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Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

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Lameziaenonsolo incontra

Luca Scaramuzzino

Nella Fragale

Luca Scaramuzzino è l’intervistato di questo mese, è un penalista affermato ma non solo come chi lo conosce sa e come scopriranno i lettori che non lo conoscono (pochi, credo) leggendo l’intervista. E’ di indole socievole sebbene sia schivo, non ama mettersi in mostra, apparire, pur essendo costantemente presente, come membro attivo, nella vita sociale lametina. Per potergli fare l’intervista abbiamo dovuto rincorrerlo. Comunque alla fine siamo riusciti a convincerlo ed eccoci qua a cercare di scoprire qualcosa di più su di lui. La sua riservatezza forse è legata al ruolo che ricopre, forse al carattere ma di certo non è un difetto e contribuisce a dargli quell’alone di impenetrabilità che non guasta! Avvocato penalista, uomo molto vicino al Sindaco Mascaro, vice presidente della Lamezia Multiservizi, è un bel percorso il suo, considerando la sua giovane età. Cominciamo in ordine: Avvocato penalista, quale è stata la molla che le ha fatto scegliere questo ramo dell’avvocatura? Sicuramente una propensione per le materie penalistiche e, poi, visto che condivido lo Studio Legale con i miei fratelli, abbiamo pensato di “coprire” più o meno le principali branche del diritto, dal civile, all’amministrativo e, quindi, al penale. Quale è la differenza fra un avvocato penale e un avvocato civile? Non credo ci sia una differenza particolare anche perché credo che in ogni caso ci debba essere una sorta di vocazione nell’espletamento del mandato defensionale, sia che sia una questione civilistica che di tipo penale. Ciò che cambia, invece, come sopra detto, è una propensione e attitudine particolare che si deve avere nell’approccio e nella gestione del cliente, rispetto sia al tipo di problematica che lo stesso ha, che alle conseguenze che potrebbe subire. E’ difficile fare l’avvocato penalista? In tutta sincerità la passione e la voglia di fare l’avvocato penalista mi è andata scemando, anche e soprattutto, nell’ultimo periodo. Le ultime vicende di cronaca mi hanno portato una sorta di demotivazione che, credo, anzi mi auguro, però, sia temporanea!!! In generale, comunque, è un mestiere bellissimo ma nello stesso tempo difficilissimo e reso ancor di più tale in un territorio difficile quale è il meridione dove le problematiche sono innumerevoli!!!

anche perché, trattando diversi titoli di reato, gli stessi comportano un approfondimento della materia che, per fortuna o purtroppo, è sempre in evoluzione. In ogni caso la passione che si mette è sempre la stessa, dal reato più banale a quello più complesso. Forse quello che mi è rimasto più nel cuore, se così si può dire, per il clamore mediatico e non solo che il processo stesso suscitò a livello nazionale, è quello che ha avuto a che fare, incidentalmente, con un omicidio eccellente avvenuto sul nostro territorio lametino e che comportò il coinvolgimento anche di personaggi eccellenti a livello nazionale. E’ ricorrente la lamentela che accusa il sistema penale italiano di non fare nulla per rieducare e reinserire nella società chi ha commesso un reato, cosa che, tra l’altro, è prevista dalla Costituzione. E’ d’accordo? Assolutamente si. Più che del sistema penale, però, io parlerei di sistema giudiziario. Oggi la pena irrogata a seguito di sentenza di condanna non assolve più, qualora lo abbia mai fatto in passato, la sua funzione rieducativa. Oggi purtroppo, la maggior parte di coloro che hanno avuto a che fare con una esperienza carceraria, difficilmente riescono a risollevarsi, moralmente e psicologicamente, da quella esperienza, anche perché proprio le strutture carcerarie sono inidonee al ruolo per il quale sono nate. Non credo che le strutture fatiscenti ed il sovraffollamento delle carceri, siano il metodo migliore per riattribuire alla pena quella funzione che le dovrebbe essere connaturata.

Senza fare nomi, ovviamente, esiste un caso particolare sul quale ha lavorato e che la ha particolarmente interessata? Ogni caso che tratto mi interessa particolarmente, Lamezia e non solo

In Italia abbiamo spesso, non so se dire “purtroppo” o per “fortuna” assistito ad eclatanti capovolgimenti nei processi con il ricorso all’Appello. Questo mette nell’incertezza la gente comune. Si fa troppo ricorso all’Appello oppure è giusto che sia così poichè rappresenta una garanzia per l’imputato? In un paese democratico e soprattutto nel quale il

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diritto dovrebbe regnare sovrano, è importantissimo che ci siano più gradi di giudizio e, quindi, la possibilità che diversi giudici valutino lo stesso caso; è proprio per questo che in linea teorica, ma solo in linea teorica (la pratica è tutt’altra cosa), l’imputato è innocente sino alla irrevocabilità della sentenza è, quindi, quando la stessa non è soggetta più ad impugnativa. A volte assistiamo, però, e questo è un malcostume tutto italiano, a casi in cui la semplice ricezione di un avviso di garanzia - e quindi neppure di una sentenza di condanna di primo grado - equivalga ad una sorta di responsabilità conclamata e, quindi, a sentenza irrevocabile di condanna!!! Da operatore del diritto non posso non dire che questo malcostume dovrebbe essere combattuto, in primis dalla stampa e, poi, un pò da tutti i cittadini. Si sente continuamente dire che, nel caso di prove non certe, è meglio assolvere un presunto reo piuttosto che condannare un innocente, è davvero così? Diceva Voltair: è meglio correre il rischio di salvare un colpevole che condannare un innocente. Ed allora, uno dei principi del contraddittorio penale su cui si basa la regola del favor rei - ossia che è l’accusa a dover dimostrare la colpevolezza di un imputato e non questo a dover dimostrare la sua innocenza ed ogni prova dubbia va a favore dell’innocenza - è appunto che è meglio liberare 100 colpevoli che condannare un innocente. Poiché è sempre possibile riaprire un processo in presenza di prove nuove, ritengo che una condanna inflitta dopo molti anni dopo il delitto è meglio di un’assoluzione dopo molti anni di galera per un innocente. Purtroppo la legge stessa riconosce di non essere infallibile (anche nella Costituzione vi è un accenno agli errori giudiziari), e non potendo avere la certezza assoluta della colpevolezza di un imputato, si preferisce liberare un possibile colpevole che condannare un possibile innocente. Ora le faccio una domanda “cattivella”, è d’accordo anche quando lei sa che chi sta difendendo è colpevole? Qui ci sono delle teorie contrapposte: quella che vorrebbe che il difensore sapesse dal proprio cliente, sempre e comunque, la verità, e quella contraria, da me invece sposata, che mai e poi mai l’avvocato dovrebbe sapere quale è stato il reale accadimento dei fatti. Ho seguito sempre questa seconda linea di pensiero proprio per non essere condizionato nella difesa del cliente. E’ evidente, infatti, che se fossi a conoscenza che un cliente ha commesso un reato, ad esempio, di abuso sessuale nei confronti di un minore, proprio perché anche noi avvocati abbiamo una coscienza e siamo, quindi, esseri umani

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e non robot, la difesa, anche la più tecnica possibile, verrebbe inevitabilmente condizionata. Un avvocato, penalista o meno, può rifiutare una causa? Premetto che il diritto di difesa è garantito dall’art. 24 della Costituzione; è, quindi, un diritto fondamentale attraverso il quale ogni cittadino può affermare i propri diritti ed interessi legittimi contro ipotetici soprusi e angherie che dovesse subire ed anche contro ipotetici errori giudiziari. Proprio in virtù di ciò per “rifiutarla” bisogna avere un buon motivo, ma mai e poi mai possono costituire giustificazioni le proprie sensazioni, vale a dire antipatia personale, efferatezza del crimine etc.etc. L’eventuale rifiuto ingiustificato costituisce comportamento deontologicamente censurabile e passibile, quindi, di sanzione disciplinare. Ma lei che può rispondere con “cognizione di causa, è proprio vero che “la legge è uguale per tutti?”” Ho una idea personalissima a proposito che non esternerò neppure sotto tortura. Ma come operatore del diritto, non posso non credere che non sia così!!! Tanti avvocati penalisti si sono poi dedicati alla scrittura ed hanno pubblicato libri che sono diventati best seller. Ha anche lei in cantiere un progetto simile? Assolutamente si. E’ sovente l’idea di scrivere un libro. Più che l’aspetto lavorativo in sé, però, vorrei parlare dell’aspetto umano applicato al settore legale o meglio, di come incide o come ha già inciso la pratica legale sul mio aspetto caratteriale e di vita quotidiana. Bene, allora speriamo che quandi deciderà di scriverlo saremo noi a pubblicarglielo! Per finire con l’avvocatura: Che consiglio si sentirebbe di dare ai giovani che vogliano inseguire il sogno di fare l’avvocato penalista? Non posso non dirgli che è il mestiere più bello al mondo anche se le difficoltà, serie e concrete, sono tantissime. Credo, però, che come in ogni cosa, la si debba fare con passione, abnegazione e soprattutto con correttezza nei confronti di tutti, Colleghi, magistrati e clienti.

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Ora passiamo ad un altro dei suoi impegni: braccio destro del Sindaco Paolo Mascaro, come mai ha deciso di impegnarsi in tal senso? Non definirei il mio ruolo accanto a Paolo Mascaro come “braccio destro” ma come di amico nella “buona e nella cattiva sorte”! Ho deciso di iniziare questa avventura perché credo che con Paolo, Lamezia

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Terme possa avere finalmente, dopo anni di vuoto, la sua possibilità. E’ faticoso seguire un sindaco iper-attivo come il nostro? Il nostro sindaco ama seguire ogni iniziativa della città ed i suoi concittadini in ogni loro progetto e dunque sì, è molto impegnato, ma non parlerei di fatica la mia, ma a volte di impegno nel calcolare con esattezza e precisione, i tempi affinché nessuno debba aspettare l’arrivo del primo cittadino. In cosa consiste il suo impegno con lui? In buona sostanza, lei cosa fa? Il mio impegno è seguirne l’operato, cercando di essere intermediario tra lui e le istanze dei cittadini, anche se di fatto Paolo preferisce avere un contatto, come è giusto che sia e compatibilmente con i suoi innumerevoli impegni, con ogni singolo cittadino; ricordo che da quando si è insediato dedica un giorno alla settimana - e vi assicuro che è tantissimo per il Sindaco della città di oltre 70.000 abitanti - all’audizione delle istanze di tutti i cittadini. Da agosto è vicepresidente della Multiservizi, una bella gatta da pelare, a distanza di pochi mesi si è pentito di avere accettato questa nomina? E’ mia abitudine accettare ogni sfida che la vita mi pone innanzi. Sicuramente il ruolo di Vice Presidente all’interno di una società che allo stato è innegabile non goda di ottima salute, è complesso ma lo porto avanti con impegno e convinzione, grato della fiducia che il sindaco ha riposto in me ed in linea con la sfida che lui stesso ha accettato. Leggendo in giro, o ascoltando le TV locali sulla società pubblica lametina sembrerebbe che tutto ciò che non va in città sia da attribuire alla Multiservizi che non riesce a svolgere bene il proprio lavoro, ma è proprio così? Sono tutte vere queste accuse? Spesso i media riportano soltanto ciò che di negativo si muove nel mondo. La Lamezia Multiservizi paga oggi, anni di disattenzione e cattiva amministrazione ma rappresenta una realtà importante per la città ed è testimonianza, al contrario di quanto si pensi e di quanto, sono sincero, anch’io pensavo, di una concretezza lavorativa fondata sulla laboriosità e sull’impegno dei suoi dipendenti, che lavorano sacrificando ore di sonno e sottoponendosi ad ogni condizione atmosferica. Quali cambiamenti ci sono stati nella Società da quando è

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subentrato lei? Innanzitutto, voglio esprimere il mio plauso a chi mi ha preceduto in questo ruolo, il dottor Tavella, ora vice sindaco, che ha insieme al Presidente Costanzo, intrapreso un cammino di rinascita della società che se pur ostico, sono sicuro darà i risultati sperati. Io personalmente mi sono soffermato sulla necessaria trasparenza amministrativa dell’azienda, puntando ad un rapporto con i dipendenti fondato innanzitutto sul dialogo e sulla consapevolezza che i risultati si ottengono solo con un lavoro di squadra. Come sono i rapporti con il presidente Giuseppe Costanzo? I rapporti con Peppino sono di grande stima umana e professionale, basati sul rispetto reciproco, sul dialogo e su una collaborazione mirata solo ed esclusivamente a risolvere le tante criticità societarie. Ci vuole parlare un po’ in generale della Multiservizi? Quali errori sono stati commessi fino ad ora? Quali errori avete cercato o siete riusciti a sanare? Oggi la Lamezia Multiservizi paga le carenze di una politica imprenditoriale del tutto miope e indirizzata ad incrementare il bacino elettorale di questo o di quell’altro schieramento politico; non porre in atto, contrariamente a quanto si sta facendo oggi, una politica, da un lato, di riduzione dei costi e, dall’altro, di recupero delle somme che l’azienda vanta, vuol dire non fare il bene dell’azienda ma il male di oltre 250 dipendenti che, oggi, sono messi a serio rischio. Quali sono i progetti che prevedete di portare a termine in tempi brevi e quali quelli a lungo termine? Credo che l’unico rimedio serio che possa scongiurare il tracollo e, quindi, il default societario potrebbe essere la realizzazione dell’ATO regionale che vedrebbe la Multiservizi protagonista unico ed indiscusso di un Ambito territoriale, per ciò che concerne lo spazzamento, la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, che comprenderebbe circa 30 comuni. E’ indubbio, però, che si sta contestualmente guardando, qualora le condizioni lo consentiranno, ad un opera di contenimento delle perdite per ciò che concerne il settore idrico, vero punto debole della azienda e settore dove vengono generate le perdite maggiori; a tal proposito i tecnici della Multiservizi hanno già elaborato un progetto di tele lettura che, previa approvazione del Consiglio comunale, potrebbe essere oggetto di finanziamento europeo. I benefici di tale operazione, qualora dovesse essere realizzato, sarebbero la

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sostituzione di tutti i contatori dell’acqua al fine, non solo di monitorare tutte le utenze idriche, ma anche di poter intervenire, così come avviene oggi per le utenze elettriche e gas, agli eventuali distacchi automatici di tutte le utenze morose, operazioni, queste, che oggi avvengono con l’impiego di risorse umane. Altra idea su cui si sta ragionando è la realizzazione di un c.d. “digestore” di materia organica e dalla cui realizzazione ci sarebbe un duplice beneficio: a) la riduzione del costo di conferimento, con contestuale riduzione di tasse a carico dei cittadini; b) la creazione di un utile aziendale per via della vendita dell’energia alternativa generata proprio dal processo di “digestione”. I suoi impegni, sicuramente non prevedono un orario di lavoro e, credo, nemmeno si possa parlare di ferie, vacanze, ecc. Come concilia vita lavorativa e vita privata? La famiglia viene al di sopra di ogni altro impegno ma è chiaro, in questo periodo, è stato ed è difficile conciliare la vita lavorativa con la vita privata. Sono spesso fuori casa e gli impegni occupano gran parte della mia giornata ma conservo sempre le energie per i miei figli e chiaramente per mia moglie, una donna straordinariamente intelligente e comprensiva, senza la quale non sarei riuscito ad ottenere nessun risultato. Sicuramente non si può parlare di ferie nel senso canonico del termine ma Papà Luca e Luca marito, trova sempre il tempo per un panino o per una pizza con la sua famiglia e la sacralità delle feste, è al di sopra del lavoro. Come si svolge una sua giornata tipo? Sono un mattiniero. Mi alzo molto presto. Al mattino coccolo il cane, carezze alla famiglia e poi esco alla volta di una colazione al bar. Studio, tribunale, Comune e Multiservizi. Al pomeriggio organizzo il mio tempo in relazione alla mia agenda e naturalmente agli impegni del sindaco. Nonostante tutti gli impegni, però, tre volte a settimana mi concedo una partita a calcetto, vera valvola di sfogo contro le tensioni giornaliere!!! La sera da bravo ragazzo, a letto presto! Cosa c’è nel suo futuro professionale? Una carriera da Giudice, da Sindaco, da Politico, da Presidente della Multiservizi? Non mi piace pensare al futuro, ma preferisco vivere con impegno il presente e seminare a f f i n c h é il domani possa trovare terreno fertile e seminato per concedermi, magari, qualche frutto non per me stesso ma per la mia famigli ed i miei figli. In ogni caso, se

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dovessi sforzarmi ad immaginare il mio futuro professionale, lo vedo sempre come avvocato, magari circondato da i miei figli, tre figli, che mi auguro possano intraprendere la mia stessa professione. Credo, però, che quest’ultima immagine sia mera utopia, conoscendo le propensioni dei miei figli!!! Ora passiamo, per un po’ alla vita privata. Luca Scaramuzzino, impegni lavorativi a parte, come è, chi è? Luca Scaramuzzino è un tipo passionale, realista ma che conserva sempre un po’ di sana follia! Investo molto nei rapporti interpersonali, donandomi in tutto e per tutto! Quando però una persona tradisce la mia fiducia, mi chiudo a guscio e divento inespugnabile. Sembro un tipo molto duro ed a volte burbero ma sono un sentimentale e mi piace giocare con la vita e con tutte quelle persone che incrociano il loro destino con il mio. La sua famiglia le è di supporto in questi nuovi impegni? La mia famiglia è la mia roccia. Senza il suo supporto non potrei muovere nessun passo e colgo l’occasione per ringraziarla, per il sostegno fisico e morale che mi dona incondizionatamente. Ha una figlia adolescente, le fa paura la società nella quale sta crescendo? Da padre lo ammetto, sono sempre in allerta e cerco di essere sentinella. So anche, però, che posso soltanto educare mia figlia al bene ma non condizionarne le scelte, seguendola ma non bloccandone il cammino. Cerco di darle i migliori consigli che un padre può dare ad una figlia adolescente - per la verità anche agli altri due figli i quali, anche loro, mi danno filo da torcere - magari andando anche allo scontro ma con la consapevolezza, però, dell’amore incondizionato che nutro nei suoi e nei loro confronti!!! L’uso e l’abuso del telefonino, lei cosa ne pensa? Non crede che oramai il telefonino stia distruggendo i rapporti personali? Il telefonino da virtuoso strumento di comunicazione è diventato arma di distruzione dei rapporti. Avvicina, riducendo le distanze ma allontana, ponendosi da ostacolo all’umanità del vivere. Ama leggere? quali sono i suoi autori preferiti? Ho sempre amato leggere. Leggo per svago, per trovare a volte la chiave di lettura della realtà o semplicemente per apprendere ciò che non conosco. Sono attratto molto dai libri che trattano cronache giudiziarie ed è per questo che leggo i libri scritti da Lucarelli. Attualmente sto leggendo “il diritto di non rispondere” di Marco Bellotto, un romanzo tratto da una vicenda di vita vissuta!!!

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Quale genere di musica ama ascoltare? Ho un bellissimo rapporto con la musica ma non sono io a cercare lei ma viceversa. Amo tutto ciò che è melodia e lascio che sia il momento a regalarmi la sua musica. Suono il pianoforte ed il sax e la musica classica fa parte del mio DNA così come la musica leggera ed in particolar modo Pino Daniele. Ama gli animali? E facciamo ora un collegamento, nuovamente, con il suo lavoro, non crede che il Comune dovrebbe fare di più per il randagismo? Amo in particolare i cani ed è per questo che mi trova concorde alla lotta contro il randagismo, nei confronti del quale, v’è da dire, però, che il Sindaco Mascaro non è rimasto inerme ed ha già attenzionato il problema. Come Multiservizi gestiamo, tra l’altro, anche il canile comunale al cui interno vi sono circa 600 cani. Io personalmente ho un’idea in merito: dovremmo un po’ tutti, amministratori, associazioni e cittadini in generale, incentivare la cultura dell’adozione dei cani, unica e vera soluzione contro il randagismo!!! Arrivati alla fine di una intervista vi è la classica domanda alla Marzullo che facciamo a tutti: Avvocato Scaramuzzino, quale è la domanda che non le ho fatto e che avrebbe voluto le facessi? Si faccia la domanda, ci dia la risposta Quale è il motto che ispira la sua vita quotidiana e professionale? Nella vita quotidiana sono abituato a non rimandare a domani ciò che posso fare oggi, mentre nella vita professionale ho sempre a mente l’insegnamento che proviene da uno dei padri fondatori della nostra costituzione e grande avvocato, ossia Piero Calamndrei, il quale, sulle caratteristiche della professione dell’Avvocato diceva: “Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’Avvocato no!!! L’Avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere i loro dolori e sentire come sue le ambasce. L’Avvocato è una professione di comprensione, di dedizione e di carità. Per questo amiamo la toga e per questo vorremmo che, quando il giorno verrà, sulla nostra bara sia posto questo cencio nero: al quale siamo affezionati perché sappiamo che esso ha servito a riasciugare qualche lacrima, a risollevare qualche fronte, a reprimere qualche sopruso e soprattutto a

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ravvivare nei cuori umani la fede, senza la quale la vita non merita di essere vissuta, nella vincente giustizia”. Un uomo, giovane, bello, elegante, con una bella famiglia che lo supporta, come lui stesso ha affermato, e lo sopporta, aggiungo io scherzosamente. Un uomo di successo di certo e, oramai lo sanno tutti, dietro un uomo affermato vi è sempre una donna forte che sa come aiutarlo, come stargli accanto senza essergli d’intralcio e, certamente Natalia ha un ruolo fondamentale nella vita di Luca. Parlando con Maria Palazzo, di fronte ad un the bollente, del personaggio di copertina del mese di gennaio, ha sorriso quando le ho detto chi sarebbe stato e mi ha detto di essere stata professoressa di Natalia e che lo ricorda ancora quando, giovanissimo studente, andava a prenderla all’uscita di scuola. La frase che l’intervista mi ha ispirato è di Paulo Coelho: “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni…”. Perchè, pur essendo un avvocato penalista, a contatto spesso con la parte, forse, meno bella della società, la guarda con gli occhi di chi crede possa migliorare. Sogna uno studio con la sua famiglia, con i suoi figli, pur ritendendolo utopistico ma ... hai visto mai? Non ha avuto paura di schierarsi al fianco di Paolo Mascaro, pur sapendo che non sarebbe stato un impegno di poco conto così come non ha avuto dubbi nell’accettare la vicepresidenza di una Società, la Lamezia Multiservizi, che è nell’occhio del ciclone. Pensa che, come alcuni suoi colleghi, scriverà un libro in futuro, non un noir, non un giallo, ma un libro che guarda verso il rapporto che si instaura fra un legale ed il suo assistito, a come questo rapporto incida sulla vita di entrambi e la cambi. Un uomo di oggi Luca, moderno, al passo con i tempi, con la tecnologia, con la società, amante dello sport, ma anche un giovane uomo di altri tempi, con valori forti, nei quali crede; la sua famiglia, il suo lavoro, i suoi amici, valori che sono il pungolo che lo spingono a fare bene e meglio. E visto che la nostra società, il nostro futuro, è nelle mani dei giovani, in attesa della seconda intervista, quando, magari affronterà una nuova sfida o scriverà un libro, gli auguriamo tutto il bene possibile certi che si impegnerà per dare il massimo.

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Associazionismo: UNITER - Lamezia Terme

Dario Galli La poesia in lingua e in dialetto del poeta nicastrese Dario Galli ha segnato, venerdì 16 dicembre 2016, la conclusione del primo ciclo degli incontri culturali dell’Anno Accademico 2016-2017 della Università della terza età e del tempo libero di Lamezia Terme. I versi, L’ora presente è in vano, non fa che percuotere e fugge;/ sol nel passato è il bello, sol ne la morte è il vero*, che accompagnano l’edizione del 1993 delle poesie in dialetto di Dario Galli a cura dell’Uniter, Associazione finalizzata, tra l’altro, a salvare dall’oblio la figura umana e l’opera letteraria di personaggi della storia di Lamezia e dintorni, possono, a mio avviso, dare l’avvio anche alla diffusione del recente volume di liriche, edite e inedite, del poeta Galli, custodite in una elegante raccolta, a cura di due dei suoi figli, Davide e Donatella, realizzata presso la Tipolitografia Grafichè di Antonio Perri, e presentata nella sede dell’Uniter. La prefazione al libro è stata scritta dal presidente dell’Associazione, prof. Italo Leone, che illustrando l’intera opera fornisce al

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uomo e poeta

lettore l’idea complessiva dell’ordine dato alla raccolta, i criteri di analisi dei temi poetici e il profilo umano dell’autore. Dario Galli esprime in italiano e in vernacolo nicastrese sentimenti lirici legati alla storia del suo e nostro paese: scene di vita privata e pubblica del tempo, personaggi e luoghi, la natura e la civiltà, gli eventi della guerra, un dialogo continuo con la tradizione dei padri e delle madri.

Allu cantu d’a vrascera, raccolta di versi in vernacolo che suscita sorrisi e commozione nell’animo dei lettori che ne comprendono il linguaggio, evidenzia come la parlata locale sia capace del miracolo della poesia, rafforzando così l’affermazione di molti critici che la poesia in dialetto è un genere letterario da salvaguardare soprattutto nell’epoca attuale, che porta verso una omologazione linguistica irreversibile. *G. Carducci, Presso l’urna di P.B. Shelley

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SCUOLA

Keramos

in mostra alla Casa del Libro Antico

le ceramiche degli studenti del Campanella Piatti, scodelle, oggetti di uso quotidiano in ceramica realizzati a mano dagli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme nell’ambito del percorso di alternanza scuola – lavoro “Keramos”, in collaborazione con l’associazione “Ceramica concreta” di Graziella Cantafio e il laboratorio “Figulus” di Franco Serratore. Le ceramiche artistiche saranno in mostra fino al prossimo 31 gennaio alla Casa del Libro Antico, negli orari di apertura di Palazzo Nicotera. Il Mediterraneo, i miti e leggende della Magna Graecia, i simboli della storia e della cultura magnogreca sono stati dipinti a mano sugli oggetti realizzati dagli studenti, riproduzioni artistiche di esemplari del IV e V secolo a.C. Alle

prese con argilla, tornio, forno e tutti gli strumenti caratteristici della lavorazione tradizionale della ceramica, gli studenti dell’istituto superiore, guidati dagli esperti Graziella Cantafio e Franco Serratore, hanno sviluppato un percorso che ha unito la riscoperta della lavorazione tradizionale dalla ceramica all’approfondimento della storia e della cultura della nostra terra, dei suoi miti, delle sue leggende e dei suoi simboli. Il tutto con una proiezione sul presente e sul futuro: la manualità e la conoscenza della storia diventano un mezzo per promuovere il territorio, per fare impresa e creare dal basso opportunità di ricchezza e occupazione. Alla serata inauguarale, che si è svolta ieri presso la Casa del Libro Antico, hanno partecipato alcune ragazze che hanno vestito gli abiti delle donne greche realizzati dall’artista Manuelita Iacopetta. Presente l’assessore Graziella Astorino che si è complimentata con gli studenti, i Lamezia e non solo

docenti e gli esperti per un progetto che valorizza le competenze dei nostri giovani e crea occasioni per far conoscere il nostro territorio e la sua storia. Soddisfazione da parte dei docenti del Liceo Campanella Licia Di Salvo, Franco Ferrise, Maria Fiorentino, Rossella Garritano, Saverio Molinaro, coordinati dalla referente del progetto Michela Cimmino, per la riuscita “di un progetto che, già da 10 anni, molto prima che l’alternanza scuola – lavoro divenisse obbligatoria con la legge 107, ha scommesso nel nostro istituto sulla sinergia tra le competenze manuali legate ai lavori tradizionali e la conoscenza della storia e della cultura del territorio, sul legame tra passato e presente per creare occasioni di

autoimprenditorialità e lavoro per i nosti ragazzi. Dopo questa tappa alla Casa del Libro Antico, le ceramiche realizzate dai nostri studenti saranno in mostra in altri musei della nostra Regione e siamo già in contatto con realtà di altre regioni italiane e con la Camera di Commercio di Madrid per far conoscere, attraverso questi oggetti, la nostra Calabria e le sue ricchezze”. Per il dirigente Giovanni Martello “la drammatica domanda di occupazione da parte delle nuove generazioni e il numero crescente di ragazzi che si laureano e non trovano lavoro, in tutta Italia e in proporzioni spaventose nel nostro Sud, richiede alla scuola italiana un approccio europeo, basato sul “learning by doing”, sulla capacità di mettere subito in campo le competenze acquisite. E’ questo che i nostri studenti, guidati dai docenti e dagli esperti, hanno fatto in questi anni realizzando queste ceramiche che raccontano la storia della nostra terra, il legame tra l’arte e Editore: Grafichè di A. Perri

il territorio. Ringrazio il Comune di Lamezia Terme e tutti i collaboratori della Biblioteca Comunale per aver dato ai nostri studenti l’opportunità di far conoscere in uno spazio così prestigioso come la Casa del Libro Antico i risultati del loro lavoro, motivo di orgoglio per la nostra scuola e per la città”. La bellezza dell’arte come veicolo di cultura ed economia: fare” impresa” a scuola. Il Liceo Campanella racconta la storia del laboratorio Keramos, nato nel 2006 dalla volontà di costruire studenti consapevoli della storia del territorio, delle sue radici magno-greche, ma anche capaci di creare prodotti straordinari, grazie alla formazione presso esperti ceramisti del territorio. La mostra delle ceramiche

artistiche si terrà nelle sale della Casa del Libro antico di Lamezia Terme fino al 31 gennaio 2017 e successivamente sarà itinerante presso i Musei archeologici della Regione. Le allieve del Liceo vestono gli abiti e i gioielli Fascino Bizantino dell’artista Manuelita Iacopetta. Sarà possibile richiedere su ordinazione la riproduzione dei piatti presenti alla mostra.

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AMA CALABRIA - Stagione Teatrale 2016-2017

Il lago dei cigni

L’AMA Calabria ha concluso l’anno 2016 con un capolavoro, infatti il il 27 dicembre la compagnia del Balletto di Mosca ‘La Classique’ ha calcato il palcoscenico delTeatro Grandinetti con il “Lago dei Cigni” di Pëtr Il’ič Čajkovskij, uno dei più famosi balletti del XIX secolo, ancora oggi portato sui palcoscenici di tutto il mondo dalle più famose compagnie. La storia è nota anche ai non amanti del balletto: la regina madre dà una festa nel giardino del castello in onore del principe Siegfried e invita il figlio a scegliere una moglie fra le invitate. Nel mezzo della festa il principe va in giardino e sulle acque silenziose del lago appaiono dei cigni bianchi che, non appena giunti a riva, si trasformano in bellissime ragazze che iniziano a danzare. Le ragazze circondano il principe e Odette, gli racconta la loro storia.
Sono state trasformate in cigni dal mago Rothbart e solo di notte sul lago possono riprendere le loro sembianze umane.
Siegfried vuole affrontare il malefico Rothbart, ma Odette gli spiega che per spezzare il maleficio occorre l’amore di un giovane che non abbia mai promesso il cuore a nessun’altra fanciulla, allora il principe le confessa il suo amore e decide di invitarla il

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giorno successivo al ballo per presentarla alla regina madre come futura moglie. Non si accorgono però che, nascosto fra gli alberi, Rothbart ha assistito a tutta la scena e già sta tramando un piano per ingannarli.
Il giorno dopo, durante il ballo fa la sua apparizione una fanciulla vestita di nero, è Odile, la figlia di Rothbart e sosia di Odette, Scambiandola per la sua amata la presenta alla madre come sua futura sposa. Siegfried si rende poi conto dell’inganno e corre verso il lago alla ricerca della vera Odette. Il finale è quello positivo, il principe sconfigge il male e salva l’amata. Non sempre è così, infatti alcuni coreografi, mantenendo fede alla partitura originale, fanno morire Odette e trionfare il male.
Che dire dello spettacolo? Due ore di danza e musica che hanno tenuto gli spettatori inchiodati alle sedie. Scroscianti applausi hanno sottolineato le variazioni più importanti. Peccato che il palcoscenico non fosse abbastanza grande per come il balletto meriterebbe. Ma la bravura degli artisti e l’imponenza della sceneggiatura e della musica hanno fatto scordare tutto. Per gli amanti del balletto, che sono accorsi numerosissimi, un’occasione rara per vedere la vera danza nella nostra città.

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AMA CALABRIA - Stagione Teatrale 2016-2017

Gran Cafè Chantant Si è chiuso all’insegna dell’emozione il 2016 con il balletto “il Lago dei cigni”, si è aperto all’insegna della risata, dell’allegria, il 2017, con il “Gran Cafe’ Chantant”, un vaudeville, così ha definito Tato Russo questo suo riadattamento della commedia di Eduardo Scarpetta. Risate a non finire, spontanee, di quelle che nascono da dentro, che ti fanno ridere di cuore senza capirne veramente il perchè, senza forzature, senza volgarità. “Un teatro leggero e farsesco, misto di prosa e di musica, con intreccio macchinoso e ingegnoso, fondato soprattutto sull’equivoco e sull’intrigo” così è definito il genere e così è stato. Siamo ai primi del 900, e gli attori di teatro, quello impegnato, quelli che portano in scena Shakespeare, vedono i teatri chiudere o dedicarsi alle rappresentazioni di operette, quelle che imperversano durante il periodo della belle époque. I protagonisti, ovviamente attori di prosa, soffrono e mostrano uno

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spaccato dell’epoca, che si muove intorno al teatro, fatto di attori “seri, veri” che si vedono costretti a vivere di ricordi, a riempirsi la pancia di parole perchè di lavoro, per loro, non ve n’è ed alla fine sono costretti, per fame, a capitolare, ad arrendersi alla modernità ma lo fanno dando il via ad una serie infinita di peripezie, di equivoci, che divertono ed incantano, facendoti arrivare alla fine dello spettacolo senza che ci si accorga dello scorrere del tempo. Bravissima la compagnia, bravissimi tutti, la loro gestualità, la loro mimica, ha affascinato e, pur pensando che la commedia che si svolgeva sotto i nostri occhi, traslata ai nostri tempi, è tristemente attuale, come i corsi ed i ricorsi di Giambattista Vico (ci ritroviamo in un periodo storico in cui la tecnologia sta facendo diventare il rapporto personale quasi un’utopia, impoverendoci culturalmente), non abbiamo potuto fare a meno di ridere, seduti su quella poltrona, in teatro, uno dei pochi luoghi dove, pur con le orribili ed inevitabili eccezioni, lo squillo dei telefonini rimane fuori.

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intervistando

Ragazzi ai remi del tempo L ‘Associazione Santi 40 Martiri nasce da un gruppo di giovani amici che forse a differenza della nascita di molte altre associazioni non condividono le stesse passioni personali ma condivide lo spirito di stare assieme e fare qualcosa di costruttivo. Presidente Luigi Serrafino Gallo parlaci dell’associazione Abbiamo unito tutte le nostre capacità e i nostri hobby sotto un unico tetto convenendo assieme che saremmo diventati associazione con l obbiettivo di conoscere e far conoscere la dove le nostre forze ce lo permettevano. Il perché di questo nome “Santi 40 Martiri” è semplice, ci siamo voluti ispirare alla piccola Chiesetta dei Santi 40 Martiri presente nell’area Termale e ancor di più ai resti millenari dell’Abazia dei Santi 40 Martiri presenti su monte Mitojio metà della nostra prima escursione fatta quando ancora eravamo solo un gruppo di amici. Stare in quel luogo, in quella pace del bosco, fra quelle mura che sono sentinella dello spirito di ogni passante e il racconto di un’anziano appassionato della storia di quelle rovine, hanno fatto si che noi dessimo inizio a quest’avventura. Chiese Bizantine, storie di Briganti, grotte nascoste avvolte dal manto verde del monte Mancuso da quel giorno in poi furono la musa ispiratrice di ogni nostra ricerca ed escursione. Abbiamo cominciato questo viaggio in pochissimi, oggi siamo 8 ma in continua crescita, cresciuti tutti a Lamezia Terme esattamente a Sambiase alla quale siamo fortemente legati. Ed è proprio dal luogo che conosciamo meglio e in cui siamo “germogliati” che abbiamo voluto partire e concentrarci per sviluppare le nostre idee ed attività. La valle del Bagni, le terme di Caronte e tutte le montagne limitrofe sono il nostro “Tesoretto” parola chiave di cui vi parleremo più in avanti. Questi luoghi per noi non sono solo motivo di interesse storico o paesaggistico ma di una vera e propria conoscenza del territorio per noi e per chi ci segue, certe zone con certi nomi non sapevamo nemmeno facessero parte del territorio di Sambiase, quindi del comune in cui abitiamo. Questa Associazione che noi abbiamo voluto fortemente è stata ed è tutt’ora un viaggio che ci ha fatto capire tante cose, abbiamo compreso grazie

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alle tante persone che ci hanno accompagnato in un breve tratto delle nostre ricerche quanta storia latente c’è in questi posti, dalla religione alle guerre fino alle leggende. Non siamo dei ricercatori e tanto meno degli storici ma ci definiamo cmq degli appassionati che dedicano il loro tempo libero alla riscoperta storica e naturale, ritagliando il nostro tempo e dedicandoci ai modi e ai luoghi da cui traiamo informazioni per le nostre ricerche. La Biblioteca Comunale o l Archivio di Stato sono gli ambienti in cui a volte passiamo intere giornate, tornando a casa ricchi e pieni di soddisfazione. Una fonte molto importante che ci permettere di conoscere e divulgare sono gli anziani delle nostre montagne, sempre molto disponibili nel parlare e raccontarci storie leggende e a volte anche avventure di quando erano ragazzi. La cosa bella di questa Associazione è anche questa, ci permettere non solo di conoscere il passato dei luoghi ma anche il passato delle persone che cammina sul percorso delle tradizioni che i loro avi gli hanno tramandato. Presentaci i Soci e le loro competenze. Per quanto riguarda i componenti dell’Associazione e le loro mansioni posso dire che è grazie alle loro diversità se le nostre iniziative sono sempre più varie. C’è Giovanni Mazzei che è il nostro VicePresidente, Dottore in lettere e filosofia e appassionato come noi di camminate nei posti più sperduti è colui che guida l impostazione di come organizzare la comunicazione e le attività extraescursionistiche, iniziativa e idee lo contraddistinguono; Antonio Vaccaro, Dottore in Ingegneria è il Tesoriere dell’Associazione e il nostro Fotografo ufficiale. La sua passione che è la foto ci aiuta quando delle semplici parole non bastano ad esprimere al meglio il concetto di passato o bellezza; Bruno Romano amico e Socio Fondatore è una spalla in qualsiasi situazione, se c’è qualcosa da costruire, organizzare o

inventare è la persona giusta su cui contare; Francesco De Biase, altro Socio Fondatore che ci tiene aggiornati sulle diverse iniziative che si muovono in città, oltretutto è un operatore logistico molto deduttivo e che arricchisce i particolari. Giuseppe De Biase, Socio Fondatore e amante dell’ attività fisica si contraddistingue per 2 semplici cose, positività e capacità praticità delle cose, oltretutto ha una buona conoscenza su come affrontare fisicamente e psicologicamente le fatiche nelle nostre attività escursionistiche; Giuseppe Folino, Socio Fondatore e Geometra, anche lui appassionato di camminate nella natura ci apporta con la sua conoscenza del territorio e con lo studio delle cartine topografiche dei luoghi; Raffaele Mastroianni Fabio altro Associato prossimo Architetto ha una buona conoscenza del territorio e contribuisce ad apportare conoscenza architettonica e storica dei luoghi. I vostri obiettivi. Con competenze e capacità e soprattutto volontà noi ragazzi dell’Associazione Santi 40 Martiri non ci prefiggiamo in maniera autoritaria di essere seguiti o mettere a conoscenza tutti di quello che facciamo, la finalità principale dell’Associazione è quella di svegliare una ricerca del passato della nostra terra che è custodita in ogni uno di noi, poichè siamo sicuri che con il tempo tutti metteranno a conoscenza gli altri di quello che è il patrimonio naturale e storico in cui viviamo. Il nostro inizio parte da qui, dalla valle del fiume Bagni, ricca delle leggende di Ligea, della storia dei resti dell’Abazia dei Santi 40 Martiri, dei briganti Bazzarini e delle trazioni di cui è impregnata la nostra cultura. Riscoprire la natura attraverso le contrade montane e di come queste l abbiano preservata in maniera sorprendente e di come questa natura però inghiotte allo stesso tempo quelle contrade quasi deserte.

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Quali le vostre aspettative. L’ Associazionismo, l’altruismo culturale e il rispetto di quella macchia mediterranea che ci piace vedere quando andiamo in montagna o quando guardiamo giù dal finestrino dell’aereo è quello che ci aspettiamo da chi farà parte di tutte le realtà che fanno gruppo e affondano le proprie radici in questa terra. Ci sono già tanti ragazzi che fanno gruppo come gli Instragramers Lametini il cui scopo è la promozione del territorio attraverso i nuovi mezzi tecnologici e con cui noi abbiamo avviato una collaborazione da circa 2 anni nella persona del Local Manager di Pasquale Emanuele Cerra, questi ragazzi attraverso Instagram che è un’applicazione per cellulari facile e gratuita catturano e condividono i momenti più belli delle loro escursioni (perché il loro come il nostro non è solo un’approccio virtuale ma anche fisico dei luoghi) mettendo a conoscenza il mondo intero dei posti e degli itinerari del nostro territorio. Altra realtà importante è l’Associazione Conflenti Trekking che si occupa di escursionismo in particolare nel comune di Conflenti e con cui quest’anno abbiamo cominciato un rapporto di collaborazione. Conflenti Trekking è una di quelle Associazioni che fa rete e nonostante si trovi in un altro comune ha comunque dato sempre disponibilità per allacciarci con iniziative comuni, loro inoltre svolgono molte attività sportive riconosciute dal Coni cosa da cui noi potremmo apprendere. Infine c’è l‘Associazione Culturale Lamezia Muse che opera sul territorio da diversi anni, musica, spettacolo e sport sono le cose che li contraddistinguono. L’Associazione Lamezia Muse come la nostra opera sul nostro territorio e non solo in maniera del tutto altruistica ed è composta da giovani ragazzi, quest’anno e con l’inizio del prossimo abbiamo anche noi Associazione Santi 40 Martiri avviato una collaborazione con loro realizzando grazie alla loro disponibilità e inventiva un evento chiamato “Tradizione Tipica Lametina” mostra tradizionale di tutto quello che è il nostro territorio che si svolgerà il 15 gennaio alle 17:00 al teatro di S.Eufemia. A collaborare con noi in questo evento c’è anche Gianfranco Caputo che con il suo Menù Tipico Lametino sarà presente come bandiera culinaria della nostra tradizione e dei quali siamo orgogliosamente partner. Queste sono le nostre aspettative. Fare rete, confrontarsi, unire le forze, promuovere tut-

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to e tutti e allargare il nostro gruppo natu- go che visitiamo, e se sarete stanchi avrete ralmente modo di fermarvi a riposare ed ascoltare. Cosa importante nelle camminate nella natura è essere attrezzati con i giusti indumenRitornare alle origini ... perchè. Sapere chi si è non sempre significa sapere ti, poiché l approccio con essa può essere di da dove si viene. Il ritorno alle origini per qualsiasi genere e portata. noi è questo, poter parlare con consapevolezza non solo del passato personale della Rapporto con la società civile e le istitupropria famiglia ma anche essere orgogliosi zioni. di poter far asserire ai Lametini in giro per Siamo contenti di avere sensibilizzato quanil mondo la bellezza del posto da cui pro- to più possibile quelli che ci seguono e che vengono. Parlare di tradizione è comporre sono venuti con noi in qualche escursione, la religione e le credenze della storia, ma il nostro rapporto con gli enti e le istituzioni vivere e visitare l ambiente in cui quello che che rappresentano il territorio è anche frutci è stato tramandato è nato è il suggello to di questo. Il sindaco ha una buona considi come ci sentiamo oggi. Un nostro motto derazione di noi ci segue e in un precedente è : la dove la storia dell’uomo non ha più incontro ci ha dato massima disponibilità nulla da mostrarti la natura ha sempre da per alcuni obbiettivi di interesse cittadino. raccontarti. Questo motto per noi è il Big Grazie ai modi con cui siamo riusciti a farci Bang di ogni nostra iniziativa, i segnali na- conoscere è stato anche possibile realizzaturali che un bosco ci da ci aiutano a capire re una mostra fotografica e un Laboratorio perché in quel luogo è accaduta quella cosa Naturalistico nella serie degli eventi Natae perché in quel periodo dell’anno, perché lizi che si sono susseguiti presso la Bibblioè accaduta quell’imboscata a quell’antico teca Comunale dove la Dott. Brunetti ci ha esercito in quel luogo e in quel mese? In accolto con entusiasmo e massima profesquel luogo perché era una valle isolata da sionalità. Per ora nel nostro piccolo construtture difensive ma di facile passaggio tinueremo su questa linea positiva ne preper un esercito da rocca forte ad un’altra tendendo troppo ne cedendo alle difficoltà e in quel mese perché la luce del giorno du- burocratiche. In più grazie al Gazebo che rava di più e permetteva ore di maggiore stiamo allestendo in ogni quartiere montano cammino per superarla ma in quello stesso per la votazione dei piatti tipici tradizionali mese l’erba più alta permetteva ai nemici di Lametini che riguardano il “Menù Tipico nascondersi per l’attacco. Se sai questo sai Lametino” di cui siamo partner ci stiamo emozionarti, interpretare la natura e ritor- facendo conoscere ancor di più, la gente si nare alle origini. avvicina chiede le finalità della nostra associazione il simbolismo del nostro logo e Camminare, immersi nella natura...quali capita che ci diano qualche aneddoto sui luoghi che ci circondano. Siamo felici per i benefici? Non siamo la prima Associazione a fare queste piccole soddisfazioni che sono incenescursionismo e nemmeno l’ultima ma co- tivate dal nostro spirito altruistico e della munque camminare nella natura ormai è ri- divulgazione saputo faccia bene, al fisico soprattutto ma anche allo spirito.Le nostre non sono diffi- Tesoretto Lametino, una vostra scoperta? cile camminare, anzi, il nostro camminare Ragione e volontà sono stati i genitori di è vissuto con più enfasi quando nel mettere questa Idea. Un anno di escursioni e di fotoun piede dietro l’altro si ci sofferma a guar- grafie trasportati dalla volontà di fare e dal dare colori, animali e gli effetti della luce ragionare su come tutte queste meraviglie su questi tutti accompagnati dal rumore potessero costituire qualcosa di indissolubidel ruscello o dello svolazzare degli uccel- le per la città. “Tesoretto Lametino” questo li. Secondo noi i veri benefici sono gli stessi il nome dato al nostro percorso storico nache potrebbe dare un caminetto accesso nel turalistico per l’idea di un forziere, di uno mentre fuori nevica, una sorta di pace dei scrigno al cui interno custodisce le parti più sensi se immaginiamo la scena. Ciò che noi preziose della nostra comunità. Luoghi inoffriamo oltre alla camminata a volte anche contaminati, nei quali non solamente godea 4 zampe vista la ripidità di alcuni luoghi re degli aspetti più suggestivi della natura, è sentire la storia e la leggenda di ogni luo- ma anche assaporare gli echi di una storia

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che ha visto muoversi nei nostri territori i suoi attori principali, come ninfe, monaci bizantini, briganti”. “Tappa iniziale da “Nonno Nicola”, a Caronte, ulivo plurisecolare che con i suoi 7,5 m di circonferenza si candida ufficialmente ad essere il più grande di Lamezia, se non dell’intera provincia; sempre nella zona di Caronte, a ridosso della chiesetta di Porto Salvo, è possibile ammirare un imponente acquedotto di epoca borbonica, costruito in mattoni e pietra; immancabile, poi, una tappa alle cosiddette “gurne”: probabilmente le antiche “Aquae Angae”, acque termali conosciute fin da epoca romana per le loro capacità terapeutiche. Attraversando Parco Difesa e lasciandosi alle spalle il colore di alberi e foglie di vario genere ma ancora pervasi dai profumi dei funghi e della terra, il percorso fa tappa in località Leoni dove è possibile ammirare un affresco votivo raffigurante la Madonna del Carmelo, il quale restauro fu curato, con ogni probabilità, dall’artista sambiasino Edoardo Fiore, discepolo della scuola del Cefaly, nel XIX secolo. Lì vicino il torrente Carìa – le cui sponde hanno negli anni offerto spesso rifugio ai briganti della zona – si getta nell’abbraccio del suo gemello: il Carpinà, che setato scorre tra piante e rocce dalle mille sfumature. Dall’unione dei due torrenti, sotto l’austero sguardo dell’ottocentesco mulino di Miglierina, ha origine il fiume Bagni: l’antico Ocinaro, dove la legenda narra fu sepolta la dolce Ligea. Lo scroscio incessante del fiume e delle sue cascate trovano risposta nel silenzio del bosco. Un atavico silenzio, che reca in sé un che di mistico e sacrale, custodisce da secoli, nei boschi di parco Mitoio, l’ultima tappa di questo percorso, senza dubbio la più toccante: le antiche resta dell’abbazia dei Santi Quaranta Martiri di Sebaste”. Ecco il “tesoretto” che noi dell’Associazione Santi Quaranta Martiri vogliamo donare, con i mezzi e le capacità di cui siamo dotati all’intera città. Un motivo o un pretesto per chiunque per fare un po di scena nella nostra terra, c’è tanto e tanto ancora da realizzare, altri percorsi da costruire e che speriamo di non fare da soli, saremmo dei deboli a pensare di farlo. Viviamo in queste cose anche se non lo sappiamo e come il cammino dei Magi verso la grotta noi speriamo questa città segua le stelle verso la rinascita delle località che ospitano quei Tesoretti.

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Quale aiuto vi è più gradito? Per contribuire alle nostre iniziative quello che speriamo sia la vostra partecipazione ad allargare il nostro gruppo, l anno prossimo avvieremo una campagna di tesseramento nella nostra Associazione che sarà comprensiva anche di relativa assicurazione per chi parteciperà alle nostre escursioni. Se poi c’è qualcuno che volesse partecipare alle nostre iniziative senza esserci in maniera fisica può da sostenitore contribuire a darci una mano economica attraverso una regolare donazione. Il contributo più importante rimane però quello di conoscere e far conoscere, chiunque abbia notizie storiche o naturalistiche di cui noi ci occupiamo e che vuole approfondire noi rimaniamo disponibili, ci possono contattare o attraverso la nostra pagina Facebook dove è presente anche il numero telefonico dell’Associazione o recandosi presso la nostra sede in c/Da Chiusa Sambiase n° 1 in località Caronte. Mi risulta siate molto stimati ... perchè? Non vogliamo peccare di presunzione ma crediamo proprio che la gente ci voglia bene, non perché siamo speciali o altro ma perché quel che facciamo lo facciamo senza ledere nessuno e nella totale umiltà e disinteresse. Il modo in cui parliamo e ci presentiamo virtualmente o personalmente è lo specchio di quello che siamo realmente, a volte possiamo passare per ingenui forse ma alla fine noi non cerchiamo altro che le emozioni che risiedono nell’essere se stessi. Un giorno un signore ci disse che noi andavamo e vedere sempre quale forno facesse fumo (quale fhurnu fhuma) be si è vero, andavamo a vedere quale forno fumasse ma solo per raccontarne la bellezza è il suo perché.

bria la sua specializzazione in Icnologia ( studio delle tracce fossili ) è molto innovativa, infatti sono solo 4 persone in tutta Italia a operare nel suo settore di ricerca e una è lei. La Dottoressa Caruso oltre ad avere queste sue competenze ha una forza divulgatrice infatti nel suo curriculum porta con se la partecipazione a numerosi seminari di cui è stata relatrice, è stata tutor didattica e guida museale press l’Università della Calabria, e ha oltre 20 pubblicazioni scientifiche su riviste di settore e di valenza Internazionale. Inoltre ultimamente è stata ideatrice e conduttrice di un telegiornale scientifico per una locale emittente televisiva. Inoltre un’altra persona molto competente è il Dottor Matteo Scalise, che ha studiato Scienze Storiche presso l’Università della Calabria con indirizzo di Storia contemporanea e aspirante Professore di Storia e Filosofia, lo stesso fa ricerche e scrive diversi articoli di storia locale su una rivista del settore. L’Associazione è aperta a tutti indifferentemente dalle loro competenze, non vogliamo fare un team di esperti ma luce su quanto è latente ancora nel nostro territorio. Appassionati, ricercatori e semplici amanti della natura e della storia sono tutti i ben venuti.

Chi vogliamo ringraziare? L’Associazione Santi 40 Martiri dopo oltre un anno di attività e speriamo di presenza nei cuori di chi la segue ringrazia tutti coloro che ne parlano bene, e forse anche chi ci fa la critica basta che sia costruttiva. Ringraziamo le persone che ci aiutano nelle nostre ricerche e coloro i quali ci pongono domande, ringraziamo tutte le altre realtà associative che credono in noi. Ringraziamo la Biblioteca Comunale nella persona della Dott. Brunetti che ci sta dando diverse opportunità, ringraziamo la Dottoressa Caruso di essere sempre disponibile nelle Quali competenze cercate, per ampliare iniziative comuni, ringrazio l’Amico Claudio Campanozzi che è uno dei pochi uomila vostra struttura? Prima delle competenze cerchiamo delle ni purtroppo non figlio di questa terra che virtù fra le quali umiltà, disinteresse e pas- comunque è presente dove c’è cultura, dove sione. ci sono menti pensanti e dove il sorriso e il Poi tutto il resto è ben accetto. Chi stimiamo rispetto sono i principi che ancora determimolto per la preparazione la competenza e nano la nostra città. Infine il ringraziamento la forza divulgativa è la Dottoressa Claudia più importante va a Dio affiche continui a Caruso, Lametina Doc che ci ha onorato darci la forza e la volontà di inseguire la della sua collaborazione nel Progetto del fiamma del sapere che brucia e illumina il Laboratorio Naturalistico fatto in Bibliote- tempo della lunga strada che percorriamo ca. La Dottoressa Claudia Caruso si è laureata in Geologia all’università della Cala-

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TRADIZIONI DA NON DIMENTICARE

A notta do vattisszmu Una notte davvero speciale, alla stessa stregua

e guai a chi metterà la testa fuori dall’uscio

tramontare

accanto al focolare domestico raccontano

imprevedibile da poter trasformare ogni

possa

del Santo Natale, lo dicono gli anziani che ancora, dal sapore antico di una volta, lontani

dalla televisione e dai video games. Fatti e

storie di un tempo non molto remoto, ma di un secolo appena passato, il 1900, del quale

si narrano strani riti, antiche credenze, modi di dire e di fare che apparterrebbero a questa magica notte, quando grazie anche allo

splendore di una stella, si incamminarono Re Magi e Pastori alla capanna della natività

per adorare il bambino Gesù. Ogni famiglia,

ancora oggi ,si appresta a celebrare, la solennità dell’evento, nell’intimità della propria casa

poiché si potrebbe vedere qualcosa di talmente sfortunato curiosone, in pietra. E’ inoltre, in questa magica notte che bisogna ricordarsi di

dare un abbondante razione di cibo o foraggio agli animali, poiché questi, si dice, potrebbero acquistare la parola e maledire i loro padroni.

Nelle antiche famiglie, ove troneggia ancora la figura dei nonni, i nipoti, restano incantati dai

loro racconti, dagli aneddoti a loro raccontati. Gli anziani, comunque rappresentano sempre la saggezza della casa trasmettendo giornalmente

quella cultura che a detta di molti non dovrebbe

che come vuole la tradizione, sarà addobbata

mai,

affinché essere

un valido aiuto nell’affrontare il difficile

cammino del tempo. A Gizzeria è ben nota e

molto salvaguardata la cultura dell’osservanza delle tradizioni che rimane ben ancorata nel

cuore di ogni paesano che allo scoccare della mezzanotte, dopo l’ascolto della Santa Messa va a far visita al presepe per rendere omaggio

col tradizionale bacio, al Bambinello Gesù. La

notte dell’Epifania, anche se fredda, è sempre illuminata da una argentea luna, mentre i fedeli

baciano il bambino Gesù, s’intona l’antica e tramandata lode:

“bambinellu, bambinellu

con la tavola imbandita con ben 13 pietanze

ccù ssà vesta turchinella

diverse. Così come alla vigilia del Santo

i capilli vrundulilli

Natale, anche in questa festività, il consumo di

tutti quanti anelli anelli,

carni è assolutamente evitato, lasciando libera

A ssù peduzzu chi t’aju vasszatu

prelibatezze come il baccalà e lo stocco che

S’aviti dinari…

la fantasia di ogni buona massaia verso altre

C’è nnà cimuzza de vasszaricò

saranno i pasti principali. I nonni raccontano

Jettatinda cchjjù

inoltre che in questa mitica notte le fontane

Ca ccià cantamu la ninna

scorreranno olio, i muri diventeranno frolli

Allu bambinu Gesù!”

Cucina Territoraiale

Alla Pentolaccia Cucina tipica:Morzello,Trippa, Baccalà e tanti sfizi SEGUICI

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Rubrica di Antonio Saffioti totosaff@gmail.com Sono Saffioti, Antonio Saffioti. Nato a Lamezia Terme 33 anni fa e disabile a tutti gli effetti all’età di tredici anni. Ho avuto, da quel momento, la fortuna di svolgere una doppia vita, proprio come nei film di James Bond 007: nella prima, ho indossato i panni del quasi normodotato, nella seconda le odierne fattezze di persona disabile, ma non per questo meno interessante. All’età di circa due anni mi è stata diagnosticata la distrofia muscolare di Duchenne, ma ciò non mi ha mai impedito di vivere una vita piena ed entusiasmante. L’attività a cui mi dedico principalmente è il volontariato poiché, sin dall’infanzia e grazie ai miei genitori, sono stato catapultato nel mondo del volontariato, sia come utente sia come protagonista. Ciò dimostra che la persona disabile non è sempre e solo destinataria di Volontariato, ma può e deve fare volontariato in prima persona. Esperienze come destinatario di volontariato le ho vissute con l’UNITALSI, avendo partecipato a vari pellegrinaggi a Lourdes e in altri luoghi di preghiera, nonché durante un viaggio a Eurodisney e durante due crociere a Malta e in Terra Santa. Da queste esperienze ho avuto modo di comprendere che il volontariato è bello da ricevere, ma anche da offrire. Ho inteso tutto ciò dalla gioia e dalla semplicità che ho visto nei volontari e in chi come me riceveva con gioia simpatia e amicizia vere. I primi test da volontario li ho compiuti nell’organizzazione di cui sono tuttora associato, ovvero l’Associazione “Il Girasole” costituita nel 1992 da persone con disabilità e dai loro familiari per affrontare le problematiche inerenti le situazioni di disabilità, trovando soluzioni che aiutino a migliorare la qualità della vita dando impulso all’inclusione reale delle persone con disabilità. Fin dal 1998, all’età di quindici anni, ho iniziato a essere parte attiva dell’Associazione, partecipando alle attività ludico-ricreative e di auto-aiuto oltre che alle feste e iniziative organizzate nel territorio Lametino. Negli anni ho proseguito prendendo parte, per conto de “Il Girasole”, a convegni, corsi di formazione e congressi organizzati dalla FISH Calabria o Nazionale (La FISH-Federazione Italiana Superamento Handicap è una confederazione di associazioni che si occupano di disabilità e di cui “Il Girasole” fa parte). Partecipando a tali iniziative ho avuto modo di conoscere pienamente il mondo del volontariato, la sua importanza e le opportunità di crescita personale che offre. Ho conseguito la maturità all’istituto tecnico commerciale “V. De Fazio” di Lamezia Terme nel 2002. Mi sono iscritto successivamente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, dove ho completato la Laurea in Scienze Giuridiche il 30 ottobre 2006. La mia tesi di laurea trattava di Diritto Costituzionale ed era intitolata “Inclusione e tutela dei disabili nei percorsi della formazione”. Presso lo stesso ateneo ho conseguito anche la Laurea Magistrale in Giurisprudenza il 26 gennaio 2012, con tesi di Diritto

Costituzionale intitolata “I diritti dei disabili alla luce della Convenzione ONU”. Da luglio 2012 ricopro con impegno la carica di Vice Presidente della FISH Calabria (Federazione Italiana Superamento Handicap), carica molto importante e impegnativa. Dal 2012 a maggio 2015 ho lavorato col team del Progetto di Innovazione Sociale “Rel@zioni - Reti e Azioni con gli anziani”. Il Progetto si poneva come obiettivo la valorizzazione e l’integrazione delle persone anziane nelle dinamiche del tessuto sociale del territorio lametino, rendendo possibile allo stesso tempo il loro coinvolgimento in attività e iniziative socio-culturali, l’aggregazione e l’interazione con altri soggetti della comunità (giovani e meno giovani), offrendo loro opportunità e supporto nell’affrontare le problematiche tipiche della terza età. Io mi occupavo del Magazine mensile “Relazioni”, affrontando tematiche della terza età e della disabilità, non tralasciando la storia e geografia locale, le antiche tradizioni e mestieri, l’incontro tra nuove e vecchie generazioni, la trasmissione degli antichi saperi, trattazione di temi religiosi e gastronomici. I primi di novembre 2015, anche grazie al mio contributo il consiglio comunale di Lamezia Terme, ha adottato all’unanimità e con mio grande orgoglio, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. A dicembre 2015 ho deciso di scrivere un libro sulla mia vita e ne ho affidato la scrittura allo scrittore Marco Cavaliere. “Chi ci capisce è bravo” è un’opera biografica nata dalla collaborazione tra me, Marco e la mia famiglia, in cui si narra della mia - e della nostra - vita. Una storia raccontata in prima persona, un racconto corale capace di insegnare come, attraverso forza d’animo e determinazione, ogni difficoltà può essere offuscata dalla gioia e dalla voglia di vivere pienamente ogni giorno. Da novembre 2016 sono componente del Coordinamento del Forum del terzo settore Lametino (risultando il primo degli eletti), seguirò il terzo settore locale e l’elaborazione dei nuovi piani di zona. In futuro mi aspettano altre avventure di vita che cercherò di affrontare come ho sempre fatto, amando e onorando la vita nella gioia e nel dolore nella salute e nella disabilità. LA RUBRICA IO DUE GAMBE E QUATTRO RUOTE Non parlerà di me e solo di disabilità, ma tradurrà in articoli i miei interessi: cultura, sociale, diritto e diritti, storia e geografia locale, antiche tradizioni e ricette. Vi proporrò miei articoli vecchi e nuovi. La mia sarà una rubrica aperta, proponetemi voi spunti di riflessione e argomenti, alla mia mail: totosaff@gmail. com

Io due gambe e 4 ruote

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Non vi anticipo nulla. SORPRESA!

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Psicologia & Società

Rapporto Madre Figlia

Cosa importante è riuscire ad analizzare le fasi dello sviluppo del bambino e della bambina, la teoria evolutiva è importante per capire cosa succede tra madre e figlia. Iniziamo dal momento della vita intrauterina, dove feto e madre sono tutt’uno, questo è un periodo importante, dove l’umore della madre si riflette anche sul feto. Dopo la nascita del bimbo /a ci troviamo di fronte alla fase del rapporto simbiotico con la madre (spesso la madre biologica). Il neonato dipende completamente dalla made, è completamente passivo, la madre nutre il neonato a livello fisico, ma anche affettivo. Questo stato di totale dipendenza e felicità, un vero paradiso terrestre, non sono eguali per il bambino e la bambina: la bambina sente la identificazione con la propria madre, il bambino invece, per diventare uomo, dovrà differenziarsi dalla madre. Nell’affrontare l’argomento relazionale madre-figli, bisogna fare un passo indietro descrivendo gli studi di Bowlby e gli stili di attaccamento dei bambini. L’autore, nell’esaminare i vari modelli e stili, ha evidenziato che uno solo di quei stili è utile e sano per il bambino, ovvero quello in cui la mamma (tipica figura di attaccamento) sa creare una base sicura da cui il figlio può partire per esplorare il mondo. Va da se che tutti gli altri stili, generano difficoltà tali da esporli, da adulti, ad una marcata difficoltà nelle relazioni interpersonali ma in particolare (anche se non necessariamente) con il mondo femminile. Le difficoltà possono essere di natura relazionale (tipica dei narcisisti patologici) ma anche di natura sessuale (impotenza, incapacità di mantenere l’erezione, in particolare durante la penetrazione, eiculazione precoce, etc).

lazione madre-figlia risulta spesso più problematica di quella fra una madre e un figlio maschio. Forse perché il naturale processo di identificazione con il genitore dello stesso sesso rende più difficile il distacco e quindi una serena formazione della propria identità: fatto sta che nel rapporto mamma-figlia non mancano quasi mai conflitti e incomprensioni di vario tipo, che naturalmente sorgono soprattutto quando la figlia comincia a crescere e a staccarsi dalla figura materna, ovvero con l’adolescenza. Spesso questi conflitti, se non ben gestiti, si trascinano fino all’età adulta. Abbiamo diverse tipologie di madri:

· mamma sacrificale - rinuncia a tutto per il bene dei figli (non rinuncia però ad impedirgli di crescere, genere di mamme molto diffuse parecchi anni fa) · mamma adolescente - non può vedere crescere la figlia perché diventa una rivale · mamma opprimente · mamma ansiogena · mamma perennemente fidanzata · mamma invadente · mamma depressa (categorie che non si escludono).

Spesso ci ritroviamo di fronte ad un attaccamento spropositato, non del bambino verso la madre ma viceversa, è la madre che non riesce a rendere autonomi i propri figli, tende sempre a controllarli anche a distanza perché si sente realizzata solo attraverso i propri figli. Il rapporto che si instaura fra una madre e i propri figli è uno dei legami più forti e indissolubili che possano esistere.

E’ la cosa più difficile da fare, bisogna trovare il giusto equilibrio per fare sentire i figli amati e non oppressi, interessati alla loro vita e non invadenti, pensare al dopo di noi, cercando di indicargli la strada e lasciarli scegliere di decidere, stargli vicino ma senza soffocarli. E’ importante riuscire a dare tutti gli strumenti affinchè i figli diventino autonomi. Questo non vuole certo dire cercare di essere delle madri “perfette”. Gli esseri umani, per definizione, fanno errori e anche le mamme tutto sommato adeguate possono, in alcuni momenti, sottoporre i figli a delle interazioni pericolose. Ciò può capitare, tuttavia non costituisce un modello unico di comportamento. Non escludere il padre dalla relazione madre-figlia. Per evitare che i problemi fra mamma e figlia si inaspriscano fino a diventare molto difficili da risolvere, è necessario non escludere dalla relazione il marito-papà. Questa terza figura famigliare può infatti aiutare madre e figlia a mediare i conflitti, evitando drammatizzazioni e prevaricazioni. Non avere paura dei conflitti e dei cambiamenti. Bisogna infine tenere presente che, benché alcune dinamiche siano poco sane e vadano quindi corrette in tempo, non esiste rapporto fra mamma e figlia del tutto privo di conflitti. La crescita passa anche attraverso i litigi e le crisi: l’obiettivo non è quindi evitare del tutto i conflitti, ma viverli in modo consapevole, imparando a rielaborarli e a vederne il lato costruttivo. Inoltre, non bisogna nemmeno temere i cambiamenti: è giusto che il rapporto madre-figlia cambi nel corso del tempo, perché con l’età cambiano le esigenze affettive e relazionali di entrambe. Per mantenere nel tempo un buon rapporto è quindi indispensabile comunicare sempre, perché solo comunicando è possibile cogliere e capire i cambiamenti che si stanno reciprocamente vivendo e venirsi quindi incontro. Dott.ssa Maria Mirabelli, psicologa clinica e forense info: mariamirabelli@libero.it Cell: 339.5919310

Complessa e ricca di sfumature, la reLamezia e non solo

Allora direte voi, cosa deve fare una madre per essere considerata “buona” o “sufficientemente buona”?

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IL GRILLO PARLANTE a che fare con la medicina, oppure con la politica, oppure con la scuola e l’insegnamento, oppure con l’arte, oppure con i mestieri più vari... e così di seguito.

Commissione onomastico/toponomastica Il 22 di dicembre scorso si è riunita la Commissione consiliare speciale per l’onomastica/toponomastica stradale di Lamezia Terme di cui faccio parte. Poiché sono ancora molte le strade della città prive di denominazione o intitolazione, specie nei quartieri di recente antropizzazione, è stato avviato un confronto tra le idee espresse da ognuno dei presenti per risolvere il problema in tempi ragionevolmente brevi. Personalmente ho manifestato alcune proposte che sono state recepite in modo positivo dai presenti, ma che comunque abbisognano di essere approfondite. Per esempio, ho proposto che la denominazione delle strade e/o piazze privilegi innanzitutto cittadini lametini, di nascita o di adozione, che hanno illustrato con la loro vita e la loro professione, ancorchè umile e non necessariamente blasonata e universalmente nota, la città. Accanto a questa anche un’altra proposta; di intitolare le strade e/o le piazze di maggior rilievo con nomi di avvenimenti o riferimenti storici importanti. Sono rimasto desolato allorchè ho scoperto che con la denominazione TERINA è stata intitolata una strada periferica ed addirittura sterrata. Attenzione, amici! Terina non è il nome di una donna. E’ il nome della città – sub-colonia crotoniate - che i coloni greci di Crotone, appunto, fondarono nel nostro territorio, alleata di Annibale durante la seconda guerra punica, che ci riconduce alla Magna Grecia: il periodo storicamente, culturalmente, politicamente economicamente più fulgido che la nostra regione abbia vissuto. E con essa il nostro territorio. E’ non solo è importante, a mio avviso, ma necessario, conoscere la storia della nostra città, com’essa si è sviluppata, nei decenni, attraverso l’opera dei suoi cittadini o gli avvenimenti storici più salienti; individuarne la identità, comprenderne l’ethos, tramandarne la memoria affinchè i valori, l’insegnamento, le opere di coloro che ci hanno preceduto non vadano dispersi, ma restino anzi vivi e vengano tramandati alle generazioni che seguiranno alla nostra. Un’altra idea, a mio avviso valida, che è stata, da altri, prospettata è quella di procedere, da ora in poi, alla denominazione di interi quartieri con nomi di personalità che hanno svolto la medesima professione o si sono impegnati nella medesima attività . Così, per fare qualche esempio, si potrà avere un quartiere in cui tutte le strade siano denominate con personaggi o avvenimenti che abbiano avuto a che fare con la legge (avvocati, magistrati, docenti di diritto); le strade di altri quartieri con nomi di persone che hanno avuto pag. 18

Poichè la riunione si è svolta in un periodo prossimo al Natale, ci si è lasciati esprimendo ognuno di noi un duplice augurio: quello concernente le imminenti festività, e quello di un lavoro proficuo e produttivo in seno alla commissione affinchè la nostra città possa crescere, se non a misura d’uomo, che sarebbe una pretesa assurda e fuori dalla realtà per le condizioni complessive in cui essa versa, almeno più ordinata; in cui sia più facile muovercisi e orientarcisi. Lamezia politica: il 2016 è finito male… come comincerà la sua attività il nuovo anno? Si accettano scommesse! Non è esagerato affermare che, dal punto di vista politico, il 2016 è finito in modo traumatico. Nel corso della seduta del Consiglio comunale del 30 dicembre, alcuni consiglieri della maggioranza (?) hanno abbandonato l’aula consiliare e le delibere presentate dall’amministrazione sono state approvate con un numero risicato di presenze grazie al fatto che i consiglieri dell’opposizione , rimanendo in aula, hanno assicurato l’esistenza del numero legale. Il capo del raggruppamento consiliare Cac è andato via, sbattendo la porta e dichiarando che non rientrerà in aula se prima non si sarà proceduto ad una verifica politica. I riti della “vecchia” politica (che tuttavia non erano peggiori di quelli della nuova…) sono duri a morire. Verifica politica in termini più terra terra e comprensivi significa riunirsi e contrattare per ottenere ciò che si pretende e che finora non si riusciti ad ottenere. Quindi, affermare che l’amministrazione comunale sia in crisi, perché la maggioranza che la sostiene non esiste (vedi dichiarazione del consigliere comunale di minoranza, Pasqualino Ruberto) non è per nulla esagerato. D’altro canto la grave deriva del consiglio comunale del 30 era stata preannunciata da due interventi tramite stampa del succitato Ruberto il quale in un post del 19 dicembre ed in una intervista su un giornale quotidiano del 23 del medesimo mese aveva denunciato proprio questa precaria situazione. Dal punto di vista politico, afferma Ruberto, i “partiti non esistono più” e la giunta Mascaro è “sostenuta solo da un gruppo di movimenti”, mentre dal punto di vista amministrativo i guai sono conseguenti a quelli politici perché non c’è un solo progetto, un solo problema, dicasi uno, ch’è stato risolto o sia in via di risoluzione. Ci si riferisca al PSC, o al Piano spiaggia o al Progetto SARA oppure aggiungo io, al completamento dei lavori del Bastione di Malta o alla tutela del Corso Numistrano). O al riordino dei tributi……in modo da farli pagare a tutti affinchè tutti possano pagare di meno! Se la situazione è questa descritta, penso che più che una

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Lamezia e non solo


La maturità: il fulcro della vita Un destino comune per tutta l’umanità, legge imponderabile, forse giusta, comunque ineluttabile: nascere, produrre e costruire, credere negli ideali e coltivare i propri sogni, poi fare i conti con il tempo. È il momento della maturità quello in cui bilancio ed equilibrio devono incontrarsi, addizionarsi e sottrarsi, nella consapevolezza che il tempo è passato, a volte si è bruciato e consumato, altre è serenamente trascorso, altre ancora il tempo è stato vissuto con avventurosa tensione. In ogni caso il risultato non cambia: gli occhi diventano un libro più o meno voluminoso dove la lettura della propria esperienza di vita appare chiara,

si dipana in questo libro della vita e si specchia con tenerezza negli stessi occhi. La malinconia non è dolore ma necessria e forte nostalgia, nel senso di pensiero forte, perché il ritorno è impossibile quindi inutile sarebbe la disperazione, inutile porsi dei perché a cui la natura non può dare risposte. Invece la certezza è una: la luminosità della gioventù non c’è più, chi tanto ha fatto, tanto ha lavorato, tanto ha lottato trasformerà il tutto in produzione in divenire, in progetto da lasciare al futuro, in un passato spendibile non più personalmente ma eredità ai posteri. Forse è effettivamente difficile trovare il senso della vita ma non si può fare

verifica (che finirà con il non verificare un tubo) ci sarebbe bisogno di un sussulto di dignità nell’ambito dei consiglieri che sostengono l’Amministrazione in modo che insieme al sindaco si mettessero a lavorare nell’interesse della città e la smettessero di giocare a fare politica e recitare il ruolo degli uomini politici pensanti e dichiaranti…... Corso Numistrano di Nicastro: Un bene storico immobile da preservare e tutelare In questo modo viene definito dal <<Manuale di economia e politica dei beni culturale>> il Corso Numistrano di Nicastro. Un Bene di immenso valore, che scivola sempre più verso il degrado ed il progressivo declino sotto gli occhi distratti sia della comunità sociale lametina (si fa per dire...) che di quelli degli attuali governanti della città. Bisogna aggiungere che le amministrazioni che per venti anni si sono susseguite prima dell’attuale, non hanno fatto nulla di meglio. Anzi, per essere intellettualmente onesti, devesi sottolineare che sotto le consiliature Lo Moro, Speranza e quella, seppur breve, del sindaco Scaramuzzino, le condizioni del Corso sono peggiorate e la sua desertificazione si è andata aggravando. In compenso, da qualche giorno, sui media della città, si va sproloquiando di un ipotetico porto turistico che dovrebb’essere costruito sulle spiagge del mare lametino e la cui realizzazione porterebbe, a detta dei sostenitori dell’impresa, Lamezia e non solo

altrimenti, è una legge uguale per tutti. Pensiamo ai grandi della Storia, dell’Arte in tutte le sue forme: le opere sono sopravvissute a loro come una grande anima sopravvive ad un unico grande corpo, così la vita sopravvivera a tutti noi, sempre, uno scorrere perenne del fiume dal proprio monte verso il grande mare. E allora la vita ci stupisce in questa fase, eccome...È affinità elettiva, è un paesaggio islandese, è un canto notturno di un pastore errante, è una stazione in un mattino d’autunno, è un immenso deserto assolato, è tanto, è troppo, finanche.

non si sa quanti posti di lavoro a Lamezia. Tanti, ma tanti, che, anche in sede di discussione politica, ci si smarrisce nel tentativo di contarli prima ancora ch’esso sia portato a compimento. Ma non esiste un programma del sindaco di ben 52 pagine, mi chiedo, pieno zeppo di progetti programmatici che sarebbe necessario realizzare prima di procedere ad ipotetiche nuove realizzazioni? Per i cittadini di Lamezia il primo progetto cui dare mano e portare a compimento è la salvaguardia di Corso Numistrano. Il bene della cui tutela loro sentono un bisogno urgente. Perché quel luogo ha cominciato a rappresenta la memoria storica del popolo lametino fin da quando è nato. Oltre 150 anni fa. Inoltre, potrebbe e dovrebbe ri-diventare la sede di incontri fra persone ed amici, di socializzazione, di divertimento e di tutto quanto una popolazione ha bisogno per sentirsi un popolo e non un “volgo disperso” con una propria identità e cultura. Con un proprio ethos, insomma! Si cominci con qualche misura rapida, che non costa nulla. Lo si chiuda al transito veicolare; s’impedisca il parcheggio delle macchine che spesso si dispone anche in duplice e triplice fila e si proceda quindi alla sua tutela. Basterebbe questa sola realizzazione amministrativa per evitare di dover affermare, tra alquanti anni, davanti ai posteri, che la Giunta Mascaro è esistita invano e della sua maggioranza consiliare, che se è esistita, nessuno se n’è mai accorto!!

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Carissimi lettori, Sono passate da poco le feste natalizie.

È vero che i veri grandi lettori aspettano le feste natalizie per ritrovare la propria infanzia. O forse solo io? Mistero! Diciamo che…io SIIIIIII I… Ora vi racconto cosa mi è successo quest’anno. La sera di S. Stefano, facendo zapping, ho trovato i film dedicati al celeberrimo romanzo PICCOLE DONNE, di Louise May Alcott: la versione degli anni ’90 e quella degli anni ’50. Che nostalgia… Avevo 10 anni, quando mia madre mi regalò PICCOLE DONNE. Lo ricordo come fosse ora: io, che dagli otto ai dieci anni mi ero nutrita, sempre indirizzata da mia madre, con romanzi di cappa e spada e di avventure, da Dumas a Salgari, da Kipling a Verne, storsi il muso… Pensai che mia madre volesse introdurmi nel mondo delle signorine e mi volesse indirizzare verso un mondo fatto di sdolcinature, pizzi e crinoline e invece mi ritrovai di fronte a un romanzo ultramoderno che, con le quattro sorelle della famiglia March come protagoniste, rappresenta il genere umano femminile quasi al completo, nei tipi dell’epoca in cui venne scritto. Meg , Jo, Amy e Beth, le quattro piccole donne, sono quattro sorelle completamente diverse diverse fra loro, che sono ritratte, nel romanzo, in età adolescenziale e vengono seguite fino al momento in cui intraprendono la loro strada, quella che designerà la loro vita per sempre (e che ritroveremo, poi, in PICCOLE DONNE CRESCONO). JO, la più moderna, sogna di diventare scrittrice, rifiuta il matrimonio col ricco amico d’infanzia, inseguirà il suo sogno (più o meno come l’autrice) e lo realizzerà. MEG, la più agée, che sogna la famiglia, con bimbi da crescere, realizzerà il suo progetto, incontrando un giovane non troppo ardito, ma di belle speranze future. AMY, la sognatrice per eccellenza, amante

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dell’arte e della bellezza, della vita agiata e dei sogni romantici, sarà lei a sposare Laurie, il compagno di infanzia che Jo non amava. BETH, invece, non ha progetti futuri e vive dedicandosi agli altri: la sua vita, apparentemente poco fortunata, per la sua morte prematura, mette in risalto la tenerezza di una vita non troppo pratica o terrena, tesa a valutare non i sogni, ma gli ideali. Sullo sfondo, nel romanzo, troviamo i due meravigliosi genitori. Il papà, soldato con forte senso della Patria, affettuoso e non autoritario; la mamma, non il solito angelo del focolare, non la madre, ma la mamma, quella che comprende, non che ordina. La modernità di questo romanzo, appunto, consiste, analizzando le figure, in uno spaccato di vita colmo di forza d’animo e di generosità. Io l’ho riletto e ne ho tratto grande piacere, un senso di gioia al ricordo della mia infanzia, ma anche di orgoglio, per un testo, non troppo recente, che parla di donne, non di donnette, che cercano e trovano la loro strada, anche attraverso i disagi, il dolore e le incognite in agguato. In effetti, al di là del Natale e dei racconti davanti al camino, fa bene rituffarsi nelle atmosfere d’antan e respirare non solo l’aria del futuro, figlia delle tecnologie, che ci proiettano in là, pur senza darci garanzie (di noi diranno che eravamo proiettati nel futuro, senza riuscire a percorrere la via per arrivarci), ma quella del passato, sempre attuale, che non perde di vista il presente, per avere il tempo di indirizzarsi a quel futuro, tanto a portata di mano, da non sapervi più aspirare… Buona lettura. Davanti al camino, con questo gelo di ultima generazione, o comodamente seduti dove volete, buona lettura. Buon Anno e Buon Futuro, con una strada, tutta da saper percorrere, per raggiungere i vostri sogni…

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CIVILTA’ SIGNIFICA “TECNOLOGIA AVANZATA O PIUTTOSTO BUON SENSO, ALTRUISMO, SOLIDARIETA, PRESA DI COSCIENZA DELLE COMUNI RISORSE PER UNA RECIPROCA E PACIFICA CONVIVENZA ?

PUO’ DEFINIRSI CIVILE L’ EPOCA IN CUI VIVIAMO ? Strage Berlino, l’italiana Fabrizia Di Lorenzo tra le vittime . Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, originaria di Sulmona. lavorava nella capitale tedesca da 3 anni. Anche lei era presente, al mercatino di Natale su cui è piombato il Tir provocando 12 morti L’omicidio di Giulio Regeni è stato commesso in Egitto tra il gennaio e il febbraio 2016. Regeni era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge; fu rapito il 25 gennaio 2016, e il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio successivo. Le condizioni della sua salma, ritrovata vicino al Cairo in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria, hanno evocato ipotesi di tortura eventualmente in connessione con i legami che il giovane aveva con il movimento sindacale che si oppone al governo del generale al-Sīsī. E la guerra in Siria ?Ancora bombe su Aleppo, città simbolo della guerra in Siria e molte le piccole vittime nella città. Molti bam-

bini muoiono durante i raid . Aleppo rischia di morire” Aleppo, strage di bambini! “Migliaia di persone sono scese in strada ad Aleppo ovest per festeggiare la riconquista completa della seconda città della Siria da parte delle forze fedeli al governo. Spari celebratori sono esplosi nella città e la folla ha riempito le strade non appena l’esercito ha annunciato che gli ultimi ribelli avevano lasciato Aleppo Est. La parte occidentale della città è stata sotto il controllo delle forze di Assad durante il conflitto e ha subito anche pesanti danni per i colpi di mortaio in termini di perdita di vite umane e distruzioni materiali.Auto piene di persone hanno sfilato in corteo suonando i clacson nelle piazze della città. Alcuni hanno portato in corteo le immagini di Assad e le bandiere della Siria e della Russia, che ha contribuito a questa vittoria di Assad con i suoi raid aerei. Il ruolo di Mosca esce quindi rafforzato dalla battaglia di Aleppo come confermano due notizie diffuse ieri.” Si sfila in corteo quando città vengono distrutte, quando vengono subìti danni, se delle vite umane vengono sacrificate e dei bambini vengono uccisi: E’ assurdo !

Adotta un cane anziano Fai un gesto d’AMORE Gigino, Giorgio, Glock, Thomas, sono solo 4 dei tanti ospiti “anziani” del RIFUGIO FATA Che tu sia Giovane o in PENSIONE

ADOTTANE UNO

aiuterai te stesso a vivere meglio aiuterai la società a combattere il randagismo

Giorgio

Glock

Gigino

Thomas

Se non puoi adottare, offri ospitalità ai cani del rifugio durante questo periodo di freddo intenso. Sarà per poco tempo e per te sarà una esperienza indimenticabile per info

Lamezia e non solo

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Mosca esce rafforzata, si crede rafforzata dopo tutto questo sfacelo ? Ma siamo uomini civili? Esseri umani ? Dùbito si possa definire civile un’epoca in cui si esaltino le armi, le guerre, gli scontri armati gli uni contro gli altri con il sol fine di ottenere maggior predominio su di un territorio, sacrificando delle vite umane, vite di bambini che sono vittime inconsapevoli di tale cattiveria e crudeltà, di sete di potere e di egocentrismo inappagabile. Se il 25 dicembre si festeggia il Santo Natale, ciò avviene perché Dio si fece uomo e nacque per vivere tra gli uomini parlando di pace e di amore; di bontà, di generosità, di solidarietà: Di sentimenti difficilmente nell’epoca dell’ Iphone, dell’ App e dello smarthphone ; è difficile comprendere che ad Aleppo ci sian bambini senza cibo per nutrirsi o abiti per vestirsi: Ma la realtà purtroppo è questa. Di sentimenti difficilmente conciliabili con l’epoca dell’ Iphone, dell’ App e dello smarthphone e in un ‘epoca prevalentemente dominata dall’egocentrismo. In un momento in cui è difficile comprendere che ad Aleppo ci sian bambini senza cibo per nutrirsi o abiti per vestirsi. Ma la realtà purtroppo è questa e bisognerebbe far sì che adolescenti e preadolescenti se ne rendano conto, così come giovani adulti e meno giovani, lasciando da parte ogni egoismo o egocentrismo, ogni presunzione o prepotenza ed ogni vanità per cedere il posto ad altruismo e solidarietà, senz’altro sinonimi di civiltà

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Il gatto ed il topolino

In una casa abbandonata, lontano, lontano, lontano, al di là dei monti e dei mari, vivevano un gatto e un topo soli e dimenticati da tutti. D’inverno quando il vento soffiava fra i rami degli alberi coperti di neve e il gelo s’infiltrava fra le persiane rotte e sgangherate della casa, spaventati, entrambi, andavano a nascondersi in una piccola tana che si trovava al di fuori, nel giardino, e da li, non uscivano se non quando la bufera era cessata. Il topolino si nascondeva sotto la pancia soffice del gatto e si sentiva al sicuro. Dal canto suo il gatto annusava l’aria gelida della foresta, abbassava le orecchie, storceva il muso baffuto e pazientemente aspettava il sereno. In quei momenti, ogni tanto, il topolino squittiva, aveva fame:“come le sarebbe piaciuto avere un pezzettino di formaggio!” Quando la sua padrona era in vita, lasciava sempre qualcosa nella dispensa e di notte , gatto e topo, facevano bisboccia, rosicchiavano le croste abbandonate e poi si mettevano a danzare. Devo dirvi però, bambini miei, che prima che la padrona lasciasse questa terra,, il gatto e il topo non andavano molto d’ accordo, anzi , il gatto, non lo sopportava proprio. Dovete sapere che era lui,il Micio, il preferito della padrona, era lui a fare le fusa sulle sue gambe e, quando il topolino spuntava da sotto il letto, con una zampata il gatto lo bloccava. Un giorno lo stava proprio divorando se non fosse arrivato proprio in quel momento il cagnolino della signora accanto. Del resto come poteva un topo gareggiare con un gatto? Era lui che indossava un morbida pelliccia d’angora, bianca come la neve, era lui che aveva gli occhi fosforescenti e un musetto a triangolo che faceva impazzire. Che rappresenta un topolino al suo confronto? -Niente, proprio niente... Però, da quando la padrona non c’era più, le cose erano cambiate. Nessuno lo coccolava più, nessuno lo chiamava amore, musetto, micio mio, e lui soffriva, soffriva molto. Figuratevi che una notte il topolino l’ha sentito miagolare tristemente, allora s’è avvicinato a lui piano piano, ha preso una zampina fra le sue e gli ha sussurrato:”Senti micio, perchè miagoli? sei triste? vuoi essere mio amico? siamo tutt’e due soli, potremmo tenerci compagnia e aiutarci l’uno con l’altro.” Il gatto per un po’ lo guardò sbalordito: “come non hai paura di Mensile di informazioni - anno 25°- n. 28 - gennaio 2017 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.

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me? lo sai che ti posso divorare?” “No, caro, non ho paura se saremo amici, e poi, senza di me tu moriresti di noia.!”. Il gatto lo guardò sbalordito, ci pensò un po’, si leccò i baffi e disse: “Hai ragione amico, siamo entrambi soli, che ragione c’è per farci la guerra?” Così si strinsero le zampe e felici scorrazzarono per la casa solitaria. Morale della favola: A buoni intenditori poche parole bastano!

Rubino Vorrei posarmi su un letto di acqua che scorre poggiare il capo su orchidee rosate scorrere nella vita come acqua di fiume. Poi fermarmi diventare pietra. Racchiuderò in essa il mio cuore e quando il vento del Nord tenterà di trafiggermi non una goccia di sangue sgorgherà perchè sarò Rubino che rifrangerà la luce delle stelle

Ines Pugliese

Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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