Sonetto Mezzalama

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Mezzalama, il rifugio di Ottorino Siamo sotto il Monte Rosa, fonte di poesia e di prosa Un massiccio assai famoso, leggendario e poderoso Per raggiungere il rifugio, in passato qualche indugio Brutto tempo ci ha fermato, poi sentiero abbiam sbagliato. Finalmente in un buon giorno, sia l’andata che il ritorno Alessandro è allenato, in tre ore è gia arrivato Tanti amici l’han seguito, eguagliando il suo primato Sono milletrecinquanta, aver fiato è mano santa. Altri dietro sono in guerra: meglio stavo al Pian di Verra Ma l’orgoglio ha poi prevalso, c’è riuscito anche il più scarso La bronchite non aiuta, ma l’impresa è ormai compiuta. Da Saint Jacques è la partenza, nove e venti con baldanza. Superato il lariceto, siamo al piano vasto e quieto Odo abbaiar di cani, delle mucche son guardiani Guardo in alto e sullo sfondo, vedo tutto un altro mondo Quella è nostra direzione, è sicura l’emozione A sinistra il Roccia Nera, ed è gia una punta vera Bianco Pòlluce nel mezzo, conquistarlo è gia un gran vezzo Ecco il Càstore al suo fianco, con quel suo cappuccio bianco Per scalarli fan la fila, sono tutti quattromila Noi per oggi li sogniamo, ai tremila ci fermiamo. Lago Blu or ci saluta e addolcisce la salita Non prendiam la prima cresta, lo sa bene chi sta in testa Sulla destra proseguiamo, ponticello attraversiamo L’acqua bianca del torrente, fascinosa ed inquietante È pastosa e vellutata, a vederla sembra orzata Mi ricorda effetto serra, gran problema per la Terra. Orsù, senza batticuore, Pian Di Verra Superiore Si capisce dal tracciato, che fin qui abbiam scherzato A zig-zag su per il prato, mulinando gambe e fiato. Silvia santa in decolleté, offre un buono e caldo tè. Mentre salgo ritemprato, odo a destra un gran boato


Scorgo un grande polverone, c’è una frana nel vallone Rocce e pietre rotolanti, per fortuna son distanti Dopo il rombo ed il trambusto, riprendiamo il passo giusto Sulla cresta osservo gaio, prime lingue del ghiacciaio Siam di fianco alla morena, sua grandezza ruba scena Ad un tratto con lo sguardo, vedo il tetto del traguardo Ben si tratta del rifugio, ad un colpo d’archibugio Mezzalama raggiungiamo, soddisfatti ci sediamo. Dopo l’uva e un bel panino, per qualcuno un sonnellino. Io sto sveglio ad ammirare, è un contorno da premiare Guglie, creste, acqua e ghiacci, son rapito dai crepacci Splende il sole, l’aria è tesa, nuvoletta si appalesa Scende in fretta dalla cima, meglio noi partire prima La discesa è assai tranquilla, non si è persa la favella Marcio accanto al precipizio, sento gorgheggiar Fabrizio Su richiesta dei vicini, canta arie di Guccini. Sulla strada ormai ci siamo, passeggiando conversiamo. Con un occhio al cielo e al monte, arriviamo ad una fonte Vedo Davide, accompagna, su una roccia beve e magna Per finire al Fior di Roccia, chi mi attende per bisboccia Ci son, Ettore che stappa e Giovanna fa la pappa Bruno e Livio son pazienti, attendendo i ritardanti. Or partendo per Torino, ricordiamo l’Ottorino Fu, con storico entusiasmo, padre dello sci-alpinismo Da Bologna, Mezzalama, conquistò questa gran fama. Alla prossima!! Enzo, Saint Jacques, 09/09/12


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