Lm giugno 2018 agg

Page 1

Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 1


Via del Progresso -

Lamezia Terme • 0968.21844

Ultimi Libri Pubblicati in ordine di uscita

ISBN 978-88-943125-0-8

€ 10

€ 10

9 788894 312508

NELLE LIBRERIE, NELLE EDICOLE, per info: 333 5300414 Non posso vivere senza libri! recitava così Thomas Jefferson Se anche per te è così,se hai un manoscritto, che sia una raccolta di poesie o di novelle, un romanzo, una biografia, un libro storico, il tuo diario, un libro che parla per immagini o, perchè no, i tuoi ricordi sui Social, e vuoi REALIZZARE IL SOGNO DI VEDERLO STAMPATO, anche con il codice ISBN che ne assicura la presenza nel Catalogo dei Libri in Commercio e cerchi un Editore che ti segua passo dopo passo, che ti aiuti nella stampa cartacea ed in quella digitale, che curi la correzione delle bozze, che ti aiuti nella promozione del libro CONTATTACI: 3335300414

Filippo D’Andrea

nsieme la trama di un ome in una sequenza reale (…). Il racconto na Parlati). onaggi che, su scenari L’intelligente tessitura o con la loro pregnante

D’a Cista d’u Ciucciu

a indicarci/consigliarci co Enrico Mete).

D’a Cista d’u Ciucciu

eta Sociale (1994); Il ia Meridionale (1996); a (1998); Padre Luigi sperienze e speranze in io e la famiglia (2001, rati minimi a Sambiase vo e la fedeltà a Dio e a Viandante; Laicità e a. Memorie di futuro di i (2014); Pensieri della margine dell’esistenza una. Orme filosofiche 7); I filosofi lametini. . Filosofia e spiritualità o Maiolo. Sacerdozio, n corso di stampa); La

Semi di memoria di una famiglia

del Sud delle terre e dell’emigrazione

Filippo D’Andrea –

sicologia, Pedagogia e .. Collabora all’Istituto Bollettino della Società Rogerius”, ecc. Il 1992 anni svolge conferenze

€ 12,00

pag. 281

pag. 2

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Anton Giulio Grande

Lameziaenonsolo incontra

Antonio Perri

Torna in copertina Anton Giulio Grande e non poteva che essere così. Noi che gli abbiamo dedicato articoli e copertine da quando ha cominciato a muovere i primi passi nel campo della moda non potevamo non essere presenti, non potevamo non gioire per questo momento di gioia. Per Anton Giulio ci siamo stati, ci siamo e ci saremo perché rappresenta la parte bella non solo di Lamezia di una città ma si un modo di essere e di proporsi: grande davvero, di nome e di fatto. Oggi festeggi 20 anni di carriera, un traguardo importantissimo per te, c’è qualcuno che senti di dover ringraziare per tutto ciò che hai fatto e per chi sei diventato? Innanzitutto me stesso, la mia determinazione, il mio coraggio, la mia ambizione e il mio desiderio di riscatto, il voler emergere fuori dal coro, e la forza quotidiana di reagire e alzarmi sempre in piedi e poi la mia splendida famiglia così riservata e per nulla presenzialista ma così presente sempre laddove una famiglia vera deve esserci . Devo tutto a loro! Ciò che sono e che sono diventato! L’educazione, i valori, il rispetto, la cultura che mi hanno trasmesso, grazie a loro ho studiato e sono diventato ciò che sono diventato ... e poi i miei amici, pochi sinceri e veri, il resto solo di passaggio e solo amici di convenienza che hanno solo preso da me ma non importa sono stato felice anche di un grande valore ereditato e inculcato dalla mia famiglia quale la generosità a priori, e poi le donne di qualunque status che amando i miei abiti e indossandoli oltre ad avermi stimato, aiutato ecc mi hanno regalato emozioni e stimoli indispensabili

Lamezia e non solo

Cosa provi pensando che sono passati venti anni? I bilanci sono necessari per riflettere , capire e migliorare , non devono essere nostalgici ma piuttosto un imput a fare sempre meglio.

gusto del Made in Italy e poi un’estate fittissima di eventi. Il 9 giugno su Tv moda special guest a the look of the year ad Ischia, Alta moda a Roma, il 4 luglio nella splendida villa Rotschild a Cap Ferrat Costa Azzurra ecc ecc

Hai già nuove idee in cantiere? La mia vita sempre in fermento e in

Sei stato contattato da famosi stilisti che ti hanno chiesto di fare parte della loro Maison eppure, da quando ti sei affacciato nel mondo della moda tutti ti hanno definito “l’erede naturale di Gianni Versace” ma sei mai stato contattato da loro? Ho conosciuto tanti grandi nomi della moda, fin dagli esordi perché già da allora sfilavo con loro sia in itala che all estero. Loro mi vedevano come un giovane collega e pertanto non come uno che potesse lavorare con e per loro. Tornassi indietro invece lo farei per esperienza e per dirigere magari in qualità di direttore creativo una maison come invece facendo gavetta hanno fatto tanti miei colleghi coetanei. Questo davvero mi è mancato. In passato ho avuto qualche richiesta da due grandi nomi uno italiano e l’altro francese ma mi chiedevano esclusiva e avrei

movimento soprattutto negli ultimi anni mi sono rimboccato le maniche e ho cambiato molte cose ovviamente migliorandole. Tante idee sempre in fermento, progetti anche su altri settori dove viene richiesta la mia esperienza, la creatività e il buon

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 3


dovuto rinunciare al mio nome e a tutto il resto dei miei impegni lavorativi. Ero troppo legato ad un sistema e anche al mio mondo e avrei dovuto rinunciare e abbandonare le mie clienti Posso dire che hai fatto bene e che il tempo ti ha dato ragione. Lamezia non sempre celebra i suoi figli più importanti, ma chi ti conosce ha voluto organizzare questa bellissima festa per te. Credo che tu ne sia felice. Ma quanto è importante la tua città per te? E’ importantissima e ciò è sotto gli occhi di tutti. Torno spesso e porto con me le mie collezioni per le mie clienti. Sono sempre stato presente e a disposizione di tutti , ho creato indotti a favore della città , ci ho fatto investimenti importanti e soprattutto portandola sempre nel mio cuore la mia città la cito spesso sfatando pregiudizi. Tante le modelle e le celebrity che ho portato nella mia città testimoniando bellezza. E non solo ho portato Lamezia come pochi, credo, sulle cronache di riviste patinate e di stampa internazionale con notizie solo belle e positive... Le notizie di Lamezia che balzano solitamente sui giornali riempiono altri tipi di pagine. Hai ragione e per questo non possiamo che ringraziarti. Parliamo adesso dei tuoi abiti, indossati dalle

pag. 4

donne più belle dello spettacolo, ed Anna Falchi, ne è uno splendido esempio, ma i tuoi abiti sono ammirati e desiderati anche da donne che non hanno il fisico della Falchi, cosa rispondi a queste donne che chiedono i tuoi abiti? Ma i miei abiti credo siano per tutte le donne che vogliono essere belle ma soprattutto femminili . Io creo abiti avendo la donna / cliente di fronte cercando di conoscerla, sentendola parlare, ascoltando le sue esigenze, spesso diventiamo amici e io le accompagno in tutto fino al loro evento perlopiù matrimonio .Cerco di far emergere pregi e qualità e cercare di mascherare eventuali difetti. Una donna che indossa un mio abito sicuramente è perché vuol essere non solo bella ma la più bella e ammirata. Spesso e volentieri ci riusciamo Si dice che la moda sia un mondo competitivo, tu hai amici in questo mondo? Lo è! Certo che lo è! Ma quale mondo o ambito lavorativo attualmente non lo è. Personalmente ho ricevuto delusioni e colpi bassi da persone provenienti non dal mondo della moda dove comunque lo metti in bilancio. Amici veri pochi e qualcuno nella moda, tantissime donne, con loro ho rapporti straordinari, confidenziali mente gli uomini mi vedono competitivo forse

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

un po’ invidiosi di ciò che ho intorno quotidianamente. Storicamente non esiste la solidarietà femminile ma vi assicuro che tra gli uomini può esser anche peggio. Io sono amico solo di amici che hanno vite realizzate , devo stimare una persona che ho a fianco per ciò che è e per ciò che fa, il resto lasciamoli nel loro ruolo di poveri spettatori che non avendo una propria vita sparlano dei successi altrui Tre aggettivi per descriverti, tre pregi e tre difetti di AGG. Più difetti che pregi lo ammetto! Ma i pochi pregi sono veri e profondi. Difetti: permaloso, umorale, egocentrico. Pregi: creativo, generoso e soprattutto so essere amico fino all’estremo sacrificando e trascurando me stesso per aiutare gli altri Dagli inizi della tua carriera ad oggi hai creato molti abiti, ma c’è un abito che ami più di tutti? Sono legato a tutti gli abiti che ho fatto. Alcuni sono diventati celebri, super fotografati perché addosso a celebrity per occasioni importanti ecc ma anche abiti di tante donne comuni e normali rimasti nel cuore per la loro stima nei miei confronti e per la bellezza che mi hanno regalato Oggi sei uno stilista affermato, ma hai mai avuto paura di non farcela?

Lamezia e non solo


Apparentemente sono una persona fortissima e per molti amici sono un punto di riferimento, un esempio . In realtà le paure sono umane ed è giusto che ci siano e che vengano provate insieme all insicurezza. Io quando mi accingo a fare un abito, una collezione, un evento nonostante l’esperienza nutro sempre insicurezza mista ad emozione e finché l’avrò sarò felice perché mi sentirò vivo ed entusiasta. Guai a perdere paura e insicurezza, chi non le ha è solo un presuntuoso

sia, fra i primi abiti creati e quelli di adesso? Anton Giulio ha una grande capacità di rinnovare il suo stile pur mantenendo fede negli anni . Un suo abito è un capolavoro perché a differenza di molti lo riconosci subito per la sua femminilità e sensualità ! Ogni suo abito per la sua magnificenza lo vedi , lo riconosci ed ha un impatto non indifferente . Anton Giulio è un’artista della moda oltre ad essere una persona molto colta e nei suoi abiti tutto ciò si vede

Quando sarà la prossima sfilata? Ce ne sarà mai una a Lamezia? Tantissimi eventi in calendario e i festeggiamenti organizzati per me in tante location... Chissà Lamezia... penso di sì !

Cosa significa per lei indossare un vestito di AGG? Indossare un suo abito è un privilegio, perché indossi non solo un abito bellissimo che ti fa sentire immediatamente femminile ed elegante al tempo stesso ( cosa molto rara , solo chi è un grande stilista sa fare) e soprattutto indossi qualità , Made in Italy e pregio. I suoi abiti hanno una costruzione sartoriale straordinaria , te ne accorgi quando li hai addosso i suoi capolavori e poi a differenza dei suoi colleghi con Anton Giulio instauri un rapporto umano raro in questo ambiente per la sua umanità, gentilezza, educazione e sensibilità. Un vero signore e sono fiera di essere sua amica e testimonial

ANNA FALCHI Buonasera Anna e grazie per rispondere alle nostre domande. Ci racconta come è nata la collaborazione con Anton Giulio Grande? Con Anton Giulio ci conosciamo veramente da tantissimi anni , e tantissime e felicissime sono state le nostre collaborazioni professionali. Che differenza c’è, ammesso che ci

Lamezia e non solo

E cosa significa per lei essere scelta come testimonial da AGG? Significa essere privilegiate esser scelte da lui perché indossare un suo capo ti rende unica , esclusiva e con un impatto di straordinaria femminilità , eleganza e sensualità ! Ad un giornalista che la ha intervistata ha detto che, tornando indietro, non farebbe più l’attrice e che il cinema sta morendo in favore dei tablet, dei pc, degli smartphone. Crede quindi che non esista più la magia del cinema come quella del teatro? I tempi sono molto cambiati rispetto a quando ho iniziato io. Epoche diverse! Se dovessi iniziare ora sicuramente farei altro Però se non avesse fatto l’attrice non avrebbe conosciuto AGG e, forse, non avrebbe indossato i suoi abiti, non sarebbe stato un peccato visto che le stanno divinamente? Anton Giulio oltre ad essere un grande nome della moda è un mio amico, la nostra amicizia e collaborazione sarebbe esistita indipendentemente dal lavoro e dall‘ambiente in cui ci siamo conosciuti Per chiudere torniamo ad AGG, parlando dell’uomo e non dello

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 5


stilista, cosa pensa del nostro Anton Giulio? Sono qui per lui come in tante altre occasioni . Onorata di avermi scelta tra tante amiche e testimonial per festeggiare con lui il suo importante traguardo e anniversario . Una grande fortuna e privilegio essere suo amico perché ti da moltissimo sia professionalmente che umanamente. È un uomo dalla grande personalità e ricco di sentimenti belli e davvero rari, è generoso e in un mondo come quello attuale si distingue per correttezza , gentilezza , disponibilità , senso del rispetto oltre al talento indiscusso e celebrato in tutto il mondo . Un vero privilegio essere suo amico e per voi un vanto straordinario per avere un così illustre concittadino che vi onora facendovi fare bella figura nel mondo. Siatene orgogliosi come lo siamo noi tutte! DICONO DI LUI Doris Lo Moro AGG? Un giovane che ha un talento innato e ben coltivato e contestualmente umiltà e sani principi. Antongiulio anche quando usa merletti e veli ha sempre un sacro rispetto della donna e della sua intimità. Può andare molto lontano restando sempre ancorato alle origini che vive come una forza e

pag. 6

non un limite. Lo conosco oramai da molti anni ed è anche un amico ma, aldilà dell’amicizia e dell’affetto, ho una grande ammirazione per lui e per la sua arte. Giovanna Carere Le sue esclusive creazioni dimostrano indiscutibile genialità e professionalità. Da amica aggiungo che Antongiulio è una persona unica e speciale che riesce a regalare grandi emozioni con semplicità, umiltà e, soprattutto, mettendoci sempre il cuore! Dina Marasco Antongiulio è, prima di ogni cosa, un amico. Può trovarsi a Londra, Milano, Parigi, ma se hai bisogno di lui, lui risponde sempre, soprattutto la notte. Possono passare i giorni, i mesi, ma quando ci si rivede, è come se ci fossimo lasciati ieri. Il successo non lo ha cambiato. È sempre il “ragazzo” dagli occhi grandi, aperti sull’infinito, che al Liceo F. Fiorentino scrutava già le sue muse, le donne, piccole e grandi, che avrebbe

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

poi rivestito di incanto. Antongiulio ha un cuore grande e generoso, sempre pronto ad aiutare chi si trova in difficoltà, a dare consigli. È sensibile e fragile come una farfalla, è facile ferirlo e fargli male ma è anche fortissimo, caparbio e instancabile. Antongiulio è l’artigiano esperto che disegna sogni e li trasforma in visioni. 20 anni fa, iniziava la sua carriera sulla scalinata di Piazza di Spagna. Da allora, di successo in successo, è oggi uno dei pochi ultimi stilisti non omologati e dall’ispirazione unica e inesauribile. Caro amico, questo successo lo meriti tutto. Talento, genio creativo, abnegazione, spirito di sacrificio non potevano che portarti sempre più in alto. Da donna, da lametina, da “vecchia” amica, ti dico grazie Wanda Ferro Eleganza, raffinatezza, desiderio, seduzione. C’è questo e molto altro nelle affascinanti creazioni di Anton Giulio Grande, un artista che riesce con ogni suo abito a raccontare una favola in cui ogni donna può immergersi, per vedersi bellissima, esprimere la propria personalità, sentirsi sicura di sé, forte e straordinariamente femminile allo stesso tempo. Un equilibrio non semplice, un’armonia

Lamezia e non solo


che è frutto di una straordinaria sensibilità, di gentilezza, di cultura artistica, di amore per il bello. Doti che Anton Giulio sa regalare alle modelle più belle e famose come alle donne comuni. Una favola di ricami, pizzi, trasparenze, sensualità e ricercatezza. Gli scialli che raccontano la tradizione calabrese, ricordi ancestrali che da oggetti di decoro diventano emozione, teatralità, con un semplice gesto o uno sguardo. Una moda che va al di là del tempo e dei luoghi, ma che ha radici ben salde nella nostra Calabria. L’alta moda di Anton Giulio Grande è un’eccellenza del nostro territorio, la fiamma intorno alla quale far sorgere una fucina di talenti capaci di trasmettere ai tessuti l’identità e la cultura del nostro territorio, facendole amare in tutto il mondo. Ida D’Ippolito Anton Giulio Grande, un talento calabrese, che raggiunge il successo in un settore, quello della moda, altamente competitivo e difficile. Un esempio positivo, per i nostri giovani; una conferma della possibilità di raggiungere traguardi ambiziosi grazie a tenacia, competenza e capacità di affrontare, superandoli, ostacoli e difficoltà che, soprattutto nella nostra regione, rischiano di apparire insormontabili. Lo ricordo ieri giovane allievo di liceo,

Lamezia e non solo

riservato e solitario, sensibile e attento, già silenziosamente proiettato verso la sua naturale vocazione artistica; oggi uomo maturo, realizzato e sicuro, con idee chiare e aperte, ma sempre dal tratto gentile e garbato, schivo e sincero. La donna che veste è la sua idea di Bellezza, sensuale e morbida, esplosiva eppure innocente, che recupera alla modernità magie di ricami preziosi, di antiche virtù artigianali recuperate, di tradizioni territoriali e sensibilità magno-greche e bizantine, rivissute e attualizzate. L’amore per la sua terra e la sua Città natale, in cui ama sempre ritornare; l’orgoglio manifesto della sua appartenenza e delle sue radici, rendono fieri i calabresi e i lametini, ma a lui fanno onore in un contesto in cui accade sovente che chi raggiunge il successo dimentichi da dove viene. 20 anni di carriera, coronati da innumerevoli successi, nazionali e internazionali e un futuro, di sicuro, tutto da scrivere e che gli auguro ancora più luminoso. Alla fine dell’intervista non ci saranno domande alla Marzullo o frasi dedicate visto che chi firma non è la persona di sempre, solo considerazioni, personali su questo Grande artista. Ne ho sempre letto, ne ho sentito parlare, lo conoscevo per averlo

incontrato varie volte ma questa è stata la prima volta che ho avuto modo di parlargli più a lungo, di conoscerlo meglio. La cosa che mi ha colpito di più, prima ancora di ascoltare le testimonianze degli altri è la sua disarmante semplicità. Nessuna presupponenza per essere quello che è: uno stilista famoso che frequenta l’alta società, che conosce e veste nobildonne e principesse, attrici bellissime e donne famose. Un uomo che gira il mondo, che entra nelle case più belle della nostra Italia e non solo... Ecco questo mi ha meravigliato, questa sua semplicità, questo suo modo di porsi e di essere e mi viene da pensare che la sua grandezza inizi dalla sua anima e poi si riversa in tutto quello che fa, nei suoi meravigliosi abiti, nei suoi rapporti con chi lo conosce ed impara a stimarlo e ad amarlo. L’ho pensato subito e poi le donne alle quali ho chiesto un pensiero su di lui hanno confermato questa mia idea riconoscendogli questa purezza d’animo non comune ai nostri giorni. Io gli auguro di diventare sempre più Grande nel mondo della moda ma di mantenere intatto, nel tempo questa genuinità

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 7


Spettacolo

Recitarcantando… in ricordo di Antonio Federico

Vacantiandu, il progetto dell’Associazione teatrale “I Vacantusi” di Lamezia Terme con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nicola Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta, finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito degli interventi tesi a valorizzare i luoghi di interesse storico e archeologico con la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale apre, di fatto, la seconda annualità con la serata solidale dedicata al piccolo Antonio Federico appassionato di teatro. Per mantenere vivo il ricordo di Antonio, l’Associazione teatrale “I Vacantusi” e la Famiglia Federico hanno fatto nascere la “Piccola Compagnia Teatrale Antonio Federico” e, grazie ai proventi ricavati dagli spettacoli solidali, da quattro anni vengono realizzati i VacantiLab, laboratori teatrali rivolti ai ragazzi delle scuole secondarie di I di II grado del territorio lametino per permettere a tanti giovani di avvicinarsi al mondo del teatro. Sabato 14 aprile 2018, al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme, è andato in scena uno spettacolo corale che ha visto la partecipazione di 19 studenti di due scuole lametine, l’Istituto Comprensivo S. Eufemia e il Liceo Tommaso Campanella insieme per il musical “Sister Act 2” con la regia di Giovanni Carpanzano. La messinscena dello spettacolo, liberamente tratto dall’omonimo film interpretato da Whoopy Goldberg, ha impegnato i ragazzi in un laboratorio durato circa 6 mesi sotto l’amorevole guida di Angela Gaetano, attrice della Compagnia teatrale “I Vacantusi” qui nelle vesti di aiuto-regista, l’attenta supervisione delle professoresse Francesca Scarpino (I. C. S. Eufemia) e Carmela Dromì (Liceo T. Campanella) e la collaborazione dei loro rispettivi dirigenti scolastici Fiorella Careri e Giovanni Martello che hanno saputo cogliere il valore sociale ed educativo del progetto favorendone la realizzazione. Il Liceo Campanella ha anche partecipato con la classe 3B di Scienze Umane al progetto di alternanza scuola-lavoro.

pag. 8

A ricordo, di questa bella esperienza, i protagonisti della serata hanno ricevuto il Premio Antonio Federico, un 8 rovesciato simbolo dell’infinito ideato dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzato dal maestro Raffaele Fresca. Un percorso non privo di difficoltà che, come d’incanto, all’alzarsi del sipario, sono svanite su quel palcoscenico dove il “teatro” diventa lavoro collettivo, partecipazione, gioco stimolante e divertimento dando un calcio ai dubbi, alle ansie, alle incertezze, alle paure. I ragazzi hanno saputo operare un piccolo miracolo. Hanno recitato, ballato e cantato dal vivo un repertorio internazionale tanto vasto quanto difficile da interpretare. Tutte le canzoni sono state arrangiate dal M° Giovanni Nicotera da “I will follow him” e “Oh happy day” tratte dal musical originale alla celeberrima “Back to Black” di Amy Winehouse, da “Hurt” di Cristina Aguilera a “I have nothing” di Whitney Houston, da “Perfect” di Ed Sheeran a “Hallelujah” di Alexandra Burke, da “All of me” di John Legend a “Killing me softly” dei Fugees, dal mash-up di Adele “Someone like you/Rumour has it” fino al “Diario degli errori” di Michele Bravi. E così la voce graffiante e vellutata di Manuel Renda, quella rotonda e melodiosa di Lorenzo Belvedere, la voce profonda dalle sfumature black di Intissar Gouit, quella dolcemente acerba di Simona Delfino, quella mollemente ruvida di Maria Rosaria Muraca hanno riempito il teatro e il cuore del pubblico che ha tributato loro tanti applausi a scena aperta. E una menzione speciale alla piccola danzatrice Fabiola Notaro per l’eleganza dei movimenti e l’intensità interpretativa. Tuttavia, al di là del risultato squisitamente artistico che pure è stato pregevole esprimendo un notevole affiatamento collettivo e mettendo in luce il valore tecnico e individuale di alcuni interpreti sono, ancora una volta, la solidarietà e il coinvolgimento delle nuove generazioni in un percorso di “educazione teatrale” tout-court i punti cardine dell’Associazione de “I Vacantusi”. Perché, in una città come Lamezia, in questo preciso momento storico ferita, trascurata e lacerata ma ancora intimamente sana, sensibilizzare i giovani a “fare teatro” significa concorrere alla crescita globale della loro personalità con l’obiettivo di operare un cambiamento socioculturale reale attraverso il rispetto per gli altri, il valore del sacrificio, lo spirito di condivisione, l’amore per il bello, per l’arte, per la legalità. Bravi tutti: Lorenzo Belvedere, Erica Bonaddio, Maria Chiara Mauro, Lucrezia Mura, Letizia Muraca, Maria Rosaria Muraca, Federica Napolitano, Fabiola Notaro, Michelle Persico, Gessica Petrolo, Marco Procopio, Manuel Renda, Claudia Sacilloti, Rossana Sirianni [Istituto Comprensivo S. Eufemia] Margherita Berenato, Intissar Gouit, Mariafrancesca Scalercio, Manuela e Simona Delfino [Liceo Tommaso Campanella]

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Spettacolo

Quando la paura fa morir dal ridere il progetto dell’Associazione teatrale “I Vacantusi” di Lamezia Terme con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nicola Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta, finanziato dalla Regione Calabria nell’ambito degli interventi tesi a valorizzare i luoghi di interesse storico e archeologico con la qualificazione e il rafforzamento dell’offerta culturale chiude la prima annualità la serata solidale dedicate al piccolo Antonio Federico che tanto amava il teatro. Per il quarto anno consecutivo l’evento è stato organizzato in collaborazione con la famiglia Federico che sostiene questa iniziativa per mantenere sempre vivo il ricordo di Antonio. Grazie a questo progetto si è infatti costituita la “Piccola Compagnia Teatrale Antonio Federico” che ogni anno, grazie ai proventi ricavati dagli spettacoli solidali, organizza laboratori teatrali per permettere a tanti giovani di avvicinarsi al mondo del teatro. Domenica 8 aprile, al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme è andato in scena il divertentissimo spettacolo di teatro-cabaret “Horror Comedy Show” con I Ditelo Voi, il trio comico/satirico napoletano composto da Francesco De Fraia, Domenico/Mimmo Manfredi e Raf-

Lamezia e non solo

faele/Lello Ferrante noti al grande pubblico per la loro partecipazione, sin dal 2013, al programma cult di RAI 2 Made in Sud. “Horror Comedy Show” è una commedia tutta da ridere. Una perfetta macchina scenica con trovate, gag e humor nero in salsa partenopea. In una maestosa scenografia, firmata da Roberto Crea, che riproduce l’interno di una antica villa settecentesca dall’atmosfera quasi da fiaba che via via si fa sempre più inquietante, gli ignari avventori si trovano a vivere un weekend da paura tra fantasmi e porte che cigolano, lupi e gatti neri, quadri mutanti e pianoforti che suonano da soli, voci lugubri e un telefono che squilla per annunciare la morte di qualcuno, bambini indemoniati, personaggi di sangue che inseguono i tre malcapitati proponendo loro patti scellerati e cadaveri che scompaiono, riprendono vita, vengono uccisi di nuovo e così via in una girandola vorticosa fino al colpo di scena finale… Il testo, scritto da I Ditelo Voi, che firmano anche la regia insieme a Francesco Prisco, ha il merito di avventurarsi in terreni negati o rimossi quali la paura, il paranormale, la morte che pur esercitano un forte potere di seduzione. E la risata diventa un modo per esorcizzarli.

La loro comicità ha il sapore partenopeo della sconfitta, i loro personaggi sono figli di una stella distratta e vengono perseguitati da una sfilza di disgrazie e disavventure di cui si può solo ridere. Il personaggio di Mimmo è quello del perdente nato. Irriverente, provocatorio e cattivo non per natura ma per istinto di sopravvivenza, sfoggia espressioni stralunate e ironia dissacrante. Lello, l’uomo dai “due cuori”, il caso clinico, con la sua figura dinoccolata e la faccia mutevole è esplosivo, con una ironia mirata e una mimica invadente. Francesco è il “capocchione” del gruppo, imprenditore, marito e padre che sembra aver trovato il suo posto nel mondo. Ma la sua adesione alle convenzioni sociali è solo apparenza che nasconde una buona dose di cinismo e una tranquilla ferocia. Ad affiancare il trio due bravissime attrici, la versatile Giovanna Landolfi procace escort e moglie petulante e una strepitosa Federica Totaro cha fa sfoggio - nel triplice ruolo della bimba/spirito posseduto/vecchietta – di una gestualità prodigiosa e di una duttilità scenica straordinaria. Senza dimenticare le origini televisive della pièce, lo spettacolo è vivacemente scandito nei ritmi e giocato con grande abilità di entrate/ uscite. Suggestivi gli effetti sonori di Peppe Sabatino e il disegno luci di Stefano Lattavo con quelle atmosfere fredde che sembrano, per pochi inafferrabili istanti, bloccare la scena e quasi raggelarla. Ai protagonisti della serata è stato consegnato il Premio Antonio Federico, un 8 rovesciato simbolo dell’infinito ideato dal graphic designer Alessandro Cavaliere e realizzato dal maestro Raffaele Fresca. Spettacolo strepitoso! Applausi…

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 9


Associazionismo

Il Club del libro Il ricordo addolcisce il vissuto delle persone… ma la nostalgia dei bei tempi andati o, addirittura, l’antico modo di dire secondo cui “si stava meglio quando si stava peggio”, tenderebbero a confutare la veridicità dell’assunto. Sull’argomento, il book club è concorde: chi rimpiange la condizione femminile dei tempi andati o non la ricorda più oppure, più semplicemente, non l’ha vissuta in prima persona. Lo spunto di riflessione lo fornisce il bel romanzo storico ed autobiografico di Giuseppina Torregrossa, autrice sicilianissima de “Il conto delle minne”, opera sospesa tra la constatazione dello straordinario potere delle donne, le quali spesso tendono ad autolimitarsi con la volontaria sottomissione alle dure leggi del mondo maschile. “Il conto delle minne dev’essere pari: due seni, e due dolci, per ogni fanciulla non si stanca di ripetere nonna Agata alla nipote Agatina mentre impastano le cassatelle a forma di seno, le minne appunto, per la festa della santa di cui entrambe portano il nome. Ma la vita è imprevedibile e il seno, morbido viatico di gioia e nutrimento, può celare in sé anche la malattia e il disamore: i conti, allora, potrebbero non tornare”. La trama del romanzo si svolge attraverso un arco temporale lungo cinque generazioni, dalla bisnonna della protagonista principale ed io-narrante Agatina a suo figlio Santino, passando dalla descrizione di amori incondizionati e rispettosi della persona amata a situazioni socio-familiari in cui la situazione della donna non si discosta di molto da quella di una schiava, oggetto della potestà del padre prima e del marito in seguito. Questa seconda e peggiore condizione dell’universo femminile è stata senza dubbio quella di gran lunga più ricorrente nell’universo femminile degli ultimi… due o tremila anni. “Ero grata a mia nonna per le sue attenzioni amorevoli, i piccoli gesti affettuosi, le carezze leggere, gli incoraggiamenti non richiesti, i complimenti a non finire che abbisognano ai bambini per crescere sicuri e sviluppare fiducia nella vita. Papà e mamma non si perdevano in cose inutili, come loro chiamavano la tenerezza e l’amore, e mia nonna quando poteva suppliva alle loro manchevolezze…” dice Agatina ricordando la sua condizione di fanciulla. Sicuramente, un tempo, i ruoli familiari (o nella società in genere) erano più definiti, era più agevole comprendere chi si era, cosa bisognava fare ed a quali aspettative generali aderire: libertà e felicità viaggiavano su binari paralleli, che però non era detto dovessero prima o poi incontrarsi. Comunque, le culture di ogni paese nel corso della storia dell’umanità, più o meno all’unisono, hanno teso a far coincidere la femminilità con la maternità, con la conseguenza che la sensualità del genere femminile, non in relazione con lo scopo riproduttivo, è sempre stata oggetto di censura, per incredibile paradosso anche ad opera delle stesse donne. Le drammatiche vicende del romanzo rivelano, in effetti, una delle regole del mondo maschile: “... devi sapere che gli uomini, se non ci provi piacere quando ti toccano, si sentono mezzi masculi, ma guai a te se ci provi piacere, perché allora ti collocano tra le buttane”. D’altra parte, i pag. 10

ruoli imposti nelle società di tutte le epoche erano preordinati al funzionamento della collettività, pur rappresentando la protagonista del romanzo - divenuta donna alla fine del racconto - l’eccezione alla regola sempre presente in ogni epoca ed in ogni dove, la persona che dimostra, ove ve ne fosse davvero il bisogno, che il concetto di libertà è sempre esistito, interpretato da e incarnato in chi ha sempre creduto che “il sogno è desiderio di non avere bisogno” (cit.). Agata si reca a studiare nel Continente e diventa ginecologa, ma dopo qualche anno ed a seguito della morte del padre, per un irresistibile bisogno di riconciliarsi con le proprie radici, torna a Palermo, nella terra dove “i desideri delle donne non contano niente, mentre quello che vogliono gli uomini diventa destino”. Le sembra di sentire la voce di nonna Agata: “ma che ci sei venuta a fare? Questo è un posto dal quale si può solo provenire.” Ancorché innamorata, a renderla fragile è l’ossessivo, erotico, violento rapporto con un uomo sposato. Il tumore al seno e il senso d’abbandono: il vuoto le sarà colmato dal ritrovamento dell’antica ricetta della nonna sulle minne di sant’Agata. Una donna, amica e amante, la sosterrà lungo la dura risalita. Nell’inatteso felice epilogo lei riprende la voglia di vivere anche nel recupero dell’amabile tradizione familiare. Il prossimo appuntamento del book club è per il 6 maggio, alle 17:30, al Qmè. Il libro di cui si parlerà è “La notte che ci viene incontro, di Claudio Grattacaso, autore salernitano con cui i soci del club del libro, insieme a chiunque voglia unirsi, si intratterranno, incontrandolo personalmente, il 10 maggio, sempre alle 17:30, nella splendida cornice di palazzo Nicotera.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Associazionismo

Lamezia Solidale Associazione Cosint Calabria al fianco dei più deboli

L’Associazione Cosint Calabria, in occasione della Santa Pasqua, ha organizzato presso la Casa di riposo Comunale Bosco San Antonio di Lamezia Terme un evento dedicato a tutti gli ospiti ed anche agli Operatori Socio Sanitari. E’ il secondo evento che viene a realizzarsi in questo 2018 in questa sede. Il primo il 5 gennaio scorso, con la tradizionale cena offerta da un noto ristoratore locale “L’incontro” e una splendida torta offerta dalla nota Pasticceria Bar Roma. Per la Pasqua il Cosint Calabria nella figura del Responsabile Regionale (r.o.) Col. Vincenzo Molinaro ha organizzato una visita alla struttura coinvolgendo alcuni rappresentanti della Società Civile Lamezia, aventi responsabilità e incarichi nei rispettivi partiti di appartenenza. Rosina Mercurio Commissario Cittadino UDC, Domenico Furgiuele Parlamentare Noi con Salvini, Rosario Aversa Segretario Provinciale Fratelli d’Italia, Giuseppe Spinelli Coordinatore Cittadino Forza Italia, Gino Vescio Segretario Cittadino Fratelli d’Italia. La consegna dei classici doni Pasquali, colombe e uova dalle mani dell’Avvocato Rosina Mercuri ha diffuso sorpresa e allegria tra gli ospiti della Casa di Riposo. Una parola di conforto ha raggiunto tutti e tutti si sono sentiti al centro delle attenzioni, uomini e donne vigili ed attenti, curiosi ed interessati custodi del nostro passato

Lamezia e non solo

avendo loro contribuito a fare la storia del nostro paese, una risorsa che puntualmente i Corpi Sanitari Internazionali coccolano e sostengono con attività di solidarietà. Un Bouquet di fiori donato dal Maestro d’Arte Francesco Mastroianni è stato deposto sull’Altare della Cappella interna alla Casa di Riposo dall’Avvocato Rosina Mercurio. La breve ma intensa visita alla Casa di Riposo Bosco San Antonio si è così conclusa con calorosi abbracci e strette di mano a sugellare un legame affettivo ormai indissolubile che lega la società civile alla struttura pubblica. Nel corso della visita sono stati rivolti apprezzamenti nei riguardi degli Operatori che lavorano nella struttura della quale è stata stimata l’efficienza organizzativa della gestione. E’ stata evidenziata una problematica inerente il tetto dello stabile che è stata presa in carico dai rappresentanti della società civile al fine di sollecitare un intervento di risanamento urgente. Nell’ambito dell’attività dei Cosint Gruppo Calabria merita segnalare l’iniziativa indirizzata al sostegno scolastico di chi rimane indietro, contribuendo al percorso di formazione rivolto ai numerosi ragazzi extracomunitari che vivono nel territorio della Parrocchia Madonna del Carmine di Don Pino Latelli della Diocesi di Lamezia Terme. Il 26 Aprile scorso il Coordinatore Dott.re Vincenzo Molinaro ha relazionato sul tema

il “ruolo e la missione dei Corpi Sanitari Internazionali Croce Rossa Garibaldina nella società contemporanea”. Corpi Sanitari Internazionali della Calabria sono stati già promotori di iniziative nel territorio lametino finalizzate ad alleviare i disagi delle categorie meno fortunate ed emarginate attraverso interventi solidali e atti a favorire la loro crescita umana e sociale in linea con la sede internazionale di Roma. La loro origine risale al 1860 all’epoca della fondazione della Legione Garibaldina di cui tramandano l’impostazione militare sia nella gerarchia che nella gestione. I Corpi sanitari calabresi, come associazione d’arma, operano a livello nazionale ed internazionale nel campo della protezione, delle missioni umanitarie, dell’assistenza sociale e sanitaria, della beneficenza alle persone bisognose, dell’istruzione e formazione ed in numerosi altri settori. Sono presenti in molte nazioni del mondo tra cui Perù, Costa d’Avorio, Indonesia, Belgio, Romania, Congo, Albania Kossovo, Svizzera. L’associazione si onora di aver conseguito il patrocinio dell’Onu essendo iscritta nel data base consultivo generale delle Nazioni Unite.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 11


Associazionismo

Università della Terza Età e del Tempo libero di Lamezia Terme “Incontri 2018, dedicati alla Cultura Scientifica”

L’UNITER (Università della Terza Età e del Tempo Libero) ospita la professoressa Claudia Melica, autrice del saggio “Memoria e inganno nell’Adriano di Marguerite Yourcenar”. Dopo i saluti del presidente prof. Italo Leone e la presentazione dell’ospite da parte della vicepresidente prof.ssa Costanza Falvo D’Urso, inizia la conversazione appassionate e appassionante della professoressa Melica la quale, con chiarezza ed eleganza introduce e conduce il numeroso pubblico in una tematica complessa e affascinante al tempo stesso in cui la memoria e l’inganno nell’opera della Yourcenar sono indagati e analizzati da una prospettiva innovativa e originale. «Animula vagula blandula… questi versi che costituiscono l’incipit del romanzo “Memorie di Adriano” si trovano anche sulla tomba dell’imperatore a Roma. Quello che oggi è Castel Sant’Angelo era in realtà il Mausoleo di Adriano e all’interno del Mausoleo è conservata un’urna che reca questa iscrizione. È stato detto che questo incipit, questa esortazione alla propria anima costituisca in qualche modo l’introduzione alle Memorie di Adriano. E in effetti, questa primissima parte che è il primo capitolo può considerarsi una sorta di lamento dell’imperatore verso la propria anima. In realtà noi stiamo parlando delle memorie di un imperatore che rievoca la propria vita e la Yourcenar assume su di sé l’io narrante per raccontare, non di fatto quello che era un imperatore come Adriano del II secolo D.C. ma , secondo la definizione della stessa Autrice, una “memoria immaginata”. Un romanzo dalla difficile genesi storica, infatti quando leggiamo questo romanzo e ne apprezziamo il valore letterario e la bellezza della scrittura immaginiamo che abbia avuto una composizione agevole ma non è così. Fino a qualche anno fa si pensava alla Yourcenar come ad una intellettuale dégagée, cioè politicamente non impegnata. Perché una intellettuale che, nata in Belgio, trasferitasi negli Stati Uniti a causa della Guerra nel ‘39, residente nel Maine a Mount Desert Island in una piccola isola, appassionata della Grecia e del mondo passato e per di più scriveva in francese è sembrato a molti che, in effetti, non amasse occuparsi di tutte le vicende storiche presenti. Invece dagli ultimi studi, da altre letture, da altre fonti , da altri inediti è emerso che in realtà le “Memorie di Adriano” sono un modo velato per far dire alla Autrice qualcosa che non voleva dire esplicitamente. Secondo alcuni, infatti, la Yourcenar attraverso Adriano

pag. 12

vuole dimostrare che si tratta di un personaggio ideale che rappresenta un ideale di umanità e, soprattutto, se è vero che questo romanzo ha avuto una genesi storica così difficile allora la riscrittura che è avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale quando ormai la Yourcenar aveva perso completamente le tracce di questo testo e le arriva dall’Europa in una cassa con soli cinque fogli ingialliti che lei stessa stenta a riconoscere, in realtà è un modo per dire al mondo che gli orrori della guerra hanno prodotto una serie di disastri anche di carattere morale e quindi la Yourcenar attraverso la sua opera vuole mostrare come quest’uomo di pace avesse saputo mantenere l’impero nella pace, come quest’uomo mosso da alti ideali ellenici avesse maturato il suo pensiero. Ma in che modo l’Autrice racconta Adriano in questa ricostruzione storica? La Yourcenar attraverso alcuni saggi e interviste, tra cui quella del 1972 alla radio francese aveva spiegato quale fosse il metodo di indagine di un letterato rispetto a quello di uno storico. Un conto è uno storico che risale alle fonti e deve farne uso con un certo rigore, un altro è il letterato che, in qualche modo, deve far uso di quello che lei chiama il “mentire vero” ovvero operare attraverso una cosiddetta finzione letteraria, raccontare qualcosa non in maniera rigorosamente storica ma in maniera da far trapelare anche la soggettività dell’autore che narra la storia. Quando la Yourcenar si trova a parlare della funzione dello scrittore spiega come uno scrittore debba avere un rapporto strettissimo con la vita vale a dire che, secondo lei, uno scrittore non può scrivere la propria opera chiuso in una stanzetta, deve esperire la vita, farne un vissuto perché è questo l’unico modo per descrivere e creare un’opera letteraria. Quello che la Yourcenar cerca di fare con Adriano è far vivere al lettore, dall’interno, quello che lo stesso Adriano aveva vissuto. “Lo scrittore, il letterato tutto ciò che deve avere è l’amore per la vita e quando si ama la vita si ama il passato perché è il presente tale e quale è sopravvissuto alla memoria umana”. Questo passo ci dice che non è vero, come è sempre stato sostenuto, che la Yourcenar fosse semplicemente un’amante del passato, un’amante delle rovine ma un’amante del passato a tal punto da saperlo far rivivere nel presente ed è quello che fa nelle “Memorie di Adriano”. Tuttavia, la Yourcenar afferma che non bisogna idealizzare il passato al punto da renderlo quasi pittoresco in quanto idealizzarlo significherebbe incorrere in errori e menzogne visto che nel corso della storia ci sono state menzogne gravissime da parte di chi deteneva il potere. Quindi non bisogna fare una fuga nel passato ma riviverlo nel presente perché “La capacità dello scrittore di narrare il passato è di farne una storia nel presente formandone una memoria collettiva. È questo il modo di leggere la vita”. “Storia - continua la Yourcenar - vuol dire che ogni epoca, ogni contesto ha avuto il suo modo di interpretare la vita.” Chi studia la storia ed è in grado di raccontarla ha una responsabilità morale nei confronti del mondo perché “La storia è anche scuola di libertà” in quanto ci fa comprendere che il nostro modo di interpretare, di apprendere la vita può cambiare, può modificarsi e può modificarsi anche insieme alla storia stessa. La Yourcenar ci dice qual è il metodo utilizzato dagli storici e all’epoca in Francia c’era un metodo rigoroso che era stato fondato da alcuni storici con la famosa rivista degli “Annales” e verso il quale la Yourcenar prende le distanze ribadendo la propria volontà di fare il romanziere “Ciò che desidero fare è entrare all’interno dell’uomo per ricrearlo letteralmente. Per farlo rivivere”. Quindi cosa deve fare un romanziere rispetto ad uno storico?

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Utilizzare i documenti storici e la Yourcenar ne aveva utilizzati tantissimi considerando che aveva iniziato a studiare Adriano all’età di 19 anni. Il primo viaggio a Villa Adriana a Tivoli è a 21 anni con il padre e vi tornerà più volte. E sarà proprio grazie al suo libro che Villa Adriana sarà riscoperta e rivalutata. Qual è allora la differenza tra un romanziere e uno storico? Un romanziere non deve conferire un ordine sistematico ai fatti storici ma deve dargli solo il calore della vita, deve dargli anche la fluidità della vita vissuta. La Yourcenar difende in vari saggi la propria opera da coloro che all’uscita del romanzo nel ’51 lo avevano definito semplicemente “finzione letteraria” o “memorie apocrife” dicendo che si tratta di “memorie immaginarie”. Allora quale funzione deve assumere il letterato in questo campo? Egli deve assumere, come criterio del narrare, il cosiddetto “mentire vero” perché ciò che “viene mentito” libera in qualche modo lo scrittore da questa responsabilità morale di narrare i fatti come sono e questa finzione letteraria, paradossalmente, restituisce “il passato dal punto di vista della vita interiore di una individualità complessa di un uomo che altrimenti non sarebbe potuto esistere”. Solo così può essere narrato - attraverso una finzione letteraria - e solo così è possibile percepire la vita interiore di questo imperatore così importante del II secolo D. C. Ancora, in “Ritratto di una voce”, raccolta di saggi pubblicata postuma, la Yourcenar afferma “Ciò che mi è interessato fare è stato ritrovare quella voce, quel timbro di Adriano quasi identificandomi in esso” quindi l’Autrice decide di narrare Adriano attraverso la prima persona singolare quasi identificandosi con Adriano proprio per ritrovare quella voce, quel timbro anche perché la Yourcenar ci dice che Adriano, uomo d’azione e dai molteplici interessi, non avrebbe mai potuto scrivere un dialogo, per questo la sua scelta è stata quella di scrivere un monologo, una lettera indirizzata al suo successore. A quale genere narrativo appartiene quest’opera? La Yourcenar dice che questo romanzo appartiene al genere del “racconto togato” che si rifà all’oratio togata cioè a quel modo che si usava anticamente per conferire importanza al tono, alla voce - in questo caso - dell’imperatore. Quindi le “Memorie di Adriano” simulano l’autobiografia , la voce del personaggio narratore è il vettore di questa scrittura romanzata libera che mette la sua indipendenza al servizio di una restituzione autentica per ritrovare la voce di Adriano. L’interlocutore ideale di Adriano è sì Marco Aurelio ma anche un uomo ideale, un uomo al quale Adriano pensa in un momento di pace come modello di umanità. Dunque lo scopo di queste Memorie, come la Yourcenar stessa scrive, è la ricostruzione appassionata , insieme minuziosa a anche libera di un uomo del passato. Una ricostruzione operata a partire da quello che la Yourcenar considera un materiale storico incompleto quindi si trova a fare, secondo la sua stessa definizione, un “lavoro di inventario”. Cosa accade allora a questa anima fluttuante che troviamo nell’incipit? Quando l’imperatore narra al suo interlocutore questa lunga missiva ammette che deve dare, in qualche modo, udienza ai suoi ricordi. “Eppure - fa dire la Yourcenar ad Adriano - ragioni di interesse pubblico e di decoro mi hanno costretto a ritoccare alcuni avvenimenti “. Ma perché fa ritoccare al suo stesso personaggio la biografia che lei tenta di narrare? È forse un modo velato di esprimere il suo orientamento politico? Esiste tutta una letteratura critica recentissima pubblicata a partire dal 2014 in Francia dove alcuni interpreti mettono in luce come questo fosse un modo dissimulato della Yourcenar di esprimere la sua ideologia politica attraverso personaggi di finzione, infatti in un saggio intitolato “I volti della storia nella Historia Augusta” l’Autrice parla del ruolo dell’errore e della menzogna. Il riferimento è a quei testi che lei studiava sulla storia di Roma per rendere più precise le figure degli imperatori. Si indagano il valore e la veridicità di un documento storico, ma un documento storico deve essere proprio veritiero? Può un letterato, visto che non è uno storico, farne un uso verosimigliante? La risposta è ovviamente affermativa, qui non si tratta di una interpretazione rigorosa dei fatti, scrive la Yourcenar nel saggio citato “Tutto considerato e a dispetto della lunga lista di documenti inventati , di asserzioni banali e di confusione di nomi, di date, di avvenimenti che si può rilevare è più nell’interpretazione data ai fatti che alle loro enunciazioni che fioriscono sovente nell’ Historia Augusta l’errore e la menzogna”. Che cos’è l’errore, che cos’è la menzogna? “Nove volte su dieci, ben inteso, la menzogna è dettata dall’odio di parte e dall’adulazione del principe al potere”. Allora che tipo di menzogna sociale, viene fatto chiedersi da parte della Yourcenar, avviene dal momento in cui qualcuno detiene il potere? Si tratta ovviamente di una Lamezia e non solo

menzogna politica per cui tutti coloro che dicono che la Yourcenar non sia stata un letterato impegnato non conoscono altre sue opere come per esempio “Denier du rêve” ambientata nel ‘33 durante il periodo fascista italiano e il delitto Matteotti oppure “Il colpo di grazia” in cui l’azione si svolge durante la Prima Guerra Mondiale. Quando nel ’48, dopo la Seconda Guerra Mondiale la Yourcenar si trova a riscrivere le “Memorie di Adriano” dopo una lunghissima gestazione e dopo una interruzione, la sua visione del periodo storico imperiale e il suo giudizio su alcuni fatti atroci avvenuti appunto durante il conflitto mondiale sono influenzati da quello che ella stessa ha vissuto e se si tornano ad analizzare passi del saggio citato prima la stessa Yourcenar scrive “Le atrocità cui abbiamo assistito in pieno XX secolo ci hanno insegnato a leggere con minor scetticismo il racconto dei crimini degli imperatori della decadenza e per quanto riguarda la storia dei costumi, La Rochefoucauld osservava già che le dissolutezze di Eliogabalo ci sorprenderebbero meno, se si conoscesse meglio la storia segreta più dei nostri contemporanei“. Ecco dunque che la Yourcenar prende una posizione politica. Noi leggiamo questo bellissimo romanzo apprezzandone il valore letterario ma se andiamo ad indagare anche tutto ciò che c’è dietro e alla luce degli ultimi studi sull’Autrice quello che la Yourcenar sta facendo è quello che anticamente si chiamava una “dissimulazione onesta” ovvero l’autrice dissimula onestamente alcuni fatti storici per metterne in luce altri, infatti l’Autrice ci dice che un letterato deve in qualche modo velare quello che vuol dire, fare ricorso ad una menzogna nel senso di una dissimulazione che non rinuncia alla verità ma narra questa verità secondo lacune e dimenticanze. Dietro la narrazione di Adriano ci sono anche tanti momenti vissuti dalla Yourcenar, se ne desume allora che l’inganno che la Yourcenar utilizza come finzione letteraria per raccontare Adriano sia in qualche modo un inganno per raccontare la sua posizione rispetto a ciò che lei pensava fosse accaduto nel XX secolo. Per concludere la Yourcenar aveva auspicato di vivere tutta la sua opera, come lei stessa recita, ad “occhi aperti” per maturare una consapevolezza della storia, del narrato in “costante sorveglianza”, cioè al di sopra delle parti senza celebrazione fideistica sì da raggiungere una sorta di progresso di portata collettiva, morale e umana. Per questo motivo il romanzo “Memorie di Adriano” non vuol dire semplicemente indirizzarsi a un passato ma vuol dire riflettere in modo non diretto anche sulla catastrofe prodotta dal confitto mondiale dal quale era appena uscita l’Europa. Infatti, nonostante la Yourcenar si trovasse negli Stati Uniti e non avesse vissuto la catastrofe della guerra questa, tuttavia, sembrerebbe essere presente comunque nel suo modo di narrare. Per esempio il parlare di “memorie immaginarie” da parte della Yourcenar vuol dire parlare di uomini che si erano nutriti di saggezza, di misura, di moderazione senza la frenesia del cambiamento e del possesso. Come lei stessa scrive “Queste memorie possono essere interpretate come la possibilità di ritrovare il senso di umanità senza il quale la felicità si trasforma in una chimera inaccessibile per ridisegnare l’avvenire e auspicare la rigenerazione della specie umana” » . Grazie Claudia e grazie alla blogger Ippolita Luzzo che ha reso possibile questo interessante incontro. Claudia Melica è professore associato di Filosofia Morale e Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Specialista in filosofia tedesca di fine Settecento e primi dell’Ottocento, in particolare studiosa della filosofia della religione di Hegel, collabora anche con altre università europee nel campo della ricerca filosofica. Le sue ricerche hanno avuto per oggetto il pensiero hegeliano nella sua dimensione religiosa con particolare riferimento al tema della comunità dei credenti e del culto. In campo letterario, si è consacrata con passione a studiare aspetti dell’opera di Marguerite Yourcenar dando alle stampe lavori sul tema della memoria. In Calabria ha collaborato per diversi anni con l’Associazione filosofica “Scholé” con sede a Roccella Jonica (Reggio Calabria) per diversi progetti che hanno introdotto temi specifici della filosofia in alcune scuole secondarie della Locride. Ha pubblicato e curato – oltre a numerosi saggi (120 circa) in lingua italiana e in diverse lingue straniere, stampati in riviste internazionali e italiane e in opere collettanee ­– i volumi: Frans Hemsterhuis, Opere (2001); Hemsterhuis: a European Philosopher Rediscovered (2005); la monografia La comunità dello spirito in Hegel (2007); La religione dopo la critica della religione. Un dibattito filosofico (con W. Kaltenbacher e H. Nagl-Docekal) (2017).

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 13


Il nostro territorio

LA LOTTA ALLA ‘NDRANGHETA PROSEGUE SENZA SOSTE: LA CATTURA DEL BOSS GIUSEPPE PELLE Nei giorni scorsi agenti dello SCO, il reparto speciale della Polizia di Stato, hanno catturato Giuseppe Pelle, un pericoloso boss della ‘Ndrangheta calabrese, condannato e latitante dal 2016. Da alcune settimane, ogni mercoledi, in seconda serata, su RAI2 – dopo la fiction “Il Cacciatore” - va in onda un interessantissimo reportage che documenta l’attività dei “Cacciatori di Calabria” in Aspromonte. Si tratta di un reparto speciale dei carabinieri che hanno come compito principale, se non esclusivo, quello di dare la caccia a condannati, appartenenti alle ‘ndrine della ‘Ndrangheta calabrese, che sono latitanti e si nascondono negli anfratti, nelle buche, nelle grotte, sottoterra persino, dell’Aspromonte. Un monte che – come indica il nome – è veramente molto aspro ed inaccessibile in ampie parti. Lo Stato, dunque, attraverso i suoi organi: polizia, carabinieri, guardia di finanza, magistratura c’è; è presente sul territorio ed i suoi rappresentanti fanno quotidianamente il loro lavoro, con abnegazione e professionalità, cogliendo importanti successi che diventano sempre più frequenti; non danno tregua alle ‘ndrine malavitose e dimostrano che la ‘Ndrangheta - il male assoluto - può essere sconfitto. Ma il loro lavoro non basta. E’ necessario, certo, ma non sufficiente. Come va spesso ripetendo il procuratore della DIA Nicola Gratteri, e come hanno ribadito i due procuratori Salvatore Curcio e Giovanni Bombardieri in recenti interviste ad

un giornale cittadino serve anche, perché la vittoria sia completa ed il cancro ‘ndranghetista venga estirpato definitivamente dalla nostra società, la collaborazione sempre più ampia, risoluta, attiva della comunità civile calabrese. Sia da parte di coloro che sono taglieggiati e direttamente minacciati che da tutti coloro, la maggior parte della popolazione, che se ne stanno distrattamente a guardare come se la cosa non li riguardasse. Il procuratore presso il tribunale lametino Curcio, commentando la situazione di Lamezia il cui consiglio comunale, lo voglio ricordare per chi se ne fosse già dimenticato, è stato sciolto per la terza volta per infiltrazioni malavitose, lo ha ribadito servendosi tra l’altro di una efficacissima, icastica espressione: <<Quello che manca alla nostra società non sono gli eroi o

i superpoteri. Quello che manca, ha detto il magistrato, è una straordinaria ordinarietà. Quello che deve fare ciascuno, quotidianamente, è il proprio dovere.>> Ricordo un discorso, che ebbe ampia eco nella comunità lametina, tenuto in un teatro di Lamezia Terme, agli inizi degli anni Duemila, da Mino Martinazzoli, un intelligente, colto, perspicace uomo politico bresciano, dirigente della Democrazia cristiana durante la cosiddetta “prima repubblica”, ex ministro guardasigilli, a proposito della presenza soffocante della criminalità organizzata nelle società dell’Italia Meridionale. <<Non conosco gente che attende di essere liberata; ma solo gente che si vuole liberare. E per conseguire questo obiettivo ce la mette tutta…si gioca tutto…>> Ecco, in questa occasione positiva per la Calabria intera, la fine cioè della latitanza del boss Pelle, questo è il concetto che dobbiamo fare nostro, interiorizzare e, quando è necessario, mettere in pratica: <<Collaborare con Magistratura e Forze dell’ordine, ognuno per come può e nelle condizioni in cui è chiamato a farlo, per conquistare una volta per sempre la libertà dai soffocanti condizionamenti ‘ndranghetistici. Affinchè la società lametina e, più in generale, quella calabrese possano, finalmente, diventare delle società autenticamente civili e, dal punto di vista democratico, evolute…..mature.…..

Tipografia

Grafiché di Antonio

Perri

Via del Progresso, 200 Lamezia Terme

0968 21844 392 7606656

pag. 14

Da 40 anni l’Arte della Stampa al tuo servizio GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844 Lamezia e non solo


Consulenza gratuita per le donne vittime di violenza all’Istituto per lo studio delle psicoterapie di Lamezia Terme Lamezia Terme, 7 marzo 2018 – In occasione della festa della donna, ricorrenza a cui si vuole dare pregnanza di prevenzione e tutela contro la violenza di genere, l’Istituto per lo studio delle Psicoterapie di Lamezia Terme, avvalendosi dei numerosi professionisti operanti sul campo, propone per tutto il mese di marzo una consulenza gratuita rivolta a tutte le donne. In particolare, nella sede di Lamezia Terme giorno 10 marzo, dove inizierà l’anno accademico 2018\2019, sarà possibile prenotare la propria consulenza mandando una mail a info@istitutopsicoterapie.it “La violenza di genere – ha spiegato la docente universitaria e referente dell’Istituto per lo studio delle Psicoterapie Valeria Verrastro - ha assunto oggi dimensioni enormi che richiedono massima attenzione da parte di tutti quei professionisti che si trovano ad accogliere una vittima di violenza: la presa in carico, l’accompagnamento e il percorso terapeutico per le donne. La presenza dei Centri antiviolenza che oggi su tutto il territorio nazionale ricevono richieste di aiuto o donne che si rivolgono a singoli professionisti, mostra in maniera sempre più evidente la realtà sociale che ben si è allargata dai piccoli contesti isolati. Le fasce interessate dalla violenza abbracciano tutto l’iter vitale dell’individuo, dall’adolescenza alla terza età; questo significa che ogni ambiente può diventare un potenziale contesto dove le donne si trovano a fronteggiare molestie, persecuzioni, ossessioni e molto altro”. “Come aderente alla lotta contro la violenza di genere e per sensibilizzare maggiormente professionisti e non – ha aggiunto Verrastro - l’Istituto per lo studio delle Psicoterapie, che tra le sue attività si occupa della formazione inerente la specializzazione

quadriennale in psicoterapia breve ad approccio strategico, in tutta Italia ha già formato più di 800 terapeuti psicoterapeuti nelle sue sedi di Roma, Bari, Catania e Lamezia Terme nei venti anni della sua attività mira a fornire gli strumenti necessari ed attuali necessari alle competenze sopra enunciate. In particolare sul territorio Calabrese, in convenzione con l’Associazione Artemisia Gentileschi (con sede in Paola ma operante su tutto il territorio nazionale) sono presenti iniziative di informazione e sensibilizzazione per combattere sul nascere la violenza di genere: formazione nelle scuole, corsi di formazione per gli operatori delle strutture sociosanitarie, per migliorare la prima accoglienza, forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare l’accoglienza e il sostegno alle vittime, task force e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le best practice. Questa mission di sensibilizzazione e formazione vede impegnate tutte le sedi dell’Istituto: Roma, Lamezia Terme, Catania e Bari. “Gli studi nei paesi industrializzati mostrano che il 20-30% delle donne ha subito violenze fisiche o sessuali da un partner o un ex partner nel corso della vita. In Europa e nel mondo la violenza nelle relazioni intime è la principale causa di morte e di invalidità per le donne e l’OMS stima che le donne vittime di omicidio - dal 40% al 70% - sono state uccise dai propri partner. Prima delle estreme conseguenze è fondamentale incrementare le campagne di sensibilizzazione e fornire una preparazione sempre attuale per aumentare le capacità di riconoscimento e presa in carico dei casi di violenza. È indispensabile che tutti i professionisti siano preparati ad un lavoro così importante e delicato”.

Satirellando

La difficoltà di dialogo, di confronto e scambio, di circolazione delle idee, è dovuta, a parer mio, all’esorbitate ridda di luoghi comuni utilizzati al posto del pensare autentico. Di qui la noia, la nausea e il rifiuto, spesso, da parte mia, di ogni conversazione. Non certo per superiorità, ma perché mi scoccia profondamente lottare contro i mulini a vento,

Dai “beata te” delle donnette che non hanno scelto bene, che han voluto biciclette e mi piangono lor pene; da qualunque “amicona” che, con scusa di consiglio, ingiustamente mi “bastona” con arie di gran cipiglio; dalla gente piccina, Lamezia e non solo

perdendo tempo inutilmente, con le cristallizzazioni altrui. Se la conversazione diventa un voluto cazzeggio o un volontario suicidio della facoltà cogitante, non mi si coinvolga. Quanto al mio parere, ve lo canto in rima, satirellando…

UN TRACOTANTE

che ha fatto di sua vita palude e piscina, stadio e partita; da coloro che bestemmiano la sorte, ma, poi, da papi e re invocano la morte; da chi si è abbioccato nel tempo, a lui, concesso

e sta abbarbicato, con ogni falso nesso, a un luogo comune e becero, come unico approdo, perché, qual tutti fecero, è bene essere ammodo; da idee scaltre e guerce, che fan d’ogni erba un fascio, tremendamente lerce,

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

che mandan a catafascio, LIBERA NOS, DOMINE e che così sia: non scrivo rime anonime: ho detto, qui, la mia!

pag. 15


Rubrica di Antonio Saffioti totosaff@gmail.com

L’Emblema della Repubblica Italiana, compie 70 anni L’emblema della Repubblica Italiana è il simbolo iconico identificativo dello stato italiano. Adottato ufficialmente il 5 maggio 1948 con il decreto legislativo n. 535 è uno dei simboli patri italiani. La genesi dell’emblema ha inizio il 27 ottobre 1946 quando il secondo governo De Gasperi, primo esecutivo repubblicano del Paese, decise di istituire una commissione presieduta da Ivanoe Bonomi per la creazione di un simbolo identificativo della neonata Repubblica Italiana in sostituzione dell’ormai obsoleto stemma del Regno d’Italia. Venne deciso di bandire un concorso nazionale aperto a tutti i cittadini per rendere più corale possibile la genesi dell’emblema. Il tema del futuro stemma fu libero con pochi vincoli alle proposte: bando assoluto ai simboli di partito e obbligo d’utilizzo della Stella d’Italia perché «ispirazione dal senso della terra e dei comuni». Per le cinque opere ritenute migliori era previsto un premio di 10 000 lire. Risposero al concorso 341 candidati, che inviarono 637 bozzetti in bianco e nero. Agli autori dei cinque disegni che superarono la selezione, la commissione diede l’incarico di presentare altri cinque bozzetti che si sarebbero dovuti basare, questa volta, su un tema preciso: « [...] una cinta turrita che abbia forma di corona, circondata da una ghirlanda di fronde della flora italiana. In basso, la rappresentazione del mare, in alto, la stella d’Italia d’oro; infine, le parole “unità” e “libertà” [...] ». La commissione premiò la proposta di Paolo Paschetto: l’artista, che fu ricompensato con un ulteriore premio di 50 000 lire, venne incaricato di disegnare la versione definitiva dell’emblema. La commissione inviò poi il disegno al governo per l’approvazione, esponendolo insieme con le altre quattro proposte finaliste in una mostra allestita in via Margutta, a Roma, nel febbraio del 1947. L’emblema uscito vincitore dal concorso non ottenne però riscontri favorevoli, venendo definito “non idoneo allo scopo” e – spregiativamente – “una tinozza”. Fu quindi istituita una seconda commissione, questa volta presieduta Giovanni Conti, che bandì radiofonicamente un secondo concorso; questa volta l’orientamento fu quello di privilegiare elementi legati all’idea del lavoro. A questo secondo concorso presero parte 96 persone, alcune delle quali artisti di professione, che realizzarono, nel complesso, 197 bozze. I 197 disegni originali del secondo concorso sono custoditi all’interno dell’archivio storico della Camera dei deputati. Ancora una volta risultò vincitore Paolo Paschetto, questa volta all’unanimità, la cui proposta venne tuttavia rivisitata dalla commissione per correggerne i connotati araldici, politici e pratici: il risultato finale fu una stella bianca a cinque punte simmetriche centrata su una ruota dentata, simbolo del lavoro e del progresso, e circondata da un ramo di ulivo e da uno di quercia. Approvato dall’Assemblea Costituente il 31 gennaio 1948 dopo un acceso dibattito, lo stemma finale venne ratificato definitivamente, previa modifica dei colori, il 5 maggio successivo, dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola con decreto legislativo n. 535 per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°122 del 28 maggio 1948. Non esente da critiche nel corso dei decenni sotto il punto di vista grafico, nel 1987 il presidente del Consiglio Bettino Craxi lanciò un nuovo concorso nazionale volto a rinnovare o ridisegnare l’emblema della Repubblica; la commissione incaricata ricevette 239 proposte, ma nessuna di esse venne ritenuta soddisfacente. Durante il secondo governo Berlusconi l’emblema è stato oggetto di un lieve aggiornamento resosi necessario per il suo inserimento in un bollo ellittico, in seguito divenuto nuovo emblema della presidenza del Consiglio dei ministri.

Elemento centrale dell’emblema è la stella bianca a cinque punte, detta anche Stella d’Italia, che è il più antico simbolo patrio italiano, dato che risale all’antica Grecia. In questa epoca storica all’Italia era associata la Stella di Venere perché posta a occidente della penisola ellenica. La Stella di Venere, subito dopo il tramonto, è infatti visibile sull’orizzonte verso ovest. Essa è la tradizionale rappresentazione simbolica dell’Italia sin dall’epoca risorgimentale e rimanda alla tradizionale iconografia che vuole l’Italia raffigurata come un’avvenente donna cinta da una corona turrita – da cui l’allegoria dell’Italia turrita – e sovrastata da un astro luminoso, la Stella d’Italia. La Stella d’Italia è richiamata anche dalla prima onorificenza d ell’era repubblicana, la Stella della Solidarietà Italiana: ideata nel secondo dopoguerra, questa onorificenza è stata assegnata alle personalità che si sono distinte nella fase di ricostruzione postbellica. Questa onorificenza è stata sostituita nel 2011 dall’Ordine della Stella d’Italia, che è il secondo titolo onorifico civile per importanza dello Stato italiano. Ancora oggi la Stella d’Italia indica, con le cosiddette “stellette”, l’appartenenza alle forze armate italiane. Nell’emblema repubblicano la Stella d’Italia è sovrapposta a una ruota dentata d’acciaio, simbolo del lavoro, che è alla base della Repubblica. L’articolo 1 della Costituzione italiana infatti recita: « L›Italia è una repubblica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. » Questo riferimento al lavoro non va però inteso come una norma giuridica, che obbligherebbe lo Stato a tutelarlo nel dettaglio, bensì a un richiamo al principio ad esso collegato, che è fondativo della società italiana. Il secondo comma, invece, assegnando la sovranità esclusivamente al popolo, stabilisce il carattere democratico della repubblica. La ruota dentata è anche presente sulla bandiera e sull’emblema dell’Angola e sull’emblema del Mozambico, nazioni uscite dal processo di decolonizzazione dell’Impero portoghese nonché sugli stemmi dei comuni italiani di Assago, Cafasse e Chiesina Uzzanese. L’insieme formato dalla ruota dentata e la stella d’Italia è racchiuso da un ramo di quercia, situato sulla destra, che simboleggia la forza e la dignità del popolo italiano (in lingua latina il termine robur significa infatti sia quercia che forza morale e fisica), e da uno di olivo, situato invece sulla sinistra, che rappresenta la volontà di pace dell’Italia, sia interna sia nei confronti delle altre nazioni. Per quanto riguarda la volontà di pace dell’Italia, l’articolo 11 della Costituzione recita: « L›Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo » Dal rifiuto della guerra come strumento di offesa non consegue il fatto che l’Italia non possa partecipare a un conflitto, tant’è che gli articoli 78 e 87 della Costituzione prescrivono quali organi dello Stato deliberano lo stato di guerra. In particolare, per l’Italia, sono le due camere che decretano lo stato di guerra, che è poi formalmente dichiarata dal Presidente della Repubblica; le camere conferiscono poi al governo i poteri necessari per fronteggiare il conflitto. Altro provvedimento straordinario in caso di guerra è la durata della legislatura delle due camere, che può essere eccezionalmente prorogata, come recita l’articolo 103 della Costituzione, oltre i cinque anni canonici.

Repubblica Italiana

La blasonatura dell’emblema della Repubblica Italiana recita: « Composto di una stella a cinque raggi di bianco, bordata di rosso, accollata agli assi di una ruota di acciaio dentata, tra due rami di olivo e di quercia, legati da un nastro di rosso, con la scritta di bianco in carattere capitale «Repubblica Italiana” » pag. 16

L’emblema della Repubblica Italiana non si può definire stemma in quanto è privo dello scudo; quest’ultimo costituisce infatti, secondo la definizione araldica, una parte essenziale degli stemmi (al contrario di altre decorazioni come, ad esempio, corone, elmi o fronde, che sono parti accessorie). Per tale motivo risulta più corretto riferirvisi con il termine di “emblema nazionale”.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Istruzione

“Che Santo è” Studenti del Campanella alla riscoperta dei tesori del museo diocesano

Gli studenti del liceo Campanella alla scoperta dei tesori del Museo Diocesano per conoscere e diventare promotori del patrimonio culturale cittadino, un’opportunità professionale e un’occasione di rilancio per il territorio. Sono questi gli obiettivi del progetto di alternanza scuola – lavoro “Che santo è: storia e iconografia rappresentanta dal Museo Diocesano” che ancora una volta ha visto la collaborazione tra il liceo Campanella di Lamezia Terme e il Museo della Diocesi lametina. Quindici studenti della III E dell’indirizzo scienze umane, guidati dalla docente Lucia Paola, hanno intrapreso un percorso

formativo coordinato da Paolo Francesco Emanuele che li ha portati a conoscere le innumerevoli opere d’arte presenti nel museo diocesano, soffermandosi in particolare sulle vite dei Santi, simboli e iconografie con cui nel corso dei secoli sono stati rappresentati nelle opere d’arte. Dai simboli più conosciuti, come la spada nelle mani di S. Paolo o le chiavi in quelle di S. Pietro, alle iconografie più ricercate, per gli studenti del Campanella un full immersion nel mondo dell’arte e del sacro, un’occasione per attingere a un patrimonio di spiritualità e di ingegno creativo che ha fatto grande la nostra terra e il nostro Paese. Nel corso del progetto, anche due visite guidate, in Cattedrale e nella Chiesa di San Domenico. E ora si passa alla fase operativa. Gli studenti, che alla luce del percorso seguito potranno guidare i turisti nei musei cittadini, nei prossimi giorni insegneranno ai bambini del catechismo della parrocchia della Pietà a riconocsere le iconografie dei Santi attraverso i manga giapponesi, un metodo innovativo e divertente per avvicinare i più piccoli all’arte e alla storia del cristianesimo. “Ottima la risposta da parte dei nostri studenti – ha dichiarato la docente responsabile Lucia Paola – già nei vari musei che stanno visitando nei viaggi d’istruzione, in Italia e in altri Paesi, si stanno appassionando a riconoscere le simbologie artistiche dei vari Santi e a mettere in pratica le conoscenze acquisite in questo progetto che da un lato fa guardare alla storia dell’arte e della fede e al tempo stesso incontra il presente e le possibilità future dei nostri ragazzi”. Soddisfazione dal dirigente Giovanni Martello per il quale “la nostra scuola, grazie alla collaborazione con la Diocesi e il Museo diocesano, anche attraverso questo progetto dimostra che è possibile fare una buona alternanza, che porta i nostri ragazzi a riscoprire e valorizzare il patrimonio culturale cittadino e a coglierne le opportunità per i loro percorsi formativi e professionali futuri. Come sarebbe bello per la nostra città se fossero proprio i nostri giovani a guidare i turisti a scoprire le ricchezze del nostro territorio”.

Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 17


Religione

Padre Francesco Occhetta

conclude dodicesimo anno della Scuola di Dottrina Sociale Il grido della Chiesa italiana per difendere il lavoro e i tanti “lavori” sottotutelati, in un mercato del lavoro che in Italia vive il drammatico gap tra i lavoratori “tradizionali”, tutelati e ben pagati, e i nuovi lavoratori più giovani senza tutele e senza diritti. Ritornare a fare politica e anzitutto prepararsi alla politica attraverso la formazione, superando la tentazione dell’ indifferenza e del ripiegamento individualistico. Sono alcuni dei messaggi con i quali padre Francesco Occhetta, membro del comitato scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, ha concluso il dodicesimo anno della Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa promossa dalla Diocesi di Lamezia Terme, con la prolusione finale nella sala dell’ex seminario vescovile, che ha visto insieme le tre sedi di Lamezia, Falerna Marina e San Pietro a Maida. Prendendo spunto dalle sollecitazioni della Settimana Sociale di Cagliari dello scorso ottobre, Occhetta ha ricordato che “la Dottrina Sociale della Chiesa nasce a fine ‘800 per dare voce a quei lavoratori che non avevano voce, come i bambini che lavoravano nelle miniere o le donne sfruttate. Anche a Cagliari abbiamo levato il nostro grido sui lavori non degni, sui lavori svolti da tanti giovani oggi nel nostro Paese che non si basano più sul tradizionale rapporto di subordinazione, con le relative tutele, ma su commissioni occasionali nella maggior parte dei casi sottopagate. A Cagliari abbiamo raccontato cinquecento buone pratiche già messe in atto nel nostro Paese per creare lavoro nel nostro Paese e abbiamo esposto alcune proposte significative al presidente del consiglio Gentiloni e pag. 18

al presidente del Parlamento Europeo. Il mercato del lavoro è cambiato anche nel nostro Paese e occorre dare risposte ai tanti lavoratori sottotutelati e sottopagati”. Per Occhetta “il reddito di cittadinanza non è la soluzione”e invece rilancia l’idea maturata propria alla Settimana Sociale di Cagliari “di tavoli per il lavoro da costituire in ogni diocesi tra tutti i soggetti che possono creare le condizioni per l’occupazione: imprese, sindacati, terzo settore.. Ragionare insieme, fare squadra per creare lavoro”. Per il gesuita “è importante per i cristiani impegnarsi in politica, di fronte alla sensazione che a un sempre maggior numero di cittadini nel nostro Paese non interessi nulla della vita comune. Tornare a fare politica per dare voce a chi oggi non ce l’ha”. “Da sempre il messaggio centrale della Chiesa è che la persona sta al centro della vita della Nazione”, ha affermato il vescovo Luigi Cantafora richiamando “l’esigenza per i cristiani di fare politica

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

e di fare una politica nuova. Guardando ai grandi modelli e ai grandi uomini del passato, per ritrovare quella spinta per assumersi la responsabilità di ricercare e costruire il bene comune”. In apertura dell’incontro il direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro don Fabio Stanizzo, ringraziando padre Francesco Occhetta per la sua presenza a Lamezia Terme, ha sottolineato la presenza all’appuntamento conclusivo della Scuola di Dottrina Sociale degli studenti di due istituti superiori cittadini, il Liceo Campanella e l’Istituto Tecnico Economico “Valentino De Fazio”. “La collaborazione con le scuole per noi è fondamentale per gettare nella nostra città i semi di un nuovo protagonismo dei giovani nella ricerca del bene comune”, ha sottolineato Stanizzo invitando i giovani “a credere nei loro sogni e al tempo stesso a scegliere con realismo i loro percorsi formativi e professionali futuri”.

Lamezia e non solo


Istruzione

Liceo Campanella unica scuola del Sud Italia a “Lingue in scena” a Torino Gli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme hanno vinto a Torino il concorso nazionale teatrale “Tedesco in scena” tra gli istituti superiori di tutta Italia e si preparano ora a partecipare al grande festival di teatro studentesco plurilingue “Lingue in scena”, in programma sempre a Torino dal 14 al 18 maggio. Unica scuola del centro e del Sud Italia a partecipare alla kermesse promossa dalla città di Torino e dal Goethe Institut, gli studenti della II e III A del liceo linguistico e una studentessa della III C, guidati dalla docente Concettina Lucchino, hanno vissuto un’esperienza formativa a trecentosessanta gradi che ha spaziato dalla pratica della lingua tedesca al teatro, dall’arte all’opportunità unica di incontrare e fare amicizia con gli studenti di diversi Paesi europei. Sono quasi venti le scuole in tutta Italia, tra scuole medie e istituti superiori, ad essersi cimentati nella realizzazione di pezzi teatrali in lingua tedesca ispirati, come previsto dal concorso di quest’anno, ai temi della magia, del sogno e dell’incantesimo. Gli studenti lametini hanno scelto un brano di “Krabat”, romanzo giovanile dello scrittore tedesco Otfried Preussler. Nella motivazione del risultato conseguito degli studenti lametini si sottolinea soprattutto, oltre alla scelta del brano e alla coerenza drammaturgica, l’ottimo livello linguistico raggiunto da studenti di secondo e terzo superiore. La performance degli studenti del Campanella è stata messa in scena sul palco della Casa Teatro Ragazzi di Torino insieme alle produzioni di studenti di tutta Italia. Ad arricchire l’esperienza formativa vissuta dagli studenti lametini, i workshop di teatro, danza e danza circense a cui hanno partecipato, guidati da professionisti scelti dal Goethe Institut, a contatto con giovani di diversi Paesi europei. Responsabile organizzativa del concorso, Maria Antonia De Libero, del Goethe Institut di Torino. Un lungo percorso di preparazione e di studio, quello

Lamezia e non solo

intrapreso dagli studenti del Campanella, che da novembre si sono messi all’opera per mettere in scena il brano scelto guidati dalla docente Lucchino e seguiti per quanto riguarda l’apprendimento delle tecniche teatrali dall’attore Marco Alotto, inviato dal Goethe Institut a Lamezia, con il supporto della maestra Carmen De Cicco della scuola di danza Dance Village. Prossimo appuntamento, la grande rassegna teatrale “Lingue in scena” con gli studenti del Campanella, guidati dalle docenti Concettina Lucchino e Ursula Mader, che saranno nei giorni successivi ospiti al Salone del Libro di Torino. Per il dirigente Giovanni Martello, “la vittoria dei nostri studenti al concorso nazionale di teatro in lingua tedesca conferma la mission del nostro istituto che può vantare un’esperienza ormai più che consolidata ed efficace sia per quanto riguarda metodi innovativi di apprendimento delle lingue straniere sia per quanto riguarda l’attività teatrale. Oltre alle importanti collaborazioni con realtà teatrali locali e regionali che il nostro istituto ha avviato negli anni passati, pochi anni fa abbiamo vinto il primo premio al concorso teatrale promosso sempre dal Goethe Institut con un cortometraggio che poi è stato presentato al Salone del Libro di Torino”. Per la docente Lucchino “questa occasione, che ha visto la nostra scuola distinguersi positivamente a livello nazionale, è il risultato del lavoro di anni, lavoro orientato anzitutto a far comprendere ai nostri studenti e più in generale alla società calabrese che l’apprendimento della lingua tedesca non è un fatto puramente scolastico ma può offrire opportunità professionali concrete ai nostri giovani. Anche in Calabria c’è una scuola di qualità, che può confrontarsi a pieno titolo con le altre scuole italiane e di altri Paesi Europei”.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 19


Sport

E FU SERIE A

LA ROYAL TEAM LAMEZIA NELLA STORIA! Dopo 5 anni di vita la società lametina brucia le tappe ed entra nell’olimpo del futsa E l’agognata, inseguita, sospirata Serie A è stata conquistata! La Royal Team Lamezia a Pentone, sì a Pentone non a Lamezia Terme (e meglio chiuderla qui!) supera 3-2 Napoli ed è promossa nell’olimpo del Futsal femminile, preparandosi fin d’ora ad una stagione prestigiosa ancorchè più impegnativa. Diciotto vittorie in ventidue gare (solo due sconfitte): se non è percorso netto poco ci manca. Più che sufficiente però per primeggiare su Napoli, anche nell’ultima storica gara di domenica 29 aprile. Settimana di vigilia vissuta a diretto contatto con la squadra e della società rappresentata dai superlativi Nicola Mazzocca e Claudia Vetromilo. La follia visionaria (in senso positivo ovviamente) del primo a braccetto con il decisionismo della seconda, ed ecco un mix evaporato al punto giusto. Tante gioie sì, ma se non l’avessimo vissuta direttamente non avremmo creduto alle sofferenze, a volte tribolazioni, di una stagione ‘pazzesca’, piena di problematiche varie, ma sempre risolte quasi come – senza essere blasfemi – prova ‘divina’. C’è voluto passione sì, ma anche carattere, perentorietà in determinate decisioni sicuramente difficili ma inevitabili sul gruppo di squadra, ma alla fine premianti. Spazio alle emozioni ora nelle parole delle tre marcatrici col Napoli, del presidente Mazzocca e del mister Ragona. Qui vogliamo citare tutto lo staff: Alessandro De Sensi, Pasquale Iannelli, Tonino Mercuri, Totò Gigliotti, i medici Giovanni Paladino e Giovanni Carnovale, Peppino Borrello, Tonino Scalise, Antonio Stella, Gianluca Vescio, Luigi Ruberto, Vittorio Mazzocca (junior).

Il presidente Nicola Mazzocca (che ha ricevuto una targa per le 100 gare in Serie A da Tonino Scalise). “Tanta stanchezza ma alla fine grandissima gioia per un risultato che aspettavamo da anni, perché sono partito per fare bene, ma andando avanti è maturata l’idea di vincere, e siccome a me non piacere perdere neanche a carte ogni anno abbiamo fatto meglio, fino a questa Serie A. E’ un risultato storico sia per la Royal che per la città di Lamezia Terme. Anche se a gennaio-febbraio abbiamo avuto un calo fisico e mentale dovuto a tanti fattori, ma fortunatamente ci siamo rialzati, e

pag. 20

da Ottaviano è iniziata la scalata. Sinceramente non dico che mi ero scoraggiato però cominciavo a non crederci, invece quella vittoria lì mi ha ricaricato. La dedica la meritano tante persone, ma permettimi di farla a me e a mia moglie Claudia Vetromilo perché stiamo soffrendo da cinque anni, sì ci sono tante gioie ma anche tante sofferenze. Ora le problematiche aumenteranno, spero che qualcuno si avvicini come sponsor importante, anzi pare qualcosa si stia muovendo e comunque ribadisco che le porte della Royal sono sempre aperte a tutti. Io cerco aiuti ed affiancamenti seri”. Eccoci a mister Ragona: “Dedico la Serie AA a due persone che non ci sono più nella mia vita, sa il cuore mio quali sono. Poi a squadra e staff. E al presidente Nicola Mazzocca (e Claudia Vetromilo) che hanno scommesso su un allenatore di giovanili, ce l’abbiamo fatta con l’aiuto delle ragazze. Il momento più difficile paradossalmente dopo la vittoria di Napoli all’andata: si sono create dinamiche create per minare la tranquillità al nostro interno, ma non ci sono riusciti. Anche perché poi il gruppo che voleva vincere il campionato è rimasto, la dirigenza è stata molto oculata nel decidere chi doveva far parte della famiglia Royal ed alla fine i risultati sono arrivati. Con due spartiacque, Rionero e Palermo: specie da Ottaviano le ragazze si sono guardate negli occhi, rifacendo filotto dimostrando anche oggi di essere superiori a Napoli e si è visto anche all’ultima giornata. A livello personale è la mia soddisfazione professionale migliore: fare quasi 900 km alla settimana è dura, oltre a tanti sacrifici anche familiari, credo che me lo merito anch’io questo traguardo”. Royal tonica nel gioco, te l’ha riconosciuto anche il tuo capitano Saman-

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

ta Fragola. “Senza offendere alcuno, il Lamezia dell’anno scorso aveva grande potenziale tecnico, ma la tattica attendista non fa per me. Oltretutto chiunque sia ambizioso nel futsal a questi livelli deve fare un gioco propositivo e pressare alto. Noi credo l’abbiamo fatto ed anche bene. Se mi piacerebbe restare? Eh, vedi tu – sorride -, questo devi chiederlo al presidente, io sono qua aspetto la telefonata. Magari prima festeggiamo”. Ed eccoci alle bomber dell’ultima gara: Erika Linza: “Era nel mio destino segnare l’ultimo gol in A2, dopo che tre anni fa segnai il primo gol con la Royal contro il Bisceglie. E’ stato un anno molto difficile ma con l’aiuto delle compagne ci abbiamo creduto e siamo arrivate all’obiettivo finale. Grazie ai miei genitori, alla società, le compagne, il mister, i preparatori, a tutti quelli che ci hanno sempre aiutato ed un saluto particolare al nostro Totò Gigliotti”. Non sta nella pelle la babyprodigio Federica De Sarro con 13 gol totali (da guinness per una sedicenne all’esordio!): “Non si può spiegare l’emozione in questo momento: un misto tra felicità, gioia e le tante soddisfazioni che ho avuto quest’anno. Voglio ricordare una mia zia acquista, Teresa che non c’è più, mi ha cresciuto e mi ha dato sostegno, questo gol lo dedico a lei. Un grazie ai miei genitori, a Ragona e alle mie compagne”. Strepitosa Concy Primavera, 23° gol, apporto enorme per esperienza e marcature: “Dopo 16 anni vincere un torneo così è il massimo, non potevo chiedere di più. Dopo la sconfitta col Martina in Coppa siamo calate fisicamente e psicologicamente ma siamo state brave a reagire. L’andata è finita con 10 punti di vantaggio sul Napoli, volendo si poteva anche chiudere prima, ma quel calo di gennaio ci ha frenato, siamo stati bravi a tenere duro fino alla fine. Futuro? Adesso festeggiamo, poi si vedrà, non ti nascondo che a Lamezia ho trovato ambiente bello, società seria e persone speciali e quindi chissà il prossimo anno sarò ancora qua”. Lo score finale della Royal recita: 102 gol fatti, 43 subìti (miglior difesa). Bomber Losurdo con 27 gol; 23 Primavera, 13 De Sarro, 10 Fragola, 8 Linza, 7 Manitta, 7 Ierardi, 2 Bagnato, 1 Corrao, Sgrò, Sabatino, Mirafiore, Pota.

Lamezia e non solo


Sport

UISP/Nel campionato Over 35 vittoria dei soveratesi impostisi 6 anni in Figc TRIONFA L’ASD FIORENTINA 10 BIS. E A GIUGNO A PESARO PER LE FINALI NAZIONALI Campione regionale Uisp con tre giornate d’anticipo! Una cavalcata trionfale quella dell’Asd Fiorentina 10 Bis del presidente Francesco Teti e del patron Franco Pipicelli. Dallo scorso 14 aprile infatti, la squadra di Soverato ha stravinto il campionato Over 35 con un percorso pressochè netto: venti vittorie (per nove volte di misura) ed una sola sconfitta, con miglior attacco (66 gol) e miglior difesa (solo 16 subìti). E così ci sono voluti quasi sei anni prima che, a livello amatoriale, l’ASD Fiorentina 10 Bis trionfasse ancora. Era infatti il lontano giugno 2012, ed a Roccella Jonica contro l’European ’93 di Gioia Tauro, i “viola” vinsero a livello regionale, ma era il torneo FIGC. E così ecco finalmente il trionfo dopo le cocenti delusioni per le 3 finali play-off perse, a turno, contro Amatori P.zza San Rocco di Girifalco, Stella Maris di Sellia Marina e Vigor Old Boys di Sant’Onofrio. Stavolta invece la Fiorentina 10 Bis ha primeggiato, vincendo in trasferta contro gli Amatori Pianopoli, laureandosi così campione Amatori Over 35 UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) Comitato Territoriale di Catanzaro. E non finisce mica qui per i soveratesi del tecnico Adreas Proto, attesi ora dalle finali nazionali che si svolgeranno a Pesaro dal 22 al 24 giugno prossimi. Una vittoria costruita fin dall’estate scorsa dal duo Teti-Pipicelli e dal dirigente Salvatore Blumetti, con la sapiente guida di mister Andreas Proto che ha impiegato al meglio l’organico di qualità, con calciatori in passato in categorie superiori, e provenienti da Soverato, Montepaone, Satriano, Davoli, Isca sullo Jonio, Badolato, Petrizzi, Borgia, Monasterace, Catanzaro e addirittura Amantea. La vittoria più bella (3-2) quella in trasferta a Filadelfia, che ha stroncato sul nascere le velleità degli Amatori Pianopoli e della Vigor Old Boys di Sant’Onofrio. Altro particolare rilevante ancorchè curioso è che nella rosa, composta da 22 calciatori, solo 7 sono under 40, mentre il resto è tutta over 40. Il più giovane è Renato Zimarra (classe ‘87), quello più esperto Salvatore Pittelli (classe ‘68).

ria 10 Bis, Pizzeria Habanero, Pizzeria Il Ghiottone, Corrado Arona Frutta e Verdura, Laboratorio Orafo Luca Sgrò e It Style di Francesca Scalzo) che hanno creduto nel “progetto”. Oltre che – fanno sapere dalla società soveratese – “ai dirigenti Regionali UISP che, con grande sforzo, mettono a disposizione un’organizzazione perfetta affinché l’intero campionato si svolga nella massima regolarità e correttezza. E a Pesaro – aggiungono - non si andrà in villeggiatura, ma per cercare di scrivere, anche a livello nazionale, una pagina indelebile nella storia del calcio dilettantistico della Provincia di Catanzaro e della città di Soverato. A tal proposito si spera – concludono che l’Amministrazione comunale del sindaco Ernesto Alecci, contribuisca alle spese per la trasferta pesarese al momento a totale carico dei partecipanti”. Ed ecco la rosa completa, con l’immancabile relativo nomignolo: Costantino Giuseppe (stucchevole), Grande Gregorio (garanzia), Pittelli Salvatore (veterano), Meliti Giuseppe (stantuffo), Cundò Massimo (Tony Manero), Pardo Vincenzo (babbo), Migliarese Raffaele (artigliere), Aprile Francesco (ariete), Pullano Giancarlo (cagnaccio), Sgrò Luca (Furia), Doria Domenico (instancabile), Trocano Dino Antonio (pit bull), Teti Giuseppe (indaffarato), Gangale Salvatore (the body), Santopolo Devis (illusionista), Corapi Salvatore (zecca), Sestito Antonio (bomber), Castanò Diego (corazziere), Zimarra Renato (scugnizzo), Nisticò Aurelio (letale), Filandro Tiziano (folletto), Zannino Alessandro (sfortunato). COMPLIMENTI!

Un ringraziamento doveroso dall’ASD Fiorentina 10 Bis va anche agli Sponsor (PizzeLamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 21


Carissimi lettori,

è la volta di un libro originalissimo, appena uscito, di cui voglio parlarvi.

La giornalista RITANNA ARMENI, nota per l’originalità dei suoi scritti, ha voluto celebrare, col suo libro UNA DONNA PUO’ TUTTO (ED. PONTE ALLE GRAZIE), la forza dirompente di un gruppo di donne, quasi dimenticate dalla Storia ufficiale.

to l’ultima Strega e dato voce a ciò che tutti vorrebbero fosse taciuto: la forza delle donne, non per partito preso, ma come testimonianza.

In tempi non troppo lontani, in cui la donna era relegata soltanto al ruolo familiare e domestico, in un grande Paese come la

Intervistando Irina Rakobolskaja ,l’ultima Strega della Notte, qualche tempo prima che lasciasse questa terra, la Armeni ci ha dato modo di avere un riferimento storico preciso, circa il leggendario stormo di eroine dell’aria che, durante la Seconda Guerra Mondiale, abbatterono il maggior numero di aerei tedeschi.

Russia che, storicamente, aveva lottato per la parità fra i due sessi, le Streghe della Notte ebbero un ruolo fondamentale, non solo di esperienza paritaria, ma di ruolo patriottico.

Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 26°- n. 44 - giugno 2018 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

pag. 22

Dopo innumerevoli voli notturni e vittoriose azioni di guerra, “al 588 è dedicato lo spazio di una teca e due bandiere. Nella teca qualche foto, fra cui quella di Marina Raskova, un paio di occhiali da pilota, una bussola, alcuni documenti, medaglie. Non è facile individuarlo. E’ una teca anonima…” (cfr. pag. 216-217)… Già, “anche nel Museo dell’Armata Rossa […] l’uguaglianza livellatrice ha avuto la meglio su un’esperienza unica e diversa” (cfr. pag.217)… Ma l’emozionante volume di Ritanna Armeni non permette l’oblio e, pur non esaltando, ma semplicemente narrando, ci riporta alla verità e al fascino reale di un’esperienza senza pari.

Appartenenti all’Aviazione Russa e guidate da Marina Raskova, che ha il coraggio di esclamare, fiera, al cospetto di Stalin: “Una donna può tutto” (cfr. pag. 65), le Streghe della Notte diventeranno il Reggimento 588, di sole donne che fossero piloti, meccanici, navigatori, artiglieri e con in dotazione i piccoli aerei Polikarpof, specializzati nel bombardamento leggero notturno. Mi occupai di queste donne io stessa, alla fine degli anni ’90, per articoli e riferimenti storici, avendo fatto parte, per anni, dell’A.N.A.DO.S., la vecchia Associazione che lottò, in Italia, per l’accesso delle donne nelle Forze Armate. Ritanna Armeni ha fatto molto di più: ha incontra-

Il libro rappresenta la chiara volontà di non dimenticare, di non far calare la polvere del tempo sul ruolo del 588° Reggimento nella Seconda Guerra Mondiale, pur se, nello storico Museo dell’Armata Rossa, il glorioso passato delle Streghe non è particolarmente evidenziato.

Leggere UNA DONNA PUO’ TUTTO – 1941: VOLANO LE STREGHE DELLA NOTTE è come stare al centro della Storia, è sfatare il mito che le donne non possano affrontare tutto. Che, poi, la Leggenda continui a cibarsi di falsa cultura, non importa: noi sappiamo, e anche gli uomini sanno, che la verità non può essere nascosta. Buona fiera lettura e che le donne abbiano il coraggio di essere se stesse, al meglio e senza inutili quote rosa. Credetemi: non ne abbiamo bisogno!

88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


La parola alla Nutrizionista

L’acqua sorgente di vita e di benessere Caratteristiche chimico-fisiche E’ l’unico composto organico che in natura esiste allo stato liquido, solido e gassoso. L’acqua destinata al consumo umano deve essere innocua cioè non contenere sostanze tossiche che potrebbero procurare danno alla salute, usabile consentendo impieghi domestici ed industriali, accettabile cioè limpida, incolore e insapore. In questi ultimi anni il consumo di acqua imbottigliata è aumentato , in quanto vi è una crescente diffidenza dell’acqua del rubinetto . Classificazione Il contenuto in minerali ed il residuo fisso a 180°C, permettono di classificare le acque minerali in: · minimamente mineralizzate se il residuo fisso è minore o uguale a 50 mg/l · oligominerali se il residuo fisso è maggiore di 50 e minore o uguale a 500 mg/l · medio minerali se il residuo fisso è maggiore di 500 e minore o uguale a 1500 mg/l · ricche di sali minerali se il residuo fisso è maggiore di 1500 mg/l. Si possono classificare in base alla presenza di sali che possono produrre effetti diversi : diuretici, o lassativi. In base al contenuto di ioni inoltre si può fare un’ulteriore classificazione : · sodica se Na > 200 mg/l, indicata nelle diete povere di sodio, · se Na < 20 mg/l, fluorata, ·

se F > 1 mg/l, calcica, se Ca > 150 mg/l ecc.

Perché è importante l’acqua?? E’ l’elemento più abbondante del nostro organismo . E’ fondamentale per la digestione, assorbimento, regolazione temperatura corporea. L’acqua è salute generalmente è consigliato bere frequentemente e in piccoli quantità da un 1,5 / 2 litri Ma come fare se non si sente lo stimolo della sete e non si è abituati a farlo? Lamezia e non solo

Possiamo distribuire l’acqua ubn questo modo : un bicchiere di acqua a colazione, due bicchieri di acqua a pranzo, due bicchieri di acqua a cena e mezzo litro di acqua lontano dai pasti, così facendo ridurremo la cellulite e la ritenzione idrica, aumentando il tono e l’elasticità dei tessuti e

riducendo il gonfiore. L’acqua del mattino è utile anche per chi soffre di stipsi in quanto a stomaco vuoto Non bisogna superare i tre litri complessivi al giorno in quanto depurando può provocare una perdita eccessiva di oligoelementi. I bambini e gli anziani non bevono molto perché lo stimolo della sete non è ancora ben sviluppato nei primi e si attenua con l’età nei secondi per questo compito di chi li accudisce e fargli assumere un’adeguata quantità di acqua durante la giornata. E’ buona norma cambiare spesso l’acqua e sapere che non esistono acque dimagranti o ingrassanti. Nessun tipo di acqua ha calorie, le bevande diverse dall’acqua contengono calorie, per questo devono essere usate con moderazione . Non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisca la formazione dei calcoli renali anzi è stato dimostrato che le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo. Inoltre non è vero che l’acqua gassata gonfia: il gas esercita una pressione che accelera lo svuotamento dello stomaco e il transito del cibo nell’intestino.

solfati: contenuti elevati di queste sostanze possono avere controindicazioni . Controllare l’integrita’ del contenitore e la data di scadenza. Pur non essendo un prodotto deperibile le acque in contenitori di plastica andrebbero bevute entro 5-6 mesi, quelle in bottiglie di vetro entro 1 anno Nel periodo invernale, conviene utilizzare acque leggere, poco mineralizzate, con pH leggermente acido, in quanto favoriscono lo smaltimento delle scorie metaboliche . Nel periodo estivo, per far fronte alla continua perdita di sali minerali, a causa dell’abbondante sudorazione, si dovrebbero adoperare acque minerali ricche di sali. Un’ottima alternativa è la preparazione di acqua aromatizzate ricche di vitamine e Sali minerali. Un esempio potrebbe essere un’acqua ai frutti rossi fantastici antinfiammatori ricchi di gusto. Come prepararla : 1 litro di acqua Frutti rossi 50 gr Un limone Foglie di menta Inserire tutti gli ingredienti in infusione in una brocca di acqua fredda e riporre in frigo per una notte. Se si ha a disposizione una macchina per il sottovuoto con il programma per i liquidi è possibile in assenza di ossigeno far macerare la frutta questo manterrà sia maggiormente il colore, sia più vitamine e sali minerali

Qualche consiglio: Leggere attentamente i valori di residuo fisso, nitrati, sodio, fluoro e GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 23


Spettacolo

IL DOPPIO CONCERTO DI EMAN E NITRO ALLO STADIO CERAVOLO DI CATANZARO APRE IL “CATANZARO SPORT VILLAGE” E LA GRANDE ESTATE MUSICALE CALABRESE Si aprirà il prossimo 23 giugno con il doppio concerto di Eman e Nitro, la prima edizione del “Catanzaro Sport Village”, una manifestazione ricca di eventi e iniziative non solo sportive, ma anche musicali, ricreative e gastronomiche, che debutta nel capoluogo calabrese, organizzata dall’Associazione Culturale Alkon, guidata da Francesco Scavelli. Questo evento d’apertura, coorganizzato con “Fatti di Musica”, il festival del miglior live d’autore diretto da Ruggero Pegna e la collaborazione della “Be Alternative Eventi”, propone due tra i nomi più apprezzati e seguiti della nuova musica italiana: si comincerà alle 21.30 con il concerto del cantautore catanzarese Eman e si proseguirà, sullo stesso palcoscenico, con quello del rapper Nitro, reduce dal grande successo al concertone del Primo Maggio a Roma. Il prezzo del biglietto per assistere ai due concerti è di euro 20.00, particolarmente accessibile per favorire una grande partecipazione di giovani e una grande festa di musica. L’imponente allestimento del concerto e dell’area musicale è previsto davanti al settore Curva Ovest, mentre nel resto dello Stadio Ceravolo saranno allestiti spazi per tutte le altre iniziative del “Catanzaro Sport Village”. Visto il successo dei due artisti è prevedibile un grande afflusso da tutta la regione. Eman si è imposto come un cantautore particolarmente originale e innovativo, capace di toccare diversi generi privilegiando testi impegnati, rock e dubstep. All’anagrafe Emanuele Aceto, è nato nel 1983 a Catanzaro. Nei suoi testi pone un’attenzione particolare su temi sociali e argomenti di denuncia. Eman ha aperto le porte ad un cantautorato moderno, dove reggae, cantautorato classico, dark, elettro-pop e ritmi, incontrano l’attenzione profonda per i testi. Piace a vari target di pubblico e diverse fasce di età. Senza uno specifico genere di appartenenza, ammalia diverse tipi di culture: dall’underground agli ascoltatori di pop ben fatto, dagli appartenenti alla cultura reggae a quelli affascinati dal dubstep, dagli amanti del cantautorato più classico, alle nuove generazioni in cerca qualsiasi musica che possa raccontare pag. 24

il loro tempo. Il suo primo album “Amen” esce nel 2016 per Sony Music, con singoli come “Giorno e notte”, “Amen” e “Chiedo scusa”. Il tour estivo che ne segue vanta diversi sold out. Nelle corse settimane è tornato dal vivo a Roma e Milano, in attesa del nuovo lavoro, il cui titolo non è stato ancora svelato. Particolarmente accattivante è l’accoppiata con Nitro, che si esibirà subito dopo Eman. Nitro è uno dei rapper italiani più amati dai giovanissimi. Nicola Albera (il suo vero nome) nasce nel 1993 a Vicenza e si avvicina presto alla cultura hip hop grazie alle sue doti nel freestyle. I primi palchi ufficiali arrivano con la “Gioventù Bruciata”, poi col team “The Villains”, sotto lo pseudonimo di Wilson Kemper. Questo progetto, ispirato al lato oscuro della fumettistica e del cinema, propone sonorità che spaziano dal rap degli anni ‘90 all’energia della bass music e dell’elettronica. Tutto con uno spirito hardcore. Nel 2012, Nitro partecipa a “Spit”, la trasmissione di Mtv dedicata al freestyle, e si piazza al secondo posto. Nello stesso anno, entra a far parte della crew Machete e diventa uno dei rapper italiani più seguiti sui social. Nell’ ottobre 2012 partecipa a Casus Belli, Ep di Fabri Fibra che lo vede come unico featuring. Il suo primo album solista, Danger, arriva l’anno dopo e lo consacra come rapper di punta della nuova scena italiana. Nel 2015 esce il nuovo album, che esordisce al primo posto su iTunes, dal titolo Suicidol (Sony Music). Rotten è l’estratto che ne anticipa l’uscita. Nel video ci sono due interventi d’autore: quelli di Fabri Fibra e Shade. Il tour estivo, in cui Nitro è affiancato da Dj Ms, tocca tutta Italia facendo registrare il sold out ovunque. Al concertone romano del Primo Maggio ha letteralmente infiammato Piazza San Giovanni. “Non vi è alcun dubbio – sottolineano gli organizzatori che il prossimo 23 giugno lo Stadio di Catanzaro esploderà di entusiasmo ed energia. Sarà un vero live-evento che aprirà ufficialmente la grande estate calabrese e riporterà la musica dal vivo in questo stadio che, già in passato, ha ospitato eventi musicali storici, dagli Spandau Ballet a Tina Turner, da Claudio Baglioni a Venditti e Ligabure.”.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.