![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/3234d012f6e2ace52a49bf442c38780b.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
9 minute read
Mobilità condivisa
Alleati per la mobilità condivisa
Su iniziativa dell’Accademia della mobilità del TCS, 14 operatori attivi nella shared mobility si sono uniti per dar vita alla «Swiss Alliance for Collaborative Mobility», in breve «CHACOMO».
TESTO DOMINIC GRAF | FOTO EMANUEL FREUDIGER
Condividere anziché possedere – il principio dell’economia collaborativa si è da tempo diffuso nel settore della mobilità, anzi, sembra fatto apposta per essere applicato ai trasporti. Già oggi, infatti, l’uso combinato o condiviso di auto, tragitti, biciclette, scooter e monopattini rappresenta una valida alternativa al veicolo di proprietà e costituisce un importante tassello della soluzione sulla strada verso un modo di spostarci più efficiente, ecologico e sociale.
La mobilità collaborativa trae sostegno dal progressivo superamento della dicotomia tra trasporto collettivo con da un lato i mezzi pubblici e dall’altro quelli privati. Oggi, vediamo evolvere un sistema multimodale, che cioè si appoggia sia a fornitori di servizi tradizionali sia a operatori che propongono modelli di condivisione e di business innovativi, oltre a strutture altamente digitalizzate. Questo sviluppo impatta su tutto il mercato svizzero dei trasporti e mette sotto pressione il quadro istituzionale e le condizioni normative, richiedendo opportuni adeguamenti agli scenari di mobilità emergenti.
Parlare con una sola voce per farsi sentire
Eppure finora mancava un’associazione che si facesse interprete di questo cambiamento e promuovesse gli interessi del settore della mobilità condivisa in Svizzera, capace di farsi sentire sul piano politico. Questa lacuna è stata colmata dalla nuova alleanza svizzera per la mobilità collaborativa «CHACOMO», creata allo scopo di rappresentare fattivamente i membri sul piano locale, cantonale e nazionale.
«CHACOMO» nasce per volere dell’Accademia della mobilità del TCS, laboratorio di idee che ha d’altronde assunto un ruolo da pioniere dei servizi di sharing lanciando Carvelo2go e Smargo. In tutto 14 operatori (vedi foto qui sotto) hanno risposto al suo appello, decidendo alla fine dell’anno scorso di costituire un’associazione di settore che si ponga come interlocutore e punto di riferimento nell’ambito della politica dei trasporti. Il TCS, quale maggiore club della mobilità del paese, ribadisce così il suo impegno per l’accesso e la libera scelta del mezzo di trasporto, mostrando di non reagire solamente alle nuove tendenze ma di esserne promotore attivo.
Adesioni aperte
Come si legge nel comunicato di fondazione, i membri della prima ora auspicano che ulteriori attori del settore entrino a far parte dell’associazione. Unendo le forze, imprese di sharing auto, bici o microveicoli, incluse le piattaforme di condivisione, contribuiranno ad una mobilità a 360 gradi, integrata e sostenibile. ◆
Maggiori informazioni sul sito chacomo.ch
I membri fondatori Mobility Carsharing, Uber, AMAG, Lime, Tier, Voi, AutoPostale, edrive carsharing AG, Swiss E-Car, 2EM, PubliBike, Parcandi AG nonché il TCS tramite l’Accademia della mobilità con la sua piattaforma di condivisione cargo bike elettriche Carvelo2go.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/4b85bfef1915836ac55a57edee68c2e3.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
Jörg Beckmann, direttore dell’Accademia della mobilità del TCS e presidente fondatore di «CHACOMO»
Tre domande a proposito di Shared Mobility
Perché adesso è il momento giusto per creare l’alleanza? Jörg Beckmann: Le offerte ci sono e sono in crescita. Anzi vengono ad aggiungersi sempre nuovi servizi. La mobilità condivisa svolgerà un ruolo cruciale quale «quarto modo di trasporto» attirando sempre più fasce d’utenza. Vi sono numerosi dossier politici che interessano gli operatori i quali desiderano far sentire le proprie posizioni ma non si sentono adeguatamente rappresentati dalle associazioni esistenti. È a questo che «CHACOMO» vuole porre rimedio.
La gente è già pronta per una mobilità connessa a tutto tondo? Senza dubbio. La sharing economy con le diverse forme di abbonamento è in voga. I giovani urbani in particolare cercano alternative all’auto propria e si attendono una flessibilizzazione dei trasporti pubblici. Parallelamente, lo smartphone viene usato come strumento efficace per gestire la mobilità individuale nel quotidiano.
Tuttavia per molti condividere un mezzo equivale a meno comfort? Si tende a sottovalutare l’onere che possedere un veicolo privato comporta in termini di tempo e denaro. Per esempio, una buona bicicletta elettrica da carico costa più di 5000 franchi, più circa 500 franchi all’anno per la manutenzione corrente ed eventuali riparazioni. Con Carvelo2go, invece, proponiamo opzioni nettamente più economiche che, grazie alla digitalizzazione, sono anche molto pratiche e semplici da fruire. ◆
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/8d54a70e41cdda97d327ba049bc23d30.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
CONSUMO & INTERNET Bingo, tombola, poker: cosa dice la Legge?
«Siamo un gruppo di amici che s’incontra ogni tanto per delle partite a carte. L’ultima volta ci siamo posti la domanda se in Svizzera i giochi d’azzardo sono vietati».
TESTO VERA BEUTLER
No. In via di principio chi vuole organizzare un cosiddetto gioco in denaro deve però richiedere un’autorizzazione o concessione. La legge svizzera non li definisce come giochi d’azzardo bensì come giochi in denaro; intendendo con questo termine quelle fattispecie che, «fatta una posta pecuniaria o concluso un negozio giuridico, prospettano la possibilità di una vincita in denaro o di un altro vantaggio pecuniario».
Con o senza obbligo di autorizzazione
LEX4YOU «lex4you» è una piattaforma interattiva di consulenza giuridica per la vita -di tutti giorni – comprensibile, attuale e pratica. Il TCS è al vostro fianco per le questioni giuridiche. lex4you.ch Legge sui giochi in denaro ammette delle eccezioni: non si applica a quelli organizzati «nella sfera privata», di carattere non professionale né annunciati pubblicamente. Oltre alla posta, i giocatori non devono neppure dover pagare spese o somme ad altro titolo. Lo stesso vale per i «giochi di destrezza» e le competizioni sportive, anche se prevedono il pagamento di una tassa d’iscrizione e mettono in palio un premio. Infine, non occorre un’autorizzazione per i giochi proposti da imprese mediatiche, purché la partecipazione sia Le case da gioco o casinò sono la gratuita, e i concorsi a premi protipologia più severamente regola- mozionali abbinati all’acquisto di mentata. Per il loro esercizio è in- articoli o alla sottoscrizione fatti necessaria una concessione. di un abbonamento. ◆ Le lotterie, scommesse sportive o giochi di destrezza automatizzati, che si svolgono online o a livello in- Vera Beutler, tercantonale, richiedono un’autodr. iur. responsabile Info-Centro rizzazione da parte delle autorità Diritto & Assicurazioni intercantonali, mentre per le piccole lotterie, scommesse sportive locali o tornei di poker riservati a poche persone ci vuole l’autorizzazione dell’autorità cantonale di vigilanza e di esecuzione. La di un abbonamento. ◆ Diritto & Assicurazioni forma interattiva di consu-
La Cadillac cabrio V8 del 1934 è stata la prima automobile che papà comprò nel 1949 per la nostra numerosa famiglia. Era di seconda mano ed aveva 120 mila chilometri sull’odometro. Nostro padre dovette sborsare 4000 franchi per procurarsi la maestosa americana. Quando decise di liquidarla dopo l’ennesimo guasto – credo al motore – lo supplicammo di ripararla ancora. Per noi bambini viaggiare con la decappottabile americana che pesava 2,5 tonnellate era una spassosa avventura. Aveva una tale mole che mostrava i segni di innumerevoli botte negli stretti parcheggi nostrani e quando succedeva di forare, il che non era affatto raro, era difficile trovare delle gomme nuove della giusta dimensione dalle nostre parti. In montagna poi il motore sbuffava e ci costringeva a lunghe soste per farlo raffreddare. Talora era il carburatore, altre volte la pompa della benzina a fare le bizze. Con tutte queste peripezie avevo sempre qualcosa da raccontare ai miei compagni di scuola. Io ero il più piccolo della classe (eccomi sulla foto a 8 anni), ma potevo vantare la macchina – di papà – più grande… Kaspar Burri
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/babe6b2925af71d94e6485b34b97feb2.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/0ef1ef89b385bbbfae4d911fe38017f8.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
L’amore passa per l’auto
Che i ricordi della prima automobile non siano così arrugginiti come probabilmente lo è purtroppo il veicolo, lo dimostrano i vari contributi alla nostra apprezzata serie.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/9547abe6552b3d4ef69c6b48aa416145.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/1815f4bb706c0d6e52d2f7dc734ea681.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
Due cuori e un macinino
Comprai la mia prima auto nel 1968, una VW Maggiolino grigia del 1958, messa in vendita dalle PTT per 300 fr. Impaziente di cambiarle il colore acquistai cinque secchi di vernice rossa e uno bianco in un negozio «DIY», che pagai 5 franchi ciascuno. La carrozzeria originale era talmente rovinata dal sole e dalle intemperie che potei spruzzarla senza doverla dapprima preparare usando la carta vetrata o la levigatrice. Per completare l’opera, la mia ragazza cucì la tappezzeria per il tettuccio e delle graziose tendine per i finestrini. Ecco il Maggiolino vestito a festa il giorno del nostro matrimonio, che celebrammo due anni dopo nel marzo 1970. Fredy Bischofberger
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/1d6194649b22dd176dafad1fe56f2f30.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/3a71c5574c14ac7a377ee15651ae7750.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
L’amore passa per l’auto
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/47f8461ce2603177681fb18abac1a718.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/4c5ef6d3d72a7baf89b2d0e24144047e.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
In servizio da mezzo secolo
Ho il raro privilegio di possedere ancora la mia prima auto dopo mezzo secolo, e farci tutt’oggi delle uscite nella bella stagione. Già da bambino sognavo di guidare un giorno una Morris come quella di mio padre, nello specifico una cabriolet Morris Minor Tourer, classe 1949. Dovetti aspettare il 1968. Siccome in Svizzera non ne erano più state vendute da oltre sette anni e il modello, pur nuovo, era già considerato un oldtimer, la British Leyland mi invitò a Birmingham per un giro di prova. Il test drive mi convinse appieno e, seduta stante, ordinai l’ultima Morris Minor Convertible (Tourer) prodotta, con sterzo a sinistra. L’auto dei miei sogni mi venne consegnata all’inizio del 1969. In mezzo secolo ne ha macinato di chilometri, per la precisione 350 000, e continua a farlo con aplomb tipicamente britannico; in tutti questi decenni ha sempre funzionato in maniera inappuntabile. Per il suo 50° compleanno ho voluto ricompensare la mia Morris della fedeltà, regalandole degli interni originali nuovi di zecca. H.-Ueli Gubser
Evviva gli sposi
I miei genitori si conobbero a Basilea. Mia madre era vodese mentre mio padre originario di Berna. In occasione delle nozze, festeggiate a Basilea nel 1936, noleggiarono quest’automobile, che poteva accogliere sette persone. Fu la sola volta in cui mio padre si mise al volante di una vettura. Per la cronaca: i miei genitori sono rimasti insieme per tutta la vita… Margrit Pfirter Una MG a misura di famiglia
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/b87d3c2b9c3396e4e2d4a13900018056.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/db86836b56d4b382eb810934c0c590a8.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
Comprammo la MG d’occasione nel 1975 e non ce ne pentimmo neanche un secondo. Quando ne parlavo con i miei conoscenti, molti esclamavano: «Fantastico, sicuramente è tutta sprint!» rimanendo visibilmente delusi quando mettevo in chiaro che non si trattava della sportiva, bensì della versione 1300 family. Ci facemmo numerose gite per i valichi alpini. Nel tempo libero ci divertivamo a pulire le cromature fino a farle risplendere. Data la taglia trovava posto nei parcheggi riservati ai veicoli più piccoli. Sfortunatamente un giorno in piena strada ci si ruppe la scatola del cambio, segnando la fine della nostra amata MG. In ricordo delle belle uscite ne conservammo per alcuni anni la griglia del radiatore. Silvia Brügger
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/f7788066d403a92fc944d13db95be411.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220220224245-2131049501550a91cdab044054a1f818/v1/f09e2c89d3479bd0da7c2dbf4eb45bc0.jpeg?width=720&quality=85%2C50)