Lameziaenonsolo ines giugno

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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo incontra

Ines Pugliese

Nella Fragale

E dopo una carrellata di uomini, ad avere le nostre copertine, questo mese, sono due donne, due donne completamente diverse fra di loro ma ugualmente due lametine DOC. Ines Pugliese conosciuta ed apprezzata per le sue doti, per il suo impegno nel sociale, per il suo lavoro. Abbiamo parlato molte volte di questa intervista ma lei è sempre impegnata e così abbiamo rimandato fino a quando non siamo riuscire ad incontrarci, a sederci e ad iniziare questa che, più che intervista, definirei una piacevole conversazione Ines Pugliese, mamma e moglie, insegnante e poetessa, scrittrice e donna impegnata nel sociale, ti riconosci in queste definizioni? Oggi essendo nella mia piena maturità, posso affermare con grande consapevolezza che non sono venuta meno a nessuno dei ruoli assegnatimi. Per prima cosa io, sono una Donna, una Donna completa, esprimo in ogni mio atto la mia femminilità e vivo la maternità con grande gioia e senso di responsabilità. Sono stata anche un’ insegnante responsabile ed amorevole. Il mio sentimento materno mi ha guidato sia quando istruivo che quando educavo i miei alunni. Poetessa, sì, pure, ormai sono tanti anni che scrivo non solo poesia ma anche racconti e fiabe. E’ dell’anno scorso il mio ultimo libro in prosa, il quinto volume intitolato “Molto Dopo La Mezzanotte”. Conoscendoti posso affermare che in tutte ti si può ritrovare perchè quando fai una cosa impegni ogni cellula del tuo corpo in quello che stai facendo, senza risparmiarti, quindi secondo me non c’è un ruolo nel quale hai dato di più perchè in ogni ruolo hai messo te stessa, è così? Ogni volta che prendo un impegno lo porto a termine con tutte le mie forze anche perchè è una sfida che faccio a me stessa,è una rivincita verso il passato. Ricordate quando si diceva che le donne avevano il cervello di una gallina? Abbiamo dimostrato che non è vero! Cominciamo a parlare allora della giovane Ines, nata a Nicastro, ha studiato in Toscana e poi è tornata nella sua terra natia per insegnare, ricordi legati a quel periodo? Ho studiato in Toscana, in collegio. Quello è stato il periodo più bello della mia vita. Il collegio era bellissimo, le compagne di studi intelligenti e preparate, molto affettuose e certamente più emancipate di me, che ero una piccola terrona. Un ricordo simpatico di quel periodo?: I ragazzi che di notte, al di là dell’alto muro che cingeva il collegio, ci facevano la serenata. Un canto m’è rimasto nel cuore:-Tu che m’hai preso il cuor, sarai per me,il solo amor.... Come era fare l’Insegnante in quei tempi, come è fare l’Insegnante oggi? In quei tempi c’era l’insegnante unica e gli scolari nella maestra trovavano la madre, ma la società cambia e la scuola si deve adeguare ai tempi. Oggi sono subentrati altri insegnanti, nella classe s’è formato un team. Gli alunni senza dubbio si arricchiscono di molte nozioni, ma è andato perduto quell’afflato maestro-scolaro che durava per tutta la vita. Ricordi particolari della tua vita di insegnante? La mia prima nomina è stata in una scuola di montagna: San Minà, piccola, fredda, umida scuola, ma piena d’amore e di gioia di vivere. Il rapporto con gli alunni è cambiato nel corso degli anni? Come? Un po’ è cambiato: una volta l’insegnante era molto rispettato, ora sento alcuni colleghi lamentarsi, spesso non sono gli alunni a non rispettare

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gli insegnanti, ma sono proprio i genitori che si schierano dalla parte del loro figliolo senza rendersi conto del male che questo comporta.

Cosa pensi delle Associazioni in generale? Le associazioni sono necessarie, quando sono valide, sono portatrici di cultura.

Quando oggi incontri un tuo ex alunno che sensazioni provi? I miei alunni mi adorano, io per loro sono la Maestra e loro per me i miei figli. Più il tempo passa e più leggo in loro amore e rispetto.

Presidente dell’Adisco, ci vuoi parlare dell’impegno in questa importante associazione? L’ADISCO è una Associazione ONLUS di grande valore, il suo significato è: Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale. Il suo obiettivo principale è quello di convincere le donne a lasciare al momento del parto il sangue del cordone ombelicale, ricco di cellule staminali capaci di guarire leucemie e non solo.

Se tu dovessi dare un consiglio alle giovani donne che si avvicinano al mondo dell’insegnamento, che diresti loro? Un consiglio alle giovani donne? Per prima cosa di essere delle insegnanti preparate: studiare, studiare… e poi Amare. La mia guida è stata la Montessori, Pestalozzi il mio maestro, Don Bosco il mio riferimento.

Perchè proprio l’Adisco e non un’altra associazione? Mi ha pregato di fondare questa associazione a Lamezia la presidente regionale Franca Arena Tuccio di Reggio Calabria, io ho colto questo invito in un momento particolare per la mia famiglia. Ho pensato che dovevo agire, se non potevo distruggere questa brutta malattia donando il mio sangue, potevo distruggerla convincendo le neo mamme a lasciare, al momento del parto, il cordone ombelicale del loro bambino. E’ una donazione che non costa niente, ma può salvare una vita umana.

Ines fidanzata e moglie, come hai conosciuto colui che poi è diventato tuo marito? Mio marito è stato il professore che mi ha preparato per il concorso Magistrale. “Galeotta fu la pedagogia e chi la inventò …” E’ stato un amore a prima vista? raccontaci qualcosa della tua vita di giovane ragazza innamorata. Da parte sua, forse, è stato un amore a prima vista, io ero giovanissima, avevo tanti corteggiatori e c’è voluto un bel po’ prima di capire ciò che mi stava accadendo.

Quanto è importante la conservazione del cordone ombelicale? Noi conserviamo il sangue del cordone ombelicale nella Cord Blood Bank Di Reggio Calabria a 120 gradi sotto zero e anche i bambini dell’ Estero, trovata la compatibilità, possono usufruirne e, una volta trapiantate le cellule, guarire. Questo è l’obiettivo. L’ADISCO è per la donazione eterologa volontaria e gratuita. Non vale conservare il cordone esclusivamente per il proprio bambino (se non ne ha bisogno). E’ un gesto inutile, non esiste alcuna prova che documenti l’utilità del trapianto autologo, non sappiamo ancora che fine fa questo sangue conservato per 10 o venti anni di seguito. Mentre se si dona subito può salvare un bambino che ne ha bisogno.

Certo una moglie che lavorava era già una novità per quei tempi, o no? In effetti no, io ho vinto il concorso al primo colpo, ma negli anni 50 c’erano già tanto donne che lavoravano nella scuola. Tuo marito era impegnato nella politica, tu come mai non ti sei mai impegnata “attivamente” nella politica? Sì, mio marito era molto impegnato nella politica, se mi fossi impegnata anche io chi avrebbe cresciuto i figli? Non nascondo che essere parte attiva in politica mi sarebbe piaciuto molto ma non l’ho mai confessato, altrimenti, come avrei potuto brontolare quando lui rientrava tardi?

Non si ricorre alla sua conservazione perchè il processo costa troppo? Conservare il cordone costa molto ma la donazione volontaria, alla Banca Pubblica, è gratuita, nelle banche private invece si paga.

Una donna che pur essendo moglie e madre di figure politicamente impegnate ma che non è mai scesa in campo, cose ne pensa della politica? Io della politica penso un gran bene, non potrebbe esistere una società civile senza politica. Sono i politicanti che allontanano dalla politica.

Cosa ti augureresti per questa importante Associazione? Cioè cosa è che lo stato dovrebbe fare e non fa? Per questa importante associazione vorrei più personale ostetrico a disposizione negli ospedali. Infatti spesso il cordone ombelicale non viene preso per mancanza di personale. Ci vorrebbe più impegno da parte dei medici ginecologi a consigliare le giovani mamme a fare questa donazione. Lo stato dovrebbe avere maggiore attenzione per la Sanità. Se non sbaglio nel nostro ospedale molti reparti stanno chiudendo.

Ines Madre, che mamma è stata Ines, una madre dolce? permissiva? oppure una mamma rigida, sempre pronta a bacchettare, come fanno in genere le maestre? Allora Ines madre? Sì, veramente, adesso che ci penso, forse, sono stata rigida però dovremmo chiederlo ai miei figli. I figli sono cresciuti, i nipoti hanno preso il loro posto? Si dice così, che i nipoti diventano forse più cari dei figli stessi, è così? Sì, sono mamma di 4 splendidi nipoti: Francesco ed Alessandro Reale, Tommaso e Michele Tofacchi. Francesco si è laureato da poco con splendidi voti, Alessandro è al primo anno di Università a Milano. Tommaso frequenta il primo Scientifico e Michele la Prima Media a Firenze. Sono il mio orgoglio.

“Dimartediculturando” appuntamenti settimanali che hai portato avanti sino alla chiusura dello storico locale, Il Cavallino Bianco, vogliamo parlarne? I Dimartedìculturando sono stati degli incontri culturali stupendi. Il Cavallino Bianco, un posto magico (o lo abbiamo reso magico noi?). Insieme col prof. Tommaso Cozzitorto per dieci lunghi anni abbiamo parlato di D’Annunzio, Sibilla Aleramo, Madame Bovary, Baudelaire, Petrarca, Salgari e i suoi libri di avventure, la Signora delle Camelie di A. Dumas ecc ecc.. Abbiamo recensito parecchi libri, invitato parecchi artisti, molti anche gli ospiti.

Già mentre lavoravi ti sei dedicata all’impegno sociale, sei stata una delle prime iscritte alla Fidapa, associazione della quale sei stata presidente per ben due volte, vuoi parlarmi di questa esperienza? Si può dire che sono cresciuta con la FIDAPA, un’ esperienza molto positiva, perchè ti mette in contatto con donne di cultura diversa, e, quindi, diversi modi di pensare, di esprimersi. Ciò implica che ti devi confrontare e, a volte scontrare, continuamente. Ciò implica una crescita.

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Ed infine parliamo di Ines Poetessa e Scrittrice. Come ti sei approcciata alla poesia ed alla narrazione? E perché non alla saggistica per esempio? Forse la solitudine, l’essermi trovata sola in alcuni momenti della mia vita mi ha spinto a scrivere. La saggistica? ci ho provato. Qualche volta ho pubblicato su CALABRIA LETTERARIA, RubbettinoEditore, ma io preferisco creare.

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-che resoconto fai della tua vita? Sono molto soddisfatta di me. Ho avuto tanti dispiaceri e, a volte sono stata per soccombere ma una mano suprema mi ha sollevata. Nei momenti di solitudine ho gridato al cielo il mio profondo dolore e il cielo mi ha ascoltata; Il dolore, le vicissitudini della vita mi hanno, direi… purificato l’anima e oggi sono consapevole che la vita è come il letto di un fiume; lungo il percorso puoi trovare sassi immensi o piccola arenaria, con coraggio devi saperli superare, e, quando la bufera sarà passata puoi cullarti nel mare calmo dei ricordi.

Quali sono gli argomenti che ami mettere in versi ed in prosa? La poesia non è un argomento, è uno stato d’animo particolare, quando scrivi poesia è come se ti trovassi fra la terra e il cielo, sospesa. Con quale spirito ne scrivi, negativo o positivo? Io scrivo sempre in positivo, anche nei momenti più bui c’è sempre un raggio di sole che illumina ogni cosa. Come vedi, nell’ambito del panorama letterario italiano attuale, la lettura in generale? Ci sono persone che leggono molto ma si possono contare sulle dita di una mano. Ormai il libro sta per scomparire, con mio grande dolore. Internet fa da padrone, neanche i giornali si vendono più come prima. E’ una cosa che non mi piace, io amo il libro, il suo odore, le sue pagine con le orecchie piegate, la sua copertina sdrucita. Come farò senza il libro sotto il cuscino?

Come persona, come scrittrice, come donna e madre Ines Pugliese si distingue per una passione ed un entusiasmo fuori dal comune che riversa in tutto quello che fa: lo si evince sia dalle risposte che ci ha dato con tono calmo e ottimista e sia nella “musicalità” che usa nei suoi versi, nella sua prosa. Ha al suo attivo varie pubblicazioni ed altre sono in corso di pubblicazione e continua la sua incessante attività in varie Associazioni, oltre ad essere una nonna affettuosa ed orgogliosa. Quando ci incontriamo per l’intervista lei si siede di fronte a me. E’ ancora una bella donna, gli occhi sempre sorridenti, indossa colori solari, quelli che ama tanto, quelli che sembrano permeare le parole che mette sulla carta. Mentre si sistema per parlare con me, si lamenta un po’: è stanca, è sempre di corsa per potere far fronte ai suoi molteplici impegni, mi dice che vuole mollare tutto per riposarsi un po’, io che la conosco sorrido, so che non lo farà mai ed infatti tra una chiacchiera e l’altra parla del libro che ha intenzione di scrivere. Se dovessi pensare ad una parola per lei sceglierei la parola “amore” perchè questo sentimento è il fulcro delle sue parole, delle sue novelle, della sua vita, del suo impegno nel sociale, amore inteso nel senso più ampio del termine, amore verso tutto quel che la circonda, verso la vita che affronta con gioiosa serenità, anche nel dolore. Per lei ho scelto un pensiero di Alda Merini: Quando l’anima è satura dentro di amarezza e dolore diventa incredibilmente bella e soprattutto potente, di quella potenza io sono orgogliosa.

Credo che per scrivere ci voglia ispirazione, tu da dove la trai?, da un colore, da un pensiero, da qualcosa che vedi, da un ricordo? L’ ispirazione arriva quando meno te l’aspetti, basta un cielo stellato, la luna, un mare in burrasca, uno sguardo, un ricordo lontano… E concludiamo con Ines Donna sensibile ma anche “sensitiva”, concordi? Sì, sono anche un po’ sensitiva, a volte percepisco cose che altri non sentono. Come ti sei accorta di possedere questo dono? No, non me ne sono accorta io, sono state le mie amiche ad accorgersene ed invogliarmi a seguire questa mia qualità. Emilia Montilla, che ora non c’è più, Anna Maria Iannazzo ed anche Assunta Ionà. Concludiamo l’intervista come facciamo con tutti: la classica domanda alla Marzullo: la domanda che non ti ho fatto e che avresti voluto ti facessi? Fatti la domanda, dacci la risposta La domanda che non m’hai fatto? Si eccone una:

chat, volontariato e ... tartarughe!

Metti un sabato come tanti metti una chat, quella dei Volontari del Rifugio fata, metti un messaggio allarmato, come quello di Giovanna Samele, volontaria del Rifugio Fata: “ragazze, c’è una tartaruga qui al mare che nuota verso riva, che bisogna fare? Non è normale, sicuramente è in difficoltà!, che faccio? Ed ecco che la chat si trasforma in una sorta di “flipper”, suoni e luci animano il cellulare, a macchia d’olio la notizia dilaga, dalla chat si passa alle telefonate. Viene allertato il corpo dei Volontari delle Guardie Ecozoofile di Fareambiente Lamezia Terme, viene allertato il WWF, la Capitaneria di porto Giovanna, fino all’arrivo delle guardie, con alcune amiche, controlla che nessuno si avvicini e fa allontanare chi, magari in buona fede, vorrebbe aiutarla e portarla a riva. Dopo un po’ si scopre che sono due le tartarughe, una prende subito il largo e l’altra continua la sua lenta risalita con un vento contrario. E, nel frattempo, fra chat e telefoni, è un continuo alternarsi di luci e suoni con scambio di notizie. -“Ma la tartaruga è viva?” -“Si muove?” -“Ha il carapace pulito o si intravedono parti scure o alghe o corpi estranei attaccati ad esso?” Le notizie si succedono rapide, anche allarmanti: -“la tartaruga è stata recuperata, era in avanzato stato di decomposizione” Panico ma per fortuna falsa notizia, non era la “nostra tartaruga” E andiamo, lì al Cafarone, dove la tartaruga, sta risalendo verso il mare aperto, sia pur lentamente. Non sappiamo dove andare di preciso, poi vediamo la macchina delle Guardie e ci fermiamo. Sulla spiaggia poca gente, pochi pescatori, nessun capannello di bagnanti curiosi da nessuna parte. Chiediamo ad uno i loro e ci mostra due figure, ad un paio di chilometri di distanza, che ci dice essere le guardie e così andiamo verso di loro. Le raggiungiamo. Sì sono loro, chiediamo notizie, non riusciamo a scorgere nulla

in riva al mare e ce la indicano, non lontanissima da noi, ma chiaramente in direzione del mare aperto, la si intravede appena quando risale in superficie per respirare. I due volontari, le Guardie Claudio Campanozzi e Giovanni Rondinelli, allertati da Giovanna, sono lì dalle 13 circa ed hanno monitorato costantemente la tartaruga, nel suo lento risalire, per evitare venisse disturbata da natanti, da reti, da fili di canne da pesca. Ci raccontano di essere stati in continuo contatto anche con la “Protezione Civile Golfo di San’Eufemia” oltre che con il WWF e la Capitaneria di Porto. Quest’ultima ha poi continuato a seguire la tartaruga dopo che le due guardie, scongiurato il pericolo che potesse spiaggiare, hanno lasciato il luogo. I due volontari sono stati gentilissimi, ci hanno detto che si tratta di una tartaruga “Caretta Caretta”, specie in via di estinzione e, per questo, protetta, che probabilmente cercava un posto per deporre le uova, che non presentava anomalie e quindi non era in pericolo di vita, che nuotava in modo fluido e che stava risalendo il mare, il vento era forte e, probabilmente, era stanca, o forse cercava una spiaggia per poter deporre le uova. Già successo che questo tipo di testuggini abbiano scelto le nostre spiagge per depositare le uova negli anni passati, ci spiegano. Infine torniamo a casa soddisfatti, non è vero che siamo un popolo di insensibili allora! Bravi tutti i volontari che, rinunciando al proprio tempo libero, si spendono per fare rispettare animali e territorio. Quando nessun interesse personale spinge persone perfettamente sconosciute fra di loro, a muoversi, a collaborare, ad essere presenti, per il bene comune ... che dire? Non si può che essere contenti, non si può che sentirsi bene, dentro. Un plauso quindi a questo mondo “sommerso”, questo mondo che c’è ma del quale ci si accorge raramente: i Volontari. Grazie a Giovanna, a Claudio, a Giovanni, grazie a tutti coloro che si sono mossi pur non essendo “fisicamente” presenti, ed hanno permesso il “lieto fine” di questa bella favola dei nostri tempi. Per ora sappiamo che sta bene, s’abbia deposto le uova e dove non lo sappiamo e, forse, è meglio così. A buon intenditor ... poche parole!

L’angolo della Poesia

Nel fiume

Ora il tempo sparisce nel fiume. La luce scolora il verde delle foglie. lo spazio riempie di silenzi i suoi contorni. Piu’ forte il bisogno di tenerezza... nella stanza

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tappezzata di rose poso i piedi nudi i miei capelli sfiorano la terra e… vado.

Remember

Stamane la voce delle rondini si spande nell’azzurro del cielo.

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Finestre spalancate al sole sulla vita che sorge. non ci sono suoni di campane. nel silenzio che in breve va sparendo prorompe in me un suono molto noto: la sirena che gioiosa e svelta mi richiamava all’ ora della scuola.

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Gian Lorenzo Franzì

critico cinematografico e non solo ...

Una intervista interessante quella con Gian Lorenzo, magari il preludio per una prossima copertina, magari per il suo prossimo libro o per il suo primo film da regista, hai visto mai? Nell’intanto godiamoci questa incontro, questa sorta di confessione (del resto non è tale ogni intervista?) fra ricordi e sogni nel cassetto in attesa di futuri sviluppi Laureato in legge, iscritto all’Ordine dei Giornalisti, ha scritto libri, ha curato rassegne, è critico cinematografico, attività poliedriche, ma se lei si dovesse definire, quale termine userebbe? Avvocato, giornalista, scrittore, organizzatore di eventi o …? La prima domanda è difficilissima!! Non lo so; nel senso che non ci ho mai riflettuto su. Forse però se dovessi rispondere a caldo, così senza pensarci, direi critico cinematografico. E non tanto perché è la cosa che mi “assomiglia” di più (questo non posso certo dirlo io), quanto perché è l’attività che mi sta più vicina al cuore, quella che suona meglio con il mio me stesso. La critica cinematografica, per come la vedo io e per come penso dovrebbe essere, dovrebbe indicare un percorso, dovrebbe mostrare strade inedite ad un primo sguardo da spettatore distratto, ed è complicata ma bellissima, perché abbraccia un po’ tanti campi: per inquadrare bene un film occorre(rebbe) conoscere il quadro storico e politico del paese del suo regista e della sua storia, verificare se il direttore della fotografia ha avuto qualche ispirazione pittorica o comunque proveniente da altri campi, e alla prova dei fatti vedere se il film rispecchia qualcosa della sua contemporaneità, quindi assorbe la cultura e tutto quello che gira intorno. Quindi ci sono tanti campi in gioco: purtroppo, non sempre va così. Con l’avvento del web specialmente tutti pensano di poter parlare di cinema anzi, peggio, di potersi improvvisare critici. Come diceva Truffaut, ognuno ha due mestieri, il suo e quello di critico cinematografico. Ha ragione, il web fa sentire tutti capaci quasi di tutto! Come si è avvicinato al mondo del giornalismo e in quali redazioni ha mosso i primi passi? E’ successo un po’ per caso, come accade per tutte le cose più belle. Tornato da Perugia (dove avevo studiato) ho iniziato a fare pratica legale. Nel frattempo, mi sono accorto che vicino casa dove abitavo c’era la redazione di City One; conoscendo quindi sia l’ingegnere Grandinetti, sia l’allora direttore editoriale Nadia Donato, ed essendo il cinema una passione che anche a Perugia avevo coltivato frequentando stage e soprattutto facendo “pratica sul campo” (a quei tempi i cinema d’essai andavano molto, non c’erano le multisala, e nel capoluogo umbro c’era una sala meravigliosa, l’Odeon)… devo essere sincero, non ricordo neanche come è successo, che concatenazione di eventi mi ha portato a chiedere a Nadia di poter fare un programma di cinema sul suo network. Sia lei che Francesco comunque si sono dimostrati da subito disponibilissimi, ed iniziai allora a registrare le puntate di BUIOINSALA nel coloratissimo cinema Astra. Il programma

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andò bene, tanto che ancora oggi dopo 12 anni va in onda -anche se ha girato un po’ tutte le tv locali, e adesso è arrivato su EsperiaTv, trasmettendo in tutta la Calabria e Sicilia. E da lì è stata una strada in crescendo, ma anche un po’ in salita: con BUIOINSALA ho iniziato a frequentare la Mostra del Cinema di Venezia, a conoscere uffici stampa e parecchi redattori di giornali. Nel frattempo a Lamezia creavo la Ligeia D’Argento, la prima Mostra di cinema “ufficiale” (nel 2009, e vennero qui Tinto Brass, Tiromancino, Aldo Lado e Carlo Verdone, con il quale ancora oggi ho un bellissimo rapporto privato amicale); poi sono arrivate le proposte da giornali a tiratura nazionale, è arrivato Nocturno, un mensile di Cinema Bis da edicola, e poi Film Tv settimanale sempre da edicola, e ancora oggi scrivo su Rivista Del Cinematografo, uno dei mensili più blasonati e importanti di settore ovviamente con distribuzione nazionale, su Weird Movies, una rivista internazionale del cinema fantastico, e Teatro Contemporaneo e Cinema, quadrimestrale distribuito in tutte le università e utilizzato anche per corsi di studi e tesi di laurea. Merito allora di un “buon vicinato” quindi. Un giornalista in genere intervista, come ci si sente ad essere intervistati? Boh, non so… è strano, infatti ci metto un sacco di tempo a pensare alla risposta. Come vede il giornalismo oggi in Italia? E’ libero oppure è pilotato e le notizie arrivano distorte? Assolutamente pilotato. E parlo sia del giornalismo su carta stampata che quello televisivo. A qualunque livello si vada, dal locale al nazionale, le notizie diffuse sono parziali e (forse inevitabilmente) faziose. Sono pochi i colleghi che, a mio modestissimo parere, sono completamente, assolutamente liberi: e spiego perché. Penso sia naturale e come dicevo inevitabile che ognuno abbia una propria idea politica. Purtroppo, le “postazioni” giornalistiche più rilevanti sono occupate da professionisti non proprio alle prime armi: parafrasando e invertendo un titolo di un famoso film dei fratelli Coen, l’Italia è un paese per vecchi. Sommando gli addendi, è facile intuire come ad una certa età sia difficile se non impossibile discernere le proprie convinzioni derivanti da una propria idea politica e invece i pareri liberi dai condizionamenti culturali e sociali: è per questo che -quasi- ogni giornalista dice la sua e magari anche inconsciamente la dice riflettendo il suo credo, la sua ideologia, che si allinea quindi con quella del partito. A questo aggiungo anche che nei giornali importanti (e con “importanti” intendo quelli con la tiratura più alta, quindi quelli che arrivano ad un maggior numero di persone) si arriva a poter scrivere solo se si è inseriti in un ben preciso gruppo politico; e perciò per non perdere la “poltrona” si finisce anche senza volerlo a glissare su determinate cose. Questo è uno scenario ben preciso, che parte dal locale e arriva più in alto: ed è così anche per il giornalismo di settore. Senza contare che il web ha stravolto ogni minima coordinata di ricercatezza professionale: dare una penna, una tastiera o un microfono a chiunque, con tesserino o meno, non è democrazia, ma anarchia. Infatti, è l’anarchia che dilaga in televisione: con il proliferare dei canali digitali inoltre chiunque

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può aprire un canale e trasmettere, trasferendosi anche su internet e sui vari social. Insomma, un caos incontrollato: e chi ne fa le spese è sempre e comunque l’informazione. Per ultimo, una cosa che mi uccide: la mancanza delle regole più elementari della sintassi. Scrivere è bello, ma è anche importante scrivere bene: come dicevo sopra, per scrivere di cinema serv(irebb) e spaziare con le proprie conoscenze in tanti altri campi, ma soprattutto, e sottolineo soprattutto, scrivere bene, in un italiano corretto. E non sempre, anzi quasi mai, è così. Come ho detto sopra, non basta una tastiera o un microfono per sapere comunicare: occorre un percorso adeguato di studi, occorre un bagaglio di conoscenze; e occorre sapere, ad esempio, che il soggetto non deve essere separato dal verbo dalla virgola come regola elementare. Ma lei pensa che lo sappiano tutti? Assolutamente no, ma quella è una sottigliezza, ben più gravi sono le carenze di questa nuova orda di “giornalisti del web”, a partire dall’uso smodato del copia/incolla! Con le sue risposte lei ha già anticipato la mia domanda: le attività che porta avanti hanno tutte un comune denominatore: il cinema. Ha già detto che all’Università seguiva rassegne cinematograficje la domanda è “Come l’interesse è diventato passione per il cinema? Ripeto: che domande difficili… !! penso sia colpa di mio padre. Che, anche lui -relativamente- appassionato di cinema, nel 1985 iniziò a portarmi al cinema, e faccia lei il conto, visto che sono del 1976: i miei primissimi film in sala sono stati Ritorno Al Futuro di Robert Zemeckis, Rambo 2 di George Pan Cosmatos e L’Onore Dei Prizzi di John Huston. Insomma, tre pezzi da novanta, che spaziavano dall’autorialità più spinta (il canto del cigno di un Grande Vecchio come Huston) fino al genere (Zemeckis con il suo “inno generazionale”). Da allora, è stato amore a prima vista: e sempre ricambiato. Ricordo che mio padre portava a casa ogni sabato un film differente preso a noleggio dalla videoteca più fornita di Lamezia, e così ho visto davvero di tutto: lui prendeva ogni nuova uscita, ricordo che c’era ancora il betamax!, e ho iniziato a spaziare nei generi e fra gli autori, anche senza saperlo. Poi c’è stata Perugia, e come città universitaria mi ha aperto tutto un mondo con i film in lingua originale e le sale d’essai che dicevo prima. Nel cinema io ritrovo tutto: l’amore, l’arte, la passione, la paura, la cultura, la politica, il sociale… insomma, la vita. È un po’ come se riuscissi ad inquadrare la vita e a mettere ordine nel caos. E per un compulsivo come me, è una manna. Sicuramente è venuto a contatto con tanta personaggi conosciuti del mondo della celluloide, attori, registi, ha qualche aneddoto simpatico da raccontarci? Mi viene in mente subito Guillermo Del Toro: se non sbaglio alla 63^ Mostra di Venezia era in giuria. L’ho incontrato, e non soltanto si è dimostrato disponibilissimo a farsi intervistare, ma si è anche preso il microfono e ha fatto tutto lui. Poi, un attore di soap di cui non vorrei dire il nome, ma che qualche anno fa affascinava una marea di spettatrici donne, intervistato… aveva un alito terribile!!! E anche un’altra attrice molto in vista, che spazia da una fiction all’altra in tv, per un paio di volte diciamo che non aveva molto curato la sua igiene personale…. Per ultimo, il mio amico fraterno Carlo Verdone: due giorni prima di sposarmi mi vedo recapitare a casa un pacco, il mittente era lui. Per sms mi aveva pregato di non aprire il regalo prima delle nozze, e quindi aprirlo con mia moglie per avere la

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sorpresa tutti e due insieme contemporaneamente. Inutile dire che non ho resistito…. (il regalo, per chi volesse saperlo, era un Ipad, nda) Bello sapere che alcuni personaggi che vediamo come amichevoli sullo schermo poi lo siano anche nel reale, spesso non è così. Ma come è il mondo del cinema? E’ un mondo crudele, fatto di gente arrivista che non guarda in faccia nessuno? No. Piuttosto è un mondo di precari che si arrampicano con le unghie e con i denti non tanto per conquistare, tanto per conservare il piccolo posto al sole che hanno faticosamente conquistato. E poi, c’è una grandissima differenza fra attori e registi: i primi sono vanitosi e, protetti come veri tesori dai propri uffici stampa, impauriti dall’imprevisto. Addirittura, alcuni hanno voluto avere le domande da fare prima dell’intervista. Invece i registi sono persone molto più alla mano, molto più tranquilli e desiderosi di raccontarsi, senza dire che sono loro che hanno molto di più da dire rispetto agli attori. Più che altro, i secondi sono sospettosi: ma appena capiscono che possono aprirsi, si dimostrano persone splendide. E posso dirlo per esperienza personale con Verdone, ma anche con Pupi Avati, con Giuseppe Piccioni, con Cristina Comencini. Persone squisite. Fra le attrici che ha conosciuto ce n’è qualcuna che la ha colpita perchè completamente differente da quello che appare in pubblico, sia in senso positivo che negativo? Mi è rimasta impressa Charlize Theron: sullo schermo sembra splendida, ma dal vivo (forse così rischio i fischi….) è una bellezza completamente anonima. Un viso e un corpo fin troppo perfetti, che rischiano di passare addirittura inosservati. Invece Laura Chiatti di persona è davvero magnetica: ancora più affascinante di come risulta nei film, e la stessa cosa è successa con Valeria Golino. Per finire poi con Monica Bellucci: ma lei è una dea sullo schermo e dal vivo…. E fra gli attori? Sono rimasto a bocca aperta quando ho visto Brad Pitt: non l’ho mai reputato bellissimo, forse più bravo che attraente, ma appena è entrato nella stanza è come se avesse riempito lo spazio solo con la sua presenza. Notevole. Fra gli italiani, gli uomini sono invece così come appaiono: ma una vera delusione (senza esagerare, non l’ho mai apprezzato particolarmente) sono stati Gabriel Garko e Marco Bocci. Lo sguardo dell’assenza. Lei è stato giurato in importanti festival cinematografici come il Festival di Venezia ed il Festival di Lecce, per citarne alcuni. Come è fare il giurato? Sente su di sè l’importanza del suo voto che potrebbe decretare il successo di un film o meno? No. No, perché purtroppo (o per fortuna) il parere dei critici non influisce chissà quanto sulla sorte e sulla fortuna dei film in sala. E i premi sembrano la cosa più importante lì per lì, ma passata la festa gabbato lo santo, come si dice: e due giorni dopo la fine della fiera nessuno sa più chi ha vinto Venezia e chi ha trionfato a Cannes. L’unico che è stato contentissimo del premio FIPRESCI assegnato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia è stato il Maestro Marco Bellocchio, tramite sms e ufficio stampa mi ha fatto sapere di aver molto gradito il Premio per il suo Sangue Del Mio Sangue, presentato in Laguna l’anno scorso. Ma è perché il FIPRESCI è un premio molto ambito in Francia; e Bellocchio ha molto mercato oltralpe. Ma, è vero, come si dice,

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che le votazioni finali sono pilotate? Per quanto ho avuto modo di vedere io, no. Si sente forse il peso dell’autore, nel senso che avere in concorso, per restare in tema, un Maestro riconosciuto come Marco Bellocchio, e snobbarlo dà da pensare: ma è proprio per questo che specialmente negli ultimi tempi i maestri del cinema si tengono un po’ alla larga dal concorso ufficiale, e presentano i film nelle sezioni collaterali. Fra le sue esperienze c’è stata e c’è la radio, ce ne vuole parlare? La radio è iniziata, come per il cinema, per caso: due anni fa un collega mi disse se volevo fare un provino per Radio Energy. Caso volle che io fui preso e lui no. Allora ho ideato insieme a mia moglie Valentina un programma ovviamente incentrato sul cinema, CIAK SI ASCOLTA. Che è andato in onda per un annetto su Radio Energy, ed è stato poi riportato in vita due mesi fa circa per Radio Piana Lametina, la radio dell’amico -bravissimo, ma non perché lo conosco!- Paolo Giura. Con Vale è bello scherzare sul cinema e su tutto quello che gira intorno a Lamezia nell’ambiente culturale: qui non abbiamo la minima idea del riscontro di pubblico (in radio è come parlare ad una platea oscura), ma ci divertiamo tantissimo e poi la radio, in sé, è qualcosa di magico, contemporaneamente più misterioso e più popolare della tv. Parli, e non sai con chi. Allo stesso tempo, parli e magari ti ascoltano in tantissimi. Oltretutto, essendo il programma giornaliero (facciamo un po’ di pubblicità: sul 104.4 ogni giorno, dal lunedì al venerdì, alle 11.40 e in replica alle 20.40!! e c’è anche un superconcorso con il quale si vincono due ingressi gratuiti per un qualsiasi film del circuito TheSpace) ci piace dare le informazioni sugli avvenimenti della nostra città: e devo dire che ogni volta mi stupisco per quante attività, quanti artisti, quanto “bello” e quanta voglia di “bello” ci sia qua a Lamezia. È per questo che poco sopporto chi si piange sempre, chi ha sempre il dente avvelenato contro la città, a chi scappa via e a chi si lamenta perché “in città non c’è mai nulla da fare”: e soprattutto, chi vede sempre e solo il marcio. Che c’è, senza dubbio, ma è solo una parte di Lamezia così come lo è di ogni città del mondo: ma si sa, l’erba del vicino è sempre più verde. Non piangersi addosso è la politica del nostro giornale che parla solo di positività, come non essere d’accordo con Lei, Radio Piana Lametina, e Paolo Giura, in onda su 104,4? Torniamo a noi, Franzì “scrittore”, i suoi libri hanno come soggetto il cinema, “Voci Notturne” è addirittura ispirato ad un film di Pupi Avati, cosa la spinge a scrivere un libro? La voglia di comunicare e far riflettere, magari se possibile su e con il cinema. Sempre e solo quello. Ha in mente di scrivere un altro libro? Se sì ci può anticipare qualcosa? Vorrei promuovere prima di tutto un mio altro saggio, Tra Realtà E Finzione: Il Mockumentary, un libro collage scritto con altri colleghi nel quale si esamina uno dei generi cinematografici di nuovissima generazione ovvero il “mockumentary”, che sarebbe lo stile fiction applicato al documentario, in parole povere un finto documentario (l’esempio più antico è Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, il più famoso The Blair Witch Project, il più recente… mah, sono troppi) E poi si, sto valutando vari editori perché voglio scrivere un altro saggio su un regista, molto famoso e molto amico. Ma non dico altro per scaramanzia. Mi

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si dice che nel mondo dello spettacolo si deve essere molto superstiziosi… comunque, se mai riuscirò a concludere questo secondo progetto letterario-cinematografico, mi piacerebbe chiudere il mio secondo romanzo, We Are The Dead: non sono assolutamente uno scrittore prolifico, mi trovo più a mio agio con i saggi e con le recensioni brevi, ma il mio amore e la mia passione per certi tipi di autori (su tutti, Chuck Palanhuk e Bret Easton Ellis, due geni contemporanei; ma anche Valerio Evangelisti, fra gli italiani, e in misura minore Andrea De Carlo e Niccolò Ammaniti, ma nelle loro primissime prove) sono così strabordanti che mi piace l’idea di poter de-finire un romanzo con quel loro stile postmoderno e intenso, una sorta di crossover letterario che sopravanza qualunque regola sintattica o narrativa. Io la butto lì, noi stampiano anche libri. Franzì organizzatore di eventi, Mostra Del Cinema Di Lamezia Terme- Premio Ligeia, La Notte Di Halloween, La Maschera D’argento, per Lamezia, questo anno ha organizzato L’Ora Di Cinema, sono approdati a Lamezia registi del calibro di Giuseppe Piccioni e Pupi Avati. Come ha risposto Lamezia? Lei è soddisfatto e pensa di ripetere l’esperienza? Per quanto riguarda L’Ora Di Cinema, in linea di massima le scuole sono state entusiaste. Specialmente i ragazzi: e specialmente quelli delle scuole primarie e secondarie. I bambini delle elementari e delle scuole medie hanno, si sa, un entusiasmo tutto particolare nell’affrontare il nuovo, e recepiscono in maniera quasi commovente tutto quello che gli viene detto e spiegato. L’Ora Di Cinema lo vedo come un punto di arrivo delle mie precedenti attività, anzi un “punto e a capo”: dai “semplici” Festival ad una rassegna ragionata con un percorso critico che si mostri chiaramente ad un pubblico che ha bisogno, oggi più che mai, di essere alfabetizzato al cinema e all’audiovisivo, e di far fruire ai ragazzi di ogni età del cinema e dei film nella loro ambientazione naturale, non in aule scolastiche. In un certo senso, “insegnare” il cinema penso sia la massima aspirazione per un critico. Si capisce dalle mie parole e dal mio trasporto che L’Ora Di Cinema (voglio e posso dire con orgoglio che solo in tre mesi tra febbraio, marzo e aprile 2016 ha portato in sala quasi mille ragazzi) è un progetto a cui tengo molto: e non smetterò mai l’Amministrazione, il Sindaco di Lamezia, l’amico Paolo Mascaro, e tutto il suo dream team (l’assessore alle attività produttive Angelo Bilotta e l’assessore alla cultura Elisa Gullo e il consigliere e Presidente della Commissione Attività Produttive e Sviluppo Economico Armando Chirumbolo) per averci creduto, e avermi dato la possibilità di farlo diventare realtà. La rinascita di Lamezia, anche a livello economico, credo passi anche da qui, dal cinema e dall’arte in generale. Perché se è vero che l’arte -intesa come cinema e teatro- non dà per così dire un “riscontro immediato” a livello finanziario, se coltivata bene può essere davvero una risorsa preziosa per un Comune oltretutto artisticamente da sempre vivo come quello di Lamezia, che può contare seriamente su un parco artisti vario, valido e variegato fra scrittori, musicisti e cineasti. Proprio per tutti questi motivi, spero vivamente che L’Ora Di Cinema possa tornare l’anno prossimo: le scuole che hanno già partecipato entusiaste, e quelle che per mille motivi non hanno ancora potuto essere coinvolte, lo stanno chiedendo fin d’ora, si tratta solo di riuscire a programmare per tempo. Per ultimo, ci tengo a ringraziare lo sponsor ufficiale, la Generali Italia S.p.A., agenzia principale di Lamezia Terme, nella persona di Domenico Caporale: la rassegna è stato possibile farla anche grazie a loro e al loro supporto. Se invece parliamo di Pupi Avati e Giuseppe Piccioni, il discorso è più complesso. Lamezia ha risposto come

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oggi in Italia risponde qualunque altra città alle attività culturali di un certo spessore e che richiedono un certo impegno intellettuale. Un nutrito gruppo di appassionati e amanti della cultura è accorso a sentire due vere e proprie icone del cinema italiano e mondiale (basta pensare che sia Piccioni che Avati sono stati candidati all’Oscar), e per giorni ho letto articoli sul web che non facevano che decantare le lodi dei due Maestri, della loro umiltà come persone e della loro grandezza come Uomini. Devo però dire che la risposta di una fascia di pubblico più giovane è mancata: tutta una fascia di persone che, a quanto leggo sui social e vedo in giro, dovrebbero amare il cinema e l’arte, ma che invece disertano puntualmente ogni rassegna e ogni appuntamento che non faccia parte di un “loro” personale calendario. Perché a Lamezia, ma ripeto anche altrove, è così: si partecipa in genere solo alle iniziative che porta avanti l’amico o l’amico dell’amico. Altrimenti, c’è il deserto. È una constatazione amara, all’inizio: ma poi penso che è meglio così, che in questo modo chi viene e chi assiste è veramente, profondamente interessato. Visto che ama il cinema, fare l’attore … ci ha mai pensato? Ahaha… si, ci ho pensato… e l’ho fatto pure!! Ho recitato in un ruolo principale nel film del lametino Francesco De Fazio, C’Era Una Volta Il Sud, e poi in Il Fantastico Mondo Di Dante. Ma proprio perché l’ho fatto, non ci tengo a ripetere l’esperienza, non fa per me. Se mai un giorno dovessi fare cinema, lo farei come regista: e le dirò, l’anno scorso avevo già fatto i provini per girare un film tratto dal mio primo romanzo, Come In Cielo Così In Terra, un noir satanico. Chissà che prima o poi le stelle e i pianeti si allineino in modo tale da portare a termine la cosa.. Lei è sposato, sua moglie condivide questa sua passione? Mia moglie Valentina Arichetta condivide la mia passione perché lei stessa è attrice, autrice di testi e scenografa teatrale, laureata alle Belle Arti di Reggio. Anzi, ci siamo proprio conosciuti durante una manifestazione, il Calabria Film Festival del 2009, e da allora non

ci siamo mai più lasciati, letteralmente. Il teatro è un ambiente ancora più difficile e ostico rispetto al cinema, un luogo ancora più “a parte” ma forse ancora più magico, dove la finzione prende spunto dalla realtà e diventa reale. Inoltre, per lavoro e per passione, spesso e volentieri la sera “devo” vedere alcuni film o alcune serie tv per poi scriverne: e lei è “costretta” a sorbirsi pressocchè tutto!!! A parte ovviamente il genere horror, genere “politico” e sociale per eccellenza per cui io ho una predilezione ma che invece lei non sopporta. Ma … Gian Lorenzo, nel suo tempo libero che fa? Va al cinema? Fino a quattro anni fa, in una settimana andavo anche due volte a settimana al cinema; e il massimo della mia vita sociale era una pizza dopo il film con gli amici, non sono mai stato un “nottambulo”. Ora, con due figli piccoli e una miriade di progetti professionali, di tempo libero me ne rimane poco: anche se per fortuna quello che faccio mi riempie non solo le ore della giornata ma anche il cuore. Senza i miei figli prima e sopra tutto (e perché no, anche in parte senza il mio lavoro, il mio programma tv e radio, le mie riviste, le mie rassegne…) avrei un buco nel cuore che non si potrebbe colmare altrimenti. Per il resto… si, vado al cinema o tutt’al più vedo film in tv. E allora vorrei chiudere con due consigli freschi freschi: per le serie tv, The Good Wife (splendido drama in sette stagioni scritto benissimo e recitato ancora meglio, un finto procedural che invece è un finissimo studio sulla politica, sull’arte della menzogna e in definitiva su quanto ci si può spingere oltre i propri limiti morali e perché) e Scream Queens (l’ultima creatura di Ryan Murphy, che mescola in maniera imprevedibile le sue creazioni precedenti per raccontarci il cuore nero dell’America di oggi); e poi due film usciti da pochissimo, The Hateful Eight, di Tarantino (dove il regista torna grande, e continua ad interrogarsi su cosa sia vero e cosa no, su quanto e quale sia la potenza della parola e del Verbo, inteso come appunto dialogico imperativo morale e unica forma di conoscenza della realtà che ci circonda) e Sangue del Mio Sangue di Bellocchio (film apologo sulla predestinazione e sulla cecità del destino).

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Le Associazioni una ricchezza da sostenere Tra i temi dell’incontro promosso dal Lions Clubs: “Emergenza: usura e racket” Da “Lettera ai giovani sulla Costituzione” di Luciano Violante Da bambino mi raccontavano una storia africana. “Un falco vola sopra la savana e vede un passero sdraiato sull’erba con le zampe per aria. Il falco chiede al passero cosa stia facendo e il passero risponde: “Ho saputo che il cielo sta per crollare e cerco di sostenerlo”. E il falco replica: ”E pensi di riuscirci da solo?”. E il passero: “Io faccio quello che posso. Perché non mi aiuti?”. Il falco si convince, e si sdraia accanto al passero con le zampe in aria. Dopo un po’ di tempo, passa una gazzella e fa la stessa domanda ai due. Si convince anche lei e si sdraia con le zampe per aria. Lo stesso fecero poi la zebra, la giraffa, il leone, l’elefante…e tanti altri animali della savana. Per quella volta, conclude la storia, il cielo non crollò”. La morale di questa favola certamente non ha bisogno di spiegazioni. L’idea che l’unione fa la forza può sembrare un luogo comune, una frase fatta, senza valore ma oggi forse ancor più che in passato questa locuzione dimostra invece la sua utilità e la sua efficacia. Quando “la legalità è considerata un impaccio, il suo aggiramento una virtù, la sua difesa un vizio (L. Violante), le aggregazioni libere e spontanee di persone, siano esse Fondazioni, Club o Associazioni, riconosciute dall’ordinamento giuridico italiano che ne tutela la libertà costitutiva e le forme di attività, assumono e svolgono un ruolo importante nella società. I soci, infatti, oltre a perseguire la “mission” propria del loro sodalizio cioè il proprio mandato che in sintesi risponde ai bisogni umanitari, s’impegnano come cittadini a contribuire alla conoscenza e alla difesa dei diritti costituzionali, a sviluppare le virtù civiche, alla difesa della propria dignità e con determinazione alla difesa della democrazia. Alla base delle Associazioni c’è la consapevolezza che le difficoltà si affrontano meglio se si sta insieme condividendo gli stessi ideali, c’è la consapevolezza che il reciproco sostegno è l’unico mezzo per il raggiungimento di obiettivi comuni che servono a promuovere il bene civico e a contribuire alla soluzione di problemi etici, sociali e culturali, alimentando la speranza di un futuro migliore. La parola Associazione è composta dalla partic. ad, a = verso e dal termine latino socius = compagno, alleato, un termine che significa unione di più persone con intento o interesse comune e nel suo significato più profondo risveglia il sentimento di solidarietà che appunto distingue l’uomo dagli altri esseri viventi, quel particolare sentimento che intorno al XVIII secolo risvegliò gli animi e le coscienze e fece esplodere le idee di libertà, egua-

Piazza Stocco Lamezia Terme Info: 3472373848

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glianza e fraternità. “Fraternitè” in francese mentre nel nostro ordinamento costituzionale prende il nome di “solidarietà”, affermando così, insieme al principio dell’eguaglianza formale, il principio dell’eguaglianza sostanziale come complemento del riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo e specificando che questi diritti appartengono non soltanto al singolo, ma anche alle formazioni sociali e vengono garantiti dalla richiesta di adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. La norma quindi da un lato garantisce la tutela delle formazioni sociali che consentono al singolo di sviluppare la propria personalità, come per esempio la famiglia, la scuola, dall’altro garantisce il riconoscimento dell’esistenza di doveri di solidarietà (politica, economica e sociale) cui lo Stato per primo deve ispirarsi e che non deve impedire ai cittadini di realizzare. In conclusione, tra i diritti di libertà previsti dalla nostra Costituzione a proposito dell’eguaglianza sostanziale, oltre al diritto di manifestazione del pensiero, ci sono il diritto di riunione e il diritto di associazione. Quest’ultimo diritto, il diritto di associazione, è regolamentato dall’art. 18: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”. Tra i principi che mirano al perseguimento ottimale del bene comune oltre al principio di solidarietà c’è quello di sussidiarietà che, benché sia entrato nel nostro ordinamento in tempi recenti perché precedentemente non era considerato un principio basilare, si è progressivamente affermato all’interno di vari ambiti della società moderna e contemporanea e attiene ai rapporti tra i diversi livelli territoriali di potere. La differenza tra solidarietà e sussidiarietà deriva da una idea di supporto e promozione che nel caso della solidarietà poggia sul concetto di “aiuto e sostegno”, nel caso della sussidiarietà, invece, diventa “metodo strategico” “modalità”- che in maniera propria ed autonoma dia risposte alle diverse esigenze di volta in volta insorgenti per favorire il bene della collettività. Il principio di sussidiarietà è regolato dall’articolo 118 della nostra Costituzione e prevede che “Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscano l’iniziativa autonoma dei cittadini come singoli o in forma associata per lo svolgimento di

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attività d’interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”. Tale principio implica che le diverse istituzioni, consapevoli delle conseguenze positive che ne possono derivare per le persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e materiale, debbano creare le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività. Nella norma si parla di sussidiarietà in senso verticale e in senso orizzontale ma non mi sembra sia il caso di approfondire questi aspetti particolari invece mi pare opportuno ribadire che le Associazioni attraverso la partecipazione attiva dei cittadini alla vita collettiva possono concorrere a migliorare la capacità delle istituzioni di dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone e alla realizzazione dei diritti sociali che la Costituzione ci riconosce e garantisce. In conclusione le autonome iniziative dei cittadini, singoli e associati, si prendono cura dei beni comuni nell’interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà e di solidarietà. Principi che rappresentano un’evoluzione quanto mai positiva per la nostra società che dimostra quindi di saper uscire dal gretto individualismo del passato. L’Associazionismo, afferma Alexis de Tocqueville nei suoi saggi sulla democrazia, contrasta la tendenza degli individui all’isolamento e li abitua a collaborare, a compiere azioni comuni e a interessarsi di questioni che esulano dai propri particolari interessi; inoltre nelle Associazioni gli individui si abituano alla pratica della partecipazione e a essere così membri attivi nella società. In assenza di Associazioni sarebbe in pericolo la civiltà stessa con le sue conquiste, ovvero i diritti individuali e le libertà civili e politiche. Per il pensatore di origini normanne le Associazioni sono scuole di cittadinanza e di partecipazione, corpi intermedi presenti nella società con il fine di colmare l’a-

bisso che separa l’individuo dallo Stato. Affermazioni che pur risalendo a quasi due secoli fa dimostrano ancora la loro attualità. In questi ultimi anni in cui il mondo è drasticamente cambiato affermare il valore e la necessità dell’Associazionismo serve come antidoto alla desertificazione sociale, culturale e democratica. Per evitare questa deriva, riporto le parole (rese durante un’intervista su Libera) del prof. Franco Ferrarotti, principale sociologo italiano che, unitamente a tanti altri importanti studiosi europei, ha rivolto la sua attenzione all’Associazionismo come risorsa per l’innovazione sociale: ”Le Associazioni che affermino la democrazia non solo a parole ma come profonda comprensione morale di eguaglianza di fronte alla legge, la legge ha senso in quanto è uguale per tutti e a tutti si applica, sono fondamentali, sono associazioni che dovrebbero addirittura radicarsi profondamente nel territorio, arrivare alle radici del comportamento degli individui”. Queste dichiarazioni nascono sicuramente dal dettato dell’art. 2 della nostra Costituzione (che è anche alla base di questa mia disamina) che recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. “Pertanto la Repubblica - L. Violante - non è solo un ideale, è anche un impegno. Perché gli obiettivi che essa pone, li pone a noi cittadini. La forza della Repubblica, e quindi la nostra forza, dipende dal nostro impegno per realizzare i suoi valori”. La metafora del passero e della sua capacità di persuasione deve rappresentare un messaggio per tutte le generazioni di uomini e donne, un messaggio universale.

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2° Slalom Curinghese 2016 Un grande successo!

Ripetendo il grande successo dell’edizione 2015, con molti consensi dai piloti e dagli addetti ai lavori, si è svolto domenica 22 maggio, sulla SP 114, con partenza da località Turrina ed arrivo in Via Colombo, il 2° Slalom Curinghese valido quale prima prova del Campionato Regionale e per la Coppa Csai 6ª zona.

A salire sul gradino più alto del podio, bissando il successo della prima edizione, Alfonso Casillo, col tempo di 2’18”79, nettamente al di sotto del 2’19”50 fatto registrare lo scorso anno, ottenuto nella prima delle tre manches di gara. Casillo riesce così a centrare due obiettivi; riscrivere il suo nome sull’Albo d’Oro e migliorare il record della pista. Alle sue spalle il più agguerrito e temuto degli avversari, Gaetano Piria, che si ferma a 2’27”04 con diversi problemi, soprattutto nella prima manche rimanendo lontano dal 2’21”43 della prima edizione; sul gradino più basso Carmelo Barbaro, il pilota di Bagnara Calabra si è fermato al 2’33”94 della prima manche non riuscendo più a migliorarsi nelle altre due. Un podio firmato tutto dalle vetture Elia Avrio per la soddisfazione della casa di Simeri Crichi del fratelli Tommaso e Sebastiano. Una kermesse sopra le righe che ha richiamato un grande pubblico nel centro del lametino con grande soddisfazione per il Racing Team Lamezia Motorsport che con la collaborazione dell’Aci di Catanzaro, della Lamezia Motorsport e del Comune di Curinga ha organizzato questa seconda edizione dello Slalom Curinghese in modo più che impeccabile secondo piloti ed addetti ai lavori che non si sono lasciati sfuggire l’occasione di applaudire calorosamente tutti i protagonisti durante la cerimonia di premiazione tenutasi nella Sala del Consiglio Comunale di Curinga .

“Sono non soddisfatto ma soddisfattissimo di questa seconda edizione e sono certo – dice il sindaco di Curinga, Domenico Pallaria a fine gara - che il prossimo anno possiamo ancora migliorare con più partecipazione di tutti. E’ stata un’autentica sorpresa, molto positiva e spero che possa avere un futuro più importante per come merita perché è veramente bella ed i consensi sono arrivati da tutte le parti.” 18ª cronoscalata del reventino Tutto pronto per la 18ª Cronoscalata del Reventino, in programma dal 5 al 7 agosto sul tradizionale tracciato, selettivo e spettacolare molto amato dai migliori scalatori per le sue caratteristiche, che da Nicastro sale verso Platania. Edizione 2016 che sarà valida quale l’ottavo round del Campionato Italiano Velocità Montagna con validità per il Trofeo Italiano Velocità Montagna Sud. Gli organizzatori del Racing Team Lamezia Motorsport, affiancati da questa edizione dal Lamezia Motorsport, ed in collaborazione con l’Automobile Club Catanzaro, sono al lavoro sugli ultimi particolari per offrire ancora una volta un’edizione all’altezza delle aspettative proprie della qualità che ha sempre vantato la competizione. Elevati standard di sicurezza per concorrenti e pubblico, disponibilità e attenzione verso driver, team ed addetti ai lavori, quanto verso il pubblico che tradizionalmente accorre molto numeroso all’appuntamento sportivo atteso nell’intera regione, sono tra i maggiori punti di forza degli organizzatori che, dopo aver assicurato per tempo tutti i capisaldi per il sereno svolgimento dell’evento, si sono ora concentrati per garantire ancora una volta la piena efficacia promozionale, motivo di piena fiducia da parte dei numerosi ed importanti partner pubblici e privati. “Insieme a Sergio Servidone, responsabile delle relazioni con i partner esterni, allo Slalom Curinghese abbiamo fatto un piccolo test in vista del Reventino, ne siamo usciti molto contenti per la soddisfazione che abbiamo riscontrato in piloti e realtà vicine a noi ed alla gara - ha spiegato Enzo Rizzo Presidente del Racing Team Lamezia Motorsport - la stessa attenzione vogliamo portarla ora nell’appuntamento con il CIVM e TIVM, gara per la quale il necessario spostamento di data si rivela sempre più un’opportunità, per le diverse iniziative che stiamo sviluppando in varie direzioni, con la collaborazione dell’AC Catanzaro e del suo Presidente Eugenio Ripepe”.

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Libri & Libertà Il 2 maggio, presso la Biblioteca Comunale di Lamezia Terme, in occasione dell’inaugurazione del Maggio dei Libri 2016, è stato presentato il libro, o meglio il “non-libro” della blogger Ippolita Luzzo Litweb - Marchio Depositato. Hanno conversato con l’autrice Costanza Falvo D’Urso e Giovanna Villella. Libri e libertà. In latino hanno la stessa radice “liber”. Perché il piacere di raccontare implica un giocare con ciò che si narra, e questo giocare implica, a sua volta, una certa libertà riguardo alla materia. Libertà di pensiero e libertà di penna ma con l’intelligenza, e il buon gusto di tacere - a volte - per non dire troppo male. Perché libertà fa rima con sincerità e con onestà… intellettuale. E scrivere, per lei, gioco serissimo è. Fantasiosa, visionaria e irriverente quanto basta, se dovessi paragonarla ad un artista di teatro, sarebbe una Paolo Poli in gonnella senza le metafore erotico-verbali che Poli - tuttavia - sapeva porgere con tanto candore. Se fosse un quadro sarebbe La donna che legge di Van Gogh. Se fosse un libro sarebbe il suo, ovvero un non libro. Se fosse una fiaba Alice nel Paese delle Meraviglie ex-aequo con la moderna Cenerentola che ascolta i Joy Division di Romeo Vernazza. Se dovesse scegliere un mestiere farebbe la “donna di lettere” nel senso della postina però, con gli stessi poteri del postino di Domenico Dara. Ma Ippolita è Lei. Regina senza corona di un regno che non c’è, come l’isola di Peter Pan e di Peter Pan ha mantenuto quella euforia, quello stupore, quello spirito fanciullino che le fa battere le mani esclamando “Evviva” quando una cosa le piace, la fa felice. E a proposito di felicità, le basta davvero poco. Piccole felicità… per dirla con libro che entrambe abbiamo amato e raccontato. Un regno doppiamente virtuale il suo, perché non è di questa terra ma neanche di lassù. Appartiene a quella vita parallela, quella second life, magistralmente raccontata nella favola della gabbietta. Un walled garden, un giardino recintato dove tutti siamo più o meno rinchiusi e dove lei, dopo essere stata bannata, segnalata ed espulsa, perché considerata un troll che, nel gergo di internet, è “soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”, si è ritagliata il suo spazio social a cui affida le proprie riflessioni personali e metaletterarie. Così, in poco tempo, viene seguita, corteggiata, ricercata, invitata come un vero e proprio guru della letteratura soprattutto per la sua capacità di scouting nello scovare giovani talenti. Da bannata a blandita… ma non a tutti è concesso di entrare a far parte del suo regno. I suoi scritti sono a prima vista deliranti, non certo nell’accezione psicopatologica di disturbo caratterizzato da un’alterata interpretazione della realtà, ma in senso etimologico. Dal latino lira, “solco”, per cui delirare significa etimologicamente “uscire dal solco”, ovvero dalla dritta via della ragione - del conformismo dire io. I sui testi, spesso, non hanno un filo conduttore visibile, ma hanno un andamento irregolare, random quasi. Zeppi di richiami e di rimandi incrociati… Si passa dalle canzoni alla filosofia, dalla nutella a Dio, dalle filastrocche alla fisica quantistica… e con la leggerezza ludica di un prestigiatore, smascherano il banale e rifuggono dalla mediocrità. Testi apparentemente privi di senso eppure totalmente pieni di senso, di doppi sensi, a volte. Perché ogni frase, spesso ogni parola, è una intu-

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izione, una battuta, un lampo di intelligenza, una risata. Eretica della scrittura non ama compiacere. Ella trascende il reale, disvelandolo. Osservatrice attenta, ha lo spirito del detective, una sorta di Tenente Colombo. Pronta a cogliere e fotografare, con il suo smart phone, ogni minimo particolare: un cellulare con una cover a pois; gli abiti improponibili di signore invitate a un matrimonio; un tacco 12 (perché lei si chiede sempre come facciano a non cadere da quelle altezze!) che fa bella mostra di sé in prima fila a teatro; una dama dell’alta società lametina, ignara bagnante, acconciata come l’Ape Maia; l’orecchio a punta di un occasionale interlocutore che ricorda quello del mitico capitano Spock di Star Trek. Ma anche un fiore che nasce, una lucertola che si crogiola al sole, un ragnetto innocuo che tesse la sua tela… Piccole cose, minimi gesti di ordinaria quotidianità e poi click, post, tag, like… Perché lei è così, pensa per immagini. I libri, i suoi libri, sono oggetti animati, abitano la sua casa, non sono mere suppellettili. Camminano, si nascondono, parlano con lei, pranzano e cenano alla sua tavola. Quando non riesce a trovarne uno, lo chiama come se fosse il gatto di casa. Questo determina una visione personalissima delle storie che legge e che restituisce, a noi lettori, secondo un percorso che non segue un strada retta e lineare ma va avanti attraverso una successione dinamica di salti e fratture… … con una partecipazione emotiva sottolineata spesso da caotici/teneri/ dolorosi/ironici ricordi privati, un po’ come la madelaine di proustiana memoria. Il libro di oggi, Litweb – Marchio Depositato, è una mise en abîme, un fenomeno di “libri in un non-libro” o meglio di tanti frammenti di libri letti, raccolti e disposti in una serie di sequenze intervallate da spazi in cui irrompe una forte componente personale unitamente a rimandi e citazioni che appartengono ad altri libri – che non sono i protagonisti – ma vengono usati in funzione di supporto concettuale. Un format originale che già nel titolo richiama l’iter seguito dai brevetti per essere tutelati. L’aspetto composito del tessuto narrativo non si risolve affatto nella creazione di un sistema di relazioni logiche e formali ma ha una struttura reticolare che mette continuamente in abisso il presente e il remoto, il quotidiano e lo straordinario… legando, nello stesso nodo scorsoio, con postille/note/notizie folgoranti o distese, i più trascurabili dettagli dell’esistenza, la cronaca, e gli eventi ufficiali della Storia. Una sorta di reazione a catena, che potrebbe continuare all’infinito, se la Nostra non avesse il meraviglioso dono della sintesi e non fosse maestra nel gioco dell’alterità, del cambio di passo, dello spaesamento repentino. Il risultato è una scrittura assolutamente rara, quasi impraticabile in questi anni di stupido cicaleccio sentimentale e di scribacchini innalzati al ruolo di scrittori. E lo stile è uno stile epigrafico/ straniante/ non compiacente né accomodante… unico come Lei, Ippolita, Regina della Litweb.

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Associazione Altrove

Un Pomeriggio ad Altrove

Le mani

Eccoci qui ad Altrove per l’ appuntamento mensile di Assemtenaglie sterilizzate con l’antico metodo della bollitura, le sue bra…menti, laboratorio di idee, dove ogni partecipante può mani forti e decise , nervose ed asciutte manovravano questi dare il proprio contributo con uno scritto, una riflessione, in strumenti ormai in disuso con abilità e precisione ….ricordo musica, in versi... libera… mente… allegra… mente. la sua mano destra negli ultimi anni della sua lunga vita, acIl tema di oggi è : “ Le mani “ ed, oltre ai soci di Altrove, intercartocciata dall’artrite, ormai ridotta ad un pugno chiuso, treverranno alcuni ospiti molto, ma molto interessanti. mante, fragile come la zampetta di un passerotto ferito. Amo Introduco io sentenziando : Le mani….oggi parleremo delle moltissimo le mie mani di cui vado molto fiera, sono mani picossa della mano, dei muscoli, dei tendini, delle terminazioni cole sempre in movimento… impastano, ricamano , scrivono nervose, citeremo Darwin e la sua teoria del pollice opponi, lavorano, giocano. Mi piace avere le mani sempre in ordine bile , passeremo , con le unghie quindi a trattare perfette nella forbrevemente dell’ Prende il via il 19 giugno la seconda edizione di E...state in musica presso ma e nel colore , arco riflesso per il Lissania Garden. L’ ingresso è riservato ai soci che possono partecipare mi piace farmele concludere quin- a tutti gli eventi con l’acquisto di una tessera del costo di 10 euro. Il procurare da giodi con la modivani mani abili gramma prevede 7 spettacoli di musica di vario genere, la proiezione di ficazione della e sapienti che mano nel pipi- 3 film sotto le syelle a cura dell’ associazione Una e si concluderà con la massaggiano, listrello, argomen- seconda edizione di Lamezia in fermento. Per adesioni rivolgersi al BeB mano, riparano, to del quale rela- casa Lissania, al locale Trani a gogò o scrivere un messaggio alla pagina smaltano , danno zionai all’ esame facebook di Lissania Gardn ordine e bellezza abilitante per con piccoli gesti insegnare mateda piccola artimatica e scienze sta. Amo le mani nella scuola media. di Ibrahim , il mio bimbo siriano, improbabile scafista, buttato Sento in sala bisbigli di malumore e noto furtivi gesti di impada gente senza scrupoli al timone di una nave … ogni zienza , ma poiché gli ospiti intervenuti sono persone splenmattina le sue mani giovani stringono forte le mie che sono dide so che non oseranno alzarsi e con grande sopportaprodighe di carezze per questa creatura meravigliosa a cui zione si accingeranno ad ascoltare fino alla fine questa mia la vita ha riservato una prova troppo difficile… le sue sono relazione scientifica, convinti che sicuramente avrebbero pomani giovani che non conoscono quasi nulla della vita e si tuto trascorrere un pomeriggio di sabato più entusiasmante. aggrappano a me con forza e tenerezza mentre mi sussurra Chi mi conosce bene sa , però, che non andrà certamente “ mamma italiana “Amo racchiudere le mie mani in quelle così ; ad Altrove amiamo stare insieme allegramente, sendi Gioacchino…. Le sue sono mani di un esperto agricolza schemi prefissati e nessuno si sognerebbe mai di fare tore, hanno lavorato sodo la terra, hanno arato, seminato, una Lectio Magistralis su qualsivoglia argomento. Gli ospiti innestato , raccolto…sono mani che in un freddo giorno d’ di stasera , poi , non meriterebbero assolutamente un simile inverno hanno imbracciato un fucile ed ucciso in un attimo di castigo !! Tranquillizzo tutti dicendo che in realtà leggerò una rabbia e di follia... sono mani lisce, senza calli, nonostante mia breve riflessione , giusto per rompere il ghiaccio : Vi il duro lavoro di una vita…. le lacrime del pentimento sono parlerò delle mani che amo perché io amo le mani di tutti costate un balsamo straordinario che ha curato ogni ferita. Amo loro che amo…mani forti, mani operose, mani creative, mani i piedi di Simona Atzori…. Già…. i piedi perché lei le mani che stringono, accarezzano… mani che amano… Tra tutte non le ha , e nemmeno le braccia; i suoi piedini, curatissimi ho amato moltissimo le mani di mio nonno Michele, dentista ed adorni di deliziosi anellini, le permettono di fare tutto e più dei primi decenni del novecento ; ricordo le sue pinze, le di tutto, lei mangia, scrive, dipinge, guida la macchina, danza

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Lamezia e non solo

divinamente , incurante di quello che per gli altri potrebbe essere una menomazione... un giorno spero di poter stringere i suoi piedini, in segno di grande ammirazione per questa donna meravigliosa. Bisogna stringerle le mani…per esprimere affetto, solidarietà, amicizia , amore…. io stringo le mani a tutti….indistintamente... mani ingioiellate, mani sporche di terra, mani oneste, mani disoneste…. Mani… Solo una volta , per timidezza , per pudore, per l’emozione, non so perché , ho avuto voglia di stringere delle piccole mani ma non l’ho fatto…. Ho incontrato una sposina giovane giovane, vestita con un candido abito da sposa corto che, con il corteo nuziale al seguito, aspettava che si aprissero le porte del carcere per andare a ricevere l’anello nuziale dal suo amato, dal quale la attendono quindici anni di separazione prima di iniziare una vita coniugale insieme. Mi sono limitata a farle un veloce augurio ma non ho stretto quelle piccole mani ed ora spesso penso con tenerezza a quella giovane testimone di un amore da favola dove favola non c’ è. Spero di non aver annoiato troppo i nostri ospiti e dò subito la parola a Dima , un mio giovane amico ucraino non vedente che di professione fa il massaggiatore. Con grande semplicità ci parla delle sue mani , strumento indispensabile non solo per il suo lavoro ma guida preziosa in tutte le sue attività giornaliere. Le mani gli parlano, lo guidano e lo aiutano ad organizzarsi in un mondo pieno di ostacoli e sono al servizio del prossimo quando, muovendosi con perizia ed abilità, curano, manipolano, alleviano il dolore . Chiudo un attimo gli occhi e penso ad un mondo senza colori, sul viso di Rosanna scendono due lacrimoni…non dovevamo parlare delle mani ? Passo la parola a Bruno, storico orologiaio della nostra città. Anche lui ci parla del suo lavoro, o meglio della sua grande passione, con grande competenza e professionalità, ci illustra il meccanismo Turbillon, del quale ignoravamo l’ esistenza, ed i suoi orologi, piccoli capolavori di meccanica, passano di mano in mano ma , poiché è una persona schiva , omette un particolare molto importante : è stato lui a realizzare per Papa Benedetto un orologio che gli ha donato durante la visita a Lamezia…. Un dettaglio

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per lui, un motivo di grande orgoglio per i suoi concittadini e per noi che siamo suoi amici. Infine, ci racconta di una presenza misteriosa che lo ha guidato nella realizzazione del suo orologio, probabilmente il nonno, grande maestro orologiaio anche lui e si commuove.…ma non dovevamo parlare delle mani ? E’ora la volta di Mastru ‘Ntoni, il ciabattino storico di Nicastro che da tempo immemorabile è sempre lì nella sua piccola bottega in Via de’ Medici, sempre al lavoro, con il suo grembiule blu e l’ odore buono di colla . Ho faticato non poco a portarlo qui questa sera perché non è abituato a parlare in pubblico, semplice creatura di un mondo che non c’ è più. Ora è assolutamente a suo agio ad Altrove: prende posto al centro del gruppo e ci racconta di quando era un ragazzo ed andava a bottega da uno zio , della sua vita semplice e dignitosa , ci parla degli attrezzi di una volta e lamenta la scarsa volontà dei giovani ad impegnarsi in un mestiere che ormai è destinato a sparire. Parla della sua piccola bottega, sempre uguale da tempi per me immemorabili e ritorniamo indietro nel passato ricordando persone che hanno fatto parte della nostra vita... io mi commuovo …ma non dovevamo parlare delle mani ? E’ ora la volta di Fabrizio, che è arrivato un po’ in ritardo con i suoi genitori…. Non conosce nessuno perciò ci scruta, ci osserva sornione, poi mi fa un sorriso dolcissimo e promette che la prossima volta suonerà la tromba per noi e, naturalmente, conquista tutti . Pietro , il suo papà , ci fa vedere un video in cui Fabrizio interpreta “La Vita è bella “ durante la manifestazione Ragazzi in Gamba di alcuni anni fa e tutti notiamo il movimento delle mani del giovane esecutore che mimano lo strumento . E’ straordinaria l’ energia che sprigiona la sua musica…. Chiudo gli occhi, penso al mio angelo difettoso e non riesco a trattenere le lacrime. Molti occhi sono lucidi, la serata volge al termine e ci accorgiamo tutti che avremmo voluto parlare di mani ma abbiamo parlato di cuore.

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Un salone affrescato di un antico palazzo nobiliare del quindi la scelta del quintetto calabrese, composto da centro, un quintetto di musicisti preparati e un inte- Giancarlo Colloca, tenore e chitarrista; Cristiano Bruressante programma di musica barocca, il pubblico nella e Antonella Curcio al violino; Giuseppe Miele che ha assistito al concerto de “L’Armonioso Concen- al violoncello e Giuditta Davoli, al clavicembalo, che to” ha avuto la rara occasione di ascoltare dei brani svolge la sua ricerca artistica e culturale proprio sull’edi straordinaria fattura, poca barocca, infatti il seppure poco noti ai più, programma, costituito da eseguiti da maestri capaci brani sia cantati che struL’Armonioso ConCento di coinvolgere l’uditorio mentali composti da aucon la loro esibizione in un tori come Claudio Monluogo che avrà sicuramenteverdi, Marco Uccellini, te ospitato concerti simili Andrea Falconieri e Niconei secoli passati, ma solo la Matteis, copre un arco per pochi fortunati appartemporale che va dal 1607 tenenti alle famiglie nobili al 1676. della città. Con passione

“Del ricercato amore”

Nella sera del 29 maggio 2016 e in occasione dell’allestimento delle mostre “L’Italia in Europa, l’Europa in Italia” e “La cittadinanza in Europa dall’antichità ad oggi”, promosse dal Dipartimento politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’interno di Palazzo Nicotera a Lamezia Terme, il Sistema Bibliotecario Lametino ha invitato L’Armonioso Concento a esibirsi nel loro programma di musica barocca “Del Ricercato Amore”.

e affabilità il Maestro Brunella ha introdotto i brani in programma accompagnando il pubblico in un breve ma intenso percorso di scoperta della musica barocca, facendo cogliere ai presenti alcune fondamentali particolarità di quell’epoca che ha segnato il passaggio dalla musica medievale alla codificazione moderna avvenuta nel XVIII secolo.

Il Sistema Bibliotecario Lametino diretto da Giacinto Gaetano ha voluto inoltre rendere omaggio a due tra i più grandi autori della letteratura mondiale, Miguel de Cervantes e William Shakespeare, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della morte. Doverosa

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Il pubblico, da parte sua, ha seguito con molta attenzione sia l’introduzione dei brani sia l’esecuzione, lasciandosi coinvolgere, in un susseguirsi di emozioni sempre nuove, dalla sintonia tra i cinque musicisti, dalle melodie dei violini e della voce tenorile così come dall’armonia del basso continuo dato dal clavicembalo, dalla chitarra e dal violoncello.

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La dichiarazione di

Stefano Fassina Roma non può ospitare il raduno delle destre fasciste “Condanniamo sempre la violenza anche quando è rivolta contro Casapound, movimento incompatibile con l’anima antifascista della nostra Costituzione. Casapound eviti gravi provocazioni: in coerenza con la nostra Costituzione e la storia partigiana della nostra città, Roma non può ospitare il raduno delle destre fasciste...” Ho letto nelle settimane scorse questa breve dichiarazione di Fassina pubblicata da AGENPARL e sono rimasto esterrefatto... allibito... Prima di andare oltre, debbo chiarire che nè io personalmente né la mia famiglia, i Séstito, abbiamo avuto o abbiamo alcuna simpatia politica per il Fascismo... per i Fascismi... Mio padre (classe 1899), nel 1920, a Verona, dove si trovava ricoverato in ospedale per curare i postumi delle ferite, che gli erano state inferte durante la guerra cui era stato obbligato a partecipare a partire dal 1917, a 18 anni, aveva, nella città veneta adagiata sulle rive dell’Adige, incontrato il Movimento dei cattolici italiani, ne aveva conosciuto l’organizzazione politica, molto forte nel Veneto, attraverso il Partito popolare italiano di don Luigi Sturzo, vi aveva aderito entusiasticamente e ad esso era rimasto legato e fedele fino alla sua morte, sia nella forma originaria dei “Liberi e forti” voluta dal suo Fondatore, sia sotto la nuova denominazione di Democrazia cristiana fondata, nel secondo dopoguerra, da Alcide De Gasperi. Mio zio Bruno, fratello maggiore di mio padre, impiegato nelle règie poste di Milano, militante socialista nel partito di Filippo Turati e Giacomo Matteotti, aveva rifiutato di prendere la tessera del Partito fascista che gli era stata “offerta” e per questo era stato licenziato e costretto a vivere in ristrettezze indicibili. Fino a che, vendendo libri di giorno, porta a porta e per le strade del capoluogo lombardo e studiando di notte, non si era laureato in Scienze Economiche e Commerciali alla Università Bocconi. Alla fine dei suoi sforzi, però, la morte lo aveva crudelmente ghermito in età relativamente giovane, ed egli aveva lasciato, povere e disperate, la moglie, zia Laura, casalinga, ed una figlia, ancora piccola, Iride. Chiarito questo mi chiedo: come fa una persona, che io ritengo essere politicamente mediocre, come Fassina, accreditato di un misero 4-5% di suffragi... che pur avendo iniziato per primo, mesi addietro, la campagna elettorale in quel di Roma, ha sbagliato la compilazione dei modelli per la raccolta delle firme ed è stato ripescato grazie ad una sentenza del Consiglio di Stato... come fa, ripeto, un personaggio di questo spessore politico e culturale, a chiedere che Roma non ospiti “il raduno delle destre fasciste...”?

rispondo che è meglio, però, che ciò che pensa in merito ai raduni delle destre nella Capitale lo esprima in forma più riservata senza propalarlo in modo pubblicitario affidandolo alle agenzie di stampa. Egli, Fassina... non è un semplice cittadino, ma un parlamentare della repubblica... ancorché non eletto, ma nominato... perchè le sue parole hanno un peso... una valenza... una capacità di incidere nella emotività collettiva ben diversi da quelli detti da un semplice cittadino... Perchè potrebbero avere l’effetto di gettare benzina sul fuoco... rinfocolare vecchie contrapposizioni... resuscitare mai sopiti odi, non solo ideologici, ma barricadieri, che finirebbero per fare male a tutti... all’Italia... E questo si verificherebbe in un momento in cui il nostro Paese affronta prove durissime, tentando di uscire dalla palude soffocante della crisi economica. Se ne stia buono, dunque, Fassina... perché con la sua sconsiderata ‘intimazione’ secondo cui “in coerenza con la nostra Costituzione e la storia partigiana della nostra città, Roma non può ospitare il raduno delle destre fasciste...” in realtà cerca di negare o comunque limitare la libertà ad un movimento politico che si pone all’estremo opposto del suo e dimostra che, in fin dei conti, lo squadrista più pericoloso, in questo caso, è proprio lui... D’altronde Fassina, mentre “consiglia” alle destre di non radunarsi a Roma dimentica che è proprio la nostra Costituzione che garantisce a tutti, nel rispetto delle leggi vigenti, la libertà di radunarsi ed esprimere le proprie idee...Non solo ciò, ma al Nostro sembra sfuggire che, insieme a loro, insieme alle destre... insieme a CasaPound... Fassina e il suo raggruppamento politico, dimostrando una inossidabile coerenza politica, sono pronti a votare no al prossimo Referendum costituzionale senza che questo crei loro alcun disaggio politico.

Mi si obietterà che Fassina ha espresso un suo parere... ch’è libero di farlo come un qualsiasi cittadino italiano... Certamente... Io

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Per il secondo anno

Nunzio Apostolico Bernardini al Corpus Domini:

Liceo T. Campanella

“non c’è Gesù senza i fratelli”

unica scuola calabrese per concorso borse di studio Istituto Toniolo Il Liceo Campanella di Lamezia Terme viene confermato, per il secondo anno, tra le 8 sedi selezionate su tutto il territorio nazionale per lo svolgimento del Concorso indetto dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per l’assegnazione di 100 borse di studio rivolte a studenti che intendono immatricolarsi presso l’Ateneo milanese. Le prove del concorso segnano un’altra tappa del percorso di collaborazione tra l’istituto superiore diretto da Giovanni Martello, la Diocesi di Lamezia Terme e l’Università Cattolica del Sacro Cuore che quest’anno ha presentato presso il Liceo lametino il report del sondaggio “Rapporto Giovani” con l’intervento di Diego Mesa, docente di sociologia della famiglia e dell’infanzia all’Università Cattolica. Una collaborazione, quella tra la scuola e la diocesi lametina, che ha visto un ampio coinvolgimento di docenti e studenti, fortemente voluta da Don Fabio Stanizzo, direttore della Scuola diocesana di Dottrina Sociale della Chiesa e da 5 anni delegato diocesano per l’Università Cattolica di Milano. Il concorso ha avuto inizio sabato 28 maggio, alle ore 15 con l’apertura dei plichi sigillati e inviati direttamente dall’Università milanese alla presenza del dott. Pietro Parmeggiani, incaricato della Commissione Centrale, dello stesso Don Fabio Stanizzo, della prof.ssa Licia Di Salvo, referente per il Liceo lametino e della prof.ssa Michela Cimmino. Il concor-

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so si è articolato in due fasi: la compilazione di un questionario di cultura generale predisposto dall’Istituto Toniolo e lo svolgimento di un Elaborato. Ventinove sono stati i concorrenti iscritti e provenienti da tutto il Meridione. Per il dirigente Scolastico Giovanni Martello “la scelta del nostro istituto per lo svolgimento del concorso nazionale promosso dall’Istituto Toniolo conferma la vocazione del Liceo Campanella ad essere una scuola aperta, collaborativa e innovativa, ma soprattutto attenta ai bisogni del territorio nel fornire stimoli e arricchimenti continui ai percorsi formativi dei nostri studenti. Per due anni il Liceo Campanella ha ospitato la fase regionale delle Olimpiadi di Italiano, master universitari in ambito scientifico e collaborazioni con realtà europee come la Camera di Commercio di Madrid e il Goethe Institut: sono tanti elementi che costruiscono una scuola che, pur mantenendo un forte radicamento sul territorio e una costante attenzione alla situazione locale, si apre al Paese e cerca di offrire ai propri studenti una formazione di respiro europeo. Su questa linea, la collaborazione con l’Istituto Toniolo è un ulteriore elemento di arricchimento per la nostra scuola e motivo di soddisfazione per la stessa città di Lamezia Terme”.

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“Non è sufficiente fare la Comunione, se non siamo capaci di costruire la comunione ogni giorno con i fratelli, se non siamo operatori di pace. Non esiste Gesù senza i fratelli”. E’ stato uno dei passaggi dell’omelia di Monsignor Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico e Ambasciatore del Papa per l’Italia e la Repubblica di San Marino, che ieri ha presieduto la concelebrazione eucaristica e la processione della Solennità del Corpus Domini. Di fronte ad oltre duemila fedeli provenienti da varie parti della Diocesi, il presule, nella celebrazione conclusiva del congresso eucaristico diocesano della chiesa lametina su Corso Numistrano, ha sottolineato il valore dell’Eucaristia “che non è solo fonte di grazia ma anche di doveri per ogni cristiano. L’Eucaristia non è solo Corpo di Cristo, ma è anche sacramento degli uomini, in cui riecheggiano le attese e le speranze di tutti gli uomini”. Prendendo spunto dal brano del Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Bernardini ha evidenziato come “anche noi cristiani, come i discepoli di fronte alla folla che seguiva Gesù, possiamo avere l’istinto a sottrarci ad impegni gravosi nascondendoci dietro l’alibi della sproporzione tra i bisogni degli uomini e le nostre possibilità. L’Eucaristia ci ricorda che abbiamo ricevuto un Battesimo che ci impegna singolarmente e come comunità ecclesiale: il cristiano è responsabile di tutto e di tutti”. Da Monsignor Bernardini, l’appello ai sacerdoti a “non lasciare Gesù solo giornate intere di fronte al Tabernacolo. Un sacerdozio slegato dall’Eucaristia non può resistere, specie ai nostri tempi”. E ha rivolto un monito alla Chiesa lametina a “non fermarsi dopo la conclusione di questo riuscito Congresso Eucaristico Diocesano. Occorre uscire con Gesù per le strade della città, raggiungere gli uomini le donne dove vivono, lavorano, soffrono e sperano. Non basta credere nella Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia,

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ma dobbiamo fare in modo che Cristo sia presente con la nostra testimonianza di vita”. Il Nunzio Apostolico ha chiesto ai fedeli della Chiesa lametina di pregare per Papa Francesco, per la sua importante missione a servizio della comunione di tutta la Chiesa. Al termine della funzione su Corso Numistrano, si è formata la processione come da tradizione con il Santissimo Sacramento e l’Ostensorio, seguita da oltre 300 bambini che hanno ricevuto quest’ anno la Prima Comunione nelle varie parrocchie cittadine, dai fedeli delle associazioni e dei movimenti ecclesiali della Diocesi lametina. Presenti il Sindaco Paolo Mascaro e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine. Come ogni anno i volontari dell’Unitalsi che hanno accompagnato in carrozzina i malati e le persone con disabilità durante la celebrazione e la processione. “In questi giorni di Congresso Eucaristico Diocesano abbiamo pregato, abbiamo ascoltato una Parola che ci ha scosso, ci ha fatto riflettere, ha svegliato la nostra coscienza di credenti. Anche oggi, con la presenza del Nunzio Apostolico, Mons. Bernardini, abbiamo avuto una grazia grande: il Signore ti ama, città di Lamezia, la Chiesa ti ama e il Papa, come Buon Pastore, ha cura di te”, così il Vescovo Luigi Cantafora nella preghiera conclusiva della celebrazione in Piazza della Repubblica dove subito dopo ha avuto luogo la benedizione eucaristica da parte di Monsignor Bernardini.

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La Bellezza:I consigli di Antonella

L’ingrandimento del seno La mastoplastica additiva sta in questi ultimi anni scalando la classifica degli interventi di chirurgia estetica più richiesti. Nello stesso tempo, la tecnica e i materiali utilizzati in questo intervento si sono incredibilmente evoluti aumentandone decisamente sicurezza, stabilità e durata nel tempo. È necessario eseguire un esame del sangue. Inoltre è poi consigliabile un’ecografia al seno. Le protesi possono essere impiantate sotto la ghiandola mammaria, o sotto il muscolo grande pettorale. Esistono poi alcune varianti, come il posizionamento sotto o sopra fasciale, sottomuscolare parziale o totale, o ancora la più moderna tecnica dual plane, attualmente tra le varianti tecniche più sofisticate. Naturalmente sarà il chirurgo esperto ad adattare la tecnica alle specifiche necessità del caso. La protesi viene posizionata sempre al di sotto della ghiandola mammaria, mai nel suo contesto. Ciò permette al radiologo di poter visualizzare la ghiandola in ogni suo dettaglio indipendentemente dalla protesi. Quali sono i rischi? L’intervento di ingrandimento del seno è uno degli interventi più rapidi e sicuri. I rischi di una mastoplastica additiva non sono mai importanti. Il più frequente è la contrattura capsulare, di per se stessa non seria ma che può causare una temporanea variazione della forma e della consistenza del seno. Gli studi scientifici dimostrano come non vi sia alcuna connessione tra l’uso di protesi al silicone e malattie del seno e del corpo. La durata dell’intervento varia a seconda della tecnica prescelta: va da un’ora per le tecniche più semplici a quasi due ore per le più sofisticate. Il chirurgo disegna l’intervento (prendendo le misure) sulla pelle. Il chirurgo praticherà un’incisione e quindi creerà la tasca “su misura” dove poi posiziona la protesi. Verranno dunque suturate le incisioni, medicate ed applicato un bendaggio compressivo. Grazie alle moderne tecniche anestesiologiche è possibile rientrare a casa in sicurezza dopo l’intervento. In generale andranno evitati i grossi sforzi ed eccessivi movimenti delle braccia. Secondo la posizione della protesi

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il chirurgo indicherà le specifiche precauzioni e i movimenti delle braccia da evitare. In ogni caso verrà mantenuto per 7 giorni il bendaggio post-operatorio. Un reggiseno contenitivo andrà indossato continuativamente per due settimane. Le protesi a superficie testurizzata e quelle ricoperte di poliuretano sono quelle che offrono le maggiori garanzie per quanto riguarda la contrattura capsulare. Il contenuto in gel coesivo garantisce la forma del nuovo seno e un’ulteriore sicurezza in caso di accidentale rottura. Le protesi della migliore qualità sono garantite a vita. Per le protesi impiantate fino a 7/8 anni fa era ragionevole consigliarne la sostituzione dopo circa 10 anni, a causa della limitata resistenza al logorio. Oggi, grazie ai progressi in chiave di qualità e sicurezza dei materiali, non è prevista la sostituzione delle protesi di nuova generazione nel tempo. Anzi, le protesi della migliore qualità sono numerate, registrate al Ministero della Sanità e accompagnate da certificazione di garanzia a vita. La mastoplastica additiva può pregiudicare future gravidanze e allattamenti? Non vi è nessuna preclusione locale o generale circa future gravidanze. La presenza della protesi non influisce minimamente sull’allattamento. Il solo accesso attraverso la via periareolare può diminuire del 20% la capacità di allattamento. Se il volume del seno è dato in gran parte dalla protesi, il rischio di caduta è pressoché inesistente, con il volume che rimane invariato.

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Oggi, grazie alle protesi di ultima generazione (soft-touch) e se l’impianto è proporzionato, vi è una notevole naturalezza anche al tatto e nel movimento della mammella. Se poi non vengono richiesti aumenti eccessivi, magari utilizzando protesi anatomiche, anche visivamente il seno diventa “insospettabile”.

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