Lameziaenonsolo pino torcasio gennaio 2016

Page 1

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

1


2 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


Lameziaenonsolo incontra

Pino Torcasio nascondere imperfezioni come occhiaie, brufoli e quant’altro. Possono imbruttirci o abbellirci in relazione ai personaggi interpretati.

Gli attori sembrano sempre appartenere ad un mondo che non è il nostro, non è calabrese, non è lametino, è un mondo a sé, poi, quando scopri che vicino a te vive un ”attore”, beh , l’idea scatta subito: intervistiamolo! Ed allora lo si contatta, si stabilisce una data e … parte l’intervista. A meno che non ci troviamo di fronte all’unico doppio caso di omonimia, nome e volto, cerchiamo di svelare un mistero: su wikipedia leggo: Pino Torcasio (Calcinate, 4 novembre 1972) un attore italiano. Nato in Lombardia, ma sei calabrese o lombardo? Sei di Lamezia Terme o di Calcinate? Sono nato da padre e madre Nicastresi, i miei si trasferirono a Sesto San Giovanni provincia di Milano nel 1970 in quanto, mio padre, vinse un concorso nelle ferrovie dello stato e venne destinato a far servizio al nord Italia. Nel 1972, venne trasferito presso la stazione ferroviaria di Calcio in provincia di Bergamo e nello stesso anno nacqui io, presso l’ospedale civile di Calcinate in provincia di Bergamo. A Calcio vissi fino al 1979, ebbi all’incirca 7 anni, quando mio padre, molto legato alla sua terra, decise di chiedere trasferimento a Lamezia Terme per riavvicinarsi ai suoi genitori e cosi ci trasferimmo tutti in Calabria. Da quell’anno fino ad oggi, vivo nella magica terra di Calabria, dividendomi tra Lamezia Terme e Roma. Bene, risolto l’arcano passiamo all’intervista, possiamo affermare, senza tema di

smentita, che ti sei fatto conoscere come attore, hai un sito web, sei su wikipedia, se inseriamo Pino Torcasio nel motore di ricerca di Google si aprono decine di pagine, sei legato a film come: Quando si muore si muore, Una carezza di vento , Grande sud , Scale model , La moglie del sarto, Io e Dolly, per il cinema; a Gente di mare 2 , Romanzo criminale , Crimini 2 , Squadra antimafia, Il commissario Montalbano, I Cesaroni 4, Rex, per la televisione; a C’era una volta il Natale e Assassinio nella cattedrale, per il teatro; è stata dura la salita? Abbastanza e lo è ancora, non è un campo tutto rose e fiori, il mestiere dell’attore ha un percorso abbastanza sofferto, fino a quando non raggiungi la notorietà più completa. Occorre sacrificarsi, attendere i tempi giusti, studiare ogni giorno per poter raggiungere i propri obiettivi e per poter portare avanti questa splendido mestiere che ti fa sognare ogni qualvolta sei su un set o a teatro.

Quale attrice che ti piace di più, fra quelle con le quali hai lavorato? E perchè? E la più antipatica? Voglio essere buono, non ti chiedo qual è la più brutta ma se vuoi dircelo non ci offendiamo. Ti rispondo subito con il nome di Marta Gastini che è a mio avviso, l’attrice più umile che abbia mai conosciuto, nonostante potrebbe atteggiarsi , visto che è stata protagonista del film “The Rite” con Anthony Hopkins, protagonista della serie “I Borgia” su Sky dove interpretava l’amante del Papa e protagonista femminile di “Dracula in 3D” di Dario Argento, in realtà è una collega sensibile, preparata, umile e genuina. Per quanto riguarda l’attrice più antipatica, direi che fortunatamente non ne ho ancora incontrata una, per quella più brutta…, su questa domanda ultima, simpaticamente rispondo: “mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. E l’attrice con la quale ti piacerebbe lavorare? Ti do’ due nomi: Ambra Angiolini e Paola Cortellesi in quanto le reputo molto brillanti e divertenti. Ho letto, nella tua biografia, che hai iniziato con Renato Nunnari, è quindi grazie

Tanti titoli, tante interpretazioni, tante attrici, ma sono belle così come appaiono nei film anche quando non sono sotto i riflettori? Diciamo che il lavoro dei tecnici sul set, quali i make up artist e gli hair stylist, fanno il risultato, trasformando noi attori nei personaggi interpretati, in base alle indicazioni di sceneggiatura e alle scelte registiche, alcune sono acqua e sapone, altre hanno bisogno di un trucco più accurato per

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

3


a lui che hai scoperto di avere la stoffa dell’attore oppure lo avresti fatto comunque? Diciamo che Il prof. Renato Nunnari mi fece conoscere la magia della recitazione con le sue splendide lezioni quando avevo 12 anni, poi ho abbandonato per molti anni la recitazione, circa 20 anni sono passati per poi riaffiorare nel 2006 grazie al regista Francesco De Fazio, che mi scelse per il suo film indipendente “C’era una volta il sud” girato interamente a Lamezia e dintorni. Fu in quell’occasione che scattò la scintilla e la decisione di voler intraprendere la carriera, anche perchè gli addetti al settore, scesi da Roma in occasione delle riprese, mi fecero notare che avevo talento e che avrei dovuto studiare e formarmi se avessi voluto continuare su questa strada. Per lavoro sei spesso fuori dalla Calabria, ti manca la tua terra? E cosa ti piace di più della Calabria ? Ovviamente sì, la nostra terra è indescrivibile per bellezza e tradizioni, come fa a non mancarti ?! E poi ci sono le splendide location naturali, c’è il nostro splendido mare che io adoro maggiormente in inverno, la montagna con i suoi colori magnifici, la temperatura mite che dura fino a Dicembre, la cucina tipica casereccia, la soppressata, la n’dujia, l’olio buono, gli agrumi profumati e poi ci sono i miei anziani genitori e la mia amata figlia Giulia. Mi sembra che non mi possa mancare niente di più della Calabria. Appartieni al cosiddetto mondo della celluloide, nell’immaginario collettivo, quando si parla della vita di chi orbita attorno a questo mondo, si pensa ad un mondo agiato e privilegiato. E davvero cosi? Privilegiato per chi ha già raggiunto la vetta, sicuramente, ma non è neanche detto che sia sempre così e che si riesca a mantenerla, la vetta. Il cinema e la televisione

sono imprevedibili, un anno puoi trovarti in alto ed avere successo e l’altro anno invece, completamente ignorato e non dipende dalla bravura ma dal sistema. Oggi l’attore è sempre messo a dura prova. Deve farsi spazio tra tanti artisti, anche con quelli definiti “dell’ultima ora”. Ormai tutti vogliono fare gli attori, i cantanti, le veline, ecc. La concorrenza sale, ma la qualità scende. Oggi basta fare un reality e appena si esce ”da una casa” o si torna “da un’isola” si viene chiamati “artista” o “attore”. Ritengo sia una grande offesa per chi si impegna e segue un sogno, studiando, a volte fra moltissime difficoltà. Il nostro è un settore molto circoscritto , ci sono degli equilibri molto sottili per cui diventa molto difficile entrare nel pieno giro, bisogna sudare e, come mi disse il maestro, Marco Tullio Giordana, “l’attore deve avere tanta, ma tanta fortuna”, deve in pratica “essere al momento giusto nel posto giusto”. Qual è stata l’esperienza più significativa della tua carriera? A partire dal 2006 ad oggi, non c’è una sola esperienza singola che mi sento di ricordare come significativa, per me lo sono un po’ tutte , perchè ogni esperienza mi lascia tanto dentro: la crescita interiore, l’aumento di esperienza sul campo, la conoscenza di persone buone e meno buone, l’arricchimento culturale e professionale mediante anche scambi di idee tra colleghi attori e registi, insomma, ogni set e ogni personaggio assegnatomi mi porta un qualcosa in più da mettere nella valigia dell’attore.

matografico è che il primo debba sempre recitare “in diretta” e dinnanzi ad un pubblico, il secondo no. Potrebbe sembrare una cosa da nulla, ma non è così, proprio per questo motivo un attore teatrale, per essere tale, necessita di avere, rispetto ad un attore cinematografico, diverse attitudini che il primo non ha. Oltre alle varie abilità fonetiche, necessarie nell’ambito nella recitazione in una struttura chiusa come il teatro, occorrono fondamentalmente : maggiore espressività, maggiore padronanza del proprio linguaggio, maggiore attitudine psicologica nella recitazione in diretta, maggiore abilità nel “rapportarsi” con il pubblico Ma entriamo nel particolare: le rappresentazioni teatrali più note sono ovviamente le commedie e le tragedie: esse, differentemente dai musical, che richiedono principalmente l’abilità da parte dell’attore nel ballare e nel cantare, necessitano della grande abilità di chi vi recita, di esprimere al pubblico, attraverso le espressività facciali o del linguaggio o del corpo, il “pathos” di ogni scena e di ogni gesto che stanno interpretando. Per ottenere una buona recitazione teatrale, occorre ottenere il controllo di se stessi, tramite l’emotività che lo comunica allo spettatore e tramite la respirazione, che è fondamentale per l’emissione delle parole e di qualsiasi emozione in esse contenuta. Inoltre, la recitazione “in diretta” implica necessariamente una certa abilità nell’improvvisazione di scene comiche tragiche o di vita quotidiana: ogni bravo attore è quasi sempre anche un buon improvvisatore. L’improvvisazione aiuta notevolmente l’attore al raggiungimento del controllo psicologico del proprio io, in quanto essa rappresenta la naturalezza con cui l’attore si rapporta con il reale. Un attore cinematografico, non ritrovandosi a stretto contatto con il pubblico, e non dovendo recitare in diretta, può allenarsi ad

Sono mondi similari, cinema , televisione e teatro, si sta dietro ad una telecamera per i primi due, di fronte al pubblico per il terzo, ma sono profondamente diversi come mondi, almeno credo, vuoi parlarcene tu che li vivi sulla tua pelle? Apparentemente l’unica differenza che distingue un attore teatrale da un attore cine-

4 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


i suoi profumi, i frati minimi in preghiera, mi hanno aperto un mondo. La bontà d’animo e nello stesso tempo la rigidezza dell’ordine, mi ha affascinato, mi ha fatto conoscere l’umiltà ancor di più di quanto immaginassi, la storia stessa di san Francesco mi ha affascinato. Ho sentito tanto il personaggio e penso di aver fatto una buona interpretazione di quel ruolo, almeno detto da chi lo hanno visto.

interpretare la scena che deve recitare, fino a quando il regista non la giudicherà “buona”, ma un attore di teatro non ha di certo questo privilegio : egli si ritrova dinnanzi un regista infallibile, per il quale non esiste nessun “stop, rifacciamola”: il pubblico. La questione del pubblico è di primaria importanza : nel teatro esso non è un semplice spettatore, così come accade per una famiglia seduta sul divano intenta ad osservare un film, bensì parte della rappresentazione stessa : la bravura dell’attore teatrale e la bellezza del teatro in generale consistono proprio in questo, cioè nel riuscire a coinvolgere il pubblico nella storia che stanno interpretando attraverso la recitazione, fino a farlo diventare parte integrante di essa, cosa che lo schermo di un televisore o il telo di un cinema non riuscirebbero mai a fare, perchè al di là dello schermo o del telo, ci sono dei circuiti elettrici o un muro ; al di là del palcoscenico c’è una storia che prende vita, sotto forma di gesti, interpretazioni e parole che sembrano quasi annullare il confine tra finzione e realtà. In breve: il punto in comune tra attori cinematografici e teatrali è che entrambi devono recitare ed interpretare un determinato tipo di storia; la differenza fondamentale, invece è una: gli attori del cinema rappresentano la finzione, sono parte di un mondo irreale; gli attori di teatro, seppur facendo anche loro parte del mondo della finzione, sono in grado di farlo diventare reale: essi, maestri della finzione, rappresentano la realtà meglio di chiunque altro.

Qual è il genere che ti piacerebbe interpretare e quale il personaggio che non hai interpretato e che ti piacerebbe impersonare? Mi piacerebbe interpretare dei ruoli comici, adoro la commedia vecchio stampo del tipo alla Manfredi, Sordi, Troisi, mi piacerebbe interpretare: un ispettore di polizia alla Seven, o un medico come dott. House, il giudice, uno scienziato matto come nel film Ritorno al Futuro e non saprei, insomma, tutti quei ruoli diversi da quelli interpretati fino ad adesso e che mi motivino, mi piacerebbe far ridere, insomma. Il mio Maestro diceva: “E’ più difficile far ridere che far piangere” Cosa vuol dire per te essere attore? Tutto. E’ un bisogno, una droga. Essere attore richiede capacità e sacrifici. Essere attore vuol dire riuscire a convincere il pubblico che sta provando ciò che prova il suo personaggio: che si tratti di una reazione a stimoli esterni (ad esempio, uno schiaffo, un colpo di pistola…) o all’emergere di emozioni e sensazioni, un professionista deve sempre essere credibile. Essere attore è essere diversi da se stessi è vivere in maniera vera in un contesto immaginario, è vivere la vita di più personaggi. Essere attore significa essere vulnerabile, condividere con il pubblico una parte nascosta di sé, abbandonarsi ad ogni sensazione, anche la più meschina, mostrandosi “nudo”. Essere attore è saper ascoltare chi recita con lui, reagendo a tutto ciò che gli capita attorno. Essere attore significa saper “usare” se stesso: la voce, i gesti, i movimenti, il corpo… recitare significa coinvolgere

ogni parte di sé in modo credibile, parlando anche senza pronunciare alcuna parola. Hai mai pensato di mollare questo lavoro durante il tuo percorso? Hai voglia!! Un milione di volte, ma ci pensa sempre il mio spiritello testardo e determinato a farmi cambiare subito idea, sempre puntuale con quella vocina imponente e positiva che mi dice: “Non bisogna Mai Mollare, tanto non sapresti fare altro !!!”. Portare avanti il mestiere dell’attore per un caratterista, specialmente con la mia fisicità, non è per niente facile, purtroppo oggi il cinema e la televisione hanno uno standard, sono più richiesti attori bravi, sì, ma anche di bella presenza, la bellezza fisica risulta essere al primo posto nella nostra società dell’immagine e dell’estetica. E’ la richiesta del pubblico che decide le tue sorti. Cerco di farmi spazio con la mia simpatia, al massimo. In genere agli attori non piace essere paragonato a questo o a quell’attore perchè sperano di essere loro stessi un modello da imitare, se ti chiedessi se hai un attore al quale ti piacerebbe essere paragonato ti offenderesti? No non mi offenderei! Se l’attore a cui paragonarmi , fosse un mostro di bravura!. Qualche lettore mi farà una pernacchia per questa risposta, ma mi piacerebbe essere paragonato al grande Orson Welles per gli attori stranieri o al caro collega Giuseppe Battiston per gli italiani, ma sarebbe troppo, ho osato un tantino.... “molto forse”. Attualmente sei impegnato in qualche ripresa? E ci sono nuovi progetti futuri? Sempre che tu voglia parlarne, so che voi attori siete scaramantici in materia. Ma no !!! ti sembriamo scaramantici ???!!!....forse sì, un pochetto ?! A parte gli scherzi, diciamo che attualmente ci sono alcune richieste per il 2016, ma solo proposte non ancora definite, attendiamo che si sblocchi la programmazione dei casting per avere notizie. Questo non vuol dire che starò con le mani in mano, infatti attual-

Fra quelli che hai interpretato fino ad ora, a quale personaggio ti sei sentito più affine? Sai mi sono sentito bene nei panni del Padre superiore dei minimi nel docu-film “Ovunque Miracoli” di Salvatore Metastasio, un prodotto ispirato a San Francesco Di Paola. I luoghi magici del convento di Paola, il suo silenzio rilassante,

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

5


da Domenico Isabella con la fotografia di Vittorio Sala e Tommaso Floro Candido.

mente sono impegnato, insieme a due miei cari amici, Domenico Isabella e Tommaso Floro Candido, membri insieme a me e soci fondatori dell’associazione culturale Movieland Productions, fondata proprio qui a Lamezia Terme nell’ottobre del 2015, per pianificare alcuni progetti cinematografici e progetti formativi nel campo della settima arte. Già da Novembre 2015, stiamo portando avanti il 1° corso di recitazione cinematografico davanti la macchina da presa - metodo Strasberg, condotto dalla coach Barbara Pasqua, allieva della defunta maestra internazionale Beatrice Bracco di Roma, da dove sono usciti attori come la Cortellesi, Favino, Kim Rossi Stuart e altri, tutto questo promosso per gli allievi attori e anche soci, della stessa Movieland, che stanno svolgendo veramente un lavoro eccelso. Sono molto motivati e spinti dall’entusiasmo. A breve, programmeremo anche altri corsi di formazione come i corsi di dizione, educazione della voce, canto, make up artist, regia cinematografica, fonico di presa diretta ecc.. La nostra intenzione è proprio di creare un centro al quale si possano aggregare molti giovani, competenti e non, che amano questo mondo e che vogliano acquisire competenza nel nostro campo magari per poter produrre film cortometraggi e altro nella nostra terra, per valorizzare la nostra Calabria con dei prodotti universali, veicolandoli e promuovendoli mediante concorsi cinematografici non solo in Italia ma anche all’estero. Siamo anche impegnati a finire la post-produzione del cortometraggio, sempre prodotto dalla Movieland, con me protagonista, che tratta il tema sociale dell’alcolismo, il suo titolo è “E se un giorno tutto cambiasse” scritto e diretto

Ora mettiamo da parte l’attore e passiamo all’uomo, chi nella vita reale Pino Torcasio? Sei sposato? Hai figli? Cosa ne pensi dell’attuale crisi che sta vivendo l’Italia? Visto che hai partecipato ad un film sulla violenza alle donne, la tua idea sul femminicidio per usare una parola in voga? Cosa ne pensa di questa discussione sul Crocefisso? Chi è Pino Torcasio? E’ un uomo umile, semplice, sensibile, testardo, intraprendente, che ama la vita, che da’ fiducia, che non si sente vip e che ha tanta voglia di crescere artisticamente . Sposato non lo sono più, sono separato e ho una figlia di 10 anni di nome Giulia, che amo alla follia. La crisi è mondiale, più che italiana, ed è data dalla continua evoluzione consumistica dove tutto è legato al dazio, al progresso frenetico e al potere. D’altronde, ogni epoca ha sempre attraversato delle crisi. Spero che il paese si risollevi presto in modo da avere dei benefici e poter stare tutti meglio. Avrei preferito vivere negli anni, in cui si era meno contaminati dal progresso e in cui si era più genuini, più semplici, dove si andava avanti con poco. Oggi viviamo purtroppo in un Mondo basato sul potere, in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e dove nessuno guarda in faccia nessuno, un mondo egoistico insomma. Posso sembrarvi pessimista ma non è così, mi reputo molto realista. Per quanto riguarda la mia idea sul femminicidio, userò più parole: “violenza, insensibilità, arretratezza, chiusura mentale, gelosia”. Molti uomini, purtroppo, ancora oggi credono, di essere padroni della propria donna, Il femminicidio è una piaga, anche se le cose stanno cambiando grazie ad una maggiore ribellione da parte delle donne stesse, che non vogliono più subire. Siamo nel terzo millennio ma c’è ancora disparità tra l’uomo e la donna. La parità dei sessi non è stata ancora raggiunta, il problema non è limitato a diritti sociali, è ben più grosso. Il problema è che per buona parte della popolazione mondiale maschile, e purtroppo anche italiana e occidentale, la donna è ritenuta inferiore, è ritenuta un oggetto che l’uomo può utilizzare a suo piacimento, quando la donna si ribella, lui da compagno-padrone decide, di mettere fine alla sua vita, perché “convinto” di averne il diritto. Tutti devono contribuire per far cessare questo ripetersi di femminicidi. Le donne devono denunciare tutti gli atti violenti degli uomini, le autorità devono difendere le donne e la legge deve

permettere che ciò avvenga al meglio. Gli uomini devono punire i loro conoscenti che hanno comportamenti sessisti, e soprattutto violenti. Cosa ne penso di questa discussione sul Crocefisso? Per me il Crocefisso non è solo un simbolo religioso, è il simbolo di una cultura, quella cristiana. Non dimentichiamo che l’Italia e l’Europa, fondano i loro principi sui valori cristiani e che questi valori si sono affermati come inalienabili in ogni paese libero e democratico. Provate a proporre di eliminare i simboli religiosi dai luoghi pubblici in paesi stranieri, cosa succederebbe? Vi lascio immaginare. Bisogna rispettare tutte le religioni e nello stesso modo bisogna che gli altri rispettino anche la nostra, senza modificare le usanze del nostro paese. Il Crocefisso fa parte della nostra CULTURA e come tale deve rimanere esposto; ci rappresenta e rappresenta tutti coloro che credono nell’amore per il prossimo, nell’inesistenza di differenze tra razze e sesso e nell’aiuto reciproco. Concludiamo con una domanda che facciamo a tutti, alla Marzullo, quale domanda non ti ho fatto ed avresti voluto ti facessi? Mi sarebbe piaciuto che tu mi avessi chiesto: ti piacerebbe fare il regista? Ho un grande pallino per la regia e la cosa successiva all’essere attore è proprio l’approccio alla regia, mi sento portato e avrei voglia di iniziare con un corto, sicuramente appena troverò il soggetto, giusto che mi ispiri, lo girerò. Ogni intervista è una storia a sè, ogni intervista mette a nudo sogni nel cassetto, tira fuori ricordi, nostalgie e speranze che si fondono . Ogni intervista aiuta a conoscere meglio chi ti sta di fronte, e così posso dire che Pino Torcasio è davvero rimasto un uomo semplice, l’avere l’opportunità di stare in mezzo a “grandi” colleghi non gli ha fatto montare la testa. Ama la sua terra, ama la figlia Giulia, ama il suo lavoro e sogna, aspetta la grande occasione. Russell Crowe ha detto “Un attore deve amare il suo ruolo, ma soprattutto deve amare il mestiere dell’attore”. Lui ama i ruoli che interpreta, ama il mestiere che fa, nonostante le difficoltà, noi gli auguriamo che arrivi, gli auguriamo di diventare famoso come attore, come regista, gli auguriamo di realizzare i suoi sogni, così gli faremo un’altra intervista e, magari, ci rivelerà il nome dell’attrice più antipatica.

6 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


a

Samarcanda

cena di solidarietà per le donne

Mago Merlino”

dell’associazione “

Una serata all’insegna della solidarietà e del buon gusto, realizzata con il contributo di donne lametine che attraverso l’arte e la creatività vogliono impegnarsi per migliorare Lamezia. E’ stato questo lo spirito della cena di solidarietà organizzata il 4 gennaio scorso a “Samarcanda – Percorsi emozionali di arte e cultura” dall’associazione Theodora di Manuelita Iacopetta e dall’associazione “Passato prossimo” di Giovanna Adamo, il cui ricavato sarà devoluto all’associazione “Mago Merlino” da anni impegnata a Lamezia nell’ accoglienza alle ragazze madri e nel sostegno alle ragazze vittime di violenza, povertà, costrette alla prostituzione. Un menu tra l’etnico e la tradizione, tutto rigorosamente fatto in casa dalle promotrici della serata, le esibizioni degli studenti del Liceo Musicale “Campanella” Salvatore Cannizzaro e Antonio Cefalà, le performance teatrali di Mario Maruca e Giusy Cervadoro sono stati gli ingredienti di una serata di festa e condivisione, in cui alcune donne della città hanno voluto richiamare l’attenzione su una realtà drammatica che ancora oggi, nel terzo millennio, interessa tantissime donne vittime di ogni genere di violenza e prevaricazione.

Mattatore della serata, Mario Maruca, che ha coinvolto il pubblico nell’interpretazione del testo “O presepe” scritto dalla lametina Ippolita Luzzo, nota al mondo dei blog come “La regina della Litweb”. Significativa la presenza del Vescovo Luigi Cantafora, da sempre particolarmente attento ai problemi e alle risorse del nostro territorio, che ha sollecitato un lavoro corale e sinergico che impegni ciascuno nella costruzione del bene comune nella nostra città. Dal mondo della scuola all’associazionismo alle tante attività commerciali cittadine che hanno offerto generosamente il loro contributo alla realizzazione della serata, Samarcanda si conferma un luogo dove l’arte e la creatività incontrano le tante energie positive del nostro territorio e dove i talenti e le competenze di ciascuno si mettono in rete per dar vita a nuovi progetti e nuove forme di autoimprenditorialità. “E’ stata un’occasione per stare insieme, tra persone attive in ambiti diversi della società lametina, accumunati dalla volontà di impegnarci per migliorare le condizioni vita di tante donne ferite quotidianamente nella loro dignità e nei loro diritti. Incontrando in questi mesi i rappresentanti dell’associazione “Mago Merlino”, in particolare la presidente Francesca Fiorentino, abbiamo avuto la possibilità di renderci conto di una realtà di violenza femminile “sommersa” di cui non si parla, che ogni giorno si consuma nelle nostra città di fronte all’indifferenza generalizzata di una comunità troppo spesso silente e passiva. Mi auguro che la serata, arricchita dalla presenza del nostro Vescovo, sia l’inizio di un cammino in cui fare rete tra donne, associazioni e tutti coloro che vogliono rendere più bella la nostra città costruendo legami di solidarietà, gratuita, collaborazione reciproca”, dichiara la presidente di Theodora Manuelita Iacopetta.

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

7


Ama Calabria presenta

BALLETTO.NAZIONALE.DELLA.GEORGIA

Per gli amanti del balletto il 21 dicembre è stata una serata memorabile, infatti si è esibito Il Balletto Nazionale della Georgia che è famoso nel mondo. Sul palcoscenico del Grandinetti è stato un susseguirsi di colori, di piroette, di salti, senza un attimo di tregua. Non si faceva in tempo ad applaudire la fine di una danza e rimanere esterrefatti per la bravura , per l’incredibile bellezza degli abiti e per l’eleganza dei movimenti che già, nuovamente, ci si ritrovava ad assistere ad un’altra rappresentazione che ti lasciava a bocca aperta.

Ama Calapria presenta il

Abbiamo visto danze maschili, femminili, di gruppo, di coppia, ben 17 danze, ognuna con abiti diversi, ricchi stupendi, elaborati, completi in ogni particolare, dalla scarpa al gioiello per la donna, dalla scarpa al copricapo per i maschi, spesso, durante le esibizioni mi sono ritrovata a chiedermi: “ma come faranno a cambiar d’abito in sì poco tempo?”, Perché, a parte pochi balletti, danzati da una parte della compagnia, tutti gli altri sono stati balli corali. Le danze maschili, fieri guerrieri con abiti sempre diversi, bellissimi, che mettono in risalto la fisicità dei danzatori, e poi la gestualità, le movenze, senza aver bisogno di spiegazioni, in quei passi, in quei salti, in quelle lame che fendono l’aria, alzandosi ed abbassandosi, assecondando i ballerini, leggiamo il coraggio di un soldato, il vigore di un cavaliere, la fierezza di un popolo, Le danze femminili, di certo più accattivanti, sia per gli abiti che per l’algidità dell’espressione del viso, in netto contrasto con la fluidità del corpo, la morbidezza dei movimenti, fluidi, leggeri, fanno pensare, alla regalità. Le danze di gruppo invece ci portano a pensare all’amore, al corteggiamento, al matrimonio, a scene bucoliche offerte allo spettatore grazie ad una sapiente amalgama di movimenti e musica, di sguardi e sfioramenti. L’ultimo ballo, lo Shejibri, da secoli incanta chi ha la fortuna di guardarlo. Donne ed uomini paiono muoversi, sul palcoscenico, non con i piedi, ma su ruote, tanto i passi sono fluidi. Piccoli passi che richiedono, per offrire a chi li guarda l’impressione che i ballerini non camminino ma scivolino su quelle tavole, ore ed ore, anni di allenamento, e non sono in molti quelli che vi riescono. Il risultato finale è una sorta di magia che avviluppa chi guarda facendo sì che, alla fine del balletto, gli applausi siano quasi da standing ovation. Ringraziare l’Ama Calabria, che da anni offre alla città spettacoli di grande qualità, sia che riguardino la musica che la prosa che la danza, è il minimo. Una stagione, quella del 2015, si è conclusa e già ne comincia un’altra, di grande spessore, non ci resta che approfittare di queste occasioni che ci vengono offerte e non mancare ai vari appuntamenti,

8 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


-

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

9


Stagione Teatrale C’ERA UNA VOLTA UNA VOLTA NON C’ERA a… Lamezia Terme Una vivace rilettura de “La Mandragola” di Machiavelli in salsa partenopea

19 dicembre 2015. In scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme nell’ambito della V Rassegna Teatrale “Vacantiandu” organizzata dalla compagnia teatrale “I Vacantusi” con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme e la direzione artistica di Nico Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo la commedia “La mandragolacarpazica” liberamente tratta da “La mandragola” di Niccolò Machiavelli per la regia di Rosario Giglio. Uno spettacolo arioso e incalzante che oscilla dal popolare-

sco al raffinato in un alternarsi di registri, con vivaci inserti musicali e un crescendo di trovate e di battute pungenti. In scena la beffa e l’amore. Una “tragedia annegata in una farsa” - per dirla con Pirandello - durante la quale si ride amaramente dell’amore, della famiglia, della virtù, della scienza, della cultura, della religione, della disperazione, dell’omicidio, della ragione, del sesso, della perpetuazione della specie. Godibile e leggera e, di contro, pietosa e profonda l’opera nasce come denuncia contro la perdita totale di morale nella società del ’500 spostando la prospettiva dallo scenario vasto della politica che Machiavelli aveva trattato ne “Il principe” a quello della vita privata, mettendo in discussione i valori familiari e utilizzando il linguaggio della comicità. Ma è una comicità amara e spietata le cui tematiche si rivelano di sconcertante attualità: desiderio di avere un figlio a tutti i costi, corruzione del clero, adulterio, inganni e intrighi per raggiungere i propri scopi ma anche responsabilità e libertà di operare le proprie scelte. Ah immutabilità della natura umana!

gica che, pur non intaccando l’intreccio narrativo dell’opera originaria, risulta vivificata dalla guizzante penna di Franco Cossu che ci restituisce una versione in lingua partenopea con innesti di francese, sardo e barese - anche se, nel titolo, la pianta miracolosa affonda le sue radici taumaturgiche nei lontani monti Carpazi e il fidato Siro diventa - per intervento tecnologico di un correttore ortografico - Sirio. Sirio, nome di stella, conosciuta anche come Stella del Cane. Ed è così che Sirio (Loretta Palo), leggiadro e silente, si muove sulla scena. Folletto invisibile e onnipresente partecipa alla metamorfosi della scena smontando-rimontando-aprendo-chiudendo-ruotando-spostando il gigantesco totem che campeggia al centro del palcoscenico e che diventa, di volta in volta, pianta di mandragola, casa, chiesa, antro di foresta dalla cupola cuoriforme nel cui ventre borbotta un enorme pentolone che custodisce la magica pozione al sapore di… limone. Voce narrante, guida e “illumina” lo spettatore dipanando i machiavellici intrighi. Proiezione della coscienza, segue Ligurio come ombra o cane fedele. È il daimon della scena che svolge la sua funzione di promemoria opponendosi all’irragionevolezza del padrone e al compromesso. Capriccioso quando viene trascurato riesce però a proteggere Ligurio insistendo con ostinata fedeltà e (forse) a redimerlo. Proteiforme Ligurio, avvezzo al gioco e povero in canna è il vero artifex della scena. Rosario Giglio ne dà una interpretazione a tutto tondo costruendo un personaggio ben diverso dai parassiti o dai servi scaltri della commedia classica, poiché non agisce solo per un tornaconto personale (estinguere il suo debito nei confronti di Messer Nicia) ma la sua azione è mossa anche dal piacere intellettuale di vedere realizzato un piano ben congegnato, di verificarne l’efficacia e la perfezione. E il piano funziona grazie alla logica perfetta, all’acume dimostrato nel comprendere l’animo umano, al tempismo, alla sfrontatezza e alla capacità

Un incipit da fiaba, un solo elemento scenico in metamorfosi costante, una teatralità colorata e caleidoscopica supportata da un calibrato gioco di luci, una riscrittura drammatur-

10 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


su) che, a dispetto del nome che porta “colui che onora Dio” - palesemente ironico – in quel gesto benedicente rivolto a Lisistrata nell’atto di consegnargli una borsa di denaro, rivela la sua avidità e la sua profonda amoralità. Agghindata come una matrona, generosa di forme e prodiga di consigli la Lisistrata di Gingy Comune, che rifuggendo dal cliché della donna materna e protettiva, tra ammiccamenti e allusioni si rivela avvezza a ordire intrighi e a gestire oculatamente gli interessi di “famiglia”. Di contro la figlia Lucrezia, bella e giovane nonché virtuosissima, pudica e costumata, ubbidiente e devota. Ma la misurata interpretazione di Melania Balsamo sa infondere una brillante virata alle sue granitiche convinzioni. “Questa sera qualcosa morirà”, dice la giovane sancendo la propria volontà di di adattamento alle circostanze. Un ruolo, quello di Ligurio, ricucito su misura per Giglio che nelle sue esagitazioni è in grado di sbizzarrirsi egregiamente negli intrighi della storia. Mentre Messer Nicia, lo sciocco dottore, nella intensa interpretazione di Marcello Raimondi è il suo perfetto contraltare. La sua apparente semplicioneria nasconde un animo gretto e amorale che Raimondi riesce a tradurre sulla scena lavorando soprattutto sulla phoné e sulla postura. Una vocina grigia che si impenna in striduli acuti o si incanta in un loop senza fine “cucù cucù cucù cucù cucù…” mentre le spalle curve e le mani giunte a mo’ di preghiera rivelano al tempo stesso gli aspetti più sinistri e bassi della natura umana. Avido e viscido, sinistro e ignobile eppur esilarante, non si può non provare per lui un senso di umana commiserazione. Sanguigno e verace il Callimaco di Giosiano Felago perfettamente calato nella parte di questo “combattente per la bellezza”. In un sapiente dosaggio di alta passione e bassa carnalità, Felago sa restituirci il coraggio, l’intraprendenza e l’energia vitale dell’uomo che sa costruirsi il proprio destino ma anche la sicumera di colui che pensa che con il denaro si può comprare tutto, persino l’amore. Per Callimaco Lucrezia è solo l’oggetto del desiderio, forse l’amerà, un giorno, ma l’impellenza è quella di soddisfare il capriccio di un bambino viziato. Incisivo il cammeo di Fra’ Timoteo (Franco Cos-

sottrarsi a quel tragicomico inferno domestico e, accettando (apparentemente) l’adulterio, imposto dal marito e dalla madre e legittimato da Fra’ Timoteo (“la volontà è quella che pecca non il corpo”), diventerà padrona di sé stessa. Donna non libera, ma liberata saprà godersi i piaceri dell’amore, soddisfare il desiderio di paternità (doppia) del legittimo coniuge e mantenere intatta la patina di rispettabilità. E vivranno tutti felici e contenti…

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

11


Credenze popolari e risorse naturali da valorizzare Potenzialità degli assetti idrogeomorfologici e delle risorse energetiche naturali che caratterizzano il territorio lametino

In alcuni settori della popolazione calabrese è diffusa la convinzione che alcuni monti del territorio siano dei vulcani spenti. Più volte, anche nel lametino, è capitato di ascoltare persone convinte che il monte S.Elia, quello ai cui piedi sgorgano alcune delle sorgenti termali di Caronte, sia un antico vulcano oggi spento. Risalire alla data e alle circostanze che hanno ingenerato tale convinzione non è facile perché alimenta non solo da innumerevoli calamità naturali che in passato hanno modificato il paesaggio ma anche da descrizione ed ipotesi di studiosi che si sono interessati delle vicende e della geografia del territorio lametino e calabrese. Tra i vari documenti del passato, significativo è quanto riportato da A. Fasano della Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere di Napoli in un suo rapporto pubblicato a seguito dei rilievi effettuati in calabria in occasione del terremoto del 1783. Fasano osserva che: “Il litorale di quella Calabria dal Capo Suvero fino a Scilla mostra per se d’aver sofferto violenti tagli e trocamenti di ben lunghe porzioni del continente, e dopo formatosi il Tirreno e tutto il Mediterraneo. Che il Golfo di S.

Eufemia d Nicastro fosse un cratere, e che fosse stato un fondo di volcano, lo fanno sospettare la sua troppo determinata circoscrizione, quel tufo che alla finistra del Pizzo esiste quasi simile a quello della nostra Campania, e la qualità della terra su quello esistente, le terme dette di S. Biase, e la gran copia di pomici sparsa in lungo ed in largo per que’ contorni. E che per quel tratto fienvi materiali accendibili, e che in effetti vi sieno accudati accensioni, lo dimostrano la famosa e grande miniera di carbon fossile in Briatico, e la voragine apertasi in Bivona accompagnata da fiamme nel terremoto del del 1638, giusta la testimonianza di Cesare Recupito.” E aggiunge: “La città di S.Eufemia ch’era sulla riva di quel golfo, in quello scotimento s’inabbissò alla presenza di Kirker in un lago puzzolentissimo, onde è che quel littorale fu assai soggetto ad accidenti di tal genere.” La descrizione fatta nel 1785 da Angelo Fasano è significativa è certamente dettagliata per quanto riguarda la documentazione dell’ entità e degli effetti disastrosi dell’ attività sismica del territorio lamentino e calabrese. L’imprecisione dell’ ipotesi formulata sempre dal Fasano nel “sospettare” il

Geologo del Consiglio Nazionale Associazione Amici della Terra

Golfo il cratere di vulcano non sminuisce la validità dell’ intuizione di collegare l’attività sismica della zona agli elementi “caldi” a cui fa riferimento la stessa ipotesi. Infatti i dati più approfonditi e moderni sulla composizione ed evoluzione del Pianeta nonché sulla distribuzione e cause dei terremoti confermano il legame tra formazione e sollevamento delle catene montuose e le aree con attività vulcaniche e sismiche. D’altra parte, anche se non ricoprono la bocca di un vulcano, va considerato che le attuali spiagge del Golfo e del territorio comunale di Lamezia Terme si trovano a decine di chilometri da un vulcano attivo come lo Stromboli. Sul margine meridionale del Golfo di S. Eufemia la distanza tra lo Stromboli e la costa si riduce a poco più di 50 km. La specificità del gradiente geotermico può favorire la comprensione dell’origine del calore delle rocce che riscaldano le acque delle Terme di Caronte; calore che può essere messo in relazione con la presenza, ad esempio, di un corpo magmatico incuneato nelle rocce sottostanti il golfo stesso. Il fenomeno di risalita di magma che non riesce a perforare tutto lo strato di crosta solida fino alla superficie è molto diffuso

12 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


in Italia. Questi corpi magmatici che non riescono ad eruttare la lava all’esterno con il loro calore sono, comunque, in grado di scaldare e anche fondere le rocce circostanti. Ovviamente, il raffreddamento di tali corpi magmatici imprigionati nella crosta avviene molto lentamente, in milioni di anni, e porta alla formazione delle rocce ignee intrusive a struttura granulare, come ad esempio i Graniti e caratteristiche molto differenti di quelle ignee effusive. Queste a contatto con l’aria che ricopre la crosta terreste si raffreddano molto rapidamente e presentano struttura vetrosa come, ad esempio, le ossidiane e pomici. In pratica, caratteri idrogeomorfologici del territorio e processi geodinamici in atto nel lametino con i movimenti di sollevamento del Pilastro Tettonico dei monti ReventinoMancuso-Tiriolo e la specificità del gradiente geotermico che riscalda l’acqua delle Terme di Caronte non richiedono l’esistenza, nell’ ambito dello stesso territorio, di un vulcano come in passato ‘sospettato’ dal Fasano. Sulla specificità delle risorse energetiche naturali e della preziosità delle acque termali di Caronte, considerate da sempre le più importanti della regione, ci soffermeremo più approfonditamente in seguito. Riguardo le potenzialità delle risorse energetiche naturali, e in particolare di quelle geotermiche, per il momento, va considerato che le specificità degli assetti idrogeomorfologi e tettonici del territorio lametino determinano condizioni favorevoli alla formazione di serbatoi geotermici. Si pensi, ad esempio, alla presenza di rocce molto permeabili per fessurazione come i Calcari e le Dolomie affioranti nella zona Caronte e al gradiente geotermico adeguato evidenziato dalla temperatura di 39° C delle acque termali. Di colore giallo-verdegnolo e odore di idrogeno solforato, l’acqua, utilizzata nel centro termale, affiora, dopo una lunga e profonda circolazione in rocce calcaree e cristalline, in corrispondenza delle faglie che caratterizzano l’assetto tettonico della zona. La rilevante importanza e bontà terapeutica sono ampiamente documentate con analisi effettuate anche nei secoli passati come, ad esempio, evidenziato quelle del 1892 della Fonte Caronte e sopra riportate. Oltre alle preziose acque termali di Caronte, le risorse naturali disponibili nel territorio lametino offrono anche la possibilità di utilizzare energia geotermica. Utilizzo che non è soltanto finalizzato a produrre energia elettrica ma anche, ad esempio, al condizionamento di ambienti in campo industriale e agroalimentare.

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

13


Percorsi

Mostra di pittura di Maurizio Gullà Un tratto deciso e incisivo. Una pennellata immediata. Tematiche semplici, intimamente sentite, profondamente umane. Caratteristiche riscontrabili, fin dal primo sguardo, nel lavoro pittorico dell’artista Maurizio Gullà, il quale, nella mostra “Percorsi”, ripropone l’evolversi della sua volontà personale di addentrarsi nell’intima essenza delle cose, dei luoghi, dell’animo umano. Il percorso è determinato, in parte, dalla significativa presenza di Andrea Cefaly, pittore cortalese che “parla di cose semplici”, dal quale l’artista Gullà ne riprende la capacità di soffermarsi sull’uomo assorto davanti alla vita, il cui sguardo fa percepire attaccamento alla sua quotidianità. Quella del Gullà, è una pittura forte e densa, che emoziona per l’impeto dei colori, dà voce a quei luoghi che restano impressi nella memoria e accenna a sentimenti di vita vissuta e amata attraverso gli sguardi immobili e pensierosi avvolti dal turbinio di segni che ricordano l’evolversi delle vicende umane. Nel tratto immediato c’è la volontà impressionista di fermare nel tempo il momento fugace, l’istante irripetibile, suggerendo quasi sottovoce il Panta Rei eracliteo, per poi giungere al Carpe Diem oraziano, in un insieme di suggestioni che trovano il loro compimento negli accenni realistici ricchi di contenuti emozionali. Maurizio Gullà sapientemente distribuisce forme e colori, mettendo insieme i pezzi del suo percorso interiore che sfocia con autentica capacità espressiva e ricca assimilazione coloristica. Le opere di questo percorso tendono sentimentalmente ad esprimere il cammino personale e la sua storia che viene “ascoltata” nell’interiorità e proposta, a noi fruitori, attraverso un’intesa che non parla agli occhi soltanto ma anche all’animo. Un ricco percorso, dunque, che non si presenta unicamente come una semplice esposizione di realizzazioni artistiche, bensì la narrazione della maturazione non solo dell’artista, ma principalmente di un uomo che racconta il suo mondo e ciò che ne fa parte, esaltandone la realtà da cui ne trae continuo alimento. Miriam Guzzi

14 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


Una alzebra a pois Liceo Campanella Non siamo mica qui a contare le strisce nere alle zebre. Assemblea d’Istituto in due giorni al Liceo Campanella. L’adolescenza è vivere e non esistere e al canto straorzante di Mina con una canzone di Lelio Luttazzi cominciamo a parlare con gli alunni. Una zebra a pois è una grande novità assomiglia ad un sofà non a strisce ma a pois Una zebra a pois Beh, che c’è!? A pois, a pois, a pois! 1960, L. Luttazzi ­M.C iorciolini ­D. Verde La zebra del divertimento. Il tema delle due giornate è l’adolescenza e siamo invitate io e Daniela Rabia, autrice di Matilde, adolescente in itinere. Io mi porto Cenerentola ascolta i Joy Division di Vernazza, altro racconto sull’adolescente Elly e tutte insieme sotto Litweb­Marchio Depositato con Domenico Dara e le sue coincidenze andiamo al tavolo della concertazione con Michela Cimmino, docente di filosofia e i rappresentanti degli studenti. Reuel, Maria Sole, Angela e Francesco sono accanto a noi. Evviva Iniziamo. Iniziamo col dirci che non esiste l’adolescenza, invenzione dei nostri anni, invenzione per catalogare ogni anno, ogni periodo e generazione in una casella. Siamo tutti adolescenti e giovani, nel momento in cui siamo entusiasti e crediamo in ciò che facciamo, siamo tutti adulti e maturi quando siamo consapevoli dei rischi e delle necessità. Senza barriere seguiamo Matilde di Daniela Rabia visitare paesi della Calabria seguendo il piacere di essere come si sente, libera e non costretta in una festa di compleanno stereotipata e conforme al diktat dei tempi. Senza barriere ascoltiamo Michela Cimmino, il suo amore verso la scuola, l’appartenenza a studi che ci rendono forti, il suo voler sottolineare che la fragilità è comune a tutti, la solitudine a tutti, sentirsi belli o brutti, accettati o no è comune a tutti. Non è una tragedia anche se ci sono momenti che noi tutti la pensiamo tale, se solo ci lascia una persona amata. Se solo ci tadisce una amica, oppure saremo delusi. La delusione farà parte del nostro attraversare la vita. Suonano intanto sul palco i ragazzi del Liceo Musicale Campanella guidati dal maestro Apa e Augruso, e noi riprendiamo a parlarci su quella bella sinergia fra insegnante e alunni, tema di un racconto di Cenerentola ascolta i Joy Division di Romeo Vernazza. Anche in quel racconto una alunna prenderà il testimone dalla sua insegnante e sarà più ricca dei sogni e degli errori, perché noi siamo gli altri, disse Resnais in un bellissimo film Mon oncle d’Amerique, noi siamo per quel che ci portiamo in tasca, come Wilcock, poeta che scrisse versi stupendi ricordandoci chi incontreremo sempre. Sempre noi incontreremo ma saremo un impasto di altri. Nelle coincidenze di Dara e nel mio Litweb Marchio Depositato, che portai il giorno dopo, si sono depositati gli occhi di tanti ragazzi attenti e innamorati, fiduciosi che stavano ascoltando non adulti andati da loro per far lezione ma persone che si stavano divertendo di poter partecipare ancora una volta ad una assemblea studentesca che, come ben ha detto il Dirigente scolastico, Preside Martello, è stata una conquista degli anni settanta. Evviva Evviva. Nello scherzo genuino poi ci siamo premiate e felicemente usando due palle e un fiore, poggiati sul tavolo, alla maniera degli antichi greci, Paride diede Mela rossa e Pomo d’oro, con fiore simbolo della primavera a me, Michela e Daniela, fra i sorrisi degli alunni che hanno capito come solo decontestualizzando ogni momento possiamo divertirci con ciò che impariamo. Liberi. Studio, serietà, responsabilità e luce sorrisi e gioia nelle due giornate al Liceo Campanella. Con un grazie ancora

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

15


Signore e SignoriBuon Anno.. In quantità ne abbiamo scambiati in questi primi giorni di gennaio, ecco davanti a tutti noi il 2016, con speranze e illusioni del caso, quasi una vorticosa giostra di un prenderci bonariamente in giro, ma si lo facciamo dopotutto ingenuamente, senza malizia e malignità, un bisogno di bugia senza peccato da scontare, il purgatorio è già qui, scandito dai nostri passi, sorrisi di certezze disilluse, strette di mani che cercano invano un calore, invece è cibo precotto, è anima in frigo, è una realtà di fatti e persone che ovunque non dà scampo di tempo e spazio, 2016 è numero, cifra, oggi, molto molto ieri, ahinoi un lungo domani. Eppure siamo bellissimi eroi, forti, capaci di illusioni di cristallo, meglio vetro infrangibile, capaci di dire Buon Anno, di accontentarci di un camino dipinto sul muro, di dimenticare che il muro è freddo; siamo così eroici, unici e commoventi che sappiamo inventare la parodia della felicità, il bisogno urgente di essere sempre e comunque umani, intelligenti, intellegibili, comunicativi ad oltranza. Quando non si può guardare fuori, ci guardiamo dentro, in estremo non guardiamo da nessuna parte. Ma un posto ci sarà dove si potrà ragionare a 360 gradi sui

problemi non a 180, a 60, quando ci va male siamo sul 20... ci sarà un posto dove sentirsi addosso il profumo del mare o dell’erba, un posto dove l’incontro dei colori è sincero, un posto con i battiti leggeri della libertà, e politica si potrà chiamare libertà, un posto dove dal vocabolario sarà abolito il termine compromesso, nè storico nè geografico, soprattutto quello della mente e del falso scambio di opinioni, ci sarà un posto per solitudini dipinte, aperte alle anime; un posto ci sarà dove la Storia non sarà manomessa, e gli sguardi saranno rondini, un posto ci sarà... E la chiesa sarà casa pur senza barca, e la realtà sarà realtà anche in un sogno, ritornerà I have a dream? Un posto ci sarà... Un indirizzo nel cosmo, non un mondo parallelo, ci si accontenta di una parallela stradina anche un pò in salita... Signore e Signori Buon Anno... Chiudete il sipario, basta, va bene così... Caro amico ti scrivo... no no no anche la canzone... pubblicità!

La pubblicità cartacea, in un mondo che vive sull’etere, è essenziale se si vuole vendere, ma va fatta in maniera incisiva e per tempo. I mezzi di comunicazione di massa, i social media, con il loro tag, gli hashtag, oramai sono destinati solo al gossip, li si consulta solo per aprire una finestra sul mondo, come fossero un telegiornale. Per la pubblicità, quella mirata alle vendite, possono essere un aiuto ma da soli non bastano. Il volantino, la brochure, il manifesto, il flyers, sono visibili a tutti, le notizie utili come indirizzo e numero di telefono saranno sempre sotto gli occhi degli interessati senza doverle andare a cercare in mezzo a milioni di parole. La tipografia Perri, che opera da oltre 40 anni nel settore della stampa propone CAMPAGNE PROMOZIONALI MIRATE A PREZZI PIù CHE INTERESSANTI Se vuoi vendere di più, consultaci: 0968.21844 392 7606656 333 5300414

Mensile di informazioni varie - anno 24° - n. 17 - GENNAIO 2016 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

16 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


Theodora ed il Liceo Campanella fanno rivivere Betlemme nel centro della città Sono risuonate per le vie del centro cittadino, le voci degli Angeli che a pochi giorni dal Natale hanno rinnovato quell’annuncio di gioia e di pace che nella Notte Santa fu rivolte a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Ad interpretare le creature angeliche che annunciarono la nascita del Redentore, le studentesse del Liceo Campanella Serena Angotti, Michelle Marinaro, Alfonsina Avolio che, insieme all’attore Mario Maruca, sono stati protagonisti dell’evento organizzato il 19 dicembre scorso dall’associazione Theodora in collaborazione con il Liceo Campanella e con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme. Indossando gli abiti e gioielli di Fascino Bizantino creati dalla stilista Manuelita Iacopetta, gli Angeli hanno dato vita a un concerto itinerante partendo dalla Chiesa di Sant’Antonio per poi fare tappa tra gli ospiti della casa di riposo “Tamburelli”, in Cattedrale, su Corso Numistrano con finale di fronte alla statua della sirena Ligeia vicino la Chiesa di San Domenico, allietando Chiese e strade con la dolce musica dei violini. Anche in occasione delle feste natalizie, si è rinnovata la collaborazione tra l’associazione Theodora e il Liceo Campanella che ha ancora una volta mettere a disposizione della città le esperienze e i talenti che in questi anni sono cresciuti all’istituto superiore diretto da Giovanni Martello, in particolare nell’ambito dell’indirizzo musicale. Una performance, frutto di un lavoro di preparazione che ha visto impegnate per diverse settimane le studentesse coordinate dalla docente Michela Cimmino, in cui la musica, le creazioni artistiche e l’entusiasmo e la passione delle giovani studentesse hanno fatto rivivere nel cuore del centro cittadino l’atmosfera della Notte Santa a Betlemme comunicando a tutti, anche ai più distratti, l’universale messaggio di tenerezza, speranza e pace del Natale per ogni donna e ogni uomo.

Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri

17


PRESENTATA “FATTI DI MUSICA 2016”, LA RASSEGNA DEL MIGLIOR LIVE D’AUTORE APERTURA A REGGIO CALABRIA, CON IL KOLOSSAL

“ROMEO & GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO” “A Natale regala emozioni”, questo lo slogan con cui il promoter Ruggero Pegna lancia i primi appuntamenti della sua “Fatti di Musica 2016”, la rassegna del migliore live d’autore che il prossimo anno toccherà il prestigioso traguardo della trentesima edizione. L’ormai storica kermesse, da tre anni riconosciuta tale anche dall’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e dalla Comunità Europea, quest’anno ha totalizzato, tra eventi a pagamento e altri gratuiti, oltre centomila spettatori. Un dato strepitoso, che conferma l’eccezionale successo di un programma che, ormai da trent’anni, intercetta i gusti del grande pubblico, presentando e premiando con il “Riccio d’Argento” dell’orafo crotonese Gerardo Sacco alcuni dei migliori live d’autore di ogni stagione, una sorta di autentico oscar della musica e dello spettacolo dal vivo. Dopo la chiusura con l’Opera “I Promessi Sposi” di Michele Guardì, che da sola ha fatto registrare quindicimila spettatori paganti, tra cui novemila studenti, la prossima stagione sarà aperta ancora al Palacalafiore di Reggio Calabria da un altro strepitoso kolossal musicale: “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo”, il musical dei record prodotto da David Zard, partito nel 2013 dall’Arena di Verona in diretta Rai. La tappa calabrese, peraltro, sarà l’ultima dell’intero tour. Nello straordinario cast, oltre cinquanta cantanti, attori, ballerini e acrobati, tra cui spiccano nomi di prestigio della canzone italiana, come Barbara Cola nei panni di Lady Capuleti e Roberta Faccani, già voce dei Matia Bazar, nel ruolo di Lady Montecchi. Una scenografia trasportata da ben tredici tir farà da cornice all’eccezionale kolossal in scena a Reggio dal 4 al 6 febbraio. Tre spettacoli serali, alle ore 21.00 e due mattutini per le scuole, alle ore 10.30 (ingresso studenti euro 13.50). Dopo “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo”, per il secondo appuntamento ci si sposterà nello splendido Teatro Rendano di Cosenza per il concerto di Carmen

Consoli il 26 febbraio (ore 21.00). La “cantantessa” siciliana, attesa dall’affetto dei suoi numerosissimi fan cosentini e calabresi, presenterà il suono live teatrale. Il terzo appuntamento confermato vede protagonista la comicità d’autore di Aldo Giovanni e Giacomo. Il celebre trio, dopo vari successi cinematografici, ha deciso di tornare dal vivo per festeggiare venticinque anni di carriera. La regia dello spettacolo, che avrà la sua unica tappa in Calabria il 19 maggio al Palacalafiore di Reggio, è affidata alla genialità di Arturo Brachetti. Con loro sul palcoscenico anche Silvana Fallisi e la grande Orchestra dei Good Fellas. Il promoter Ruggero Pegna, presentando la sua trentesima stagione, peraltro dedicata come sempre a temi socio-umanitari, non nasconde la sua emozione: “Per un progetto di spettacolo e cultura complesso come Fatti di Musica, il più costoso e ricco di eventi che si svolge in Calabria, il traguardo della trentesima edizione è davvero eccezionale. Una storia unica, che rappresenta al contempo quella della grande musica dal vivo in questa regione, in cui ha presentato in esclusiva eventi unici e irripetibili: quelli dei più amati cantautori, tra cui tre icone come Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Francesco Guccini, Ivano Fossati, o i concerti delle più acclamate popstar del mondo, miti del calibro di Elton John, Sting, Carlos Santana, Tina Turner, James Taylor e tanti altri. Indimenticabili anche i numerosi eventi televisivi, perfino in diretta mondovisione, come quelli al Porto di Gioia Tauro. Il 2016 – conclude Pegna – parte subito con eventi unici e straordinari, con i quali auguro a tutti i calabresi un anno pieno di musica, divertimento e felicità!”. I biglietti dei tre eventi d’apertura sono in vendita nei punti abituali e Ticketone con lo slogan “A Natale regala emozioni!”. Per le informazioni sono disponibili il numero telefonico 0968441888 e il sito internet www.ruggeropegna.it. Nei prossimi giorni saranno annunciati i successivi appuntamenti.

Show Net s.r.l. - Lamezia Terme cell. 3484504430 - tel. 0968441888 - fax 0968449005

18 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.