Lm tommaso dicembre2

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Lamezia e non solo

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Lamezia e non solo


Lameziaenonsolo incontra

Tommaso Attanasio

I motivi per decidere di intervistare un personaggio lametino sono molteplici, per esempio: la pubblicazione di un libro interessante, un premio particolare, una scoperta, la notorietà nel territorio. L’idea di intervistare nuovamente Tommaso Attanasio, (lo facemmo già nel mese di settembre del 2009), è nata dalla mostra fotografica che ha fatto questa estate, “Effimera”, nella splendida cornice di Villa Mauri che ha reso ancora più suggestivi quella serie di scatti tutti in bianco e nero. Ecco, da quel bianco e nero che riesce a fare scoprire particolari che, a volte, il colore non coglie, il desiderio di sapere di più sulla magia degli scatti fotografici che a volte sono così belli da sembrare ... dipinti. Come nasce in lei l’amore per la fotografia? Generalizzando potremmo chiederci: come nascono gli Amori? Molto spesso non ci accorgiamo che stanno nascendo, non ci accorgiamo quasi di loro finché non diventano parte della nostra vita e ci rendiamo conto di non poterne più fare a meno. Così è stata per me la fotografia, ma ognuno di noi può applicare questo principio a tutte le cose la cui mancanza renderebbe più vuota la propria esistenza. Nello specifico è successo come per quasi tutti coloro i quali si sono avvicinati alla fotografia negli anni in cui l’ho fatto io, senza un particolare intento nel farlo. Una vecchia fotocamera, ritrovata per caso, abbandonata, in un cassetto ha rappresentato lo spunto che ha stimolato la mia curiosità. Il resto è venuto da solo senza rendermi conto dell’importanza che avrebbe assunto nel tempo questa passione.

Questa passione la ha portata ad utilizzare macchine fotografiche, via via che l’interesse cresceva, sempre più sofisticate? Franco Fontana, uno dei fotografi italiani viventi più conosciuti ed apprezzati nel mondo (ma insieme a lui tutti gli altri) afferma che le fotografie non si fanno con la fotocamera, ma con il cervello. La funzione della fotocamera è solo quella di registrare un’idea, senza quella non esiste macchina fotografica che riesca a far realizzare fotografie valide. La fotocamera è uno strumento e come tale l’aggiornamento tecnologico a cui è costantemente soggetta ci permette di avere a disposizione funzioni e peculiarità importanti per realizzare scatti che, altrimenti realizzati utilizzando attrezzature meno evolute, mostrerebbero più

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Nella Fragale

difficoltà di esecuzione o, in situazioni limite, sarebbero impossibili da effettuare. Ovviamente non sono restato indifferente al fascino dell’evoluzione tecnologica per cui il mio parco macchine si è costantemente arricchito di novità. Ho cercato sempre, però, di possedere quelle innovazioni tecnologiche che realmente potevano portare dei benefici tangibili nella realizzazione di progetti fotografici evitando l’acquisto di attrezzatura inutile che a volte rappresenta solo un gadget la cui mancanza non viene avvertita. Ha conservato tutte le macchine fotografiche che ha usato? Purtroppo non tutte e questo mi dispiace. Alcune le ho permutate altre le ho eliminate. Ho comunque conservato le più importanti, importanti non per caratteristiche, ma per affetto. Ho la prima fotocamera che ho adoperato, quella ritrovata nel cassetto, una fotocamera degli anni 40 del secolo scorso. Ho le fotocamere che hanno rappresentato i momenti importanti di crescita come la prima a telemetro, la prima di medio formato e la prima digitale. Quali sono i soggetti che ama immortalare? In realtà non esiste un soggetto, o dei soggetti in particolare, che io preferisca. Parafrasando, se fossi un audiofilo, potrei dire che se la musica è valida non ci può essere differenza di valenza e di piacere d’ascolto tra i generi. Così è in fotografia, dietro ogni immagine c’è un’idea e se l’idea è valida non importa quale genere tratti, rappresenta comunque un piacere realizzarla. Certamente ci sono degli ambiti nei quali ritrovo di più il mio modo di “parlare per immagini”. L’architettura intesa nel senso di rappresentare le forme che caratterizzano il luogo. Quelle forme che, nuove o antiche che siano, appartengono alla quotidianità di chiunque abiti un determinato spazio e che spesso, proprio perché comuni, vengono ignorate e di cui si trascura l’intima bellezza, quella bellezza che sfugge a sguardi superficiali. Da questo deriva che amo ritrovare forme, linee, geometrie insolite in oggetti comuni, proprio come ho fatto nelle immagini oggetto della mostra “Effimera”. Altro tema che spesso mi trovo a praticare è il ritratto inteso come ricerca nel soggetto fotografato del bello essenziale, di quello che caratterizza più e oltre che il soggetto fotografato, l’essere umano in generale. Quel bello che appartiene a tutti indipendentemente da chi lo “indossi”. Ritorniamo così ai concetti già espressi per quanto riguarda la fotografia di architettura e quella di “oggetti”: la ricerca del bello. Ecco più che di un genere fotografico verso il quale mi senta portato, potrei dire che la mia fotografia è orientata alla ricerca del bello ovunque e comunque esso sia presente.

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Di solito come avviene un suo scatto? Hai già in mente un’idea e cerca di realizzarla oppure la molla scatta di fronte a qualcosa che colpisce la sua emotività? In realtà, come dicevo, non è immaginabile che un lavoro fotografico non sia preceduto da una fase progettuale che ne permetta una realizzazione organica. Nonostante ciò, visto che la fotografia è “amore” come abbiamo spiegato in apertura di intervista, proprio questo amore porta e determina slanci improvvisi per cui a volte le immagini nascono sul momento e senza una preventiva progettualità. In questi casi si tratta, nella maggior parte delle volte, di scatti isolati, di immagini singole, che possono anche essere talmente complete da raccontare una storia, un sentimento, uno stato d’animo, ma che non possono avere la complessità e la completezza di un lavoro preventivamente “pensato”

con relativa conoscenza dei procedimenti chimici e le macchine erano prive di ogni automatismo tra quelli a cui l’elettronica ci ha abituato. Erano tempi da “pionieri” se confrontati ai nostri. L’attività dell’associazione Neocastrum terminò negli anni 80, ma alcuni dei componenti restammo comunque in contatto. Quattro anni fa ci rendemmo conto che l’esperienza maturata con il Cine Foto Club ci mancava e contemporaneamente ci accorgemmo della necessità sul nostro territorio di una struttura che potesse aggregare tutti coloro i quelli si dedicano alla fotografia con un interesse maggiore del semplice scatto occasionale. Alcuni dei “vecchi” amici del Cine Foto Club Neocastrum insieme a nuovi appassionati, anche giovanissimi, ci siamo così ritrovati a volere fondare un’Associazione che ci rappresentasse ed è nata Sezione Aurea.

Qual è lo scatto che fino ad ora non è riuscito ma desidererebbe fare? Oggettivamente sono riuscito a realizzare o sono in fase di realizzazione quasi tutti i progetti che ho pensato. Esiste senz’altro qualcosa che ancora non ho fatto, non ho fretta di scoprire cosa sia, me ne accorgerò nel momento in cui si presenterà l’idea o l’occasione. Il mio modo di fotografare è caratterizzato dal non avere preclusioni di alcun genere e pertanto ogni giorno, ogni momento, ogni incontro o occasione rappresenta uno spunto e da quelli nascono le immagini che ancora non ho realizzato e che vorrò fare. Una passione che prima condivideva con pochi amici è andata via via crescendo facendo nascere il desiderio di ritrovarsi con più amici che condividevano la stessa passione. E’ così che è nata l’associazione “Sezione Aurea” di cui lei è presidente? La storia è molto più complessa. Negli anni 70 insieme ad alcuni amici avevamo fondato un’associazione fotografica. All’epoca si parlava di Cine Foto Club ed il nostro si chiamava Neocastrum, era ospitato in alcuni locali che l’Amministrazione Comunale del tempo aveva messo a nostra disposizione. Il Cine Foto Club Neocastrum ha portato avanti le sue attività per alcuni anni realizzando incontri con associazioni analoghe presenti sul territorio calabrese, proponendo concorsi fotografici e curando l’attività di divulgazione della fotografia in un tempo nel quale realizzare immagini fotografiche era oggettivamente più complesso rispetto ad ora. La fotografia analogica richiedeva conoscenze più complesse di quelle richieste dalla fotografia digitale. Le pellicole e le stampe dovevano essere trattate in camera oscura

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Quali sono gli scopi dell’associazione? Per rispondere a questa domanda mi basta riportare quanto scritto nella carta degli intenti che fa parte integrante dello Statuto Associativo. Per quanto riguarda le attività poste in essere dall’Associazione essa recita: “L’ Associazione Culturale Fotografica Sezione Aurea pone i propri scopi associativi nella divulgazione, nella diffusione, nella pratica e nel consolidamento della fotografia intesa come forma d’arte. A tale proposito vengono promosse, ricercate e sostenute tutte le iniziative che, muovendosi nel solco delle indicazioni presenti nello statuto dell’associazione, mirano al raggiungimento degli scopi prefissati consistenti nel far conoscere l’arte fotografica e gli autori più interessanti del panorama contemporaneo ad un pubblico il più vasto possibile. Tali intendimenti si associano alle iniziative messe in atto a profitto degli utilizzatori non fotografi che verranno messi in condizione di comprendere ed apprezzare le immagini fotografiche con la possibilità di attribuire loro il corretto valore artistico e di riconoscere le capacità espressive degli autori fotografi.” Per iscriversi bisogna già essere fotografi più o meno bravi e possedere attrezzature particolari? Proprio per gli intenti riportati sopra si comprende che non si deve essere fotografi bravi, anzi dell’associazione possono far parte anche persone che non si interessano in maniera attiva alla produzione fotografica. L’Associazione ha lo scopo di divulgare in primo luogo la cultura fotografica, la conoscenza e la comprensione di questa forma d’arte senza la necessità di praticarla. Ovviamente vengono anche sviluppate tutte quelle attività di insegnamento, approfondimento e confronto sulle tecniche fotografiche indirizzate a coloro

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i quali invece praticano attivamente la fotografia. So che l’Associazione ha avuto ospiti illustri del settore che hanno tenuto interessanti lezioni, ce ne vuole parlare? Tra gli scopi istituzionali associativi l’approfondimento di argomenti culturali e tecnici rappresenta uno dei punti fondamentali. Ovviamente il confronto con gli autori più importanti è alla base di questa nostra attività. Nel corso di questi pochi anni abbiamo avuto il piacere di ospitare presso la nostra sede autori importanti come Francesco Cito notissimo fotoreporter vincitore di numerosi premi fotografici, Pino Bertelli ritrattista e street photographer, Marianna Santoni Guru di Photoshop, fotografa pubblicitaria ora conosciuta dal grande pubblico per la sua partecipazione come tutor nella trasmissione Detto Fatto, Maurizio Rebuzzini insegnate di storia della fotografia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Sacro Cuore di Bergamo, direttore della rivista FOTOgraphia e Curatore della sezione di storia degli apparecchi fotografici al Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze. Ovviamente abbiamo anche cercato incontri con i fotografi che operano nella nostra regione come Alessandro Mallamaci di Reggio Calabria da sempre impegnato nella didattica fotografica, Michelangelo Serra di Vibo Valentia, fotografo Naturalista. L’associazione promuove anche incontri con artisti che si occupano di immagine diversa dalla fotografia: pittori, grafici e come esponente di questo settore abbiamo ospitato Francesco Altomare con le sue opere di grafica iper realistica. In programma abbiamo tanti altri eventi e il prossimo anno vedrà sicuramente la presenza di grandi autori presso la nostra sede. A proposito di scatti “d’autore”, grandi fotografi dicono che per avere il meglio da una foto bisogna poter cogliere l’attimo giusto, ma è solo questo? Un po’ come trovarsi al posto giusto al momento giusto? Henri Cartier-Bresson diceva: “la fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento”. In realtà, come già dicevo, la fotografia è anche molto altro. Possiamo accettare l’affermazione di HCB solo in relazione alla fotografia di cronaca ed alla street photography (sua parente stretta) nella quale essere al posto giusto nel momento giusto significa realizzare l’unica immagine possibile che descriva con completezza quell’evento. La fotografia di cronaca è solo uno degli aspetti, dei generi fotografia, per gli altri generi è diverso: un attento studio del soggetto, la conoscenza di ciò che già è stato fatto in relazione ad esso e un po’ di originalità sono alla base della realizzazione di immagini di buon livello.

fotografi professionisti e degli appassionati del settore, che ne pensa lei di questa moda imperversante del selfie? L’Agenzia Fotografica Magnum è una delle più antiche e importanti agenzie che raggruppano i migliori fotografi del mondo, fu fondata da fotografi del calibro di Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour. Ha sempre rappresentato l’eccellenza della fotografia mondiale, ebbene oggi tra le sue fila si muovono fotografi del calibro di Michael Christopher Brown che realizza le foto dei suoi servizi che lo vedono presente tra New York e Pechino, tra la Repubblica Domenicana, il Congo e la Libia semplicemente con un iPhone. Questo per ribadire che non è il mezzo adoperato a determinare il valore dell’immagine, ma la capacità del fotografo. Ovviamente per alcuni generi fotografici o per alcune fotografie la strumentazione adoperata deve essere di un determinato livello per ottenere il risultato cercato, ma alla base c’è sempre l’occhio e la mente del fotografo. Per quanto riguarda la moda dei selfie, o più in generale dell’uso costante che si fa della fotografia che viene postata sui diversi social network penso che rappresenti il moderno linguaggio adoperato dalle nuove generazioni. Se vogliamo, però, essere precisi dovremmo dire che le immagini rappresentano il più antico linguaggio adoperato dall’uomo. Prima ancora della codifica di qualunque lingua, l’uomo adoperava i graffiti che ritroviamo nelle caverne preistoriche per raccontare la sua vita. L’immagine rappresenta un linguaggio universale, un linguaggio che non ha bisogno di interpreti, un linguaggio che può essere compreso da tutti indipendentemente da cultura, nazione, popolo. E’ come la musica anch’essa linguaggio universale e non a caso entrambi derivano dalla matematica il linguaggio universale per eccellenza. La comunicazione per immagini che oggi si vede sui social network è figlia della facilitazione tecnologica che la fotografia digitale ha consentito. Sempre a proposito di internet, a parte la pagina FB dedicata all’Associazione, ha un sito on line dove potere ammirare le sue foto? L’associazione possiede, oltre alla pagina facebook raggiungibile all’indirizzo: https://www.facebook.com/sezione.aurea.lamezia anche un sito al quale si accede digitando: http://www.sezioneaurealamezia.it/ . le mie foto sono presenti invece su https://www.flickr.com/photos/tommasoattanasio e https://www.nikonphotographers.it/tommasoattanasio Ha nostalgia del vecchio modo di fotografare? Della pellicola intendo. Prima per vedere l’esito di una foto bisognava attendere

Grazie ai cellulari ed ai social una marea di fotografie, ovviamente di differente qualità, ci viene offerta ogni giorno, il fenomeno è così esteso che ha suscitato l’interesse anche dei

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i tempi di sviluppo e, magari, il risultato non era quello sperato. Oggi questo “pericolo” non c’è più perchè se uno scatto non soddisfa lo si può ripetere, anche se non sempre. Qual è la sua opinione a proposito? Meglio la vecchia pellicola o il jpg, raw, tif, di oggi? Più che altro mi manca la magia che si respirava in camera oscura, quel modo artigianale di vedere “nascere” le proprie immagini, l’odore dei prodotti chimici e le lunghe procedure che servivano per ottenere l’immagine finale. Era un po’ come se ogni immagine, anche se ripetutamente stampata da uno stesso negativo, fosse sempre un’opera unica. Il digitale ha molti vantaggi che non sono solo quelli del risultato immediato. In realtà ciò che veniva fatto in camera oscura oggi si replica in modo identico con i software di finalizzazione delle immagini. La fotografia digitale permette di ottenere risultati in condizioni di luce proibitive che con la pellicola non potevano essere ottenuti. Forse la vera svolata è proprio questa. Ha titolato la sua ultima mostra, una serie di scatti in bianco e nero, “Effimera”. Ispirandosi alla durata dello scatto oppure al soggetto delle foto? Né l’una né l’altra. Il titolo deriva da uno spunto di riflessione sull’esistenza stessa dell’uomo che le immagini delle foglie mi hanno dato la possibilità di effettuare durante gli anni che sono occorsi per portare a termine il lavoro. Stavo cercando, come sempre faccio, la bellezza nel soggetto che stavo fotografando: le foglie di piante ornamentali, quelle che generalmente abbelliscono le nostre case o i nostri giardini. Per meglio comprendere il concetto di effimero ad esse riferito penso che sia opportuno stralciare la spiegazione dalla riflessione che accompagnava la mostra: “Nel rivedere il mio lavoro, nel rivalutare l’essenza e l’essenziale di ogni essere, nel vederne il contenuto più profondo, più vicino all’universale, è emersa improvvisa e prepotente una riflessione che nella sua essenziale semplicità ha dato un nuovo corso alla ricerca stessa. A cosa è destinata l’essenza della bellezza dell’essere e quanto a lungo nel tempo essa dura? Effimera” Questo il risultato di un pensiero fulmineo che in un solo termine racchiude la specificità stessa di ogni individuo. Effimero è l’essere, l’agire, il dimenarsi e muoversi, l’occupare un posto nel tempo. Il pensare di realizzare e di rimanere, il pensare di persistere e di non avere termine è proprio dell’uomo che considera il tempo a sua misura, che vede solo fin dove il proprio ego gli permette di arrivare con lo sguardo, che si sente immortale nell’atomo di tempo che occupa, che della propria provvisorietà ricorda solo l’inizio. Quale esempio più pregnante di questo concetto semplice semplicemente universale poteva essere più indicativo di quello che stavo fotografando? Le foglie: essenza stessa e fonte di vita, essenza stessa e fonte di bellezza rappresentano in modo assoluto il concetto di effimero. Il loro persistere ciclico di cui non ci accorgiamo nemmeno, il loro trasformarsi e rinascere lasciando tutto com’era eppure tutto diverso esprime in maniera “fisica” e non “concettuale” il senso

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di “Effimero”. Più in la con i pensieri ho abbracciato il conosciuto chiedendo una negazione di questo terribile concetto, chiedendo un esempio che lo confutasse, una concreta dimostrazione di eternità. Ho ottenuto una risposta ed il concreto esempio di eternità che cercavo: l’unico eterno su cui contare è l’effimero che tutto avvolge! Esiste un senso nel vivere l’effimero? Esiste una ragione filosofica, religiosa o semplicemente naturale, dettata cioè dall’universo che ci accoglie, per cui ciò che è effimero risulta essere al contempo sublime? La fotografia non può rispondere ad un quesito del genere, non è alla fotografia affidato il compito di indagare le ragioni complesse del nostro essere, non può, la fotografia, travalicare i propri confini per addentrarsi in ciò che appartiene al più intimo dei convincimenti. La fotografia mostra, non dimostra. In questo caso ha mostrato un mio pensiero, una mia convinzione, un mio modo di vedere. La fotografia ha mostrato a me ciò che inconsapevolmente conoscevo, ma trascuravo di considerare. La fotografia mostra, non dimostra e rappresenta un punto di partenza da cui nascono riflessioni, concetti, valori, convincimenti. La fotografia mostra, non dimostra. La fotografia mostra ciò che siamo, lo mostra più che agli altri a noi stessi. Siamo gli spettatori delle nostre immagini, anche questo le effimere foglie mi hanno insegnato.” Perchè in Bianco e Nero? Il colore rappresenta la pelle, l’esteriorità, l’involucro con cui le foglie in questo caso, ma qualunque oggetto e (oserei dire) qualunque individuo utilizza per mostrare di se ciò che vuole si ricordi, quello che si vuole appaia, ciò che si vuole trasmettere agli altri di se stessi. Ho eliminato il colore per cercare l’essenza, la realtà, per scrutare nella profondità. Mi è apparso un nuovo mondo, un mondo che agli occhi può apparire fantastico (nel senso pragmatico del termine, cioè non bellissimo, ma al di là del reale). Un mondo fatto di linee, di piani, di volumi. Un mondo fatto di luci e di ombre. Ancora di più sono voluto andare in profondità riducendo quasi all’essenziale i toni, enfatizzando i bianchi, amplificando i neri, lasciando solo ciò che rappresenta l’essenza ed eliminando il superfluo, il non necessario per avere una chiara visione del mio soggetto. Mi è apparso un mondo essenziale, un mondo cioè ridotto all’essenza di se stesso. Mi è apparso quello che cercavo, la natura del mio soggetto, la natura della mia ricerca. Mi è apparsa la bellezza intrinseca, non quella mostrata, ostentata, diffusa, ma quella non adoperata per essere apprezzati, quella fine a se stessa e proprio per questo autentica. Quella bellezza che, in fondo, non è che l’essenza dell’essere, il suo io profondo, quello non palesato, non esteriorizzato, quello che non “rappresenta” ma “è” il microcosmo dell’essere. Quel microcosmo che viene in contatto solo con essenze simili o similmente in grado di essere in sintonia. Quel microcosmo che rappresenta la ricchezza dell’essere, quella che inutilmente svelata non aggiungerebbe valore se non a chi lo sa comprendere e, di conseguenza, velata agli occhi in modo da divenire meraviglia per chi sa scrutare. Ho fotografato

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ciò che non vedevo, ciò che sentivo. Maurizio Rebuzzini, che ha presentato il catalogo di Effimera, ha definito i suoi scatti “fotografie di alto profilo”, che hanno un dono, “inducono alla tentazione di pensare, ciascuno per sé, ma anche in condivisione con altri”, il che mi sembra straordinario, era questo l’intento che aveva nel farle? Il mio primo intento, qualunque fotografia realizzi, è quello di aprire una porta attraverso la quale il “visitatore” delle mie immagini possa ritrovare anche un po’ di se stesso, quel po’ che lo porti a considerare non solo il mondo come lo vedo io, ma soprattutto come lo potrebbe vedere lui attraverso ciò che gli sto proponendo. La fotografia non termina il suo cammino nel momento in cui l’autore la pubblica, in quel momento inizia il suo percorso ed è un percorso che trova il suo compimento nei significati che il visitatore attribuisce all’immagine. Lo straordinario della fotografia sta proprio in questo: quella he potrebbe sembrare una sua caratteristica essenziale, la staticità, il congelare un attimo, in realtà si trasforma in dinamismo assoluto se si pensa alla quantità di significati che ognuno di coloro i quali guardano quell’immagine ad essa attribuiscono. Sempre Mario Rebuzzini definisce i fotografi “bugiardi benevoli”, Martin Parr invece è molto più cattivo ed afferma che “Il compito della fotografia per lo più è quello di esagerare. La maggior parte della fotografia nei giornali, a meno che siano foto di cronaca, sono menzogne. Le foto di moda mostrano persone bellissime. Le foto di viaggio mostrano il lato migliore dei luoghi, ma sono lontano dalla realtà. Nei servizi di cucina, il cibo sembra sempre meraviglioso. E questo perché la maggior parte delle immagini che consumiamo sono propaganda”. E la sua idea, sulle foto, quale è, concorda con Rebuzzini o con Parr? Oppure ha una idea completamente differente? Gli usi che della fotografia si fanno sono molteplici così come lo sono gli usi del linguaggio. Non si può paragonare il discorso che un politico fa durante un comizio con una poesia di Hermann Hesse. Così non si può paragonare la fotografia pubblicitaria che ha uno scopo ben preciso, quello di promuovere qualcosa, qualunque cosa essa sia, con la fotografia d’autore e con questa intendo molto semplicemente quella fotografia in cui ritroviamo il pensiero, le emozioni la spiritualità dell’autore. Sono d’accordo con Maurizio Rebuzzini quando dice che la fotografia è una bugia perché la fotografia non è la realtà, ma una rappresentazione di essa e tale rappresentazione viene filtrata dalle esperienze dell’autore. In definitiva ciò che vediamo in fotografia non è la realtà oggettiva, ma la realtà che rappresenta l’autore che ha realizzato l’immagine. Lei come definirebbe la sua fotografia? Non amo definirla perché se lo facessi dovrei ammettere dei limiti alle possibilità che ho di realizzare immagini. Applicare delle definizioni è inserire qualcosa in un contenitore che appunto lo contenga e definisca. La mia fotografia amo immaginarla libera da

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ogni vincolo, capace di trovare spazio anche dove sembra che non ci siano possibilità di estrinsecazione. Amo immaginarla capace di inventare ciò che non esiste per gli altri, ma che rappresenti una realtà tangibile per me. Ecco se dovessi proprio definire la mia fotografia mi piacerebbe definirla come lo specchio in cui si riflette il mio pensiero. Oggi si definirebbe un fotografo professionista o un fotografo per passione? Chi fotografa lo fa solo per passione e solo la passione permette di portare a compimento uno dei più difficili compiti: mettere la propria sensibilità a disposizione di tutti. Il fotografo professionista si distingue per il solo fatto di avere un committente al quale dover rispondere e di dover realizzare dei lavori che non sono frutto di un suo desiderio, ma dalla necessità di svolgere un’attività che sia fonte di reddito. Detto questo il fotografo professionista se non mette passione nel suo lavoro mostrerà questa mancanza con una scadente qualità delle sue opere e ricadrà nella mediocrità fotografica che rappresenta il vero male di questi nostri tempi colmi di immagini molte delle quali assolutamente inutili. Ed eccoci qua, alla fine di un’altra intervista. Insolita, forse, perchè concentrata su un solo argomento: la fotografia. Ma ogni volta è così in effetti, c’è un argomento che prevale sugli altri. Che dire di Tommaso? E’ una persona speciale, quasi un uomo d’altri tempi, un “gentleman”, contraddistinto da una sottile ironia che riesce a fargli cogliere aspetti della vita quotidiana che ai più passano inosservati. Forse anche questo suo modo di “guardare” quel che lo circonda lo aiuta quando si ritrova dietro l’obiettivo. E’ un uomo che riesce ad emergere in tutto quello che fa, che sia la sua professione o la sua passione. E’ un dentista di chiara fama ed ha scritto libri sull’argomento,, molto apprezzati dagli addetti al settore, è un fotografo eccezionale, basta guardare gli scatti pubblicati sul web, nei siti da lui citati, per restarne affascinati, per avere il desiderio di vedere quel paesaggio, quel particolare di un fiore o di un albero, o quella scala che pare congiungerti con il cielo o quell’interno che evoca antichi manieri e celle sotterranee. E’, insomma, un artista perchè Arte è tutto quel che emoziona, che piace, che commuove, che fa riflettere. Anche per Tommaso una frase, è di Ansel Adams, letta su internet subito dopo aver visto la mostra, leggerla e pensare a Tommaso è stato un tutt’uno e, le sue risposte, durante l’intervista, hanno rafforzato questa mia idea. La frase così recita: “Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato”. Mi sono resa conto che non gli ho fatto la domanda alla Marzullo ... beh, come si dice? visto che non c’è due senza tre, vorrà dire che gli toccherà “subire” la terza intervista per far sì che possa rivolgergli la domanda fatidica, ovviamente non fra 7 anni, uomo avvisato ...

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Soropimist - Sezione di Lamezia Terme

Storia del e del

Soroptimist

Il Soroptimist International nasce nel 1921 ad Oakland (California) con 80 socie fondatrici e la prima presidente è Violet Richiardson Ward. Il primo progetto “Salviamo i Redwoods” era diretto a salvare una foresta di sequoie secolari che rischiava di essere abbattuta; le soroptimiste s’impegnarono per ottenere sostegno dall’opinione pubblica e gran parte di quella foresta fu salvata e tuttora esiste. Il primo club, in Europa continentale, fu fondato a Parigi nel 1924 dalla dott.ssa Suzanne Noel, chirurgo plastico, fondatrice anche della Federazione Europea (SI/E) nel 1929. Il Soroptimist International è un’Organizzazione Non Governativa (ONG) che gode di status consultivo presso le Nazioni Unite. Nel 1948, il Soroptimist è stato ammesso all’UNESCO con status consultivo e successivamente è entrato a far parte, unica tra tutte le Associazioni esistenti all’epoca, di tutte le agenzie ONU. Oggi ha accesso diretto e voce presso l’ONU a New York, Ginevra, Vienna, Nairobi e Parigi e ha una rappresentanza presso la FAO a Roma.Ha anche una sua rappresentante nel Comitato Nazionale di Parità presso il Ministero del Lavoro. È organizzato in 4 Federazioni, che rispondono ad una commissione globale (SI Board): SI Americhe, SI Europa, SI Gran Bretagna ed Irlanda, SI Sud Est Pacifico.E’ oggi diffuso in 130 Paesi, conta 3000 Club, per un totale di circa 80.000 Socie, di cui 35.000 in Europa, Medio Oriente e Africa, che testimoniano ogni giorno, dal 1921, i cambiamenti nelle nostre società e che lavorano con orgoglio per migliorare la vita delle donne e delle ragazze. In Italia il primo club soroptimista nasce il 20 ottobre 1928 a Milano. Fondatrice e prima Presidente Alda Rossi da Rios. Nel 1934 il club viene sciolto per poi essere ricostituito, sempre sotto la stessa presidenza, nel 1948. Nel 1949 vengono fondati i club di Bologna, Roma, Firenze. Nel 1950 nasce l’Unione Italiana. Il Soroptimist International (SI) è un’organizzazione di donne impegnate nel mondo del lavoro, delle professioni, dell’imprenditoria, del pubblico impiego, che, attraverso progetti di servizio, si impegnano per promuovere i Diritti Umani, l’avanzamento della condizione femminile, l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace per tutti attraverso il goodwill, la comprensione e l’amicizia internazionale. Si tratta di una libera Associazione di donne con qualificazione elevata nel proprio impegno lavorativo, sociale e culturale, attive nei vari ambiti della società in cui vivono e che devono osservare principi di etica professionale e di elevata moralità nelle proprie attività e nella vita in generale. Il Soroptimist International favorisce l’affermazione della donna in tutti i campi e promuove i diritti umani e lo spirito di solidarietà ed, essendo una Associazione di dimensione internazionale, contribuisce all’intesa tra i popoli e le culture. Lo spirito dell’Associazione si fonda sui seguenti principi: perseguire l’avanzamento della condizione delle donne; perseguire l’osservanza di principi di elevata moralità; perseguire il rispetto dei diritti umani per tutti; perseguire l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace attraverso il buon volere, la comprensione e l’amicizia internazionale;Impegnarsi a servire le comunità locali, nazionali e internazionali; impegnarsi a partecipare attivamente alle decisioni a tutti i livelli della società. Il nome del Soroptimist deriva dal latino SOROR (sorella) – OPTIMA (migliore) e la denominazione può essere interpretata come «il meglio delle donne». Nel corso della Convention del 1928 si stabilisce di adottare come emblema una donna con le braccia alzate. Una giovane donna, in peplo, che rappresenta la perseveranza e l’indomabilità, con alle spalle dei raggi luminosi del nuovo giorno, certezza di un fulgido avvenire, le braccia alzate per dimostrare la disponibilità verso gli altri. Le fronde della quercia simboleggiano la forza vigorosa della crescita, le foglie di alloro richiamano il successo e la vittoria. I colori sono l’oro (virtù ed intelligenza) e il blu (costanza e fedeltà). L’estensione è una responsabilità di tutte le Soroptimiste che anche sotto questo punto di vista devono rendere un grande servizio perché è la stessa Unione che chiede di aumentare la base di affiliazione, accrescere il numero di socie giovani e aprire alle diverse professionalità. Quindi sono le stesse socie del club che possono proporre l’ingresso di

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International club di Lamezia Terme

nuove socie individuandole nella cerchia delle proprie conoscenze, dai progetti e le azioni di servizio, monitorando le Istituzioni importanti del territorio, le realtà produttive, i media, le organizzazioni professionali di categoria;privilegiando la diversità di settori e di ambienti;ricordandosi che il Soroptimist è aperto a tutte le professioni e occupazioni.Le proposte presentate dalle socie seguono poi un iter lungo ed articolato secondo le linee previste dallo Statuto. E’ l’Unione che provvede alla fine di questo iter a dare l’assenso o il diniego. Ogni quattro anni si tiene una Convention internazionale. Prima della Convention Internazionale, il Comitato di Presidenza Internazionale si riunisce ed elabora un programma comune d’azione, il Programme Focus, che è fonte di ispirazione per le attività dei Club. Il progetto 2011-2021 è l’educazione alla leadership per uno sviluppo sostenibile (Educate to lead). L’ultima Convention si è tenuta ad Istanbul nel 2015. Il Soroptimist, in tal senso, si impegna alla realizzazione di progetti concreti diretti a: - sostenere la formazione scolastica di bambine di paesi disagiati; - promuovere l’avanzamento della condizione della donna sostenendo le giovani ragazze nel delicato momento in cui devono decidere il proprio percorso universitario e supportando le giovani ragazze nell’altro delicato momento che è quello del post universitario; - promuoverela leadership al femminile; - promuovere il microcredito al femminile. Grande successo il corso Bocconi che ogni anno viene bandito dal Soroptimist d’Italia per permettere la frequenza a giovani laureate ad un master sulla leadership, o la Borsa di Studio che il Soroptimist bandisce sempre per giovani laureate per la pubblicazione di lavori sul tema della leadership al femminile e il soffitto di cristallo, o ancora l’importante accordo che l’attuale Presidente Nazionale, Leila Picco, ha stipulato con l’Unioncamere per permettere la frequenza ai corsi previsti dalle Camere di Commercio locali a giovani ragazze segnalate dai club, o ancora le borse di studio previste per le vincitrici del Concorso Giovani Talenti per la Musica che viene bandito ogni due anni dal Soroptimist. Il Club Soroptimist Lamezia Terme è stato fondato il 9 settembre 2006. La Presidente fondatrice Titty Giglio ha ricevuto la Charte da M.me Monique Rivière della Federazione Europea, alla presenza dell’allora Presidente Nazionale Teresa Gualtieri e della madrina Berenice Brutto. Quest’anno il club ha festeggiato il decennale della propria fondazione, un traguardo importante e significativo che è statocelebrato, alla presenza della Presidente Nazionale Leila Picco, con un programma corposo e ricco. Il club di Lamezia Terme è il 140° dell’Unione Italiana, il 6° della

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Regione Calabria, insieme a Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Palmi e Soverato. Oggi conta 36 socie. Le Presidenti che si sono succedute e che hanno fatto crescere questo club sono state: Titty Giglio, Sabrina Curcio, Stefania Gambardella, Stefania Mancuso, Giuseppina Mazzocca. Ognuna di loro, con il proprio valido e costruttivo contributo, ha lasciato un segno tangibile, ha fatto progredire il Club e ha contribuito all’affermazione del Soroptimist sul territorio. Attualmente la Presidente in carica è Lucia Greco. In questi dieci anni il club ha lavorato tanto realizzando progetti concreti, tanti e diversi, in linea sia con quelli definiti ogni anno dall’Unione Italiana, ma anche frutto di scelte fatte tenendo conto dei bisogni del territorio.Il club si è occupato di diritti umani, pace e solidarietà, educazione di genere, lotta contro la violenza sulle donne, toponomastica al femminile, medicina di genere, salute della donna, leadership al femminile, lotta agli sprechi alimentari, valorizzazione del patrimonio archeologico e artistico calabrese. Con il proprio lavoro il club ha dato un segnale forte della propria presenza sul territorio promuovendo e realizzando iniziative che hanno contribuito alla crescita della società. Un lavoro portato avanti con il coinvolgimento e la collaborazione delle Istituzioni e delle Associazioni: un classico esempio di perfetta sinergia tra istituzioni e associazioni è stato proprio l’avvio del Codice Rosa all’interno del presidio ospedaliero lametino, o la collaborazione con il Tribunaleper la nascita dell’Aula di ascolto dei minori, la collaborazione con la Polizia di Stato insieme alla quale sono stati condotti all’interno delle scuole gli incontri di formazione-informazione sulla cultura della non violenza, la collaborazione con l’Amministrazione comunale che ha sposato con entusiasmo il progetto della Toponomastica al

femminile, e ancora la collaborazione con l’Azienda Sanitaria per la realizzazione dell’opuscolo “Salute al femminile”. Un successo poi la condivisione con tutte le scuole del lametino delle manifestazioni organizzate in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Sono state realizzate importanti iniziative con il Club Unesco lametino, con il Rotary, con il Centro di Neurogenetica, con la FIDAPA, con l’Associazione Maria Cristina di Savoia, con FISIEO, con i Centri antiviolenza, con ACU Calabria, lo Slow Food, la Libreria Tavella, l’organizzazione TRAME, il Sistema Bibliotecario.

Si è svolto a lamezia Terme un evento formativo per le figure coinvolte nel progetto antiviolenza Percorso A pochi mesi dall’apertura del percorso “Rosa Bianca” nel Pronto Soccorso dell’Ospedale “Giovanni Paolo II”, si è tenuta a Lamezia Terme la terza edizione di un evento formativo finalizzato a preparare le figure professionali indicate per migliorare l’assistenza alle donne vittima di violenza. L’iniziativa sul tema “Percorso Rosa Bianca Riconoscimento e Prevenzione primaria della Violenza di Genere” è stata rivolta a medici di Pronto Soccorso, assistenti sociali, ginecologi, ostetriche, personale di Pediatria, Laboratorio e Direzione sanitaria, medici legali, psichiatri, psicologi, infermieri, ausiliari, Forze dell’ordine, medici di famiglia, dentisti, farmacisti, parroci, Centri antiviolenza “Demetra” di Lamezia Terme e “Mondo rosa” di Catanzaro. Il direttore generale dell’ASP di Catanzaro, dott. Giuseppe Perri, ha introdotto le due giornate di studio, pianificate e organizzate dall’U.O. Formazione e Qualità, diretta dalla dott.ssa Clementina Fittante, grazie alle quali circa novanta partecipanti hanno potuto esplorare la normativa attuale in materia di violenza sulle donne con particolare attenzione alle norme sullo stalking, ordine di allontanamento e ordine di protezione, nonché di approfondire tematiche quali la tutela della vittima, gli obblighi del personale sanitario, le indagini di polizia giudiziaria e il ruolo della Procura della Repubblica, etica degli interventi e

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Rosa Bianca

libertà di scelta della donna vittima di violenza. I temi, di grande interesse, sono stati esaminati con il contributo di numerosi relatori, tra questi, la dott.ssa Caterina Ermio, presidente del progetto e responsabile scientifico del corso, l’avvocato Elena Morano Cinque, presidente della Commissione Pari opportunità della Provincia di Catanzaro, i magistrati Marta Agostini e Valentina Gallo, Sostituti Procuratori del tribunale di Lamezia Terme, il Sostituto commissario Maria Gaetana Ventriglia e la dott.ssa Veruska Pingitore, della Questura di Catanzaro. l’Azienda Sanitaria Provinciale ha provveduto, prima azienda nel meridione d’Italia, a dotare i due ospedali di Lamezia Terme e di Soveria Mannelli di un apposito percorso ”Rosa Bianca” con strutture interne dedicate e, attraverso percorsi formativi, a preparare adeguatamente il personale ad affrontare

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il tema della violenza sulla Persona. Tutto il personale sanitario riveste un ruolo molto importante nella diagnosi e nell’intervento precoce su donne che subiscono violenza. L’assistenza primaria, infatti, ha una notevole diffusione sul territorio ed è facilmente accessibile. I medici e gli infermieri del Pronto Soccorso triage e personale devono essere informati e formati per dare risposte di salute ad una delle cause di morte e di malattia più importante riconosciuta dall‘Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Ogni professionista con la sua specialità può contribuire a individuare il fenomeno violenza anche nel rilevare gli eventi sentinella nascosti. Il fenomeno della violenza di genere, in costante aumento, costituisce un problema di salute pubblica globale. Si tratta di un fenomeno complesso, la cui soluzione richiede un coinvolgimento delle istituzioni e del tessuto sociale del nostro Paese. È dunque necessario che i sistemi di salute pubblica svolgano un ruolo sempre più attivo nel contrasto alla violenza, spesso prevenibile e prevedibile per attuare le tematiche dell’appropriatezza e della tutela della salute espresse con l’ultimo Decreto ministeriale.

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EMOZIONI SENZA FINE E STANDING OVATION PER

GINO PAOLI, SERGIO CAMMARIERE e DANILO REA AL TEATRO RENDANO DI COSENZA

Una lunga e fragorosa standing ovation ha chiuso al Teatro Rendano di Cosenza, tutto esaurito in ogni ordine di posti, il concertoevento che ha visto sul palcoscenico dello storico teatro calabrese, eccezionalmente insieme, Gino Paoli, Sergio Cammariere e Danilo Rea, accompagnati da una super band composta da Amedeo Ariano, batteria, Luca Bulgarelli, contrabbasso, Bruno Marcozzi, percussioni, Daniele Tittarelli, sax. Un concerto straordinario, durato oltre due ore e trenta minuti, che ha regalato continue emozioni e momenti davvero magici; una sorta di grande omaggio alla migliore musica d’autore italiana, tra i brani storici di Paoli, i nuovi successi di Cammariere, i virtuosismi di Rea e di tutta la band, la rievocazione di alcune delle pagine intramontabili della canzone d’autore. Il concerto è iniziato alle 21.15 con una strepitosa sequenza di successi al pianoforte di Danilo Rea, uno dei pianisti italiani più apprezzati al mondo. Dopo un interminabile applauso che ha chiuso l’introduzione “solo piano”, è entrato in scena Gino Paoli, accolto da una calorosa ovazione. “La poesia è qualcosa di inspiegabile, un momento, un colore, la parola giusta, un sentimento…”, con queste parole, quasi sussurrate, Paoli ha portato subito il numeroso pubblico in un viaggio tra i suoi maggiori successi, da “Sapore di sale” a “La gatta”, da “Che cosa c’è” a “Una lunga storia d’amore”, fino a quella che è stata definita la più bella canzone italiana di sempre, “Il cielo in una stanza”. Un vero trionfo di musica, suggestioni, ricordi indelebili, profonde emozioni che ogni spettatore porterà con sé per sempre. Con la sua voce unica, la poesia irraggiungibile delle sue composizioni e il

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suo carisma, Paoli continua ad incantare il pubblico di tutte le età. Subito dopo, tra scroscianti applausi, è entrato in scena il beniamino crotonese, Sergio Cammariere, accompagnato dai suoi musicisti che lo hanno circondato in una scena sobria ed elegante, segnata da raffinati giochi di luci e i due splendidi pianoforti gran coda al centro del palco. Cammariere, ormai sicuro padrone di casa e del palcoscenico, ha sfoderato le sue gemme, in una omogeneità di suggestioni e d’atmosfera inimmaginabili. L’una dietro l’altra, sono arrivate le sue più belle canzoni: “Sorella mia”, “Dalla pace del mare lontano”, l’amatissimo successo sanremese “Tutto quello che un uomo”, ed ancora: “L’amore non si spiega” e “Cantautore piccolino”, in cui si paragona proprio a “Paoli Gino”, eseguito in una frizzante versione insieme a Danilo Rea. La terza parte del concerto, poi, ha riservato un eccezionale omaggio ai più grandi cantautori italiani. Paoli, al centro del palco, con Cammariere e Rea ai due pianoforti, hanno ricordato alcune delle pagine più belle della canzone d’autore italiana, con l’esecuzione di brani celeberrimi come “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco, “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, “Ritornerai” e “Il poeta” di Bruno Lauzi, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi”. Con “Sassi”, Cammariere ha poi voluto omaggiare proprio Gino Paoli, definendolo “il più grande cantautore italiano”. “Reginella” di Roberto Murolo, con il coro di tutto il teatro e una versione memorabile di “Senza fine”, hanno chiuso un concerto che resterà tra i più belli della storia del Teatro Rendano e di “Fatti di Musica”, la prestigiosa rassegna del Miglior Live

d’Autore ideata e diretta da Ruggero Pegna, giunta lla trentesima edizione e realizzata con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria. Il concerto del grande trio ha anche avuto il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo del Comune di Cosenza. “Un concerto così è quasi in commentabile, un sogno, un’emozione infinita, un live unico e meraviglioso!”, ha dichiarato Ruggero Pegna. “Un’altra gemma di un’edizione di Fatti di Musica che ha festeggiato il traguardo del trentennale con live unici e straordinari. Questa sera – ha concluso il promoter - si è celebrata una vera festa della grande musica d’autore italiana!”. A Pegna fa eco l’assessore Rosaria Succurro: “Per Cosenza è stato un onore, un concerto splendido, un evento che ha impreziosito la storia del nostro grande teatro!” . Dopo il concerto di Cammariere, Paoli e Rea, la grande chiusura di questa edizione della rassegna è in programma la prossima settimana al Palacalafiore di Reggio Calabria con l’Opera musicale “Notre Dame De Paris”, che si sta avviando a numeri record: diciottomila circa i biglietti già venduti! Per l’eccezionale opera di Riccardo Cocciante, dopo le repliche del 25 e 26 novembre, aggiunta un’ultima replica in programma domenica 27 novembre alle ore 17.00 (Biglietti Ticketone). Tutte le informazioni su “Fatti di Musica Radio Juke Box 2016” sono reperibili al numero telefonico della segreteria organizzativa della Show Net srl 0968441888 e al sito web www.ruggeropegna.it

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AMA CALABRIA - Stagione Teatrale 2016-2017

Re Lear Il secondo appuntamento con la stagione Teatrale dell’AMA Calabria è stato con “Re Lear”, ben nota tragedia di William Shakespeare. Non ha avuto una standing ovation come la precedente ma la avrebbe meritata questa insolita rappresentazione dello scritto shakespiriano che ha sorpreso un po’ per tutto: la regia, lo scenario, le luci, gli abiti, ma è stata magistrale. L’adattamento da qualcuno è stato definito “fin troppo moderno”, ma non si è sempre detto che per il tema affrontato, per come è affrontato e sviscerato, è un dramma che non può essere collocato in un preciso periodo temporale? Forse le citazioni di Fool, prese da opere scritte successivamente, come lei stessa ha dichiarato, forse le parti riscritte alle quali è stato un taglio moderno, anche nella scelta delle parole, hanno potuto portare a pensarlo ma l’intricata storia che abbiamo visto dipanarsi sotto i nostri occhi non aveva nulla di estremamente moderno, nè di antico. I sentimenti, le lacerazioni, il dolore, erano quelli universali che il poeta ci ha trasmesso con i suoi scritti. Questa rappresentazione, antica e moderna nello stesso tempo, nulla ha tolto al testo originale, grazie al regista, Giancarlo Marinelli che ha osato osare, alla bravura degli attori, alla scenografia minimale che sembrava imponente grazie ad un proscenio rialzato dal quale sbucavano gli attori e ad un sapiente gioco di luci e specchi. Che dire degli abiti? Splendidi, che accompagnavano i movimenti degli attori quasi recitassero anche loro una parte Un’amalgama ben riuscita questa rivisitazione, questa storia immortale che parla dell’amore che rende ciechi, anche quando è l’amore verso i propri figli e così vediamo un Re Lear (Giuseppe Pambieri) che, stanco di regnare, stanco del potere, vorrebbe non dovere occuparsi più di nulla e quindi decide di dividere il suo potere fra le tre figlie Goneril (Silvia Siravo), Regan Guenda Goria) e la più amata,

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Cordelia (Stella Egitto). Vanaglorioso e vecchio come è chiede alle figlie quanto e come l’amano, le prime due sprecano fiumi di parole per descrivere questo amore mentre Cordelia, la più sincera, usa parole semplici, dicendo che non vuole adularlo ed usare paroloni per descrivere l’amore puro e sincero che nutre per lui. Ma il Re non accetta di non essere incensato e ripudia la figlia lasciando tutto alle figlie maggiori ed ai loro mariti, burattini nelle mani delle infide donne, il Duca di Albania (Antonio Rampino) ed il Duca di Cornovaglia (Andrea Zanforlin), Il dramma è alle porte, le figlie, ora che hanno il potere, trattano il padre come un mentecatto, non gli concedono di vivere negli agi, creano il vuoto intorno a lui che scaccia chi gli è amico, come il Conte di Kent (Martino D’Amico, per rimanere da solo, in balia delle arpie delle figlie e di Oswald (Martina Tonarelli), servo che fa il doppio gioco. Ed è nel susseguirsi delle scene che l’immortalità dell’opera viene fuori: il conflitto generazionale fra padri e figli, l’invidia e la gelosia fra fratelli come quella fra Edmund (Francesco Maccarinelli) ed Edgar (Mauro Racanati), figli del Conte di Gloucester, ma anche l’amore dei figli (Edgar e Cordelia) verso il padre. Non vi è stato un momento in cui la tensione sia venuta meno, un susseguirsi di scene incalzanti che hanno toccato note di lirismo nella scena fra Edgar ed il padre che, accecato da Goneril, non riconosce il figlio nell’uomo che gli sta accanto. Struggente anche la scena del pianto accorato di Re Lear per morte di Cordelia. E’ una tragedia e, ovviamente, il finale felice non è contemplato, ma sicuramente felice è stata la scelta dell’AMA Calabria nello scegliere di inserire questo spettacolo nel cartellone. Il prossimo appuntamento è con il Grande Balletto: Il Lago dei Cigni, attendiamo con impazienza.

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I VACANTUSI - Stagione Teatrale 2016-2017

Terroni

ovvero la controstoria dell’Unità dell’Italia

Lamezia Terme, 1 dicembre 2016. Teatro Comunale “F. Costabile”. Ospite della serata, organizzata dall’Associazione “Osservatorio delle due Sicilie” in collaborazione con l’Associazione Teatrale “I Vacantusi” e il patrocinio del Comune di Lamezia Terme, il giornalista Pino Aprile per la presentazione della sua ultima fatica letteraria Carnefici (Piemme edizioni), una documentata quanto appassionata analisi di una storia finora trascurata o dimenticata dalla storiografia ufficiale ovvero il genocidio, perché di genocidio si è trattato, di centinaia di migliaia di italiani del Sud uccisi, incarcerati, torturati, derubati durante il processo che portò all’unificazione dell’Italia. A seguire lo spettacolo Terroni dell’attore/regista Roberto D’Alessandro tratto dall’omonimo best-seller di Aprile con 250 mila copie vendute e una pletora di polemiche da parte degli storici “ufficiali”. Primo fra tutti Massimo Teodori. Dalla pagina alla scena dunque. Due linguaggi diversi eppur complementari che trovano la giusta sintesi nel sapiente e dinamico allestimento di Roberto D’Alessandro che riempie la scena con il corpo e con la voce iniziando un ironico quanto amaro dialogo/monologo tra Nord e Sud in un’Italia a due velocità con un Nord che corre e un Sud che arranca bersaglio dei più triti stereotipi: Sud sfaticato, arretrato, distratto, piagnone, fannullone, opportunista, mantenuto, volgare, mafioso. Fra un monologo e l’altro gli intermezzi musicali con canzoni di Bennato, Modugno, Paisiello e anonimi dell’Ottocento nelle originali rivisitazioni del M° Mariano Perrella alla chitarra. Poi il registro cambia e D’Alessandro si libra in uno dei “pezzi” più toccanti dell’intero spettacolo “Io non sapevo…” “Io non sapevo di essere meridionale nel senso che non avevo mai attribuito alcun valore positivo o negativo al fatto di essere nato più nord o a sud di qualcun altro. Mi ritenevo solo fortunato di essere nato in Italia, tra gli italiani più fortunati perché vivevo sul mare. Io avevo sempre creduto ai libri di scuola, alla leggenda di Garibaldi grande eroe dei due mondi, a Cavour grande tessitore dell’unità d’Italia, a Vittorio Emanuele II Padre della Patria. Io non sapevo che i piemontesi al Sud fecero quello che i nazisti fecero a Marzabotto e cancellarono per sempre molti paesi in operazioni antiterrorismo come gli americani in Iraq.

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Io non sapevo che i soldati piemontesi durante le rappresaglie si concessero il diritto allo stupro delle donne meridionali come i serbi nei Balcani durante il conflitto etnico o come i marocchini delle truppe francesi in Ciociaria nell’invasione, da Sud, per liberare l’Italia dal fascismo. Ignoravo completamente che in nome dell’unità nazionale i fratelli del Nord ebbero anche il diritto al saccheggio delle città meridionali come i Lanzichenecchi a Roma e che praticarono la tortura come gli americani ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Io non sapevo che in parlamento a Torino, un deputato ex-garibaldino paragonò la ferocia e le stragi dei piemontesi al Sud a quelle di Tamerlano, Gengis Khan, Attila! E che un altro preferì tacere rivelazioni di cui l’Europa potrebbe inorridire. Io non sapevo che i meridionali furono incarcerati senza sentenza, senza processo come gli islamici a Guantànamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali. E se bambini briganti precoci, se donne, brigantesse o mogli, figlie di briganti, o consanguinei di briganti sino al terzo grado di parentela o persino solo paesani o sospettati tali. Tutto a norma di legge, si capisce, come in Sud Africa con l’apartheid. Io credevo che i briganti fossero proprio briganti, non anche ex soldati borbonici e patrioti alla guerriglia per difendere il proprio paese invaso. Io non sapevo che il paesaggio del Sud divenne come quello del Kosovo, con paesi che bruciavano sulle colline, fucilazioni di massa, fosse comuni, colonne di decine di migliaia di profughi in marcia. Non riuscivo a credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa furono istituiti dagli italiani del Nord per torturarvi e farvi morire gli italiani del Sud. Come potevo immaginare che stavamo così male nell’inferno del Borbone che per obbligarci ad entrare nel paradiso portatoci dai piemontesi ci vollero orribili rappresaglie, stragi, una dozzina d’anni di combattimenti, leggi speciali, lager? E che quando riuscirono a farci smettere di preferire la morte al loro paradiso, scegliemmo piuttosto di emigrare a milioni e non era mai successo. Io avevo sempre creduto ai libri di scuola. Io tutto questo non lo sapevo!”

Continua la sequela di stereotipi sul sud sporcaccione e ignorante. Certo il tessuto del Sud è lacero, la micro e la macro criminalità dilagano. Ma perché? Si tratta forse di una presunta inferiorità? Siamo stati fer-

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mati sulla soglia della civiltà senza riuscire a valicarla completamente? Ma non sarà forse che le circostanze ci rendono diversi secondo i dettami della psicologia sociale? In analogia con il film The experiment D’Alessandro parla di un incubo, di un esperimento sociale. Italia 1860, i partecipanti vengono suddivisi in due gruppi e indotti a recitare una parte: gli abitanti del Sud saranno i carcerati, quelli del nord le guardie. Un immenso carcere: il regno delle due Sicilie. Migliaia di persone vengono incarcerate senza sentenza, senza processo o con accuse pretestuose. C’è la soppressione di ogni libertà. Lo stato d’assedio. L’arbitrio degli occupanti sulla vita e i beni degli occupati. Ma quanto è costata al Sud, in termini monetari, l’Unità d’Italia? Oltre alle centinaia di migliaia di morti, alle decine di paesi rasi al suolo, all’annientamento dell’industria del Regno due Sicilie, ai milioni di emigranti che con le loro rimesse hanno aiutato l’economia italiana, 1500 miliardi di euro, tradotti nella valuta attuale. Così mentre al Sud si continuava a morire per una malattia chiamata brigantaggio al Nord si costruivano scuole, strade, ferrovie, opere militari, porti. La tensione viene allentata dallo sketch comico-onirico su Garibaldi che ormai vecchio e mal in arnese si presenta davanti alla corte per essere interrogato. Cosa è rimasto dell’eroe alto, biondo e con gli occhi azzurri? Un signore basso, ricurvo, con le gambe arcuate, capelli biondicci da cui si intravvede un orecchio mozzato, lo sguardo lattiginoso. Parla in un italiano sporco di spagnolo/francese/ ligure. “Generale come fece con soli mille uomini a conquistare un regno che contava centinaia di migliaia di soldati?” “Pagando e promettendo prebende”. “E il popolo?” “ Il popolo era contro ma solo perché era ignaro.” “A Teano ha ceduto il regno a Vittorio Emanuele II.” “Erano i patti.” “Ma ne valeva la pena?” “Io sono passata alla storia come generale vittorioso ma l’Unità d’Italia è la storia di una unica grande sconfitta. Un affare da sensali da matrimonio. Noi sognavamo un grande paese, libero, giovane e forte. Una grande repubblica popolare

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e ci trovammo una piccola monarchia borghese con un roi de merde! Se dovessi ricombattere oggi combatterei accanto ai volontari del sud, meridionali, greci contro la tirannide di un nord ricco ed opulento, prepotente e senza scrupoli. Perché chi non conosce la verità è uno stolto ma chi conoscendola la chiama menzogna è un delinquente.” Le luci si abbassano e in un’atmosfera di grande tensione comincia la narrazione di una delle pagine più terribile e vergognose della storia italiana: le stragi di Pontelandolfo e Casalduni, provincia di Benevento. “Che non ne resti pietra su pietra era l’ordine.” E così fu. A coordinare la carneficina, il generale Maurizio De Sonnaz. Per il pubblico un pugno nello stomaco. E poi la querelle sul cranio del brigante Giuseppe Villella esposto al Museo Lombroso di Torino con un’ampia e ironica riflessione sulla figura di questo “illustre” scienziato che con le sue teorie sulla fisiognomica aveva trovato la “prova provata” che la presenza della fossetta occipitale mediana fa di tutti i meridionali dei delinquenti per costituzione fisica. A far da contraltare alle folli teorie lombrosiane una galleria di personaggi politici contemporanei da Brunetta a Bossi a Bondi a Calderoli. Tutti rigorosamente nati al Nord! Si prosegue con il racconto di un viaggio “ai confini della realtà” sulla Salerno-Reggio Calabria tra deviazioni, cantieri, e corsie uniche per visitare i Bronzi di Riace che però sono al buio perché si sono fulminate le lampade a luce fredda che servono a illuminarli e poi il viaggio di ritorno con sosta e ristoro ad un autogrill a Castrovillari per mangiare un panino con ‘ndujia e “calabreserie” varie. E come souvenir una multa per eccesso dei limiti di velocità! Nel rush finale le tante ragioni per essere meridionalisti. “Perché essere meridionalisti è giusto, è un’idea nuova, si nutre di verità perché una nazione che non riesce a fare i conti con la propria storia non diventerà mai una patria.” W il Sud, nonostante le sue contraddizioni!

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INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO 2016/17

DIPARTIMENTO DI MUSICA JAZZ CONSERVATORIO TCHAIKOVSKY DI NOCERA TERINESE. La cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2016-2017, del Dipartimento Universitario di Musica Jazz del Conservatorio di Nocera Terinese si svolgerà presso la struttura de il Casale di Feroleto Antico (cz) domenica 18 dicembre p.v. dalle ore 18,30 alle ore 23,00. Il Vice Direttore del Conservatorio Prof. Pierfrancesco Pullia, terrà il discorso inaugurale dopo il saluto del Direttore del Dipartimento di Musica Jazz M° Egidio Ventura. L’incontro nasce dal consueto spirito di condivisione musicale e dalla voglia di vivere una giornata di creatività suonando assieme Docenti e Allievi. Alle ore 18,30 avrà inizio la cerimonia con termine alle ore 23,00. E’ stato pensato di realizzare un “palco libero” dove si vuole offrire la possibilità agli allievi di esprimersi attraverso la musica improvvisata. Il “progetto” palco libero, nasce dall’esigenza di creare uno spazio per i giovani da dedicare alla performance, fornendo loro la possibilità di salire sul palco per potersi esprimere. I musicisti e il pubblico diventano elementi di un’unica affascinante sinergia. Ecco la magia dell’incontro, attraverso il quale viene a crearsi un terzo elemento, immerso in una dimensione di non tempo, dove il linguaggio e il messaggio universale della Musica, raggiunge il cuore, libera la mente, la riempie d’ ispirazione e l’ accompagna nella purezza dell’elemento creativo. Solo attraverso la performance, il musicista si mette letteralmente a nudo, con qualità che necessariamente deve acquisire attraverso un lavoro minuzioso : onestà e metodo nella preparazione, per diventare un canale puro ed umile al servizio per l’ arte. Spesso nel percorso di studi di un musicista, questo aspetto viene trascurato per vari motivi. Invece è estremamente importante e stimolante averlo tra gli obiettivi. Occorre creare un “prodotto” fruibile, dove convergano tutti gli sforzi, l ‘ intelligenza e la creatività dell’esecutore. Il progetto aiuta

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anche agli studenti non ancora diplomati, al musicista che si prepara per un concorso o un esame, o a chi magari già professionista ha bisogno di provare delle composizioni che dovrà sostenere per un concerto. Da parte del Direttore del Dipartimento Universitario di Musica Jazz M° Egidio Ventura, questo incontro deve portare un augurio speciale alla popolazione studentesca, agli alunni che si apprestano a vivere un nuovo anno accademico con entusiasmo e grinta, con il desiderio di apprendere e di vivere intensamente la loro esperienza di studenti. Il Vice Direttore Prof. Pierfrancesco Pullia del Conservatorio della Provincia di Catanzaro “P.I.Tchaikovsky” di Nocera Terinese ci ha rilasciato una breve dichiarazione: «Crediamo fortemente in questo tipo di manifestazione, perché dà occasione a musicisti con formazioni diverse di confrontarsi e condividere le proprie esperienze. Quello che però è ancora più stimolante è vedere gruppi formatisi da poco tempo che partecipano a “Palco Libero” per raccogliere i frutti di ore passate a studiare. In un periodo in cui i luoghi per la musica live sono sempre meno, il nostro Conservatorio di Musica è rimasto piacevolmente colpito dall’accoglienza di questa struttura che ha colto l’occasione di riportare le attività del nostro Istituto a “casa”. Il Conservatorio della Provincia del capoluogo di Regione organizzatore della manifestazione, in attuazione dei propri obbiettivi, è da sempre impegnato in un’azione di diffusione della cultura musicale in ambito regionale, con particolare attenzione alla Città di Lamezia Terme, mediante l’organizzazione, la promozione ed il sostegno di attività artistiche e musicali aventi lo scopo di stimolare, tramite la partecipazione, la crescita culturale del pubblico»

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Il Natale di una volta Non so se capita anche a voi lettori e lettrici di rivivere, più che vivere in attualità, le atmosfere dei natali vissuti tanti anni fa con i loro profumi e sapori così presenti che sembra si sia annullato il tempo trascorso. Anche la dimensione dello spazio diventa una astrazione, un simbolo, una astrazione mentale che si trasforma in reale passato come in una magia. Eppure non sono ricordi di eventi eccezionali ma semplici serate venate di antiche speranze ora diventate nostalgie ed elegiache malinconie. La consapevolezza di un Passato che non ritorna sarebbe un fatto drammatico di per sé se non fosse per una atavica forza che ogni essere ha dentro la propria anima, una essenza spirituale che riporta ad un tutto armonico. La mente si riconcilia con il cosmo, l’anima si rifugia in

un’arcana dimensione tra Storia e irrealtà. Quindi sopraggiungono antiche serate di alberi illuminati di ingenue semplicità, grotte artigianali che ci sembravano le più belle al mondo e che non avremmo scambiato con altre al mondo, calde certezze che pian piano sarebbero svanite nel vento della vita. Chissà se quella era la felicità, certo era l’inizio dell’attendere nella notte dell’attesa per eccellenza. Oggi sembra un tempo perduto e sperduto, un’età degli eroi e degli stupori. Vorrei rivivere per un solo

Sport: ritorna lo sci a Lamezia Terme

Si è tenuta sotto la direzione del neo eletto presidente Pino Scalise (vice presidenti Eugenio Palmieri ed Enrico Cataneo) la prima riunione del direttivo “Sporting Club Ski Lamezia”, al fine dell’individuazione delle cariche sociali nonché delle iniziative che, come ha spiegato il presidente Scalise, “ormai da troppo tempo, relativamente agli sport invernali, mancano da Lamezia Terme”. “L’idea – ha proseguito il neo presidente – è quella di fare in modo che nuovamente, e con rinnovato entusiasmo, il popolo calabrese amante dello sci, grazie anche all’apertura di nuovi impianti e dall’innevamento programmato che assicurerà, temperatura permettendo, il pieno funzionamento di quello che ad oggi si presenta come il comprensorio più grande a sud di Roccaraso, possa partecipare alle numerose iniziative, agonistiche Lamezia e non solo

e non, che saranno proposte nel corso dell’inverno”. Oltre ad essere uniti dalla passione per lo sci, ciò che anima i componenti dell’associazione è quello di stimolare l’attività sportiva e ricreativa, proponendo una sana competizione nella discipline agonistiche, oltre che favorire l’aggregazione per i tanti appassionati dei bellissimi sport

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attimo una di quelle notti di Natale, come un mattino di dicembre colmo di canti natalizi: il cuore colmo di felicità, quella che dura un attimo, quella vera... Buon Natale .... Una scuola di un piccolo paese, i preparativi dei canti di Natale, un mattino di dicembre: i ragazzi facevano le prove con entusiasmo preparati e seguiti da una prof. di matematica che all’occasione si prestava al ruolo di direttrice del coro con bravura e volontà, canti voci musiche prove e riprove, sorrisi errori pazienze e impazienze. Su tutto si imponeva l’atmosfera della festa, il respiro del Natale, il canto con le sue parole, I will follow him, la canzone preferita da un prof. “aiutante” incaricato di tenere un po’ di ordine... Terminate le prove, il prof si avviò verso la sua automobile sentendo dentro di sé una pienezza di felicità da riscaldargli completamente il cuore; una gioia della durata di pochi secondi. Ma forte piena, forse la felicità vera nella sua essenza più autentica.

invernali. Per questi motivi c’è anche la possibilità di affiliarsi alla Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) attraverso l’associazione Sporting club ski Lamezia, che ha sede in corso Giovanni Nicotera n. 188 a Lamezia Terme, che si spera, prosegue Scalise, “possa vedere la partecipazione di molti sostenitori ed atleti per quella che si preannuncia una straordinaria stagione invernale. Tra l’altro, la tessera federale, oltre ad assicurare i possessori per eventuali ferite riportate e/o cagionate durante le discese, garantisce lo sconto del 50% del costo dello skipass, seppure in determinate giornate, in quasi tutte le migliori località d’Italia”. Per maggiori informazioni si può contattare l’associazione al numero di telefono 0968/443102 e attraverso la pagina facebook “Sci Club Sporting Club Ski Lamezia Terme”. pag. 15


ROYAL, POKER DI VITTORIE E 2017 DA PROTAGONISTA vamo preannunciato, lo spartiacque di questo torneo per la Royal.

La Royal Team Lamezia ha fatto poker. Dall’ultimo numero di Lameziaenonsolo di un mese fa la squadra dei presidenti Vetromilo e Mazzocca ha messo in fila ben quattro vittorie (Vittoria, Catanzaro, Sandos e San Cataldo). La squadra lametina s’è saputa riscattare dal brutto ko di Bisceglie dimostrando che trattavasi soltanto di incidente di percorso. Tredici gol fatti e sei subìti per la Royal in questo mese passato, che hanno portato Marrazzo&compagne in vetta alla classifica, proprio nella domenica dello scontro diretto al PalaSparti contro le pugliesi del Real Sandos. Una gara, ed una vittoria, che rimarrà negli annali della comunque giovane storia della Royal Team Lamezia. Una sorta di Italia-Germania riadattata al calcio a cinque. Se vogliamo ancora più strepitosa per la Royal, con le dovute proporzioni ovviamente, poiché la squadra biancoverde è andata sotto di ben tre gol dopo i primi sette minuti. Ma da ventuno secondi dopo ecco il riscatto lametino: in sequenza Mirafiore, Fragola e Losurdo due volte, hanno capovolto il risultato agganciando in vetta proprio le pugliesi. Una gara palpitante ed entusiasmante quella andata in scena al PalaSparti, davanti al pubblico delle grandi occasioni, bravo anch’esso a sostenere le ragazze della Royal. Attenzione però anche a Martina e Fasano, immediate inseguitrici, la seconda delle quali sarà ospite del PalaSparti (al momento di andare in stampa) domenica 11 dicembre. La Royal ha bisogno di un punto per la certezza aritmetica della partecipazione alle Final Eight che si giocheranno il prossimo Marzo. Ma la gara, ovviamente, riveste particolare importanza anche per conservare il primato, considerato che la Royal ancora deve riposare. E lo farà proprio all’ultima di andata, il 18 dicembre, quando poi inizierà la lunga sosta (troppo, a nostro avviso) fino alla ripresa del torneo con la prima di ritorno addirittura l’8 gennaio del 2017. Un mese passato in cui si è, purtroppo, registrato il k.o. di Anna Leone: la forte centrale difensiva della Royal s’è operata di menisco al ginocchio sinistro lo scorso 24 novembre, per cui ritornerà disponibile con la ripresa del torneo. Da annotare anche la marcia spedita nella classifica cannonieri dei due bomber della Royal: Erika Linza e Sharon Losurdo. Rispettivamente 7 e 13 gol per le due calcettiste che hanno lanciato con i loro gol la squadra lametina in vetta alla classifica. Ciò reso possibile ovviamente grazie all’apporto di tutte le altre compagne (in primis Liuzzo che ha chiuso la porta, Fragola, Mezzatesta, Malato e tutte le altre), anche di chi sta giocando meno, ma tutte unite e coese per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato dalla società. E quest’aspetto importante della coesione, che sta facendo della Royal un vero e sano gruppo, lo si sta apprezzando in queste ultime gare di campionato. Può dirsi che lo scontro contro il Sandos ha segnato, come avepag. 16

LINZA. Vincendo, ed in quel modo in rimonta, ha aumentato l’autostima in seno alla Royal, ed il bomber Erika Linza spiega l’impresa: “Dopo lo 0-3 pensavamo fosse finita, poi però è uscito l’orgoglio della Royal nel voler riprendere questa partita, che non meritavamo di perdere e volevamo questi 3 punti. Al di là del risultato che poi è stato positivo, volevamo dimostrare il vero valore della squadra”. Sempre Linza, un moto perpetuo quando entra spaccando le partite aggiunge: “L’obiettivo è quello di restare in vetta. A differenza dell’anno scorso quando dovevamo soltanto salvarci ed invece siamo poi arrivate seconde, ben figurando anche nelle Final Eight. Quest’anno l’obiettivo principale è il primo posto, per cui vogliamo restare in vetta fino alla fine. Il mio sogno? Arrivare in Nazionale. Non se può succedere, ma crederci è importante”.

PITAGORA. Passando ad altri aspetti sempre legati alla Royal, c’è da registrare finalmente l’assegnazione della palestra della scuola Media Pitagora per due giorni settimanali. Si tratta, di fatto, dell’auspicato lasciapassare per l’inizio dell’attività del settore giovanile della Royal, dopo un’estenuante attesa che si protraeva dalla scorsa estate. Nella mattinata di lunedì 12 è stata firmato l’apposito atto formale in Comune che consente così alla Royal di far iniziare la pratica del calcio a cinque a tante ragazzine che in questi mesi erano già pronte per l’inizio. Intanto da tutta la Royal Team Lamezia auguri di BUON NATALE e BUONE FESTE a tutti gli appassionati suoi tifosi.

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PRESENTATA LA COFER LAMEZIA Pallavolo Femminile )Solitamente le presentazioni si svolgono prima dell’inizio ufficiale della stagione, questa volta però le tradizioni non sono state rispettate. Il consueto appuntamento pre-campionato per la Cofer Lamezia è slittato a fine novembre sfruttando un turno di riposo previsto dal campionato di serie B2 femminile di pallavolo. Slittamento figlio della tromba d’aria abbattutasi su Lamezia Terme il 7 ottobre causando lo scoperchiamento del Palagatti “casa” naturale della formazione femminile di pallavolo che da più di dieci anni non conosceva altro impianto. Dopo quel fatidico giorno la dirigenza lametina ha pensato per prima cosa trovare una sistemazione adeguata per potersi allenare e disputare le gare di campionato e con l’ingorgo di attività che si è venuto a trovare sugli impianti rimasti “agibili” non era cosa facile. Alla fine si è optato per l’impianto della vicina Pianopoli dove si è trovata la piena e fattiva collaborazione dell’Amministrazione Comunale

con in testa il Sindaco Cuda e l’Assessore Chiefalo. Messa a posto la situazione logistica era doveroso recuperare il tempo perso e presentare al nuova stagione e quello che è il nuovo sponsor della Volleyball Lamezia. Così, sabato 26 novembre, si è svolta presso gli Uffici Direzionali della COFER Costruzioni siti nell’Area Industriale “Papa Benedetto XVI” la presentazione della squadra che quest’anno porta il nome dell’omonima Ditta. Alla manifestazione ha partecipato lo staff dirigenziale della Società, le atlete e lo staff tecnico, gli sponsor e le autorità politiche tra cui gli assessori Graziella Astorino e Massimiliano Carnovale del comune di Lamezia Terme e l’Assessore allo Sport di Pianopoli Mario Chiefalo. Il Direttore Sportivo della Cofer Lamezia, Demetrio De Benedetto, ringraziando lo sponsor per il contributo offerto

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alla realizzazione dei programmi, ha tenuto a sottolineare che quello in corso sarà un campionato di transizione per poi ambire, nella prossima stagione, al salto di categoria. L’Assessore Graziella Astorino ha precisato che da parte dell’amministrazione comunale si sta facendo di tutto per far si che il Palagatti torni a disposizione delle società nel minor tempo possibile. Chiaramente bisognerà rispettare tutti gli iter burocratici e, quasi sicuramente, l’impianto di via dei Bizantini sarà pronto non prima della prossima stagione. L’Assessore Mario Chiefalo ha ribadito la piena disponibilità dell’amministrazione comunale di Pianopoli a supportare la società e la squadra fino al termine della stagione

augurandogli il raggiungimento degli obiettivi stagionali prefissati. L’amministratore della Cofer, Antonio Ferraro, oltre ad aver presentato l’Azienda ed illustrato i vari progetti realizzati ed in itere (come il nuovo Palasport) si è dichiarato entusiasta nell’affrontare questa nuova sfida, chiedendo alle autorità presenti di supportare con maggior vigore la crescente domanda di sport della città. La manifestazione è stata preceduta da una visita effettuata dalle atlete biancorosse che si sono recate presso il cantiere del costruendo Palazzo dello Sport in località Stretto, dove il responsabile tecnico della Cofer, Architetto Grandinetti, ha illustrato il progetto e lo stato dei lavori, augurandosi che possano essere loro stesse della Cofer a calcare per prime il terreno di gioco che si sta allestendo.

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Geometra Ettorino Cortellaro il Mister della S.S. Gizzeria 1970 - 1980 Il 02 Giugno 2016 ha lasciato definitivamente questa terra ed in punta di piedi come un atleta della grande sua ex squadra di calcio “Pantera “,per far ritorno alla casa del padre celeste. Egli nasce a Gizzeria il 28 Nov 1938 dal padre Francesco, guardia comunale e dalla mamma Elena Calabria. Terminati le scuole elementari prosegue gli studisuperiori presso l’Istituto Tecnico Statale per Geometri “V.DeFazio “ diNicastro ora Lamezia Terme dove consegue con ottimi punteggi il diploma di maturità e animato dalla voglia di fare si apre lo studio a Gizzeria di Geometra in piazza Malta. Ma il suo grande amore era il pallone che non disdegnava mai di seguire nei momenti liberi da impegni professionali. Il Sabato era dedicato alla famiglia, ai figli Cettina e Mario. Ma la domenica era dedicata allo sport, al suo hobby preferito.Era lui che organizzava gli incontri di calcio, era lui che sempre il primo a mettere la sua auto durante le trasferte fuori casa. Era sempre lui ad anticipare qualunque somma che bisognava per la squadra, magliette, scarpette, reti per le porte. Il suo studio posto in via Roma era sempre un via vai di gente, giovani,ragazzi, che chiedevano di essere di poter giocare una partita. Lui , il mister della squadra accontentava tutti, ma sceglieva con parsimonia e tirava fuori la formazione della domenica raccomandando a tutti di prestare attenzione e di pararsi eventuali tiri mancini degli avversari. Lui ,che col pallone aveva creato e dato ai giovani del paese l’orgoglio di giocare nei campi di calcio intercomunali dando loro un senso di vita in un paese che non poteva offriva niente .Nel 1970 fu lui il principale promotore e fondatore della nuova squadra ( S.S.Gizzeria)di cui ne assume da subito la presidenza. Altri soci fondatori furono Umberto Rosato, Giovanni Macchione, Palmerino Crialesi, Omero Rosato, Natale Isabella Valenzi, Sergio Miceli, Italo Palmieri, Saverio Maida e Enzo Melani. Il primo campionato della nuova S.S,Gizzeria fu disputato in campo neutro e fu quello di C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) nell’anno 1971. La S.S. Gizzeria fu, in quella occasione, campione zonale e vice campione regionale le cui eliminatorie fu-

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rono disputate allo stadio Morrone di Cosenza . Iniziava, anzi diremmo meglio era già iniziata l’entusiasmante storia calcistica della nostra piccola ma grande squadra che fece sognare una generazione di sportivi e non, invogliandoli sempre di più a seguire le manifestazioni agonistiche che si avvicendavano ogni settimana, visitando nuovi paesi e nuovi campi di calcio.Ciao Ettorino, rimarrai sempre nei nostri ricordi. Non possiamo dimenticare la tua forte personalità di Geometra , di uomo della piazza, di sportivo della domenica e di padre di famiglia. Ti ricorderemo noi, tutti noi che ti abbiamo conosciuto ed avuto sempre vicino. La piazza sarà vuota senza di tè. Un altro pezzo di storia del nostro paese andato via . Indimenticabili saranno le manifestazioni di sciopero che si fecero ed i vari manifesti affissi per il paese “ vogliamo il campo”del 1971 per far capire agli amministratori che Gizzeria non poteva più attendere , necessitava di un campo sportivo, il quale non tardò molto e nel 1974 fu inaugurato il vero campo regolamentare per gli incontri di III categoria che Gizzeria andava disputando. IndimenticabileIl tuo ruolo di calciatore nella vecchia squadra Pantera come pure indimenticabile il tuo ruolo di Presidente e Mister della grande squadra SS.Gizzeria . In cielo, le strade saranno tutte inondate di bandiere e di tante trombe da stadio che annunceranno il tuo arrivo. Dagli spalti di Campojenzo si sentiranno ancora gli echi e i fischi degli arbitri,ed il tuo vociare a suggerire ed incoraggiare i calciatori.Al tuo funerale la chiesa eragremita di gente, i tuoi familiari,amici, conoscenti, calciatori ed ex calciatori del circondario . La chiesa di San Giovanni era stracolma di gente e molte le persone che hanno dovuto attende fuori perché dentro non c’era più spazio. Tutti avevano gli occhi arrossati e bagnati dalle lacrime per le toccanti parole espresse nei tuoi riguardi. Addio Ettorino, di lassù prega anche per noi e guidaci sempre sulla retta via della vita e sul rispetto altrui tuo grande modello di vita . Concludiamo dicendo che nessuno muore finche rimane nel ricordo di un amico, e possiamo dirvi veramente che Ettorino di amici ne aveva.

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Liceo Campanella unica scuola calabrese al

Festival della Filosofia in Magna Graecia a Siracusa Gli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme sono stati protagonisti del Festival della Filosofia in Magna Graecia che si è svolto a Noto e Siracusa dall’ 7 all’11 novembre sul tema “Amore e odio”. Insieme a circa 800 studenti giunti da tutta Italia, l’istituto superiore lametino è stata l’unica scuola calabrese a partecipare alla manifestazione giunta alla ventiduesima edizione, che per cinque giorni accende i riflettori sui luoghi “culla” della filosofia,

la Magna Graecia, con un approcco particolare orientato ad avvicinare i giovani alla filosofia come esperienza entusiasmante da vivere nella vita di ogni giorno. Nel programma dei cinque giorni, passeggiate filosofico-teatrali, laboratori, dialoghi filosofici, proposte per collegare la filosofia alla riscoperta e alla valorizzazione del territorio, con una mission principale: tradurre la filosofia nell’esperienza pratica dell’incontro con gli altri, del valore della persona, l’esercizio della disciplina come un saper essere e un saper fare. Il percorso di collaborazione tra il Festival presieduto da Giuseppina Russo e l’istituto superiore diretto da Giovanni Martello è

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iniziato un anno fa, con i laboratori teatrali in classe avviati dal responsabile dei concorsi AnimaFilosofia Andrea Lucisano, punto di partenza di un’esperienza formativa che attraverso teatro, musica, arte e creatività ha stimolato gli studenti a realizzare un percorso filosofico dentro e fuori di se. I lavori realizzati in questi mesi dagli studenti lametini sono stati presentati nel corso dei cinque giorni della manifestazione. In particolare, per il

premio la “Coppa dei Filosofi”, organizzato nell’ambito del Festival, la studentessa Lucrezia Nicotera ha ricevuto il premio della critica per il miglior dialogo filosofico sul tema del rapporto tra secolarizzazione e ricerca di Dio nella società di oggi. Un rap sul pensiero filosofico di Eraclito è stato messo in musica dalla studentessa Olga Viterbo mentre le dinamiche dell’amore e dell’odio nella filosofia di Empedocle sono state trattate nell’intervento della studentessa Federica Falvo. Soddisfatte le tre studentesse lametine “per un riconoscimento che premia tutti gli studenti del Campanella che in questi giorni, dalla passeggiate filosofiche ai laboratori di filosofia pratica, abbiamo avuto occasione

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di offrire un contributo fattivo al Festival, non come evento sporadico ma come esito di un percorso filosofico che portiamo avanti in classe e che siamo riusciti a portare anche fuori”. Di una “occasione formativa a trecentosessanta gradi” parlano le docenti che hanno gli studenti Michela Cimmino e Olinda Suriano che hanno accompagnato gli studenti e hanno promosso la

collaborazione tra il Liceo Campanella e il Festivalper le quali “l’intuizione degli organizzatori del Festival ha trovato un terreno fertile nella nostra scuola che da sempre ha come missione quella di portare gli studenti a “guardare oltre”, a trovare i punti di collegamento tra ciò che si apprende sui libri e la realtà di ogni giorno. La collaborazione con il Festival, che proseguirà nei prossimi anni, ci farà fare ancora passi avanti in questa direzione: la filosofia come esperienza quotidiana, di riflessione su se stessi in una società troppo spesso disorientata e distratta, di partecipazione alla vita della comunità, di cittadinanza responsabile”.

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IL REPARTO DI UROLOGIA DELL’OSPEDALE “GIOVANNI PAOLO II”

DI LAMEZIA TERME PUNTO DI RIFERIMENTO REGIONALE L’Unità Operativa complessa di Urologia dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme punto di riferimento regionale nella diagnosi e nel trattamento delle malattie dell’apparato urinario e genitale maschile. Il reparto guidato dal dottore Carmine Zoccali vanta infatti un’esperienza ventennale nell’assistenza medica e nella cura delle malattie dell’apparato urinario e genitale ed è dotato inoltre di strumentazioni di ultima generazione, fra le quali un apparecchio laser a olmio da 100 watt unico in Calabria, che consente, per la sua potenza, di trattare oltre che la calcolosi urinaria anche le patologie prostatiche benigne. Il reparto di urologia, istituito come unità operativa complessa nel 2001, è dotato di 20 posti letto, con indice di occupazione superiore all’85% ed accoglie quotidianamente anche pazienti provenienti da ospedali hub, come quello di Cosenza e di Catanzaro, che non trovano posto in queste strutture, in particolare Cosenza dove l’Unità operativa complessa di Urologia può contare solo su 4/6 posti letto. Nell’unità operativa complessa vengono trattate tutte le patologie urologiche benigne, l’urologia oncologica (diagnosi e cura dei tumori oncologici), l’uroginecologia e l’andrologia. Inoltre l’unita operativa di urologia, grazie al dottore Zoccali e alla sua equipe di 7 dirigenti medici e alla professionalità del personale infermieristico, da 15 anni ormai tratta la calcolosi urinaria, che statisticamente costituisce circa il 30% dei ricoveri che vengono effettuati in ambiente urologico, a 360 gradi e con le tecniche più attuali: chirurgia percutanea, chirurgia endoscopica percutanea e transureterale ed SWL, essendo ormai SESTA EDIZIONE DI quasi scomparsa la chirurgia invasiva a cielo aperto, riservata solo a casi di patologie litiasiche molto complesse, che non possono “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA” essere risolti con le tecniche endourologiche. In particolare viene effettuata la tecnica denominata RIRS (Chirurgia Redrogada Intrarenale), che consente di trattare un Il 15 dicembre cena gratuita per i bambini meno calcolo renale di dimensioni fino a tre centimetri senza attraversare fortunati e distribuzione dei regali da parte di Babbo Natale il parenchima renale, ma risalendo fino al rene attraverso l’uretere. Questa è una tecnica molto recente e innovativa, meno invasiva L’Accademia delle Tradizioni Popolari Calabresi, presieduta da rispetto all’accesso percutaneo e in alcuni casi è possibile anche Nicolino Volpe, ha organizzato la sesta edizione di “Aggiungi praticarlo in regime di day surgery. Altra tecnica modernissima un posto a tavola”, l’importante iniziativa sociale che si tiene nel è la ECIRS che combina la chirurgia percutanea con quella periodo Natalizio ed unisce cibo e solidarietà. trasureterale ed è utilizzata per il trattamento di calcoli di Dopo la positiva parentesi dello scorso anno, con la quale è dimensioni superiori a tre centimetri. stato donato all’Emporio della Solidarietà di Lamezia Terme, Nell’unità operativa viene espletata l’attività ambulatoriale ogni gestito dall’Associazione di volontariato Masci, oltre 200 Kg di giorno sia per le visite specialistiche che per la endoscopia e salumi tipici offerti dal salumificio artigianale Alfonso Calabria, l’ecografia interventistica, come l’esecuzione di biopsie prostatiche l’Accademia della Tradizioni Popolari Calabresi ha deciso di transrettali per la diagnostica del carcinoma della prostata, queste ritornare alle origini dell’iniziativa, ossia offrire un giorno speciale ultime con numeri mai inferiori alle 300 procedure annue. alle persone meno fortunate. La mission primaria dell’UO di urologia è in definitiva quella di unire l’efficacia delle cure ad una assistenza ospedaliera sempre Un’iniziativa che si è potuta concretizzare grazie alla gentile più vicina in termini di umanizzazione alle fragilità del paziente, collaborazione della famiglia Rocca, titolare del ristorante pizzeria attraverso presidi diagnostici e terapeutici di elevata qualità e al “Al Solito Posto” sito in via del Mare a Sant’Eufemia Lamezia. passo con i tempi. L’appuntamento si è svolto giovedì 15 dicembre, è stata Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, dott. Giuseppe Perri, si anche organizzata una festa è detto particolarmente soddisfatto per l’attività che viene svolta per i più piccoli. La serata, dall’unità operativa complessa di Urologia diretta dal dottore allietata da musiche e canti Zoccali e per il servizio sanitario di altissima qualità presente natalizi, ha previsto un ricco nell’ospedale lametino. “Il nosocomio Giovanni Paolo II – ha menu a tema natalizio, tutto sottolineato Perri – ha dei professionisti validi conosciuti in tutta naturalmente offerto. Infine, la Calabria per il lavoro che portano avanti quotidianamente. dopo il taglio della torta Questi sono gli esempi positivi che vogliamo far conoscere e che a sorpresa, i piccoli ospiti testimoniano come il nosocomio lametino sia, in molti settori, hanno ricevuto, direttamente riferimento regionale”. dalle mani di Babbo Pasquale Natrella

Natale, dei regali offerti dai sostenitori commerciali dell’iniziativa.

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NUOVA SCOPERTA DEL CENTRO REGIONALE DI NEUROGENETICA:

La prima persona affetta da alzheimer non era tedesca ma calabrese La prima malata di Alzheimer non fu la donna scoperta dal dottor Alzheimer in Germania ma una donna di Nicastro, Angela R. di 38 anni, che già nel 1904, quindi 3 anni prima che la malattia venisse scientificamente descritta da Alzheimer, era affetta da questa patologia, così come risulta dalla cartella clinica presente nell’ospedale psichiatrico di Girifalco. Una scoperta che è stata fatta dal Centro Regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme, diretto dalla professoressa Amalia Cecilia Bruni, grazie al recupero di oltre 5mila cartelle, delle 16mila presenti nell’ex manicomio di Girifalco, tra le quali è stata individuata anche quella della donna di Nicastro, che presenta tutte le caratteristiche della malattia di Alzheimer. Un nuovo importante risultato scientifico, quello del Centro Regionale di Neurogenetica lametino, tanto che è stato anche pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Journal of Neurology”. Il lavoro dello staff diretto dalla prof.ssa Amalia Cecilia Bruni ha permesso infatti per la prima volta, prima che la stessa malattia venisse descritta, l’identificazione di una ammalata di Alzheimer. E questo è stato possibile grazie al lavoro certosino dell’équipe del CRN dell’Asp di Catanzaro, che è a ritroso di ben 6 generazioni fino al 1809. “Angela R. è il primo vero caso di malattia di Alzheimer ed è nata qui e non in Germania – ha affermato Amalia Bruni – lo sappiamo con certezza poiché questa donna è l’antenato dei nostri pazienti

con la mutazione di presenilina. Un omaggio alla nostra storia di Calabria, all’avanzamento delle conoscenze che questa famiglia continua a regalare alla collettività scientifica, un riconoscimento al nostro metodo di lavoro, un riconoscimento alla raccolta della storia clinica e all’osservazione che i nostri antenati neurologi sviluppavano in assenza di qualsiasi indagine, un omaggio a una delle tante donne colpite dalla malattia”. Tutto questo dimostra quanto sia importante l’approccio utilizzato dal Centro lametino nello studio della patologia, che non riguarda solo l’aspetto medico, ma tutto ciò che circonda il malato. Bisogna accogliere i malati di Alzheimer non segregarli. “Bisogna combattere lo stigma a livello sociale – ha spiegato Amalia Bruni – uno stigma che arriva dal passato, quando questi malati venivano ricoverati negli ospedali psichiatrici, per tenerli lontani dalla società. Il nostro lavoro è quello di abbattere questo stigma: un’azione che si può portare avanti con l’aiuto di tutti, per creare così una comunità capace di accogliere il paziente con demenza. Bisogna insegnare a tutti cosa significa avere l’Alzheimer, in modo da attuare un processo di accompagnamento e non di segregazione sociale”.

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L’internazionale di Martinelli: La Pace di Aristofane Aristofane a Scampia è il libro testimonianza di Marco Martinelli, attore, autore e regista del Teatro delle Albe di Ravenna, un teatro di ricerca che da venticinque anni si espande nelle strade dando vita ad altri teatri, ad altre esperienze teatrali come Punta Corsara a Napoli, come Capusutta a Lamezia Terme. Siamo stamattina nei locali, appena inaugurati, della compagnia teatrale Scenari Visibili, Tip Teatro, si sta proiettando il video «Eresia della felicità», esperienza fatta in cinque giornate a Milano presso il Castello Sforzesco. “Creazione a cielo aperto per Vladimir Majakovskij” “Ascoltate! Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano? Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi? .............................................. Ascoltate! Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che è indispensabile che ogni sera al di sopra dei tetti risplenda almeno una stella?” Creazione a cielo aperto sulle note dell’Internazionale che lui, un musicista, suona e suona dal sassofono solitario accanto le mura del castello, come un araldo antico. Canticchio tra di me la canzone, amandola come l’ho amata adolescente, credendoci come

Mensile di informazioni varie - anno 24°- n. 27 - dicembre 2016 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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ci ho creduto adolescente, perché bisogna crederci, credere nelle possibilità. Così ci sta dicendo Martinelli, ora, a video terminato, ora, con i ragazzi di Capusutta che lo guardano con occhi lucidi di emozione, bisogna crederci anche quando sembra tutto finito, quando nessuno ci ascolta più, perché esiste sempre un angelo, come nel Morgante del Pulci, che ci afferra da un ciuffetto e ci porta su. L’amore per i classici, l’amore per la contaminazione ha portato Martinelli ad esperienze tali da farlo sentire sempre vivo, di non ingessarsi e fare il morto vivente come molti quando raggiungono posizioni rilevanti. Lui non ha preso a fucilate dalle feritoie delle sue postazioni i nuovi che volevano emergere anzi li ha aiutati e continua ad aiutarli a farli emergere. Con lui è presente stamattina un suo collaboratore, Alessandro Argnani, che venticinque anni fa era un ragazzino incontrato in quell’Istituto Tecnico di Ravenna dove tutto iniziò. “Senza appunti vado a memoria,- Marco, e conservo la felicità di Dario Natale, nel porgerti le domande su un momento in cui lui con te davate vita a Capusutta, all’adolescenza, all’entusiasmo di fare un urlo, un grido di pace, con “Le donne in parlamento” diAristofane.” Aristofane è il tuo gemello, tuo fratello, non bisogna amare i classici da lontano, bisogna amarli come vicini, come compagni, giocare con loro, e farci uno sgambetto. Nella Pace di Aristofane, altra commedia, portata in scena a Scampia, a cavallo di uno scarabeo stercorario, la spedizione celeste andrà lontano dalle strade sporche dallo sterco dei cani che insozzano le vie della nostra città, via nell’Olimpo per parlare con gli dei. Il teatro per volare via. Nell’eresia della felicità.

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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Associazione Culturale Lissania

Il cuore ed il Pugnale di Massimo Lepera Si è svolto a Lamezia sabato 19 novembre alle 17,30, presso l’associazione culturale “Altrove” in via Lissania 18, la presentazione del nuovo romanzo di Massimiliano Lepera: “Il cuore e il pugnale”… … Clemenza di Catanzaro e il Meridione normanno”. A. Cardamone, direttrice dell’associazione, ha aperto l’ incontro presentando il giovane catanzarese Massimiliano Lepera, docente di latino e greco presso alcuni Licei di Catanzaro. Ha poi proseguito recensendo il testo la prof.ssa Roberta Mazza, facendo notare come il romanzo riesca a tenere il lettore sempre attivo, per la sua trama avvincente e ricca d’ intrighi e complotti. L’opera, ambientata nella Catanzaro del 1160, in Epoca Medioevale e quindi di carattere ‘storico’, ruota intorno alla figura della contessa Clemenza di Catanzaro, che si oppose al potere tirannico di Guglielmo I D’ Altavilla detto ‘il Malo’, tramite congiure, intrighi e rivolte a favore del proprio popolo e della propria terra. Il romanzo, pur rimanendo legato agli eventi reali accaduti all’epoca: Dominazione normanna nel Meridione d’Italia e vicende risalenti alla dinastia degli Altavilla, si concentra su alcuni personaggi secondari secondo le fonti storiche, ma tuttavia fondamentali per lo svolgimento delle vicende e degli avvenimenti del tempo. Innanzitutto la contessa di Catanzaro, la decisa e risoluta Clemenza di Loritello, che lottò sempre per la libertà del suo popolo e della sua città, oltre a innumerevoli altre figure come Matteo Bonello, nobile e rivoluzionario siciliano, Maione di Bari e Ruggero di Martirano. E’insomma, un intreccio ricco e avvincente, calato nell’atmosfera del tempo, tra complotti, guerre, tradimenti, amori segreti, intrighi e inganni, in un misto di storia e thriller, come si addice ad un periodo tanto oscuro e misterioso quale è il Medioevo. I personaggi si sentono vicini al narratore che riesce a usare il feedback e tra i protagonisti vi è un fluire di emozioni. L’auto-

re riesce a gettare una luce nuova sul passato della Calabria. Nel testo si può ritrovare un’ambientazione familiare: “ Una notte con un forte vento ( il vento tipico di Catanzaro ). Sono riuniti in una taverna alcuni personaggi importanti: Una donna,a madre della protagonista,e due uomini, per ordire una congiura: Si sta complottando un matrimonio ‘combinato’ per salvare Catanzaro.Il testo vuole offrire l’opportunità di contemplare il fascino della tradizione e della grande storia catanzarese, fino alle proprie radici, recuperando quell’orgoglio di appartenenza messo a dura prova dalle complesse problematiche odierne; In secondo luogo si è cercato anche di promuovere un talento ‘nostrano’, come quello rappresentato dal giovane Lepera, che simboleggia senz’altro il modello delle nuove generazioni, nel suo desiderio di riscatto, orientato a scrivere nuove appassionanti pagine del ricchissimo romanzo catanzarese.

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Spigolando

Dicembre è il periodo più bello dell’anno; il mondo sembra risplendere avvolto da un’aura magica, immerso nello spirito incantato del Natale che conquista grandi e piccini sia che festeggia un evento religioso o semplicemente un evento laico. Nel mondo ci sono sicuramente una serie di tradizioni che rendono speciale questa festività. Le tradizioni natalizie sono varie e diverse in ogni parte del mondo. Per esempio, in Germania, il Natale inizia con la notte di San Nicola. Nikolaus viaggia in groppa ad un asino e lascia piccoli doni, come monete, cioccolato, arance e giocattoli d’ogni genere, nelle scarpe dei bambini buoni. San Nicolò fa visita ai bambini anche nelle scuole, portando dolci o piccoli regali ad ogni bambino, che a sua volta deve recitare una poesia o cantare una canzone. In poche parole Nikolaus è sinonimo di allegria e di gioia. Egli però, non porta solo allegria, a volte è accompagnato dall’uomo nero, un personaggio dagli abiti scuri, ricoperto di campane e con la barba sporca, Knecht, che porta con sè un bastone o una piccola frusta per punire i bambini che si comportano male. In Norvegia invece, la notte di Natale, le massaie nascondono le scope di casa perchè hanno paura che le streghe possano rubarle. A Caracas, ogni vigilia di Natale, gli abitanti della città si recano in chiesa nelle prime ore del mattino scivolando sui pattini a rotelle e le persone sembrano volare insieme agli angeli. In Colombia, in onore della Vergine Maria, i Colombiani accendono candele e speciali lanterne di carta alle finestre, sui balconi, nei cortili, e tutte le città sono illuminate da strabilianti giochi di luce. A Toronto, la piazza principale e l’albero di Natale sono illuminati da più di trecentomila led che brillano dal tramonto alle 23,00, fino a Capodanno. In Italia, non siamo da meno, a Salerno, per esempio da un po’ di anni viene organizzata la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d’arte luminose, tutte installate per le strade, sulle pareti dei palazzi, nelle aree verdi, sugli scogli del mare, e in questo periodo si vive un sogno da “mille e una notte”. In Calabria il Natale si copre di magia, per noi Natale significa Famiglia. Famiglia raccolta attorno alla tavola, una volta il focolare, una tavola imbandita con le varie portate della cucina calabrese, che devono essere rigorosamente 13. Le feste iniziano dall’otto dicembre, il giorno dell’Immacolata e per tutto il periodo natalizio si riscoprono le tradizioni antiche. E’ la famiglia il centro d’incontro ed è in essa che si ripropongono puntualmente tutti quei gesti e quelle attività che portano un alone di festa. Oltre all’albero non può mancare, in un angolo della casa, il presepe a raccontare simbolicamente la storia della Santa

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Natività e dei valori da essa derivanti. Per fare la grotta basta un pezzo di sughero, per la neve un pugno di farina e c’è sempre uno zampognaro a suonare la ninna nanna. La “Strina” poi è tradizione tipica della Calabria. Nella notte della vigilia dell’Epifania, i giovani si riuniscono in gruppi e cantando bussano alle porte degli amici per ricevere i doni tradizionali: fichi secchi, arance, castagne e mandarini... poche cose cariche di un ricchissimo significato fatto d’amore e fratellanza. Appena arrivu salutu li mura e pua salutu a vua caru patruni o fha’ o fha’ cala priastu nun tardà ca la strina ma’ di fha’. Siantu ‘nu sgrusciu di stu tavulatu fammi la strina ccu’ ‘nnu vuccillatu fammilla i nuci, i pira, i ficu, i vinu però fammilla ppi Gesù Bambinu. O fha’ o fha’ e fammi la strina fha’. cala priastu e nun tardà ca la strina ma’ di fha’…. E, così, fra canti, torroncini e susumelle, un anno se ne va lasciando nel cuore degli uomini la certezza che il futuro sarà certamente migliore.

Passerà la notte Passerà la notte fra suoni di zampogne. Nel silenzio stellare la tua voce giungerà ed io come allora sarò accanto ad una culla a cantare un’antica ninna nanna. Passerà la notte tra malinconie e ricordi mentre il luccichio delle stelle coprirà d’azzurro il cammino smarrito degli uomini.

Editore: Grafichè di A. Perri

Ines Pugliese Lamezia e non solo


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