TREVISO
città&storie Uno sguardo amorevole sulla provincia e le sue persone Free Press - Issue #28 - Agosto 2021
FUTUR LUX ENGINEERING
Ottimizziamo con la progettazione integrata Stefano Rumignani: storia di un successo annunciato Diego Tomasi: nel regno del “quarto quinto”, Il Basilisco
EDITORIALE
TREVISO città&storie
P H . E L E N A PA D O V A N
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eggere, ma con la carta in mano. Un invito a spechirurgiche, e che incorpora il moderno e ancor più contemporaneo approccio neuroscientifico rivolto, e qui arririmentare la lettura in modo attivo e foriero di rinva il punto, alla lettura e alla novamenti, capace di cambiare il proprio spesso confortevole scrittura. Narrare è un esercizio punto di vista. La lettura agìta è di centratura al pari della meditazione. Sono di parte e aggiunviaggio senza confini, senza pass, go, più divertente. senza timbri. I sensi coinvolti ci aiuEccovi l’esperimento. Prendete tano a rendere concreta l’esperienza fantastica che i pensieri un fatto che in qualsiasi modo vi producono. abbia segnato, di cui avete un Ma c’è di più. È tra le azioni più sentito acceso. Nell’arco della settimana che scegliete, scrivete“aderenti” (nel senso che aderiscono profondamente al chi-siamo di lo, entrate dentro al fatto a ciò che vi ha coinvolti, emozionati, quel momento) che l’essere umano possa fare da fermo. Si addensano osservate dove la mente vi porta simultaneamente le 250 milioni di e man mano scrivete. State racfibre che connettono i due emisferi, contando la vostra storia sul vissi muove il saputo, lo sconosciuto, suto. Passata la settimana, attene spesso il sepolto del nostro reale dete qualche tempo. Proporrei potenziale; solletica le paure facenun’altra settimana ancora. Alla dole emergere come l’ittiolo con le terza, riprendete in mano il fatto schegge conficcate sulla pelle. e raccontatelo a qualcuno, in Poi, per chi si annoia a teorizzare, modo che sia questo qualcuno a c’è il metodo sperimentale. scrivere il racconto della vostra Vi propongo un giochino per questoria. Questa è la differenza tra sta estate, un giochino umile e autobiografia e biografia. VedreMARA PAVAN DIRETTORE DI TREVISO CITTÀ & STORIE rispettoso che tiene conto delle piote esattamente l’altro che entra in voi, mentre il voi cerca il Sè. nieristiche mosse degli egiziani Non combaceranno, ma le discrepanze saranno pane dell’antichità che curiosi affrontavano il sistema nervoso in maniera decisa, dalla trapanazione alle pratiche per l'inarrestabile e affamata interiorità.
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EDITORIALISTA
DI ANDREA ZUCCON
L’impresa eccezionale di essere normali
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n anno dopo la musica non cambia, il Covid ci guida ancora verso il nazionalismo assoluto. E-state-in-Italia diviene un gioco di parole che mixa la stagione con l'invito a restare nei confini dello stivale, isole annesse comprese; c'entra poco la vittoria degli azzurri, o la finale inglese di Berrettini, che ci hanno incollato, letteralmente, vista la temperatura a poltrona e a televisore, con quest'ultimo che, a differenza dei mondiali 2006, non ci ha regalato nessuno (vi ricordate la campagna di una nota catena che diede un bonus equivalente di spesa, a chi aveva comprato un televisore prima dei mondiali, con la vittoria azzurra?). Così la vacanza diviene a km zero o poco più, con alberghi e ristoratori nostrani spesso più cari, spiagge piene ma città meno, le sofferenze di Venezia non sembrano tanto legate alle grandi barche finalmente fuori, anche se non è
chiaro dove.., ma ai turisti fermati da varianti e pass vari, chi più ne ha più ne metta: andremo quindi più sotto l'ombrellone di una spiaggia che sotto quello di una delle tante belle piazze italiane, dad e smart working non hanno certo aiutato la curiosità della conoscenza ma rinforzato l'apatia dei e nei social network. Parleremo coi vicini di vaccini e non vaccini, di varianti e di possibili chiusure, di numeri in aumento ma di terapie intensive in diminuzione, di terapie Covid mal date o mai date..., di green pass e dei francesi che cavalcando la libertè e l'egualitè lo stanno bocciando, poi forse e finalmente parleremo anche del resto, del gossip, della nazionale, degli inglesi presunti inventori del fair play ma inciampati su una medaglia e sulla solita stampa spazzatura; ma avremo tempo anche per la legge Zan, per i prossimi licenziamenti, qualcuno ricorderà Greta Thumberg, cancellata dai monotemi sul Covid, ma ravvivata dall'assurda notizia del premio
conferito al Duca e alla Duchessa del Sussex, di nome Henry e Megan, in quanto si fermerebbero a 2 figli, e sarebbero un esempio virtuoso per la tutela del pianeta, notizia questa che farebbe impallidire anche la Cina e le sue regole sulla natività; ma si parlerà anche di auto elettriche senza pensare a che fine faranno le batterie esauste, dimenticandosi che spesso 50 km elettrici fanno lievitare il prezzo di acquisto del 50%, ma domandandoci se i mezzi di soccorso per le alluvioni preferiranno il motore tradizionale; discetteremo di cosa far fare ai nostri figli da grandi in un mondo che muta più del virus di nome Corona, se fare il bonus facciate alla nostra casa o investire sulla medicina estetica per migliorare la nostra di facciata, se tenere Draghi o tornare a votare, se pagare le pay tv per il calcio o sperare di poter pagare per rientrare dentro gli stadi; insomma cercheremo se possibile l'impresa eccezionale, cantata da Dalla, di essere normale.
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Dopo più di vent’anni di esperienza come gemmologo del prestigioso GIA - Gemological Institute of America Nicolò De Polo ha dato vita al D.D.C. un servizio specializzato volto ad offrire diamanti di ogni caratura e di elevato livello qualitativo, al miglior rapporto qualità-prezzo
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SOMMARIO
N.28 – ANNO IV Pubblicazione di Agosto 2021 Periodico Reg. Tribunale di Treviso n. 263/18 ROC 32559 Direttore Responsabile Mara Pavan marapavan@trevisocittaestorie.it Caporedattore Silvano Focarelli Direttore Creativo Andrea Zuccon Special tribute Bruna Graziani In redazione Lorena Mazzariol, Ivana Prior, Carlo Cecino Hanno collaborato Fanny Bellio, Angela Berton, Arturo Cardinale, Andrea Cartapatti, Elisa Carrer, Giovanni Di Gregorio, Francesco Doimo, Valentina Facchin, Giorgio Fantin, Alessandro Fort, Edoardo Greco, Cinzia Mion, Beppe Mora, Elisa Perillo, Maurizio Pistis, Nadia Sorato, Gianluca Stival, Stefania Vecchia Product Manager Stefano Realini Art Direction e Grafica Eleonora Papini ep@studionuvole.com Social Media Manager Federica Maria Galletti fmg@studionuvole.com Redazione redazione@trevisocittaestorie.it Stampatore L'Artegrafica - Casale sul Sile Via Martin Luther King, 68 0422 822754 Fotografia Marco Compiano Elena Padovan Editore Treviso città&storie REA TV – 416768 di Mara Pavan
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NON SOLO BUSINESS Stefano Rumignani Un successo voluto di Mara Pavan
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TECNOLOGIA ELETTRONICA Futur Lux A cura della R.D.G.
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APPROFONDIMENTO Tesla: genio dimenticato dalla storia di Marco Pizzuti
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SAPORI Diego Tomasi, Il Basilisco di M.P.
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SAPORI La food blogger Angela Berton a cura della R.D.G.
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SAPORI Magnar d'artista di Beppe Mora
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SAPORI A tutta birra: il pane diventa liquido di A.C.
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STORIE DI SPORT Adriano Zin di S.F.
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RUN FOR CHILDREN Solidarietà a Km0 di G.D.G.
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STARE BENE Dieci consigli per la dieta in vacanza di Nadia Sorato
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SCELTI PER VOI Bikini e preziosi
SCUOLA Prepariamoci alla riapertura di Cinzia Mion
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ABITO LA VITA Buongiorno, siete felici? di Lorena Mazzariol
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HAPPINEZ Un bacio per sempre di Stefania Maria Ada Vecchia
NAVIGAMENTE Dietro gli Europei di Edoardo e Francesco Doimo
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INNOVATION HUB La rivoluzione del business di Silvano Focarelli
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IO ESCO di Ivana Prior e Silvano Focarelli
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LE STORIE DI PISTIS Jesolo, che passione! di Maurizio Pistis
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BEFFE di Beppe Mora
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STORIA E AMBIENTE Treviso in Treviso: Sant'Angelo di Arturo Cardinale
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UOMINI E RUGBY Marco Bortolami di Silvano Focarelli
SICUREZZA INFORMATICA Il giusto approccio per la sicurezza dei dati diValentino Pavan
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TERRITORIO La Tradotta che va diretta al Piave di Valentina Facchin
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NON SOLO BUSINESS
STEFANO RUMIGNANI Visione, progettazione e determinazione sono gli ingredienti di un successo voluto DI MARA PAVAN
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angue friulano non mente, un po’ ritroso, un po’ diffidente ma è sangue concreto e degno di fiducia. Ci apre il cancello di casa in questa porzione di terra immersa nel verde della campagna aperta, circondata da frutteti e vigneti entro cui solida si erge il rosso veneziano della abitazione di Stefano Rumignani. Qui, in questo rustico campestre costruito con motopicco e visione da Stefano stesso mentre nascevano anno dopo anno le figlie Virginia, Linda e Caterina - vive la sua famiglia composta da un universo tutto al femminile. Un mix di talenti e bellezze frutto dell’unione con Francesca conosciuta ai tempi della scuola a 17 anni quando lei ne aveva 15 - “Dopo sei mesi ci siamo lasciati, dopo un anno l’ho trovata in discoteca a Jesolo in compagnia di amici e non l’ho lasciata più scappare”. È il suo regno e il suo quartier generale che risponde alla una e centomila realtà che la sua indole doma con sicurezza. Il Nessuno pirandelliano, non è previsto dal DNA Rumignani. O meglio, nella terra di nessuno si è esaltata una qualità del tutto personale spiccata dai codici di famiglia fatti di gorgheggi, solfeggi e pizzicate: la capacità di creare sempre nuove composizioni. L'avvolgente sottofondo dell’incontro dei suoi genitori è stato proprio musicale. Papà Sergio, a Udine dove nacque, è passato dal contrabbasso al basso elettrico vivendo di musica per metà vita. Poi un giorno in una delle tante tournée conosce Fernanda, in arte Sabry, cantante di Gorizia dai lunghi capelli mori, “alta meno di un soldo di cacio ma con una voce e un fascino che ricorda Mina” come citano i giornali di un tempo. Li attendeva nel pieno degli anni ‘60 un matrimonio beat a ritmo di rock and roll e bughi bughi. Nascono così Sara e Stefano e le corde vocali di Fernanda smettono di deliziare il nord est d’Italia, risparmiate per orchestrare la famiglia. Papà Sergio si dà alla doppia vita: il basso di notte e agente di commercio di giorno. Fu il primo a lanciare sul mercato le creme Venus diventando negli anni riferimento per il settore della cosmesi. Ha lavorato fino a 73 anni, sette anni fa è scattata una pensione che ha tutta la voglia di godersi. Questo sangue non mente e annunciamo che la fine di questa storia ci parla
di un padre e di un figlio dove ad un certo punto l’interrogativo degli affezionati clienti accumulati in anni di carriera reciproca, è stato: “E adesso da chi compriamo?”. Così con la stessa repentinità che caratterizza questo neo cinquantaduenne (5 luglio 1969) entriamo nel vivo della sua vita professionale. Papà Sergio dopo aver osservato la precoce capacità del figlio di persuasione e vendita - appena più che adolescente aveva creato la moda degli orologi “LeDuc” e dai professori agli amici, e amici degli amici questi orolo-
“Sono consapevole di essere un accentratore, ma so anche che ho la grande forza di raggiungere gli obiettivi” gi cinese hanno fatto la sua scuola motivazionale – dopo aver concluso il percorso di studi con il Master in Scienze Economiche e Finanziarie, e assolto il servizio militare nel corpo degli Alpini: “È ora di intraprendere un’esperienza lavorativa vera e propria”. Dà la possibilità a Stefano di fare un colloquio con la Manetti & Roberts. Dopo qualche settimana con una valigetta in mano, un’auto aziendale e un portfolio di 5 miliardi di lire inizia la sua avventura in giacca e cravatta.
Ha vissuto l’evoluzione dal piccolo supermercato di zona, al proliferare delle medie e grandi strutture di vendita, per culminare nel 91 all’apertura a Marcon del primo ipermercato del nord est, “Carrefour” una vera babele merceologica riordinata ad arte contenuta in 10.000 metri quadri e più. L’abilità non era solo il saper vendere, “il punto - ci dice - erano i numeri e quantitativi a cui si chiudevano i contratti”. Appena scaduto il quarto di vita, per Stefano iniziano ad apparire i primi tra i centomila riflessi che lo caratterizzano. Gianluca, compagno di scuola, caro amico e anche collega della nota azienda cosmetica, introduce con una battuta incurante, quella che diventerà una vera e propria impresa: “Ieri sono andato a trovare la mia ragazza, sai che in centro a Vigonza hanno aperto una pizzeria curiosa senza tavoli, solo da asporto?”. Di lì a pochi mesi per il solito gioco di sinergiche sincronicità con Max amico d’infanzia ed esperto conoscitore dei segreti dell’impasto, (ndr, purtroppo venuto a mancare recentemente) si decidono ad aprire la prima Pizzevia a Lanzago di Silea, era il 18 settembre del 1995 e con una inaugurazione clamorosa si apre quella che diventerà una consuetudine comoda, festosa e pionieristica: la pizza a domicilio. Le filiali Pizzevia negli anni si sono riprodotte come piccoli funghi nel bosco che Stefano cura insieme al socio Dino e a uno staff giovane e professionale. Oggi hanno un punto stoccaggio e un laboratorio a Roncade che fornisce tutte le succursali, ben 12 da Marcon a Trebaseleghe, da Carità a Olmi, fino a Casale sul Sile. Nel 2008 la catena di pizzerie gestite direttamente, tenta l’approdo a Barcellona,ma lì ben due lezioni lo attendevano, la prima è appresa da papà, e “riguarda i segnali”: Quando c’è un impedimento acuto, prendi, gira i tacchi e riposizionati; la seconda, Rumignani junior se la dà a sé stesso: la gestione a distanza è sempre un rischio per uno avvezzo alla prima linea come lui, l’occhio del padrone è garanzia di buon funzionamento. Stefano il trasformista, insomma. Si è misurato come venditore, come imprenditore e precorritore del “prendi e porta via”, all’occorrenza inforna e
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sforna le pizze, sta alla cassa e durante i mesi del confinamento ha pure consegnato le gustose e fumanti pizze in Treviso e dintorni: passare dalla cravatta al grembiule, è un’arte. Mai rifuggito dai tanti punti di vista che può offrire lo svolgere una mansione in tutte le sue sfaccettature: “Farlo mi ha permesso come imprenditore di selezionare le persone con le qualità più indicate e apprezzare il lavoro da loro svolto. Oltre ad attrarmi il cambiamento di ruolo”. Ottimo allenamento per smussare gli angoli dell’ego. Non è da tutti. Nel 1995 un cambiamento imposto fa ingresso nella scacchiera personale: la Manetti & Roberts viene acquisita dal metodo rigoroso di una multinazionale e si apre l’epoca dei corsi di vendita persuasiva, tra cui i video che riprendevano i dipendenti in necessariamente credibili ciak-si-gira-l’ipotetica-vendita-in-diretta, per cogliere inesattezze, errori e chissà che altro. Addio spontaneità. Un mondo che cominciava ad essere manipolato, una manipolazione che non aveva niente a che vedere con quella capace di lasciare le mani bianche di farina e profumate di pasta madre. Il capo distretto della Manetti & Roberts porta con sé Stefano e inizia il capitolo Mirato Spa nota Azienda Italiana leader con molti brand nel personal care La metà anima da dipendente che ha fatto strada nella cosmesi che non c’era più. E adesso? Stefano segue le orme di papà a tutti gli effetti, si abilita agente di commercio e sposta la dinamica sempre più verso un rigenerante libertà personale. Diversificare è probabilmente la parola che coagula la sua essenza. In virtù di quel principio per cui la buona riuscita di un’impresa dipende dalla capacità di togliere importanza anziché darla, Stefano Rumignani sente la voglia di misurarsi su diversi piani, ambienti e settori. “Ciò che faccio non saprei spiegarlo o insegnarlo, mi viene naturale seguire il processo in tutti i suoi aspetti. Credo sia un personalissimo metodo di lavoro”. Spogliato dall’impatto emotivo, tutto diventa solido. Ammette di aver perso molte vacanze con le sue figlie da piccole e in questo è grato a Francesca che ha saputo esserci, riconosco che il lavoro più
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S T E FA N O È C O N S I G L I E R E DELL'AERO CLUB DI T R E V I S O , PA S S I O N E Q U E L L A P E R I L V O L O N ATA D A B A M B I N O C H E L’ H A P O R TAT O A C O N S E G U I R E I L P R I M O B R E V E T TO P E R A E R E I U LT R A L E G G E R I N E L 2013 E IL SECONDO B R E V E T T O P P L , P I L O TA P R I V AT O , N E L 2 0 2 0 .
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SOPRA: ANNI 60, MAMMA “ S A B R I ” E PA P À S E R G I O I N C O N C E R TO S OT TO : S T E FA N O I N VERSIONE ALPINO FULL M E TA L J A C K E T E C O N FRANCESCA IN VERSIONE OGGI SPOSI
INAUGURAZIONE DELLA PRIMA FILIALE PIZZEVIA DI LANZAGO NEL 1995. A S N I L N U OVO LO G O D E L B R A N D. A D X S T E FA N O C O N M AT T E O B E R R E T T I N I
grande l’ha fatto lei con le nostre figlie”. Virginia, 22 anni, sta seguendo l’eredità musicale dei nonni paterni, suona il pianoforte da quando ha 6 anni, licenza di solfeggio già conseguita a soli 11 anni, a settembre si laur e a a Pa d o v a a l Conservatorio Pollini, poi l’attende il biennio magistrale con la specializzazione in “Didattica della Musica con curvatura musicoterapia”; Linda, 19 anni, diplomata in Scienze umane, con una importante attitudine alla scrittura, all’arte e alla letteratura; e poi c’è Caterina tredicenne un po’ maschiaccio che fino a pochi anni fa tagliava l’erba del giardino con il trattorino in braccio a papà ma che oggi, all’alba della terza media, chiede come regalo di compleanno una vezzosa cover nails. “Le soddisfazioni più grandi me le hanno date le mie figlie. In particolare per il modo
diverso con cui ognuna ha messo a frutto i valori con cui sono cresciute e per la caparbietà con cui hanno saputo farsi strada per far emergere le proprie capacità”. Nel 2016 subentra una nuova fulminea consapevolezza. Sarà stata la Spagna, i viaggi, l’andirivieni mordi e fuggi delle sue attività, ad aver solcato le sue vene pulsanti fino a fargli venire l’idea di avere degli appartamenti turistici da gestire, forse per governare tra i primi a Treviso un flusso nascente osservato nelle città metropolitane italiane ed estere. In poco tempo parte il business. Fa nascere la RSAPARTMENTS, e simultanemanete diventa capo cantiere. Dalla ristrutturazione degli immobili all’arredamento, dall’inserimento nei portali web preposti, tra check in e check out le sue giornate non hanno pause, ma ottimizzazioni. Uno zapping che ogni tanto la moglie apostrofa così: “Non ti godi mai la casa”, ma lui dice: “Non mi rigenero tuffandomi nella piscina che sta dietro casa, mi rigenero pulendola.” Peccato non avere qua Francesca da ascoltare per avere la sua versione. Breve, piccata, amara e sincera è la sua riflessione sulle condizioni in cui verte la nostra Nazione a livello governativo: “Lo Stato italiano non favorisce il gusto di lavorare. Non parlo anche se mi piacerebbe dei tempi in cui si stava sui campi fino a cent’anni sudati e felici, parlo di una ventina di anni fa, si faceva fatica ma ci si divertiva. Oggi invece si convive con uno stress indotto, che non si può controllare, non dipende da te. Tra assurdi attriti burocratici e scarsità di maestranze, tra paura e menzogne, il nostro Governo non ha una visione.” A cosa sta pensando? Ci risponde così: “A un modo per non arrivare a 75 anni sentendo che la vita mi è sfuggita”. Tra passione e rigenerazione per prendere la mira verso questa direzione nel 2013 ha dato forma ad un’attrazione che insegue fin da piccolo: il volo. Prende il primo brevetto per aerei ultraleggeri e nel marzo del 2020 il secondo come pilota PPL. Dal cielo alla terra - guarda e ammira fin da bambino le quattro ruote che hanno segnato la storia dell'automobilismo da collezione - e dalla terra alle acque, è il vasto orizzonte del mare profondo a resettare la mente di Stefano per affrontare rigenerato, nuove sfide. Stimolanti progetti sono nell’aria.
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Appartamenti di lusso a Treviso
rsapartments.it
Soluzioni di qualità dal 1986
Futur Lux Engineering
TECNOLOGIA ELETTRONICA
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TECNOLOGIA ELETTRONICA
Da più di 30 anni Futur Lux Engineering srl offre esperienza per la progettazione, realizzazione, collaudo e manutenzione di impianti elettrici, soprattutto civili, per clienti pubblici e privati.
A CURA DELLA R.G.
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utur Lux Engineering srl opera nel settore elettronico dal 1986, è una nota realtà imprenditoriale nella Marca Trevigiana situata a Maserada sul Piave nel settore degli impianti elettrici. Futur Lux da sempre punta solo alla qualità, svolgendo le attività nel rispetto delle norme vigenti e del progetto esecutivo, con le tecniche e metodologie più efficienti, utilizzando i migliori materiali presenti in commercio e le attrezzature adeguate all’avanguardia. Un team di operai specializzati garantiscono al cliente la miglior soluzione adatta ad ogni esperienza, i tempi di consegna certi e definiti. La crescita aziendale è costantemente accompagnata dalla ricerca e all'approfondimento tecnico - normativo, a tale scopo tutti i nostri addetti seguono corsi specifici di aggiornamento e formazione sia in materia elettrica che in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. "La nostra missione è realizzare soluzioni integrate e personalizzate che abbracciano ogni tipo di richiesta nella piena collaborazione con il cliente in tutte le fasi che portano alla messa in funzione dell’impianto, dalla progettazione che viene seguita da uno staff di tecnici abilitati, alla consulenza tecnica per la scelta dei componente in base alle effettive
esigenze del committente, garantendo la soluzione più adatta e soddisfacente. Attraverso i nostri servizi diamo energia ai vostri desideri. Il nostro obiettivo è quello di portarvi l’energia elettrica attraverso la progettazione e la realizzazione di impianti, adottando la miglior soluzione tecnica col miglior vantaggio economico, tenendo sempre livelli elevati di sicurezza, qualità ed affidabilità. Ci occupiamo di progettazione, realizzazione e manutenzione degli impianti rispettando le norme vigenti in materia, avendo cura di far tutto a regola d’arte. Realizziamo anche ampliamenti di impianti elettrici già esistenti. Tutto ciò che per voi rappresenta un problema elettrico del vostro impianto, per noi sarà subito una situazione già risolta." La ditta di Maserada sul Piave si occupa del montaggio di sistemi elettronici per l’automazione dei cancelli e della manutenzione per impianti satellitari di singole abitazioni e condomini. L’impresa trevigiana si occupa di verifica e adeguamento di impianti con relativa messa a norma e rilascio dichiarazioni di conformità, secondo quanto previsto dalla legge 37/08.
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TECNOLOGIA ELETTRONICA
Servizi “I nostri punti di forza sono Impianti Elettrici, Fotovoltaico, Progettazione e Impianti Speciali”
PROGETTAZIONE E CONSULENZA TECNICA SU IMPIANTI ELETTRICI E TECNOLOGICI CON STESURA CAPITOLATI, VERIFICA IMPIANTI, CALCOLI ILLUMINOTECNICI E DIREZIONE LAVORI L’azienda dispone di uno studio tecnico qualificato, gestito da tecnici professionisti iscritti agli albi, che le consente di effettuare la progettazione e di proporre soluzioni tecniche affidabili ed innovative che derivano dall’esperienza conseguita nel corso degli anni e dalla conoscenza delle tecniche più avanzate adottate sia in Italia che in altri paesi dell’Unione Europea. Con l’esperienza di migliaia di installazioni diverse realizzate ed il continuo aggiornamento tecnologico, l’organizzazione può affrontare e risolvere le problematiche dei propri clienti con la garanzia di offrire le migliori soluzioni tecniche ed economiche.
IMPIANTI TELEVISIVI TERRESTRI E SATELLITARI Futur Lux Engineering srl installa impianti per la ricezione di segnali TV di tutti i tipi e per ogni struttura. Il team di esperti saprà scegliere le soluzioni migliori per ogni committente e risolvere ogni eventuale problematica.
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PREVENTIVAZIONE RAPIDA E TRASPARENTE Il nostro staff tecnico provvederà a fornirvi una dettagliata preventivazione per la realizzazione dell’impiantistica elettrica per la vostra casa, per un ufficio, per un locale commerciale o per un’attività industriale. Il preventivo per la realizzazione o il rifacimento di un impianto elettrico prenderà in considerazione innanzitutto l’ampiezza e le caratteristiche degli ambienti dove dovrà essere installato l’impianto, la sua tipologia (a vista o sotto traccia), il quadro elettrico, il numero di circuiti interni, i punti presa, i punti luce e i punti TV.
IMPIANTI CIVILI ED INDUSTRIALI L’azienda è specializzata nella progettazione e realizzazione di qualsiasi tipologia di impianto elettrico e speciale sia in ambito civile che industriale. Cura i lavori nei minimi dettagli ed impiega materiali e prodotti di alta qualità. Obiettivo primario della divisione impiantistica è senza dubbio quello di lavorare con accuratezza e diligenza al fine di ottenere prodotti sicuri e certificati in linea con la normativa vigente. Futur Lux Engineering srl infatti realizza impianti industriali conformi alle normative CEE in scuole, centri commerciali, strutture ospedaliere, strutture sportive, complessi industriali.
QUADRISTICA Grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, Futur Lux Engineering srl offre ai propri clienti la progettazione di impianti telefonici e di trasmissione dati per qualsiasi settore e per ogni evenienza.
SISTEMI DI VIDEOCONTROLLO E ANTI-INTRUSIONE Gli impianti di questo genere garantiscono sicurezza completa a locali e strutture commerciali a rischio di effrazioni. Sono sistemi di allarme che proteggono fabbriche, negozi e strutture industriali, sia nella loro interezza che in aree circoscritte. Questo servizio ingloba una moltitudine di sistemi di controllo, dalle telecamere a infrarossi a strumenti di videocontrollo. La tecnologia più innovativa si avvale della connessione IP e permette la visione delle immagini registrate ovunque.
TECNOLOGIA ELETTRONICA
CABINE DI TRASFORMAZIONE MT/BT La cabina elettrica di trasformazione è costituita dall’insieme dei conduttori, apparecchiature e macchine atte alla trasformazione della tensione, fornita dalla rete di distribuzione a media tensione (es. 15 kV in MT), ai valori di tensione per l’alimentazione delle linee in bassa tensione (230 V, 400 V in BT). Le cabine elettriche possono essere classificate in cabine pubbliche e cabine private.
IMPIANTI DI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Nel settore dei lavori pubblici, Futur Lux Engineering srl si occupa della progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici di illuminazione pubblica, impianti civili comunali, scuole ed altre tipologie di immobili della Pubblica Amministrazione, sistemi di videosorveglianza ed impianti di automazioni. In questo settore l’azienda interviene per l’installazione o l’adeguamento di impianti elettrici preesistenti non più conformi alle nuove normative comunitarie. Anche in questi casi, dopo un’attenta analisi del progetto, lo staff tecnico effettua una progettazione dell’impianto personalizzata secondo le specifiche esigenze dell’ente pubblico.
IMPIANTI IN DOMOTICA L'impianto domotico per uso abitativo è quel sistema strutturale e funzionale che consente l'impiego di tecnologie e dispositivi adatti tramite i quali l'utente attiva e gestisce, anche a distanza, l'automazione degli impianti di casa. Tutte queste funzioni possono essere attivate da dispositivi, come telecomodandi, comandi vocali, pulsanti e app per lo smartphone, che azionano la funzione desiderata. L'impianto della casa domotica, ormai autonomo risponderà alle richieste tramite la centralina di controllo e sistemi interconnessi ad essa e tra di loro grazie a protocolli wireless.
IMPIANTI DI DIFFUSIONE SONORA Realizziamo Impianti Audio e Video per Conferenze per la realizzazione di sale per congressi, meeting, incontri d”affari e convegni. Utilizziamo unicamente le apparecchiature e i sistemi audio e video dei più affidabili produttori a livello mondiale, per una garanzia di affidabilità totale e di una qualità per la distribuzione della vostra comunicazione al miglior livello.
IMPIANTI DI AUTOMAZIONE CANCELLI E PORTONI La tecnologia al servizio dei sistemi di automazione per cancelli scorrevoli, cancelli a battente, portoni o serrande è in grado di garantirti sicurezza e comodità e di farti risparmiare tempo prezioso. Un sistema comodo, pratico e veloce che ti permetterà di aprire o chiudere il cancello con un semplice gesto. Le nuove tipologie di automazione tutelano l’impatto visivo, permettono una movimentazione dell’anta facile e sicura e ti assicurano tutti i comfort legati a un cancello automatico. Con Futur Lux potrai essere sicuro che il tuo cancello automatico sarà perfettamente funzionante e a norma. Con le nostre automazioni siamo in grado di motorizzare tutti i tipi di cancelli e portoni, industriali e residenziali. I meccanismi che scegliamo sono progettati con materiali di qualità e resistenti per durare nel tempo anche se sottoposti a un uso intensivo.
IMPIANTI DI RILEVAZIONE INCENDI Gli impianti di rilevazione incendi sono fondamentali in zone commerciali e luoghi aperti al pubblico. La loro installazione deve seguire le normative del settore, sia per quanto riguarda il posizionamento che i materiali da utilizzare.
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APPROFONDIMENTO
Tesla, il più grande genio dimenticato dalla storia
DI MARCO PIZZUTI
“Mi chiamarono pazzo nel 1896 quando annunciai la scoperta dei raggi cosmici. Ripetutamente si presero gioco di me e poi, anni dopo, hanno visto che avevo ragione. Ora presumo che la storia si ripeterà quando affermo che ho scoperto una fonte di energia finora sconosciuta, un'energia senza limiti, che può essere incanalata”. Nikola Tesla
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osì Nikola Tesla apre il primo capitolo della propria autobiografia, un piccolo volume così scarsamente conosciuto da sembrare scritto da qualcuno senza grandi meriti per la collettività. Pochi sanno infatti che questo “qualcuno non così importante” è il vero padre di molte invenzioni che ognuno di noi usa tutti i giorni nella sua vita quotidiana. Quasi tutte le più grandi conquiste tecnologiche del XX secolo come ad esempio la prima grande centrale idroelettrica del mondo (cascate del Niagara), i sistemi elettrici polifase a corrente alternata della nostra rete elettrica, i motori a campo magnetico rotante dei nostri elettrodomestici, il tubo
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catodico dei vecchi televisori, il tachimetro/contachilometri delle automobili, le lampade a vuoto luminescenti (neon) degli uffici, le porte logiche dei pc, il radar per il controllo del traffico aereo o indispensabili strumenti di comunicazione moderna come la radio. Ed infatti anche se i libri di scuola, le istituzioni e i mass-media celebrano ancora solennemente il nostro Guglielmo Marconi come l’inventore del telegrafo senza fili (il nome della radio di allora) esiste una sentenza della Corte Suprema USA che ha riconosciuto la vera paternità della radio a Nikola Tesla. Ciononostante, tutte le più grandi enciclopedie continuano a liquidare la sua vita e le sue opere nelle poche righe di un trafiletto dove troviamo citato il suo nome esclusivamente come unità di misura dell’induzione elettromagnetica. Una volta conosciute la sua storia però non si può non provare un grande senso di gratitudine nei suoi confronti e non ci si può non interrogare sul come un genio così eccelso possa essere stato completamente dimenticato. Di tanto in tanto però, lo scomodo nome di Tesla riemerge dall’oblio come ha fatto nel 2007 quando i ricercatori del MIT (Massachussets Institute of Tecnology) hanno annunciato al mondo di essere riusciti a trasmettere energia elettrica senza fili utilizzando i principi di risonanza scoperti dallo scienziato serbo più di un secolo prima! Dall’anonimato al sodalizio con Edison Nikola Tesla era di nazionalità serba ma nacque nella cittadina croata di Smilijan nella notte fra il 9 e il 10 luglio del 1856. Suo padre Milutin era un sacerdote ortodosso mentre sua madre, Duka Mandic, pur non essendo una donna istruita (non aveva frequentato la scuola per accudire i propri fratelli e le proprie sorelle minori
dopo la malattia che aveva reso cieca la madre) era dotata di una memoria e di una capacità d’inventiva davvero prodigiosa. Tesla per sua fortuna ereditò entrambe le qualità dei suoi genitori, il rigore morale del padre e le eccezionali doti intellettuali della madre, una donna che come lui stesso amava ricordare aveva brevettato un modo per estrarre dalle fibre vegetali il filo che poi utilizzava nei lavori di ricamo [4]. Tesla dal canto suo, venne attratto dalla scienza e dalla tecnica già all’età di 4 anni, quando strofinando la mano sul pelo del suo gatto domestico vide il formarsi di alcune scintille, un comune effetto elettrostatico che lo incuriosì a tal punto da lanciarlo alla scoperta dei fenomeni elettrici per il resto della vita. Così dopo aver terminato gli studi di fisica e di matematica al Politecnico austriaco di Graz (contemporaneamente aveva iniziato a studiare filosofia all’Università di Praga), continuò a studiare e a lavorare tra le 20 e le 22 ore al giorno per dedicarsi alla sperimentazione. All’età di diciassette anni si accorse di possedere una capacità di concentrazione mentale così straordinaria da riuscire a vedere “materialmente” davanti a sé tutto ciò che immaginava senza poter più distinguere il mondo reale da quello virtuale. Appena divenne ingegnere utilizzò questa facoltà per passare dall’intuizione all’invenzione perfetta in ogni minimo dettaglio direttamente nella sua mente matematica senza avere alcun bisogno di prototipi reali. Alcune fonti affermano inoltre che Nikola Tesla, per sua stessa ammissione, era un ingegnere ed un fisico visionario che riceveva le intuizioni da un profondo stato di astrazione mentale. Molti anni dopo, nel 1899, mentre stava conducendo esperimenti nel suo laboratorio di Colorado Springs, ricevette un segnale radio che si ripeté continuamente. In tale occasione affermò pubblicamente di avere captato un messaggio radio proveniente dallo spazio ma venne ridicolizzato dal mondo accademico. Oggi però sappiamo che esistono effettivamente dei “rumori di fondo” che vagano all’interno della nostra galassia e che alcuni di essi possono essere realmente scambiati (vista la loro ripetitività) per messaggi intelligenti. E nonostante lo scetticismo dell’epoca è sempre a Tesla che dobbiamo la prima scoperta delle onde radio provenienti dal cosmo. Nikola Tesla si dedicò anima e corpo allo sviluppo di motori elettrici e di impianti di illuminazione che potessero sfruttare i principi della corrente alternata. E così, nel 1881, mentre lavora come disegnatore e progettista all’Engineering Department del Central Telegraph Office, iniziò
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ad elaborare il concetto della rotazione del campo elettromagnetico che in seguito rese utilizzabile la corrente elettrica alternata. L’anno successivo si trasferì a Parigi per lavorare alla Continental Edison Company e nel 1883 realizzò il primo motore a induzione di corrente alternata della storia. E fu proprio durante la fase di progettazione e di costruzione di quest’ultimo che lasciò senza fiato tutti i colleghi e gli operai che ebbero modo di assistere in prima persona al suo straordinario, quanto inusuale metodo di lavoro. Un modus-operandi che è risultato semplicemente impossibile per qualunque altro scienziato a lui precedente, postumo o contemporaneo. E ciò in quanto, come anzidetto, non gli era necessario passare attraverso la fase dei prototipi, le invenzioni venivano rielaborate esclusivamente nella sua mente fino a quando non raggiungevano la perfezione. Così una volta terminata la fase della ideazione disegnava il progetto che poi passava direttamente alle catene di montaggio. Nel 1884, il giovane Tesla si imbarcò alla volta degli Stati Uniti per entrare a lavorare nel team dell’inventore più ricco e celebrato di allora, Thomas Alva Edison. La sua speranza era quella di ricevere i mezzi finanziari e le strutture per continuare la sperimentazione e realizzare così tutte le sue invenzioni. Aveva con sé solo una lettera di presentazione che sbalordì persino Edison. A scriverla fu il migliore ingegnere di Edison alla Continental Edison Company di Parigi e recitava quanto segue: “Nella mia vita ho conosciuto solo due grandi uomini, uno è lei Mr Edison e l’altro ce lo ha di fronte.” Edison allora, incuriosito ma allo stesso tempo irritato per essere stato messo sullo stesso piano di uno sconosciuto e squattrinato ingegnere appena immigrato, concesse immediatamente udienza a Tesla affinché gli esponesse i concetti della sua scoperta relativa alla corrente alternata. Ma quando comprese meglio di cosa si trattava affermò che una simile tecnologia non avrebbe mai potuto funzionare. In questo modo cercò di proteggere il futuro del suo giro d’affari legato ai diritti sui brevetti a corrente continua, ovvero il tipo di elettricità che oggi utilizziamo quasi esclusivamente per le batterie. Lo scienziato serbo tuttavia non si perse d’animo e accettò comunque di lavorare duramente per Edison nell’esecuzione di altri progetti poiché aveva un assoluto bisogno di danaro. A fronte degli impegni
lavorativi assunti per la modifica dei generatori di corrente continua, Edison promise a Tesla un compenso di ben 50,000 $ con una semplice stretta di mano tra “gentiluomini”. Ma non appena quest’ultimo terminò il compito affidatogli si vide rifiutare il credito maturato sulla base del fatto che non aveva stipulato alcun contratto scritto. Edison infatti liquidò Tesla con la celebre frase: “Mr.Tesla, voi non capite il nostro humour americano!”. La guerra delle correnti Dopo il “divorzio” da Edison Tesla fu
costretto a lavorare per circa un anno come manovale in una ditta di scavatori. Nel maggio del 1885 però, il magnate di Pittsburgh George Westinghouse acquistò tutti i suoi brevetti sui motori a corrente alternata fondando la Westinghouse Electric Companyed iniziò la famosa guerra delle correnti contro Edison. Il confronto commerciale terminò con la vittoria di Westinghouse ma i costi economici che quest’ultimo dovette sopportare furono enormi. Inoltre Westinghouse doveva dei compensi altissimi proprio a Tesla e se li avesse pagati sarebbe finito in bancarotta. Tesla allora si recò in soccorso di Westingouse affermando: “I benefici che deriveranno alla società dal mio sistema di corrente alternata polifase è per me più importante dei soldi che entreranno nelle mie tasche. Mr. Westinghouse, voi salverete la vostra azienda così potrete
sviluppare le mie invenzioni. Qui c’è il vostro contratto e qui c’è il mio, li strappo a pezzetti e non avrete più problemi con le mie royalties”. Un episodio da cui traspare quanto Tesla sia sempre stato coerente con sé stesso. Egli infatti aveva sempre affermato che lo scopo ultimo della scienza fosse il miglioramento delle condizioni dell’umanità e quindi non esitò a sacrificare se stesso per il bene comune. Grazie a questo gesto, Westinghouse rimase nel mondo del business e poté continuare a produrre i dispositivi a corrente alternata inventati da Tesla. Schivo dal successo personale ed egoistico, egli era felice di trasmettere il proprio successo agli altri. E fu proprio la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica alternata a condurre poi l’umanità nella c.d. epoca moderna. Ciò in quanto la corrente continua di Edison oltre ad offrire prestazioni minori a costi molto più elevati non poteva essere distribuita oltre i 3 km di distanza a causa della forte resistenza elettrica che sviluppa sui cavi conduttori (Legge di Ohm). Tesla impiegò ogni centesimo guadagnato per reinvestire in sperimentazione e ricerca inventando tra le molte cose, la bobina a circuito risonante, ovvero un trasformatore ad alto voltaggio che divenne poi uno strumento indispensabile per la fornitura della corrente alternata sulle lunghe distanze. Per Tesla insomma il vero successo personale era poter condividere le proprie scoperte con gli altri, ovvero contribuire attivamente al progresso dell’umanità intera. Sugli scopi che il vero uomo di scienza dovrebbe conseguire, egli affermò infatti: “L’uomo di scienza non mira ad un risultato immediato. Egli non si aspetta che idee avanzate siano immediatamente accettate. (…) Il suo dovere è fissare i principi fondamentali per quelli destinati a venire dopo e indicare loro la strada”. Tesla inoltre sosteneva di avere scoperto come imbrigliare l’etere, ovvero una fonte inesauribile e gratuita di energia che permea tutte le cose compreso lo spazio vuoto. Per tali affermazioni venne definito folle dal resto del mondo accademico ma in epoca moderna tale forma di energia è stata riscoperta sotto il nome di energia del vuoto quantistico e misurata sperimentalmente con l’effetto Casimir. La trasmissione di energia senza fili Nel maggio del 1899, Tesla si recò a Colorado Springs dove istallò un nuovo laboratorio per effettuare una serie di
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L’interno del laboratorio a Pikes Peak, Colorado. I lampi che si vedono sono generati dalla bobina Tesla. Ritornato a New York, Tesla scrisse un articolo dal tono futuristico sul Century Magazine in cui affermò di poter costruire un “sistema mondiale di trasmissioni senza fili ” utile per comunicare telefonicamente, inviare notizie, musica, andamento dei titoli azionari, informazioni di carattere militare o privato. L’articolo catturò l’attenzione di J. P. Morgan, un grande banchiere d’affari che gli offrì un finanziamento iniziale di 150,000 $, in
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cambio del 51% delle azioni sul progetto. Nel 1901 Tesla si mise alla costruzione del suo nuovo sistema di trasmissione mondiale vicino alle scogliere di Wanderclyffe, nel Long Island dello stato di New York. Si trattava dello sviluppo e del perfezionamento dell’impianto di trasmissione già da lui utilizzato a Colorado Springs ed era caratterizzato da una struttura portante interamente in legno con una enorme cupola metallica toroidale sul vertice. Ma per quanto la Wanderclyffe Tower fosse
“La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità” Nikola Tesla perfettamente idonea a svolgere molte funzioni, lo scopo che primariamente Tesla voleva raggiungere con la sua costruzione era la trasmissione di elettricità senza fili in tutto il globo, un obiettivo che lo scienziato si guardò bene dal rivelare al suo finanziatore. Il 12 dicembre dello stesso anno però il mondo fu sconvolto da una notizia sensazionale: Guglielmo Marconi aveva trasmesso la lettera “S” oltreoceano da una località in Cornovaglia fino a Newfoundland, in America. Pochi infatti sapevano che l’inventore italiano aveva utilizzato ben 17 dei suoi brevetti per ottenere quel risultato e così Tesla fu costretto ad iniziare una battaglia legale contro Marconi. Ma quando qualche tempo dopo Tesla dichiarò ai giornali di potere illuminare tutta la città di Parigi con il suo trasmettitore di Wardenclyffe, Morgan scoprì che il vero scopo di Tesla era quello di trasmettere gratuitamente energia elettrica senza fili e quindi ritirò immediatamente il suo appoggio finanziario al progetto dicendo allo scienziato che avrebbe fatto molto meglio a realizzare un impianto come quello di Marconi. La Wanderclyffe Tower Il super banchiere infatti aveva chiesto a Tesla solo di sviluppare un sistema di comunicazione avanzato su cui poter lucrare e non certo una tecnologia che andasse contro i suoi stessi interessi di profitto. Di conseguenza, dietro la pressione dei poteri forti, Tesla venne prima
fermato ad un passo dal completamento del sistema mondiale, poi isolato da tutto il resto del ghota finanziario (non trovò più nessuno disposto a fargli credito) e infine dimenticato da media e istituzioni insieme alle sue scoperte scomode. Dal momento della storica rottura con Morgan, Guglielmo Marconi fu elevato a nuova “star ” internazionale delle radiocomunicazioni. Tesla invece sprofondò in un mare di debiti mentre i mass-media si accanirono contro di lui dipingendolo come un folle agli occhi del pubblico. Ciononostante una sentenza della Corte Suprema americana del giugno 1943 (caso 369, 21 Giugno 1943) sta ancora aspettando che il premio Nobel della radio venga restituito al suo vero ideatore, Nikola Tesla (U.S. patents #645,76 e #649,621) [26]. Tesla diede il proprio contributo anche all’invenzione del radar e di tutte le altre tecnologie moderne che sfruttano i principi di risonanza come gli strumenti medici diagnostici più avanzati (ad es. la T.A.C. e la risonanza magnetico nucleare). Il rifiuto dei Nobel Ancora nel 1912, Tesla godeva ancora di una discreta fama mondiale e venne persino candidato al Premio Nobel per la Fisica ma lo rifiutò per non averlo ricevuto nel 1909 al posto dell’italiano. Nel 1915, Tesla rifiutò di nuovo il premio Nobel per essere venuto a conoscenza del fatto che avrebbe dovuto condividerlo con Edison. Entrambi quindi non ricevettero tale onorificenza. E per Ironia della sorte nel 1917 gli venne attribuita una onorificenza intitolata, guarda caso, a Edison, la Edison Medal, che questa volta accettò suo malgrado come ultimo disperato tentativo per evitare l’oblio. Un modello per gli uomini di scienza Tesla si mostrò sempre schivo e distaccato sia dalle ricchezze materiali che dal successo personale ponendosi così come modello ideale per tutti i veri uomini di scienza. Fino agli ultimi anni di vita rimase convinto di poter ancora offrire il suo contributo al progresso e sperava ancora nell’aiuto di un finanziatore che non arrivò mai. Non ci sono notizie precise relative alla data della sua scomparsa ma si suppone che sia morto il 7 gennaio 1943, all’età di 86 anni. Tesla viveva solo, in una stanza d’albergo e quindi il suo corpo senza vita venne trovato circa 24 ore dopo il decesso. Più di 2000 persone presenziarono al suo funerale a Manhattan, comprese personalità politiche eccellenti e personaggi noti dell’alta società.
fonte: altraInformazione.it
esperimenti tra cui valutare la possibilità di trasmettere energia attraverso i media naturali come la terra, l’acqua e l’atmosfera. Egli riteneva infatti praticabile trasmettere energia elettrica a località lontane senza la necessità di ricorrere ai fili conduttori. Aveva cioè scoperto che la Terra a determinati voltaggi e frequenze si comporta come un ottimo conduttore di energia elettrica. Inoltre, dall’osservazione diretta dei rovesci temporaleschi aveva notato un fenomeno insolito, i suoi sensibili oscillatori, non captavano tutte le scariche elettriche dei fulmini. Indagando sulle ragioni di un tale comportamento anomalo dei suoi ricevitori scoprì le proprietà nascoste delle onde stazionarie, le quali, a suo parere potevano essere utilizzate per trasportare energia elettrica senza alcuna apprezzabile dispersione su tutto il globo. Sfruttando queste conoscenze, riprodusse artificialmente le scosse delle folgori con la sua bobina da cento milioni di volts per creare onde stazionarie nel terreno riuscendo a trasmettere 10.000 watts di potenza a circa 40 km di distanza. Tesla però sapeva che tale tecnologia non sarebbe mai stata accettata dai suoi finanziatori che lucravano anche sulla costruzione dei tradizionali elettrodotti poiché ne avrebbe ridotto i costi di distribuzione dell’energia elettrica a zero! A ciò va aggiunto il fatto che chiunque avrebbe potuto ricevere energia gratuitamente semplicemente piantando un’ antenna nel giardino senza che fosse possibile misurare e far pagare l’elettricità così assorbita. Per queste ragioni in seguito Tesla cercò di mantenere l’assoluto riserbo sui veri scopi che intendeva realizzare. Egli sosteneva inoltre che la zona dell’atmosfera terrestre posta a 80 Km dal suolo, detta ionosfera, era fortemente conduttrice e che quindi anch’essa poteva essere sfruttata per trasportare energia elettrica su tutto il globo. Rimaneva però il problema tecnico di come inviare energia elettrica ad una tale altitudine e quindi tale sistema si rivelò essere la via più costosa e meno praticabile rispetto a quello di terra.
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Diego Tomasi
“Non ho segreti in cucina, tengo solo i coltelli affilati”
D IEG O E KO ZU E A L BA S I L I S CO. SU L LO S F O N D O I L BA N C O BA R REALIZ Z ATO DA PA P À A L E S S A N D RO S U D I S E G NO DI R E M O M A I TA N, CA RO A M I CO E C LIENTE . IN P R I M O P I A N O I TAVO L I TA N G RAM, IS P IRATI DA L FA M OS O G I OC O C I N.
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P H. TO M M A S O S AC C A R O L A
DI MARA PAVAN
SAPORI
A
rgentee alici dai corpi affusolati verde-oliva con quella loro caratteristica fascia azzurra ai lati fanno da cornice insieme al battaglione di cipollotti girini , all’incontro con Diego. Il Basilisco compie 20 anni quest’anno, in piena estate, potremmo dire nel cuore dell’estate toccando tanto il senso quanto l’organo. Diego Tomasi dalla sua Mezzocorona porta il vento forte delle leggende popolari del Trentino, dedicando all’animale mitologico il nome della sua casa, il regno del “quinto quarto” della ristorazione. In questa struttura irregolare in via Bison, 34 c’è una bella contaminazione di spazio, tempo e gravità attrattiva verso un centro che parla tante lingue. “Papà pensava in grande, e mamma in grande supportava la mia natura”, così quando papà Alessandro realizzò che il figlio non avrebbe seguito la via del ferro, e che invece avrebbe seguito l’esempio materno che possedeva un angolino di bontà in quel centro pedemontano popolato da 5000 anime appena, lo spronò a guardare ai grandi esempi della ristorazione oltreconfine. Al tempo non si chiacchierava di cucina, non era motivo di spettacolo, era però un ambiente frequentato da una nicchia esclusivissima e competente dove il baluardo era Luigi Veronelli che insieme a Vincenzo Buonassisi, Mario Soldati, Conte Nuvoletti e Bepo Maffioli, sono stati la base della critica gastronomica in Italia. Diego si alza e dalla libreria Globo prende il n.1 di Grand Gourmet un numero dedicato a Venezia con le introduzioni di Maffioli e Alfredo Beltrame. Lo sfogliamo insieme e non perdiamo l’occasione di apprezzare quanto avanti fossimo a Treviso nella primavera del 1983. La primo esperienza per Diego è stato da Silvio a San Michele all’Adige, realtà a cui Philippe Daverio dedicò ampio spazio nella sua trasmissione “Passepartout” tanta era l’amalgama di arte e cucina in quel posto, “anche se devo dire - ci dice Diego - che ho sempre avvicinato l’atto della preparazione dei piatti ad un’opera di artigianato più che di arte. Solo recentemente ho iniziato a vederla in un altro modo: sempre più toccato da quanto un boccone possa essere realizzato con materie, colori, strumenti e forme che sanno creare qualcosa di sorprendente.” Poi è stato il tempo della Francia, dell'Inghilterra, di New York. Sarà a Venezia con la maestria dello chef francese Marc Halbourg che Diego impara uno dei principi cardine della sua vita, la regola dei tre Dove: “In cucina per non essere banali ricorda sempre nei piatti Dove sei, da Dove vieni e Dove sei stato”. Diego a poco più di 14 anni apprende lezioni sacre sui fondamentali, apprende lingue - parla correttamente inglese, francese e spagnolo - “a New York ero l’unico europeo e con gli ecuadoriani in cucina tra una sopa de apio e una pechuga de pojo si comunicava a ritmo di radio 95.9 por su musica romantiqua, h24”. Ci ha provato anche con il giapponese, spinto dall’anima delicata che lo accompagna in sala e in cantina da 8 anni, Kozue, appassionata di vini e suo braccio destro. Una storia che sfama quel sangue ereditato da Tomasi padre, carpentiere sì ma capace di forgiare pezzi d’arte e
O S S A DA M I D O L LO ARROSTITE CON I N S A L ATA D I P R E Z Z E M O LO E C A P P E R I
LA REGOLA DELLE TRE D: “IN CUCINA PER NON ESSERE BANALI, P O R TA N E I P I AT T I D O V E S E I , D A D O V E V I E N I E D O V E S E I S TAT O ”
forme piene di vita come il bancone dai profili morbidi che guarda la sala maggiore de Il Basilisco e poi il simbolo delle sue tradizioni, forgiato a caldo e “battuto” con il martello sull’incudine: Il Basilisco, che sta lì a dividere le due porzioni del ristorante, custode della cucina e elemento che accoglie il cliente al suo ingresso. L’idea di viaggiare per impare la cucina, piaceva a Diego tanto quanto amore a primo assaggio è stato l’incontro con Treviso e le sue osterie. “Ero chef a Venezia all’Hotel Londra Palace, il mio secondo chef era di Treviso è così che ho cominciato a frequentare la città. Tutti i martedì, mio giorno libero, venivo a mangiare la tettina lessa dalla Orlandina in Pescheria prima che diventasse “Va Pensiero” o Al Vecio Piave, la frittata, o ancora e Al Calice D’Oro a mangiare il baccalà fritto. “Le esperienze vanno fatte, per questo ho dedicato molto tempo ai Fondamentali. Qualcuno mi chiede qual è il segreto in cucina e io rispondo: io non ho segreti, tengo solo i coltelli affilati”. Ci dice che tagliare bene la materia prima è come portarla a metà cottura, avviando l’elenco delle fondamenta della cucina: saper pulire il pesce, realizzare le salse madri ovvero il fondo bruno, il fumetto di pesce, la bisque di crostacei, il brodo. Ecco, il brodo. “C’è solo un modo per fare il brodo, non è interpretabile. Puoi scegliere certo se usare più ossa di manzo o carne, per esempio, e al palato risulterà diverso, ma se è un buon brodo, stai certo che quel diverso è la meraviglia che il cuoco è riuscito ad imprimergli”. E ci delizia con il racconto del regalo di matrimonio che ha fatto a sua sorella Tiziana: una full immersion di quattro giorni per apprendere le basi della cucina. Un’idea regalo intelligente e goduriosa da cui prendere spunto magari dando fede al
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I L BA S I L I S CO D I A LE S SANDRO TOMASI SULLO SFONDO IL TAVOLO T EC TA D I S EG N ATO DA L BAU H AU S N EG L I A N N I ‘30
detto popolare: “L’uomo si prende per la gola”. temi all’apice di un disastro ecologico. Il punto è che l’industrializzazione del mercato della carne ha portato alla Così ascoltiamo la calma ferma e vibrante di questo chef banalizzazione del suo consumo : “Una volta la gallina si spettinato che ha deciso di dedicarsi alle carni meno nobili e ai pesci meno osannati per renderli Sovrani . uccideva una volta a settimana, la domenica. Non tutti i “Tra Venezia e Treviso, è il Veneto che mi ha insegnato il giorni. Non sono passati secoli, solo 70 anni, ma la perdita gusto di lavorare le interiora e il pesce della ritualità ha portato a comprometteazzurro, rappresentando per me una sfire l’ecologia di un sistema che è sia esteriore che interiore.” da non indifferente.” L’idea di viaggiare Dal paninetto con la porchetta del Biffi Diego lavora con allevatori e cooperative per impare la cucina, locali, Topinambur in particolare, “mi non si torna indietro, e quando - “dopo l’esperienza a Ponte Dante che ho gestivenuti a trovare per farmi assaggiapiaceva a Diego tanto sono to insieme ad un socio trevigiano e in re i loro prodotti e non li ho più lasciati. cui ho potuto avvvicinare la tipica cuciquanto amore a primo Lì c’è un agronomo che parla una lingua na veneta e i suoi cicchetti” - ha voluto che capisco.” assaggio è stato intraprendere la sfida de Il Basilisco pensando esattamente a questo: l’applil’incontro con Treviso Trecentosessanta sono le etichette di vino cazione delle tecniche raffinate frutto della sua cantina e in questi anni, trecene le sue osterie. della sua storia ai cibi da osteria. to sono i produttori che personalmente D’altronde a conversazione avviata Diego è andato a trovare, perchè se non emerge che anche i nonni Angelo e conosce non mette alla carta. Lidia portavano nel sangue la ristorazione e che nonna lì in Trentino amava la domenica preparare il fritto di calamari e “Volevo stare a Treviso a proporre una cucina impopolare, il baccalà che andava a prendere al mercato di Trento. Per cercavo un posto con un affitto basso per far passare un i montanari degli anni ‘60 una rivoluzione. messaggio che ero certo non sarebbe arrivato subito. E poi Diego si è reso noto, per come omaggia il mese di novemvolevo la cucina grande, perché lì dentro ci passi 15 ore al giorno ,perchè è una regia, è il laboratorio del pittore e il bre: “Dal naso alla coda” ispirato al grande maestro inglese Fergus Henderson che negli anni della mucca pazza proconfessionale allo stesso tempo”. Un luogo che ha carattefessava il Mangiar tutto. re, che stimola l’attenzione sul cibo e i suoi sapori, così La carne. Un tema scottante: l’allevamento intensivo apre spogliato dal superfluo: “Mi piace quando la gente sta con-
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centrata sul cibo”. La casa dove abita ha questi echi di storia del design, tocchi di padre e tanto tanto colore come è il suo ristorante? “No, dove abito sono circondato da poche cose, solo diversi pezzi d'arte che ho acquistato nel tempo. Sono sempre stato attorniato da gente estrosa”. Quali sono i piatti de Il Basilisco che parlano di Treviso più degli altri? “Il Risotto con le Rigaglie o “cicche” o “della sposa” (era un piatto che non mancava mai nei matrimoni), io lo cucino con il Raboso che parla del Piave. Il territorio si deve sentire in bocca. E poi la Sopa Coada la bandiera della gastronomia trevigiana. Nella tavola estiva, la quota di radici è rappresentata dalla carne salada che faccio io con una salmistratura appresa da un grande maestro trentino.” Nel menù estivo va fiero dello spaghetto freddo con crema di melanzane cotto al momento e del gazpacho con le rape viola con la focaccia di cipolle e formaggio caprino. “La mia fissa, primo ricordo della mia venuta trevigiana, il paninetto con la porchetta a modo mio fatto con il pane fatto da me e la porchetta cotta nella creta con giardiniera fatta in casa. Un antipasto da provare. E le Guide, un business o un veicolo di comunicazione? “Sono uno strumento utile per chi ama viaggiare, senza Guide sarei rimasto foresto.”
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Prosecco e vini dal 1948
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Apri iMangy e sei nella cucina tutta stagionale di Angela A
mo la cucina con una particolare predilezione per la pasticceria e le cose dolci. Ho cominciato ai fornelli con i dolci quando ero circa in prima media: mi ero stancata della torta alle noci che mia madre sfornava in continuazione e ho iniziato a creare qualche pastroccetto che alla fine risultava anche essere gradevole. Da quel momento non mi sono più fermata. Sono nata e cresciuta in campagna tra galline, orto e le corse per il vigneto attendendo la vendemmia come rito di ritrovo familiare. Nel DNA una passione smodata per il buon mangiare e la qualità delle materie prime, da gustare in purezza, rispettandone il ciclo e la stagionalità. Poche merendine e tante merende casalighe hanno contribuito ad accendere la mia curiosità culinaria e ad
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affinare anche un po’ il palato verso le cose autenticamente buone, gustose e fatte con maestria. Negli ultimi dieci anni della mia vita ho collezionato una laurea in economia e gestione della tecnologia e dell’innovazione alla Bocconi (incredibile, vero?), un felice matrimonio con Marco, un mutuo trentennale e due splendidi bambini, Luigi e Matilde che mi stanno insegnando che cos’è la vita. Dal luglio 2020, ho iniziato diversi corsi di food photography (con Lisa Fregosi e Manuela Bonci in particolare). E da quando ho preso la mia reflex in mano per la prima volta, devo dire che tutto è cambiato oppure che tutto ha avuto (nuovo) inizio. Nel luglio 2021, ho aperto la mia IAD: una Impresa Alimentare Domestica che confeziona dolci, torte di ogni tipo (ma
DI ANGELA BERTON
non in pasta di zucchero), gastronomia, pasti pronti e offre pure un servizio catering. Insomma: finalmente la mia voglia di cucinare ha trovato forma ed espressione. In parallelo continua il mio lavoro come commerciale estera in un’azienda metalmeccanica del trevigiano, sono diventata Brand Ambassador dell’abbattitore di temperatura domestico “Fresco” di Irinox e non smetto di creare ricette e contenuti per aziende e realtà del settore food che amano le materie prime e sanno sapientemente esaltarle.
IG @imangy_foodblog FB facebook.com/imangyfoodblog imangy.com
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Babka allo Speculoos Ingredienti
110 gr zucchero 150 gr farina integrale 150 gr farina 00 315 gr farina 0 5 gr di sale fino 10 gr di lievito di birra (o 3 gr di lievito secco) 120 gr latte di soia 120 gr di acqua tiepida 95 gr di burro 1 uovo 100 ml di panna fresca
Procedimento Prendere due ciotole e versare e mescolare i componenti secchi da un lato (farina, zucchero) e quelli liquidi dall’altro (acqua e latte con il lievito scolto, l’uovo, la panna fresca), tranne burro morbido e sale. Mettere in planetaria gli ingredienti secchi e unirvi quelli liquidi e attivare l’impastatrice con l’attrezzo gancio finchè non si crea una massa omogenea e che si stacca dalle pareti. In alternativa, inserire gli ingredienti liquidi nella ciotola di quelli secchi; mescolare inizialmente con un cucchiaio di legno e trasferire poi la massa su un piano di lavoro e lavorare con le mani fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Inserire il burro morbido a più riprese e terminare con il sale versandolo a pioggia nell’impasto, una volta che sarà tornato elastico ed omogeneo. Inserire l’impasto in una ciotola e far lievitare circa 2 ore circa in forno. Io ho utilizzato la funzione LIEVITAZIONE del mio abbattitore Fresco di Irinox per 75 minuti a 38°. Stendere l’impasto su una spianatoia o su un tappeto in silicone. Io uso questo tappeto per macaron rovesciato al contrario: mi permette una facile gestione della stesura dell’impasto senza che questo si attacchi alla spianatoia. Farcire il rotolo spalmando uno strato sottile di crema spalmabile. Partendo dalla base più lunga, arrotolare l’impasto su se stesso, stingendo con le dita fino ad ottenere un cilindro regolare. Spostare il cilindro in posizione verticale e, con un coltello affilato, tagliare a metà il cilindro in lunghezza. Formare poi una X con le due parti e intrecciarle su se stesse. Adagiare in uno stampo da plum cake e lasciar lievitare altri 60 minuti a 38°. Una volta lievitato, spennellare con del latte e infornare a 180° per 40 minuti. Si può farcire con qualsiasi crema spalmabile, io amo molto quella al biscotto Speculoos (quindi con grande sapore di cannella).
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“Il tempo non rispetta quel che si è fatto senza di lui”
Info 0423/1950678 Whatsapp 347/5928166.
Potete degustare le nostre birre direttamente allo spaccio.
Spaccio Birrificio Acelum Via Col Muson 9, 31030 Castelcucco (TV) Lun-Giov: 8:00–13:00. Venerdì: 8:00–13:00 e 17:00–19:30 Sab-Domenica 10:00–12:00 e 15:30–18:30 www.birrificioacelum.it
SAPORI
Magnar d'Artista
LO G O P ER LE S ER AT E D EL LA M ERL A , PE N N A G I AP P ON ES E D I B EPPE M ORA
O del banchettare in arte
Puntata 01 di 04 DI BEPPE MORA CON IL CONTRIBUTO DI GIORGIO FANTIN
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SAPORI
P OE S I A G RA FI CA D I G I A N I S A RTOR
L A C OLON N A , I N C H I OS T RO AC QU EREL L ATO D I G I ORG I O C OL L EON I
D IS E G N I DI G IO R G IO G A S PA RI N I E G IO RG IO CO LLE O N I
N
on so come iniziò. Era la fine degli anni '80. A un certo punto ci contammo, piacendoci. Eravamo bravi (non tutti sommi) artisti. Qualcuno addirittura fuoriclasse. Personalmente non ho mai provato trasporto per il battesimo nominale del gruppo, Magnar d'Artista. Mi è sempre parso troppo basso e scorreggione, ma tant'è. Ancor prima di autodefinirsi, già esistevamo. Ci si trovava nelle osterie del centro, dove si beveva, si fumava e non era raro misurarsi in qualche tenzone a filo di matita. Ad uno di noi, amante dell'Arte, del buon cibo e dei suoi interpreti, venne in mente di compiere un atto che nell'usanza, attiene ai cialtroni e ai truffatori: riempirsi la pancia senza scucire danaro. In breve, si partiva alla volta di vecchie osterie con il perlinato e i quadri brutti (le mie preferite), come diretti verso sontuosi e raffinati ristoranti. La regola era questa: l'oste imbandiva generosamente le tavolate, ad un certo punto della serata, si tiravano fuori i blocchi e le cartelle, si srotolavano fogli, giù le posate, fuori i pennelli, calici in alto e via ad arteggiare. Quanto era generoso l'oste, tanto lo eravamo noi, in pari misura. E lui, infine, si faceva i suoi conti. In cambio, gli si lasciava una parte della produzione artistica serale, esteticamente brillante per le mani che la inventavano, per lo spirito creativo immediato ed arrembante che trasmetteva . Con l'opera di validi e quotati artisti, spesso dedicata all'oste stesso e ai suoi familiari, si sarebbe arredato l'osteria, la prima e la seconda casa. E avrebbe pure avanzato qualcosa... Non era che uno scambio, un baratto, tra artista e oste, che ha antiche origini. E a dirla
BEPPE M ORA : RI T RAT TO D EL L A RI N A D EL L’OS T ERI A DA M A RC H I A M ERL EN G O
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tutta, nei più ampollosi, impostati e ridondanti ristoranti, davamo il meglio di noi. Gli artisti (quelli veri) sono per natura dissacratori e sono demolitori di ogni fastidiosa etichetta. Ma con classe e un innato, naturale candore. Gli osti e i ristoratori ci amavano, facevano a gara per garantirsi una serata del "Magnar d'Artista". Un ritratto da parte del più abile dell'accolita era agognato, molto desiderato. Il padrone di casa si accostava, corrompendoti con una leccornia, un bicchierino di quello che più gradivi... Non si azzardava ad offrirti la moglie, non per scrupolo verso la sposa, ma perchè "a xe massa vecia par ti". Insomma, ci teneva a fare bella figura, muovendosi goffamente tra piaggeria e compiacimento. Il giorno dopo, i giornali (quando qualcuno
S OTTO : S I LVA N O P E LO S O E G IA N I S A RTOR, P E N N A G IA P P O N E S E E M E RLOT D I BE P P E M ORA
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ancora se li filava) parlavano del successo della serata, ed era tutta pubblicità gratuita per l'oste. Che dire? La formula teneva! E garantiva reciproci piaceri. I nostri adepti, geniali o gregari, reggicoda e tirapiedi, ci facevano la ola cercando di accaparrarsi le briciole, era chiaro a tutti che eravamo diventati un fenomeno in grado di organizzare tournée e stampare volumi con la nostra storia scritta. Si partì che non eravamo esattamente di primo pelo, ma la gagliardìa la faceva da padrona. Adorabili spacconi, a parte i timidi, che accanto a noi finivano per evaporare. Presenziavano nel gruppo anche stimati professionisti di tutt'altro mestiere, ma era come se l'ora sopraggiunta del fervore creativo ci ponesse, sodali e partecipi l'un l'altro, abbagliati dal medesimo
sentimento, pur offrendo la diversità espressiva e il proprio mondo. Ecco cos'era, il Magnar d'Artista: un'offerta, nel senso più nobile del termine di porgere la nostra più preziosa, personale e profonda riflessione in forma di schizzo, gessetto, acquarello, gouache che fosse. Eravamo in letizia, gaudenti e ficcanti, sembravamo addestrati dal kaos, ma addestrati. Ci descrivevano le parole di Paolo Conte "...Siamo esseri sensibili Siamo spiriti del mondo sulla pubblica via Siamo angeli stregati da infinita allegria...". E per nulla farmi mancare, come un infame, nella prossima puntata rivelerò nomi, abitudini, parole, opere e omissioni dei componenti della più famosa e libera affiliazione laico gastropittorica che la storia rammenti.
ALTO TREVIGIANO SERVIZI
ALTO TREVIGIANO SERVIZI INVESTE GREEN A TUTELA DELL’ORO BLU Cinquantadue comuni soci, trecento collaboratori, oltre sessanta impianti di depurazione e chilometri e chilometri di rete acquedottistica e fognaria da preservare e ampliare, per permettere ai cittadini di bere ogni giorno acqua sana e tutelare non solo una preziosa risorsa chiamata spesso - e non a caso - “oro blu”, ma tutto il nostro patrimonio ambientale condiviso. Questi sono i numeri di Alto Trevigiano Servizi, l’azienda di servizio idrico integrato che serve un bacino territoriale di 1.376 chilometri quadrati divisi fra le province di Treviso, Belluno e Vicenza, per una popolazione residente di 500 mila abitanti. Ats fa tesoro del passato: nata a luglio 2007, negli anni ha acquisito esperienze e competenze delle realtà di gestione precedenti. Lo sguardo, però, è contemporaneamente rivolto al suo presente e al suo futuro: la società, infatti, investe ogni anno oltre 20 milioni di euro per l’efficientamento e l’ampliamento dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione. Nel quadriennio 2020-2023 sono previsti investimenti per quasi 100 milioni di euro. Fra gli interventi spiccano l’estensione della rete fognaria a Treviso città, il potenziamento della rete idrica a Carbonera, l’ampliamento del depuratore di Castelfranco, i cantieri sulle condotte in Pedemontana. Oltre all’impegno a garantire la qualità dell’acqua potabile (costantemente controllata tramite tecnologie come il telecontrollo e un numero di 1650 campioni all’anno analizzati), Ats fa propria anche la mission di consegnare alle future generazioni un ambiente sano dove vivere.
Il parco auto e furgoni, ad esempio, conta 135 mezzi, di cui 116 non inferiori a Euro 6 e 7 elettrici. Attenzione viene posta anche all’energia consumata e alle emissioni. Per questo, a partire dal 2021, l’azienda ha deciso di acquistare tutta energia elettrica al 100% green che servirà ad alimentare impianti e attività, cui si aggiunge l’autoproduzione di energia verde da fonti rinnovabili. Ultima, ma non meno importante, l’attenzione dell’azienda va anche all’educazione dei bambini: laboratori in classe, consegna di borracce e installazione di erogatori d’acqua pubblica nelle scuole fanno parte integrante di questa sfida.
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A Treviso nasce la birra “Bakery” e il pane diventa liquido “Questa birra nasce per dare un nuovo scopo al pane vecchio che di solito si butta via. Per un segno di civiltà, di bontà e di gentilezza. Per un’economia circolare, per il bene dell’ambiente.” DI A. C.
In uno dei luoghi simbolo dei ritrovi estivi, nel giardino del bar Al Dazio di Treviso, è stata presentata oggi alla presenza dei vertici di Confcommercio e dei panificatori, la birra “Bakery: pane liquido”, ideata dal Gruppo Provinciale Panificatori Confcommercio e prodotta dal birrificio artigianale “Casa Veccia” di Povegliano (TV), di proprietà di Ivano Borsato. Prodotta in bottiglie da mezzo litro, la si troverà a partire dai prossimi giorni sugli scaffali dei 180 panifici aderenti al Gruppo Panificatori a Treviso e provincia, ad un prezzo indicativo nell’ordine dei 6 euro a litro. Cosi, insieme a pani, pizze e focacce si potrà acquistare la birra artigianale. “L’idea” - spiega il Presidente del Gruppo Tiziano Bosco- “è venuta per ridurre al minimo gli sprechi nei nostri punti vendita. Questa birra è fatta col pane raffermo, quello del “giorno prima” ovvero con il pane invenduto che altrimenti andrebbe sprecato, di tutti i generi, bianco, integrale, coi cereali. Nel birrificio artigianale di Ivano Borsato abbiamo trovato un partner abituato a lavorare coi prodotti tipici del territorio, in grado di capire la nostra volontà che è quella di creare una circolarità intorno al pane. Dagli avanzi di pane nasce la birra e dalla birra nascono altri panini aromatizzati,
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per una produzione che diventa economia, manualità, artigianalità, valorizzazione del territorio e innovazione dei sapori. Il tema degli sprechi ci sta molto a cuore e come Gruppo abbiamo già in essere varie collaborazioni con Caritas e Parrocchie, ognuno di noi aiuta le famiglie bisognose e cerchiamo di non far mancare a nessuno il sacchetto di pane quotidiano. Il pane “non si butta” e la produzione della birra è un altro modo per riutilizzarlo, oltre alle tante ricette di cucina e pasticceria”. Alla presentazione è intervenuto Nicola Dal Dosso, ViceCommissario di Unascom che ha sottolineato come questo progetto locale “aggiunga valore al commercio di prossimità, attuando quelle buone pratiche innovative legate a genuinità e freschezza che dimostrano tutta la vitalità e il
dinamismo del commercio sottocasa, che anche durante la pandemia ha dato prova di essere un soggetto propositivo nell’economia delle città e dei quartieri”. “La birra Bakery “pane liquido”- ha affermato Ivano Borsato che produce birre dal 2010- “nasce con l’obiettivo di aumentare la cultura intorno alla birra, creando l’abbinamento col piatto, come si fa con il vino. Ad ogni piatto la sua birra. Si tratta di una birra vocata alla ristorazione, che contiene tutti i cereali: orzo, farro, frumento, avena, segale. Si rifa al modello della birra tedesca Weizen di grano, che ha avuto molto successo”. L’etichetta di “pane liquido” non lascia dubbi: è una birra a km zero, che proclama apertamente le proprie intenzioni e che porta con sè un gran messaggio: “questa birra nasce per dare un nuovo scopo al pane vecchio che di solito si butta via. Per un segno di civiltà, di bontà e di gentilezza. Per un’economia circolare, per il bene dell’ambiente.” Basta un boccale per rendere concreta quella sostenibilità tanto invocata che i panificatori hanno messo in atto con una filiera corta, con messaggi semplici e con il desiderio di segnare il passo della ripresa dopo una stagione di lutti e fatturati in calo.
I L G I ORN O D EL L A PRES EN TA ZI ON E D I BA KERY, S OPRA A D X , L’I D EATORE M A S T RO F ORN A I O, T I ZI A N O BOS C O E I L PROD U T TORE M A S T RO BI RRA I O I VA N O BORS ATO
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SICUREZZA NFORMATICA
Il giusto approccio per la sicurezza dei dati
#ilGDPRèBello
DI VALENTINO PAVAN
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SICUREZZA NFORMATICA
C
on la diffusione delle truffe informatiche e dei casi di violazione dei dati, sempre più aziende si pongono il quesito della sicurezza informatica interna alla loro azienda. Tr o p p o s p e s s o p e r ò , q u a n d o s i approccia l’argomento, la prima domanda che ci si fa non è sulla protezione dei dati interni ma sullo stato generale di sicurezza della rete informatica. Tale approccio non è più attuale e probabilmente per tutte le organizzazioni, sia private che pubbliche, è giunta l’ora di mettere sullo stesso piano la protezione della rete informatica e la protezione dei dati. Al momento, infatti, gran parte degli sforzi e del budget dedicato alla “sicurezza informatica” si concentrano sulla protezione della rete informatica aziendale e solo in seconda battuta sulla protezione dei dati che in essa sono contenuti. Però i dati fanno gola, ed essendo un prodotto facilmente vendibile seguono le leggi di domanda-offerta che dominano tutto il mercato e l’aumento di interesse nel mercato nero per i dati di valore ne ha provocato un notevole aumento dei prezzi. Per questo motivo, per le aziende, proteggere i propri dati piuttosto che solo la rete informatica dovrebbe diventare di primaria importanza. La violazione dei dati, comunemente detta “Data Breach” e la violazione della rete informatica sono due cose diverse. Storicamente è evidente che i criminali informatici, conosciuti con il nome “Hacker”, siano spesso in vantaggio strategico rispetto a chi si occupa di sicurezza informatica e quindi si può desumere tranquillamente che nessuna organizzazione, per quanto strutturata e dotata di risorse economiche e umane adeguate, sia del tutto immune a questo rischio. E se i “Data Breach” fanno sempre notizia, è perché le organizzazioni coinvolte non sono riuscite a mantenere al sicuro i dati dei propri clienti. Malgrado questo però, le organizzazioni continuano a concentrare i propri sforzi sul rafforzamento della sicurezza di rete e solo in seconda battuta alla sicurezza del dato in sé e per sé. I dati suggeriscono che tale approccio non sta portando i risultati sperati. E allora perché si continua a insistere
su questa linea? Da un punto di vista pratico, l’approccio attuale che si focalizza sulla protezione di rete non garantisce uno standard di sicurezza accettabile per i dati e le informazioni. Sarebbe invece opportuno per le organizzazioni valutare una separazione del concetto di sicurezza dei dati da quello della rete informatica in quanto tale, attraverso un mascheramento crittografato (crittografia = scrittura convenzionale segreta, decifrabile solo da chi sia a conoscenza del codice) che ne protegga le informazioni; ve la ricordate la macchina E.N.I.G.M.A dei tedeschi durante la Seconda guerra mondiale? Il senso è lo stesso. Questo approccio garantisce alle aziende, che nel caso in cui un cyber criminale, un hacker, riesca ad accedere all’interno di una rete informatica accedendo ai dati, non possa comunque sfruttarli perché resi totalmente illeggibili e indecifrabili. Così l’integrità, l’affidabilità e la confidenzialità dei dati rimangono intatte, senza influenzare negativamente le prestazioni dell’infrastruttura informatica. Con l’entrata in vigore del GDPR nel 2018, questo bel regolamento ci sta insegnando l’importanza di proteggere i dati che ci vengono affidati dai clienti, sia per non incorrere nella violazione dei diritti di libertà dei cittadini, comportando in loro rischi di discriminazione o danni morali, ma allo stesso tempo ci aiuta ad evitare di rovinare la reputazione dell’azienda, rischiare ricatti da parte dei criminali informatici o, banalmente, l’applicazione di sanzioni pecuniarie che, contrariamente a quanto verrebbe da pensare, non vengono mai applicate sulla base di violazioni della rete aziendale bensì esclusivamente in caso di violazione dei dati. Infatti, se un hacker riuscisse a violare il perimetro difensivo aziendale, senza però sottrarre i dati conservati al suo interno, non sarebbe da considerarsi una violazione e quindi sanzionabile.
Le aziende hanno il dovere di proteggere i dati dei propri utenti dalle minacce esterne, non solo per il timore di ricevere sanzioni, ma soprattutto per semplice integrità professionale. Quindi cosa bisogna fare praticamente per tenere al sicuro i propri dati? È fondamentale invertire la mentalità di approccio alla sicurezza delle aziende, così da mettere in prima fila la protezione dei dati, orientando tutte le decisioni lato “cyber security” e i relativi investimenti in tale direzione, sapendo che di conseguenza anche la protezione della rete aziendale ne beneficerà ma, soprattutto, gli investimenti necessari saranno correttamente finalizzati alla protezione del bene principale che sono i dati aziendali e non la rete “in sé stessa”.
Il GDPR ha come obbiettivo la sicurezza dei dati, messa in pratica in funzione dei singoli casi e dal tipo specifico di attività svolta dall’azienda. Mettere al centro la protezione dei propri dati, probabilmente, rappresenterà un tipo di protezione che non andrà mai fuori moda, anche nel caso in cui vengano introdotte ulteriori normative.
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INNOVATION HUB
La rivoluzione del business ad alto contenuto innovativo e tecnologico DI SILVANO FOCARELLI
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INNOVATION HUB
L
’Italia, lo sanno tutti, è sempre stato un paese di grandi inventori. Ma al tempo d’oggi, lo dicono le statistiche, tre start up su quattro falliscono entro il primo anno e dopo tre ne resta viva solo una su dodici. Una autentica moria. I motivi oltretutto non sono quasi mai collegati al prodotto: nel 56% dei casi la causa è la gestione errata del marketing, nel 18% mancano le persone con adeguate competenze, il 16% molla per motivi economici ed a seguire il resto: questioni tecniche, legali o operative. Sulla scorta di queste analisi Bassel Bakdounes, titolare dell’agenzia di marketing e vendita online Velvet Media di Castelfranco Veneto, ha avviato circa un anno fa il progetto Next Heroes, il nuovo Innovation Hub che rivoluziona il modo di avviare business ad alto contenuto innovativo e tecnologico. Nata come casa editrice nel 2013, specializzatasi prima in couponing e poi come editore del sito internet Storie di Eccellenza e del magazine Genius, oggi Velvet è una holding che gestisce il marketing in outsourcing per conto di oltre mille aziende del Nord Italia, grazie ad un organico di circa 150 persone in continua espansione. Per questo è stata premiata come una delle aziende col tasso più alto di crescita in Europa dal Financial Times. “Lo Stato italiano non aiuta gli imprenditori, siamo stufi di vedere idee morire e per questo abbiamo risolto il problema alla radice creando un modello totalmente rivoluzionario”-dice Bakdounes-“Nell’ultimo anno abbiamo studiato oltre un centinaio di proposte, ne abbiamo scelte solo una dozzina. In tutto, stimiamo che queste realtà nel 2021 possano fatturare circa 16 milioni di euro. Non a caso, alcuni fondi hanno già chiesto di entrare nella proprietà dell’hub, stiamo portando avanti trattative interessanti. È la prova, anche economica, che le idee possono ancora vincere. L’Italia deve uscire dalla crisi economica causata dal Covid e saranno questi business a salvarla”. All’interno dell’innovation hub è stato creato un team di progetto costituito da professionisti con know-how ed expertise diversificati per offrire consulenze trasversali, supplendo così alle
mancanze degli incubatori tradizionali. Saranno gli stessi professionisti a formare il comitato tecnico che sta filtrando le start up che si propongono. Tra di loro vanno citati, oltre a Bakdounes, Sebastiano Zanolli, manager, advisor, speaker e autore, Cristiano Ottavian, esperto in project management e nell’avvio di startup, Candi Chen, esperta di strategia e imprenditrice con ampia esperienza in international business management, e Riccardo Scandellari, divul-
“Siamo certi che l’ecosistema di Next Hero giocherà un ruolo chiave nella rinascita del tessuto economico italiano” gatore, formatore, autore e consulente in ambito branding e comunicazione. Poi è fondamentale l’ecosistema economico dove nasce l’hub, ossia all’interno dell’edificio che ospita la società ideatrice del progetto Velvet Media. L’azienda dal 2018 sviluppa progetti in ambito di marketing ad alto potenziale innovativo e ha già avviato con successo diverse startup. Infine l’intelligenza collettiva dei team di lavoro e i servizi
BASSEL BAKDOUNES, C E O V E LV E T M E D I A
offerti. Oltre a poter contare su una struttura di oltre duemila metri quadri a Castelfranco, con open space, sale riunioni, palestra, punti ristoro e aree dedicate al networking, le startup potranno trovare supporto e consulenza per quanto riguarda lo sviluppo tecnico del prodotto, l’attivazione di tutti i canali e le campagne di marketing necessari per supportare la fase di go-to-market, il reclutamento di risorse aggiuntive, l’accesso a percorsi di formazione per ampliare le skill manageriali del team e un accompagnamento all’acquisizione di capitali. Velvet media ha 150 dipendenti, tutti a disposizione dei migliori progetti. “Il Covid sta lentamente uccidendo la nostra economia, per ripartire l’Italia ha bisogno di start up innovative che sappiano pensare un futuro diverso”, conclude Bakdounes. “Siamo certi che l’ecosistema di Next Heroes, amplificato dall’arrivo di fondi di investimento, giocherà un ruolo chiave nella rinascita del tessuto economico italiano già adesso, già adesso. L’innovazione tornerà di nuovo ad essere il motore dell’economia”.
www.velvetmedia.it
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STORIA E AMBIENTE
F
Treviso in Treviso
F. SANT’AGNOLO
DI ARTURO CARDINALE
Le parti del territorio attualmente denominate S. Angelo - Canizzano, e S. Maria del Sile, erano censite, nelle mappe degli estimi veneziani, sotto i diversi toponimi di "S. Agnolo", "Mure", "Canizan", "S. Vidale", "la Ghirada" e "Monchini", tra i quali il più esteso era il primo. Origini - Medioevo Due erano le strade principali che nel 1300, riunivano questi colmelli: "Una via publica per la qual se va dalla ditta regula de S. Angelo verso Treviso et confina al palù della Girada" "Item una via publica che comencia alla Girada (...) et pretende per la villa et territorio de S. Angelo verso Padoa". Esse percorrevano il territorio
rispettivamente in senso trasversale ed in senso longitudinale, e si riunivano a Ghirada per entrare nelle mura medievali attraverso la porta del Terraglio o forse ancor più direttamente, come mostra la ricostruzione di C. Corazza, attraverso "porta Girada" che era situata nella rientranza data dall'incrocio delle attuali LungoSile A. Mattei e via De Gasperi. L'elemento determinante e vitale nelle
vicende di questi toponimi è stato sicuramente, fin dall'inizio il Sile. Dalle sue acque pescose traevano sostentamento i villici; in seguito poi ne avrebbero sfruttato le potenzialità di mezzo di trasporto e di motore per il funzionamento dei mulini, nelle sue acque si sarebbero specchiati anche i primi manieri turriti dei quali persiste la tradizione. Volendo tacere della leggendaria battaglia di Orlando del 700, questi luoghi continuarono ad essere teatro di battaglie, di avanguardie e fortificazioni anche nel corso del 1200 con l'ascesa dei Caminesi, la loro conquista della signoria cittadina e il loro antagonismo con gli Ezzelini. Più tardi si ricordano gli assalti di Cangrande della Scala, e specialmente il periodo della dominazione di Francesco Carrara (1381 - 1388), al quale probabilmente è legata un'opera di demolizione sistematica e la scomparsa di tutti i manufatti (comprese chiese e conventi), possibili difese dei nemici lungo il Sile. Alla luce di ciò non è azzardato supporre che esistesse nella località che nell'estimo del 1713 era indicata col toponimo "alle motte", - come ci informa il Pavan (C. Pavan, 1985: 57) - una torre simile a quella esistente a Quinto, della quale sarebbero venute alla luce tra gli anni '50 e '60 varie pietre e altro materiale da costruzione. Fu soprattutto il Sile, ancora, che conformò e determinò la natura del terreno delle zone più a nord dove tendeva ad espandersi ampiamente in acquitrini e paludi; rimase infatti per tutto il corso della storia dal 1300 fino al 1800 il toponimo "palù" come costante a costellare il suo percorso nel territorio di Treviso. Non si sa in che misura si estendesse "il palù" a S. Angelo, ma si può supporre ragionevolmente che esso occupasse la stessa superficie denunciata dagli estensori del catasto austriaco nel 1800 poichè, come fa notare ancora il Pavan (C. Pavan, 1985), non ci sono notizie di bonifiche fatte durante questo arco di tempo nel quale semmai risulta dai documenti che la palude venisse utilizzata proprio come riserva di erbe concimanti ("stran") per i campi coltivati più a sud. Del valore attribuito all'elemento sia pure insalubre della palude resta la vasta gamma di nomi con cui nel 1300 se ne indicavano e se ne distinguevano i vari tratti. Iniziando dal ponte dei mulini di Mure fino a S. Martino, sulla riva destra, il Pavan (C. Pavan, 1985) ci elenca le dizioni: "a riva de Furlan", "e fontane de Artuso" (dove ora ci sono i campi da
CONTENUTI E DATI ESTRAPOLATI DALL’ANALISI STORICO AMBIENTALE DELL’ARCHITETTO GIANFRANCO TRABUCCO.
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STORIA E AMBIENTE
Nel medioevo poi i campi di S. Angelo,
S. Vitale, Ghirada, si sarebbero coltivati, oltre a frumento e orzo a segala, a miglio, a saggina, ed avena. Unica alimentazione per quei tempi, i cereali si sarebbero "custoditi in fondaci gestiti dal comune per motivi di calmiere e per fronteggiare le frequenti carestie". Ancora, il placido corso del Sile quasi mai soggetto a piene improvvise e a variazioni notevoli della portata idrica, usato per azionare le "rodde da molin", costituì un prezioso e naturale complemento a questa attività: ad esso facevano capo i carri e i burchi carichi di frumento per l'ultima lavorazione: "Nel medioevo (lungo il Sile) i mulini ad acqua erano numerosissimi e le loro tracce rimangono nella toponomastica e in molti cognomi. Spesso si ritrovano abbandonati, vicino ad antichi mulini di cui si è persa perfino la memoria, grandi macine di pietra scavate nella puddinga pliocenica del Montello, o in dolomia portata fin qui per via d'acqua attraverso
il Piave, dalla zona dell'Alpago dove ancora esistono grotte con macine in parte sbozzate e ancora attaccate alla montagna. Altre macine di pietra d'Istria venivano portate per via d'acqua o dalle cave giuliane di Nabresina o dall'Istria. Macine a mano incappano casualmente sulle reti dei pescatori a Caorle o a Bibione, o portate a galla dal fondo del Sile. Si tratta in tal caso di oggetti caduti accidentalmente da imbarcazioni. In epoca barbarica, nel medioevo, fino ai tempi moderni si usò la macinazione ad acqua valendosi dell'energia più vicina e a buon mercato. Nello stupendo modello d'argento di Treviso, conservato nel Museo del Duomo, si può vedere, in un'immagine medievale della città, quella che i santi tenevano in palmo di mano, fra le torri e le case, la ruota di un mulino sospesa su acque d'argento. La storia del Bonifacio è ricca, specie nell'edizione settecentesca, di immagini di mulini (...). Se di quasi tutti i mulini antichi si è perduta la memoria, negli archivi rimangono i
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VISIONI DI PROGETTO E REALIZZAZIONI DELL’ARCHITETTO GIANFRANCO TRABUCCO
tennis), "a riva de Biso", "el paeù dee canee (o de Beteti)", "el strico", "el paeù del leon", "el prà marso" dal passaggio a livello di viale Cacciatori al ponte Ottavi. I vasti terreni a sud interessati dalle ultime propaggini della centuriazione "di Altino", parallela grossomodo al terraglio, furono gradualmente sottratti a quell'"unica fitta foresta «planiziale» di querce, carpini, olmi, pioppi, ecc. dei cui resti abbiamo pure notevoli tracce nei documenti d'archivio, e, da quanto afferma non senza fondamento il Boccazzi, ciò avvenne molto prima del medioevo: "Fin dalla preistoria e in particolare durante il fiorire delle culture di Halsatt e di la Tène, del bronzo e del ferro, che sul corso del fiume (Sile) furono floridissime, nel I e II secolo si coltivavano orzo e frumento". (BOCCAZZI C., Mulini sul Sile, in: "Quaderni del Sile", 1978-1983)
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testi delle leggi riguardanti quella che nel medioevo fu la potente corporazione dei mugnai, sorvegliatissima dal comune prima e dalla Serenissima poi, per la innata tendenza a frodare il pubblico, come scrive il Marchesan in «Treviso Medievale» . (...) i mulini erano essenziali e sorgevano numerosi, comunitari e famigliari, lungo il Sile e i suoi affluenti. In Città, a valle del ponte di San Martino, dove oggi c'è la centrale elettrica, sorgevano i mulini pubblici, in funzione fino al secolo scorso come appare dalla iconografia di quel tempo. Fin lì il grano veniva portato dai barconi. Il Sile, come scrive il cronista di allora, somministrava la corrente a 16 ruote". (BOCCAZZI C., Mulini sul Sile, in: "Quaderni del Sile", 1978-1983) Veneziano Osservando la ricostruzione di Treviso attribuita al Malipensa (Pianta di Treviso sino all'anno 1509) si nota che pur esistendo una porta in direzione di questi colmelli, non esisteva un borgo che partisse dalle mura e si dilungasse nel territorio, come accadeva in tutti gli altri casi; la spiegazione risulta evidente nella ricostruzione grafica del Corazza, dove proprio a lato della porta del Terraglio appare perimetrata una vasta zona di palude. La spianata cinquecentesca allora non avrebbe portato grossi sconvolgimenti in questo primo tratto di 500 passi dove tutto rimaneva immutato, mentre a maggiore distanza l'insediamento continuava a rimanere sparso, con l'esistenza, documentata fin dal XII secolo di una chiesetta a S. Angelo, fin dal XIV di una, non più esistente, a S. Vitale, fin dal XV secolo
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di quella a Canizzano. Napoleonico - Austriaco "Si tratta di tutte case sparse e non vi è nessuna unione di abitazioni aventi l'aspetto di una borgata". Così descriveva il territorio comunale Giuseppe Berlese a nome della deputazione comunale di Canizzano, nel 1848. Questo lo si può verificare del resto anche osservando le mappe del catasto napoleonico ed austriaco. Ciò che risalta invece è la tessitura regolare dei campi che gli autori delle vedute settecentesche pubblicate dal Mortier e dal Salomon ci riportavano già con segno minuzioso di fitta vegetazione dove si alternavano filari di alberi e campi coltivati in buon ordine. Il catasto austriaco, unitamente al precedente catasto napoleonico, ci fornisce inoltre le prime notizie precise, dal punto di vista statistico, dell'estensione della palude, e della sua utilizzazione; scrivevano infatti nel 1826, durante le operazioni del catasto austriaco, i delegati censuari del Comune di Canizzano, Francesco Carretta e Domenico Dozzo, rispondendo al questionario delle "nozioni agrarie di dettaglio" alla voce "paludi da strame": "Ogni anno si raccoglie generalmente lo strame praticadovisi due tagli. Lo strame si falcia. Due carri di libbre mille grosse nei due tagli si raccolgono di strame per ogni campo. Sedici lire venete per ogni carro si vende lo strame raccolto in Comune. Non si pratica poi la vendita in piedi. Lo strame di cui è parola sorge da
paludo tutto in pieno d'acqua del fiume Sile e dove quasi tutta la falciatura e il trasporto deve essere eseguito con barche, ciò fa sì che la spesa della raccolta è ingente e si valuta a due terzi del prodotto cioè a L. 10,20 al carro. Alcune volte in luogo delle fatture si cede una parte del prodotto e questa è appunto i due terzi. Rarissimi sono i casi di affittare separatamente i paludi i quali anzi vengono ritenuti a miglioria delle possessioni. Ove però ciò abbia luogo, locchè non si conosce, e tenuissimo il fitto". (COMUNE DI CANIZZANO, Nozioni Agrarie di dettaglio, 1826) Osservando la conformazione del terreno si nota come esso sia tutt'oggi ad un livello medio nettamente superiore a quello del corso del fiume, malgrado gli innumerevoli scavi di argilla e sabbia che hanno interessato un pò tutto il territorio (...). Dopoguerra - Attuale Diversi sono stati gli sviluppi e le destinazioni che hanno interessato queste aree nei periodi successivi. Mentre, a ridosso delle mura e delle anse del Sile, si veniva bonificando e occupando, man mano, tutta l'area di S. Maria del Sile, per le zone più periferiche, via via fino ad arrivare ai confini del territorio comunale, molto hanno influito, le scelte urbanistiche dei primi piani regolatori.
Dal 1980
professionalità e competenza
Sede: Borgo Giuseppe Mazzini, 34/3 Treviso Filiale: Piazza San Leonardo, 5 Treviso tel +39 0422 419885 cel. +393487002240 www.sergiopovegliano.it
TERRITORIO
La Tradotta
che va diretta al Piave L DI VALENTINA FACCHIN, SOCIAL MEDIA MANAGER
a Tradotta, o la Fonda, è la pista ciclopedonale che collega Montebelluna a Bidasio (fra. di Nervesa della Battaglia) per circa 16km. Il tracciato segue la linea ferroviaria Montebelluna - Susegana utilizzata durante la Prima Guerra Mondiale per portare i soldati al fronte. Attivata il 15 maggio 1916, a causa di notevoli danni subiti durante il conflitto mondiale, fu riattivata solo nel 1920 e nel 1966 fu definitivamente soppressa.
Qual è il Tracciato? La Tradotta parte da Montebelluna e si prende lungo Via Gazie, nei pressi del
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Bio Parco Noé e arriva a Bidasio lungo Via Madonnette, nei pressi de La Trattoria La Rotonda. Il percorso lo si fa completamente in bici senza grosse difficoltà, poiché è interamente pianeggiante. Le 27 intersezioni sono ben segnalate e lungo il percorso si trovano alcuni (pochi) punti acqua. Per cui portatevene via, a meno che non usciate dal tracciato e cerchiate un bar in prossimità del percorso. Lungo il percorso inoltre, in prossimità di Volpago del Montello, si sta allestendo una “Frasca” dove potersi fermare e rifocillarsi. Il paesaggio che si incontra è quello
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della campagna trevigiana, tranquillo e quieto. Lungo il percorso potete decidere di prendere un’intersezione, per deviare verso lo Stradone del Bosco e quindi avvicinarvi al Montello ed eventualmente proseguire per raggiungere il fiume Piave.
Cosa vedere lungo il Percorso? Dalla partenza a Montebelluna potete approfittarne per visitare il Bio Parco Noè, un parco che accoglie animali bisognosi di cure o che sono stati abbandonati. Struzzi, tartarughe, cavalli e lama solo per citarne alcuni. Il parco lo si visita in una manciata di minuti, è ben curato e all’entrata si fa una donazione. In zona Giavera del Montello, località Cusignana, è possibile ammirare dall’esterno Villa Tiretta Agostini, in via Colombere. La Villa è di notevole importanza, poiché secondo studi fatti dal C.I.S.A. di Vicenza, Andrea Palladio si ispirò per la progettazione delle ville palladiane in linea. La villa è privata, per cui è possibile ammirarla esternamente.
Bosco, dedicate una visita al Cimitero Britannico, Via Chiesa, Giavera del Montello. Accoglie 417 tombe di soldati del Commonwealth caduti in zona durante la Grande Guerra.
Conclusioni I punti di interesse storico/culturale lungo il percorso della Tradotta sono numerosi, ci si deve però spostare dal tracciato della pista ciclo-pedonale, per cui valutate in base al vostro allenamento l’itinerario più adatto alle vostre gambe. E se pianificate un’intera giornata all’aperto, potete fermarvi nei numerosi agriturismi sparsi nella zona per un pasto.
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Alle pendici del Montello e più precisamente a Nervesa del Montello si trova l’Abbazia di Sant’Eustachio. L’abbazia fu completamente ristrutturata su iniziativa privata pochi anni fa ed ora è possibile visitarla ogni giorno. L’ingresso è gratuito e è possibile concedersi un piccolo break o se preferite un aperitivo proprio all’interno dell’Abbazia. L’Abbazia conserva una curiosità tra le sue mura, infatti fu qui che nel XVI sec. Monsignor Dalla Casa scrisse uno dei libri più famosi al mondo: Il Galateo. Poco distante si trova il Sacello di Francesco Baracca, via Baracca a Nervesa della Battaglia, immerso nel verde del bosco montelliano e racchiude anch’esso un aneddoto legato alla casa automobilistica “Ferrari”. Il prode aviatore fu colpito da fuoco nemico durante la Battaglia del Solstizio il 19 giugno 1918. Sul suo aereo vi era l’effige della sua arma d’appartenenza, ovvero il cavallino rampante. Proprio il medesimo simbolo fu donato dalla madre di Baracca ad Enzo Ferrari, il quale lo utilizzò sulle sue auto da corsa: le Ferrari. Se andate al Sacello, potete tutt’ora vedere il cavallino rampante dell’arma degli aviatori. Proseguendo lungo lo Stradone del
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Marco Bortolami La nuova stimolante avventura da capo allenatore 50
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DI SILVANO FOCARELLI
UOMINI E RUGBY
I
l Benetton Rugby, dopo aver chiuso alla grande, con la conquista della Rainbow Cup, il quinquennio gestito da coach Kieran Crowley, ora ne vuole aprire un altro promuovendo capo allenatore colui che in passato era il coach addetto alla touche ed agli avanti, Marco Bortolami. La squadra ha iniziato la preparazione il 19 luglio alla Ghirada, il nuovo staff tecnico è guidato da Bortolami e vede anche la presenza di Paul Gustard assistant coach e nuovo tecnico della difesa, Andrea Masi neo allenatore dei trequarti ed il confermato Fabio Ongaro alla mischia. “Penso che questo sia il momento giusto per iniziare questa mia nuova avventura - spiega Bortolami - sono abbastanza giovane (41 anni ndr) però ho esperienza non solo come giocatore, ma anche da coach. Ora darò la mia impronta assieme ai miei compagni di viaggio, certo che faremo ottime cose. L’inizio del lavoro con lo staff è andato molto bene, gran parte della pianificazione comunque era stata fatta prima del raduno e ci siamo allineati su molti comportamenti che vogliamo avere e su dove possiamo fare la differenza. Con Andrea Masi ci conosciamo da tantissimo tempo. È bello riscoprire le sue competenze, che ha maturato in questi anni in cui non ci siamo incrociati troppo. Non avevo nessun dubbio e non vedo l’ora che abbia un impatto sull’attacco della nostra squadra, ma in generale sul nostro ambiente. Paul Gustard invece lo conoscevo più di nome, perché non si erano mai incrociate le nostre carriere, se non da avversari, però devo dire che fin dai primi approcci mi ha fatto una bellissima impressione ed è confermata giorno dopo giorno. La sua competenza, la sua umiltà e la sua disponibilità dal punto di vista personale non sono seconde a nessuno, per cui credo che la scelta che abbiamo fatto non potesse essere più giusta. Jim Molony, il nuovo responsabile della preparazione atletica ha avuto un impatto molto positivo in tutto il nostro setup, ovviamente come per gli altri allenatori costruirà su quanto di buono è stato fatto negli ultimi anni e ci darà un’opportunità in più di allineamento generale all’interno del nostro staff. È già stato iniziato questo lavoro, stiamo andando verso la direzione giusta e sono molto
soddisfatto”. I principi ispiratori? “Io credo che oggigiorno nel rugby moderno l’aspetto principale sia mettere i giocatori nelle condizioni di prendere delle buone decisioni. Ciò comporta avere, in tutti, una bella dose di leadership, cioè ognuno deve essere in grado di assumersi delle responsabilità, naturalmente rispettando il suo stile, il suo modo di essere. Io insisterò molto su questo, ossia sul fatto che ciascuno riesca a dare quello che può alla squadra, solo così una persona può sentirsi realmente coinvolta e dare di conseguenza il meglio. Inoltre, la mentalità a livello di squadra: creare standard non estemporanei ma che siano il background della nostra quotidianità.”
Il Benetton Rugby viene dalla vittoria in Rainbow Cup. Per la prossima annata che obiettivi avete? “La vittoria della Rainbow ha dato la consapevolezza a tutti di poter raggiungere qualsiasi obiettivo: la Coppa dovrà darci la spinta per ripartire con una visione delle cose ancora più
“Nel rugby moderno l’aspetto principale è mettere i giocatori nelle condizioni di prendere delle buone decisioni”
Con l’inizio del nuovo ciclo cosa pensa della rosa a disposizione? “Quest’anno inizia un nuovo capitolo di una storia che dura già da cinque anni, però la rosa è molto rinnovata. Abbiamo una decina di nuovi innesti, abbiamo un gruppo di giovani italiani molto talentuoso, con grande entusiasmo e voglia di arrivare. Siamo riusciti a bilanciarlo con un buon numero di stranieri di esperienza internazionale, sempre fondamentale per indicare la via ai più giovani. Poi abbiamo confermato ovviamente il nocciolo duro della squadra che è riuscito a raggiungere la vittoria della Rainbow Cup nella scorsa stagione. Per cui credo che, nonostante le novità, ci siamo messi nella posizione di poter guardare al presente e al futuro con estrema fiducia, ovviamente ci saranno delle novità dal punto di vista tecnico quest’anno, per cui ci sarà un periodo di adattamento, ma sono fiducioso che la squadra risponderà subito nel migliore dei modi”. Come vede il nuovo United Rugby Championship? “Il nuovo formato dell’URC è molto innovativo, ma credo sia solo l’ennesima conferma di quanto la nostra competizione cerchi di innovare e guardare al futuro. Credo rappresenti una grande opportunità a tutte le squadre, ad arrivare alle fasi finali, per cui dovremmo vederla come una grande occasione”.
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ambiziosa per cui non ci sono limiti a questo e punteremo a fare il meglio in Europa e anche in campionato. Noi dobbiamo preoccuparci del duro lavoro che facciamo giorno dopo giorno, del processo e di come affronteremo le sfide che ci troveremo di fronte. Ma sono convinto che con l’entusiasmo, la positività e il duro lavoro che vogliamo mettere in campo fin dal primo giorno ci daremo le migliori opportunità possibili di raggiungere qualsiasi obiettivo”. Come avete pianificato il precampionato? “L’attività sarà molto simile a quella degli anni scorsi, poi ci sarà una componente fisica progressiva a
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crescere. Gli obiettivi e gli standard che ci siamo dati quest’anno sono di livello internazionale, sono sicuro che ogni giocatore sta già mettendo del duro lavoro nelle gambe, per presentarsi nel migliore dei modi lunedì prossimo, perché gli standard sono molto ambiziosi, di livello internazionale. Ma quello è lo step che dobbiamo fare, per cui siamo tutti motivati e determinati per iniziare nel migliore dei modi. Ma vogliamo anche fare dei ragionamenti preventivi assieme, questo spiega gli allenamenti che faremo con l’under 18, serviranno da rodaggio anche per noi tecnici.” La Treviso ovale è pronta a fare irruzione nell'elite europea? "Credo e spero proprio di sì. L'obiettivo è ambizioso ma, se il gruppo dimostrerà di avere le capacità di continuare a spingere, il Benetton ha tutte le carte in regola. Con questo non voglio dire che sarà facile, al contrario arriveranno momenti impegnativi, però posso anche dire che sono estremamente fiducioso."
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STORIE DI SPORT
Adriano Zin
Un nome che sembra il sibilo di una spada DI SILVANO FOCARELLI
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STORIE DI SPORT
Un nome tagliente. E Adriano Zin gli avversari davvero li tagliava a fettine. Formidabile difensore ma non solo: davvero un grande giocatore era il capitano della Liberti e poi della Benetton Basket nei due anni padovani. Aveva l’aspetto di un impiegato di banca, ed in effetti questo faceva nella vita, però sul campo era un vero guerriero, un combattente, il simbolo di quella “squadretta” tirata su dal niente dal povero Mario De Sisti, un gruppo di operai del parquet capace, messi assieme, di imprese straordinarie. Quella che in sostanza ha preparato il terreno per il grande basket, con l’arrivo della Benetton prima e della De Longhi poi. Oggi Zin ha 71 anni ed è coordinatore del settore giovanile, nonché scoutista, di Treviso Basket, ma è soprattutto una miniera di ricordi e di aneddoti. Ovvio che segua anche le vicende di una De Longhi sempre più lanciata in alto. “Treviso è davvero una sorpresa, è finita davanti a molte altre squadre più titolate, quelle almeno considerate tali alla vigilia. Invece TvB era partita con molta umiltà e serietà, e soprattutto ha saputo fare gruppo, ognuno incoraggia il compagno, c’è un bel clima insomma e lo si è visto nella partita contro la Fortitudo, senza Logan, e con il partitone che fece Vildera. C’è la chimica, quello spirito che avvertivo quando giocavo io. Poi la società ha fatto scelte oculate di mercato senza prendere grandi nomi ma che stanno bene assieme. E se si sbaglia giocatore si rimedia: Sokolowski quando serve c’è sempre; Lockett, colpito dal Covid, era stato fermo un anno e per smaltirlo chiaramente ci vuole del tempo.” Treviso è entrata clamorosamente nei playoff. “Io ci ho sempre creduto. Prima parlavo di umiltà, che a volte potrebbe sembrare rassegnazione, invece Treviso è consapevole della sua forza. E credo che la chiave sia stata la vittoria di Trento: giocammo in 7-8 ed anche Piccin fece bene. Ricordo Logan che, dopo aver centrato il tiro decisivo, tornò in panchina e si mise a ridere: era la prima volta che lo vedevo così. Lì capii che la squadra c’era.” Tu segui i giovani di TvB: com’è la situazione? “Purtroppo stanno soffrendo perché vorrebbero giocare e non possono farlo: in tempo di pandemia le restrizioni sono rigorose. Ma se anche ci fosse un campionato ci sarebbero dei problemi di ordine pratico per le trasferte, essendo obbligatorio rispettare il distanziamento nei mezzi. Io spero che tutto si risolva per giugno.” Un paio di differenze fondamentali rispetto a 40 anni fa? “Eh, oggi si gioca molto più veloci ed in modo più fisico, ma ai miei tempi c’era più tecnica, si curavamo maggiormente i dettagli ed i fondamentali: si stava più piegati sulle gambe, così in difesa si aveva maggiore reattività, oggi si cerca più il contropiede. La Liberti aveva la forza nella difesa, quando l’avversario si preparava a tirare noi gli eravamo addosso. In B il Petrarca, uno squadrone, contro di noi si fermò a 50 punti. E noi 70...” Tutti ricordano la sfida in TV fra te e Haywood a Padova. “La Benetton battè la Reyer, Spencer era un grande campione, vinse le Olimpiadi nel ’68 (è nella Hall of Fame della Nba ndr), io un signor nessuno, eppure lui ne fece 32 ed io 24. Partì facendone subito 8 poi io difesi più aggressivo e qualche pallone glielo feci perdere. Però la mia soddisfazione era soprattutto era quella di aver vinto.” Tu andavi all’allenamento in Lambretta. “Lavoravo in banca e finivo alle 17: l'unico modo per arrivare in tempo al Fogher, da dove in pullman andavamo a Padova, era piazzare la Lambretta sotto un portico in piazza dei Signori, appena finito il lavoro montavo in sella e via al Fogher. In auto sarebbe ci sarebbe voluto più tempo. Ricordo anche le cene Ai Do Mori, tantissimi episodi di anni indimenticabili."
IMMAGINI DELLA TECNICA PERFETTA DI ADRIANO ZIN E SOTTO ASSIEME ALL’“IMMENSO” AUDIE NORRIS
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Solidarietà a chilometro zero DI G.D.G.
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na staffetta di idee che parte in solitaria e diventa un fiume in piena. Era il 2005 quando Gianluca Sacilotto, professione architetto e indefesso sportivo, scopre che correre risponde alla sua visione di libertà: quando voglio. Il circuito di Fontane di Villorba non basta più, si aggregano amici nemmeno una decina in tutto. Nel 2012 aprono una pagina facebook e presto diventano 50 e dopo due anni 300. Gli anni passano, qualcuno si allontana, qualcuno si avvicina, cambiano pure le denominazione, ma Gianluca resta, sempre più convinto che la direzione da prendere è quella della solidarietà verso le realtà più bisognose. Così nasce la co l l a b or az i o ne c o n “ Gi o c ar e i n Corsia”, destinatario della raccolta fondi dal 2016 diventata Run For Children. “ Vo l e v a m o f a r e b e n e f i c e n z a a
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chilometro zero”, ci dice. Qualcosa che fa tremendamente bene a te, non può che fare del bene a chi ti sta vicino. La fluidità dei pensieri che si innesca nella corsa è unica, quando mi capita di farlo in compagnia la definiamo la “psico run” per l’innesco terapeutico che scatena. “La nostra forza è la trasparenza. il 100% della raccolta va in beneficenza, pubblichiamo nei social lo screen delle spese, il totale delle entrate degli sponsor, dalla Contarina alle marche da bollo tutto viene pubblicato. Una scelta che ci premia negli anni. Quest’anno abbiamo raggiunto un boom di sponsorizzazioni, diversi ci hanno contattato direttamente forti dell’etica con cui organizziamo l’evento”. Due anni fa la Run For Children ha fatto 1600 iscritti. Quest’anno si punta a 2000!
RUN SOLIDALE
RUN FOR CHILDREN- VENERDI’ 3 SETTEMBRE 2021 - TOTALE KM = 7
Venerdì 3 settembre a Treviso torna la run for children
HIELLATI
EZIONE BURC
MURA - DIR
LUNGO LE MURA (PUT)
EX PATTINODROMO LUNGO IL PUT
BURCHIELLATI
P.TA FRA GIOCONDO A VIA M
VICOLO DOTTI
BASTIONI S.MARCO
I NZON
Dopo l’annullamento dell’edizione 2020 a causa dell’emergenza sanitaria, i nizia il conto alla rovescia per la manifestazione podistica nata nel 2017 con l’obiettivo di sostenere il progetto “Giocare in corsia”. Percorso cittadino di 7 km con partenza e arrivo sulle Mura. Iscrizioni già aperte (Treviso, 17 giugno 2021) Tre anni di crescita costante, sotto il profilo della partecipazione e, di conseguenza, delle donazioni. Solo la pandemia ha fermato la Run for Children, cancellando l’edizione 2020, ma ora l’evento organizzato da Gian Luca Sacilotto, Fabio Simionato e Norma Pezzutto è pronto a riprendere la sua corsa. L’edizione numero 4 della popolare manifestazione podistica si svolgerà venerdì 3 settembre. La Run for Children sarà come sempre aperta a tutti e si svilupperà per 7 chilometri lungo le vie e le piazze del centro storico di Treviso. Non si correrà per vincere, ma per donare di più. Tra i primissimi sostenitori, oltre ad un affezionato pool di sponsor, anche la Regione del Veneto e il Comune di Treviso, che hanno dato il patrocinio all’iniziativa. La Run for Children è nata quattro anni fa per sostenere il progetto della LILT “Giocare in corsia”. E il successo è stato crescente: 1144 partecipanti nel 2017, 1206 nel 2018, oltre 1600 nel 2019. I volontari di “Giocare in corsia” sono impegnati dal 1994 a portare il gioco nei reparti di pediatria degli ospedali di Treviso e Conegliano e il sostegno della Run for Children è importante: nelle prime tre edizioni la manifestazione ha raccolto e interamente devoluto a “Giocare in corsia” circa 40 mila euro, frutto dei proventi delle iscrizioni. «L’impegno dei volontari di “Giocare in corsia” non si è fermato neppure durante la pandemia – spiegano gli organizzatori -. Sappiamo con quanta serietà e preparazione i volontari operano per portare il sorriso ai piccoli ospiti dei reparti di pediatria di Treviso e Conegliano. Le prime tre edizioni della Run for Children sono state un successo, l’atmosfera era bellissima e l’adesione dei partecipanti davvero sentita. Torniamo dopo un anno di pausa con rinnovata energia: l’obiettivo è arrivare a duemila iscritti. Con una certezza:
EX ACQUEDOTTO VIA LANCIERI NOVARA
APPIANI
VIA ROGGIA
PORTA SANTI QUARANTA
BORGO CAVOUR
PIAZZA DUOMO ZONA TEATRO EDEN VIALE MONTEGRAPPA
PIAZZA DEI SIGNORI
E IAL
LOGGIA DEI CAVALIERI
V
PIAZZA BORSA
VIA TONIOLO
PIAZZA VITTORIA PORTA CALVI RIVIERA S.MARGHERITA
PARK MIANI
LUNGOSILE MATTEI
PARK STAZIONE
più saremo e più doneremo». La partenza e l’arrivo dell’edizione 2021 della Run for Children saranno sulle Mura, all’altezza dei Bastioni San Marco. Lo start sarà libero, a partire dalle 19.30. Le iscrizioni - al costo di 10 euro - sono già aperte in nove punti di raccolta: Farmacia Calmaggiore (via Calmaggiore 24, Treviso), Tato Bar (viale Brigata Treviso 34, Treviso), Cappelletto (Piazza dei Signori 10, Treviso), Farmacia Santarello (via Trento Trieste 23, Zero Branco), 1/6H Sport (viale IV Novembre 84/b, Treviso), LILT – Giocare in corsia (via Venzone 7, Treviso), Treviso Assicura (viale Vittorio Veneto 3, Treviso), La Moda di Sabrina (Via Giovanni XXIII 104, Roncade), Ai Portici Wine Cafè (Via Roma 91, Roncade). È anche possibile iscriversi online attraverso il portale B4RUN SERVICE all’indirizzo www.b4run.com (pagamento con carta di credito, paypal o bonifico). L’iscrizione comprende l’esclusiva t-shirt ufficiale dell’evento in tessuto tecnico, gadget offerti dalla LILT e dagli s p o n s o r, p e t t o r a l e s i m b o l i c o e assicurazione. L’obiettivo della Run for Children merita tutta l’attenzione possibile: Treviso è pronta ad andare di corsa per sostenerlo. PARCHEGGI LIBERI
PARCHEGGI A PAGAMENTO
PIAZZE PRINCIPALI EDIFICI STORICI
VIE PRINCIPALI DEL PERCORSO
RUN FOR CHILDREN facebook.com/runforchildrentreviso IG @run_for_children_treviso #runforchildrentreviso
G I A N L U C A S A C I L O T T O , F A B I O S I M I O N AT O E N O R M A P E Z Z U T TO, I M E M B R I D E L D I R E T T I VO D E L L A A S D R 4 C , L’ A S S O C I A Z I O N E C H E G E S T I S C E L’ E V E N T O O LT R E A D E S S E R E A S S O C I A Z I O N E D I R U N N E R S E T R I AT L E T I
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ISCRIZIONE PRESSO: FARMACIA CALMAGGIORE TV TATO BAR TV CAPPELLETTOSHOP TV FARMACIA SANTARELLO Zero Branco TV 1/6H SPORT TV LILT - GIOCARE IN CORSIA TV TREVISO ASSICURA TV LA MODA DI SABRINA Roncade TV AI PORTICI WINE CAFE’ Roncade TV
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Facebook e Instagram: Run for Children Treviso
MANIFESTAZIONE LUDICO MOTORIA DI 7 KM CIRCA A PASSO LIBERO APERTA A TUTTI. PARTENZA ORE 19,30 Il percorso sarà di circa 7 km dentro le mura della città. QUOTA DI PARTECIPAZIONE euro 10,00 INTERAMENTE DEVOLUTI A LILT GIOCARE IN CORSIA
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Dieta in vacanza? 10 consigli (+1)! Q
uesto articolo è dedicato a tutte quelle persone che sono in dieta o stanno cercando di DI NADIA SORATO seguire un’alimentazione sana, e sono preoccupate per come gestire le vacanze estive. Vediamo insieme un po’ di consigli pratici! Dieta e vacanza sono due parole che a prima vista sembrerebbero non andare molto d’accordo. Se pensi alla parola “dieta” sono certa che ti immagini una lunga serie di divieti, sacrifici e rinunce, mentre se pensi alle parole “vacanza” o “ferie” ti immagini una buona dose di libertà e di relax, lontano da tormenti e oppressioni e da restrizioni alimentari. Se le tue sensazioni sono queste, forse il percorso di dieta che stai facendo non è quello giusto per te. Seguire un’alimentazione sana significa adottare tutta una serie di abitudini alimentari che si ripetono simili indipendentemente da dove ti trovi e qualsiasi sia il tuo obbiettivo: che tu voglia perdere peso, aiutarti nella gestione di una patologia o semplicemente mantenerti in salute. È più che giusto non volersi rovinare la vacanza, quindi il consiglio n. 1 è: la dieta non deve essere il tuo primo pensiero e non deve neppure angosciarti, puoi gestirla con delle corrette
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abitudini che non guastino i tuoi giorni di ferie. Va da sé che in modo molto naturale arriva anche il consiglio n. 2: anche se le vacanze sono un sacrosanto periodo di relax, non devono essere la scusa per accantonare le buone abitudini alimentari tuffandosi in un mare di eccessi! Magari non ti sarà possibile mangiare come a casa, ma con un po’ di impegno potrai comunque evitare di abbandonare il tuo percorso verso il benessere. I consigli possono essere tanti e diversi a seconda del luogo scelto per la propria villeggiatura, ma ci sono alcune caratteristiche che sono comuni a tutti i viaggi. Tra queste sicuramente vi è lo spostamento in sé: che tu stia per affrontare un tragitto breve o lunghissimo sicuramente prima o poi ti verrà fame. Hai pensato a come gestire questa eventualità? Ecco quindi il consiglio n. 3: organizza degli spuntini che ti siano pratici da portare via. Non pensare a cose difficili, può bastare della frutta fresca o della frutta secca, dei biscotti secchi, dei pezzetti di formaggio stagionato o anche un uovo sodo (eh già, della grande utilità delle uova sode come spuntino ne parlo anche nel mio libro Alimentazione Sana d’Estate!). Potrai così fare una pausa sana evitando le brioche o i dolcetti dell’autogrill o dei bar aeroportuali. Quando finalmente approderai al
tanto agognato luogo di villeggiatura da te scelto, ci saranno la colazione e i pranzi canonici. Che tu sia in albergo, in un B&B oppure in un appartamento, cerca di mantenere le tue abitudini. Fai una colazione equilibrata e non cedere ai buffet troppo ricchi. Passiamo quindi al consiglio n. 4 Riempi il tuo piatto con gli alimenti più simili a quelli che utilizzi a casa, gustati la colazione mangiando con calma e masticando bene, evita di riempire di nuovo il piatto e di eccedere nelle quantità. Cerca di non inserire brioche e dolci confezionati, avrai tempo e modo di concederti qualche dolce al ristorante o qualche gelato fuori pasto. Se ti trovi in appartamento, organizzati per avere la tua solita colazione a disposizione, eviterai di ritrovarti a fare la colazione al bar. Ovviamente, la tua colazione potrà dipendere anche dalla giornata che devi affrontare, il mio consiglio n. 5 è di modularla sulla base delle attività previste e del luogo dove progetti di pranzare. Se ti stai preparando per un lungo trekking prediligi una colazione anche un po’ più abbondante del solito, che potrà avere una quota dolce (del pane con marmellata o una fetta di dolce fatta in casa), ma anche una quota proteica (dell’affettato magro o delle uova strapazzate), una quota di grassi buoni (uno yogurt intero di montagna o della frutta secca) e una quota di fibre e zuccheri semplici, per
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Dott.ssa Nadia Sorato La dr.ssa Nadia Sorato è Biotecnologo e Biologo Nutrizionista e da 7 anni svolge la professione a Silea. Ha orientato i suoi studi alla medicina e alla nutrizione funzionale, fondamentali per proporre al paziente le associazioni di cibi corrette per stimolare il processo di guarigione in moltissime patologie. Ricopre incarichi di docenza ed è relatrice in eventi nazionali nei quali insegna ai colleghi come applicare correttamente la nutrizione funzionale per il trattamento di patologie complesse.
esempio della frutta fresca. Stessa cosa se il tuo pranzo si prospetta frugale con una insalatona o un panino al volo. Se invece prevedi una giornata rilassante, dedicata al sole e alla lettura, cerca di mantenere una colazione comunque equilibrata ma non troppo ricca, organizzando piuttosto degli spuntini freschi e leggeri (per esempio della frutta) da utilizzare durante il relax. Il pranzo dipenderà molto dai progetti della tua giornata: potrà essere un pasto leggero in spiaggia, un pranzo al sacco in montagna, oppure un comodo pasto al ristorante degustando piatti tipici. Consiglio n. 6: ricorda che hai tutto il tempo delle ferie per goderti le pietanze tipiche del luogo in cui ti trovi, non devi mangiarle per forza tutte subito! Se hai già adocchiato un ristorante particolare per la cena o conosci già il menù serale previsto in albergo, cerca di combinare il tuo pasto di conseguenza. Se alla sera sai che mangerai qualcosa di pesante o un primo piatto o un menù completo, a pranzo potrai optare per una insalatona o un secondo semplice con contorno. Se invece prevedi di stare molto leggero alla sera potrai concederti qualcosa di più a pranzo, anche una bella pasta col pesce se sei al mare o con un ragù di carne tipica se sei in montagna. È giusto che tu ti conceda qualche sfizio, ma non devi per forza esagerare in tutti i pasti. Se prevedi
tanti pasti fuori albergo/appartamento, cerca di informarti su quali siano e cosa offrano i ristoranti e i bar della zona in cui ti trovi: opta per servizi ristorativi che propongano anche scelte sane. Evita invece di fare il pranzo con sola frutta o con una coppa gelato. Questo è il consiglio n.7. Sul momento potrebbe sembrarti una giusta soluzione per stare leggero, ma non è così. Introdurresti molti zuccheri e non riusciresti a rimanere sazio fino a sera. Il rischio è poi di esagerare con spuntini extra nel pomeriggio (magari altra frutta o altro gelato) oppure di arrivare troppo affamato alla sera. Inoltre, sarai convinto di aver fatto un pasto leggero e di conseguenza ti sentirai più legittimato a mangiare in eccesso a cena. Molti consigli utili su come gestire eccessi di frutta e gelato li trovi anche nel mio libro Alimentazione Sana d’Estate – dalla Teoria alla Pratica per una dieta senza cibi conservati. Ovunque tu sia per le tue vacanze, ecco il consiglio n. 8: ricorda di bere. L’idratazione è fondamentale per combattere la stanchezza e reintegrare i liquidi persi con la sudorazione. Che tu sia in montagna a camminare, al mare ad abbronzarti o in giro a visitare città e musei, il tuo corpo ha bisogno di acqua per stare bene. Una cattiva idratazione durante l’arco della giornata può indurti a mangiare di più: la spossatezza causata dalla
disidratazione viene facilmente confusa con la fame o la necessità di consumare “zuccheri”. Se senti questa esigenza, prova prima a bere. Se sei una persona che suda molto, puoi utilizzare dei semplici sali minerali da diluire nella tua bottiglietta: ti aiuteranno ad affrontare al meglio anche le giornate più afose. Il mio consiglio n. 9 è di cercare di fare movimento: sei in vacanza e vuoi rilassarti, lo capisco, ma una bella camminata è molto utile anche a questo scopo. L’attività fisica, anche moderata come una camminata, distende i nervi e ti aiuta a liberare la mente. Divertiti e rilassati: questo consiglio, il n. 10, è sicuramente il più importante. Come ti ho scritto all’inizio dell’articolo, non devi ossessionarti pensando alla dieta nelle tue brevi e tanto agognate vacanze, ti basta cercare di non esagerare e di mantenere delle buone abitudini senza troppa ansia. Comunque vada, al rientro cerca di riprendere subito in mano la situazione, non posticipare inutilmente, rischieresti di perdere il filo di ciò che stai facendo e di perdere i risultati che hai già raggiunto. Infine, come ultimo consiglio (+1)… se non riesci ad essere preciso o a dimagrire in ferie, cerca almeno di non ingrassare o di non peggiorare il tuo stato di salute! Ricorda che in questi frangenti, anche non ottenere alcun risultato è già di per sé un ottima cosa.
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SCUOLA
Prepariamoci alla riapertura delle scuole DI CINZIA MION
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SCUOLA
S
iamo reduci da uno sconquasso che ha colpito tutti e tutto: una pandemia inaspettata, che ha lasciato uno strascico di morte che ancora non vede completamente la sua risoluzione ma che ha colpito anche il cuore pulsante del Paese che è la Scuola e i suoi piccoli e grandi abitanti. Due anni scolastici trascorsi arrancando dietro ad aperture e chiusure, mascherine e distanziamenti, banchi a rotelle e monoposto e spazi insufficienti, classi pollaio che vanno divise, mezzi di trasporto inadeguati e assembramenti inaccettabili, sanificazioni e aereazioni ad oltranza, tamponi positivi senza tracciamento, bambini sacrificati perché portatori di rischio per i nonni, alla fine preadolescenti in crisi di socialità e non pochi adolescenti affetti da conclamati disturbi psicologici se non addirittura psichiatrici. Non ne potevamo più. Alla fine sono arrivati i vaccini. E nacque la speranza. Si vagheggiò l’immunità di gregge.
I NO VAX Ma a mettersi di traverso si affacciarono i NO-VAX: particolari soggetti dogmatici e tetragoni, resistenti a qualsiasi argomentazione, di fondo presuntuosi e saputelli. Guardano dall’alto al basso noi comuni mortali, creduloni un po’ ingenui che ci lasciamo iniettare delle sostanza che muteranno il nostro DNA. Avete capito bene! È di questo che vanno cianciando e i creduloni saremmo noi. Chissà a quale blog di fake news o di rinnovati complottisti hanno accesso. E per di più di più soggetti del genere pullulano anche nel servizio sanitario nazionale. Si sono laureati evidentemente all’accademia delle Belle Arti non in una facoltà scientifica. Per quel che ci consta abbondano nelle fila di chi pretende di discettare di scienza usando però un linguaggio da stregone e alla fine, ed è qui che volevo arrivare, ce ne sono troppi per i miei gusti anche nella scuola. Faccio molta fatica a capire la riluttanza a rendere obbligatoria la vaccinazione per tutti, soprattutto ora che stiamo raccogliendo i risultati dei danni di una scuola mal funzionante. Il Presidente del Consiglio ha provato a lanciare un allarme esplicito attraverso una conferenza stampa, all’interno della quale ha sollecitato l’applicazione del Green Pass, che sarà obbligatorio dal 6 agosto per tutte le attività sociali, accompagnando la richiesta con un messaggio inequivocabile “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”. A buon intenditor poche parole. Dico questo perché, come accennavo, anche tra i docenti ce ne sono parecchi che non si sono vaccinati e sembra che non siano disponibili a farlo.
La doppia etica Se desideriamo veramente pensare di riaprire le scuole a settembre in sicurezza, in presenza, con didattiche innovative che possano anche utilizzare le tecnologie digitali, ma con la prospettiva di discuterne poi “vis à vis” , credo vivamente che l’immunizzazione di docenti ad allievi dai 12 anni in poi sia una sacrosanta richiesta. Il sottosegretario alla salute , Andrea Costa ribadisce che se entro il 20 agosto la classe docente non avrà aderito in massa alla campagna vaccinale, attraverso modalità persuasive , sarà necessario instaurare l’obbligo. Non aspettiamo però l’obbligo altrimenti è come dimostrare cha la Scuola è in grado di parlare di educazione civica, di evadere la richiesta delle 33 ore previste per questa disciplina, magari anche di valutare la conoscenza delle norme ma non assolutamente all’altezza di dare l’esempio della sua applicazione pratica. Sarebbe come far diventare la Scuola la dimostrazione plastica che un conto sono le prediche ed un conto sono le pratiche. Esempio eclatante di DOPPIA ETICA.
Il bene comune Ma l’aspetto più grave è che sarebbe evidente che siamo in presenza della mancanza della categoria mentale del BENE COMUNE, idea perno di ogni convivenza civile e democratica, idea che dovrebbe essere incardinata in ogni soggetto implicato nell’educazione degli altri ma anche nei politici allorquando diventano megafoni delle proprie idee che possono essere anti-scientifiche. Infatti se prevale il tornacontismo individuale, la mancanza totale della considerazione per la collettività, il famigerato familismo amorale di cui parlava Banfield negli anni cinquanta del secolo scorso, riferendosi al popolo italiano, allora si spiegano i NO VAX e tutte le noncuranze, in primis verso gli altri, ma autenticamente anche verso se stessi, che stiamo purtroppo verificando. Spuntano anche i NI VAX adesso. Sono i soggetti titubanti, non propriamente ostili ai vaccini ma pieni di dubbi e per questo molto manipolabili. A tutti si aggiunge spesso una frangia di scontenti, ribelli e caratterizzati dalla sindrome del disturbo “oppositivo”, amanti della protesta a tutti i costi e meglio naturalmente se contro il governo in carica, che si eccitano a vicenda urlando nelle piazze “libertà”! Possiamo dire che si sta attualizzando quello che un tempo era il “piove, governo ladro!”. Oggi un po’ più sofisticato e messo in rete grazie ai social!
Lo stato dell’arte Mario Draghi ha promesso che tutto quello che è necessario sarà fatto pur di riaprire le scuole in sicurezza quindi in presenza. Bisognerà aspettare i ministri Bianchi (dell’istruzione) e Giovannini (dei trasporti) che stanno rimandando le loro decisioni sul funzionamento della scuola. Nel frattempo il Presidente della Repubblica alla cerimonia del Ventaglio al Quirinale scandisce bene: ”La vaccinazione è un dovere morale e civico. La pandemia non è ancora alle nostre spalle. La libertà è condizione irrinunciabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus”. I genitori sono preoccupati al pensiero che si possa parare davanti un anno scolastico caratterizzato dalle difficoltà ormai già ben note: in primis la Dad,o didattica a distanza, poi l’alternarsi di aperture e poi chiusure, e tutto il resto richiamato all’inizio. Sulla didattica a distanza, a parte l’efficacia su cui esistono pareri diversi anche tra i docenti, possiamo però affermare che spesso è una cartina al tornasole di una frequente metodologia troppo trasmissiva, tradizionale e deputata solo alla comunicazione di contenuti, povera di interazioni o discussioni tra gli alunni, condita da esercitazioni e verifiche. In qualche caso più innovativo perché, a prescindere dalla pandemia, la didattica era già stata innovata si sono registrati casi di ottime prestazioni. Ciò che invece è apparso in modo diffuso in tutta Italia è stata l’esclusione dalla Dad delle fasce più deboli e in difficoltà economica o non provviste di dispositivi tecnologici adeguati. Gli adolescenti più consapevoli e previdenti si sono già vaccinati e c’è anche qualche minore fortemente motivato a vaccinarsi, ma con i genitori NoVax , come il 17enne fiorentino, che si è rivolto al tribunale competente per poterlo fare. Se qualcun altro volesse procedere potrebbe seguire la via del giudice tutelare che può dirimere la questione in tempi molto più brevi. Ai soggetti della fascia 12-17 dopo Pfizer l’Aifa dà il via libera anche a Moderna in quanto i medici della comunità scientifica affermano che sono vaccini sicuri ed efficaci. Non ci resta che incrociare le dita ed avere fiducia in chi ha a cuore la nostra cara Scuola e i suoi giovani.
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ABITO LA VITA
BuonGiorno, siete felici? Riprendiamo LILA tra le mani e lasciamo che il gioco divino, il gioco evolutivo ci sorprenda ancora una volta. Il caldo ci avvolge e penso possa avere una funzione di torpore, utile per depositare la mente nella ciotola del cuore. Alcun desiderio da interpretare, uno stato di calma preceduto da qualche respirazione consapevole ed ecco che la carta del conflitto si scopre ai nostri occhi.
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ABITO LA VITA
“
Avrei voluto essere più furbo…” Quando guardiamo gli occhi di un bimbo spesso li nominiamo furbetti. Ma cosa esattamente vogliamo dire con questa espressione? Il vocabolario ci informa che il furbo è colui che spoglia il prossimo defraudandolo o è l’uomo dall’aspetto pulito che cerca di ingannare l’altro sotto belle apparenze. Questi DI LORENA MAZZARIOL sono aspetti decisamente negativi PSICOLOGA UMANISTA E SCRITTRICE eppure in questa carta , pur annuLOREMAZZ@HOTMAIL.COM sando un inganno da qualche parte, si aspira ad un’altra furbizia; quella di qualcuno che non vede chiaro e non si fa ingarbugliare. Credo si possa fare anche riferimento al momento che stiamo vivendo e che dal mio punto di vista è transitorio e di passaggio da uno stato all’altro, dal buio alla luce splendente. Un movimento vorticoso di opinioni contrastanti e spesso contraddittorie. Disorientanti oserei dire, ma come spesso affermo : è dal caos che nasce una stella. L’espressione di Nietzsche: “Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante “ è di una liricità unica e unisce gli opposti . Il caos può spaventare ma essere dentro in una scacchiera di eventi di cui non comprendiamo bene le mosse è esattamente quello scoglio che ci fa decollare verso vette più alte. Lo smarrimento e il dolore sono la strada che ha il cervello per trovare la buona soluzione e farci così uscire dal tunnel . La mente non deve interpretare, non deve cercare il perché e solo in questo modo, nel fluire con gli eventi, il processo si può svolgere. Stiamo dentro agli eventi che ci appaiono scomposti come il puzzle da formare e assaporiamone ogni piccolo pezzo, frammenti che rispecchiano l’intero. È pur vero che quando ci capita qualcosa è umano chiedersi perché, ma gli eventi non si possono evitare e spesso ci colgono impreparati ed è per questo che dovremmo fluire con loro e stare in compagnia di quell’emozione, qualunque essa sia. Così inizia il processo di trasformazione e la forza si fa spazio per trovarci più determinati e anche più felici .
Lo svolgimento leggero della vita che sa di voler vivere, anche se gli scogli sono stati alle volte insormontabili.
Si profila una delle tante risorse che possediamo e ci ricorda che la vita vuole vivere e ci suggerisce la leggerezza perché la vita lo è leggera e non vuole farci del male, soprattutto quando viviamo scogli insormontabili e che ci mozzano il fiato. Nessun male viene per un altro male, affermava Sant’Agostino, e lui lo ha sperimentato sulla propria pelle ed è per questo che poi ha scelto la via della santità. Il suo esempio per noi si riferisce al fatto che non siamo solo mente e corpo ma anche e primariamente Anima. L’ Anima pretenAvrei voluto essere de la libertà, e rincorre la più furbo ma non sapevo come felicità che é già dentro di scappare da quella situazione noi. Ricordo Benigni quando lo urlava ,approfondi cui non comprendevo dendo i comandamenti , e bene le mosse. diceva che la felicità ci viene data in dote alla nascita e quindi dice che ce l’abbiamo lì e la dobbiamo cercare e ci dice di guardare dappertutto perché è talmente importante che l’abbiamo nascosta come fa il cane con l’osso che è prezioso per lui. Talmente prezioso che lo nasconde cosi bene che poi non si ricorda dove lo ha messo. Quindi cercate cercate cercate perché la felicità è uno stato di impegno, con noi stessi. Benigni ancora sottolinea che il tempo passa e il problema fondamentale dell’umanità da duemila anni è rimasto lo stesso, solo che adesso è diventato più urgente, molto più urgente e riguarda l’amore. Affrettiamoci ad amare e ad amarci. Ultimamente sento spesso camminando per strada o incontrando persone che la domanda di rito è: ti sei vaccinato? Al di là del fatto che è un atto privato e non abbiamo mai esibito l’elenco di esami eseguiti o da fare, ciò denuncia quanto ci siamo persi in questo ultimo anno. Ciao, sei felice? Mi piacerebbe sentire da domani e mi auguro che le persone si chiedano dove è la felicità e insieme possano trovare un modo per scovarla e farne la propria missione. Non è un compito astratto come non è astratta la felicità : è quell’impulso dell’amore a cui tutti aneliamo e non è complicato. Io, per esempio, come credo molti di voi , amo la montagna e quell’atto spontaneo del salutare nell’incontrarsi nei sentieri . In città cosa cambia? Adoro al mattino fare quella breve camminata che mi porta in studio e guardo negli occhi le persone e le saluto con un sorriso o con uno squillante Buongiorno... forse qualcuno mi prenderà per folle ma io ho il feedback dei bambini: loro mi rispondono come fosse tutto normale e poi qualcuno fa volare un bacio dalla manina. Io ho sete di tutto questo e il rito del ‘ buonGiorno ‘ mi rallegra il cuore! Affrettiamoci a cercare la felicità , oggi più che mai è urgente farlo e del caos non rimarrà che la stella più brillante e consapevole e forte e soprattutto Libera. BuonGiorno, siete felici?
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DI STEFANIA MARIA AIDA VECCHIA
Un bacio per sempre
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hiudi gli occhi e prova a ricordare, o anche solamente ad osservare, quale immagine e quale sensazione ti arriva dopo aver letto “un bacio per sempre”.
L’estate è una stagione perfetta per i baci, già, ma in realtà quale stagione non lo è? Perché parlare di baci? Non lo so con precisione, quello che so è che in questi giorni di luglio tutto mi riporta ai baci, tutto mi riporta all’intima connessione e fusione che danno i baci.
Raccontano gli scienziati che gli effetti del bacio sull’organismo sono davvero molti. Un bacio stimola una immensa attività che riguarda ormoni e neurotrasmettitori, induce la produzione di ossitocina, che aiuta a sentire benessere, empatia, apertura alla Vita e armonia, produce le endorfine, responsabili della sensazione di felicità e la dopamina che stimola il centro del piacere nel cervello. Questa è una riduzione estrema dei fuochi d’artificio che mette in atto un bacio nel nostro corpo.
Piccolo excursus per non farci mancare nulla. E torniamo a noi. Ci sono vari esempi di baci per sempre. Il bacio di Giuda, questo magari è meglio di no, troppo indietro e troppo impegnativo, anche se indubbiamente è un bacio per sempre, non è di questo che voglio parlare, passiamo oltre. Un altro bacio piuttosto conosciuto lo ritroviamo nella fotografia “Le baiser de l’hôtel de ville” del fotografo francese Robert Doisneau. Parigi 9 marzo 1950, Doisneau cercava ispirazione per raccontare l’Amore in uno scatto. Questa foto, che per anni ha lasciato credere fosse stata scattata in presa diretta, in realtà era una ripetizione di un bacio che i due ragazzi si erano scambiati poco prima. Ci sono stati dibatti e accuse, verità o finzione, questo era il dilemma. A me che lo guardo. dona la sensazione di intimo coinvolgimento, gioco e libertà.
Dopo arte e chimica passiamo alla sfera intima delle emozioni e sensazioni private. Che cosa ci ricordiamo del nostro bacio per sempre? Il battito accelerato del cuore, il respiro, il contatto, l’odore, la fusione con l’altro che prende tutto lo spazio che c’è? La sensazione di essere Uno, un solo respiro, un solo battito e il desiderio che questo momento non abbia fine? E in quel momento non ci sono parole, è silenzio. È magia. E chissà, anche se ne abbiamo uno, se abbiamo il nostro Bacio per Sempre, può arrivarne un altro, per sorprenderci con la sua alchimia e per fermarsi con noi, per sempre. Buona estate ricca di baci
Chissà a voi cosa racconta. Passo ad un’altra opera che mi arriva dritta al cuore ed è “Il compleanno” di Marc Chagall. Il 7 luglio 1915, il giorno del suo ventottesimo compleanno, Chagall dipinge questo quadro in cui descrive ‘ciò che gli sta a cuorÈ come lui stesso ha scritto. Un bacio, un’unione totale con la sua amata, unione collocata in aria, seppur in una scena che descrive il quotidiano, una intimità che non preclude libertà, armonia, leggerezza, bizzaria. mistero e amore. Potrei citare altre opere che raccontano dei baci ma preferisco proseguire, qui a lato la poesia di Jacques Prèvert che così bene descrive un bacio. E dopo l’arte, la chimica. Che cosa accade quando le nostre labbra incontrano le labbra dell’altro?
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"I ragazzi che si amano" Jacques Prevert I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte E i passanti che passano li segnano a dito Ma i ragazzi che si amano Non ci sono per nessuno Ed è soltanto la loro ombra Che trema nel buio Suscitando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno Loro sono altrove ben più lontano della notte Ben più in alto del sole Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
Les enfants qui s'aiment s'embrassent debout Contre les portes de la nuit Et les passants qui passent les désignent du doigt Mais les enfants qui s'aiment Ne sont là pour personne Et c'est seulement leur ombre Qui tremble dans la nuit Excitant la rage des passants Leur rage leur mépris leurs rires et leur envie Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit Bien plus haut que le jour Dans l'éblouissante clarté de leur premier amour
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Dietro gli Europei
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’era una volta un individuo esuberante, con una ricchezza infinita, conosciuto da tutti. Faceva la bella vita in quanto era il più popolare. Non prestava troppa attenzione alle cose che diceva. Più di una volta è stato pure criticato per come diffondeva le notizie e per il suo modello di guadagno. Nonostante ciò in molti lo seguivano. Un giorno venne un nuovo tipo, che destabilizzò le regole. Un nuovo concorrente che piano piano iniziò a rubare la scena. I giovani iniziarono a seguire l’ultimo arrivato, più vicino a loro come modi di interagire e come linguaggio. Il suo nome era TikTok. Non che Facebook, il tipo popolare di prima, se la passi male adesso, visto che da poco ha raggiunto il traguardo di mille miliardi di dollari di capitalizzazione, cosa successa solo ad Apple, Google, Amazon e Microsoft. TikTok è molto frequentato dalle ultime generazioni ma poco conosciuto dalle altre, che pensano sia una copia della creatura di Mark Zuckerberg. La diversità però rispetto agli altri social si riconosce non solo dalle funzionalità dell’app, molto più incentrata sui video, sul divertimento e leggerezza, celebri sono a tal proposito le imitazioni e i balletti presenti, ma anche sulle sue scelte comunicative. Sono da poco finiti gli europei. La magia del calcio si è fusa con i sogni di noi italiani, donando, come sappiamo, non poche emozioni. Oltre ad essere stato il primo europeo itinerante, questa competizione ha visto anche per la prima volta una piattaforma social sponsorizzare un evento così importante. Questa app è proprio TikTok. Che sia innovativa, lo dimostra questa sua partnership. Certo, si può dire che Facebook non abbia avuto bisogno di tutto ciò per diventare ciò che è diventato ma TikTok, di proprietà della
DI EDOARDO GRECO E FRANCESCO DOIMO
cinese ByteDance, ha posto fin da subito grande importanza agli utenti, cercando un dialogo diverso. Un suo motto affermava: don’t make ads. Make TikToks” (non fare pubblicità, fai TikTok), facendo incentrare anche le aziende ad avere una comunicazione più vicino possibile rispetto a quella degli utenti. Nella partnership ha messo al centro i tifosi veicolando un forte senso di appartenenza e forti momenti di condivisone. “Dove giocano i fans” recitava uno spot della piattaforma durante questi Europei. Viene naturale quindi dedurre come gli eventi non sono più solo momenti dal vivo, ma sempre più è possibile creare momenti di socialità e condivisione anche in uno spazio virtuale. Questo passaggio lo ha dimostrato anche Fortnite, il videogioco celebre tra i più giovani, che ha ospitato al suo interno concerti di diversi artisti tra cui Travis Scott. Si cerca sempre più di puntare su eventi digitali unici, rendendo perfino il gioco non solo una competizione ma anche un modo per vivere delle esperienze in una maniera mai provata prima. Per fare questo TikTok ha integrato hashtag apposti, filtri e challenge dedicate e portando le persone direttamente sugli spalti degli stadi. Si può fare finta di non vedere cosa sta succedendo, ma TikTok è da capire e non solo perché il suo nome è apparso in tutti i nostri schermi. Il social più virale tra tutti, che da poco ha incoronato l’ormai italiano Khaby Lame come seconda persona più seguita all’interno del social, è studiato dal marketing per la particolarità comunicativa che offre. E i genitori? Cosa sanno di questo social? Esistono delle controindicazioni che vanno sapute e alcuni accorgimenti utili che possono aiutare i figli. Pochi sanno che è presente il parental control su TikTok, funzione che permette di controllare e limitare ciò che l’altro dispositivo compie. Tutti abbiamo visto quel suo logo con la nota musicale nelle pubblicità ai bordi dei campi, perfino in quello di Wembley della finale era presente. Oltre ad averlo solo visto, forse è meglio conoscerlo, sia che siamo dei genitori, sia che siamo delle aziende. Abbiamo preparato un ebook gratuito a proposito, disponibile sul nostro sito: www.navigamente.com
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IO ESCO DI SILVANO FOCARELLI
Il film del mese:
Falling I
Curiosità
l cinema, anzi i cinema, nel senso delle sale cinematografiche, cercano faticosamente di rialzarsi dopo un ko che definire terribile è ancora poco. E dunque organizzare la ripresa non è affatto facile, pur in una estate da “liberi tutti” o quasi: alcuni cinema sono ancora chiusi, in quelli aperti le presenze latitano. Ed i dati sulla pandemia tornano ad essere poco favorevoli. In ogni caso le pellicole continuano ad uscire. Per agosto vogliamo segnalarne una, Falling, storia di un padre, che vede Viggo Mortensen regista (al debutto) ed attore. Si tratta di Un dramma familiare sui rapporti padri-figli, che ha ottenuto una candidatura agli European Film Awards ed ai Goya, raccontato attraverso l'uso di più flashback, con la tumultuosa storia familiare che emerge quando la memoria del padre inizia a svanire mentre è in punto di morte. È una storia di emozioni represse raccontate in tono elegiaco e che esplora le fratture e i contrasti di una famiglia
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contemporanea: è il racconto di un padre tradizionalista, che lascia la sua fattoria di campagna per trasferirsi a Los Angeles per vivere con la famiglia del figlio gay, che condivide casa con il compagno Eric e la loro figlia Monica. Anzitutto bella la scelta di far scorrere il titolo in greco: Falling significa caduta e il film tratta appunto di una caduta esistenziale che ha in sé molti tratti della tragedia greca. È evidente l’ammiccamento alla mitologia che nobilita la tragedia umana fin dalle sue radici. Poi la sfida: riprendere la demenza senile mentre si lasciano riaffiorare turbolente dinamiche affettive in seno alla famiglia o, per meglio dire, alle famiglie. Non è cosa da poco soprattutto farlo in questo modo: ricreando per tutta la durata del film un’unica soggettiva o quasi. Ha spiegato Mortensen: “L'idea di Falling mi è venuta mentre attraversavo l'Atlantico in aereo dopo il funerale di mia madre. Ma più pensavo a mia madre più mi veniva in mente mio padre”. Il
• Si narra che Totò avesse simpatie per il Partito Monarchico, una considerazione spesso attribuita al suo “Viva Lauro!” gridato ai microfoni del “Musichiere” di Mario Riva nel 1958. Secondo la compagna Franca Faldini, invece, Totò si era sempre professato anarchico. • Il film The blob (ispiratore del famoso programma TV) è ispirato ad una storia vera. • Il 27 settembre 1950, The Philadelphia Inquirer pubblicò un articolo che si intitolava “Flying ‘Saucer’ Just Dissolves. Due poliziotti giurarono di aver visto un oggetto cadere dal cielo. Quando raggiunsero il luogo della caduta videro una massa viola gelatinosa. I due agenti chiamarono altri due colleghi che arrivarono in tempo per vedere la massa evaporare senza lasciare traccia.
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perché è semplice: nel rapporto padri-figli tutto lascia una traccia nella memoria, anche i litigi che non hanno mai prodotto nulla di tangibile, quegli attriti nati da decisioni determinate dalla propria natura umana, gli errori che non saranno mai ammessi. Dal film emergono due modi di pensare separati da un abisso, esattamente come le epoche dei due protagonisti. Se dunque Falling è così viscerale lo si deve evidentemente anche al fatto che rappresenta un qualcosa di molto intimo, se non completamente autobiografico. Curioso il cammeo di David Cronenberg nei panni di un medico: per Cronenberg Mortensen ha recitato da protagonista in A History of Violence, La promessa dell’assassino ed in A Dangerous Method.
FALLING 2020, Canada-Gran Bretagna-Usa-Danimarca. Regia di Viggo Mortensen, con Lance Henriksen, Viggo Mortensen, Terry Chen, Sverrir Gudnason, Hannah Gross.
• Sissi Spacek rimase coperta di sangue finto per 3 giorni di fila per non perdere la continuità sulla scena del ballo di “Carrie lo sguardo di Satana”. • Per prepararsi per il ruolo di Chris Kyle in American Sniper, Bradley Cooper dovette passare più di due mesi ad assumere più di 8000 calorie al giorno per poter assomigliare il più possibile al personaggio che stava interpretando. • Nosferatu (1922) è un classico della cinematografia horror. Nel film Count Orlock è il vampiro Nosferatu interpretato da Max Schreck, che appare per nove minuti sullo schermo e sbatte le palpebre solo una volta verso la fine della prima parte.
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Il film storico:
Cantando sotto la pioggia DI S.F.
CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA (Singing in the rain, 1952). Regia di Stanley Donen e Gene Kelly, con Gene Kelly, Donald O'Connor e Debbie Reynolds.
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robabilmente il più bel musical della storia del cinema, affettuoso e spiritoso nel rievocare un'epoca perduta, il passaggio dal muto al sonoro. Grandi numeri musicali, le incredibili gambe di Cyd Charisse, l'abilità acrobatica di Gene Kelly e la comicità semplice di Donald O'Connor. La tradizione del musical, considerato come un mondo fiabesco e irreale in cui la normalità quotidiana è temporaneamente sovvertita e orchestre invisibili accompagnano persone normali che esprimono normali emozioni in maniere poco ortodosse, giunse alle estreme conseguenze nelle realizzazioni del filone prodotte da Arthur Freed. Cantando sotto la pioggia rappresenta il punto culminante di questa scuola cinematografica. Anche se non si stacca completamente dalle vecchie e collaudate formule del musical che si basavano sul pretesto dell’allestimento di uno spettacolo teatrale (cinematografico, in questo caso), questo film riesce a non essere impastoiato dalle regole della razionalità. Persino l’ambiziosa sequenza di “Broadway Melody” viene presentata come una fantasticheria dei suoi creatori ad uso e consumo di un produttore.
In Cantando sotto la pioggia, come in tutti i musical migliori, il comportamento dei personaggi segue una logica propria: le canzoni e le coreografie sono riservate ai momenti di irrefrenabile esuberanza, di follia amorosa e via dicendo, quei momenti in cui tutti vorrebbero probabilmente mettersi a cantare e a ballare se solo ne fossero capaci, se solo non temessero le reazioni dei passanti e se avessero a portata di mano l’orchestra e il coro della MGM! La tradizione del musical, considerato come un mondo fiabesco e irreale in cui la normalità quotidiana è temporaneamente sovvertita e orchestre invisibili accompagnano persone normali che esprimono normali emozioni in maniere poco ortodosse, giunse alle estreme conseguenze nelle realizzazioni del filone prodotte da Arthur Freed. Cantando sotto la pioggia rappresenta il punto culminante di questa scuola cinematografica. Anche se non si stacca completamente dalle vecchie e collaudate formule del musical che si basavano sul pretesto dell’allestimento di uno spettacolo teatrale (cinematografico, in questo caso), questo film riesce a non essere impastoiato dalle regole della
razionalità. Persino l’ambiziosa sequenza di “Broadway Melody” viene presentata come una fantasticheria dei suoi creatori ad uso e consumo di un produttore. La famosa scena di Gene Kelly che canta e balla sotto la pioggia, venne realizzata con Kelly che aveva 39°di febbre, e di giorno, usando dei teli tra il blu scuro e il nero, per poter simulare la notte; leggenda vuole che fu usato del latte, mischiato all’acqua per poter rendere più visibile e veritiera la pioggia che cadeva. Inizialmente la pellicola fu concepita da Arthur Freed, produttore della MGM, come mezzo per poter inserire un insieme di canzoni scritte da Nacio Herb Brown, che erano previste per un musical che fosse ambientato tra gli anni ’20 e ’30.Nel principio il film vedeva la partecipazione di Howard Keel (che sarà poi protagonista in Sette spose per sette fratelli, del 1954), nel ruolo di Don, che fu poi assegnato ad Kelly, perché si voleva un attore-ballerino, che non avesse caratteristiche da cowboy. Debbie Reynolds, fu invece fortemente voluta da O’Connor e Kelly, nonostante le varie proposte femminili, tra cui Judy Garland e Jane Powell.
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Musica:
DI GIANLUCA STIVAL
"Che mi lasci indietro" il debutto di LIET Il tuo primo singolo “Che mi lasci indietro”, apripista del disco in uscita a ottobre, ha collezionato tantissimi streams già dalle prime ore. Quali sono state le influenze musicali che hanno ispirato questo brano e, più in generale, quali sono i Maestri della musica che accompagnano la tua vita?
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o scorso 27 maggio è uscito il primo singolo della cantautrice ventiquattrenne trevigiana LIET intitolato “Che mi lasci indietro”. Il pezzo, prodotto dal bassista trevigiano Andrea Lombardini, anticipa un album in uscita dopo l’estate intitolato “Eterna” Hanno suonato: voce e chitarra acustica di LIET, basso elettrico e chitarre elettriche di Andrea Lombardini, violoncello di Andrea Beninati, batteria di Davide Colletto. Il fantastico singolo, già record di streaming, è stato registrato da Andrea de Marchi presso il Virtual Studio di Treviso, mixato da Antonio Nappo presso il Q Recording Studio di Milano e masterizzato da Federico Pelle presso The Basement Studio di Vicenza La foto della copertina del singolo “Che mi lasci indietro” è di Mattia Gastaldi, l’editing e la grafica sono a cura di Francesca Bazzoni e l’Art Direction di Gina Brilly.
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Sono un’artista emergente e al momento il mio pubblico è composto dalla mia cerchia di amici e di conoscenti e non mi aspettavo venisse accolto così bene da loro. Confesso: mi aspettavo solamente un centinaio di streams. È stato bello ricevere messaggi incoraggianti anche da persone che non sentivo da anni. “Che mi lasci indietro” è il primo pezzo a uscire ed è un brano di cui mi volevo liberare al più presto, è una fine decisa, una barriera di cui vado anche fiera. Il brano è ricco di diverse contaminazioni musicali: Verdena, che sono il mio gruppo italiano preferito, New Order, The Sound e Cristina Donà. Quest’ultima è una figura di riferimento molto importante per la mia scrittura, Cristina è la mia maestra, ha scritto dei dischi che sono stati davvero illuminanti mentre scrivevo “Eterna”. Vasco Brondi è un altro artista che continua a darmi molto, durante i suoi concerti ama particolarmente leggere poesie e grazie a lui ho scoperto molti poeti che ora fanno parte della mia vita e che ho anche citato nel disco che posso finalmente dire uscirà il 1 ottobre.
Gli ultimi mesi hanno visto il settore musicale affrontare una crisi senza precedenti. La redazione ha scoperto con piacere la realizzazione del tuo video (“Cieli Neri” dei Bluvertigo live @ Museo di Santa Caterina di Treviso): qual è la tua visione rispetto alla situazione che sta vivendo il tuo settore e qual è l’augurio che ti senti di fare a tutti coloro che, come te, mettono anima e corpo in questo lavoro? Abbiamo assistito allo sfasciamento di un settore che stava già iniziando a crollare prima, continuo a essere molto demoralizzata e molto preoccupata per prossima stagione dei club, non so chi resisterà e se ci saranno i mezzi per affrontarla. Lo scorso aprile nei mesi di chiusura ho c o n t a t t a t o i l C o m u n e d i Tr e v i s o proponendo la realizzazione di una live session in un luogo importante per la cultura della nostra città rimasto chiuso per molto tempo. Si sono dimostrati tutti disponibili con me e hanno accolto con piacere la mia richiesta. La live session è stata realizzata al museo di Santa Caterina, ho suonato il brano “Cieli Neri” dei Bluvertigo insieme al mio produttore Andrea Lombardini. Nel mio piccolo volevo dare un piccolo segnale di ripartenza. Il video uscirà a breve e sono molto soddisfatta del risultato e ringrazio tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione del video: Luca la Barbera, Pietro Malvestio, Gina Brilly, Francesca Bazzoni e Davide dall’Acqua. Mi auguro che quest’estate ci faccia tornare la voglia di rimetterci in gioco e di ritrovare gli stimoli che nell’ultimo anno si sono spenti per tutti.
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Letture senza stagione:
L’amore è la medicina più potente di Claudio Pagliara Come trasformare il cervello nel più efficiente produttore di farmaci che esista In quest’opera viene scientificamente dimostrato, per la prima volta, che dentro l’essere umano risiedono delle capacità immense. Non esistono limiti, esistono solo leggi che permettono alla scienza e alla co-scienza di rendere possibile anche ciò che appare impossibile. L’uomo, grazie alla conoscenza delle leggi del mondo esterno, è diventato apparentemente molto potente, mentre in realtà è fragilissimo: un lutto, una malattia importante, una separazione, un crollo economico o delle banali avversità, dimostrano tutta la sua debolezza. L’essere umano può
TEATRO DA MANGIARE E DA BERE
essere bravissimo nell'utilizzare le forze del mondo esterno, è diventato incapace di riconoscere e utilizzare le speciali qualità e il potere alchemico presente in ciascuno di noi. Lo scopo di questo libro è proprio questo: far conoscere le proprie immense risorse e insegnare le tecniche consce e inconsce per farle emergere all’interno di un percorso di crescita interiore globale. In questo libro leggerai: -Le cause delle malattie e i relativi rimedi; Come promuovere e recuperare il proprio benessere globale; Come trasformare terribili tragedie in trionfi, la malattia in benattia; Come risvegliare il proprio potere per guarire.
Spettacolo: Teatro da mangiare e da bere 27 AGOSTO FOOL DI CUORI 20:30 / Ristorante da Alfredo 02 SETTEMBRE STAND UP CHINAGLIA MISS AUSTEN SIGNORINA SOVVERSIVA 21:00 / Piazza dei Signori 04 SETTEMBRE NON SENSE 20:00 / Pizzeria da Pasqualino
Città diT reviso
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09 SETTEMBRE D'AMORE DI VINO 20:00 / Odeon la Colonna
Prima Vista Laboratorio Ottico Via Spinè, 7/A, 31046 Oderzo TV 0422 718586 FB e IG @primavistaoderzo WhatsApp 346 0787436
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Film:
Treviso in Tre Visi un film sulla città nascosta Racconta l’attore Stefano Pesce: “Da Augusta Casagrande, personaggio realmente esistito, ho tratto ispirazione per creare il racconto delle tre donne con la presunzione, tale è, me ne rendo conto, di dare a Treviso, un ritratto poetico che non aveva” DI IVANA PRIOR
Fin dai tempi della pubblicazione di Venezia è un pesce di Tiziano Scarpa, mi interrogo se si sia raccontato abbastanza il sinuoso e viscerale rapporto di Treviso, della sua identità storica e attuale con la dimensione dell'acqua. Dopo essere stato presentato fuori concorso all'Ischia film festival e al trevigiano Edera film festival, ed essere stato proiettato in città in due anteprime sold out, il film Tre Visi di Stefano Pesce (prodotto e organizzato da Cristina Magoga di Offi-Cine Veneto e Bartleby film) ha fatto osservare un ritratto della città lontano dalle attenzioni mediatiche di sempre, quasi spiato dagli occhi curiosi di un bambino, attraverso una chiave di lettura mistery, che riporta ad un personaggio realmente esistito. La città si fa corpo e l'acqua la svela, la anziana rabdomante che abbandona la chiusa stanza d'ospedale per ritrovare la via di un richiamo sentimentale legato alle acque, diventa simbolo della ricerca di ognuno delle segrete geometrie dei tanti sguardi possibili su questa città che fin
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IN QUESTA FOTO SCENE DAL DOCUFILM, SOTTO IL REGISTA STEFANO PESCE E IL PRODUTTORE ORGANIZZATIVO CRISTINA MAGOGA. IL FILM SARÀ PROIETTATO ALL’HOTEL EXCELSIOR IL 10 SETTEMBRE 2021 NEL CORSO DELLA 78ESIMA EDIZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
dalla antica composizione nei tre nuclei storici svela identità nello specchio di un prisma. Avventura produttiva raffinata e ben congegnata nel tessuto di un territorio che da qualche tempo crea buone sinergie imprenditoriali e formule di marketing per la produzione cinematografica soprattutto indipendente, come avviene con OffiCine Veneto che vede tra i soci fondatori appunto Cristina Magoga (general manager) e Stefano Pesce stesso (direttore artistico). "Abbiamo lavorato con una ottima troupe - dichiara il regista - che ho potuto scegliere, composta da più di 25 persone appartenenti al territorio, quindi emotivamente più coinvolte, e di cui ogni reparto produttivo ha cercato di funzionare ad alti livelli, dopo la pre-concertazione iniziale. È stato in gran parte girato con steadycam, con la macchina da presa tra le braccia dell'operatore, per offrire la pluralità dei punti di vista" (ndr, per intuire le potenzialità di questo strumento basta ricordare vari film di Lars Von Trier o alcune notissime scene di Shining di Kubrick). Le musiche sono di Giovanni(Joe) Schievano noto autore trevigiano che ha collaborato con le migliori Produzioni indipendenti cinematografiche venete degli ultimi anni, che si è dichiaratamente
ispirato all'elemento acqueo. "Ogni regia offre una forma di pedagogia, un punto di vista sulle cose, afferma Pesce, e proprio per il fatto che soltanto io, oltre all'attrice protagonista, non apparteniamo al territorio, io ho imposto uno sguardo che vuole staccarsi dai cliché sulla città e offrire un ritratto il più possibile inedito". Stefano Pesce, emiliano di origine, noto al grande pubblico per varie fiction televisive, è anche attore teatrale e ha recitato anche in recenti altri set veneti e trevigiani come per i film Leoni e Destini. "Treviso in Tre Visi è una città nascosta - afferma - sotto l'acqua, sotto i palazzi e dentro c'è una donna, esistita davvero ad inizio 900, Augusta Casagrande nata nel Pio luogo di Corbanese a Tarzo. Da questo personaggio ho tratto ispirazione per creare il racconto delle tre donne nel film con la presunzione, tale è me ne rendo conto, di dare a Treviso, un ritratto poetico che non aveva". Speriamo con gioia che questo cortometraggio possa diventare un lungometraggio e che la nostra città, che quest'anno ha riletto se stessa anche nelle celebrazioni dantesche, suggelli in questo millennio una fotografia in cui antico e moderno siano spazio e tempo anche per nuove identità culturali e sociali inesplorate e di cui il cinema è come sempre il ventre per istantanee e intuizioni generative.
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Spettacoli:
www.comune.treviso.it
Teatro che pazzia * in caso di maltempo gli eventi all’aperto verranno annullati
CALENDARIO EVENTI ESTATE TREVISO 2021 10 AGOSTO 2021
So Long Marianne Luogo : LOGGIA DEI CAVALIERI Leonard Cohen, poeta, romanziere, cantautore con uno stile raffinato ed introspettivo; la vita segnata da esperienze di ogni tipo, non ultima la filosofia zen che gli ha cambiato la vita. Marianne Ihlen è considerata la Musa principale di Leonard Cohen, una relazione mai finita veramente, nella movimentata vita sentimentale del poeta canadese.
Programma 17 Giugno, ore 21.00* Piazzale Burchiellati Diego Basso Direttore d’orchestra Plays Queen Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana, Le Voci di Art Voice Academy prenotazione obbligatoria alla mail: prenotazionitreviso@gmail.com entro martedì 15 Giugno 2021 (indicare nome cognome e numero telefonico)
18 Giugno, ore 21.00* Piazzale Burchiellati Grazie Treviso I Solisti di Radio Veneto Uno Giorgio Sini, direttore Giuseppe Barutti - Violoncello Solista P.I. Tchaikovsky – Souvenir del Florance Op. 70, trascrizione per orchestra d’archi G. Rossini – Une larme (una lacrima) per violoncello e orchestra M. Bruch - Col Nindrei Op. 47 per violoncello, trascrizione per archi
4 Luglio, ore 21.00 Chiesa di S. Francesco
8 Agosto, ore 21.00* Piazza Rinaldi
Note di Mezz’estate Orchestra Giovani Archi Veneti, Lucia Visentin, direttore V. Williams - Concerto Grosso E. Grieg – Holberg Suite, Op. 40 A. Piazzolla – Fuga y Misterio
Omaggio ad Astor Piazzolla nel 100° anniversario dalla nascita Orchestra Regionale Filarmonia Veneta Marco Titotto, direttore Mario Stefano Pietrodarchi, fisarmonica e bandoneon
maggiori informazioni su: www.musincantus.it - info@musincantus.it
prenotazioni alla mail: amministrazione@filarmoniaveneta.it
23 Luglio, ore 21.00* Piazza Rinaldi
15 Agosto, ore 21.00* Piazzale Burchiellati
Omaggio a Igor Stravinsky nel 50° anniversario dalla morte orchestrAprogetto Jacopo Cacco, direttore I. Stravinsky – Concerto per archi “Dumbarton Oaks” J. S. Bach – Concerto brandeburghese n°3 BWV 1048 I. Stravinsky – Pulcinella – Suite da concerto
Concerto lirico dell’Assunta “Tre Tenori per una magica Treviso” Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, Marco Titotto, direttore
maggiori informazioni su: www.musincantus.it - info@musincantus.it
prenotazione obbligatoria alla mail: estatetreviso@gmail.com entro martedì 15 Giugno 2021 (indicare nome cognome e numero telefonico)
prenotazioni alla mail: amministrazione@filarmoniaveneta.it (entro il 9 agosto)
4 Settembre, ore 21.00 Teatro Mario del Monaco Nasce un’orchestra Concerto evento dell’Orchestra Giovanile Filarmonia Veneta Marco Titotto, direttore prenotazioni alla mail: amministrazione@filarmoniaveneta.it
PI AZZA S ANTA M ARI A D EI B ATT UT I
24 AGOSTO 2021
Kurt Cobain – La Frattura del Cuore Luogo : LOGGIA DEI CAVALIERI Kurt Donald Cobain: stiamo parlando del frontman dei Nirvana, uno dei talenti più amati ma anche una delle persone più tormentate che il mondo della musica abbia mai conosciuto. Il reading è focalizzato su quella manciata di anni che visse Kurt Cobain, sulle sue straordinarie doti artistiche, ma anche su quella "frattura del cuore", subìta in tenera età, che non gli ha permesso di affrontare la vita. INGRESSO LIBERO
serate swing per un'estate trevigiana MER 25 AGOSTO ORE 21. 30
Brani ispirati dai classici della musica italiana degli anni '20, '30, '40 e '50 rielaborati secondo la tradizione gipsy e jazz.
GIO 26 AGOSTO ORE 21.3 0
Repertorio di Swing Italiano che va dagli anni '20 agli anni '60 con brani di artisti quali il Trio Lescano, il Quartetto Cetra, Gorni Kramer e altri.
V EN 27 A GOS TO OR E 21.30
Canzoni originali e cover in chiave jazz-swing dove Carlo Colombo racconta storie di vita quotidiana accompagnato da musicisti jazz di livello nazionale.
Aglio, olio e swing
Giazzati 5et
Carlo Colombo 4et
Direzione artistica: Luisa Trevisi, Carlo Colombo, Valeria Bruniera
Eventi gratuiti fino ad esaurimento posti
STAGIONE LUGLIO/SETTEMBRE 2021
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In caso di maltempo i concerti si svolgeranno presso la Loggia dei Cavallieri
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Evento:
Il viaggio tra arte e fantasia Sabato ventiquattro luglio, nella splendida cornice della Loggia dei cavalieri, si è svolto l’evento dal titolo “Il viaggio tra arte e fantasia” con le performance di Alessandro Fort nella sua veste di scrittore e di Patrizia Ferraro in quella di lettrice interpretativa. La serata rientrava nel programma promosso dall’Amministrazione Comunale con il concorso di idee “Treviso adotta i suoi artisti”. Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di dare spazio all’arte nelle sue varie espressioni e forme in relazione ad artisti esclusivamente locali con il fine ultimo di alleggerire il clima pandemico nella nostra città e di aiutare gli stessi artisti alle prese con le limitazioni e i problemi conseguenti alla pandemia. La serata si è sviluppata attorno al tema del viaggio come occasione di incontro di altre persone e culture. Non si è parlato solo di viaggio fisico, ma pure interiore, coinvolgendo il desiderio di fuggire dalla vita e dalle sue ripetitività, la voglia di sperimentare e di cercare la soluzione dei propri problemi in altri luoghi incontrando altre persone e altre situazioni. Mentre si proponevano al pubblico alternative, vite diverse e sogni a occhi aperti, Fort ha raccontato le soluzioni create in alcuni suoi romanzi e in particolare “Sul bufalo d’acqua” dove un insegnante fugge dalla sua vita ritrovandosi
in una serie di vicende assolutamente imprevedibili in terra cinese, “I silenzi di Fumegai” storia di un solitario visitatore che giunge a scoprire il borgo abbandonato di Fumegai nel comune di Arsiè (BL), “Yuan e Xin Li” ambientato nell’antica Cina nella quale un bambino da schiavo arriva a essere un ufficiale del nuovo esercito imperiale per poi pentirsi del ruolo e “Il mio sentiero” escursione fra le montagne attraversando diversi paesi caratterizzati ciascuno dalla presenza di una chiesa dedicata a San Pietro, fra storia e problemi esistenziali dei vari personaggi che incontra. Per ciascuno dei testi inclusi nella serata, la Ferraro ha proposto un brano significativo, esibendo la sua accurata lettura, caratterizzandola con una profonda dimensione interpretativa efficace nel dare spessore ed emozione alle storie e ai personaggi proposti. Il successo della serata e il coinvolgimento del pubblico hanno rappresentato un risultato positivo per l’Amministrazione Comunale che ha ideato e promosso l’iniziativa e naturalmente per Fort e Ferraro che si sono visti riconoscere l’originalità della proposta artistica e un riconoscimento alla loro arte portata avanti da molti anni con costanza e passione.
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1969
Kingrill Treviso Viale Monfenera, 33 Treviso 0422 261270 IG _kingrill_ kingrilltreviso@gmail.com
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Rubrica: Sottovoce (Parlando di)
Quella carogna del lettore S
ull’importanza di leggere siamo d’accordo tutti, è utile per incrementare e migliorare il vocabolario. Ne deriva una magDI ALESSANDRO FORT giore capacità di comprendere, ma anche una migliore capacità di ragionamento. Tuttavia il mio dubbio deriva dalla constatazione che oramai le persone non ascoltano, assecondano un paio di tue frasi per poi partire con proprie considerazioni e propri ricordi riducendo quello che avevi iniziato a dire a un mero pretesto per esprimere i loro pensieri o ansie in maniera del tutto egocentrica. La lettura è una sorta di ascolto, è un mettersi insomma in posizione passiva, di attesa, per accogliere i contenuti dell’autore. Si può affermare che i lettori di oggi lo sappiano fare? Oppure rispetto al passato le cose sono cambiate? Di sicuro non possiamo che convergere anche su un altro elemento e cioè che lo scrittore e il lettore hanno bisogno di una sintonia, in quanto se il primo scrive il testo, il secondo un po’ lo riscrive aggiungendo del proprio in quella fase di interpretazione personale altrettanto importante. Ma fino a quanto è diciamo lecita l’interpretazione del lettore? Insomma, fino a quanto il moderno lettore, pur giustamente interpretando in modo personale il testo, è disposto ad accettarlo prima ancora di criticarlo? Non è che il
lettore moderno sia diventato egocentrico e presuntuoso al pari dei nostri interlocutori e non gliene importa niente delle vicende, magari personali, che hanno condotto l'autore a scrivere quel testo? Il lettore cerca lo scrittore con i suoi vissuti, le sue emozioni e la sua problematicità interiore oppure cerca prima di tutto sé stesso? Non è che se riscontra sé stesso apprezza il testo, continua a leggerlo e magari si deprime quando ne finisce la lettura, mentre se non si trova molla tutto e inizia a criticare dall’alto di un piedistallo che spesso non possiede, ma è convinto di meritare? Il lettore, sotto sotto, è diventato presuntuoso e convinto che se lo scrittore gli avesse chiesto consiglio prima di pubblicare quel libro o quell’articolo, avrebbe realizzato un'opera migliore. Avrebbe potuto così parlare di quando lui era piccolo, dei suoi giochi da bambino, della sua scuola, dei suoi compleanni, dei suoi fidanzamenti e del suo matrimonio, del suo lavoro, dei suoi colleghi di lavoro, dei suoi amici nominandoli a uno a uno... perché queste sono le cose importanti, altro che quelle considerazioni para filosofiche campate per aria dello scrittore. Insomma, il lettore vuole e pretende di essere al centro dell'attenzione dello scrittore ed è assolutamente convinto di essere il solo a comprendere appieno il significato di quel libro perché è segretamente dedicato a lui lettore, solo ed esclusivamente a lui. E se invece di essere così anche il lettore moderno si armasse di pazienza, di fiducia verso lo scrittore? Solo ascoltando si
imparano cose nuove, modi diversi di intendere la vita, altrimenti si continuerà a essere uguali a sé stessi, ma convinti di non esserlo. In questo difficile periodo nel quale viene a mancare il contatto con il pubblico, l’Autore affida alle sue dirette Facebook la presentazione dei suoi testi raccontando come nascono e a quali emozioni sono legati. Ma le dirette consentono non solo di sentire le sue storie, ma anche di viverle grazie alle letture di brani scelti dai libri pubblicati e dai numerosi racconti, accompagnati da riflessioni personali.
Note Biografiche Alessandro Fort (Mestre 1963, trevigiano di adozione) è psicologo, formatore e docente con numerose pubblicazioni dal taglio finemente esistenziale fra romanzi, racconti e manuali. Ha curato rubriche su varie riviste. La sua sottile ironia è un costante invito a osservare con più attenzione e con occhi critici la realtà che ci circonda. I suoi personaggi navigano sommersi dai dubbi della quotidianità, in una serie di ritratti e istantanee che custodiscono le incertezze di ognuno di noi. Instagram: @alessandro.fort.7 fortalessandropensiero.blogspot.com Facebook – YouTube
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LE STORIE DI PISTIS
DI MAURIZIO PISTIS
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Jesolo, che passione!
omenica, dopo una settimana di tormenti, finalmente mi rilasserò e lascerò a casa tutti i problemi. A proposito di problemi, com'è che mia suocera ci piomba a casa alle otto di mattina, quando l'auto è più carica di una roulotte di gitani e siamo già sulla linea di partenza? Certo che vedere una donna anziana arrivare nel vialetto d'ingresso, alla guida della sua mitica Duna ed indossando rigorosamente mascherina e guanti da cucina blu, perché col virus, non si può mica scherzare, ti fa iniziare la giornata alla grande... Si toglie per un attimo la mascherina e il cane comincia a guarire disperato e corre a nascondersi nella cuccia... Vabbè ho deciso che sarà una bella giornata, alla fine ci darà un occhiata ai bambini in spiaggia. Si parte. Papà, qual è la capitale del Suriname? Papà, in che anno Carlo Alberto firmò la pace a Villafranca? Ma con tutti i padri che sognano un figlio secchione, proprio a me doveva capitare? Mai che mi chieda in che anno Gimondi vinse il Tour de France o la formazione dell' Italia campione del mondo nel 1982... No, niente da fare ed io che pensavo che il Suriname fosse un pesce e poi, Carlo Alberto, manco sapevo che fosse arrabbiato, figurati se so quando ha fatto pace! Ha gli occhiali, come sua nonna. A casa mia nessuno porta gli occhiali, diffido di quelli con gli occhiali, non passano i compiti e fanno la spia. Chissà se mio figlio è una spia, magari un giorno potrei scambiarlo con qualche sovietico, con quello che mangia non ci rimetto di sicuro, ci penserò. Alla radio danno le temperature: caldo record oggi nel Veneto, previsti 38 gradi, speravo qualcosina in più, così la vecchia befana schiattava. Mia suocera attacca con la litania sui vaccini...Mi volevo far el Michelle Pfeizer, ma i gaveva solo l'Astrakan e allora go fatto queo e me so trovada ben e ti? Sono indeciso tra Donna Moderna e Baby Johnson, ma le
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speranze che capisca che scherzo, sono ridotte al lumicino... Le file le hanno inventate per selezionare i più furbi. Noi, poveri sciocchi, le facciamo smoccolando con l'aria condizionata che funziona quando vuole, loro, i Verstappen della domenica, prendono la prima a destra, poi la seconda a sinistra e sbucano davanti a te facendoti inchiodare e guadagnando otto secondi netti. Il giorno che metteranno un bazooka come optional le pagheranno tutte! Michele, ti prego non vomitare adesso che il semaforo è verde! Difatti si trattiene, d'altra parte mica porta gli occhiali lui e inoltre tifa Milan, guardo Giorgio che sta consultando un'enciclopedia e penso che potrebbe essere il figlio del postino. Indagherò. Mezz'ora di coda a Caposile. Alla prossima moto che mi sorpassa, giuro che apro la portiera e li concio per le feste. Al semaforo un vu cumprà evoluto ti regala un gelato ogni tre Lacoste fasulle. Papà, ma Porta Carlo Alberto è dedicata al condottiero o l'ha costruita lui? Cristo Santo, va bene che hai gli esami, ma è domenica, rilassati. Porta Carlo Alberto, sembra più l'invito che mi fecero due ragazze con cui dovevo uscire anni fa... Giuro, se mi fa un altra domanda di storia gli faccio inghiottire il libro con dentro tutti i Garibaldini! Bisogna che mi ricordi di cancellarlo dal testamento. Finalmente siamo arrivati, evviva! Via Bafile: CODA. Non mi importa più di nulla, dopo venti minuti parcheggio davanti ad un passo carraio, tanto è domenica, chi vuoi che si muova. Ore 11 e 58, ingresso trionfale in spiaggia e siamo pure fortunati perché una famiglia di turisti svizzeri è uscita in moscone e non è più tornata e si è liberato uno spiazzo . Porto i bambini ad immaginare il mare, perché davanti alla riva campeggia un cartello immaginario, con scritto: COMPLETO, qui anche Gesù avrebbe avuto problemi a camminare sulle acque. Mia moglie si cosparge di crema con fattore protettivo 30, a parte il fatto che io ero convinto che il fattore protettivo fosse
LE STORIE DI PISTIS
un contadino che voleva bene alle sue mucche, ma è così bianca che mi sembra una sardina infarinata e pronta da friggere. Benedetti gli inventori del topless e degli occhiali scuri, mentre mi sto godendo il paesaggio mia suocera si piazza davanti e penso che si togliesse il reggiseno la spiaggia si spopolerebbe in due minuti, poi arriverebbero quelli di Green Peace e la ributterebbero in mare. Una bambina tedesca si è persa in spiaggia e continua a parlarmi ostinatamente in tedesco, io le ho detto Mercedes, Merkel e Beckenbauer, le uniche parole tedesche che conosco, ma non capisce. Stasera potrei lasciare Giorgio in spiaggia con la bimba tedesca, magari va a vivere in Germania. Ore 17,30 è l’ora del rientro. Se parti presto eviti le code. Lo devono aver pensato tutti dieci minuti prima di me. La multa, comminata tre minuti prima, giace infilata sotto il tergicristallo, la lascio lì, mentre mia suocera commenta con l'immancabile... Te lo gavevo dito... Dopo un'ora e mazza di martirio ci fermiamo alla trattoria Alì Babà e i 40 Ladroni. Quattro spaghetti aglio, odio e peperoncino, tre fritture miste di soli calamari perché i gamberi erano finiti, fritte in olio scaduto e recuperato dal benzinaio adiacente, una zuppa inglese per mia suocera, che poi ha bevuto un caffè col Dietor, il tutto alla modica cifra di... Alì Babà, va a remengo ti e anca i quaranta ladroni. Ore 21,30, siamo davanti al cancello di casa, stanchi, ma felici. I bambini dormono, mia moglie sembra ben disposta e mi sorride, chissà forse stanotte mettiamo in cantiere una bimba e mia suocera se ne è andata con le sue ustioni di secondo grado e la mascherina per cappello. Jesolo, che passione! (Ho prenotato dal 10 al 20 Agosto in una pensioncina a Marghera).
Le battute di Sitsip "Euro 2020, questa sì che è vera Brexit...adesso sì che gli inglesi possono finalmente cantare I can’t get no satisfaction" "Più della legge ZAN, avremmo bisogno di una legge ZEN. Meditate gente, meditate" "Ma le vegane, possono darsi ai piaceri della carne?" "Il matematico viaggiava solo in incognita" "C'è una canzone di Morandi che racconta il mio rapporto con la bilancia: LA FISARMONICA" "Vorrei battere un po' la fiacca, ma alla fine vince sempre lei."
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DI BEPPE MORA
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COMING SOON! ...una passione in evoluzione.
Laboratorio di produzione e logistica Roncade (TV) Via Tommaso da Modena, 18 Tel. 0422.708765
Elenco punti vendita Carita’ di Villorba (TV) P.zza Aldo Moro, 15/I Tel. 0422.911739
Olmi di San Biagio di Callata (TV) Via.le I° Maggio, 18 Tel. 0422.892368
Casale sul Sile (TV) Via Nuova Trevigiana, 42 Tel. 0422.702604
Quarto d’Atino (VE) Via Stazione, 113 Tel. 0422.780778
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