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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo incontra

Giovanni De Grazia

A volte le interviste nascono così, per un singolare incontro, per una scintilla che si accende, perchè attuali, perchè rappresentano il positivo della Lamezia che sgomita, perchè “Sanremo è Sanremo” ed influenza anche noi, anche i lametini, anche il nostro giornale. Perchè si vuole affrontare il tema dell’amore in tutte le sue sfaccettature, ed il lavoro ne è una faccia.Ed è così che è nata questa intervista con Giovanni, una telefonata, un incontro, ed eccoci qua. Di certo non ama stare con le mani nelle mani Giovanni e, da quando ha cominciato come “Venditore di assicurazioni”, di strada ne ha fatta, pur cambiando totalmente settore e dedicandosi alla fotografia giornalistica per approdare alla Televisione. Un breve excursus della sua “carriera” prima dell’intervista, che sarà a senso unico: amore per il lavoro. -Centoquindici servizi di cronaca nazionale ed internazionale per i maggiori settimanali e quotidiani - collaborazioni con i maggior tour operator italiani quali Grimaldi Crociere, Costa Crociere, Francorosso Torino, Lisfer Vacanze e Foderaro Viaggi, realizzando cataloghi e video cataloghi in tutto il mondo: Tunisia, Grecia, Marocco, Turchia, Messico, Cuba, Santo Domingo, Madagascar, Sud Africa, Maldive, Sri Lanka, Zanzibar, Senegal, America Centrale. - collaborazioni con Rizzoli Periodici, con VL7 Cinquestelle - fotografo ufficiale della Nazionale cantanti - fotografo ufficiale di Sua

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Santità Giovanni Paolo Il nella sua venuta in Calabria - fotografo ufficiale della rock star Madonna nei concerti di Torino e Firenze per Zara eventi 30 anni di Sanremo, 30 anni di televisione ed inchieste televisive, vogliamo dire che è amore anche questo? Si, lo possiamo dire con assoluta certezza. Posso confermare che per fare questo lavoro, ci vuole amore, passione, ma anche molto sacrificio. Se ti ci metti a “testa bassa” alla fine hai molte soddisfazioni. E’ anche vero che altre due componenti importanti per fare, con serenità, questo lavoro, sono la famiglia e gli sponsor. Senza il loro sostentamento, ovviamente diverso, “sei fritto”. Attualmente dirigi una testata televisiva ed un sito di informazione on-line. Come ti sei avvicinato al mondo del giornalismo e in quali redazioni hai mosso i primi passi ? I miei primi passi sono stati con la testata giornalistica “Reportage”. Inoltre, come fotoreporter, ho collaborato con la rivista “Visto” ed “Oggi” del Gruppo Rizzoli. Non posso non citare, l’ing. Francesco Grandinetti, con il quale abbiamo trascorso un bel periodo lavorativo con il circuito Nazionale “Cinque Stelle”. A livello televisivo, anche di recente, ho avuto modo di collaborare con le reti Mediaset. E’ un mestiere sicuramente difficile, come ci si avvicina al mondo della televisione? bisogna seguire un iter specifico? Beh...per quanto mi riguarda, non ho seguito un iter specifico a livello di studio. piuttosto moltissima gavetta sul campo. Posso dirti

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che, principalmente, è necessario conoscere quello che succede attorno a te. Puoi studiare tanto e bene, essere preparatissimo, ma se poi non ti poni delle domande e non fai “rumore”, non puoi fare questo lavoro. Io la vedo così... Trenta anni di questo lavoro sono tanti, una carrellata dei cambiamenti della TV in questo periodo? La tv cambia nella misura in cui cambiano le esigenze delle persone. Ti faccio un esempio concreto. La nostra rassegna stampa la possiamo fare ovunque, basta una telecamera, un tavolo ed alcune sedie. quello che conta è dare una valvola di sfogo alla gente comune. Voglio dire che programmi come il nostro, o come i reality, come l’Edicola di Fiorello, hanno tutti lo stesso intento. Avvicinarsi di più alle persone. Fino a qualche anno fa era impensabile “andare in tv”, ora è strano se non ci sei mai andato. Un momento particolarmente toccante riguardante la tua carriera? E non uno dei tanti, intendo IL momento, quello che ti viene sempre in mente quando pensi al tuo lavoro. Il momento più toccante è sicuramente l’esperienza che ho fatto in Africa e precisamente in Uganda con Padre Paolino, stare lì, tra quei bambini che, veramente, rendi felice con pochissimo, è stato davvero toccante. Anche la Thailandia rappresenta un momento che ricordo con commozione. Conoscere tanti bambini abbandonati perchè ammalati di AIDS e tanti bambini invece rimasti orfani perchè sopravvissuti ai loro parenti dopo lo tsunami, sono esperienze che ti segnano e che non puoi dimenticare Ed invece momenti, di questo lungo “matrimonio” che ti danno soddisfazione? I momenti di particolare soddisfazione sono quelli quotidiani, quando le persone ti fermano per strada e ti parlano dei loro problemi neanche fossi uno di famiglia. Questo ti fa capire che hai dato un’immagine positiva di te e di quello che fai, che, nel tuo piccolo, hai raggiunto il tuo scopo. E momenti che ti hanno particolarmente deluso? Momenti di particolare delusione non me ne ricordo. Ovviamente, in questo ambiente, soprattutto a livello televisivo c’è molta ipocrisia. Io dico “sembrano tutti amici”, ma credimi, non è così. Magari, rimani deluso da qualche personaggio che, una volta spenta la telecamera, neanche ti saluta e si irrigidisce tutto. A parte la soddisfazione per la gente che ti riconosce per il tuo operato, hai avuto anche riconoscimenti intesi come premi, sia a livello nazionale che locale? Sì, riconoscimenti non solo nazionali ma anche internazionali. Se ne parla poco perchè non amo autoincensarmi, cito solo la Thailandia e l’Uganda che mi hanno premiato per la mia collaborazione alle loro cause. Oggi, con la crisi, che incombe sull’Italia tutta, unita al fatto di vivere a Lamezia Terme, è difficile portare avanti un lavoro come il tuo? Come ho detto prima è dura, durissima. la gratificazione economica è di gran lunga inferiore al tempo che impieghi

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nel tuo lavoro. però non ci si deve lamentare; bisogna ringraziare chi crede in quello che fai e ti sostiene economicamente. Ti sei mai pentito della scelta fatta? Ad essere sincero, credo che sia l’unica cosa che posso dire di saper fare con una certa naturalezza. Diciamo che, per tutta una serie di motivi, non avevo la propensione a fare un lavoro più consuetudinario e sedentario. Per non parlare di altre libere professioni dove era necessario un percorso di studi diverso. Purtroppo, diciamo così, non avevo la testa e la voglia per continuare gli studi. Parliamo di Sanremo ora, sicuramente un’esperienza bellissima, ma come è stare lì? Sanremo è “un momento” televisivo fondamentale per la tv italiana. E’ quel programma che non guarda nessuno, ma che fa 10-15 milioni di telespettatori a serata. Scherzi a parte, quella settimana è molto particolare. Sembra di stare per un po’ in un mondo a parte, un universo parallelo. Però, come sempre, le cose non sono tutte rose e fiori. Trenta anni dietro le quinte, e nei vari back-stage sanremesi … è proprio vero che chi vince lo si sa già prima che il Festival cominci? Assolutamente no. Anche io credevo che fosse tutta una messa in scena, che fosse tutto già scritto, ma non è così. Ovviamente, si fanno sin da subito dei nomi, si pensa quale possa essere la canzone più bella e che possa piacere al pubblico, ma anche alle case discografiche. Comunque, dopo 30 anni, posso confermare che è tutto regolare ed incerto fino alla fine. Ne avrai visti tanti di artisti, fra cantanti, presentatori, ospiti, puoi farci una classifica dei più simpatici/belli/ bravi/semplici? Sia Italiani che stranieri? Una classifica? Posso dirti che il più simpatico e disponibile tra quelli che ho conosciuto è sicuramente Gianni Morandi al quale mi lega un’amicizia sincera, tanto che lui e Mogol (Giulio Rapetti) mi hanno voluto come fotografo ufficiale della “Nazionale Cantanti” per 5 anni. Mi ha voluto anche come fotografo ufficiale del Tour “Vita” che fece con il compianto Lucio Dalla. Conosco, ed ho un discreto rapporto, con Umberto Tozzi, Eros Ramazzotti ed altri. Queste conoscenze comunque sono state favorite, anche, dai servizi che facevo con la Nazionale Cantanti. Ed una classifica al contrario? I più antipatici/brutti/ capre/spocchiosi? In tanti anni a contatto con loro mi sono fatto una mia personale opinione. credo che una star è meglio conoscerla come tale e non anche nella vita privata. Non mi va di fare nomi, ma spesso quelli televisivamente più popolari, non sono il massimo della simpatia e disponibilità, specialmente se il loro percorso artistico non è basato sulla cosiddetta “gavetta”. Quelli ai quali il successo arriva all’improvviso, forse non sono preparati, nè al successo e nemmeno al rapporto con la gente. Non vorrei aggiungere altro … C’è qualcosa in questa esperienza sanremese, che si ripete puntualmente, che ti ha infastidito?

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Sinceramente no. Ormai il personale dell’Ariston, e delle strutture alberghiere, mi conosce bene. Quando mi vedono sono tendenzialmente molto disponibili. Il rapporto è molto cordiale e, appena mi vedono, una delle prime cose che mi chiedono, è cosa ho portato in dono per i Vip. Per quanto riguarda poi i Vip, molto spesso sono più le guardie del corpo ad essere eccessivamente professionali che non i personaggi televisivi. Però, fanno il loro lavoro e li capisco. E cosa porterai questo anno di calabrese ai Vip e, soprattutto, a quali vip porterai i doni? Porterò come ogni anno la nduja che è molto apprezzata, ed è quasi diventato un rituale questo mio dono, chi ne conosce la bontà lo aspetta e chi non la conosce imparerà a farlo assaggiandola. I destinatari sono tutti i partecipanti alla kermesse musicale, dal più famoso, a quello alle prime armi Ma è tutto oro quello che luccica a Sanremo? No, no, no....però visto che Sanremo è Sanremo, non mi va di gettare ombre sul festival e su quello che lo circonda fuori dalla televisione. Bisogna prendere lo spettacolo per quello che è... ovvero “il festival della canzone italiana”. Mi piacerebbe che si concentrasse tutta lì l’attenzione e non su quanto prende il presentatore, l’ospite internazionale ecc ecc… Godiamoci il festival e quello che succede dietro le quinte, anche grazie al nostro aiuto. Una tua previsione su chi potrebbe vincere il festival, basandoti solo sui partecipanti? Beh … ovviamente i super-ospiti da Laura Pausini ad Eros Ramazzotti. La domanda che non non ti ho fatto e che vorresti ti avessi fatto, per concludere, come con tutti, alla Marzullo? Avrei voluto tu mi facessi domande anche sulla nostra città e ti avrei risposto che il motivo per cui facciamo la rassegna stampa giornaliera, il motivo per cui ci arrabbiamo con i politici e con chi ci rappresenta in genere, non è solo fare audience ma vero amore verso la città in cui vivo. Mi piacerebbe, attraverso il mio lavoro e le denunce che faccio con la rassegna stampa, coadiuvato da Tonino Amatruda e Albino Ambrosio, sensibilizzare il senso civico dei lametini in tutti i sensi. A che serve prendersela con chi ci governa se il cittadino poi incassa invece di ribellarsi? Vorrei spingerli a non subire soprusi, a denunziare ogni forma forma di coercizione come il racket, gli atti vandalici ed il malaffare in generale. Solo così potrebbe realizzarsi il mio di sogno di vivere in una città diversa, dove i miei figli, i miei futuri nipoti e tutte le nuove generazioni, potranno vivere sereni in una cittadina senza angherie, utopia forse, ma se solo, insieme, ci provassino, forse, e sottolineo forse, potremmo riuscirci Visto che hai espresso il desiderio di parlare della tua città, cambiamo le cose, non concludiamo alla Marzullo, perchè ti faccio ancora una domanda: Palo Mascaro, che Sindaco è: un sindaco che ha come scopo la tua Lamezia Utopistica? Probabilmente sì, lui non è un politico, è realmente il Primo Cittadino che sta tentando di lavorare ed ottenere risultati per i lametini e non per sè. Se la politica entrasse nella testa di Paolo Mascaro ed agisse secondo il suo pensiero, (cosa

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che vedo molto ma molto difficile) forse le cose potrebbero cambiare al meglio sia per noi che per le future generazioni. L’intervista finisce qua, con questo sogno utopico di una Lamezia “pulita”, E’ stata quasi in stile televisivo questa intervista, domante e risposte brevi, scattanti, puntellata di ricordi che non abbiamo trascritto, perchè troppo personali, perchè non vuole dare l’aria del “come sono bravo io”, anche se il suo sito è “troppo bellissimo”. E’ approdato alla televisione ma … non sappiamo se ha gettato l’ancora, magari un giorno di questi la tirerà su e salperà verso altri porti, alla ricerca di nuove emozioni perchè Giovanni è così … è, nella sua apparente sicurezza, un “sognatore che non si è arreso” e dunque, hai visto mai che un giorno ci sorprenderà, per intraprendere una nuova, entusiasmante, avventura, ovviamente “troppo bellissima”.

Aspettando il Festival con Giovanni, da Sanremo a Lamezia Terme

Cecile

Daniele Bossari

Enzo Miccio

Marco Cuda

Max Giusti

Nicola Savino

Platinette

Raimondo Todaro

Arisa

Enrico Ruggeri

Orietta Berti

Zero Assoluto

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Primo Incontro Regionale delle sedi AIGA a Lamezia Terme Il 16 gennaio, presso la sala biblioteca del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, la locale Sezione dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga) ha tenuto a battesimo il nuovo coordinamento regionale dell’associazione. Il presidente lametino, Avv. Andrea Parisi, nell’indirizzo di saluto ha ringraziato la coordinatrice regionale, Avv. Ester Ruffo, per la scelta della città di Lamezia Terme come sede del primo incontro regionale, con ciò riconoscendo alla locale sezione un ruolo guida nell’ambito dell’Aiga calabrese. Come di consueto, la scelta di Lamezia come sede dei lavori di Aiga Calabria si è rivelata molto apprezzata, sia per la puntuale organizzazione dell’evento, curata dai giovani avvocati lametini, che per la posizione baricentrica della nostra città in ambito regionale, tanto da permettere a tutte le Sezioni Aiga calabresi di prendere parte ai lavori. I lavori hanno visto la giovane avvocatura tracciare le linee guida di studio e di intervento dei giovani professionisti per il biennio 2016-2017, nel corso del quale l’Aiga calabrese tenterà di fornire soluzioni e spunti di riflessione in merito ai problemi riguardanti la giovane avvocatura, che spesso rappresenta l’unico baluardo a difesa delle fasce più povere della popolazione, che vedono nel giovane professionista l’unica risorsa a difesa dei propri diritti. Per tali ragioni, i partecipanti all’evento si sono mostrati

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concordi nel promuovere il ruolo dell’avvocatura anche nel sociale, come punto di riferimento del cittadino nei suoi rapporti con lo Stato e delle altre varie realtà che ne comprimono i diritti costituzionalmente garantiti. La coordinatrice regionale ha, infine, organizzato il lavoro di Aiga Calabria suddividendolo in diverse aree di intervento ed assegnando ad ogni Sezione locale la responsabilità di un dipartimento di studio, assegnando alla sezione lametina quello relativo ai problemi del diritto internazionale e dell’immigrazione. Al dibattito programmatico hanno attivamente preso parte i rappresentanti Aiga dell’intera Calabria, oltre che della Sezione di Lamezia Terme, rappresentata, oltre che dal presidente, dai colleghi Borrello, Zaffina, Arcieri, Gallo, Serena Perri e Federica Perri, i quali hanno manifestato alla coordinatrice regionale la propria disponibilità all’organizzazione di un evento formativo-professionale di portata nazionale nella città di Lamezia Terme. A chiusura dei lavori, il tavolo della presidenza, composto anche dai componenti calabresi della giunta nazionale Aiga Avv.ti Zicaro e Suriano, ha voluto ringraziare il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, nella persona del Presidente Avv. Antonello Bevilacqua, per la proficua e costante collaborazione a supporto della giovane avvocatura.

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Fidapa Sezione di Lamezia Terme

Focalizziamo il Mistero del Natale In occasione dell’incontro delle socie FIDAPA, sezione di Lamezia Terme, per gli auguri di Natale, don Armando Augello, ospite della serata, ha fatto una riflessione sulla attualità, nell’anno del Giubileo della Misericordia, di Gesù storico. Lo pubblichiamo per il profondo significato religioso ed umano Del Natale di Gesù nel passaggio dal 2015 al 2016 avvertiamo la corresponsabilità di accogliere la valenza di radicale alternativa al modello di un uomo che chiuso nella sua autoreferenzialità che sta mettendo in ginocchio singoli, famiglie e popoli in ogni dimensione della esistenza: la stessa autoreferenzialità tra di noi vissuta in un individualismo testardo che ci isola persino in casa è in verità conseguenza della autoreferenzialità ideologica che amaramente ci chiude nella immanenza e solitudine nel nostro mondo che sfruttiamo con la più efferata tecnica e il più vorace consumo: però mai soddisfatti e sempre più soli. Risulta invece valido e possibile riprendere un accurato esame storico del modello uomo radicalmente diverso del bimbo Gesù, sin poi nella sua esistenza morte e resurrezione come testimoniata dai quattro Vangeli: egli si rivela costitutivamente comunione personale del Figlio di Dio Padre, solidale con ogni altro uomo sino a condividerne ogni sua condizione storica perché viviamo in fraternità di figli del padre la nostra comune umanità in questo mondo: il Figlio che diviene carne solidale con tutti svela contemporaneamente in sé Dio come Padre e noi come figli-fratelli. Quando anche noi ci lasciamo incontrare dal Gesù storico come suoi contemporanei, sperimentiamo certo un delicato di saggio critico, ma unito a gioia, nel verificare nella sua singolare esistenza quotidiana i “segni” reali della persona del Figlio in ogni sua parola oggetto o rapporto, sfuggendo alla tendenza manifestatasi sindaci primi secoli di vanificare con opinioni diverse la sua umanità concreta: - o generalizzando il singolare uomo Gesù nella essenza ontologica della natura umana e nella concettualizzazione astratta di essa per la quale il Figlio svelerebbe istruzioni per costruirci da noi stessi uomini perfetti: Gesù sarebbe un rivelatore di gnosi per farsi da soli (cfr il neognosticismo e neopelagianesimo rilevato spesso da Papa Francesco); Gesù solo un figlio celeste maestro dall’alto, oggi svanito dai sogni comuni; - o riducendo il Figlio di

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Dio a mito, nel senso che in verità ehi sarebbe tale nel senso di uomo divinizzato quale maestro saggio ed esemplare di virtù: Gesù solo un uomo eroe titanico, a cui oggi si rinuncia volentieri. E’ significativo che Papa Francesco, sia nella sua Enciclica sulla Evangelizzazione oggi (Evangelii Gaudium) che nel suo personale modo di evangelizzare, attinge sempre ad un rinnovato sorgivo incontro con Gesù storico nella sua vita umana prossimità e solidarietà con chiunque avvicina, accogliendo ormai il suo volto divino come volto umano di Figlio del Padre, e per questo contemplando e valorizzando anche il più piccolo dei regesti. È ormai divenuto impossibile dividere Gesù uomo-Dio. E se in verità l’uomo reale nella sua identità fosse quello costitutivamente chiamato a vivere la figlio del padre? E se miro si stesse di fatto dimostrando esattamente l’ideologia di un uomo apice del cosmo assetato di benessere ma sempre pezzo erratico di esso? Per cui vale la pena che studi critici con diverse scienze antropologiche sul Gesù storico pongano attenzione alla sua valenza salvifica integrale, non solo strettamente spirituale secondo scelte di singoli privati, ma anche sotto l’aspetto di una concezione alternativa della stessa economia e della giustizia, di ogni dimensione dell’umana convivenza. È in questa direzione che si muove la Laudato sii di Papa Francesco Don Armando Augelllo

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Adolescenza, amore, rapporti con gli altri

Ezio Aceti incontra gli studenti del Campanella “Amate sempre, amate tutti, amate per primi, rompendo le logiche dell’orgoglio e dell’indifferenza che chiudono e non fanno crescere. Abbiate rispetto del vostro corpo e fate in modo che esso esprima ciò che siete veramente. Imparate giorno dopo giorno ad essere liberi, ad essere consapevoli di quello che sentite e ad orientarlo verso ciò che ritenute giusto.” Sono alcuni dei suggerimenti che lo psicologo Ezio Aceti ha voluto lasciare agli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme nel corso dell’incontro che si è svolto ieri nell’auditorium dell’Istituto organizzato da Liceo in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per la Pastorale familiare. Dai grandi cambiamenti dell’adolescenza al rapporto con il corpo, i sentimenti, il mondo degli adulti e la società, Ezio Aceti, che collabora con l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI e con diversi enti pubblici sui temi della famiglia e del rapporto con i giovani, ha affrontato con gli studenti lametini temi forti che riguardano il percorso umani dei ragazzi di oggi, in una società che se da un lato chiede di diventare adulti subito dall’altro lascia spesso soli di fronte ai grandi dubbi e agli interrogativi cruciali della crescita di ogni ragazza e ogni ragazzo. Un incontro vivace e movimentato, grazie alla verve comunicativa dello studioso e al dibattito incalzante animato dagli studenti con le loro domande. A cominciare dal rapporto dei giovani con il corpo e con l’amore. “Ciò che conta non essere belli o brutti, ma essere padroni del proprio corpo, fare in modo che il nostro corpo manifesti ciò che siamo veramente – ha detto lo studioso agli studenti mettendoli in guardia dai rischi della commercializzazione del “corpo perfetto”, dalla pornografia “il cui vero inganno non sta tanto in quello

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che fa vedere, ma nel messaggio che lancia: non due persone che si amano, ma due corpi che fanno sesso. E gli effetti negativi sono nella vita di tutti i giorni: chi diventa schiavo della pornografia, inizia a vedere tutte le donne e tutti gli uomini come se fossero la stessa cosa, diventa incapace di cogliere la bellezza e la “specialità” di ognuno che è il presupposto dell’amore”. E di amore, da quello nato tra i banchi di scuola a quello della vita familiare, ha parlato Aceti agli studenti lametini smontando “tanti inganni che noi adulti vi abbiamo trasmesso sull’amore: la convinzione che ci sia un uomo o una donna della propria vita, che si può essere o non si può essere fatti uno per l’altra, come se fosse un dato immodificabile. Ad amare ci si educa ogni giorno, si risponde alle crisi con maggiore attenzione e maggiore vicinanza alla donna o all’uomo che c’è accanto”. Vivere lo sport come occasione per stare insieme non solo per competere, non drammatizzare gli eventi negativi, trovare sempre la forza per ricominciare dopo ogni caduta sono stati gli input finali agli studenti del Campanella di Ezio Aceti, che ha ricordato ai docenti l’importanza della loro funzione educativa, accanto a quella della famiglia: “rimuovete i pregiudizi che tante volte noi adulti consegniamo ai nostri giovani e trasmettete loro anzitutto i valori dell’altruismo e della reciprocità, contro ogni forma di bullismo e sopraffazione dei più deboli. Sogno una scuola dove, già dalle elementari, siano gli studenti ad essere convocati per ritirare la pagella e discutere dei voti: solo così si diventa già dai primi anni protagonisti della propria vita”. L’incontro – ha spiegato il dirigente Giovanni Martello che ha ringraziato le docenti di religione Lucia Paola, Maria Pileggi e Rosa Palazzo – “si inserisce nel percorso di collaborazione tra la nostra scuola e l’ufficio diocesano per la pastorale familiare diretto da Padre Gianni Dimiccoli. L’incontro con Aceti, studioso di rilevanza nazionale sui temi della famiglia e dei giovani, è un’occasione per arricchirci come docenti e riflettere insieme sui fondamenti del percorso educativo, che deve basato sulla reciprocità e la corresponsabilità tra studenti, famiglia e mondo della scuola. Ognuno deve fare la propria parte per il bene dei nostri giovani”.

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Fortemente voluto da Tommaso Colloca, che ha presentato c’è stato l'incontro con Leonardo Caimi, Tenore. Leonardo è di Lamezia Terme, suo papà era stato presidente dell'AVIS e, fra i suoi parenti, la mitica zia Vanna, professoressa di lettere presso la Scuola media Pitagora. La zia, stamattina, è uscita proprio per lui, e tutti i suoi alunni vanno a salutarla con affetto. Diventa quasi lei il personaggio della mattinata. Aspettiamo fra una folla affettuosa ed arriva lui. Un attore. Bello, bravo, elegante. Disponibile ed amabile. Ironico. Laureato in filosofia col massimo dei voti si diploma in Clarinetto e in Canto al Conservatorio di Messina. Poi per un problema al braccio sinistro non riesce a continuare a suonare e canta. Nasce così, da una difficoltà, un grande tenore che è stato diretto da Riccardo Muti e da tanti altri grandi direttori. Tommaso Colloca inizia con un gioco di parole il saluto a Leonardo. "Lamezia deve cambiare tenore di vita, con un tenore nel senso nobile del termine, cominciando ad essere orgogliosa dei suoi concittadini, proponendosi di debellare

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l'invidia che l'attanaglia. Riuscirà? si domanda il sindaco che crede in questo sogno oltre ogni politica. Riuscirà Lamezia? Non si sa. Sappiamo però che è riuscito Leonardo a mantenersi puro e sorridente, a scherzarci su anche lui, quando ci invita tutti in coro a dire "Invidia" la parola che dovremmo cancellare dal nostro animo. Riuscirà Leonardo, nel saper di filosofia, del distacco che bisogna aver per mantenersi in equilibrio. Riuscirà lui che ricorda le parole di Riccardo Muti, meridionalista della Puglia, "Noi abbiamo più talento degli altri però non abbiamo disciplina " Riuscirà un giorno a fare l'Otello, così lo chiameranno il Moro di Lamezia, ci dice sorridendo, e nel profetizzare facile che, ai moltissimi teatri internazionali, manchi nel suo curriculum il Teatro Grandinetti di Lamezia, la mattina si avvia al termine con il gagliardetto, il libro e l'invito del maestro Colloca, direttore della banda, un cimelio conservato da Tommaso. Intanto domani Leonardo Caimi sarà Cavaradossi nella “Tosca” di Giacomo Puccini al Teatro Rendano di Cosenza. Evviva dalla Litweb

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Il Latin Jazz si è espanso dagli anni ’60 in poi molto velocemente e in tutte le direzioni del mondo, divenendo musicalmente troppo esteso ed entrando negli interessi musicali di moltissimi jazzisti. Sarebbe sbagliato identificare il suono della musica brasiliana solo nei suoi famosi ritmi e poliritmi, quel tappeto da ballo frenetico, perfetto per sublimare la follia del carnevale. Troppo banale sarebbe definirlo semplicemente “complicato” facendo riferimento all’uso di melodie, scale e accordi che non è errato definire inconsueti nella musica popolare europea. Troppo comodo infine, sarebbe la brasiliana del novero delle musiche etniche, ritenendo il suo lessico proveniente da una tradizione così distante da non permettere agganci al nostro linguaggio. No, nessuno di questo concetti può da solo bastare a chiarire le idee, in quanto ognuno di essi contiene qualcosa di vero e molto di falso nel medesimo tempo. Mescolati insieme, però, i tre “luoghi comuni” possono forse ugualmente aiutare e avvicinarsi a quel bizzarro gioco di incastri che si nasconde nel sound del Brasile. La sua missione del Pianista Lametino sarà ancora una volta quella di regalare gioia e felicità rinnovando la magia del Latin jazz. Un sound di contagiosa contaminazione tra la tradizione delle radici afro-cubane e brasiliane. Egidio Ventura pianista e compositore lametino dopo il successo del primo Tour nell’anno 2013 con il Progetto denominato “Egidio Ventura Latin Project”, ritorna nel 2016 a riproporre il progetto “Latin Project 2#” prodotto da Lamezia Jazz. E’ un progetto nato dopo un lungo periodo di riflessione un particolare repertorio che si lega al raffinato pianismo di Egidio Ventura, dove appaiono evidenti atmosfere latine, che si muovono su un terreno jazzistico molto suggestivo e personale. A brani altamente evocativi e melodici, si alternano brani ritmici e coinvolgenti. Un mondo musicale, che mette in luce la personale e originalissima vena interpretativa del musicista. Il repertorio si basa su standards jazz riarrangiati anch’essi in una chiave molto personale e legati al tipo di linguaggio che caratterizza la sua musica. Un lavoro che per la sua spregiudicatezza configurazione stilistica si pone al di là del giusto di per sè composito universo musicale brasiliano per collocarsi a pieno titolo fra le più audaci e riuscite operazioni di contaminazione fra diversi mondi sonori. Il repertorio del concerto è molto sostenuto con andature briose elemento fondamentale che caratterizza il gruppo sono le percussioni che riescono a dipingere bene un affresco sonoro dalle tinte accese, di una solarità a volte abbagliante, che all’occorrenza si stemperano per dar luogo a preziose sfumature. Una musica fatta dunque di contrasti, talvolta forti, nella quale l’afflato poetico si combina con una carica comunicativa trascinante. Un repertorio straordinario, che sa dare alla musica latina la sua legittima dimensione sonora; con una notevole quantità di informazioni tecniche ed espressive, con un vocabolario timbrico esteso ed approfondito, che sicuramente non mancherà di trascinare il pubblico verso quelle particolari scansioni ritmiche ed equilibrate coloriture che i territori ed i suoni brasiliani ancora mantengono sulla prima linea della scena musicale contemporanea. Il Trio del Pianista Egidio Ventura suonerà musiche di: A. C.Jobim, M. Petrucciani, Sting, B. Marley, Michel Camilo, G.Gershwin ed altri grandi compositori del ‘900. Una sorta di punto d’arrivo di una lunga storia e di un lungo processo ultra secolare che continua e che in questo progetto il Pianista Jazz Egidio Ventura ha in qualche modo in tutti questi cercato di ripercorrere. La formazione del progetto “Latin Project 2#”, prodotto da Lamezia Jazz, si presenta in Trio, il Musicista Lametino Egidio Ventura sarà sostenuto dalla stupenda sezione ritmica composta da Davide Agostino al basso elettrico ed Emanule Fuduli alla Batteria. Il Tour partirà nel mese di Aprile fino al mese di dicembre 2016, toccando una buona parte del Sud-Italia:

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TRIONFO A REGGIO CALABRIA PER

“Romeo e Giulietta. Ama e Cambia il Mondo”

IN TREDICIMILA PER LA CHIUSURA DEL PRIMO TOUR DEL MUSICAL DEI RECORD, TRA APPLAUSI E LACRIME. È stata un autentico trionfo l’ultima tappa del kolossal musicale “Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo” prodotto da David Zard, che è andato in scena al Palacalafiore di Reggio Calabria. A poco più di due anni dalla prima all’Arena di Verona, l’eccezionale trasposizione musicale dell’ opera shakespeariana ha chiuso i battenti di questo primo tour davanti a circa tredicimila spettatori. Per la Calabria un vero record. L’evento ha aperto in modo straordinario la trentesima edizione di “Fatti di Musica - Radio Juke Box”, la rassegna del miglior live d’autore ideata e organizzata da Ruggero Pegna. A Giulia Luzi “Giulietta” e Federico Marignetti “Romeo” è stato consegnato il primo “Riccio d’Argento” della nuova edizione della prestigiosa manifestazione, realizzato dal celebre orafo crotonese Gerardo Sacco. Il premio alla “Migliore Produzione” per “la maestosità del musical e l’incredibile serie di record del tour, con circa un milione di spettatori”, è stato consegnato dal promoter insieme al delegato alla Cultura della Provincia di Reggio Calabria, dottor Francesco Cannizzaro. Il riconoscimento suggella tutti gli straordinari numeri del Musical: 45 artisti, un palco di 550 metri quadrati, 23 cambi scena, oltre 270 costumi, 40 tecnici impiegati ogni sera dietro le quinte, 15 persone di produzione, 150 operai, 13 bilici necessari per il trasporto delle imponenti scenografie. Emozionati fino alle lacrime, al termine dell’ultima replica, tutti i protagonisti del cast: Federico Marignetti “Romeo”, Giulia Luzi “Giulietta”, Luca Maggiore “Conte Capuleti”, Manuel Bianco “Mercuzio”, Gianluca Merolli “Tebaldo”, Chiara Luppi “la Nutrice”, Leonardo di Minno “il Principe”, Roberta Faccani “Lady Montecchi”, Barbara Cola “Lady Capuleti”, Riccardo Maccaferri “Benvolio”, Giò Tortorelli “Frate Lorenzo” e lo straordinario corpo di ballo diretto impeccabilmente dalla coreografa Veronica Peparini: Giuliano De Rosa, Paola Bonazzi, Simona Zampina, Christian Pace, Andrea Scazzi, Francesca Cecchini, Matthew Totaro, Mirko Mosca, Vittoria Markov, Bianca Matteucci, Rimi Cerloj, Giorgio Albanese, Romina Zadi, Laura Gallinella, Andrea Attila Felice, Niccolò Nanti. A completare le grandi firme, le musiche di Gerard Presgurvic, i testi di Vincenzo Incenzo e la regia di Giuliano Peparini, tra i registi e coreografi più innovativi al mondo. Dopo ben 4 Oscar del Musical, con il Riccio d’Argento di “Fatti di Musica 2016” e una lunghissima standing ovation, si è chiuso il primo fortunato ciclo di un’

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Opera che, come promettono David e Clemente Zard, tornerà in scena tra qualche anno. A conclusione dell’evento, Ruggero Pegna, che ha dato così il via nel modo migliore alla sua trentesima stagione di eventi, si è dichiarato particolarmente soddisfatto, in particolare per la risposta del pubblico: “Sono felice – ha detto – di aver cominciato questa nuova avventura con una spettacolare produzione firmata da David Zard, con cui ho iniziato questa attività tanti anni fa. Ritrovare lui, oggi insieme al figlio Clemente, il più giovane produttore italiano, è stata una grande emozione. Tanti i motivi di soddisfazione – ha aggiunto - a cominciare dalla presenza di ottomila giovani di scuole di tutta la Calabria. La loro massiccia partecipazione a un evento di qualità assoluta, in una regione difficile come questa, per la quale la Cultura è un bene primario, rende ottimisti e consente di proiettarsi in nuovi progetti. Posso dire che, insieme a Clemente Zard, si è valutata la possibilità di riproporre anche in Calabria una tappa del nuovo tour di Notre Dame De Paris con il suo eccezionale e storico cast. A momenti, dovremmo annunciarne la conferma. Inoltre – ha sottolineato Pegna - ringrazio il Presidente della Provincia di Reggio, Raffa e il consigliere Cannizzaro, per il Patrocinio e per aver voluto destinare un quantitativo di biglietti ad associazioni a scopo umanitario, ringrazio tutti gli insegnanti e dirigenti scolastici che hanno consentito ai loro istituti di partecipare, il numeroso pubblico che ci ha riempito di attestati di affetto e quanti hanno collaborato, nonostante le oggettive difficoltà di una macchina burocratica farraginosa che necessita di una maggiore sensibilizzazione sui temi della cultura e dei grandi eventi in Calabria. Su questi argomenti, insieme ad Assomusica e alla Consulta ministeriale per i Problemi dello spettacolo di cui faccio parte – afferma il promoter - bisogna mantenere sempre la massima attenzione. La grande musica dal vivo è un patrimonio italiano di tutti, che offre cultura, promozione, occupazione e molto altro, e va protetta insieme a coloro che sono capaci di produrla ed offrirla al pubblico.”. Ultimo pensiero Pegna lo indirizza al Comune di Reggio: “Il Palacalafiore è l’unico grande contenitore di eventi che ha la Calabria, capace di ospitare le maggiori produzioni, ma ne ho constatato, nonostante l’elevato canone di affitto, uno stato di assoluto degrado. Necessita di urgenti interventi, dai bagni alla biglietteria, dagli impianti termici a quelli di illuminazione, nel rispetto delle normative di sicurezza e del confort degli spettatori!”.

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Amore d’altri tempi

Le donne e l’amore nelle novelle di Giovanna Adamo Caparello

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el 2013 la casa editrice inCalabria Edizioni pubblica un bellissimo ed elegante volume dal titolo Una piccola felicità, raccolta di novelle di Giovanna Adamo Caparello, con presentazione di Adriana Adamo e prefazione di Costanza Falvo D’Urso. Nata a Sambiase nel 1923, casalinga, marito ferroviere, una sola figlia, Adriana. Rimasta orfana di padre all’età di tre anni, riesce a frequentare la scuola solo fino alla V elementare. Tuttavia, spinta da una vorace curiosità, continua a studiare da autodidatta e nel 1954, quasi per gioco, partecipa ad un concorso letterario promosso da bella, la storica rivista femminile, che dal 1944 racconta il mondo in rosa a 360 gradi. Inizia così l’avventura letteraria di Giovanna che, in questa raccolta, restituisce a noi, lettori del XXI secolo, la memoria di un mondo ormai lontano. Istantanee di vita in bianco e nero, come i vecchi cari dagherrotipi, conservati con cura in fondo ad un cassetto. Le “pagine di vita vera” che il concorso richiede ben si addicono al genere letterario della novella la cui struttura a geometria fissa è delimitata da un perimetro che impone un lavoro di astrazione. Storie dal respiro breve con personaggi psicologicamente e socialmente tratteggiati per sineddoche. Così Giovanna, con la sua prosa semplice e piana (ma mai banale), in cui si innestano dialoghi che attingono direttamente all’alfabeto umano della quotidianità, si fa portavoce di valori collettivi svolgendo quasi una funzione pedagogica o consolatoria. Una sorta di scrittura allo specchio, enfatizzata dall’uso della prima persona singolare e in cui le tante donne degli anni ’50 e ’60 potevano riconoscersi e identificarsi. Descrivere questo universo popolato da anime semplici con il loro carico di dolori o piccole felicità in cui l’amore è declinato in tutte le sue accezioni: amore coniugale, amore filiale, amore amicale… riveste, in qualche modo, la funzione catartica di ridurre le tensioni o di fornire, inconsciamente, delle soluzioni. Infatti, malgrado la seconda metà del ‘900, grazie alla rapida trasformazione della società italiana, abbia visto un mu-

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tamento dell’identità femminile e del ruolo sociale della donna che è ormai culturalmente emancipata, scolarizzata e partecipe della vita pubblica, le protagoniste delle novelle di Giovanna non ne sono contaminate: per loro la verginità è ancora un valore, la castità una virtù e il matrimonio resta lo scopo della vita. Le sue eroine sono quasi sempre povere e romantiche, ma coraggiose e decise, per regalare speranze e, a volte, illusioni a gente semplice che ha bisogno di sogni. Dina, Ines, Ada, Giovanna così come le donne senza nome che via via rivestono i vari ruoli quali la seconda madre, la signora bionda, la donna di ieri, la sconosciuta rispondono ad un archetipo femminile consolidato che racchiude in sé le funzioni di moglie, madre e donna di casa. In questa pletora di figure femminile si intravvede qua e là qualche donna che ricopre il ruolo di amante, di prostituta o di donna sola in attesa di un figlio verso le quali, tuttavia, la nostra autrice riserva sempre uno sguardo di sensibilità e di amore, scevro da qualsivoglia tentativo di giudizio morale o di severità. Le sue donne, strette in un’alleanza interclassista e intergenerazionale (mamma/figlia, nonna/nipote, sorella/sorella) vegliano su un ordine di valori domestici che non deve essere compromesso e che solo esse sanno difendere fino in fondo. Di contro, gli uomini vengono inseriti in un ordine diverso: quello sociale identificato nella professione che svolgono, oppure sono uomini assenti ma vivi nel ricordo delle mogli e dei figli o ancora uomini che rappresentano il senso patriarcale della famiglia. Eppure anche gli uomini incarnano un modello “virtuoso”: sono disposti a sacrificarsi per amore, hanno uno spiccato senso della famiglia, sono rassicuranti e capaci di rispetto, dolcezza, comprensione e redenzione… Non c’è tensione di genere tra uomo e donna in questi racconti: entrambi condividono la stessa visione del mondo, sia l’uno che l’altra cercano la loro realizzazione attraverso l’amore aderendo al medesimo universo simbolico. E così leggiamo di grandi amori che “fanno dei giri immensi e poi ritornano” come

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cantava Venditti in una bella canzone. C’è l’amore che rinuncia all’amore come nella novella L’ultimo appuntamento, in cui il senso di colpa della protagonista per la sua vita passata non permette alla sua coscienza di impegnarsi in una relazione e quindi in un matrimonio. C’è l’amore che si ritrova intatto, dopo vent’anni, perché custodito nel cuore dei protagonisti, come nelle novelle Presto mi sposerò / Thea, l’inglesina. Accanto alle famiglie tradizionalmente intese coesistono famiglie monoparentali tali per destino o per necessità dove l’amore spezzato, con le sue vicende di emigrazione oltreoceano, detta i ritmi dell’esistenza umana deviandone il percorso come ne L’ospite inatteso, forse dal punto di vista formale la novella più compiuta dell’intera raccolta con la figura di una donna abbandonata ma non rassegnata che sfidando i pregiudizi sociali, lei giovane e bella, si mette a lavorare e riesce a far studiare le sue figlie. Ed ecco che qui si innestano i primi timidi tentativi di apertura alla modernità con donne emancipate e scolarizzate che smettono i panni della casalinga perfetta e cercano di affermare la loro identità anche nella società superando i limiti angusti del focolare domestico pur mantenendo inalterati i valori di riferimento. Perché, nonostante tutto, il lavoro non è ancora visto come surrogato al mondo degli affetti. Le donne, che sono indipendenti, chiedono comunque il sogno sublimato di un amore che sanno non essere realistico, come avverrà alla protagonista di Appuntamento con lo sconosciuto. E c’è sempre un messaggio di speranza che, attraverso la riproposizione dell’intramontabile mito dell’amore romantico, con qualche piccola variazione sul tema, ha nutrito l’immaginario femminile di generazioni di lettrici, avvicinandole comunque alla lettura e svolgendo in tal senso una importante funzione sociale dal punto di vista della familiarizzazione con la lingua italiana soprattutto nei ceti medio-bassi. Quella raccontata da Giovanna Adamo Caparello nelle sue novelle è forse l’ultima generazione di “madri amorevoli e spose servizievoli” prima del grande movimento femminista. Nel 1965, con grande umiltà e profonda saggezza, volendo probabilmente rimanere fedele ad una sua idea di scrittura che forse non incontra più le norme editoriali e le logiche di un mercato in costante evoluzione, Giovanna ripone la penna e la sua “Tessera di scrittrice” n. 320/3 in un cassetto e decide di vivere la sua “novella” più bella perché mai pubblicata. Chi ama non perde mai…

Mensile di informazioni varie - anno 24°-n. 18 - FEBBRAIO 2016 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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STALKING Ingabbiati nel malamore Prima di parlare di Stalking, è necessario fare una premessa sulla dinamica di coppia e sul tipo di attaccamento che si instaura tra i partner. La “scelta del partner” è una complessa mescolanza tra mito famigliare, mandato inerente ad esso e ricerca di soddisfacimento di bisogni più strettamente legati alla persona. Secondo Fairbairn la creazione di un mondo interiore è da rintracciare unicamente in esperienze frustranti o comunque negative e la tendenza ad innamorarsi di una persona e non di un’altra è data appunto dalla spinta di una costante relazionale negativa caratterizzata da una coazione a ripetere e quindi ad attualizzare relazioni oggettuali passate. Naturalmente solo le coppie più rigide cercano nell’altro di creare una relazione del tutto uguale ai propri modelli interiorizzati. La formazione di una coppia nasce anche dalla ricerca inconscia di modificare una certa idea di relazione. Quindi in definitiva possiamo affermare che la scelta del partner viene fatta principalmente per somiglianza o differenza con il genitore del sesso opposto. In questo modo possiamo distinguere due diverse categorie: Scelta per contrasto: quando la scelta del partner viene fatta in base a differenze personologiche e caratteriali del genitore del sesso opposto. Scelta complementare: in questo caso il partner viene scelto per somiglianza con il genitore del sesso opposto. La relazione che si instaura con il proprio partner, dipende anche dal tipo di attaccamento che si ha avuto con la persona che si è preso cura di noi nell’età infantile. Vi sono attaccamenti sicuri ed insicuri. Il primo porta a svilup-

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pare una personalità ben strutturata ed equilibrata, la seconda si caratterizza con una bassa autostima e con la continua ricerca di affermazione del Sé attraverso il consenso dell’altro. A tutti fa piacere incontrare un partner che dimostra il proprio amore attraverso atteggiamenti come l’invio di fiori, doni, lettere, telefonate e attenzioni di vario tipo, atti in genere graditi e gratificanti per il destinatario in quanto rientranti nelle abituali condotte riferite al corteggiamento. Le stesse condotte, però, possono assumere carattere molesto, sgradito e persino persecutorio se reiterate e in assenza di un consenso tacito o esplicito del destinatario o nonostante un suo chiaro e inequivocabile dissenso. Quando la morbosità diventa ossessione per una persona, il rapporto di coppia inizia ad entrare in confusione, si innescano dinamiche disfunzionali ed a volte aggressivi fino a sfociare in un vero e proprio reato. La coppia è strutturata da due soggetti con un tipo di attaccamento insicuro/insicuro. La relazione finisce, ma spesso la separazione non accettata né metabolizzata è alla base dell’attivazione dei comportamenti di stalking nel persecutore. Le attenzioni diventano così insistenti da limitare la libertà personale, psicologica e “pratica” di chi le subisce, relegando la vittima in uno stato di prostrazione e paura, fino a costringerla a ripetuti cambiamenti nello stile di vita.

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Con il termine stalking si intende una forma di aggressione messa in atto da un persecutore che irrompe in maniera ripetitiva, indesiderata e distruttiva nella vita privata di un altro individuo, con gravi conseguenze fisiche e psicologiche. Il termi-

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ne è inglese e indica “fare la posta, braccare, pedinare”; si riferisce a comportamenti atti a osservare e conoscere il comportamento della preda al fine di poterla catturare: non avendo equivalenti nella nostra lingua, la traduzione che più frequentemente viene adottata è “molestie assillanti”. La letteratura internazionale indica nella compresenza di tre componenti/fattori il presupposto che consente di definire il fenomeno: un molestatore (stalker), una vittima (stalking victim), una serie di comportamenti intrusivi ripetuti nel tempo. Nello “stalking” troviamo un insieme di comportamenti criminali, come ad esempio: •perseguitare in modo ossessivo un’altra persona, •mettere in atto appostamenti nei pressi della dimora della vittima, •pedinamenti, •telefonate non gradite e ripetute, accompagnate da: •sms o altre forme scritte, come lettere o bigliettini lasciati nel portone di casa o sul tergicristallo dell’automobile della vittima. Grazie alla Legge numero 38 del Codice Penale del 23 aprile 2009, lo Stalking oggi è un reato, perseguibile penalmente con condanne da 6 mesi a 4 anni di reclusione (articolo 612 bis). Il profilo dello stalker non sempre rientra in una personalità con disturbi psichiatrici, anche se alcune forme di persecuzione sono inserite nel contesto di un quadro psicopatologico, questa non è una condizione sempre presente, così come non esiste sempre un abuso di sostanze associato al comportamento stalkizzante. In ambito psicologico, Meloy (1998) ha proposto un’interpretazione psicodinamica dei comportamenti di stalking incentrata sulla patologia del narcisismo e dell’attaccamento. Si può identificare lo stalker come una persona avente un modello di attaccamento definito “insicuro/preoccupato”, caratterizzato dalla ricerca dell’approvazione dell’altro al fine di rafforzare la propria bassa autostima. L’evento iniziale nel ciclo delle molestie è individuato nella creazione di una fantasia narcisistica di legame speciale con un oggetto idealizzato e/o superiore, basata su pensieri consci (di essere amato, di amare, di condividere il destino con una particolare persona). Si tratta di pensieri presenti anche

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in individui normali, che sono alla base dell’amore e possono culminare in una relazione stabile. Tuttavia, mentre la persona normale di fronte a un rifiuto da parte dell’altro si ritira, il futuro stalker, a causa del suo narcisismo patologico, è particolarmente sensibile al rifiuto e ai sentimenti di vergogna e umiliazione che vi seguono. Per sfuggire a queste emozioni inaccettabili si difende con rabbia e svalutando l’oggetto del desiderio. Quando la vittima è sufficientemente svalutata, l’oggetto può essere rimosso e la fantasia di legame può nuovamente ripristinare l’equilibrio narcisistico del soggetto. Svalutare l’oggetto e soprattutto sottoporlo a controllo costante, attraverso comunicazioni e contatti imposti, ristabilirebbe, in chiave persecutoria e agita, la fantasia di legame indissolubile con la vittima e di potere su di essa. Nella vittima da stalking scattano diversi sentimenti, all’inizio il piacere di una persona che ti cerca e quindi ti ama, poi il fastidio della persecuzione e dell’ossessione ed infine la paura e la rabbia.

È importante che la vittima non assuma atteggiamenti di comprensione e buonismo nei confronti del persecutore, aspettandosi in cambio, come forma di riconoscimento, un comportamento meno ossessivo di cui lei è il bersaglio. È necessario che la vittima si comporti in maniera ferma nei confronti del persecutore, ad esempio ogni richiesta che questo avanza deve essere necessariamente rifiutata in maniera totale e mai parziale. Uscire da questa trappola che imprigiona la libertà non è affatto semplice proprio a causa della paura oppure a causa degli incastri “relazionali” con il persecutore. Infine è importante che il Clinico durante il lavoro terapeutico con la vittima, fornisca a questo tipo di paziente la possibilità di acquisire una buona componente di determinazione atta a definire certi confini tra sé e l’aggressore. Bibliografia Galeazzi G. M. e Curci P., La sindrome del molestatore assillante (stalking): una rassegna, “Giornale Italiano di Psicopatologia”, N. 7, pp. 434-52 (2001). Meloy J. R. (a cura di), The Psychology of Stalking: Clinical and Forensic Perspectives, Academic Press, San Diego 1998. Dott.ssa Maria Mirabelli Viale Michelangelo, 25 Lamezia Terme Cell.: 339.5919310 mail: mariamirabelli@libero.it

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ET SOTTO LE STELLE Le evoluzioni dell’evento di beneficenza

Le evoluzioni dell’evento di beneficenza “ET SOTTO LE STELLE”, promosso dalla Fondazione culturale Carlo Rambaldi, hanno portato alla concretizzazione del gesto di solidarietà promesso. In data 5 gennaio 2016 alle ore 18.00, infatti, presso il reparto di Pediatria dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme – Torre B piano II, si è tenuta la cerimonia di consegna della donazione al nosocomio, a conclusione della lodevole iniziativa. Si tratta di beni acquistati con i fondi raccolti durante la serata di beneficenza dello scorso 10 agosto 2015, “ET SOTTO LE STELLE”, patrocinata dal comune di Lamezia Terme, in occasione del terzo anniversario dall’ultimo saluto dell’Artista Carlo Rambaldi. L’iniziativa aveva riscosso grande successo, grazie alla generosità dei tantissimi partecipanti e dei numerosi professionisti volontari, del presentatore Domenico Milani, degli artisti coinvolti e delle aziende, che supportandone l’organizzazione, hanno reso possibile la meravigliosa riuscita di un evento davvero “dagli effetti speciali”. La famiglia Rambaldi ha deciso di dare il via alle iniziative della Fondazione partendo da Lamezia Terme, perché è qui che il Genio ha trascorso gli ultimi 10 anni della sua straordinaria vita e da qui ha ripreso il percorso dei momenti da sogno che gli dedicherà annualmente. L’inventore di E.T. ed altri fantastici personaggi, infatti, ha sempre mostrato grande sensibilità nei confronti dei bimbi e dei loro sogni, dedicando soprattutto a loro le sue opere ed impegnandosi in iniziative simili a questa nel corso della sua vita. L’obiettivo era acquistare e donare nuovi e necessari elementi d’arredo per rendere più sicuro e confortevole l’ambiente in cui vengono ospitati i piccoli degenti lametini. La Fondazione è lieta di comunicare che il traguardo è stato raggiunto con grande successo, in quanto, grazie alla sensibilità delle aziende coinvolte ed al raggiungimento di un ottimo accordo commerciale, è stato acquistato tutto ciò che era auspicabile per soddisfare le esigenze del reparto, in sicurezza, comfort e passatempo per i bimbi. Grazie all’azienda Primi Sogni, che ha sposato la causa senza alcuna esitazione donando 6 sponde removibili, i letti dei piccolini saranno più sicuri, per un sonno tranquillo loro e dei genitori. Grazie all’azienda Poltrone Italia, che ha concesso un importante sconto di circa il 60%, i genitori potranno godere di un momento di riposo confortevole adagiandosi sulle 10 poltrone relax predisposte accanto a tutti i posti letto del reparto. Grazie anche ai fattorini Ivan e Gino, che hanno donato il loro tempo e le loro forze per portarle fin dentro al reparto. Grazie all’artista Marilena Fineanno, nella sala ludica è stato apposto un quadro, creato in estemporanea durante la serata di gala dell’agosto scorso, in ricordo di Carlo Rambaldi e della sua più celebre creazione E.T.. Grazie all’associazione culturale UNA, è stato installato un lettore dvd a disposizione dei bimbi ricoverati, per trascorrere momenti di condivisione, magari guardando il film “E.T. l’extra-terrestre”, dvd anch’esso donato. E con estrema soddisfazione dei presenti, finita la confusione della festa, alcuni bimbi hanno chiesto di guardare insieme, nella loro camera di degenza, il dvd del film E.T., appena donato. Tutti gli allestimenti ludici acquistati sono giocattoli educativi, che intratterranno i piccoli degenti stimolando la loro curiosità ed i loro sensi, per implementare le abilità cognitive e manuali attraverso il divertimento. Si tratta

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di prodotti di ottima qualità, forniti da una delle più grandi aziende italiane nel settore delle esigenze nel campo della didattica, ed adatti anche a bambini con esigenze speciali. Oltre ai supporti che intratterranno i piccoli degenti ed un tavolo a misura di bambino, per giocare più comodamente, è stato predisposto un “Angolo-Poppata” delimitato da separé colorati, per concedere maggiore intimità alle mamme durante il delicato momento dell’allattamento. Grazie anche all’entusiasmo dei volontari dell’associazione VoLa Nasi Rossi a Domicilio, che hanno vivacizzato ancor di più l’atmosfera, tutti i partecipanti alla cerimonia di consegna doni conserveranno un ricordo dai mille colori. Nell’occasione, inoltre, ai bimbi degenti sono stati anche donati dei simpatici omaggi grazie all’azienda Party Shop di Lamezia Terme. La famiglia Rambaldi non è nuova a gesti di generosità nei confronti di Lamezia Terme. Presso la biblioteca comunale, infatti, è possibile ammirare lo scrigno dentro cui è custodita parte della collezione privata di VHS del Maestro, donati al Sistema bibliotecario lametino nel 2014 tramite l’associazione culturale UNA. Un grande successo quindi, per la Fondazione e per tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo progetto meraviglioso, donando gesti concreti ed energie positive. Come ogni favola, anche questa ha visto momenti poco piacevoli durante i mesi di lungo e faticoso lavoro, prima di arrivare a questo splendente risultato. Ma la bellezza del sorriso dei bambini ed il sollievo che proveranno i genitori dei piccoli degenti lametini, hanno motivato il coordinamento, per nulla semplice, di tante energie. Un. La Fondazione culturale Carlo Rambaldi (http://www.fondazioneculturalecarlorambaldi.it/la-fondazione/), nelle persone del presidente Victor Rambaldi, la vicepresidente Daniela Rambaldi, Bruna Basso moglie dell’artista e la project manager Anna Sciarrino, entusiasti del grandioso successo che ha fatto brillare di più anche il ricordo del Maestro Carlo Rambaldi, vogliono così augurare un meraviglioso 2016 a tutti.

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3° MILLENNIO: TANTA VIOLENZA E MINORE AFFETTIVITA’

TECNOLOGIA AVANZATA SIGNIFICA CIVILTA’ ? Ascoltando le notizie di cronaca quotidiana, sentiamo continuamente parlare di violenza:Violenza su minori e tra minori,violenza ai danni di persone anziane, in ambito familiare, figli che arrivano a uccidere i genitori pur di carpirne l’eredità. Perché si è giunti fino a tanto? Ai nostri giorni la tecnologia è oramai più che avanzata, la scienza progredisce rapidamente,in campo medico si scoprono nuovi farmaci, ma l’ essere umano sembra regredire e somigliare a una bestia molto più che a un uomo. Gli animali, anzi, son da ritenersi superiori: Essi aggrediscono e uccidono soltanto per legittima difesa, mai per cattiveria o avidità. In verità, le guerre del passato non si possono dimenticare, esse son sempre esistite, sia per la difesa del proprio territorio,sia per il dominio sugli altri. Ma generi di violenza così efferata come quelli odierni, dubito che la Storia ne abbia mai conosciuti. Cosa può essere accaduto, dunque,all’uomo dei nostri tempi e alla sua mente? Proviamo a esaminare più scientificamente il Cervello Umano: Esso è composto da due Emisferi, l’Emisfero Destro e l’Emisfero Sinistro, ciascuno con funzioni diverse. Roger Sperry, neuropsicologo e neurobiologo Statunitense, si rese conto che i pazienti reagivano in modo diverso a seconda dell’emisfero che stavano usando. Proprio esaminando tali comportamenti, scoprì che ogni lato del cervello ha funzioni differenti. Esattamente, nello specifico, le competenze dei due emisferi sono le seguenti: L’Emisfero sinistro è analitico, elabora le informazioni,compie operazioni in modo sequenziale, è concreto e razionale, nota i dettagli e le differenze, si pone degli obiettivi. Esso è sede della logica, della lingua, della razionalità. L’ Emisfero destro segue invece l’istinto, ama l’arte,il disegno,il canto, la musica, la danza. Ha un tipo di comunicazione gestuale ed emozionale, è più sensibile e più affettivo: Esso è sede ( di sogni, emozioni), dell’affettività. A seconda del lavoro che svolgiamo, inoltre,sviluppiamo un emisfero più che un altro. Infatti, chi generalmente, utilizza parole e numeri, come scrittori o atematici, è certamente“un emisfero sinistro”, al contrario,chi è abituato a lavorare con le immagini e con l’ intuizione,come artigiani, artisti, o musicisti, che è, invece, “emisfero destro”. Ma … Cos’è cambiato oggi, rispetto al passato ? Negli ultimi decenni, già a partire dai primi anni 50, con l’arrivo della TV, cominciarono ad esserci maggiori stimoli per l’emisfero sinistro;più avanti negli anni, con l’uso dei primi computers, gli stimoli si moltiplicarono. Al giorno d’oggi, con l’utilizzo continuo e a volte smodato di tali strumenti, quali ‘Mass-Media’, Computers, tablets ‘, l’emisfero sinistro è stato ed è continuamente bombardato da stimoli e sollecitazioni ed è, quindi, in continua crescita rispetto all’emisfero destro, sede dell’affettività, che al contrario,tende ad essere da questo schiacciato e rispetto ad esso rimpicciolito e qua-

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si soppresso. E’ probabile sia questo il motivo per cui la nostra, è un’era in cui son venuti meno alcuni valori, si tenda cioè a dare minore importanza a valori quali la famiglia, l’amicizia, l’amore, alle emozioni e agli affetti in generale e si senta parlare continuamente di separazioni coniugali, di violenze in ambito familiare, e di altri tipi di violenza. Quale potrebbe essere un rimedio, se esso esiste, e se di rimedio si può parlare ? Al giorno d’oggi tutti utilizzano il computer per motivi diversi. Ne fanno purtroppo un uso smodato le nuove generazioni, con tablets e cellulari, da cui non si separerebbero mai. Restare però, troppo tempo davanti al computer, oltre a causare danni fisici, muscoloscheletrici dovuti a posture scorrette, provoca isolamento e solitudine: Se il linguaggio digitale oggi, ha quasi completamente sostituito quello verbale, ciò è la prova che tali strumenti provocano l ‘ assenza di comunicazione. I cellulari sono sempre in mano a bambini e adolescenti e non soltanto a loro. Tutti li adoperano ormai sempre e dovunque, avendo purtroppo ormai acquisito la pessima abitudine di usarli anche a tavola, anziché scambiare due parole con familiari o amici, svilendo inoltre, la lingua Italiana, al punto tale da abbreviare ogni termine pur di risparmiar tempo e spazio. Tutto ciò è inaudito! Noi, figli di Dante, di Petrarca, e molti altri ancora, stiamo facendo dei passi indietro riguardo la nostra umanità, la nostra comunicatività, la nostra cultura, la nostra affettività! Il nostro relazionarci con gli altri attraverso il linguaggio assomiglia molto più a quello degli uomini del Neolitico. Sembra quasi che tutto sia inversamente proporzionale: Mentre la tecnologia avanza, noi peggioriamo:Diventiamo più incapaci di utilizzare la nostra lingua madre,più asociali,più indifferenti, più soli, più violenti, Inoltre il continuo uso di computers e tablets, bombarderebbe l’ Emisfero sinistro( sede della razionalità ) di stimoli e informazioni al punto tale che questo, diverrebbe più grosso rispetto all’Emisfero Destro ( sede dell’affettività) che sarebbe da esso schiacciato, divenendo più piccolo. E quale potrebbe essere la conseguenza? * Emisfero Destro più piccolo =Meno Fantasia, Meno Affettività, Meno Amore *Emisfero Sinistro più grande =Maggior Razionalità, Maggior Logica, Maggior Violenza Per non essere portati al punto di dover dire con rassegnazione: “ La vita è una tale fatica... è una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele. “ (1) Sarebbe positivo, forse, un utilizzo pìù misurato e pìù adeguato di tali strumenti ? A voi le conclusioni (1) Oriana fallaci: Lettera a un bambino mai nato

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LUMIE DI CALABRIA ... e altre leggende Ai miei bimbi ormai adulti, zionatissimo pubblico composto ’ una mattina d’autunno, al mio bimbo siriano, da sognatori ed artisti in numero grigia, un po’ triste...pensieri al bimbo cioccolatino, variabile , accompagnati da ale ricordi si affollano nella men... agli adulti che si sentono un po’ bimbi. meno due folli , per far sì che la te… la nostalgia mi magia che pervade il assale… le lacrime giardino si accresca scendono lentamenogni giorno di più. te ma ecco arriva Mi prende per mano lui... il mio magico e mi accompagna gnomino che mi sotto un albero che prende per mano e sta lì da sempre... mi invita a correre chissà quante volte nel nostro giardino lo avrò visto ma... fatato dove , rimaecco… magia… nendo in silenzio oggi lo guardo per per una manciata di la prima volta con secondi più il tempo occhi nuovi... è un di un sorriso, con gli arancio… vicino c’è occhi chiusi e rivolti un limone... no... è in direzione suduno stesso albero ovest , si riescono a sul quale crescono percepire l’eco delle rigogliosi entrambi risate argentine dei frutti… i rami sono gli Elfi Canterini e identici ma giallo e dei Folletti Ortaioli e arancio si mescolala vocina squillante no... di Maghella Sapientina. Il mio gnomino mi dice di sedermi comodamente nell’erSaliamo di corsa le vecchie scale che dalla casina magica ba… di ascoltare i suoni… di respirare a pieni polmoni … portano nel giardino dove aranci e mandarini si ergono sudi chiudere gli occhi e di fare attenzione alle storie che sta perbi con le loro chiome di un bel verde intenso tra cui brilper narrarmi. lano come pietre preziose abbondantissimi frutti arancioni Qualche secolo fa, quando lui era uno gnomino…ino…ino che invitano ad essere prontamente raccolti . Allo scocca…ino...il giardino era abitato da molte creature magiche re della mezzanotte i frutti migliori verranno scelti dagli elfi fra cui vi era una colonia di Fate Arancioni, padrone indie dai folletti affinchè altre magiche abitatrici del giardino scusse degli alberi di arance che coltivavano con cura ed possano preparare deliziose leccornie per grandi e piccini amore. con tecniche e procedure segretissime e misteriose. Un giorno si trovò a passare di lì, ospite della Strega di Il mio gnomino è burlone ed un tantinello ciarliero ed agli Portobello, il Mago Giallino , ricco possidente di numerose occhi distratti di chi lo conosce superficialmente può appiante di limoni che si trovavano al di là del mare in un poparire sciocchino ed un po’ svampitello, mentre in realtà sto altrettanto magico. con i suoi modi leggeri ed allegri riesce a farmi riflettere su Aveva portato con sé soltanto una piantina per farne gradiaspetti della vita sui quali difficilmente ci si sofferma. to omaggio alla Maghella più bella che avesse conquistato Oggi è stranamente eccitato, non sta fermo un attimo, il suo cuore …ma non andò esattamente così…. dice che deve raccontarmi alcune storie segrete e mi fa L’amore sbocciò a prima vista...ma tra il Mago Giallino e promettere solennemente di rivelarle soltanto ad un sele-

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Lamezia e non solo


la più giovane delle Fate Arancioni ... la diversità tra i due suscitò non pochi pettegolezzi e malumori tra alcuni abitanti del giardino, che vedevano rotti i loro incantati equilibri, primo fra tutti Stregone Brontolone che sentenziò che tale unione non sarebbe durata più di un centinaio di anni , tra le risa di Ninfette Petulanti e Nanetti Maldicenti. I due innamorati si fermarono soltanto dieci anni, il tempo indispensabile per organizzarsi e poi decisero di partire per un giardino oltreoceano dove la loro storia d’ amore avrebbe potuto essere d’esempio ad altre creature magiche. Se ne andarono di giorno, quando tutti dormivano , ma prima di andare via per sempre intrecciarono i rami delle piante di cui erano custodi, ne fusero i tronchi fino a formarne uno soltanto... Lo gnomino racconta... racconta ed io resto incantata ad ascoltare le sue storie… il dolore si è attutito…..la tristezza lascia il posto alla serenità... lo gnomino continua a raccontare… racconta... racconta… Mi prende per mano, lentamente stavolta e mi porta dall’ altro lato del giardino, vicino al muro di cinta...Vorrei fermarmi ad assaggiare un profumatissimo mandarino, uno di quei mandarini selvatici e succosi che mangiavamo da bambini... ma no... mi spinge… mi strattona…vuole fose che la mia attenzione venga catturata dal giallo tenue dei succulenti pompelmi ?... macchè …lo gnomino è impaziente... no… no… qui ..qui… mi dice e mi trascina vicino ad una pianta che non mi sembra un granchè... assomiglia ad un limone, ma non è affatto bello con quei suoi frutti un po’ bitorzoluti ... è un albero trascurato... secondo me non

è il caso di soffermarsi oltre …. Lo gnomino mi guarda un po’ stizzito per la mia scarsa fiducia ed inizia a parlare lentamente... la sua saggezza millenaria mi conquista ancora… Mia cara giovane sventata e scriteriata… mi dice con un tono tra il severo e l’ indulgente… questa pianta è la regina del nostro giardino… è un dono prezioso dell’ Esimio Elfo del Libano che la ottenne dopo secoli di sapienti incroci con un agrume non ben identificato donatogli dal Folletto Algerino che a sua volta l’ aveva ereditato dal Mago Massimo di Messina. Sono confusa…timidamente ribatto che non può essere la regina del giardino...ho appena assaggiato un frutto e non ha quasi sapore… Il mio gnomino, saggio come sempre, mi dice di soffermarmi su un particolare ed ecco… magicamente avverto un profumo assolutamente unico… non è bergamotto….non è lime… è … è … non so cosa sia ... è una pianta unica….. rara E finalmente capisco ... la sua bellezza è nell’ assoluta diversità del suo profumo... solo una pianta cosi’ unica, semplice, qusi dimenticata ma rara e senza un nome può essere eletta regina del giardino … Già…ma una domanda si affaccia insistente…..il suo nome botanico quale sarà? frugo tra vaghi ed antichi ricordi dei miei studi... nulla... sono rammaricata….costernata quasi… Lo gnomino ride...si fa gioco di me… mi lancia addosso due o tre agrumi profumatissimi… fa spallucce ed urla a squarciagola… lumie... lumie di Calabria !!!!!!!!!

L’angolo della Poesia

Morte d’un canarino Iridescenze

Giallo come un sole d’agosto,

Lasciati amare senza tempo...

da una gabbia dorata rispondeva al canto dell’ allodola.

Coglieremo raggi di sole su bianchi ghiacciai,

Un vento gelido soffiò.

iridescenze infinite nei nostri sguardi.

Tremante disperse le sue piume al vento

Lamezia e non solo

Il Delfino Ho scritto una poesia sulle acque del mare.

Le onde hanno cancellato le parole. Una sola è rimasta sulla coda d’ un delfino. C’era scritto: AMORE.

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La Bellezza:I consigli di Antonella

A San Valentino mi vesto solo di Rolè Lo so che ti sembra smielato ma l’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: “Buttati a capofitto! Trovati qualcuno che ami alla follia e che ti ami alla stessa maniera!” Come trovarlo? Bè, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente, beh, equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto. Cit. Martin Brest (Vi presento Joe Black) San Valentino è il giorno in cui gli innamorati desiderano vivere come in un sogno, trasformandosi in principi e principesse. E’ bene prendersi cura della coppia ogni giorno, regalandosi momenti esclusivi ed indimenticabili che possano aumentare la complicità ed il desiderio di vivere per sempre insieme e perdersi nell’amore con la speranza che ogni giorno che verrà sia San Valentino. Gli animali ci ricordano che anche noi facciamo parte della loro stessa natura, la quale ci ha dato il dono dei sensi, si, “i sensi”, fondamentali per far si che il corpo (una macchina perfetta) possa percepire e dare emozioni. Come tanti piumati sono adornati di colori (pappagalli, pavoni ecc.), ottimi richiami per i loro partner, anche noi umani usiamo spesso i colori per farci notare e nello stesso tempo trasmettere emozioni. Cosa c’è’ di più bello per una donna di mettere in evidenza i propri particolari, labbra, occhi, zigomi, ecc.

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e sorprendere il proprio compagno?? E’ il pensiero che ha Roberto Lecci quando crea le sue linee, cioè che un trucco fatto con i suoi prodotti deve dare emozioni tramite i sensi, ad esempio baciare le labbra di una donna che usa il meraviglioso idratante Volumex Creamgloss, oltre che a dare sensualità lascia quel sapore indimenticabile che manda in estasi un uomo; oppure accarezzare il viso di una donna che usa il fondotinta Rolè abbinato alla seta dona una sensazione di morbidezza ed un profumo che lascia inebriati. Grande novità per rendere ancora più particolare il vostro sguardo è il mascara “Angel Eye” composto da pigmenti luccicanti che, durante una cena romantica a lume di candela, fa notare uno sguardo acceso. Rolè, cosa ci consigli per la serata di San Valentino? Di truccarvi ovviamente con i prodotti che hai appena consigliato e di fare giochi d’amore facendo provare tutte queste sensazioni al vostro partner. A proposito di uomo, colgo l’occasione di comunicare che ho creato una linea cosmetica dedicata a lui: Uomo Più, per rispondere alla provocazione femminile che giustamente si sente sempre al centro dell’attenzione e con una marcia in più, dimostrando che anche l’uomo ha la sua importanza prendendosi cura di se. Amatevi… e buon San Valentino a tutti.di cuore Roberto Lecci Rolè

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