Città di Somma Vesuviana Assessorato alla Cultura Archivio Storico Cittadino “G. Cocozza”
Vita e opere di Mons. Raffaele Menzione di Alessandro Masulli Raffaele Menzione nasce il 21 marzo 1920 a San Giuseppe Vesuviano nella sua abitazione ubicata nel quartiere Menzione di Casilli. Il padre, Nicola, era proprietario terriero e commerciante di vino, mentre la madre Lucia Ambrosio era una donna di casa di profonda fede, che si occupava prevalentemente della sua numerosa prole. Raffaele era il terzo di nove fratelli: Grazia, Maria, Michelangelo, Vincenzo, Raimondo, Anna, Guerino e Giuseppe. La produzione e il commercio di vino, in quei tempi, erano le attività dominanti nei Comuni di Ottajano, San Giuseppe Vesuviano e Boscotrecase e i bottari insieme ai produttori di vino erano i veri padroni delle piazze per i forti guadagni economici. Don Nicola Menzione grazie alle sue cantine gestiva una piccola azienda familiare composta di tanti umili lavoratori. Non lontano di casa Menzione vi era la parrocchia di San Francesco d’Assisi, dove il piccolo ricevette il battesimo otto giorni dopo la nascita. Lì Raffaele iniziò a conoscere e ad amare la figura mistica di San Francesco attraverso gli insegnamenti spirituali del suo amatissimo parroco don Gaetano Ferraiolo (1883‐1957). Portava sempre con sé le immaginette popolari del poverello d’Assisi che appiccicava sulle enormi botti di legno in cantina e sulle pareti del proprio cortile. In questa 1
luce si potè già comprendere quale sarebbe stata la strada che il piccolo avrebbe percorso. Intanto cresceva e continuava a frequentare la Chiesa verso cui sentiva un trasporto sempre più acuto. Varie devozioni in quel tempo arricchivano la vita spirituale dei parrocchiani di Casilli, quali il mese di maggio, rosario, via crucis, novene, le solenni celebrazioni della settimana santa e così via. I genitori capirono il desiderio del ragazzo e lasciarono che il figlio seguisse la propria vocazione. Dopo gli anni dell’infanzia e della prima adolescenza trascorsi in paese, Raffaele entrò all’età di tredici anni nel Seminario Vescovile di Nola, dove frequentò il ginnasio fino al 1938. E’ sempre attento e risponde con generosità a tutti gli impegni che gli sono richiesti. Studia, ma gli piace pure giocare a pallavolo e scherzare con i suoi compagni. Sorride sempre e nelle ore di ricreazione ha una risata allegra e fragorosa. Con questo enorme slancio fu ammesso in seguito al Seminario Regionale di Salerno, dove svolse con diligenza gli studi liceali e teologici fino a maggio del 1945. Il 17 giugno dello stesso anno, alla presenza dei familiari, amici e conoscenti, il giovane Raffaele fu ordinato sacerdote di Cristo in aeternum. A imporgli le mani fu il Vescovo Michele Raffaele Camerlengo (1885‐1951) nel maestoso Duomo di Nola, dove il neo‐parroco celebrò anche la sua prima messa solenne. Era il 1945, l’Italia iniziava a ricostruire faticosamente quanto una guerra dissennata aveva inesorabilmente cancellato. I paesi vesuviani, colpiti dal tremendo olocausto, piangevano i propri figli morti e ovunque regnava disordine e confusione. Somma visse in pieno gli effetti della guerra, quando i Tedeschi in ritirata minarono case, palazzi e ponti. Don Raffaele, intanto, intraprese la sua prima attività pastorale nella vicina cittadina di Somma Vesuviana come vicario cooperatore del parroco Luigi Prisco e svolse tale ministero nelle parrocchie di San Michele Arcangelo e San Giorgio Martire fino a giugno 1947. Somma Vesuviana all’epoca era una vera città giardino situata sulle verdi pendici del Monte Somma. Rinomata fin dall’antichità per la salubrità del suo clima, era conosciuta come luogo di riposo e villeggiatura. Si respirava ovunque aria di fede, di religiosità popolare, di festività religiose per la presenza di diverse confraternite laicali e pie associazioni. Nelle parrocchie cittadine si riunivano le mamme in preghiera per la recita del rosario, per novene e tridui di preghiere in preparazione alle festività. Il 10 agosto 1947 don Raffaele fu nominato parroco di San Giorgio Martire con bolla vescovile di 2
Mons. Camerlengo, datata 1 agosto 1947. Tale nomina era stata confermata dal superamento di un concorso indetto dalla Curia nolana. Il possesso canonico avvenne il 19 ottobre dello stesso anno. La Chiesa parrocchiale di San Giorgio, ubicata nel cuore dell’abitato, si era sempre distinta come polo di feconda attività religiosa e d’iniziative sociali, grazie anche all’operosità dei parroci che si erano succeduti. L’epoca dell’edificazione della Chiesa non si conosce ancora con esattezza, ma la sua presenza si può far risalire con certezza a epoca anteriore all’anno 1373. La parrocchia, inoltre, aveva in quegli anni anche la possibilità economica di pagare consistenti tributi alla Diocesi di Nola. Don Raffaele, entusiasta della sua missione sacerdotale, al suo arrivo definitivo in città, subì in un primo momento un senso di smarrimento da cui seppe prontamente riprendersi grazie soprattutto all’aiuto della famiglia Converti. Nei primi anni, attraverso l’accoglienza, il dialogo, la comprensione e l’ascolto umile di tutti quelli che venivano da lui a raccontare i loro disagi, le loro ferite familiari e i loro drammi, riuscì subito a raccogliere le simpatie dei propri fedeli. La struttura della Chiesa, però, era cadente, mancante di tutto perché abbandonata per quattro anni, disastrata per gli eventi bellici, depredata dai ladri e colpita da un’ordinanza di chiusura. Una lapide, datata 15 ottobre 1880, all’interno della Chiesa confermava che un precedente parroco, don Alfonso Maria De Felice, aveva fatto riedificare il tempio sacro al divo Giorgio, devastato completamente dalle fiamme. Il giovane parroco, allora, non si scoraggiò, ripose ogni fiducia in Dio, e si mise all’opera. Nei primi tempi dormiva dietro l’altare e a causa delle infiltrazioni d’acqua si ammalò di bronchite cronica con enfisema, ciò lo costringerà più tardi a trascorrere le sue stagioni estive a Lacco Ameno (Ischia) per le cure termali. Nel giro di pochi mesi, con l’aiuto economico e l’entusiasmo di numerosi parrocchiani, risanò la chiesa dai danni subiti, facendola diventare un vero gioiello. Il monumento fu arricchito di suppellettili sacre, di altari di marmo ma soprattutto dotato di una casa canonica. L’oratorio di Santa Caterina, adiacente alla Chiesa, da antico ospedale si trasformò in sala per conferenze e proiezioni cinematografiche e centro delle attività culturali e ricreative delle associazioni giovanili che, nel frattempo, erano nate in parrocchia. L’operosità del Parroco non conobbe sosta e una seconda opera apparì all’orizzonte dopo enormi sacrifici: la scuola materna “Giovanni XXIII” 3
(attuale circolo dei pensionati) che raccolse numerosi figli di umili lavoratori. La scuola fu affidata dapprima alle Suore Catechistiche del Sacro Cuore e in seguito alle Suore della Carità. Le “consorelle” guidarono la scuola con lodevole impegno e passione, praticando la loro missione nell’asilo e dando un grosso contributo in parrocchia. L’intero complesso, ancora oggi, produce una cospicua rendita che viene destinata, attraverso il Comune, al Seminario Vescovile di Nola per la formazione dei giovani sacerdoti. Insomma, dopo gli anni di guerra, don Raffaele fissò le linee direttrici della sua azione pastorale che intendeva svolgere. Esse avevano lo scopo di incidere sul piano etico, morale e religioso, perché avrebbero dovuto trovare la loro esaltazione nel progetto cristiano della ricostruzione materiale della società. Per essere vicino ai suoi fedeli, aveva intrecciato con loro un fittissimo colloquio anche attraverso organizzazioni cattoliche, missioni, settimane liturgiche, corsi di preparazione al battesimo, cresima, matrimoni, ma soprattutto corsi sulla famiglia. Un ruolo importante dal 1957 fu svolto dall’Azione Cattolica, grazie alle sue iniziative popolari e ai suoi appoggi: un’associazione di laici che s’impegnava liberamente, in diretta collaborazione con la parrocchia, per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa. Intanto nel 1951 don Raffaele aveva iniziato l’insegnamento della religione nell’Istituto Magistrale “Borrelli” di San Gennaro Vesuviano e in seguito nell’Istituto Professionale di Ottaviano per trasferirsi, infine, nell’Istituto Tecnico Industriale “Ettore Majorana” di Somma, nel quale con impegno, serietà ed entusiasmo, istruì una moltitudine di giovani ed ebbe ampia ammirazione e apprezzamento dei dirigenti scolastici e dei colleghi. Gli alunni seguivano don Raffaele con rispetto e affetto; mai annoiati da discorsi teorici, essi attendevano con ansia il loro professore che li aiutava nella soluzione dei loro piccoli problemi. Si attivò per la sezione locale della Democrazia Cristiana: ebbe, infatti, un ruolo primario nelle tornate elettorali cittadine e nazionali e si adoperò per l’elezione a consigliere provinciale dell’avvocato Salvatore Piccolo di Brusciano, divenuto poi Senatore della Repubblica, che si prodigò tantissimo per l’occupazione di tanti giovani sommesi e per la realizzazione di opere pubbliche, tra cui la sistemazione della strada che portava al Monte Somma. Accanto a questa energica azione, non mancarono i momenti ludici: era l’epoca del gruppo giovanile dei baschi verdi con le loro gite e camping, magistralmente diretti dal parroco in tutte le loro lodevoli iniziative culturali e sociali. Nel 1961 don Raffaele promosse in 4
parrocchia l’istituzione canonica della pia unione del Sacro Cuore di Gesù, che aveva come scopo di culto far frequentare i SS. Sacramenti ai fedeli in ogni primo Venerdì di mese e promuovere tra i Cristiani l’assiduità alla preghiera per offrire a Dio il culto dovuto, e ottenere per gli uomini le grazie della salvezza. Già nel XVIII secolo la Chiesa di San Giorgio solennizzava la festa al Sacro Cuore di Gesù; la cassa comunale in quel tempo contribuiva alle spese con un sussidio annuo di misura variabile (G. Cocozza). L’elenco degli iscritti comprendeva solo donne e tutte dovevano versare una piccola somma al mese come offerta. Lo statuto adoperato era il manuale dell’Apostolato della Preghiera, approvato dalle competenti autorità ecclesiastiche. Presidente della pia unione era la signora Luisa Perna. Dal 17 al 31 marzo 1963 la parrocchia visse altri giorni di serenità e di gioia. In forma solenne si svolse la Santa Missione, con la presenza di numerosi fedeli. Aperta dai Padri Missionari nel segno di Nostro Signore Gesù Cristo e con un movente che esortava a pregare per la pace nel mondo e a cristianizzare la vita, la missione ebbe un grande successo. A commemorare l’evento fu eretta una croce di ferro battuto, che tuttora è posta su una base trapezoidale di travertino all’esterno della Chiesa. Pochi mesi dopo la Chiesa piangeva il Papa “buono” Giovanni XXIII, ricordato per il Concilio Vaticano II. In parrocchia, prima dell’arrivo di Menzione, era largamente diffuso tra i fedeli il culto di San Ciro martire. Dati storici ricordano che questo Santo nacque ad Alessandria d’Egitto prima del 250 d.C. e seguendo gli insegnamenti d’Ippocrate e Galeno aiutava gli ammalati ed esortava tutti i Cristiani a compiere il proprio dovere di fronte alla sofferenza. La sua attività di predicatore non rimase a lungo nascosta alle autorità pagane: fu condannato e decapitato il 31 gennaio del 303. Il culto si diffuse nel Regno di Napoli tramite l’opera del Gesuita San Francesco Geronimo. Le reliquie del martire da Canopo, dove fu sepolto, arrivarono prima a Roma, attraverso vari viaggi e poi a Napoli nella Chiesa del Gesù Nuovo, dove furono esposte alla venerazione dei fedeli nel 1611. Altre reliquie arrivarono nella città di Portici nel 1764. Stante la grande devozione, il parroco Menzione e il Vescovo di Nola Guerino Grimaldi (1971‐ 1982), chiesero al Rettore del Gesù Nuovo di Napoli una piccola reliquia del Santo, che a sorpresa non fu concessa. Il parroco, allora, non abbandonò l’iniziativa e si rivolse al Vicariato Apostolico a Roma, che invece accordò la richiesta. Il 20 giugno 1970 fu una data memorabile nella storia religiosa di 5
Somma Vesuviana. Verso sera, infatti, alle ore 18:15 nella centralissima piazza Trivio giunse, tra un tripudio di fedeli accorsi da ogni parte, la sacra reliquia con un elicottero messo a disposizione dall’Aeronautica Militare. Tra suoni di campana, sventolio di fazzoletti, palloncini colorati, banda musicale e fuochi artificiali, la teca contenente una scheggia d’osso del Santo fu consegnata dall’Arcivescovo Giuseppe Casoria (1908‐2001) nelle mani di Don Raffaele. La reliquia era accompagnata da un rescritto, datato 10 aprile 1970, reg. n. 193, nel quale si attestava l’autenticità e si concedeva la facoltà di esporla alla venerazione dei fedeli. Alla cerimonia presero parte le massime autorità della Provincia, il Vescovo di Nola Adolfo Binni (1902‐1971), parlamentari e una folla di fedeli, anche dei paesi limitrofi. Per l’occasione fu costituito un comitato, presediuto dal compianto prof. Alberto Bianco, per solennizzare l’avvenimento e tributare nello stesso tempo, una doverosa manifestazione di affetto, al caro parroco. Subito dopo l’atterraggio, la reliquia fu trasportata in processione con una grande fiaccolata per le strade cittadine lungo questo itinerario: piazza Trivio, via Margherita, via Valle, via Roma, via Mercato Vecchio, via Casaraia, via Gramsci, piazza Trivio. Il giorno dopo la comunità festeggiò ancora un'altra ricorrenza: il 25° anniversario di sacerdozio di don Raffaele. Il parroco costruttore ‐ così lo definì Mons. Binni ‐ celebrò la Santa Messa d’argento alla presenza del Vescovo, delle autorità, dei parenti, degli amici e del popolo. Sua Santità Paolo VI nell’occasione concesse al valente parroco una speciale benedizione apostolica (Vaticano 27 maggio 1970 n.161.110). Durante la serata, nell’oratorio di Santa Caterina, fu eseguito un ricco concerto bandistico con la presenza del complesso musicale “Città di Marigliano”, diretto dal M°Luigi Esposito. Nell’occasione il nostro valente compaesano Gioacchino Mosca, presidente del comitato per i festeggiamenti del 25° sacerdozio, scrisse sull’avviso sacro: L’abbiamo sempre amato, ma particolarmente in quest’occasione vogliamo contraccambiare l’amore che ha alimentato tutta la sua vita sacerdotale. Con l’arrivo della reliquia la devozione per San Ciro e la popolarità della parrocchia crebbero a dismisura, anche nei paesi limitrofi, specie a Sant’Anastasia e a Ottaviano. Don Raffaele, intanto, aveva sostituito la vecchia statua del martire con una nuova, commissionata a Roma, mentre il Vescovo di Nola Binni, accogliendo le pressioni popolari, aveva elevato la Chiesa a “Santuario”. La preziosa aureola del Santo, ricavata dalla fusione di oggetti d’oro offerti dal popolo sommese, fu invece benedetta il 24 marzo 1973 6
dall’Arcivescovo Giuseppe Casoria. Nel giorno della memoria liturgica di San Ciro, 31 gennaio, vi era in parrocchia una forte affluenza di fedeli. La statua, calata giorni prima dalla sua cappella laterale, era posta sull’altare centrale e qui riceveva il continuo omaggio dei devoti. La giornata aveva la sua degna conclusione con una messa solenne serale e uno spettacolo pirotecnico. In un’altra manifestazione, quella di giugno, il Santo con la sua reliquia sfilava in processione su un grosso camion per le principali strade del paese, accompagnato dalle squillanti note della banda musicale. Negli ultimi anni la processione era diventata duplice: insieme a San Ciro sfilava anche San Giorgio, titolare della parrocchia. Il 2 giugno 1971 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, in considerazione di particolari benemerenze, conferì l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica al Rev. don Raffaele Menzione, con la facoltà di fregiarsi delle insegne stabilite per tale classe. Fu iscritto nell’elenco dei Cavalieri al N° 103088 Serie II. Tale riconoscimento segnò particolarmente la vita del parroco. Tre anni più tardi, il 4 dicembre 1974, il successivo Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, in riconoscimento dello zelo apostolico et opera assistenziale in favore della popolazione particolarmente bisognosa della Città di Somma Vesuviana, conferì la prestigiosa onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana al nostro Reverendo. Queste onorificenze, oltre a essere due importanti riconoscimenti al contributo reso da don Raffaele in ventisette anni di attività nel Comune vesuviano, rappresentavano il coronamento della sua missione pastorale. Il terremoto del 23 novembre 1980, alle ore 19,34, causò non pochi danni alla cittadina sommese. La parrocchia subì gravi lesioni che furono aggravate dal successivo sisma del 14 febbraio 1981. Una commissione tecnica dopo sei anni visitò la Chiesa per attestarne i danni strutturali e decretò la chiusura al culto. Don Raffaele colse l’occasione del restauro per ridare finalmente una nuova veste al monumento. Grazie a un finanziamento di 450 milioni di lire disposto dall’Ing. Paolo Martusciello del Provveditorato alle Opere Pubbliche, il tempio fu restaurato completamente. Fu installato un nuovo sistema d’amplificazione sonoro con due altoparlanti per rendere più facile l’ascolto della parola di Dio. Le pareti furono pitturate e decorate, il soffitto dotato di eleganti lampadari di cristallo e gli ampi finestroni arricchiti con vetri istoriati. Il 26 marzo 1988, 7
dopo un anno d’interruzione, si celebrò il solenne rito di consacrazione con la partecipazione del Vescovo di Nola Mons. Giuseppe Costanzo. Il nuovo altare, un blocco scultorio di marmo giallo reale, comprendeva una parte superiore detta “Mensa” e un corpo sottostante, dove era posto in risalto il bassorilievo raffigurante la “Cena di Emmaus”. Anche l’ambone fu realizzato in marmo giallo reale. Il blocco scultorio simboleggiava in modo particolare la stabilità della Parola di Dio. All’esterno, intanto, un nuovo complesso di campane a funzionamento elettronico annunciava alla popolazione il lieto evento. Alla solenne cerimonia erano presenti, tra gli altri, l’Arcivescovo Domenico Vacchiano, Prelato di Pompei, il ministro delle Finanze, on. Antonio Gava, il sottosegretario al Bilancio on. Geppino Demitry, il commissario straordinario del Comune di Somma, Giovanbattista Mastrosimone. In quell'occasione la città visse un momento di grande gioia. Agli inizi degli anni ottanta, intanto, fece la sua apparizione sulla parete sinistra della Chiesa di San Giorgio un quadretto del Beato Giuseppe Moscati. Tra i banchi dopo le messe s’intrecciavano strane voci su una fantastica storia di un giovane fabbro sommese di nome Giuseppe Montefusco, il “miracolato”. Agli inizi del 1978 questo giovane aveva iniziato ad accusare improvvisamente stanchezza, pallore, vertigini e inappetenza. Era stato ricoverato immediatamente il 13 aprile all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove gli era stata diagnosticata la leucemia acuta mieloblastica che allora non dava scampo. Un giorno la madre, Rosaria, in visita gli donò un ritratto del beato Moscati che aveva acquistato su una delle tante bancarelle napoletane per sole duemila lire e lo aveva posto accanto al cuscino del figlio. Durante la notte il malato nel sonno udì queste parole: Vedrai, Giuseppe, presto guarirai… Svegliatosi e scosso dall’incredibile sogno, il giovane pensò che a parlare fosse stato il vicino di letto, che invece dormiva tranquillamente. In un mese, sotto gli occhi allibiti dei medici, avvenne l’incredibile: Giuseppe guarì perfettamente e riprese il suo lavoro di fabbro. Dopo la guarigione fu istituito un processo canonico che confermò la guarigione di Giuseppe non spiegabile secondo le conoscenze mediche. I Cardinali della Congregazione per le cause dei Santi espressero parere favorevole e Sua Santità decise la canonizzazione. Il 25 ottobre 1987 in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II proclamò Santo Giuseppe Moscati. Tra le numerose personalità presenti c’era il giovane sommese Giuseppe che offrì al 8
Santo Padre un volto di Cristo di ferro battuto da lui realizzato nella sua officina sommese. Dopo la canonizzazione, sempre per interessamento di don Raffaele, fu concessa alla sua parrocchia una reliquia di Moscati, consistente in un piccolo pezzo di stoffa di un indumento personale. Il pittore Domenico Troianiello, inoltre, donò alla stessa Chiesa un quadro raffigurante il Santo attorniato da un gruppo di fedeli, tra cui anche il nostro parroco. Passavano gli anni e il parroco con la collaborazione stavolta del Consiglio Pastorale continuava a intraprendere molteplici iniziative. Lo distingueva sempre la sua disponibilità per i poveri, per gli anziani e per i bisognosi. Don Raffaele sentiva ogni giorno sempre più di essere il padre dei suoi figli spirituali, che la Provvidenza gli aveva affidato. Sulla porta d’ingresso della Chiesa, intanto, aveva fatto risaltare queste parole: Si entra per pregare Dio Si esce per amare il prossimo Somma viveva in quegli anni una notevole immigrazione per effetto degli spostamenti di cittadini napoletani nella nostra città e per lo sviluppo d’importanti industrie insediatesi nelle vicine città e nel nostro paese. La parrocchia celebrava numerosi battesimi e matrimoni. Don Raffaele quando era necessario, rimproverava dall’altare affettuosamente le “spose” che arrivavano con ritardo, qualche volta alzando il tono della voce. Alle donne all’inizio impose l’uso del velo e quando vide le ampie e lunghe gonnelle accorciarsi sempre più e divenire pantaloncini fascianti le forme femminili scatenò le folgori di un Dio nuvoloso. Dal pulpito durante la messa tuonava contra mores (Angelo Di Mauro). La parrocchia doveva essere sempre frequentata, diceva don Raffaele, non soltanto nei giorni di Natale e Pasqua. Ebbe una cura singolare per un giovane sommese, Francesco Feola, che mostrava vocazione al sacerdozio. Desiderava che fosse il continuatore della sua opera, perciò lo accolse come in un pre‐seminario al suo cospetto affinché imparasse da lui come si ama e si serve il Signore nelle anime. Il tempo gli ha dato ragione. Nel 1990, dopo quarantacinque anni, tornava in parrocchia la grande tela raffigurante la Madonna col Bambino, Santa Caterina e San Sebastiano. L’opera 9
d'inestimabile valore artistico era stata restaurata dalla Soprintendenza di Napoli e solennemente benedetta nel giorno di Pasqua. Madrina dell’evento fu la N.D. Sodano Luigia in Marano. Sabato 17 giugno 1995 la comunità sommese festeggiò i cinquanta anni di sacerdozio del parroco. Nella Chiesa gremita in ogni ordine di posto, si celebrò una solenne messa presieduta dal Cardinale Giuseppe Casoria, dal Vescovo di Nola Umberto Tramma (1931‐2000) e da tanti sacerdoti diocesani, con la partecipazione del coro dei Piccoli Cantori di Nola. Numerosi attestati di stima e affetto pervennero al sacerdote. Sua Santità Giovanni Paolo II dal Vaticano gli impartì una speciale benedizione apostolica. Dopo la messa, un grande festeggiamento con i fedeli suggellò il segno di comunione, affetto e gratitudine di tutta la comunità, che volle esprimergli la riconoscenza per il ministero pastorale svolto alla guida della parrocchia. Ai giovani, invece, Don Raffaele indirizzò una particolare lettera di ringraziamento della quale vale la pena segnalare alcune parti: Carissimi, celebrando il mio 50° di Sacerdozio sento la necessità di rivolgere a Voi un particolare saluto e un invito a condividere con me questo particolare momento (…). Tanti giovani ho incontrato durante gli anni del mio apostolato in occasione di Cresime e di Matrimoni, creando un rapporto di particolare benevolenza. I giovani, presenti oggi nella Comunità, sono gli amici prediletti che porto nel cuore. Ho cercato di comprendervi e di aiutarvi a risolvere i problemi che vi assillano (…). Posso affermare, senza tema di mentire, che il grande travaglio dei giovani l’ho vissuto e lo vivo in prima persona. Coraggio! (…). E’ a lui che vi affido nelle mie preghiere e, finché avrò vita, continuerò ad amarvi, donandovi affetto, comprensione e aiuto. Un abbraccio dal vostro amico don Raffaele. Quanta semplicità si evidenziò in questa lettera e nello stesso tempo quanto amore interiore! Trascorsero gli anni e don Raffaele proiettò il suo spirito nel XXI secolo. Le elezioni cittadine del 13 maggio 2001 videro Sindaco D’Avino Vincenzo, un chirurgo, con 8526 suffragi. La parrocchia, invece, iniziò a vivere il grande trapasso: il parroco Menzione, infatti, dopo ben cinquantotto anni d’attività pastorale, si dimise per sopraggiunti limiti d’età. Nel frattempo il 14 giugno 10
2003 dal Vaticano arrivò l’importante onorificenza di Cappellano di Sua Santità con il titolo di Monsignore. Il Vicario episcopale Mons. Luigi Mucerino tre giorni dopo, in occasione della celebrazione del 58° anniversario, portò il plauso del Vescovo di Nola Beniamino Depalma e annunziò ai presenti la nuova nomina di don Raffaele a Rettore della monumentale Chiesa di San Domenico. L’intera comunità, intanto, attraverso un pubblico manifesto si strinse calorosamente attorno al Parroco, commossa e attonita. Il primo cittadino, durante la celebrazione, salutò pubblicamente il parroco e lo ringraziò per tutte le sue opere prestate. L’intera Amministrazione Comunale gli espresse un immenso ringraziamento, definendolo: ricercatore ed esteta del bello per meglio rappresentare il creato del nostro Signore. Egli è l’artista del Signore (…). Don Raffaele, con gli occhi commossi, salutò dapprima i suoi giovani dicendo: continuate sempre a fare i bravi; poi, rivolgendosi alla folla silenziosa disse: Vi ho amato per tutti questi anni e continuerò ad amarvi fino alla morte. Vi lascio con il corpo, ma non con il cuore. Monsignor Giuseppe Giuliano, ex rettore del Seminario Vescovile, era nominato nuovo parroco di San Giorgio. Nel Consiglio Comunale del 25 giugno 2003 il consigliere comunale Dott. Salvatore Rancella propose al Sindaco D’Avino e al Consiglio Comunale di promuovere tutte le iniziative opportune affinché si potesse conferire al Monsignore la cittadinanza onoraria per meriti all’operosità prestata per la nostra città. Don Raffaele è un cittadino del Vaticano – affermò Rancella ‐ quindi vorremo che ora che è andato in pensione fosse un nostro cittadino. San Domenico restava e rimane ancora oggi sempre uno dei maggiori vanti della cittadina sommese per la sua maestosità e centralità e per le numerose opere d’arte custodite. L’Amministrazione del Fondo Culto (Ministero dell’Interno) a seguito della legge eversiva del 7 luglio 1866, cedette e consegnò al Comune di Somma l’exconvento dei Padri Liguorini con la suddetta Chiesa e l’orto annesso. Fatta costruire da re Carlo d’Angiò nel 1294, era stata restaurata da pochi anni. Anche qui don Raffaele si attivò per il recupero d'importanti testimonianze storico‐artistiche. Il 30 aprile 2004 una folla di fedeli onorò la sontuosa statua settecentesca dell’Immacolata Concezione conservata in Chiesa e tornata agli antichi splendori grazie al restauro delle sue preziose vesti. A curare l’intero rifacimento dell’abito e del mantello fu il noto stilista di San Giuseppe Vesuviano Gianni Molaro. Quattro settimane di lavoro furono 11
necessarie per riportare le vesti al loro splendore originario. Un lavoro incessante e meticoloso svolto da numerose sarte, sotto la direzione del valente stilista. L’operazione fu molto delicata: si dovettero staccare i ricami per applicarli sul taffetà e sulla seta pura. L’evento vide come ospiti il vicario episcopale Mons. Mucerino, il Sindaco di Somma D’Avino, l’onorevole Riccardo Villari e la dott. Luciana Arbace della Soprintendenza dei Beni artistici e storici. Arrivò il 17 giugno 2005 e Mons. Menzione celebrò nell’artistica cornice di San Domenico i suoi sessant’anni di Ordinazione Sacerdotale. Una settimana Eucaristica aveva già preparato il lieto evento con la partecipazione di numerosi Predicatori che avevano infervorato il cuore di molti fedeli. Alle 18:30 un lungo corteo di fedeli si snodò in processione partendo da via Ten. Indolfi, dove ha sede l’abitazione di Monsignore, per poi arrivare, attraversando la centralissima via Roma, in San Domenico, tra gli applausi e la commozione dei fedeli: 60 anni vengono una sola volta – disse divertito don Raffaele – e qui mi stanno preparando una grande festa e non sapete come sono contento. Parole semplici ma incisive che descrissero bene l’entusiasmo di un uomo che ha reso Somma fulcro di comunità di fede. Una vita spesa al servizio sociale e spirituale dei suoi cittadini, – così scriveva la giornalista Giovanna Salvati su un periodico locale – un uomo che con la sua carica è riuscito a donare gioia e insegnamenti, sorrisi e allegria e a diffondere tanta e tanta fede. La solenne concelebrazione Eucaristica fu presieduta dal Vescovo di Nola Beniamino Depalma. Per l’occasione l’orchestra da camera “F. Chopin”, diretta dal M°Angelo Caldarelli, eseguì un memorabile concerto in suo onore, con la partecipazione del soprano Enza Vittozzi e del baritono Antonio Romano. A settembre del 2006 Mons. Menzione, alla presenza del neo‐Sindaco Dott. Raffaele Allocca, inaugurò la splendida tenuta della famiglia Di Palma a pochi passi dalla Villa Augustea in via Starza della Regina. In una cornice incantevole di tre ettari di verde, fu impiantato un laghetto artificiale circondato da alberi meravigliosi e da una rigogliosa natura. A maggio del 2007 un episodio bizzarro coinvolse Mons. Menzione e Don Salvatore Mungiello, parroco di San Michele Arcangelo e responsabile della Chiesa di San Domenico. Mons. Menzione, che continuava, nonostante la sua veneranda età, a servire i suoi fedeli officiando sia il Rosario alle 17:30 che la 12
messa serale, non accettò la proposta di Don Salvatore di unire insieme le attività liturgiche delle due Chiese in occasione del mese mariano. Dopo liti in parte pacifiche, Don Salvatore compì il gesto estremo di chiudere la porta e cambiare la serratura. Il gruppo dei fedeli delle 17:30, giunto avanti la Chiesa di San Domenico, trovando la porta centrale chiusa, sollevò una singolare protesta: raggruppato all’esterno e raccolto in cerchio, iniziò a recitare un Santo Rosario all’aperto. Sua Eccellenza Depalma intervenne giorni dopo in questa delicata situazione, facendo capire a Mons. Menzione che era arrivato il momento di un’opportuna cooperazione, data la sua veneranda età. L’aiuto di un giovane sacerdote come Don Salvatore sarebbe stato fondamentale per il proseguimento della sua attività pastorale. Don Raffaele, che in vita non aveva mai recato fastidio a chicchessia, obbediente alla volontà di Dio, accettò perplesso e con dolore l’indicazione del Vescovo, poiché il suo unico e solo desiderio era di servire i suoi fedeli. Improvvisamente la sua fibra cedette e il suo corpo rimase privo dell’anima che volò in cielo per iniziare la vita d’amore che non ha termine: era il 2 maggio 2008. Il giorno seguente un mesto corteo dalla sua abitazione si snodò per le principali vie del paese, accompagnato da una lenta e coinvolgente marcia funebre. Il momento più toccante si ebbe in via Gramsci, all’altezza della parrocchia di San Giorgio, quando i musici intonarono il motivo dell’Ave Maria di Schubert, tanto caro in vita a don Raffaele. Le esequie pomeridiane, alla presenza di S. E. Mons. Depalma, di numerosi confratelli, di autorità politiche e militari e delle associazioni religiose, riuscirono per lui un vero trionfo. La salma, nella bara scoperta, ricevette i massimi onori e dopo la solenne cerimonia, fu trasportata al Cimitero di Ottaviano, dove ora riposa nella sua Cappella di famiglia.
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Nel giardino della vita ha imparato ad amare! Nel volto dell’altro ha trovato se stesso! Nel perdonare ed essere perdonato ha sperimentato la libertà dell’Anima! Nella luce della gioia del donare è vissuto! Nel “cuore” di Cristo è stato reciso il fiore della conoscenza! Nella memoria dei suoi cari risplende e arde la fiamma del suo Esempio! Riposa in pace. Amen!
San Giorgio (Disegno R. D’Avino)
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Don Raffaele celebra la Santa Messa
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Don Raffaele all’epoca dell’Ordinazione Sacerdotale
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