n. 05 TremilaSport 18-03-2020

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VOLLEY

TOMASIN, CUORE VILLADIES

PATTINAGGIO

Stibilj, addio meditato pag 24

pag 32

BASKET

APU, JACK AND GALEN STORY pag 20

CALCIO DILETTANTI

SPAL E CHIARBOLA, LA SFIDA È LANCIATA

"DADA" PASCOLO DAGLI ESORDI CON LA SNAIDERO ALLE VETTE DELLA CARRIERA CON I COLORI DI MILANO E TRENTO

pag 8-9

DOVE OSANO

LE AQUILE

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TRIESTE: Livio Lupetin Email: l.lupetin@hotmail.com

PORDENONE: Ivo Neri email: ivoneri@hotmail.com

UDINE: Venanzio Ortis Email: libertas.udine@gmail.com


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SOMMARIO

05|20

18|03|2020

32

CALCIO

6-7

24

PATTINAGGIO Silvia Stibilj a soli 26 anni ha deciso di chiudere un'attività agonistica costellata di trionfi nazionali e internazionali.

8

DILETTANTI PROMOZIONE A: LO SPIRITO DI GRUPPO GUIDA LA SPAL CORDOVADO

9

PROMOZIONE B: CHIARBOLA, IL RITROVATO ENTUSIASMO DI LIONETTI

12

20

BASKET Il centro dell'Apu Giacomo Zilli e la compagna americana Galen raccontano la loro storia iniziata alla North Caroline University.

L'UDINESE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

LA RIFLESSIONE DI ANZIL SUL CALCIO DELL'EPIDEMIA

18

CALCIO A 5

18-23

BASKET

24-31

SPORT VARI

32-33

VOLLEY

RUBRICHE 12-13 SI DICEVA... 16-17 CULTURA 34-37 MONDO LIBERTAS

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TOMASIN, CUORE VILLADIES

Stibilj, addio meditato pag 24

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SPAL E CHIARBOLA, LA SFIDA È LANCIATA

"DADA" PASCOLO DAGLI ESORDI CON LA SNAIDERO ALLE VETTE DELLA CARRIERA CON I COLORI DI MILANO E TRENTO

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PASSIONE E SACRIFICI DIETRO LE QUINTE

Per il basket regionale entusiasmi rinati

L T

o sport è sempre più fermo e lo sarà chissà fino a quando ancora, con campionati nazionali ed europei rinviati a data da destinarsi e empo di vacanze ma non di per tutti,di in luglio primiseper il calcio persino le Olimpiadi Tokyo agosto ad professionistico, essere in forse a già causa in preparazione in vistache di una stagione che intero inizieràeilche prosdella pandemia sta nuova colpendo il mondo non simo lasciandosi spalle la delusione europea della atleti nazionale. hamese risparmiato in alle primis calcio e basket, dove molti sono il suo nuovoalla allenatore Iachini, ha effettuato le sue prime risultatiL’Udinese, positivi, con costringendo quarantena compagni e avversari. uscite con risultati, seppure estivi, che non entusiasmano e d’altra non Ma l’informazione deve comunque andare avanti e noi parte comunque promette fuochi d’artificio un dei organico sullaed falsariga di quello dei due preproponiamo ai nostri lettori simpatici interessanti “dietro le quinte” cedenti risicati campionati e privo frapianeta-sport. l’altro ormai della classe di Di Natale. con personaggi noti e meno noti del Ido Cibischino ha comunque individuato nel giovane esterno ceco Jankto la Nel basket, un friulano-doc che dopo i primi passi con l’arancione della possibile sorpresa di stagione, vedremo se la sua profezia si avvererà. E per Snaidero, con capacità unita a semplicità e tanto impegno, è approdato ai il basket regionale è invece tempo di entusiasmi rinati, con Trieste al suo envertici della pallacanestro italiana e non solo: Davide Pascolo, oggi all’Aquila nesimo campionato di A2 affrontato sulla base dei giovani del proprio vivaio Trento nella massima serie, che fu pure ospite della nostra manifestazione e l’Apu, fresca di promozione, a presentare le proprie prime mosse a livello di “Tremila in abbonamenti azzurro” nel e2011. A lui dedichiamo in questo numero l’intervista campagna di mercato. Ritorna dunque il derby friul-giuliano a econferire la copertina, un giusto omaggio considerazione dell’elevato sale adriteniamo un movimento negli ultimi anni ininFriuli un po’ assopito dall’asspessore sportivo e umano del personaggio, comedei altri, presida in parte esamedella nella senza di una formazione di vertice dopo la chiusura battenti rubrica dell’articolo, Andrea Purinan, SnaideroSi e ildiceva…e direttoreconsiderati sportivo del dall’autore club triestino, Mario Ghiacci, non vede l’ora, i dieci emblematici campioni dellodisport di casa comepiù afferma nella nostra intervista, effettuare la nostra. sua rimpatriata a Udine. EMaun’ampia intervista pure alla campionessa triestina rimane il nodo relativolaad dedichiamo un palasport Carnera da anni in preda a probleSilvia Stibilj, che recentemente, dopo aver ora vinto titoli emondiali, nazionali matiche burocratiche e la cui pratica si prova in fretta furia a chiudere in e internazionali in serie,diha di appendere pattini a rotelle al classico vista di un campionato A2deciso le cui battute iniziali (ei ci si augura solo quelle), per l’Apu, avranno luogo acomprensibile Cividale. Come sempre dedichiamo poi ai che personaggi e chiodo. Una scelta per chi,cicome lei e altri praticano quello di spicco è la bella Manzano, che la nostraeBiandiscipline che stavolta richiedono ore pallavolista e ore di Elisa allenamento quotidiano molti camaria Gonano ha scovato in scelgono, Birmania nel corsopur del suo giroabbandonare del mondo: unadel sacrifici, ad un certo punto magari senza lunga pausa riflessione, l’atletaad friulana, poi deciderà di il da farsi impegno. dal punto tutto la lorodipassione, didice dedicarsi una quotidianità minor di vistadisportivo, le offerte che le perverranno. Chi nonsempre vorrebbe Storie passionevagliando e sacrificio che ci piacciono e che trattiamo con seguire l’esempio di Elisa, spina per qualche meseeper ricaricarsi? interesse, convinti che staccando i risultati lasportivi siano sempre comunque figli Immedesimiamoci nella da suainteressi esperienza, lasciandocollaterali. spazio all’immaginazione. delle rinunce e scevri pecuniari Siamo romantici, lo sappiamo, ma ci piace così. Il Direttore

Edi Fabris Il Direttore Edi Fabris

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TremilaSport+ || 18 2003 072020 2016 || 5 5 TremilaSport+


CALCIOUDINESE L'ANALISI

FORZA CAMICI BIANCHI INCHIODATE IL BASTARDO di IDO CIBISCHINO

S

arei insincero se dicessi che non mi manca il pallone. Nulla di lancinante, sia chiaro, trattandosi di un accessorio, di una di quelle componenti gratificanti anche se non essenziali che rendono più piacevoli le nostre settimane. E al pallone aggiungerei, nel caso personale, la camminata tra i vignali di Buttrio, o i 40 chilometri in bici con un giro più ampio tra le colline che abbracciano l'abbazia di Rosazzo. Prigionieri in casa, ci si può adattare a privazioni del genere quando il ventaglio degli interessi è abbastanza esteso da permetterti di concentrati su altro e le giornate vanno, passano abbastanza veloce-

Tutto il nostro tifo per medici e scienziati che stanno lavorando e rischiando sul fronte del coronavirus che blocca il mondo. Il peggio è l'incertezza inchiodare il piccolo-grande bastardo che ci sta rovinando la vita. E poi non mi pare fuori luogo, per il futuro, l'invito a mordersi la lingua prima di irridere e dare dei pazzi a coloro che possiedono occhi speciali e ci mettono in guardia vaticinando scenari sul momento incredibili.

cidere nei prossimi anni milioni di persone e procurare perdite finanziarie di tremila miliardi nel mondo”. E pure la letteratura ama spingersi nelle premonizioni se pensiamo che ciò che accade oggi è contenuto in un thriller dello scrittore americano Dean Koontz, il quale nella seconda

Dovesse bastare un mese e mezzo per tornare a una qualche normalità, la serie A potrebbe ripartire in maggio. Intanto l'Uefa ha rinviato d'un anno l'Europeo

Rodrigo De Paul a fine stagione è destinato a fare le valigie alla volta di un grande club: il Milan è in pole position.

mente in attesa che il nemico, questo virus sbucato dal nulla e sfuggito all'attenzione della scienza, si dia una calmata e torni a cuccia, o che facciano prima biologi, virologi e ricercatori a mettere a punto un vaccino dandoci l'immunità, l'assicurazione sulla vita. Forza camici bianchi, siamo nelle vostre mani. Il tifo è tutto per voi: per chi opera nelle terapie intensive e nelle corsie degli ospedali accanto ai malati, per chi nei laboratori cerca strategie e connessioni in grado di

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Riferendosi alla corsa folle dell'umanità spinta dalla globalizzazione, già cinque anni fa Bill Gates, fondatore di Microsoft e ora in libera uscita filantropica dalla sua creatura, ebbe a dire: “La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi, ma di batteri. Un virus potrebbe uc-

stesura (1996) del libro “The eyes of darkness” fa partire il contagio pandemico proprio dalla famigerata città cinese di Wuhan e per colpa dei pipistrelli! Dire inquietante è dire poco. Mentre scrivo queste note inevitabilmente mi chiedo come se la pas-

sino i nostri eroi, i calciatori e gli sportivi in genere, privati della loro vetrina e, sopratutto, sconvolti nelle abitudini (allenamenti, ritiri, trasferte... ) che scandiscano la loro vita in modo pressochè totalizzante. Una volta azzerata la loro condizione privilegiata, come tutti sono alle prese con una quotidianità da reinventare, avvolta dall'ansia e dall'interrogativo assillante di sapere: quanto durerà? Quando potremo tornare a giocare? Mi arriverà lo stipendio? Il contratto scade a giugno, e poi? Domande senza risposte perchè nessuno al momento può rispondere. L'unica certezza è arrivata martedì 17 marzo dall'Uefa, che ha deciso di non disputare l'Europeo (era in calendario per un mese a partire dal 12 giugno), rinviandolo all'estate del prossimo anno. Alla buon'ora, ci voleva tanto per una decisione che da subito era apparsa il male minore? Si va giustamente a privilegiare i campionati nazionali sperando di salvare, con essi, anche gli introiti da diritti tv, quelli che tengono in piedi l'intera baracca, schivando nel contempo restituzioni di denari agli sponsor per mancata visibilità, e agli abbonati per mancato spettacolo. Si naviga a vista. Il calcio italiano, dopo incertezze e contraddizioni e bisticci da bottega a inizio crisi, pare aver messo giudizio, immaginandosi degli step per completare anzitutto il campionato, fermato quando mancano ancora dodici turni (più quattro recuperi) per decidere scudetto e retrocessioni. Sperando che basti un mese e mezzo per tornare a una qualche normalizzazione, ha concepito una no-stop di due mesi, a partire dal 2 maggio o dal sabato successivo, per completare il campionato, con la deadline fissata al 30 giugno: vale a dire che sarebbero disponibili 9 weekend più tre turni infrasettimanali. E se il periodo di serrata, eventualità per nulla improbabile, fosse prorogato? Nulla vieta di slittare ancora, giocando in estate (notturna), in periodo di ferie, organizzando poi su nuove scadenze la prossima stagione.


Rolando Mandragora è molto maturato nel centrocampo dell'Udinese e la Juventus medita di riprenderselo.

UDINESECALCIO POSSIBILE LA RECOMPRA E LO SBARCO A TORINO

Mandragora da Juve? Facesse qualche gol...

Se sacrifici devono essere fatti, tutti li devono condividere, non sono accettabili privilegi e distinguo. Meglio così, credo, rispetto ad altre soluzioni come quella di inventare playoff e playout estranei alla tradizione della serie A. Oppure l'altra, di neutralizzare il campionato sulla classifica attuale, eventualità da

tenere presente soltanto nell'unico caso che il coronavirus vincesse ancora resistendo anche ai caldi estivi. Nel frattempo - come dicevo - facciamo il tifo per la squadra mondiale dei camici bianchi. E non tanto per il calcio. Tifiamo per noi stessi, per l'umanità.

A guardare il contributo in fatto di gol, che anche per un centrocampista è particolare non trascurabile nei limiti del ruolo, non si direbbe che Rolando Mandragora rappresenti, con De Paul e il portiere Musso, uno dei tesori dell'Udinese. Ancora a zero in questa stagione (ma mancano, com'è noto, 12 partite), Mandragora aveva chiuso con tre marcature lo scorso campionato, il primo della sua avventura in Friuli, dove arrivò dopo la bella annata al Crotone e le referenze azzurre nell'Under 21. Un ingresso importante, orchestrato sull'asse Juventus-Udinese dietro versamento nelle casse sabaude di ben 20 milioni, però con la clausola di recompra a favore della Juve (26 milioni se vorrà riprenderselo). Prima della tempesta-coronavirus, il nome di Mandragora era rimbalzato sulle cronache sportive proprio nella prospettiva di un ritorno alla casa madre torinese: la Juve, già proiettata alla ridefinizione dei suoi equilibri in mediana per il prossimo futuro, avrebbe appunto pensato di riportarsi a casa il centrocampista che, a 22 anni, sta prendendo la rincorsa per il salto più importante (se avverrà) della carriera. Mandragora alla Juve: ma è da Juve? Una risposta assoluta non è azzardabile tante sono le variabili in ballo. Intanto la fase di formazione non è ancora completata e in tal senso è difficile immaginare che la potenza degli Agnelli, abituata al tutto e subito, possa aspettarlo. Ma è anche possibile che, inserito in un contesto di alta qualità, il rendimento si impenni e il giocatore esploda: la base tecnica è solida così come la cultura tattica, mentre i limiti riconosciuti ci conducono al solo piede sinistro e a un passo privo di spunto sul breve per via della ragguardevole stazza fisica. Sia chiaro: limiti che non hanno impedito in passato ad altri calciatori importanti di ritagliarsi carriere ai massimi livelli. Sarebbe ingeneroso dire che Mandragora ha deluso. Il suo contributo l'ha sempre dato, la costanza e l'affidabilità sono fuori discussione sia da regista centrale (il ruolo preferito) sia da mezzala. Manca, come si diceva, il gol, un contributo vitale per una squadra anemica come Udinese. Nell'ultima apparizione, il match casalingo a porte chiuse con la Fiorentina (era l'8 marzo, sembra un secolo... ), con Jajalo schierato a protezione della difesa, Gotti ha cercato di avanzare le mezze ali - De Paul e Mandragora appunto - per avvicinarle alle punte per l'assist o per tentare il tiro. Il piano non è riuscito, anche se Mandragora ci ha provato, è andato più volte al tiro, con zero fortuna. Gli manca l'abitudine, quella che avrebbe potuto incrementare in queste ultime dodici giornate di campionato decisive per l'Udinese e anche per il suo futuro (o meno) juventino. Lo aspettiamo più avanti, quando la giostra ripartirà.

OSSERVATORIO

CORONAVIRUS E SUPERFICIALITÀ DELLO SPORT Ritenere che nello sport regni l’intelligenza oltre alla muscolarità è spesso un’utopia ed è stato dimostrato talvolta in questo periodo di quarantena mondiale di contrasto al coronavirus irrisa da molti vip: fanno specie, ad esempio, i colpi di tosse fasulli e pseudo-spiritosi di Diego Costa passando di fronte ai giornalisti in attesa in zona mista a Liverpool dopo la vittoria in Champions dell’Atletico Madrid determinata anche dalla sua doppietta, o lo sfregamento con le mani dei microfoni dell’asso del basket Nba Gobert dopo una conferenza stampa, a dimostrazione che lui dell’epidemia se ne fa un baffo. Ci sono

dei morti di mezzo ma questa gente ci ride sopra. E che dire della folla riunitasi fuori dallo stadio parigino, dove si è giocato a porte chiuse Psg – Borussia, per festeggiare la qualificazione della squadra francese? E fa pensare anche la dichiarazione dell’allenatore dell’Atalanta, Gasperini, che avrebbe visto bene la disputa del calcio a porte chiuse per regalare momenti di distrazione e di gioia agli sportivi italiani costretti alla reclusione forzata tra le mura domestiche. Concetto encomiabile dal punto di vista sociale ma ci ha pensato, il Gasp, alla salute dei giocatori che sudano, spu-

tano e si sfregano addosso l’uno contro l’altro in partita e in allenamento? “Come posso dire ai miei ragazzi di mantenere la distanza di sicurezza da un avversario durante una partita di basket?”, ha considerato saggiamente, alla sua maniera, Gianmarco Pozzecco, coach di Sassari. E in effetti anche il mondo dello sport, che pareva inattaccabile, ha dovuto fare ora i conti con gli inevitabili intoppi determinati dalla positività, nel calcio italiano, dello juventino Rugani, dei sampdoriani e di altri sparsi in Europa e nel mondo. E di conseguenza la catena di S.Antonio ha coinvolto compagni di squadra e ultimi

avversari, con stop totale del campionato fino a quando non si sa. C’è anche chi, come la Gran Bretagna, ha continuato a giocare a porte aperte, mentre invece altre nazioni, come Francia e Spagna, hanno dovuto alzare le mani. Certo, lo sport è l’oppio dei popoli e senza di esso la vita, per i più, sembra vuota ma evitare che la situazione peggiori imponendogli uno stop appare quantomai opportuno. I profeti di ogni situazione prevedono che alla fine della quarantena, a lavorare parecchio saranno dietologi, psicologi e avvocati divorzisti ma è un rischio che bisogna correre. E.F.

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FOCUS

PROMOZIONE A

BENVENUTO, GUIDATI DALLO “SPIRITO SPAL”

I giallorossi di Cordovado guidano il girone A di Promozione. A raccontare il magic moment della formazione di Muzzin è il centrocampista che da sette stagioni veste questa maglia

C

lasse 1993, Mirko Benvenuto è una delle colonne di una Spal Cordovado che si è presa a suon di gol – miglior reparto offensivo del girone – il primato in Promozione A fin dalle prime battute. È lui a raccontarci il momento della formazione giallorossa in attesa di sapere se e quando i campionati potranno riprendere: “Sinceramente il primato è un po’ una sorpresa per tutti ma la classifica è corta e si sta un attimo a scendere come a salire. È un campionato combattuto con nessuna squadra, a mio

to del primato giallorosso: “Tutti remiamo dalla stessa parte cerchiamo di seguire ciò che dice e vuole il mister. Il tutto condito con una sana ignoranza che devo

risultato è a nostro favore, oltre a essere ancora più cattivi sottoporta. In questo pecchiamo un po’ di inesperienza”. Ancora non è dato sapere quando

dire ci contraddistingue e ci piace. Poi c’è lo “Spirito Spal”, ossia quel legame forte che va oltre all’essere compagni di squadra che ti fa vincere partite difficili, nelle quali tutti fanno qualsiasi cosa per la squadra e per portare a casa l’obiettivo; è difficile da spiegare, ma bellissimo da vivere. Quest'anno abbiamo cambiato molto ma i nuovi arrivati hanno capito quasi da subito cosa voglia dire e lo stanno dimostrando. Dobbiamo ancora migliorare però nella gestione della palla quando il

e se i campionati riprenderanno: “E’ un momento difficile e delicato. A mio avviso è stato giusto sospendere i campionati perché non si può scherzare con la salute. Nel frattempo, ci prendiamo questa pausa per recuperare più energie possibili e i vari acciaccati, e, per quanto possiamo, ci alleniamo da soli, sperando di ripartire il prima possibile”. Così Benvenuto spiega il suo legame con i colori giallorossi che veste da sette stagioni: “Cordovado posso considerarla come una

Benvenuto: “Vincere il campionato qui sarebbe un grande onore” avviso, in grado di dare uno strappo deciso alla classifica. A inizio torneo ovviamente puntavamo a fare bene, ma soprattutto a far vedere che eravamo una squadra con delle idee e un discreto gioco, puntando a giocarcela per un posto play-off. Personalmente, lavorando a turni, volevo capire se ero in grado di mantenere questa categoria, visto che sono obbligato ad allenarmi una settimana ogni due da solo con l’aiuto del preparatore atletico”. Un gruppo forte dentro e fuori il campo, quello della Spal, e in questo Benvenuto vede il segre-

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seconda famiglia. Mi hanno dato la possibilità di continuare a fare ciò che mi piace. Quando nel 2012 iniziai a lavorare su tre turni ed ero in Serie D con la Sanvitese, purtroppo per me non era più una situazione sostenibile e allora scelsi di scendere di categoria, e accettai la proposta della Spal. Mi hanno fatto sentire subito uno di loro e quindi a questa maglia penso di dover dare tanto. In più ho la mia compagnia di amici e la mia ragazza; insomma ormai un pezzo di cuore è a Cordovado”. “Il momento più bello vissuto con questa maglia penso sia stata la stagione del 2015-16 con mister Benetti, quando raggiungemmo i play off dopo una annata straordinaria, grazie a un legame fortissimo che si era creato con i compagni e mister, rimasto vivo anche dopo. Il momento più brutto, inevitabilmente è legato alla stessa stagione quando venne a mancare Marco Giovannelli, che, oltre ad essere un compagno di squadra, era anche un amico. Successe nel momento più delicato della stagione: chissà come sarebbero andate le cose senza quella tragedia…” Un sogno in maglia Spal, Benvenuto, lo ha ben chiaro: “Vorrei vincere qualcosa con questa società e con questa maglia perché lo merita e credo anche io. Nel mio curriculum ci sono zero retrocessioni e tante salvezze, alcune delle quali valgono come scudetti. Ma non ci sono campionati vinti, e poterlo fare con questa maglia sarebbe una grande soddisfazione e un onore per me”. (Massimo Muzzin)


AI RAGGI X

PROMOZIONE B

LIONETTI: “HO RITROVATO L’ENTUSIASMO”

Il debutto in Serie B a 19 anni, la Champions d'Oceania, presenze in Serie C e Serie D, ma anche qualche scelta sbagliata che ne ha frenato la corsa. L’attaccante ora prova a portare in Eccellenza il Chiarbola

C

La rosa del Chiarbola Ponziana

hiarbola Ponziana primo in classifica in Promozione B: difficile ipotizzarlo a i n i z i o s ta g i o n e anche per i diretti interessati. A confermare la piacevole sorpresa è l’attaccante dei rivieraschi Massimiliano Lionetti, arrivato per portare esperienza ed entusiasmo ai blues di Campaner: “Non ci aspettavamo di essere lì perché eravamo una

Lionetti: “Dobbiamo imparare a non dare per scontate certe partite” squadra completamente nuova. Poi invece con il passare delle partite abbiamo capito che forse potevamo dire la nostra. Siamo partiti con l’idea di migliorare quello che era stato fatto l’anno scorso e cercare di stare nelle prime otto e, a quanto pare, finora ci siamo riusciti. A livello personale mi ero posto l’obiettivo di cercare di fare meglio dell’anno passato (13 gol tra campionato e coppa): per ora sono a quota 7, però, penso che firmerei qui per finire con questi gol ma vincendo il campionato”. Il Chiarbola a suon di risultati sta mettendo a tacere gli addetti ai lavori che non lo additavano certo tra le favorite: “Siamo

un gruppo di amici e secondo me questa cosa è quello che ci ha fatto fare il salto di qualità. Ovviamente c’è da migliorare per ambire al salto di categoria: ad esempio, ogni tanto ci capita di pensare che, visto che siamo primi, le partite sulla carta più semplici si vincano da sole. Invece dobbiamo imparare ad affrontare tutte le gare con la stessa voglia e intensità, solo così possiamo vincere il campionato”. Guardando al passato qualche rimpianto c’è: “Ho esordito in Serie B a 19 anni con la Triestina contro il Torino. Sono emozioni che mi porterò sempre nel cuore, e che non capitano a tutti, così come il fatto di disputare la Champions League d’Oceania con l’Amicale: certo, non è la Champions europea, ma resta un’esperienza che non tutti possono vantare. I treni per il calcio professionistico ormai sono passati. Ho 28 anni, ho fatto qualche presenza in Serie B, una ventina in Serie C e parecchie in Serie D, ma ho pagato per alcune scelte sbagliate, alcune personali, altre no. Ho vissuto dei periodi in cui volevo smettere perché

non avevo più la passione. Poi ho avuto la fortuna negli ultimi due anni di trovare due allenatori (Allegretti e Campaner, ndr) che sono riusciti a stimolarmi e farmi ritrovare l’entusiasmo. Quindi, adesso come adesso, i l m i o s o g n o è r i u s c i re a festeggiare la promozione del Chiarbola per tutto quello di grandioso che abbiamo fatto.

Non dimentichiamoci che siamo imbattuti dalla seconda giornata di andata!”. Impossibile evitare una chiosa sulla situazione coronavirus: “Questa emergenza la stiamo vivendo un po’ con l’ansia perché penso che prima di tutto venga la salute e poi tutto il resto. Speriamo si risolva tutto nel migliore dei modi così potremo finire il campionato per cercare di continuare ad inseguire il nostro sogno”. Ma chi è Max Lionetti fuori dal campo? “Direi che fuori dal campo sono un po’ più tranquillo, visto che tanti amici con cui mi sono scontrato nei vari campionati mi hanno detto che in campo sono odioso – scherza l’attaccante del Chiarbola -. Mi sono appena laureato in scienze motorie e lavoro in una farmacia con mansioni di magazzino. In generale direi che sono uno a cui piace scherzare, e mi piace farmi voler bene da tutti. Il mio futuro? Punto a giocare finchè il fisico me lo consentirà, per passare ai più giovani quelle che sono state le mie esperienze per fare in modo che non facciano anche loro i miei stessi errori”. (m.m.) TremilaSport+ | 18 03 2020 | 9


L’ALTRO CALCIO

LA RIFLESSIONE

IL CALCIO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Con l’emergenza Covid-19 è venuta meno la prossemica, lo studio dell'uso che l'uomo fa dello spazio frapponendo distanze fra sé e gli altri per avvicinarli o allontanarli nelle interazioni quotidiane

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esmond Morris (Purton 1928 zoologo, antropologo, filosofo, divulgatore scientifico, docente all'Università di Oxford) sostiene che può essere comprensibile che i bambini rincorrano una palla che rotola, rimbalza, suscita gioia e sia oggetto per imbastire un gioco di confronto tra due schieramenti, lo è meno negli adulti dove il gioco "non è più accompagnato da risate, ma piuttosto da lamenti, urla, rugg iti emersi da maschie gole; è una cosa seria...l'intero rituale è elevato al livello di un fenomeno drammatico e sociale.... Per i calciatori ed i tifosi è entusiasmante; per coloro a cui non interessa si tratta di una stupida perdita di tempo. M a t u t te e d u e l e fa z i o n i trascurano il fatto che il calcio è una delle più strane costanti del comportamento umano nella società moderna." (La Tribù del Calcio-Mondadori 1982) Ed in questo contesto ci sembra intere ssante rif lettere sui mugugni dei tanti tifosi che, in quarantena, sono stati privati della partecipazione al rito che

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terreno di gioco. Con tale sostantivo s'intende "lo studio dell'uso che l'uomo fa dello spazio frapponendo distanze fra sé e gli altri per avvicinarli o allontanarli nelle interazioni quotidiane" (Zingarelli) e che una normativa emanata dalle autorità ha riservato esclusivamente ai protagonisti di fatto, i calciatori sul campo, il privilegio del legame

I sostenitori sono indispensabili tanto quanto i calciatori stessi

giovani ed anziani, con i loro inni guerreschi, le superstizioni dalle

radici primitive sono soliti dar luogo in occasione delle partite. É stato tolto loro un giocattolo, simbolo di una età trascorsa felicemente, e sostituito da un surrogato fruibile solo attraverso la televisione, nella sfortunata circostanza innescata da un folletto (Coronavirus) che frulla nell'aria e non ti capaciti perchè si posa su di me e non su di te. Se attraverso i social si segue la tenzone con i suoi risvolti, più o meno favorevoli, è pur vero che viene a mancare la prossemica, b a l z ata i n q u e s t o p e r i o d o all'onore delle cronache, come a dire il rapporto tra i fruitori, pro e contro i protagonisti sul

che contraddistingue la specie. A questo punto ci si chiede: non avrebbe avuto più senso rimandare il tutto, UdineseFiorentina compresa, ad un prossimo futuro salvaguardando, in tal modo, anche il concetto antico di sport che impone la partenza di tutti i contendenti dalla stessa linea? I sostenitori sono indispensabili tanto quanto i calciatori stessi perché senza l'atmosfera che essi sanno creare; senza la fedeltà e la loro intensa capacità di desiderio, lo sport calcistico viene a perdere la sua forza, il suo spirito agonistico. Con essi viene meno anche la prossemica, già oggi agonizzante dalla ripartizione dello spazio che ognuno cerca di salvaguardare come può, spesso difendendolo, "unguibus et dentibus", con le unghie e con i denti, alla faccia della ventilata tolleranza e comprensione reciproca. (Faustino Anzil)



SIDICEVA...

si dic

GALLER Da sini senso o Primo Manue Centa, Foni, D e Enzo Forno, friulan piano i momen

LA TOP TEN DEI CAMP

In una Regione come il Friuli Venezia Giulia dalla proporzione più alta in Italia tra popolazione e campion di ANDREA PURINAN

S

iamo in tempi di covid-19, isolamento sociale e severe limitazioni imposte alle nostre vite. Lo sport è fermo, il Giro d’Italia verrà rinviato e non si sa quale sorte toccherà agli Europei di calcio e alle Olimpiadi. Cerchiamo allora qualche distrazione e concediamoci un gioco: quello di fare una classifica con i dieci atleti più grandi dello sport friulano. La selezione è stata tutt’altro che facile, innanzitutto per la difficoltà di confrontare discipline individuali e di gruppo, categorie maschili e femminili, epoche diverse e sport la cui diffusione e notorietà sono

12 | 18 03 2020 | TremilaSport+

maggiori o minori. Ho pensato, allora, a dei criteri il più oggettivi possibile e ho creduto di trovarli nei piazzamenti ottenuti nelle massime competizioni mondiali,

leti nati nel Friuli storico, preferibilmente da famiglie autoctone e in luoghi dove si parli friulano. Sono quindi escluse la provincia di Trieste e buona parte di quelle

Da Del Forno a Ortis, da Foni a Zoff, da Barazzutti a Carnera lungo l'elenco degli atleti friulani di spicco oltre che nella maggiore concorrenza internazionale che hanno incontrato i nostri campioni e nella continuità delle loro prestazioni. La scelta è avvenuta tra i soli at-

di Gorizia e Pordenone, come sono pure esclusi gli allenatori e i tecnici. La graduatoria sarà ovviamente opinabile, ma servirà forse per suscitare discussioni e suggerire

confronti. Per risvegliare, insomma, quell’interesse per lo sport e per la vita che resta uno degli antidoti più efficaci contro pensieri più gravi. Per rendere l’operazione più interessante, seguiremo un ordine crescente: l’ultimo dei nomi sarà anche il primo. E ora, partiamo! Al decimo posto Enzo Del Forno, nato a Colloredo di Prato nel 1950, ottavo alle Olimpiadi del 1972 nel salto in alto, che per sette volte ha migliorato il record italiano ed è stato tre volte campione nazionale. Al nono Daniele Pontoni, nato a Udine nel 1966, pluricampione italiano di ciclocross, quinto nella mountain bike alle Olimpiadi del 1996, campione del mondo nella categoria dilettanti (1992) e in quella elite (1997).


SIDICEVA...

ceva...

RY istra in orario: Carnera, ela Di Alfredo Dino Zoff Del campioni ni di primo in diversi nti storici.

le carriera pugilistica svolta negli Stati Uniti, ma soprattutto al fatto di essere stato l’unico italiano ad aver conquistato il titolo di campione del mondo dei pesi massimi nel 1933. Al primo posto Dino Zoff, nato a Mariano del Friuli nel 1942, vincitore con la Juventus di sei scudetti, due Coppe Italia e una Coppa Uefa,

detentore del primato di imbattibilità in nazionale (1142’), il calciatore più anziano ad aver vinto un mondiale e l’unico italiano ad aver vinto il titolo di campione d’Europa nel 1968 e di campione del Mondo nel 1982. Questa la mia personale classifica. A ciascuno, adesso, il piacere di fare la propria!

PIONISSIMI FRIULANI

ni espressi, arduo stilare una graduatoria dei vip ma ci abbiamo provato proponendo dei nomi illustri All’ottavo Franco Bertoli, nato a Cavalicco nel 1959, per 70 volte capitano della nazionale di pallavolo, un bronzo olimpico, sette volte campione d’Italia, due d’Europa e due del Mondo con la squadra di club. Al settimo Chiara Cainero, nata a Udine nel 1978, sei volte campionessa europea nella categoria skeet (tiro a volo), campionessa mondiale a squadre nel 2005 e olimpionica individuale nel 2008. Al sesto Venanzio Ortis, nato a Paluzza nel 1955, pluricampione italiano nei 5.000 e 10.000 metri, argento nei 10.000 ed oro nei 5.000 agli Europei del 1978. Al quinto Corrado Barazzutti, nato a Udine nel 1953, campione italiano di tennis dal 1976 al 1982, cinque

titoli vinti nel circuito maggiore mondiale, 62 partite e quattro finali di Coppa Davis, fra le quali l’unica vinta dall’Italia nel 1976. Al quarto Alfredo Foni, nato a Udine nel 1911, campione d’Italia con la Juventus, per molti anni primatista di presenze in serie A (229), campione olimpico nel 1936 e del mondo nel 1938 con la nazionale. Sul terzo gradino del podio Manuela Di Centa, nata a Paluzza nel 1963, pluricampionessa italiana nello sci da fondo, vincitrice della Coppa del mondo nel 1994 e 1996, cinque partecipazioni alle Olimpiadi, sette medaglie mondiali e sette olimpiche, di cui due d’oro nel 1994. Al posto d’onore Primo Carnera, nato a Sequals nel 1906, la cui gloria si deve non soltanto all’eccezionaTremilaSport+ | 18 03 2020 | 13


CALCIOC5

I QUATTRO TECNICI DELLE FORMAZIONI FRIULANE IN SERIE B NON VEDONO COME PROBABILE ARRIVARE AL TERMINE DEL CAMPIONATO

FLASH LA KERMESSE RINVIATA A DATA DA DESTINARSI

TORNEO DELLE REGIONI

Tra le tante manifestazioni rinviate, spicca anche il Torneo delle Regioni che si sarebbe dovuto svolgere dal 3 al 10 aprile in Veneto. La conferma arriva direttamente dal presidente del Comitato Regionale Veneto Giuseppe Ruzza, che per il momento ha ufficialmente rinviato l'evento a data da destinarsi.

GLI STRANIERI LASCIANO I CLUB ITALIANI

CORONAVIRUS

Squadre pressochè smobilitate: è questo il triste epilogo alla quale sta assistendo il mondo del calcio a 5 nazionale, con una grossa percentuale di società (dalla serie A alla B) che liberano i propri stranieri e/o naturalizzati permettendo loro di far ritorno in patria: c'è chi la legge come eccessivo allarmismo, chi invece ritiene che sarà impossibile riprendere l'attività . Per ora non c'è risposta, non resta che attendere gli sviluppi.

I RECUPERI PRIMA DELLO STOP DEI CAMPIONATI

SERIE C

Ăˆ l'unica categoria che è riuscita a recuperare il turno rinviato: il 5 marzo si è disputata la quinta giornata di ritorno del campionato di serie C, dove, fermo il Maniago per riposo, ha visto la Futsal Udinese travolgere per 16-1 la Gradese, ed il Manzano imporsi di misura per 7-6 in casa della Clark. In ottica play-off il Tarcento conferma il buon momento battendo per 8-3 il Porcia, mentre resta in scia anche la Torriana grazie all’11-2 in trasferta sul fanalino Basiliano.

PESSIMISMO SULLA

CHIUSURA DELLA STAGIONE

P

reoccupa sempre piĂš il dilagare del Coronavirus, al punto che, come è giusto che sia, passa decisamente in secondo piano l'aspetto sportivo, con parecchio pessimismo da parte degli addetti ai lavori del futsal regionale. Abbiamo sentito gli allenatori delle quattro squadre impegnate nel campionato nazionale di serie B per capire quali potrebbero essere gli sviluppi di un campionato al quale, a differenza del calcio, mancano solo cinque gare alla conclusione della regular season, piĂš playoff e playout. “Sarebbe bello riuscire a finire il campionato - sono le parole di Gianluca Asquini trainer del Pordenone - ma è giusto accettare qualunque sarĂ la decisione della Federazione, è una situazione talmente straordinaria che prima di tutto conta riuscire a sconfiggere questo virusâ€?. Ăˆ molto preoccupato Titta Pittini, Udine City: “Il problema dello sport viene decisamente dopo tutto il resto, dobbiamo rispettare quelle che sono le prescrizioni e attenersi rigidamente, sono preoccupatissimo, e sinceramente vedo molto lontano il momento del ritorno all'attivitĂ . Non sarĂ una scelta facile, qualunque cosa deciderĂ la Federazione non ci comporterĂ alcun problema, la nostra è giĂ una stagione speciale, in questo momento ci sono senz'altro situazioni piĂš gravi da risolvereâ€?.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Andrea Sabalino, del Maccan, societĂ che ha giĂ preso decisioni importanti: “Abbiamo giĂ liberato alcuni calciatori stranieri, come tante altre squadre, in questa situazione siamo solo spettatori interessati, ritengo che ci possa essere una grande possibilitĂ che il campionato non prosegua. Il problema è grave, tuttavia riprendere l'attivitĂ dopo un lungo periodo di stop senza allenamenti la vedo una soluzione molto remota, ma restiamo alla finestra in attesa di sviluppiâ€?. Non si diversifica infine dai commenti dei colleghi Giuseppe Criscuolo, del Palmanova: “Ci sono situazioni decisamente piĂš importanti del calcio a 5 da risolvere, tuttavia il nostro ruolo ci costringe a restare alla finestra in attesa di sviluppi. Sono sinceramente molto pessimista per la ripresa dell'attivitĂ sportiva agonistica, le giornate sono solo cinque ma non scordiamoci che di mezzo ci sono anche le final Eight di Coppa Italia. E poi, ad una eventuale ripresa, che squadre troveremo? Gli stranieri sono preoccupati, non sappiamo se ci saranno o meno, le rose potrebbero essere ridotte, sinceramente il tutto non avrebbe senso, preoccupiamoci principalmente di risolvere questo virus, rispettando le norme imposte dall'alto, il calcio a 5 può aspettareâ€?.

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NONSOLOSPORT

CULTURA CONVEGNI

IDENTITAS, LA FEDE E LA SCIENZA

“N

onostante le restrizioni imposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, volto a contrastare il contagio e il dilagarsi del COVID-19 con misure restrittive alla circolazione, alle riunioni, ai congressi e all’assembramento di persone il convegno Identitas Fede e Scienza si farà lo stesso”. Queste sono

le parole di Emanuele Franz, filosofo, scrittore friulano, nonché ideatore, direttore e organizzatore del convegno. L’importante evento, fissato per il giorno 31 marzo al teatro Palamostre di Udine, non verrà quindi cancellato ma verrà comunque attuato e trasmesso come video-conferenza mondiale sui canali youtube e facebook dell’associazione

culturale Identitas Clara. Sono una ventina le personalità chiamate a dare il proprio contributo, un numero che è frutto di uno sforzo organizzativo non indifferente. Tra i nomi troviamo religiosi, scienziati, filosofi, giornalisti, artisti, politici, ma anche dei premi Nobel: Sua Santità il Dalai Lama, Noam Chomsky, Alain de Benoist, Marcello Veneziani, Reinhold Messner, Angelo Branduardi, Piergiorgio Odifreddi, Mons. Guido Genero, Antonino Zichichi, l’On. Gian Luigi Gigli, Urgyen Norbu Rinpoche, Vittorio Sgarbi, Vito Mancuso, Guido Tonelli, Don Alessio Geretti e i premi Nobel Werner Arber, Brian Josephson, Steven Weinberg, e il premio Pulitzer Douglas Hofstadter. Il convegno avrà quindi luogo martedì 31 marzo alle 16, in collegamento video, perché, secondo l’idea di Franz “è proprio in un frangente drammatico come questo che c’è maggior necessità di un dialogo fra Fede e Scienza e sono altresì convinto che è proprio in momenti come questi che non deve venir meno il confronto, la ricerca, il dialogo, ma, soprattutto, l’intelligenza e la conoscenza. È per questo che ho deciso di non venir meno al mio proposito e fare comunque il Convegno, perché le Idee trascendono le circostanze, non mutano e non vengono meno nemmeno di fronte a difficoltà drammatiche”. Silvia Boscarello

MARTIN CRUZ SMITH

L’ENIGMA SIBERIANO MONDADORI

Tatiana Petrovna, giornalista d’inchiesta coraggiosa e temeraria, ha lasciato Mosca da più di un mese per dedicarsi a un misterioso incarico. Tatiana è nota per le sue sparizioni durante le inchieste più impegnative, ma Arkady Renko, leggendario investigatore di Mosca e amante della donna, è sicuro che questa volta ci sia qualcosa che non va. Quando non la trova sul treno che doveva riportarla in città è l’unico a preoccuparsi, perché conosce troppo bene i nemici della donna e quello che potrebbero arrivare a fare per tenerla buona. Renko inizia quindi un lungo e pericoloso viaggio in Siberia per trovare Tatiana e riportarla indietro. Muovendosi dalle rive del lago Bajkal fino alla fatiscente Cita, l’investigatore scopre a poco a poco che Tatiana sta seguendo l’ascesa del dissidente politico Mikhail Kuznetsov, un “golden boy” della moderna ricchezza petrolifera… 16 | 18 03 2020 | TremilaSport+

MELANIE RAABE

L’OMBRA

CORBACCIO «L’11 febbraio ucciderai al Prater un uomo di nome Arthur Grimm. Di tua spontanea volontà. E con ottime ragioni.» Con questo oscuro messaggio sibilato in una strada di Vienna da una vecchia mendicante, la giovane giornalista Norah si ritrova catapultata indietro nel tempo. Perché proprio un 11 febbraio di tanti anni prima, quando ancora viveva a Berlino, era successa una cosa orribile che aveva segnato per sempre la sua vita e che l’aveva spinta a cambiare città. Detto questo, le parole della mendicante sono solo un macabro scherzo che non ha a che fare con lei, visto che fra l’altro non conosce nessun Arthur Grimm. Ma improvvisamente a Nora sorge un sospetto atroce: davvero non conosce nessun Grimm?


NONSOLOSPORT

NOVITÀ SU MOSTRE, SPETTACOLI, EVENTI, PERSONAGGI DEL PANORAMA CULTURALE

MARCO VAN BASTEN

FRAGILE

MONDADORI Nel 1992, quando la carriera da calciatore era arrivata ai vertici, il suo corpo gli ha giocato un brutto scherzo. Le caviglie, diventate a un certo punto estremamente fragili, hanno fermato il suo sogno. “Per tre anni ho fatto di tutto per tornare in forma. Veramente di tutto. Molto oltre la soglia del dolore”, racconta. Quello che era stato eletto miglior giocatore del mondo e d’Europa, che aveva vinto tre coppe europee segnando gol decisivi in due finali, non poteva accettare di non correre più come prima, di non scattare, di fronteggiare il vuoto che gli si era spalancato davanti. “Fragile” è il racconto di tutto questo e molto di più, un libro in cui Van Basten non risparmia nessuno, tantomeno se stesso. Non si autoassolve, né si accusa: si comprende e si racconta con sincera umanità.

LIZA MARKLUND

CRISTINA FANTINI

MARSILIO

PIEMME

PERLA NERA

A Manihiki, minuscolo atollo delle Isole Cook, nell’Oceano Pacifico, Kiona lavora nell’allevamento di perle gestito dalla sua famiglia. La sua vita è rivoluzionata dall’arrivo di Erik, lo straniero venuto dalla Svezia, la cui imbarcazione è rimasta incagliata nella barriera corallina che circonda l’isola. Il suo naufragio segna l’inizio di un’avventura appassionante e drammatica che spingerà Kiona ad attraversare quattro continenti. Minacciata e inseguita, determinata a difendere il contenuto di una misteriosa valigetta che Erik teneva ben nascosta e a trovare la verità sull’uomo portato dal mare, Kiona arriverà a Lund, nel Sud della Svezia, dove, nel sotterraneo di una banca, potrà finalmente aprire una cassetta di sicurezza con la piccola chiave che porta con sé da quando si è lasciata alle spalle le Isole Cook.

NEL NOME DELLA PIETRA Milano, 1385. Gian Galeazzo Visconti è da poco divenuto signore della città dopo aver deposto lo zio Bernabò. Quando l’arcivescovo di Milano gli prospetta l’idea di una grande cattedrale che sostituisca la chiesa di Santa Maria Maggiore, il conte di Virtù, da sempre devoto alla Vergine, approva il progetto anche se la decisione non ha nulla di religioso. Per costruirla, si circonda dei migliori architetti e scultori, i maestri campionesi, tra i pochi in grado di portare a termine un progetto tanto ambizioso. Nelle schiere di ingegneri e artigiani, operai e artisti, vi sono Alberto e Pietro, gemelli separati alla nascita. Falegname l’uno, scultore l’altro, uniti da un solo ineludibile destino, quello di contribuire a una delle più grandi imprese che la nostra storia ricordi: la costruzione del Duomo di Milano. TremilaSport+ | 18 03 2020 | 17


BASKET

ON I P M A C

QUEI PRIMI PASSI

IN ARANCIONE

Davide Pascolo, cresciuto nel vivaio della Snaidero, è oggi una delle ali più forti del campionato di serie A

di ALESSANDRO VESCINI

D

avide Pascolo, ala grande classe 1990 attualmente in forza all’Aquila Trento in Serie A1, ha mosso i primi passi a Udine. Dopo aver iniziato a calcare il parquet nelle giovanili a Fagagna, passa alla Snaidero Udine dove in pochi anni arriva a giocare nel quintetto della prima squadra. Dopo due stagioni in A2, si trasferisce all’Aquila Basket Trento con cui inizia la scalata verso i massimi livelli della pallacanestro italiana ed europea. Infatti, entra nella stagione 2015/2016 nell’All-Eurocup First Team, primo quintetto della competizione. Questo riconoscimento gli permette di firmare con l’Olimpia Milano, con cui vince uno Scudetto, una Coppa Italia e due Supercoppe, prima di far ritorno in Trentino. Chiamato più volte anche nel giro della Nazionale, tra giovanili e squadra maggiore, ha partecipato al FIBA EuroBasket Under 20 del 2010 e alla Trentino Cup 2014, di cui si aggiudica il premio MVP. È d'accordo con la decisione della Lega Basket di sospendere i campionati vista l’emergenza Covid-19? «In effetti non ha senso, stanno spuntando sempre più casi anche nel mondo dello sport. Sono d’accordo con la decisione della Lega Basket, abbiamo sospeso anche tutti gli allenamenti. Essendo uno sport di contatto favorisce la diffusione del virus, che in questo momento è da evitare. Non solo per i giocatori ma anche per tutte le persone attorno, dalla famiglia allo staff.» Molti giovani per giocare ad alti livelli sono costretti

18 | 18 03 2020 | TremilaSport+

a girare l’Italia, quanto è importante per un ragazzo esordire nella squadra della sua città? «Sicuramente è un onore e un motivo d’orgoglio in più. Non è facile, spesso si è portati a girare per l’Italia, ma per un ragazzo può rappresentare uno sprone in più.» Per arrivarci è meglio perfezionare un particolare oppure cercare di essere i più completi possibili? «Non c’è una regola. Quando uno è giovane in più fondamentali si specializza meglio è. Poi quando cresce gli viene richiesto magari una particolare qualità oppure scopre di averla e decide di focalizzarsi su quella. Io ho sempre cercato di lavorare su tutto quello in cui posso migliorare per essere competitivo in ogni aspetto del gioco. Poi ci sono dei cestisti che sono straordinari in un fondamentale e riescono a fare la differenza a ogni livello.» Nonostante la recente eliminazione in Eurocup avete un ottimo roster, si possono avere obiettivi ambiziosi? «Prima dello stop, con il rammarico di non esserci qualificati per la Coppa Italia, in Eurocup oggettivamente avevano un girone complicato. Potevamo raccogliere qualcosa in più in qualche partita se le cose fossero girate in maniera differente. Prima dell’emergenza eravamo in piena corsa playoff, quindi quando si riprenderà punteremo a giocarcela contro tutti.» Giocatori come Nicolò Melli hanno aspettato a lungo prima di decidere di fare il grande salto verso l’Nba, lei coglierebbe l’occasione al volo oppure farebbe come la nuova ala di New Orleans e aspetterebbe di avere l’esperienza necessaria? «Francamente la vedo come un’ipotesi impossibile. A livello generale per un giocatore europeo dipende molto dalla sua crescita. Nicolò ha fatto bene ad aspettare a mio parere, ha colto l’occasione quando si è presentata in maniera concreta. Sono decisioni che si prendono nel momento in cui si prospettano le possibilità, perché va valutata anche la scelta di rimanere all’estero.» Pensa che tornerà mai a giocare nella squadra che l’ha cresciuto? «Trento per me è come una seconda casa, qua sto benissimo. Udine è la squadra della mia città…vedremo in futuro.» Come vede l’Apu Udine? «È pronta per fare il salto di qualità. Tutti l’hanno riconosciuta come una delle favorite per il campionato, ma la Serie A2 è un campionato molto equilibrato quindi è difficile fare pronostici perché ogni giornata è un terno a lotto. Secondo me ha tutte le possibilità per farlo.»

Alcuni momenti di "Dada" Pascolo: sopra, nelle giovanili arancione e in maglia azzurra; a sinistra, nostro ospite, insieme a Truccolo e al ds Micalich, nella manifestazione "Tremila in azzurro".

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E

BASKET

DE DAVI OLO PASC

TremilaSport+ | 18 03 2020 | 19


BASKET GRANDI PROSPETTIVE Giacomo Zilli oltrechè centro di prospettiva, è laureato in economia e management negli Usa e studia economia aziendale all'ateneo udinese.

JACK AND GALEN STORY Il centro dell’Apu, Giacomo Zilli, e la compagna americana Galen raccontano il loro incontro al college del North Carolina e la loro attuale esperienza di vita insieme a Udine di EDI FABRIS

C

COACH APU Il tecnico dell'Apu, Alessandro Ramagli, sta valorizzando Zilli in zona calda.

ome nei film d’oltreoceano che parlano di amori nati al college, anche Giacomo Zilli, centro dell’Apu, udinese doc classe 1995, e Galen Broido, americanina del Vermont, stanno vivendo la loro love story nata nelle aule della University of North Carolina di Asheville e proseguita in Friuli, dove la giovane coppia vive nella zona di Planis, nell’immediata periferia di Udine. “Studiavamo entrambi Economia e management ed eravamo in classe insieme – Galen racconta i loro inizi in un italiano del quale ha una buona padronanza - . Lui giocava a basket, io facevo nuoto. Giacomo mi piacque subito per la sua semplicità e simpatia, e adesso che viviamo insieme mi aiuta molto ad inserirmi nella realtà italiana, diversa da quella americana, con la lingua e molto altro”. Studente del liceo scientifico “Marinelli”, Giacomo Zilli, talento della Cbu, nel 2012 fece una scelta di vita importante, concludendo gli studi superiori al Mount Vion di Durham, nel North Carolina, e usufruendo poi di una borsa di studio completa al college di Asheville, giocando a basket nel campionato Ncaa. “Lì ho imparato in primis a difendere a contatto con strutture fisiche notevoli in una pallacanestro anche ruvida – lui considera - . E, curiosità, in due occasioni mi trovai contro TJ Cromer, oggi mio compagno di squadra all’Apu, che giocava con l’Università del Tennessee. Un campionato che mi permise anche di visitare molte zone degli Stati Uniti che non conoscevo, da New Orleans

20 | 18 03 2020 | TremilaSport+

ad Atlanta, da Boston a Washington, oltre a una puntata turistica in Alaska, zona freddissima ma dalla natura splendida e dalla gente ospitale”. AMBIENTAMENTO E adesso tocca a Galen ambientarsi in Europa, ma lei assicura che le sta comunque riuscendo tutto abbastanza facilmente: “Ho anch’io come Giacomo il bachelor in Economia e management e lavoro da casa con clientela negli Usa. Oltre a questo, in Friuli mi sono trovata subito a mio agio: con le sue montagne mi ricorda il mio Vermont, con in più il mare, e adoro naturalmente il cibo italiano, con gli strucchi ad essere per me una vera passione”. Al “Carnera”, poi, non manca mai: “Seguo sempre a Udine le partite di Giacomo insieme alla sua famiglia e qualche volta vado anche in trasferta, se non è troppo lontana”. Di lei Giacomo ama soprattutto la solarità, la sua capacità di rendergli serena la vita: “Galen mi è preziosa – confessa - , fondamentale in un periodo in cui i miei impegni sportivi e di studio sono importanti. Nel basket

In due occasioni ho giocato negli Usa contro TJ Cromer, oggi con me all'Apu

voglio continuare a migliorarmi, preparando nel contempo un futuro in cui intendo mettere a frutto il bachelor conseguito negli Stati Uniti insieme alla laurea in Economia aziendale per la quale sto studiando all’università di Udine”. Un futuro che anche Galen vede con occhiali rosa: “Amo l’Italia


BASKET

COPPIA FELICE Giacomo e Galen si sono conosciuti alla North Carolina University, in alto a destra, e TJ Cromer, qui a fianco, è stato per due volte avversario del centro udinese in Ncaa. Ora sono compagni all'Apu.

e voglio esplorarla un po’ alla volta insieme a Giacomo. Anche i miei familiari e gli amici in America sognano di conoscerla. L’interesse per l’Italia è sempre vivo negli americani, che ne apprezzano l’arte, l’architettura, la moda, il cibo e la gente. E io non sono naturalmente da meno”.

TremilaSport+ | 18 03 2020 | 21


BASKET

Gigi Datome, uno dei giocatori italiani di maggior spessore a livello internazionale, milita nel Fenherbace, in Turchia.

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MEN A I B M CA

TI


BASKET

IL PUNTO DI VISTA DI OTELLO SAVIO

BASKET E

DIPLOMAZIE Sui grandi sport di squadra europei soffiano venti di secessione, con progetti di campionati internazionali a minacciare quelli nazionali e il mondo della pallacanestro a spingersi molto avanti lungo questo percorso

S

ui grandi sport di squadra europei spirano venti di secessione. I campionati nazionali sono minacciati da progetti sempre più concreti di Superleghe continentali portati avanti dalle società più ricche e famose. E’ di un paio di mesi fa un acceso dibattito nel mondo calcistico sulla possibile costituzione di una nuova Lega professionistica europea al di fuori della FIFA. Tuttavia la pallacanestro in questo percorso si è spinta decisamente più avanti del calcio. Ormai da un decennio la nuova ECA (Euroleague Commercial Assets, controllata da 11 top club europei) organizza Euroleague il più importante torneo per club del continente in totale autonomia dalla FIBA, l’istituzione che storicamente governa il movimento in Europa. Anzi molto spesso in aperto conflitto con essa quando gli interessi politici e economici tendono a divergere. L’ultimo importante scontro ha riguardato la disponibilità degli atleti di Euroleague a partecipare a tornei con le proprie rappresentative Nazionali nel pieno della stagione agonistica. La lotta per la supremazia nel mondo del basket europeo è anch’essa cronaca degli ultimi anni. Da una parte la potente organizzazione guidata dal manager catalano Jordi Bartomeu che fa dei principi del business la propria bandiera ed ha come modello di riferimento l’universo della NBA. Dall’altra la FIBA, collegata da una parte al Comitato Olimpico Internazionale e dall’altra alle Federazioni di ogni Paese e che controlla quindi le Squadre Nazionali e i singoli campionati. Volendo semplificare diciamo un rampante capitalismo sportivo dove comandano lo spettacolo e il profitto in contrapposizione all’ancien regime e i suoi valori olimpici, in primis il merito sportivo e l’inclusione (in un sistema che però soffre da tempo di un’eccessiva burocratizzazione). Il format attuale dell’Euroleague Basketball è caratterizzato da un numero semichiuso di partecipanti, 11 attraverso una licenza decennale rinnovabile (tra cui l’Olimpia Milano) e 7

a vario titolo sportivo ma comunque sempre attraverso un invito dell’ente organizzatore, la cosiddetta wildcard. Nessun dubbio sul grande successo economico e spettacolare dell’Euroleague che ha inteso sottolineare il distacco dal mondo FIBA anche variando

Nessun dubbio sul grande successo a 360° dell'Euroleague

alcune regole tecniche, la più significativa delle quali è la reintroduzione della palla a due sulle contese, proprio come in NBA. La FIBA ha risposto organizzando nel 2016 la Basketball Champions League che è legata ai campionati nazionali e ai loro risultati sportivi ma qualitativamente è a un livello inferiore rispetto all’antagonista Euroleague e sconta per questo minor interesse e visibilità. Noi crediamo che un conflitto aperto tra Euroleague e FIBA Europe si possa risolvere solo in una sconfitta per tutti. In queste settimane di forzato stop (e quindi di riflessione) di tutto il mondo sportivo sarebbe opportuno che le contendenti recuperassero le motivazioni per un dialogo costruttivo. Alla fine l’unico vincitore dovrebbe essere la pallacanestro europea.

DECISIONISTI Petrucci (sopra) e Bartolomeu, dirigenti decisionisti

TremilaSport+ | 18 03 2020 | 23


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IL PERSONAGGIO

UNA SCELTA PONDERATA

A soli 26 anni, dopo una carriera costellata di trionfi nazionali e internazionali, Silvia Stibilj ha deciso di chiudere in bellezza, all'apice del successo, dedicandosi ora a istruire le nuove leve del club che l'ha lanciata, il Pattinaggio Artistico Triestino di MATTEO CONTESSA

TremilaSport+ | 18 03 2020 | 25


IL PERSONAGGIO

N

on sono passati neppure due mesi dall’ufficializzazione del ritiro dall’agonismo, ma per Silvia Stibilj l’agonismo è ormai una parentesi definitivamente chiusa. Qualche esibizione ancora sì, ma per quanto riguarda le gare si è definitivamente sistemata nell’assai capiente destinazione chiamata “ex”. Oggi la ventiseienne campionessa triestina allena le ragazzine del Pattinaggio Artistico Triestino, lo stesso sodalizio nel quale nei è nata e ha sempre militato, per trasmettere la sua

Felicità e nessun rammarico, ho avuto le più grandi soddisfazioni sapienza acquisita sul campo e cercare magari una sua erede da preparare alla successione. “Il ritiro è stata una scelta ponderata, maturata progressivamente negli ultimi due anni – spiega -. Avevo realizzato di essere arrivata alla fine del mio percorso e a quel punto è maturata la decisione di chiudere in bellezza. Ho deciso di gareggiare ancora due anni per provare a raggiungere un primato, quello dei titoli iridati vinti consecutivamente, e poi smettere. Se pure avessi voluto ripensarci, la durezza dell’ultimo mondiale (quello dell’anno scorso

a Barcellona, vinto in rimonta, ndc) mi ha tolto ogni dubbio. La volontà non c’era più”. E un momento dopo aver realizzato di aver davvero finito, cosa hai sentito dentro? “Felicità e nessun rammarico. Avevo avuto tutte le soddisfazioni possibili e avevo coronato il sogno più grande. Ero consapevole di essere arrivata in fondo e mi sentivo serena perché avevo potuto scegliere io il momento di chiudere e non esserci stata costretta da infortuni o dal declino atletico. Ovviamente, però, l’ultimo mondiale l’ho vissuto in maniera diversa: ero molto tesa a livello emotivo, un po’ di pressione e malinconia alla fine del programma ci sono state e ho pianto molto. Ma la scelta del ritiro era ormai interiorizzata. E oltretutto con il pressing psicologico degli ultimi anni, l’ho sentita come una liberazione”. Ecco, appunto. Nella decisione del ritiro hanno inciso, come hai affermato, anche la stanchezza di essere messa sempre in discussione e anche alcune gelosie. A chi e a cosa ti riferivi? “Essendo uno sport artistico, nel pattinaggio non c’è un’oggettività alla base della valutazione, anche se si sta andando verso la definizione di parametri di giudizio oggettivi. La valutazione dei giudici dipende quindi ancora, anche se in parte, da come l’atleta riesce a colpirli emotivamente durante l’esercizio. Ecco quindi che fra gli atleti si innesca un meccanismo che da sana competizione sale di livello, innesca una sorta di gelosia soprattutto nei confronti di

Nella carriera della campionessa triestina innumerevoli le medaglie

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IL PERSONAGGIO chi vince. E allora parte una serie di comportamenti, di parole dette ad arte, con lo scopo di alzare ancora di più la pressione che già si sente prima di una gara e destabilizzare emotivamente. Questa situazione la avvertivo chiaramente intorno a me ed ero stanca di affrontarla ancora”. In effetti, con in tasca 5 titoli mondiali consecutivi e un argento da Senior nella specialità Solo Dance, un altro oro e argento da Junior e una valigia piena di titoli e podi tricolori ed europei, non c’era motivo per sopportare oltre. Della tua generazione, a livello italiano, tu sei stata l’unica a saper raccogliere l’eredità lasciata nel pattinaggio artistico a rotelle da Tanja Romano. E’ stata lei il tuo modello oppure hai fatto tutto da te? “Tanja non soltanto a Trieste, ma in tutto il mondo, è stata una figura fondamentale nel nostro sport perché oltre ad essere una grandissima atleta aveva un carisma speciale. Quand’ero ragazzina, alle gare le ho chiesto l’autografo, le foto insieme, spesso le chiedevamo consigli ed essendo lei molto disponibile ce ne ha dispensati tanti. Da piccola facevo la sua stessa disciplina, il libero, guardandola in azione vedevo il bello del pattinaggio e volevo arrivarci anche io. In questo, l’ho presa ad esempio. Poi, una volta cresciuta ho preso la mia strada approdando al Solo Dance, e me la sono costruita da sola. Ma di sicuro avere avuto una campionessa come Tanja nella stessa città mi ha dato qualcosa in più, lo spirito di emulazione è

Da piccola il mio punto di riferimento era Tanja Romano

stato uno sprone notevole per migliorarmi. Lo vedo anche adesso con le mie giovanissime allieve”. E vedi anche qualche “diamante grezzo” che possa un giorno raccogliere la tua eredità come tu hai fatto con la Romano? “Al momento no. Quelli che alleno io sono una buona leva, ma non c’è qualcuna che si elevi sulle altre. Ma non è detto, neanche io spiccavo alla loro età. Sono bambini, ci vorrà ancora un po’ di tempo per capire se c’è qualche talento da plasmare”. E Silvia Stibilj, invece, cosa farà da grande? “Per adesso insegno pattinaggio al mio Pat e a Orgnano, vicino Udine. Studio Scienze dell’Educazione all’Università, facendo l’atleta ho dovuto tenere ritmi lenti, ma adesso vorrei arrivare in fondo. Diciamo che ad averne la possibilità, di mestiere vorrei fare proprio l’insegnante di pattinaggio. I miei piccoli allievi mi vogliono tanto bene, mi stimano e ciò mi rende orgogliosa, potrebbe voler dire che forse sto prendendo la strada giusta. Ma anche se non dovesse andare con il pattinaggio, comunque come alternativa di lavoro vorrei restare a contatto con il mondo dei bambini, sono loro la gioia del mondo di adesso”.

SPETTACOLARE Alcune immagini che evidenziano la classe di Silvia.

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KARATE

Ion Jornea, moldavo naturalizzato italiano sta compiendo passi da gigante guidato dal tecnico Anna Devivi al Karate Do di Trieste

FISICITĂ€ ESPLOSIVA 28 | 19 02 2020 | TremilaSport+

Talen


nto

KARATE

PREMIATO Ion premiato dall'Ussi, qui con il presidente Sarcinelli e quello del Coni, Brandolin

di GIANFRANCO BORGHESU

A

nche a Trieste, come un po' ovunque, lo sport si ferma. Il Covid 19 o più comunemente denominato Corona Virus sembra stia vincendo...su tutto.. C'è però chi non ha gettato la spugna e non ha nessuna intenzione di farlo: è Ion Jornea, Karateka della società Karate Do di Trieste che continua ad allenarsi pur tra le mura domestiche sotto le direttive del tecnico Anna Devivi. Si sa, la passione non conosce limiti ne barriere e l'atleta di Calarasi (Moldavia) ormai naturalizzato triestino ne è proprio l'esempio, cintura nera, primo dan, al secon-

Il karate mi ha dato sicurezza in me stesso e mi ha fatto crescere do anno di Università all'ateneo di Trieste dove studia Economia dei Mercati Finanziari in lingua inglese. La lettura di libri gialli e fantasy lo accompagna nei suoi momenti di relax, una volta deposti i libri ( o meglio spento il Pc, visto gli studi online del momento) o ripiegato il suo karategi nella sacca. Il tecnico Anna Devivi dipinge un suo ritratto evidenziando le caratteristiche di atleta dotato di grande forza fisica ed esplosività, unico neo che con il tempo scomparirà, una non completa scioltezza articolare negli arti inferiori dove sta guadagnando progressivamente terreno.

Ragazzo riservato, ma sempre pronto a mettersi in gioco. Un atleta molto ricettivo e con la capacità di assimilare ed applicare alla lettera quello che in fase di preparazioni gli viene dispensato. Gareggia nella categoria dei meno 84 kg. dove nel 2018 è stato medaglia d'oro ai mondiali di karate tradizionale Shotokan a Lisbona con la rappresentativa italiana FESIK . Mentre nella competizione a squadre un oro ed un argento. Si congeda dal 2019 con due argenti rispettivamente nel Kata (figure) e Kumite (combattimento) al trofeo internazioneale di Rjeka (Croazia) nell'Open WKF sotto l'egida della Fijlkam. - Grazie a tuo padre, che in Moldavia praticava la lotta ti sei trovato con il Karategi indossato? “Mio padre un lottatore, visto che non mi decidevo ad iniziare a pra-

ticare sport mi ha fatto entrare dalla porta principale al Karate do di Trieste, dove ho trovato una seconda casa” - Il tuo temperamento di persona tranquilla che impatto ha avuto con uno sport di azione? “Sono stato subito conquistato da uno sport nuovo per me, grazie anche alla maestra Anna Devivi un'insegnante che trasmette un'energia unica nel suo genere dalla quale mi sono sentito attratto” - Grazie al Karate hai avuto una grande soddisfazione a cui tieni molto. “Si, ho ricevuto il Premio Trieste Azzurra per gli atleti triestini che hanno vestito la maglia della nazionale per due anni consecutivi mentre nel 2017 il premio Juventussi, organizzato dall'USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) Gruppo FVG Marco Lucchetta e una borsa di studio che mi consente di

PODIO INTERNAZIONALE Ion Jornea vincitore ad Almada, in Portogallo.

affrontare i miei impegni extrasportivi con più serenità” - Il Karate è uno sport che non conosce età e rispecchia il tuo modo di vedere lontano. “La mia aspirazione è quella di poter continuare per molto tempo, anche una volta esaurito il percorso agonistico per praticarlo come stile di vita, come filosofia che questa disciplina riassume” - Il tecnico Anna Devivi è una donna con cui sul tatami non si scherza molto a quanto si dice. “È un insegnante che trasmette una energia unica nel suo genere, di stimolo alle nostre possibilità e con la capacità di riuscire a estrarre il massimo da ognuno di noi” . - Cosa ti ha dato il karate in questi anni e cosa hai dato tu in cambio? “Il Karate mi ha dato maggior sicurezza in me stesso e mi ha fatto crescere . Sull'altro piatto della bilancia, ho messo impegno e determinazione, senza mai risparmiarmi” - Okinawa, dove è nato il karate, ha mai destato il tuo interesse per scoprire un mondo nuovo? “Naturalmente, ogni karateka che si rispetti n cuor suo sogna di andare laggiù, a vedere come si preparano gli atleti, come vivono e carpire i loro segreti” - Quanto ti mancano le gare e la competizione? “Indubbiamente molto, attualmente come detto mi alleno in uno spazio ricavato nella mia abitazione, ma quando arriva il sabato o la domenica senza gare non è la stessa cosa". - Kata o kumite, dove ti senti poter dare il meglio? “Il kata mi affascina molto e mi sento in ottima condizione ma anche il kumite non mi dispiace”

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TENNIS

COPPE GIOVANI A sinistra, la formazione femminile del Gaja prima nella 4^ categoria della Ca’ d’oro Cup. Sotto, le giovani del Campagnuzza protagoniste nel campionato regionale 2019.

SUPREMAZIA TRIESTINA

Il tradizionale torneo invernale regionale a squadre Ca' d'oro Cup ha visto le vittorie giuliane in tre categorie su cinque di ROBERTO CAINERO

I

l tradizionale torneo invernale regionale a squadre “Ca’ d’oro Cup”, conclusosi di recente e giunto alla 25^ edizione, ha evidenziato la netta supremazia delle squadre triestine, con il Gaja di Padriciano a spopolare conquistando il successo in ben tre categorie su cinque; ciliegina sulla torta il Borgolauro che così porta a quattro il trionfo dei club triestini. Udine se la cava con le briciole per merito deledizioni della lo Sporting Cervignano,mentre Cà d'oro cup Gorizia e Pordenone si limitano ad applaudire Trieste. Dopo due mesi di lotta, si puo’ ben dire che alle finali sono approdate le squadre più forti e meglio attrezzate, ma vediamo rapidamente nel dettaglio le gare che hanno decretato i vincitori nelle varie categorie. VINCITORI Nella 3^ categoria maschile il River Cervignano si impone nettamente con il risultato di 2 a 0 sul Tc S.Vito al Tagliamento, nella 3^ categoria femminile. Il Gaja ha la meglio sul Ct Latisana per 2 a 1, dopo una lunga maratona, risoltasi al doppio. Nella 4^ categoria maschile il Borgolauro supera con un sofferto 2 a 1 il Nova Palma

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e infine ancora il Gaja sugli scudi con la conquista del titolo sia nella 4^ categoria femminile (2 a 0 al Garden), che nella 4^ categoria maschile limitato (2 a 1 nel derby col S.Marco Trieste). Campionati regionali I Campionati regionali, a causa del coronavirus, per ora sono stati rinviati a data da destinarsi. Una manifestazione questa tra le più importanti e sentite sia da parte dei giocatori che dei club. In sintesi vincere un campionato regionale è motivo di soddisfazione ed orgoglio ed è per questo che da anni la partecipazione sia agli individuali che a squadre è sempre rilevante .Ma c’è purtroppo,come dicevamo, la spada di Damocle del contagio. Vediamo chi sono i campioni in carica nelle varie categorie:

Individuali: Ginevra Vidoni(St Udine) e Marco Cianciuc (Tc Barei Morsano) U/10, Sophia Parente e Mattia Aiassa (entrambi del Campagnuzza) U/11, Emily Iosio (Tc Caneva)e Patrick Canola( Campanuzza) U/12, Cecilia Franzin(Tc Triestino) e Daniel Ganusevic (Campagnuzza) U/13, Margherita Marcon(Atomat Tc Udinese) ed Alex Brasadin(Tc Caneva) U/14, Camilla Franzin(Tc Triestino) e Angelo Rossi( Cordenons) U/16, Michele Comuzzi ( Tc Modus over 35), Giuseppe Granzotto ( At Corno over 40 e 50) Alessandro Bernardini ( Tc Grado over 45), G.Luigi Tagliapietra ( St Udine over 60),Teo Guadalupi( Tc Triestino Over 70). Nella categoria delle Ladies le campionesse uscenti sono Giulia Blasutto del tennis Natisone (40) e Daniela Vismara del Modus(50). Nel campionato a squadre il titolo regionale 2019 è andato al Tc Triestino nel maschile della serie C e al Campagnuzza nel femminile della stessa categoria. Doppietta del Tc Grado nella categoria over 45 libero e limitato maschile, vince il Tc Muggia nell’over 55 maschile e Campoformido e Ronchi rispettivamente nel maschile over 65 e 70.

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VOLLEY

SERI

I

n una situazione surreale con lo stop dei campionati e degli allenamenti in piena stagione sportiva, abbiamo fatto il punto della situazione in casa Villadies con la capitana della Farmaderbe, Alice Tomasin. Classe 1999 la banda ricevitrice ha una lunga militanza nel club bassaiolo, avendo iniziato proprio a Villa Vicentina nelle giovanili, e avendo disputato lì quasi tutta la sua carriera, salvo due esperienze nella Sangiorgina (Serie C 20172018) e Staranzano (Serie B2 2018-2019). Rientrata quest’anno alla base, è subentrata come capitana nella prima giornata di ritorno. - Cosa hai provato indossando la fascia di capitano delle Villadies? “Ero molto emozionata, felice, con un piccolo carico di responsabilità in più. Il mio ruolo non penso sia cambiato molto se non per lo scotch da attaccare sulla divisa, perché credo di essermi sempre dimostrata disponibile verso le mie compagne per un aiuto o qualsiasi cosa, inoltre credo di aver dimostrato che di me possono fidarsi; infatti la mia idea di capitano vuol dire questo: fiducia verso di lei, sapere di poter contare su quella persona quando ne hai bisogno ed essere in grado di spronare le proprie compagne a far meglio”. - Dopo 15 giornate giocate

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TOMASIN: “N PER SPA il bottino è solo di 8 punti che è anche il distacco dalla zona salvezza… “Sicuramente non siamo in una situazione facile, i punti fatti fino ad ora non sono a nostro favore. Abbiamo giocato a momenti molto bene, il che dà speranza e ci fa capire che siamo in grado di affrontare i nostri avversari facendo anche una bella partita. D’altra parte, però, abbiamo fatto molti errori e, in situazioni importanti e anche in momenti decisivi, abbiamo “perso la testa”, lasciando prevalere su di noi le avversarie”. - Dal 22 febbraio è tutto fermo e vi siete allenate solo per alcuni giorni a fine febbraio prima dello stop globale. Come vivete questa situazione? “Sentiamo la mancanza degli allenamenti, ma continuiamo ad allenarci a casa con gli esercizi che ci hanno dato per rimanere in forma. Non è una situazione facile, e anche riprendere, nel caso in cui migliori la situazione,

TOMASIN: “Dobbiamo migliorare in ricezione. La salvezza è ancora possibile”

La capitana delle Villadies Farm del rush finale di stagione. “Dobbiamo ad allenarci individu

non sarà facile, ma non ci diamo per vinte”. - In questo periodo avrete sicuramente avuto il tempo di analizzare la situazione di classifica con maggior distacco. Restano 11

giornate da disputare e 33 punti in palio. Appena tornerete in palestra, quali sono gli obiettivi e su cosa dovete lavorare come squadra per cercare di risalire la classifica?


VOLLEY

IE A2

NON DATECI ACCIATE”

maderbe suona la carica in vista o rimanere concentrate e continuiamo ualmente da casa” “Sicuramente l’obiettivo principale è quello di rimanere concentrate, poi seguono l’assimilare e l’applicare ciò che ci viene detto. Personalmente credo che come squadra

dobbiamo migliorare la ricezione in modo tale da consentire al palleggiatore di variare di più il gioco e di conseguenza aumentare la nostra efficacia in attacco”. - A livello personale, invece,

quali sono i tuoi obiettivi? “Vorrei migliorare ulteriormente in ricezione aumentando la percentuale di positività, e in attacco trovando più colpi per mettere giù il pallone”. - Qual è il tuo sogno nel cassetto a breve e a lungo termine in ambito pallavolistico? “Fin da piccola il mio sogno è stato di giocare in Nazionale e in serie A. Ora come ora, con il passare degli anni e visto il mio metro e settanta di altezza mi sono accontentata, quindi spero di continuare a giocare in categorie abbastanza importanti, come ad esempio la serie B, per continuare a migliorarmi e divertirmi”. (Elisa Fiori)

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AD AGIURGIUCULESE GLI ITALIAN SPORTRAIT AWARDS L’asso dell’ASU ha vinto l’ottava edizione degli Italian Sportrait Awards nella categoria “Il campione dei ragazzi”, LIBERTAS FVG superando Federica Pellegrini, Benedetta Pilato e Matteo Berrettini

AL SERVIZIO DELLE SOCIETÀ SPORTIVE

■ La stella dell’Associazione Sportiva Udinese, Alexandra Agiurgiuculese, ha vinto l’ottava edizione degli Italian Sportrait Awards (categoria “Il campione dei ragazzi”) superando Federica Pellegrini (nuoto), Benedetta Pilato (nuoto), Matteo Berrettini (tennis), Miriam

TA N TI NUTTA: “UN PREMIO B UON I MO TIVI DATO DAGLI ITALIANI A CHI CI HA FATTO P ER AFFILIARSI ! SENTIRE FIERI DI ESSERLO” Sylla (pallavolo). «Siamo molto felici per Alex – ha precisato il presidente di Asu, Alessandro Nutta – che aggiunge così un altro piccolo mattoncino ai suoi già molti e importanti risultati. Allo stesso modo, come società,

non possiamo che essere soddisfatti che una delle nostre atlete riceva un riconoscimento prestigioso come l’Italian Sportrait Awards». Una giuria formata da giornalisti sportivi, personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, oltre che da una nutrita rappresentanza di atleti ed ex atleti, ha nominato cinque finalisti in ciascuna categoria. In seguito, dal 13 gennaio e fino al 16 febbraio, è spettato agli italiani votare il proprio campione preferito sul www.italiansportraitawards.it. A premiare la diciannovenne farfalla bianconera, aviere dell’Aeronautica Militare, è stata però una giuria speciale, composta da ragazzi di età inferiore ai 16 anni. Lo scopo degli organizzatori era quello di dare la possibilità alle nuove generazioni di esprimersi, eleggendo lo sporti-

vo che più li ha ispirati ed emozionati. Le premiazioni si sarebbero dovute tenere nei prossimi giorni, ma come si legge sulla pagina Facebook ufficiale degli Italian Sportrait Awards, «viste le ultime disposizioni in materia di prevenzione della diffusione del Coronavirus, la Confsport Italia (ideatrice e organizzatrice del prestigioso riconoscimento, ndr) ha deciso di annullare la serata di premiazione prevista per lunedì 9 marzo a Roma». Gli Italian Sportrait Awards nascono nel tentativo di dare voce a tutti gli appassionati e tifosi

di sport che possono eleggere i migliori atleti italiani, non soltanto in base ai risultati, ma premiando soprattutto chi ha saputo emozionare attraverso le proprie prestazioni sportive e ispirare con i propri comportamenti dentro e fuori dal campo gara. Si tratta dunque di un riconoscimento per incoronare chi è riuscito a tenere tutti incollati davanti alla televisione, chi ha fatto commuovere, chi ha fatto risuonare l’inno italiano, chi, con le proprie gesta, ha trasmesso un insegnamento o una passione.

JUDO

TOLMEZZO A MEDAGLIA A CONEGLIANO ■ Quattro giovani scatenati del Judo Club Tolmezzo al 33° Trofeo internazionale “Judo Vittorio Veneto”. Per la classe Ragazzi (nati nel 2009 e 2010) sono saliti sul tatami della Zoppas Arena Riccardo Balbarotto, Ivan Bonanni, Lorenzo Cignini e Sirio Conte. Medaglia d’oro per Sirio Conte, con due incontri vinti

con grande grinta. Medaglia d’argento per Ivan Bonanni e Riccardo Balbarotto, rispettivamente con tre e due incontri disputati. Medaglia di bronzo per Lorenzo Cignini con tre incontri disputati. Buoni gli incontri dei quattro judoka tolmezzini, alle prese con un contesto più agonistico delle usuali gare

per i pre-agonisti. Di rilievo anche la medaglia d’oro di Betty Vuk, giunta nella mattinata, al Grand Prix Junior-Senior sempre alla Zoppas Arena. Nella categoria fino a 78 kg, Betty ha incontrato nell’ordine la scozzese Tytler e la friulana Stacco, per giungere in finale con l’atleta delle Fiame Oro Lucia Tangorre.

UDINE | TRIESTE | PA


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NERI: “LAVORO DELLE ASD COMPROMESSO DAL VIRUS”

LIBERTAS FVG AL SERVIZIO DELLE SOCIETÀ SPORTIVE

Il presidente provinciale Libertas di Pordenone ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà alle società e agli operatori dello sport dilettantistico, in grande difficoltà in questo momento ■Il mondo dello sport dilettantistico soffre in maniera particolare l’emergenza Coronavirus. Ecco la lettera aperta di Ivo Neri, presidente provinciale Libertas di Pordenone. “Nei momenti di difficoltà è importante restare uniti per affrontare le avversità. La collaborazione con le autorità ha contraddistinto la vita e il lavoro delle associazioni sportive sul territorio da sempre, ed anche adesso queste ultime si mettono a disposizione, al fine di superare insieme questo periodo complesso. Fino ad ora le attenzioni sono state giustamente rivolte al mondo delle attività produttive, del commercio, dei lavoratori, ecce-

tera; ma è arrivato il momento che anche le Associazioni Sportive Dilettantistiche vengano inserite fra gli interlocutori. L’attento lavoro svolto in ambito sociale a favore dei soggetti più deboli è

NERI: “NECESSARIO CHE LE AUTORITÀ TENGANO CONTO DELLE ISTANZE DI QUESTE REALTÀ” anch’esso messo a dura prova da questa situazione di emergenza sanitaria. Chiudere le palestre, sospendere corsi si ripercuote infatti, anche in termini economici,

su queste piccole realtà che già fanno fatica ad andare avanti in condizioni normali. Anche gli istruttori, i tecnici, gli allenatori sono persone, in gran parte giovani, che svolgono queste attività con competenza e professionalità, pur accontentandosi dei soli rimborsi spese. Attualmente anche questi modesti compensi, su cui molti di loro hanno fatto certamente affidamento, vengono meno. A queste figure bisogna aggiungere la folta schiera di volontari, fra i quali i più giovani muovono i primi passi al fine di acquisire conoscenze e competenze che

si riveleranno preziose per il loro prossimo futuro, come lavoratori, e più in generale come cittadini responsabili; ma bisogna tener conto anche degli stessi sportivi, che vedono una battuta d’arresto nella propria formazione fondamentale. È pertanto necessario che regioni, provincie, comuni e le istituzioni tutte tengano conto anche delle istanze di queste realtà, fino a questo momento tenute in disparte, al fine di riprendere il loro lavoro con la stessa efficacia ed efficienza una volta superato con successo questo periodo difficile”.

TA N TI B UON I MO TIVI P ER AFFILIARSI !

SCHERMA

EXPLOIT DI ALESSANDRO STELLA A PARENZO ■ Alessandro Stella, il fiorettista cresciuto sulle pedane dell’ASU Udine, dove ancora svolge la preparazione atletica con il professor Ugo Cauz, è salito sul secondo gradino del podio nella prova a squadre Under20 ai Campionati Europei Cadetti e Giovani che disputatisi a Parenzo, in Croazia. L’atleta di Rive d’Arcano in forza al Gruppo Sportivo dell’Esercito e i compagni Tommaso Marini, Tommaso

Martini e Alessio Di Tommaso hanno sfiorato la medaglia d’oro, venendo sconfitti in finale per 45-44 dalla corazzata russa che schierava i gemelli Kirill e Anton Borodachev, rispettivamente primo e secondo nella prova individuale disputata sulle pedane croate. Un po’ di rammarico quindi per un match sempre in equilibrio che con un po’ di fortuna avrebbe potuto arridere agli azzurri.

Precedentemente il quartetto italiano, testa di serie numero 1 della gara, dopo l’esordio contro l’Olanda, vinto col punteggio di 45-28, aveve affrontato e superato con lo stesso punteggio il match di semifinale contro la Danimarca. L’obiettivo ora si sposta a Salt Lake City, negli Stati Uniti, dove dal 28 marzo al 12 aprile si svolgeranno i Campionati del Mondo Under 20.

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ENTE DI PROMOZIONE SPORTIVA DAL 1945 SERIETÀ, PROFESSIONALITÀ E TANTA STORIA HOCKEY CARROZZINA

I MADRACS PRONTI A DARE BATTAGLIA Fermi per l’emergenza Coronavirus, i ragazzi udinesi ricaricano le pile in vista del rush finale di campionato. Alla ripresa delle ostilità dovranno LIBERTAS FVG vedersela contro gli ALSkorpions SERVIZIOVarese DELLE

SOCIETÀ SPORTIVE

■ La Federazione Italiana Wheelchair Hockey ha stabilito tramite un comunicato ufficiale recante misure urgenti relative al contenimento e alla gestione dell’emergenza COVID- 2019, il rinvio a data da destinarsi di tutte le partite valide per il campionato nazionale italiano, sia di serie A2 che di serie A1. Sospeso dunque anche l’atte-

TA N TI B UON I MO TIVI PRINVIATO ER AFFILIARSI A DATA DA !

DESTINARSI IL MEMORIAL CICCIO 27 sissimo match di ritorno fra la Iop Madracs Udine, divenuta oramai una solida realtà nella massima serie che sta lottando per assicurarsi un posto ai play-off e gli Skorpions Varese, una delle squadre storiche di questo sport, in cerca di punti pesanti in terra friulana per potersi allontanare dalle zone

calde della classifica, originariamente previsto per domenica 8 marzo al Pala Bearzi di Udine. Dopo una settimana di pausa forzata a causa dell’emergenza Coronavirus, la corazzata verdenera è pronta a riprendere regolarmente il programma di allenamento, spinta dalla voglia di migliorare ulteriormente la propria condizione e di arrivare ancor più preparata alle prossime sfide con un unico obiettivo: la certezza matematica di poter partecipare alle prossime finali scudetto in programma nel mese di maggio a Lignano Sabbiadoro. Rinviato a data da destinarsi anche il Memorial Ciccio 27, in programma presso la palestra comunale di Bagnaria Arsa. Si

tratta del primo memorial in onore di Alessio ‘Ciccio’ Moro, giocatore storico della società verde nera prematuramente scomparso nel novembre del 2018. Al Cicco 27 – Hockey Day avevano aderito anche i pluricampioni d’Italia Black Lions Venezia, da sempre in ottimi rapporti con la compagine verdenera e con la famiglia Moro, per celebrare ancora una volta un grande e appassionato sportivo, amico e compagno, e lo sport che lui ha amato con tutta l’anima: il powerchair hockey. La giornata rappresentava dunque un’occasione davvero speciale per tutto l’ambiente verde-nero – dai giocatori ai tifosi, dai familiari ai volontari – legati in maniera indissolubi-

le alla figura del loro numero 27, un leader silenzioso che, svolgendo un enorme lavoro “dietro le quinte”, ha contribuito in maniera significativa alla crescita dell’intera società. Il commento del capitano delle bisce neroverdi Benedetta De Cecco: “Non potremmo essere più felici di dedicare una giornata intera al nostro Ciccio e a tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato, facendo ciò che più amava: giocare e divertirsi, da squadra. Per i Madracs lui è stato un pilastro, e continua ad esserlo, la sua presenza è indelebile e vogliamo dedicargli tutti i nostri successi, presenti e… futuri!”. Molto probabile il recupero del memorial una volta ultimata l’emergenza Coronavirus.

JUDO

COVRE D’ORO AL CITTÀ DI LAVIS ■ Si sono fatti onore i due alfieri della Polisportiva Villanova Libertas al 13° Trofeo Judo Città di Lavis. La competizione, che ha ospitato 125 associazioni provenienti da tutta Italia, per oltre 1.200 partecipanti nella sola giornata di domenica, ha quindi premiato gli sforzi

degli atleti naoniani. La grintosissima Laura Covre, appena entrata nella categoria Esordienti B, sbaraglia la concorrenza. Vince infatti tre incontri tutti per ippon e mette al collo la medaglia d’oro sul podio dei 63 kg.

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ENTE DI PROMOZIONE SPORTIVA DAL 1945 SERIETÀ, PROFESSIONALITÀ E TANTA STORIA NUOTO PINNATO

PINNA SUB SAN VITO SHOW La gara, valida per il Campionato Regionale di Nuoto Pinnato e il Trofeo Tre Regioni, ha infatti fatto incassare all’associazione la bellezza di 17 medaglie d’oro, 15 d’argento e 8 di bronzo ■ Hanno fatto incetta di medaglie gli atleti del Pinna Sub San Vito Libertas al Trofeo Polisportiva San Vito, che si è svolto presso la piscina comunale. La

UN TRIONFO PORTATO DALLA COMPLETA INTEGRAZIONE FRA ATLETI CON DISABILITÀ E NON gara, valida per il Campionato Regionale di Nuoto Pinnato e il Trofeo Tre Regioni, ha infatti fatto incassare all’associazione la bellezza di 17 medaglie d’oro,

15 d’argento e 8 di bronzo. Tutti questi risultati individuali hanno permesso al sodalizio di conquistare il 1° posto di società nella classifica combinata. La competizione era aperta a tutte le categorie amatoriali, agonistiche, promozionali e per atleti disabili. Questo ha permesso al Pinna Sub di schierare la squadra in ogni divisione, portando al massimo la propria “potenza di fuoco”. Ancora un trionfo, dunque, portato dalla completa integrazione fra atleti con disabilità e non, che il sodalizio porta avanti ormai da diversi anni con successo. Si conferma così tra le prime squadre del Triveneto; e

LIBERTAS FVG AL SERVIZIO DELLE SOCIETÀ SPORTIVE

la sua esperienza, soprattutto in campo formativo, è richiesta in tutta Italia. Nei prossimi mesi, infatti, l’associazione sarà impegnata ad Ivrea e a Prato per condurre dei corsi di formazione nazionali per allenatori, con incarico federale. A febbraio sono già partiti i

nuovi corsi di avvicinamento all’acqua (ovviamente anche persone disabili), all’apnea e al nuoto pinnato. Per informazioni ci si può rivolgere nella sede sociale vicino alla piscina comunale o via mail pinnasub@libero.it o www.pinnasub.it.

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VOLLEY

GAZZOTTI: “TORINO SIMILE A BUSTO ARSIZIO” ■ Campionati fermi per l’emergenza Coronavirus, ma la testa della Libertas Martignacco è alla sfida contro il Cus Torino, prossima avversaria delle udinesi alla ripresa delle ostilità, nella quinta d’andata della Pool promozione. «Innanzitutto – dice coach Marco Gazzotti (nella foto Lodolo) – non dobbiamo farci condizionare dai continui cambi di visione legati all’emergenza coronavirus. Stiamo cercando di preparaci nel migliore dei modi al match contro Torino che assomiglia a Busto Arsizio. Il roster

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piemontese non annovera nomi altisonanti, quindi sono il gioco di squadra e la forza del gruppo le sue armi principali. Non a caso, nel girone della prima fase, Torino ha messo alle spalle squadre più accreditate. Dovremo avere le qualità necessarie, come la pazienza, per giocare scambi lunghi contro una formazione che difende tanto e contro cui non è facile mettere giù la palla subito. Sarà un’altra prova impegnativa, però proveremo ad ottenere altri punti dopo quelli conquistati contro Busto Arsizio».

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Il nuovo apparecchio Maico sempre più richiesto

“Noi non applichiamo apparecchi acustici ma doniamo l’udito” Questo è il motto del Fondatore della Maico L. A. Watson

MAICO IERI Negli anni ‘30 Leland A. Watson cominciò a studiare e a progettare uno strumento innovativo che avesse come scopo la misurazione del livello uditivo. Così è nata Maico. Negli anni ’50 il dottor Watson fu eletto presidente dell’azienda e dell’Associazione Americana degli audioprotesisti. Gli anni ’50 videro una Maico in continua evoluzione tecnologica e di espansione territoriale. Tanto che proprio nello stesso periodo, la Maico piantò le proprie radici anche in Italia. Negli anni ’70 Raffaele Marchesin, originario di Oderzo, riuscì ad aprire le prime sedi in Friuli Venezia Giulia.

Sala del Parlamento Castello di Udine

U

n pubblico folto e attento ha riempito il salone del Parlamento del Castello di Udine in occasione di una conferenza dove Maico ha illustrato gli ottimi risultati raggiunti con la nuova tecnologia applicata all’audioprotesi. Risultati confermati dalle vendite del nuovo apparecchio acustico multifunzione, distribuito in esclusiva da Maico, e dalla soddisfazione degli assistiti. Di piccole dimensioni, quasi invisibile, questo dispositivo è un concentrato della migliore tecnologia disponibile negli Stati Uniti ed è il più richiesto grazie alle sue caratteristiche uniche nella gamma delle audioprotesi. L’apparecchio intelligente non mette in sicurezza solamente l’udito delle persone ma anche la vita perché da solo può chiamare il

Maico investe in tecnologia e innovazione per mettere a disposizione apparecchi di alta qualità e dalle ottime prestazioni 112 o un contatto di emergenza se la persona che lo indossa accusa un malore o subisce un urto violento. Inoltre, è sufficiente collegarlo allo smartphone per attivare il contapassi o il cardiofrequenzimetro, fa da traduttore e trascrive il testo delle conversazioni sul telefono. In poche parole, questo apparecchio - il più piccolo al mondo - che offre il piacere di sentire bene e dà sicurezza facendo vivere sereni, è il futuro degli apparecchi acustici

e il suo successo lo conferma. E’ in continuo aumento, infatti, il numero di persone che chiama o si reca nei centri otoacustici Maico per chiedere informazioni su questa protesi di ultima generazione e provare a indossarla per fare un salto nel futuro. Tutti gli assistiti Maico che hanno scelto il nuovo apparecchio hanno espresso giudizi positivi e un grado elevato di soddisfazione dopo aver utilizzato l’innovativo dispositivo che è in grado di migliorare significativamente e risolvere i problemi dell’udito, assicurando un buono stile di vita a chiunque lo indossi. Gli assistiti premiano la scelta di Maico che investe in tecnologia e innovazione per mettere a disposizione apparecchi di alta qualità e dalle ottime prestazioni.

MAICO OGGI E’ trascorso quasi un secolo e oggi Maico è una realtà consolidata in tutto il Fvg e il Veneto. Con 24 Centri specializzati presenti sul territorio delle due regioni, Maico è azienda leader nella distribuzione di protesi acustiche. La filosofia che contraddistingue oggi l’azienda è fornire assistenza qualificata e soluzioni ai problemi dell’udito.

L’audiometro MAICO fu un successo immediato, era uno strumento di precisione per la misura dell’udito che rispondeva a un bisogno assai sentito.

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