Lm multi dicembre

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Lamezia e non solo

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FIDAPA - Sezione di Lamezia Terme

La Fidapa a Rossano e Corigliano Sabato 12 novembre scorso, la Sezione Fidapa di Lamezia Terme, su proposta delle socie Young, ha preso parte ad un’ escursione culturale a Rossano e Corigliano. Prima tappa del viaggio è stato il Museo della Liquirizia “Amarelli”, dove le partecipanti sono state accolte, oltre che dalla guida, anche dalle rispettive Presidenti di Sezione di Corigliano e Rossano e dal Presidente della Pro-loco di Rossano, che le hanno accompagnate per tutto il percorso culturale. La sosta al museo della Liquirizia “Amarelli” ha permesso a tutte le socie di acquisire l’itinerario storico sia familiare che di impresa della casata Amarelli, attraverso gli oggetti, i documenti e gli strumenti di lavoro utilizzati lungo il corso degli anni. Si è poi potuto acquistare il prodotto per eccellenza, la liquirizia, nelle sue varie forme. Il gruppo successivamente, si è trasferito, a piedi, nel centro storico di Rossano, dove ha potuto ammirare le bellezze storiche, architettoniche e naturalistiche del territorio e nello specifico la Cattedrale di Maria Santissima Achiropita che, oltre a splendidi dipinti, affreschi e arredi, conserva l’Icona bizantina della Vergine delle Grazie, “non dipinta da mano umana” . Interessantissima è stata la spiegazione, da parte della guida, del percorso che l’icona ha subito nei secoli e della Sua venerazione da parte della città di Rossano e dei paesi limitrofi.

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Prima del pranzo, in un locale del centro storico a base di prodotti alimentari tipici del territorio rossanese, le socie Fidapa hanno visitato il Museo della Diocesi di Rossano - Cariati, soffermandosi soprattutto ad ammirare, il Codex Purpureus Rossanensis, ritornato al suo massimo splendore dopo l’ultimo restauro e, ad ascoltare la spiegazione inerente il materiale di cui è fatto, il contenuto e le immagini in esso raffigurate e descritte. L’escursione è poi proseguita nel Centro Storico di Corigliano; una navetta ha accompagnato il gruppo per le sue strade, le piazze e i monumenti e, si è conclusa con la visita al Castello Ducale, con i sui splendidi interni e con il suo giardino. Sicuramente è stata una bella giornata di condivisione, che si è rivelata interessante non solo per la visita ad alcune delle bellezze culturali della nostra amata Calabria ma anche perché è stata occasione per un ulteriore scambio di conoscenze tra socie senior e young. Un ringraziamento particolare alla presidente di Rossano Calabro, Silvana Scarniti ed alla presidente di Corigliano Calabro, Maria Gabriella Dima che, insieme ad alcune socie delle rispettive sezioni, si sono prodigate per rendere piacevole e maggiormente fruibile la gita.

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territorio RISCHIO SISMICO: QUALE SICUREZZA PER IL NOSTRO TERRITORIO?

XIV Giornata Nazionale SICUREZZA NELLA SCUOLA

Nel rispondere alla domanda posta per l’iniziativa di Cittadinanza Attiva non si può ignorare o sottovalutare che l’ex Capo della Protezione Civile Gabrielli ha più volte ripetuto di avere gli incubi per il rischio terremoto in Calabria. E, sono questi incubi dell’ex Capo della Protezione Civile e le specificità della realtà del territorio, delle condizioni delle costruzioni e dell’organizzazione sociale a motivare la risposta molto poco rassicurante. Di seguito qualche slide e dato dell’intervento nel corso dell’interessante iniziativa. Riguardo la pericolosità sismica: nel Territorio di Lamezia non ci sono quartieri meno esposti di altri. Le forti scosse possono creare danni rilevanti ovunque. Indipendentemente dalla vicinanza o meno alle antiche faglie. Le vicende del passato documentano danni rilevantissimi anche nelle fasce costiere dove, oltre alle scosse e ai fenomeni di liquefazione c’è anche il problema del maremoto. D’altra parte non va ignorato che nel Rapporto del Fasano sui terremoti del 1783 viene descritto come “la città di Sant’Eufemia s’inabisso in lago puzzolentissimo”. L’evento più rilevante degli ultimi mille anni è il terremoto della domenica delle Palme del 1638. Tra i danni rilevantissimi provocati dallo stesso evento nel territorio dell’attuale comune di Lamezia Terme: - a Nicastro i morti furono 1.200, oltre 500 dei quali perirono nel crollo e nel successivo incendio della chiesa di S. Francesco; - a Sambiase crollarono tutte le case e le chiese e morirono 767 persone; - a Sant’Eufemia morirono 143 persone. Anche a Zangarona la scossa del 27 marzo causò il crollo di quarantacinque case e la morte di trentanove persone. Va ricordato che alcuni decenni prima, nel 1609, un’altra scossa aveva provocato danni a molti fabbricati di Nicastro, alla Cattedrale, e a uno dei torrioni del Castello.

geologiche, sia sui libri e nelle cronache di ogni epoca storica del territorio. Per abituarsi e prepararsi a convivere con l’alta sismicità del territorio calabrese è necessario considerare i terremoti come una delle manifestazioni dei rapidi processi di evoluzione geologica in atto nella regione e nel centro del Mediterraneo. A causa della spinta della Placca Africana l’Italia si restringe di alcuni millimetri ogni anno. In particolare la parte meridionale e la Calabria si spostano verso Nord e Nord-Ovest ad una velocità di 4-5 mm all’anno. E poiché i processi geologici, com’è noto, durano milioni di anni, è da presumere che terremoti, come ad es. quelli del 1638, 1783, 1888, 1905, 1908 che hanno colpito il territorio regionale, continueranno a scuotere la Calabria. Alla elevata pericolosità sismica del territorio si aggiungono: il diffuso e grave dissesto idrogeologico, le condizioni di degrado del patrimonio edilizio, in particolare quello dei centri storici dei piccoli centri urbani, che rendono estremamente elevato il rischio sismico in tutta la regione. La perdita della memoria storica e l’abusivismo edilizio hanno portato la Calabria ad avere un patrimonio che nonostante gli enormi progressi scientifici nel campo della tecnica delle costruzioni, non è molto meno vulnerabile rispetto a quelli dei secoli scorsi. Inadeguati a resistere agli inevitabili forti eventi sismici non sono solo gli edifici abusivi ma anche quelli legali e realizzati nel rispetto delle norme vigenti nei vari periodi di realizzazione del passato. Periodi in cui o non esisteva la normativa sismica, o era vigente una normativa e criteri meno restrittivi di quelli attualmente ritenuti necessari. In pratica la grandissima parte delle costruzioni, compresi ospedali e scuole, esistenti nel territorio non risponde ai requisiti attualmente previsti dalla vigente normativa sismica. La conferma delle inadeguate condizioni del patrimonio edilizio esistente emerge dai dati contenuti nel Rapporto Barberi del 1999 sulla Vulnerabilità’ degli edifici Pubblici. Non si può tacere, come è stato fatto e si continua a fare, che nello stesso Rapporto sono elencati 1.787 edifici pubblici che risultano alta vulnerabilità. E, riguardo la sicurezza nelle scuole, che nella Graduatoria de-

Non si può continuare a ignorare le tante e grandi frane e i fenomeni di liquefazione innescati dai terremoti del passato. Fenomeni ampiamente documentati ed evidenti sia sulle rocce di tutte le ere pag. 4

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Va considerato anche l’alto senso civico dei 7.400 membri del Gruppo facebook “AGIRE SUBITO PER PREVENIRE PERDITA DI VITE UMANE DA INEVITABILI TERREMOTI”. Un gruppo sorto nei mesi scorsi e che in meno di 2 giorni ha superato i 4000 membri. E con la lettura di un post dello stesso Gruppo che si è concluso l’intervento del geologo Mario Pileggi: “Non possiamo prevedere l’anno, il mese, il giorno, l’ora in cui i terremoti avverranno, né se dureranno giorno o anni e se si ripeteranno a breve. Ma abbiamo conoscenze della struttura della Terra, e dati statistici affidabili che ci assicurano che crisi come l’attuale, o peggiori, ci saranno, e per questo ABBIAMO IL DOVERE MORALE, CIVILE, LEGALE, POLITICO DI FARE IL POSSIBILE PERCHÉ LE CRISI FACCIANO IL MINOR DANNO POSSIBILE, IN UNA PAROLA: PREVENIRE”.

gli edifici scolastici ad alta vulnerabilità, nei primi 3 posti, ci sono 3 scuole di Lamezia Terme. Sempre a proposito del Rapporto Barberi, va ricordato che l’attuale capo della Protezione Civile della Calabria, già nel 2012, sottolineava: “la necessità di spendere i soldi non per fare previsioni dei terremoti e creare allarmismi inutili ma per mettere in sicurezza scuole, ospedali, caserme ecc.” Ora i soldi per la messa in sicurezza ci sono: bisogna farlo senza perdere tempo. E utilizzando anche le risorse che la regione ha annunciato che saranno disponibili con i bandi del prossimo mese di gennaio.

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Aiga - Sezione di Lamezia Terme L’INCONTRO-DIBATTITO SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE PROMOSSO DA AIGA LAMEZIA:

LE RAGIONI DEL Sì E DEL NO PER UN VOTO CONSAPEVOLE Si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri 23 novembre 2016 “presso il Borghetto”, l’appuntamento organizzato da AIGA (Associazione Italiana Giovani Italiani) - Sezione di Lamezia Terme e dedicato al referendum costituzionale del prossimo 04 dicembre. Il Presidente dei Giovani Avvocati lametini, Andrea Parisi, ha evidenziato la volontà dell’associazione di approfondire, in maniera tecnica ed imparziale, gli aspetti salienti della tematica referendaria, garantendo la par condicio ed il pluralismo delle idee, al fine di contribuire alla maturazione di una decisione maggiormente consapevole da parte di ciascun elettore. Il dibattito è stato preceduto dai saluti del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, Antonello Bevilacqua, il quale ha accolto con entusiasmo l’iniziativa di affrontare - col taglio giuridico proprio degli operatori del diritto - un tema tanto complesso. L’incontro ha visto, quali relatori, quattro giovani avvocati del foro Lametino: Amedeo Colacino e Andrea Falvo per il fronte del Sì, Martino Varano e Francesco Carnovale a sostegno del No. Il confronto si è svolto secondo la modalità del “question-time”, che ha dato vita ad un vivace scambio di idee, durante il quale ciascun relatore ha avuto a disposizione tre minuti, scanditi a suon di campanella, per condensare le proprie ragioni. Cinque i quesiti che hanno costituito il terreno del dibattito: il primo dedicato alla legittimità dell’iter normativo d’approvazione della legge di revisione costituzionale; il secondo diretto ad approfondire il nuovo modello di Senato e le eventuali prospettive di snellimento del procedimento legislativo; i relatori sono stati poi interrogati sui possibili riflessi della riforma in tema di sussidiarietà e riparto di competenze tra Stato e regioni, nonchè sul ruolo dell’Italia in Europa; la disamina si è quindi conclusa affrontando il tema della sovranità popolare e delle modifiche prospettate in materia di referendum propositivi ed abrogativi. Ne è nata una discussione interessante e di alto livello, nel corso della quale sono emerse con pacatezza ed oggettività le ragioni

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fondanti i due orientamenti contrapposti. Ulteriore elemento di merito per i relatori intervenuti è quello di essersi strettamente attenuti alle questioni di carattere puramente legislativo e procedurale, sfrondando i propri interventi da ogni connotazione implicante valutazioni di ordine politico. Durante la discussione, Colacino e Falvo, quali sostenitori del sì, hanno elencato, tra i possibili benefici della riforma, lo sveltimento dell’iter legislativo ed il superamento del meccanismo della “navetta”, ossia dell’estenuante rimbalzo delle leggi tra Camera e Senato, la riduzione dei costi della politica connessa alla diminuzione del numero dei senatori e all’abolizione del CNEL, nonché la maggiore rappresentatività delle autonomie locali. Di segno opposto, invece, i rilievi mossi da Varano e Carnovale per il fronte del no, i quali hanno sottolineato i dubbi interpretativi cui dà luogo la formulazione della riforma, che non definisce le procedure di nomina dei senatori e che stravolge gran parte del testo costituzionale, comportando l’aggravamento dell’iter legislativo, la forte limitazione della sovranità popolare e dei poteri delle autonomie locali, a totale vantaggio dello Stato centrale e dell’esecutivo. I partecipanti, intervenuti in buon numero, sono rimasti costantemente concentrati sulle questioni trattate ed il loro grado di coinvolgimento è stato aumentato dalla doppia simulazione di voto di cui AIGA Lamezia ha inteso renderli protagonisti, all’inizio ed alla fine dell’incontro. A fronte delle iniziali percentuali (SI al 15,9%, NO al 70,45% e schede bianche al 13,6%), l’esperimento ha poi evidenziato il netto calo degli indecisi, passati al 4,4% nel secondo turno di voti, con percentuali finali del 75,5% per il NO e del 20% per il SI. Un incontro che ha quindi palesato una serie di positività che incoraggiano AIGA Lamezia a perseverare nelle iniziative cui ha sin qui dato vita.

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Disabile causa bulli. , ora colpirne uno per educarne cento

Cari giudici “Tremare con scatti improvvisi e violenti, agitare le mani verso l’alto, quasi a proteggersi il volto, dimenarsi sul pavimento, senza urlare, ma biascicando mugugni monotoni e incomprensibili”. Una descrizione minuziosa, con particolari agghiaccianti, quella raccontata a “Repubblica” dai genitori del ragazzo torinese di 11 anni, reso disabile a causa delle ripetute violenze da parte di un gruppo di bulli a scuola. Parole che fanno capire, a chi si ostina a predicare il verbo della “mascalzonata” o il perdonismo pietoso che si appiglia al background culturale, cosa è davvero il bullismo: è quando il forte ti fa del male e tu non puoi difenderti, nemmeno urlare, ma solo agitarsi e fare “mugugni”, senza ottenere nulla. La Procura dei minori ha chiesto l’archiviazione per i due compagni di scuola indagati: sono minori di 14 anni, non possono essere processati. L’avvocato Maria Giovanna Musone, che assiste i familiari del ragazzo vittima, giustamente ricorda che “ il nostro codice tiene conto dell’età degli indagati” pur ribadendo che “la giurisprudenza dice anche che non si devono ridurre le garanzie a tutela della vittima, si possono applicare misure di sicurezza”. Ma oltre i paradossi giuridici resta un dato di fatto: un ragazzo è stato reso invalido, disabile, da suoi coetanei e la famiglia trova le porte sbarrate quando cerca di ottenere giustizia. Un presupposto di “innocenza” infantile, per il quale ormai da anni sono maturi i tempi per un superamento, lascia passare come ragazzate, magari da scontare con qualche anno di servizi sociali o forse nemmeno quelli, la persecuzione scientifica di baby criminali che hanno distrutto la vita di un loro coetaneo procurando danni irreversibili. E i poveri genitori, costretti a vedere un figlio in preda a convulsioni e svenimenti, si vedono beffati dal diritto sacrosanto di avere giustizia. Cari giudici della Procura di Torino, penso ci siano le condizioni per superare tanto le analisi sociologiche quanto i cavilli giuridici: siamo di fronte a un crimine, come di fronte a qualsiasi

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altro genere di violenza, da quella cosiddetta “comune” a quella della criminalità organizzata. E il presupposto dell’incapacità di intendere e di volere viene meno, di fronte ad azioni persecutorie prolungate nel tempo e che, guarda un po’, si accaniscono verso i più vulnerabili. Altro che incapaci di intendere e di volere. Questi sono criminali. E chi li giustifica, è complice. Colpirne uno per educarne cento. Non per provocazione, ma perché, di fronte a un bollettino di guerra che ci consegna sempre più numerosi casi di suicidi indotti da atti di bullismo ripetuti nel tempo con più di un giovane su tre in Italia tra gli 11 e i 19 anni vittima di episodi di bullismo (Doxa Kids), non applicare questo principio apre le porte a quello di senso opposto: se i criminali di Torino non vengono puniti, non verrà punito nessuno. Un grande omaggio alla “dea” impunità, la più venerata in Italia. Un grande sostegno a una cultura che, per vie sottili e impercettibili, impone il “machoman” come prototipo culturale di riferimento, rispetto al quale il debole o si conforma o è destinato a soccombere. Un sussulto di coscienza dei giudici torinesi, magari creando un precedente giuridico come si fa per tante altre questioni nel nostro Paese, farebbe bene alla società italiana. Farebbe bene dare una punizione esemplare alla baby gang, non per accanirsi su dei 14enni ai quali auguriamo un pieno recupero costellato di notti insonni per riflettere sui loro orrori, ma per lanciare alla società il messaggio che la giustizia è dalla parte dei più deboli, che le sopraffazioni non restano impunite. Diversamente, dalla politica all’imprenditoria, il modello del “bullo” si ripresenterà in tante altre forme, la prevaricazione su chi non può difendersi continuerà a lasciare vittime per la strada. Vittime che come l’11enne torinese potranno solo fare dei mugugni incomprensibili, senza urlare. Ma quei mugugni saranno grida di dignità e di giustizia. Per tutte le vittime dei bulli.

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Simulazione evento sismico Parte Prima

Istituto Comprensivo Don Lorenzo Milani -Motta Santa Lucia

Le Guardie Ecozoofile di stanza nella Provincia di Catanzaro hanno partecipato alle attività di esercitazione di Protezione Civile nel Comune di Motta Santa Lucia CZ il giorno 25 Novembre 2016 . Nella sala Consiliare del Municipio si è tenuta la riunione con i dipendenti , i responsabili dell’Ufficio Tecnico, il Vice Sindaco con delega alla Protezione Civile Francesco Bevacqua , il Comandante della Polizia Comunale, l’associazione di Protezione Civile Comunale, le Guardie Ecozoofile, Croce Bianca Rocca e il Dott.re Napoleone Stella Coordinatore delle attività di esercitazione. Il Coordinatore ha illustrato ai presenti le linee guida da seguire al verificarsi di un “Evento Sismico” Nel contempo si è tenuta altra riunione nella struttura scolastica adiacente il Municipio, Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani”, dove la Vice Preside Camilla Mercuri, Insegnanti, Assistenti Scolastici ed Allievi delle elementari, medie ed asilo hanno seguito con at-

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tenzione le disposizioni esposte dal Dott.re Napoleone Stella e dell’Assessore alla Protezione Civile V. Sindaco Francesco Bevacqua. Dopo aver risposto alle numerose domande poste dai giovani studenti il Coordinatore ha sciolto la riunione invitando tutti a rientrare nelle proprie aule e a riprendere le lezioni. Alle ore 10,30 circa è iniziata l’attività di esercitazione che ha visto coinvolti contemporaneamente tutti i presenti nel Municipio e nella Scuola. Tre lunghi fischi hanno confermato la situazione di pericolo generata dalla scossa del terremoto, tutti i presenti, studenti, insegnanti ed impiegati hanno trovato ricovero temporaneo sotto i banchi e le scrivanie, altri sotto le strutture portanti. Passati tre minuti dalla scossa sismica, un forte e lungo fischio ha dato il via alla evacuazione avvenuta in ordine progressivo e programmato fino al raggiungimento del “Punto di Raccolta” esterno, dove i responsabili hanno verificato le presenza tramite appello di tutti i partecipanti.

E’ stato simulato l’evento di una impiegata del Municipio colta da malore in seguito alla scossa di terremoto, assistita tempestivamente nell’ufficio al primo piano dove si trovava, con l’intervento dei Soccorritori e l’ausilio di una barella fino al raggiungimento dell’ambulanza della Croce Bianca. Si è così conclusa l’Esercitazione Comunale di Protezione Civile che ha visto la partecipazione di una parte di Cittadini del Comune di Motta Santa Lucia il V. Sindaco Francesco Bevacqua, il Coordinatore Dott.re Napoleone Stella, il Comandante della Polizia Comunale, le Guardie Ecozoofile del Comando Provinciale di Catanzaro l’associazione Comunale di Protezione Civile di Motta Santa Lucia, Volontari della Croce Bianca di Lamezia Terme. L’attività è stata documentata dal Responsabile Claudio Campanozzi dell’Ufficio Stampa delle Guardie Ecozoofile, ad uso didattico per divulgare e promuovere la Formazione e la Prevenzione in caso di eventi calamitosi.

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Simulazione evento sismico Parte Seconda breve intervista al Dott.re

Napoleone Stella

Dottore, tutti la conoscono per la sua attività professionale nel 118 ma molti non sanno che … Tutti non sanno che mi occupo anche di volontariato e solidarietà, vedi Protezione Civile. Ci parli degli esordi nell’ambito della Protezione Civile. La mia prima esperienza nel campo della protezione civile, è stata nel comune di Falerna da amministratore. Formando il gruppo comunale, e gestendo il COM 11 della provincia di CZ, con capofila il Comune di Falerna. Quale è l’attuale situazione nel territorio di sua competenza? La situazione attuale sul territorio regionale, non è delle migliori, visto che solo il 56% dei comuni della Calabria, ha il Piano di Protezione Civile. L’esercitazione di Motta Santa Lucia è stata una ottima occasione per testare il “Piano di evacuazione” e verificare cosa va modificato o migliorato. L’esercitazione di Motta Santa Lucia, dovrebbe essere replicata negli altri comuni del comprensorio in quanto solo conoscendo i comportamenti corretti da tenere in molti casi può significare di poter salvare la propria vita. Dott.re Lei nonostante la grande esperienza è ancora molto giovane, ci racconti dei suoi progetti per il futuro? Io nello specifico non ho progetti

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per il futuro, conto di approfondire le mie conoscenze e le mie esperienze. Non c’è mai un punto di arrivo, ma sempre un punto di partenza. Sono stato abituato così . La Provincia di Catanzaro è molto attiva nell’ambito del Volontariato ma per entrare nella grande squadra della Protezione Civile occorre una marcia in più, quale? Veramente proprio poco tempo fa, sono stato contattato dal nuovo funzionario della protezione civile regionale che si occupa e cura il volontariato, chiedendomi di dargli una mano nel settore della formazione. Penso che accetterò l’incarico e sarò fiero di trasmettere ai volontari le mie conoscenze. Invitiamo con un messaggio i cittadini a frequentare i corsi e diventare operatori di Protezione Civile Sarebbe cosa giusta se si formassero più persone nel settore del volontariato, affinché qualora ce ne fosse bisogno, malauguratamente , avremmo personale già formato sul nostro territorio, dando così una risposta immediata è qualificata alla causa. Chiudiamo con un messaggio di ottimismo guardando al futuro e alle nuove generazioni Colgo l’occasione per augurare a tutti i volontari del nostro territorio, che ogni giorno dedicano parte del loro tempo, al volontariato, un sereno natale e buon anno a loro e famiglia .

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I VACANTUSI - Stagione Teatrale 2016-2017

A Carbinera Quando la comicità è femmina

A Carbinera, commedia in 2 atti di Piero Procopio, Compagna Teatro Hercules, andata in scena al Teatro Comunale “F. Costabile” di Lamezia Terme il 26 e il 27 novembre scorsi nell’ambito della rassegna teatrale Vacantiandu 2016 con la direzione artistica di Nico Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo. Una pièce “diversamente” brillante che si discosta dal repertorio “storico” del comico catanzarese con viete battute strapparisate e ammiccamenti al pubblico, segnando una svolta sia dal punto di vista della scrittura scenica sia per quanto riguarda la funzione drammaturgica dei personaggi che, al di là della naturale e dirompente vis comica, riescono ad esprimere con verità scenica anche il registro drammatico. E, dettaglio da tenere in debito conto, il background storico-sociale che fa da sfondo alla storia ovvero il latifondo e la lotta dei contadini contro i padroni. Villa d’Oro, la grande tenuta baronale dove vive Genziana insieme a sua sorella Catena e ai tanti personaggi che via via vi trovano dimora, è in realtà un luogo di solitudini che incontrano altre solitudini. E, nell’attesa che succeda qualcosa succede di tutto. Litigi, affari, equivoci, amori e tradimenti. Un universo dominato dalle donne dove gli uomini giocano il ruolo di subalterni. “Carbinera” è nomignolo declinato al femminile da sempre usato per indicare una donna dal carattere forte e risoluto. E forte e risoluta è la Genziana di Stella Surace la quale ci regala una figura di donna moderna, libera e intraprendente che guida la vita di familiari e dipendenti come fossero marionette nelle sue mani, completamente disinteressata alle loro esigenze e alle loro verità essenziali. Genziana è donna che non ama perdere e anche la sua vita sentimentale è stata costellata da uomini deboli. Ma questa virago dal cuore di burro rivelerà, poi, la sua fragilità di donna non priva di femminilità e nella maturità si concederà un toy boy pur continuando a far finta che le regole del mondo esterno non siano cambiate… Mirabile l’interpretazione di Teresa Barbagallo nel ruolo di Catena la “pazza”. Si presenta in scena in camicia da notte, bianca, cadaverica quasi. Lo sguardo spiritato, la risata isterica. Abissi spaventosi si aprono nella sua mente, urla, impreca, si butta a terra come una posseduta. Scaglia strali contro la sorella-tiranna che le ha impedito di sposarsi ma, a poco a poco, la sua granitica follia viene squarciata da spaventati smarrimenti, piccole e patetiche

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ironie, solitudini di donna e comincia così il gioco della seduzione e della vendetta in una metamorfosi psicofisica dovuta all’arrivo del giovane amante di Genziana, Romualdo detto Ualdo, nella disinvolta interpretazione di Alessandro Mangiacasale che destabilizza gli equilibri e gli “ormoni” di tutte le donne presenti nella casa. E il gioco della seduzione colpisce anche Brigida, la segretaria di Genziana. Donna illibata e morigerata. Castigata nei costumi e nelle parole interpretata da una esilarante Rossella Petrillo. Ma dal total black al rosa shocking il passo è breve…Lo stesso per la cameriera Gigliolina, una vivace e fresca Valentina Rames, tampinata a vista da Rocco. Perfetto Maurizio Corrado nel ruolo del pedante vedovo che vuole sposarla e a cui fa da contraltare Renzo, il factotum di casa a cui Gori Mirarchi sa dare la giusta caratterizzazione. Ma lei giovane e carina ha ben altre mire… Su questo universo femminile fatto di scaramucce, gelosie, slanci, piccinerie si posa lo sguardo ironico, scanzonato, divertente ma anche profondo dell’autore/attore Piero Procopio che, da generoso capocomico, si ritaglia una piccola ma incisiva parte, quella del pastore Rosario in perenne conflitto di interessi con la padrona Genziana. Un ruolo che, pur non abiurando completamente le sue radici cabarettistiche, ci regala un personaggio psicologicamente più solido, un “incolto” dal cervello fino che vuole la sua rivincita sociale sovvertendo decenni di soprusi e sopraffazioni. È la voce del popolo che si ribella. Molto interessante il colpo di scena finale che ribalta totalmente il piano del racconto ovvero la dimensione onirica sottesa allo sviluppo dell’azione che potrebbe rivelarsi tutta un sogno… Gradevole la scenografia. Belli i costumi. Bravi tutti. A fine spettacolo 5 minuti di sano cabaret.

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AMA CALABRIA - Stagione Teatrale 2016-2017

Filumena Marturano Una standing ovation del pubblico ha chiuso la prima serata della Stagione Teatrale organizzata dall’A.M.A. Calabria in collaborazione con la amministrazione comunale e direi che meglio di così non si poteva cominciare! Famosissima la piece teatrale, bravissimi gli attori, tutti, dai protagonisti alle comparse, bella la scenografia che richiamava le antiche e ricche case napoletane. Filumena Marturano, il capolavoro di Eduardo De Filippo è stato lo spettacolo al quale hanno assistito gli spettatori che hanno riempito il Teatro e ne hanno sottolineato, con applausi scroscianti, i momenti salienti. Di certo ha brillato Mariangela d’Abbraccio che nella mimica, nella postura, nelle espressioni ha, a volte, ricordato la versione cinematografica della commedia, con Sophia Loren. Bravo Geppy Gleijeses, ma bravi, come già scritto, tutti gli attori che hanno regalato emozioni, fatte di sorrisi, di commozione, di gioia:

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Nunzia Schiano, la cameriera che difendeva a spada tratta la “Signora”; Mimmo Mignemi, una sorta di tuttofare alle dipendenze di Don Minì; Eduardo Scarpetta, Agostino Pannone e Gregorio De Paola che hanno interpretato i figli, e come non citare la “aspirante al ruolo” di nuova Signora Soriano, Ylenia Oliverio oppure la giovane camerierina, Elisabetta Mirra, o lo scaltro avvocato Fabio Pappacena. La storia è risaputa, nota a tutti, Filumena, dedicatasi al più antico mestiere delle donne per sottrarsi ad una vita di povertà e di stenti, conosce Don Mimì e, alla fine, va a vivere nella sua casa, convinta di sposarlo prima o poi, ma in effetti quello che fa è “governare” gli affari dell’uomo che continua a fare il galletto gaudente sotto gli occhi della donna che ingoia amaro. E dopo una vita passata a badare alla madre, alla bottega, alla casa ecco che lui vuole sposare la giovane cassiera. Filumena i fa sposare con il famoso

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stratagemma della morte incombente ma alla fine, visto che Don Mimì non ne vuole sapere di lei, lo lascia, confidandogli però un segreto, ha tre figli ed uno di questi tre è suo. Inutile ogni tentativo di Don Mimì di sapere chi è il figlio ed alla fine è lui a capitolare: con Filumena lontana si accorge che le manca, che la vuole vicina che la ama ed ama anche quel figlio che non conosce.. La sposa infine e riconosce tutti e tre i figli della donna come suoi, rassegnato ad amarli tutti nello stesso modo. Quando, dopo il matrimonio, Filumena realizza che i suoi sogni si sono avverati, lei, che non aveva mai pianto, scoppia in un pianto liberatorio sul quale cala il sipario.

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CON NOTRE DAME DE PARIS A REGGIO SI E’ CHIUSA UN’EDIZIONE RECORD DI

FATTI DI MUSICA.

PEGNA ANNUNCIA I PRIMI EVENTI DEL 2017

Con le cinque repliche di Notre Dame De Paris e i suoi ventimila spettatori al Palacalafiore di Reggio Calabria, si è chiusa la trentesima edizione di “Fatti di Musica”, la rassegna del miglior l’ive d’autore ideata e organizzata in Calabria da Ruggero Pegna. “Un’edizione straordinaria – afferma lo stesso promoter e autore – sia per qualità che per quantità di proposte, con alcuni eventi eccezionali che rimarranno nella storia dello spettacolo dal vivo in questa regione!”. “Fatti di Musica 2016” si era aperta ad inizio febbraio, con il colossal musicale “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo” al Palacalafiore di Reggio e il concerto di Carmen Consoli al Teatro Rendano di Cosenza. Reggio Calabria è stata la città che ha ospitato più appuntamenti: l’emozionante concerto del pianista e compositore Ezio Bosso in un Teatro Cilea tutto esaurito, l’unica tappa in Calabria del tour evento di Aldo Giovanni e Giacomo, il magico live di Noa all’Arena dello Stretto in collaborazione con il progetto del Comune “Alziamo il Sipario”, lo storico concerto di Paolo Conte nella suggestiva cornice di Piazza Castello, la strepitosa opera Notre Dame De Paris con il cast originale, che ha sbancato il Palacalafiore con un nuovo

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record di spettatori paganti in Calabria. Diversi i concerti in altre località che hanno ospitato tappe della prestigiosa kermesse musicale: Fabrizio Moro al Due Mari di Maida, Sergio Cammariere nella corte del palazzo di Città di Locri, Alex Britti a Paola per il sesto centenario della nascita di San Francesco, Loredana Bertè, Gue Pequeno e Max Gazzè a ferragosto a Diamante, Paolo Belli e la sua big band a Brattirò, fino al concerto del super trio Gino Paoli, Sergio Cammariere e Danilo Rea che ha letteralmente stregato il Teatro Rendano di Cosenza. In tutto, secondo i dati forniti dall’organizzazione, circa quarantamila spettatori paganti e altrettanti in quelli ad ingresso libero. “Un record assoluto – dice Pegna – raggiunto in particolare grazie alle due opere musicali, che hanno attestato un grande interesse per questo genere da parte del pubblico calabrese, trattandosi peraltro delle due più celebri e imponenti opere prodotte da Zard. Un’operazione non solo di spettacolo – prosegue Pegna – ma innanzitutto culturale, suggellata dalla presenza di oltre ventimila studenti e di autentica promozione del territorio.”. “Un grazie - conclude il promoter – all’Assessorato alla Cultura della Regione

Calabria che ha confermato l’inserimento di Fatti di Musica tra gli Eventi Storicizzati regionali, agli Istituti scolastici che hanno aderito al progetto, ai comuni ospitanti e, chiaramente, allo straordinario pubblico. Per il 2017, mi auguro che si risolvano alcuni problemi constatati al Palacalafiore e si possa inaugurare il grande palasport in costruzione a Lamezia Terme che, posto al centro della regione, potrebbe diventare la nuova struttura di riferimento per i grandi live al chiuso in Calabria.”. La prossima “Fatti di Musica Radio Juke Box 2017”, trentunesima edizione, partirà con il nuovo sensazionale e magico show di Arturo Brachetti, uno degli artisti italiani più amati al mondo, il 10 marzo dal Teatro Cilea di Reggio Calabria e l’11 marzo al Teatro Rendano di Cosenza. Poi, il 3 aprile, al Palacalafiore di Reggio arriverà l’unica tappa in Calabria del travolgente tour di J-Ax & Fedez, “Comunisti col Rolex”, che si preannuncia come un’altra esplosiva festa di musica. Le prevendite per questi eventi sono già in corso. Gli altri appuntamenti saranno presentati nei prossimi giorni, a cominciare dal ritorno dei celeberrimi anglo newyorkesi Stomp. Per tutte le informazioni è sempre disponibile il sito web www.ruggeropegna. it.

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Il Vangelo secondo Antonio Settantacinque minuti di pathos che ti prende e non ti lascia respiro. Non per le scene incalzanti, non per la ricca scenografia o per gli abiti lussuosi ma per il messaggio che quelle tre figure danno, muovendosi quietamente sul palcoscenico. Messaggio che arriva al cuore anche

come le altre e bisogna parlarne, bisogna farne conoscere tutti gli aspetti per aiutare l’ammalato e chi gli sta accanto perchè SAPERE aiuta, e non poco, aiuta a muoversi con consapevolezza, aiuta a non arrendersi, a lottare perchè è giusto che sia così. E sul palco l’abbiamo vista arrivare, lei, la “subdola”, in punta di piedi, e l’abbiamo vista crescere e impossessarsi di Don

resta accanto nonostante lui spesso non la riconosca, nonostante lui la ossessioni con le sue manie, la maltratti a volte. Ma Antonio non scorda la Religione e Gesù. Inizia con Gesù un nuovo rapporto tutto suo- Ne stacca la statua dalla croce per farla diventare il suo bambino, che culla e vuole coprire, così chiede al nuovo Vicario un lenzuolo di cotone per lui, per quel “bambino” privo di vestiti. E quando, a distanza di tempo, il Vicario ricorda la promessa fatta e porta il lenzuolo ad Antonio, avviene quello che io, da spettatore, ho percepito come un miracolo. Antonio appena vede il lenzuolo è felice, lo stava aspettando, non aveva dimenticato di averlo chiesto, lo afferra e va a coprire la statua di Gesù, che abbraccia felice. Cala su questa scena il sipario, una scena che è un messaggio di speranza quasi, di un ricordo, di una nuova vita che, forse non viene cancellata.

Antonio, parroco di un piccolo paese del Vibonese che ha cominciato con il dimenticare, con il confondersi, con il rinchiudersi in un mondo suo, un mondo nuovo con momenti di lucidità sempre più rari. Ed eccoli lì, di fronte a noi, Antonio e la sorella che gli di chi, della malattia ha solo sentito parlare. Alzheimer parola che fa paura quasi come se ci si dovesse vergognare di un proprio caro con questa malattia, sinonimo di demenza. Malattia subdola che lascia intatto l’involucro e prende la mente, che dimentica, cancella quello che è stato, cancella gli affetti, cancella tutto per vivere una nuova vita fatta di momenti a sè stanti con sprazzi di lucidità e si regredisce, si ritorna come bambini, che hanno bisogno di aiuto anche per andare al bagno. Una malattia che non lascia respiro nemmeno a chi ruota intorno all’ammalato, ma non è una malattia della quale, quasi, “non bisogna parlare”, è una malattia

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“La misericordia nell’arte” Ha fatto tappa al Liceo Campanella di Lamezia Terme la mostra “La misericordia nell’arte”, a cura di Livia Leoncini e Manuelita Iacopetta, promossa dall’associazione culturale “Samarcanda” in collaborazione con il Museo Diocesano di Lamezia Terme.Dopo l’esposizione che si è tenuta al Museo della Diocesi lametina dal 13 al 24 novembre con la visita di tanti curiosi, appassionati di arte, scuole e associazioni culturali cittadine, le opere delle due artiste, insieme ai lavori delle artiste Ines Bova e Andreina Cimmino, sono state esposte al Liceo sabato scorso 26 novembre in occasione dell’assemblea studentesca mensile, a conclusione della settimana dedicata alla riflessione sulla Giornata contro la violenza di genere del 25 novembre.I volti dipinti di Livia Leoncini, caratterizzati da un’attenzione ai particolari e da una forte carica espressiva, con un’attenzione speciale alla rappresentazione del volto “materno” della misericordia di Dio; i paesaggi mediterranei evocati nelle opere di Ines Bova; le figure femminili evanescenti di Andreina Cimmino; i gioielli della Iacopetta in pietre naturali e lavorazione crochet, espressione di uno stile che esalta le radici bizantine del nostro territorio. “Queste le caratteristiche delle opere presentate agli studenti del Campanella dalle artiste, un’occasione – ha spiegato Rosalinda Falvo del Comitato studentesco promotrice dell’iniziativa insieme agli atri rappresentanti d’istituto – per arricchire la nostra riflessione sul tema della violenza di genere partendo da una prospettiva diversa, è quella della valorizzazione del talento femminile e dell’arte e della creatività come strumenti di promozione del territorio. Dopo aver parlato per tutta la settimana di prevenzione e di contrasto repressivo, abbiamo voluto concludere grazie alle artiste parlando di educazione alla bellezza e all’affettività, lo strumento più efficace per contrastare ogni forma di violenza sul nascere, partendo da un cambiamento di mentalità già dalle scuole”. Per la presidente dell’associazione “Samarcanda” Manuelita Iacopetta e l’artista Livia Leoncini “con questa mattinata a scuola, la mostra dedicata

“Il sublime tra canti gregoriani e poesia-Magnificat un incontro con Maria” è divenuto momento di meditazione artistica e spirituale per la comunità e il pubblico presenti nella meravigliosa Chiesa di San Domenico che ha ospitato, mercoledì 7 dicembre, l’ensemble lametino delle Ancillae Domini, dirette da Licia Di Salvo e accompagnate dall’artista Laura Nicotera. Le Ancillae, nelle voci soliste di Maria Gabriella De Capitani, Enza Mirabelli, Angela Scalise, Armida Nicotera e Licia Di Salvo, sono attive da quasi un ventennio nella promozione e diffusione del canto gregoriano con concerti, formazione itinerante e partecipazioni a convegni di musica sacra nei circuiti regionali e nazionali. Su invito dell’ Uniter, le Ancillae Domini hanno realizzato il concerto/drammatizzazione su testi di Alda Merini, spettacolo ormai divenuto un progetto itinerante su tutto il territorio nazionale, che ha portato il gruppo delle Ancillae, con l’attrice Laura Nicotera, ad esibirsi, tra l’altro, nella magnifica Abbazia premostratense di Sant’Antimo su invito del Priore JeanCharles Leroy, oltre che in diversi siti calabresi. Alda Merini, una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l’aspetto più umano e femminile ripercorrendo le diverse fasi della sua vita: da adolescente a madre, da ad-

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al tema della misericordia si è conclusa nel migliore nei modi: creando un’occasione di sinergia con altre artiste del nostro territorio e avvicinando l’arte ai più giovani. E’ nello spirito proprio di Samarcanda far avvicinare l’arte e la creatività alla gente, oltre qualsiasi visione elitaria ed intellettualistica. Nelle prossime settimane le opere di Livia Leoncini saranno ancora esposte presso la sede di Samarcanda in Via Tevere dove da gennaio partirà un corso di pittura a cura della stessa artista, iniziativa che ci è stata sollecitata dai tanti visitatori della mostra”. Dal dirigente Giovanni Martello “un ringraziamento agli studenti per aver voluto concludere questa settimana con un momento di arte e cultura e alle artiste per aver portato le loro creazioni nelle scuole. Una mission che questa scuola porta avanti da anni con lo scopo di guardare cosa c’è “oltre” la scuola, di suscitare nei nostri ragazzi il desiderio di appassionarsi del territorio e delle sue risorse. Siamo convinti che solo camminando insieme si può realizzare quella rivoluzione culturale, condizione fondamentale per l’affermazione di senso civico, di responsabilità e di contrasto a tutte le forme di violenza”.

“Il sublime tra canti gregoriani e poesia-Magnificat un incontro con Maria”

dolorata a regina. I versi pregnanti della poetessa si sono snodati e intrecciati, grazie alla voce suadente di Laura Nicotera, ai canti gregoriani di tradizione calabrese, romana e ambrosiana, alla polifonia e danze medievali, in un connubio magistrale per l’empatia suscitata e il vigore di melodie che non appartengono solo al passato, ma rivivono ogni qualvolta siano riportate all’autenticità superando stereofonie, artifici antropici per esprimere in un’unica voce la fede.

Emozione e commozione per la riuscita dell’evento che ha dimostrato, ancora una volta, la competenza e la passione che contraddistinguono le Ancillae Domini nella continua ricerca della bellezza sprigionata dal più antico canto cristiano che, con purezza melodica, guida lo spirito al silenzio e alla contemplazione del mistero divino. Parole di apprezzamento ha rivolto il parroco Don Antonio Brando presente all’evento, sottolineando la peculiarità del concerto, un momento non di sola arte, tecnica e perizia musicale, ma soprattutto preghiera, il modo migliore per festeggiare la vigilia della festa dell’Immacolata. Il dialogo tra i versi e il canto è stato intenso, struggente, pur nell’intimità e nella suggestione meditativa che ha lasciato spazio ad un ascolto spirituale e profondamente umano.

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Liceo Campanella: posti occupati, flash mob e performance per la Giornata contro la violenza sulle donne vari oggetti. Un segno concreto per ricordare tante donne che, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla loro vita, occupavano un posto nella società, sul tram, a scuola, in metropolitana. Lasciare un posto vuoto in classe ha rappresentato per gli studenti de Campanella continuare a riservare quel posto, per non dimenticare.

Un flash mob per ricordare tutte le donne vittime di violenze, di prevaricazioni, tutte le donne oggetto di emarginazione e discriminazione sui luoghi di lavoro e nei vari ambiti della società. E’ stato questo il messaggio del flash mob con cui studenti e docenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme hanno dato inizio questa mattina alle iniziative in occasione della Giornata Internaziona contro la violenza sulle donne proclamata dalle Nazioni Unite il 25 novembre di ogni anno.
Già da questa mattina, l’istituto superiore diretto da Giovanni Martello ha aderito alla campagna nazionale “posto occupato”, lasciando delle sedie nelle classi e nei corridoi della scuola, occupati da

Poi il flash mob nella palestra dell’istituto, con protagonisti gli studenti del Campanella che hanno dato voce al grido di indignazione per tutte le donne vittime di violenza ogni giorno, contro le tante forme di strumentalizzazione del corpo femminile e la pretesa di imporre un modello “maschio” a tutta la società. Sono state ricordate dalle studentesse, tra le altre, donne come Lea Garofalo, Lucia Annibali, Annamaria Scarfò, la ragazza oggetto di abusi per due anni a Melito Porto Salvo. Nel corso del flash mob gli studenti hanno letto e interpretato alcuni passi del libro di Serena Dandini “Ferite a morte”. Per il dirigente Giovanni Martello “la violenza sulle donne è il grado zero della civiltà. Come scuola abbiamo l’imperativo categorico di aprire

gli occhi delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e di essere sentinella per tutta la società. E’ un dovere insegnare ai nostri ragazzi, insieme alle loro famiglie. a dire NO: a denunciare al primo segnale, a chiedere aiuto in famiglia e a scuola, a chiudere subito le porte ai tanti ingannatori con il viso d’angelo che possono trasformare la vita delle giovani in un inferno”.“Non è solo la cerimonia del 25 novembre – hanno spiegato le docenti Michela Cimmino, Licia Di Salvo e Olinda Suriano che hanno organizzata la giornata – ma un percorso che portiamo avanti ogni giorno, che parte dalla consapevolezza di essere donne, della nostra dignità, del nostro ruolo. E’ una lotta non contro un tipo di violenza a sé, ma contro una cultura della prevaricazione che etichetta alcuni come deboli, li usa e li sfrutta a proprio piacimento. E’ questa la strada che come scuola cerchiamo di portare avanti: consapevolezza di sé e impegno per una società non della contrapposizione ma della reciprocità, dove camminare insieme donne e uomini”.La partecipazione del Campanella alle manifestazioni della giornata di oggi proseguirà con le performance delle studentesse al Chiostro San Domenico dalle 17 in poi di oggi pomeriggio e la proiezione del video “Amore e odio” realizzato con il contributo delle studentesse lametine al Festival della Filosofia in Magna Graecia che si è svolto a fine ottobre a Siracusa e Noto.

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La Cronoscalata del Reventino aprira’ il CIVM

Per la prima volta sarà la Calabria ad aprire la grande kermesse tricolore Questa volta toccherà alla Calabria aprire Campotenese. Il 25 giugno tutti in pista per ultime tre la grande kermesse che assegna i titoli la coppa Paolino Teodori ad Ascoli, seconda prove avranno tricolori nelle gare di velocità in montagna. tappa del Challenge Fia in Italia a cui farà c o e f f i c i e n t e Dopo la falsa partenza dello scorso anno seguito, la settimana successiva, la tappa maggiore (1,2) di moltiplicazione del quando, per via della concomitanza con il italiana del Campionato Europeo, Trento punteggio di gara. referendum, la Cronoscalata del Reventino Bondone. A metà luglio (16) è prevista dovette lasciare il posto ad altri, questa la 60ª Coppa Selva di Fasano in Puglia, Sicuramente, un impegno non da poco volta non dovrebbero esserci problemi ad seguita il 30 dalla nuova entrata nel CIVM, per il Racing Team Lamezia, Lamezia avere l’onere e l’onore di fare Motorsport e Aci Catanzaro da apripista al Campionato che vedono accorciati i Calendario 2017 Italiano Velocità Montagna tempi di organizzazione e (CIVM). I vertici della 30/04 19ª Cronoscalata del Reventino - CZ promozione dell’evento così Federazione (ACISPORT 21/05 27° Trofeo Lodovico Scarfiotti Sarnano - Sassotetto - MC come si ripete dal 1999, con ITALIA) hanno deciso che 28/05 48ª Verzegnis - Sella Chianzutan - UD quasi tutte le edizioni nel la Cronoscalata lametina del 11/06 pieno dell’estate, ed avviare 7ª Salita Morano - Campotenese - CS patron Enzo Rizzo (presente 25/06 56ª Coppa Paolino Teodori - AP sin da subito a pieno regime nella riunione romana del 3 02/07 67ª Trento - Bondone - TN la macchina organizzativa. dicembre insieme a Sergio “Eravamo già consapevoli Servidone ed Antonio Rizzo) 16/07 60ª Coppa Selva di Fasano - BR che, dopo il forzato forfait aprirà i giochi della corsa al dello scorso anno, e visti i titolo tricolore 2017. Così 30/07 47° Trofeo Vallecamonica - BS numerosi attestati di stima per la prima volta in assoluto 21/08 52° Trofeo Luigi Fagioli - PG ricevuti in questi anni per la la terra dei Bruzi terrà a 17/09 59ª Monte Erice - TP nostra capacità organizzativa battesimo questo importante 24/09 63ª Coppa Nissena - CL non solo logistica ma anche appuntamento che da qui 08/10 35ª Pedavena - Croce D’Aune – BL sul piano della sicurezza, in poi si sposterà in tutta la Federazione ci avrebbe Italia, da Trento ad Erice riproposto la gara d’apertura ripassando ancora per la e quindi non eravamo Calabria l’11 giugno. il Trofeo Valcamonica. Il 21 agosto si impreparati. Certamente per noi è un onore disputerà la cronoscalata Gubbio Madonna aprire la stagione ma allo stesso tempo un La data stabilita è quella del 30 aprile della Cima, che segna la fine della regular impegno molto gravoso visto che dovremo quando, da c.da Magolà, sarà dato il primo season. A chiudere il calendario le 3 finali: accelerare tutta la macchina organizzativa start stagionale per scatenare la bagarre tra i cronoscalata Monte Erice, Coppa Nissena che in questi lunghi anni è stata sempre vari piloti al fine di aggiudicarsi l’alloro nei e Pedavena Croce d’Aune rispettivamente perfetta. Ci siamo già mossi con gli vari gruppi e classi oltreché dell’assoluto il 17 e 24 settembre e l’8 ottobre. Queste infaticabili Sergio Servidone e Mario nazionale. Roppa – continua il patron Enzo Rizzo – Dopo la prova lametina nonché con il Presidente ci si sposterà in dell’Aci Catanzaro, provincia di Macerata Eugenio Ripepe, per per il Trofeo Lodovico arrivare nel migliore dei Scarfiotti cronoscalata modi all’appuntamento. Sarnano – Sassotetto Naturalmente il 21 maggio. Una confidiamo nella settimana dopo, 28 sensibilità e maggio, si va in Friuli disponibilità di Sponsor per la cronoscalata ed Enti Pubblici per far Verzegnis – Sella si che per tutti, piloti Chianzutan valida ed addetti ai lavori, anche per il Challenge l’esordio sia degno della FIA. L’ 11 giugno sarà migliore tradizione del la volta delal seconda CIVM.” gara calabrese del circuito con la Moranopag. 16

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Francesco Antonio Caporale Di solo pane

Inaugurata il 20 novembre, presso gli spazi espositivi del museo MARCA la mostra personale dell’artista Francesco Antonio Caporale di Lamezia Terme, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e dalla Fondazione Rocco Guglielmo. L’esposizione, curata da Teodolinda Coltellaro, è intitolata ”Di solo pane” propone alla visione oltre 30 opere attraverso cui Caporale sviluppa la tematica del pane, prezioso alimento necessario all’esistenza dell’uomo. Il progetto espositivo, pensato e realizzato appositamente per gli spazi museali, offrirà all’analisi un percorso di ricerca linguistica che, con il valore formale ed estetico delle opere esposte, racconterà dell’importanza del pane nella storia dell’uomo e dell’artista, della sua identità materiale e del suo destino spirituale. Così, Teodolinda Coltellaro, nel suo testo critico spiega la mostra: (...) “Da secoli si ripete che “non si vive di solo pane”, facendo in ciò riferimento all’imprescindibile dimensione spirituale del vivere. Di solo pane può vivere il segno narrante dell’artista Caporale quando, nella forza plastica e nel tessuto pittorico delle sue opere, declina un percorso di ricerca creativa che trae origine e significato dal pane. Le sue opere offrono una raffinata traduzione formale alla dimensione memoriale del pensiero. In essa il territorio è luogo fertile di rimandi e il pane diventa origine e destino terminale di una partitura figurale in cui si inseguono una molteplicità di segni e di sottili correlazioni simboliche. (...)L’urgenza conoscitiva, che induce a ritornare sulle singole opere, permette di scoprire un inanellarsi di richiami simbolici, di metafore visive: gli occhi del pane, il cuore del pane, la casa, l’esistenza stessa costruita sul pane; l’albero che affonda le proprie radici nel corpo del pane, nella sua sostanza più densa e feconda; l’albero, ancora, che nasce dal corpo dell’uomo, l’attraversa assorbendo nutrimento dal pane; l’uomo stesso che nasce dal pane; gli uomini in gesto di preghiera sospesi sugli alberi che affondano le radici nel pane; le rane che saltano sul pane sottolineando, nel loro ininterrotto moto circolare, la ciclicità dell’esistere, l’eterno ritorno dell’uguale. Segni e simboli che rimandano al vissuto, ma anche a tutto un mondo

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di valori che cresce e si sviluppa nel corpo del pane, nel nome del pane: il pane perduto, il pane degli angeli, il pane benedetto, il pane dell’amicizia, il pane dei morti, il pane dei santi e tante altre denominazioni che concorrono a costruirne nei secoli l’identità. Il pane è il mondo perché il mondo vive grazie ad esso; è l’uomo stesso a cui dà forza e gambe per esistere. Il pane, dimora di memoria e alito di vita, nell’opera d’arte è sostanza che nutre lo sguardo dopo aver nutrito il corpo dell’uomo. Così, di opera in opera, in un’esplorazione visiva quasi tattile, si amplia la gamma dei significati riconducibili all’identità del pane; dalla dimensione puramente esperienziale e memoriale, dalle storie e dalla storia che lo raccontano si passa a contenuti più universali che travalicano il singolo individuo, la sua storia, il suo percorso di vita per raccontare di ogni uomo, di ogni luogo dove il pane nutre i giorni di poveri e affamati, ma nutre anche gli occhi di chi coltiva sogni di futuro diventando esso cibo per l’anima. Allora, inseguendo le radici del mondo immaginativo di Caporale e le segrete alchimie generative di segni e significati, ha un senso parlare di “ascolto” del pane, poiché non è all’orecchio fisico che si fa riferimento ma alle incognite distese di ascolto interiore che si aprono in quel misterioso sentire dell’uomo e da cui l’uomo stesso, nella sua profondità d’ascolto, rinasce. E’ una dimensione quasi sacrale che va ben oltre la percezione uditiva dell’ascolto; è un ascolto nuovo che misura il battito della vita che cresce, che lievita, si espande nel pane e col pane, per cui il pane è più propriamente lievito vitale, è il pane della vita. Esso è elemento di unione tra terra e cielo, tra materia e spirito. (...)“Di solo pane”, in conclusione, diventa un prezioso ossimoro poiché il sogno creativo dell’artista, nel suo dipanarsi, scopre, con stupito candore, il vero corpo del pane: quel suo corpo che nutre il proprio corpo e che trova posto nell’animo; quel pane di cui l’uomo sazio può vivere solo se riempie i granai dello spirito. Per l’occasione è stato realizzato un catalogo bilingue (italiano/ inglese), edito da Silvana Editoriale, terzo volume della collana “Quaderni del Marca”, contenente i testi critici di Teodolinda Coltellaro e Giorgio de Finis ed un apparato biobibliografico dell’artista.

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La Vandea italiana determinante per la vittoria del NO al referendum costituzionale Un’amica del nord Italia mi ha scritto chiedendomi quale fosse il mio stato d’animo dopo l’esito referendario del 4 dicembre scorso dato che lei è a conoscenza del fatto che io sono stato un pasdaran delle politiche renziane (soprattutto di quelle economiche) ed un deciso sostenitore della riforma costituzionale. Per quanto mi riguarda, è stata la mia risposta, ho accusato il colpo della sconfitta, ma ne ho elaborato abbastanza rapidamente la delusione. Nella possibile modernizzazione dell’ Italia, attraverso l’approvazione della riforma costituzionale, avevo creduto fortemente come cosa possibile, a portata di mano. Sono rimasto deluso, inutile negarlo! Ciò che, però, mi ha fatto più male e ancora non riesco completamente a mandare giù è il voto delle regioni meridionali, Calabria compresa, dove il pronunciamento a favore del rigetto della riforma ha superato, in tutte quante, la media nazionale. Infatti, se il ‘No’ si è affermato con l’alta percentuale del 59,15 è stato per lo straripante contributo di voti del Meridione. Che, ancora una volta, si è rivelato essere la Vandea d’Italia; un terzo di territorio nazionale immobile, immerso in un pantano e restìo a qualunque tentativo di cambiamento e di modernizzazione; l’area più arretrata non solo dal punto di vista economico e civico, ma soprattutto da quello politico e culturale. E’ successo già un’altra volta. Il 2 giugno del 1946. Allora, al referendum istituzionale Monarchia-Repubblica il Meridione votò in modo PLEBISCITARIO per la Monarchia. Se non ci fosse stato il voto delle regioni centro-settentrionali (il mitico ‘Vento del Nord’) che votarono in massa per la Repubblica e che, con l’apporto di un numero maggiore di elettori e votanti per questa forma istituzionale, ribaltò il risultato a favore della Repubblica, noi adesso avremmo la Monarchia. Stavolta, però, il miracolo non si è ripetuto.....la Vandea si è allargata ed è dilagata anche nelle aree del centro-nord. Peccato! Anche perché di questo allagamento vandeano che ha determinato la sconfitta della riforma costituzionale i cittadini italiani non avranno nulla di cui rallegrarsi. ************************** La Calabria è la regione ultima in tutte le graduatorie. Ha il PIL (reddito annuo lordo prodotto da un’area economica…) più basso tra le regioni d’Italia; la disoccupazione, specie quella giovanile, più alta; è carente di un sia pur minimo apparato industriale e di una decente capacità di offerta turistica; ha una percentuale trascurabile di esportazioni, agricole e manifatturiere, ed è costretta ad importare tutto. Gli investimenti esterni, sia dal nord-Italia che dall’estero, sono pressocchè inesistenti. Il numero delle famiglie a rischio di povertà è tra le più alte; la rete infrastrutturale è la più disastrata se paragonata a quella delle altre regioni meridionali. Impensabile il confronto con la rete dei servizi stradali, ferroviari, portuali delle regioni centro-settentrionali . I finanziamenti per la ricerca, sia nel settore pubblico che in quello privato sono sconosciuti. Potrei continuare all’infinito con questa tiritera. Mi fermo qui non dimenticando di ricordare, in conclusione, che abbiamo una prodotto eccellente tutto nostro, calabrese, che nessuno finora è riuscito a toglierci: la criminalità più feroce e selvaggia del pianeta, la ‘ndrangheta, che controlla ampie porzioni di territorio e che abbiamo anche esportato in altre aree del nord-Italia. “Ne dobbiamo andare fieri……almeno in qualche cosa siamo the first…….” A fronte di questa squallida arretratezza, in una regione che ha una popolazione di soli 1.970.521 abitanti (dati Istat al 1° gennaio 2016), ci sono 50 consiglieri regionali che percepiscono un’ indennità mensile media di poco più di 12mila euro. Se il ‘Si’ avesse vinto ciascuno avrebbe percepito quanto percepisce, mensilmente il sindaco di Catanzaro, città capoluogo della regione. E cioè, 4.130 euro mensili. Un piccolo passo in avanti che si sarebbe fatto nel cammino verso una più decente perequazione tra chi guadagna molto o moltissimo e chi guadagna poco o pochissimo e verso una più sopportabile giustizia sociale. Per fare dei raffronti, che servono, unicamente, a chiarire meglio il problema che stiamo esaminando, aggiungo che nel Piemonte, con una popolazione di 4.404.246 abitanti e, quindi, in una regio-

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ne popolosa più del doppio di quella calabrese, i 63 consiglieri regionali percepiscono in media 13.950 euro mensili. La Lombardia, con una popolazione di ben 10.008.349 abitanti, cinque volte superiore rispetto a quella calabrese, retribuisce i propri 80 consiglieri regionali con emolumenti che, in media, toccano i 12.500 euro. Se fosse passata la riforma ogni consigliere regionale lombardo ne avrebbe percepito 7.800. Quanto percepisce il sindaco di Milano. Quali conclusioni tirare da questa filastrocca? Che la Calabria, con una delle popolazioni che abbiamo visto essere meno della metà di quella piemontese e di un quinto di quella lombarda, ma che, in compenso, è tra le più povere, degradate e pezzenti d’Italia ; che produce poco o nulla di buono se non la ‘ndrangheta, che esporta poco o niente ed importa tutto; paga i suoi consiglieri regionali nella stessa misura, o poco meno, di quanto Piemonte e Lombardia pagano i loro consiglieri. Facendo il raffronto in altri ambiti della vita socio-economica , politica, civile , burocratica, sanitaria ecc., il risultato non cambia e ci conduce alla stessa conclusione. Per fare un altro esempio banalissimo, voglio citare il settore della sanità. In quella veneta o emiliana, o ligure una siringa costa, per esempio 10; in quella calabrese e, più in generale meridionale, la stessa siringa costa il doppio, il triplo, il quadruplo, il quintuplo…. Di questi e di altri poco-spiegabili esempi ognuno ne potrebbe citare quanti ne vuole. Con questa insopportabile situazione, che ormai si trascina da decenni, la comunità sociale calabrese, se esistesse, si sarebbe ribellata da tempo. Messa di fronte ad una proposta di cambiamento delle regole per far funzionare meglio il sistema istituzionale, si sarebbe precipitata in massa ai seggi ed avrebbe plebiscitariamente votato ‘Si’ per tentare di mutare, almeno in parte, questo stato di cose. Invece ha prevalso il ‘No’ con delle percentuali bulgare. Perché? Perché una comunità sociale calabrese , dotata di senso civico di normale caratura, vigile ed impegnata a costruire il proprio futuro, disponibile a prendere nelle mani il proprio destino e tentare, con strumenti nuovi, di costruire una società moderna, libera, sviluppata non esiste. Esiste invece, per citare Manzoni, <<…..un volgo disperso che nome non ha….>> E qui mi piace citare un motto, che ho appreso fin da quand’ero ragazzo dal mio compare calzolaio, che ricordo con gratitudine e riconoscenza. Sentenziava, dunque, mastru Peppi Mazza a proposito di certi comportamenti collettivi, incomprensibili, dei calabresi: <<I calabrisi sunu cumu ‘na massa ‘i piacuri senza campani e senza picuraru; ca giranu, giranu e giranu, ma ‘un sanu dduvi jiri........>>. Un popolo senza guida politica, senza guida di ceti dirigenti, ed allo sbando, dunque! Ero e resto convinto che la proposta politica di Matteo Renzi costituisse non la panacea di tutti i mali, non la ricetta risolutiva, ma uno tentativo, serio ed equilibrato, per rendere il sistema Italia più stabile e governabile. E per le regioni del Mezzogiorno l’avvio di un percorso di rinnovamento tramite l’adozione di politiche meridionalistiche che progressivamente le avrebbero potuto liberare dal malgoverno, dalle camarille e dalle clientele che ne costituiscono il cancro che le fa sprofondare sempre più giù. E’ triste doverlo constatare, ma dopo quasi mezzo secolo dalla istituzione delle regioni, nel 1970, poco o nulla è cambiato nel Mezzogiorno, in Calabria. Anzi, per diversi aspetti ed in molti settori si è regredito. Si sta peggio di allora. Potevamo tentare di cambiare, ma abbiamo respinto la proposta di evoluzione che ci è stata offerta. Restiamo immersi, non so dire quanto felici e contenti, nè per quanti altri decenni, in questa “pegola spessa” e maleodorante del sottosviluppo, dell’arretratezza, della miseria, della disoccupazione e, per dirla con il sociologo americano Robert Putnam, dello scarso o inesistente senso civico che contraddistingue un po’ tutte le popolazioni arretrate del Sud…..dei Sud... In compenso continueremo a lamentarci, piangerci addosso, inveire contro Roma, chiunque pro-tempore stia nella stanza dei bottoni, simbolo eterno ed immutabile del governo cinico, baro, corrotto ed ingiusto... responsabile e sempre comunque delle nostre disgrazie, dei nostri malanni.

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“CINQUE SENSI +1”

per il piacere di sorridere

Inaugurazione nell’ex scuola elementare di Accaria .FARE qualcosa per gli sfortunati che hanno una disabilita ,per gli anziani con la sofferenza della solitudine ,per i giovani ,per quali oltre ai bar e ai pub ,spesso mancano luoghi lucidi e d’incontro .E questo lo spirito dei CINQUE SENSI+ 1,cui fa capo l’associazione di volontariato “S.S Pietro e Paolo”,già anima del Progetto Gedeone di Santa Maria di Corazzo. Grazie alla concessione in comodato d’uso gratuito per 18 mesi da parte del comune di Serrastretta,sono stati messi a nuovo, con grandi sacrifici e a spese degli stessi volontari,dei locali dell’ex scuola elementare di Accaria”Valentino De Fazio”, di via del Progresso,e c’è un progetto di completare anche gli altri. L’edificio inattivo da dieci anni,sta rinascendo come la Fenice,per diventare un posto accogliente e allegro, fruibile da tutti coloro I quali hanno bisogno di stare in grata compagnia.Il programma ha,appunto,come oggetto stare assieme ,anche solo,semplicemente per il piacere di sorridere. A tale finalità ,e prevista, l’organizzazione di sagre,mostre,mercatini,tornei,e laboratori .Perché I CINQUE SENSI+uno?In questi laboratori si metteranno alla prova tutti nostri Sensi.Sono già attivi I corsi di pittura e musica per adulti e bambini(lunedì,mercoledì e venerdì di ore 16.00 alle ore 18.00)e sono in via di definizione quelli di danza, taglio e cucito, cucina e giardinaggio. Altro servizio che si vorrebbe attivare e un punto do prelievi aperto una volta a settimana e gestito da

Lamezia e non solo

professionisti del settore ,dove sara possibile effettuare anche il controllo della pressione e del diabete.E il sesto senso?Lo scopriremo assieme nella data di inaugurazione del centro ,prevista per domenica 18 dicembre a partire dalle ore 16.00.Siete tutti invitati a partecipare, a donare qualsiasi cosa possa servire nella scuola,ma soprattutto e farci dono della vostra presenza.Per maggiore informazione ,la segretaria e aperta lunedì e venerdì,ore15.00 alle ore18.00L”associazione “ S.S.Pietro e Paolo” ringrazia alla signora Nella Fragalle,e alla casa Editrice Perri per lo spazio“Cinque sensi + 1” per il piacere di sorridereInaugurazione nell’ex scuola elementare di Accaria FARE qualcosa per gli sfortunati che hanno una disabilità; per gli anziani con la sofferenza della solitudine; per i giovani, per i quali, oltre ai bar e ai pub, spesso mancano luoghi ludici e d’incontro. È questo lo spirito dei “Cinque sensi +1”, cui fa capo l’associazione di volontariato “S.S. Pietro e Paolo”, già anima del “Progetto Gedeone” per l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo.Grazie alla concessione in comodato d’uso gratuito per 18 mesi da parte del Comune di Serrastretta, sono stati messi a nuovo, con grandi sacrifici e a spese degli stessi volontari, alcuni dei locali dell’ex scuola elementare di Accaria “Valentino De Fazio” di via del Progresso, e c’è in progetto di completare anche gli altri. L’edificio, inattivo da circa 10 anni, sta rinascendo, come la Fenice, per divenire un posto accogliente e allegro, fruibile da tutti coloro i quali hanno

Editore: Grafichè di A. Perri

bisogno di stare in compagnia. Il programma ha, appunto, come oggetto lo stare assieme, anche solo, semplicemente, per il piacere di sorridere. A tale finalità, è prevista l’organizzazione di sagre, mostre, mercatini, tornei e laboratori.Perché i “Cinque sensi +1”? In questi laboratori si metteranno alla prova tutti i nostri cinque sensi. Sono già attivi i corsi di pittura e di musica per adulti e per bambini (lunedì, mercoledì e venerdì, dalle ore 16.00 alle ore 18.00) e sono in via di definizione quelli di danza, di taglio e cucito, di cucina e di giardinaggio.Altro servizio che si vorrebbe attivare è un punto prelievi aperto una volta a settimana e gestito da professionisti del settore, dove sarà possibile effettuare anche il controllo della pressione e del diabete.E il sesto senso? Lo scopriremo assieme nella data d’inaugurazione del Centro, prevista per domenica 18 dicembre a partire dalle ore 16.Siete tutti invitati a partecipare, a donare qualsiasi cosa che possa servire nella scuola, ma soprattutto a farci dono della vostra presenza.Per maggiori informazioni, la segreteria dei “Cinque sensi + 1” è aperta lunedì e venerdì dalle 15 alle 18. Tel.340-0800549. 392 345 8015. 327 903 8466. Associazione di volontariato “S.S. Pietro e Paolo” ringrazia alla signora Nella Fragalle e la casa editrice Perri per lo spazio dedicatoci

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Il Natale pagano di chi ha il sole in faccia, il Natale cristiano di chi cerca un po’ di calore “Per l’uomo che non deve chiedere mai...” Così recitava lo spot di un dopobarba, diventato un tormentone a partire dalla meta degli anni ‘80 e ancora oggi. Le parole di quello spot sintetizzavano un cambio epocale, sotto tutti i punti di vista, che è giunto fino a noi: l’apoteosi del neoliberismo si “abbracciava” con la rottura dei valori tradizionali degli anni ‘70, tecnologia e mezzi di informazione arrivavano dagli Stati Uniti con una velocità incontrollabile, sembrava davvero non esserci più alcun limite all’uomo padrone e salvatore di se stesso che – appunto – non doveva chiedere mai. Facciamo un passo indietro. Sappiamo tutti che il Natale cristiano viene celebrato il 25 dicembre perché questa data, prima che il Cristianesimo divenisse religione ufficiale dell’Impero, era legata alla festa pagana della Sol Invictus, la nascita del sole vittorioso, che poi sotto l’Imperatore Costantino venne sostituita dalla celebrazione del Natale dei Cristiani. Il paganesimo e il culto di elementi naturali, elevati al rango di divinità, subiva un capovolgimento radicale: dalla potenza del sole e degli astri all’adorazione di un Bambino che, per i credenti, era il Figlio di Dio, Dio stesso. E i paganesimi non sono rimasti nei libri e nei reperti archeologici. Non sono nemmeno legati alla celebrazione di riti magici o stravaganze simili. E’ paganesimo quella convinzione ben sintetizzata dal famoso spot pubblicitario: l’uomo non deve chiedere mai, è padrone di se stesso ed “invictus”, invincibile. Ritorna pagano un uomo che si convince di non dover chiedere mai e al tempo stesso di non dover donare mai. Deve solo ricevere, solo godere. Ritorna pagano l’uomo che chiude il cuore all’altro, che sa solo celebrare se stesso. Un uomo che, come direbbe Pascal,

per non interrogarsi sul dramma della propria esistenza cerca il “trambusto” che distoglie dai pensieri e diverte. Un uomo con il sole in faccia, che conta perché “ce la sa fare”: non importa come, non importa con quali mezzi, non importa con quali obiettivi. E perché un’intera società ritorni pagana, non serve venerare il sole e la luna, ma basta muoversi sulla stessa linea di pensiero di quanti, credendo di venerare gli astri e la natura, in realtà veneravano se stessi. E’ pagana una società che celebra solo se stessa, che mette se stessa al centro. Che

impone modelli di perfezione mentre lascia ai margini chi a quei canoni non riesce a conformarsi. Il prototipo della società neopagana è l’homo invictus al posto del sole, il self made man che fa credere di arrivare dovunque egli vuole con le proprie forze, salvo poi scoprire di esserci riuscito con mezzi e mezzucci, regalini e corruttela. Il Natale cristiano capovolge questa prospettiva. Il Sole che riscalda non sta vittorioso in cielo, non fa festa nell’Olimpo come Apollo banchettando tra cibi, vino e donne. Il Sole che riscalda senza bruciare, che illumina senza accecare, viene sulla terra. Il paganesimo di ieri e di oggi finisce non per un’ imposizione dell’Imperatore, ma perché Cristo a Betlemme come sul Calvario mostra chiaramente da che parte sta: dalla parte dei più deboli, degli ultimi, di chi rimane indietro.

quanto abbiamo bisogno di una Presenza, di un Amore che ci salvi. L’augurio del Natale, per dirlo con Don Tonino Bello, è un augurio “scomodo”, che rovescia quell’immagine di noi che ci siamo costruiti e che tanto ci fa godere. E che, nella nostra insolenza, abbiamo voluto imporre agli altri. Celebriamo non un Sole, non un luccichio o un faro accecante, ma un Dio che a Betlemme e ogni giorno si schiera dalla parte degli ultimi. Un Dio che sta tra i bambini di Aleppo, macellati nell’indifferenza dei potenti della terra. Un Dio che asciuga le lacrime delle madri che perdono i loro figli sui letti della malattia e asciuga anche i milioni di corpi senza vita che ogni giorno il Mediterraneo lascia sulle nostre coste. Natale è un Dio che sceglie di nascere e stare lì, dove il povero, i cui vestiti mandano cattivo odore tanto sono vecchi e usurati, cerca tra i rifiuti qualcosa da mangiare, nell’indifferenza di chi sta seduto ai tavoli del potere e del profitto. Il Bambino di Betlemme ha il volto dei disperati, di quelli che restano indietro, di quelli che hanno sofferto troppo, di quelli che continuano a ricercare la felicità il giorno dopo, sperando in un giorno migliore. “Proprio per te è Natale”, fa dire Sartre al magio Baldassare “Cristo è sceso sulla terra per te che soffri più di qualsiasi altro e pertanto hai il dovere di sperare”. E allora Buon Natale! Gloria nei cieli e pace agli uomini che scelgono come Dio di stare dalla parte degli ultimi, di chi bussa alla porta, di chi elemosina amore. Buon Natale a chi ha tutto il diritto di scaldarsi al sole dopo tanto freddo e buio... e sotto il sole, basta stringerci e stringere l’egoismo, possiamo starci, possiamo scaldarci tutti. Perché Dio è nato per tutti.

Il Dio che si rivela in un Bambino fragile e indifeso rovescia la primordiale superbia che, dal primo uomo allo spot pubblicitario fino ai giorni nostri, ubriaca e acceca l’uomo: se Dio ha avuto bisogno di noi, come possiamo pretendere di essere quelli che “non devono chiedere mai”? Altro che invictus, invincibili. Natale torna per dirci pag. 20

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VIGILANZA PER LA TUTELA DELLA SICUREZZA DEL LAVORO I temi legati al complesso rapporto sorveglianza/vigilanza per la tutela della salute nei luoghi di lavoro, sono stati affrontati nel corso della giornata formativa c del 16 novembre nella sala convegni “Giunone”, edificio uffici amministrativi, in via Arturo Perugini, Lamezia Terme. L’evento è stato organizzato dall’unità operativa Formazione e Qualità, diretta dalla dott.ssa Clementina Fittante, con la responsabilità scientifica della dott.ssa Emma Anna Rita Ciconte, direttore SPISAL (Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) dell’ASP di Catanzaro, in collaborazione e con il patrocinio della SIMLII - Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale e Clinica del Lavoro, Sez. Siculo-Calabra.

Nei luoghi di lavoro delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del Fuoco la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni. In uno scenario normativo così complesso ed articolato per competenze ed attribuzioni, i Medici competenti che svolgono i compiti e le funzioni di cui all’art. 25 del D. Lgs. 81/08 e s.m.i. sono pertanto soggetti ai compiti di vigilanza di molteplici autorità pubbliche, in un contesto operativo di estrema delicatezza per la rilevanza della materia trattata, per le responsabilità professionali di natura penale, civile ed amministrativa nonché per i complessi risvolti di tipo sanzionatorio e risarcitorio.

L’iniziativa è rivolta ai medici di Medicina del Lavoro, Igiene e sanità pubblica, Igiene alimenti, ai tecnici della Prevenzione, veterinari e infermieri del dipartimento di Prevenzione. Com’è noto, le attività di tutela della salute e della sicurezza del lavoro, ai sensi del D. Lgs. 81/08 e successive modifiche e integrazioni, sono soggette all’attività di Vigilanza, come dettagliatamente disposto dall’art. 13 stesso Decreto. La vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta dalla Azienda Sanitaria Locale competente per territorio e, per quanto di specifica competenza, dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, nonché per il settore minerario dal Ministero dello sviluppo economico, e per le industrie estrattive di seconda categoria e le acque minerali e termali dalle Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, le quali ultime provvedono nell’ambito delle proprie competenze, secondo quanto previsto dai rispettivi ordinamenti.

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Pasquale Natrella

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“La Sacra Famiglia”

una famiglia normale con le gioie e le preoccupazioni dei genitori di oggi Erri De Luca nel suo libro La faccia delle nuvole racconta una storia vera accaduta duemila e sedici anni fa, la storia della famiglia più famosa e raffigurata nel mondo intero, cristiano e non. Racconta di due genitori, Iosèf e Miriàm, e della nascita del loro primogenito, Ièshu, avvenuta in Israele al tempo di Erode. Una storia che prima di essere Santa è il racconto di due giovani, Giuseppe e Maria, belli e innamorati, che intendono sposarsi.

Né Matteo né Luca nei loro Vangeli dicono che Giuseppe fosse vecchio, quindi è possibile che fosse giovane, bello e molto innamorato di Maria.

Ma chi è Giuseppe? È Iosèf, un ebreo figlio di Giacobbe e Rachele, che vanta antenati famosi: Davide, Salomone e tanti altri, è nato nel Sud di Israele, in Giudea, a Betlemme. E’ un meridionale, un bravo carpentiere, che emigra a Nord, a Nazaret, in Galilea, dove c’è richiesta di manodopera specializzata e dove incontra Miriàm/Maria, una splendida ragazza del luogo, che lui vuole sposare. “Belli e rari tutti e due, dote di fortuna da indossare con discrezione, senza orgoglio di possesso. La bellezza è un dono che si conserva a lungo se tenuto dentro la custodia del pudore”.

Prima del matrimonio accade però un imprevisto: Maria, la fidanzata, è incinta ma il padre non è Giuseppe. Un Angelo messaggero ha dato l’annuncio a Miriàm che accoglie la notizia senza esitazioni o timori e porta a termine l’impegno assunto. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza Josèf, il cui nome in ebraico significa “colui che aggiunge” e Giuseppe aggiunge la sua fede. Crede a Maria per fede e per amore, crede all’inverosimile notizia perché l’ama profondamente: “credere in amore non è cedere, ma accrescere, aggiungere manciate di fiducia ardente […] E’ inverno in Galilea, ma tra di loro è solstizio d’estate, il giorno di più lunga luce”.

prima pietra come impone la legge e accetta di essere lo sposo “secondo” di sua moglie. Giuseppe salva, così, pure la vita della creatura che lei porta in grembo, il maschio promesso dall’inizio, e alla nascita vuole iscriverlo nell’anagrafe a suo nome: Ièshu ben Iosèf ben Iaakòv.

Per il censimento ordinato da Roma la registrazione deve avvenire solo presso il paese natale del padre e per questo i due coniugi sono costretti a intraprendere un lungo viaggio per raggiungere Betlemme, in Giudea. “Consolati, Maria del tuo pellegrinare!/ – scrive Guido Gozzano nella poesia La notte di Natale -- Siamo giunti. Ecco Betlemme […] /Presso quell’osteria potremo riposare, / ché troppo stanco sono e troppo stacca sei./ […] Signore. Ce ne duole: è notte di prodigio;/ son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe/ […] – ecco una stalla!/ […] Maria già trascolora, divinamente affranta…[…] E’ nato![…] E’ nato il […] Bambino…

A chi somiglia si chiede Giuseppe e Maria, che ha avvertito una remota gelosia nell’animo dello sposo e ne vuole proteggere la debolezza, risponde che Gesù somiglia ai neonati di ogni e qualunque stirpe in vita sulla faccia del mondo. “In ogni nuova creatura si cercano somiglianze per vedere in lei un precedente conosciuto. Invece è meravigliosamente nuova e sconosciuta. Ogni nuova creatura ha la faccia delle nuvole, che cambia a ogni folata di vento”. Tanti pastori arrivano presso la povera capanna, portano latte, miele, legna, olio, pane,

ricotte, guardano il Bambinello e cercano somiglianze che fanno sorridere i due genitori ma Giuseppe è felice, il figlio è meridionale come lui, parlerà il dialetto del sud e lui gli insegnerà il suo stesso mestiere, la carpenteria, chiodi, martello e legno. Giungono pure i Re Magi, sono tre, hanno letto negli astri la nascita di Ièshu e portano doni, sono carichi di incenso, oro e mirra ma ecco che alla gioia si sostituisce una infausta notizia. La nascita di Gesù, preceduta dalla profezia messianica che lo indicava come “dominatore in Israele”, un nuovo grande re, fa scattare l’ira di Erode che ordina l’uccisione di tutti i neonati maschi dai due anni in giù del territorio di Betlemme. Gesù si salva grazie a un sogno di Iosèf che nel cuore della notte prepara la fuga con la famiglia in Egitto. Maria è avvilita per la morte di tanti innocenti, è preoccupata per la sorte del figlio ma, nonostante il reale pericolo, convince Giuseppe a cambiare meta. Vuole raggiungere prima Gerusalemme, far circoncidere Gesù nella terra dei Padri e poi cercare rifugio in Egitto. L’emigrazione è una scelta forzata, la sua piccola famiglia è una famiglia di profughi che chiede asilo politico, suo figlio è il primo e più giovane latitante del mondo. A quel tempo non esistevano pregiudizi razziali e discriminazioni sul colore della pelle.

Iosèf, Miriàm e Ièshu furono accolti in Egitto e qui abitarono per tutto il tempo che visse Erode il Grande, probabilmente due o tre anni e mezzo. Poi ritornarono in terra d’Israele, per prudenza non in Giudea, perché lì regnava il figlio di Erode ma in Galilea, a Nazareth, dove Gesù visse fino all’inizio della sua vita pubblica. “Una volta lo seguii per vederlo all’opera tra le persone, racconta Maria, mi fece da lontano un sorriso e un cenno […] la folla intorno a lui si mise da parte per farmi passare, ma lui non volle […] disse loro che in quel momento la sua famiglia erano le persone che gli stavano accanto. Sorrise come per scusarsi. Dava la precedenza al mondo, apparteneva a loro, non potevamo trattenerlo”.

Josèf sposa Miriàm, incinta non di lui, salva la ragazza adultera dalla morte, dal linciaggio, non scaglia la

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Trentadue Pasque insieme e poi…

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Carissimi lettori, giusto giusto, per questo Natale, regalate un libro, regalatevelo anche voi, arricchite la vostra personale biblioteca. Non fatevi scappare un simpatico, divertentissimo, affascinante libro, di un autore, altrettanto affascinante, insolitamente narratore, fine giornalista, dalla immensa cultura, dalla profondità senza pari, che si cimenta in un romanzo, con grande maestrìa... Signori... Franco Di Mare, con IL TEOREMA DEL BABA’, ci regala piacevolissimi momenti di lettura. Perché un libro, a Natale, se non è spassoso, che libro è? Il libro, spassosissimo, infatti, si svolge a Bauci, un paesino immaginario della Costiera Amalfitana e si legge con intenso desiderio di conoscere, non solo la fine della storia, ma lo svolgimento stesso della vicenda narrata. Franco Di Mare, perfetto scrittore di vicende giornalistiche e di fatti umani, si sbilancia in una narrazione senza barriere, che risulta un dialogo continuo con il lettore, come se si discutesse sulla terrazza di un bar, con il mare di fronte.. Il linguaggio utilizzato è quello quotidiano, perciò ricco, espressivo e colorito, nonché pieno di calore, che comunica attraverso riccioli di lingua napoletana, che non guasta affatto. Il napoletano, lingua teatrale per eccellenza, utilizzato come pepe in grani in una ricetta, affascina chi legge, non solo per l’accattivante modo di catturare, ma anche per il suo modo diretto di trasmettere significati.

La storia inizia con la scusa della preparazione di... un pranzo di Natale, ovvero il pranzo, quello più importante, il pranzo per eccellenza, ma ritroverete tutti i caratteri della macchietta: mi sembra di veder uscire, dalle sue pagine, il volto accigliato di un giovane Nino Taranto, che a me piace identificare come Procolo Jovine, il Principe della Ristorazione (cfr. pag. 92)... Ma non troveremo solo questo, troveremo pure indicazioni per fare un buon babà napoletano per quattro persone, a pag. 52. E mille spunti, per ridere di cuore, che a Natale fa tanto, tanto bene... La vivacità del narrato fa scoprire un nuovo Franco Di Mare, acuto e arguto nartratore, che sa stupire e divertire, ma anche far riflettere e far comprendere il sale dello spirito napoletano, fra un significato del pranzo comunitario, specie a Natale, che ha tutta la gioia e l’umana sacraliità del pranzo alla Babette e una convivialità imprescindibile, come quella dei pranzi descritti da Totò o dai De Filippo. La trama, che si svolge in epoca modernissima, ha comunque tutto il sapore della tradizione... come si addice al più magico dei Natali. Buona lettura e, soprattutto, BUON NATALE errata corrige L’autrice della poesia “Strega di Ottobre” del numero di Novembre del nostro mensile, è Maria Palazzo. Il nome non era stato inserito.

Bar il Miraggio Bar - Caffetteria -Cocktail - Panineria - Piadineria SERVIZIO SISAL RICARICHE BOLLETTINI POSTPAY GRATTA E VINCI

Luca Fragale - Via A. Volta, 22 - cell. 339 6953497 - Lamezia Terme Lamezia e non solo

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suggerimenti di bellezza

Prepararsi a Festeggiare coniltruccogiusto

Con l’arrivo delle Feste - sarà per l’atmosfera un po’ magica, creata dalle luci e degli addobbi - anche a noi donne piace dare il massimo … Poi, in inverno, si sa, a tutte piace prendersi cura di sé e, perchè no, anche mettersi in gioco. L’attenzione di tutte le marche di make up è puntata sullo sguardo, che dev’essere assolutamente irresistibile. I colori dominanti di questo periodo dell’anno sono l’argento e l’oro: quest’ultimo è il vero must. Provate, allora, a creare un look ispirato alle notti di festa, uno smoky eyes con tutte le sfumature dell’oro per far brillare gli occhi nella penombra delle freddi notti invernali e con un rossetto acceso capace di lasciare tracce indelebili sui bicchieri di cristallo mentre il countdown di mezzanotte incalza. Per gli occhi, immancabile un tocco di eyeliner che rimanda agli anni ’70; mentre le ciglia devono esser lunghe, anzi lunghissime: sono ammesse anche quelle finte. Come per ogni Capodanno che si rispetti, infatti, la parola d’ordine è una sola: osare. Voluminose, colorate, facili da applicare ed anche tempestate di swarovski, oggi il mercato offre una vastissima scelta per chi vuole regalare al proprio sguardo un’arma in più: le ciglia, infatti, rappresentano da sempre un importantissimo elemento della seduzione femminile. Non possono restare applicate per troppo tempo, ed io consiglio di levarle prima di andare a dormire; inizialmente possono provocare un po’ di fastidio ma ci si abitua in fretta: cosa non si fa per un tocco di seduzione in più… Se applicate le ciglia finte, di conseguenza non c’è bisogno di andarci già pesanti con ombretto e matita: in questi casi è preferibile attenersi ad un trucco leggero, certo luminoso e brillante, come si addice ad una serata di festa. Per chi, invece, ama la naturalità delle proprie ciglia, consiglio di non dimenticare il mascara, meglio se waterproof, che - durante i brindisi della serata - vi aiuterà a proteggere il trucco da

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lacrime di commozione e nostalgia per l’anno che se ne va. Oltre l’oro, gli occhi possono essere valorizzati da colori sgargianti come il blu intenso ed il verde prato: ad ogni sfumatura abbinate un glitter dello stesso colore; io, personalmente consiglio anche il color ghiaccio in contrasto con le guance accarezzate da un fard rosa, come se fossero riscaldate dal fuoco di un caminetto, mentre le labbra devono essere illuminate come da cristalli. Con il rosso sulle unghie non potete certo sbagliare, ma io vi consiglio di provare il nero su cui, al massimo, fare impercettibili sfumature che richiamano i colori festivi: tutto ciò creerà un effetto misterioso ed elegante allo stesso tempo. Per il corpo, immancabili le creme satinanti che faranno brillare gambe, decolté e braccia. A voi la scelta e BUONE FESTE

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