Lameziaenonsolo Tommaso Cozzitorto, omaggio alle donne

Page 1



cultura

La festa delle donne di Tommaso Cozzitorto

Alcune donne hanno lasciato un segno indelebile durante il loro passaggio su questa vita terrena, sia nella loro vita professionale, sia in quella personale e sociale. Esse non si sono schierate in un aperto femminismo ma sono riuscite ad affermare il loro essere donne concretamente con l’esempio. Sono donne che hanno saputo creare una architettura di equilibri e armonie tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro, concentrate in un presente in cui hanno sentito il bisogno di affermare se stesse e la loro personalità, secondo un percorso che da individuale è diventato collettivo. Non si sono contrapposte agli uomini ma si sono fatte apprezzare attraverso la capacità e la volontà in una dinamica che si è tradotta in una relazione paritaria. Non manca in nessuna di esse una caratteristica comune, cioè quella di essere donne rassicuranti. Ricordiamone insieme alcune.

Marisa Bellisario:

manager dell’Olivetti e poi in consigli di amministrazione di altre grandi società, aveva compreso fin da subito l’immenso potenziale del mondo informatico. Viveva il suo lavoro con grande passione e sapeva coniugare umanità e professionalità con tutti i suoi collaboratori. Non tralasciava la sua femminilità, infatti in America

Lamezia e non solo

era definita “the legs” per le sue splendide gambe ma anche la “ Signora con i baffi” per le sue doti di top manager. Affermava che per una donna raggiungere il successo è più difficile ma molto molto più divertente.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 3


Nilde Iotti: una donna capace di affrontare con

valore politico, pur affrontando grandi difficoltà in un partito comunista che si presentava monolitico e maschilista. È stata una Presidente della Camera dei deputati autorevole, estremamente equilibrata, attenta e rispettosa delle istituzioni democratiche.

Mariangela Melato:

consapevolezza della sua immensa bravura eppure non la sbatteva in faccia al pubblico, tutto appariva naturale, quasi casuale, come solo i grandi artisti sanno fare.

serenità e sicurezza le difficoltà di una società del dopoguerra non certo pronta, per gli usi e i costumi dell’epoca, a comprendere il suo rapporto sentimentale con Togliatti, eppure ha saputo attraversare un’epoca con grande coraggio, dimostrando, da sola, il suo

una grande grande artista, un talento raro, una intellettuale raffinatissima, dotata di umiltà e autoironia, come le persone molto intelligenti, d’altronde. A teatro o sul grande schermo era capace di creare magia ed empatia. Aveva piena

pag. 4

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Raffaella Carrà: sappiamo

praticamente tutto di questa grande artista e grande donna, scomparsa da qualche mese. Icona di libertà, le sue canzoni, pur sembrando semplici e spensierate, recano un messaggio di liberazione della donna, di consapevolezza di essere Donna, di decidere e scegliere alla pari con l’uomo. Raffaella,

con intelligenza e autoironia, ha saputo creare empatia in tutto il mondo, dimostrando che i grandi risultati si ottengono attraverso la professionalità e la forza di volontà. Anche nella sua vita privata, ha fatto scelte su misura per se stessa, lontane dai cliché piccolo borghesi, con quella dote innata di inglobare tutto nella normalità, quando trenta

o quaranta anni fa, non vi era ancora l’apertura che, giustamente, riscontriamo ai nostri giorni. Una donna estremamente perbene e ricca di autentica umanità, la nostra Raffa. Una donna è il cerchio completo. Dentro di lei c’è il potere di creare, nutrire e trasformare. (Diane Mariechild)

Ginevra Affacciata Sugli abissi Non ebbe paura. Uno specchio, Alle sue spalle, Rifletteva Un’immagine, Una antica casa, Quando gli abissi Erano supposizioni. Ginevra, E l’acqua E alcuni scogli, Ginevra, Scuri abissi Rifrangevano I suoi occhi... Tommaso Cozzitorto

Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 5


cara scuola ti scrivo

A scuola in Bosnia-Erzegovina

di Daniela Magnone

Dany ci sei ? Certo tesoro… dimmi tutto! Inizia così una delle nostre telefonate. Era una calda sera di agosto del 2016 quando, mentre passeggiavo serenamente, sento squillare il mio cellulare. Era lei! La mia Valeria! Tra me e me ho pensato mi avesse fatto la sorpresa di raggiungermi al mare ed invece… Non potevo credere alle mie orecchie. Nooooooo !!! Assurdooooo!!! Non mi piace!!! Ho vinto una borsa di studio INTERCULTURA e partirò il primo settembre per la Bosnia – Erzegovina. Ci rimarrò per tre mesi. A quel punto ho interrotto la mia passeggiata e diecimila pensieri hanno affollato la mia mente. Non mi sembrava accettabile che quella ragazzina di soli 16 anni che io avevo visto nascere, che avevo cullato e coccolato, che avevo battezzato e vista crescere amandola pazzamente come solo una madrina può fare, potesse partire per un posto così lontano e da sola. Ma non era solo la lontananza che mi metteva ansia. Ma come le è balenata l’idea della Bosnia? Ma che ci va a fare in un posto del genere? Ma perché tutti partono per Londra, New York, Barcellona, Madrid…e lei va in Bosnia? Tutto aveva il gusto amaro dell’inverosimile. E lei dall’altra parte pag. 6

del telefono che consolava me e cercava di calmarmi… povera piccola!!! Mi accoglieranno i volontari a Sarajevo per il campo di inizio esperienza e poi mi sposterò a Samac, una piccola città della Repubblica Srpska Lei pensava di rasserenarmi ed io invece solo a sentire quei nomi di città tanto tristemente noti avevo solo voglia di non crederci!! Arriva il giorno della partenza ( di cui volontariamente tralascio i dettagli emotivi) e a seguire , piano piano, iniziano ad arrivare le prime foto, i primi audio. Ed ecco che ritrovavo la mia Vale! Bella come il sole, sorridente, serena, con la bontà stampata sul volto. Era la gioia fatta persona! Stava vivendo un sogno… un sogno chiamato INTERCULTURA. E così lentamente le mie perplessità si sono sciolte e hanno lasciato spazio alla gioia di vedere la mia figlioccia crescere, vivere il mondo, aprirsi a nuove culture e nuovi orizzonti. Ed ecco che quella Bosnia – Erzegovina che tanto mi aveva messo paura, iniziava a piacermi. Iniziava a piacermi la sua famiglia ospitante con Zoran e Branka (papà e mamma) e i piccoli Mirko, Mario, Nikola e Lazar… (mancava ancora Bojan nato poi nel 2018); iniziava a piacermi Igor il suo compagno di banco, il gustoso e succulento “cerapi” e addirittura anche il cirillico.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Iniziava a piacermi la sua nuova scuola, tutti i suoi nuovi amici, le feste per i saluti dell’ultima sera… iniziava a piacermi l’idea che indirettamente quell’esperienza di vita vissuta da Valeria stesse facendo crescere e maturare anche me. Oggi Valeria è cittadina del mondo, di un mondo nel quale alcune scelte fanno la differenza soprattutto tra i giovani che hanno il coraggio di sfidare e superare con passione, merito e volontà anche i pregiudizi e le perplessità di tanti adulti come me che faticano a vincere alcune ansie. Oggi il cuore di Valeria si divide a metà tra l’Italia e la BosniaErzegovina, si divide a metà tra noi che la amiamo qui in Calabria e quanti hanno goduto del privilegio di conoscerla in Bosnia. L’esperienza del 2016 ha portato Valeria ad affacciarsi, con lo stesso entusiasmo della prima volta, a numerose altre esperienze: da studentessa universitaria che studia il serbo/bosniaco alla vincita di una borsa di studio di un mese in Serbia e alla borsa di studio Erasmus di sei mesi in Bosnia…e chissà a quante altre ancora! Sono esperienze che arricchiscono l’animo, aprono la mente, rafforzano le conoscenze e accompagnano i giovani nel lungo e meraviglioso viaggio della Vita. Oggi Valeria è diventata anche volontaria INTERCULTURA, si spende quotidianamente affinchè tanti altri giovani possano vivere pienamente questi scambi culturali come ha avuto la possibilità di fare lei, si occupa di assistere i ragazzi stranieri e le famiglie ospitanti e di curare la COMUNICAZIONE INTERCULTURA in qualità di responsabile. L’augurio, affinchè possa esserci un monLamezia e non solo

do sempre più evoluto e sempre più poggiato sui valori fondanti dell’Educazione Civica, è che di Valeria Catanea ce ne siano sempre di più, che sempre di più ci siano giovani pronti ad affrontare le sfide della vita e pronti ad insegnare a noi adulti il modo più giusto per superare ogni forma di confine fisico e mentale. E allora… grazie Valeria… grazie Bosnia-Erzegovina…grazie Intercultura. “Rahrawan ra khastagi-ye-rah nist ishq ham rah ast-u-ham khud-manzil ast” “Non si stanchino mai coloro che seguono questo sentiero, perché esso è al contempo meta e cammino” Poeta persiano citato da Raimon Pannikar in Pace e disarmo culturale

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 7


ricordando

ULTIMO ABBRACCIO A PASQUALE, UN AMICO PER SEMPRE di Egidio Ventura

La cultura perde un illuminato.

ma nel potersi separare senza che nulla cambi e ora che hai iniziato un nuovo cammino e tutto ci sembra diverso nulla ha scalfito il nostro rapporto. Te ne sei andato in punta di piedi dall’altra parte del cammino dopo una vita non sempre facile ma che in fondo non lo è per nessuno. Hai inseguito e lottato per obiettivi importanti con risultati eccellenti e su questo nessuno potrà giudicarti. Ora è meglio che vada a studiare, portando con me qualche frammento musicale nella mia borsa dove tengo le mie partiture più intime. Spero a breve di poterti omaggiare e suonare la tua musica davanti ad un pubblico amico, urleremo tutti quanto sei stato una bella persona e sentiranno le grida fino al cielo dove da oggi vive una nuova stella, quella che guarderemo per sentirti più vicino. Come vorrei che fossi con me, domani, in quell’aula così fredda ed estranea. Dimmi “in bocca al lupo” da lassù! Caro Amico, quanti ricordi ci sono in queste foto!; voglio far finta che tu ci sia, anzi sono sicuro che tu sia qui ora, che mi ascolti. Voglio ricordare la nostra vita, i nostri viaggi nei ricordi belli, ma anche quelli brutti, sono importanti per tenerti vicino. Ho qui la foto di quando siamo andati a portare messaggi di Cultura per tutto il Paese. Dopo la triste notizia che mi ha folgorato nei corridoi del Conservatorio sono tornato a casa e ho tirato fuori tutti i nostri ricordi; ora sono tutti in uno scatolone. Ho trovato anche l’agenda in cui ci scrivevamo i nostri appunti, le scalette, le composizioni di musica Francese, Napoletana , Calabrese e le poesie dei Poeti Francesi, quella era la nostra vita quotidiana, fatta di episodi buffi, di risate e di amicizia profonda. Continuerò sempre a ricordare queste cose che mi tengono legate a te, è una sensazione che mi dà consolazione nei momenti in cui ti sento troppo distante. Sarai sempre un esempio di semplicità e di grandezza d’animo che ci accompagnerà per tutta la vita. Le persone come te non si dimenticano ma si ricordano tutti i giorni perché sono quelle a rendere bella l’amicizia che forse non consiste nell’essere inseparabili pag. 8

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Il tuo amico Egidio Ventura

Lamezia e non solo


Aspettando la sera

La donna e la pace di Angela De Sensi Frontera La GUERRA non è un male naturale e ineluttabile. Appartiene alle categorie logico-giuridiche degli “ATTI” e non a quelli dei “FATTI”, come alcune calamità naturali del tipo alluvioni, terremoti, tifoni, ecc. ecc. che determinano morte e distruzione d’ogni genere, dinanzi alle quali l’uomo è impotente. La guerra come atto appartiene all’uomo, è opera dell’uomo, delle sue scelte, coscienti e volontarie, dei suoi fini e dei suoi progetti per realizzarla. Ma anche la PACE è opera dell’uomo. Per molti filosofi (Eraclito, Empedocle, Hobbes, Hegel, ed altri) la guerra è “naturale all’uomo” , perché “naturale al divenire di ogni cosa”, espressione dunque di una legge intrinseca del divenire stesso. Per altri filosofi la guerra come la pace sono espressione della “Cultura” dei popoli e del livello di civiltà raggiunto. “il messaggio cristiano segna una svolta decisiva. La nascita di Gesù viene annunciata con l’augurio della pace per tutti gli uomini. Nel Vangelo è ben chiaro il ripudio di ogni forma di violenza, indicando come via da seguire il perdono e l’amore”. Tale concezione ha influito profondamente sul pensiero di filosofi e politologi e quindi sulla cultura e sulle scelte politiche di governanti e popoli. Per Comenio, ad esempio, guerra e pace sono frutto di determinate culture, per cui è possibile intervenire sull’uomo a livello educativo, fin dalla primissima infanzia, e formandolo alle virtù della prudenza, della fortezza, della temperanza, della giustizia, lo si avvia verso la scelta della pace da perseguire per tutta la vita. Pace che per lui è ordine interiore ed ordine esteriore. È da proporre una cultura della pace, da diffondere e da tramandare con ogni mezzo tanto da farla diventare patrimonio comune e universale. È possibile questa cultura della pace perché fondata sulla “natura umana”, in quanto istinto di conservazione, sulla ragione, che nell’esaminare i risultati della guerra scopre solo

Lamezia e non solo

lutti e rovine (“Il disinganno della guerra” di cui parla Freud), e infine sulla volontà di difendere il bene supremo , che è la vita. Altri autori come l’Abate Saint-Pierre, Rousseau, Bentham, Kant hanno ispirato con il loro pensiero la creazione di Sistemi di Alleanze, Sistemi di Forze Difensive Internazionali, Tribunali Sovranazionali, Diritto Internazionale; organismi sovranazionali, che storicamente stanno influendo sul cammino verso la pace. La pace va dunque costruita. Papa S. Giovanni XXIII nell’Enciclica “Pacem in terris” sostiene come la capacità e la disponibilità alla pace possano essere sviluppate attraverso l’opera educativa, attraverso la promozione della razionalità, la convivenza, e a vari livelli: nei rapporti dell’uomo con l’uomo, degli uomini con i poteri pubblici, nei rapporti tra le comunità politiche, nei rapporti con le comunità mondiali. In una cultura della pace quale è il ruolo della donna? Oggi può essere sempre più incisivo. E sempre più la donna si deve far sentire. La sua voce deve giungere fino al cielo in questo particolare momento storico. Da pochi giorni la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, in spregio degli Organismi Internazionali, costituiti come presidi della pace nel Mondo, come l’ONU; in spregio della Diplomazia europea e degli accorati appelli di pace di questa; in spregio dell’amicizia postbellica, politica storica con tutto l’Occidente; in spregio della sofferenza che tutto il mondo sta vivendo per la pandemia da cui a stento sta uscendo; in spregio dei giovani russi mandati a combattere, impreparati e disinformati, i fratelli russi dell’Ucraina; in spregio della vita di tutto il popolo dell’Ucraina, civile e militare, senza salvaguardia di donne e bambini, violando il diritto internazionale; in spregio dell’indipendenza e della sovranità nazionale, della libertà e della democrazia di questo Stato; in spregio di tutto quello che con tanta fatica, sacrifici e abnegazione questo popolo ha costruito nel tempo, dalle case d’abitazione alle infrastrutture, dalle opere pubbliche alle opere d’arte. La donna è di primaria importanza in questo momento storico, come madre, come educatrice, come lavoratrice, come politica, come parte degli organismi internazionali, per convincere (Cum vincere) colui che l’offensiva ha scatenato, convincere che la via della pace è la migliore anche ai fini di sanare antichi conflitti e rivalità storiche. Pienamente integrata nei suoi diritti e introdotta nella cultura e nella vita pubblica la donna di oggi è chiamata, da protagonista storica, a far uso delle sue doti peculiari per svolgere un ruolo essenziale per la costruzione della pace, verso la quale per disposizioni naturali è portata. Acquistiamo sempre più coscienza che la pace possa dipendere anche da noi donne ,dalla nostra disponibilità per una concreta soluzione dei conflitti, dal nostro prodigarci per la pace in tutti campi del reale, nella vita individuale, familiare e sociale, nella cultura, nella scienza e nella politica. L’esistenza non acquista una reale grandezza se non si arricchisce dell’orgoglio di contribuire alla vita della collettività, e… in questo momento storico… del mondo intero.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 9


la natura

Mito di Crono e Saturno di Palma Colosimo

Saturno è il settimo pianeta del Sistema solare ed è il secondo gigante gassoso dopo Giove. Esso è un pianeta davvero affascinante, viene riconosciuto subito per via dei suoi caratteristici anelli a spirale, essi sono in continuo movimento e vengono generati da vibrazioni prodotte dal pianeta stesso. E’ alquanto singolare il fatto che questo pianeta capace di generare anelli dai colori così belli, sia accompagnato dalla notte dei tempi da una cattiva fama. Saturno era considerato dagli antichi astrologi (babilonesi ed egizi) come un pianeta malefico, esso era l’ultimo pianeta visibile e veniva associato alle malattie, alla vecchiaia, alla solitudine e alla privazione. Si pensava che non solo fosse portatore di disgrazie e mala sorte, ma anche di morte e quando furono scoperti altri tre pianeti, Urano, Nettuno e Plutone, Saturno per l’astrologia tradizionale mantenne la sua etichetta di pianeta malefico. Il pianeta presiede come parte del corpo umano la pelle e le ossa e più specificatamente la colonna vertebrale, la quale permette agli esseri umani di mantenere la posizione eretta differenziandoli dagli animali. Autonomia e indipendenza sono le parole chiave di pag. 10

Saturno, il quale attraverso le tappe e le prove della vita ci aiuta a costruire metaforicamente la nostra spina dorsale attraverso l’esperienza, la volontà ed il senso di responsabilità. II passaggio di Saturno rispetto ai pianeti del nostro tema natale opera tagli che fanno crescere, taglia i rami secchi di relazioni spente e può anche sancire la fine di un’amicizia. Saturno a differenza di Giove non regala nulla, ma ciò che riusciamo ad ottenere è dovuto al nostro impegno e alla nostra costanza nel raggiungere gli obbiettivi, i quali saranno duraturi nel tempo. Un Saturno importante che si trova in aspetto dinamico con il Sole con la Luna o gli altri pianeti personali nel tema di nascita, può indicare che la persona non abbia goduto della spensieratezza che caratterizza l’infanzia, in quanto responsabilizzata troppo presto con carichi ed oneri non adatti alla sua età Questo tipo di meccanismo si ripropone anche nel mito di Saturno, egli era un Titano figlio di Gea e Urano il bellissimo Dio del cielo

stellato che ogni notte si congiungeva a Gea la Terra, e insieme generarono i Titani. Ma Urano era molto esigente e non amava i propri figli, egli non li riteneva belli abbastanza per essere i suoi, ed ogni volta che Gea partoriva li rigettava all’interno del Tartaro ( il grembo della Terra). Gea stanca di dover trattenere i propri figli nel suo grembo e di non poterli abbracciare, parlò con loro di questo suo disagio, e Crono l’ultimo non si tirò indietro e si offrì di aiutarla. Gea fornì Crono di un falcetto con il quale avrebbe evirato il padre, nel momento in cui si sarebbe congiunto con la madre. Non lo uccise, ma è come se lo avesse fatto perché gli negò la possibilità di procreare. Crono ne prese il posto e diventò il signore di tutti i regni della Terra. Questa sua esperienza non gli fu di insegnamento in quanto egli ricalcò le orme del padre, diventando un tiranno. Successivamente gli venne profetizzato da Gea che avrebbe subito la stessa sorte del padre, come avvenne poi per mano di Zeus. Crono per timore che la profezia si avverasse incominciò ad ingoiare i suoi figli appena nati. Rea sua moglie come Gea lo ingannò facen-

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


dogli ingoiare una pietra al posto del piccolo Zeus, il quale quando fu abbastanza grande gli si rivoltò contro e lo costrinse a vomitare i suoi fratelli che aveva ancora nella pancia facendogli ingoiare potenti emetici. Zeus mandò in esilio il padre nel tartaro, nel quale Crono meditò sulle sue azioni e si pentì dei suoi errori, venne poi perdonato dal figlio e ritornò sulla terra in veste rinnovata di sovrano saggio e illuminato (Saturno), iniziando quella che fu chiamata l’età dell’oro. Nella narrazione di questo mito si evidenzia non solo la lotta tra padri e figli e di come questi ultimi lottano per far valere la loro identità, ma anche il fatto che Saturno è un figlio rifiutato dal padre e la figura della madre risulta essere inadeguata. Ella addirittura spinge il figlio ad evirare il padre, costringendolo a farsi carico di questo gesto e del pesante senso di colpa che ne consegue, che caratterizza molto i saturniani. Può succedere che questi soggetti credono di non meritare di essere amati, o meglio che devono meritarselo attraverso atti materiali, credono che nulla venga regalato ma tutto si conquista con l’impegno e il lavoro. Hanno difficoltà ad esprimere le emozioni in quanto le reputano segno di fragilità, una fragilità che non mostrano quasi mai agli altri. Sono bravi strateghi e perseverano fino al raggiungimento della meta, conoscono

i propri limiti e si attengono alle regole della società. Nel mondo esterno Saturno simboleggia l’autorità, quest’ultima viene incarnata da diverse figure: quella dei genitori, degli insegnanti, della polizia, del un capo ufficio, ma può rappresentare anche un ente, una struttura, lo Stato. Dagli antichi venne considerato il Guardiano Della Soglia Dell’Abisso, cioè delle colonne di Ercole (dove si credeva finisse il mondo). Esso viene ancora considerato il Guardiano Della Soglia Della Coscienza, questa energia attraverso la ragione e la razionalità non permette all’inconscio di palesarsi se la persona non è pronta a recepirlo. Nei Tarocchi la carta legata a Saturno è l’Eremita, il vecchio saggio che nella mano destra ha un bastone e nella sinistra una lampada ad olio. La sua ricerca è la conoscenza attraverso la lungimiranza e la pazienza, nel suo percorso è solitario e questo sta ad indicare che la conoscenza è di tutti ma non è per tutti. Saturno è il signore del tempo( Kronos), governa il segno del Capricorno e dell’ Acquario, il suo elemento è la terra, la stagione è l’inverno le pietre preziose sono l’onice e l’ossidiana. Un motto che i saturniani non devono mai dimenticare è ” NON SMETTERE MAI DI CREDERE DI POTER VINCERE “

rime in vernacolo

Che cosa è il dialetto

di Luciana Parlati

Tutti lo sappiamo,lo conosciamo, lo parliamo o almeno lo abbiamo parlato, poiché il dialetto è la lingua dell’infanzia, lo abbiamo sentito dai nostri cari, dai nostri amici e compagni di scuola. Il dialetto è certo la lingua del passato, quella che risveglia memorie e ricordi teneri e dolcissimi, di cucine affumicate, di bracieri scoppiettanti di magiche “spissuli”, domestiche lucciole invernali, di ruvide maglie di pecora in inverno,di “scirubbetti”, di granite fatte con il ghiaccio grattato grossolanamente in estate, di banchi di legno scheggiati e traballanti, di calamai pieni di inchiostro, di scalcinati pullman che ci portavano a mare. Il dialetto è il sapore della “suprissata ccu la lacrima e da “scirubbetta ccu lu vinu cuattu”. Il dialetto è ciò che ti fa sobbalzare il cuore,se per caso in una città lontana o in qualsiasi posto del mondo senti una parola o una espressione che ti fa capire che non sei solo,ma ti è vicino qualcuno della tua terra,che può veramente capirti e sinceramente aiutarti. Il dialetto, soprattutto per persone di una certa età, rievoca tante cose, immagini, episodi, momenti particolari che ci appartengono intimamente, e anche i nostri figli ci hanno seguito finora nella Lamezia e non solo

cura e nella custodia di questo idioma così semplice, così espressivo,così arguto, a volte irriverente e caustico, ma appunto per questo così incisivo ed unico. Il dialetto di oggi certamente non è più quello di una volta, ma è un linguaggio che, pur strutturato su quello antico, che rimane sempre il pilastro fondamentale,si è naturalmente evoluto, per cui il lessico si è arricchito di vocaboli di recente formazione, diciamo così dialettizzati, ma anche così mantiene una sua specificità. Il dialetto io lo paragono ad una sorgente ancora incontaminata di acqua pura, che dalle nostre possenti montagne sgorga, pur tra mille difficoltà,formando ruscelli e ruscelletti che vivificano e risanano l’ambiente. Credo che il dialetto possa considerarsi un valore aggiunto per chi ne ha conoscenza e per chi lo ha amato e lo ama; è come un piccolo tesoro custodito che ci fa meglio gustare la vita , così complicata oggi,perché ce la rende più semplice con i suoi termini genuini e così pregnanti di significato,e ci fa penetrare nella sostanza più vera e più profonda delle cose, degli eventi,degli uomini.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 11


QuestoMondodiMax

Max e i suoi inseparabili Ciuk, Ciarlino e Gustavo

pag. 12

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

di Massimo Striglia

Lamezia e non solo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.