Lameziaenonsolo marzo 2021 Carlo Acutis il beato della porta accanto

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... e poi ricevi, a sorpresa, un “Diploma di benemerenza” e sorridi, e sei felice perchè, per citare Jorge Luis Borges "Perché di questo è fatta la vita, solo di momenti da non perdere" e questo, per me, è uno di quei momenti! Grazie avv. Basilio Perugini, grazie per questo riconoscimento, grazie per avere pensato a me, grazie per questo momento di gioia che voglio condividere con lei! E naturalmente con mio marito, Pino Perri, con i figli Antonio e Serena , con il piccolo Giorgio, fonte di gioia ed ispirazione e, non potrei non condividere con Michele Domenicano e Peppino Serratore che sono parte integrante del mio poter fare ciò che faccio.


cultura

Beato Carlo Acutis, il beato della porta accanto “Parole, opere e missione di Carlo Acutis: alla A alla Zeta” di Francesco Polopoli di Andrea Giovanni Cefalà

Nel pomeriggio di Sabato 20 Febbraio 2021, nel complesso interparrocchiale “San Benedetto” di Lamezia Terme, ha avuto luogo la presentazione del libro “Parole, opere e missione di Carlo Acutis: dalla A alla Zeta” di Francesco Polopoli, edito dalla Casa Editrice Grafichéditore. All’autore, certo, va il più sincero apprezzamento per la ricerca e la dedizione nel mettere in risalto la vita di un giovane Beato che ha fatto della semplicità il suo stile di vita. La presentazione è stata moderata da Giuseppe De Marco, giovane studente universitario che ha dato avvio all’interessante evento con un saluto caloroso all’assemblea, precisando la stupefacente somiglianza e armonia tra la Chiesa e lo stile del neo-Beato Carlo Acutis. Anzitutto è stato proiettato un filmato-presentazione del Beato, con un montaggio di varie foto e alcuni riferimenti alla biografia dello stesso, presenti peraltro nel libro stesso e accompagnate da un’interpretazione del Halleluja di Cohen del tenore Christian Panico, il quale ha riscaldato i cuori e preparato lo Spirito all’ascolto della Parola di Dio attraverso la viva testimonianza della vita del giovane Beato. L’evento è proseguito con la lettura di alcune rivisitazioni da parte di bambini e ragazzi sulla vita e le parole pronunciate da Carlo Acutis attra-

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verso le voci di Elena Barberio e Marta Marrazzo, due alunne dell’Istituto Comprensivo Maggiore “Perri-Pitagora”. A dare il benvenuto e ringraziare l’autore e i relatori è stato il rettore della Complesso San Benedetto, nella persona di don Domenico Cicione Strangis. Nel suo intervento ha voluto sottolineare la sua personale trepidazione per l’evento e quanto la realizzazione dello stesso libro e di conseguenza l’evento stesso sia dovuto ad una o più Dio-incidenze. Con un intreccio di storia di vita tra lui ed alcuni dei relatori presenti, ma soprattutto con l’autore e Filomena Cervadoro. Di fatto don Domenico ha proseguito dicendo che la sua vocazione è strettamente legata ad un Santo quindicenne (san Domenico Savio) la cui storia continua ad interrogarlo profondamente. Ha rivelato che, quando l’autore ebbe a chiedergli di scrivere la sinossi e al Vescovo Schillaci la prefazione del libro, il suo cuore ha gioito profondamente. Ha poi espresso l’augurio che il testo venga pubblicato in altre lingue, per essere letto da tanti giovani, affermando che in questo evento brilla il volto giovane della Chiesa. Infatti, la data convenuta ovvero il 20 febbraio, giorno in cui la Chiesa fa memoria dei due pastorelli di Fatima Francisco e Jacinta Marto, rappresenta una delle tante

Dio-Incidenze. Don Domenico ha concluso citando alcune frasi del Beato Carlo Acutis presenti nel libro: “Non io, ma Dio”; “Muoio felice perché non ho sprecato neppure un minuto del mio tempo in ciò che non piace a Dio” ed evidenziando come i Santi danno importanza al Tempo e alle relazioni con Dio e con l’altro. Nella sinossi del volume, in quarta di copertina, la figura del Beato è da lui così tracciata: “In Carlo Acutis il volto giovane della Chiesa risplende in tutta la sua cristallina bellezza e freschezza: la sua vita, pronta a dire “Non io ma Dio” , è come un bagliore nella notte la cui intensità, pur nella brevità della sua estensione temporale, restituisce forme, colori fino ad offrire con gratuità e generosità le coordinate a quanti desiderano prendere in mano la propria vita per farne un capolavoro”. L’evento è stato guidato da quattro relatori con forti esperienze di fede. Non presente l’avvocato Paolo Mascaro, a cui però è stato rivolto un ringraziamento sincero per il suo impegno nel sociale, la prima a relazionare è stata la dottoressa Teresa Bevilacqua, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Maggiore “Perri-Pitagora” che ha subito sottolineato come la biografia dell’autore sia affine a quella di Carlo, il sorriso del quale è anche quello di Dio: un Santo gio-

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vane e per i giovani, tanto da essere definito il protettore di Internet. Inoltre, ha dichiarato come lei e gli alunni della sua scuola siano stati profondamente segnati dalla figura del Beato. Di fatto a portare all’attenzione della dirigente scolastica la figura di Carlo è stata la maestra Rosa Albisi, che si è mostrata efficace strumento per fare entrare Carlo nel cuore della dirigente e degli alunni. Questi ultimi ne hanno dato testimonianza con la presenza all’evento, insieme alle loro famiglie. La dirigente scolastica ha ancora affermato che l’interesse, trasformatosi poi in amicizia, degli alunni nei confronti di Carlo ha portato all’intenzione di scrivere un articolo. Nello stesso si evidenzia come Carlo sia stato una figura tanto vicino ai giovani per la sua età e per quanto faceva. La dirigente, proseguendo il suo intervento, ha fatto proprie quattro delle parole contenute nel libro, sottese alla formazione esistenziale: bellezza, intesa non come estetica, ma come attitudine dell’anima e dell’essere. È la formazione dell’essere canale per i giovani al fine di recepire i valori belli della vita, di cui Carlo ne è piena testimonianza. Fotocopie: Carlo insegna ai giovani a coltivare la propria personalità e originalità e come questo messaggio sia attuale specialmente per il grande rischio di un uso improprio della tecnologia e dei nuovi mezzi di comunicazione, che non permettono il confronto sociale e che anzi favoriscono l’omologazione di massa. Carlo aveva evitato questo pericolo, ma con saggezza era capace di sfruttare le sue doti informatiche per un utilizzo a favore dell’uomo e come dono. Handicap: la qualità della vita all’interno di una società si

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misura dalla capacità di includere i più deboli e bisognosi; tale normalità si raggiunge quando questo fenomeno d’inclusione diventa ordinario e non straordinario. Peculiarità di Carlo e pilastro fondante della formazione scolastica. Web: per Carlo era un mezzo per diffondere il suo messaggio e non uno strumento da cui essere dipendenti tanto da diventarne schiavi come molte volte oggi accade. In questo ambito è necessario che la scuola sensibilizzi i giovani: imperativo categorico cui si è chiamati insieme a tutte le palestre formative del territorio. Infine la dirigente ha affermato “come tutto è straordinariamente ordinario e l’ordinario diventa straordinario nella vita di Carlo”, lanciando ai giovani l’invito di non essere superficiali, ma di lasciarsi guidare dall’amore di Dio e di aiutare il prossimo senza lasciarsi influenzare dal mondo, sull’esempio di Carlo. Il secondo intervento è stato quello della Signora Filomena Cervadoro, Presidente dell’associazione “Beata Maria Cristiana di Savoia” a cui Giuseppe De Marco ha posto questa domanda: qual è la connessione tra la Beata Maria Cristiana di Savoia e il neo-Beato? Filomena ha posto l’attenzione sulla giovane età e la dedizione alla società come punti in comune fra i due Beati, non nascondendo, al contempo, le difficoltà da parte dell’associazione di penetrare la spiritualità dei due giovani Beati, possibile solo facendo un excursus storico e di fede nella conoscenza di Carlo. Altro punto in comune fra i due Beati è il forte senso della chiamata alla Santità donata nel Battesimo: successivamente ha affermato con decisione che la chiamata alla Santità è per tutti ed attraverso questo

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libro e l’agiografia dei due Beati bisogna percorrerla con determinazione, qualunque sia l’età anagrafica. Concludendo Filomena ha approfondito la grande e magistrale pratica della Carità da parte dei due Beati, che non deve essere circoscritta ma aperta a tutti. Il terzo intervento è stato quello dell’editrice Nella Fragale. Nel suo breve intervento ha focalizzato lo sguardo su come la figura di Carlo sia entrata nella sua vita gradualmente e di come sia rimasta impressionata da una figura che con tanta semplicità e serenità ha annunciato che da lì a poco sarebbe morto. Ha concluso ringraziando l’autore per averle dato la possibilità di conoscere Carlo e di innamorarsi di lui e quindi di Cristo. Il quarto intervento è stato quello del sottoscritto nel quale ho descritto in poche battute come abbia conosciuto la figura del Beato all’età di 12 anni grazie ad una collega catechista. Ricordo che rimasi stupito da questa figura, ecco perché ho potuto affermare come rispetto a Carlo mi sia percepito come un ‘fallito’, poiché nella figura di Carlo non c’è nulla di speciale, nulla di straordinario, così come ha affermato il Cardinale Agostino Vallini durante l’omelia della Santa Messa di beatificazione di Carlo. Sempre il sottoscritto, facendo riferimento ad un’immagine dell’abside della chiesa di San Benedetto, che ritrae San Francesco di Paola che tiene tra le mani tiene dei carboni ardenti, ho proseguito dicendo che Carlo nella sua vita non ha mai portato dei carboni ardenti, non ha mai compiuto miracoli evidenti, perché il Beato è stato capace di fare di tutta la sua vita un cammino Quaresimale basato su tre elementi: la preghiera, il digiuno e la Carità. Di questi ele-

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menti il Beato ne ha fatto il principio fondate della sua vita, ecco perché ha enunciato come questi tre elementi debbano essere alla base della vita di ciascun discepolo di Gesù, soprattutto per chi è in cammino verso la via della consacrazione, non intesa soltanto quale consacrazione al Signore nella vita consacrata, ma in senso più ampio, quale la consacrazione matrimoniale. Il matrimonio, la famiglia stanno alla base di ogni consacrazione e di ogni vocazione. Allora perché Carlo è speciale? Perché ha reso l’ordinario qualcosa di straordinario, non con grandi gesti, ma con una semplicità sconvolgente che ci rende inermi. Poi ho continuato trattando l’amore speciale per l’Eucarestia basato su un rapporto io – tu con il Signore: al centro della formazione di tutti presbiteri deve esserci proprio questo rapporto con l’Eucarestia e citando la Commemorazione del 65° anniversario di Ordinazione Sacerdotale del Papa emerito Benedetto XVI, in cui lo stesso Pontefice aveva affermato: “Eucharistomen ci rimanda a quella realtà di ringraziamento”. Ringraziamento per il dono della vita che sfocia in Carità operosa verso il prossimo. Infatti, i pilastri della vita di Carlo sono stati l’Eucarestia, l’amore viscerale per Maria con il Santo Rosario, un rapporto quotidiano con la Parola di Dio ed infine l’annuncio della Parola di Dio che lui portava con sé ovunque: in famiglia, a scuola, con gli amici. Poi ho ripensato a una parte della sua vita, affermando quante volte i battezzati e io per primo ci vergogniamo di essere cristiani, di portare l’annuncio della buona novella. Infine ho affermato, in chiusura, che è necessario riscoprire il battesimo e, indicando il fonte battesimale nel quale si può celebrare anche il battesimo per infusione, ho fornito un’immagine lampante: si entra da un lato e si esce dall’altro, si muore con Cristo e con Lui si risorge. Ecco perché riscoprire la chiamata al battesimo, ovvero avere il coraggio di essere amore per l’altro, aspirare alla Santità. Perché Carlo non era altro che il Santo della porta accanto. Di fatto, la Santità è alla portata di tutti e Carlo ha vissuto in pieno la chiamata alla Santità rendendo ciò che è ordinario qualLamezia e non solo

cosa di Straordinario e che corrisponde all’ “Amore”. A concludere il ciclo di presentazione del libro è stato l’autore Francesco Polopoli, a cui il moderatore Giuseppe ha posto la seguente domanda: come è nata l’idea di scrivere questo libro su Carlo Acutis? Francesco Polopoli, visibilmente emozionato, ha introdotto il suo discorso raccogliendo la scia di emozioni di chi lo ha preceduto, partendo dal concetto di coincidenze / Dio-Incidenza, già evidenziato da Don Domenico Cicione Strangis. L’autore ha proseguito parlando di sé e di come per natura sia più uno che si tace e non che si dice, ma di come in questo contesto in cui si presenta forte l’affinità tra Carlo e l’autore è necessario che la sua vita esca fuori come testimonianza a conferma della Santità di Carlo. L’intreccio di coincidenze tra la sua vita e quella del Beato è evidente nella sua semplicità da cui sgorga una grande fede con la quale combatte lo stesso male di Carlo. In un excursus autobiografico l’autore si è soffermato

su un progetto scolastico che lo ha portato a stare a contatto con ragazzi leucemici tra cui Ilaria Soldo, ma forse anche lo stesso Carlo. E riprendendo un messaggio scritto ad Ilaria, da lei rinviato a Francesco, mantenendo lo stesso contenuto e scambiando il tu con il lei, si è appellato alla sua coscienza descrivendo come la sua esperienza con i ragazzi leucemici poi a distanza di tempo è diventata anche assonanza patologica. Ha raccontato la sua esperienza di malattia con molta naturalezza ed enunciando con fermezza che chi ha fede affronta la malattia non gettandosi nel dramma e nello sconforto, ma mantenendo la stessa passione di sempre, trovando l’autenticità del proprio essere e di una vita improntata sulla testimonianza di ciò che si sente e ciò che deve essere condotto fino al compimento della propria esistenza. Ha racconto del suo viaggio ad Assisi per ritirarsi in preghiera e pregare Carlo perché gli potesse stare alle spalle e proprio alle sue spalle se lo è idealmente ritratto. Mentre andava ad Assisi in autobus racconta di aver ricevuto una telefonata dalla sua ami-

ca Rosa, che fino ad allora non aveva avuto un volto, ma da lì a poco sarebbe nata un’amicizia e un legame spirituale, che è alimentato dalla vita di questo giovane Beato. Per concludere ha adattato un proverbio alla circostanza: “chi fa per sé in bene fa per tre nello spirito Trinitario con cui siamo fatti ad immagine e somiglianza di chi ci ha pensato e sognato come presenza unica e irripetibile nella storia”. Il centro di questa presentazione per l’autore e per tutti i presenti è stata la diretta streaming con la mamma del Beato, la Signora Antonia Salzano, che forse più di tutti ha saputo parlare di questo giovane ragazzo che ancora tanto ha da dare ai giovani e alle giovani comunità cristiane. La diretta streaming con la madre di Carlo Acutis ha rappresentato un fiume in piena di Spirito Santo che ha travolto l’assemblea; di seguito alcune pennellate di una madre ferita dalla morte di un figlio, ma risorta nella fede in Cristo. La Signora Antonia ha esordito affermando che suo figlio Carlo ha vissuto una vita ordinaria perché ha voluto accogliere il messaggio di San Giovanni Paolo II: “Spalancate le porte a Cristo, non abbiate paura”. E queste parole Carlo le ha fatte vita: ha fatto tutto in Gesù, con Gesù e per Gesù. Lui ha vissuto una vita ordinaria, ma quando Cristo irrompe, tutto diventa straordinario. Il merito di Carlo è stato unicamente quello di lasciarsi guidare e condurre da Cristo convinto com’era che senza di lui siamo niente, siamo polvere. Bella l’immagine delle impronte digitali fornita dalla signora Antonia: in ognuno c’è l’impronta di Dio, il suo disegno per noi, ragion per cui siamo speciali, siamo unici, perché chiamati alla Santità. E citando Carlo: “Tutti nasciamo come originali, ma tanti muoiono come fotocopie” ha proseguito incoraggiando tutti, poiché ciò che Carlo ha fatto è stato intercettare il disegno di Dio per lui, solo e unicamente per lui e quindi originale. “Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”; “davanti al sole si ci abbronza, davanti alla Eucaristia si diventa Santi”: con queste due citazioni di Carlo la Signora Antonia ha descritto quanto Carlo fosse così innamorato della Eucarestia da dedicarsi spesso all’adora-

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zione e andare alla Santa Messa tutti i giorni, anche se in vacanza e/o in viaggio. Alla scuola di Gesù Eucarestia si impara a relazionarsi con il mondo e con gli altri. La peculiarità di Carlo era la felicità e il sorriso anche nei momenti più duri della sofferenza, tanto che un giorno ebbe a dire: “la tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”. Infatti Carlo univa la sua vita quotidiana a quella spirituale. Carlo, grazie alla sua testimonia di vita e da vero innamorato dell’Eucarestia e della Madonna, è riuscito a convertire il suo domestico. Ma il rapporto che lui aveva con Gesù non era chiuso, ma aperto al prossimo. La mamma racconta di come Carlo era solito portare del cibo e dei sacchi a pelo alle persone bisognose, procurati con i suoi risparmi e a volte aiutato dalla famiglia. E con lo stesso sorriso del figlio ha affermato di aver scoperto veramente che cosa facesse Carlo solo al suo funerale, quando vide tante persone emarginate dalla società a cui lui rivolgeva delle parole di conforto o anche un semplice saluto intriso di amore e di carità. Inoltre, Carlo aveva una grande apprensione per le virtù: aveva ricevuto in regalo un diario dove lui assegnava dei voti al suo comportamento e alla sua relazione con le e cose e le persone, per cercare a poco a poco di migliorare in ogni singola virtù, facendone verifica con l’esame di coscienza. La signora Antonia ha poi toccato vari elementi alla base della fede cristiana: la confessione, così descritta da Carlo: “La mongolfiera, per salire in alto, ha bisogno di scaricare i pesi, così l’anima per elevarsi al Cielo, ha bisogno di togliere anche quei piccoli pesi che sono i peccati veniali”. Metafora della stessa vita di Carlo nella sua predisposizione naturale all’informatica e alla programmazione di siti web, sfociata nella

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sua mostra di miracoli Eucaristici, famosa per il sito web da lui realizzato, favorendo una catena di bene e di annuncio della buona novella. L’intervento si è concluso con una citazione di Santa Teresa di Lisieux, qui riportata letteralmente: “La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l’organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d’amore. Capii che l’amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l’amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l’ho trovata finalmente, la mia vocazione è l’amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l’avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l’amore. Così, sarò tutto… e il mio sogno sarà attuato!” (Autobiografia di Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine, 1957, 227-229). Carlo faceva tutto con Amore per Dio e per il prossimo, al modo di Santa Teresa di Lisieux. Ripetendo quella che è l’espressione comune, ha definito suo figlio Carlo ‘influencer di Dio’. Così ha concluso la Signora Antonia il suo intervento dopo essersi intrattenuta con l’assemblea per rispondere a qualche domanda. Ha poi ringraziato tutti i presenti, Francesco Polopoli e la Signora Rosa Albisi, promettendo al termine del Covid-19 di fare visita alla Diocesi di Lamezia Terme. La presentazione si è conclusa con un omaggio floreale alle donne che sono intervenute alla presentazione del libro e con

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i ringraziamenti del Rettore Don Domenico Cicione Strangis all’assemblea, ai relatori, all’autore e alla Signora Antonia. Alla fine del percorso sulla vita del Beato Carlo Acutis, percorsa su una strada fatta di intrecci, di relazione e di storie di vita, ma soprattutto di amore. Infatti, Carlo un giorno ebbe a dire: “una vita è veramente bella solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi”. Si è convinti che la vera sintesi di questo magnifico evento e della vita di Carlo sia offerta dallo stesso autore Francesco Polopoli che, in un successivo momento, ha affermato: “Credo che il carisma più grande cui ognuno di noi è chiamato stia nella confermazione alla conformazione cristica: le conferme vengono fuori accanto al prossimo, che sono la misura interpersonale del nostro esserci. “Fuori, accanto”: paradossale, ma vero, ed il tutto nella fede! Per quanto mi riguarda, da insegnante, sempre più scopro la passione divina nell’eucaristia sociale offerta al futuro prossimo, rappresentato dai giovanissimi: il Beato Carlo Acutis, in questo, ne è un’immagine meravigliosa, da beato della Porta accanto, come ha ben evidenziato il seminarista lametino Andrea Giovanni Cefalà, nell’incontro al pubblico, giorno 20 febbraio, in occasione della prima della mia operetta, nel complesso interparrocchiale della San Benedetto. Essere ghiotti della vita, in questa cristian full immersion, significa non starsene mai a digiuno, ma deliziarla fino alla fine, che ne è il suo naturale compimento. “Non abbiate paura”, sembra sussurrarci il neo-Beato, partendo dalla sua personale esperienza come modello di testimonianza e rammemorandoci che tutti noi siamo partecipi della santificazione da battezzati: lo straordinario ha a cuore l’ordinario, basta che ci si adoperi con tutte le forze a farlo pulsare”.

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associazionismo

Alberi per la Vita Manifestazione “La voce degli Alberi” In data 20/02/2021 alle ore 11:00, presso il Parco Fluviale Felice Mastroianni di Lamezia Terme, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Malgrado Tutto a.r.l. ed in sinergia con il comitato cittadino “Quelli che il Parco”, il Lions Club Lamezia Terme, da me presieduto, ha realizzato la manifestazione “La voce degli Alberi” che si inserisce all’interno del Service distrettuale Lions “Alberi per la Vita”. La manifestazione si è svolta alla presenza del Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme S. E. Mons. Giuseppe Schillaci, di autorità lionistiche tra cui il Past Governatore del Distretto Lions 108Ya Avv. Michele Roperto e la Cerimoniera per la Calabria Prof.ssa. Maria Bitonti, dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme quali il Segretario Generale Dott. Pasquale Pupo, che ha portato anche i saluti di S. E. il Commissario Prefettizio Dott. Giuseppe Priolo, ed il Capitano della Polizia Municipale Aldo Rubino. La finalità di questo evento è stata quella di mettere in evidenza la necessaria urgenza di guardare all’equilibrio Uomo-Natura per restituire voce agli alberi. “Piantare alberi”, nella semplicità del gesto, è uno degli atti più simbolici e ricchi di speranza che, a mio avviso, si possono immaginare: significa mettere radici,

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di Annamaria Aiello

saper aspettare e vivere il ritmo della Natura. In ciò nasce il parallelismo con l’uomo che, però, spesso non sa aspettare. Aspettare non significa rimanere inerti ma applicare la saggezza per giungere a conclusioni rosee. Per me è stata una giornata speciale perché amo la Natura che è “l’essenza della Vita”. Né l’Uomo né la Natura possono prescindere l’uno dall’altro. Martin Luther King diceva: “e se anche sapessi che domani finisce il mondo oggi stesso pianterei il mio alberello di mele”. Il dualismo Uomo-Natura è stato colto non solo negli inserti culturali che hanno scandito la mattinata, ma soprattutto nelle parole di S. E. Mons. Giuseppe Schillaci che voglio citare: “È bello ritrovarsi insieme per cogliere il significato profondo di chi siamo e dove vogliamo andare”, “La vita è dono ed, in quanto tale, va custodita”. Concludo sempre attraverso le parole di S. E.: “Curiamo le persone e preoccupiamoci degli altri, ma curiamo e custodiamo la nostra casa comune che è la Natura”.

Annamaria Aiello Presidente Lions Club Lamezia Terme A. S. 2020 - 2021

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grafichéditore

Raddoppiato il successo della II edizione del Premio Letterario Nazionale “Dario Galli”. I nomi dei vincitori. di Antonio Perri

Grande successo per la seconda edizione del Premio Letterario Nazionale Dario Galli 2020. Indimenticabile la prima edizione, vinta dall’orvietana Laura Calderini, grazie alla raccolta di racconti de “Il Profumo dell’Alloro” che, lo scorso anno, ha chiuso in bellezza le attività culturali della grafichéditore perchè, subito dopo si è entrati in lock-down.

Agenda dei Poeti Milano 2018) “Speciale donna 2019” Menzione di merito Premio Internazionale Letterario ed artistico Giglio blu di Firenze 2019 Menzione speciale Concorso Letterario Nazionale La Quercia del Myr 2019

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... Poche rapide pennellate danno vita all’interno di un bar dove Claudio rivede per caso Mario, un ex compagno di

Laura Calderini

evitare l’imbarazzo di un tempo. Mario è diventato ormai Marion, una splendida ragazza sicura di sé. Come nelle novelle di Pirandello, l’antefatto è assente. Il personaggio si trova catapultato al centro di un dramma che, con sapienza letteraria, l’Autrice svela a poco a poco scavando nell’animo delle donne protagoniste dei racconti, ricercando i motivi del loro ‘male di vivere’, del non sentirsi in sintonia con la realtà.

Il profumo dell’alloro

Il profumo dell’alloro – Laura Calderini

2018 (poi abbandonato per sottoscrizione contratto); Primo premio Concorso Letterario Nazionale per poesia e narrativa inedita Lagunando 2018

Dario Galli Premio

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Segnalazione di merito 42ª ed. Premio Letterario “Santa Margherita Ligure - Franco Delpino” 2019 Il pinguino con le ali - Montag 2018. Le Disubbidienti del San Zaccaria - LuoghInteriori 2018 Premio Gran Oscar d’Europa Artisti e Letterati 2017 di Viareggio Primo premio Sez. narrativa inedita “Premio Internazionale di poesia e narrativa Europa in Versi 2018” - Casa della poesia di Como

Dalla prefazione di Italo Leone:

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Il segreto di Blanca - LuoghInteriori 2017 Finalista per la sezione Narrativa alla X edizione 2016 del Premio Letterario “Città di Castello” Targa Speciale Premio Stresalibro 2017 Primo premio sez. narrativa 1ª Rassegna d’Arte e Letteratura Omaggio a Viareggio 2018 “La perla della Versilia” Menzione speciale Premio Letterario nazionale Parole in viaggio 2018 Menzione speciale Concorso Letterario Nazionale La Quercia del Myr 2018 Menzione di merito Premio Internazionale Salvatore Quasimodo 2018 Menzione d’onore Premio Parole in viaggio 2018 Menzione d’onore Premio Internazionale di poesia e

accanto ad un marito e due gatti. La passione per la scrittura, che non le garantisce la relativa rende il tutto molto speciale.

afichÉ

... E se tanta letteratura contemporanea di successo risolve o di supereroi che combattono il male nelle sue varie manifestazioni, Laura Calderini resta coi piedi saldamente attaccati alla sua terra; simile a Dora che ritrova la forza per continuare nel ruvido contatto con la quercia farnia, e con la Madre Terra in cui ogni donna naturalmente si riconosce.

Vincitore Premio Dario Galli 2019

Le sue pubblicazioni: Il girasole e la farfalla - Thyrus 2012

La sua vita scorre normale e tranquilla, in un ambiente

Raccolta inedita di novelle ¤ 10,00

Via del Progresso - Lamezia Terme • 0968.21844

Il profumo dell’alloro

Laura Calderini

Già lo scorso anno erano state circa 100 le opere ricevute e questo anno quasi il doppio!. La giuria, che ha lavorato con un impegno encomiabile, ha completato a fine dicembre 2020, la lettura dei 180 lavori che sono pervenuti. Molti componimenti comprendevano centinaia di pagine da leggere e valutare scrupolosamente per poter decretare poi il vincitore di questa seconda edizione. In considerazione dei lavori pervenuti e della qualità di molti di questi, si è deciso che quest’anno, oltre a pubblicare il libro vincitore del concorso, si pubblicherà

anche un’antologia di liriche e racconti selezionati tra quelli che la Giuria ha ritenuto opportuno pubblicare. Questa doppia premiazione è testimonianza della vitalità della letteratura italiana contemporanea, ad opera di autori che non sono letterati di professione, ma che talvolta si cimentano nella scrittura. Il vincitore di questa seconda edizione del Premio Letterario Nazionale Dario Galli 2020 è Angelo Coco, lucano di nascita e siciliano di adozione con l’opera “Notturno Veneziano”

Bibliografia:

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[...] Notturno Veneziano è un thriller la cui intricata vicenda si dipana su una scacchiera internazionale, ma tutto converge su Venezia, la città lagunare dove il tempo pare essersi fermato, e il turista dei nostri tempi ritrova davanti a sé i medesimi scorci di paesaggio e le vedute della Venezia del Tintoretto o del Canaletto.

[...] “E’ solo una leggenda- si sussurrò- nient’altro che una leggenda”. Era il 31 dicembre, a mezzanotte l’esplosione dei fuochi pirotecnici dalla laguna riempì di fragore ogni calle; i colori invasero il cielo, illuminando pietre, statue e palazzi, lasciando nel buio i loro segreti”.

Angelo Coco

Notturno Veneziano

Al canto del gallo (Tecnografica, Torregrotta, 1991) La casa di Hilde (Armando Siciliano Editore, Messina, 2000) La linea nella mano (Edizioni del Leone, Venezia, 2002) Gli impenetrabili idoli (Il Golfo, La Spezia, 2003) Altri itinerari possibili (Circolo Rhegium Julii, Reggio Calabria, 2004) Isolato 392 (Armando Siciliano Editore, Messina, 2010) Tre storie fiorentine e altre storie (ViaIndustriae Edizioni, Foligno, 2012)

E’ autore anche dei volumi di storia locale: Torregrotta. Una storia ricostruita (Edas, Messina, 1993) Il castello di Spadafora. Memorie di un territorio (Edas, Messina, 2007)

Calliope Raccolta di scritti

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Angelo Coco (1957), lucano di nascita, siciliano di adozione, dal 2008 risiede a Messina dopo essere vissuto a Torregrotta, comune nel quale ha ricoperto la carica di sindaco per sette anni. Dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, ha svolto attività giornalistica collaborando con i quotidiani “Umanità”, “La Sicilia”, “Giornale di Sicilia”, “Gazzetta del Sud” e con il settimanale “Centonove”. Si occupa di poesia e, fra gli altri, ha vinto il: “Rhegium Julii”, “Premio Internazionale Valdagrò”; “Penisola Sorrentina”; “Colapesce”; “Città di Leonforte”; “Città di La Spezia” Premio Letterario Internazionale Lagunando, Venezia 2020 e numerosi altri premi.

[...] I vari protagonisti, come nel romanzo classico, vengono presentati al lettore uno dopo l’altro, ognuno caratterizzato dalle proprie inclinazioni e dai condizionamenti del proprio passato: Paolo Venturin, che cura gli interessi di Sir Antony, e che ritrova a Venezia una sua antica fiamma, Valeria Zanardini, esperta di arte e complice in azioni delittuose compiute in passato; Walter Spinella, Direttore dell’Archivio di Stato di Venezia, cui è richiesto, da un anonimo ricattatore che conosce i segreti del suo passato, di consegnare i documenti sui Battistini presenti in archivio.

Angelo Coco | Notturno Veneziano

[Dalla prefazione di Italo Leone]

Vincitore Premio Dario Galli 2020

Dario Galli Premio

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di “scrittrice”, rende il tutto molto speciale.

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Centro ACAT di Torre del Lago.

Angelo Coco - Messina

La passione per la scrittura, che non

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provinciale altrettanto tranquillo, accanto ad un marito e due gatti.

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Laureata in Giurisprudenza lavora in uno studio legale dal 1987.

ph. Tommaso Attanasio

Capitale d’Europa” XXII ed. Il profumo dell’alloro – raccolta racconti inedito

letteratura “Omaggio al poeta critico contemporaneo Raffaello Bertoli” 2018 Segnalazione di merito Premio Internazionale Il Convivio 2019 La ragazza dalla pelle d’uovo, inedito, Primo premio romanzo inedito, Rassegna d’Arte e Letteratura 2019 – Omaggio ai 500 anni di Leonardo da Vinci, Premio pittura, scultura, poesia, narrativa, saggistica, mosaico

Nata a Roma e residente a Orvieto.

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A parte gli attestati per tutti i partecipanti, la giuria ha assegnato targhe a Rossana Cilli, Roma con “Nina l’ imperdonabile eleganza del cigno”; Rocco Giuseppe Greco di Castiglione Cosentino con “Operazione requiem”; e Daniela Trovato di Acireale con “Solo il mare saprà”; che sono gli altri tre autori rimasti in lizza fino all’ultimo per l’assegnazione del premio. La scelta è stata difficile ma alla fine la giuria ha deciso per l’opera di Coco.

Rossana Cilli - Roma

R. G. Greco - Castiglione C.

Daniela Trovato - Acireale

Come si può notare dalla città di provenienza dei partecipanti, sia dei premiati per il primo posto che degli autori presenti nella antologia, gli elaborati sono arrivati da tutta l’Italia, cosa che ci inorgoglisce!

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Gli autori compresi nell’Antologia sono il messinese Giovanni Malambrì, il cagliaritano Antonello Scasseddu, Gloria Venturini di Lendinara (RO), Gregorio Viglialoro di Laureana di Borrello (RC), il veneziano Francesco Brusò, il varesino Giovanni Maria Pedrani. I loro elaborati sono stati inseriti nell’antologia “Letteratura del terzo millennio - Temi e stilemi”.

Francesco Brusò - Mestre

Giovanni Malambrì - Messina

ANTONELLO SCASSEDDU, Nato a Cagliari, appassionato di letteratura e poesia sin dalla prima adolescenza, ha sempre scritto per passione e pubblicato in self-publishing alcuni racconti brevi e alcune raccolte di poesie, che sono state inserite in antologie. GLORIA VENTURINI vive a Lendinara, paese della verde provincia di Rovigo, immersa nella quiete dei campi fioriti, nell’azzurro del cielo e nella luce solare della campagna. Possiede immensi tesori, le sue adorate tre figlie. Lavora come impiegata in un ufficio tecnico, ma alla sera, dopo le varie vicissitudini di ogni giorno, raggiunge la terra del libro, il mondo dei sogni e scrive. Ha pubblicato libri di poesia, racconti e favole.

Dalla prefazione di Italo Leone: [...] I lavori pervenuti sono infatti di Autori che appartengono a regioni diverse del nostro Paese e alle due isole maggiori, cosicché il lettore attento ritroverà nei paesaggi, nei personaggi, nei sentimenti e nella lingua adoperata i colori, l’atmosfera e a volte il sapore dialettale di una determinata regione d’Italia. Le liriche e i racconti sono preceduti da brevi notizie sull’Autore, dal titolo dell’opera da cui sono tratti, e da una breve introduzione ai testi. L’antologia ci offre anche l’opportunità di cogliere le tendenze di fondo della letteratura italiana contemporanea e di apprezzare l’impegno di tanti che, senza essere letterati di professione, amano leggere e, a volte, trovano il coraggio di riempire le pagine bianche con la creatività del proprio mondo interiore, rivelando contemporaneamente una visione del reale rappresentativa del modo in cui gli scrittori e i gruppi sociali in cui vivono e operano, considerano l’esistenza e la posizione dell’uomo nel mondo.

Calliope Raccolta di scritti

Gregorio Viglialoro - Laureana di B

1 Dario Galli Premio

ANTOLOGIA PREMIO DARIO GALLI 2020

GIOVANNI MALAMBRÌ, Messinese; funzionario di banca in quiescenza. Scrive poesie in Siciliano nella parlata dialettale messinese ed in lingua italiana. Numerosi i premi ottenuti e le pubblicazioni su riviste specializzate e antologie. Riesce a tradurre con semplicità le immagini, i colori, le sue sensazioni e i suoi sentimenti in versi.

Gloria Venturini - Roma

LETTERARURA DEL TERZO MILLENNIO | Temi e stilemi

Antonello Scasseddu - Cagliari

Giovanni M. Pedrani - Saronno

Letteratura del terzo millennio Temi e stilemi

GREGORIO VIGLIALORO è nato a Laureana di Borrello (RC). Laureato in Economia e Commercio è stato Dirigente emerito del Ministero dell’Economia e delle Finanze/ Ragioneria Generale dello Stato. Direttore della Ragioneria provinciale dello Stato di Cosenza e di Crotone. Capo Dipartimento dell’Economia e delle Finanze della Provincia di Cosenza. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie in dialetto calabrese grecanico. Per la saggistica: Echi e risonanze, Frammenti etnomusicali calabresi e per il teatro una commedia satirica. FRANCESCO BRUSÒ, laureato in Economia e Commercio all’Università di Ca’ Foscari di Venezia attualmente esercita la professione di Amministratore di Condomini e scrivo, spesso di notte, come “condominio-terapia”. Ha partecipato a concorsi letterari con alcuni racconti brevi che sono risultati finalisti o vincitori. GIOVANNI MARIA PEDRANI è un ingegnere lombardo, autore per passione. Col suo nome, o in antologia con altri, ha pubblicato molte opere soprattutto di genere thriller con case editrici prestigiose, ottenendo numerosi premi in concorsi letterari. Con uno pseudonimo è autore di molte favole per bambini.

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Letteratura del terzo millennio - Temi e stilemi Un doveroso ringraziamento va alla qualificata giuria che ha affrontato il duro compito di leggere tutti gli elaborati e valutarli. Il nome del presidente di giuria e dei giurati sarà reso noto il giorno della premiazione, Anche la premiazione di questa seconda edizione, come la precedente, si terrà a Lamezia Terme quando le misure anticovid renderanno l’evento possibile. In occasione della premiazione sarà allestita una mostra su “Dario Galli” curata dalla figlia Donatella, questo per far conoscere meglio il poeta grazie a centinaia di attestati, premi e pag. 10

riconoscimenti che gli erano stati attribuiti per i suoi meriti, addirittura gli era stato conferito il titolo di Marchese. Inoltre, visto il successo di queste due edizioni, è stata già promossa la terza edizione del Premio Dario Galli. Gli inediti per questa nuova rassegna possono essere inviati, per chi volesse partecipare, entro il 31 luglio 2021. Il bando, che non prevede alcuna tassa di iscrizione, si può scaricare on line anche dal profilo FB Premio Letterario Dario Galli, oltre che sui siti dedicati alla diffusione dei bandi letterari.

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l’angolo di tommaso

Simona’s Dolls!

di Tommaso Cozzitorto

Simona Bellezza è una donna dagli occhi sognanti e sorridenti, sognano e sorridono ad un mondo costruito con la fantasia, immagini che si mescolano con la vita reale, lavori in corso alla ricerca della fiaba, legami mai interrotti con la fanciullezza, recupero da adulta anche di quello che la gioventù non ha dato o ha messo in ombra attraverso le prove della vita. È una donna che opera un interscambio, dà al passato ciò di cui fa tesoro oggi e prende dall’oggi quegli elementi che ritiene possano aggiungere un significato in più al suo vissuto di bambina e adolescente. Da quanto detto fin qui, si possono riempire di profonde motivazioni le bellissime bambole e i pupazzi da lei creati, tra alto artigianato e arte, si presentano di ottima fattura, originali, empatici nel rapporto comunicativo con gli esseri umani. Simona riesce a dare espressione ad ogni singola creazione che è somigliante a chi la desidera, praticamente diventa immagine dell’adulto bambino, caratterizzando alcuni aspetti, è come un rivivere il passato nel presente, è come una pietra ormai libera di rotolare nel ruscello, perché tra la bambola e il pupazzo e l’adulto viene Lamezia e non solo

a crearsi un rapporto simbiotico, un se stesso evocato, fino a giungere ad una armonizzazione tempo/passato. Dare una espressione ad una bambola non è semplice, dare l’espressione del committente è quasi arduo. Simona Bellezza, in questa maniera, può esprimere gusto e talento, certamente, ma anche il desiderio di esprimere la propria sensibilità e la propria interiorità, di prendere definitivamente coscienza come il tempo dopotutto sia relativo, si annulla nel processo creativo, risorge sottoforma di ricordo e nostalgia. Complimenti Simona per il tuo talento artistico.

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Ciccio Scalise: work in progress Presto una raccolta delle sue poesie dialettali divisa in tre volumi* di Luisa Vaccaro

Uomo del tempo, con in mano la penna del passato, nella mente la consapevolezza del presente e lo sguardo proiettato al futuro come dono di Dio. Così si presenta ai miei occhi l’amico e poeta Ciccio Scalise, di umiltà e virtù vestito. Con la forza del vernacolo è riuscito a colorare di modernità la saggezza della tradizione, diffondendone il potere edificante e umanamente insostituibile. Il suo non è un semplice scrivere quanto un dipingere e come fa un pittore, Ciccio osserva e rielabora in maniera originale ed ironica, la quotidianità che risuona ancora dell’eco dei nostri antenati, ai quali dobbiamo integrità morale ed ingegno artistico. Il declamatore del tempo, come mi piace definire Ciccio, è riuscito nel corso degli anni a riaccendere i riflettori sul dialetto, come dimensione di alto valore linguistico, storico ed umano, celebrandone le peculiarità ed arricchendone le libertà poetiche. Il vernacolo con Ciccio Scalise rivendica il suo valore, palesando un carattere universalmente condiviso e la sua varietà di immagini ed espressioni. La produzione di Ciccio attraversa tutte le stagioni dell’animo umano, iniziando e concludendo con la celebrazione della vita come il dono più straordinario.

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La malinconia viene allontanata sapientemente con la satira e l’attualità, discussa furbescamente con il sorriso. Il poeta di nascita sambiasino ma di formazione calabrese, con il suo aver intessuto rapporti amicali nei diversi comuni della Calabria dove ha svolto la sua professione, diventa “custode della memoria”, della quale ne tramanda pathos e responsabilità. Il mosaico che Ciccio Scalise ricompone è di semplicità, amicizia ed intransigenza etica. Ogni suo lavoro è un “work in progress”, lasciandosi contagiare di volta in volta, dal suo pubblico che riceve dal maestro di rime, ottimismo e speranza. A lui, noi lettori dobbiamo il coraggio della verità, l’onestà delle parole, la grazia dell’umiltà. Non vi è un tema che il nostro amico poeta sviluppa perché per lui, ogni singola rondine è primavera, ogni battito di ali melodia cosmica, ogni sorriso allegria, ogni abbraccio movimento di anime. Oggi con il linguaggio moderno potremmo dire che il suo leitmotiv è non avere leitmotiv, perché libero di scrivere ogni pensiero che si ferma nel suo cuore, lasciando che famiglia, amicizia ed il buon Dio ne siano ispirazione e luce lungo il cammino. * le immagini dei volumi sono indicative, il lavoro è “work in progress”.

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poesia

Chi è Ciccio Scalise? di Raffaele Paonessa

Qualsiasi appellativo sarebbe riduttivo ma il termine amico in parte, rende la stima umana e professionale che mi lega a Ciccio Scalise. Chi è Ciccio Scalise? Prima di essere un mirabile poeta, è un uomo che ha trasformato la fragilità umana in forza spirituale. La sua sofferenza è sempre taciuta ma la passione per la vita declamata in tutte le sue forme. È una penna sambiasina ma non possiamo dimenticare quel legame vitale che lo riporta costantemente a Conflenti dove, ironicamente, gli ricordo sempre di aver lasciato un pezzo di quel suo cuore che, battendo più velocemente dei nostri, in alcune occasioni, ci ha fatto stare con il fiato in gola. La venerazione per la Madonna della Querce la ritroviamo nei suoi scritti come costante lode di ringraziamento e inno di perdono per la limitata natura umana. Nel suo scrivere, se pur in maniera celata, emergono i momenti di buio che spariscono velocemente per far spazio ad una luce che Ciccio è riuscito a riaccendere con fatica esistenziale ma che oggi, ritroviamo con intensità in quel suo sincero e gratuito sorriso.

Gli ostacoli che la vita gli ha posto lungo il cammino hanno scalfito la pelle ma non ne hanno mai messo in discussione la Fede ed il coraggio di guardare al domani, con speranza e fiducia. Ciccio Scalise è poeta di speranza ed il vernacolo suo perfetto complice. Nella lingua della tradizione sambiasina, il poeta Scalise ritrova colori ed emozioni, calore linguistico e scaltrezza di ingegno. I suoi scritti ripercorrono le vie del passato, proiettando il lettore in una dimensione di serenità se pur a volte, di malinconica solitudine. Il dialetto ha permesso a Ciccio di bloccare il tempo e di non lasciare che la frenesia della modernità potessero sbiadire definitivamente, il bianco e nero del nostro ieri, vero senso cromatico dello splendore dell’oggi. Il suo è uno scrivere fluido, veloce, di semplicità comunicativa e complessità compositiva Tanti i suoi pregi poetici ed umani che trovano nutrimento però, in quel forte legame con la sua compagna di vita, la moglie, che se pur nel backstage artistico, ne delinea il percorso di Ciccio Scalise, uomo e scrittore.

Le perle di Ciccio Scalise

DDIU UNNIPUTENTI Ddiu Unniputenti, nò ppì mmancari rispettu all’Eletti Tua, mà, mi vuagliu rivorgiari direttamenti a Ttia, posa u sguardu e nnà manu, supra tutti quanti nua, e ssarbani ppi Ccarità, alluntanani i sta pandimia. Tu u vidi e llù sai, ni sta struggiandu, ha ccuntaminatu u mundu sanu sanu, vidimu a vita tantu cara chi, ni sta spuggiandu, e ppirsuni assai cari chi, si ndi vanu chjianu chjianu. Fhorzi, tuttu chistu ni l’amu puru miritatu. Tu nà lassatu nù mundu bbiallu e ppirfettu, Lamezia e non solo

nua, ogni Ccumandamentu Tua, ni l’amu scurdatu, puru a terra chi nà spamatu, amu assambaratu i cosi mpetti.

zari, parica stamu turnandu alli tiampi da torre i Babeli.

Ni pua diri, “Ma i mia cchi bbuliti?, v’aviti ruinatu vua stessi cà unn’aviti misura, un bbì mporta ddi nenti e ddì nissunu, e ttutti, quantu siti, quantu v’abbuffati vua, di povari, nissunu si ndi cura”.

Tu nà Criatu, ni ami e nnì vua bbeni, fhà rinsaviri a cchini cumanda e un ccapisci nnenti, fhacci capisciri cà u mundu unn’è ssulu i chini teni, cà ha ddirittu mu campa puru, a povara ggenti.

Iu, Patri Santu, Pirdunami, ma Ti vuagliu Prigari, stù mundu mundu, un cc’è amuri e ddulcezza ma sulu fheli, vidi si tutti i populi e lli lingui pua ndiriz-

Nua avimu fhiducia sulu i Tia, Patri Unniputenti, s’appuggiamu a sti migalomani prisintusi un ssì sarba nnenti 10 marzo 2021

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SANTI E BEATI

SANTA TERESA D’AVILA

ACQUA BENEDETTA CONTRO IL DEMONIO di Fernando Conidi

BREVE BIOGRAFIA Santa Teresa di Gesù nasce il 28 marzo 1515 ad Avila, in Spagna, da don Alfonso Sánchez de Cepeda e donna Beatrice de Ahumada. La sua famiglia era benestante e col tempo divenne anche numerosa: dodici figli, tre sorelle e nove fratelli. I genitori erano “virtuosi e timorati di Dio”, come Teresa scriverà nella sua biografia. Il padre, uomo buono e caritatevole, amava leggere e stimolava i figli a fare altrettanto, al punto che Teresa si appassionò sin da bambina alla vita dei santi. La madre era una donna molto religiosa e guidava i figli verso la preghiera e la devozione alla Santissima Vergine Maria, alla quale teneva moltissimo. Teresa, nel 1527, a dodici anni d’età, perde la madre, che ne aveva soli trentatré. Era già iniziato per lei un periodo di allontanamento dalla fede, che andava peggiorando per via della lettura di alcuni libri profani e della continua compagnia di una parente che la spingeva a pensare solamente alle cose mondane invece che a coltivare la fede nel Signore. Successivamente, la decisione del padre di farle proseguire l’educazione e gli studi presso il monastero delle monache agostiniane di Santa Maria delle Grazie, di Avila, la spingerà pian piano a riavvicinarsi alla fede. Col passare del tempo varie vicissitudini, tra cui tribolazioni fisiche e morali, la spingeranno a prendere la decisione definitiva di condurre una vita da religiosa nel monastero carmelitano dell’Incarnazione, ad Avila, dove, contro la volontà del padre, vi entrerà all’età di vent’anni (1535) prendendo il nome di Teresa di Gesù. Nel 1538, pag. 14

Santa Teresa d’Avila - Particolare dell’opera di François Gérard (1770-1837)

si ammala molto gravemente, tanto da restare in coma quattro giorni; era come se fosse morta, al punto che le erano state già organizzate le esequie. Con l’entrata in monastero, Teresa aveva iniziato un percorso in salita verso le vette più alte della mistica, che la porteranno a non abbandonare mai i suoi progetti e a perseverare in tutto ciò che il Signore stesso, tra molte prove e tribolazioni, le chiederà di fare. Nonostante i contrasti e le molte difficoltà, riuscirà a portare GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

a compimento il progetto della riforma del Carmelo, fondando vari monasteri in tutta la Spagna. Si spegnerà terrenamente il 15 ottobre 1582 ad Alba de Tormes. Verrà beatificata da Papa Paolo V nel 1614 e canonizzata nel 1622 da Gregorio XV. La sua vita è stata intensa e travagliata, piena di vicissitudini, come riportano i suoi scritti, che sono tra i più importanti e profondi della storia della Chiesa cattolica. Nel 1970, Papa Paolo VI, la proclamerà “Dottore della Chiesa”. Lamezia e non solo


SANTI E BEATI

Transverberazione di santa Teresa d’Avila, Gian Lorenzo Bernini - chiesa Santa Maria della Vittoria, Roma

LA STORIA La lotta contro il demonio Santa Teresa di Gesù, nel difficile percorso della sua vita, ha sperimentato molte volte la lotta contro il demonio. Gli attacchi del maligno avvenivano nei modi più disparati, sia intimi, con travagli interiori e turbamenti d’animo, che con assalti fisici veri e propri, visibili anche a chi le stava vicino, che ne rimaneva impaurito e sconcertato. Un giorno mentre si trovava in un oratorio le apparve il demonio sotto forma di un’abominevole figura, avvolta da fiamme chiare e senz’ombra, che appena iniziò a parlare mostrò una bocca dalle fattezze spaventose. Con voce terribile le disse che anche se era riuscita a liberarsi dalle sue mani, l’avrebbe saputa riagguantare. Teresa ne rimase terrorizLamezia e non solo

zata e subito si fece il segno della croce, davanti al quale il demonio sparì. Ma tornò subito e anche se messo in fuga da un nuovo segno di croce, comunque non tardò ad apparirle nuovamente. Teresa non sapeva più cosa fare per scacciare quell’essere immondo che, seppur spariva davanti al segno della croce, riappariva in continuazione per spaventarla, spingendola a credere che non vi fosse alcun mezzo per liberarsi della sua presenza. La virtù dell’acqua benedetta Improvvisamente, a Teresa venne in mente che aveva vicino dell’acqua benedetta e subito ne gettò sul posto dove era il demonio, che immediatamente sparì senza tornare più. Un’altra volta, Teresa da cinque ore pativa dolori fisici, che le procuravano una forte inquietudi-

ne morale, al punto da pensare di non essere capace di sopportare quella tremenda e insistente sofferenza. Le suore che erano con lei vivevano il suo stesso sgomento, non riuscendo a trovare alcuna soluzione per farla stare meglio. Lei chiedeva nell’intimo del suo cuore, come solitamente faceva nei momenti di maggiore sofferenza e difficoltà, che le fosse concesso di riuscire a sopportare quel supplizio a onore della gloria di Dio. Così, mentre cercava in ogni modo di trovare giovamento e sopportazione a quella sofferenza, rassegnandosi e accettandola come fosse volontà divina, il Signore le fece comprendere che quel patimento era dovuto al demonio. Infatti – come racconta nella sua biografia – scorse davanti a sé un “piccolo negro” dall’aspetto orribile, che digrignava i denti. Appena lo vide ne rise, senza avvertire alcuna paura. Il demonio le faceva subire molti colpi, che la scuotevano senza che lei riuscisse a resistergli, anche se la sofferenza maggiore era il tormento interiore. Teresa pur avendo accanto le suore non osava chiedere dell’acqua benedetta, temendo che si spaventassero venendo a conoscenza della causa di quel supplizio. Ma, poiché tutto continuava, si decise a chiederla e prontamente le suore ne gettarono su di lei, ma senza alcun risultato. Allora lei stessa ne gettò sul posto dov’era il demonio, che fuggì all’istante e immediatamente sparì anche quel supplizio. Rimase in lei lo sfinimento di quella sofferenza che la fece molto riflettere, facendole pensare che se, con il permesso del Signore, il demonio poteva procurare una così tremenda sofferenza a un corpo e a un’anima che non gli appartenevano, cosa avrebbe potuto fare invece se ne fosse stato il padrone? Fonte: “Il Segno del soprannaturale”, n. 362, agosto 2018, Edizioni Segno - Autore: Fernando Conidi

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caritas

Caritas diocesana e la parrocchia della Pietà, il dormitorio continua ad essere aperto per i senzatetto comunicato stampa

La Diocesi e la Caritas di Lamezia Terme ringraziano la terna commissariale che guida la città della Piana per avere accolto “l’istanza di rinnovo di concessione in comodato gratuito dell’immobile” comunale di via Minerva a Sant’Eufemia “presentata dalla Caritas Diocesana” e ritenuta di “alto valore morale e sociale” oltre che in “piena coerenza con le finalità solidaristiche e di assistenza alle persone in stato di bisogno perseguite dal Comune di Lamezia Terme”. Tale decisione, il cui iter era stato avviato dall’ex sindaco Paolo Mascaro e dalla sua Giunta, trova ora compimento grazie anche all’interessamento del commissario straordinario Giuseppe Priolo che, sottolinea don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas diocesana, “ha preso a cuore la situazione sin dal suo insediamento”.

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“La dignità della persona – dichiara il vescovo Giuseppe Schillaci – costituisca sempre più un faro nella costruzione di una società più equa dove l’attenzione verso i più deboli deve essere al centro delle azioni di ciascuno in quanto si ama nei fatti e nei gesti di solidarietà, con lo sguardo rivolto sempre a chi non riesce a stare al nostro passo, a chi sta dietro di noi”. “Anche questo – gli ha fatto eco don Fabio – rappresenta un messaggio di speranza che come Diocesi e Caritas intendiamo inviare a chi, specialmente in questo particolare momento, vive una situazione di difficoltà e per questo motivo intendiamo ringraziare anche il segretario comunale, Pasquale Pupo, e tutti coloro che, in questi mesi, si sono impegnati affínchè potessimo riattivare la macchina della solidarietà”. La Caritas, che avrà in comodato gratuito l’immobile per dieci anni, e, secondo l’accordo con il Comune, si impegna anche ad effettuare interventi di manutenzione sulla struttura, esonerando l’Ente da qualsiasi spesa, intende riaprire al più presto il dormitorio per rispondere concretamente alle istanze che giungono dal territorio che, cosi’ come avviene in altre parti d’Italia, sta subendo pesantemente l’aumento delle fasce di povertà. Indubbiamente si tratta di una piccola goccia nel deserto che, insieme alle altre gocce, tenterà di vivere la carità nella concretezza per stare accanto a chi soffre, ai più deboli.

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s.m.g.

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riflettendo

Ulisse e Dante: viaggi a confronto

di Pierluigi Mascaro

Li miei compagni fec’io sì aguti,/ con questa orazion picciola, al cammino,/ che a pena poscia li avrei ritenuti;/ e volta nostra poppa nel mattino,/ de’remi facemmo ali al folle volo,/ sempre acquistando dal lato mancino. Al settecentesimo anniversario della morte di Dante, ho riletto il canto dell’Inferno contenente i versi sopra riportati, il XXVI, comunemente noto come “il canto di Ulisse”, nel quale il mitico eroe greco racconta a Dante il suo ultimo viaggio, nel tentativo di esplorare al di là delle colonne d’Ercole, considerato dagli antichi il confine sacro tra il mondo degli uomini e quel Mistero che si pone oltre le loro forze. Ma perché questo ultimo viaggio si è rivelato un folle volo, che ha condotto Ulisse alla morte e alla dannazione? Sicuramente, nell’ottica della Commedia, il desiderio dell’esperienza e della conoscenza è encomiabile, ma deve essere soddisfatto con l’umiltà e la forza di sacrificio di compiere un percorso interiore che non prevede scorciatoie o corsie preferenziali. La virtù dell’umiltà, che sarà concetto portante della cantica del Purgatorio, permette l’incontro dell’uomo con l’Infinito, il mistero che si pone all’origine della realtà: esso viene incontro all’uomo attraverso le circostanze in cui è chiamato a vivere. Ecco che Ulisse avrebbe potuto trovarlo in quella moglie, in quel figlio, in quel padre che dopo mille avventuLamezia e non solo

re aveva ritrovato ad Itaca, avrebbe potuto, anziché cercare cose nuove, guardare le cose con occhi nuovi. In ciò sta l’illuminazione proveniente da Dio e dalla sua misericordia. Invece Ulisse, nonostante la grandezza del suo intelletto, si è ac-

contentato del viaggio che poteva compiere con le sue forze, si è accontentato di rimanere alla superficie della realtà, non accettando che la risposta al suo desiderio potesse venirgli incontro e non fosse

qualcosa da conquistare con le sue astuzie e i suoi inganni. Il canto XXVI narra la sua estrema astuzia, mediante la quale ha definitivamente tradito e ingannato se stesso e i compagni che lo avevano seguito nell’impresa, folle appunto, di vincere la battaglia più importante, quella contro il Destino, nel modo in cui aveva vinto tutte le altre, affidandosi solo al suo ingegno e rifiutando ogni forma di limite o dipendenza. In cosa differisce dunque il viaggio di Ulisse da quello di Dante narrato nella Commedia? Anche il poeta, al primo canto dell’Inferno, trovandosi ai piedi del colle, aveva pensato di farcela da solo a compiere il percorso verso la felicità, ma le tre fiere lo avevano ricacciato giù, al fondo della selva oscura. E lì ha incontrato Virgilio, che sarebbe divenuto la sua guida per i regni ultraterreni, mandatogli incontro da Beatrice, inviata da Santa Lucia, mandata a sua volta dalla Madonna. Ecco in cosa risiede la ragionevolezza del viaggio di Dante: non è partito da sé, ma come risposta a qualcuno che lo chiamava e dietro a un maestro. Mentre Ulisse rimane sempre in superficie, navigando senza altra meta che non sia il soddisfacimento di una pura curiosità di scoprire terre sconosciute, il cammino dantesco si sviluppa in profondità, fino al riconoscimento di tutto il male nel fondo dell’Inferno e alla conseguente risalita purificante attraverso il Purgatorio.

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associazionismo: soroptimist di lamezia terme

Salviamo le api

Si chiama “Salviamo le api” ed è l’iniziativa messa a punto dal Soroptimist club di Lamezia nell’ambito del progetto del centenario dell’associazione a livello nazionale. Per l’occasione, il 7 marzo 2021 alle ore 11 c’è sarà "una visita “virtuale”, ma anche in presenza, all’Apicoltura Miceli in contrada Richetti a Lamezia Terme. Incontro al quale, attraverso un collegamento sul web, gli interessati hanno potuto partecipare senza muoversi da casa. Comunque la la visita all’aperto nel rispetto delle distanze di sicurezza era aperta a tutti. Per l’occasione il club ha adottato un’arnia, che poi verrà colorata con i colori del Soroptimist, che sono il giallo e il blu. Que-

sto nell’ambito del progetto "Adotta un alveare: salverai le api e gusterai il loro miele”. Un'iniziativa di sostegno agli apicoltori, per salvaguardare questi insetti così importanti per l'equilibrio del mondo". "Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare il più possibile il cittadino sul tema “moria delle api” – ha spiegato la presidente del club Rossella Aiello – e sull’importanza gastronomica del miele italiano; avvicinare bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado al meraviglioso mondo delle api, alla loro vita comunitaria, alla produzione del miele".

comunicato stampa

Siglato il protocollo d’intesa tra la Riviera dei Tramonti e Confartigianato Turismo Catanzaro per il rilancio del territorio dopo l’emergenza sanitaria da Covid-19 Il contesto attuale è sicuramente molto delicato, ma il turismo ha da sempre dimostrato una grande attitudine alla resilienza, una grande capacità di riprendersi e di continuare a crescere nel tempo. La comunicazione e il marketing della destinazione turistica “Riviera dei Tramonti” dovranno sicuramente tenere in considerazione i nuovi bisogni del mercato e le sue nuove caratteristiche, occorre sviluppare un approccio diverso e incisivo, incline ai nuovi bisogni evidenziati dai turisti, sicuramente più empatico e meno commerciale. Ciò sarà fondamentale soprattutto per le prime fasi della ripartenza. Strategie di brand protection: non smettere di comunicare, promuovere la “Riviera dei Tramonti” e il suo territorio sono gli obiettivi principali prefissati insieme a Confartigianato Turismo Catanzaro, partner - tra l’altro - del primo Master italiano sul “Turismo delle Radici”, attraverso il quale sarà possibile sostenere la Riviera in quest’idea di rilancio verso una nuova forma di turismo. Investire, promuovere, sostenere sono alcune delle parole chiave che serviranno a dare pag. 18

nuova linfa dopo l’emergenza sanitaria ancora in corso. Il turismo ad oggi è quello che ha subito le più gravi conseguenze economiche: si è deciso, quindi, di siglare il protocollo d’intesa tra la Riviera dei Tramonti e Confartigianato Turismo Catanzaro, due realtà che offriranno supporto alle attività e al territorio per affrontare questa grande sfida. Il turismo diventa una continua scoperta e le possibili destinazioni diventano mondi da esplorare prima a distanza, cercando di raccogliere tutti i dati utili, e poi, una volta fatta la propria scelta, da vivere attraverso un percorso che non faccia sentire le persone vittime dei soliti itinerari triti e ritriti. I turisti oggi sono sempre più stanchi dei “viaggi fotocopia” in cui la priorità è riuscire a visitare le classiche tappe che costituiscono da tempo immemore i cavalli di battaglia di ogni tour operator: il viaggio deve essere un percorso capace di cogliere l’essenza della destinazione scelta. Perché la tecnologia è un grande mezzo ma “il contenuto resta poi sempre profondamente umano”. E un tramonto è un’indescrivibile emozione da vivere.

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associazionismo: soroptimist di lamezia terme

Una giovane laureata lametina per un corso all’Università Bocconi sulla leadership al femminile Un corso rivolto a giovani donne (età massima 28 anni) sulla leadership femminile, in possesso di laurea specialistica o magistrale e di buona conoscenza della lingua inglese, residenti o domiciliate nel Comune di Lamezia Terme. È quanto prevede il ciclo di lezioni dal titolo “Pari opportunità, leadership e genere, per una leadership responsabile e inclusiva”, promosso dal Soroptimist club di Lamezia, così come dai club di tutta Italia, e realizzato da Sda Bocconi School of Management. Il corso, sostenuto dalla Fondazione Bracco e destinato a giovani neolaureate selezionate dai club sulla base del merito, è totalmente gratuito per le ragazze selezionate. Le giovani donne interessate potranno inviare il curriculum al club lametino, all’indirizzo mail lamezia-terme@soroptimist.it (oppure scaricare il bando all’indirizzo mail www.soroptimist.it), entro il 28 febbraio. Il club valuterà le candidature e sceglierà una giovane donna che parteciperà gratuitamente al corso alla Bocconi. Tra gli obiettivi del corso: inquadrare il tema della leadership al femminile all’interno dell’attuale contesto di emergenza sanitaria ed economica; favorire l’empowerment e la carriera delle giovani donne; incrementare la consapevolezza rispetto alle regole di ingaggio e di sviluppo nell’attuale mercato del lavoro dove proattività e imprenditorialità assumono un’importanza strategica per l’efficacia del proprio progetto di leadership. È prevista la testimonianza, come role models, di molte donne in posizioni apicali. «Il percorso di sviluppo al femminile – ha spiegato la presidente del club lametino Rossella Aiello – viene proposto come itinerario di crescita personale, per consentire di riflettere sulle cause dell’esclusione al femminile dal mercato del lavoro Lamezia e non solo

e sui possibili limiti, organizzativi e soggettivi, che la maggior parte delle donne incontrano nella vita professionale. Il percorso vuole inoltre offrire concreti strumenti per affrontare il mercato del lavoro con un atteggiamento attivo e propositivo». Il corso sarà svolto da docenti della Sda Bocconi di Milano e si caratterizzerà per una didattica attiva, volta a massimizzare il coinvolgimento delle partecipanti. Alle lezioni di inquadramento teorico e di sintesi saranno affiancati l’analisi e la discussione di case histories e di incidents, il lavoro individuale e in piccoli gruppi, la proiezione di filmati, il rolemodeling e le testimonianze. «La pandemia ha evidenziato tutte le fragilità e ha anche amplificato le disparità di genere esistenti – ha proseguito Rossella Aiello, presidente del Soroptimist club di Lamezia – le donne, in particolare, si sono ritrovate esposte su molteplici fronti, così come documentato dal report delle Nazioni unite ‘The Impact of Covid-19 on Women’. Un ulteriore segnale di vulnerabilità è stato lo scarso grado di coinvolgimento delle donne nelle decisioni per la gestione della crisi e per la ripresa, nonostante l’elevato numero di movimenti e associazioni che si sono schierate a favore di una equa rappresentatività di genere, ma non basta chiedere la rappresentatività in base al numero e alle quote, indispensabili in questo momento. Bisogna conquistare gli spazi con una strategia: puntare sul merito e le competenze soprattutto studiando e affrontando i percorsi con leadership. Il Soroptimist seleziona e sostiene ragazze straordinarie cercando, attraverso questi corsi, di spingerle a volare puntando sulla propria forza e competenza». Il corso sarà svolto da docenti Bocconi.

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sport

Finp, Gianvittorio Longo è campione italiano assoluto nei 100 Rana!

«Sono campione italiano assoluto nei 100 rana!». Quasi neppure ci crede ancora, Gianvittorio Longo, soli 20 anni, atleta Finp della Arvalia Nuoto Lamezia e mix perfetto di determinazione, passione, coraggio e grinta. Tanti i sacrifici fatti per qualificarsi ai “XIV Campionati italiani assoluti invernali” disputati il 27 e 28 febbraio a Lignano Sabbiadoro. Una vittoria di per sé importante, accentuata poi dal primo posto conquistato nei 100 rana Sb9 maschile. «È stata una grande sorpresa già la qualificazione agli italiani – ha raccontato Gianvittorio in preda all’emozione – mi alleno solo dal 2018 e, per via del Covid, sono stato fermo per tutto il 2020, ma la sorpresa più grande è stata senz’altro arrivare primo e diventare campione nei 100 rana. È stata davvero una grande emozione, che mi ha lasciato letteralmente senza parole». Quelle stesse parole che, però, l’atleta ha trovato comunque per porgere i suoi più sinceri ringraziamenti al mister e alla società che gli hanno consentito di coltivare la pag. 20

Io nuoto

arvalia

PISCINA COMUNALE LAMEZIA TERME “Salvatore Giudice”

sua passione per il nuoto e crescere allenamento dopo allenamento: «Questo risultato lo devo al mio allenatore Pietro Ammendola, che mi segue dall’inizio e ha sempre creduto in me, ma anche alla Arvalia Nuoto Lamezia, che ci ha permesso di allenarci, fornendo sempre a noi atleti strutture e mezzi per non fermarci nonostante l’emergenza in corso. E soprattutto ai miei genitori, che mi hanno sempre supportato. Questa vittoria rappresenta una grande soddisfazione per me, ripaga ogni mio sacrificio e sono convinto che, continuando a lavorare bene, potrò raggiungere altri risultati ancora più gratificanti». Tanta è anche la gioia di mister Ammendola per il risultato conseguito dal suo atleta: «L’emozione nel vedere Gianvittorio campione italiano è stata enorme – ha ammesso – questo campionato lo abbiamo atteso un intero anno (avrebbe dovuto disputarsi prima del lockdown), quindi è stato molto sentito».

Un lavoro serio, sodo e attento, quello perseguito dal tecnico col suo agonista: «Nel 2017 non esisteva a Lamezia la squadra di nuoto paralimpico e grazie all’Arvalia siamo riusciti a portare nella nostra città anche questo nuovo mondo. Dopo pochi anni, vedere Gianvittorio arrivare a questo livello, è stata per me una vera esplosione di gioia, che tra l’altro arriva in un momento di enormi difficoltà dettate dalla situazione pandemica ancora in corso. Vincere in questa fase storica così complicata acquista ancora più valore, pertanto complimenti Gianvittorio! Forza Arvalia! Forza Lamezia!».

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Sport

CRESCERE per lo sport, CRESCERE con lo sport di Vincenzo De Sensi

Praticare un'attività sportiva non significa solo sviluppare energia muscolare. Lo sport è un esercizio che coinvolge il carattere, la volontà, la personalità e, se esercitato correttamente, positivi riflessi sulla salute psico-fisica. É universalmente riconosciuto che lo sport deve essere utilizzato, specialmente dai giovani, come un bene per potenziare le proprie capacità. Lo sport, infatti, arricchisce i rapporti sociali, offre una sana occupazione per il tempo libero, aiuta a plasmare le naturali difese contro gli inconvenienti del vivere moderno. Ma per poter beneficiare al massimo dei vantaggi derivati dalla pratica sportiva, è necessario avere a disposizione attrezzature idonee ed istruttori qualificati, in grado di applicare i metodi di insegnamento con competenza e consapevolezza. Lo sport, insomma, non può limitarsi ad una pratica spontanea, saltuaria, ma deve basarsi su criteri scientifici, formativi e di ricerca. La formazione fisico-sportiva dei giovanissimi ha carattere generale pur nel contesto di un indirizzo verso l'apprendimento dei gesti naturali del gioco del calcio visti nell'ottica di una preparazione giocosa e polivalente, in cui tutte le qualità fisiche, adatte alle età, devono essere adeguatamente curate e sviluppate. Quanto al ragazzo atleta, cioè avviato all'attività agonistica, intendiamo riferirci ad un ragazzo sano, forte, resistente, coordinato. Il ciclo della formazione atletica deve seguire Lamezia e non solo

l'età fisiologica e rispettare le leggi: grosso modo, l'età dei ragazzi e delle ragazze corrisponde alla pubertà, fase delicata "dell'organismo in cui devono essere evitati impegni eccessivi sia dal lato organico, sia dal lato muscolare e nervoso. In questo

periodo, tuttavia, l'attività sportiva può dare ai ragazzi grandi benefici, determinanti per l'equilibrio psicofisico futuro; questo obiettivo può essere ottenuto mediante un lavoro razionale inteso a migliorare la fun-

zionalità organica del ragazzo ed a costituirgli una solida piattaforma di efficienza fisica generale. Questi scopi possono, meglio devono, essere raggiunti con un programma ben studiato di preparazione. Bisognerà innanzitutto interessare il ragazzo presentandogli i vari esercizi sotto forma di grande gioco, sviluppandone al tempo stesso la volontà individuale e cercando di infondergli fiducia e sicurezza in se stesso. E' doveroso insistere su questo punto basilare; la gara deve essere considerata alla stregua di un esame che conclude un lungo e fecondo periodo di studio formativo e generale. Nella formazione fisico-sportiva dei ragazzi si cercherà di realizzare le seguenti qualità: resistenza e robustezza organica, elasticità muscolare, mobilità articolare, flessibilità, coordinazione generale. Occorrerà sviluppare in giusta misura anche le doti di forza e di velocità; la forza dovrà essere incrementata nella fase post-pubertartà quando l'organismo del giovane ha raggiunto un sufficiente assestamento sotto il profilo strutturale. Non bisogna però dimenticare che il giovane post-pubere dovrà superare talune difficoltà contingenti di coordinazione a causa dell'aumentata lunghezza delle sue leve scheletriche. In ogni caso la condizione generale della preparazione dovrà tenere presente la grande influenza che l'esercizio fisico agonistico ha sul sistema nervoso; quindi gli esercizi vanno eseguiti nel tempo e nei modi opportuni, con impegni graduati all'età.

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la parola allo psicologo

Quando il corpo fa stare male di Raffaele

Crescenzo - Pedagogista - Già Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. Autore di libri e articoli sul disagio giovanile.

Il corpo degli adolescenti inizia a crescere e si trasforma; scarpe che diventano strette e pantaloni troppo corti. Braccia e gambe si allungano, il torace e le spalle si allargano nei ragazzi, nel mentre nelle ragazze si allargano fianchi e bacino. Non deve destare meraviglia se gli adolescenti sembrano goffi nel camminare e nei movimenti. Molti adolescenti crescono in altezza così velocemente che, man mano che la loro altezza aumenta, il loro centro di gravità muta e la goffaggine è spesso inevitabile, in quanto “Un aumento di altezza improvviso influenza il modo con cui il corpo controlla le capacità motorie, tra cui l’abilità di camminare – il controllo motorio è regolato rispetto alle dimensioni del corpo, e un picco di crescita in altezza può alterare questo equilibrio. Il corpo ha bisogno di un certo tempo per adattarsi alle nuove proporzioni1”. L’adolescenza è un periodo della vita turbolento e le ragazze adolescenti in particolare possono essere stressate per le preoccupazioni sull’immagine del corpo. Non solo i media sono pieni di immagini di donne magre, ma i coetanei spesso incoraggiano l’attenzione sugli ideali del corpo magro2. In effetti, le ragazze diventano consapevoli dell’immagine ideale da raggiungere e la dieta è un modo per raggiungere quegli ideali3. Nella nostra società, non solo nella nostra, l’ideale del corpo femminile è quello magro. I giovani ragazzi, sono incoraggiati a essere muscolosi, vogliono un corpo forte tanto da essere ossessionati nel sottoporsi a diete ed esercizi in modo compulsivo per apparire in questo modo. Pur avendo livelli di sviluppo muscolare accettabili, sono pre1 Bisi M. C., Stagni R., Development of gait motor control: what happens after a sudden increase in height during adolescence?, Università di Bologna - Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione - ricerca pubblicata su Biomedical Engineering OnLine, 2016. 2 Botta, R. A. (2000). The mirror of television: A comparison of Black and White adolescents’ body image. Journal of Communication, 50(3),144-159. Dohnt, H. K. and Tiggemann, M. (2006). Body image concerns in young girls: The role of peers and media prior to adolescence. Journal of Youth and Adolescence , 35(2), 141-151. 3 Dohnt, H. K. and Tiggemann, M. (2006). Body image concerns in young girls: The role of peers and media prior to adolescence. Journal of Youth and Adolescence , 35(2), 141-151.

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occupati dal pensiero che i loro muscoli siano troppo piccoli, determinando disagio psicologico significativo, persino disturbi dell’umore, sociali e d’ansia. Possono anche essere preoccupati per altre aree del corpo, concentrandosi su capelli, pelle o dimensioni del pene4. Nel 1886, Enrico Morselli riferì di un disturbo che chiamò dismorfofobia5. La dismorfofobia, è caratterizzata dall’idea ossessiva che alcuni aspetti della propria parte o aspetto del proprio corpo siano imperfetti e pertanto richiedono misure eccezionali per nasconderlo o risolverlo6. Alcuni autori la definiscono “una fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un’eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea7”. Altri ancora fanno riferimento a delle “turbe dell’immagine corporea” che possono riguardare l’insieme del proprio corpo o di una parte di esso8. Altro aspetto della dismorfofobia è il timore del rifiuto sociale che non è “solo un disturbo della relazione con se stessi, ma anche una forma di disturbo relazionale con gli altri9”. Il giudizio e il rifiuto da parte del gruppo di coetanei, per il proprio aspetto fisico, può scatenare ansia e complessi di inferiorità; la percezione di sentirsi diverso dai coetanei, in una fase evolutiva la cui conformità è rilevante, determina un maggior rischio per la depressione. La percezione di un corpo con difetti, reali o meno, determinano spesso una cattiva immagine e mancata accettazione di sé, 4 Himelstein R., The body dysmorphic disorder that’s affecting teen boys, and what to do about it. In The Philadelphia Inquirer, LLC, 2021. 5 Morselli E., Sulla dismorfofobia e sulla tafofobia, due forme non ancora descritte di Pazzia con idee fisse. Bollettino della Regia Accademia delle Scienze Mediche di Genova, 1891, VI: 110–119. 6 Fonte da Wikipedia, l’enciclopedia libera. La dismorfofobia o disturbo da dismorfismo corporeo (dal greco antico dis – morphé, forma distorta e φόβος, phobos = timore). 7 Mian E., Specchi. Viaggio all’interno dell’immagine corporea, Phasar, 2006, p. 22. 8 Schonfeld, W. A. (1969). The body and body-image in adolescents. In G. Caplan & S. Lebovici (Eds.), Adolescence: Psychosocial perspectives (pp. 27-53). 9 Tomkiewicz S., Finder J., La dysmorphophobie de l’adolescent caractèriel, Rev. Neuropsychiat. Enf., 1967. In Marcelli D., Braconnier A., Adolescenza e Psicopatologia, vol. II, Masson, Milano, 1995, pag. 216.

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paura di apparire e confrontarsi, fino ad arrivare a farsi del male mediante comportamenti che danneggiano se stessi ed il proprio corpo che “sfugge all’adolescente”, assieme alle emozioni e sensazioni, che diventano “incontrollabili e sconosciute” ed il nostro adolescente non capisce cosa sta accadendo “non si sente più responsabile del proprio corpo e nemmeno attore delle azioni e questo causa (…) un ulteriore senso di disorientamento”, fino ad arrivare ad aver “(…) paura di ciò che maggiormente si desidera e fare il contrario di ciò che potrebbe renderci felici se lo facessimo. E’ vero per ogni essere umano, ma lo è particolarmente per l’adolescente10” . I media, oltremodo, influenzano la soddisfazione dell’immagine corporea tra le ragazze adolescenti; più le ragazze si confrontano, assieme alle loro amiche, con le donne magre che vedono in televisione, più è probabile che avvertono una insoddisfazione del proprio corpo, a rischio di sviluppare abitudini alimentari errate. Uno studio ha esaminato il peso corporeo di 173 ragazze preadolescenti e le influenze dei genitori, dei fratelli, dei pari e dei media come segnali dei processi, pensieri e attitudini associati all’insoddisfazione del corpo. Le ragazze in sovrappeso hanno riferito di voler essere più magre e le ragazze preoccupate per il loro aspetto avevano punteggi di depressione più alti; tale ricerca ha evidenziato che le ragazze preoccupate per la forma del proprio corpo e il proprio peso hanno maggiori probabilità di avere opinioni negative su se stesse legate alla depressione11. Altro aspetto è l’eccessivo utilizzo dei social media e dello scatto di selfie, le persone vanno alla ricerca di una immagine, fotografia ideale da presentare agli altri. Nello specifico, le ragazze sono le più colpite dalla persistente esposizione ai social media, presentando sintomi di bassa autostima e autovalutazione negativa. Generalmente le persone vogliono essere conosciute e comprese dagli altri per dare una visione di sé positiva che possa aumentare la propria autostima, ciò può spiegare il motivo per cui le persone utilizzano i selfie, al fine di ottenere la verifica/valutazione/approvazione da parte degli altri mediante un “Mi piace” e “commenti”12. In un ospedale degli Emirati Arabi Uniti, è stata condotta un’indagine che ha evidenziato come i selfie possono essere la ragione per cui i giovani cercano la chirurgia plastica con un aumento del 10% dei lavori al naso, un aumento del 7% nei trapianti di capelli e un aumento del 6% nella chirurgia delle palpebre nel 201313. Nel 2018, è stato coniato un termine “Snapchat Dysmorphia”, da parte di un medico estetico di Londra; tale termine si riferisce alle persone che cercano interventi di chirurgia plastica per assomigliare alla loro immagine digitale14. Le foto filtrate, come quelle sui social, spesso presentano un aspetto irrealistico e irraggiungibile che può essere un fattore 10 Jeammet P., Psicopatologia dell’adolescenza, Editore: Borla, Roma 1992 11 Sinton, M., and Birch, L. (2006). Individual and sociocultural influences on pre-adolescent girls’ appearance schemas and body dissatisfaction. Journal of Youth and Adolescence, 35(2), 165-175. http://www.ncjrs.gov/App/publications/ abstract.aspx?ID=236383. 12 Varnali K., Self-disclosure on social networking sites. Social Behavior and Personality. 2015;43:1–14.doi: http://dx.doi.org/10.2224/sbp.2015.43.1.1. 13 Vats M., Selfie syndrome: An infectious gift of IT to health care. J Lung Pulm Respir Res. 2015;2:48. 14 Il medico estetico Tijon Esho, ha coniato il termine “Snapchat dysmorphia”, definendolo: “un’ossessione di modificare il proprio aspetto nei selfie attraverso sistemi di postproduzione delle immagini digitali, nel tentativo di raggiungere quell’immagine di sé che corrisponda al proprio ideale”.

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determinante nella non accettazione della propria immagine15. I social media hanno un forte impatto per la formazione dell’autostima, dando forma alla nostra cultura e subcultura, incidendo sull’autostima dell’individuo e dei nostri giovani “I media possono erodere la fiducia (…) distorcendo il (…) punto di vista sulla realtà”16. I genitori devono intervenire e promuovere un’immagine del corpo sana per ovviare che l’insoddisfazione non si trasformi in un’ossessione, con il rischio di influire negativamente sul loro comportamento ed autostima. Ciò è vitale perché una cattiva immagine corporea è collegata alla depressione maggiormente nelle ragazze adolescenti17. Il genitore ha sicuramente un ruolo importante per il proprio ragazzo/a e, per questo motivo, bisogna fare attenzione al modo in cui ci si pone nei suoi confronti. E’ fondamentale essere accoglienti e non giudicanti per riuscire ad accompagnarli verso un percorso di accettazione del proprio corpo, in quanto “L’adolescente deve ormai assumere su di sé le funzioni di regolazione dell’autostima, di appoggio e di sostegno (…) spettano in larga misura ai genitori; dovrà rinegoziare totalmente le condizioni di ciò che garantisce il senso del suo valore e la sua fiducia in se stesso trovando nuovi modi per scaricare le tensioni e conseguire piaceri18”. Se si resta focalizzati sul proprio punto di vista, si rischia di essere superficiali di fronte alla loro ansia e timore, quando dicono di non piacersi. I ragazzi hanno bisogno di accoglienza, per cui potrebbe essere utile per il genitore anche raccontare qualcosa di personale, del proprio vissuto, delle difficoltà incontrate durante la propria adolescenza, per dichiarare la propria vicinanza e comprensione per le loro preoccupazioni. Hanno bisogno di sostegno e di riconoscere quelli che sono i loro punti di forza, per riuscire a non focalizzarsi solo su ciò che non gli piace di se stessi; senza esagerare, valorizzate le loro peculiarità e gli aspetti positivi di modo che nella crescita riescano ad accettare anche i loro difetti. Un’immagine corporea positiva aumenta l’autostima, l’accettazione di sé e i comportamenti di stile di vita sani; un’immagine del corpo scarsa o negativa può avere effetti negativi sulla salute fisica, psicologica e sociale del ragazzo. Sentirsi impacciati o angosciati per l’aspetto fisico può indurre a diminuire le interazioni sociali e a disimpegnarsi dalle attività quotidiane; innescando sentimenti di solitudine, isolamento e la preoccupazione di non essere accettati dagli altri. Gli adulti che sono in contatto con i ragazzi (genitori, insegnanti) devono essere sensibilizzati e quindi formati all’ascolto, in quanto il più delle volte di fronte alle difficoltà degli adolescenti, si dimostrano indifferenti ma anche spesso ansiosi ed intimoriti. L’informazione e la formazione dei genitori e di coloro che si sentono motivati ed interessati offrono la possibilità di una capacità di ascolto e di accoglienza che, sicuramente, può determinare ed influenzare lo sviluppo di un’immagine corporea sana per i nostri ragazzi. 15 Ramphul K., Mejias S.G., Is “Snapchat Dysmorphia” a Real Issue?, Published online 2018 Mar 3. doi: 10.7759/cureus.2263, Editor: Alexander Muacevic and John R Adler. 16 McGee P., Credi in te stesso!, cambia modo di pensare, accresci la tua autostima e raggiungi tutti i risultati che ti stanno a cuore. Editore: Red, Milano 2012. 17 Rierdan, J. and Koff, E. (1997). Weight, weight-related aspects of body image, and depression in early adolescent girls. Adolescence, 32, 615-624. https:// pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9360735/. 18 Jeammet P., Adulti senza riserva. Quel che aiuta un adolescente, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009.

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di Maria Palazzo Carissimi lettori, stavolta, più che leggere qualcosa per voi, come sottintende la mia rubrica, voglio raccontarvi una piccola storia sulla lettura, che mi riguarda da vicino. Da bambina, come tutti, ormai, sanno, amavo moltissimo leggere e, in famiglia, la cosa era molto apprezzata e alimentata. Tutto ciò, per me, ha rappresentato un vero privilegio. Se molte cose, giudicate dai miei come frivole, mi erano negate, non mi è mai stato negato un libro. Ciò contribuiva a far sì che io non mi frenassi e chiedessi sempre, ben sapendo che sarei stata esaudita. Sanno tutti anche che il primo romanzo lungo che mia madre mi regalò (ben consapevole che sarebbe stato il primo di una lunga serie), fu I tre moschettieri, di Alexandre Dumas padre. Dovevo ancora compiere 8 anni. Da lì cominciò la mia piccola scalata alla lettura. Non mi fu mai negato nulla, è vero, eppure un no fu pronunciato e io, contrariamente a quanto fosse consentito dal mio carattere che non si rassegna facilmente a un diniego immotivato, pur soffrendo, non battei ciglio. In realtà, la motivazione mi fu data e fu tale e forte, che fui io stessa a cedere… La mia richiesta era alquanto banale, rispetto alle mie solite richieste. E non mi sembrava affatto straordinaria, dato che, agli inizi degli anni ’70, ogni famiglia possedeva la piccola enciclopedia per bambini che, sopra ogni cosa, desideravo. Si trattava de I QUINDICI, appunto quindici volumetti che vedevo occhieggiare, spesso, intonsi, in tutte le librerie delle case dove mi recavo con i miei o in casa di piccoli amici. Osservavo quei testi dal dorso colorato (ogni volume aveva un dorso di colore diverso, su fondo chiaro) con una tale avidità, da mangiarli letteralmente con gli occhi… La cosa più terribile era che, tranne in una sola famiglia, la dolce famiglia Raffaele, piena di bimbi festosi, dove ebbi modo di sfogliare, leggere e utilizzare I QUINDICI, nessun’altra sembrava tenere in gran conto quei volumi. Sembravano più un trofeo da esibire, un cult da sfoggiare, che un mezzo per imparare. I fratelli Raffaele, invece, ogni volta che mi recavo da loro, mi mettevano quei libri in mano e… via, con la fantasia. Ricordo Silvana che mi insegnava a trovare mille cose, conosceva a memorie filastrocche e poesie e, pag. 24

in più, conosceva il contenuto di ogni libro e me lo spiegava, con tale maestrìa, che io ne rimanevo, ogni volta, sempre più incantata… E venne un Natale. Mia madre, come da prassi, mi chiese quale libro volessi in regalo, per non interrompere la tradizione. Entusiasta, risposi di getto: “I QUINDICI!”. Con mia grande sorpresa, mi sentii rispondere con un diniego. Alla mia richiesta di spiegazioni, mia madre rispose, testuali parole: “Chiedimi tutto, ma non quelli: li hanno tutti e sono poco originali. Non mi piace che tu acquisisca una cultura di massa!”. Siccome mia madre si lanciava sempre in crociate verbali contro il consumismo che omologava tutti, ed essendo una motivazione molto seria, forse per l’unica (o, meglio, una delle poche) volta, non osai ribattere! E, visto che mia madre vantava lo scrittore Emilio Salgari, come grande risorsa per la fantasia, mi piegai ad assecondarla, iniziando quella che divenne, per anni, la mia lettura preferita, insieme a quella di Dumas. Mia madre sosteneva che gli autori di avventure fossero necessari, non solo per lo sviluppo della fantasia, ma anche per il riuscire ad esprimerla. Devo a lei e ai libri verso i quali mi indirizzò, se, col tempo, ho imparato a non seppellire le mie emozioni, sotto le coltri obsolete del quotidiano. Lei, a sua volta, aveva imparato da mio nonno, che avendo la cartolibreria a Serra, le suggeriva i libri da leggere. Mamma mi narrava della felicità di quando arrivava in negozio il libro tanto atteso… Col passare del tempo, il ricordo dei famosi quindici, sbiadì, ma, a dire il vero, non si affievolì mai del tutto… E venne un altro Natale. Molto, molto tempo dopo. Quello del 1997. Mia madre, chissà perché, mi chiese se mai io avessi avuto qualche piccolo desiderio inesaudito… Allora si riaprì, improvvisamente la mia piccola ferita di bimba e le confessai di aver desiderato, ardentemente, la piccola enciclopedia negata… Mia madre rimase molto male, per non essersi accorta di un piccolo vuoto infantile, mai colmato, tanto più che io le dissi di aver accettato, persino, la motivazione del diniego… Disse di essere pronta a colmare quel vuoto, ma, ormai, non sarebbe stato facile. Iniziarono le ricerche. Allora la rete internet non era molto sviluppata e i costi, comunGrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

que, erano alti. Cominciai a scrivere a delle case editrici e a negozi che potessero fornire anche libri usati, ma, all’epoca, la ricerca fu vana o i costi si rivelarono troppo esosi. Mi ritrovai, una sera, a parlarne con un’amica. Si mise a disposizione e mi diede una mano nella ricerca. Dopo qualche tempo, mi disse che una sua amica era disposta a vendere I QUINDICI in suo possesso, ad un prezzo ragionevole. Lo comunicai a mamma, che fu ben lieta di esaudire il mio antico desiderio. Come portai a casa quei quindici, mia madre volle sfogliarli con me. Beh, avevo ormai 34 anni ed era passato anche Natale: fu per Pasqua che potè regalarmeli, ma fu un momento magico poter vivere quelle pagine insieme. Lei stessa scoprì che non erano affatto banali e poco originali e accolse con gioia quella seconda occasione di rendermi felice… Ho narrato questa piccola storia, è vero, un po’ per rendere omaggio alla ma mamma, ma anche per elogiare, appunto, le seconde occasioni che, sapute cogliere, nella vita, riservano emozioni grandissime. A volte si rinuncia a qualcosa o non si riesce a capire davvero ciò che ci stia veramente a cuore e, allora, la vita ci ripropone l’opportunità. Sta a noi, poi, afferrarla al volo. Ricevendo il doppio, rispetto al passato. Non dimenticherò mai la gioia vissuta insieme a mia madre, nello sfogliare quei libri. Ancora oggi, quando ho del tempo libero, prendo un volume dei famosi quindici e continuo a sognare… Sembra persino che mia madre si materializzi accanto a me, sorridente e felice, come sempre, di starmi vicina… Se avete I QUINDICI nella vostra personale biblioteca, riprendeteli, risfogliateli, rileggeteli, di tanto in tanto… La felicità è assicurata. Parola. Poi mi direte.

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