THIRD
ISSUE 1
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MAKE UP
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Edito Romeur srl
LA CINDINA
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Art Director Antonio Ciaramella
PRIMER di Antonio Ciaramella
Supervisor Stefano Arduini
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16 SFUMATURE DI GRIGIO
Realizzazione grafica Emanuele Angelini, Gabriele Casagrande Gianmarco De Massimi Maria Grazia De Montis, Alessandro Di Costanzo Lucia Falconi, Francesco Ferraro, Andres Gregorio Monica Maiese, Fabrizio Malagigi, Roberta Salaro Michela Serpietri, Sara Tonacci
di Cristiana Zoncu
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MARIANGELA PALATINI di Ilaria Casella
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hanno scritto Antonio Ciaramella, Paola Coratti Carla Belloni, Maria Pia Savaiano Ennio Orsini, Antonietta Atrei, Pamela Delizia
FRANCESCA TOLOT di Carla Belloni
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IL FONDOTINTA
Photo Gianluca Palma, Francesca Maceroni
FRA PASSATO E PRESENTE di Carlo Capezzera
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Make Up Pamela Delizia Francesca Vagliaviello Verdiana Valenti Veronica Piacentini Valentina Corradini Bartoli Eleonora de la Vallè Elisa Iarlori Giorgia Capezzali Silvia Maletta info@to-makeup.com
IL VALUTATORE DELLA SICUREZZA di Alice circi
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SIMONE BELLI DI CARLO CAPEZZERA
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TECNOLOGIA SOFTFOCUS di Paola Coratti
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MICHELE MAGNANI
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www.to-makeup.com
BLACK & WHITE
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“Il trucco è l ’estensione della personalità”
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MAKE UP design
e
fantasia
trucco e costumi
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make
up
di
PAMELA DELIZIA & FRANCESCA VAGLIVIELLO VISO : HD Foundation – MAKE UP FOREVER BROW : Spiked – MAC cosmetics BROW HIGHLIGHT : Studio FIX NC15 – MAC OCCHI : Embarck , Red Brick , Deep Damson , Sushi Flower , Carbon Eyeshadows – MAC cosmetics Coffee , Redd , Vino Pencils – MAC cosmetics BLUSH : Breath of Plum , Studio Sculp – MAC cosmetics LABBRA : Vino – MAC cosmetics Cyber Lipstick , Lip Glass - MAC cosmetics NAILS : Red Award 394 – RIMMEL PRO
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make
up
di
VERDIANA VALENTI, VERONICA PIACENTINI & VALENTINA CORRADINI BARTOLI VISO : fondo - Make up Forever HD chiaro scuri- - Mid yellow, fix , sculpt Fard - Desert Rose BOCCA : matita - vino rossetto palette 6 colorazioni - HANG UP (CS) OCCHI : prep + prime:colorazione medium matite-coffee,ebony MAC cosmetics ombretti - carbon, sushi flower MAC cosmetics fix MAC cosmetics ombretti - carbon, espresso ,sushi flower, cranberry, fig viola MAC cosmetics LABBRA : Vino – MAC cosmetics Cyber Lipstick , Lip Glass - MAC cosmetics
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make
up
di
ELEONORA DE LA VALLE’ & ELISA IARLORI VISO : Face & Body C2 – MAC cosmetics TV Paint Stick Ivory & 070 – KRYOLAN Supracolor 303 , 101 , 079 – KRYOLAN OCCHI : Coffee , Ebony eye pencilS – MAC cosmetics Espresso , Kork , Studio Sculpt powder – MAC cosmetics POWDER : Prep & Prime Trasparent Finishing powder – MAC cosmetics BLUSH : Pink Rose Quad – LAURA MERCIER Peaches – MAC cosmetics LABBRA : 02 Soft Smudge Brown – ESTEE LAUDER Vino Lip Pencil – MAC cosmetics
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Un canale: YouTube 98 mila iscritti. Età anagrafica: 20 anni. La Cindina, con i suoi tutorial make up, è un vero e proprio fenomeno 2.0. In un’intervista esclusiva conosciamo meglio la protagonista di questo successo da oltre 25 milioni di visualizzazioni.
ual è stato il tuo percorso formativo? Rispetto al campo del make up sono autodidatta fin da bambina, anche se in un futuro non così lontano frequenterò un corso di effetti speciali. Com’è nata la passione per il trucco? La mia passione per il trucco nasce a livello inconscio all’età di 6 anni mentre osservavo mia nonna truccarsi; successivamente la forte passione si materializza dai 13 anni, momento in cui ho iniziato ad utilizzare e giocare con varie tipologie di trucchi, fino ai 16 anni, età in cui ho deciso di iniziare a condividere la mia passione in rete. Cosa ti ha spinta a condividerla sul web? La mia famiglia che mi ha sempre supportato e rispettato per la mia scelta di realizzare video tutorials. Ti ispiri a qualche icona/personaggio famoso in particolare per la realizzazione dei tuoi tutorial? La mia primaria ispirazione in particolar modo per i trucchi più artistici e inusuali è la mia immaginazione, i miei sogni e le mie sensazioni. Secondariamente non tralascio il poter prendere spunto da qualche icona del passato o del presente che amo.
Q
Hai appena lanciato il marchio Mulac, parlaci di questo nuovo brand. Mulac prende vita a Marzo 2013 con l’intento di creare una casa cosmetica che fosse in grado di fondere la più alta qualità delle materie prime naturali con le performance elevate richieste dai professionisti del trucco. Il nostro obiettivo è di rendere i cosmetici professionali accessibili a tutti, senza sacrificare il bene della propria pelle. L’unicità dei prodotti Mulac rappresenta la nostra idea di make up basato sulla creatività e sull’arte di trasformare se stessi. Ogni donna ha bisogno di sentirsi apprezzata e valorizzata nella sua unicità ogni giorno e per questo Mulac ha scelto di produrre cosmetici non convenzionali. Il primo prodotto Mulac è una palette diversa dal solito, con colori particolari ed unici bio. Come mai questa scelta? La scelta rispetto al nostro primo prodotto ‘’Manifesto del brand Mulac’’ richiama il nostro concept fondamentale di make up: prodotti con altissime performance abbinati a formulazioni ottimali e che rispettino il benessere e la naturalezza della nostra pelle. Nasce così ‘’Different’’ una palette composta che fonde due aspetti opposti del look
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di ogni donna: quello naturale e quello più estroso. Emergono così 7 ombretti nude, con formulazioni 100% naturali, adatti per l’uso quotidiano e 6 ombretti supercolorati adatti per occasioni come party, cene o semplicemente per sfogare il vostro estro creativo. Il Precision Eyeliner completa l’obiettivo per cui è nata la palette: poter concedere a tutti la possibilità di mostrare attraverso il make up la propria creatività. Cambieresti qualcosa del tuo percorso fino ad oggi? Assolutamente niente, ogni esperienza bella o meno bella del mio passato mi è servita per crescere e maturare ogni giorno. Progetti per il futuro? I progetti per il futuro rispetto alla mia passione per il make up si concentrano molto sui due aspetti principali della mia vita odierna: il mio passatempo su Youtube di condividere e creare sempre video originali e utili per tutte le ragazze che mi seguono e continuare a lavorare al meglio in Mulac suscitando stupore e meraviglia con le prossime uscite. Un grazie infinite a La Cindina.
P R I M E R di Antonio Ciaramella
I
l Primer è un cosmetico che si presenta con una texture morbida, studiata per rendere la struttura irregolare della pelle setosa al tatto e compatta diminuendo la dilatazione dei pori e migliorando l’aspetto generico dell’incarnato. Funziona un po’ da “autolivellante” e permette inoltre di far aderire meglio il make up conferendogli una durata maggiore. Lo si trova principalmente sotto forma di fluido o crema e si stende molto facilmente con un pennello sintetico. Generalmente composto da cere, polimeri e silicone spesso contiene ingredienti supplementari per la Sun Protection Factor indicata sulle confezioni con la sigla SPF. Ci sono diverse varietà di primer disponibili in commercio che possono adattarsi a qualsiasi tipo di pelle: alcuni sono trasparenti o colorati, idratanti o ricchi di cere e polimeri per rendere un make up di lunga durata; altri contengono minerali come il biossido di silicio, uno degli ingredienti fondamentali dei primers, che serve per controllare lo stato di lucidità del volto; quelli di ultima generazione con un’attenzione più curativa contengono complessi probiotici e acido salicilico capace di svolgere anche azioni dermopurificanti (adatti quindi per pelli impure) e possono contenere ciclometicone e dimeticone; altri studiati per effetti illuminanti contengono i cristalli di mica. Inoltre ce ne sono di specifici per diverse parti del viso come palpebre, labbra e ciglia. Si tratta dunque di un cosmetico importantissimo, capace
Dati
estratti
di fare la differenza. Infatti, selezionare il primer corretto per il tipo di pelle o il tono non è diverso dalla selezione del corretto fondotinta. I suoi vantaggi sono anche altri: per esempio permette al fondotinta di rimanere sul viso più a lungo anche durante la stagione estiva, aiuta ad evitare che la pelle possa assorbire il talco e i pigmenti presenti nei fondotinta e nello stesso modo ad impedire che il talco possa disidratare la pelle assorbendone la parte sebacea; taluni contengono estratti di erbe come gelsomino, lavanda, rosa, geranio, aloe come componenti di natura disinfettante e lenitiva; ce ne sono alcuni denominati oil free per pelli impure, altri con maggiore presenza di cere ed emollienti per pelli disidratate e mature (i primi a conservare l’umidità della pelle, i secondi a mantenerla elastica). Oltre ad esserci una diversificazione nella componente i Primers si distinguono anche per colorazioni. Quelli colorati si utilizzato per coprire discromie sulla pelle e li troviamo in commercio con le colorazioni dei correttori epiteliali, dal lavanda al verde passando per il giallo e l’arancio. Ce ne sono poi alcuni che si presentano con le tinte simili ai fondotinta ma, una volta stesi sulla pelle, i migliori vanno in trasparenza. In quel caso è consigliabile scegliere colori leggermente più chiari del fondotinta o quest’ultimo, una volta applicato, risulterebbe visivamente “pesante” e ceroso. I primers trasparenti non influenzano il colore della pelle quanto quelli colorati ed hanno una funzione principalmente levigante.
dal
quotidiano
TImES
58,2 2014
46,6
2011
milioni di pezzi venduti
milioni di pezzi venduti
26,6
milioni di pezzi venduti
2006
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16 sfumature di...
GRIGIO di Cristiana Zoncu Designer make up: Raffaele Squillace ph. Simone Olivieri Model: Sonia Di Palma Assistent make up: Corinna Ardolino, Margareth Giardullo Stylist: Luca Zingaretti
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i è, come per tanti altri colori, una profonda dicotomia nel grigio. Se da una parte viene visto come il colore della neutralità, del pensiero imparziale e del vivere in armoni, dall’altra non possiamo che identificarlo come il colore dell’ignavia, della banalità e dell’infinita indecisione. Allora qual è la sua reale identità? Cosa si nasconde nella psicologia di un colore tanto affascinante quanto contraddittorio? Proviamo a rispondere a tutte le domande che sorgono spontanee. Perché non usare proprio la “materia grigia” per cominciare? Il grigio, infatti, è legato come colorazione ad alcune zone del cervello e si è ricavato il suo piccolo spazio nella complessa psiche umana diventando così la tonalità connessa alla sfera intellettuale. Tuttavia sono molte le curiosità legate a questa misteriosa nuance e, per soddisfare ogni richiesta e togliere ogni dubbio, compiremo un piccolo viaggio nella storia e nelle caratteristiche di questo colore unico e particolare. Innanzitutto occorre dire che il nostro occhio è in grado di percepire in media 16 sfumature di grigio che vanno poi unite a quelle tinte ormai entrate di diritto nella lista dei colori più usati; tra queste tonalità è utile ricordare le più citate e famose quali l’Ardesia, il Grigio Perla, il Gainsboro, l’Argento, il Tortora e il Platino. È necessario inoltre sapere che il grigio è colore complemen-
tare di se stesso e si può ottenere sia unendo in parti differenti il bianco e il nero, sia mescolando in parti uguali i tre colori primari tra di loro; in questo caso si viene a creare una tonalità molto particolare definita nello specifico “bistro”, una sfumatura usata moltissimo dai pittori per realizzare ombre molto più realistiche di quanto si otterrebbero rafforzando i colori di un quadro con la sola aggiunta del nero. Proprio nell’ambito pittorico il grigio è stato per secoli sottoposto ad esperimenti e teorie. Addirittura “Scuola Grigia” o “Scuola dei Grigi” è il nome di una scuola pittorica paesaggistica ligure caratterizzata dall’avversione ai toni troppo forti, quindi dalla spiccata predilezione per le tinte chiare e delicate. Come non citare poi la tecnica del “Grisaille”, una particolare lavorazione in cui l’unico colore utilizzato è proprio il grigio in tutte le sue sfumature e sfaccettature. Il termine viene infatti dal francese “gris”, che vuol dire, per l’appunto, grigio. Anche la scultura non si è lesinata nell’uso di questo colore; basti pensare all’antichità classica e al suo sfrenato utilizzo del marmo che ha di propria natura una base bianca o grigiastra con venature dello stesso tono. Statue, bassorilievi, costruzioni edili, strutture, opere d’arte d’avanguardia e non sono caratterizzate dalla presenza attiva del grigio nella loro costruzione, tanto che si decise di improntare su questo colore la struttura urbanistica del quartiere romano EUR ispirato all’architettura classica e neoclassica. Il complesso architettonico è infatti caratterizzato da massicce costruzioni in marmo che convivono a stretto contatto con edifici di natura più nuova, rimanendo però su nuance che virano verso la scala dei grigi.
C’erano fondamentalmente tre generi di accordi: il bianco, del tutto legale. Il nero, del tutto illegale. E il mio colore preferito, il grigio. (Lord of War, Andrew Niccol. 2005)
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particolari e tessuti evanescenti, fino a creare vere e proprie costruzioni architettoniche con gabbie di grigio metallo atte a sostenere capi di abbigliamento così particolari da sembrare quasi opere d’arte da passerella. E nel makeup? Nel makeup è l’argento la nuance che fa da padrona, spesso abbinata al nero o al perla. Dai più il grigio è temuto, come si legge su numerosi blog amatoriali di internet, poiché è un’arma a doppio taglio: se non usato bene rischia di spegnere lo sguardo. Per la sua neutralità è facilmente abbinabile con ogni tonalità di colore, soprattutto per look sofisticati e metallizzati, ma c’è anche chi osa con smokey brillanti, chi lo preferisce in tonalità opache per dare un tocco di classe e chi lo utilizza nei makeup artistici con effetti strabilianti. Tantissime case di makeup hanno inserito all’interno di collezioni diversi prodotti con nuance grigie, spesso nelle tonalità metallizzate come il platino o l’argento, che sono molto apprezzate tra le giovanissime per la loro capacità di accendere lo sguardo; esistono inoltre ombretti con base grigia e glitter colorati all’interno in modo da poter giocare su tonalità da abbinare con altri prodotti. Nel makeup teatrale il colore grigio invece ha un suo piccolo spazio durante gli invecchiamenti; serve soprattutto per donare quell’aspetto di pelle ingrigita dovuta all’avanzare dell’età e cambiare il colore dei capelli e delle sopracciglia. Visto tutto ciò che è stato detto in merito, viene spontaneo l’interrogativo finale: siamo veramente sicuri che il grigio sia un colore banale?
Persino la letteratura ha reso omaggio a questo colore con il recente romanzo “Cinquanta Sfumature di Grigio” divenuto un caso editoriale più unico che raro. Grigio protagonista anche nella fantascienza con gli “Alieni di razza Alfa”, i famosi extraterresti dalla pelle grigia e dall’inquietante aspetto. Avvicinandoci al mondo del makeup occorre un doveroso accenno all’uso del grigio nella fotografia e nella moda. Il grigio, essendo un colore neutro, non appartenente né alle tonalità fredde né a quelle calde, esattamente come i fratelli bianco e nero, quindi mantiene proprietà rilassanti alla vista. Nella cromoterapia viene per questo definito un colore di trasformazione poiché si pensa abbia capacità a livello psicologico di risvegliare sensazioni sopite e di far crescere l’uomo a livello intellettuale. Non a caso mettendo due fotografie completamente uguali a confronto tra di loro, ma mantenendone una a colori e una in bianco e nero, il cervello umano sposta la sua attenzione sulla seconda catturando con lo sguardo molti più dettagli di quanti coglierebbe nello scatto originale. Attenzione, meticolosità, impegno e concentrazione: la nostra mente reagisce così alla vista del grigio. Persino il cinema in bianco e nero, pur essendo privo di colori che non siano quelli neutri, appariva e appare tutt’oggi agli occhi degli spettatori estremamente comunicativo, anche con il mutismo che lo caratterizza. Tutt’oggi scelte registiche particolari continuano a proporre il bianco e nero e la scala di grigi nelle sale enfatizzando così momenti di particolari interesse nel pubblico. Molti sono inoltre gli stilisti e le grandi firme che propongo il grigio nelle loro creazioni, spesso abbinandolo a tinte
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MARIAN GELA PA LAT I N I di Ilaria Casella 22
Mariangela Palatini nasce a Villa Rosa, un paesino in provincia di Teramo. Frequenta la scuola di Ragioneria e in seguito frequenta il corso di estetica. La sua vera passione è un’altra e nasce durante la sua infanzia. All’età di otto anni, infatti, già sfoglia riviste di moda e disegna modellini di vestiti; il mondo artistico l’affascina tremendamente. Gli anni passano e la passione aumenta ma non è sempre facile avere il coraggio di prendere da soli quella che sembra la strada giusta da seguire. In realtà, la sua passione celata, aspetta solo di essere spronata per venir fuori. Mariangela inizia così una ricerca sulle accademie di formazione nel settore del make-up e, quella che più cattura la sua attenzione, è la Joe Blasco Make-Up School di Los Angeles. Frequentare un’accademia di quel tipo avrebbe indubbiamente determinato un enorme cambiamento nella sua vita, sia sul profilo lavorativo che personale, prevedendo un temporaneo quanto inevitabile trasferimento negli Stati Uniti. Da non sottovalutare l’ingente peso economico che tale scelta avrebbe avuto sul suo budget. Proprio per questo, in crisi, il bisogno di esternare tutte queste perplessità alla sua famiglia, che non prende bene la decisione di un eventuale trasferimento a Los Angeles. Nulla, però, può ostacolare la decisione di Mariangela: ormai il suo unico obbiettivo è quello di partire per l’America. Il suo sogno si realizza all’età di ventiquattro anni. L’avventura dura un anno e dopo il suo rientro in Italia inizia a inviare curricula. Tra i vari invii ce n’è uno destinato alla redazione del famoso programma televisivo Striscia la Notizia per un posto da effettista. Mariangela Palatini è la truccatrice che crea ogni sera un diverso personaggio per il celebre imitatore Dario Ballantini.
dieci anni mi fa lavorare con artisti straordinari.
PARLAMI DEL TUO TRASFERIMENTO A L.A. PER FREQUENTARE L’ACCADEMIA DI MAKE-UP
Avevo mille paure e dubbi infiniti ma tanta voglia di provarci, di credere in quel sogno, anche se avevo mio padre e la mia famiglia contro. Mio padre era contrario alla mia partenza, poiché credeva che sarei potuta partire solo dopo essermi sposata ma “ogni vera gioia, ha una paura dentro” (ndr citazione di una frase celebre di Margaret Mazzantini).
QUANTO CONTA L’UMILTÀ IN QUESTO LAVORO?
Moltissimo. Essere umili è alla base di tutto, nel lavoro come nella vita. Ci sono tanti truccatori che si riempiono la bocca dei loro successi, “se la suonano e se la cantano” da soli! Invece quelli bravi, e ce ne sono tanti, sono umilissimi, sempre insoddisfatti ma capaci di fare cose bellissime.
CREDI CHE I SOGNI SI POSSANO REALIZZARE?
MAMMA
Sì. Credo fermamente che i sogni si possano realizzare ma, altrettanto, credo che sia necessario impegnarsi tantissimo, sono sempre più convinta di questo. VORRESTI CUNO IN
TRUCCARE QUALPARTICOLARE?
Non è importante essere “il truccatore di” ed è per questo che non vorrei mai truccare nessuno in particolare; essere un bravo truccatore non deriva da chi trucchi ma da ciò che esprimi con un trucco. COSA
ESPRIMI
CON
UN
TRUCCO?
COSA NE STA RIVISTA
TV
E
NON
IL
CINEMA?
LA
NOTIZIA?
‘Perché ho iniziato lì e non ho più smesso. COME
ARRIVA
STRISCIA
IN
CARRIERA?
PENSI DI “TO MAKE
QUEUP” ?
Credo sia un’ottima opportunità per coloro che vogliono conoscere il make up dal punto di vista professionale. Ormai con troppa facilità ci si definisce make up artist, invece ritengo sia una professione che prevede molte conoscenze e tanta esperienza; la gavetta, che ormai in pochi vogliono fare, è imprescindibile, fattore sul quale soffermarsi anche nella scelta del percorso formativo da intraprendere. Inoltre è molto interessante leggere le esperienze di chi lavora in questo campo: possono essere, da un lato, uno spunto per non scoraggiarsi; dall’altro testimonianze preziose per non montarsi troppo la testa. In entrambe i casi utilissime!
piccole sfumature, questioni di millimetri, a volte. LA
DONNA
un mondo di prime donne a volte è facile perdersi.
Con il trucco esprimo il mio modo di trasformare, cerco di cogliere dei dettagli e riportarli nel volto di un’altra persona per ricreare la stessa immagine. I dettagli spesso fanno la differenza: delle
PERCHÉ
O
Mamma e donna in carriera è una combinazione esplosiva, abbastanza difficile, ma credo che infondo sia talmente ricca che quello che impari in un ambito poi ti aiuta nell’altro. Penso di trasmettere alle mie figlie la passione che ho per il mio lavoro e ci tengo a ripetere loro che sono padrone della loro vita, che possono sognare e impegnarsi per realizzare i loro sogni. Certo non sono presente ogni giorno, anzi, ma il messaggio della mia assenza è forse più grande e profondo. Nel lavoro, il fatto di avere una famiglia mi tiene molto più con i piedi per terra, in
Quando si dice “il caso non esiste”: appena terminati gli studi accademici negli Stati Uniti, torno in Italia e invio un curriculum vitae alla redazione di Striscia la Notizia. Non arriva per intero ma quel poco che arriva colpisce chi, più tardi, mi farà un colloquio, la stessa persona che da oltre
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F R A N C E S C A TO LOT di Carla Belloni
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tista, che esprime con 100 trasformazioni l’ispirazione della Francesca Tolot artista e creativa. Libro nato dalla grande amicizia tra artista e modella, elemento che si coglie in ogni scatto pubblicato, racconta forse per la prima volta la crescita ed il mutamento di una donna sotto i riflettori, soggetto che esprime gli stati d’animo e le molteplici identità di una donna moderna alle prese con i cambiamenti ambientali e temporali, il tutto raccontato con una maestria e innovazione da lasciare senza parole. Ho avuto la fortuna di partecipare all’evento straordinario MAC Masterclass dell’8 ottobre 2014 a Milano dove la fantastica Francesca Tolot, introdotta ed accompagnata in questa esperienza dal grande artista Michele Magnani, ha tenuto una rappresentazione di trucco ed ha presentato il suo libro “One woman 100 faces” prestandosi alle numerose curiosità del vasto pubblico presente; parterre delle grandi occasioni alla Triennale di Milano dove tra il pubblico erano presenti moltissimi esponenti del makeup italiano tra cui il maestro Diego Dalla Palma stretto amico dell’artista. L’incontro è terminato con una sfilata di modelle che hanno mostrato dei lavori della artista Francesca Tolot e che esprimevano tutto il suo talento. La sua disponibilità ha fatto si che ci rilasciasse un intervista esclusiva su di se e sul suo mondo.
Francesca Tolot, truccatrice italiana, considerata una delle più grandi interpreti di questo magico mondo, nasce a Venezia e per lavoro si trasferisce a Los Angeles. Gli studi di belle arti e il suo grande interesse ed amore per la pittura, specialmente quella rinascimentale, fanno da base per la sua formazione artistica di spiccata raffinatezza. Il suo talento l’ha portata a collaborazioni professionali di altissimo livello; moltissime le star che si sono affidate all’arte del suo makeup: Kim Basinger, Julia Roberts, Charlize Theron, Gwyneth Paltrow, Jodie Foster, Kate Winslet, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Scarlett Johansson, Sharon Stone, Sophia Loren oltre a dive della musica come Beyonce, Madonna, Shakira, Celine Dion e Jennifer Lopez. Il suo inizio americano è segnato dal suo incontro con Elizabeth Taylor avvenuto a metà degli anni ’80 appena arrivata a Los Angeles con la collaborazione del famosissimo fotografo Helmut Newton, con cui aveva lavorato in Italia. A questo inizio di grande prest.igio ha fatto seguito una miriade di incarichi prestigiosi con copertine di Vogue e Rolling Stone e video musicali; ad oggi ancora ideatrice dei total look di Beyonce che segue anche nei suoi video musicali. Suo ultimo grande lavoro è libro “ One Woman 100 faces”, con prefazione amichevole della stessa Beyoncè, realizzato in lunghi venti anni dove la donna dei ritratti è la modella iconica Mitzi Martin, fotografata da Alberto Tolot marito dell’ar-
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Buonasera sig.ra Tolot, intanto ti ringrazio della disponibilità e ti porgo i saluti della Romeur Academy e di tutta la redazione di To MakeUp D-Come è cominciato il tuo percorso artistico e professionale? R-La pittura rinascimentale è stato il mio primo amore e gli studi di belle arti hanno affinato la mia sensibilità per la luce, il colore e le sfumature. E’ stata l’iscrizione ad un corso di makeup con Diego della Palma che ha dato inizio alla mia carriera di makeup artist. Ricordo che all’epoca utilizzavo molto trucco su me stessa e pensavo che frequentare un corso, sarebbe stato divertente per imparare nuove tecniche. Il mio primo incarico è stato sostituire Diego per il makeup per una campagna pubblicitaria, un giorno in cui lui non era disponibile. Come prima esperienza non è stata delle migliori, tanto da pensare che quel tipo di carriera non era adatto a me. Per fortuna Diego ha insistito e una settimana dopo ero sul set di uno shooting per Vogue Italia. Da quel momento ho capito che quella sarebbe stata la mia professione e la mia passione. D-Quali differenze hai riscontrato nella visione della bellezza tra la sue radici italiane e le richieste di attrici famose preminentemente americane. R-Quando sono arrivata a Los Angeles negli anni ‘80, i codici estetici erano molto diversi da quelli europei. Il make up era molto più esasperato e “costruito”. Provenire dalla moda, mi ha molto aiutato a interpretare un concetto di bellezza più fresco e contemporaneo. Credo di aver avuto la fortuna di essere arrivata a Los Angeles nel momento giusto, l’industria stava cambiando, c’era il desiderio di sperimentare e credo che anche l’essere italiana mi abbia aiutato, in US ho sempre riscontrato una profonda ammirazione per la creatività e l’innovazione del “made in Italy”e questo mi ha dato il privilegio di potermi esprimere.
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D-Nel tuo ultimo libro “One Woman 100 Faces” si evidenzia la voglia di una espressione artistica che va al di là del semplice make up correttivo che è parte integrante del suo bagaglio professionale, da dove è nata questa esigenza? R-Il libro nasce proprio dal desiderio di esprimere liberamente la mia creatività, la mia personale visione e svelare il potere espressivo dell’arte del makeup. Il makeup è versatilità, in alcuni look ho utilizzato per esempio, materiali alternativi quali carta, tessuti, fiori. Io e mio marito, il fotografo Alberto Tolot abbiamo lavorato per la prima volta con Mitzi Martin sul set di un commercial quando lei aveva solo 17 anni e siamo rimasti abbagliati oltre, che dalla sua bellezza, dall’incredibile capacità di trasformarsi davanti alla camera. È diventata la no-
stra musa. Le immagini di questo libro sono il racconto delle molte sfaccettature di una donna, un viaggio nella sua femminilità e personalità. D-Ti sei affiancata dei collaboratori per lo sviluppo del progetto o hai curato da sola ogni parte della realizzazione? R-Ho avuto il privilegio di avvalermi del talento di professionisti nel tempo diventati amici, che hanno capito il mio progetto. Innanzi tutto Alberto, mio marito, che ha realizzato le immagini del libro e poi ho potuto contare sulla collaborazione di stimati colleghi hairstylist che si sono appassionati a questo progetto. D-Da dove cogli l’ispirazione per i pro-
getti che poi realizzi? R-Dalla vita! Credo che ogni cosa, ogni luogo, ogni volto sia una fonte inesauribile di ispirazione, basta essere predisposti, curiosi e lasciare che lo sguardo si posi su tutto ciò che ci circonda, attraversando l’ovvietà e la quotidianità delle cose. E allora ecco che si svela la meraviglia della natura, l’unicità delle persone, l’energia delle strade, il potere evocativo dell’arte. D-Come artista che vive di colori ed armonie quale è il tuo parere riguardo al fotoritocco applicato ai suoi lavori? R-Credo che il fotoritocco se artistico e ben realizzato sia un continum del processo creativo e se serve a valoriz-
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zare il risultato del mio lavoro ne sono favorevole. Sono invece contraria alla manipolazione e all’artificiosità che mi trasmette un senso di estraneità alla mia creazione. D-Quale è il tuo rapporto con il trucco beauty correttivo? R-Anche in questo caso non sono favorevole all’esasperazione del correttivo. Il mio compito come makeup artist è riuscire ad interpretare e enfatizzare la bellezza di un volto piuttosto che “correggerlo”. Sono per esempio contraria all’abuso del contouring nel beauty.
i f
l
ondo
tinta
fra passato e presente di Carlo Capezzera
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“De Medicamine formae foeminae” di Ovidio contiene questa ricetta insieme ad altre di composti cosmetici di sua invenzione, testimonianza del fatto che la cosmesi ha radici molto profonde nella storia dell’uomo. Come già detto nel precedente articolo sull’eyeliner, la ricerca storica rivela emozioni non pensate e non è facile resistere al fascino di perdersi nell’osservazione e nella lettura del passato attraverso un cosmetico. Inoltre, è bene chiarire che questo articolo si propone solo come un fuggevole sguardo storico del prodotto, uno spunto per poter riflettere sulla storia dell’uomo, dei costumi e della cultura attraverso un prodotto di bellezza.
«Suvvia, spiega in che modo, dopo che il sonno ha abbandonato le tenere membra, il viso possa risplendere candido» . All’orzo, che inviano per mare i coloni africani, togli via paglia e pula; una misura uguale di ervi sia fatta macerare in dieci uova (che l’orzo mondato ammonti a due libbre): quando il tutto si sarà asciugato al soffio del vento, fallo macinare con ruvida mola da un’asina lenta. Trita anche corna che cadranno per prime ad un cervo longevo (ce ne vada una sesta parte di libbra), e poi, quando si saranno mescolate a questa polvere farinosa, setaccia subito il tutto, nei fitti fori di un vaglio. Ovidio - “De Medicamine formae foeminae”
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Il fondotinta ha origini molto antiche, come del resto i cosmetici in generale, ma dovremo arrivare quasi ai giorni nostri per poter parlare di fondotinta vero e proprio nella moderna accezione. Detto questo troverete in questo articolo il termine “fondotinta” anche quando non si riferisce al fondotinta vero e proprio ma a quei miscugli cremosi con fine di abbellimento e correzione dell’incarnato utilizzati fino ai primi del ‘900.
In epoca Egizia era in uso una miscela detta “cerussa” contenente la biacca, cioè un pigmento composto da carbonato basico di piombo, che veniva spalmata sul viso per coprire il colore della pelle, le imperfezioni e per sbiancare in genere l’incarnato. I medesimi usi possono essere ritrovati nelle popolazioni Sumeriche e Cartaginesi. La stessa biacca veniva usata dagli antichi Greci e in epoca Romana, mescolata a escrementi di uccelli fermentati, ottenendo un composto quasi simile all’intonaco. In particolare nell’antica Roma, ci sono testimonianze di uso del fondotinta anche fra gli uomini, sebbene fosse un’usanza radicata ancor più lontano nel tempo. Le formulazioni potevano spesso variare da più a meno complesse ma erano tutte mediamente simili: carbonato di piombo mescolato a cereali come il mais, oli, grassi animali come il lardo.
Nel 1300 le dame usavano spalmare grandi quantità di dense creme ottenute dalla mescolanza di ossido d’argento e mercurio, grassi animali vari e burro. Nel Rinascimento era in uso il “lustro” con finitura avorio dorato; questo prodotto deve il nome al colore usato nelle arti decorative della ceramica, un colore giallo pallido. Nel 1600 Elisabetta I era solita utilizzare dell’albume d’uovo per sfruttarne l’effetto tensore.
Con il nome generico di “splenia” si indicava una pasta rosea molto coprente adatta a minimizzare le cicatrici, bruciature e abrasioni, una sorta di moderno camouflage. Cioè che accomuna tutte le tipologie di creme e miscugli vari è il colore sempre tendente al bianco in quanto simbolo della purezza dell’animo. L’idea del bello e del fascino, infatti, è stata quasi sempre legata a un’idea di volto chiaro e pallido, canoni di bellezza che ritroveremo in epoca medioevale.
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Anche gli uomini erano abituati a ricoprire il loro volto con pomate composte da oli, burro di cacao e farine, tamponando poi il volto con abbondanti quantità di cipria ottenuta dalla polvere d’amido e dal talco. Un’ interessante testimonianza ci viene dalla letteratura: vaste sono le opere dedicate alla descrizione della toletta, spesso a carattere ridicolizzante e ironico; famosissimi a questo proposito i versi di Giuseppe Parini ne “Il giorno” relativi alla toletta del Giovin Signore:
“Ecco che sparsa pria da provvida man la bianca polve in piccolo stanzin con l’aere pugna, e degli atomi suoi tutto riempie egualmente divisa. Or ti fa cuore, e in seno a quella vorticosa nebbia animoso ti avventa.”
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Sempre nel corso dell’Ottocento continua a sussistere l’idea del bello accostata al pallido, in contrapposizione al colorito scuro dei popolani. Ritroviamo quindi diversi preparati, spesso altamente nocivi, composti da piombo e bismuto, mandorle amare, sublimato corrosivo di mercurio, causa spesso di intossicazioni gravi e decessi. A cavallo tra il Settecento e l’Ottocento troviamo in uso misture diverse a base di mercurio, piombo, ossido di zinco, acidi e nitrato di argento, mentre l’età Vittoriana segna una sorta di arresto nell’uso del fondotinta e del trucco in generale ad uso personale. La Regina Vittoria infatti, considerava disdicevole l’uso del make-up, relegandolo solo alle prostitute. Il trucco era accettato per ragioni artistiche e quindi “consentito” solo ad attori e attrici. Per schiarire l’incarnato senza l’uso di trucco, alcune signore arrivavano persino ad astenersi dal prendere sole, mangiavano gesso e bevevano iodio. Come si è visto, dunque, i canoni di bellezza non subiscono ancora particolari cambiamenti: il volto doveva sempre essere pallido per indicare bellezza e purezza.
che rimane sostanzialmente sempre la stessa ma grazie all’uso di ciprie colorate, rosse o color crema naturale o ancora leggermente rosata. E’ con Carl Baudin, attore del Leipzeiger Stadt, teatro in Germania, che il fondotinta inizia la sua strada verso la formulazione moderna e verso le diverse colorazioni e finiture. È a lui, infatti, che si deve l’invenzione del cerone teatrale (pasta composta da zinco, ocra e lardo) creato per nascondere la giuntura della parrucca alla fronte. Il truccatore ed estetista Max Factor (Maximilian Factorowiz) nel 1914, creò il cerone flessibile, un “moderno cerone teatrale” avente una composizione più riflettente sotto le luci dei set cinematografici. Gli studi di formula di Max Factor portarono al primo prodotto in commercio su larga scala, il Pan Cake con la formula del “due in uno”, fondotinta e cipria. Tradizionalmente, infatti, veniva usato prima uno strato di fondotinta a base oleosa e poi veniva stesa la cipria, sia per fissare il fondo che per ottenere un aspetto più opaco e adatto a riflettere le luci cinematografiche. Mentre l’uso del rossetto (“lip rouge”) e del fard (“rouge”) era ormai piuttosto comune, l’uso del fondotinta veniva ancora visto come “malfamato”. Tuttavia, il Pan Cake donava un aspetto più naturale tanto che, quando nel 1937 venne ottenuto il brevetto, nonostante la crisi economica, il lancio del prodotto fu e rimase uno dei più grandi successi nel campo della cosmesi.
Questa imposizione del bianco subisce per la prima volta un’interruzione in epoca moderna agli inizi del 1900. Sotto il Re Eduardo VII, infatti, le donne ricominciarono ad usare il trucco e il fondotinta che, però, non si presentava più così bianco come nei periodi precedenti, non già per un cambiamento nella formulazione
40’
60’
La leggerezza e la trasparenza si fanno ancora più presenti negli anni Sessanta e Settanta arrivando addirittura alla quasi totale assenza di fondo negli anni dei “figli dei fiori”. Ciò che a volte non si tiene presente è proprio il contesto sociale nel quale e dal quale nasce e si sviluppa una certa idea di make up, di stile, di apparenza. Non si tratta di un mondo a parte ma di un’espressione di costume costruita attorno a una tendenza.
Negli anni quaranta la formulazione inizia a mutare con l’introduzione dei fondotinta fluidi rendendo la texture leggera sia nella consistenza che nella risultanza. Procedendo negli anni ritroviamo appunto tale caratteristica, nata per esigenze cinematografiche e sviluppatasi nel beauty quotidiano e commerciale puntando sempre di più ad un aspetto fresco e leggero, compattante, coprente ma trasparente all’apparenza.
80’
La formulazione del fondotinta cambia nuovamente negli anni Ottanta. Una grande attenzione al fisico, all’abbronzatura, al colore ambrato della pelle, comporta anche un uso di diverse palette di colori che vanno ad aggiungersi a quelle già presenti; il colore aranciato, spesso presente in diversi make up di quest’epoca, non è altro che la risultanza dell’ossidazione di alcuni nuovi ingredienti, non sempre stabili come nelle formulazioni attuali, e di gusti estetici legati a quegli anni. L’introduzione del silicone negli anni Novanta e Duemila ha rivoluzionato sicuramente la produzione di questo cosmetico; in particolare quella del silicone volatile ha donato al fondotinta una finitura impalpabile, trasparente anche alle riprese ad alta definizione. Le miscele caratterizzanti i fondotinta si sono sviluppate su larga scala e le case cosmetiche sono sempre state interessate, come tutt’ora, a sviluppare formule continuamente all’avanguardia, tanto che oggi non è più possibile parlare di fondotinta come fosse un unico prodotto, essendo numerosissime e diversificate le consistenze e le finiture.
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Il fondotinta moderno è formato da un’emulsione di acqua, pigmenti e sostanze grasse naturali come oli vegetali e/o minerali, o di sintesi come i siliconi.
ed anche quella di olio può essere totalmente assente.
La vasta gamma di fondotinta è data dalla differenza con la quale questi elementi vengono mescolati, dalla loro percentuale di presenza e dall’aggiunta di altri elementi atti ad opacizzare o rendere scorrevole la sua applicazione. I pigmenti utilizzati sono inorganici, quindi non vengono assorbiti dalla pelle: questo ne determina il potere coprente. Vedremo in futuro tutte le particolarità di formulazione. Cerchiamo intanto di esaminare delle macro differenze che ci aiutino a capire meglio l’argomento.
I liposolubili sono costituiti da una base spesso esclusivamente grassa fatta di oli e trigliceridi miscelati con pigmenti. Questo tipo di formulazione permette al fondotinta di essere maggiormente resistente all’acqua. La solubilità del fondotinta è di fondamentale importanza nell’uso professionale. Da questo dipende, infatti, la scelta dei prodotti più adatti ad essere miscelati fra di loro per poter ottenere il miglior risultato di finitura ma anche di stabilità e durata. Basilare diventa dunque la conoscenza tecnica del prodotto e la sua formulazione.
È possibile distinguere due macro categorie di fondotinta, cioè gli idrosolubili e i liposolubili. Gli idrosolubili sono una miscela di pigmenti sospesi in una miscela di oli in acqua, legati grazie a sostanze emulsionanti che quindi permettono di mantenere aggregate le particelle colorate, l’acqua e la sostanza grassa, evitando la sedimentazione dei pigmenti stessi. La maggiore presenza di acqua determinerà la consistenza più fluida; al contrario, la sua minor concentrazione determinerà una consistenza cremosa, fino ad arrivare al fondotinta in polvere dove la parte di acqua
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IL
VALUTATORE DELLA
SICUREZZA NEI PRODOTTI
COMESTICI di Alice Circi
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Chi di noi acquistando un prodotto cosmetico non fa caso a quella lista di ingredienti per molti incomprensibili…il famoso I.N.C.I ? Vi siete mai chiesti cosa c’è dietro all’ I.N.C.I ? Se ci sono leggi che ci tutelano? Se c’è qualcuno che controlla che queste leggi vengano applicate? La risposta è
SI.
In questo articolo parleremo di una figura professionale che lavora dietro le quinte ma ha un ruolo fondamentale per la tutela di noi consumatori.
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I
della sicurezza è quindi la figura professionale che contribuisce ad assicurare l’assenza di rischi del prodotto cosmetico. In particolare, secondo quanto previsto dall’articolo 11, la Persona Responsabile dell’immissione sul mercato di un prodotto cosmetico deve mettere a disposizione delle autorità di controllo una serie di dati e informazioni relativi al cosmetico, la cosiddetta “documentazione informativa sul prodotto”, indicata con l’acronimo PIF (Product Information File). Il PIF è costituito da tutte le informazioni ed i dati sul prodotto a cui si riferisce; tra le altre, comprende le seguenti informazioni: la formula qualitativa e quantitativa del prodotto, le specifiche fisico-chimiche e microbiologiche delle materie prime e del prodotto finito, il metodo di fabbricazione, i dati sulla valutazione di sicurezza del prodotto, le prove degli effetti vantati e i dati esistenti per quanto riguarda gli effetti indesiderabili per la salute umana provocati dal prodotto cosmetico in seguito al suo utilizzo. Parlando di sicurezza di prodotti cosmetici è importante chiarire la differenza tra pericolo e rischio. Mentre nel parlare comune questi due termini sono sinonimi, da un punto di vista scientifico e tossicologico rappresentano realtà diverse. Il lavoro che fanno le autorità internazionali è stabilire una dose di componenti che rappresenti un rischio accettabile, che non vada a modificare in maniera significativa le condizioni di salute di un individuo. Un esempio può essere quello del piombo nei coloranti per rossetti. Il piombo è una sostanza tossica ma le quantità presenti nei coloranti per rossetti sono talmente basse da non costituire, nell’uso che viene fatto del rossetto, un rischio per la salute umana. Un grosso lavoro preliminare viene fatto, dunque, prima della messa sul mercato dei prodotti cosmetici. Questo lavoro dietro le quinte vede lo sforzo di tante figure all’interno di un’azienda; una di queste preziose figure è proprio quella del valutatore di sicurezza. Il consumatore spesso non ne è informato ma è importante invece sapere dell’esistenza di questa figura professionale per poter giudicare in modo più critico tutte le informazioni a disposizione.
cosmetici rappresentano un insieme di prodotti con cui la popolazione generale viene a contatto quotidianamente, dai primi anni della nostra vita sino alla terza età. Da questo deriva la necessità che i cosmetici applicati sulla pelle siano sicuri per la nostra salute. Esattamente come i farmaci e gli alimenti, i cosmetici sono sottoposti a una serie di valutazioni e controlli nell’ambito di una normativa ben specifica. A partire dal 1976 nell’Unione Europea sono stati presi in considerazione gli ingredienti della composizione cosmetica per valutare la sicurezza dei prodotti. La stessa Commissione europea, pertanto, ha vietato nei cosmetici un certo numero di sostanze chimiche considerate nocive, mentre alcune sono state ammesse solo in determinate dosi proprio sulla base dei rischi potenziali derivanti dalle loro proprietà tossicologiche. La produzione dei cosmetici è oggi disciplinata da un Regolamento europeo che ha sostituito, a partire dall’11 luglio 2013, la legge italiana 713/86. La legge prevede una quantità rilevante di obblighi per i produttori di cosmetici e la quasi totalità di questi obblighi è relativa alla garanzia della sicurezza dei prodotti sul mercato a tutela del consumatore. A questo punto entra in campo il protagonista del nostro articolo ovvero il valutatore della sicurezza. La legge 713/86 prevede appunto un figura professionale che è quella del valutatore della sicurezza, un laureato in farmacia, chimica, medicina o discipline affini. Ogni prodotto cosmetico immesso sul mercato ha un dossier di informazioni tossicologiche e di sicurezza degli ingredienti della formulazione tale da garantire la sicurezza dei consumatori. Il lavoro del valutatore della sicurezza poggia fondamentalmente su due aspetti: la lettura della formula del cosmetico (quindi la composizione del prodotto e lo studio dei suoi ingredienti alla luce della letteratura scientifica) e la valutazione dell’uso che ne farà il consumatore, della tipologia di consumatore, della frequenza e delle zone di applicazione. Sulla base di questi elementi il valutatore potrà trarre le sue conclusioni sulla sicurezza del prodotto in esame.Il valutatore
BIBLIOGRAFIA : www.abc-cosmetici.it www.eu-cosmetics.it www.salute.gov.it
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InTERVISTa
a:
SIMONE BELLI Artistico,eclettico, proessionale, cortese, un vulcano d’idee e concetti: questi sono alcuni aggettivi ai quali ho pensato conoscendo e parlando alcuni minuti con Simone Belli. In occasione del Cosmoprof 2014 a Bologna, infatti, dimostrando disponibilità e sensibilità, mi ha concesso questa intervista fuori programma. Un colloquio denso di concetti espressi alla velocità della luce che hanno anticipato le domande che mi ero ripromesso di fare. di Carlo Capezzera
Ciao Simone, come credi sia andata questa edizione del Cosmoprof? “Per quanto riguarda l’evento nella sua totalità credo bene, anche se non ho avuto modo di poterlo seguire con attenzione in quanto impegnato con l’Hair Contest l’Oreal che è stato un vero successo, geniale oserei dire.” Cosa pensi di eventi di questo genere? Sono effettivamente utili?
sincronia e l’affiatamento è la chiave di tutto. È questo che cerco di trasmettere al team con il quale opero. Inoltre, credo anche nell’espressione dell’arte pura come emozione di pancia che viene da dentro. Il make up (come lo stile in generale) non deve essere pensato troppo, è un’emozione che va trasmessa di getto, anche ribaltando le regole accademiche classiche e stravolgendo il già fatto. Sicuramente il mio modo di essere make up artist si discosta dal modo di essere comune di molti miei colleghi.” Cosa ti differenzia rispetto ad altri tuoi colleghi?
“Il Cosmoprof è una fiera di proporzioni enormi, offre tanto, dall’utile al superfluo; c’è tanto di tutto e di diverso valore, ma è possibile riuscire a scovare opportunità commerciali di sicuro interesse. Per quanto riguarda questo tipo di eventi (ndr si riferisce all’Hair Contest) trovo che sia fondamentale che ci sia un’occasione che metta al centro del palco giovani protagonisti che difficilmente riescono a trovare una piattaforma di visibilità per poter esprimere la loro arte, la loro professionalità e le loro capacità. Un evento simile offre la possibilità di mettersi alla prova in un contesto di alta risonanza che fa interagire più figure professionali insieme. La chiave di tutto sta nel saper realizzare un look nella sua totalità; pur rimanendo importanti le divisioni di settore, chi lavora nel campo della moda e dell’immagine in generale non può esimersi dal conoscere il lavoro nel suo complesso (non è possibile pensare di occuparsi solo di trucco, o solo di acconciatura, o solo del vestito). E’ inoltre basilare riuscire a collaborare in squadra nella realizzazione di un’idea comune, provando sul campo l’interazione a ritmi serrati.” Qual’è la tua idea di lavoro, cosa cerchi in un professionista e in un team? “Ciò che in primis ritengo sia basilare è appunto riuscire a giocare di squadra: il team dev’essere capace di operare in
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“Rispetto il modo di fare di ognuno. Penso che ciò che mi differenzia sia l’andare oltre le regole pensate, guardando continuamente all’innovazione, stravolgendo i riferimenti antichi dei volumi del viso ancora oggi in uso che ritengo invece superati. Il make up artist è sì un lavoro artigianale fatto di riflessioni, di soluzioni geniali e di ispirazioni che possono venire da ogni dove, ma è anche un’espressione delle sensazioni del momento. È così che io lavoro e mi esprimo in un continuo di idee; è così che mi sento artista del trucco; è questo che oggi la moda richiede.” Puoi svelarci qualche progetto futuro? “Meglio di no, posso solo dirvi che sentirete parlarne. Sono e saranno sempre lavori di squadra, cercando di creare occasioni di sperimentare sul campo idee innovative per creare nuovi spazi di visibilità che oggi, per i giovani artisti, è così difficile ottenere.”
L
’orientamento attuale delle aziende cosmetiche è quello di realizzare preparazioni che diano la percezione di una pelle con meno imperfezioni, dall’aspetto aspetto sano e naturale, mascherandone le macchie e, nei casi di miglior tecnologia, riducendo anche solo otticamente segni importanti come quelli della couperose. Per far ciò si ricorre a particelle che hanno come compito primario la riflessione e la diffusione della luce. Tratteremo qui un argomento che accomuna i temi principali anticipati da due articoli presenti su To Make Up 2nd Issue: ‘Le nano tecnologie’ e la fisica racchiusa nell’articolo ‘All’ombra della luce’. Ne vedremo l’applicazione nei prodotti cosmetici. L’obiettivo di conferire alla pelle un colorito quanto più naturale possibile e non artefatto è tanto primario quanto delicato, in particolare nella produzione dei fondotinta, e può diventare di difficile raggiungimento quando i cosmetici, oltre a soddisfare l’aspettativa di dare alla pelle un aspetto pulito e naturale, devono coprire discromie importanti della pelle o segni del tempo. Si tratta quindi di trovare il giusto equilibrio tra quei componenti che forniscono il colore e la copertura desiderata, come ad esempio i derivati dell’ossido di ferro, per la maggior parte opachi, che creano un effetto coprente e poco trasparente, ed altre tipologie di pigmenti trasparenti che però non danno la copertura necessaria a mascherare i piccoli difetti nella superficie della pelle.
un effetto ottico derivante dall’interazione con la luce, attraverso il fenomeno della diffusione. La capacità di un materiale di creare un effetto soft focus è determinata da fattori chimici, dalle dimensioni, dalla morfologia e dall’orientamento delle particelle nello spazio che occupano.Il materiale soft focus disperso in una formulazione cosmetica ha le caratteristiche di combinare la capacità di ri-trasmettere la luce che riceve e quella di diffonderla. Attraverso la trasmissione si ottiene un risultato più naturale e luminoso in termini di tono, mentre tramite la diffusione la luce viene ridistrubuita in molte direzioni, il che comporta un ammorbidimento delle imperfezioni presenti sulla pelle (bibl 6). Un esempio noto di particella che ha la caratteristica di riflettere la luce, è il biossido di titanio, utilizzato anche nelle creme solari. (bibl 5)
Cominciando dalle imperfezioni più scontate, parliamo delle rughe. Come fare per renderle meno evidenti? Proviamo a fare un esempio molto semplice: se volessimo illuminare una stanza con una finestra molto piccola, sfruttando la luce naturale, cosa faremmo? La soluzione sarebbe quella di collocare una serie superfici riflettenti sulle pareti, ma non basta: dovremmo scegliere uno specchio che abbia una forma particolare e dovremo dargli una specifica inclinazione per diffondere al meglio la luce. Tenendo conto di questi elementi potremmo catturare la luce dall’unica finestra e diffonderla nell’intera stanza garantendo un’illuminazione perfetta in tutti gli angoli bui. Questo è il principio della tecnologia soft focus. L’effetto soft focus è la capacità di alcune particelle, inserite ad hoc nelle preparazioni cosmetiche, di ridurre i segni delle rughe o di piccole imperfezioni sulla pelle per
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L a t e c n o lo g ia s o f t fo cu s
di Paola Coratti
praticamente
a
cosa
servono
queste
particelle?
Come abbiamo appreso dalla lettura del numero precedente, sappiamo che la luce ha l’effetto di mettere in evidenza, “tira fuori” ciò che viene illuminato. Le particelle soft focus, opportunamente abbinate ad altre molecole, hanno la funzione di superfici riflettenti che inserite in una ruga, creano una serie di punti luce che attenuano l’ombra prodotta dalla stessa, riducendone otticamente la profondità, con il risultato finale di renderla meno evidente.
I materiali più utilizzati con efficacia soft focus sono riportati di seguito. Molti di essi vengono pretrattati a temperature altissime ed eventualmente miscelati opportunamente tra loro:
silice
fumata
l’allumina
ossido
di
pirogenica
zirconio
titanio
ossido
fumato
ossido
di
zinco
ossido
di
stagno
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di
titanio
Le caratteristiche di alcune di queste componenti chimiche, come ben noto in riferimento al biossido di titano utilizzato nei prodotti solari, è quella di possedere una capacità di riflessione eccessiva, tale da dare alla pelle un aspetto di innaturale luminosità il cui risultato è assimilabile ad un aspetto oleoso (bibl 5). Per ovviare questo tipo di problemi, oltre alla tecnica della micronizzazione (disgregazione delle particelle in particelle ancora più piccole), sono state create formulazioni nelle quali le particelle soft-focus vengono opportunamente inglobate in sostanze polimeriche: film elastici e trasparenti che hanno la caratteristica di legare e diffondere a loro volta la luce riflessa dalla particella soft-focus, rendendola invisibile.
Ogni tipologia di particella soft-focus ha uno specifico polimero cui viene legata, ad esempio per le particelle di silice fumata, sono particolarmente indicati i polimeri di silicone, i poliglicoli e le loro miscele. I polimeri diffusori di luce più utilizzati in campo cosmetico sono il nylon, il PMMA o crosspolimero metacrilato di metile, il polietilene, il copolimero di etilene ed acido acrilico. (bibl 7).
E’ ormai universalmente riconosciuto che le condizioni che causano il decadimento di elementi essenziali per la pelle come elastina e collagene sono l’esposizione ai raggi uv, il fumo, le poveri di piombo e la scarsa idratazione. A seguito di numerose ricerche è stato evidenziato che la pelle ha un suo normale livello di fluorescenza e che esso diminuisce in coincidenza alla diminuzione di elastina e di collagene. La auto-fluorescenza è un fattore direttamente correlato all’aspetto esteriore di lucentezza, morbidezza e splendore comunemente associati con la pelle più giovane. Qual è la fluorescenza dominante in gioventù? Il verde. (bibl 2/8). La fluorescenza esiste in tutti gli strati della pelle: l’epidermide ne mostra livelli più deboli, lo strato corneo ha
emissioni leggermente più forti, mentre le emissioni più intense si trovano nel derma e nel grasso sottocutaneo. Il livello di fluorescenza epidermica varia a seconda del colore della pelle dell’individuo, tuttavia, la fluorescenza nel derma è legata a elementi comuni a tutti i tipi di pelle: elastina e collagene. Nel corso della mezza età tali elementi determinanti cominciano a ridursi, causando la perdita della fluorescenza verde e, negli anni successivi, di quella blu. Pertanto la perdita di elastina, collagene e conseguentemente di fluorescenza, danno un aspetto spento e grigio alla pelle. (bibl 2)
Attualmente si trovano in commercio creme, fondotinta, solari ed altri prodotti che grazie all’utilizzo di questa tecnologia soft-focus ci restituiscono immediatamente un aspetto giovane e fresco. Svelato il segreto di alcuni prodotti cosmetici che hanno il potere di dare nell’immediato risultati esteticamente performanti e che concentrano la loro azione sulla mimetizzazione, introduciamo qualche ricerca che fa riferimento allo sforzo di sviluppare prodotti che vogliono rispondere all’esigenza di donare anche la luminosità e la freschezza di una pelle giovane. Sarebbe un’evoluzione del sistema soft focus che dovrebbe restituire il famoso effetto salute e che è abbastanza controversa dato che alcune delle tipologie di prodotti usati sembrano avere implicazioni negative sulla salute. Si tratta dell’utilizzo di quelli che sono definiti sbiancanti ottici che basano la loro funzione sulla fluorescenza.
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Queste
particelle sono in grado riflettere i raggi UV
di
Raggi UV
particella softfocus
assorbire la radiazione ultravioletta trasformandola in energia luminosa, quindi producono luce oltre che diffonderla. Un esempio è costituito dalle molecole della fluoresceina, pirazina, cumarina, naphthalimide, triazine, dioxazine, solforodamina, azo composti, composto azomethinic, stilbene derivato, derivato ossazolo, benzoxazole, o dalla famiglia dell’imidazolo (bibl 1). Per quanto riguarda il polimero che ingloba la particella, le caratteristiche sono analoghe a quelle dei polimeri trattati per la tecnologia soft-focus: nylon, acrilici, poliesteri o altri polimeri plastici, materiali naturali, cellulosa rigenerata,
Per garantire i risultati che conferiscono una fluorescenza pari a quella della pelle giovane, si usano componenti chimici in grado di riflettere i raggi uv traducendoli in fluorescenza, cioè che catturano i raggi uv trasformandoli in energia luminosa. Il sistema utilizzato è analogo a quello della tecnologia soft focus, i componenti principali sono una particella ed un polimero, la differenza è che la particella inglobata nel polimero ha natura chimica ed una funzione diversa. A differenza delle particelle della tecnologia soft-focus che fa uso di particelle inorganiche che diffondono la luce, le particelle chimiche sono in grado di
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le esigenze della nostra pelle e consideriamo che possiamo scegliere tra una serie di preparati differenti: la tecnologia soft-focus viene applicata in diverse aree cosmetiche grazie alla possibilità di associare ad essa una serie di componenti di varia natura che la rendono idonea sia per prodotti di make up che per prodotti per la skin care. Un esempio di elementi che possono essere usati in associazione alla tecnologia soft-focus del nostro prodotto sono gli agenti anti-brillantezza, agenti idrosolubili o liposolubili, agenti idratanti come i polioli e per esempio la glicerina, agenti antiossidanti, filtri solari fisici e chimici. Come agenti attivi si possono menzionare i seguenti: anti invecchiamento, agenti cheratolitici, peeling e vitamine, quali ad esempio, le vitamine A, B3, PP, B5, E, K1 e / o C (bibl 4)
Ora che abbiamo compreso le funzionalità e gli effetti delle particelle utilizzate nelle varie tipologie di tecnologia soft-focus utilizzate nella cosmesi, torniamo un po’ alle nanotecnologie: la grandezza che devono avere queste particelle non deve superare 5/8μ (micron) (ricordiamo che il micron o nanometro corrisponde ad 1/millesimo di millimetro, 1/milionesimo di metro ), per funzionare in maniera ottimale le nostre particelle devono avere una forma sferica o poliedrica, il che garantisce la miglior diffusione della luce e per finire devono avere un indice di rifrazione superiore ad 1 , in modo tale che l’immagine della imperfezione sulla pelle sia trasmessa fuori dall’asse visivo di chi guarda. (bibl 3) Se decideremo di fare una prova con un prodotto che sfrutta la tecnologia soft-focus, teniamo sempre in considerazione
1) Brevetto - Fluorescent cosmetic composition US 8133508 B2 Data di pubblicazione 13 mar 2012 2) Comparatively Speaking: Color vs. Fluorescence Mar 20, 2012 Anthony J. O’Lenick Jr., Siltech LLC 3) Brevetto Cosmetic compositions containing optical brighteners US6313181 B1 Data di registrazione 26 mag 1999 4) Evaluation of the skin-brightening efficacy of a skin-brightening system using decapeptide-12 April 2012 Andrea T. Kassim , Mussarrat Hussain & David J. Goldberg 6) Soft-focus cosmetic composition comprising fumed alumina Numero di pubblicazione US20050163813 A1 Data di pubblicazione 28 lug 2005 7) Cosmetic composition containing novel fractal particle based gels having improved optical properties - Numero di pubblicazione US8603505 B2 Data di pubblicazione 10 dic 2013 8) Wild Plum: Novel particles of improved optical brightness and fl uorescence -2010 - JORDAN GROATHOUSE, HOMAR BARCENA, CASEY GUSTAFSON, MARK V. WILSON, DAVID J. SYMONSBERGEN, KERRY A. LUCAS, and ANDREA E. HOLMES
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Michele Magnani Senior
maC
make
di Valeria de Medio
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Up
artist
È stato make up artist per Kylie Minogue, Alessandra Amoroso, le famiglie Missoni e Cavalli; ha collaborato con Dirty Martini e Dean & Dan (Dsquared2). Lui è Michele Magnani, Senior Artist della scuderia MAC Cosmetics, e questa è l’intervista esclusiva che ha rilasciato per i lettori di To-Ma È stato make up artist per Kylie Minogue, Alessandra Amoroso, le famiglie Missoni e Cavalli; ha collaborato con Dirty Martini e Dean & Dan (Dsquared2). Lui è Michele Magnani, Senior Artist della scuderia MAC Cosmetics, e questa è l’intervista esclusiva che ha rilasciato per i lettori di To-Make Up.
GLI ADDETTI AI LAVORI, FOTOGRAFI, MODELLE, STILISTI, PROFESSIONAL MUA E GLI APPASSIONATI DEL SETTORE TI CONOSCONO PER IL TUO LAVORO DI MAKE UP ARTIST DI MAC: COSA TI HA SPINTO AD ENTRARE IN QUESTA GRANDE SCUDERIA?
DI POTER FARE TANTISSIME COSE E MOLTE VOLTE LE MIE ASPETTATIVE NON PUNTAVANO COSÌ IN ALTO. COMUNQUE OGNI MIA PRIMA VOLTA, CHE SIA IL PRIMO BACKSTAGE, O LA PRIMA VOLTA CHE HO TRUCCATO UNA CELEBRITIES, O ANCHE LA PRIMA VOLTA CHE UNA CLIENTE MI HA FATTO UNA DOMANDA PIÙ PARTICOLARE DI ALTRE, ETC., LA CUSTODISCO CON GRANDE AFFETTO; NON UNA SOLA ESPERIENZA, TUTTA LA MIA CARRIERA. LA FORTUNA CHE HO AVUTO IN QUESTI ANNI È CIÒ CHE RICORDO IN OGNI MOMENTO E CHE MI SOSTIENE NEI MOMENTI PIÙ DIFFICILI.
MAC È STATA UNA SCELTA AMBIZIOSA DA PARTE MIA, HO MIRATO SUBITO ALL’AZIENDA CHE RAPPRESENTA IN ASSOLUTO QUELLO CHE È IL LEADER DEL SETTORE DI MAKE UP PROFESSIONALE: MI HA COLPITO SOPRATTUTTO ATTRAVERSO I COLORI, POI MI HA CONQUISTATO AL 100% CON LA SUA ANIMA VIBRANTE, CHE È IL DNA DEL BRAND. COSA SERE
SIGNIFICA, QUINDI, UN MAC MAKE
PER UP
QUALI SONO TI FUTURI DI
TE ESARTIST?
IN
PROGETITALIA?
MAC HA UNA STRATEGIA DI ESPANSIONE MOLTO AMBIZIOSA: SAREMO PRESENTI SEMPRE DI PIÙ SUL TERRITORIO ITALIANO, PER ESSERE PIÙ VICINI AI CONSUMATORI CHE FREQUENTANO I NOSTRI NEGOZI MA, PROGETTO PIÙ IMPORTANTE, PER SUPPORTARE IL LAVORO DEI PROFESSIONISTI, DELLA PRO COMMUNITY DI ARTISTI CHE QUOTIDIANAMENTE SVOLGE UN ATTENTO LAVORO IN TUTTA ITALIA.
SONO MOLTO ORGOGLIOSO DI FAR PARTE DI UNA FAMIGLIA COSÌ GRANDE CHE DA AI MAKE UP ARTIST DI TUTTO IL MONDO L’OPPORTUNITÀ DI ESPRIMERE LA PROPRIA INDIVIDUALITÀ, SENZA CENSURE: PERSONALMENTE HO LA POSSIBILITÀ TUTTI I GIORNI DELL’ANNO DI POTER INTERPRETARE E REALIZZARE LA MIA SENSAZIONE, CREATIVITÀ E ATTITUDINE IN RELAZIONE A QUELLO CHE È IL MONDO DEL MAKE UP. QUAL’È CORDI
I MAC
COS’HA GIOVANI
L’ESPERIENZA CHE RICON MAGGIOR PIACERE?
IN
SERBO MAKE
MAC UP
PER I ARTIST?
GRAZIE A QUESTA STRATEGIA DI ESPANSIONE MAC DARÀ SEMPRE PIÙ OPPORTUNITÀ AI GIOVANI MUA PER ENTRARE A FAR PARTE DELLA NOSTRA FAMIGLIA: LE NUOVE ENERGIE SARANNO IL FUTURO DELLA NOSTRA AZIENDA.
CHE DOMANDA DIFFICILE! -SORRIDE- SAI, NON È FACILE RACCHIUDERE IN UN’UNICA ESPERIENZA SPECIALE TUTTA LA MIA CARRIERA: HO AVUTO LA FORTUNA E IL PRIVILEGIO
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blaCK RITRaTTI
In
&
WHITE
bIanCo
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E
nERo
make up di alessia signoriello
make up di Valentina Mannarino
make up di Vanessa Trezza
make up di Chiara Manes
make up di Valeria Gagliardi
make up di Serena Meriggioli
THIRD
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