Bimestrale
Calcio
OTT
NOV
2OOO diretto da Fabrizio Ponciroli
3,90€
BE €8,00 | F €11,50 | PTE CONT €7,50 | E €7,50 | CHCT fch 8,50
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ESCLUSIVA ESCLUSIVA
Segreti, voti e rose aggiornate
SERIE A 2017/2018 FEDERICO MACHEDA
“Voglio tornare grande a Novara”
Reportage Star Sixes
Le leggende in campo a Londra
Giganti del calcio: Ledesma
“Ho ancora voglia di giocare”
Gare da non dimenticare Roma-Liverpool, la Coppa sfiorata
SOMMARIO
230
Calcio2OOO
Anno 20 n. 5 ottobre - novembre 2017 ISSN 1126-1056
BOCCA DEL LEONE 6 LA di Fabrizio Ponciroli A 2017/2018 8 SERIE SPECIALE
LEDESMA 70 CRISTIAN I GIGANTI DEL CALCIO di Francesco Fontana
di Fabrizio Ponciroli, Thomas Saccani, Sergio Stanco, Luca Savarese, Francesco Scabar, Paolo Camedda, Pierfrancesco Trocchi, Paolo Bardelli
10 Atalanta 12 Benevento 14 Bologna 16 Cagliari 18 Chievo 20 Crotone 22 Fiorentina 24 Genoa 26 Inter 28 Juventus 32 Lazio 34 Milan 36 Napoli 38 Roma 40 Sampdoria 42 Sassuolo 44 Spal 46 Torino 48 Udinese 50 Verona SERIE A 52 LA IN STATISTICHE
54
FEDERICO MACHEDA INTERVISTA ESCLUSIVA di Fabrizio Ponciroli
Diretto da Fabrizio Ponciroli
PARK 78 HAMPDEN REPORTAGE di Luca Manes
64
STAR SIXES REPORTAGE di Fabrizio Ponciroli
Redazione Marco Conterio, Luca Bargellini, Gaetano Mocciaro, Chiara Biondini, Simone Bernabei, Lorenzo Marucci, Pietro Lazzerini, Tommaso Maschio, Lorenzo Di Benedetto. Hanno collaborato Sergio Stanco, Luca Gandini, Gianfranco Giordano, Luca Savarese, Francesco Fontana, Luca Gandini, Stefano Borgi, Thomas Saccani, Carletto RTL, Francesco Scabar, Paolo Camedda, Pierfrancesco Trocchi, Paolo Bardelli.
CIRILLO 84 BRUNO DOVE SONO FINITI? di Stefano Borgi
88 DIMITRIOS Eleftheropoulos
L’ALFABETO DEI BIDONI di Thomas Saccani
di Luca Savarese
di Luca Gandini
EDITORE TC&C srl Strada Setteponti Levante 114 52028 Terranuova Bracciolini (AR) Tel +39 055 9172741 Fax +39 055 9170872 DIRETTORE RESPONSABILE Michele Criscitiello
92 ROMA-LIVERPOOL GARE DA RICORDARE
LATINA 60 PASSION SPECIALE RONALDO LUIZ
Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 Prima immissione: 10/09/2017 Iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazione al n. 18246
DA 98 SCOVATE CARLETTO RTL
Realizzazione Grafica Francesca Crespi Fotografie Image Photo Agency, Agenzia Aldo Liverani, Federico De Luca, Mascolo/Photoview. Statistiche Redazione Calcio2000 Contatti per la pubblicità e-mail: media@calcio2000.it Stampa Tiber S.p.A. Via della Volta, 179 25124 Brescia (Italy) Tel. 030 3543439 - Fax. 030349805 Distribuzione Mepe S.p.A. Via Ettore Bugatti, 15 20142 Milano Tel +39 0289592.1 Fax +39 0289500688
Il prossimo numero sarà in edicola il 10 Novembre 2017 Numero chiuso il 1 settembre 2017
FP
GODIAMOCI IL CALCIO…
I
ragazzi sono tornati ai banchi di scuola, noi pure… Il calcio, quello giocato, si è ripreso il suo posto, centrale, nella nostra quotidianità. Ancora sconvolti, almeno personalmente, dall’affare Neymar, eccoci pronti a vivere, in prima fila, un’altra annata di pallone… Ogni volta che una stagione riparte, oltre all’immancabile Guida Serie A, completa in ogni sua parte, c’è tanta emozione e felicità. Inutile fingere, senza il calcio facciamo fatica a vivere. Spesso ci fa arrabbiare, altre volte piangere, in qualche occasione di felicità, ma, in generale, la passione per questo semplice gioco è infinita, così come le emozioni che regala… E noi, grazie a Calcio2000, siamo pronti a raccontarvele, a condividerle… Guardate, ancora ho negli occhi le numerose leggende che ho visto in azione a Londra, allo Star Sixes… È stato meraviglioso toccare con mano vecchi idoli, vederli deliziare la platea come ai vecchi tempi. Penso ancora alla lunga chiacchierata con Taribo West,
editoriale
Ponciroli Fabrizio
idolo assoluto… O a Rivaldo, misurato e posato come deve essere un fuoriclasse, anche dopo la quarantina… Vi consiglio, vivamente, anche di leggere lo speciale arrivato, direttamente, da Hampden Park… Notevoli le verità che ci hanno svelato, in esclusiva, Ledesma e Cirillo, due che ne hanno viste di tutti i colori nelle loro lunghe carriere… So che amate l’Alfabeto dei Bidoni. Sicuro che il personaggio di questa uscita vi piacerà!!! Poi c’è il ricordo della finale di Coppa Campioni persa dal mio amico Pruzzo (che mi odierà per lo speciale dedicato a quella, comunque, storica, partita). Appunto, la Coppa Campioni, ora Champions League. La Juventus l’ha sfiorata ancora. L’augurio è che quest’anno, tocchi ad un’italiana alzarla al cielo. Se proprio la Champions League non è fattibile, almeno l’Europa League, no? Ci piacerebbe tornare a festeggiare anche in Europa… Buona lettura e ben ritrovati a tutti, vecchi e nuovi compagni di viaggio. Sarà una lunga stagione, da vivere insieme, come sempre…
Un vecchio amore è come un granello di sabbia, in un occhio, che ci tormenta sempre
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bocca del leone
la
MA UN PEZZO SUL GRANDE SCIREA? Direttore, finalmente sono tornato ad acquistare Calcio2000. Mi ero staccato perché non mi piaceva più leggere sempre le stesse cose. Invece ora ho scoperto che la storia è tornata a parlare grazie a Calcio2000 e ho deciso di riprovarci e non sono affatto deluso. Un consiglio: uno speciale sul grande Scirea. Uno come lui non ci sarà mai più. Il migliore in campo e fuori dal campo. Direttore, io la seguo, mi raccomando. Enrico, lettera firmata Grazie Enrico… Devo ammettere che quando ho ricevuto l’avviso di raccomandata ho pensato ad una multa… Non ricevo più tante lettere/raccomandate… Comunque sono contento che sia tornato nella famiglia. L’argomento Scirea mi intriga, così come la Juventus di quegli anni… Tranquillo che qualche idea mi verrà… ICARDI QUANTO VALE? Ponciroli, leggo sempre i suoi editoriali e le faccio i complimenti. Mi piace il suo modo di vedere il calcio. Anche io sono rimasto senza parole alla notizia di Neymar. Troppi soldi, fuori mercato. Mi chiedo da tifoso interista quanto vale, oggi, uno come Icardi? In circolazione non vedo tanti attaccanti in grado di segnare sempre tanti gol come il nostro capitano.
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e chi l’Europa League? E pure il capocannoniere italiano… Saluti Marcello, mail firmata
Semplice curiosità la mia. Secondo me non meno di 150 milioni di euro. Secondo lei? BVned84, mail firmata Non mi hai lasciato il tuo nome nella mail… Non fa niente! Passiamo alle cose serie: Icardi è uno dei pochi attaccanti, in Europa, che ti garantisce, a singola stagione, almeno 20 gol!!! Con le cifre da capogiro che girano ora, concordo con la tua valutazione ma mi auguro che a nessuno venga in mente di provare a strapparlo all’Inter. Visto che sei un fan di Maurito, ti consiglio il libro “Campione in campo e nella vita”, edito da Mondadori Electa. È un libro che insegna ai piccoli… Si capisce tanto della personalità che anima Icardi… DOMANDE SECCHE… Direttore Ponciroli, come tutti gli anni solo a chiederle i pronostici per la nuova stagione. Domande secche: chi vince lo Scudetto? Chi non andrà in Champions League delle grandi d’Italia? Chi vince la Champions
Ci sei andato giù piano… Diciamo che, a pronostici, come sanno gli amici di TMW Radio, non vado benissimo ma sto al gioco… Lo Scudetto lo vince il Milan… La delusione sarà la Fiorentina (anche se è difficile considerarla ancora un top club in Italia). La Champions se la porta a casa il Chelsea di Conte (se non se ne va via prima). L’Europa League la vince un’italiana (non so quale). Capocannoniere italiano? Belotti!!! Speriamo di beccarne almeno una… NON PARLATE MAI DEL NAPOLI… Scrivo a tutta la redazione di Calcio2000. Il vostro giornale è proprio del Nord. Non scrivete mai del Napoli, come se non esistesse, come se fosse una squadra di Serie B. Non è corretto, non c’è solo il Nord. Capisco che le TV e i media vivono con le squadre del Nord, ma il Napoli è una squadra fortissima che gioca il miglior calcio d’Europa e voi non scrivete neanche una riga. Non c’è solo il Nord, cercate di capirlo!!! Lorenzo, mail firmata Caro Lorenzo, come vedi non ti ho cestinato, ma ti ho pubblicato (ho solo corretto qualche errore di grammatica ed eliminato qualche parolaccia)… Scriviamo solo
di Fabrizio Ponciroli
Caro Bonucci... Caro Leonardo, sei diventato il giocatore più citato dell’estate, nel bene: ”Forte Bonucci che accetta una nuova sfida” e nel male “Non si lascia una signora così all’improvviso come ha fatto Bonucci”, sotto gli ombrelloni e sopra i monti insomma non ci siamo mai stancati di tirarti in ballo. Però, Leo, che bello il tuo ballo, un po’ country e un po’ dance, sempre molto coinvolgente, si perché la tua musica sembra fatta per far riflettere, mai monotona, sempre nota attenta che precede ed accompagna lo spartito. A San Siro da ragazzetto, con la maglia del Bari, impressionasti tutti al fianco di Ranocchia in un pomeriggio di fine agosto del 2009. Va bene che l’Inter ti lanciò giovanissimo, ma non ebbi alcun timore a creare un po’ di paura a quell’Inter di Mourinho, la stessa che fece poi man bassa conquistando il Triplete, inciampò in quella prima giornata di campionato dove alla fine arrivò solo un punto. Allenatore di quei galletti era Ventura, un tuo maestro, che ritrovi e rivivi oggi in nazionale, dove sei una colonna e dove guidando il nuovo Milan ti preparerai anche a Russia 2018, quello che sarà il tuo terzo mondiale. La tua impostazione è fondamentale, ossigeno per la difesa, protezione per la mediana e manna per l’attacco. Testimone di un calcio pulito ed efficace, senza fronzoli, che va dove ti porta l’anticipo il lancio e il gol, che fiuti e trovi quando ogni tanto ti concedi un salto nelle trincee dei goleador. Hai scelto di salutare il popolo bianconero con una lettera comprando una pagina sulla rosea: il signore resta anche se sulla sua strada non c’è più una signora ma una Milano rossonera smaniosa di ritornare a riveder le stelle e che, anche per questo, ha scelto la tua luce. Chi ha compiuto il grande passo da madama a Milanello, Inzaghi, mica gli si ricorda il tradimento ma si applaude il comportamento e si benedice l’atteggiamento. Leonardo dai vinci ancora e divertiti, anche in rossonero.
del Nord? Che vorrebbe dire? Ti riferisci alle interviste? Se così fosse, la risposta è semplice: il Napoli non concede interviste esclusive alle riviste… Se ti riferisci ai pezzi storici, non è affatto vero… Stiamo parlando di tutte le grandi squadre che hanno fatto la storia del calcio, Napoli compreso. Non siamo una rivista d’at-
tualità, come potremmo “scrivere qualche riga” sul Napoli? Nessuno mette in dubbio che parliamo di un top club e, concordo, sulla squadra che gioca il miglior calcio (almeno in Italia) ma il resto è frutto della tua fantasia… Se vuoi provare tu a convincere la società Napoli a concederci un’intervista, noi la prendiamo volentieri…
CONSIGLIO PER ALFABETO BIDONI… Direttore, apprezzo moltissimo la sua rubrica sui bidoni del calcio… Sono impazzito per le storie su Vampeta. Da interista quale sono le consiglio Rambert… Claudio, mail firmata Mamma mia che nome che hai tirato fuori dal cilindro… Quello preso insieme a Zanetti e che doveva essere più forte del futuro capitano nerazzurro… Direi che ne vale la pena pensare a Rambert…
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SPECIALE
di Fabrizio Ponciroli
serie a 2017/18
TUTTI A CACCIA DELLA JUVE…
L
a Vecchia Signora, in Italia, domina, incontrastata, da anni… Tuttavia, quest’anno, sono tante le avversarie che rivendicano il trono della Serie A… La Roma griffata Di Francesco ha tanta ambizione, il Napoli ha puntato sulla conferma del gruppo, già solido, della passata stagione, il Milan sulla rivoluzione totale mentre l’Inter si è affidata alle magie di Spalletti per rivitalizzare l’intero ambiente. Poi attenzione alle sorprese: Lazio, Fiorentina, Torino… Il 116° campionato di Serie A promette scintille, l’impressione è che si duellerà fino all’ultima
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giornata. Lo Scudetto è il primo obiettivo, il sogno di tutti, a seguire i quattro posti (garantiti) alla prossima Champions League… Poi, per il resto della carovana, chiaramente la permanenza nella massima serie è un imperativo. Insomma, un torneo da gustarsi in prima fila!!! Le stelle non mancano di certo… Dai “vecchi” Higuain, Dybala, Mertens, Dzeko, Icardi ai nuovi Douglas Costa, André Silva, Gonalons, passando per chi ha cambiato maglia, ossia gente del calibro di Bonucci, Bernardeschi, Borja Valero e tanti altri. BUON CAMPIONATO A TUTTI!!!
ATALANTA
NELLE MANI DEL PAPU difesa: 6,5 centrocampo: 6,5 attacco: 6,5
voto totale:
6,5
SQUADRA
L’armoniosa creatura plasmata da Gasperini è rimasta nei ricordi dei tifosi. Oggi, la Dea è cambiata radicalmente. L’estate si è portata via le stelle più scintillanti. La società ha deciso di monetizzare il più possibile dall’ultima, strabiliante, stagione. L’Atalanta, attesa dagli impegni anche in Europa League, si affiderà al suo uomo faro, quel Papu Gomez che, a sorpresa, ha deciso di restare. Tante nuove scommesse e un lavoro abnorme per Gasperini, l’unico che può riplasmare, nuovamente, una splendida creatura…
STELLA
Il Papu Gomez è rimasto. A 29 anni, nel pieno della sua maturità calcistica, l’argentino ha resistito alle sirene di club importanti, legandosi, a vita, con i colori orobici. E’ diventato il giocatore più pagato della storia dell’Atalanta. E’ lui la stella, l’unica e autentica, della nuova Dea post estate 2017. Non sarà facile ma, alla sua quarta stagione a Bergamo, il Papu è pronto a spiccare, nuovamente, il volo.
GIOVANE
Segnatevi questo nome: Andrea Cornelius. Danese, dotato di un fisico importante (194 cm di altezza), a 24 anni, dopo aver brillato con la casacca del Copenaghen, è pronto a mettersi in luce in Serie A, campionato complicato e difficile, soprattutto per gli attaccanti. Gasperini è il tecnico ideale per farlo esplodere. La piazza attende nuovi eroi, Cornelius ha il fisico per non aver paura di prendersi tutte le responsabilità.
SORPRESA
Ammettiamolo, Josip Ilicic non ha mai convinto, pienamente, nei suoi anni italiani. Il talento è fuori discussione, così come la sua capacità, quando è in giornata, di fare la differenza in campo. A 29 anni, ha una nuova chance per fare l’ultimo salto di qualità e diventare un grande giocatore e non uno dei tanti. Gasperini sa che, se riuscirà a convincerlo a seguire i suoi dettami, avrà a disposizione una risorsa preziosa.
10
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (3-4-1-2)
n.
Berisha
Toloi
Caldara
CASTAGNE DE ROON
Masiello
Freuler
Spinazzola
ILICIC
Petagna
Gomez
All: Gasperini (confermato)
“Percepisco una straordinaria voglia di fare e vedo miglioramenti quotidiani. Nessuno dei nuovi arrivati è un acquisto sbagliato, ma per essere protagonisti serve tempo” coppa italia
0
1
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 1 Etrit Berisha Albania 91 Pierluigi Gollini Italia 31 Francesco Rossi Italia DIFENSORI 95 Alessandro Bastoni Italia 13 Mattia Caldara Italia 21 Timothy Castagne Belgio Boukary Drame Senegal 8 Robin Gosens Germania Rodrigo Guth Brasile 33 Hans Hateboer Olanda 28 Gianluca Mancini Italia 5 Andrea Masiello Italia 2 José Luis Palomino Argentina 3 Rafael Toloi Brasile CENTROCAMPISTI 4 Bryan Cristante Italia 15 Marten De Roon Olanda 11 Remo Freuler Svizzera 32 Nicolas Haas Svizzera 72 Josip Ilicic Slovenia 27 Jasmin Kurtic Slovenia 23 Filippo Melegoni Italia 88 Joao Felipe Schmidt Brasile 37 Leonardo Spinazzola Italia ATTACCANTI 9 Andreas Cornelius Danimarca 10 Alejandro Dario Gomez Argentina 7 Riccardo Orsolini Italia 29 Andrea Petagna Italia 20 Luca Vido Italia ALLENATORE Gian Piero Gasperini Italia
Gasperini, allenatore scudetto
giocatore
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
6
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
10.03.1989 18.03.1995 27.04.1991 13.04.1999 05.05.1994 05.12.1995 22.07.1985 05.07.1994 10.11.2000 09.01.1994 17.04.1996 05.02.1986 05.04.1990 10.10.1990 03.03.1995 29.03.1991 15.04.1992 23.01.1996 29.01.1988 10.01.1989 18.02.1999 19.05.1993 25.03.1993 16.03.1993 15.02.1988 24.01.1997 30.06.1995 03.02.1997 26.01.1958
champions league
0
11
BENEVENTO
L’INCANTESIMO DEGLI STREGONI difesa: 5 centrocampo: 6 attacco: 6,5
voto totale:
6-
SQUADRA
87 anni per arrivare in Serie B, un solo anno per salire in A: una magia da veri “stregoni” (questo è il soprannome dei giallorossi), ma sarebbe riduttivo parlare di miracolo. Il Benevento ha cambiato guida tecnica dopo la prima promozione, affidando la panchina a Marco Baroni, amante di un gioco intenso e dinamico, fedele ai propri princìpi e tuttavia non vincolato ad integralismi tattici. In estate tanti volti nuovi a dare una mano ai “reduci” guidati da capitan Lucioni. Servirà tanto lavoro.
STELLA
E’ l’orgoglio di Benevento, talento d’argento vivissimo, con un sinistro fatato e fantasia latina. Amato Ciciretti, classe ’93 proveniente dal vivaio della Roma, è riuscito ad invertire la rotta di una carriera che si stava pericolosamente assestando verso il basso e si è preso la scena. Con Baroni a guidarlo, ha dispensato giocate deliziose, dimostrando una visione di gioco superiore alla media con ben 12 assist serviti, uniti a sei reti. La Serie A lo attende con entusiasmo e curiosità.
GIOVANE
Arrivato a fari spenti, George Puscas ha capovolto i pronostici. Il 21enne romeno, reduce da una lunga girandola di prestiti, si è messo a disposizione della squadra con grinta e solidità. Spesso utilizzato come punta, all’occorrenza ha ben ricoperto il ruolo di centrale nella trequarti a tre. Con il goal segnato nella finale di ritorno contro il Carpi si è assicurato un posto nella storia della città. L’Inter sembra non voler ancora puntare su di lui e i beneventani ne sono ben felici.
SORPRESA
Dopo una stagione, tra Lazio e Genoa, a fari spenti, Danilo Cataldi, centrocampista classe 1994, ha scelto la piazza Benevento per ritornare ai fasti di un tempo. Nonostante la sua ancor giovane età, ha accumulato tanti gettoni nella massima serie. Il suo curriculum risulterà prezioso per far capire ai “nuovi” cosa sia la Serie A. E’ chiamato ad una stagione da protagonista assoluto.
12
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-4-2)
n.
BELEC
LETIZIA
Ciciretti
Lucioni
CATALDI
COSTA
LAZAAR
Chibsah D’ALESSANDRO
IEMMELLO
CODA
All: Baroni (confermato)
“La gente mi ferma per strada perché ancora non si è resa conto di dove siamo arrivati”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Vid Belec Slovenia 22 Alberto Brignoli Italia 12 Riccardo Piscitelli Italia DIFENSORI Luca Antei Italia 21 Andrea Costa Italia 17 Gianluca Di Chiara Italia 6 Berat Djimsiti Albania 95 Andrew Gravillon Francia 18 Bright Gyamfi Ghana Achraf Lazaar Marocco 3 Gaetano Letizia Italia 5 Fabio Lucioni Italia 23 Lorenzo Venuti Italia CENTROCAMPISTI 8 Danilo Cataldi Italia 13 Yussif Raman Chibsah Ghana 7 Marco D’Alessandro Italia 4 Lorenzo Del Pinto Italia Fabrizio Melara Italia Ledian Memushaj Albania 14 Nicolas Benito Viola Italia ATTACCANTI Samuel Armenteros Svezia 10 Amato Ciciretti Italia 11 Massimo Coda Italia Pietro Iemmello Italia Mamadou Kanoute Senegal Cristiano Lombardi Italia Vittorio Parigini Italia 32 George Puscas Romania ALLENATORE Marco Baroni Italia
data di nascita 06.06.1990 19.08.1991 10.10.1993 19.04.1992 01.02.1986 26.12.1993 19.02.1993 08.02.1998 20.01.1996 22.01.1992 29.06.1990 25.09.1987 12.04.1995 06.08.1994 10.03.1993 17.02.1991 17.06.1990 06.05.1986 07.12.1986 12.10.1989 27.05.1990 31.12.1993 10.11.1988 06.03.1992 07.10.1993 19.08.1995 25.03.1996 08.04.1996 11.09.1963
Vigorito, presidente
scudetto
coppa italia
0
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
0
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
13
bologna
SERVE UN DESTRO DA K.O. difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 7
voto totale:
6,5
SQUADRA
La gestione Donadoni arriva alla terza stagione, salvezza e bel gioco sono i due obiettivi del tecnico. Bersaglio centrato lo scorso anno grazie ai 41 punti che sono valsi il quindicesimo posto, il nuovo campionato potrebbe però celare qualche insidia in più. La continuità come arma per sconfiggere la concorrenza. Buona parte dell’undici titolare è rimasto, in aggiunta sono arrivati elementi preziosi e di esperienza, su tutti Palacio e Pioli. Il Bologna riparte dalle sue certezze, molte rivali invece hanno cambiato tantissimo e questo potrebbe fare la differenza.
STELLA
Tutti lo vogliono, ma (per ora) Simone Verdi resta a Bologna. Fresco di rinnovo fino al 2021, il giocatore lombardo è riuscito a scollarsi di dosso l’etichetta di promessa grazie a una stagione che ha convinto anche i più scettici. Non bisogna farsi ingannare dalla piccola statura, l’ex Empoli ha esplosività e rapidità per fare male alle difese avversarie. Segna e fa segnare, destro o sinistro poco importa, Donadoni l’ha schierato anche nel ruolo di falso nueve. A 25 anni è pronto per decidere chi vuole diventare.
GIOVANE
Arrivato per far dimenticare Diawara, Ádám Nagy è riuscito in poco tempo a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Già in evidenza a Euro 2016 con la maglia dell’Ungheria, il 22enne può giostrare in varie zone del centrocampo, gran ritmo tra le linee, gamba e testa vanno veloci. Dal punto di vista tecnico c’è ancora da lavorare, qualche giocata frettolosa di troppo, il tempo però è dalla sua parte. Pagato 1,5 milioni (più bonus), potrebbe decollare a Bologna.
SORPRESA
Attenzione a Rodrigo Palacio. Dopo cinque stagioni all’Inter, il 35enne argentino ha deciso di dimostrare di essere ancora un grande giocatore. Ha scelto il Bologna per il suo ultimo ballo. L’esperienza non gli manca, la voglia di stupire neppure. La sua presenza in campo potrebbe aiutare Destro a diventare il grande trascinatore dei felsinei.
14
così in campo Formazione tipo (4-2-3-1)
n.
Mirante
Krafth
GONZALEZ
DE MAIO
Taider
Di Francesco
Masina
POLI
Verdi
PALACIO
Destro
All: Donandoni (confermato)
“Mi piacerebbe lasciare un segno nella crescita di questo club. La città ha fame di bel calcio” Donadoni, allenatore
scudetto
coppa italia
7
2
LA ROSA 2017/2018 giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 1 Junior Angelo Da Costa Brasile 12.11.1983 83 Antonio Mirante Italia 08.07.1983 34 Federico Ravaglia Italia 11.11.1999 29 Antonio Santurro Italia 29.02.1992 DIFENSORI 6 Sebastian De Maio Francia 05.03.1987 3 Giancarlo Gonzalez Costa Rica 08.02.1988 18 Filip Helander Svezia 22.04.1993 Cheick Keita Mali 16.04.1996 4 Emil Henry Krafth Svezia 02.08.1994 20 Domenico Maietta Italia 03.08.1982 25 Adam Masina Italia 02.01.1994 15 Ibrahima Mbaye Senegal 19.11.1994 35 Vassilis Torosidis Grecia 10.06.1985 CENTROCAMPISTI 12 Lorenzo Crisetig Italia 20.01.1993 77 Godfred Donsah Ghana 07.06.1996 21 Cesar Alejandro Falletti Uruguay 02.12.1992 2 Adam Nagy Ungheria 17.06.1995 16 Andrea Poli Italia 29.09.1989 5 Erick Antonio Pulgar Cile 15.01.1994 8 Saphir Sliti Taider Francia 29.02.1992 17 Juan Manuel Valencia Colombia 20.06.1998 9 Simone Verdi Italia 12.07.1992 ATTACCANTI Felipe Nicolas Avenatti Uruguay 26.04.1993 10 Mattia Destro Italia 20.03.1991 14 Federico Di Francesco Italia 14.06.1994 11 Ladislav Krejci Rep. C.africana 05.07.1992 30 Orji Okwonkwo Nigeria 19.01.1998 24 Rodrigo Palacio Argentina 05.02.1982 7 Bruno Petkovic Croazia 16.09.1994 ALLENATORE Roberto Donadoni Italia 09.09.1963
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
2
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
15
cagliari
ORA TOCCA A PAVOLETTI difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 7
voto totale:
6,5
SQUADRA
L’addio di Borriello, uomo di riferimento della squadra, avrebbe potuto creare preoccupanti scossoni. Ottimo l’acquisto di Pavoletti, chiamato a riscattarsi dopo gli opachi mesi partenopei. Rinforzata l’intera rosa con arrivi di lungo chilometraggio come Andreolli e Cigarini. Rastelli ha a disposizione giocatori interessanti. L’obiettivo è sempre lo stesso: salvarsi, magari senza troppo batticuore.
STELLA
Concluso, malamente, il matrimonio con Marco Borriello, il Cagliari ha scelto Leonardo Pavoletti per affidargli il ruolo di attaccante centrale della squadra. I mesi al Napoli non sono stati come sognava, ma l’ex Genoa ha i numeri per non far rimpiangere Borriello. Rastelli si aspetta di vedere in campo il Pavoletti dei 15 gol del campionato 2015/16, quello che, davanti alla porta, non sbagliava mai.
GIOVANE
Il 2017-18 dovrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione per il talento sardo Nicolò Barella. Rientrato prematuramente dai Mondiali U20 per un infortunio, il centrocampista ha tanta voglia di dimostrare il suo valore in una stagione che lo vedrà partire come titolare in mediana. Qualità tecniche superiori alla media e ottima visione di gioco, un grande campionato con la maglia del Cagliari potrebbe portarlo nel futuro prossimo ad essere preso in considerazione da Giampiero Ventura per la Nazionale maggiore.
SORPRESA
Filippo Romagna è la nuova scommessa dei sardi. Per lui, passato importante nelle giovanili della Juventus e presente nell’U21 azzurra, contratto di cinque anni. Classe 1997, è un difensore dalle virtù significative. A Cagliari sperano che possa diventare, nel giro di poco tempo, un giocatore da tenere in grande considerazione.
16
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-2-1)
n.
CRAGNO
Pisacane VAN DER WIEL
Barella
ANDREOLLI
CIGARINI
Sau
Capuano
Ionita
João Pedro PAVOLETTI
All: Rastelli (confermato)
“Vedrete un Cagliari camaleontico come nella seconda parte della scorsa stagione. Gioca chi sta bene e chi è in forma”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 28 Alessio Cragno Italia 26 Luca Crosta Italia Riccardo Daga Italia 1 De Andrade Rafael Brasile DIFENSORI 3 Marco Andreolli Italia 24 Marco Capuano Italia 23 Luca Ceppitelli Italia 12 Senna Miangue Belgio 19 Fabio Pisacane Italia 13 Filippo Romagna Italia 2 Gregory Van der Wiel Olanda CENTROCAMPISTI 18 Nicolò Barella Italia 8 Luca Cigarini Italia 7 Andrea Cossu Italia 27 Alessandro Deiola Italia 4 Daniele Dessena Italia 16 Paolo Pancrazio Faragò Italia 21 Artur Ionita Moldavia 10 Gerladino Joao Pedro Brasile 20 Simone Padoin Italia ATTACCANTI 17 Diego Da Silva Farias Brasile 9 Niccolò Giannetti Italia 36 Federico Melchiorri Italia Leonardo Pavoletti Italia 25 Marco Sau Italia ALLENATORE Massimo Rastelli Italia
data di nascita 28.06.1994 23.02.1998 13.01.2000 03.03.1982 10.06.1986 14.10.1991 11.08.1989 05.02.1997 28.01.1986 26.05.1997 03.02.1988 07.02.1997 20.06.1986 03.05.1980 01.08.1995 10.05.1987 12.02.1993 17.08.1990 09.03.1992 18.03.1984 10.05.1990 12.05.1991 06.01.1987 26.11.1988 03.11.1987 27.12.1968
Rastelli, allenatore
scudetto
coppa italia
1
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
17
chievo
W LA CONTINUITà difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 6
voto totale:
6+
SQUADRA
Nessun acquisto folle ma totale fiducia nel gruppo storico, con qualche aggiunta ben studiata. La società ha riconfermato il tecnico Maran, l’uomo che dovrà, ancora una volta, dare serenità all’intero ambiente. In squadra, grazie a tanti senatori, l’esperienza è garantita. Birsa sarà chiamato a fare la differenza con la sua indubbia qualità. Importante, a livello offensivo, l’arrivo di un elemento come Pucciarelli. Potrà dare un aiuto determinante in attacco…
STELLA
Valter Birsa è pronto alla sua quarta stagione con la casacca del Chievo. Lo sloveno, classe 1986, è l’uomo dotato di maggior classe nella rosa di Maran che, da lui, si aspetta tanta fantasia e gol pesanti. Nell’ultima stagione, la sua migliore a Verona, ha incantato con giocate sopraffine. Ora dovrà fare l’ulteriore salto di qualità.
GIOVANE
Figlio d’arte, Gianluca Gaudino è la grande scommessa della proprietà clivense. Classe 1996, è pronto alla grande ribalta della Serie A. Cresciuto nel Bayern Monaco e reduce dall’esperienza al San Gallo, Gaudino è un centrocampista dalle eccellenti potenzialità. Maran potrebbe essere l’uomo giusto per farlo crescere e diventare un giocatore completo.
SORPRESA
Attenzione a Luca Garritano. Ha esordito in Serie A con l’Inter poi esperienza a Modena e Cesena. Ora il Chievo ha deciso di puntare su di lui. A 23 anni è chiamato a dimostrare di valere grandi palcoscenici. In una squadra come quella gialloblù, infarcita di uomini di esperienza, avrà la possibilità di mettersi in luce. Grazie alla sua duttilità, può svolgere diversi ruoli in fase offensiva
18
così in campo Formazione tipo (4-3-1-2)
n.
Sorrentino
Dainelli
Cacciatore
Castro
Cesar
Radovanovic
Gobbi
GARRITANO
Birsa PUCCIARELLI
LA ROSA 2017/2018
Inglese
All: Maran (confermato)
“Tanto equilibrio, voglia di fare, è una partenza forte. Abbiamo un gruppo collaudato, dove cercheremo di inserire al più presto i giovani”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 98 Alessandro Confente Italia 90 Andrea Seculin Italia 70 Stefano Sorrentino Italia DIFENSORI 14 Mattia Bani Italia 29 Fabrizio Cacciatore Italia 12 Bostjan Cesar Slovenia 3 Dario Dainelli Italia 21 Nicholas Frey Francia 5 Alessandro Gamberini Italia 18 Massimo Gobbi Italia 2 Pawel Jaroszynski Polonia 40 Nenad Tomovic Serbia CENTROCAMPISTI 77 Samuel Bastien Belgio 23 Valter Birsa Slovenia 19 Lucas Nahuel Castro Argentina 27 Fabio Depaoli Italia 10 Gianluca Gaudino Germania 56 Perparim Hetemaj Finlandia 8 Ivan Radovanovic Serbia 4 Nicola Rigoni Italia ATTACCANTI 7 Luca Garritano Italia 45 Roberto Inglese Italia 11 Mehdi Leris Francia 69 Riccardo Meggiorini Italia 31 Sergio Pellissier Italia 20 Manuel Pucciarelli Italia 9 Mariusz Stepinski Polonia 55 Emanuel Vignato Brasile ALLENATORE Rolando Maran Italia
data di nascita 07.06.1998 14.07.1990 28.03.1979 10.12.1993 08.10.1986 09.07.1982 09.06.1979 06.03.1984 27.08.1981 31.10.1980 02.10.1994 30.08.1987 26.09.1996 07.08.1986 09.04.1989 24.04.1997 11.11.1996 12.12.1986 29.08.1988 12.11.1990 11.02.1994 12.11.1991 23.05.1998 04.09.1985 12.04.1979 17.06.1991 12.05.1995 24.08.2000 14.07.1963
Maran, allenatore
scudetto
coppa italia
0
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
19
crotone
IL BELLO VIENE ADESSO difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 6,5
voto totale:
6+
SQUADRA
Davide Nicola dopo il suo personalissimo giro d’Italia, voluto e vissuto per celebrare al meglio la sospirata salvezza, si è subito rimesso a pedalare ed ha messo i suoi ragazzi in carreggiata per costruire un’altra sorpresa. Non sarà facile, sono partiti Falcinelli, Ferrari, Capezzi, ma l’entusiasmo tra i pitagorici è alle stelle e poi Nicola conosce la ricetta. È rimasto Trotta, è tornato il croato Budimir, vero e proprio totem in B nel 2016, anno della storica promozione. In mediana l’esperienza di Izco e la voglia di Kragl saranno utilissime alla causa. Mandragora, la giovane ciliegina sulla torta arrivata dalla pasticceria Juventus, il faro del nuovo centrocampo.
STELLA
Marcello Trotta, classe 92, da Santa Maria Capua Vetere, ha tutto per brillare ancora nel firmamento crotonese. Alle tre reti dello scorso anno l’alta punta campana, potrà aggiungere altre segnature, amato dalla piazza e supportato da un altro bomber che lo Scida conosce bene come Ante Budimir. Trotto? Galoppo? Semplicemente Marcello Trotta.
GIOVANE
Rolando Mandragora arriva in Calabria coi suoi 20 anni e la sua voglia di spaccare il mondo. In fondo a Crotone si sono fatti le ossa virgulti dorati: Florenzi, Bernardeschi, oggi campioni affermati. Mandragora, vuole seguire questa strada. Da Crotone alla gloria, lottando e sudando. Rolly non vuole perdere questo treno.
SORPRESA
Andrea Barberis, genovese classe 93, professione centrocampista, alla corte ionica dal 2015, quest’anno potrebbe svoltare. Un indizio? Il 10 sulle spalle. Un motivo? Ha vissuto sia l’euforia della conquista della A, sia la gioia per una categoria mantenuta. Sa, meglio di altri, respiri e segreti dello Scida e i piedi, non sono niente male.
20
così in campo Formazione tipo (4-4-2)
n.
Cordaz
Martella
CABRERA
Ceccherini
Nalini MANDRAGORA
IZCO
BUDIMIR
Faraoni
Rohden
Trotta
All: Nicola (confermato)
“Anche quest’anno, ve lo anticipo, ci metteranno in fondo alla griglia” Nicola, allenatore
scudetto
coppa italia
0
0
LA ROSA 2017/2018 giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Alex Cordaz Italia 3 Marco Festa Italia 78 Aniello Viscovo Italia DIFENSORI 93 Arlind Ajeti Svizzera 44 Leandro Cabrera Uruguay 7 Federico Ceccherini Italia 21 Giuseppe Cuomo Italia 37 Marco Davide Faraoni Italia 87 Bruno Martella Italia 98 Manuel Nicoletti Italia Daniel Pavlovic Italia 31 Mario Sampirisi Italia 34 Stefan Simic Rep. Ceca CENTROCAMPISTI 10 Andrea Barberis Italia 89 Giovanni Crociata Italia 13 Mariano Julio Izco Argentina 47 Andrej Kotnik Slovenia 11 Oliver Kragl Germania 38 Rolando Mandragora Italia 6 Marcus Rohden Svezia 8 Aristoteles Romero Venezuela 14 Cazim Suljic Bosnia ATTACCANTI 17 Ante Budimir Croazia 9 Andrea Nalini Italia 99 Nwankwo Simy Nigeria 5 Adrian Marius Stoian Romania 24 Aleksandar Tonev Bulgaria 29 Marcello Trotta Italia 32 Marco Tumminello Italia ALLENATORE Davide Nicola Italia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
0
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
data di nascita 01.01.1983 06.06.1992 21.06.1999 25.09.1993 17.06.1991 11.05.1992 02.02.1998 25.10.1991 14.08.1992 09.12.1998 22.04.1988 31.10.1992 20.01.1995 11.12.1993 11.08.1997 13.03.1983 04.08.1995 12.05.1990 29.06.1997 11.05.1991 18.10.1995 29.10.1996 22.07.1991 20.06.1990 07.05.1992 11.02.1991 03.02.1990 29.09.1992 06.11.1998 05.03.1973
champions league
0
21
fiorentina
VIOLA RISCHIATUTTO difesa: 6 centrocampo: 5,5 attacco: 7
voto totale:
6+
SQUADRA
Della Fiorentina ambiziosa con la quale i Della Valle si sono presentati sul palcoscenico calcistico non resta più nulla, un progetto rimasto tale, tra sali-e-scendi degni di un otto volante. Il club è in vendita, i gioielli più luccicanti (Chiesa a parte) sono partiti. Al neo tecnico Pioli è stata affidata una rosa completamente rinnovata, tutta da scoprire. Qualche buon elemento è arrivato (Simeone e Thereau su tutti) ma, onestamente, l’impressione è che ci vorrà tempo (e fortuna) per una Viola bella e vincente.
STELLA
Può un ragazzo che compirà 20 anni a ottobre caricare sulle proprie spalle il peso della leadership? La Fiorentina non ha neppure il lusso del dubbio, puntare tutto su Federico Chiesa non è una scelta ma un obbligo. Prodotto del vivaio, lo scorso anno è riuscito a giocare con una certa continuità soprattutto nel girone di ritorno. In condizioni normali, sarebbe considerato un giovane da valorizzare e lanciare in grande stile, a Firenze però c’è bisogno di un giocatore simbolo e spetta a lui questo ingrato compito. E’ lui il nuovo eroe di Firenze.
GIOVANE
La Viola si presenta ai nastri di partenza con un gruppo dall’età media piuttosto bassa, abbiamo detto del ventenne Chiesa, Rafik Zekhnini è ancora più giovane. Classe 1998, nazionale norvegese Under 21 di origini marocchine, sa giostrare con creatività sulla corsia sinistra, passo rapido e un destro secco come arma in più. Doti ideali per lo scacchiere di Pioli, la Serie A però è tutta un’altra cosa rispetto alla Tippeligaen norvegese. La Fiorentina, suo malgrado, ha dovuto dire addio a tanti senatori, le certezze sono poche ma i giovani avranno tanto spazio per mettersi in evidenza.
SORPRESA
Dopo aver brillato con la casacca del Genoa, Giovanni Simeone ha deciso di mettersi in gioco in una piazza calda come quella gigliata. A soli 22 anni, il figlio d’arte è al primo, grande, esame della sua già importante carriera. La Fiorentina si aspetta molto da lui. Lo scorso anno ha segnato 13 reti, ne serviranno molti di più per far decollare la Viola…
22
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-2-3-1)
n.
Sportiello
LAURINI
PEZZELLA
Astori
Badelj
Chiesa
Biraghi
BENASSI
EYSSERIC
THEREAU
SIMEONE
All: Pioli (nuovo)
“Facciamo vedere ai nostri tifosi che ci siamo. Ogni partita mi aspetto un passo avanti”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 97 Bartlomiej Dragowski Polonia 57 Marco Sportiello Italia DIFENSORI 13 Davide Astori Italia 3 Cristiano Biraghi Italia 76 Miguel Bruno Gaspar Portogallo 51 Petko Hristov Bulgaria 2 Vincent Laurini Francia 4 Nikola Milenkovic Serbia 15 Maximiliano Olivera Uruguay 20 German Alejo Pezzella Argentina 31 Franchescoli Vitor Hugo Brasile CENTROCAMPISTI 5 Milan Badelj Croazia 24 Marco Benassi Italia 25 Federico Chiesa Italia 19 Sebastian Cristoforo Uruguay 10 Valentin Eysseric Francia 14 Matías Fernandez Cile 11 Ianis Hagi Romania 6 Carlos Alberto Sanchez Colombia 8 Riccardo Saponara Italia 17 Jordan Veretout Francia ATTACCANTI 30 Khouma Babacar Senegal 28 Bastiao Gil Dias Portogallo 27 Simone Lo Faso Italia 9 Giovanni Pablo Simeone Argentina 77 Cyril Thereau Francia 7 Rafik Zekhnini Norvegia ALLENATORE Stefano Pioli Italia
data di nascita 19.08.1997 10.05.1992 07.01.1987 01.09.1992 21.04.1993 01.03.1999 10.06.1989 12.10.1997 05.03.1992 27.01.1991 20.05.1991 25.02.1989 08.09.1994 25.10.1997 23.08.1993 25.03.1992 15.05.1986 22.10.1998 06.02.1986 21.12.1991 01.03.1993 17.03.1993 28.09.1996 18.02.1998 05.07.1995 24.04.1983 12.01.1998 20.10.1965
Pioli, allenatore
scudetto
coppa italia
2
6
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
1
0
3
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
1
0
champions league
0
23
genoa
JURIC CI RIPROVA difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 7
voto totale:
6,5
SQUADRA
Dopo le discese ardite e le risalite dello scorso torneo con la strana dialettica: Juric-Mandorlini-Juric, il grifone riparte da Juric che, non solo ha regalato la salvezza, ma è ben visto dalla piazza avendo macinato chilometri sulla fascia con la maglia rossoblu. Lo scorso anno il sogno del 3 a 1 a Marassi contro la Juve, illusione fugace. A gennaio gli smantellarono mezza squadra. Poi lo esonerarono. Ora riparte, con più coraggio, in sella ad un grifone che ha perso Orban, Burdisso, Pinilla ma ha accolto Zukanovic, Spolli, Lapadula, oltre ad aver riabbracciato Bertolacci. Centurion dal Boca, là davanti, ha le stimmate del crack e la benedizione di Robi Baggio. I tifosi ci credono e gli abbonamenti fioccano.
STELLA
Gianluca Lapadula, dopo le 27 presenze e gli otto gol col Milan, vuole mettersi il grifone sulle spalle e condurlo nelle reti avversarie. A Milano ha subito le pressioni che non ha avuto in ambienti piu’ piccoli come Teramo e Pescara, dove regalava grappoli di gol. Anche un altro fromboliere passò dal Milan al Genoa e fece razzie nelle aree di rigore. Si chiamava Marco Boriello. Lapadula che ama suonare il pianoforte, spera in nuove melodie da far sentire, tra Marassi e dintorni.
GIOVANE
Davide Biraschi ha fatto il suo esordio nel tripudio genoano contro la Juve, a Marassi a fine ottobre 2016. Romano, nato nel 1993, terzino destro affidabile, può, anche grazie alla squalifica di Izzo, giocarsi le sue carte e convincere Juric.
SORPRESA
Se lo scorso anno la sorpresa è stata per gli appassionati rossoblu, l’argentino Simeone. Quest’anno potrebbe arrivare da un altro argentino: Adrian Ricardo Centurion, classe 93, detto il Whaciturro, il cattivo che fa beffe, da talento degli xeneize argentini a spettacolo per i genovesi italiani. La classe e i numeri, improvvisi, ci sono. L’equilibrio ed una vita da atleta fuori dal campo un po’ meno. È l’ora di mettersi in discussione seriamente. Roby Baggio crede in lui, la nord di Marassi lo aspetta.
24
così in campo Formazione tipo (3-4-3)
n.
Perin
ZUKANOVIC ROSSETTINI
Laxalt BERTOLACCI
CENTURION
Veloso
LAPADULA
Biraschi
Lazovic
Pandev
All: Juric (confermato)
“Lo spirito e l’intensità dovranno subito essere quelli giusti” Juric, allenatore
scudetto
coppa italia
9
1
LA ROSA 2017/2018 giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 23 Eugenio Lamanna Italia 1 Mattia Perin Italia 38 Lukas Zima Italia DIFENSORI 14 Davide Biraschi Italia 3 Santiago Juan Gentiletti Argentina 5 Armando Izzo Italia Loick Landre Italia Francesco Migliore Italia 20 Aleandro Rosi Italia 23 Luca Rossettini Italia 2 Nicolas Federico Spolli Argentina 87 Ervin Zukanovic Italia CENTROCAMPISTI 8 Andrea Bertolacci Italia 21 Petar Brlek Croazia 9 Ricardo Adrian Centurion Argentina 4 Isaac Cofie Ghana 93 Diego Sebastian Laxalt Uruguay 40 Stephane Omeonga Belgio 30 Luca Rigoni Italia Thomas Rodriguez Italia Rodney Strasser Sierra Leone 11 Adel Taarabt Marocco 44 Miguel Luis Veloso Portogallo ATTACCANTI 16 Andrej Galabinov Bulgaria 10 Gianluca Lapadula Italia 22 Darko Lazovic Serbia 17 Raffaele Palladino Italia 19 Goran Pandev Macedonia 27 Federico Ricci Italia 74 Eddy Salcedo Mora Italia ALLENATORE Ivan Juric Croazia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
6
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
07.08.1989 10.11.1992 09.01.1994 02.07.1994 09.01.1985 02.03.1992 05.05.1992 17.04.1988 17.05.1987 09.05.1985 20.02.1983 11.02.1987 11.01.1991 29.01.1994 19.01.1993 20.09.1991 07.02.1993 27.03.1996 07.12.1984 05.04.1996 30.03.1990 24.05.1989 11.05.1986 13.11.1988 07.02.1990 15.09.1990 17.04.1984 27.07.1983 27.05.1994 01.10.2001 25.08.1975
champions league
0
25
INTER
IL SERGENTE SPALLETTI difesa: 7 centrocampo: 7,5 attacco: 9,5
voto totale:
8
SQUADRA
Tutto su Spalletti, sulla sua carica, sulla sua esperienza e sulla sua capacità di plasmare le squadre e farle rendere più di quanto non sia il valore dei singoli che le compongono, che poi è il plus dei grandi allenatori. Il mercato è stato giudicato “normale”, forse perché paragonato a quello scintillante dei cugini meneghini, ma forse si trascura che l’Inter era già un’ottima squadra, che l’anno scorso ha reso al di sotto delle sue reali possibilità e che quest’anno potrebbe invece sorprendere tutti.
STELLA
Impossibile non citare Maurito Icardi, capitano ma prima di tutto leader dei nerazzurri, come ha confermato anche il meraviglioso inizio di campionato. Bomber implacabile, l’argentino sta anche migliorando anche come centravanti di manovra, con i suoi movimenti e i suoi assist potrebbe rivelarsi elemento fondamentale per l’economia di squadra al di là del contributo in fase realizzativa.
GIOVANE
Giovane ma non giovanissimo e anche per questo Roberto Gagliardini è chiamato al definitivo salto di qualità. Arrivato nel corso nel gennaio scorso, i suoi primi sei mesi in nerazzurro sono stati caratterizzati da alti e bassi. Questo deve essere il campionato della qualità, della continuità e della consacrazione per questo 23enne sul quale l’Inter ha dimostrato di puntare molto. Ma anche Ventura segue con attenzione la crescita di questo “tuttocampista”.
SORPRESA
Potrebbe risultare strano scegliere un 30enne come potenziale “sorpresa” dell’Inter, ma secondo noi Eder Citadin Martins, in arte semplicemente Eder, ne ha tutte le caratteristiche per diventarlo. Parliamo di un giocatore forse ancora inespresso, che ha fatto vedere lampi di classe ma che spesso si è dovuto accontentare di un ruolo di “spalla”. Spalletti ha dimostrato di avere grande fiducia in lui trattenendolo a Milano nonostante le offerte e questa fiducia potrebbe fare la differenza.
26
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-2-3-1)
n.
Handanovic
CANCELO
SKRINIAR
Miranda
BORJA VALERO
Candreva
DALBERT
VECINO
Joao Mario
Perisic
Icardi
All: Spaletti (nuovo)
“Sono emozionato per l’inizio del campionato ed è un bel segno. Sono tranquillo perché ho una squadra forte. L’obiettivo è vincere sempre”
giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 46 Tommaso Berni Italia 1 Samir Handanovic Slovenia 27 Daniele Padelli Italia DIFENSORI 7 Joao Pedro Cancelo Portogallo 33 Danilo D’Ambrosio Italia 29 Henrique Dalbert Brasile 25 Joao Miranda Brasile 55 Yuto Nagatomo Giappone 13 Andrea Ranocchia Italia 21 Davide Santon Italia 37 Milan Skriniar Slovacchia 61 Zinho Vanheusden Belgio CENTROCAMPISTI 20 Iglesias Borja Valero Spagna 77 Marcelo Brozovic Croazia 87 Antonio Candreva Italia 5 Roberto Gagliardini Italia Assane Gnoukouri Costa d’Avorio 10 Eduardo Joao Mario Portogallo 6 Matias Vecino Uruguay ATTACCANTI 23 Martins Citadin Eder Brasile 9 Mauro Emanuel Icardi Argentina 17 Yann Karamoh Costa d’Avorio 44 Ivan Perisic Croazia 99 Andrea Pinamonti Italia ALLENATORE Luciano Spalletti Italia
06.03.1983 14.07.1984 25.10.1985 27.05.1994 09.09.1988 08.09.1993 07.09.1984 12.09.1986 16.02.1988 02.01.1991 11.02.1995 29.07.1999 12.01.1985 16.11.1992 28.02.1987 07.04.1994 28.09.1996 19.01.1993 24.08.1991 15.11.1986 19.02.1993 08.07.1998 02.02.1989 19.05.1999 07.03.1959
Spalletti, allenatore scudetto
coppa italia
18
7
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
5
0
0
mondiale per club
3
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
3
champions league
3
27
juventus
BBC addio: e ora? difesa: 7,5 centrocampo: 8 attacco: 10
voto totale:
8,5
SQUADRA
Sei scudetti di fila e un triplete sfumato a Cardiff, è proprio l’attacco la miglior difesa e quest’estate la Vecchia Signora ha detto addio alla BBC che l’ha fatta grande, anche se dietro le scelte del club non convincono. Oltre a quello di Bonucci, peserà tanto anche l’addio di Dani Alves. Ad Allegri il compito di gestire uno spogliatoio mai così fragile.
STELLA
Doppietta in Supercoppa con una punizione da antologia, gol alla prima in campionato, tripletta alla seconda, la maglia numero 10 non pesa a Paulo Dybala. 24 anni a novembre, è arrivato il momento per consacrarsi definitivamente tra i grandi del calcio mondiale, La Joya ha le carte in regola per farlo ma serve un ulteriore salto di qualità, soprattutto a livello mentale.
GIOVANE
L’anno scorso si è fatta sentire l’assenza di alternative valide a centrocampo, è arrivato Matuidi, usato garantito che apre al 4-3-3, ma c’è un altro volto nuovo da seguire. E’ Rodrigo Betancur, elemento che non ha solleticato la fantasia della stampa nazionale ma che riscuote la fiducia di club e allenatore. Giocatore rivelazione 2015 secondo il giornale Clarín, Allegri lo vede come vice-Pjanic ma con l’eventuale passaggio alla mediana a tre potrebbe ritagliarsi il suo spazio.
SORPRESA
Lo scorso marzo un grave infortunio al ginocchio, stagione finita e un lungo periodo di stop davanti, Allegri ha sentito la mancanza di Marko Pjaca ma il ragazzo croato ha le carte in regola per rifarsi. Il 22enne, protagonista a Euro 2016, ha tecnica sopraffina ma l’anno scorso non è riuscito a digerire i movimenti richiesti dalla serie A. Complici gli arrivi di Douglas Costa e Bernardeschi, di Pjaca parlano in pochi ma per presentarlo bastano le parole di Badelj, che lo ha incoronato come “miglior talento croato”.
28
così in campo Formazione tipo (4-2-3-1)
n.
Buffon
Lichtsteiner
Rugani
Chiellini
Pjanic
Alex Sandro
Khedira
DOUGLAS COSTA
Dybala
LA ROSA 2017/2018
Mandzukic
Higuain
All: Allegri (confermato)
“Contano solo i risultati. Al momento li abbiamo ottenuti soltanto in Italia, ma ci proveremo anche in Europa”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Gianluigi Buffon Italia 16 Carlo Pinsoglio Italia 23 Wojciech Szczesny Polonia DIFENSORI 12 Lobo Silva Alex Sandro Brasile 15 Andrea Barzagli Italia 4 Mehdi Benatia Marocco 3 Giorgio Chiellini Italia 2 Mattia De Sciglio Italia 21 Benedikt Howedes Germania 26 Stephan Lichtsteiner Svizzera 24 Daniele Rugani Italia CENTROCAMPISTI 22 Kwadwo Asamoah Ghana 30 Rodrigo Bentancur Argentina 7 Juan Guillermo Cuadrado Colombia 11 de Souza Douglas Costa Brasile 6 Sami Khedira Germania 8 Claudio Marchisio Italia 14 Blaise Matuidi Francia 5 Miralem Pjanic Bosnia 27 Stefano Sturaro Italia ATTACCANTI 33 Federico Bernardeschi Italia 10 Paulo Dybala Argentina 9 Gonzalo Higuain Argentina 17 Mario Mandzukic Croazia 20 Marko Pjaca Croazia Mame Baba Thiam Senegal ALLENATORE Massimiliano Allegri Italia
data di nascita 28.01.1978 16.03.1990 18.04.1990 26.01.1991 08.05.1981 17.04.1987 14.08.1984 20.10.1992 29.02.1988 16.01.1984 29.07.1994 09.12.1988 25.06.1997 26.05.1988 14.09.1990 04.04.1987 19.01.1986 09.04.1987 02.04.1990 09.03.1993 16.02.1994 15.11.1993 10.12.1987 21.05.1986 06.05.1995 09.10.1992 11.08.1967
Allegri, allenatore
scudetto
33*
coppa italia
12
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
7
2
1
mondiale per club
2
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
1
3
champions league
2
29
OLTRE 2.000 PARTITE IN UNA STAGIONE Tra dirette, approfondimenti e tecnologia, su Sky il calcio è senza confini
Più di 2.000 partite live in una stagione tra calcio italiano e internazionale, con tutta la Serie A in diretta per un totale di 380 incontri, du cui 132 in esclusiva. La nuova stagione di calcio, con copertura totale unica e innovativa, fatta di approfondimenti, avanguardia tecnologica (Realtà Aumentata, Super HD, mosaici interattivi e Sky Sport Tech
Plus durante i 90 minuti) e tante esclusive. Per tutta la stagione, infatti, saranno sempre almeno 3 per ogni turno le partite di Serie A visibili in diretta solo su Sky, inclusi i primi 5 match del Torino. Un campionato reso ancora più avvincente dalle nuove regole UEFA, che porteranno fino a sette squadre italiane a competere con i più pre-
stigiosi club europei in Champions League ed Europa League. Un’esclusiva totale di Sky dal 2018 al 2021 con oltre 340 partite. Con la Serie A, sono tornati anche gli appuntamenti con “Sky Calcio Live” – per gli anticipi e i posticipi insieme a Marco Cattaneo, Daniele Adani e Massimo Ambrosini - e il programma di punta della dome-
nica, “Sky Calcio Show”, insieme a Ilaria D’Amico, Alessandro Del Piero per i big match, Alessandro Costacurta, Giancarlo Marocchi, Paolo Condò e Leo Di Bello al nuovo videowall per gli approfondimenti; e ancora, “Sky Calcio Club”: Fabio Caressa riassume i temi della giornata di A insieme a Beppe Bergomi, Gianluca Vialli, Massimo Mauro e altri ospiti. Confermate anche le produzioni
originali “Mister Condò – Gli allenatori si raccontano” di Paolo Condò, “L’uomo della domenica” di Giorgio Porrà e le storie inedite di “Federico Buffa Racconta” . Inoltre, per il terzo anno consecutivo, la Serie B è un’esclusiva Sky, con tutti i match in diretta: fino a 472 partite stagionali, compresi playoff e playout, oltre a Diretta Gol. È sempre Diletta Leotta a guidare gli studi pre e post parti-
DALLA PREMIER ALL’EUROPA LEAGUE I TOP PLAYER GIOCANO SU SKY Anche il calcio internazionale è sempre in primo piano su Sky, con l’esclusiva della Premier League per altre due edizioni (2017/18 e 2018/19). Quasi 200 partite a stagione e fino a 7 match ogni weekend, inclusi il Friday Night e il Monday Night. Federica Lodi conduce “Premier League Live” nei pre e post gara, mentre Paolo Di Canio è l’anima del calcio inglese con il suo “Di Canio Premier Show” (ogni domenica alle 19 su Sky Sport 1 HD). Su Sky anche tutte le 205 partite di Europa League, che fino al 2021 saranno in diretta e in esclusiva. Ogni giovedì, Anna Billò guida gli studi pre e post partita in compagnia dei suoi ospiti. Stessa squadra per gli studi degli ultimi match di Qualificazione alla FIFA World Cup 2018. In esclusiva su Sky anche i più prestigiosi campionati europei di Fox Sports HD: Bundesliga tedesca, Liga spagnola, Eredivisie olandese, FA Cup e League Cup inglesi, oltre a Copa Libertadores, Copa Sudamericana, le qualificazioni alla Coppa d’Africa 2019, la Champions League africana e la Supercoppa africana.
ta insieme a Gianluca Di Marzio e Luca Marchegiani. News e commenti in tempo reale anche su Sky Sport24 HD, sul sito skysport.it e sulla community social di Sky Sport attraverso gli account ufficiali Facebook, Instagram e Twitter. E ancora, l’App Sky Sport, per seguire sempre e ovunque tutto lo sport di Sky, oltre alla possibilità di vedere i match anche in mobilità con Sky Go.
IL #NUOVOINIZIO DEL CALCIO ITALIANO Sky racconta e sostiene il #NuovoInizio della Serie A promuovendo giorno dopo giorno il rilancio del calcio italiano. In onda in questi giorni lo spot della campagna di Sky Sport con i testimonial d’eccezione Federico Chiesa, Alessandro Florenzi, Roberto Gagliardini, Alessio Romagnoli e Daniele Rugani. Con loro anche Alessandro del Piero. Lo spot di 60 secondi, girato in bianco e nero, sottolinea fair play e passione come ingredienti fondamentali di un calcio spettacolare, sano e coinvolgente. “Siamo destinati a fare grandi cose” solo se ci si impegna tutti assieme, ricorda la voce narrante, ispirandosi a un testo di Giuseppe Garibaldi del 1861. La campagna, declinata su tutti i media, ha anche un suo sito di riferimento (sky.it/nuovoinizio) animato da interviste, retroscena e il lancio di nuove iniziative.
lazio
CIRO IL CONQUISTATORE difesa: 7 centrocampo: 7 attacco: 7,5
voto totale:
7+
SQUADRA
Estate tribolata per il popolo biancoceleste. Prima l’addio di Biglia e, a seguire, il tormentone Keita. La vittoria della Supercoppa Italiana ha riportato la giusta serenità. La società ha acquistato elementi funzionali al progetto biancoceleste. A Simone Inzaghi il compito di trovare l’alchimia di squadra necessaria per un’altra stagione importante. Poi, a sorpresa, il colpo Nani per infiammare la piazza…
STELLA
Dopo tanto girovagare, Ciro Immobile ha messo radici. A Roma, sponda biancoceleste, si sente a casa. Cresciuto notevolmente, è diventato l’uomo faro della Lazio. I suoi gol pesano come macigni, la sua presenza in campo è fondamentale. Ciro è la luce. Con gente come Felipe Anderson e Nani al fianco, è destinato ad esplodere ulteriormente.
GIOVANE
Non è più giovanissimo (classe 1992) ma il nazionale macedone Marusic, dopo una buona stagione all’Ostenda, è alla prima significativa occasione della carriera. Potrebbe diventare l’ennesima scommessa vinta dal duo Lotito-Tare. Costato circa sette milioni, ha firmato un contratto fino al 2022. In campo può svolgere più ruoli, sia in difesa che a centrocampo.
SORPRESA
Non ha le caratteristiche di Biglia ma è stato chiamato per raccogliere la sua, pesante, eredità. A 30 anni, Lucas Leiva, con una grandissima esperienza alle spalle (10 anni al Liverpool), l’eclettico argentino è un lavoratore eccezionale, uno pronto a fare di tutto per il bene della squadra. La Lazio ha creduto in lui, il carattere è quello da grande squadra…
32
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (3-5-2)
n.
Strakosha
Wallace
De Vrij
Basta Milinkovic LUCAS Savic LEIVA
Immobile
Radu
Parolo
NANI
Felipe Anderson
All: Inzaghi (confermato)
“Leiva? L’ho voluto io, è un centrocampista. Senz’altro ci darà una mano, è un leader. Aiuterà la squadra” Inzaghi, allenatore
scudetto
coppa italia
2
6
giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 23 Guido Guerrieri Italia 22 Federico Marchetti Italia 1 Thomas Strakosha Albania 55 Ivan Vargic Croazia DIFENSORI 8 Dusan Basta Serbia 15 Bartolomeu Bastos Angola 3 Stefan De Vrij Olanda 27 Ramos Marchi Luiz Felipe Brasile 5 Jordan Lukaku Belgio 77 Adam Marusic Montenegro Nascimento Mauricio Brasile 4 Gabarron Gil Patric Spagna 26 Stefan Radu Romania 13 Fortuna Wallace Brasile CENTROCAMPISTI 11 Luca Crecco Italia 88 Davide Di Gennaro Italia 10 Pereira Felipe Anderson Brasile Bruno Jordao Portogallo 6 Pezzini Lucas Leiva Brasile 19 Senad Lulic Bosnia 21 Sergej Milinkovic-Savic Serbia 99 Abukar Mohamed Finlandia 96 Alessandro Murgia Italia 7 Luis Carlos Nani Portogallo 70 Christopher Oikonomidis Australia 16 Marco Parolo Italia ATTACCANTI 20 Felipe Caicedo Ecuador 9 Filip Djordjevic Serbia 17 Ciro Immobile Italia 18 Romero Luis Alberto Spagna Pedro Lomba Neto Portogallo 29 Simone Palombi Italia 34 Brayan Perea Colombia ALLENATORE Simone Inzaghi Italia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
4
1
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
1
0
25.02.1996 07.02.1983 19.03.1995 15.03.1987 18.08.1984 23.11.1991 05.02.1992 22.03.1997 25.07.1994 17.10.1992 20.09.1988 17.04.1993 22.10.1986 14.10.1994 06.09.1995 16.06.1988 15.04.1993 12.10.1998 09.01.1987 18.01.1986 27.02.1995 01.01.1999 09.08.1996 17.11.1986 04.05.1995 25.01.1985 05.09.1988 28.09.1987 20.02.1990 28.09.1992 09.03.2000 23.04.1996 25.02.1993 05.04.1976
champions league
0
33
milan
UN DIAVOLO INFUOCATO difesa: 8 centrocampo: 8 attacco: 8,5
voto totale:
8+
SQUADRA
La nuova proprietà cinese ha fatto le cose in grande. La rosa è stata completamente stravolta, come da richieste di Montella. L’obiettivo è chiaro: riconquistare la Champions League, il torneo che, più di ogni altro, rappresenta il Diavolo. Tantissimi gli acquisti messi a segno durante l’estate, tutti funzionali al gioco di Montella che, rosa alla mano, avrà diverse opzioni tra cui scegliere. Importante anche il rientro degli infortunati Montolivo e Bonaventura e la conferma, tra i pali, del fenomenale Gigio Donnarumma. Una squadra ha mantenuto lo zoccolo duro italiano, ricamandoci attorno. Innesti di qualità, entusiasmo alle stelle. C’è tutto per una stagione al top.
STELLA
Nessuno poteva aspettarsi un Bonucci in maglia rossonera ma è accaduto. L’arrivo dell’ormai ex bandiera bianconera rende la difesa del Diavolo decisamente più solida e qualitativamente importante. Bonucci sa impostare il gioco come pochi altri. Con Biglia a smistare a centrocampo, ecco che l’ossatura del Milan è cosa fatta. La fame di imporsi anche a Milano di Bonucci potrà fare la differenza.
GIOVANE
Dopo due grandi stagioni all’Atalanta, Andrea Conti, a 23 anni, è pronto a consacrarsi in una grande piazza come quella rossonera. Ha voluto il Milan a tutti i costi e l’ha conquistato (meritatamente). Esterno di grande corsa, possiede i numeri per sfondare anche al Milan. Montella, con lui sulla fascia, potrà portare pericoli all’avversario, senza correre rischi in fase difensiva. E la Nazionale lo aspetta a braccia aperte…
SORPRESA
Non è un tipo facile ma, a livello di talento, in pochi accarezzano la palla come Hakan Calhanoglu. Dopo tre stagioni al Bayer Leverkusen (115 presenze, con 28 gol), è pronto a lasciare il segno in Italia, al Milan. Era dai tempi di Pirlo che il Diavolo non aveva in rosa un maestro dei calci piazzati come il centrocampista turco classe 1994. Ha gli stessi anni di Conti e la stessa, identica, voglia di sfondare. Montella saprà sfruttarlo al meglio.
34
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-3)
n.
Donnarumma
CONTI
MUSACCHIO
BONUCCI
RODRIGUEZ
KESSIE
BIGLIA
CALHANOGLU
Suso
KALINIC
Bonaventura
All: Montella (confermato)
“L’obiettivo è tornare tra le prime quattro, l’Inter sarà una concorrente” Montella, allenatore
scudetto
coppa italia
18
5
giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 90 Antonio Donnarumma Italia 99 Gianluigi Donnarumma Italia 1 Vasconcelos Gabriel Brasile 30 Marco Storari Italia DIFENSORI 20 Ignazio Abate Italia 31 Luca Antonelli Italia 19 Leonardo Bonucci Italia 2 Davide Calabria Italia 12 Andrea Conti Italia 15 Gustavo Raul Gomez Paraguay 22 Mateo Pablo Musacchio Argentina 29 Gabriel Paletta Argentina 68 Ricardo Rodriguez Svizzera 13 Alessio Romagnoli Italia 33 Jherson Amu Vergara Colombia 17 Cristian Eduardo Zapata Colombia CENTROCAMPISTI 21 Lucas Rodrigo Biglia Argentina 5 Giacomo Bonaventura Italia 10 Hakan Calhanoglu Turchia 46 Matteo Gabbia Italia 79 Franck Yannick Kessie Costa d’Avorio 73 Manuel Locatelli Italia 4 José Mauri Argentina 18 Riccardo Montolivo Italia 23 José Ernesto Sosa Argentina 45 Niccolo Zanellato Italia ATTACCANTI 9 Miguel André Silva Portogallo 11 Fabio Borini Italia 63 Patrick Cutrone Italia 7 Nikola Kalinic Croazia 8 Jesus Fernandez Suso Spagna ALLENATORE Vicenzo Montella Italia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
7
5
2
mondiale per club
4
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
2
0
07.07.1990 25.02.1999 27.09.1992 07.01.1977 12.11.1986 11.02.1987 01.05.1987 06.12.1996 02.03.1994 06.05.1993 26.08.1990 15.02.1986 25.08.1992 12.01.1995 26.05.1994 30.09.1986 30.01.1986 22.08.1989 08.02.1994 21.10.1999 19.12.1996 08.01.1998 16.05.1996 18.01.1985 19.06.1985 24.06.1998 06.11.1995 29.03.1991 03.01.1998 05.01.1988 19.11.1993 18.06.1974
champions league
7
35
NAPOLI
L’ANNO BUONO difesa: 8 centrocampo: 8,5 attacco: 9
voto totale:
8,5
SQUADRA
Quasi tutti sono concordi nell’affermare che il Napoli abbia raccolto nell’ultima stagione meno di quanto meritasse. Sarri è riuscito a creare un contesto tattico perfettamente calzante alle qualità dei singoli giocatori, sfoggiando un calcio che sfrutta al meglio le virtù del gioco posizionale fino a trasformarsi nel migliore d’Italia. La filosofia partenopea è lontana dai nomi di grido e dagli alti ingaggi, convinta nella sua, fino ad ora, vittoriosa autarchia. De Laurentiis ha capito che i punti in più che avrebbero fatto la differenza sono andati persi a causa dell’eccessivo sfruttamento dei titolarissimi e l’inserimento di giocatori come Mario Rui e Ounas va visto in questa chiave. Ora più che mai gli azzurri possono lottare per uno Scudetto che manca da 27 anni.
STELLA
34 goal, 15 assist nell’annata appena trascorsa: basterebbe la mera matematica ad identificare Dries Mertens come icona del Napoli sarrista. Cosa possiamo aggiungere? Giocate funamboliche, reti da cineteca, prestazioni con rari eguali per intensità e costanza. Centravanti atipico che ha abbandonato per sempre una certa pigrizia, Mertens è uno degli esempi meglio riusciti di redenzione calcistica. Il San Paolo piange di gioia ad averlo e fa bene, perché fuoriclasse così regalano la magia dell’amore.
GIOVANE
Che dire… Sarri ci ha visto lungo, ancora una volta. Parliamo di Piotr Zielinski, che, a piccoli passi, si è guadagnato la fiducia totale del tecnico toscano, che stravede per lui. Il 23enne centrocampista dimostra una maturità calcistica da veterano e, insieme ad Hamsik, forma un duo di qualità ed intelligenza finissime. Può essere il suo anno e alle pendici del Vesuvio lo sanno bene.
SORPRESA
Non partirà titolare, ma Adam Ounas è un interessante acquisto in prospettiva. Classe ’96, l’algerino ex Bordeaux può ricoprire il ruolo di esterno d’attacco indifferentemente a destra o sinistra. Forte di un buon dribbling e di un mancino ben educato, tende ad accentrarsi e a dialogare con i centrocampisti, per poi cercare il taglio tra i difensori. Tatticamente sarà una novità per Sarri, che potrebbe provare con lui nuove soluzioni e stupirci ancora.
36
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-3)
n.
Reina
R.Albiol
Hysaj
Allan
Koulibaly
Zielinski
Callejon
Mertens
Ghoulam
Hamsik
Insigne
All: Sarri (confermato)
“Abbiamo delle difficoltà a gestire il risultato e, dunque, dobbiamo giocare come sappiamo e, soprattutto, per vincere”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Cabral Barbosa Rafael Brasile 25 Jose Manuel Reina Spagna 22 Luigi Sepe Italia DIFENSORI 33 Raul Albiol Spagna 21 Vlad Chiriches Romania 31 Faouzi Ghoulam Algeria 23 Elseid Hysaj Albania 26 Kalidou Koulibaly Francia 11 Christian Maggio Italia 19 Nikola Maksimovic Serbia 6 Silva Duarte Mario Rui Portogallo 62 Lorenzo Tonelli Italia CENTROCAMPISTI 5 Marques Loureiro Allan Brasile 42 Amadou Diawara Guinea 15 Emanuele Giaccherini Italia 17 Marek Hamsik Slovacchia 8 Luiz Frello Jorginho Brasile 30 Marko Rog Croazia 20 Piotr Zielinski Polonia ATTACCANTI 7 José María Callejón Spagna 24 Lorenzo Insigne Italia 18 Henrique Leandrinho Brasile 14 Dries Mertens Belgio 99 Arkadiusz Milik Polonia 37 Adam Ounas Algeria 27 Alessio Zerbin Italia ALLENATORE Maurizio Sarri Italia
data di nascita 20.05.1990 31.08.1982 08.05.1991 04.09.1985 14.11.1989 01.02.1991 02.02.1994 20.06.1991 11.02.1982 25.11.1991 27.05.1991 17.01.1990 08.01.1991 17.07.1997 05.05.1985 27.07.1987 20.12.1991 19.07.1995 20.05.1994 11.02.1987 04.06.1991 11.10.1998 06.05.1987 28.02.1994 11.11.1996 03.03.1999 10.01.1959
Sarri, allenatore
scudetto
coppa italia
2
5
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
2
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
1
champions league
0
37
ROMA
SENZA TOTTI MA COMUNQUE SCHICK difesa: 7 centrocampo: 9 attacco: 8
voto totale:
8
SQUADRA
Prima l’addio di Totti, poi Salah e Rudiger venduti a peso d’oro. La Roma ha cambiato pelle. Monchi, nuovo uomo mercato dei giallorossi, ha consegnato al neo tecnico Di Francesco giocatori funzionali al nuovo progetto. Acquistati sia giocatori di grande esperienza, sia giovani di belle speranze. L’obiettivo è chiaro: essere competitivi in Italia e in Champions League. La rosa appare piuttosto forte anche se, a livello difensivo, qualche lacuna sembra esserci. Sarà fondamentale l’apporto di De Rossi, il nuovo capitano, il giocatore che sa cosa significa indossare la casacca giallorossa…
STELLA
Tutti, ma proprio tutti, hanno cercato di strappare alla Roma Radja Nainggolan. Il belga, invece, ha mantenuto fede alla sua promessa e, complice anche un ottimo rinnovo di contratto, è rimasto giallorosso. è lui il faro della squadra, l’uomo che può guidarla verso risultati importanti. Ormai è uno dei centrocampisti più forti al mondo. La Roma, trattenendolo, ha fatto il grande colpo della sua estate. Uno come Nainggolan fa la differenza, sempre e comunque…
GIOVANE
Il nome è un vero scioglilingua: Cengiz Under ma, a qualità tecniche, il giovanissimo turco ha i numeri per sfondare. Scommessa di Monchi, l’ex Istanbul Başakşehir è un diamante grezzo. Con Di Francesco ad indicargli la via, potrebbe diventare, nel giro di poco tempo, un pezzo da novanta. Sin dalle prime apparizioni, ha confermato di non aver nessun timore di indossare la maglia della Roma. Attenzione al giovane turco…
SORPRESA
Patrik Schick sembrava destinato ad altri lidi. Invece, al fotofinish, si è accasato alla Roma per una cifra considerevole. Talento purissimo, è chiamato a fare la differenza in un club di prima fascia. Le doti sono importanti, la personalità è quella giusta. Con Di Francesco a “comandarlo”, potrebbe non far rimpiangere Salah…
38
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-3)
n.
Alisson
KARSDORP
Manolas
Nainggolan
Fazio
De Rossi
SCHICK
Dzeco
KOLAROV
Strootman
Perotti
All: Di Francesco (nuovo)
“Tutti i ragazzi che ho a disposizione li alleno come titolari, questa è la mia mentalità ed è quello che cerco di trasmettere loro”.
nazionalità
giocatore
data di nascita
PORTIERI 1 Ramses Becker Alisson Brasile 18 Bogdan Lobont Romania 28 Lukasz Skorupski Polonia DIFENSORI Silvio Anocic Croazia 25 Da Silva Bruno Peres Brasile 2 Leandro da Silva Castan Brasile 33 Palmieri Emerson Brasile 20 Federico Julian Fazio Argentina 5 Guilherme Juan Jesus Brasile 26 Rick Karsdorp Olanda 11 Aleksandar Kolarov Serbia 44 Kostas Manolas Grecia 15 Hector Alfredo Moreno Messico 22 Abdullahi Nura Nigeria CENTROCAMPISTI Rezan Corlu Danimarca 16 Daniele De Rossi Italia 24 Alessandro Florenzi Italia 30 Santos da Silva Gerson Brasile 21 Maxine Gonalons Francia 4 Radja Nainggolan Belgio 7 Lorenzo Pellegrini Italia 6 Kevin Strootman Olanda William Vainqueur Francia ATTACCANTI 23 Gregoire Defrel Francia 9 Edin Dzeko Bosnia 92 Stephan El Shaarawy Italia 8 Diego Perotti Argentina 14 Patrik Schick Rep. Ceca 17 Cengiz Under Turchia ALLENATORE Eusebio di Francesco Italia
02.10.1992 18.01.1978 05.05.1991 10.09.1997 01.03.1990 05.11.1986 03.08.1994 17.03.1987 10.06.1991 11.02.1995 10.11.1985 14.06.1991 17.01.1988 17.08.1997 07.08.1997 24.07.1983 11.03.1991 20.05.1997 10.03.1989 04.05.1988 19.06.1996 13.02.1990 19.11.1988 17.06.1991 17.03.1986 27.10.1992 26.07.1988 24.01.1996 14.07.1997 08.09.1969
Di Francesco, allenatore
scudetto
coppa italia
3
9
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
2
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
1
champions league
0
39
SAMPDORIA
UNA SAMP DI PESO… difesa: 6,5 centrocampo: 7 attacco: 7,5
voto totale:
7+
SQUADRA
Il patron Ferrero ha rivoluzionato buona parte della squadra. Confermato Giampaolo, il cuore del progetto, spazio a tante novità e a qualche scommessa, come Ramirez, di ritorno dall’Inghilterra. Perdere, là davanti, un uomo gol come Muriel e la stella del futuro Schick poteva rappresentare un bel problema. Invece, ecco Zapata, “peso massimo” che, con al fianco uno come Quagliarella, ha buone possibilità “di sfondare”. Attenzione a Caprari…
STELLA
Gaston Ramirez conosce perfettamente il calcio italiano. Al Bologna, ancora si ricordano del suo talento. Capace di giocare sia da trequartista che da centrocampista centrale o di fascia, l’uruguaiano, a 26 anni, è tornato in Italia dopo esperienze importanti in Inghilterra dove, tuttavia, ha fatto intravedere, solo a sprazzi, le sue qualità. Toccherà a Giampaolo trovargli la posizione giusta in campo e rispolverare il meglio del suo repertorio.
GIOVANE
Nicola Murru ha lasciato la Sardegna, dove ha giocato, per sei anni, nelle fila del Cagliari, per accasarsi a Genova. Da un mare all’altro, per continuare a veleggiare sulla sinistra. Terzino attento e intraprendente, ragazzo d’oro. A 22 anni ha tutto per conquistare la Sampdoria. Il gioco di Giampaolo sembra perfetto per esaltare le sue doti e la sua grande capacità di correre sulla fascia. Utile e già pronto.
SORPRESA
Gianluca Caprari scalpita. Genova potrebbe essere la svolta della sua carriera. Classe 1993, nelle giovanili giallorosse si diceva un gran bene di lui. Il ragazzo ha sempre avuto la fretta di incidere, ma, troppo spesso, non ha avuto l’occasione giusta per sfondare. Grazie al Pescara, è tornato a farsi notare, riuscendo a convincere la Sampdoria ad investire su di lui. Dopo tre stagioni e mezza a Pescara, con 32 gol totali, si sente pronto per convincere il popolo blucerchiato.
40
così in campo Formazione tipo (4-3-1-2)
n.
Viviano
FERRARI
Sala
Barreto
Regini
Torreira
MURRU
Linetty
RAMIREZ ZAPATA
CAPRARI
All: Giampaolo (confermato)
“Abbiamo tutte le condizioni per fare bene” Giampaolo, allenatore
scudetto
coppa italia
1
4
LA ROSA 2017/2018 giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 12 Titas Krapikas Lituania 1 Christian Puggioni Italia 92 Andrea Tozzo Italia 2 Emiliano Viviano Italia DIFENSORI 3 Joachim Andersen Danimarca 24 Bartosz Bereszynski Polonia 6 José Rodolfo Dodò Brasile 13 Gian Marco Ferrari Italia Bozo Mikulic Croazia 29 Nicola Murru Italia 19 Vasco Regini Italia 7 Jacopo Sala Italia 26 Matias Agustin Silvestre Argentina 17 Ivan Strinic Croazia CENTROCAMPISTI 11 Ricardo Gabriel Alvarez Argentina 8 Edgar Barreto Paraguay 28 Leonardo Capezzi Italia David Ivan Italia 16 Karol Linetty Italia 18 Dennis Praet Belgio 90 Gaston Exequiel Ramirez Uruguay 34 Lucas Torreira Uruguay 21 Valerio Verre Italia ATTACCANTI 9 Gianluca Caprari Italia 10 Filip Djuricic Serbia 99 Dawid Kownacki Polonia 27 Fabio Quagliarella Italia 91 Duvan Esteban Zapata Colombia ALLENATORE Marco Giampaolo Italia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
1
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
1
0
03.01.1999 17.01.1981 30.08.1992 01.12.1985 31.05.1996 12.07.1992 06.02.1992 15.05.1992 29.01.1997 16.12.1994 09.09.1990 05.12.1991 25.09.1984 17.07.1987 12.04.1988 15.07.1984 28.03.1995 26.02.1995 02.02.1995 14.05.1994 02.12.1990 11.02.1996 11.01.1994 30.07.1993 30.01.1992 14.03.1997 31.01.1983 01.04.1991 02.08.1967
champions league
0
41
sassuolo
INIZIA UNA NUOVA ERA difesa: 6,5 centrocampo: 6 attacco: 6,5
voto totale:
6+
SQUADRA
Il Sassuolo dal suo avvento in serie A, stagione 2013, all’ultimo campionato, è stato soprattutto il suo allenatore. Si scriveva Sassuolo si leggeva Di Francesco. Ora Eusebio è andato a Roma e al Mapei Stadium è arrivato Cristian Bucchi. E’ lui l’uomo nuovo al quale la proprietà ha deciso di affidarsi per il nuovo progetto nerazzurro. Oltre a Di Francesco, hanno lasciato il Sassuolo giocatori importanti ma Domenico Berardi è, forse a sorpresa, rimasto. Sarà lui il faro della squadra, l’uomo al quale verrà chiesto di far decollare il rinnovato Sassuolo…
STELLA
Domenico Berardi è rimasto e si candida ad essere la stella pronta ad illuminare l’ambiente neroverde e a far esplodere ad ogni gol il grido dell’inno Neroverdi cantato dal tifosissimo Flippo Neviani, in arte Nek. Reduce da una stagione non esaltante, complice anche qualche infortunio di troppo, è chiamato a fare l’ultimo salto di qualità, ossia diventare un vero top player. A soli 23 anni, è già sulla buona strada. Sarà un’annata decisiva per la sua carriera…
GIOVANE
Francesco Cassata, nato a Sarzano il 16 luglio del 1997, fresco ventenne, potrebbe essere un giovane protagonista nella stagione del Sassuolo. Centrocampista che con Sensi potrebbe dare alla mediana emiliana un discreto tasso di qualità. Dopo le 36 presenze, condite da una rete, con la maglia dell’Ascoli, al suo esordio in B, ecco il momento per imporsi anche in A. E quale migliore terreno, così fertile per i giovani, come quello del Sassuolo? Grande chance, da non fallire…
SORPRESA
Grazie ai consigli di giocatori di grande esperienza come Cannavaro e Acerbi, Edoardo Goldaniga spera di diventare un difensore ancora migliore di quanto non lo sia già. Classe 1993, dopo due stagioni non facili al Palermo, è sbarcato nel club giusto, quello che permette ai giovani di dimostrare il proprio valore in campo. Solo quattro stagioni fa, giocava in Prima Divisione, ora è una risorsa importante per il neo tecnico Bucchi.
42
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-3)
n.
Consigli
Acerbi
Lirola
Duncan
Cannavaro
Magnanelli
Berardi
FALCINELLI
Peluso
Missiroli
Politano
All: BUCCHI (nuovo)
“L’eredità di mister Di Francesco è sicuramente pesante, ma è anche molto stimolante”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 47 Andrea Consigli Italia 70 Leonardo Marson Italia 77 Gianluca Pegolo Italia DIFENSORI 15 Francesco Acerbi Italia 98 Claud Adjapong Italia 28 Paolo Cannavaro Italia 39 Cristian Dell’Orco Italia 23 Marcello Gazzola Italia 24 Edoardo Goldaniga Italia 55 Timo Letschert Olanda 21 Pol Mikel Lirola Spagna 13 Federico Peluso Italia 26 Oliveira da Silva Rogerio Brasile CENTROCAMPISTI 8 Davide Biondini Italia 29 Francesco Cassata Italia 32 Joseph Alfred Duncan Ghana 22 Davide Frattesi Italia 4 Francesco Magnanelli Italia 6 Luca Mazzitelli Italia 7 Simone Missiroli Italia 12 Stefano Sensi Italia ATTACCANTI 25 Domenico Berardi Italia 11 Diego Falcinelli Italia 10 Alessandro Matri Italia 17 Nicholas Pierini Italia 16 Matteo Politano Italia 90 Antonino Ragusa Italia 14 Gianluca Scamacca Italia ALLENATORE Cristian Bucchi Italia
data di nascita 27.01.1987 05.01.1998 25.03.1981 10.02.1988 06.05.1998 26.06.1981 10.02.1994 03.04.1985 02.11.1993 25.05.1993 13.08.1997 20.01.1984 13.01.1998 24.01.1983 16.07.1997 10.03.1993 22.09.1999 12.11.1984 15.11.1995 23.05.1986 05.08.1995 01.08.1994 26.06.1991 19.08.1984 06.08.1998 03.08.1993 27.03.1990 01.01.1999 30.05.1977
Bucchi, allenatore
scudetto
coppa italia
0
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
1
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
43
spal
LA FORZA DEL CUORE difesa: 6 centrocampo: 6,5 attacco: 7
voto totale:
6,5
SQUADRA
Nel 2012 la S.P.A.L era destinata a scomparire, dopo il secondo fallimento in meno di 10 anni. Chi avrebbe mai potuto pronosticare due promozioni in tre anni? Artefice economico ed ambientale di tale impresa è la famiglia Colombarini, che ha dato alla squadra di Ferrara un progetto sicuro e spalle coperte, mentre sul campo è stato mister Semplici a dare la svolta. Rosa “rivista” per ben figurare nel massimo torneo italiano. Eccellenti gli innesti di Borriello e Paloschi, gente che sa come segnare…
STELLA
Reduce da una super stagione a Cagliari, Marco Borriello è stato la classica ciliegina sulla torta del mercato della Spal. Esperienza infinita e quel senso per il gol che tanto farà comodo ad una neopromossa vogliosa di stupire come la squadra di Semplici. A 35 anni, Borriello sta vivendo una seconda giovinezza calcistica. Toccherà a lui insegnare ai giovani cosa significhi giocare in Serie A…
GIOVANE
Italia, terra di santi, navigatori e… portieri. La scuola azzurra non si smentisce: Alex Meret è uno dei prospetti più interessanti tra i pali. Il classe ’97, in prestito dall’Udinese, ha personalità e capacità di lettura, caratteristiche corroborate da riflessi felini e un coraggio inusuale, che lo porta ad aggredire il pallone e a compiere salvataggi decisivi nei momenti critici. Per lui sarà la prima volta in A e crediamo che non si farà tradire dall’emozione.
SORPRESA
La vera scommessa è Federico Mattiello. L’esterno scuola Juve ha subito due infortuni molto gravi che ne hanno rallentato la crescita, ma ha l’età dalla sua parte. Si hanno buoni motivi per credere che il 3-5-2 di Semplici valorizzerà il 22enne toscano, nato centrocampista e poi arretrato terzino nell’esperienza con il Chievo. Dotato di buona tecnica e abile nel crearsi lo spazio per i cross, se beneficerà di una buona condizione fisica potrà essere l’arma in più degli estensi.
44
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (3-5-2)
n.
Meret
OIKONOMOU
Lazzari
Vicari
Mora
FELIPE
GRASSI VIVIANI MATTIELLO
BORRIELLO
PALOSCHI
All: Semplici (confermato)
“Viaggiando lontano da Ferrara si capisce l’importanza della nostra promozione” Semplici, allenatore
scudetto
coppa italia
0
0
giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Alfred Gomis Italia 92 Gabriele Marchegiani Italia 97 Alex Meret Italia 17 Giacomo Poluzzi Italia DIFENSORI 33 Filippo Costa Italia 6 Michele Cremonesi Italia Fabio Della Giovanna Italia 27 Dal Belo Da Silva Felipe Brasile 12 Pa Konate Svezia 14 Federico Mattiello Italia 2 Marios Oikonomou Grecia 21 Bartosz Salamon Polonia 15 Sauli Vaisanen Finlandia 23 Francesco Vicari Italia CENTROCAMPISTI 8 Alessandro Bellemo Italia 88 Alberto Grassi Italia 29 Manuel Lazzari Italia 19 Luca Mora Italia 22 Luca Rizzo Italia 28 Pasquale Schiattarella Italia 18 Eros Schiavon Italia Mattia Vitale Italia 77 Federico Viviani Italia ATTACCANTI 7 Mirco Antenucci Italia Gabriel Avelino Barbosa Brasile 9 Federico Bonazzoli Italia 22 Marco Borriello Italia 10 Sergio Floccari Italia 43 Alberto Paloschi Italia ALLENATORE Leonardo Semplici Italia
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
2
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
data di nascita 05.09.1993 03.06.1996 22.03.1997 25.02.1988 21.05.1995 15.04.1988 21.03.1997 31.07.1984 25.04.1994 14.07.1995 06.10.1992 01.05.1991 05.06.1994 03.08.1994 07.08.1995 07.03.1995 29.11.1993 10.05.1988 24.04.1992 30.05.1987 24.04.1983 01.10.1997 24.03.1992 08.09.1984 17.03.1999 21.05.1997 18.06.1982 12.11.1981 04.01.1990 18.07.1967
champions league
0
45
torino
UN TORO SCATENATO difesa: 7 centrocampo: 7 attacco: 9
voto totale:
8-
SQUADRA
Tante cessioni (per fortuna non quella di Belotti) ma senza farsi prendere la mano. Il Toro, edizione 2017/18, ha cambiato pelle, puntando su giovani e giocatori in cerca di riscatto. Mihajlovic ha una rosa importante a disposizione, a partire dal reparto offensivo che, con l’acquisto al fotofinish di Niang, è da applausi. Squadra tosta, con giocatori di carattere, come voleva l’allenatore…
STELLA
Andrea Belotti è senza dubbio l’autentica attrazione della squadra di Mihajlovic, già l’anno scorso, nonostante una piccola flessione nelle ultime battute di campionato, il Gallo ha dimostrato di poter reggere da solo l’intero reparto offensivo granata segnalandosi come un potenziale crack. Centravanti vecchio stampo ma allo stesso tempo molto moderno perché capace di spaziare su tutto il fronte offensivo e di giocare non solo per sé stesso ma anche per i compagni, la stagione 2017/18 potrebbe rappresentare la sua consacrazione definitiva in vista dei mondiali russi.
GIOVANE
Nella banda del buco della difesa granata lo scorso anno Antonio Barreca si è comunque messo in luce come uno dei migliori terzini di fascia del nostro campionato. A 22 anni potrebbe arrivare la sua ascesa definitiva e chissà che il CT Ventura, che ha un occhio di riguardo per i giocatori granata, non possa fargli fare il gran salto con la Nazionale Maggiore.
SORPRESA
M’Baye Niang ha rinunciato a tanti soldi, dalla lontana Russia, per restare in Italia. Dopo anni in cui ha mostrato talento ma non continuità, spera che l’aria granata gli permetta di fare il grande salto. A soli 22 anni, ha già tanta esperienza alle spalle e una gran voglia di diventare un giocatore completo. Mihajlovic lo conosce bene, potrebbe essere l’anno della svolta.
46
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-2-3-1)
n.
SIRIGU
ANSALDI
N’KOULOU
RINCON
Iago Falque
Moretti
Barreca
Baselli
Ljajic
NIANG
Belotti
All: Mihajlovic (confermato)
“Quando vinci anche giocando poco bene alla fine ti soddisfa. Certamente noi abbiamo amplissimi margini di miglioramento”
giocatore
nazionalità
PORTIERI 1 Salvador Ichazo Uruguay 32 Vanja Milinkovic-Savic Serbia 39 Salvatore Sirigu Italia DIFENSORI Cristian Ansaldi Argentina 23 Antonio Barreca Italia 4 Kevin Bonifazi Italia Nicolas Andres Burdisso Argentina 29 Lorenzo De Silvestri Italia 97 Evangelista Lyanco Brasile 3 Cristian Molinaro Italia 24 Emiliano Moretti Italia 33 Nicolas N’Koulou Camerun CENTROCAMPISTI 6 Afriyie Acquah Ghana 8 Daniele Baselli Italia 16 Samuel Gustafson Svezia 14 Falque Silva Iago Spagna 22 Joel Chukwuma Obi Nigeria 88 Tomas Rincon Venezuela 18 Mirko Valdifiori Italia ATTACCANTI 9 Andrea Belotti Italia 21 Alex Berenguer Spagna 31 Lucas Boyé Argentina 20 Simone Edera Italia 10 Adem Ljajic Italia M’Baye Niang Francia 99 Umar Sadiq Nigeria ALLENATORE Sinisa Mihajlovic Serbia
data di nascita 26.01.1992 20.02.1997 12.01.1987 20.09.1986 18.03.1995 19.05.1996 12.04.1981 23.05.1988 01.02.1997 30.07.1983 11.06.1981 27.03.1990 05.01.1992 12.03.1992 11.01.1995 04.01.1990 22.05.1991 13.01.1988 21.04.1986 20.12.1993 04.07.1995 28.02.1996 09.01.1997 29.09.1991 19.12.1994 02.02.1997 20.02.1969
Mihajlovic, allenatore
scudetto
coppa italia
7
5
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
3
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
47
udinese
LA BONTà DI LASAGNA difesa: 6,5 centrocampo: 6 attacco: 7
voto totale:
6,5
SQUADRA
Dopo varie stagioni di transizione a Udine potrebbe ricominciare un’era Del Neri. Lo scorso anno, il tecnico di Aquileia, subentrò in corsa a Beppe Iachini. Quest’anno partirà dall’inizio dei giochi. Non solo pane e 4-4-2 ma anche gustose novità, come la conferma del gioiellino ceco Jankto, e gli acquisti degli attaccanti Bajic e Lasagna. La Dacia Arena e i suoi seggiolini colorati attendono sorprese.
STELLA
Jakub Jankto è rimasto, primo tassello per una stagione non banale. Il bravo centrocampista ceco classe 96 aveva diverse offerte ma ha sposato la causa friulana. Abile nei tiri da lontano (lo scorso anno segnò a Buffon) e partendo da sinistra, sempre pronto a svariare e ad inserirsi. Qualità che non disdegna la quantità.
GIOVANE
Giuseppe Pezzella, dopo le amarezze dell’ultimo campionato col Palermo vuole riscattarsi a pieno titolo. Terzino sinistro dotato di un discreto gioco con entrambi i piedi, l’Under 21 ha tutto per prendersi la corsia di sinistra e sgroppare. Proprio come piace a Del Neri.
SORPRESA
Kevin Lasagna dopo aver brillato nella cugina carpigiana vuole mettersi alla prova ai fornelli friulani. In fondo mica male una Lasagna con del buon vino! Corsa, abnegazione e poi certi gol che li indovina solo lui. Per la punta mantovana, una gran bella occasione. Verranno fatti paragoni con Thereau, ora alla Fiorentina.
48
così in campo Formazione tipo (4-4-2)
n.
Scuffet
Widmer
Jankto
Samir
Fofana
Danilo
PEZZELLA
BEHRAMI
BAJIC
LA ROSA 2017/2018
De Paul
LASAGNA
All: Del Neri (confermato)
“Dobbiamo scendere in campo consapevoli dei nostri mezzi, ma anche convinti che nessun traguardo sia irraggiungibile”
giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 1 Albano Bizzarri Argentina 22 Simone Scuffet Italia DIFENSORI 53 Ali Kadhim Adnan Iraq 4 Gabriele Angella Italia 55 Pawel Bochniewicz Polonia 12 Igor Bubnjic Croazia Aldo Caiazza Italia 5 Larangeira Danilo Brasile 19 Jens Stryger Larsen Danimarca 17 Bram Nuytinck Olanda 97 Giuseppe Pezzella Italia 3 Caetano de Souza Samir Brasile 27 Silvan Widmer Svizzera CENTROCAMPISTI 99 Andrija Balic Croazia 72 Antonin Barak Rep. Ceca 85 Valon Behrami Svizzera 6 Seko Fofana Francia 23 Emil Hallfredsson Islanda 13 Svante Ingelsson Svezia Gaspar Iniguez Argentina 14 Jakub Jankto Rep. Ceca 21 Simone Pontisso Italia ATTACCANTI 9 Riad Bajic Bosnia 10 Rodrigo Javier De Paul Argentina 96 Felipe da Lima Ewandro Brasile 15 Kevin Lasagna Italia 11 Aly Malle Mali 7 Pinto Ryder Matos Brasile Gaston Maxi Lopez Argentina 18 Stipe Perica Croazia ALLENATORE Luigi Del Neri Italia
09.11.1977 31.05.1996 19.12.1993 28.04.1989 30.01.1996 17.07.1992 20.03.1999 10.05.1984 21.02.1991 04.05.1990 29.11.1997 05.12.1994 05.03.1993 11.08.1997 03.12.1994 19.04.1985 07.05.1995 29.06.1984 14.06.1998 26.03.1994 19.01.1996 20.03.1997 06.05.1994 24.05.1994 15.03.1996 10.08.1992 03.04.1998 27.02.1993 03.04.1984 07.07.1995 23.08.1950
Del Neri, allenatore
scudetto
coppa italia
0
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
2
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
49
VERONA
RITORNO RABBIOSO difesa: 6,5 centrocampo: 6,5 attacco: 7,5
voto totale:
7-
SQUADRA
Un solo anno di purgatorio ed eccola qui, nuovamente in Serie A. L’Hellas torna tra le grandi con l’obiettivo di restarci a lungo. Cassano è già stato dimenticato (di fatto, non è mai stato applaudito). Il riconfermato Pecchia ha per le mani una rosa interessante con elementi chiamati a riscattarsi (su tutti Cerci) e altri che hanno tanta voglia di tornare protagonisti nel calcio che conta, come Pazzini. Rosa di qualità.
STELLA
I gol li ha sempre fatti, in Serie B è stato devastante. Pazzini è rientrato nel giro che conta e, a suon di reti, vuole ricordare a tutti che, uno come lui, è difficile trovarlo in circolazione. A Verona ha ritrovato la voglia di divertirsi in campo A 33 anni è il punto di riferimento, in campo e fuori, della compagine gialloblu.
GIOVANE
Dopo una super stagione all’Avellino, è, finalmente, riapprodato nella massima serie, assaggiata con Roma (squadra proprietaria del suo cartellino) e Frosinone. Daniele Verde, esterno d’attacco, è stato “promosso” da Pecchia che crede ciecamente nelle sue qualità. A 21 anni è pronto a dare il suo contributo. Giocare con gente come Pazzini e Cerci, lo aiuterà nel suo percorso di crescita.
SORPRESA
Il vero Alessio Cerci non lo si vede dalla stagione 2013/14, quella dell’esplosione al Torino. Da lì in poi tanta panchina e poche soddisfazioni. A Verona è pronto, a 30 anni suonati, a rimettersi in discussione, ripartendo da zero. Il talento non gli è mai mancato, ora deve riscattarsi. La piazza gialloblu è l’ideale per lui. Il pubblico dell’Hellas lo aspetta. E’ la sua grande chance…
50
così in campo
LA ROSA 2017/2018
Formazione tipo (4-3-3)
n.
Nicolas
CACERES
HEURTAUX
Romulo
Ferrari
Fossati
CERCI
Pazzini
Souprayen
Bessa
VERDE
All: Pecchia (confermato)
“La categoria la conosco bene, l’ho frequentata: serve la cura del particolare, non si deve sbagliare niente, o pochissimo. Al primo errore sei punito”
giocatore
nazionalità
data di nascita
PORTIERI 40 Ferdinando Coppola Italia 1 David Andrade Nicolas Brasile 17 Marco Silvestri Italia DIFENSORI Michelangelo Albertazzi Italia 22 Matteo Bianchetti Italia 26 Martin Caceres Uruguay 12 Antonio Caracciolo Italia 3 Nicolò Cherubin Italia 97 Gian Filippo Felicioli Italia 28 Alex Ferrari Italia Alejandro Gonzalez Uruguay 75 Thomas Heurtaux Francia 69 Samuel Souprayen Francia CENTROCAMPISTI 24 Daniel Bessa Brasile 77 Marcel Buchel Austria 8 Marco Fossati Italia 4 Simon Laner Italia 2 Souza Orestes Romulo Brasile 27 Mattia Valoti Italia 20 Mattia Zaccagni Italia 5 Bruno Zuculini Argentina 14 Franco Zuculini Argentina ATTACCANTI 37 Enrico Bearzotti Italia 10 Alessio Cerci Italia 93 Mohamed Salim Fares Algeria 9 Moise Kean Italia 21 Seung-Woo Lee Corea del Sud 11 Giampaolo Pazzini Italia 7 Daniele Verde Italia ALLENATORE Fabio Pecchia Italia
10.06.1978 12.04.1988 02.03.1991 07.01.1991 17.03.1993 07.04.1987 30.06.1990 02.12.1986 30.09.1997 01.07.1994 23.03.1988 03.07.1988 02.02.1989 14.01.1993 18.03.1991 05.10.1992 28.01.1984 22.05.1987 06.09.1993 16.06.1995 02.04.1993 05.09.1990 29.10.1996 23.07.1987 15.02.1996 28.02.2000 06.07.1998 02.08.1984 20.06.1996 24.09.1973
Pecchia, allenatore
scudetto
coppa italia
1
0
supercoppa italiana
supercoppa EUROPEA
campionato serie b
0
0
3
mondiale per club
0
coppa delle coppe
Coppa UEFA/ EuROPA LEAGUE
0
0
champions league
0
51
STATISTICHE serie a 2017/18
LA SERIE A IN STATISTICHE PARTECIPANTI 16 squadre, dal 1934-35 al 1942-43, dal 1967-68 al 1987-88 18 squadre, dal 1929-30 al 1933-34, dal 1952-53 al 1966-67, dal 1988-89 al 2003-04 20 squadre, nel 1946-47, dal 1948-49 al 1951-52, dal 2004-05 ad oggi 21 squadre, nel 1947-48
SQUADRE CON PIù PRESENZE * Inter................... 86 Juventus............ 85 Roma................. 85 Milan................. 84 Fiorentina.......... 80 * Campionati a girone unico
L’ULTIMO SCUDETTO DELLE GRANDI Juventus...........2016/17 Milan................2010/11 Inter..................2009/10 Roma................2000/01 Lazio.................1999/00 Napoli...............1989-90 Fiorentina.........1968-69 Torino...............1975-76
RECORD Imbattibilità assoluta: Milan - 58 giornate Imbattibilità casalinga: Torino - 88 giornate Imbattibilità esterna: Milan - 38 giornate Più punti in campionato a 20 squadre: Juventus - 102 Più gol in campionato a 20 squadre: Milan - 118 Squadra con più titoli di capocannoniere: Milan - 17
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ULTIMI IN CLASSIFICA Bari................... 5 Volte Pescara............. 5 Volte Verona............... 4 Volte Pro Patria.......... 4 Volte Livorno.............. 4 Volte
Classifica giocatori con più presenze in A Paolo Maldini.............. 647 Gianluigi Buffon.......... 619 Francesco Totti........... 619 Javier Zanetti.............. 615 Gianluca Pagliuca....... 592
Classifica cannonieri assoluti Serie A Silvio Piola................. 274 Francesco Totti......... 250 Gunnar Nordahl........ 225 José Altafini.............. 216 Giuseppe Meazza...... 216
INTERVISTA
Federico Macheda di Fabrizio Ponciroli
IL GLADIATORE NOVARESE Baby prodigio a Manchester, ha scelto Novara per tornare grande… Servizio fotografico a cura di Daniele Mascolo
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Q
uando si tocca il cielo con un dito, non è semplice tornare con i piedi per terra. La parabola calcistica di Federico Macheda sarebbe perfetta per un copione da film di Hollywood… Finito sotto i riflettori dell’intero mondo pallonaro a soli 17 anni, complice un esordio da favola con la prestigiosa casacca del Manchester United, il giovane bomber romano, complice qualche scelta affrettata e troppi infortuni, è diventato uno dei tanti. Poi, però è arrivata la chiamata del Novara. Tutto azzerato, Kiko è tornato a divertirsi e a rincorrere il suo sogno: diventare un grande giocatore… Lo abbiamo incontrato a Novarello, il centro pulsante della suo nuova casa calcistica… Federico, in due parole: i tuoi primi passi nel calcio… “Ho cominciato a giocare a calcio da piccolissimo. I primi calci al pallone li ho dati sotto casa. Poi, visto
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INTERVISTA
Federico Macheda che ero bravino, sono finito nel Savio, prestigiosa società che era affiliata alla Lazio e, infatti, poi è arrivata la possibilità di giocare per il club biancoceleste…”. Poi è arrivato il Manchester United… “Sì, diciamo che l’interesse dello United mi ha fatto capire che avevo delle qualità”. Come sei arrivato, insieme alla tua famiglia, a dire di sì al Manchester United? Di fatto avevi un ragazzino… “Non è stato facile, anzi… Sapevo che era una grandissima occasione ma decidere di andarsene dall’Italia, a quell’età, non era una decisione tanto semplice da prendere. Dovevo lasciare la mia famiglia, gli amici e tutto quello che conoscevo per un Paese nuovo, senza sapere la lingua inglese. E’ stato difficile. All’inizio pensavo di rifiutare poi, complice anche il loro corteggiamento sempre più insistente, ho finito per accettare”. Ti ricordi il tuo primo giorno a Manchester? “Certo, è stato una tragedia. Ricordo che era luglio, sono arrivato a Manchester e diluviava.
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Mi hanno lasciato in una stanza piccola e senza TV, in una casa famiglia dell’Accademy. Non sapevo che fare. Volevo tornare a casa poi, per fortuna, mi sono venuti a prendere e, quando sono arrivato al centro d’allenamento dello United è cambiato tutto”.
“A Manchester mi sono ritrovato, sin da subito, a fare colazione con dei mostri sacri che conoscevo solo grazie alla TV” Non male, per un ragazzino quale eri tu allora, allenarti con gente come CR7, Rooney, Giggs, Ferdinand e via dicendo… “E’ stato pazzesco. Mi sono ritrovato, sin da subito, a fare colazione con dei mostri sacri che conoscevo solo grazie alla TV. Incredibile anche Ferguson che è venuto subito a parlarmi… C’è voluto l’interprete, visto che allora non me la cavavo molto bene con la lingua (ride, ndr). Appena ho iniziato ad allenarmi, ho capito che era giusto fare dei sacrifici per essere in quel posto”. Si narra che CR7 ti abbia dato il soprannome Kiko… “Non è assolutamente vero… E’ una fantasia. Da quando sono bambino, tutti mi hanno sempre chiamato Kiko. Non è stato CR7…”. Dopo l’exploit, da giovanissimo, allo United, la magia si è interrotta… Di chi è stata la colpa? “Guarda, io ho debuttato con lo United da bambino. Giocavo solo qualche spezzone di partite, come è giusto che fosse, visto che, in squadra, c’erano dei campionissimi. Era bello far parte di quel gruppo ma io volevo anche giocare con continuità. Così è nata l’idea del prestito alla Samp che, purtroppo, si è rivelata una scelta sbagliata”. Dopo l’esperienza, negativa, alla Samp, tanti altri prestiti, forse troppi?
“Sì, credo proprio di sì. Anche perché sono stati quasi sempre di sei mesi e, in così poco tempo, non è facile lasciare il segno. Inoltre ho avuto anche tanti infortuni. Sicuramente mi sono servite, queste esperienze, per crescere come persona. Ho conosciuto tante culture diverse, è stato importante per la mia formazione come persona ma, a livello calcistico, ho fatto degli errori di valutazione”. Poi, di colpo, ecco che arriva la decisione di ricominciare da Novara… “Rispetto al passato, mi sono preso tanto tempo prima di accettare la proposta del Novara. Volevo fare la scelta giusta, ponderando ogni elemento. Direi che, questa volta, ho preso la decisione corretta. Quando sono arrivato a Novara, mi sono detto che dovevo azzerare tutto. Il passato c’è ma devo guardare avanti, con fiducia. E qui, a Novara, ho trovato l’ambiente ideale per ricominciare da zero”. L’avventura azzurra è iniziata bene e sta proseguendo ancora meglio…
IL GOL ALL’ASTON VILLA
Quando una rete può cambiare la carriera di un giocatore… 5 aprile 2009, il Manchester United è in campo, tra le mura amiche, contro l’Aston Villa. Al 61’ il tecnico dei Red Devils Ferguson decide di togliere Nani ed inserire, al suo posto, il giovane bomber italiano Macheda di anni 17. Lo United è sotto 1-2 e non può permettersi di perdere. Il Liverpool è in scia. CR7, all’80’, pareggia i conti ma un punto non basta. Ed ecco che, al 90’, come in una favola Disney, Macheda inventa una rete capolavoro che vale il 3-2 finale. Un magic moment indimenticabile: “Ricordo perfettamente quella giornata. Già essere in panchina, insieme a fuoriclasse assoluti, mi sembrava un sogno. In cuor mio, lo ammetto, speravo che il Manchester perdesse quella partita, così magari avrei avuto la possibilità di giocare qualche minuto. Poi accadde l’impensabile. Sul 2-1 per gli avversari, a mezz’ora dalla fine, Ferguson mi disse di prepararmi. Sarei entrato io. Mi sembrava una mossa azzardata. Così tanto tempo per me? Soprattutto in una gara decisiva per le sorti del campionato… Poi è arrivato quel gol fantastico che ha reso tutto ancor più magico”. Il giorno seguente, tutti i media hanno ricoperto Macheda di applausi e complimenti: “Guarda, non essendo un grande appassionato di internet o giornali, mi sono goduto il momento a livello molto personale. Sicuramente, quell’esordio con gol ha cambiato l’atteggiamento delle persone nei miei confronti. Mi riconoscevano, mi applaudivano, è stato super”. Per la cronaca, grazie anche a Macheda, quel Manchester United, a fine stagione, vinse la Premier League: “Quel campionato lo sento un po’ anche mio. In fin dei conti ho segnato due gol pesanti e questo è un dato di fatto. Ho fatto la mia parte”.
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INTERVISTA
Federico Macheda “Mi trovo bene. Nei sei mesi della passata stagione ho dato una mano, ora sono ancora più carico. Sento la fiducia di tutto l’ambiente. Per la prima volta, in tre anni, ho fatto la preparazione estiva senza problemi fisici. Credo sia arrivato il momento di dimostrare il mio valore. Sono giovane (26 anni, ndr) ma non voglio più perdere tempo”. Come giudichi il campionato cadetto? “Difficile, molto difficile. Quest’anno sarà ancora più duro, ci sono tante squadre importanti e di grande blasone. Sarà una battaglia, ogni partita”. Parliamo del Kiko extra campo… Come ti trovi a Novara? “Alla grande, è una città tranquilla che ti permette di vivere in totale serenità. L’ideale per la mia famiglia che, infatti, si sente a casa a Novara”. Che interessi hai fuori dal campo? “Guarda, prima che diventassi papà, mi piaceva tanto andare al cinema. Ora, però, ruota tutto attorno a mio figlio, nato da pochi mesi. E’ lui la mia priorità, gira tutto attorno a lui. E’ sicuramente la cosa più bella che mi sia mai capitata, mi ha fatto crescere tanto, anche come calciatore”. Beh, l’amore per il cinema ti sarà rimasto… Un Macheda ha scelto Novara per tornare grande e, perchè no, indossare la maglia della Nazionale
film che hai nel cuore e di cui ti sarebbe piaciuto far parte? “Bella domanda, io adoro il film ‘Il Gladiatore’… E’ il mio preferito, visto anche che parla di romani e io sono di Roma…”. A proposito di Roma… Questo è il primo campionato senza Francesco Totti… Una sensazione particolare, no? “Suona strano, molto strano. Io sono sempre stato tifoso della Lazio ma Totti l’ho sempre stimato. Sarà particolare giocare il Derby di Roma senza la presenza di Totti in campo. Abbiamo perso una leggenda del calcio. Sono fortunato ad aver giocato nella sua stessa era. Ha fatto vedere giocate incredibili, anche se, per me, è sempre stato un avversario”. Non hai giocato con Totti ma con Cristiano Ronaldo sì. Era già un fenomeno quando militavi nel Manchester United?
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“Sì, era già un mostro ai tempi dello United. Faceva delle cose fuori dalla norma, tanto che aveva già vinto un Pallone d’Oro. Credo che stiamo parlando di uno dei tre giocatori più forti di sempre. Mi fa specie pensare che ho giocato con lui”. Parliamo di questo calcio sempre più ricco. Che idea ti sei fatto dell’affare economico dell’estate? Ossia il passaggio di Neymar al PSG? “Non so se sia un fatto positivo o negativo per il nostro mondo, credo solo che sia una questione di evoluzione. Il calcio è sempre più business. Ripeto, non so giudicare se sia un bene o no ma è così. Se ci sono club che possono permettersi queste cifre, è chiaro che si arrivi a trasferimenti record come quello di Neymar”.
“A Novara, ho trovato l’ambiente ideale per ricominciare da zero” Tre domande secche: chi vince lo Scudetto? Chi la Champions League e dove può arrivare questo Novara? “Penso che questo possa essere l’anno del Napoli. Sarà una bella lotta ma il Napoli mi sembra pronto. Ha cambiato poco, si conoscono a memoria e giocano un calcio fantastico. Per la Champions League dico Real Madrid. Sono una corazzata. Il Novara? Sono molto fiducioso. Siamo una squadra importante, si lavora con serenità, con uno staff tecnico nuovo (Corini allenatore, ndr) che ci sta trasmettendo le sue idee. Mi aspetto un campionato importante. Speriamo di arrivare ai play-off”. Ultima domanda: tra 10 anni sarai felice se… “Non saprei, non riesco a pensare così avanti nel tempo. Posso dirti che il mio obiettivo è quello di tornare, presto, in Serie A. Questo è il mio primo obiettivo e credo di essere sulla strada giusta”. Umile e determinato. Il suo exploit in maglia United resterà negli annali del calcio per sempre ma Kiko ora è diverso. E’ cresciuto, è diventato padre e vuole diventare un giocatore vero, di quelli che fanno la differenza sempre…
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INA
T PASSION LA Ronaldo Luiz di Luca Gandini
Ronaldo Luiz, terzino sinistro brasiliano tre volte vincitore della Coppa Libertadores negli anni ‘90, si racconta in esclusiva ai tifosi italiani.
IL SALVATORE DELLA PATRIA
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a prima impressione è che siamo di fronte a un campione di umiltà: “Che piacere poter raccontare un po’ della mia storia a voi italiani: sono un ammiratore del vostro calcio e della Nazionale azzurra”. In realtà, i primi ad essergli grati per la sua disponibilità siamo proprio noi. Perché Ronaldo Luiz Gonçalves è stato un campione vero. Terzino sinistro classe 1966, ha fatto par-
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te di una delle squadre più forti mai espresse dal calcio brasiliano, quel San Paolo che, tra il 1992 e il 1994, seppe conquistare tutti i più prestigiosi trofei sudamericani e mondiali. Due Coppe Libertadores e due Coppe Intercontinentali vinte in carriera con i paulisti, più un’altra Libertadores con il Vasco da Gama. E la gioia di poter coltivare, oggi, valori assai più importanti. Quali? Scopriamolo insieme.
Ronaldo Luiz, lei è originario dello Stato di Minas Gerais, una terra che ha dato al calcio brasiliano personalità del calibro di Pelé, Tostão, Reinaldo ed Éder. Cosa rappresenta il calcio nella vita di un mineiro? “E come dimenticare Telê Santana e Toninho Cerezo, rispettivamente mio allenatore e mio compagno ai tempi del San Paolo. Che dire? Il calcio è nel sangue di ogni brasiliano e noi mineiros siamo molto fieri dei nostri campioni. L’amore per il “futebol” è una cosa bella. Ma non deve mai superare quello per Gesù Cristo”. Nella sua infanzia era tifoso di qualche squadra o di qualche campione in particolare? “Sì, ero tifoso dell’Atlético Mineiro e fan di Reinaldo”. In quale club e in che anno esordì tra i professionisti? “Debuttai nel 1986 con la maglia del Guarani di Divinópolis, formazione militante nella seconda divisione del campionato mineiro. Avevo 20 anni”. Che tipo di giocatore era? “Ero un terzino sinistro molto determinato e dalla spiccata personalità, che svolgeva diligentemente i propri compiti. Le mie qualità migliori erano la velocità, una buona visione di gioco e una buona precisione nei passaggi e nei cross”. Nel 1992, con l’approdo al San Paolo campione del Brasile, iniziò l’epopea internazionale del club paulista. Il primo titolo fu la Coppa Libertadores, la massima competizione sudamericana. “Senza dubbio fu un anno meraviglioso, perché fu il mio primo titolo. Purtroppo non potei giocare la finale a causa di un infortunio, ma fu una notte speciale. Avevamo perso l’andata 1-0 in Argentina contro il Newell’s Old Boys, perciò dovevamo vincere il ritorno con almeno due gol di scarto. Battemmo i nostri rivali 1-0 e quindi toccò ai rigori decidere la sfida. Il nostro portiere, Zetti, parò l’ultimo penalty del difensore argentino Gamboa e così po-
temmo alzare la Coppa. Indimenticabile il boato dei 120000 dello stadio Morumbi. Ricordi meravigliosi”. Dopo il Sudamerica, il mondo, con il trionfo in Coppa Intercontinentale contro il Barcellona. In quella sfida lei fu decisivo, salvando sulla linea un gol fatto. Cosa rappresentò quella vittoria per lei e per il club? “Quello fu l’apice di tutto. Arrivammo al top del calcio mondiale battendo il “dream team”
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Passion Latina Ronaldo Luiz
di Zubizarreta, Koeman, Guardiola, Laudrup, Stoichkov e dell’allenatore Johan Cruijff. Al 44° del primo tempo, sul risultato di 1-1, il loro attaccante Begiristain dribbla il nostro terzino destro Vítor e si presenta a tu per tu con Zetti. Calcia a colpo sicuro, ma fortunatamente riesco a respingere la palla proprio sulla linea di porta, salvando un gol fatto. Fu un trionfo sensazionale non solo per me e per il club, ma anche per tutto il calcio brasiliano”. Pochi giorni dopo, nella finale del campionato paulista contro il Palmeiras, fu di nuovo protagonista con un altro salvataggio decisivo ai fini del successo. “Vero. Al 4° della ripresa, con una giocata simile, riuscii a neutralizzare un gol dell’attaccante Cuca. Da allora i tifosi iniziarono a soprannominarmi “Salvatore della Patria” e “Angelo Custode”. Che gioia essere entrato nella storia di un club così grande! E mi lasci aggiungere che il campionato paulista è il torneo statale più difficile che abbiamo in Brasile, poiché vi partecipano sempre squadre di grande qualità.” Anche il 1993 fu esaltante per voi, con il bis in Coppa Libertadores. E in semifinale contro
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i paraguayani del Cerro Porteño, lei si riconfermò “Salvatore della Patria”. “Proprio così. Avevamo vinto solo 1-0 l’andata in casa, e il ritorno in Paraguay fu durissimo. Verso la fine del secondo tempo, sullo 0-0, calcio d’angolo per il Cerro Porteño. Un loro giocatore salta più in alto di tutti indirizzando la palla sotto l’incrocio dei pali. Dove per fortuna mi trovo io, che riesco a ribattere in extremis, salvando ancora una volta”. In finale contro i cileni dell’Universidad Católica, lei giocò solo l’andata al Morumbi, ma fu sostituito. Dico bene? “Sì, al 22° del primo tempo mi infortunai alla gamba destra e dovetti essere sostituito da André Luiz”. Che tipo di calcio esprimeva quel San Paolo? “Un calcio piacevole da vedere grazie ai tanti giocatori di qualità. Eravamo una squadra bene amalgamata nei tre reparti, che eccelleva nella transizione dalla fase difensiva a quella offensiva. Una squadra che non aveva fretta di fare gol, perché sapeva aspettare il momento opportuno per colpire valorizzando il possesso palla”. Un suo ricordo di Telê Santana, il tecnico di quel grande San Paolo. Che persona e che professionista era? “Il maestro Telê non ha bisogno di commenti. La sua storia parla per lui. Era un vincente. Io non posso che ringraziarlo per aver valorizzato il mio potenziale. Era un tecnico perfezionista e un uomo molto corretto, ma estremamente esigente, che sapeva tirar fuori il massimo da ogni atleta”. Nel dicembre del 1993, nella Coppa Intercontinentale vinta contro il Milan, lei non poté scendere in campo. Come mai? “In quel periodo avevo la pubalgia e non ero al meglio. Ciononostante mi allenai duramente per convincere Telê a schierarmi. Fino all’ultimo il mister era indeciso se fare giocare me oppure André Luiz, ma alla fine optò per quest’ultimo. E devo dire che fece la scelta giusta, perché André fu uno dei migliori in campo”.
Il terzo trionfo consecutivo in Coppa Libertadores svanì nel 1994, in finale contro gli argentini del Vélez Sarsfield. Cosa non funzionò? “Sfortunatamente sciupammo due nitide palle-gol nei tempi regolamentari e Palhinha non trasformò il suo calcio di rigore. Ma non gliene faccio una colpa, poiché era stato uno degli uomini più importanti di quel ciclo”. Il suo ultimo trionfo internazionale arrivò con la Coppa Libertadores del 1998. Ma con un’altra maglia, quella del Vasco da Gama. “Ero senza contratto e fui invitato da Antônio Lopes, allora allenatore del Vasco. Mi disse che con la mia esperienza internazionale avrei potuto aiutare la squadra nella Coppa Libertadores. Grazie a Dio vincemmo il trofeo nell’anno del centenario del club”. Ha giocato in molti club famosi (San Paolo, Cruzeiro e Vasco da Gama su tutti) e con molti celebri campioni. Ci può fare una selezione dei suoi compagni più forti? “Portieri: Zetti, Rogério Ceni e Dida. Terzini: Cafu, Vítor, Pavão e André Luiz. Difensori centrali: Zago, Gilmar, Válber, Adílson, Célio Lúcio e Ronaldão. Centrocampisti: Toninho Cerezo, Pintado, Raí, Palhinha, Pedrinho, Dinho e Pereira. Attaccanti: Caio, Müller, Luizão, Marcelo
Ramos, Catê e Cleison”. Accanto al suo amore per il calcio, una profonda fede religiosa accompagna la sua vita. “Sono figlio di una famiglia molto credente. Mia madre fondò la corale della chiesa nel quartiere dove abitava. Sono cresciuto in questo tipo di ambiente e ho sempre amato relazionarmi con Dio”. Oggi cosa fa Ronaldo Luiz? “Oggi sono pastore ausiliario nella Chiesa Battista del Getsemani, a Belo Horizonte, dove sono pastore-coordinatore in una delle congregazioni della Chiesa. Inoltre conduco un programma sportivo chiamato “Papo de Esportes””. Viviamo in un’epoca in cui il nome di Dio viene spesso strumentalizzato per commettere atroci atti di terrorismo. Qual è la sua opinione da uomo di Chiesa? “Ogni tipo di fanatismo è condannato da Dio. Chi uccide in nome di Dio non conosce la sua Parola. Uno dei Comandamenti è: “Non uccidere”. Nel Vangelo di Giovanni si legge: “E Gesù disse: sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza””. Oggi come sta il suo Brasile? “Politicamente parlando, non sta in un buon momento. C’è molta corruzione e la gente sta perdendo fiducia nelle istituzioni. Come cristiano, non posso perdere la speranza che tutto possa migliorare. Io confido in Dio”. Parlando di cose meno serie, è vero che era un grande fan di Michael Jackson e che sapeva imitarne le danze? “Ah! Ah! Ah! Questo nella mia gioventù. Era la superstar dell’epoca. Studiavo le sue coreografie per poi ripeterle sulla pista da ballo.” E Ayrton Senna? Cosa ha rappresentato per i brasiliani? “Un esempio di valore e coraggio. E un grande campione”. Oggi chi sono i suoi punti di riferimento? “Dopo Dio, mio padre è un punto di riferimento per me. Sebbene abbia i suoi difetti, come tutti, è un combattente e un uomo molto onesto”. * Si ringrazia Ronaldo Luiz Gonçalves per l’utilizzo delle immagini
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reportage 02 ARENA - LONDRA di Fabrizio Ponciroli Foto Servizio Daniele Mascolo
STAR SIXES,
BUONA LA PRIMA! La prima edizione del torneo è stata un successo. Le leggende non si sono risparmiate…
T
utto perfetto. Organizzazione top, imspettacolare ai danni del Brasile nella prima pianto da applausi (O2 Arena), tifosi giornata dello Star Sixes: “Mi ha stupito la coinvolti e, fattore determinante, tangrande organizzazione. Bello rivedere granto buon calcio, grazie alle 120 leggendissimi campioni in campo, soprattutto con de presenti. La prima edizione dello Star Sitanta voglia di far bene. Sono rimasto impresxes, griffato Star Casinò, è stata un successo sionato, ad esempio, da Baptista, uno che ha planetario. All’evento eravaancora tutto quello che serve mo presenti anche noi di Calper giocare ad alti livelli”, ci cio2000. Che non fosse una confida l’ex romanista. In effetpasserella per vecchie glorie QUARTI DI FINALE ti, il livello qualitativo in campo Spagna-Nigeria 8-1 con partite tra scapoli e amè decisamente elevato. C’è da mogliati, ce ne siamo accorti Brasile-Germania 3-1 stropicciarsi gli occhi per la Danimarca-Inghilterra 3-1 sin dalle prime dichiarazioni grande dose di talento sparsa Italia-Francia 2-4 dei nostri alfieri azzurri: “Risul campo. Durante la sfida SEMIFINALI trovarsi insieme per difendere Italia-Cina, decisiva per il pasi colori dell’Italia è bellissimo. Spagna-Francia 2-5 saggio del turno degli Azzurri, Poi, con una cornice di pubbliBrasile-Danimarca 2-4 osserviamo un indemoniato Di FINALE TERZO POSTO co simile, tutto diventa ancor Canio riprendere i compagni Spagna-Brasile 11-3 più spettacolare”, le parole di affinché non ci siano cali di FINALISSIMA Zauri, ex esterno, tra le altre, tensione. Urla, sbraita e, poi, Francia-Danimarca 2-1 di Lazio e Fiorentina. Gli fa eco in campo, incanta, per la gioDelvecchio, autore di una rete ia dei fan inglesi presenti che
risultati
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reportage 02 ARENA - LONDRA
Milan, ora senza le sue proverbiali treccine. gli intonano diversi cori (è ancora un idolo a Scherziamo anche sulla sua età: “Quanti anni Londra, visti i suoi trascorsi in Premier Leaho? Ah, lo sa solo Dio”. Non c’è tempo di digue). La Nazionale non fa sconti: 4-2 e quarti strarsi, in campo ci sono Brasile e Germania, di finale ipotecati. Tra le 12 nazionali presenti, sfida mai banale. I tedeschi restiamo affascinati dal Brasi affidano alla solidità fisile (ovviamente), dalla Spasica di Kuranyi e Ballack, i gna e dalla Danimarca, con verdeoro all’estro di Rivalil duo Jorgensen e Kroldrup, Frey do, Juninho, Roberto Carlos, entrambi ex della Serie A, a Candela Djalminha, insomma di tutta macinare chilometri sui 48 Gallas la rosa. La Germania confermetri (x 24) del meraviglioso Desailly ma la sua fama di squadra Pires campo in erba sintetica. Dopo mai doma, ma i brasiliani tre giornate, viene delineato il Giuly volano in semifinale: 3-1, tabellone dei quarti di finale: Djorkaeff nonostante qualche acciacSpagna-Nigeria, Brasile-GerCheyrou cato di troppo, in particolamania, Danimarca-Inghilterra Dacourt re Roberto Carlos: “Mi sono Abidal e Italia-Francia, un classico infortunato alla coscia, purper noi Azzurri. Le gare, ad troppo è capitato. Comuneliminazione diretta, esaltano que abbiamo portato gente ancor di più i protagonisti in 9 Gol: Salgado (Spa) campo. Nessuno ci sta a mol6 Gol: Giuly (Fra) di qualità, quindi sappiamo 5 Gol: J.Baptista (Bra) cosa serve”. L’ex Inter e Real lare. La Spagna, trascinata da Madrid ha ragione da vendeun Salgado in forma stellare re. In particolare c’è un Julio (nove gol nel torneo, capocanBaptista micidiale, capace di noniere della manifestazione), Sorensen (Dan) si sbarazza, con un 8-1 pebordate che spaventano porsantissimo la Nigeria di Taribo West che, nella mix zone, la prende bene: “La Spagna ci ha massacrato. È stato comunque divertente, speravo di arrivare in finale, magari contro l’Italia ma non è andata come auspicavo”, ci racconta l’ex Inter e
ROSA FRANCIA CAMPIONE
CLASSIFICA CANNONIERI
MVP TORNEO
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COLPI E MAGIE I tifosi inglesi che hanno “invaso” la O2 Arena sono rimasti decisamente soddisfatti. I campioni invecchiano ma il talento resta sempre. Lo hanno capito sin dalle prime partite. Tantissime le giocate sopraffine, ognuna delle quali da vedere e rivedere all’infinito. Impossibile non emozionarsi ad un gol di Abidal, dopo tutto quello che ha superato a livello personale, straordinario godere delle abilità balistiche di Deco, asso del Portogallo. Poi il gioco corale dei brasiliani con un Julio Baptista devastante in zona gol: “Lo abbiamo portato apposta - scherza Roberto Carlos - Lui, se ha un centimetro di spazio, tira delle cannonate”. E di Puyol, ne vogliamo parlare? Un suo fallo, pericoloso, su Neville lo “bolla” come cattivo della competizione ma, signori, la sua leadership in difesa non ha prezzo. Pure i “nostri” si difendono alla grande. Di Canio e Del Piero sanno accarezzare la palla come pochi altri, Delvecchio sembra nato per questo tipo di gioco. Ma, il vero vincitore dell’evento, in quanto a colpi da fuoriclasse, risponde al nome di Djalminha. Visto in Europa al Depor, in Spagna, il 47enne brasiliano sa fare tutto con il pallone tra i piedi. Finte, passaggi no look, assist al bacio e quella bicicletta che è un po’ il suo marchio di fabbrica (da giocatore l’aveva fatta contro il Real Madrid). Poesia in movimento. Ecco, poi ci sono anche quelli che, diciamo così, hanno perso la battaglia con il peso. Tofting, Candela, Babayaro e, uno su tutti, Merson. Quasi 50enne, l’ex Arsenal ha faticato parecchio per stare in campo. Indimenticabile un suo liscio su pallone invitante di Gerrard. Il tutto sottoscritto con un grande sorriso. Lo Star Sixes è anche questo…
tieri e tifosi. E, inoltre, da applausi Djalminha, autore di una “bicicletta” in stile Ardiles nel film cult Fuga per la vittoria. I fan presenti, in maniera massiccia, alla O2 Arena sono tutti per l’Inghilterra (non tutti con Gerrard, il capitano, visto il suo passato al Liverpool). Ma gli inglesi scoprono, a proprie spese, che la Danimarca è una squadra tosta e fisicamente pronta. I danesi vincono 3-1 e volano tra le migliori quattro dello Star Sixes. In chiusura di programma: Italia-Francia. Gli Azzurri partono alla grande: Di Canio gol! Ma la Francia,
nel corso del torneo, è cresciuta esponenzialmente. Giuly e Pires sono micidiali, così come Abidal. L’Italia lotta ma cade: 4-2 per i francesi. C’è anche un giallo per Di Livio, a conferma della “cattiveria” agonistica in campo. Il quarto giorno è dedicato alle Final Four: Spagna-Francia e Danimarca-Brasile. Non sembrano esserci dubbi sulle favorite ma lo Star Sixes si conferma imprevedibile. Gli iberici, a sorpresa, cadono al cospetto della Francia: 5-2 il finale con tripletta di Giuly. Ma non finisce qui. La Danimarca di uno strepi-
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toso Sorensen, sgambetta il Brasile (4-2). Incredibile. La finalissima è, quindi, Francia-Danimarca. Dopo aver visto la Spagna conquistare il gradino più basso del podio grazie ad una squassante vittoria ai danni di un Brasile menomato (fuori Roberto Carlos e Gilberto Silva), è tempo di finale. La partita è vera. Dopo il primo tempo (dai quarti di finale si gioca 30’, ossia 10’ in più rispetto alle gare della fase a gironi), le squadre sono sull’1-1. La finale la risolve una vecchia conoscenza del calcio italiano: Djorkaeff. L’ex fantasista, oggi 47enne, segna il gol del definitivo 2-1 che regala il trofeo ai francesi. “Ho una gamba messa male, non ho più fiato e voce ma ci tenevo a vincere con i miei compagni al fianco”, racconta, a fine match, un esausto Gallas. Il titolo di MVP della manifestazione se lo porta a casa Sorensen ma a festeggiare è la Francia. Nell’albo d’oro dello Star Sixes, il primo nome è il loro. In attesa di nuove edizioni…
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c l a c l e d i t Gigan
Cristian Daniel Ledesma di Francesco Fontana
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INNAMORATO DEL CALCIO… Due chiacchiere con Ledesma, l’argentino che ha sposato l’Italia…
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iciamo la verità. Come lui, regista puro, negli ultimi anni in Italia se ne sono visti pochi. Giocatore preciso, pulito, ordinato. Senza sbavature. Quella figura garanzia di ordine che, con il passare del tempo, è diventata sempre più merce rara in favore di centrocampisti sì più duttili, ma che dal punto di vista della geometria difficilmente potranno portare altrettanto. Destro educatissimo, colpi da maestro e persona perbene, che non guasta: in poche parole, Cristian Daniel Ledesma. Classe ‘82 di Buenos Aires, il centrocampista argentino si racconta in questa intervista concessa a Calcio2000, durante la quale riavvolge il nastro e riparte daccapo, ripercorrendo ciò che è stato: dalle difficoltà di approdare nella Lecce del cuore per via di intricate questioni contrattuali, passando poi per l’esplosione con la maglia della Lazio fino ad arrivare all’orgoglio per aver vestito l’azzurro della Nazionale italiana. Questo e molto altro in questa lunga chiacchierata con l’ex Boca Juniors, che parte da un Paese che forse, perlomeno all’apparenza, potrebbe non significare molto, ma che in realtà gli ha cambiato la vita nell’ormai lontano 2001. Grazie, soprattutto, a una persona in particolare. La persona che, per prima, ha creduto in lui. Si parte dalla Svizzera e Corvino. “Tutto ebbe inizio con un torneo giovanile a
Bellinzona che giocai con la maglia del Boca. Un torneo importante, all’epoca era uno dei più prestigiosi a livello giovanile. Mi dissero che il Lecce mi aveva notato, nella persona per l’appunto di Corvino, il quale poi decise di rivedermi anche successivamente. Avevo solo 16-17 anni, ero un ragazzino, ma quella possibilità rappresentò tantissimo per me. Inoltre c’erano dei problemi contrattuali con il Boca Juniors: il club stava cercando di far firmare tutti i ragazzi nel minor tempo possibile, perché c’era il timore di perderli in un secondo momento senza incassare nulla. In sostanza, volevano che noi firmassimo un contratto nonostante non fossimo ancora maggiorenni. Al contempo, per l’appunto, si presentò l’occasione Lecce: provino con la Primavera su richiesta dello stesso Corvino, che fu molto soddisfatto delle mie prestazioni. Non era facile svincolarsi dal Boca, ma per fortuna tutto andò bene. E quindi, eccomi in Salento”. A Lecce raccontano di un Ledesma prontivia con un sorriso enorme stampato in viso. “Tante volte è capitato, e capita tuttora, che tanti giovani facciano fatica ad ambientarsi in una realtà differente rispetto a quella alla quale erano abituati. Per me non fu così, anzi. Fu l’esatto contrario, tutto fu bellissimo. Da subito. Ero al settimo cielo, si presentò un’occasione imperdibile, nuova e
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GIGANTI DEL
CALCIO
Daniel Cristian Ledesma diversa rispetto a tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento in Argentina. Non ci fu alcun timore da parte mia: prendere un aereo, volo intercontinentale, uscire dal mio Paese e allenarmi con una squadra italiana. Come avrei potuto aver paura? Come avrei potuto non essere al settimo cielo? Certo, capisco che per tanti possa esserci qualche difficoltà iniziale per una nuova lingua, una nuova cultura, per il timore di non essere altezza di un club italiano, ma nel mio caso no. L’entusiasmo era superiore a tutto”. Probabilmente in suo favore giocò un ambiente molto simile all’Argentina, oltre che una società bravissima a quei tempi a operare con i giovani. “Assolutamente. Per un ragazzo così giovane, che veniva da un Paese così lontano, fu una fortuna arrivare proprio a Lecce. Come dice lei, la gente non è poi così diversa da noi argentini: non fa mai mancare il proprio calore, il proprio supporto e l’entusiasmo necessario. E lo stesso vale per la società e per lo
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staff del settore giovanile. In quegli anni Lecce era una delle piazze migliori sotto questo punto di vista, con un grande lavoro alle spalle diretto dal presidente Semeraro, oltre che da Corvino, ovvio. Si puntava tantissimo sui propri talenti. E io mi ritrovai nel posto giusto al momento giusto”.
Mi è sempre piaciuta la Lazio, anche per la presenza di molti argentini. Per lei Lecce rappresenta qualcosa di speciale anche per questioni... di cuore. “Non ero ancora in Prima Squadra quando incontrai Marta, la donna che poi sarebbe diventata mia moglie. A Lecce mi sono sposato, a Lecce sono nati i miei due figli, a Lecce sono diventato uomo. Questa città rappresenta e rappresenterà per sempre un posto speciale per me. Sotto tutti i punti di vista”.
calibro di Costacurta, Maldini, Ambrosini, Eppure, come ha accennato poc’anzi, non fu Redondo e Serginho significò molto per me. facile la procedura per il tesseramento. Indipendentemente dal poco tempo a dispo“Si presentarono vari problematiche, oltre sizione”. quelle legate al Boca. Infatti il primo anno fu Dopo l’ultima stagione a Lecce (2005-2006), importantissimo per me, lo definirei estreecco il grande capitolo chiamato mamente formativo. Mi vidi coLazio. stretto a fare dei provini con diver“Mister Rossi aveva fatto bene in se squadre perché il Boca Juniors quel periodo, quindi la società denon mi liberava: ricordo il Chievo cise che a fine stagione gli avrebVerona, l’Udinese, il Brescia, il Pebe fatto una sorta di regalo, acquirugia, il Como... Tanto girovagare, stando un giocatore a sua scelta. ma senza giocare e trovare l’opLiverani andava via, quindi penportunità giusta. Poi ecco di nuovo sarono a me per la volontà dello il Lecce, grazie all’ormai famoso stesso Rossi, che già mi conoscetransfer, che nel frattempo era va dai tempi di Lecce. Per me fu arrivato. Da quel momento iniziò un sogno diventato realtà, perché tutto, con la prima convocazione fin da giovane il mio obiettivo era per la partita di Coppa Italia conproprio questo: passare da un tro il Messina, con Cavasin allenaclub piccolo a uno dei più importore”. tanti in Italia, per poi rimanerci Forse in pochi lo ricorderanno, molti anni. Mi è sempre piaciuta ma a un certo punto si presentò la Lazio, anche per la presenza di la possibilità di vestire la maglia molti argentini. Per non parlare di del Milan. Roma, una grande e meravigliosa “Sì, per una tournée estiva (estate città”. 2004, ndr). In quegli anni il Milan In biancoceleste ha raccolto si affidava molto a questo tipo di tantissime soddisfazioni e vinto soluzione. Aveva tanti calciatori in qualche trofeo, ma c’è un moNazionale, pertanto chiedevano a mento che forse cancellerebbe… varie società di concederne alcu“L’esclusione per motivi contratni in prestito per queste tournée, tuali?”. magari anche per conoscerli meEsattamente. glio. Ed è quello che accadde con “E con estrema sincerità dico che, me, anche se probabilmente non ancora oggi, mi assumo le mie avrei dovuto accettare. Ammetto responsabilità. Sicuramente ho di essere stato un po’ ingenuo”. Si ringrazia Panini per la sbagliato anche io, non solo Lotito Per quale motivo? gentile concessione delle immagini e il club. Le cose andarono così, “Mia moglie era in attesa del noprobabilmente per la volontà di stro primo figlio che sarebbe poi Dio, ma voglio ringraziare tutti i tifosi che in nato ad agosto, e quegli impegni iniziarono quel periodo mi fecero sentire tutto il proprio subito dopo la fine del campionato. Diciamo calore. E questo per me fu importantissimo. che non era il momento migliore per partiDiciamo che doveva andare così, semplicere. Forse sbagliai, ma il Milan era il Milan. mente. Anche oggi ricordo comunque con Infatti ringrazio chi mi ha scelto, perché laorgoglio quel ‘litigio’. E ripeto: mi assumo le vorare per circa dieci giorni con campioni del
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Daniel Cristian Ledesma
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La speranza di tornare in Nazionale non è mai mancata: a volte pensavo che la vittoria più grande non sarebbe stata la prima convocazione, ma quelle successive. mie responsabilità”. Sia sincero: ha sperato in una chiamata dell’Inter in quelle settimane? “Forse qualcosa c’era, ma rispondo onestamente: fino a quando non vedo sul tavolo il contratto da firmare non considero nessun giocatore vicino a una determinata squadra. Quindi sono stato vicino all’Inter? Può essere, ma non lo so. Non ne ho la certezza. Non si parlò di cifre, di dettagli. C’era il loro interesse, questo non lo nego, ma non siamo mai arrivati al punto di firmare”. Per quanto riguarda gli allenatori, ce ne sono tanti ai quali deve molto.
LA CARRIERA DI LEDESMA… La carriera... in una L. Una lettera che forse non basterà per raccontare gli anni italiani di Cristian Daniel Ledesma. Anni per gran parte strepitosi, vissuti toccando tutti i passaggi del giovane, sconosciuto di talento che si afferma come uno dei migliori centrocampisti che la Serie A ha ammirato negli ultimi anni. L come Lecce, L come Lazio. Le sue squadre. Si fa conoscere in Salento dopo essersi formato nel settore giovanile del Boca Juniors, tuttavia senza mai ‘assaggiare’ l’erba de ‘la Bombonera’, mentre il salto di qualità arriva a Roma, dove indossa anche la fascia da capitano. E non mancano le vittorie, comunque prestigiose (Coppa Italia 2008-2009 e 2012-2013, oltre la Supercoppa italiana 2009 battendo l’Inter di José Mourinho). Insomma, in biancoceleste diventa un vero e proprio simbolo. Indossa anche il rossonero del Milan - qualcuno forse lo dimenticherà -, seppur per una semplice tournée in merito alla quale spiegherà di aver commesso un errore. Ma tant’è. Peccati veniali. I colori che invece non vedrà mai sono il nero e l’azzurro dell’Inter. Ci è andato vicino, nel 2009, anche se lui - il ‘bottonatissimo’ Cristian - non lo ammetterà mai totalmente. Anche se la sua parziale ammissione vale più di mille altre parole. Saluta la Lazio nel 2015, vestendo poi le maglie di Santos, Panathinaikos e Ternana. Oggi è svincolato e attende l’occasione giusta per ripartire. La voglia c’è ancora ed è tanta, idem per l’entusiasmo: perché smettere, quindi? Ancora un paio di stagioni, poi il futuro sarà probabilmente ancora in campo. Taccuini e fischietti, magari per far crescere una squadra di ragazzini in qualche settore giovanile. Ma per questo c’è ancora tempo. Ora Cristian vuole ancora dettare le regole in campo.
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Daniel Cristian Ledesma “Direi tre, principalmente. Cito Gregucci, con il quale ci fu un ottimo rapporto prima di arrivare a Roma. Poi, ovviamente, non posso non parlare di Rossi: il rapporto più lungo e importante rimane questo, anche se non dimentico Reja, che mi ha reintegrato in rosa proprio nel momento di difficoltà con la società del quale abbiamo parlato poco fa. Il nostro legame è cresciuto nel tempo, fortificandosi poi quando il mister tornò”. Rossi resta comunque il più importante? “Probabilmente sì. Mi ha dato spazio da giovanissimo, grazie a lui sono diventato un calciatore professionista”. Lotito, invece, come lo descriverebbe? “Un personaggio particolare che non scopro di certo io, lo conosciamo tutti. Ma penso che una delle cose che la gente tende a non sottolineare è il fatto che non voglia circondarsi di persone in grado realmente di aiutarlo all’interno della società. E questo può essere un limite”. In cosa sta sbagliando? “Dovrebbe affidarsi a gente come Peruzzi, gente che conosce e ama questi colori. Ma Angelo è da solo, non basta. Servirebbero più persone come lui”.
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Per lei l’azzurro cosa ha rappresentato? Maggiore l’orgoglio per l’esordio o il rimpianto per non aver dato seguito a quella prima e unica partita? “La speranza di tornare in Nazionale non è mai mancata: a volte pensavo che la vittoria più grande non sarebbe stata la prima convocazione, ma quelle successive. Il fatto di aver avuto la possibilità vuol dire tanto, anche perché quando non vieni convocato ti fai delle domande. Ma lo stesso vale anche quando non vieni più chiamato: ‘Non servo più? Non sono all’altezza?’. Normale farsi delle domande del genere, ma sono comunque orgoglioso di aver vestito la maglia della Nazionale italiana, seppur per una sola volta”. Cosa farà da grande Ledesma? “Ho ancora voglia di giocare, sto bene fisicamente e psicologicamente. L’entusiasmo non è mai mancato e mi diverto ancora in campo. Quindi spero di trovare una squadra il prima possibile. Soprattutto per quest’anno, poi valuterò per il prossimo. Ancora un paio di stagioni, al massimo, poi direi di non ‘tirare troppo la corda’ (ride, ndr)”. Futuro da allenatore? “Non lo escludo. Mi piacerebbe lavorare con i ragazzini”.
LA CARRIERA DI cristian
Stagione
Squadra Serie Presenze Gol
2001-2002 Lecce A 2 0 2002-2003 Lecce B 30 1 2003-2004 Lecce A 31 1 2004-2005 Lecce A 37 2 2005-2006 Lecce A 34 2 2006-2007 Lazio A 36 2 2007-2008 Lazio A 43 3 2008-2009 Lazio A 41 3 2009-2010 Lazio A 13 0 2010-2011 Lazio A 36 1 2011-2012 Lazio A 47 3 2012-2013 Lazio A 52 1 2013-2014 Lazio A 34 0 2014-2015 Lazio A 16 1 set.-dic. 2015 Santos A1/SP+A 4 0 lug.-dic. 2016 PanathinaĂŻkos SL 15 4 gen.-giu. 2017 Ternana B 19 0 * Dati aggiornati al luglio 2017
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reportage Hampden park di Luca Manes
HAMPDEN PARK, CHE STORIA… Un racconto intriso di magia e calcio antico
U
na volta era il Maracanã d’Europa, capace di ospitare oltre un centinaio di migliaia di tifosi sulle sue immense gradinate. Ora le terrace non ci sono più, sostituite dagli immancabili seggiolini colorati che hanno ridotto la capienza a 52.500 unità. Hampden Park rimane, però, un impianto che, nelle sue diverse incarnazioni, ha fatto la storia del calcio mondiale. Proprio fino alla costruzione del Maracanã, nel 1950, ha detenuto il primato di stadio più grande del pianeta, stabilendo il record tutt’ora imbattuto in Europa di affluenza per una singola partita: 149.415 tifosi il 17 aprile del 1937. Quali fossero le due squadre scese in campo quel giorno è facile immaginarlo, tenendo in considerazione l’amore per la nazionale loca-
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le e l’odio per quella a sud del Vallo di Adriano. Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere proprio l’ultimo Scozia vs Inghilterra, valido per le qualificazioni ai Mondiali in Russia. Un incontro vibrante e rocambolesco nella dinamica del risultato (con tre goal segnati negli ultimi sette minuti a fissare il 2-2 finale), ma soprattutto caratterizzato da un’atmosfera pazzesca, da altri tempi. L’Hampden roar, il grido assordante dei tifosi, ha echeggiato come nelle mitiche sfide del secolo scorso. Narra la vulgata che il primo ruggito collettivo risalga al 1929. La partita, ça va sans dire, era sempre la stessa. La Scozia era ridotta in dieci uomini per l’infortunio di Alex Jackson (all’epoca il regolamento non prevedeva sostituzioni), nonostante ciò riuscì a pareggiare
altri stadi Glasgow, la più popolosa città scozzese, è da sempre la capitale del fitba, come i locali chiamano il calcio. È indubbio che Celtic e Rangers giochino un ruolo di primaria importanza nel panorama cittadino. Il Celtic Park, per i tifosi biancoverdi semplicemente “The Paradise”, non è troppo distante da Hampden e può contare su una capienza di 61mila posti. Accomoda invece circa 50mila spettatori l’Ibrox Stadium, l’archetipo dello stadio britannico old style. La sua Main Stand è più o meno quella che realizzò il nostro amico Leitch e rimane un capolavoro assoluto, con le sue balaustre d’antan e la facciata in mattoncini su cui campeggia l’antico stemma dei Rangers. Ma c’è vita oltre l’Old Firm. Altro club storico è il Partick Thistle, il cui Firhill sorge in una bella zona residenziale e ha la particolarità di essere costituito da solo tre tribune. Detto del Queen’s Park e del Third Lanark, a un tiro di schioppo da Glasgow giocano molte squadre “minori”: St Mirren, Hamilton Academical, Clyde, Albion Rovers, Airdrie United e Motherwell.
all’ultimo minuto con una rete di Alec Cheyne direttamente da calcio d’angolo. Jackson sentì l’urlo belluino della folla dal letto della Victoria Infirmary, a oltre un miglio di distanza dallo stadio! Di sfide epiche ce ne sono state tante, ma almeno a livello di nazionali si ricordano più alcuni scontri sul suolo inglese. I protagonisti del 5-1 del 1928 o del 3-2 del 1967 (contro Bobby Moore e compagni allora campioni del mondo), in Scozia sono ritenuti eroi alla stregua dei grandi guerrieri del passato come William Wallace e Robert Bruce. Ma sempre a Wembley una volta è finita 9-3 per i bianchi... Hampden porta molto bene a un big europea. Nella vecchia arena il Real Madrid umiliò in finale dell’allora Coppa dei Campioni l’Eintracht di Francoforte per 7-3, in quella che viene ritenuta una delle migliori performance di sempre di Di Stefano e compagni, mentre nel 2002 il famoso tiro al volo di Zidane contro il Bayer Leverkusen che si infilò all’incrocio della porta difesa da Butt fu scoccato proprio
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reportage Hampden park sul terreno dell’impianto di Glasgow. Come nel caso di Wembley, sempre ad Hampden si giocano le finali delle coppe nazionali, spesso contese da Celtic e Rangers. L’atto conclusivo della Scottish Cup del 1980 è entrato di diritto nel folklore del calcio scozzese, ma per la ragione sbagliata. I due team di Glasgow diedero vita a un match duro e spigoloso, deciso da un goal di George McCluskey nei tempi supplementari che scatenò la reazione rabbiosa dei supporter avversari. Il rettangolo di gioco si tramutò in un vero e proprio campo di battaglia, con tanto di intervento della polizia a cavallo per sedare gli infiniti focolai di violenza. Come è risaputo, l’hooliganismo era la piaga ulcerante del calcio di quel periodo. Ovviamente non solo l’Old Firm, intossicato dal settarismo ancor oggi così difficile da estirpare, ma anche le gare tra la Scozia e l’Auld Enemy inglese erano ad altissimo rischio. Anzi, si trascese così tanto che, nel 1989 si preferì cancellare la Stanley Rous Cup, ovvero l’incontro annuale, a sedi alternate, che nel 1984 aveva sostituito il defunto Torneo Interbritannico (competizione a cui partecipavano anche Irland del Nord e Galles, durata giusto 100 anni). Fra il 1989 e il 2013 le due rivali non si sono mai incontrate, fatta eccezione per il 2-0 firmato da Paul Gascoigne negli Europei inglesi del 1996 e per il doppio spareggio per l’accesso a Euro 2000. Nell’ul-
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timo scontro ad Hampden prima di quello del giugno 2017, una doppietta di Paul Scholes regalò il pass per la rassegna belga-olandese ai Tre Leoni – al ritorno gli scozzesi vinsero sì a Wembley, ma solo per 1-0. Nel frattempo i dettami del Taylor Report (il rapporto che fece seguito al disastro dell’Hillsborough) imposero anche al vetusto Hampden Park un profondo maquillage. Ci sono voluti sette anni (1992-1999) per completare i lavori e praticamente rifare del tutto l’arena. La forma è rimasta la stessa, un ovale che da queste parti è più l’eccezione che la regola. In realtà già all’inizio degli anni Ottanta si era capito che alcune parti della struttura erano obsolete e si erano iniziati dei lavori di ristrutturazione, mentre nel decennio precedente la capienza era stata ridotta per ragioni di sicurezza a circa 80mila posti. D’altronde Hampden aveva già all’epoca una storia quasi centenaria. Fu infatti inaugurato nel 1903, ben 4 lustri prima del vecchio Wembley. Al primo progetto lavorò l’architetto James Miller, che allora andava per la maggiore, poi alla fine degli anni Venti ci mise mano in maniera consistente anche un’altra figura mitica del calcio britannico, Archibald Leitch. Nativo di Glasgow – e tifoso dei Rangers – a lui si devono tutti i gioielli architettonici che hanno segnato il panorama del calcio britannico del secolo scorso, da Ibrox Park al White Hart Lane, passan-
FINALI EUROPEE Quelle vinte dal Real Madrid nel 1960 e nel 2002 non sono le uniche finali di Coppa dei Campioni svoltesi ad Hampden. C’è anche l’1-0 con cui il Bayern Monaco di Gerd Müller e Franz Beckenbauer regolò l’allora fortissimo Saint Etienne nel 1976, con i francesi che ancora recriminano perché secondo loro se i pali non fossero stati squadrati, ma arrotondati, i due tiri che incocciarono sulla traversa sarebbero rimbalzati oltre la linea di porta. Nel 1966, invece, all’arena di Glasgow si assegnò la Coppa delle Coppe: il Borussia Dortmund superò per 2-1 il Liverpool. L’ultimo atto conclusivo di una competizione europea ad Hampden è datato 2007. Il Siviglia vinse la sua seconda Europa League, sconfiggendo ai rigori un altro team iberico, l’Espanyol.
do per Anfield Road, Old Trafford, Stamford Bridge e Villa Park. Tracce della sua opera si possono ancora trovare in alcuni segmenti di Ibrox Park, Craven Cottage, Goodison Park e Hillsborough. Dopo l’intervento di Leitch, sulla carta la capienza si attestò sulle 163mila unità, sebbene come sappiamo non si andò mai oltre i 149mila, con 10mila chiusi fuori a sacramentare quel famoso giorno del 1937. L’unica con soli posti a sedere e al coperto era la South Stand, tutto il resto (tranne una porzione della North Stand) era costituito da gradinate punteggiate da centinaia di crash barrier (barriere di protezione), uno dei tratti distintivi del genio di Leitch. Hampden detiene tutt’ora il record di presenze per un incontro tra club, 147.365
QUEEN’S PARK Il Queen’s Park è l’unica squadra ancora dilettantistica delle quattro divisioni professionistiche del calcio scozzese. Fondato nel 1867 (è il club più antico di Scozia), deve il suo nome al vicino parco e nei primi decenni di attività ha influenzato profondamente sia dal punto di vista organizzativo che tattico l’intero movimento scozzese. Formalmente detiene la proprietà di Hampden, tanto che la federazione scozzese ha un accordo d’affitto che per il momento è valido fino al 2020 (e che non dubitiamo sarà rinnovato appena necessario). La compagine, che attualmente milita in terza serie, gioca al “terzo” Hampden dal 1903. Di questi tempi la sua media in campionato è bassina, intorno alle 600 unità, ma in passato (1930) se ne contarono ben 95mila per una sfida contro i Rangers. Gli Spiders mancano dalla massima divisione dal 1958, e anche delle dieci coppe di Scozia vinte l’ultima risale al 1893. Per la serie “non tutti sanno che”, il Queen’s Park ha raggiunto anche due finali di Coppa d’Inghilterra, entrambe perse (1884 e 1885). Con i bianco-neri ha invece iniziato la sua carriera di calciatore, (31 presenze e 15 goal fra il 1957 e il 1960), un signore poi diventato “leggermente” famoso come manager: Alexander Chapman Ferguson. Per tutti Sir Alex.
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reportage Hampden park per la finale di Coppa di Scozia tra Celtic e Aberdeen del 1937, e la maggior affluenza per una sfida a livello di competizioni europee, 136.505 tifosi per la Battle of Britain del 1970 tra Celtic e Leeds United. Ora il sapiente uso di vetro e acciaio allinea la facciata della South Stand con lo stato dell’arte dell’architettura degli stadi moderni. Lì si trovano gli uffici della federazione locale e della Scottish Premier League, nonché il museo del football scozzese, che custodisce il biglietto e il trofeo più antico del mondo – la Coppa di Scozia forgiata nel 1873. All’interno, la South Stand è l’unica sezione dell’arena che ha un secondo anello, elemento che dà un tocco di originalità a una struttura nel complesso molto uniforme nel suo sviluppo. Hampden è più “movimentata” esternamente, dal momento che, fatta eccezione proprio per il South Stand, buona parte del resto delle tribune è alquanto incassato nel terreno e si fa fatica a vederlo in lontananza. Una volta preso posto, casomai nelle due curve dove i seggiolini disegnano la splendida bandiera con la croce di Sant’Andrea, possiamo assicurare che la maggior distanza dal campo rispetto ad altri stadi britannici si elide grazie all’immensa passione dei tifosi locali. Per completare il percorso che ha portato allo stadio moderno dalla cui North Stand abbiamo assistito a Scozia vs Inghilterra, va precisa-
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to che agli albori del football sono esistiti altri due Hampden, tutti sorti nel quartiere residenziale di Mount Florida, a quattro chilometri dal centro di Glasgow. A proposito del nome, è legato a una strada chiamata Hampden Terrace, dedicata a un parlamentare inglese – il che è quanto mai ironico... Come il terzo (VEDI BOX), anche i primi due erano originariamente di proprietà del Queen’s Park FC. Hampden Park numero uno ebbe una storia breve, dal 1873 al 1883, perché dovette far spazio ai binari della Cathcart Railway Line. Il numero due fu ceduto nel 1903 a un altro club locale, il Third Lanark, che lo impiegò per oltre mezzo secolo, ribattezzandolo Cathkin Park. Negli anni Sessanta, tra la costernazione dei tifosi, il proprietario Bill Hiddleston lasciò morire il Third Lanark per portare avanti una speculazione edilizia nell’area dove sorgeva l’arena. Gli dei del calcio si vendicarono, perché il permesso di costruire non fu mai concesso e adesso lì dove sarebbero dovuti esserci dei palazzi c’è un bel parco (opportunamente chiamato Cathkin Park) e alcuni resti del vecchio stadio. A chi volesse andare ad Hampden a godersi un match della Scozia o una finale di Coppa, consigliamo vivamente di fare un salto al Cathkin Park una volta terminata la partita. Dalla North Stand ci vogliono nemmeno 10 minuti a piedi e l’impatto emotivo di questo tuffo nell’archeologia pallonara scozzese è garantito, perché un pezzo di prato è delimitato su tre lati dalle crash barrier, di recente ridipinte di rosso (il colore sociale del Third Lanark) da un appassionato. Tra l’altro nei pressi del Cathkin Park c’è la stazione di Crosshill, meno affollata di Mount Florida o King’s Park, quelle più vicine ad Hampden. Al fine di evitare code per prendere un treno nel dopo partita, un’ulteriore ipotesi alternativa è gustarsi una pinta in uno dei pub della zona. Noi abbiamo provato la Clockwork Beer Company MicroBrewery. Ottima ale beer, tanti cori e il suono inconfondibile delle cornamuse. Il finale perfetto per la Hampden Experience.
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DOVE SONO FINITI?
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Bruno Cirillo
di Stefano Borgi
“SONO UN RAGAZZO FORTUNATO” Ha giocato con Vieri e Ronaldo, ha vinto l’Europeo Under 21 con Pirlo e Gattuso. Bruno Cirillo dice che nel calcio bisogna essere bravi... e fortunati.
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runo è il classico figlio del sud, legato alla famiglia, alla terra, alle tradizioni. È il sud raccontato da Francesco Jovine e Carlo Levi, teorici della questione meridionale. Bruno nasce a Castellamare di Stabia, vive a Torre Annunziata e tifa Napoli. Quello di Maradona e Giordano. È anche la Napoli di Massimo Troisi e Pino Daniele, il suo
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cantante preferito. Stiamo parlando di Bruno Cirillo che, un po’ a sorpresa, ci suggerisce il titolo dell’intervista: “Sono un ragazzo fortunato”. Bruno perché questa scelta? “Per tanti motivi. Innanzitutto sono fortunato perché la mia famiglia mi ha sempre sostenuto. Sono fortunato perché i compagni e gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato
il mestiere. Sono fortunato perché avevo la mentalità giusta per fare sacrifici ed una voglia matta di arrivare”. Proseguiamo con la metafora musicale: sei fortunato perché ti hanno regalato un sogno? “Certo! Il sogno di diventare calciatore, il sogno di ogni bambino”. E con il Pino nazionale come la mettiamo? Se ti faccio sentire “Yes i know my way”, che mi dici? “Ti dico che ho sempre saputo qual era la mia strada – risponde Bruno- a qualsiasi costo. Tanta gente più brava di me si è persa, non ha raggiunto l’obiettivo. Io invece volevo fare il calciatore e ce l’ho fatta”. Ok, apriamo l’album dei ricordi: quando hai capito che il calcio sarebbe stato il tuo futuro? “Quando mi chiamò la Reggina facevo il primo anno di superiori. Fui bocciato ed a quel punto mio padre mi disse che se non studiavo non avrei giocato a calcio. Anzi, sarei andato a lavorare nella sua azienda di elettricità. Fu una spinta importantissima, frequentavo le serali, per me e per far felici i miei. Dopo gli anni in primavera vado a Tricase in C2, e lì la Reggina mi richiama in Serie B. Ottenemmo una storica promozione in Serie A e con la Juve esordii nel massimo campionato. Quel giorno marcai giocatori importanti: Del Piero, Nedved, Casiraghi... A quel punto cominciai a crederci davvero”.
“Ho esordito in Serie A, a Torino, contro la Juve. Marcai giocatori come Del Piero, Nedved e Casiraghi. Quel giorno capii di avercela fatta...” Il 19 marzo 2000 segni il tuo primo gol in Serie A... e che succede? “Succede che non ho capito più niente. Era un Roma-Reggina della 26° giornata, decisiva per la salvezza. Vincevano 1-0 (gol di Cozza al
29’ ndr.) parto dalla mia metà campo, faccio gol, e dopo quella cavalcata sono andato dritto. Sfortunatamente ero sotto la curva Sud, ma giuro non ci ho pensato. Mi sono buttato a terra, molti l’hanno presa come una provocazione, ma non l’ho fatto apposta. La verità è che non ne avevo più...” L’anno dopo vai all’Inter. Sensazioni? “Secondo te? Ho toccato il cielo con un dito. Una gioia indescrivibile. Devo dire però che, se ci arrivavo dopo, forse era meglio. Tra l’altro quella non fu un’annata buona per l’Inter (5° in campionato con 51 punti, qualificata in Coppa Uefa ndr.) C’erano grandi giocatori: Ronaldo, Seedorf, Recoba, Pirlo, Zanetti, Vieri. Allenatore Lippi. Devo continuare? Capirà che per i giovani non era facile affermarsi”. Nessuna nota positiva? “Come no? Ho conosciuto compagni che poi sono diventati grandi amici, come Michele Serena e Laurent Blanc. Soprattutto Blanc è stato un campione straordinario. Forse perché era un ex del Napoli, ma tra di noi si instaurò da subito un’intesa fantastica. Blanc ogni fine allenamento mi teneva 25-30 minuti
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DOVE SONO FINITI?
CB con lui a fare tecnica individuale. Mi ha insegnato tantissimo. Non mi sorprende che dopo abbia fatto l’allenatore a grandi livelli”. In quell’anno vinci l’Europeo Under 21, con tre elementi che sarebbero diventati campioni del mondo: Pirlo, Gattuso e Perrotta... “Che dire? Una grande squadra allenata da un altro campione del mondo, Marco Tardelli. Con me c’erano altri due giocatori provenienti dalla Reggina: lo stesso Pirlo e Baronio... Fu una grande soddisfazione, uno dei più bei momenti della mia carriera”. Dal 2001 al 2003 sei a Lecce, dal 2003 al 2005 al Siena. E lì ti scontri con Materazzi... “Mi spiace che i due anni di Siena vengano ricordati solo per l’episodio con Materazzi. Furono due anni spettacolari, giocai da centrale e terzino destro. Da quel momento fui apprezzato anche all’estero”.
“Considero l’esperienza in Grecia importantissima. Se poi hai la fortuna di giocare in Champions League e fare un gol in semirovesciata, beh... hai raggiunto il massimo”. Scusa se insistiamo... come andò realmente con Materazzi? “Allora... Lui era a bordo campo perché squalificato, io marcavo Kily Gonzales. Diceva all’argentino di puntarmi perché ero scarso ed ero in difficoltà. Un comportamento antisportivo del quale gli chiesi conto a fine partita. Lui mi stava aspettando nel tunnel e, mentre avevo le mani nelle tasche del giubbino, mi sferrò un pugno in pieno volto. Mi ruppe il labbro, anche perché aveva 4-5 anelli...” Domanda secca: ti sei mai pentito di essere andato davanti alle telecamere a mostrare il labbro ferito? Sembrò una scena un po’ plateale... “No, fu tutto spontaneo. In quel momento ero la vittima, adrenalina a mille, certi atteggiamenti vanno denunciati e sopratutto evitati”. Poi tutto finì a tarallucci e vino... “Si, nella sede della Gazzetta dello Sport. Mi
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chiese scusa, penso fosse sincero. Poi Materazzi l’ho rincontrato in India, nel 2014, quando giocavo nel Pune City. Anche lì ci siamo salutati cordialmente... Incidente chiuso”. Nel 2005 inizia l’avventura all’estero. Grecia, Spagna, ma anche Cipro e Francia... “Da tempo dentro di me c’era la voglia di provare un’esperienza all’estero, capitò l’AEK Atene e con essa la Champions League. Esperienza indimenticabile...” Soprattutto il gol in semi rovesciata contro l’Anderlecht... “Lo considero il punto più alto della mia carriera. Più dell’esordio in Serie A, più dell’europeo Under 21 vinto con la maglia azzurra. Ho sempre sognato fare un gol in Champions League ed eccolo qua. Peccato che non servì a qualificarci al turno successivo, ma la prodezza rimane”.
Dicevi dell’esperienza all’estero? “Secondo me si. Ha fatto tanti erro“Che la consiglio a tutti. A me è anri, è vero. Spesso è stato un esemdata particolarmente bene perché pio negativo, è altrettanto vero. Ma in Grecia ho giocato in grandi squasempre fuori dal campo. Dentro il dre ed ho messo su famiglia. Però campo è stato il più grande, ha porconoscere gente diversa, culture ditato tanta felicità, i napoletani hanverse, costumi diversi, mi ha arricno sognato, pianto, gioito grazie a chito come persona. E poi ho impalui. Nel conto totale tra cose buone rato tante lingue: l’inglese, il greco, Si ringrazia Panini per la e meno buone... è giusto così”. gentile concessione delle lo spagnolo ed il francese”. (Bruno, immagini Chi è oggi Bruno Cirillo? oltre che in Grecia, ha militato an“Un agente di calciatori, che opera che nel Levante, con i ciprioti del Larnaca e sopratutto in Grecia. Ma ho assistiti anche in nel Metz ndr.) Italia. Collaboro con Federico Pastorello che Per poi finire dove tutto è cominciato... è stato il mio procuratore per 15 anni”. “La mia è stata una scelta precisa. Ho cominciato a Reggio Calabria, volevo finire a Reggio Calabria. Quella della Reggina è una maglia che sento mia, è una società che mi ha lanciato nel calcio che conta. La Reggina è una squadra che terrò sempre stretta nel mio cuore”. Torniamo alle origini, quando tifavi Napoli. Sei d’accordo col conferimento della cittadinanza onoraria a Maradona?
“Ho cominciato nella Reggina, ho finito nella Reggina. Quella granata è una maglia che sento mia, che porterò per sempre nel mio cuore”.
Lei ha smesso nel 2015. Cosa pensa oggi del ruolo di procuratore? “Che anche a livelli bassi si pensa più al guadagno che alla felicità del calciatore. E questo secondo me è un errore”. Ogni riferimento al caso Donnarumma è puramente casuale... “Non mi permetto di giudicare il caso singolo. Però dico che oggi si è perso un po’ il senso della realtà. Io, per i miei calciatori, cerco di essere come un fratello maggiore. Dico loro di fare vita sana, di stare sempre concentrati, di rimanere con i piedi per terra. Io porto il mio esempio: se ce l’ho fatta è perché ci ho creduto, con tutte le mie forze. Ma ho fatto anche tanti sacrifici. Senza questa mentalità non si va da nessuna parte”. Soprattutto, aggiungiamo noi, non si diventa “ragazzi fortunati”... Com’è successo a Bruno Cirillo.
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l’alfabeto dei bidoni
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IL PORTIERE DEL PIREO Cinque casacche diverse in Italia ma poche soddisfazioni…
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ημήτριος Ελευθερόπουλος. Chi? Dīmītrios Eleftheropoulos… Protagonista di questa nuova “puntata” è il portiere del Pireo. Nato in Grecia, al Pireo, a circa 8 km dal centro di Atene. Nasce in un quartiere “da strada”. Da piccolo gioca sia a calcio che a basket:
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di Thomas Saccani
“C’era un terreno, vicino a casa nostra. Da una parte si poteva giocare a calcio, dall’altra a pallacanestro. Mi ricordo che, quando smettevo di giocare con il pallone, mi spostavo sull’altro campo per la pallacanestro e così via”, ricorda lo stesso Eleftheropoulos. Alla fine propende per il calcio, anche
I NUMERI DA MANAGER Lo scorso 31 maggio, con un comunicato ufficiale, l’AOK Kerkyra, compagine della Super League greca, ha annunciato l’ingaggio di Eleftheropoulos come nuovo tecnico (contratto per una sola stagione): “L’AOK Kerkyra FC annuncia l’inizio della sua collaborazione con l’allenatore Dimitrios Eleftheropoulos per la stagione 20172018. Gli auguriamo un buon inizio e ogni successo nel suo lavoro”, le parole di benvenuto del club. Una nuova, ghiotta, opportunità per l’ex portiere. Ad oggi, la sua carriera da manager, non è stata, per usare un eufemismo, brillante. Di fatto, non ha mai concluso una stagione intera in panchina. Anche la sua ultima esperienza, alla guida dell’Asteras Tripoli, è finita tragicamente: Dopo essere stato presentato il 27 settembre 2016, Eleftheropoulos è resistito sino al 17 febbraio 2017, quando la dirigenza gli ha dato il benservito. Il problema? Le sue squadre tendono a perdere. La sua percentuale di vittorie, in carriera (da manager), è attorno al 34%... Non proprio un dato esaltante. Ma Eleftheropoulos è ora nuovamente in gioco. Che sia la volta buona?
grazie ai consigli del padre che gli fa notare come, nel calcio, il portiere è unico, non c’è nessuno come lui. E, infatti, Eleftheropoulos decide di dedicarsi al ruolo di estremo difensore per essere “speciale”. È talmente bravo che finisce nelle giovanili dell’Olympiakos, uno dei club più prestigiosi dell’intera Grecia. In realtà, al provino, ci va con il fratello, di due anni più grande di lui (centrocampista) ma è Dimitrios che fa colpo sugli osservatori. Ha la stoffa del campione. Si fa le ossa nel Proodeftiki (stagione 1995/96), poi torna all’Olympiakos dove, grazie anche ad infortuni e pessime prestazioni da parte dei suoi “colleghi” di reparto, diventa, da terzo portiere del club a titolare inamovibile. Curioso il fatto che Foto Strakosha, il numero uno, fosse anche il suo tutor, l’amico migliore che aveva in rosa, quello a cui, di fatto, rubò il posto. Grazie a diversi miracoli, gli viene affibbiato il soprannome di “The Eagle”. È un idolo assoluto del popolo dell’Olympiakos. Nel 2001 si permette di parare un penalty (si racconta che avesse un dito della mano rotto) a van Nistelrooy, in Champions League,
The Eagle è stato, per anni, un idolo dei tifosi dell’Olympiakos
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ED LA MACCHIA BIANCONERA C’è un’onta nella lunga carriera di Eleftheropoulos… La mente vola al 10 dicembre 2003. L’Olympiakos è di scena a Torino, contro la Juventus. Si gioco al Delle Alpi, per la sesta giornata della fase a gironi. I bianconeri, guidati, in panchina, da Lippi, si impongono sulla compagine ellenica con un pesantissimo 7-0. Eleftheropoulos viene infilzato da tutte le parti. La sua fama di “The Eagle” non è all’altezza della sua, modestissima, prestazione. Piovono pesanti critiche, in patria, ai danni della formazione allora allenata da Protasov. Il portiere del Pireo non ci sta e racconta la sua versione dei fatti: “Non ero pronto per giocare, non ero in condizioni di scendere in campo ma Oleg (Protasov, ndr) mi disse che, con me in porta, la difesa si sarebbe sentita più tranquilla e quindi, decisi di giocare ma sapevo di non essere al meglio”. A giudicare dal risultato finale, forse sarebbe stato meglio non rischiarlo…
all’Old Trafford. Vince il massina dove resta per due anni (14 mo campionato greco per ben presenze complessive). Di quel sette volte, conquistando anche periodo ricorda un aneddoto: una Coppa di Lega. Nel 2004, “Il presidente del Siena venne dopo 10 anni con la casacca da noi per chiedere il nostro dell’Olympiakos, si trasferisce perdono. Ci aveva informato in Italia, al Messina. Il motivo? che non avrebbe pagato al ter“L’Italia ha la scuola migliori mine del mese, ma ogni tre. di portieri al mondo. Avevo voEro preoccupato, pensavo che glia di migliorarmi, di mettermi avesse frainteso il mio italiaalla prova con i più forti portieri no. In Grecia non sarebbe mai d’Europa”. Così conosce Marco Si ringrazia Panini per la gentile accaduto, avresti preso lo sticoncessione delle immagini Storari, anch’egli al Messina: pendio quando sarebbe arri“Il portiere da cui ho imparato vato mentre, in Italia, c’era il di più? Marco Storari, davvero un grande padrone che ti chiedeva scusa per il ritardo, portiere e una grande persona”, confiderà, incredibile”. Nel 2009 fa ritorno in Grecia qualche anno più tardi, a Sport24, media (rinunciando ad un anno di contratto con greco. A Messina alti e bassi. A sorpresa, i senesi). Non lascia un grande ricordo di a fine stagione, finisce al Milan. Disputa, sé in Serie A ma, a chi gli chiede dell’Itain maglia rossonera, due amichevoli estilia, Eleftheropoulos risponde sempre con ve (contro Chelsea e Chicago Fire) ma non convinzione: “Ho imparato molto, sono creconvince. Finisce così alla Roma, come tersciuto come persona. zo portiere (dietro a Doni e Gianluca Curci). Ho giocato dove volevo giocare, in Italia, l’uDopo un anno da spettatore non pagante, nico Paese per cui valeva la pena lasciare lascia la Capitale e finisce ad Ascoli dove, la Grecia”. Peccato che, anche a causa di obiettivamente, delude tutte le aspettative: diversi infortuni, il vero Eleftheropoulos non “Ho avuto una tremenda stagione ad Ascoli l’abbiamo mai visto… Si ritira, nel dicembre (la squadra, a fine anno, retrocede in Serie del 2011, ma la sua passione per il calcio B)”, confermerà lo stesso Dimitrios. Dopo non lo abbandona: “Sono nato per questo”, un solo anno con i marchigiani, va al Sieil suo mantra…
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Storari è stato, secondo il greco, un portiere eccezionale da cui ha imparato tanto
“RAGAZZO ECCEZIONALE, FERMATO DA STORARI” Il primo allenatore che ha accolto, in Italia, Eleftheropoulos è stato Bortolo Mutti. C’era lui alla guida della neopromossa Messima, il club che, nell’estate del 2004, ingaggia il portiere ellenico. Mutti ha un ricordo più che positivo del portiere del Pireo: “Arrivava da un club importante dove aveva fatto la storia. In Grecia era molto quotato. Noi lo prendemmo perché volevamo rinforzare il reparto. Storari era reduce da una stagione meravigliosa in Serie B ma non sapevamo se fosse pronto o meno per la massima serie. Eleftheropoulos fu chiamato per dare una mano”. In realtà, con i peloritani, il greco gioca solo 10 partite: “Diciamo che Storari gli creò diversi problemi, visto che non sbagliava una partita. Con uno Storari così in palla, non fu facile per lui trovare spazio in campo. Inoltre – continua Mutti- aveva delle difficoltà a comprendere il nostro modo di allenarsi. In Grecia era abituato ad un altro tipo di lavoro. Si vedeva che era in difficoltà, soprattutto a giocare la palla con i piedi. Comunque, lo posso dire tranquillamente, si è sempre impegnato al massimo. Era un ragazzo eccezionale, molto serio nel lavoro e sempre pronto a mettersi in gioco per migliorare. Gli parlavo in italiano, a dimostrazione che aveva voglia di imparare anche la lingua. Davvero un grande professionista, purtroppo si è trovato di fronte un grande Storari”. Appena informiamo Mutti della nuova carriera di Eleftheropoulos, arriva la sentenza: “In campo era uno che voleva sempre migliorarsi, se ha mantenuto la stessa voglia, potrebbe anche far bene come allenatore”.
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R L Roma-Liverpool NOTTE DI LACRIME E RIGORI gare da ricordare
di Luca Savarese
La Roma da Liedholm alla sua prima storica finale della Coppa dei Campioni. Il destino non gli sorride…
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oma non è stata costruita in un giorno. Nemmeno la Roma ad un passo dalla coppa più ambita d’Europa, fu costruita in un giorno. 30 maggio 1984, quel giorno, però, da solo, bastò a costruire una capitale di emozioni. Notte di lacrime e preghiere, notte di coppe e di campioni canta Antonello Venditti, romantico tifoso romanista, un testo scritto proprio quell’anno, dopo aver vissuto in prima persona, quella partita, quella storia, quella gloria accarezzata e poi volata via, destinazione Inghilterra, lungo l’estuario della Mersey. Una musica che aveva tutte le caratte-
ristiche per essere un inno alla gioia giallorossa e che invece finì in un melodramma. Si, perché Roma-Liverpool era anche Venditti contro i Beatles, che a Liverpool sono nati e si sono formati. Notte prima degli esami contro Let it be, lascia che sia. Insomma, un ultimo atto a ritmo di musica. L’ingegner Viola ha allestito una squadra che dopo aver trionfato l’anno prima in Italia, vuole andare a farsi rispettare anche in Europa. Cerezo dall’Atletico Madrid, Strukelj dalla Triestina e Graziani dalla Fiorentina sono gli arrivi più degni di nota. In uscita Vierchowod accasatosi Foto Liverani
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NEL SEGNO DI BRUCE
Grobbelaar, istrione e ballerino della linea di porta Bruce David Grobbelaar è nato a Durban, in Zimbabwe il 6 ottobre del 1957. Da ragazzo gioca a cricket, ma ad eccellere è nel baseball. Lui però più che per la pallina impazzisce per il pallone, da calcio. Nel 1977 entra nella Guardia Nazionale Rhodesiana, poiché all’epoca, lo Zimbabwe si chiamava Rhodesia. Va in Canada dove si fa le ossa a Vancouver ed è allenato da Tony Waiters, ex portiere della nazionale inglese. Arriva a Liverpool nel 1980, quando se ne va è il 1993. Sono passati tredici anni, di parate, di personalità e di due Coppe dei Campioni. La prima vissuta all’ombra di Ray Clemence, la seconda a Roma, tutta sua. Si perché d’accordo che Neal portò in vantaggio i Reds e Kennedy realizzò l’ultimo rigore decisivo, ma il resto lo fece lui. Parando? Andando in gol? No, semplicemente grazie alla sua temeraria spavalderia. Quando Bruno Conti andò dal dischetto, secondo tiratore per i giallorossi, Bruce inizia la sua partita, nella porta di destra, sotto gli occhi della Sud. Bruce guarda i fotografi e morsica la rete, Conti sbaglia, quasi stordito. Intanto gli altri segnano. Poi arriva il momento di Graziani. Bruce continua la sua recita, si accorge che i fili della rete sembrano spaghetti così decide, nemmeno fosse Roberto Bolle, di ballare come se le sue gambe fossero anch’esse spaghetti. Follia a servizio dell’impresa. Graziani, alla vista di quello spettacolino, è frastornato e quasi depotenziato e infatti non calcia ma spara altissimo. Kennedy segnerà il penalty decisivo, ma la Coppa è diventata tutta Reds e non gialla e rossa, grazie a quelle trovate improvvise e geniali, da saltimbanco consumato, del portiere zimbawese.
alla Samp, l’austriaco Prohaska tornato a Vienna e gli attaccanti Tovalieri e Iorio ceduti rispettivamente al Pescara ed al Verona. Dopo aver conquistato l’Italia, la Roma parte alla volta del suo viaggio europeo. Non ci va in prima classe, qui siedono grossi calibri come l’Amburgo fresco vincitore dell’ultima edizione ai danni della Juve grazie al gol di Felix Magath, l’Athetic Bilbao,l’Ajax, il Benfica. Il posto della Roma è da terza classe. “Ma chi l’ha detto che in terza classe, in terza classe si viaggia male?” cantava il romano ed anch’egli romanista Francesco De Gregori, che aggiungeva “In terza classe si va in America”. E infatti la Roma non viaggia male, anzi, con un cabotaggio convinto e a tratti spettacolare non va in America ma a Roma, teatro in quell’occasione, della finalissima. La Roma parte da Roma e fa ritorno a Roma. Dalla capitale alla capitale: un capitale di avventure e di brividi. 14 settembre 1983. Esordio col Goteborg, neanche a dirlo, in casa. Bastano sette minuti per mettere le cose in chiaro: Falcao prende il palo, la palla finisce sui piedi di Vincenzi, gol e l’Olimpico esplode come fosse già
una finale. Raddoppia Conti e la Sud è una torcida infinita. Cerezo, col tre a zero, la trasforma in un sambodromo. Chi ben comincia, è a metà dell’opera e della coppa. La sconfitta di misura, 2 a 1, nel ritorno al Gamma Ullevi risulta indolore. Ora sotto con gli ottavi dove i giallorossi pescano i bulgari del Cska Sofia. In casa loro risolve la pratica Falcao con un bolide di destro. All’Olimpico un altro destro, questa volta di Ciccio Graziani, rispedisce il Cska in Bulgaria. La Roma prosegue il suo cammino. Non che faccia grandi cose, ma fa bene le cose ordinarie. Liedholm, atarassico, guarda lontano. Sa che la strada è ancora lunga e le insidie dietro l’angolo. Insomma, se la Roma corre il rischio di scaldarsi troppo, ci pensa Nils l’algido a mantenerla fredda. 7 marzo 1984, sta arrivando la primavera e la Roma fa sbocciare tre gol nella porta della Dynamo Berlino. Un autogol, Pruzzo e Cerezo mettono le cose in discesa in vista del ritorno in terra di Germania. Vincerà 2 a 1 la Dynamo ma poco importa: la Roma è arrivata alle semifinali della Coppa più prestigiosa d’Europa. Quello che era partito come un viag-
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GARE DA RICORDARE
RL getto senza pretese, sta diventando una scalata di sorprese. Tra l’ultimo atto romano e la Roma c’è un avversario scozzese, il Dundee United. In Scozia i padroni di casa giocano, in un completo oranje molto simile alla divisa dell’Olanda anni 70, con un ritmo forsennato. Traversa iniziale di Graziani, ma poi arrivano due gol e sono entrambi anglosassoni. La Roma è aggrappata alla sfida di ritorno. Non è facile ribaltare due gol, ma se i giallorossi riusciranno nell’impresa, poi non dovranno più spostarsi, perché la finale si vivrà allo stadio Olimpico. Una Roma energica riesce ad imporsi. La doppietta di Pruzzo è lo spruzzo giusto per attingere l’euforia della remuntada. Di Bartolomei, dal dischetto, nella ripresa porterà la truppa in finale. Certo a distanza di anni si scoprirà che dietro all’arbitrato del signor Vautrot ci sarebbe stata la longa manus del presidente Dino Viola, ma questo è un altro capitolo. Quella storia dice finale. Infatti la finale a Roma con la Roma in finale crea un gioco, spasmodico, di aspettative. Ognuno dei cittadini si fa il suo film ed il the end è sempre lo stesso, con i romanisti che vogliono la Coppa e persino con qualche cugino laziale che vuole vedere la storia del pallone passare trionfante, per la città eterna. Insomma, un carico enorme di attese, che ci mette un attimo a diventare una bomba di tensione. Inoltre, il corrispettivo della Roma con la palla a spicchi del basket, la Virtus Roma, ha appena vinto la Coppa campioni. Ora, si dicono, tra Testaccio e dintorni, deve vincere anche la Roma del pallone, quasi fosse un’equivalenza, scontata. Dall’altra parte della barricata però il Liverpool, mica è un pivellino, ha già abbracciato tre volte le grandi orecchie della Coppa: 1977, 1978, 1981. fatte fuori Borussia Moenchengladbach, proprio a Roma, quindi conoscono campo e ambiente, Bruges e Real Madrid. Hattrick di Bob Paisley con i frombolieri scelti Case, Keegan, Souness, Dalglish Neal, Kennedy. Questi ultimi quattro presenti e scattanti anche contro la Roma. Da un anno, in panchina c’è Joe Fagan, nato a Liverpool nel 1921 e vice di Paisley dal 1974. Questa gente sa di che
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TABELLINO: Roma-Liverpool 3-5, d.c.r. ROMA: Tancredi, Nappi, Bonetti, Righetti, Falcao, Nela, Conti, Cerezo (115’ Strukelj), Pruzzo (64’Chierico), Di Bartolomei, Graziani. All: Liedholm LIVERPOOL: Grobbelaar, Neal, Kennedy, Lawrenson, Whelan, Hansem, Dalglish (94’Robinson), Lee, Rush, Johnston (72’ Nicol), Souness. All: Fagan SUCCESSIONE DEI RIGORI: Nicol, fuori. Di Bartolomei, gol. Neal, gol. Conti, fuori. Souness, gol. Righetti, gol. Rush, gol. Graziani, fuori. Kennedy, gol.
pasta è fatto quel prestigioso trofeo. Nell’urbe la marcia di avvicinamento ha il ritmo di una corsa, dove, non si riesce proprio a decelerare. Gli uffici capitolini nel cuore di quel 30 maggio 1984 chiudono addirittura dopo pranzo e dalle 14 non si fa altro che pensare al Liverpool, alla Roma, a come riempire la Sud. Si vendono in abbondanza bandiere e sciarpe giallorosse già con tanto di coppa al centro. La scaramanzia sembra essere una sconosciuta. Addirittura la ditta Cinzano aveva già immesso, con largo anticipo sul mercato, un vermut con tanto di etichetta giallorossa. Vogliono prepararsi al meglio. Ma il meglio, in molti casi, è nemico del bene. Quella sera, nella megalopoli romana, c’è un silenzio anelante, è ricco di mistero ed accompagna anche le cose. Sembra quasi che anche la scalinata di Piazza Navona e persino l’acqua della fontana di Trevi, fremano ed attendano. Si guardano le statue di chi ha fatto grande l’urbe e si ammirano i busti degli imperatori, dallo sguardo greve, provano a strizzare l’occhio all’evento anche i simulacri di Cesare ed Augusto. Ecco l’antico ludus, il gioco, sublimato e centuplicato: la Roma in finale, a Roma, di Coppa dei Campioni. Intanto gli inglesi riempiono la curva nord, mentre la Sud, è un chiassoso e festante regno romanista. l’Olimpico è un’astronave gremita, pronta a volare nello spazio angusto della gloria. Il Liverpool fiuta che i padroni di casa non sono padroni delle cose e decide di giocarsi le sue carte, il suo es-
Si ringrazia Panini per la gentile concessione delle immagini
sere mentalmente più sgombro e più abituato a gare così secche. Quando Johnston fa partire un cross dalla destra, la Roma va in bambola: Rush frana su Tancredi, Bonetti per evitare il corner mette in mezzo per Nela che è bruciato dalla rasoiata di Philip Neal. Reds in vantaggio al 15’. Fallo su Tancredi? Tutto a posto per l’arbitro Fredriksson. Falcao viene improvvisamente colto, nel giro di valzer più importante, da un attacco di forte saudade. Sente la nostalgia per le sue giocate, che infatti rimangono lontane, avvolte in una nube di un vorrei ma non riesco. Il divino sembra terribilmente umano, troppo
Per tanti giocatori giallorossi, come Cerezo, è stato un grande dolore
umano. Così ne approfitta l’irlandese Whelan, il filibustiere della mediana rossa. Whelan sente e vede che il treno di Falcao ritarda le giocate ed allora va sul suo binario per un tragitto inedito. La Roma è preda dell’ansia di vincere, i reds non hanno nessuna ansia di prestazione dalla loro e provano a colpire. Graziani prova a ricucire il carattere della Roma con una conclusione rabbiosa, è solo corner, palla che arriva sul destro di Agostino Di Bartolomei: tiro, fuori, la Roma non è ancora morta. Graziani ci riprova ma trova tra lui e la sua voglia di gol Bruce Grobbelaar, il baffuto portiere zimbawese con pochi capelli. Conti sul luogo dei suoi delitti, l’ala destra, è braccato da Kennedy che non lo lascia nemmeno pensare, allora il barone lo dirotta sulla mancina. Gli inglesi fatto il gol, non che abbiano stra fatto. Rush risulta un brutto cliente ma la difesa romana lo ha tiene. La Roma, dopo le ambasce iniziali, si è rimboccata le maniche e con olio di gomito ha imbastito la sua tela. Così al 45’ esatto Conti va via sulla sinistra. Mette in mezzo, la sua intenzione è però respinta. Bruno ci riprova, questa volta Marazico trova precisa come una scala quando devi cambiare una lampadina la testa riccioluta e pronta di Pruzzo. O rey de Crocefieschi s’innalza sopra la capitale e la palla, tra Grobbelaar e la lotta, si fa un giro nella porta del Liverpool. La Roma ha trovato il pareggio con un ottimo arrembaggio. Nulla è perso, tutto è lì, a portata di speranza. La formazione di Liedholm rientra in campo caricata a mille. Righetti, Nela, Falcao ci provano in rapida successione ma la palla mica vuole entrare. Il Liverpool sembra un pugile sul punto di crollare, ma il boxeur chiamato Roma non sa infliggergli il gancio decisivo. Grobbelaar ad un certo punto con uno svarione perde palla, ma Pruzzo, claudicante,
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GARE DA RICORDARE
RL IL RICORDO DI GIULIO Giulio Delfino, romano e romanista, titolarissimo dello squadrone di Tutto il calcio su Radio 1 Rai nonché voce che ci racconta e ci fa vivere le avventure della Formula 1, ricorda quella sera. 30 maggio 1984, l’orologio ha da poco superato le 20. Se non sbaglio avevi 17 anni, dov’eri quella sera e come hai vissuto l’evento? “Quella sera ero allo stadio, con il cuore in gola, con la bandiera che comprai fuori dallo stadio con la scritta Roma campione d’Europa e con la coppa disegnata sopra; certo non era il massimo del rispetto della scaramanzia, ma ero ancora piccolino e non sapevo che queste cose non si fanno. C’era un’atmosfera di grande tensione, ci si giocava un titolo che all’epoca aveva ancora più valore di oggi perché era combattuto solo dalle formazioni che avevano vinto il campionato nazionale. Il Liverpool poi era il Barcellona di Guardiola di allora e faceva paura. Infatti nei primi minuti mise subito in difficoltà la Roma e segnò, poi la Roma, con la calma che ha sempre contraddistinto il barone, riuscì a pareggiare, a ibernare la sfida e ad andare prima ai supplementari e dunque ai rigori, qui si consumò il dramma: il Liverpool ci diede l’illusione sbagliando il primo penalty, ma poi vinse ed alzò il trofeo. Fu una botta tremenda, che i tifosi giallorossi non cancelleranno mai”. Carlo Ancelotti, che non prese parte a quella sfida per infortunio, recentemente interpellato su quella partita ha detto che la Roma arrivò troppo sicura all’appuntamento decisivo. Sei d’accordo o forse il mistero affascinante e tremendo della Coppa dalle grandi orecchie aveva architettato un simile scenario? “Dunque ricordo un aneddoto curioso: quella partita io ero in tribuna perché mio padre all’epoca riuscì a trovare tre biglietti importanti per lui, per me e per mio fratello e mi trovai di fronte proprio Carlo Ancelotti, impossibilitato a scendere in campo. Ricordo il suo sguardo deluso come fosse adesso. Tuttavia non sono d’accordo sulla troppa sicurezza. La Roma riuscì a pareggiare, ebbe forza, s’impegno con discreta umiltà portando la gara ai supplementari e poi ai rigori. Forse di troppa sicurezza ha peccato la Juve nell’ultima finale di Cardiff, dove ha poi preso quattro gol, ecco qui si può muovere qualche appunto riguardo ad un’eccessiva sicurezza, ma non credo sia stato il caso di quella Roma”.
non è in grado di castigarlo. La Roma potrebbe ma non quaglia. Il Liverpool, intanto, fa passare il tempo ed ogni tanto lancia Rush, sul quale scatta, puntuale, il fuorigioco. Quando Pruzzo è costretto ad abbandonare il campo tristi presagi passeggiano sulle tempie dei tifosi, che già devono fare a meno, dall’inizio, di Maldera ed Ancelotti rimasti ai box per infortunio. Fuori il bomber dentro Chierico e Graziani a piazzarsi al centro dell’attacco. La Roma non ha nessuna intenzione di mollare. Dalglish va a muso duro con Di Bartolomei che gli mostra tutta la fronte. Roma capoccia. Lo spettro dei supplementari aleggia e si accomoda, tra mille altri spettri. Ancora Dalglish tiro basso, ma Tancredi risponde presente. Cerezo nelle terre di mezzo sembra un farmacista: mette cerotti ed applica bende, ma la sua squadra non riesce proprio a
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trovare la medicina giusta. I supplementari dilapidano le residue energie, ma per la Roma le cose iniziano a mettersi su una strano piano inclinato: dopo Pruzzo non ce la fa più anche Cerezo (dentro Strukelj) tradito da uno stiramento. E se anche il farmacista lascia la baracca, chi combatte il morbo? I primi rigori che assegnano una Coppa dei campioni, hanno l’aspetto di un intervento chirurgico che deve salvare la finale dalla malattia del pareggio. Il primo bisturi lo tiene in mano, anzi nei piedi Nicol, l’anestesia non prende e la palla esce. Di Bartolomei, al contrario, si mostra glaciale come un medico scandinavo: rete e la Sud ricompone i frammenti di un sogno. Segna però anche Neal. Grobbelaar ipnotizza Conti che manda la palla fuori e sotto i tacchi il morale di quasi tutto l’Olimpico. Segna capitan Souness, segna
Quella partita resta una grande incompiuta, sembra quasi un non finito di Michelangelo. Forse però meglio un non finito di un’opera mai neppure iniziata... “Certo, è molto meglio arrivare in finale e perderla che fare da comparsa, ma fu davvero doloroso. Tu prima parlavi di liceo, ecco l’indomani a scuola fu tremendo per me, perché tutti i miei compagni laziali si fecero trovare con le sciarpe del Liverpool, fu una giornata durissima. il tifoso della Roma, del resto, è abituato a cocenti topiche, mi viene in mente RomaLecce del 1986, Roma-Samp del 2010 con la doppietta di Pazzini, i tifosi della Roma si piegano ma non si spezzano, si rialzano, pronti per una nuova sfida e per una nuova fregatura...”. Per dirla in termini automobilistici che monoposto era quella Roma e che caratteristiche aveva? “Direi una Williams, che può fare qualche sorpresina, ma non a livello di Ferrari di McLaren o di Mercedes, una monoposto che si faceva rispettare, l’anno prima arrivò uno scudetto straordinario, quindi il motore era buono e la scuderia di livello, che non riuscì però a centrare il sogno delle grandi società e cioè scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della coppa più importante d’Europa”.
Righetti, segna Rush, sbaglia Graziani ancora vittima del siparietto dell’istrionico portiere dei reds che danza sulla linea di porta distraendo e disorientando. Segna e sentenzia Kennedy. Nel 1963 ci fu l’assassinio a Kennedy, nel 1984 un altro Kennedy, inglese e calciatore del Liverpool, assassina sportivamente la Roma, la sua gente, le sue attese. Falcao fece il gran rifiuto di tirare il rigore. La Coppa dei campioni non si rifiuta a prendere la via della Mersey e lascia il Tevere. Dopo l’esame più importante, rimangono solo le lacrime. Ma, quella notte, anche dopo la beffa, canterà Venditti, quella notte è ancora nostra. Si può vincere o perdere ma certi momenti hanno la forza indelebile di essere un tatuaggio dello spirito. E ogni 30 maggio, per chi ama la Roma, come accade ad un arto operato quando fa freddo, ahi che dolore. Souness alza la Coppa dei Campioni, la Roma piange. Foto Liverani
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SCOVATE
da carletto Il dj/speaker di RTL 102.5 Carlo Carletto Nicoletti seguirà i profili Instagram e Twitter dei giocatori più importanti del pianeta Calcio e ci segnalerà le foto e i tweet più divertenti e particolari. Segnalate quelle che magari potrebbero sfuggirgli scrivendogli al suo profilo Twitter e Instagram @carlettoweb
EL SHARAAWY
Stagione importante quella che sta per cominciare per il talento italo-egiziano.
NETO
Dopo 3 stagione da riserva di Buffon, il portiere brasiliano si prepara ad una stagione da titolare al Valencia.
Entrambi reduci dall’ottima stagione al Crotone, eccoli in ritiro con il Genoa. Rosi e Palladino tornati alla casa madre.
MARQUINHOS
I due talenti brasiliani si ritroveranno al PSG dopo il passaggio per 222 milioni di Euro di Neymar dal Barça al PSG.
PINILLA
SALAH
BORRIELLO
VIERI
Saluta il campionato italiano e torna in quello Cileno, Pinilla... Memorabili alcuni suoi goal in Italia.
Dettaglio dei polpacci per il bomber della SPAL, squadra con la quale ha firmato un biennale
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ROSI
Quando questa giornale andrà in stampa molto probabilmente Coutinho sarà già un giocatore del Barça, nel frattempo eccolo son Salah con la divisa del Liverpool.
Il Bomber per eccellenza con l’ex CT della Nazionale italiana. Vieri saltò il fortunato mondiale del 2006 per infortunio...