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Lamezia e non solo

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I Vacantusi L’associazione teatrale I Vacantusi nasce nell’anno 2008 a seguito della esperienza fatta negli anni precedenti in un’aula della scuola dell’infanzia “G: RODARI” di Lamezia Terme e per l’esattezza nell’anno 2005. Le insegnanti Aiello,

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La Scala e Careri, riconosciuto il valore storico della poesia “A Ruga” della Prof. ssa Filomena Stancati, progettano di farne una recita scolastica dal forte impatto pedagogico; genitori e figli si esibiscono sul palcoscenico uno accanto all’altro. Fra i

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protagonisti della rappresentazione nascono i primi “Vacantusi” e da quel semplice ma commovente “momento didattico”, la prima commedia in vernacolo della compagnia. Essa prenderà il nome di “Na Jurnata n’tra Ruga” e sarà diretta dall’allora regista del

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gruppo Morelli. L’opera registra per ben due volte il tutto esaurito nel prestigioso teatro Grandinetti di Lamezia Terme ed ottiene, per i suoi contenuti altamente rappresentativi della città di Nicastro , il patrocinio comunale. E cosi nel luglio 2008 il gruppo dei Vacantusi di costituisce ufficialmente in Associazione Teatrale con il nome de “ I VACANTUSI”. Seguono, negli anni a venire la produzione di altre commedie, l’opera “A Ricchizza ud’ è cuntintizza” e “Chin’ un spera è miaghju mu’ spira” ed entrambe riconfermano il successo precedentemente ottenuto. Contemporaneamente all’attività teatrale nel lametino, il gruppo dei Vacantusi porta le sue commedie nel territorio calabrese ottenendo prestigiosi riconoscimenti quali; miglior scenografia e miglior attore protagonista rispettivamente durante la XXII e la XXV Rassegna San Costantinese (VV). A consolidare la crescita e il lavoro svolto della compagnia

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sono due importanti momenti: nel 2011 con la realizzazione dell’ prima rassegna teatrale in vernacolo “Vacantiandu” Città di Lamezia Terme - che nel 2015 raggiunge la sua 5° edizione - , e nel 2012 l’incontro con il maestro Maruca regista delle due successive opere teatrali “Le Bugie sono come le ciliegie, una tira l’altra” e il “ Tartufo di Molire” e quindi un nuovo percorso della compagnia costituito dai laboratori per una crescita più consapevole e qualificata. La scelta di avvalersi di professionisti continua tant’è che le scene sono realizzate dello scenografo lametino M° Ennio Stranieri che seguirà la compagnia anche nelle successive produzioni. I Vacantusi si sono cimentati inoltre in brevi messe in scena di genere giallo nelle attualissime “Cene con delitto”. Il desiderio di sperimentazione e innovazione dei Vacantusi è inarrestabile e partecipano, quindi, ad un percorso laboratoriale biennale, durante il quale

approfondiscono lo stile della commedia dell’arte e la figura del buffone medievale. La strada intrapresa è quella della conoscenza e della sperimentazione, e per questo nel 2014 /15 la compagnia viene seguita dell’attore/regista Sasà Palumbo e con la quale vincono la Miglior Regia e il Migliore Allestimento Scenografico con la commedia “Francesca da Rimini “di Petito, nel concorso Premio Bronzi di Riace 2015 organizzato dal FITA Calabria. Attualmente portano avanti alcuni laboratori teatrali e proseguono con le produzioni teatrali seguiti entrambi del M° Giovanni Carpanzano. Nel 2016/2017 realizzano: la Produzione “Cesare due figlie e tre valigie” per la regia di G. Carpanzano. Con la quale vincono nel concorso Fita migliore regia, migliore scenografia e migliore attore caratterista. Sempre nel 2016/2017 continua il percorso laboratoriale diventando due gratuiti per

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le scuole medie di Lamezia Terme piu un altro specifico sui clouwn, tutti della durata di 8 mesi comprensivi di messa in scena finale,sostenuti con il ricavato della Rassegna VACANTIANDU 2015/16. Seppur orgogliosi del loro percorso in salita, i Vacantusi non hanno mai dimenticato lo scopo per il quale sono nati: la Solidarietà. Soci fondatori della Associazione BORGHI DA RIVIVERE, per la valorizzazione dei borghi calabresi. Associazioni quali: Mago Merlino onlus, Le Agricole, Natuzza Evolo e non per ultimi Padre Paolino e la Caritas diocesana sono testimoni del nostro continuo impegno nel sociale. Ultimamente hanno donato un infermeria ad una scuola media e stanno finanziando un progetto teatrale dedicato a ragazzi di terza media. Il loro progetto per la solidarietà per l’ anno 2016 è poter sostenere alcuni laboratori teatrali nelle scuole da dedicare a ragazzi in difficoltà e non solo. L’impegno continua, con tanta voglia di fare e di fare del bene.

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Il nostro territorio

Prevenire i prevedibili danni nelle scuole dei comuni a più elevata

pericolosità sismica I riflettori accesi sui problemi della sicurezza nelle scuole per l’apertura del nuovo anno scolastico non possono essere spenti e aspettare l’inizio del prossimo per riaccenderli. Con le aule piene di studenti non si può oscurare la necessità dell’adeguamento sismico delle migliaia di scuole ad alta vulnerabilità già censite nell’Italia centro-meridionale. Necessità che, a seguito dell’accertata vulnerabilità sismica di migliaia di scuole, non può essere ignorata o sottovaluta nella regione a più elevata pericolosità sismica del Bel Paese e con tutti i

comuni classificati nelle due zone a maggiore pericolosità sismica. E dove più di 1.500 edifici scolastici localizzati nei 261 comuni classificati nella Zona 1 più pericolosa dove possono verificarsi fortissimi terremoti. Nel lametino non può essere ignorato che nella Zona 1 ricadono tutte le scuole di Lamezia T. e del circondario. E che la vulnerabilità sismica di molte delle stesse scuole è stata accertata prima dell’introduzione delle più restrittive Norme Tecniche per le Costruzioni vigenti dal 2008.

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E’ vero che non è possibile prevedere dove e quando avverrà il prossimo terremoto ma è da irresponsabili agire come se non accadrà mai più una forte scossa come le tante che nei secoli scorsi hanno già colpito tutti i 409 comuni della regione. D’altra parte, nelle stesse scuole non mancano i libri con dati e testimonianze che documentano le distruzioni e i morti provocati in tutti i comuni calabresi da terremoti come quelli del 1638, del 1783, del 1905 e del 1908. Come non mancano le disponibilità per accedere ai dati dei più recenti studi e pubblicazioni scientifiche sull’assetto geodinamico e sui vari processi di evoluzione geologica in atto nel territorio calabrese. Dati utili per il recupero della memoria storica, la comprensione dei rischi ai quali si è esposti e agire per prevenire. L’inidoneità sismica dei vari edifici scolastici dei 409 comuni calabresi è documentata ad incominciare dal 1999 nella “Graduatoria della Vulnerabilità” del noto e dettagliato “Rapporto Barberi” e nelle successive analisi e approfondimenti pubblicati nel 2005 in due volumi denominati “Inventario e vulnerabilità degli edifici pubblici e strategici dell’Italia centro-meridionale” e “Analisi di vulnerabilità e rischio sismico” dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia e Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti”. Da questi documenti scientifici è emerso: che il 74% degli edifici scolastici della regione è stato classificato a vulnerabilità alta e medio-alta; e, in particolare che ben 1.221 scuole sono state incluse nella classe ad alta vulnerabilità mentre 1.736 in quella a medio-alta

vulnerabilità. Documenti da riportare alla luce e che stimolano domande come ad esempio: in quali di queste scuole sono stati realizzati i necessari lavori di adeguamento sismico? E quante delle scuole classificate vulnerabili continuano ad essere riempite da alunni e docenti senza essere state messe in sicurezza sismica? Una risposta indiretta a questa domanda si trova nei dati di recente pubblicati sul sito web “Bando adeguamento sismico di edifici scolastici” della Regione Calabria dove sono indicate le 330 domande di adeguamento sismico, prevalentemente di scuole elementari e medie, presentate entro aprile 2017. Sempre tra i dati di questo primo Bando regionale finanziato con 30 milioni di fondi POR è anche significativo il numero limitato, solo 20, delle domande ammesse a finanziamento. Lo stesso sito web evidenzia che dopo questa prima tranche di interventi, nel programma di finanziamenti per l’adeguamento sismico delle scuole che la Regione ha avviato è prevista l’utilizzazione: di risorse del PON FESR 20142024 in corso di attivazione da parte del MIUR (oltre 53 milioni di euro finanziati alla Regione Calabria); di fondi del piano

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nazionale 2018-2020 nel cui riparto alla Regione Calabria saranno assegnate oltre 70 milioni di Euro; e risorse finanziarie rese disponibili nell’ambito delle strategie Agenda Urbana e Aree Interne del POR Calabria FESR 2014-2020. A questi segnali di attenzione per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici non si accompagnano analoghi e adeguati segnali da parte dei comuni e delle Province calabresi. Come non sono adeguate alle necessità le risorse e attività di recente attivati dal Governo. E che c’è molto da fare, nonostante i segnali positivi e da prendere ad esempio come quelle della

regione Calabria, lo si rileva da quanto dichiarato dalla stessa coordinatrice della Struttura di Missione per la riqualificazione dell’Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio. La rilevanza di risorse e attività richieste Lamezia e non solo

per mettere a norma tutti gli edifici non adeguati ai vigenti standard sismici emerge considerando il numero di scuole non antisismiche: 879 nella Provincia di Cosenza, 514 nella Provincia di Reggio Calabria, 466 nella Provincia di Catanzaro, 263 nella Provincia di Catanzaro e 219 nella Provincia di Crotone.

Un numero poco considerato nella ripartizione nazionale dei fondi per gli interventi di adeguamento strutturale e antisismico come si rileva sia nella pagina web “Sicurezza degli edifici scolastici” della Protezione Civile nazionale, sia nei grafici pubblicati da “ItaliaSicura.Scuole” come quello sulle “Risorse totali di finanziamento per regione con confronto numero di edifici”. Sulla inadeguata attenzione degli amministratori locali, ad esempio, è da evidenEditore: Grafichè di A. Perri

ziare che molte decine di comuni calabresi non dispongono del necessario Piano di Emergenza di Protezione Civile. E che tutti i cittadini dei 409 comuni della regione non vengono adeguatamente informati su contenuti e aggiornamenti dei Piani di Protezione Civile comunali e non sono coinvolti nelle necessarie e continue attività di esercitazione da realizzare. Com’è da evidenziare la limitata attenzione delle Province per i bandi regionali per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici, per i finanziamenti per l’edilizia scolastica disponibili dallo sblocco del patto di stabilità interno e per la progettazione di scuole nei Comuni che sorgono

in Zona sismica 1. Permane la necessità di non oscurare la realtà dei tanti giovani e adulti che frequentano aule di edifici scolastici non idonei a resistere a scosse sismiche come quelle che nel passato hanno colpito i territori che ospitano le stesse scuole. E di continuare ad informare anche per favorire la crescita e diffusione della necessaria cultura della prevenzione. E, soprattutto c’è l’urgente necessità di agire per la messa in sicurezza delle scuole e per evitare la perdita di vite umane a seguito di inevitabili eventi naturali come i terremoti. Geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale Amici della Terra

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Associazionismo

Il Club del libro Nel Club del Libro ognuno è libero di esprimersi, senza il timore di essere sottoposto ad esami o processi da parte degli altri, in un ambiente tranquillo, rilassato e godibile come il caffè letterario del Qmè. Per il primo appuntamento dell’anno, la scelta era caduta su “L’amante giapponese”, di Isabel Allende, che racconta le vite di due donne molto diverse tra loro per età ed estrazione sociale, due esistenze che si intrecciano in una sorta di “continuum temporale” tra passato e presente in cui l’autrice cilena narra - per mezzo della sua tipica delicatezza - momenti di grande mutamento culturale e di estrema drammaticità. È la storia di Alma Belasco, anziana che volontariamente decide di lasciare la casa di famiglia sulla baia di San Francisco, per

scoppio di una passione impetuosa e travolgente. “L’amante giapponese” non è che questo: un tributo all’amore di ieri e di oggi, immortalato in parole nella storia di Alma e Ichimei e prolungato idealmente da quello, ancora acerbo, di Irina e Seth. Il libro, quindi, avrebbe dovuto comprendere in sé tutti i requisiti per appassionare i partecipanti al book club ma… non è successo! Tutti amavano l’Allende de “La casa degli spiriti”, e l’aspettativa era alta, ma qui ha usato una scrittura così densa da spiazzare i lettori: rispetto al suo libro più celebrato, l’autrice è andata avanti e ha trovato un nuovo modo per raccontare la storia di una vita. Ma il book club è vivo, chi vi partecipa non arriva agli appuntamenti con recensioni preconfezionate ed anche un libro di successo può essere stroncato senza pietà. Il book club è l’incontro che non ti aspetti, l’imprevisto di conoscere persone straordinarie, di passaggio in un locale pubblico e che si avvicinano incuriositi dalle discussioni letterarie che sentono dal tavolo vicino. Ogni incontro del book club è diverso dagli altri, per questo i lettori che ne fanno parte già da ora si chiedono chi incontreranno e cosa uscirà fuori dalla discussione che, prendendo spunto dal libro “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, si terrà il 29 ottobre prossimo, alle 17:30, sempre al Qmè.

trascorrere gli ultimi anni che le restano nell’ospizio di Lark House; ed è la storia di Irina, giovane alla disperata ricerca di un lavoro che le permetta di voltare pagina e dare un taglio alla sua vita precedente. Fra le vite degli altri personaggi, che la Allende tratteggia in maniera effimera e marginale, come fossero anime di passaggio, emerge l’incrocio fatale tra le due donne: Alma chiede ad Irina di farle da segretaria, per riordinare le sue memorie, trascritte dal nipote Seth, che si innamora all’istante di quella ragazza così algida e distante, tanto da buttarsi in un corteggiamento che durerà anni. Ed ecco che, disseppellendo vecchi ricordi, si viene a conoscenza del grande amore di Alma per Ichimei Fukuda, un giardiniere giapponese approdato da bambino in America prima dell’attacco a Pearl Harbour, poi discriminato come tutti i suoi connazionali che a suo tempo si trovavano su suolo americano; il senso di discriminazione razziale, unito alla tristezza per essere stati strappati alla propria vita, è qualcosa che anche Alma conosce molto bene, dato che i suoi genitori sono stati portati via dal ghetto di Varsavia, per non farvi più ritorno. Una storia, quindi, che porta il lettore alla scoperta dell’essenza di queste due anime, così diverse ma così simili per il fardello di dolore che portano con sé, tanto da rendere inevitabile lo pag. 8

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Associazionismo

Provinciale Catanzaro La realtà Calabrese che ci riempie di Orgoglio !

Conflenti - Anche quest’anno, come da tradizione, si è svolta la “Giornata della memoria del donatore defunto” il 17 settembre a Conflenti. La manifestazione, nata nel 2003 in seguito alla tragica scomparsa del Vicepresidente dell’Avis di Conflenti, si è arricchita di anno in anno diventando ormai un appuntamento fisso targato Avis. Dal 2014, infatti, su richiesta del Consiglio Direttivo dell’Avis di Conflenti al Consiglio Direttivo di Avis Provinciale Catanzaro, la manifestazione è stata istituzionalizza diventando manifestazione Provinciale. Da allora la “Giornata della Memoria” si svolge ogni anno la terza domenica del mese di settembre. Un momento di riflessione e preghiera in memoria di tutti i donatori scomparsi ma che vuole essere allo stesso tempo anche un evento che guarda al futuro, ai giovani, senza dimenticare il passato

e chi ha reso l’Avis un’associazione a 360° nel sociale senza distogliere però l’attenzione dal suo punto cardine: la donazione del sangue. Nel corso della manifestazione, oltre a ricordare i donatori, quindi, si rivolge un pensiero a problemi o situazioni attuali e che riguardano l’opinione pubblica. La manifestazione viene celebrata ogni anno nel Santuario-Basilica della Madonna della Quercia di Visora, la cui solennità ha contribuito a rendere ancora più significativa la manifestazione caratterizzata da grande valenza associativa. Novità dell’edizione 2017, il fatto che la manifestazione è divenuta itinerante: quest’anno, infatti, l’inizio della Commemorazione, con la raccolta in preghiera, è avvenuta giorno 9 settembre a Zagarise per l’Area dell’Alto Ionio Catanzarese e giorno 10 settembre a Squillace per l’Area del Basso Ionio Catanzarese. Nelle due Aree le comunità si sono raccolte in preghiera ed hanno acceso la “Fiaccola a ricordo” che è stata portata il giorno 17 settembre a Conflenti insieme alle Intenzioni di Preghiera delle Comunità. Nell’Area del Medio Tirreno Catanzarese l’Avvio della commemorazione si è tenuta il giorno 15 settembre a San Mango d’Aquino, dove le AVIS d’area si sono raccolti in Piazza della Pace per l’accensione della fiaccola e la benedizione dei labari.

quindi, a Conflenti dove le tre fiaccole e le tre intenzioni di preghiera sono state deposte ai piedi della Madonna della Quercia di Visora con Santa Messa . E’ stata inaugurata inoltre un monumento nei pressi del monastero delle Clarisse Conflenti. Opera di un noto Architetto Lametino, che ha donato il monumento da lui progettato e realizzato in memoria di suo fratello Avisino. Il monumento dell’Avis goccia di sangue stilizzata, diviene testimonanza di un territorio votato sempre più alla Solidarietà ed al Volontariato, impegnati nell’operare per il ben comune, sempre.

La Commemorazione finale si è tenuta,

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Il parere di Antonio Mallamo: Psicologo, Antropologo Esistenziale

Cibo - Alimentazione – Psiche …un connubbio inscindibile..

ANTIPASTO Mangiare è apparentemente un atto per lo più spontaneo, ripetitivo , a volte rituale , a volte sofferto e controllato per via dei problemi di linea o di salute . Esso risponde, nel nostro immaginario, alle richieste corporee di nutrimento e al senso di fame. In effetti, a una disamina più profonda, il nutrirsi è anche un simbolo potente, archetipico , regolato da implicazioni psicologiche impensabili . Basti pensare che la fame è il primo istinto che il neonato ha modo di avvertire e agire , e che si coniuga dapprima con quello di sopravvivenza , per assumere man mano il ruolo e il significato di primordiale atto di scambio relazionale con il mondo esterno, tramite il seno materno. Sopravvivenza e relazione con la madre, innanzitutto, sono due “significanti” legati al cibo acquisiti da neonati , ma che rimangono attivi in età adulta e regolano , nel bene e nel male, il nostro rapporto con l’alimentazione. La psicoanalisi ha sottolineato il piacere (da Freud considerato come primo accenno di sessualità ) derivante dall’allattamento, tant’è che viene tuttora definito “tipo orale” l’individuo che non ha potuto superare bene quella fase dello sviluppo evolutivo (fase orale) e rimane “fissato” da adulto in una modalità relazione di avidità , compulsività nel soddisfacimento dei bisogni e immaturità nella ricerca del piacere.

PRIMO. In effetti il “nutrimento” affettivo e relazionale che i genitori hanno dato o lesinato , nella nostra mente viene associato al nutrimento materiale dato dal cibo , creando un sillogismo : allattamento = prima relazione / relazione = cibo . Queste connessioni tra realtà psichica e cibo sono particolarmente evidenti nei disturbi dell’alimentazione , dove le obesità sembrano rispondere a un bisogno di riempire , maniacalmente, i vuoti esistenziali determinati da un mancato “nutrimento” funzionale ,che poi si prolungano o si evidenziano nella età adulta. Anche se non obesi, a chi non è mai capitato di alzarsi di notte con la voglia di svuotare il frigorifero, magari per rispondere a una frustrazione conscia o inconscia patita durante il giorno? Ma se l’episodio diventa regola , il vuoto da riempire rivela una pervasività patologica, come succede , ad esempio, nella “Bulimia” . Il soggetto affetto ingurgita di tutto , per poi autoindurre il vomito , un rituale che rimanda ad una fame estrema di relazione sana e allo stesso tempo al rigetto di un nutrimento forzato sostitutivo , quello del cibo, che in questo caso e in queste quantità non risponde ai veri bisogni relazionali. Invece nell’Anoressia il rifiuto del nutrimento è totale , a volte suicidario, come ribellione profonda contro la relazione con cui la famiglia, a partire dalla madre , è riuscita a “cibare” in tenera eta’ la figlia. Dico la figlia perché il fenomeno dell’anoressia riguarda in massima parte il genere femminile, nella misura in cui si aggancia a quelle aspettative di bellezza delle forme che

il corpo della donna induce nella società e nella stessa famiglia. ( Ovviamente i maschi rispondono preferibilmente con altre modalità oppositive a simili traumi relazionali.). Il dialogo interiore dell’anoressica pare essere questo: “Se sono stata allevata per essere solo funzionale ai bisogni e alle aspettative altrui, se i miei veri bisogni non sono stati visti, o addirittura calpestati e umiliati, e c’era solo attenzione per la salute e la bellezza fisica, io rifiuto e mi ribello contro questo nutrimento tossico senza anima , non mangio , e distruggo l’armonia del mio corpo, divengo un corpo in-animato. “ Pur di raggiungere il pag. 10

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suo disegno vendicativo , in genere, l’anoressica attua una distorsione della realtà immaginando il suo corpo come grasso , anche quando non lo è. Da ricordare anche , in ottica psicosomatica, che un problematico rapporto col “nutrimento” può essere all’origine di qualche disturbo dell’ apparato gastroenterico e di determinate intolleranze alimentari. SECONDO A parte la patologia , risulta evidente come un corretto rapporto col cibo e col peso corporeo , escludendo le manie salutiste e dietistiche, anch’esse da esaminare se eccessive, ci parli di un buona capacità relazionale con se stessi e con gli altri. La importanza simbolica del connubio “relazione=cibo” è evidente nel fatto che ogni evento importante della nostra vita sociale viene suggellato con un banchetto o che l’invito a cena è spesso il primo passo di una relazione amorosa o che il riunirsi a tavola in orari prestabiliti con la famiglia è , più che un rito , la celebrazione giornaliera di una com-unione con le persone amate, come amato e prezioso fu il pasto-relazione con la madre . Quindi mangiare richiama anche all’ Intimità di quel pasto primario. Purtroppo, poichè oggi vige la fuga , che poi è paura dell’”intimità” , molto visibile nei difficili rapporti di coppia, tanti ristoratori si adeguano a questa alienazione, accogliendo i clienti con sale rumorose , schermi tv che nessuno guarda , ma acusticamente inquinanti, e musiche che mettono a dura prova il bisogno di intimità e com-unione che il convivio richiama. Pure l’offerta bulimica di spropositati menu nuziali mette a dura prova la spiritualità della ricorrenza a cui anche l’invitato dovrebbe esser chiamato a partecipare. A riprova della funzione metaforica che il cibo riveste , la religione cattolica ha fatta sua la simbologia relazionale , dove il vino e l’ostia divengono simbolo della comunione col divino. “Dimmi cosa e come mangi , ti dirò chi sei” . Oppure ti dirò “come stai” : un mio collega non manca di risaltare che il mangiar bene , concedersi delle pietanze di qualità e appetitose , rafforzi anche l’”autostima”. Sicuramente contribuisce , pur se io invertirei l’ordine prioritario delle due cose. Ovvero che è soprattutto l’autostima che ci porta a mangiar bene. Cambiando l’ordine dei fattori , il prodotto non cambia. Buon Appetito !

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Rubrica di Antonio Saffioti totosaff@gmail.com

Concluso primo seminario su

“L’affettività e le persone con disabilità” promosso dalla FISH Calabria

a farmaci o sedativi, come spesso è accaduto in passato, specie per disabilità di tipo psichico.

Si è svolto l’8 settembre nelle sale del Grand Hotel Lamezia, il primo seminario sul tema della sessualità e disabilità. Ad organizzare l’incontro, dal profilo scientifico, la FISH Calabria in collaborazione con il blog collettivo Manifest. “L’affettività e le persone con disabilità”, questo il titolo del seminario, super partecipato (si contano oltre 150 presenti). Molte le associazioni e gruppi culturali presenti, oltre a molte persone con disabilità. L’obiettivo è quello di liberare l’amore, perché anche un disabile come qualsiasi non disabile ha il diritto di vivere liberamente i propri sentimenti, compresa la sessualità. Ma a tal proposito, secondo Saffioti, la sessualità rappresenta solo l’ultimo stadio di una serie di cose essenziali alla vita. Prima c’è appunto l’affettività, l’emotività, le relazioni umane, l’amicizia, l’amore. Poi anche il sesso. Per questo motivo, attraverso i due relatori presenti, il prof. Paolo Valerio (Università Federico II di Napoli), e Laura Corradi, (Unical), si è convenuto che l’argomento, comprensivo di molteplici chiavi di lettura, e quindi di più argomenti, non può certo esaurirsi nella sessualità o nella sola assistenza sessuale, la quale tuttavia pure ha motivo di esistere. A portare il suo saluto in video conferenza ed a spiegare l’urgenza di una figura altamente professionale che si prenda cura del ‘problema’, e vedremo perché problema, anche Maximiliano Ulivieri di Lovegiver, nonché promotore del primo corso di formazione, attivato lo scorso 31 agosto a Bologna, per assistenti sessuali a persone disabili. “Anche qui, nell’assistente, c’è profonda empatia”. Questo è ciò che afferma, ripetutamente, Ulivieri. Inoltre, quando si tratta di assistenza sessuale, ed è qui la grande battaglia di Ulivieri, occorre fare attenzione: “L’assistente sessuale non è una prostituta”. Oltre ad una esigenza personale e collettiva, il sesso se accostato a un disabile diviene anche un problema, nella sua non facile realizzazione. Nello scorso, primissimo, incontro al TIP Teatro di Lamezia Terme, in molti tra genitori e assistenti di disabili hanno evidenziato l’antichità del problema, che non può assolutamente essere considerato in base pag. 12

“Come primo seminario possiamo ritenerci soddisfatti – afferma il Vicepresidente FISH – perché è andato oltre le aspettative. Ovviamente il lavoro di comunicazione è stato notevole. Un tema già affrontato in passato, abbiamo voluto però approfondire da più punti di vista, cercando di eliminare i tabù e i pregiudizi. Una bella occasione per Lamezia attraverso cui dimostrare il suo sguardo di civiltà, anche rispetto ad altre città che sono più indietro. I diritti sociali prescindono dall’orientamento politico, continueremo a promuovere altri momenti per sensibilizzare e informare su tematiche complesse e necessarie per tutti”. Al seminario hanno partecipato Nunzia Coppedè, Presidente FISH Calabria, Antonio Saffioti, Vicepresidente FISH Calabria, i docenti Paolo Valerio e Laura Corradi, non sono mancati i saluti istituzionali del sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro e dell’Assessore regionale Federica Roccisano. Ha moderato l’incontro Valeria D’Agostino, blogger Manifest. Si ringraziano gli sponsor: Grand Hotel Lamezia, Calabria Tv, Telespazio Tv, Liberi.it, Manifest Blog, Simona Ponzù Donato curatrice del logo del seminario.

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le spigolature di tommaso

Controluce

Giorni fa ho avuto il piacere di presentare il volume di Poesie “Controluce” di Franco Tropea. Già il titolo rimanda ad emozioni smerigliate riflesse dall’anima e trasportate al mondo circostante: un processo di rifrazione. Il Poeta rivela consapevolezza di se stesso, degli esseri umani, dell’esserci nell’ambito della natura ed è proprio da questa consapevolezza che nasce e si sviluppa il mondo poetico di Franco Tropea. Nelle sue liriche egli va oltre la descrizione della natura in quanto la natura stessa diviene riflessione in un rapporto tra limite umano ed aspirazione all’infinito: “ Oltre questo nostro breve tempo” (L’incredibile), “ I pensieri che scalpitano come giovani cavalli arabi” ( Infinita distesa di verde ), “ Viviamo come un sogno di infinito dove ogni istante si rivela eterno” ( Ho camminato ). Ho notato anche la presenza di una lotta quasi titanica del pensiero che teme di smarrirsi e disperdersi nel senso del vuoto e della mancanza in cui può imbattersi un essere particolarmente sensibile, “ Il sonno breve senza sogni”. Le poesia hanno una impostazione classica ed elegante, la presenza di molti enjambement servono a mettere in evidenza le parole chiave di ciascuna lirica. Le figure retoriche quali anafore, chiasmi, metafore e similitudini invitano all’analisi al fine di entrare in modo approfondito nel concetto poetico e nei suoi significati. Franco Tropea porta tutto il suo back ground culturale, facendo proprie le lezioni di grandi poeti e riuscendo

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a comporre le sue poesie in modo originale e con una propria spiccata personalità. Tutto il volume può considerarsi un canzoniere d’amore alto, sentito e permeato di profonda sensibilità. Le opere pittoriche che lo corredano rispecchiano l’impressionismo delle poesie di Controluce; a mio parere il dipinto di Homer è quello che interpreta maggiormente il libro tutto: tra realismo e impressionismo, contorni nitidi in un continuo contrasto tra luci e ombre. Liriche anche espressionistiche nella saudade che le contiene intesa come nostalgia del futuro. Controluce è un libro corposo e ispirato, colmo d’ amore verso la donna amata in un percorso sentimentale unito ad una raffinata sensualità. “Ogni istante provo nostalgia... con occhi nuovi... il verde della collina che risplende alla luce che s’alza alle sue spalle...”.

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Accad(D)e a Lamezia VERSO I 50 ANNI DALLA CREAZIONE DI LAMEZIA TERME LA CITTA’ DELLA NINFA TERINA I SOGNI, LE SPERANZE, I PROGETTI, LE DELUSIONI, I FALLIMENTI Dal Senatore Salvatore Renda al Ministro Luigi Razza al Senatore Arturo Perugini Il 30 ottobre 1963, dopo appena sei mesi dal suo ingresso in Palazzo Madama, il neo senatore Arturo Perugini presentò presso la <<Prima Commissione Permanente del Senato della Repubblica>> (Affari della Presidenza del Consiglio e dell’Interno) un disegno di legge concernente <<Il problema dell’unificazione dei tre centri (Nicastro, Sambiase e S. Eufemia Lamezia) e della conseguente creazione dell’unico comune di Lamezia Terme>>. Il giorno dopo, 31 ottobre, ne diede notizia ufficiale alla cittadinanza attraverso un conferenza stampa

gendo, nel 1939, una produzione di 26 mila quintali e di 40mila l’anno successivo.>>

appositamente convocata nell’ufficio del sindaco di Nicastro, che in quel momento era il democristiano, avv. Antonio Magnavita. L’idea dell’unificazione del comune di Nicastro con quello di Sambiase non era nuova, né originale. Nel 1927, infatti, un altro parlamentare nicastrese, il senatore del regno Salvatore Renda, aveva avuto l’intuizione di avviare l’iter per la unificazione dei comuni di Nicastro e Sambiase. Sant’Eufemia Lamezia non esisteva ancora come comune. Con questo nome sarebbe stato, infatti, creato con la legge 8 aprile 1935, n. 639 attraverso la unificazione dei villaggi agricoli di Sant’Eufemia Biforcazione, Sant’Eufemia del Golfo e di San Pietro Lametino a conclusione degli anni dell’importante e meritoria bonifica della piana di Sant’Eufemia ad opera del Regime fascista, che ne sottrasse le ridenti terre all’impaludamento ed alla malaria, restituendole alla coltivazione ed al ripopolamento. Inoltre, <<nell’estate del 1939 - ha scritto Caterina Pagano - s’iniziava la costruzione dello zuccherificio. Contemporaneamente all’inizio dei lavori, s’avviava la produzione della bietola lungo la fascia tirrenica e jonica, in 600 campi sperimentali, raggiun-

buon fine per la forte opposizione della popolazione sambiasina, che <<insorse e i maggiorenti del luogo furono costretti a fare precipitosa marcia indietro>>.

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Il nome proposto per la nuova città era quello di Lamezia. E’ stato ribadito in molteplici occasioni – ed è stato accertato che ciò corrisponde al vero, tanto che lo stesso Perugini vi fece esplicito riferimento in un suo intervento presso i Lions di Nicastro - che il senatore Renda avesse già in tasca il decreto régio (del re Vittorio Emanuele III) di unificazione dei due comuni. Tuttavia, il tentativo non andò a

Il tentativo dell’on. Renda cadde nello stesso anno, il 1927 come più sopra ho scritto, in cui per iniziativa del ministro dei lavori pubblici Luigi Razza la città di Monteleone di Calabria, attraverso un régio decreto predisposto dal governo fascista, fu ribattezzata in Vibo Valentia, alla maniera latina. Vibo Valentia è, infatti, il nome dato dai Romani alla colonia (di diritto latino) fondata nel 192 a.C. sulla preesistente città greca di Ipponio, a sua volta fondata da Locri alla fine del VII sec. a.C. e conquistata dai Brettii dopo il 356 a.C. Il nome Vibo-Vibonis è forma latina corrispondente al nome greco di origine italica. Valentia è l’appellativo aggiunto con valore beneaugurante. Con analogo significato, l’appellativo Copia fu aggiunto dai suoi fondatori alla città panellenica di Thurii, riedificata nel 444 a.C. sulle rovine della greca Sibari, distrutta dai crotoniati alcuni decenni prima. (V. Giovanna De Sensi) Per impulso del medesimo ministro vibonese era stato dato anche l’avvio alla

costruzione del’attuale Palazzo del Municipio, che secondo il progetto originario avrebbe dovuto accogliere la Prefettura della provincia di Vibo Valentia per la cui creazione il ministro Luigi Razza era fortemente impegnato e stava lavorando alacremente. Solo la morte del giovane uomo politico calabrese, sopraggiunta prematuramente nel 1935 a soli 42 anni in un incidente aereo mentre sorvolava il cielo della Libia, gl’impedì di vedere compiuto il suo disegno politico/amministrativo. Per evidenziare gli indubbi meriti del senatore Renda verso il territorio lametino e la Calabria più in generale, è necessario aggiungere che questo uomo politico nicastrese è stato una delle personalità più autorevoli della società nicastrese, tra la fine del XIX secolo ed il primo quarantennio del XX, in campo politico/amministrativo. <<Avvocato, era nato a Nicastro il 16 gennaio 1867. Durante la sua lunga carriera politica, ricoprì varie cariche pubbliche nelle amministrazioni, tra cui quelle di sindaco di Nicastro e di consigliere provinciale di Catanzaro. In seguito, fu deputato per quattro legislature e cioè dalla XXIV alla XXVII. Il 24 gennaio del 1929 fu nominato senatore per la III categoria. Morì in Nicastro, nel cui cimitero riposano le sue spoglie mortali, l’8 dicembre 1942>>. E’ bene quindi che i lametini conoscano la storia della sua vicenda pubblica. Ne ricordino la figura, ne apprezzino l’attività e l’opera affinché, come ebbe a scrivere nel 1898 il nostro concittadino Pietro Rende a proposito della ristampa da lui curata delle <<Memorie istoriche riguardanti la città di Nicastro>> scritte nel 1803 da un altro illustre figlio di questa terra, lo storico nicastrese, avvocato Giuseppe A. Scaramuzzino, <<La presente generazione incominci a prendere conoscenza delle opere dei nostri avi e con intelletto d’amore, proseguendo le pazienti ricerche, della patria nostra completi gli studi.>> L’avv. Perugini, che conosceva bene la storia delle vicende e degli uomini delle nostre contrade, riprese dopo 36 anni la proposta di Salvatore Renda, la trasformò in un disegno di legge di due articoli e la presentò, come già detto, al Senato per la sua discussione e l’eventuale conversione in legge.

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Tuttavia, rispetto alla precedente proposta, il progetto peruginiano presentava alcune novità sia nella composizione, cioè nel numero dei comuni che avrebbero dovuto costituire la nuova realtà urbana, che nel nome. Quanto alla composizione, oltre a Nicastro e Sambiase il suo progetto prevedeva l’inclusione anche di S. Eufemia Lamezia. E quanto al nome, a quello precedente del progetto Renda, cioè di Lamezia, il cui toponimo <<Recupera – come ha scritto Giovanna De Sensi, storica lametina – il nome della più antica comunità politica attestata nel territorio già in età protostorica, i Lametìnoi insediati presso il fiume Làmetos (Amato)>>, era stato aggiunto il sostantivo Terme, identificativo di una caratteristica pregnante del territorio lametino <<in quanto – prosegue la De Sensi – richiama la peculiare presenza di sorgenti di acqua termale nel corso del fiume Bagni, in località Caronte, già note fin dall’antichità.>> Ma presentava, soprattutto, la proposta di legge di Perugini alcune rilevanti novità sia in relazione agli obiettivi politico/amministrativi, sociali ed economici che attraverso la creazione di Lamezia Terme si sarebbero dovuti perseguire, sia in relazione al ruolo che la nuova città avrebbe dovuto svolgere in ambito regionale. E furono proprio gli obiettivi - che Perugini esplicitò e ribadì in numerosi interventi pubblici nel corso di

manifestazioni ed avvenimenti, politici e non, prima, durante e dopo l’approvazione della legge di unificazione dei tre comuni - che resero allora e rendono, ancora oggi, almeno così la penso io, l’iniziativa del senatore lametino attuale e ne attestano la modernità. Attraverso la sua proposta, Perugini si proponeva infatti di fornire alla Calabria: 1-uno strumento che, sul piano economico, facilitasse il decollo produttivo della pigra e misera economia, non solo lametina ma calabrese, impantanata nella sua cronica arretratezza; 2-sul piano del fare politica, il metodo della globalità, che contribuisse ad introdurre nella politica calabrese un modo nuovo di affrontare i problemi della nostra terra. Un modo attraverso cui si fosse attenti agli interessi complessivi della regione e si procedesse alle scelte che la riguardavano avendo presente una visione globale dei suoi bisogni. Poiché il modo di essere e di agire che maggiormente penalizzava allora - ed ancora oggi continua a penalizzare, purtroppo - la vita civile, economica e politica della regione, erano infatti l’individualismo, il campanilismo, la mancanza di senso civico delle genti calabresi, che ne comprimevano ogni possibilità di raggiungere più elevati livelli di sviluppo e benessere, si rendeva necessario – questo il ragionamento peru-

giniano – inventarsi lo strumento attraverso cui i problemi della trasformazione regionale fossero affrontati dal ceto politico dirigente calabrese, e possibilmente risolti, non in termini particolaristici, di spartizione tra le tre storiche province calabresi tanto da risultare alla fine così iniqui e squilibrati da non approdare ad alcun risultato funzionale ed utile per l’intero territorio e le sue popolazioni, bensì facendo ricorso al metodo della globalità che, in ogni circostanza, avrebbe dovuto costituire l’ottica privilegiata con cui tentare di risolvere efficacemente, e cioè a vantaggio dell’intera Calabria, i suoi annosi problemi di sottosviluppo. Lo strumento moderno ed efficace, piantato nell’Area centrale della Calabria, in una posizione strategica dell’Istmo lametinoscilletino, attraverso cui poter utilizzare in maniera funzionale, rispetto ai bisogni della Calabria e delle sue genti, il metodo della globalità sarebbe dovuto essere costituito proprio dalla città che si sarebbe voluta creare, cioè Lamezia Terme. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Nella fotografia è rappresentata la triade degli uomini politici richiamati nel testo, Da sinistra a destra, rispettivamente: Salvatore Renda, Luigi Razza, Arturo Perugini.

Satirellando

Di satira, in satira, alla fine dell’estate, mi aspetterei volti allegri, che hanno goduto della bella stagione, per affrontare il prossimo inverno, con migliori auspici. Invece, ovunque ti giri, trovi piagnistei e lamentele. E, come se non bastasse, prediche su prediche, come se fossero tutti pagati per blaterare! Dunque, come al solito, per contrastare i fenomeni che risultano ostici alla mia vita, mi metto a… satirellare! Per i primi cinque anni, siamo fuori dai malanni: sono i nostri genitori, a sciropparsi i malumori e i commenti dei vicini, dei parenti e dei cretini! Purtroppo, dai sei anni in poi, di subire, tocca a noi e, pronti, partenza, via, verso l’immane “genealogia” delle domande, ahimè, indiscrete, e quanto mai obsolete, che ti fanno, ohibò, pensare: “Nessuno ha nulla da fare?”, se non sapendo che cosa dire, si buttan su domande a non finire? Ho il dubbio che la gente sia in grave crisi, se si “rompono a tutti, i cabbasisi”, anni fa e, oggi come ieri, per spararla con Camilleri,

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GEREMIADI

dai natali, alla morte, senza pietà, senza temere che, un giorno, avverrà, una vera, immane, ribellione, per rivendicare libertà d’azione, per non essere, come per malìa, sottoposti a quella, strana, follìa, del monotono, infìdo, lamento, che vede la vita come un segmento: nascita, crescita, riproduzione; morte, travaglio, lamentazione! Finita la protezione di mamma e papà, dieci anni dopo: “L’amore c’è già?”! A vent’anni sei già maturato? Sproloquiano sul prossimo laureato! Dopo la laurea, che cosa aspetti? Non ti decidi a far pargoletti? Un tempo, prima, scocciavano sul matrimonio,

ora non più: temono qualche, serio pandemonio e ti dicon che, solo i figli, ti dànno la patente di “saggio con scranno”! Ma se decidi di non fare figli, nascon commenti, come conigli e se non convivi o non ti vuoi sposare, battutine sulla spiaggia e accanto al focolare, per cui, in ogni stagione, o ti “muzzic’a lingua” o vai in fibrillazione! Poi, pian piano, s’intrufola lo spauracchio della Terza Età: le donne in menopausa e gli uomini affacciati sull’aldilà ed in più, i rimpianti, davanti al caminetto, per tutti i sogni lasciati nel cassetto! Alla casa di riposo, credetemi, pensar non oso:

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credo che, pur da quelle parti, ti ridurranno in quattro quarti! Vi avverto: coi loro piagnistei non c’entro: davanti a me, se li tengano dentro! Finché potrò, giocherò la partita, di questa, pur difficile, splendida vita: fino a quando morirò, di lottare, cercherò e in luogo delle Geremiadi, preferisco le Olimpiadi del vivere, giorno per giorno, dato che il passato non fa ritorno: meglio vivere per come viene, più di tutto, senz’altro, conviene! Ed essere fieri della propria speranza, contro ogni stantìa, macabra, danza. Riguardo a quel che c’imporrebbero di fare, il motto è: “Vivi, sorridi, non ti crucciare!”!

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La parola alla Psicologa

L’ELABORAZIONE EMOTIVA DEL LUTTO

Il lutto è definibile come uno:

… stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili (Galimberti, 1999, 617). Per elaborare la perdita di una persona cara, possiamo rifarci alla teoria a cinque fasi di Kübler Ross (1990; 2002) – definendo l’elaborazione del lutto come un processo che si sviluppa attraverso questi momenti: 1. Fase della negazione o del rifiuto: costituita da una negazione psicotica dell’esame di realtà; 2. Fase della rabbia: costituita da ritiro sociale, sensazione di solitudine e necessità di direzionare il dolore e la sofferenza esternamente (forza superiore, dottori, società…) o internamente (non essere stati presenti, non aver fatto di tutto…); 3. Fase della contrattazione o del patteggiamento: costituita dalla rivalutazione delle proprie risorse e da un riacquisto dell’esame di realtà; 4. Fase della depressione: costituita dalla consapevolezza che non si è gli unici ad avere quel dolore e che la morte è inevitabile; 5. Fase dell’accettazione del lutto: costituita dalla totale elaborazione della perdita e dall’accettazione della differente condizione di vita.

Ogni soggetto necessita del proprio tempo per poter metabolizzare

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ed elaborare la perdita di una persona cara, tuttavia vi sono dei tempi in cui tutto ciò è considerato nella norma, che corrispondono a 18 mesi. Superato questo tempo l’elaborazione del lutto diventa patologica. Quando si parla di stato di “accettazione”, s’intende la capacità di un soggetto di ritornare allo stato di vita precedente all’evento luttuoso, con un miglioramento del tono dell’umore e con un abbassamento delle problematiche psicosociali. Il lutto può diventare patologico quando è presente una difficoltà ad accettare la sua irrimediabilità. Il grado di patologico dipende anche dal tipo di attaccamento che si aveva con il proprio caro, osservandone più o meno vulnerabilità alla sintomatologia. La psicoterapia individuale ed in particolare quella di gruppo, sono molto utili per riuscire a far giungere il soggetto alla fase di accettazione, attraverso l’obiettivo di orientarsi verso il disinvestimento e l’abbandono degli scopi che sono stati compromessi e lo sviluppo di nuovi comportamenti direzionati al raggiungimento dei traguardi ancora perseguibili. Quando il paziente sarà in grado di riorganizzare la propria esistenza tenendo conto dell’assenza della persona amata, probabilmente vorrà dire che è entrato nella fase di risoluzione della perdita. L’amore in presenza deve diventare l’amore in assenza. Smetterla i fare ipotesi su ipotesi su come sono andate le cose, di colpevolizzare qualcuno o se stessi, accettare l’ineluttabilità della perdita, riconoscerla fino in fondo, apprezzare tutto il bene che quel rapporto ha comportato, e trovare la propria via, a volte del tutto personale, per ritrovare la vicinanza con chi non c’è più (A. Onofri, C. La Rosa, 2015). Dott.ssa Maria Mirabelli psicologa-psicoteraputa; contatti: 339.5919310 mariamirabelli@libero.it

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la parola alla tradizione

I nostri detti, i nostri saperi “l’omu ppa parola e u vua ppe corna“. Antichissimo adagio che una volta correva di bocca in bocca da padre in figlio, da zio a nipote, da compare a compare per ricordare l’importanza della parola .E così che dopo tante riflessioni ho voluto trascrivere per i nostri lettori quanto i miei contadini mi hanno raccontato che l’uomo deve mantenere la parola data e il bue le corna; senza questi la loro vita non servirebbe a nulla. Gli antichi proverbi racchiudono la filosofia della vita, della cultura e della

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società del passato,economicamente povera rispetto a quella di oggi, ma ricca di valori fondamentali e nello specifico, come nel proverbio sopra citato. L’accostamento tra l’uomo e il bue é dato dal fatto che l’uomo per non essere considerato voltafaccia deve mantenere fede alla parola data ,costi quel che costi. Il bue dal canto suo é stato considerato un grande animale, per l’immane lavoro che riusciva a sbrigare al contadino e le sue corna venivano tenute in considerazione in quanto tra di essi il contadino sistemava le

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offerte votive come medagliette, monete ,santini,per ringraziare i Santi affinché vegliassero sulla sua salute. Se per mala sorte al bue si rompeva il corno egli anche se a malincuore veniva macellato. Per il bue,le corna sono tutto, la fierezza, l’orgoglio e la forza per lavorare. Tra gli uomini,oggi,purtroppo, sono finiti i tempi in cui la parola data era testamento, suggellato dalla sola stretta di mano. Oggi si é propensi a dire anche l’altro indelebile proverbio “ ca dduva u ttacchi a ssira nun cciu trovi a matina” ciò dimostra che le cose vengono fatte con leggerezza e faciloneria e ognuno cerca di garantirsi le proprie ragioni e sembra che sia andata già fuori corso “la parola d’onore” non trovando più posto né tra padre e figli,né tra parenti,né tra amici né tra conoscenti. Allora non rimane altro che mettere nero sul bianco, suggellando con l’altro ben noto proverbio: Verb volant e scripta manent. ( le parole volano via ma lo scritto rimane).

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Sport

MARRAZZO: “SPERO SIA L’ANNO GIUSTO…” La brava Alessandra, laureata in Economia ,

gioca, si diverte e vuole vincere

Capitano con la C maiuscola! Alessandra Marrazzo ha la fascia la braccio da tre anni, ma da sempre gioca con la squadra di Lamezia, sotto varie denominazioni. Atleta di grande spessore morale e umano, Marrazzo ha in questi anni rappresentato, a ragione, il trait d’union tra società e squadra per i riconosciuti carisma e affabilità. Magari pagando, talvolta, in prima persona qualche scelta opinabile della panchina. Tant’è, si guarda avanti e ci si è preparati a dovere per questa stagione iniziata l’1 ottobre a Cosenza (al momento di andare in stampa non si è ancora giocata questa gara – ndr), avendo saltato l’esordio per il ritiro del Policoro. Proprio con Marrazzo, anche una laurea in Economia a conferma dello spessore della persona, analizziamo obiettivi, programmi e aspettative personali. Alessandra, che opinione ti sei fatta su questo campionato?

“Abbiamo svolto una buona preparazione e valuto positivamente la Royal costruita sia come gruppo che squadra. Anche il mister sta confermando il bene che si dice di lui. Non aver giocato la prima gara influirà poco, ci siamo allenate tanto e bene. Penso che le favorite del torneo siano il Palermo, che abbiamo incontrato il primo anno di A ed è stata una delle più forti. Ed il Martina che ci potrà dare fastidio. Dal canto nostro, speriamo e vogliamo fare un bel campionato”. Rispetto al passato si è puntato allo zoccolo duro della squadra con ben 9 riconfer-

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mate: sarà un punto di forza?

“Resto sempre convinta che il gruppo fa tanto in una squadra, nel senso che conta sì un complesso forte e tecnico, però se questo viene accompagnato anche dal gruppo si chiude il cerchio in bellezza. Ne è stata la conferma l’anno scorso che non c’era unione di squadra, magari i risultati sono pure arrivati essendo giunti in semifinale play off, però non al 100% per come si voleva. Quest’anno invece il gruppo c’è, le riconfermate hanno tanta voglia di riscatto”. Rinforzi anche sul piano societario, merito anche vostro con i buoni risultati in questi tre anni?

“Finalmente qualcuno di Lamezia si avvicina alla Royal, una bella realtà perché sono i risultati che lo confermano. Ringrazio sempre il presidente Mazzocca che fa tanto per la squadra, cercando di trasmettere la voglia di fare del gruppo all’esterno, così da sensibilizzare positivamente le Istituzioni ed anche il pubblico, il cui seguito verso la squadra è andato sempre più aumentando. Ciò è imprescindibile poiché questa bella realtà ha anche i suoi naturali costi per mantenerla e sul territorio lametino non è facile. Per questo sono davvero molto contenta, e parlo come capitano a nome di tutta la squadra, dell’avvicinamento di nuovi soci e imprenditori in modo da dare continuità alla Royal”. Al pubblico da capitano cosa dici? “Di essere sempre presente e spero che sia ancora più numeroso. Ciò perché soprattutto per noi in campo sentire il sostegno del

pubblico in un PalaSparti sempre pieno è una grande carica e ci dà tante motivazioni, quelle di entrare in campo con grande voglia di fare”. Giochi da oltre un decennio a Lamezia: come vivi questo tuo hobby? Ad esempio ormai ti riconosceranno in tanti all’esterno! “Ebbene sì, nel nostro piccolo siamo riconosciute, a me capita che sul posto di lavoro mi chiedano notizie sulla Royal e ciò, lo confesso, fa molto piacere. Ciò grazie all’attività del nostro presidente, bravo in questi anni con tutto lo staff a veicolare mediaticamente il buon nome della Royal Team Lamezia”. Anche il beach soccer per te quest’estate… “Sì, esperienza bellissima, nata per divertimento ma assolutamente da ripetere” Sogno nel cassetto? <A livello personale quello di vedermi realizzata anche sul piano lavorativo, premiando così gli sforzi universitari. Sul piano sportivo aspetto sempre di togliermi qualche sassolino, prendendomi le giuste soddisfazioni e spero che questa sia l’annata giusta”. Tifosa juventina e fan di Del Piero, ma a livello femminile? “Da piccolina un amico, visto che ero l’unica a giocare sempre coi maschi, mi chiamava Carolina Morace chea quel tempo era sicuramente la più famosa calciatrice, forse anche perchè correvo come lei”.

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Sport

Arvalia Lamezia ha partecipato

alla prima gara di nuoto in acque libere nel

Lago di Garda

Sono stati oltre 150 iscritti alla “One way” gara di nuoto in linea non competitiva di due chilometri e mezzo che si è tenuta sabato 30 settembre nel lago di Garda. La gara, della durata di circa mezz’ora, si è svolta nel suggestivo paesaggio del lago con partenza dalle Foci del Sarca alla Fraglia della Vela di Riva del Garda, località Punta Lido. La manifestazione è partita con un po’ di ritardo per aspetti legati al numeroso trasporto degli atleti ma nel complesso gli organizzatori dell’Associazione Amici del nuoto di Riva hanno garantito un corretto svolgimento. E’ stata una prima in assoluto per il Garda trentino mentre sono già diverse le manifestazioni sportive di questo tipo che si svolgono nel basso e medio lago. Gli iscritti sono

giunti in prevalenza da tutto il Nord Italia ma anche dalla Germania, Inghilterra e perfino Uruguay. In rappresentanza della Calabria hanno ricevuto i complimenti Antonio Gigliotti, master 55 e Salvatore Cortese, master 40, appartenenti alla società Arvalia di Lamezia Terme, per l’apprezzabile impegno e la passione dimostrata. Per entrambi gli atleti è stato rinnovato l’invito a partecipare alla manifestazione del prossimo anno. Un buon auspicio per la società lametina Arvalia Nuoto che, con la rilevante presenza del mister Massimo Borracci, sta lavorando per aumentare la presenza di nuove leve nelle competizioni.

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Grafologia

Grafologia

la dimmi come scrivi e ti dirò chi sei e premure. Ecco anche spiegata la tua instabilità affettiva e sentimentale, il dubbio, l’incertezza potrebbero spingerti da un iniziale atteggiamento di trasporto e affettività ad una sensazione di repulsione e contrasto. E per finire sei un soggetto intraprendente, disinvolto e spigliato, susciti simpatia e ti inserisci facilmente nei gruppi, non ami le formalità perché punti alla sostanza più che alla forma. Se volete analizzare la vostra scrittura scrivete a: Carissima lettrice, sei una persona dall’intelligenza vivace ed intuitiva, rapida nel pensare, pronta nel capire, nel fare, le tue reazioni sono immediate. La tua capacità di concentrazione, la tua attenzione, soprattutto su fatti e questioni che ti interessano, fluiscono spontaneamente, senza sforzo o costrizioni. Ciò facilita l’apprendimento che avviene per concetti e per elaborazione personale con una consequenzialità nel rapportare tra loro cause ed effetti. Possiedi buone doti comunicative anche se tendi alla sintesi, all’essenziale, e se le cose si dilungano tronchi il discorso senza tanti complimenti. Le tue doti empatiche ti permettono di comprendere gli altri e i loro problemi e ciò ti ben dispone per l’esercizio di alcune professioni come medico, psicologo, psichiatra. Tuttavia, un certo grado di insicurezza ti induce a controllare e verificare tutto in quanto si attiva il sistema di difesa, perché tutto ciò che percepisci emozionalmente ti appare come un potenziale pericolo. Ecco anche perché a volte risulti diffidente e difficilmente ti discosti dalle tue convinzioni e certezze. Tutto ciò perché probabilmente hai vissuto delle esperienze negative le quali hanno contribuito a porti in una posizione difensiva, altrimenti sei una persona tenera e affettuosa, bisognosa di cure pag. 20

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La parola alla Nutrizionista

Ort aggi ... crudi o cott i??

Gli ortaggi definiti alleati della salute per il loro basso valore energetico sono ricchi di acqua dall’80-95% , proteine , solo lo 0,5% di lipidi , fibra, sali minerali e vitamine.

Questi composti organici svolgono molteplici funzioni nei confronti dell’organismo umano . La fibra oltre a migliorare la funzionalità intestinale , riduce il tempo di permanenza delle sostanze tossiche nell’intestino svolgendo un potere disintossicante. Le vitamine regolano e facilitano milioni di reazioni chimiche . Il nostro corpo non è in grado di produrle da solo per questo è necessario assumerle mediante l’alimentazione e in alcune condizioni fisiologiche come le fasi iniziali della gravidanza , allattamento , anziani mediante integrazione . Sono 13 le vitamine essenziali suddivise

in due gruppi Idrosolubili e liposolubili . Liposolubili come la vitamina A, D , E ,K . Idrosolubili B1, B2,B6, B12 , vitamina C , PP e altre.

Il metodo di preparazione può influire notevolmente non solo sul sapore ma anche sul contenuto nutrizionale. La cottura è importante per rendere l’alimento più digeribile e per l’eliminazione di microrganismi e tossine. I processi di cottura comportano però sia effetti positivi che negativi sulle caratteristiche organolettiche e sui valori nutrizionali. La cottura ad esempio potrebbe inattivare delle vitamine sensibili al calore come ad esempio la vitamina C e alla dispersione di Sali minerali nell’acqua di cottura , rendendo quindi il piatto non salutistico. Un ortaggio di stagione molto consumato è la carota , con il suo colore arancio brillante è ricca di betacarotene, convertito in vitamina A nel nostro organismo . Le carote contengono anche vitamine B, C E K , potassio ferro , calcio e magnesio. Le cime molto spesse eliminate , possono essere utilizzate nelle zuppe in quanto hanno un elevato appor-

to di minerali. E’ utile consumare le carote sia crude che cotte per vari motivi. Per assorbire il betacarotene meglio una breve cottura ad esempio scottate in padella con acqua molto calda. Inoltre la vitamina A essendo liposolubile viene assorbita meglio con un grasso, quindi meglio se condite con olio extravergine d’oliva . Consumarle crude invece preserva la vitamina C un potente antiossidante molto sensibile alla luce , al calore e all’ossigeno , fattori che causano la riduzione del suo contenuto negli alimenti. Ma quali sono gli effetti della cottura sulla vitamina C? Meglio la cottura in pentola a pressione rispetto alla bollitura in quanto essendo breve al riparo dalla luce permette l’impiego di una quantità , minima d’acqua limitando la perdita dei componenti idrosolubili. La cottura sottovuoto e la frittura sono altri due metodi che preservano la vitamina C perché l’alimento non entra mai a contatto con acqua e ossigeno. Alma Battaglia Biologa Nutrizionista Vice presidente SIPS Calabria Facebook Centro Nutrizione Sport e salute

Le poesie di Ines Nelle tue mani Ho una smania nell’anima un bisogno di spandere i miei pensieri nel vento. Un desiderio immenso

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di attraversare coi miei sogni il tuo cuore. Di perdermi nella luce dei tuoi occhi di dirti che la mia felicità sta nelletue mani.

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Ci perdevamo nella notte Dicevi: sono tuo e gli occhi si riempivano di lacrime. Baciami dicevi e..ci perdevamo nella notte.

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Carissimi lettori, questa volta, voglio narrarvi la lunga storia (infinita) intercorsa fra me e il DIZIONARIO GRAZANTI (bilingue: italiano-francese, francese-italiano)! Innanzi tutto, non vi agitate, vi premetto che è giunta ad un lieto fine… Dovete sapere che la mia casa è sempre stata inondata di dizionari francesi, come ben sapete, sono figlia d’arte. Già da bambina, in età prescolare, quei voluminosi libroni, dalle pagine sottilissime, quasi impalpabili, mi affascinavano perdutamente. Avevo come l’impressione che, in tutti quei fogli, fosse racchiuso lo scibile umano, tutti i segreti… E non avevo tutti i torti! Almeno dal punto di vista linguistico. Ora veniamo alla travagliata storia col DIZIONARIO GARZANTI. Di tutti i vocabolari, quello che mi attirava di più, era il GHIOTTI: dizionario di forma quasi quadrata, sembrava fatto apposta, per attrarre i più piccoli. Copertina rosso corallo, parole in neretto, caratteri non infinitesimi, rigore misurato, essenzialità nella chiarezza espressiva. Quel dizionario sembrava fatto apposta per essere amato anche dagli alunni, un po’ pigri, ma curiosissimi e tenaci, come me… Nella libreria di papà, quella a vetri, dello studio, non distante dal GHIOTTI, ma separato dal piccolo, superbo monolingue LAROUSSE, giaceva un “vocabolarione” (così l’ho chiamato per tutta la vita) immenso, con copertina blu: severo, silen-

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zioso, chiuso in se stesso. Fiero come un ussaro napoleonico, e scostante, pur senza essere altezzoso, stava lì, quasi dimenticato, senza dare troppa retta, occhieggiava fra gli altri, e, a causa della sua altezza e delle sue dimensioni da granatiere, non attirava nessuno. Persino papà sembrava utilizzarlo poco, a giudicare dalla rilegatura nuova e curatissima… Una volta giunta, coi miei studi, alla scuola media, abbracciando il GHIOTTI rosso (perché non cadesse dalle mie piccole mani), notavo quell’ussaro che mi fissava e poi distoglieva lo sguardo… Avanzando con gli studi fino al secondo liceo scientifico, che era l’anno più difficile e complesso, per la grammatica francese, papà cominciò a trasmettermi impulsi sempre più pressanti, affermando che, ad un traduttore maturo, che aveva scelto il Liceo Scientifico, non per le scienze, ma per fare lingue per cinque anni, come avevo affermato io stessa, il GHIOTTI non poteva bastare! Mi suggerì di lasciare il mio amore giovanile per il rosso e rivolgermi al RE DEI DIZIONARI: a quello blu (si, si, all’ Ussaro! )... Ma il caro genitore avrebbe dovuto fare i conti con la testardaggine infinita della sua cara, ma inossidabile (già all’epoca!) figlia! L’Ussaro, dallo scaffale, mi guardava con sarcasmo, come a dire: “Se hai coraggio, vieni a prendermi!” ... e io lo lasciavo lì, con disappunto perplesso del babbo e grandi sghignazzamenti del soldataccio! Mi incaponivo col GHIOTTI e non sempre, è vero, mi bastava: cominciavo a trovarlo sempre caro come l’ermo colle leopardiano, ma obsoleto, come un vecchio computer odierno! Ma non nascondo che, un po’ perché l’Ussaro se la tirava (e non volevo dargli soddisfazione) e un po’ perché mi scocciava darla vinta a papà, snobbavo il Vocabolarione a più non posso! In quarto liceo, cominciarono le dolenti note… I testi da tradurre erano sempre più difficili. Cominciai a leggere Voltaire, Rousseau, Lamartine, in lingua originale. E giunse l’anno terminale: il quinto! Si materializzarono tutti i testi di Victor Hugo e quei Miserabili, con la Bataille de Waterloo, che vagheggiavo di portare come brano preferito, agli esami... Io sentivo l’Ussaro scalpitare sull’étagère, ma, ogni volta che mi avvicinavo, lui si immobilizzava sull’attenti! Un giorno, ricordo, in un pomerig-

gio di pioggia, mi trovavo sola in casa. Infuriava il temporale: i miei erano fuori, con mio fratello, non ricordo perché. Tutto era silenzio in casa, si sentiva solo il rumore della pioggia battente. Aprii il libro di letteratura francese, a caso, e mi imbattei in una famosissima poesia di Verlaine, per la prima volta: Il pleure dans mon coeur (comme il pleut sur la ville…)… Volendo provare a tradurla egregiamente, come, a volte, mi intestardivo di fare, mi accorsi che il GHIOTTI mi era davvero di limite, se non di ostacolo. Mi avvicinai all’Ussaro blu e cominciai a lisciargli il piumaggio… Il dorso della sua copertina, privo del rivestimento solito, era ruvido e spigoloso, proprio come il tessuto di una uniforme. Lo accarezzai a lungo, mentre il GHIOTTI e il LAROUSSE MONOLINGUA mi osservavano di sottecchi… Dato che la traduzione era volontaria e non richiesta a scuola, non avevo l’impellenza di farla e mi sottrassi, ancora una volta, all’estrazione del vocabolarione dal suo nascondiglio… Ma, ogni volta che pioveva, sola o in compagnia, che fossi, in casa, mi ritrovavo a pensare a quei versi e a sbirciare fra i librazzoni impettiti della biblioteca paterna… Arrivò, dunque, il giorno in cui la mia prof. (che poi divenne la mia madrina di Cresima), chiese la traduzione scritta del componimento di Verlaine… Si erano compiuti i tempi… Mi avvicinai all’Ussaro rigido sull’attenti, che presentava fronte alta e sguardo all’infinito e lo portai fuori, tremando, dal suo Battaglione… Iniziò, così, per dirla col grande Gino Paoli, quella lunga storia d’amore, che non è mai finita… Per tutti gli anni universitari, fu proprio il Granatiere, a darmi le più belle soddisfazioni. E finì per diventare il mio unico, grande Amore vocabolariesco. Idem per il periodo di preparazione ai concorsi e per i miei primi anni di insegnamento. Ma, come ben sapete, anche nelle lunghe, imperiture, storie d’amore, migliaia sono le insidie… Ogni tanto è necessario rinnovarsi. Serve cambiarsi d’abito, fare e rifare quelle piccole, grandi cose, che vivificano le sempreverdi promesse d’amore… Giunta agli anni del ruolo scolastico, INVANO, ho chiesto a tutti i collaboratori delle varie Case Editrici, di fornirmi la nuova divisa

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per il mio caro, sacro e inviolabile Ussaro. Ovvero le nuove edizioni… APPELLO INASCOLTATO per circa 25 anni! Giunta, pressappoco due anni fa, l’era dei bonus, da orecchio da mercante, l’orecchio delle case editrici, è diventato completamente sordo! Il Granatiere/Ussaro, divenuto oltremodo esigente, premeva per la nuova uniforme, in maniera, a dir poco, incessante! Anche perché, nel frattempo, tra la richiesta di papà, che rivolle, a portata di mano, l’Ussaro, come attendente, fino ai suoi ultimi giorni e il mio ricorrere ai giovani Hussards Garzantiani Internettiani, di supporto, ormai avevo dimenticato le petizioni alle Edizioni DUREDORECCHIO, rimandando a tempi migliori il richiamo dell’Ussaro al Quartier Generale, rea di non avergli mai offerto un giusto e rivalutativo aggiornamento di uniforme. Giungiamo, così, al settembre 2017… Dilemmi: riformuliamo la richiesta alle Case Editrici? Sfruttiamo il drammatico uso del bonus anche per i libri (usato sempre per marchingegni elettronici sempre più avanzati) o forziamo le linee nemiche, e ci fiondiamo in libreria, per acquistare proditoriamente la nuova, fiammante, uniforme? In un mezzogiorno di fuoco (letteralmente parlando, con oltre 40° all’ombra) di inizio settembre, mi precipito il libreria e, bancomat impugnato, intimo al titolare del

comprato con i miei soldi, i miei libri, fin da quando compravo quelli di Salgàri con i miei risparmi, guadagnati sudando i miei buoni voti, a scuola!”!

negozio, di fornirmi il Vocabolarione nuovo e aggiornato. Il respiro diventa corto, il tempo si sospende, il libraio alza le mani, in un gesto che è più interrogativo, che di resa. Abbasso il bancomat quasi fumante e gli permetto di parlare. “Posso cercare sul pc, se vi sono eventuali offerte per l’acquisto? Intuisco che lei non voglia fare uso del silenziatore di bancomat… pardon… del bonus insegnanti…”! Col bancomat personale abbassato, faccio cenno di sì, con un impercettibile segno di sussiegosa alterigia e dichiaro, con fierezza: “Ho sempre

E indico il pc, con la mano bancomattata. Il libraio, velocemente, digita sul pc. Il suo volto si illumina: 20% di sconto, ma bisogna ordinare, perché il dizionario non è presente in negozio… Dò l’assenso e ripongo il bancomat nella fondina rossa del portafoglio. E arriva il giorno in cui arriva il fatidico sms: il Vocabolarione mi attende. Trepidante, giungo in libreria e lo trovo lì, ad attendermi. Impeccabile, sempre sull’attenti. Porta la mano, pardon la pagina, alla visiera rigida del berretto-copertina e io lo accolgo nei miei ranghi, rinnovando i miei voti d’amore, bancomat in resta, sconto compreso… Si conclude, così, con lieto fine a lungo sperato e agognato, la mia lunga storia d’amore, col Vocabolarione, dopo l’altrettanto lunga Fronda libraria. Ora, egli torreggia, con la sua divisa nuova di zecca, e plurimedagliata, fiero e sdegnoso, nel Reggimento di tutti i miei volumi, guadagnati tutti, col sudore della mia fronte… Auguro anche a tutti voi, lunghe storie… d’amore e di lettura.

tanti auguri ...

Tanti auguri Tracy il 24/07/2017 presso il Dipartimento di Scienze Cognitive Psicologiche e Pedagogiche dell’ Università degli Studi di Messina anno accademico 2016/2017 si è brillantemente laureata con ottimi consensi,la promettente studentessa Tracy Siesto di Gizzeria Lido, discutendo la tesi “La famiglia dei bambini/ragazzi autistici: problematiche psicologiche e interventi psico-educativi”. Relatrice è stata la chia.ma prof.ssa Rosalba Larena. La neo dottoressa Tracy ha voluto dedicare la sua tesi di laurea in primis a Maria madre celeste , all’amore incondizionato della mamma signora Elisabetta ed al caro ricordo della nonna Clementina Anello ormai passata a miglior vita. Alla neo dottoressa Trecy, al papà Antonio, alla mamma Elisabetta Argento, ai fratelli Francesco e dr. Cesare, nonché all’amatissimo nonno Francesco Argento vice Sindaco di Gizzeria , giungano le nostre più vive felicitazioni e gli auguri più cari da parte nostra e della redazione tutta per il traguardo raggiunto, messaggero di una luminosa carriera professionale.

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le novelle di ines

Francesca esiste ancora? Ogni giorno assistiamo a morti improvvise di donne che al parere di alcuni uomini sono arpie, diavolesse incomprensibili, megere con cui è impossibile vivere. E’ mai possibile che nello scorrere inesorabile del tempo, le donne sono così mutate nel loro intimo da non sapere più che cos’è dolcezza, comprensione, amore? O sono gli uomini incapaci di capire che secoli di storia hanno mutato i comportamenti delle donne pur rimanendo sempre spose e madri amorevoli? Ogni giorno pongo a me stessa questi interrogativi e guardandomi intorno vedo madri che si tolgono il pane dalla bocca per aiutare i propri figli, nonne che sacrificano la loro pensione per mantenere i nipoti all’università,mogli amorose che sfacchinano dalla mattina alla sera per governare la propria famiglia e allora? cos’è che non va? Si, lo so, l’AMORE PASSIONE è un’altra cosa. Esso sosta nell’anima stessa degli amanti ed è un sentimento difficile da controllare, tutte le facoltà della persona sono messe in movimento con profondi contrasti che generano irresistibil emozioni, ma, questa è la vita. L’amore è una forza a cui non si può resistere, esso si impadronisce di tutta l’anima e la tira verso l’amato pur avendo consapevolezza, a volte, che il LUI, non merita tanto. Tante sono le Francesche nella società di oggi:-Fragili fiori a cui ogni soffio è mortale, gettate

Testata Giornalistica - anno 25°- n.36 - ottobre 2017 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa del Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.

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in un mondo che non comprendono e che non sono comprese, gettate in un abisso che loro stesse si scavano e dove vanno a sprofondare prima ancora che la vita sia stata gustata. Tante le <NOEMI> che <Amor condusse ad una morte>. Sappiamo tutti che l’amore senza contraddizione è prosa arcaica, poesia pastorale e che la donna privata dalla passione è un essere contro natura, è <INSIPIDA>. Ma la donna che serba inviolate le qualità dell’essere femminile è senza dubbio un dono del cielo e non si deve toccare nemmeno con un fiore. Ogni donna pensa di essere una perla racchiusa nel suo madraperlaceo involucro e solo la tenerezza, la comprensione, la condivisione, fanno sì che si schiuda per mostrare quella luce che può scaldare il mondo intero.

Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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