LAMEZIAENONSOLO Agosto 2021 Autori a confronto

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Autori a confronto:

Mario Voci e Fabio Voci di Vincenzina Perciavalle

Serata molto partecipata, nonostante il caldo, quella di giovedì 29 luglio, presso la splendida location della ProLoco di Pizzo, per l’avvio delle attività estive. Ad inaugurare le attività in programma, la presentazione dei libri di due autori, Mario e Fabio Voci, padre e figlio, che si confrontano con due opere molto diverse tra loro, un romanzo di formazione e una ricerca scientifica sulle influenze della lingua francese nel dialetto di Gasperina. I lavori sono moderati in modo brillante da Mimmo Pacifico, studioso di storia locale ed esperto di ricerche archivistiche. Dopo i saluti Istituzionali del Commissario Prefettizio del Comune di Pizzo dott. Antonio Reppucci, la pre-

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sidente neoeletta dott.ssa Vincenzina Perciavalle ringrazia i presenti per la partecipazione, assicurando che la Pro loco di Pizzo continuerà ad operare nel migliore dei modi per soddisfare le attese dei cittadini e ringrazia per il lavoro svolto i precedenti presidenti, Gigia Maglia e Cesare Cordopatri. La dott.ssa Perciavalle presenta poi il romanzo di Fabio Voci Il colore dei cavallucci di gomma. Il romanzo, che lo stesso autore definisce un’opera di formazione, racconta di come un drammatico avvenimento, la morte in un incidente d’auto di entrambi i genitori, trasformi un normale giovane dei nostri giorni, dedito alle donne e al divertimento, in un uomo maturo e responsabile che deve pren-

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sentimento solido e profondo che poi li legherà per la vita. Matteo, quasi senza accorgersene scopre tutte le funzioni della genitorialità, da quella affettiva a quella regolativa che è quella di insegnare al bambino a regolare i propri stati emotivi e a rispondere con

dersi cura di una sorellina di sei anni. Vincenzina Perciavalle si sofferma su quello che è uno dei temi più importanti del libro: quello della genitorialità che si riferisce alla complessità del processo di crescita di un bambino e non esclusivamente alla relazione biologica genitore-figlio. Il protagonista del romanzo, Matteo, che dal tempo dell’università conduce in autonomia la sua vita, sa poco o nulla di come si cresca una bambina, sa che è sua sorella e che ha un obbligo morale verso di lei, ma non la conosce e l’inizio per entrambi è molto problematico. La piccola Roberta è traumatizzata, ha perso la mamma, suo principale punto di riferimento, deve lasciare la sua casa e le persone che conosce per andare a vivere con un quasi estraneo che sa essere suo fratello ma che a malapena conosce. Ed ecco che a poco a poco, questo rapporto conflittuale si evolve in un

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comportamenti adeguati. Apprende e trasmette la funzione normativa che è quella di porre dei limiti ed accettare norme, istituzioni e regole sociali, soprattutto Matteo riesce a capire e superare il dramma che la sorella ha subito per il comportamento violento del padre nei suoi confronti e quello troppo permissivo della madre nei confronti del marito. Durante lo svolgimento della serata, il tema della violenza in famiglia viene affrontato dallo psichiatra dott. Francesco La Torre che sottolinea come la violenza non debba essere mai esercitata, sottovalutata o nascosta, perché i traumi che ne derivano sono deva-

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stanti e si traducono quasi sempre in comportamenti altrettanto violenti del bambino. Per il dott. La Torre la funzione normativa ed educativa di un genitore si esplica soprattutto con l’esempio e con il dialogo. L’essere genitori esige un comportamento esemplare ed adeguato alle esigenze del bambino e che dura tutta la vita. “ Per essere buoni genitori ci vuole più di una laurea” ha sottolineato più volte il dott. La Torre, ricordando che solo buoni genitori creano buoni uomini e cittadini responsabili, e che quindi le buone società dipendono in gran parte dall’educazione in famiglia. “La lingua è in continua evoluzione, un’istituzione che cerca di adeguarsi ai bisogni della comunità che la adotta. Essa può subire l’influenza di altri popoli e culture. Nella lingua italiana tali parole, insieme con quelle provenienti da altre lingue, si aggiungono

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ai termini più numerosi derivanti dal latino, costituenti il cosiddetto ‘fondo

ereditario’. Nel presente lavoro, nato dall’esigenza di fissare nel tempo il frutto di nostre riflessioni, termini del dialetto di Gasperina (CZ, Italia) vengono accostati ad altre parole francesi, Lamezia e non solo

per coglierne assonanze fonologiche, convergenze morfologiche e semantiche, ponendo in luce aspetti storici ed etnografici, là dov’è possibile. Ce langage serait un peu «comme une prose de la vie», où la grammaire s’apparenterait plus à de la musique par les retours des mêmes sonorités privilégiées et des rythmes connus. Plongés dans ce bain linguistique dit «maternel» les locuteurs se contenteraient souvent de suivre le courant mais parfois ils se lanceraient dans une nage à contre-courant qui demande des efforts mais leur permet d’élargir leurs possibilités et de s’approprier les normes linguistiques”. Recita così la quarta di copertina del secondo libro della sera-

ta, Linguaggi a confronto. Termini francesi e del dialetto di Gasperina (CZ-Italia) con excursus storici ed etnografici, di Evelyne Gaillourdet e Mario Voci, presentato dalla giovane Ludovica Pisano dell’Associazione Culturale “Il Feudo”. Essa sottolinea come la lingua si evolva adattandosi ai bisogni della comunità che la usa e può subire nel tempo l’influenza di altri popoli e di altre culture. Ludovica Pisano conduce l’incontro ponendo all’autore una serie di domande relative all’uso dei francesismi nel dialetto calabrese di Gasperina e che risalgono alle varie conquiste, normanna, angioina e, in misura minore, napoleonica.

Interessante anche l’intervento della rappresentante della casa editrice grafichÈditore, signora Nella Fragale, che

sottolinea il lungo e difficile lavoro di editor che è alle spalle di questi libri affinché essi abbiano il meritato successo. In chiusura di serata la presidente Perciavalle dà un arrivederci alle prossime presentazioni.

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AIGA

Passaggio di consegne per la sezione

Aiga di Lamezia Terme

In occasione dell’Assemblea svoltasi venerdì 16 luglio, si è provveduto al rinnovo delle cariche del Consiglio Direttivo della Sezione Aiga di Lamezia Terme: a succedere all’avvocato Domenico Zaffina, in qualità di Presidente, è l’avvocato Serena Perri, proclamata per acclamazione.

complesso come quello appena trascorso; ha richiamato i valori che animano l’Associazione e individuato nella figura dell’avv. Perri - prima Segretario e poi Vicepresidente di Sezione- quella di una Professionista pronta a mantenere alti il profilo e l’impegno istituzionale di Aiga Lamezia.

L’assemblea si è aperta con l’intervento dell’avv. Domenico Zaffina che nel suo discorso di fine mandato, ha voluto ringraziare il Direttivo uscente per l’impegno profuso anche in occasione di un biennio

Nel suo intervento di insediamento l’avv. Perri ha voluto innanzitutto ripercorrere il suo percorso associativo, evidenziando di avere incontrato, sin dai suoi primi anni di iscrizione, “...non Colleghi ma amici...”; ha manifestato, pertanto, l’onore e la gioia di poter condividere l’inizio della sua Presidenza con un gruppo di lavoro che, nel tempo, è diventato una vera e

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Associazione Italiana Giovani Avvocati S e z i o n e d i L a m e z i a Te r m e

propria “famiglia”. L’avv. Perri, da ultimo, entrando subito nel nuovo ruolo, ha voluto ricordare all’Assemblea i prossimi impegni, locali e nazionali, che la Sezione è chiamata ad affrontare. All’intervento dell’avv. Perri ha fatto seguito quello dell’avv. Tullio Calfa, Avvocato del Foro lametino con molti anni di esperienza alle spalle (ha ricordato, con orgoglio, di avere la tessera n. 77), il quale ha voluto evidenziare il legame affettivo e di stima con l’avv. Perri e, nel contempo, ha sottolineato ai molti giovani Professionisti presenti l’importanza del rispetto nei confronti dei Colleghi, soprattutto dei più anziani. Ha, successivamente, preso la parola il dott. Domenico Calfa, nuovo Referente dei praticanti della Sezione, chiamato a dare il proprio contributo, in particolare, a supporto dei giovani Colleghi che svolgono la pratica forense, impegnandosi anche a organizzare incontri finalizzati alla preparazione all’esame di avvocato. In ultimo, l’avv. Giuseppe Borrello, Consigliere nazionale uscente, Lamezia e non solo


ha formulato all’avv. Perri ed al nuovo Direttivo l’augurio di buon lavoro in vista del ventennale della Sezione Aiga di Lamezia Terme - fondata nel 2002- ricordando le alte aspettative, da sempre ben riposte, che il Foro lametino tutto ha nei confronti dell’Associazione. Oltre a Serena Perri in qualità di Presidente, fanno parte del nuovo Direttivo, sempre eletti per acclamazione: Giuseppe Isabella (vicepresidente), Francesca Longo (segretaria), Alessandro Ferrise (tesoriere), Beatrice Magno (consigliere), Federica Perri (consigliere), Marzia Ioculano (consigliere), Irene Carnovale (consigliere), Antonio Cristiano (consigliere), Carlo Bevilacqua (consigliere), Alberto Ciriaco (consigliere). Inoltre è stato nominato Consigliere Nazionale il Presidente uscente Domenico Zaffina e come detto, Referente dei Praticati il dott. Domenico Calfa. A ricordo della serata il uovo presidente, Serena Perri, ha offerto al direttivo una stampa lithodigitale a tiratura limitata 20/20 firmata e numerata dall’autore Maurizio Carnevali:. “Zaleuco di Locri e Dike dea della Giustizia”.

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Tre ex Comuni una sola storia, una sola città: Lamezia Terme

È partita con appuntamento molto suggestivo, l’attività di AIParC Lamezia: Associazione Italiana Parchi culturali, neoassociazione dalla scrivente presieduta, nata in città il 17 maggio del 2021 come sede territoriale, già presente dal 2016 sul territorio nazionale. L’intento di questa associazione è valorizzare il patrimonio artistico, culturale del territorio locale. Alle 21 del 2 Agosto dunque nella splendida cornice della piscina di Villaggio del Golfo di Nocera Terinese è stata presentato il volume “Un percorso illustrato della città di Lamezia Terme” guida realizzata da due illustri lametine: Giovanna De Sensi Sestito e Stefania Mancuso, rispettivamente docente di storia greca all’Unical la prima e di archeologia la seconda. Il volume della Grafiche’ editore di Nella Fragale è stato impreziosito dalle illustrazioni e traduzioni in inglese dell’artista dublinese Madeleine O’Neill. L’incontro culturale è stato molto partecipato. Si è parlato dell’importanza di alcuni palazzi ed edifici storici di Lamezia e della necessità di sensibilizzare i cittadini perché ne riscoprano attraverso la storia e tradizione, una identità forte che

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di Dora Anna Rocca

li possa rendere sempre più consapevoli del patrimonio storico ed architettonico posseduto e dell’esigenza oggi più che mai della sua salvaguardia. L’incontro è stato moderato dalla docente Rosanna Volpe vicepresidente della neoassociazione organizzatrice che ha inteso far trascorrere al pubblico intervenuto numeroso, un’oretta di piacevole intrattenimento culturale grazie al dialogo oltre che con le autrici Mancuso e De Sensi, anche con la docente, archeologa, già assessore al Comune di Lamezia Terme: Giorgia Gargano, la illustratrice O Neill e l’editrice Fragale. A fine serata si è parlato anche del contributo di un altro lametino Antonio Cortellaro e della sua recente opera "La Magna Grecia, Greci e Normanni nel Medio Tirreno Calabrese” traduzione del testo di François Lenormant. Per la De Sensi Sestito l’idea di una guida della città si era già delineata ai tempi in cui era assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme tra il 2005 ed il 2008 quando grazie all’esigenza di far turismo culturale era nata l’idea di inserire in una guida i palazzi storici dei tre ex Comuni di Lamezia Terme così da creare una integrazione cul-

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dobbiamo partire da questo ma poi tale lavoro dovrebbe essere accolto dagli urbanisti, architetti, da chi oggi si preoccupa di gestire lo sviluppo del territorio con la sua storia e le scelte dovrebbero essere conseguenziali. La valorizzazione di un territorio non è legata ad un bene isolato ma ad un contesto. Ad esempio noi sappiamo che nell’area di Sant’Eufemia Vetere è ormai certa la localizzazione dell’area di Terina è chiaro che una amministrazione dovrebbe tener conto di ciò». Per la Gargano: «Bisogna domandarsi se val la pena investire per esempio fondi di uno Stato o di un Comune con un bilancio non fiorente come quello di Lamezia sul recupero e la valorizzazione. Personalmente ritengo che prima della valorizzazione turistica debba avvenire uno scatto culturale di tipo educativo. Creare una affezione. Se si decide e si prende un impegno, poi l’Ente pubblico deve assicurare la manutenzione di un bene». Partire dunque da tale evento per la neoassociazione non è stato un fatto casuale in quanto rileggere la storia del territorio è importante per creare senso di identità comune. Tre ex Comuni una sola storia, una sola città: Lamezia Terme

turale, mettendo in evidenza il contributo dato da ciascun ex comune avesse nel creare l’identità di una città che ha una storia unitaria. Questo significa che non ci si deve limitare a conoscere in maniera superficiale i ruderi presenti in città, ma è necessario conoscerne la storia. La guida realizzata spiega la De Sensi Sestito: «Fa comprendere come la storia del territorio di sia dipanata in maniera unitaria, unitario il fenomeno bizantino, unitario il fenomeno normanno, la fase greca, la fase di dipendenza prima dagli angioini poi dagli aragonesi». Tante le considerazioni fatte in serata dalle relatrici ne citiamo solo alcune. Per la Mancuso: «Noi archeologi cerchiamo di individuare delle specificità legate alle caratteristiche topografiche del territorio, Lamezia e non solo

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società

RAZZISMO: ABILISMO COS’E’?

di Antonio Carchidi

Esistono molteplici forme di Razzismo, Sessismo, Classismo, Specismo: Tutti ne conosciamo il significato. E se vi dico ABILISMO, sapete cosa indica? L’ abilismo Deriva dall’inglese ableism termine più diffuso e usato negli ambienti americani- o disableism principalmente utilizzato nel territorio britannico -, e ha iniziato a diffondersi come parola alla fine degli anni ’80. è l’atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità varia. L’abilismo consiste nella discriminazione nei confronti di persone diversamente abili. In linea generale, si riconduce anche al presupporre che tutti siano dotati di un corpo abile. Tale tendenza è costituita da un insieme di atteggiamenti che vanno a sottovalutare le capacità di una persona diversamente abile. Molto spesso, si esplicita attraverso un’oppressione che, in modo più o meno diretto, si palesa, lasciando spazio a giudizi e pregiudizi che portano le persone destinatarie di questi comportamenti a cercare di indurre le maschere che la società odierna ci impone dimenticandosi dei valori e principi morali impartiti dai nostri genitori e nonni; celare e minimizzare la propria disabilità. In sostanza l’abilismo descrive le persone definendole unicamente per la loro disabilità, ne attribuisce a priori certe caratteristiche, imprigionandole in stereotipi in cui risultano diverse e irrevocabilmente inferiori. E’ qualcosa di dannoso e ingiusto, che può comportare conseguenze spiacevoli, soprattutto se radicato in abitudini e comportamenti del quotidiano o, comunque, sempre più frequenti. Comprende sia le azioni più eclatanti, come impedire l’accesso a determinati luoghi o informazioni a causa di barriere architettoniche culturali e sensoriali e non, che quelle più sottili e infime, ad esempio usare il nome di determinate disabilità per offendere ad esempio Non fare il Down!; Sono circondato da cerebrolesi! – o usare termini con connotazioni negative per parlarne, è costretto in carrozzina, nonostante pag. 10

la disabilità ecc… Tuttoggi è difficile che qualcuno venga preso in giro per la disabilità, però la discriminazione c’è, ed è ugualmente orrenda e denigrante. Quante volte una persona disabile viene definita eroe soltanto perché ha una disabilità? Quante volte alle persone disabili vengono attribuite caratteristiche preconfezionate, quali essere guerrieri, coraggiosi, meravi-

gliosi, angeli sofferenti con tanto da insegnare a noi che disabili non siamo? Inspiration Porn: la rappresentazione delle persone disabili come ispirazione unicamente per il fatto di avere una disabilità, oggettivandole a favore delle persone non disabili, e rendendole straordinarie anche nel caso compiano gesti banalmente ordinari, come uscire la sera, studiare o diventare genitori. Sentirsi dire «Complimenti per il coraggio, perché io nelle tue condizioni non riuscirei ad uscire di casa» è umiliante, ve lo posso assicurare. Non è un complimento vero è proprio, in sostanza è una microaggressione che offende, lede la persona, fa sentire diversi, sfigati. Il pietismo è talmente palese da diventare soffocante. Fa apparire la stessa disabilità come un ostacolo onnipresente da superare, e non una semplice caratteristica dell’individuo, come l’essere moro, caucasico, africano, donna, uomo, gay o transessuale. GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Così come frasi «Sei bellissima, nonostante la tua disabilità» anch’essa è una microaggressione abilista che non trova spazio in un dialogo intelligente, e a cui non siamo costrette – o costretti – a sottometterci, rispondendo ed educando la persona in questione, facendo notare che la disabilità non è un fattore che sminuisce. Se siamo considerati esteticamente attraenti lo siamo per ogni centimetro del nostro corpo. Tantissime persone stanno lottando contro l’abilismo, mostrando come la disabilità sia una condizione emergente da più fattori, non soltanto quelli biologici ma anche quelli sociali, comprendenti le discriminazioni nei confronti degli individui aventi diverse funzionalità fisiche, cognitive ed intellettive. Cosa fare per sconfiggere l’abilismo? Riconoscere che siamo tutti esseri umani, che avere una disabilità non rende migliori o peggiori. Riconoscere che una protesi, un bastone o una carrozzina non rende meno stronzi. Sarebbe troppo facile. Lottare per i diritti, per una società inclusiva, dove nessuno si senta discriminato per il fatto di avere abilità diverse. Esigere la parità di opportunità e di trattamento. Considerare le molteplici abilità come normalità nell’etereogeneità delle sfaccettature umane. E chiedere, informarsi, studiare, mettersi nei panni degli altri. Debellare definitivamente l’abilismo significa anche debellare l’ignoranza dalla società, la pura cattiveria, incrementando il rispetto verso tutte le persone senza far distinzione di razza, sesso, religione, ceto sociale.. L’abilismo non è altro che la discriminazione nei confronti di persone diversamente abili e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile. Essa può colpire sia disabili fisici che mentali, e può essere attuata sia attaccando fisicamente o verbalmente le persone disabili, sia trascurando di offrire loro particolari privilegi volti a compensare la loro situazione di debolezza. Abilista è stato per esempio il regime Lamezia e non solo


riflettendo

Gli “umili” di Manzoni di Pierluigi Mascaro e i “vinti” di Verga Con I Promessi sposi, Alessandro Manzoni è considerato il fondatore in Italia del romanzo moderno: i suoi personaggi sono tratti dal mondo popolare, sono persone di umili origini che lottano contro i soprusi dei potenti, viene utilizzata la lingua della borghesia fiorentina colta dell’Ottocento; i protagonisti dei romanzi e delle novelle di Giovanni Verga sono invece i “vinti”, non necessariamente poveri o deboli, ma ineluttabilmente impossibilitati a mutare in meglio la propria condizione, se non a costo di grande dolore e sofferenza. Per Manzoni, la storia degli uomini è il campo d’azione della Provvidenza, i cui disegni sono volti a creare le condizioni perché l’uomo possa esercitare il libero arbitrio. La sventura è considerata “provvida”, poiché offre la possibilità del ravvedimento. Gli umili manzoniani hanno fede nella provvidenza, ne vengono consolati, sentono che non ne saranno mai abbandonati; la sventura è provvida anche quando si abbatte sui cattivi, perché li richiama alla scelta del bene. In Verga, invece, c’è un pessimismo di fondo: i “vinti” non hanno il conforto della fede, sono soli e rassegnati al loro destino di dolore; per essi non è possibile alcun nazista, che perseguitò tra gli altri anche le persone disabili perché ritenuti inutili alla razza ariana; un atteggiamento antidiscriminatorio è invece stato adottato, per esempio, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, come dalla Costituzione Italiana: in molti Paesi occidentali oggi la normativa applica verso le persone disabili una discriminazione positiva volta ad assicurare ad essi il minor numero di disagi possibili e una piena partecipazione alla vita sociale e politica del territorio. Audismo, Discriminazione, Disabilità, Disability Pride, Intersezionalità, Olocausto, Settimana dell’orgoglio disabile, Sordofobia, LE VOLTE IN CUI SEI COLPEVOLE DI ABILISMO ANCHE SENZA RENDERTENE CONTO? Alimentare tabù e stereotipi rientra, a pieno titolo, tra le tendenze tipiche dell’abilismo. Per sconfiggerlo basterebbe andare oltre, smettendo di vedere nella persona diversamente abile soltanto la disabilità, e Lamezia e non solo

riscatto, non può esserci un domani migliore, bisogna solo che si rassegnino accettando la propria condizione. Questa dicotomia si riflette nei registri linguistici scelti dai due Autori: la voce narrante de I Promessi sposi è quella di un colto narratore onnisciente, autore e personaggi si esprimono con la stessa lingua, anche se nei dialoghi e nei monologhi la sintassi varia a seconda di chi parla o pensa. Nelle pagine di Verga, invece, il registro linguistico adottato è quello dei personaggi, con riproduzione dei relativi modi di dire; la sintassi risulta pertanto elementare e il linguaggio infarcito di modi dialettali.

cercando di non trarre conclusioni affrettate. Un insieme, molto ampio, di espressioni, abitudini e atteggiamenti che incentivano stereotipi, tabù e discriminazioni: l’abilismo si manifesta proprio così, determinando conseguenze negative e dando vita a situazioni spiacevoli. COME SI MANIFESTA L’ABILISMO NELLE ABITUDINI? L’abilismo si manifesta principalmente in atteggiamenti ricorrenti nella vita di tutti i giorni che vanno a intaccare le abitudini di una o più persone. Il linguaggio, come vedremo nel paragrafo seguente, è ricco di esempi in tal senso. Ma non solo. Anche idee e modi di pensare lo sono. Basti pensare alla tendenza a far notare casi di discriminazione verso le persone diversamente abili. O, ancora, considerare una persona diversamente abile coraggiosa perché affronta situazioni del quotidiano e normalissime. E tendere a storcere il naso su questioni importanti, che non andrebbero sottovalutate, come l’assistenza sessuale nel campo della disabilità. Infatti, il sesso per disabili è un tabù da sconfiggere.

Queste e altre idee e pratiche rientrano nei pensieri tipici concernenti l’abilismo. Come si manifesta l’abilismo nel linguaggio? L’abilismo può esplicitarsi anche attraverso il linguaggio, ovvero mediante l’utilizzo di metafore negative che vanno a incentivare il pensiero che individua le persone con disabilità come soggetti inferiori. Il cosiddetto linguaggio abilista, dunque, incentiva la visione stereotipata circa la vita e le capacità delle persone diversamente abili. Spesso, magari anche per abitudine e in maniera non consapevole, si tende a usare espressioni che si collegano a forme di disabilità e che possono avere una connotazione offensiva. L’utilizzo di determinate espressioni può realizzarsi in più contesti: lavorativo, scolastico, professionale, confidenziale, e così via. Ad esempio la frase “Ma sei sordo?” pronunciata per richiamare l’attenzione di una persona che non ha ben compreso una richiesta o è stata disattenta, si colloca a pieno titolo all’interno del linguaggio abilista.

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cultura

Giorgio Ceriani Sebregondi di Tommaso Cozzitorto

Si discute ancora, facendo passare la discussione come nuova e attuale o perlomeno foriera di nuove idee e progetti per dare il via all'apertura di orizzonti nuovi e scenari che dovrebbero portarci sulla strada giusta del decollo definitivo del mezzogiorno d'Italia e perché no di tutto il Sud del pianeta mondo. Ma non si può tralasciare un particolare che mi sembra alquanto importante, vale a dire la mancanza di novità nell'impostazione del discorso stesso, per cui è logico dedurre che sia vana illusione credere di raggiungere un qualche valido obiettivo perseguendo quei vecchi binari che non hanno portato positivi frutti di sviluppo. Credo che, in occasione dei 70 anni dalla costituzione della Cassa per il mezzogiorno il rischio di dibattiti passerella, teorici e retorici sia molto alto. A tal proposito credo sia interessante "resuscitare" Giorgio Ceriani Sebregondi e la sua importanza storico - sociale, ma anche l'attualità del suo pensiero, relegato in quelle dimenticanze, a mio parere non casuali, che la politica spesso adotta per motivi di "opportunità" poco chiare e poco fluide. Giorgio Ceriani, nell'ambito del problema sul divario nord/sud e dello sviluppo in genere sostiene che quest'ultimo non si può costruire sul solo dato economico ma presuppone un lavoro sui fattori di crescita culturale, sociale e istituzionale. Si evince chiaramente come il perseguire, in un progetto di politica di sviluppo, il solo elemento economico sia insufficiente, la prova è il fatto che la politica sul mezzogiorno sia stata fino a questo momento un fallimento, e non si vengano a riportare dati i cui risultati sono del "meglio che niente", perché sappiamo tutti che dopo decenni un ragionamento del genere non può essere che mortificante. Il Ceriani aveva compreso oltre sessanta fa una verità semplice, se la crescita non ha alla sua base una matrice culturale, sociale, scolastica/ educativa, istituzionale a tutti i livelli, non si può andare da nessuna parte. Infatti da nessuna parte si è andati. Non si può pensare ad uno sviluppo economico di una regione depressa se solo uno pag. 12

dei fattori sopra indicati non abbia in sé un funzionamento strutturale etico e morale solido. Non può valere la politica delle vuote promesse e degli interessi personali, non può valere una scuola poco competitiva perché abbandonata in mano a gente incapace, non può valere una cultura messa ai margini e ripescata strumentalmente solo durante le campagne elettorali, per non parlare di sanità e strutture sociali. Il portato del pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi ci porta a riflettere seriamente sul principio di sussidiarietà: rappresenta la ricchezza e la linfa di una società democratica che si basa sul pluralismo e sulla libera iniziativa delle donne e degli uomini cittadini protagonisti ma non in senso individualista nell'ambito di uno Stato nazionale. È libertà pura, è pensiero creativo, è il perseguimento di una passione, del desiderio di dare un contributo ad una idea e conseguentemente all'intera società nella sua realizzazione. Il principio di sussidiarietà rinforza e unisce capacità, è realizzazione dopo il confronto costruttivo, rafforza il senso dello Stato dal basso, propone riforme, aumenta la qualità della vita. Penso ai buoni frutti derivanti da movimenti e associazioni che si sono formati nell'ambito della Chiesa, alla dialettica costruttiva che per molti anni ha accompagnato il movimento sindacale, al lavoro straordinario del volontariato non politicizzato, e molto altro di cui non scrivo per non dilungarmi troppo. In un momento di crisi pandemica come quello attuale, il problema sulla crisi del principio di sussidiarietà, quindi dei corpi intermedi, sarà ancora più accentuato, visto il blocco democratico che tutti stiamo vivendo e subendo. In conclusione, la sintesi del pensiero di Giorgio Ceriani Sebregondi è enucleabile nella costruzione di una solida cittadinanza attiva, solidale, responsabile. Potrebbe essere cancellato, definitivamente, il termine suddito, triste realtà del nostro Sud, destabilizzante e drammatico, anche per quella classe politica che ha creduto di poterne trarre degli egoistici benefici.

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cultura

Ripensando a... di Tommaso Cozzitorto

Pavese

Sto ripensando Pavese. Ho scritto per lui un monologo pubblicato in un libro di qualche anno fa che è stato rappresentato attraverso la magica voce di Giancarlo Davoli accompagnato al pianoforte dal maestro Rossella Mendicino: una potenza musicale che ancora oggi ricordo con profonda emozione. Di Cesare Pavese penso molto spesso al suo “mal de vivre”, ai giorni contati della sua vita, un’attesa non priva di fatalismo per raggiungere il traguardo del gesto estremo e nello stesso tempo una speranza affinché il suo destino pressoché prestabilito potesse ritrovare quella luce abbandonata nelle Langhe della giovinezza. La sua ricerca dell’amore era sentita come una necessità, per trasformare un doloroso sopravvivere in un

“Vivere” autentico. Invece, di vana attesa in vana attesa, quindi di delusione in delusione, nella sua anima anima prende sempre più piede la sensazione di buio, un “mal de vivre” che non gli prospetta alcun sopportabile futuro. Aveva da poco vinto il Premio Strega, eppure si rende conto che il successo non colma vuoti, mancanze, né placa la fame d’amore, si rende conto che il successo acuisce la solitudine, quella solitudine che nasce dal profondo, dalle voragini senza fondo dell’interiorità. Penso a Pavese, come a un nuovo Ortis, aggirarsi tra le ombre della sua mente, in piena estate (l’estate è una tragedia per gli infelici), in una anonima camera d’albergo... E poi niente più... “La mort viendra et elle aura tes jeux”.

scuola: IC MANZONI – AUGRUSO DI LAMEZIA TERME CONCLUSO CON GRANDE SUCCESSO IL MODULO

GIOCANDO IMPARO A STAR BENE CON ME STESSO E CON GLI ALTRI NELL’AMBITO DEL PROGETTO PON “APPRENDIMENTO E SOCIALITÀ”

Si è concluso ieri 8 luglio, con grande soddisfazione da parte del Dirigente Scolastico Anna Primavera, il progetto sportivo di 30 ore finanziato dal PON “APPRENDIMENTO E SOCIALITA’ ” tenuto presso la scuola Manzoni-Augruso di Lamezia Terme. Sono state numerose le richieste di adesione al modulo e 30 bambini, dai 6 agli 11 anni provenienti dai plessi Augruso e S. Maria della Pietà, hanno partecipato al progetto con grande entusiasmo. Il modulo“Giocando imparo a stare bene con me stesso e con gli altri” è stato coordinato e gestito con competenza e professionalità dall’insegnante Lina Concetta Ferraro, come docen-

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te esperto con competenze specifiche nel campo sportivo, e dall’insegnante Giovanna Folino come tutor del progetto. Il percorso ha avuto come finalità il piacere senso-motorio, la scoperta del sé e delle proprie risorse, il consolidamento degli schemi motori di base e posturali e soprattutto il portare i bambini ad entrare in relazione con gli altri e a star bene insieme. Gli alunni hanno potuto così scoprire il piacere di collaborare con compagni di età e scuole diverse nella ricerca di un equilibrio condiviso. Un progetto volto all’inclusione e alla socializzazione dei bambini tramite l’attività motoria che ha raggiunto in pieno gli obiettivi prefissati.

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Sport

Il fascino del numero 9

di Vincenzo De Sensi

La scena si ripete con il consueto rituale. Un calciatore, braccia al cielo, corre verso la folla inseguito dai compagni che vogliono festeggiarlo. É l’abbraccio ideale tra il calciatore e la folla dopo un gol segnato. La folla esulta, il calciatore, con la sua gioia, conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che nel calcio la cosa più importante è far gol. Sino a poco tempo fa la gioia del calciatore così espressa poteva costargli un’ammonizione. L’arbitro infatti spesso ammoniva il giocatore che, dopo aver segnato, lasciava il terreno di gioco e si avvicinava alle tribune. Forse gli eccessi non sono gradevoli e forse è giusto che si cercasse di evitare scene prolungate di giubilo, a volte scomposto. Ed infatti si deve fare una considerazione di fondo. Si può cioè immaginare un calciatore che, dopo aver segnato un gol, tomi al suo posto come se niente fosse accaduto, limitandosi ad un appena accennato gesto di soddisfazione? Per quanto distaccato un giocatore si storsi di essere, il gol inevitabilmente e fatalmente lo esalta. E l’esaltazione comporta manifestazioni di giubilo che sono deprecabili solo quando sono offensive nei riguardi dell’avversario. Nell’eccitazione, aggredisce verbalmente e mortifica quanti hanno subito la rete. Ma il calciatore che, braccia alzate, corre verso la folla, non è affatto biasimevole o scomposto. Considerando però che ci occupiamo di centravanti, poniamoci alcune domande. Se, sia ancora valido il principio che individua nel centravanti il cannoniere» per antonomasia. Ed ancora se l’evoluzione del gioco del calcio abbia davvero snaturato le funzioni del centravanti non più uo-mo-gol» ma «uno degli undici», con compiti che a volte sono ben lungi da quelli specifici di far gol. Noi crediamo che l’indiscussa evoluzione del calcio, la cosiddetta sua modernizzazione o, se si preferisce, il tentativo di ridimensionare i ruoli dei singoli giocatori, per lasciar posto pag. 14

al vagheggiato calciatore universale», non hanno intaccato la figura tradizionale del centravanti ridimensionando il fascino che il numero 9 conserva e che ha radici profonde al punto da essere ormai parte integrante del calcio. E’ vero, oggi si paria in generale di «punte» o di «centravanti a tutto campo», ma ciò nonostante il cosiddetto fascino del numero 9 resiste e che resisterà pure in futuro, anche perché sono i numeri 9 »che hanno fatto in gran parte la storia del« gioco più bello del mondo ». Ma il fascino del centravanti è sempre valido, conservando nel calcio una pecularietà che pochi ruoli hanno. Quello del portiere di sicuro, poi del libero, e in parte del centrocampista, molto meno del difensore soggetto, più di altri, ad una trasformazione che in verità ricalca esperimenti effettuati con successo tanti anni fa. Il calcio moderno non ha potuto eliminare i ruoli tradizionali, tra i quali quello del centravanti è uno dei più importanti. E non si tratta solo di fascino romantico! Quando si paria di centravanti va accettata la realtà che il centravanti mitico di una volta non c’è più, o che comunque la sua leggendaria figura ha subito notevoli trasformazioni. É evidente quanto il tentativo da parte degli allenatori di creare il «giocare universale» abbia contribuito a un tale ridimensionamento, ma ci sono stati altri motivi, a cominciare da un esasperato tatticismo e dalla spesso discutibile mania di mescolare i numeri sulle maglie. Ma chi erano questi mitici centravanti tradizionali? Niente di trascendentale e tanto meno nessuna ricerca di un protagonismo fine a se stesso. Il centravanti era un giocatore che per doti fisiche, per capacità tecniche, per attitudine e per caratteristiche naturali, finiva per diventare il «condottiero» dell’attacco composto di cinque giocatori, un centravanti appunto, due ali e due mezzeali che solo in seguito sono diventati più genericamente centrocampisti. GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Al centravanti si chiedeva molto II centravanti, come indica lo stesso termine, era ed è il giocatore «faro» dell’azione offensiva. Sino a quando il sistema di gioco praticato era il metodo, sul centravanti si portava il centromediano metodista, il numero 5. Certo è che le qualità tecniche dei centravanti entrati nella leggenda erano tali da far supporre che il loro mito avrebbe resistito anche ad una marcatura stretta e spietata, tanto più che una marcatura del genere può impedire all’attaccante di giocare per ottanta minuti ma raramente ne annulla completamente il talento che esplode spesso a sprazzi ma sufficientemente per determinare un risultato. Il centravanti di una volta rimaneva preferibilmente nell’area di rigore avversaria, dialogava con i compagni ma conservando sempre una posizione che gli permettesse di far gol. La fama di condottiero» che il centravanti si è guadagnata era frutto proprio di questa sua capacità di trasformare in gol il lavoro dei compagni. Oggi è diventato quasi norma un centravanti che non segna e che anzi con la sua posizione favorisce i gol dei compagni, ma una volta era prima di tutto dal centravanti che ci si aspettavano le reti, era lui che doveva guidare la squadra alla vittoria. Centravanti e gol erano legati da un filo pressoché indissolubile e che raramente si spezzava. Il calcio, a quel tempo genuino e sicuramente più sport e meno mercenarismo e fenomeno da baraccone, chiedeva al centravanti l’ebbrezza di mandare la palla in rete senza la quale una partita di calcio aveva poco senso. Ripetere che una gara perfetta dovrebbe finire sullo zero a zero significa fare della pura teoria a scapito della realtà. Il gol quando manca toglie in fatti all’incontro la sua identità, punisce e penalizza lo spettatore, priva lo spettacolo del suo traguardo più ambito.

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l’angolo di curinga

Il calendario storico-fotografico dell’Associazione per Curinga

Il calendario storico-fotografico dell’Associazione per Curinga propone ogni anno un tema diverso, nel solco della ricerca delle tradizioni e dei caratteri identitari della comunità. Le fotografie d’epoca, accostate a proverbi e modi di dire dialettali o a poesie e brevi testi in vernacolo, raccontano di mese in mese momenti di socialità e condivisione di un tempo più o meno lontano, percorrendo non solo un viaggio nel tempo, ma anche nello spazio. Difatti il Calendario dell’Associazione per Curinga, che per la parte fotografica attinge agli archivi privati delle famiglie Curinghesi, viene ogni anno spedito o messo in valigia e portato in giro per il mondo dagli emigrati che ritornano al loro lavoro e alla loro vita lontano dalla Calabria. Per il 2022 l’Associazione propone un calendario su una tematica di primaria importanza affettiva e di necessità: “A buffetta” ovvero la preparazione e la condivisione dei pasti in un’epoca, segnata dalla pandemia, in cui il distanziamento sociale ha imposto separazione e allo stesso tempo riscoperta del piacere di cucinare, alla ricerca di antichi sapori.

Curin2022 ga

A bufetta La convivialità, il consumare i pasti insieme alla famiglia e agli amici, ma anche la stessa preparazione delle pietanze e delle conserve, rappresenta per l’essere umano un momento imprescindibile di socialità e condivisione, che tanto è mancato in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Se da una parte, la pandemia ha imposto reclusione e distanziamento sociale come prima difesa contro l’avanzare di un nemico pericoloso e invisibile, dall’altra ha smosso in tanti di noi la necessità di scoprire o riscoprire l’amore per la cucina, il piacere di preparare un piatto con le proprie mani, la ricerca di sapori e profumi antichi che si credevano perduti. Da qui la proposta per il calendario 2022: A buffetta, ricorrendo a un termine che sta cadendo in disuso, ma che reca in sé una provenienza lontana nel tempo, la dominazione francese che ha anch’essa influenzato la nostra lingua e cultura. Percorreremo insieme l’anno con le ricette tipiche della nostra tradizione, le pratiche per la conservazione della carne di maiale, la preparazione dei dolci pasquali e natalizi, ‘a sarza, le conserve per l’autunno e l’inverno. Non può mancare, come sempre, una scelta di poesie, proverbi e fotografie a tema.

“Hai mangiato? È la più autentica espressione d’amore” (Laura Morante)

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Curin2022 ga

Curin2022 ga

GIUGNU 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

MIÆRCURI S. Giustinu IUAVI

Festa da Repubblica

VENNARI S. Carlu SABATU

S. Quirinu

DOMINICA Pentecoste LUNI S. Norbertu

MARTI S. Roberto

MIÆRCURI S. Medardu

IUAVI S. Primu

VENNARI S. Diana SABATU

S. Barnaba

DOMINICA SS. Trinità LUNI

S. Antoniu ‘e Padova

MARTI

LU CANTU DE LA CRISI

IUAVI

Ogni jornata arviscia e mora cu’ nna ’nzalata de pumadora.

S. Eliseu

MIÆRCURI S. Vitu S. Aurelianu

VENNARI S. Gregorio B.

SABATU

S. Marina

DOMINICA Corpus Domini LUNI S. Silveriu Papa

MARTI

S. Luigi Gonzaga

MIÆRCURI

S. Paulinu

Mai li spaghetti, mai carni ’n brodu: de chistu modu si po’ campà? Dintra la casa la fiamma è spenta; uogghju no’ trasa, ranu de nenta. Cu’ nna cipudda, chi mmancu abbunda, pe’ nna sicunda pietanza fa’.

IUAVI

Tutti ha mu avimu, tutti ha mu damu: si nno’ ssiggimu cu cchi ppagamu?

S. Giuanni

Chisti su’ ttiempi tremendi e ’mpami, quandu c’è ffami pe’ tutti nd’ha.

S. Lanfranco Vescovo

VENNARI SABATU S. Gugliemu

DOMINICA S. Rodolfu

LUNI S. Cirillu

MARTI S. Attiliu

MIÆRCURI SS. Pietru e Paulu

IUAVI

SS. Primi Martiri

Armenu tuna vieni, Bettina, cara pacchjuna, bella riggina, cu nu tua sguardu mu mi cumpuorti, pe’ mmu mi porti la paci tu. (Giovan Battista Vono, “Curinga Tempi Infami”)

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a riveder le stelle di Edoardo Flaccomio e Flaviana Pier Elena Fusi

IL SEME DELLA GIOIA

IL BRIVIDO INTENSO CHE TI COGLIE

Il seme della gioia è ciò di cui si ciba l’umanità cosciente. Un seme piantato nella profondità di quelle anime che non si accontentano di guardare la superficie. Un seme che va oltre le apparenze, oltre le convenienze, oltre il sublime senso del potere che ammanta l’aria dei boriosi. Un’anima gioiosa è vincolo di pace, garante di armonia, padrona di se stessa, nessuno e niente le arreca danno; nessuno e niente scalfisce le sue profondità. L’anima gioiosa crea, seduce, inneggia alla vittoria dell’esistere. Un profetico sogno l’attraversa e la chiarezza d’obiettivo la incalza. L’amore qui è certezza e con lui tutto prende il giusto sapore. “Il seme della Gioia” è più di un libro, più di un saggio, più di una raccolta di storie di vita, è di più: svela e rivela i misteri primordiali. Accompagna ad indagare sullo scopo di vita per farci giungere dove tutto è magia.

È sempre una splendida e impareggiabile emozione scrivere e pubblicare saggi, soprattutto in quest’epoca vilipesa dalle nefandezze umane, in cui le Leggi Universali sono capovolte per ignoranza e avidità personali. Ciò che manca alla società è il riconoscimento di vivere in un mondo magico perché misterioso. In virtù di ciò, ho cercato di rendere accessibili a tutti, alcuni misteri pervenutici dal passato e mai decifrati fino ad oggi. Riconoscere di essere noi stessi un vero e proprio enigma all’interno di un Universo che mai, dico mai, sarà compreso nell’essenza, vuol dire fare un primo passo in direzione della Verità. Il Seme della Gioia rientra nella ‘saga’ Librosaggio e come il titolo enuncia, vuole essere auspicio di un futuro migliore, all’insegna della fratellanza e comunanza con la Natura. Mi auguro che Gaia, nostra Terra, accolga questo seme e lo aiuti a divenire Albero di Gioia, Albero di Vita. Felicità a tutti coloro che innaffieranno questo seme. Si ringraziano gli autori che con le loro storie hanno contribuito a rendere questo libro strepitoso: Flaviana Pier Elena Fusi Piergiorgio Barone Roberto Russo Domenico Palmiero Massimo Biecher Line Danielsen Fabio Salviato Rocco Antonio Flaccomio Lorenzo La Rosa Dominique Blumenstihl Roth Anna Borellini Ringrazio il poeta Innocente Foglio per la sua personale presentazione del testo all’inizio delle storie.

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omaggio ai miti

di Palma Colosimo

LE ERE ZODIACALI

Parte seconda

Continuiamo il nostro viaggio tra le Ere, e di come esse, hanno influenzato la coscienza umana. Tratterò oggi l’Era a cui apparteniamo: l’Era dei Pesci, di cui siamo figli e la nuova Era quella che sta arrivando quella dell’ Acquario. L’ERA DEI PESCI è iniziata nell’anno zero e si protrarrà fino all’anno 2.150 circa. La venuta di Cristo segna il cambio dell’Era. Il signore dei Pesci è Nettuno, i suoi valori sono, amore trascendente, misticismo, sacrificio, martirio e devozione, ma anche fanatismo e lotte religiose. I valori Pesci dell’universalità e del perdono, si esprimono nell’estensione della salvezza verso tutti i popoli della Terra, segnando così il cambio di spiritualità. Cambia la visione di Dio, un Dio che manda suo Figlio a sacrificarsi ed a farsi carico dei peccati di tutti noi. Il simbolo dei Pesci è, stato il segno di riconoscimento dei primi cristiani. Nei Vangeli i Pesci sono menzionati più volte. Gli Apostoli erano dei pescatori, ma Gesù li scelse per farli diventare pescatori di uomini. Si palesano anche nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il pane simbolo della spiga, si ricollega al segno opposto ai Pesci la Vergine. La quale anela a spiritualizzare la materia, la sintesi di ciò la leggiamo in una metafora celebre detta da Gesù “IO SONO IL PANE DELLA VITA” . Questa Era sarà sempre in bilico tra la spiritualità e la materia, tra la fede e la ragione, tra la religione e la scienza. La parte ombra del Pesci, è rappresentata dalle persecuzioni e dal fanatismo religioso, che porterà la Chiesa a fomentare guerre religiose, ed alla conversione forzata di molti popoli. La povertà predicata e lo sfarzo delle ricchezze accumulate, sono una delle tante contraddizioni, di un apparato religioso che si occupa più di vicende politiche, che di quelle spirituali. L’archetipo della Vergine, si è manifestato nelle regole degli ordini ecclesiastici, ma anche più recentemente nello sfruttamento delle risorse della Terra per produrre energia, nell’ industrializzazione selvaggia, ma anche nell’alienazione degli operai nelle fabbriche. L’ERA DELL’ACQUARIO Secondo alcuni studiosi l’Era dell’Acquario inizierà nel 2.150 circa. Non tutti gli esperti sono concordi riguardo a questa data, in quanto le Ere non si susseguono in maniera netta, ma ci sono delle sovrapposizioni tra l’Era che sta finendo, e quella che sta per iniziare. Le sovrapposizioni possono durare fino a duecento anni. Le prime vibrazioni acquariane furono percepite nel 1780, quando fu scoperto il pianeta Urano, esso è il signore dell’Acquario. I valori di questo pianeta sono la ribellione, la rivoluzione, i cambiamenti improvvisi, e tutto ciò che riguarda la tecnologia l’elettronica, la meccanica e la cibernetica. Dopo la scoperta di Urano il mondo non fu più lo stesso. Si susseguirono rivoluzioni di popoli, quella francese ne è un fulgido esempio, ma anche tecnologiche, ci fu infatti la prima rivoluzione industriale e l’inizio della meccanizzazione. L’Acquario è un segno d’aria, ha a che fare con il mentale, la comunicazione, e si interessa del sociale. Infatti queste rivoluzioni cambiarono l’assetto sociale, si abolì la servitù della gleba, e nacque un nuovo stato sociale, il proletariato. Ogni volta che Saturno, secondo governatore del segno entrava in Acquario, ogni trenta anni circa, il progresso e l’evoluzione tecnologica effettuava un balzo in avanti. Nel Febbraio del ’62 erano presenti ben sette pianeti nel segno dell’Acquario. In quell’anno, i russi compirono il primo viaggio fuori dall’orbita terrestre con lo Sputnik, e nel ’69 gli americani andarono sulla Luna. Si ebbero rivoluzioni meno cruente delle precedenti, ma non per questo meno sconvolgenti a livello sociale. Nel ’68 cominciarono i primi movimenti studenteschi, le manifestazioni dei lavoratori nelle piazze, la rivoluzione sessuale., E’ proprio in questo periodo storico che i valori acquariani di uguaglianza e parità di diritti per tutti, si espressero al meglio. Gli individui singoli, si aggregarono nella lotta per un ideale collettivo, realizzando il concetto acquariano che ognuno di noi, è come un pezzetto di un puzzle. Ognuno è diverso, vale in quanto se stesso, ma partecipa ad un immagine più grande. Negli ultimi cinquanta anni la tecnologia ha fatto passi da gigante, mai come oggi nella storia conosciuta, l’umanità ha raggiunto livelli tanto alti Lamezia e non solo

di progresso e scoperte. Una considerazione importante da fare, e che il segno opposto all’ Acquario è il Leone. Dell’Era del Leone non abbiamo notizie storiche certe, si possono fare solo delle supposizioni. Si pensa che 10.000 anni fa sulla Terra vi era una civiltà molto potente ed evoluta, secondo teorie non ufficiali, ci restano di essa, opere imponenti quali le piramidi e le sfingi. Questa civiltà sfidò un limite strutturale, ed ebbe come conseguenza l’annientamento. Oggi ci troviamo in uno scenario simile, con una società attuale complessa e tecnologicamente avanzata. Occorrerà in futuro abbassare il ritmo, e farlo diventare sostenibile per evitare che collassi. Il passaggio negli anni novanta di Saturno ed Urano nel segno dell’ Acquario, ha determinato una svolta sostanziale nel mondo della comunicazione e del lavoro. I computer, sono entrati nei nostri uffici e nelle nostre case, ed abbiamo assistito al grande boom dei telefoni cellulari, ed al diffondersi della rete internet. L’universalità’ acquariana si esprime attraverso i social, nel lavoro di gruppo e nell’amicizia. Non si comunica più incontrandosi nelle piazze, ma seduti davanti ad uno schermo, dove possiamo entrare in contatto con il mondo Le notizie affluiscono a valanga, e ci permettono di sapere in tempo reale, tutto quello che succede intorno a noi. Il fluire di notizie indiscriminate può condurre a dei grossi abbagli, occorre quindi promuovere il pensiero critico, altra qualità acquariana, nei confronti degli altri, ed avere il coraggio di prendere le distanze da certi modi di pensare. Attraverso questa capacità di reazione si riesce a condividere il diverso, ed a capire meglio l’altro. Il concetto di universalità potrebbe essere deviato verso una globalizzazione a tutti i livelli, ed indirizzare le masse verso il concepimento di un unico pensiero, un’unica mente, un unico governo. Si tradirebbe il concetto tanto caro all’Acquario, e al il suo segno opposto il Leone, dell’unicità dell’individuo. Questa potrebbe essere l’ombra della nuova Era, insieme all’uso indiscriminato dell’intelligenza artificiale. Stiamo assistendo ad un risveglio spirituale che si sta espandendo in tutto il globo. Sono le energie della nuova Era che spingono al cambiamento. Infatti il glifo dell’Acquario, è rappresentato da una figura umana che versa acqua da una brocca. Rappresenta Ganimede il coppiere degli Dei che versa e condivide acqua di vita, di guarigione e di conoscenza sul mondo. Il caos e l’incertezza che caratterizza questo periodo di transizione, può farci incorrere nel rischio di percorrere vie spirituali deviate, e diventare preda di forze oscure ed ostacolanti, La nuova Era sarà caratterizzata dal movimento e della mescolanza tra i popoli, e si andrà verso l’abbattimento di alcuni confini, per diventare cittadini del mondo, e non ci sarà più tanto divario tra le religioni. Saturno è ritornato in Acquario alla fine del 2020, tutti noi siamo stati spettatori del primo volo fuori dell’orbita terrestre da parte di passeggeri civili, il primo blando araldo di quello sarà il turismo spaziale. Si andrà verso la conquista dello spazio, diventeremo viaggiatori nello spazio tempo, e incontreremo esseri di alti mondi, forse entreremo nella quinta dimensione. L’impossibile sarà possibile chi può dirlo…..

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l’angolo di antonella

ARMOCROMIA E DINTORNI. A quale stagione apparteniamo?

di Antonella Caruso

Inizio col dire che l’armocromia è quella disciplina che permette, attraverso lo studio dei colori, di individuare una combinazione di tonalità in grado di valorizzarci. Consiste nell’analisi del sottotono e del tono dell’incarnato di una persona. Conoscere le nozioni base dell’ armocromia ci permetterà di andare oltre quello schema di colori preferiti, per iniziare a scegliere le tonalità giuste che veramente sono in grado di esaltarci. Non è sempre detto che i colori che abitualmente scegliamo, per il make-up, per

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l’abbigliamento ed anche per l’arredamento corrispondano a quelli che davvero ci valorizzano. Per capire questo meccanismo bisogna capire, alla luce naturale, il colore naturale della pelle, occhi e capelli, tutto senza trucco. Rilevare se il sottotono della pelle sia Freddo o Caldo. Se il tono sia Chiaro o Scuro. Il Contrasto e l’Intensità e la Saturazione che ci permette di analizzare quanto i nostri colori naturali siano o meno brillanti. Sembra difficile ma non lo è. Basta affidarsi, almeno per la prima volta, a mani esperte. Max Factor, considerato il padre del make-up, già nel 1918, propose la teoria sull’armonia dei colori. Oggi i consulenti d’immagine si basano su questa scienza per sviluppare palette e tendenze, anche nel campo della moda maschile. La storia di questa conoscenza conta quasi 100 anni, quando negli anni ‘20 la Color Revolution, cioè il passaggio dal cinema in bianco e nero al technicolor, rivoluziono’ gli schemi della moda. Da allora gli studi e le ricerche in quest’ambito progredirono tanto da trasformare questo fenomeno in un essenziale punto di riferimento in qualsiasi campo lavorativo che riguarda l’estetica. In pratica l’Armocromia si basa sul fatto che ogni stagione abbia una specifica luce riflessa dal paesaggio e che ne determina toni e sfumature. Le stagioni e i loro colori somigliano ai colori naturali di ogni individuo, divisibili in 4 palette, composte da nuance ispirate alle stagioni di riferimento. Esse comprendono quasi tutti i colori ma con caratteristiche e tonalità specifiche per ogni stagione. 1) Donna/Uomo “PRIMAVERA”. Le caratteristiche in questo GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

caso, sono rappresentate da colori chiari, saturi e luminosi con capelli solitamente biondi, ramati, rossi o castani dai riflessi caldi. Nell’abbigliamento le tonalità protagoniste sono quelle calde come l’arancione, il marrone, il cammello, il terracotta, il giallo luminoso e il rosso. Ma anche l’azzurro nelle tonalità cielo e verdeacqua oltre al blu cobalto, il verde oliva e il viola. A questa categoria appartengono Charlize Theron e Scarlett Johansson. 2)Donna/Uomo “ESTATE.” Capelli biondo-cenere o biondo scuro, pelle di porcellana dal sottotono rosato ed occhi chiari con sfumature tendenti al grigio o all’azzurro. Perfetti per l’abbigliamento sono i colori freddi, le tonalità tenui a base blu o grigio, rosa chiaro, lavanda, bianco perlaceo, blu, giallo limone, rosso fragola, azzurro acquamarina e polvere. Appartenenti a questa categoria sono : Diane Kruger e Michelle Pfeiffer. 3) Donna/Uomo “AUTUNNO”. La caratteristica più evidente è un contrasto tra capelli castani /rossi o biondi con riflessi ramati e pelle ed occhi che possono essere scuri, verdi e nocciola. Da accostare tutti quei colori che appartengono alle sfumature della terra come il beige, l’arancio, i marroni ed i verdi caldi ma sopratutto il giallo dorato. Consigliati anche il rame, il bronzo, il senape, il prugna, il crema. Esempio di questa categoria è Julia Roberts. 4)Donna/Uomo “INVERNO”. Le caratteristiche in questo caso sono i capelli colore naturale che va dal castano medio al nero. Pelle chiarissima o rosata e occhi chiari. D’estate, queste persone, assumono un’abbronzatura molto intensa, tendente al color caffè. I Lamezia e non solo


toni da prediligere sono il bianco, il nero, il grigio antracite, il blu navy ed elettrico, il verde smeraldo e menta, il rosso acceso, il rosa shocking, il bordeaux, il magenta e il viola. Megan Fox e Monica Bellucci incarnano questa tipologia di armocromia. Chiunque volesse sottoporsi ad un esame di armocromia lo può fare rivolgendosi a persone esperte. Ci tengo a precisare che

questa disciplina non è una legge inviolabile. Non deve certo limitare il gusto personale. Inoltre è opportuno ricordare che l’analisi armocromatica può essere uno strumento utile non solo per valorizzare il proprio aspetto esteriore ma anche per aumentare la consapevolezza e la sicurezza per tutte quelle persone che non hanno le idee ben chiare sui colori giusti non solo da indossare ma da utilizzare per l’arredamento in piena armonia con sé stessi. Ognuno di noi ha dei colori amici”che valorizzano al primo colpo, altri che invece tendono a spegnersi e a sciuparci. I colori incidono molto sulla percezione del nostro viso e della nostra immagine. Inoltre molte ricerche hanno dimostrato che il colore impatta sulla valutazione di una persona tra il 62%”e il 90%. Questo significa che con il solo uso, corretto e armonico, del colore possiamo fare una fantastica prima impressione...... Oppure no. Facciamo un esempio pratico da effettuare a casa. Partiamo struccate, con i capelli legati e la luce naturale del giorno, ed accostiamo al viso indumenti di diversi colori :noteremo come cambia subito la nostra percezione

della pelle accanto ad ogni differente tonalità. Si nota da come il viso appare con quel colore se ad esempio si ha una imperfezione, un brufoletto una qualsiasi discromia magari con il verde bottiglia, ad esempio, non si nota e , invece, con il rosa cipria si notano subito le occhiaie, i denti non perfetti, ecc. ecc. e per attenuarli dovete truccarsi con vari strati di makeup. L’armocromia è questa, in base al colorito naturale della persone, il viso viene messo in risalto o al contrario viene penalizzato dal colore a cui lo abbiniamo. Provate....! Cominciate a farvi gli occhi!

Sport

DODICI NUOVI ASSOCIATI PER LA SEZIONE AIA DI LAMEZIA TERME di Gianfranco Pujia Reclutamento S.S. 2019/2020 Sezione AIA Lamezia Terme La Sezione AIA di Lamezia Terme, a conclusione del Corso Nazionale, ha immesso

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nel proprio organico dodici nuovi arbitri che martedì 21 gennaio hanno sostenuto e superato le prove d’esame. La Commissione esaminatrice, presieduta dal Componente del Comitato Regionale Calabria Giacomo Bruzzano, dal Presidente sezionale Gianfranco Pujia e dai Componenti Antonio Guerrise e Franco Pisani, coadiuvati dal segretario sezionale Mattia Roperto, ha sottoposto i candidati alle previste prove d’esame, quiz regolamentari e colloquio orale, verificando il buon grado di preparazione di tutti i partecipanti. Il Presidente Gianfranco Pujia, dopo aver rivolto un plauso ai colleghi Guerrise, Pisani e Martina Molinaro, che hanno gestito il corso appena con-

cluso, ha espresso la propria soddisfazione per le qualità dimostrate dai nuovi arbitri che nelle prossime settimane, accompagnati dai colleghi più anziani in veste di Tutor, saranno impiegati nella direzione di gare del settore giovanile. Nel dare il benvenuto nella grande famiglia dell’AIA li ha esortati, infine, a studiare il regolamento e frequentare assiduamente la sezione per confrontarsi con i colleghi più esperti, non tralasciando di curare la forma fisica indispensabile per gestire al meglio i prossimi impegni. Questi i nomi dei nuovi fischietti lametini ai quali va l’ideale abbraccio di tutta la Sezione: Giuseppe Falvo, Antonio Scardamaglia, Gianluca Renda, Salvatore Di Cello, Mauro Talarico, Gabriel Stranges, Cristian Mazza, Marco Mancuso, Christian Pio Bevilacqua, Antonio Martello, Alex Caruso, Simone Durante.

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territorio

MADONNA DI DIPODI (1 parte)

(settima parte)

di Matteo Scalise

Sito presso la SP163/2, località Fondaco Frustato in territorio di Feroleto Antico, il Santuario di Dipodi è certamente fra i santuari mariani diocesani più amati e frequentati durante tutto l’anno. Poiché il sito religioso vanta ormai mille anni di storia e quindi essendo l’argomento ricco di avvenimenti da narrare l’articolo sul Santuario di Dipodi sarà diviso in 2 puntate. L’origine storica di questa Oasi di spiritualità mariana è anche in questo caso un miscuglio di storia e leggenda. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza partendo dalla narrazione storica. Le fonti storiche sono discordi sulla data certa di fondazione; la PRIMA ipotesi storica afferma che la fondazione sia stata fatta nel 314 dc per opera dell’imperatore bizantino Costantino e dall’allora papa Silvestro dopo che si venne a sapere che la Santa Vergine era apparsa favorendo la vittoria dei Cristiani sugli Arabi musulmani e che per tale vittoria sempre lo stesso papa Silvestro concesse molte indulgenze da lucrare in diversi periodi dell’anno se si fosse andati a visitare il Santuario. Questa ipotesi però è assurda per diversi motivi, fra i quali: 1) l’Islam nel 315 dc non esisteva ancora (nacque ufficilamente il 611 dc a Medina per opera di Maometto); 2) non risultano viaggi in Calabria di papa Silvestro, il quale, soprattutto, fu impegnato in questi anni (precisamente dal 313 dc) a contrastare prima l’eresia DONATISTA convocando il Concilio di Arles e poi soprattutto il Concilio di

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Nicea per contrastare l’ARIANESIMO; 3) nel 313 dc l’Imperatore Costantino usciva dalle Guerre civili romane (306-324) per il controllo esclusivo dell’Impero e a Milano proclamava l’Editto che dava libertà piena di culto ai cristiani, fino a quel momento pesantemente perseguitati. La SECONDA ipotesi storica (seppur permangono ancora oggi dubbi) afferma che la fondazione sia avvenuta nel 1020, quindi in epoca già normanna (con re Ruggero) sicchè il papa che concesse le indulgenze da lucrare sarebbe stato invece Callisto II. Ora, si indica la data 1020 perché lo storico padre Francesco Russo la indica come data in cui gli Arabi dilagarono sulla costa lametina giungendo ad assediare ed occupare nientemeno che Maida, mentre per ciò che riguarda papa Callisto II si ipotizza che sia lui il papa che concesse le indulgenze perché effettivamente tale pontefice si trovò in Calabria, però 100 anni dopo, cioè precisamente il 16 dicembre 1121, poiché era sceso per dirimere i contrasti tra i fratelli normanni Gugliemo e Ruggero d’Altavilla contro il vescovo di Nicastro (il primo latino tralarto) Enrico e in tale occasione questo pontefice consacrò la (prima) Cattedrale latina di Nicastro, avendo così avuto un motivo per visitare il Santuario e di concedere dunque l’indulgenza. La data dell’invasione di Maida da parte degli Arabi indicata dal Russo però contrasta con un’altra data, il 929 dc dove si afferma che un eunuco di nome Sabir conquistò sia Maida che Tiriolo compiendo massacri e facendo molti prigionieri. Volendo comunque prendere per buona la data

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del 1020 come data certa di apertura al culto del Santuario, e al contempo riconoscendo per certa la data della invasione Araba nella piana Lametina il 929, si nota che fra i due estremi cronologici passano ben 91 anni di distanza! Concludendo la riflessione, nessuno può escludere a priori che seppur passati quasi un secolo dai tragici scontri fra Cristiani e Arabi dal 929 non rimase vivo il ricordo del terrore e dello sgomento per la strage compiuta dai maomettani nella popolazione superstite che, seppur a rilento (magari perché ci vollero anni affinchè si riprendessero da un punto di vista sopratutto demografico ed economico) vollero mantenere la promessa (il VOTO) di ringraziare la Vergine della vittoria avvenuta edificando ad ogni costo il Santuario. In mancanza di altra documentazione coeva del periodo dobbiamo prendere per buona l’ipotesi della fondazione (conclusione della fabbrica) nel 1020. Ora esponiamo brevemente le leggende. Si racconta che la Vergine sia apparsa in sogno, in un anno indefinito, ad una suora di Feroleto e che le avesse indicato di inviare presso una CONA (edicola votiva) i lebbrosi poiché li avrebbero rinvenuto un’acqua miracolosa che li avrebbe guariti. La suora fece come ordinato dalla Madonna e, oltre alla polla d’acqua, ritrovò anche dei ruderi e fra di essi, arrotolato, un’immagine della Madonna. Resa pubblica la scoperta, un certo Ferdinando Fazio volle far costruire proprio li un nuovo Santuario (i ruderi forse erano i resti del Santuario crollato a causa di un terremoto) dando incarico ad un eremita, un certo frà Giacomo Casale, che si mise subito all’opera. Solo che per tre giorni consecutivi le pietre che il Casale trasportava per iniziare la fabbrica misteriosamente le ritrovava sulla collinetta. Si interpretò questo come volontà della Vergine stessa di edificare sulla collinetta il suo Santuario e non dov’era stata rinvenuta la CONA. Quest’ultima comunque fu ingradita e ancora oggi è visibile sulla strada provinciale che porta al Santuario. Un tempo sulla CONA era visibile la seguente frase: “Vieni, infermo, con anima e con fede, che quest’acqua guarisce a chi la crede”. Un ‘altra leggenda afferma che dopo il rinvenimento del quadro i feroletani commissionarono la riproduzione di una statua con il volto della Vergine rinvenuta nella immagine arrotolata ad un’artista che, in contemporanea, stava costruendo un’altra statua raffigurante la Vergine ma destinata alla chiesa parrocchiale di Zangarona. Finite le due immagini successe che i carri con le statue invertirono misteriosamente il loro Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 29°- n. 75 - agosto 2021 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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tragitto sicchè la statua destinata a Zangarona (Madonna seduta) andò a finire a Dipodi, quella per Dipodi (Madonna in piedi) a Zangarona. Cosa possiamo trarre dalla narrazione di queste due leggende? 1) il racconto del rinvenimento della immagine della Madonna di Dipodi tramite un sogno è simile, nella casistica dei rinvenimenti “causali” a quelle che stanno alla base delle origini leggendarie dei Santuari da noi già raccontati quali i Santuari della “Madonna della Salvazione” in Jacurso (n.70/2021), “Madonna di Bellacava“ in Vena di Maida (n.71/2021), “Maria Santissima del Soccorso” in Magolà di Nicastro (n.72/ 2021) e “Madonna della Spina” in Bella di Nicastro (n.73/2021) 2) il fatto che si tramandi il racconto che quando fu commissionata all’artista di creare una statua per il Santuario di Dipodi questi stesse creando in contemporanea un’immagine della Madonna per la chiesa di Zangarona ci fa ipotizzare che allora la PRIMA statua della Madonna di Dipodi possa essere stata commissionata al principio del XVII secolo, precisamente il 1607, poiché sappiamo per certo che in quell’anno fu commissionata l’immagine in marmo bianco della Madonna delle Grazie ancora oggi veneratissima a Zangarona di Nicastro, mentre i ruderi rinvenuti, attribuiti ad un terremoto, potrebbero essere state le macerie del Santuario atterrato in occasione di uno dei terremoti che afflissero il lametino nel XVI secolo (anni 1544, 1549, 1596 e 1599). Concludiamo questa prima parte sulla storia del Santuario di Dipodi ricordando che il toponimo DIPODI potrebbe derivare dal greco “duo podia” cioè “due collinette”, “due alture” che sarebbero la collinetta dove sorge il Santuario e quella che sovrasta lo spiazzo e la chiesa stessa mentre nei secoli il Santuario di Dipodi ha avuto diverse denominazioni quali: 1) Santa Maria dè puris (1121), cioè Maria madre dei puri di cuore, degli innocenti, degli ultimi; 2) Santa Maria Visitapoveri (1687) cioè Maria che predilige i poveri, sia quelli di spirito che quelli materiali, quest’ultimi numerosissimi nei secoli scorsi, mentre si chiama Madonna di Dipodi ininterrottamente dal 1777, titolo confermato dalla legge n°3036 del 7 Luglio 1866 del Regno d’Italia che lo elevò anche a Santuario per richiesta dell’allora vescovo di Nicastro monsignor Giacinto Maria Barberi. Fine Prima Parte

88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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LO SPORT E L’AMICIZIA I PROGETTI DI DUE STORICHE SOCIETÀ Un incontro programmato per discutere del futuro di due Società storiche del lametino che da tempo hanno intrapreso la strada della collaborazione con lo scopo di una crescita comune, anche per far fronte al periodo di difficoltà che l’emergenza sanitaria ha contrapposto a tutto il mondo sportivo. Il Maestro Enzo Failla e il Prof. Luigi Nicotera, rispettivamente responsabili dell’Accademia Arti Marziali Lamezia 1974 e della ASD Fisiodinamic Lamezia Terme, approfittando di una riunione congiunta con le due organizzazioni di riferimento delle suddette Società, hanno voluto sottolineare lo spirito di cooperazione che lega già da lungo tempo i due sodalizi della Piana. Ricordiamo che la Società del Maestro Failla si occupa della pratica e della diffusione delle Arti Marziali fin dal 1974, anno in cui la sua passione e il suo entusiasmo per queste discipline ne decretano la nascita nella nostra Città. La Società, affiliata alla FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), ha un passato illustre di avvenimenti internazionali, di diffusione capillare sul territorio delle discipline nipponiche, di formazione e rappresentatività tecnica e dirigenziale. In particolare, l’Accademia è sede della Commissione Nazionale del Metodo Globale Autodifesa che ha come Presidente Nazionale lo stesso Failla che, inoltre, dal 1983 si occupa della formazione degli Agenti della Polizia di Stato presso la Scuola di Vibo Valentia. Il Prof. Nicotera, dal canto suo, insieme alla Prof.ssa Lina Ferraro, celebra 32 anni di storia della ASD Fisiodinamic Lamezia Terme, attraverso un

passato fatto di eventi straordinari e risultati d’eccellenza. Una realtà affiliata allo CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) che è stata ed è un punto di riferimento importante per migliaia di giovani cresciuti ed educati sportivamente e umanamente. Una istituzione che ha organizzato Campionati a tutti i livelli territoriali, facendo conoscere e praticare numerosissime discipline tra cui spiccano il Body Building e la Danza. A fianco dei due big della nostra realtà sportiva lametina, l’Insegnante Antonio Ciliberto, da molti anni valente Tecnico, da qualche tempo appassionato praticante di Aikijujitsu e prezioso collaboratore delle due Società. L’appuntamento, proficuo e cordiale, dopo una lunga e produttiva discussione, non poteva finire che nel migliore dei modi, gustando un delizioso gelato, consumato in un momento di spensieratezza sul nostro splendido Corso Numistrano.

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FISIODINAMIC Si è svolto presso ASD fisiodinamic lo stage di Arti marziali diretto dal maestro Enzo Failla presidente nazionale MGA FIJLKAM comitato Judo Calabria e dal maestro Antonio Ciliberto,con applicazione alle situazioni di criticità urbana. Con la programmazione del maestro Enzo Failla... si sono esibiti nelle varie tecniche i seguenti atleti: Noemi Maria Nicolazzo campionessa regionale di MGA, Simone Dara, Umberto Mastroianni, Andrea Mendicino, Adelina Miltiade, Michael Raso che sono i nuovi campioni del Sud. Presenti all’evento l’ingegnere Vincenzo Torcasio e l’ex paracadutista Enzo Galotti che hanno premiato i giovani atleti, i quali ringraziano il loro maestro Antonio Ciliberto per l’opportunità data. Gli ospiti inviati all’eventi hanno elogiato gli atleti per l’ottima prestazione. pag. 22

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Satirellando e dintorni

Ultimamente, nelle conversazioni, sui social, persino in TV, non si parla altro, che di... INVIDIA! L’invidia è come una malattia, che colpisce, a parer mio, chi non ha nulla da fare. Colpisce i complessati, gli insoddisfatti, i piccini di cuore e i meschinelli senza alcun interesse per la vita. Detto questo, è meglio “satirellare” che dare importanza. Ovviamente l’invidia può colpire. Tutti i prodromi e tutti i grandi segnali che portano all’invidia cronica, sono “elencati” in un grande romanzo di Alexandre Dimas padre: IL CONTE DI MONTECRISTO. Ma noi, in estate, ci limitiamo a ridere di questo grande “vizio capitale”, sapendo che, prima o poi, come nel bel romanzo appena citato, l’invidioso fa una fine ingloriosa... Buona satira!

Quelli che invidiano a rotta di collo,/ fan, prima o poi,/ la fine del pollo:/ in brodo , arrosto o in salmì,/ si preparano a scoppiare così!/ Credo che chi voglia invidiare,/ sulla terra, non

QUELLI CHE INVIDIANO

sappia mai cosa fare:/ scava e affossa dell’invidiato/ tutto ciò che crede sia reato!/ L’unica cosa che resta, in tali casi,/ è minare tutto, fin dalle basi!/ In sostanza, a chi verde ha il colore,/ far

aumentare di più il livore./ L’invidioso, così, schiatterà,/ senza sapere neppur la metà/ di ciò che occorra per crepare,/ dato che al mondo non sa stare!/ Spero che qualcuno rifletta,/ ma

di Maria Palazzo

so che l’invidioso non dà retta:/ non mi rimane che a lui augurare/ di poter evaporare! AH,AH,AH!

SPETTACOLO

Il pianista calabrese, Francesco Miniaci presenta il suo primo lavoro discografico, dedicato a Thelonious Monk. Francesco Miniaci Pianista calabrese, Diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio F. Torrefranca di Vibo Valentia nel 2008 vecchio Ordinamento, consegue nel 2020 la Laurea in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio di Musica P.I.Tchaikosky di Nocera Terinese (cz) con il voto di 110 Lode e Menzione Speciale. Ha al suo attivo circa 100 Concerti in Italia e in vari Paesi Italiani e Stranieri. E’ Pianista Stabile della CJO del Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese. Ha partecipato ai Workshop tenuti da Kenny Barron, John Hicks, Roscoe Mitchell, Uri Caine, Jerry Bergonzi, Bob Mintzer, George Cables, Francesco Cafiso. Ha registrato un disco in Piano Solo dedicato alla figura di Thelonious Monk con l’etichetta discografica pugliese Dodici Lune in uscita Febbraio 2021. Per conto di Radio Rai, ha registrato con la CJO feat Francesco Cafiso in occasione del Mediterraneo Festival nel luglio 2020 e nel marzo 2021 al fianco di Javier Girotto. E’ autore di due testi sulla tecnica per Pianoforte con la casa editrice Utterson S.R.L in uscita a settembre 2020. Ha suonato e collaborato con musicisti della scena jazzistica nazionale: Francesco Cafiso, Simona Molinari, Piero Cusato, Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Javier Girotto e tanti altri. E’ Docente di Pianoforte Jazz come Tutor, presso il Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese (CZ). Il 28 Luglio alle ore 18:00 presso Palazzo De Nobili di Catanzaro Francesco Miniaci terrà un concerto per Pianoforte Solo presentando il suo primo lavoro discografico titolato “Solo Monk”, un progetto in collaborazione con Lamezia Jazz, prodotto da Dodicilune distribuito in Italia e all’estero da IRD. Il lavoro costato quasi due anni di ricerca e di studio tocca le pagine più “importanti” del Lamezia e non solo

compositore Monk, personaggio surrealista ed enigmatico, che ha sempre sconcertato per il suo comportamento e la sua opera, può essere considerato uno dei più grandi compositori del secolo, tra i più originali e rivoluzionari. Il Piano solo dedicato interamente a Monk è un momento imperdibile di approfondimento, di riflessione sull’arte, ma anche sugli aspetti umani, di un personaggio unico che ci manca tanto. Proviamo a chiudere gli occhi potremo rivederlo, con uno dei suoi cappelli improponibili, balzellare goffamente intorno al pianoforte come un bambino felice di scoprire ciò che sta dietro un suono, un colore, un’idea. Solo Monk è, uno spaccato musicale con arrangiamenti, pensati e realizzati ad hoc per Piano Solo, che forniscono una visione della sua musica fuori dagli schemi. Il materiale compositivo di Monk è il punto di partenza delle composizioni originali realizzate dal Pianista Miniaci, che trasforma i pattern e i riff originari in opere nuove, mantenendo la linea stilistica ma rendendo l’opera fluida e innovativa. La visione di un Monk Moderno ma allo stesso tempo di un Monk Traditional, ha fatto sì che la ricerca fosse improntata sulla stesura armonica dei brani, cercando di trovare nuove soluzioni armoniche sulla base tematica originaria, quasi a voler distinguere l’originalità delle composizioni Monkiane, mettendo in risalto il genio melodico e ritmico del compositore, rendendo le composizioni stilisticamente moderne con un pianismo differente da quello del compositore, ma allo stesso tempo mantenendo la freschezza originaria dei brani. La partecipazione al concerto del 28 luglio a Catanzaro è stata gratuita. Il pianista calabrese inizia il suo Tour nella sua città natale, ma lo vedrà anche impegnato anche in altri posti del Sud Italia, suonerà per il Peperoncino Jazz Festival nel mese di settembre e nei mesi autunnali farà tappa anche in Sicilia e Puglia.

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LA CALABRIA, UNA TERRA DA AMARE

FUGA DALLA REALTÀ

Pensieri vista mare di Ginevra dell’Orso

Tante voltegiorno hanno stavo insinuato che il mio trasferimento in Calapenoso dialogo da ascensore, pensando bene di inL’altro parlando del più “E quindi adesso evitare come il farai? Non mi ero accorta che qualcuno piuttosto briaealtro non fosse che una fuga dalla realtà. In sintesi, la sceldossare sempre le cuffie alle orecchie. Qui in invece sono entrata del meno con una giovane ragazza avrai più niente da scrivere? importante aveva qualche modo ta didel lasciare una città importante come Milano era un banale in quasi tutte le case del paese, a colpi di caffè, amari, mio paese: mi ha lusingato dicen- “Ma no! Ci sarà sempre qualcosa da ‘rubato’ virtualmente un mio grappe, lavoro. dodi che le piacciono le cose è inevitabile. Basta solo modo scappare da ciòmolto che non ero inche grado dire, di affrontare. e assaggi di sofferogni tipo.Lo Hoaveva conosciuto sensotolto di appartenere preso,ilaveva la mia firscrivo su questa regione, e a tale pro- marsi un po’ a pensare, lasciarsi gui-di stringere ma e aveva Arrabbiata ad una comunità, fortimesso legamilae sua. al tempo stesso posito le ho confidato chefrase, avreicome dovu-se tutti dare dall’ispirazione.ho potuto sfuriare e urlare e decisamente da nel questo Ci ho pensato spesso a questa sospettassero come mai contrariata avrei pensato mio to scrivere in breve tempo un nuovo “Tu però parli sempre bene della Ca- modo di fare, ho scritto un messaggio qualcosa di oscuro in una scelta così estrema. Chissà.. forse essere sempre composta e contenuta. Ma quanta vita, e quanta articolo. Chiedendomi quale sarebbe labria: forse potresti iniziare a raccon- a questa persona, dicendole che queproblemi lavoro, qualche debito finanziario, unalebancarotumanità! stato col l’argomento, mi ha spiazzata. tare cose che non vanno. Potresti sti furti non solo mortificano il lavoro ta, una delusione d’amore. “Onestamente non lo so ancora... scrivere qualcosa sulla ’ndrangheta, o lungo e prezioso che c’è dietro, ma Mi Dovresti mancava,parlao forse, sono a diredegni il vero, non la conoscevo affataspetto l’ispirazione”, le ho risposto. dei favoritismi politici. di persone che non cono“Potresti scrivere qualcosa sul mare”, re di un certo atteggiamento mafioso A dire il vero, chi mi conosce bene sa che il lavoro andava to. Credevo di sapere tante cose, fiera dei studi, dei miei scono la dignità e ilmiei senso dell’onore. mi ha “Ma scherzi? Potresti dire delle Gli hoesperienze scritto che nel mio pameglio chesuggerito in qualsiasilei.altro periodo dellaÈmiache vita,sie trova avevodappertutto. la corsi, dei miei viaggi, apprese nelpiccolo corso della stato uno tra i primi articoli che ho che mancano gli ospedali, le strade, le esino della Calabria, questo gesto lo fortuna di viaggiare, divertirmi, essere amata e amare, sopratmia breve esistenza. E invece, non avevo capito proprio un bel scritto. Non so come farei senza la vi- infrastrutture in generale. Lo sai che avrebbe subito insignito di un’ingiuria tuttosta dopo l’arrivo dei miei figli. una parte siamo la regione con niente. mare, mi mancherebbe più disoccupati pesantissima, che si sarebbe portato vitale, alla quale non potrò mai dietro per sempre. La verità I miei valori più rinunciare”. Mi è bastato scrivere che abi“Allora della montagna! Sicutassi in un piccolo paesino ramente hai scrittocapisco delle che c’era molta verità in delladell’onore, Calabria, del per dare far si che Adesso però,non ripensandoci, Ho imparato il senso del rispetto, la pronostre montagne... ”. sono scappata; ho voluto smettere questa Ho persona non l’imporsolo si quelle parole e sì, è vero, pria parola come garanzia massima. conosciuto “Ovviounche si! Anche lei faceva mi è più per me. Un mondo sua efinta di vivere mondo che non tanza delle stagioni, di quellescusasse tradizionitogliendo che nel la bene nel entrata nelle viscere. E non firma, ma addirittura rimettesdove ancora ci si accanisce pensando che la competizione sia male hanno portato avanti questo pianeta e proprio ora, che le solo: ho scritto anche di chi se la mia e diffondesse il mio l’unica forma di sopravvivenza possibile, sfruttando l’ideolosi ignora completamente, ci troviamo al baratro, alla fine, in vive nelle terre alte, dei pastori, lavoro tra migliaia di persone. gia della che ilneve, pescedella grande mangi per forza il pesce piccolo. Mi cerca di una soluzione disperata. transumanza, Tanta è stata la paura di qualaccorgo averche voluto scappare dalla smania del successo, di e deldifatto si possa sciare che ritorsione, che ha preferito guardando mare!”. o di qualcuno. In fondo, non me ne è il salire a capo di ilqualcosa Trovo saggezza in tutte quelleammettere persone che,pubblicamente con lucidità, scormi haniente. sorriso. Ricambiando, Io ovviamente maiLei fregato gono una porzione di ciò che suo sarà furto. il prossimo futuro, e sinon acle ho detto che avevo anche né piuttosto paura nésentire tanto corgono che non servirà nientevolevo avere,fargli quanto scritto dell’inverno. meno minacciarlo. La mia era Sono scappata da quello sguardo sempre interrotto, spezzato ed essere connessi. E per questo, non si scatenano in una vana “Ma forse non della primavera: solo una considerazione ad da qualche altro monolite di cemento, che ti intimidisce ad frenesia, alla ricerca di qualcosa appagherà i loro bisogni è la mia stagione preferita, è altache voce”. abbassare gli occhi perchè guardare il cielo non serve a niente, per qualche misero istante, ma ricercano la pace di una tutto in fiore”, mi ha detto. La ragazzainvece mi ha guardato “Eh si.. ho scritto anche della se non a perdere tempo. collina di argilla, che in estateancora si spacca, riaggiustarsi alla piùper affranta:” lo vedi? primavera, e dell’autunno, di questo quello che piogge pensano fine del caldo, bagnata dalle È prime provvidenziali di cosa siano le esplosioni crooramai di noi. Questo te ne dà Strani desideri ottobre. matiche dei fiori in aprile, della assoluta conferma”. biodiversità, delle querce mille“Hai ragione: è proprio per E’ così strano avere bisogno di aprire L’angelo custode narie. Ho scritto anche del ven- la questo che non voglio parlare finestra e vederediiltramontana mare o le nuvole in to tagliente e di quando d’Italia? Dovresti dire che qui non c’è dei lati negativi, perché quelli sono movimento? C’è qualcosa di pervercontenta di pensieri essere scappata dal in estate soffia lo scirocco fino a farti lavoro, e che tutti se ne vanno perché Sono sulla bocca e nei di tutti. Ma strisciare a terra dal caldo”. non c’è futuro in questa terra dimenti- caos, so a preferire le grida dei barbagianni dalla ricerca del parcheggio ci sono altrettante persone comesotto te, Mi ha piuttosto guardato che come stesse delle pensan- cata da Dio! dal cuore grande e generoso, che in amore i clacson casa, dalle interminabili code in posta, do cheo alla non c’era niente “Hai ragione, potrei farlo. E in effetti in amano profondamente macchine deglifine ubriachi che sipiù rivercomune, dal dottore, neiquesta locali, terra al rida dire e ha aggiunto: “Forse potresti avrei articoli da scrivere per almeno e lavorano in maniera invisibile affinsano nelle strade sotto casa il sabato storante, in ufficio, in strada. Un’interscrivere qualcosa su questi piccoli pa- una decina d’anni. Le cose che non ché tutto questo cambi. C’è gente sera? attesa, desiderando avere esi”. vanno sono tantissime, e credo siano minabile che sta facendo la differenza,diche si E’ così illogico non desiderare di aveaccanto un angelo custode, che poi “Fatto! Ho scritto anche della magia di sotto gli occhi di tutti, ma proprio tutti. sente onorata di essere calabrese,alla e re centinaia di negozi oantiche, di locali fine, è sempreastato dalla nottea chi dei queste costruzioni deisotto castelli Non solo dei calabresi”. che cammina testalì, alta davanti delle fiabecon e delle leggende. Lei ha abbassato lo sguardo, come tempi. casainerovina, preferire un orto i pomodori Aspettava solo essere chiamala crede ultima tra le di inutili classifiche Ho scritto dei megaliti, dei conventi ar- se provasse vergogna, come se in to; chemasiforse, stilanoprima, ogni non giorno. me intee le galline? c’eraA abbastanroccati, delle torri di avvistamento sa- qualche modo si sentisse partecipe o za ressa questo. Il resto.. illasciamolo a silenzio per avvertire battito delle racene... Accidenti, mi rendo conto di comunque responsabile di tutto ciò. chi ama vincere facile. Distruggere è Per aver anni scritto non hotantissimo mai avuto su il piacere ali.. questadi terra, Guardandola, le ho detto: “Ti voglio sue di gran lunga più facile che costruire, e scambiare due parole con il mio vicino sui suoi abitanti, e soprattutto su quel- raccontare un episodio davvero assur- a parlare male non si fa alcuna fatica... di pianerottolo, chetutto ha fatto dime”. tutto per lo che suscita ciò in do che mi è capitato qualche anno fa: “Giusto! La penso come te!” pag.Lamezia 24 e non solo

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