuparmi, per esempio, di

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critica. Mi piace osservare, scrutare, fare supposizioni, lavorare sulla scrittura e sulle interpretazioni dei personaggi. Probabilmente avrei fatto la sceneggiatrice o la regista… in un’altra vita. Non solo insegnante, non solo organizzatrice di spettacoli teatrali, ma anche erudita sulla storia locale tanto da essere richiesta come “cicerone” per gruppi di particolare importanza, ce ne vuoi parlare? È una delle mie attività preferite, ma anche un privilegio. Ho iniziato nel 2003 quando, grazie alla caparbietà del compianto commissario Paolo Pirrone, scomparso da qualche mese, fu aperto per la prima volta il Castello Normanno-Svevo alla città ed io ebbi il privilegio, appunto, di accompagnare i visitatori nel primo giro turistico “ufficiale”. Fu una festa per tutti. Ricordo ancora l’emozione, la curiosità, il piacere di poter entrare in un luogo che per anni era stato visto come un miraggio. Ovviamente, a parte la mia personale passione dovuta ad un legame familiare e affettivo con quel luogo, ero stata debitamente preparata dalla professoressa Vincenzina Purri che ho sempre seguito fin dagli anni del liceo. Poi avevo letto, studiato, mi ero documentata… e continuo a farlo. Se si vuole bene alla propria città non si può prescindere dal conoscerne la storia e aver cura di quei luoghi che costituiscono il nostro legame con il passato. Abbiamo un patrimonio archeologico e ambientale che potrebbe essere la nostra salvezza e la nostra ricchezza ma, ad oggi, non siamo stati in grado di valorizzarlo e di farlo fruttare. Questo mi provoca rabbia e rammarico, ecco perché ogni volta che si presenta l’occasione io sono felice di poter fare da cicerone e svelare il volto bello di Lamezia attraverso una “passeggiata nella storia”. E del tuo rapporto con i libri? Mi piace pensare di essere “nata sotto il segno del libro”. Giusto per rubare una felice espressione alla mia cara amica Ippolita. Adoro i libri, mi nutro di libri, la mia casa è piena di libri, generalmente in ordine sparso, raramente allineati sugli scaffali delle librerie. Detesto le case senza libri con quelle pareti bianche, asettiche, anonime, perfette, prive di quel colore e di quel calore che solo i libri sanno dare. Ma che cos’è un libro? Per me, ancor prima di essere un contenitore di parole, un libro è una forma interiore che prende magicamente vita appena viene aperto e sfogliato per diventare esperienza sensoriale… l’odore, la sensazione tattile, i caratteri

tipografici e trasformarsi poi in emozione. Umberto Eco diceva che “si apprende anche con i polpastrelli”… I libri sono amici, complici, compagni di viaggio o di solitudine. Uno strumento antico eppure modernissimo nonostante l’avvento dell’E-book, comunque utilissimo per la consultazione e per la velocità con cui vengono scaricati i testi ma non sufficiente a soppiantare tutto l’insieme di sensazioni intellettuali e fisiche che un libro in versione cartacea sa dare. E poi leggere rende liberi, non dimentichiamo che in latino, libro e libero hanno la stessa radice. Tuttavia rivendico una “lettura responsabile” e rifacendomi al decalogo del lettore di Daniel Pennac condivido e sottoscrivo i “diritti del lettore” soprattutto il diritto di non leggere… le opere para- pseudo -letterarie che affollano le librerie; il diritto di non finire un libro…appena ti accorgi che del libro ha solo la forma; il diritto al bovarismo… anche perché in questa nostra società così pratica e materiale, una piccola fuga dalla realtà, un esercizio di fantasia è ciò che serve per non inaridirsi; il diritto di leggere ovunque… soprattutto quando si prospettano noiose conversazioni con conoscenti curiosi; il diritto di “rubacchiare”… il tempo, che non basta mai; il diritto di leggere ad alta voce… esercizio consigliato per chi vuole imparare ad “ascoltarsi”, specie se avvezzo a parlare in pubblico; il diritto di tacere… nel senso che la lettura di alcuni libri può anche essere una esperienza intima che si può non aver voglia di condividere. In questi ultimi tempi si parla molto di Cultura, anche l’altra sera a Teatro il nostro Sindaco ha ribadito il concetta della sua importanza, come vedi lo stato della cultura in Italia? Un problema annoso. Se l’Italia avesse avuto la volontà di investire in cultura a quest’ora avremmo risolto il problema del debito pubblico, della disoccupazione giovanile e via dicendo. Ma il nostro Paese è storicamente quello che continua a investire di meno tra i paesi europei anche se adesso pare ci sia una inversione di tendenza. Ma i frutti si vedranno a lungo termine in quanto il Paese manca di una politica culturale seria o meglio di una “visione” e finora ci sono stati i soliti annunci a favore di telecamera. Un sovraccarico di narrazioni e di rappresentazioni esterne, di slide e di slogan, segni distintivi del nostro logorroico premier. In merito alla nostra città, per quanto siano condivisibili le parole del nostro Sindaco, non dimentichiamo che le casse comunali sono praticamente azzerate e tutto quello che si sta facendo lo dobbiamo alla buona volontà di associazioni culturali che

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stanno investendo in proprio. Però ritengo fondamentale per il rilancio di Lamezia Terme che si cominci a pianificare una programmazione culturale organica e strutturata - in stretta sinergia con una politica turistica e di marketing territoriale - basata sulla conoscenza del territorio e dei suoi bisogni, sulla riflessione, sulla elaborazione teorica e sull’intercettazione di bandi di progettazione europei. Basta con l’improvvisazione e con gli eventi spot. Alla base di una cultura c’è sempre una società e la società trova la sua essenza nella cultura che si è data. Tu, che pur essendo giovane hai un lavoro e molteplici interessi, cosa suggeriresti ai giovani di oggi per realizzarsi personalmente e professionalmente? Andate via, se potete. L’Italia non è un paese per giovani. Però studiate, imparate le lingue, fate esperienza. Per dirla con un verso di un poeta lametino, Pasqualino Bongiovanni, che io ammiro molto “noi oggi/ siamo gemme da innesto/ capaci di dare buoni frutti/ anche con altre radici/ e su altri rami.” Poi tornate. Ma solo quando l’Italia sarà un paese migliore in grado di garantire ai suoi giovani un progetto di istruzione solido e accessibile a tutti e un futuro reale e non una “paghetta di Stato” da 500 euro. Sei vegetariana, non vegan, come mai questa scelta? Semplicemente non amo né la carne né il pesce. Preferisco i frutti della terra e adoro la pasta e la pizza. L’amore che posto ha nella vita di Giovanna? Il medesimo posto che occupano i desideri, i sogni e le illusioni. Che cosa ti emoziona? Il mare d’inverno, una tenerezza, le piccole attenzioni, il ricordo di mia nonna, una vecchia canzone, i successi delle persone a me care, un regalo inatteso, un bel libro. Come affronti questa vita così frenetica? Con entusiasmo e passione. In inglese mi definirebbero una workaholic cioè lavoro-dipendente. Ma a me il lavoro dà energia e benessere psichico. Se ami ciò che fai non senti il peso della fatica. Il tempo speso nello studio è tempo investito bene. E poi mi piace “diversificare” gli investimenti intellettuali. La routine mi annoia e la noia uccide la creatività e la vivacità di pensiero. Condivido appieno il concetto di “ozio creativo” elaborato dal sociologo Domenico De Masi ovvero la perdita di confini tra lavoro, studio e gioco tipica della società post-industriale nella quale la creatività predomina sulla

manualità generando una situazione in cui si lavora senza accorgersi di farlo. Va da sé che questo concetto non può essere applicabile tout court e, spesso, è difficile conciliare l’otium ovvero un’occupazione rivolta soprattutto alla ricerca del piacere intellettuale con il negotium basato sulla necessità (e non sulla scelta) di svolgere un lavoro che non appaga ma è necessario per sopravvivere. “Un grande divertimento nella vita è fare le cose che gli altri dicono che non puoi fare”, è un motto di Walter Bagehot, trovi che ti si addica? Sì, alla perfezione. Anche se di Bagehot preferisco quella dedicata ad un certo universo maschile “Gli uomini che non cercano di sedurre le donne sono destinati ad essere vittime di donne che cercano di sedurli”. La trovo illuminante! E concludiamo con una richiesta alla Marzullo: la domanda che non ti ho fatto e che avresti voluto ti facessi? La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere la vita? No, sto scherzando. In realtà non saprei… o forse sì. Quale sarebbe, in questo momento della tua vita, la scelta più difficile? Partire. Sì, partire non per scelta ma per ricatto. È una forma di coercizione inaccettabile per un paese libero. Perché non potrei continuare a svolgere il mio lavoro nella mia regione? Ancora una volta il Sud si sta svuotando di quelle energie che sarebbero indispensabili per il suo rilancio. Ancora una volta si sta privando di menti che potrebbero determinare quel cambio di rotta necessario al suo riscatto. Ma ancora una volta, mi rendo conto, con amarezza, che il “Sud è niente” . Al solito, dopo l’intervista c’è il commento finale, direi che dalle risposte, seppure riguardanti la sua vita, traspaia la forte personalità di Giovanna, le foto dicono il resto. Presto, per lavoro, dovrà lasciare il suo Sud, ne soffre ma, sono certa, saprà trovare il modo per sconvolgere l’ordine delle cose e far sì di essere, comunque presente ancora qui con noi oppure di ricreare, intorno a sé l’ambiente che le è più consono, fatto di cultura, di spettacoli, di vita vissuta non all’insegna del rimpianto. Abbiamo citato molti autori, un ultimo, per l’adagio finale che, a mio avviso, le si confà, è di Robin Norwood, tratto da “Donne che amano troppo”: Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire.

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La Ricerca Telematica dei Beni da Pignorare ex art. 492 bis cpc In data 26 novembre 2015 si è tenuto il consueto appuntamento mensile con il Caffè Giuridico organizzato dalla sezione AIGA di Lamezia Terme, presso i locali del Cafè Retrò di Lamezia Terme. Dopo l’apertura dell’incontro con i saluti da parte sia del Presidente dell’Associazione Avv. Andrea Parisi sia da parte del Presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Lamezia Terme Avv. Antonello Bevilacqua, la relazione tenuta a cura della Dott. ssa Roberta Raffaele ha riguardato un argomento di grande e rilevante attualità: la ricerca telematica dei beni da pignorare ex art. 492 bis cpc La legge 10 novembre 2014 n. 162 ha istituito la rivoluzionaria procedura telematica dei beni introducendo l’art. 492 bis cpc rubricato “ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare”: una nuova forma di ricerca dei beni che si distingue radicalmente dalla precedente formulazione. Il legislatore ha collocato la ricerca dei beni in un momento antecedente al pignoramento, originata allo scopo di costituire un valido strumento nelle mani del creditore al fine di rendere più efficiente ed efficace l’azione esecutiva. La ricerca dei beni diviene, così, uno strumento funzionale a consentire al creditore che abbia formulato la domanda di tutela esecutiva di individuare il possibile oggetto dell’espropriazione da promuovere, se sarà possibile individuare beni mobili o crediti del debitore da sottoporre ad esecuzione. Tale domanda oltre a costituire una assoluta novità nel sistema del processo esecutivo è caratterizzata dall’avere un contenuto indeterminato poiché si traduce in una richiesta con cui il creditore, che ha interesse ad agire esecutivamente nei confronti del proprio debitore, invoca l’avvio del processo esecutivo a condizione che tale avvio sia possibile grazie alla individuazione del compendio da pignorare, all’esito delle ricerche autorizzate dal Presidente del Tribunale o da un giudice da lui delegato del Tribunale del luogo ove il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, al fine di essere autorizzato alla ricerca. L’istanza deve contenere l’indicazione dell’indirizzo di posta elet-

tronica ordinaria e il numero di fax del difensore, l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata al fine di ricevere la dichiarazione del terzo nel pignoramento presso terzi. Inoltre, l’art. 13 co.1 quinquies D.P.R. 30 maggio 2002 n.115 in materia di spese di giustizia, stabilisce la misura del contributo unificato da versare contestualmente alla presentazione dell’istanza di autorizzazione alla ricerca dei beni che è di 43 euro. È evidente infatti che il pagamento del contributo unificato sia funzionale allo svolgimento del procedimento di ricerca dei beni. L’istanza ex art. 492 bis co. 1 cpc presenta diverse peculiarità che rendono il procedimento in esame del tutto nuovo: l’istanza proposta dal creditore, non è rivolta direttamente all’ufficiale giudiziario, come previsto invece dal codice di rito, ma è diretta ad un organo giurisdizionale, il Presidente del Tribunale o un giudice delegato che è chiamato ad una valutazione preventiva circa la sussistenza del diritto del creditore a procedere esecutivamente. Come è noto, quando il creditore intende esercitare l’azione esecutiva, chiede all’ufficiale giudiziario, prima di eseguire il pignoramento, di verificare, attraverso l’esame del titolo esecutivo, la sussistenza del diritto del creditore a procedere in via esecutiva e a rifiutare di procedere in caso di riscontro negativo. Il legislatore del 2014 ha ritenuto, invece, nel caso in cui l’espropriazione forzata debba avvenire previo esame delle banche dati, che la domanda del creditore debba essere autorizzata dal Presidente del Tribunale o da un giudice da lui delegato, cui è rimesso il compito di verificare la sussistenza del diritto del creditore procedente esecutivamente: la ragione di tale scelta è piuttosto evidente se si considera che la ricerca nelle banche dati costituisce una forma di intromissione nella privacy che si giustifica esclusivamente nei casi in cui il soggetto che la subisce abbia omesso di adempiere ad una obbligazione la cui esistenza è cristallizzata in un titolo esecutivo. L’istanza non può essere proposta prima che sia decorso il termine indicato nel precetto entro cui l’obbligato può adempiere spontaneamente e in goni caso non prima che sia decorsi dieci giorni

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dalla notificazione di esso: dal tenore della norma è evidente che l’istanza deve essere preceduta dalla notifica del precetto: detta regola è stata inserita al primo comma dell’art. 492 bis cpc ad opera del d.l. n. 83 del 2015 convertito in Legge 6 agosto 2015 n. 132 Tuttavia la norma precisa che, se vi è pericolo nel ritardo la ricerca telematica può essere autorizzata prima della notificazione del precetto; questo dovrà poi essere trasmesso all’ufficiale giudiziario prima che si proceda al pignoramento. L’istanza ex art 492 bis, non reca una preventiva scelta del creditore circa la forma espropriativa da promuovere. Poiché detta istanza è funzionale ad una ricerca dall’esito incerto il creditore chiede la tutela esecutiva in forma generica rimettendo all’ufficiale giudiziario, che dovrà sottoporre ad esecuzione i beni individuati a seguito della consultazione delle banche dati, la scelta del modello legale da utilizzare in rapporto al bene individuato. Peraltro, la genericità della domanda di tutela esecutiva esclude che si possa individuare preliminarmente il Tribunale competente per l’espropriazione e che l’individuazione del Tribunale al quale rivolgere l’istanza possa essere effettuata con riferimento alla competenza per la futura procedura espropriativa. Deve infine rilevarsi che con tale istanza si introduce una domanda esecutiva che può dar luogo esclusivamente ad una espropriazione mobiliare presso il debitore ovvero presso terzi atteso che il legislatore non contempla l’ipotesi che la ricerca abbia luogo presso le Conservatorie dei registri immobiliari e possa perciò condurre alla instaurazione di una espropriazione di beni immobili. Tale scelta è pienamente coerente se si considera che la ricerca del patrimonio immobiliare del debitore è possibile senza alcuna autorizzazione potendo essere compiuta attraverso la consultazione di banche dati accessibili a chiunque. Quanto sin qui esposto circa la natura e la forma dell’istanza introduttiva consente di affermare che, ove la stessa non sia stata sottoscritta dal difensore del creditore, possa ritenersi affetta da nullità insanabile e debba essere rigettata. Ed infatti secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, l’atto introduttivo della procedura esecutiva, pignoramento immobiliare o presso terzi, che sia stato redatto dal creditore senza il patrocinio del difensore è affetto da vizio rilevabile ad istanza degli interessati ovvero d’ufficio in ogni stato e grado del processo. La formulazione dell’art. 492 bis cpc è infatti chiara nel prescrivere l’assistenza del difensore: una scelta coerente al fatto che la ricerca dei beni prelude ad una espropriazione di cui non è preventivamente individuato l’oggetto. Come avviene l’individuazione delle banche dati e le modalità d’accesso a cura dell’ufficiale giudiziario ovvero del creditore istante.

L’art. 492 bis co 2 cpc consente l’accesso dell’ufficiale giudiziario alle banche dati delle pubbliche amministrazioni o alle banche dati cui le p.a. possono accedere. Sono individuate solo le principali banche dati cui sarà possibile accedere indicando tra queste l’anagrafe tributaria, compreso l’archivio dei rapporti finanziari (archivio dei dati obbligatoriamente comunicati all’anagrafe tributaria da enti pubblici, aziende, banche ed altri soggetti), le banche dati degli uffici previdenziali, il pubblico registro automobilistico, mentre per il resto rinvia alla determinazione del Ministero della Giustizia. Anche l’introduzione dell’art. 155 quater disp att cpc ha creato non pochi dubbi interpretativi sulla concreta utilizzabilità dell’istituto. Questa disposizione infatti, prevedeva che casi, limiti e modalità di esercizio della facoltà di accesso alle banche dati - sia per il tramite dell’ufficiale giudiziario che direttamente per mezzo dei gestori delle stesse - dovevano essere individuati con decreto del Ministero della Giustizia. Ed invero, il legislatore del 2015 ha quasi interamente riformulato l’art. 155 quater disp. att. cpc, stabilendo che con decreto ministeriale le pubbliche amministrazioni che gestiscono le banche dati per la ricerca telematica dei beni da pignorare, mettono a disposizione degli ufficiali giudiziari gli accessi tramite collegamento telematico diretto o mediante richiesta al titolare dei dati, a titolo gratuito, specificando le modalità di trattamento, di conservazione dei dati acquisiti e le cautele a tutela della riservatezza dei debitori. Ed ancora, l’art. 155 quinquies disp. att. cpc detta nel contempo una disciplina finalizzata a non pregiudicare il diritto del creditore a ricercare i beni del suo debitore. Più precisamente, sino all’entrata in vigore di tale decreto e comunque in ogni caso in cui l’ufficiale giudiziario non disponga delle strutture tecnologiche funzionanti per procedere in via telematica (informatizzazione uffici UNEP) alla interrogazione delle banche dati, la ricerca dei beni può essere condotta direttamente dal creditore istante che con l’autorizzazione ex art. 492 bis cpc può richiedere ai gestori delle banche dati della p.a. le informazioni cui dispongano, finalizzate ad individuare i beni del proprio debitore, con la particolarità che l’accesso alle banche dati verrà realizzato mediante una richiesta non telematica del creditore ai loro rispettivi gestori. Va, comunque, chiarito che, nel caso in cui la ricerca avvenga in via non telematica e per il tramite del creditore, sarà il creditore a dover fornire all’ufficiale giudiziario, la documentazione recante la risposta dei gestori della banche dati onde consentire a quest’ultimo di procedere. Così in mancanza dei decreti attuativi, si era posta in giurisprudenza la questione se l’autorizzazione all’accesso alle banche dati tramite i gestori poteva essere concessa o meno. Si segnalano al

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riguardo due contrapposti orientamenti: Orientamento negativo: in assenza di decreti attuativi non è possibile procedere alla ricerca telematica dei beni del debitore per l’ipotesi in cui sia il creditore autorizzato a rivolgersi ai gestori delle banche dati. In senso contrario, non si comprenderebbe a che fine siano stati previsti i decreti attuativi, se non appunto per modulare la concreta operatività della richiesta di informative telematiche (Tribunale di Novara, ordinanza del 29.1.2015). Orientamento positivo: nessun decreto attuativo deve essere emanato per l’ipotesi in cui sia il creditore autorizzato a rivolgersi ai gestori delle banche dati. In tal caso, infatti, l’autorizzazione non prevede un accesso diretto alle banche dati da parte del creditore, ma consente unicamente di richiedere ai gestori delle banche dati stesse le informazioni relative al debitore, così che le relative interrogazioni sono effettuate dai gestori medesimi (Tribunale di Mantova, ordinanza del 17.3.2015): i decreti ministeriali sono necessari a regolamentare le modalità di accesso alle banche dati da parte degli ufficiali giudiziari e non invece nel caso in cui il creditore venga autorizzato a rivolgersi direttamente ai gestori delle banche dati stesse. In conclusione, con la riforma del 2015, le p.a. che gestiscono banche dati contenenti informazioni utili ai fini della ricerca, mettono a disposizione degli ufficiali giudiziari gli accessi, su richiesta del ministero, che saranno consentiti previa stipulazione di una convenzione finalizzata alla fruibilità informatica dei dati: il ministero pubblica sul portale dei servizi telematici l’elenco delle banche dati per le quali è operativo l’accesso da parte dell’ufficiale giudiziario, in attesa che siano definiti dall’agenzia per l’Italia digitale gli standard di comunicazione e le regole tecniche necessarie cui le p.a. devono uniformarsi. Fino a quel momento, i creditori non potranno avvalersi dei nuovi strumenti per la ricerca dei beni del debitore. Le operazioni di ricerca e le eventuali notizie acquisite sono descritte dall’ufficiale giudiziario in un processo verbale. Se le operazioni di ricerca hanno esito negativo perché l’interrogazione non ha consentito di individuare beni utilmente pignorabili, esse sono assimilabili ad un pignoramento negativo per cui le spese sostenute dal creditore istante, ivi comprese quelle di precetto, restano a suo carico. Se le operazioni di ricerca hanno un esito positivo l’ufficiale giudiziario procede, invece, alle operazioni di cui all’art. 492 bis co. 3, 4 e 5 cpc.: se la ricerca ha consentito di individuare cose mobili appartenenti al debitore, l’ufficiale giudiziario, acquisito il provvedimento del Presidente del Tribunale, esaminati titolo esecutivo e precetto, se territorialmente competente, accede ai luoghi in cui esse si trovano e provvede d’ufficio agli adempimenti previsti: in-

dividua il bene, procede alla sua stima ed assume i provvedimenti inerenti la custodia (in tale ipotesi, l’ufficiale giudiziario non può sottoporre ad esecuzione un bene diverso da quello identificato attraverso l’accesso alle banche dati). Infine, se la ricerca dei beni ha consentito di individuare crediti ovvero cose mobili appartenenti al debitore che sono in possesso di terzi, l’ufficiale giudiziario procede alla compilazione di un atto che tiene luogo del pignoramento presso terzi. L’ufficiale giudiziario, anche quando procede ex art. 492 bis co. 3, deve formulare l’ingiunzione rivolta al debitore e redigere il processo verbale recante la descrizione delle attività poste in essere: ciò determina la pendenza del processo esecutivo. Ove tuttavia l’ufficiale giudiziario non rinvenga nei luoghi appartenenti al debitore il bene mobile risultante dalle banche dati redige processo verbale negativo che è a tutti gli effetti assimilabile ad un pignoramento senza esito. In presenza di una espropriazione mancata l’ufficiale giudiziario dovrà quindi “intimare al debitore di indicare entro quindici giorni il luogo in cui il bene si trova avvertendolo che l’omessa o falsa comunicazione è punita a norma dell’art. 388 sesto comma in conformità all’art. 492 bis co. 4: l’ufficiale giudiziario, quando rivolge al debitore l’interpello invitandolo ad indicare altri beni utilmente pignorabili, lo avverte delle sanzioni penali previste per l’omessa o falsa dichiarazione. L’intimazione al debitore deve essere formalizzata in sua presenza. Più precisamente l’art. 492 bis co. 5 cpc stabilisce che l’ufficiale giudiziario completa il processo verbale che reca la descrizione delle operazioni di ricerca da lui compiute presso le banche dati indicando il credito azionato dal creditore istante, il luogo in cui questi ha eletto il domicilio o dichiarato di essere residente ed il suo indirizzo di posta elettronica certificata, descrivendo il titolo esecutivo ed il precetto, formulando la ingiunzione al debitore e l’intimazione al terzo affinché quest’ultimo non disponga delle somme dovute. Il processo verbale integrato nei termini esposti, sulla base della documentazione che l’ufficiale giudiziario riceve con il provvedimento del Presidente del Tribunale che prescrive lo svolgimento delle attività di ricerca va notificato a sua cura al debitore nonché al terzo ai sensi dell’art. 149 bis cpc o a mezzo telefax. Al fine di tutelare la privacy del debitore che non può essere sacrificata se non nei limiti in cui ciò risulta assolutamente necessario, il processo verbale di ricerca completato dall’ufficiale giudiziario va trasmesso al terzo previa oscurazione dei dati sensibili non necessari che sono costituiti dalle notizie relative a crediti o cose mobili estranei alla sua posizione. Tuttavia il pignoramento è preceduto da una fase prodromica ulteriore nel caso in cui siano stati individuati una pluralità di beni e/o

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di crediti, disciplinata dal combinato disposto degli artt. 492 bis co. 6 e 7 cpc e 155 ter co. 2 disp att cpc . L’art. 492 bis co. 6 e 7 cpc si limita ad indicare che, quando l’accesso “ha consentito di individuare più crediti del debitore o più cose di quest’ultimo che sono nella disponibilità di terzi” ovvero “ ha consentito di individuare sia le cose di cui al terzo comma che crediti o cose di cui al quinto comma” l’ufficiale giudiziario sottopone ad esecuzione “ i beni scelti dal creditore”. Le modalità di scelta sono specificate nell’art. 155 ter co. 2: “nei casi di cui all’art. 492 bis sesto e settimo comma” e , dunque, quando la ricerca presso le banche dati ha consentito l’individuazione di plurimi beni mobili o crediti del debitore, l’ufficiale giudiziario “ comunica al creditore le banche dati interrogate e le informazioni dalle stesse risultanti a mezzo telefax o posta elettronica anche non certificata, dandone atto a verbale”. Il creditore nei dieci giorni successivi alla predetta comunicazione, a pena di inefficacia della “richiesta di pignoramento, dovrà indicare “all’ufficiale giudiziario i beni da sottoporre ad esecuzione”. Dalla lettura dei sopra citati articoli si desume che l’intervento del creditore è necessario solo quando occorra scegliere i beni da sottoporre ad esecuzione; di conseguenza, se l’interrogazione delle banche dati ha consentito di individuare un unico bene appartenente al debitore ovvero un unico credito vantato dal debitore nei confronti di un terzo, l’ufficiale giudiziario, procede d’ufficio, senza informare il creditore. In quest’ultimo caso l’ufficiale giudiziario deve tuttavia astenersi dal compimento degli atti esecutivi se gli elementi acquisiti consentono di ritenere che il bene individuato sia impignorabile. Per contro, ove all’esito delle attività di ricerca, risulti che il debitore abbia un patrimonio più ampio costituito da plurimi beni mobili o crediti, l’ufficiale giudiziario non potrà procedere all’espletamento delle operazioni, ma dovrà attendere l’ulteriore iniziativa processuale del creditore che avrà l’onere di precisare se l’esecuzione debba avere ad oggetto solo alcuni beni o crediti che la ricerca ha consentito di identificare: il ritardo o l’omissione nella scelta sono espressamente sanzionati con l’inefficacia della richiesta di pignoramento. (il creditore dichiara di non avere interesse all’espropriazione).

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Mensile di informazioni varie - anno 23° - n. 16 - DICEMBRE 2015 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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Fidapa Sezione di Lamezia Terme

Dall’io al noi

INTERVENIRE PER PREVENIRE. ROMPERE IL CICLO DELLA VIOLENZA E’ POSSIBILE Nel giorno, che l’ONU ha dedicato a contrastare o addirittura ad eliminare la violenza sulle donne, il 25 Novembre del 2015, nel Politeama “ Costabile” di Lamezia Terme, si è tenuto il “Convegno: “ DALL’IO AL NOI: INTERVENIRE PER PREVENIRE. ROMPERE IL CICLO DELLA VIOLENZA E’ POSSIBILE…”, organizzato da due associazioni, operanti sul territorio: La F.I.D.A.P.A. sez. di Lamezia Terme , che per Statuto ha come finalità, la valorizzazione della donna e nello specifico “Adoperarsi per rimuovere ogni forma di discriminazione a sfavore delle donne”; l’A.S.P.I.C (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità), sede territoriale Lamezia-Catanzaro, che per Statuto ha come finalità la ricerca, la formazione, l’applicazione e la divulgazione nell’ambito della psicologia, della psicoterapia e del counselling. Le autorità convenute nei saluti hanno brevemente puntualizzato il significato storico dell’evento e l’emergenza ed urgenza del problema nel tempo di oggi: tutti concordi sulla necessità d’intervenire in modo multimodale per contenere e arginare questo fenomeno criminale. Hanno preso la parola: l’on. Antonio Scalzo, consigliere regionale, in rappresentanza del presidente della Regione Calabria, on. Oliverio: nell’ esaltare la dignità della donna, madre, sorella figlia, ha guardato al futuro con un progetto regionale sull’ “Osservatorio antiviolenza”. Il sindaco, avv. Paolo Mascaro, ha riconosciuto il merito storico della prevenzione in questo ambito svolto dall’Associazionismo femminile, accanto alle Istituzioni. Altri interventi: Il dott. Giuseppe Pugliese, in rappresentanza del dott. Giuseppe Perri , direttore amministrativo dell’ASP, che si trovava fuori sede, la prof.ssa Marisa Fagà, già consigliera regionale delle Pari opportunità, Francesco De Sarro, presidente del Consiglio Comunale, l’ avv. Antonello Bevilacqua, presidente dell’Ordine degli avvocati. La prof. Angela De Sensi Frontera, prima d’iniziare i lavori del Convegno, ha chiesto ai presenti un minuto di silenzio con queste parole: “commossi rivolgiamo la nostra attenzione e pietà religiosa alle vittime recenti di tanta efferata violenza e ci auguriamo che i grandi della Terra, anziché pensare a come fare la guerra, pensino a quali percorsi intraprendere per costruire la pace”. E’ stato il giornalista Antonello Torchia a coordinare il Convegno e, in apertura dei lavori, ha presentato i relatori con un brevissimo curriculum, da cui è emersa la loro alta competenza ed esperienza professionali nel settore. L’introduzione al tema è stata opera della presidente, Angela De Sensi Frontera, la quale, avvalendosi della sua formazione ed esperienza in psicologia giuridica, dopo un breve excursus storico sull’evento criminale che ha dato origine alla giornata internazionale antiviolenza, (scelta dall’ONU nell’Assemblea del 17 Dicembre 1999 per ricordare l’uccisione delle tre sorelle Mirabal, avvenuta il 25 N0vembre del 1960) ha trattato brevemente i reati di stalking e femicidio, mettendo in evidenza come l’interesse protetto dall’Ordinamento Giuridico sia “la libertà morale”, oltre che “la vita”, a cui hanno

diritto uomini e donne fin dalla nascita. Si è soffermata poi sull’importanza storica della Convenzione del Consiglio d’Europa tenutasi a Istanbul l’ 11 maggio 2011, avente come scopo “ il raggiungimento dell’uguaglianza di genere de iure e de facto”, e quindi “proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica”(art.1). La convenzione e’ stata ratificata dal Parlamento Italiano con la Legge 27 giugno 2013,n.77. e ha determinato un aggravio delle pene in materia. La dott.ssa Maria Teresa Carè, presidente della sezione penale del Tribunale di Lamezia Terme, ha trattato “Le innovazioni legislative in materia di violenza di genere”. Con la sua lunga esperienza in ambito penale, come docente e come giudice, ha analizzato i vari tipi di reati di violenza di genere e ha messo in evidenza come solo con la legge 15 febbraio nel 1996 n.66 è avvenuta una significativa ristrutturazione normativa della materia con l’abolizione “dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume” e con la collocazione delle nuove norme a tutela della “libertà morale” nel Titolo del c.p. ”Dei delitti contro la persona”. Il presidente Caré ha poi preso in esame le innovazioni legislative, apportate dalla ratifica della Convenzione di Istanbul, la legge del 2013, che hanno determinato un inasprimento delle pene, con intento chiaramente repressivo. L’art. 282 quater, comma 1, della suddetta legge, tuttavia, prevede la possibilità di un trattamento dell’aggressore, che può comportare per il giudice un riesame delle misure cautelari e dei provvedimenti di restrizione delle pene. Isabel Fernandez, psicologa, psicoterapeuta, supervisore in psicoterapia nell’approccio EMDR , docente in psicotraumatologia, presidente europea dell’Associazione EMDR, ha affrontato l’arduo compito di dimostrare come “Rompere il ciclo della violenza è possibile…”. Ha inizialmente esaminato il fenomeno della violenza domestica e di genere in tutte le sue sfaccettature, nel suo carattere trasversale, transgenerazionale, nella dinamica di coppia. E’ poi, ancora, Come si verificano i traumi e si strutturano le patologie. Come aiutare la vittima, ma anche come intervenire sull’aggressore, alle prime manifestazioni d’aggressività, e dopo, ad evento avvenuto, affinché non si verifichino recidive. Come sia possibile disinnescare il ciclo della violenza con il trattamento EMDR, perfino il recupero dell’aggressore è possibile. Senza con questo scagionare il reo, anzi.. solo responsabilizzandolo al massimo, rendendolo consapevole del pericolo che rappresenta per sé e per gli altri, fino al punto da chiedere lui stesso la propria riabilitazione attraverso il trattamento. Ha messo in evidenza, inoltre, come il trattamento deve essere esteso ai familiari della vittima e ad ogni altra persona coinvolta e addirittura ad una inter comunità quando tocca la sensibilità collettiva. Tutte informazioni assolutamente nuove, di difficile comprensione per chi l’aggressore va solo punito e solo la vittima, se sopravvive, va aiutata. Gli altri sono tutti indenni. I traumi, invece, possono verificarsi anche nella persona che assiste alla

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violenza, come in chi è vicino alla vittima e ne subisce la malattia o la perdita definitiva. Bella la conclusione con un filmato dove alcuni fanciulli si trovano dinanzi ad una fanciulla e vengono invitati da una voce fuori campo ad accarezzarla , all’intimazione d’aggredirla si rifiutano categoricamente adducendo come motivo “il rispetto” che portano a lei e il rispetto che portano a se stessi…”No! Perché sono uomo”. Il dott. Domenico Mastroscusa, psicologo, psicoterapeuta, formatore in counselling, in psicologia clinica di Comunità, presidente dell’Aspic di Cosenza, ha trattato “Il counseling antiviolenza”; ha centrato la sua relazione prevalentemente su un aspetto molto importante del Convegno: dall’Io al Noi, mettendo in evidenza come in questo momento storico il processo naturale nell’evoluzione umana “ dall’io al noi “ non stia avvenendo secondo i parametri delle leggi psicofisiche, ma si assiste purtroppo ad una moratoria psicosociale, ad un Io che, per varie ragioni, fa fatica a diventare Noi. Assistiamo spesso ad un IO, chiuso in se stesso, immaturo, incapace di evolvere nella relazione con l’altro e a costituire una coppia funzionante. Il relatore, addentrandosi sempre più nel tema, ha analizzato le fasi dell’evoluzione della coppia e ha posto in evidenza come qualche volta il ciclo della coppia può essere perverso e pericoloso. Qui il counseling di prevenzione può essere utile, per aiutare ad individuare il problema, a fare comprendere la necessità anche di un trattamento di coppia sia per salvarne la funzionalità e quindi la famiglia sia per prevenire reazioni aberranti, lesive dell’altro o autolesive. Il counselling, che fornisce molteplici abilità nella relazione d’aiuto, come counseling antiviolenza, potrebbe essere utilizzato nella formazione degli operatori sociali dalle diverse professionalità, medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi, magistrati, forze dell’ordine che hanno a che fare con la vittima. Non solo, ma potrebbe permettere a professionisti dalla formazione e competenze diverse di co-costruire un linguaggio comune, una intesa culturale che sicuramente renderebbe efficace l’intervento riparativo sulla vittima. I centri antiviolenza, le case rifugio e Il codice rosa con il percorso rosa(bianca)sono gli strumenti antiviolenza che l’applicazione delle leggi attuative della Convenzione di Istanbul hanno prodotto come strumenti preventivi e riparativi. Il codice rosa è di recente istituzione nella provincia di Catanzaro, voluto dal prefetto Latella, dalla prof.ssa Elena Cinque, dalla dott.ssa Ermio, (in passato auspicato dalla prof.ssa Marisa Fagà), è stato sottoscritto presso la prefettura di Catanzaro l’11 Novembre 2015 dalle autorità giudiziarie, mediche, associazioni femminili tra cui la FIDAPA di Lamezia Terme. Nelle conclusioni la presidente Angela De Sensi Frontera, lei stessa psicoterapeuta e formata nell’applicazione dell’EMDR, ha voluto esaltare il valore inestimabile dell’essere umano, maschio o femmina che sia con queste parole “ Ogni essere umano rappresenta nella infinitudine silenziosa dell’Universo ” una traccia di vita” d’incommensurabile valore. E’ luce nel buio infinito, è pensiero, sentimenti, voce, parole, azioni. Storia, storia di vita, esistenza. A nessuno è permesso spezzarne il corso. E’ un bene troppo prezioso la vita per perderla senza averla ben vissuta con gli altri e in mezzo agli altri. A tutte le socie e alle donne presenti la Fidapa, sez.di Lamezia Terme, ha offerto una rosa bianca simbolo dell’antiviolenza di genere. Il Convegno è stato realizzato con il patrocinio gratuito della Regione Calabria, Comune di Lamezia Terme, Ordine degli Psicologi della Calabria, Associazione EMDR Europa, Associazione ASPIC ARSA Roma. Angela De Sensi Frontera

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Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne

PAOLA TESTA alla UNITER di Lamezia Terme

Dita affusolate e sapienti di una giovane donna, Paola Testa, sfiorano le corde di una magnifica arpa e nell’aria fatata del salone della Casa del Sacerdote, sede dell’Uniter, Università della Terza Età, s’irradiano le note struggenti e malinconiche della “Canzone del Salice” – romanza variata per arpa dall’Otello di Gioacchino Rossini - in cui Desdemona eleva la sua preghiera al Cielo prima di essere uccisa da Otello, travolto dalla gelosia. Le corde fremono come un cuore afflitto rispecchiando lo stato d’animo che la ricorrenza della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne riesce a suscitare in una platea capace di riflettere la realtà in cui si trovano a vivere molte donne e, mentre Paola arpeggia, tutti insieme sogniamo una vita senza violenza. (Sono trascorsi solo pochi giorni dalla strage al teatro Bataclan di Parigi durante gli attentati del 13 novembre). Il brano appena eseguito è dedicato alle Donne, a quelle che hanno subito violenza, a quelle che subiscono violenza, a quelle che ce l’hanno fatta a salvarsi e soprattutto a quelle che hanno trovato la morte per mano di un marito, un fidanzato, un compagno, un amante. La violenza nasce dalla discriminazione tra uomo e donna e finché non si raggiungerà la parità dei diritti tra i due generi, finché non si capirà che uomo e donna hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, il problema della violenza, della sopraffazione, non potrà essere risolto, sconfitto ed eliminato. Le emozioni si accalcano nel rendere omaggio, onore e riconoscimenti alle Donne e in particolare al talento di Paola Testa che con il suo amato strumento ha continuato a far librare nell’aria le note di: ”Rimembranza di Napoli” - Fantasia sopra motivi popolari di G. Caramiello; “Recuerdos de la Halhambra” di F. Tarrega; “Asturias” – From Spanish Suite di I. Albeniz; “Fantasia in Do minore op. 35 per arpa” di L. Spohr, incantandoci e conquistandosi uno scrosciante e caloroso applauso. Paola è lametina e studia l’arpa fin da quando era bambina. Ha perfezionato i suoi studi con importanti nomi del mondo arpistico italiano e straniero. Si esibisce con diverse e famose Orchestre Sinfoniche in prestigiosi teatri della nostra penisola. Ha al suo attivo diverse incisioni e pubblicazioni, è vincitrice di numerosi concorsi classificandosi al 1° posto. Ha ottenuto diversi riconoscimenti e tiene numerosi concerti in qualità di solista e in formazioni cameristiche. Attualmente è docente di Arpa presso il Liceo Musicale “Carlo Pisacane” di Sapri. Un viaggio nella Storia dell’Arpa, dall’antico Egitto e poi nelle epoche successive fino ai nostri giorni, attraverso immagini e commenti illustrativi, ha segnato la fine di questo toccante e avvincente pomeriggio, in compagnia di uno strumento simbolo di tranquillità, animo eletto e allegria.

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25 Novembre “ Giornata Internazionale della Violenza contro le donne “

intervenire per prevenire e uscire dalla solitudine “

Oggi la violenza sulle donne è un vero e proprio dramma sociale che necessita di sensibilizzazione e di conoscenza. Diversi sono gli aspetti attraverso cui esso può essere analizzato: Legislativo, terapeutico, psicologico e del Counseling. Il 25 Novembre è stata ed è una ricorrenza importante: In tale data, nel 1960 le sorelle Mirabal furono violentate e uccise da alcuni uomini dell’esercito dominicano. Per questa ragione le Nazioni Unite decisero nel 1999, di proclamare il giorno della loro morte, “Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne”. In occasione di tale data si sono svolti a Lamezia alcuni incontri interessanti. Al Teatro Politeama il Convegno “Dall’Io al Noi: Intervenire per prevenire” promosso dalla Fidapa e dall’Aspic di Catanzaro. Altro evento significativo, l’App gratuita realizzata dal Soroptimist International d’Italia. L’applicazione, denominata S.H.A.W., acronimo di Soroptimist Help Application Women”, è il primo passo tecnologico creato appositamente per la tutela delle donne, che consente una chiamata diretta al 112, o al numero 1522 che smista la linea ai centri antiviolenza, attivi nel territorio da cui parte la richiesta d’aiuto. Il nuovo dispositivo è stato presentato nel Chiostro di San Domenico dalle socie del gruppo Soroptimist di Lamezia guidate dalla Presidente Giuseppina Mazzocca. La giornalista Luigina Pileggi ha illustrato la nuova App. già presentata alla Camera dei deputati e che il primo dicembre è stata illustrata al Parlamento europeo di Bruxelles. Tale applicazione è già attiva, scaricabile e racchiude tutte le informazioni utili per le donne in difficoltà, non solo con l’indicazione dei centri antiviolenza, ma anche fornendo le informazioni su cosa preveda la legge e quali siano diritti a tutela delle donne. La Presidente G. Mazzocca ha sottolineato che il fine dell’incontro è stato quello di dire NO in modo forte e deciso al femminicidio, NO ad ogni forma di violenza fisica e psicologica perpetrata ogni giorno nei confronti delle donne, NO alla solitudine a cui sono costrette le donne che subiscono violenza: Il 25 novembre non può e non

deve essere soltanto un giorno di commemorazione, ma vuole rappresentare un momento di sensibilizzazione e di riflessione affinché si possa capire cosa si può fare in termini di prevenzione e d’intervento immediato, per eliminare tale forma di violenza. Il Soroptimist ha dato il proprio contributo proprio in questa direzione, attraverso la creazione dell’applicazione S.H.A.W, che è uno strumento rivolto a tutte le donne. E’ necessario possedere uno smartphone ed è importantissimo diffondere questa applicazione in tutti i modi. Un uomo violento va emarginato, allontanato, ma innanzitutto, va spezzato l’isolamento di quelle donne che sono costrette a subire violenza. Bisogna aiutarle a chiedere aiuto, a fidarsi le une delle altre”. Nel chiostro sono state inoltre esposte delle installazioni dell’architetto Carlo Pontoriero, realizzate durante la mattinata con gli studenti di alcune scuole lametine, aventi come filo conduttore le scarpe rosse, emblema internazionale del femminicidio. Le scarpe rosse sono divenute oramai simbolo di questa giornata e rappresentano sia il sangue versato dalle vittime, sia le donne stesse, assenti perché cancellate dalla violenza: Donne di cui rimangono soltanto le scarpe. Sono state poi realizzate delle scarpette rosse di cartone e appese ad un albero bianco, dove gli studenti lametini hanno scritto alcune frasi contro la violenza sulle donne. Durante la presentazione dell’App è stato proiettato un video realizzato dalla polizia di Stato dal titolo “Fiori recisi”, alla presenza del dirigente del locale commissariato Antonio Borelli e di diversi altri agenti della polizia Scientifica. Il filmato, dedicato ad Adele Bruno la ragazza lametina che tre anni fa fu uccisa dal fidanzato, contiene anche dei consigli pratici per far fronte alle tante forme di violenze che qualunque donna può incontrare quotidianamente. Nel chiostro è stata inoltre posizionata una sedia con su il cartello “Posto Occupato” per ricordare la donna che poteva essere presente all’evento e invece non c’è più perché un marito, un compagno, un fidanzato, un ex ha deciso di porre termine alla sua vita in modo violento. Anche a Paola è stata dedicata una giornata alla violenza sulle donne alla presenza di Roberta Bruzzone, nota ed esperta criminologa del settore

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

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A volte è un film che ci suggerisce spunti di lettura... Da un po’ non leggevo un classico. Guardando in TV Bel-Ami, tratto dal romanzo di Guy de Maupassant, ho rispolverato il romanzo. Un capolavoro della letteratura francese. Come tutti sanno, narra l’ascesa di un giovane ambizioso, da un ambiente modesto, ai ranghi dell’alta società. Inquieto, eppure determinato e caparbio nell’ascesa, il giovane Georges Duroy rappresenta la Borghesia storica e tutta d’un pezzo, che non si piega davanti a nulla, pur di raggiungere i suoi scopi e mantenere le sue certezze. Ma rappresenta anche l’impietoso sguardo dell’autore: freddo e acuto osservatore delle classi sociali, che si fronteggiano senza esclusione di colpi. Innamorato della scrittura senza filtri e dell’oggettività della narrazione, sincero seguace di Flaubert, con Bel-Ami, Maupassant vuole rappresentare, al maschile, una figura simile a quella di Madame Bovary. Ma, già molto più vicino al naturalismo. Ironico, fino al sarcasmo, non prova alcun senso di pietà per i suoi personaggi. E, se Flaubert aveva finito col dire: “Madame Bovary, c’est moi”, Maupassant si prende apertamente gioco di Duroy, rivelandone crudelmente l’egoismo, l’ipocrisia, l’imbecillità e persino il sadismo senza ripensamenti. La contrapposizione fra Emma Bovary e Georges Duroy porta a un’analisi psi-

A me

cologica crudele dell’uomo e della donna e il loro diverso modo di salire i gradini della scala sociale, attraverso un’aperta denuncia. Lo stile freddo, e, a volte, ironico di Maupassant, ci porta a pensare che anche Georges Duroy fosse, in parte, egli stesso. Non tanto nell’espressione fredda e calcolatrice del suo personaggio, quanto nella sua inquietudine e nel suo pessimismo verso la società, gli ideali e l’umanità, in generale. Un classico tutto da leggere. Molto amato e in voga negli anni del Novecento, in cui la tendenza a criticare ferocemente la Borghesia era una prassi, oggi si legge con altrettettanta passione: per una riflessione sur la hausse et la baisse degli elementi fluttuanti che compongono la società. In sostanza, un romanzo che non passerà mai di moda. Perché il mondo continua a fluttuare, a rimescolare le carte che compongono il suo tessuto sociale e a mutare solo in apparenza... Buona lettura. Un classico tiene compagnia, senza mai annoiare. Le Feste di Natale rappresentano l’ideale per le migliori letture. Augurissimi.

L’angolo della Poesia

C’è solo una stella nel blu della notte, una stella grande luminosa. Col cuore salirò lassù e...mi nasconderò.. Mille fili di luce azzurrina si poseranno sui tetti. Piccloi angeli giocheranno con loro e.. la terra riderà, Riderà la terra.

Datemi due ali

Due ali grandi..infinite. Voglio due ali per penetrare il cuore degli uomini voglio capirne i conflitti e i tradimenti gli imbrogli e le decisioni balorde, le gioie e le malinconie l’odio e l’amore. Voglio due ali per penetrare il tramonto del sole rubare i suoi raggi dorati e distribuirli nel buio delle case. Datemi due ali per sfiorare le onde d’un mare in burrasca,

Voglio rubare le stelle, toccare la luna. Voglio posarmi sulle cime più alte dei monti nevosi e, poi giù, librarmi nell’aria. Volgio sentire mille e mille violini suonare. Posarmi su prati fioriti, su nuvole bianche. Voglio guardarvi nel fondo degli occhi e sentire un palpito. Voglio stringervi la mano e sentire un fremito. Datemi due ali, vi prego.

16 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


Schiavi dell’amore DIPENDENZA AFFETTIVA Provare delle emozioni ti fa sentire vivo…ma quando sono troppo intense o troppo flebili si perde il controllo di se stesso e ci si affida completamente all’altro, pensando che sia la cosa migliore. Nella dipendenza affettiva, l’amore verso l’altro presenta diverse caratteristiche delle dipendenze in generale, pur presentando, rispetto a quest’ultime una differenza sostanziale: essa si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare. Bisogna premettere che all’inizio di una relazione affettiva, è normale essere dipendenti delle attese, delle telefonate e dei messaggini, come è usuale provare il desiderio di “fondersi” con l’altro, nel momento in cui una coppia si stabilizza tutto ciò inizia a scemare trasformandosi in quotidiana fiducia. I dipendenti affettivi, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali “vuoti affettivi” sin dall’infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore, egli diventa lo scopo della loro esistenza, la sua assenza anche temporanea da la sensazione al soggetto di non esistere (Du Pont, 1998). Chi è affetto da dipendenza affettiva non riesce a cogliere ed a beneficiare dell’amore nella sua profondità ed intimità. La paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si “maschera” replicando antichi copioni passati, gli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale. I dipendenti affettivi sono ammalati di utopie e perciò risentono di un modello implicito dell’amore e delle relazioni di coppia scarsamente realistico. Non importa se l’utopia in gioco sia positiva o negativa perché sul piano psicologico comporta lo stesso risultato: l’attaccamento patologico in storie logoranti. Altro meccanismo della dipendenza affettiva è l’illusione del controllo, il dipendente pensa di poter avere tutto sotto controllo, basta che lui cambi ed anche l’altro lo farà, correggere i propri difetti e adattarsi all’altro è sufficiente a non creare malumori nella coppia, soddisfare i bisogni del partner mettendo da parte i propri, crea l’idea di aver appagato le aspettative e le false illusioni riguardo all’amore ed alla coppia perfetta. Spostando la colpa su se stesso il dipendente affettivo, perde anche il confine del proprio Sé, non è più chiaro ciò che vuole lui e ciò che piace all’altro. Spesso si sceglie un partner problematico portatore a sua volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc...). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perché l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, perché possa essere sempre “nostro”. Questa è una relazione malata dove ci si autodistrugge, umilia e si rinforza il bisogno dell’altro. Altre volte invece il dipendente affettivo viene rifiutato dall’altro, ma il rifiuto rinforza il bisogno del controllo verso il partner, così come la negazione di sé e quindi la dipendenza affettiva diventa inversamente proporzionale come un equazione matematica: “a volte penso che effettivamente mi rifiuta per punirmi di un mio comportamento…in effetti avrò sbagliato…ma ho capito e quindi l’ho cerco io…”

Seppur la dipendenza affettiva non rientra nei criteri diagnostici del DSM-5, le caratteristiche sono simili alla dipendenza da sostanza: la dipendenza affettiva è un ottimo esempio per comprendere meglio i meccanismi psicologici delle dipendenze, proprio perché non sono coinvolte sostanze di alcun tipo. In questo caso si ha a che fare con coppie disfunzionali in cui uno o entrambi partner presentano segni di dipendenza verso l’altro. L’amore diventa una droga perché causa una sensazione di forte euforia che aumenta il bisogno di aumentare il tempo da trascorrere con l’altro eliminando ogni altro contatto esterno. L’amore disfunzionale presenta caratteri ossessivi, l’altro deve essere posseduto in toto e si richiedono continue conferme della sua presenza (come se fosse una dose). La dipendenza è scatenata da un bisogno interiore di sicurezza e la tendenza a disconoscere e a fare disconoscere all’altro i propri bisogni. Tutto ciò rivela un basso grado di autostima, seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si è “lucidi” su questo tipo di relazione con l’altro, s’intuisce che la dipendenza è dannosa ed è necessario farne a meno. Ma subentra la considerazione di essere dipendenti e ciò rafforza il basso livello d’autostima personale e quindi spinge ancora di più verso l’altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. Quindi ogni tentativo di riscatto dalla propria dipendenza muore sul nascere. Schematizzando i sintomi della dipendenza affettiva sono: · · · · · · · · · ·

Ossessione dell’altro Paura di perdere l’amore Paura dell’abbandono, della separazione Paura della solitudine e della distanza Paura di mostrarsi per quello che si è Senso di colpa Senso d’inferiorità nei confronti del partner Rancore e Rabbia Coinvolgimento totale e vita sociale limitata Gelosia e possessività

Una sana coppia non è formata da due metà ma da due unità, che scelgono di condividere la propria vita con l’altro. Dott.ssa Maria Mirabelli Viale Michelangelo, 25-Lamezia Terme Info: 339.5919310 mariamirabelli@libero.it

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E’ arrivato Dicembre E’arrivato Dicembre, il mese dell’ amore,della speranza, della gioia. Così lo vivevamo da ragazzi, così lo vive chi benchè “ canuto” ha ancora nel cuore l’innocenza dei bimbi. DICEMBRE arriva col Natale, con quel BAMBINELLO che rappresenta ancora,l’infanzia del mondo, che rappresenta il bisogno di trasparenza e la capacità di stupore. Quest’ anno DICEMBRE arriva con L’ISIS, il terrorismo, la disoccupazione, le famiglie smarrite, lo sgomento delle Nazioni a fronteggiare qualcosa di oscuro che sanno da dove arriva ma non sanno quando e dove si manifesta.E’ la guerra, una guerra insidiosa e infida che s’infila fra la gente come serpente,che cova da anni e che le varie Nazioni hanno fomentato con armi ,indifferenza e giochi di potere. DICEMBRE arriva con il dubbio se festeggiare o no il Natale nelle scuole, con l’incertezza se affermare o no i nostri principi religiosi, con la paura. Ma stiamo impazzendo? Io sono del parere che nella scuola, se l’insegnante è un valido insegnante, se ha studiato Pedagogia e Psicologia, può affrontare qualsiasi problema senza creare nessun trauma ai bambini. E’ così difficile spiegare loro che la CROCE è il simbolo della nostra Fede e che loro possono abbracciare tranquillamente la fede dei loro genitori senza creare drammi? Ad ognuno il suo Dio, nel rispetto reciproco. O, sono piuttosto i grandi che incitano all’odio, all’intolleranza? Se è così, ognuno se ne stia a casa sua. Ma, torniamo a noi, al nostro DICEMBRE che sa di sere intorno al focolare, di caldarroste, di fichi secchi, di crespelle, di spaghetti aglio, olio, peperoncino, mollica di pane e acciughe, di baccalà fritto, di broccoli affogati, di turdilli, di arance e mandarini e di tante altre piccole umili

buone feste

cose piene di significato. “ Iu su’ DICEMBRE, misi addicimbrato, cu’ la olivella accantu di lu vinu, ‘u poveru chi n’avi chi pigghiari ‘nci cunta la miseria di lu riccu; Corrado Alvaro. DICEMBRE è il mese delle feste: SAN NICOLA, L’IMMACOLATA, SANTA LUCIA, NATALE la festa più bella dell’anno. Dobbiamo ricordare quella fredda e gelida notte nella quale SAN GIUSEPPE, discendente dalla stirpe di DAVIDE, insieme a MARIA in avanzato stato di gravidanza, si spostò da Nazaret con il suo asinello, per recarsi a Betlemme, perchè il console PUBLIO SULPICIO, per ordine del governatore della Siria, CESARE AUGUSTO,aveva indetto un censimento e arrivati li, non avendo trovato posto in albergo , furono costretti a giacere in una stalla. Lì, nacque GESU’. Mi chiedo com’è avvenuto che proprio in quei paesi ove è nato l’AMORE assoluto possa albergare tanto odio. Tuttavia, almeno noi cancelliamo le brutture di questa terra e in questo mese di DICEMBRE illudiamoci che gli Angeli continuino a cantare: - Gloria a DIo nell’alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà. In tutte le contrade costruiamo presepi, scambiamocci auguri e doni, ascoltiamo il suono delle zampogne, dei pifferi, degli organetti, perché qui alberga la nostra essenza. “Allestitivi, cari amici, ca su’ jorna di Natali, oh chi festa, oh chi trionfali è gloria Patri! Ali celi gran festa fannu a la chiesa cantanu ancora e la terra oh chi ‘ndi odora di rosi e fiori.!....” (canto popolare) E....Giuseppe camminava vedendo l’aria colpita di stupore. Tutto l’Universo si fermava. Chida notte chi chiovia manna chida notte desiderata l’erbiceda ch’era criata spandia meli. Viviamo, allora, tutti quest’attimo di magia, recitiamo ancora insieme a MICHELE PANE: N’tinnava la campana: è natu, è natu. Gridavanu pua tutti, non durmiti! Lu RE d’u Cielu ‘nterra edi calatu, o paisani, veniti, curriti cu’ lla focara l’hannu quadiatu e s’ u viditi cch’è biellu, s’u viditi! Portatile la strina ‘u miagliu vutu e s’un aviti nenti, nu salutu.... BUON NATALE!! p.s. LA PACE E’ UNA COLLANA DI PICCOLI GESTI

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