STEFANO VOLPATO
La fatica bella CHIARA CASARIN
Ricercatrice di autenticità LUIGI CALDATO
Visione e azione
Periodico di approfondimento puntuale e trasparente
N.20 ANNO III – Luglio 2020
SPECIALE
ROBERTO COGNONATO
L’acqua come simbolo di rinascita
Casa?
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Simone Giannelli Capitano di Trentino Volley e medaglia d’argento a Rio 2016
N.20 – ANNO III Pubblicazione di Luglio 2020 Periodico Reg. Tribunale di Treviso n. 263/18 ROC 32559 Direttore Responsabile Mara Pavan marapavan@trevisocittaestorie.it Caporedattore Silvano Focarelli Direttore Creativo Andrea Zuccon Special tribute Bruna Graziani In redazione Lorena Mazzariol, Ivana Prior, Carlo Cecino Hanno collaborato Arturo Cardinale, Andrea Cartapatti, Carlo Cecino, Elisa Chironna, Marco Compiano, Lucia De Bonis, Giovanni Di Gregorio, Francesco Doimo, Valentina Facchin, Giorgio Fantin, Alessandro Fort, Edoardo Greco, Cinzia Mion, Elisa Perillo, Luca Saugo, Alessandra Scroccaro, Nadia Sorato, Stefania Vecchia Product Manager Stefano Realini Social Media Manager Gian Marco Scilla Ideazione logo Mauro Tittoto info@mtttt.it Art Direction e Grafica Eleonora Papini papini@mormorcreative.com Redazione redazione@trevisocittaestorie.it Stampatore L'Artegrafica - Casale sul Sile Via Martin Luther King, 68 0422 822754 Foto di copertina Alessandro Fingolo Fotografia Marco Compiano FOTOFILM di Nicola Mattiuzzo Editore Treviso città&storie REA TV – 416768 di Mara Pavan FREE PRESS pubbliredazionali
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EDITORIALE di Mara Pavan EDITORIALISTA di Andrea Zuccon REALIZZAZIONI Stefano Volpato di Mara Pavan
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ARTE Chiara Casarin di Mara Pavan
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MANAGEMENT Luigi Caldato di M.P.
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NO PROFIT Uniti Possiamo di Alessandra Scroccaro
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IL PORTOLANO Antologia La mia prima casa di Bruna Graziani
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ABITO LA VITA La Piazza di Lorena Mazzariol
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HAPPINEZ Oltre la fase 2 di Stefania Vecchia
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IO ESCO a cura di Ivana Prior e Silvano Focarelli,
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ATTUALITÀ Lockdown e DOCG di G.D.G. VECIA TREVISO Ricordando Arturo di Giorgio Fantin
SAPORI Di-Vina-Mente di Andrea Cartapatti
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SAPORI Tutti a tavola con la Peri di Elisa Perillo
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SPECIALE
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STORIA E AMBIENTE Sant'Antonin di A.C.
TERRITORIO L'eleganza di Conegliano di Valentina Facchin
NAVIGAMENTE Vino & Web di Edoardo Greco e Francesco Doimo
IL PUNTO di Silvano Focarelli
STORIE DI SPORT Giorgia Sottana di Si. Foca.
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STORIE DI SPORT Open canoe, open mind di A.S.
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STORIE DI SPORT La butto in vacca di G.D.G.
Sommario
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EDITORIALE
Io sto con i pellerossa U
na famiglia composta da mamma, papà e tre figli la più grande di 13 anni. Dialogo di bilancio lockdown. “Mio marito ed io ci siamo salvati andando a turno in garage”. Quanto mi ha fatto star bene il racconto di questa donna che nello spazio in cui solitamente si mettono al riparo le auto e gli oggetti meno utilizzati, dove di abitudine tra le nostalgie arrugginite e le biciclette attrezzate trova spazio il trittico colori pantone Contarina, proprio lì loro invece hanno ricreato un angolo di paradiso. Lì dentro, mi spiega mentre visualizzo nitidamente, c’è una Harley Davison che non mi aspettavo, ci sono i mobili antichi ereditati dai nonni da ristrutturare appassionatamente, c’è la musica e ci sono i libri vissuti, quelli da conservare, ma da non tenere sotto gli occhi perché adesso c’è bisogno d’altro sul comodino affianco al letto. Dal pozzo dei ricordi e dalla intima suggestione di questo box rigenerativo, esce niente meno che Alce Nera e l’attrazione che questa persona mi trasmette per gli Indiani d’America. Mi aggancia, portando alla memoria la mia libreria, ordinata per cicli emozionali, dove in alto a destra, nella sezione “Babbo Natale” so per certo esserci un libro dei primi anni 2000 “Io sto
MARA PAVAN DIRETTORE DI TREVISO CITTÀ & STORIE
con... i pellerossa”, un romanzo di formazione, una storia che trae spunto dai valori di questo popolo straordinario i cui principi hanno ispirato la costituzione americana e la cui cultura è scandita da rituali sacri. Dal Grande Spirito creatore dell’Universo alla fierezza di questo popolo, dal sacro bastone della parola agli scudi volanti. E poi gli Animali Medicina che corrispondono agli spiriti archetipali collegati a ciascuna specie animale, portatori di messaggi precisi. L’Aquila, per esempio, ha la prerogativa di saper vedere la trama dell’esistenza, è capace di volare così in alto da inglobare l’ombra alla luce e sconfiggere con coraggio la paura dell’ignoto. Dovrebbe affiancare la bandiera italiana in questo momento storico. La Medicina di una persona, dicono, è l’espressione del suo organismo vitale, è ciò che può migliorare il rapporto con noi stessi. Attraverso la Medicina degli Animali possiamo fare nostro il potere connaturato in ogni specie per esprimere al meglio il nostro ruolo e avvicinarci alla comprensione del Grande Mistero. Con un po’ di sana follia, una piuma d’aquila può diventare un’antenn a L akot a ch e n e s sun 5G p ot r à mai eguagliare.
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EDITORIALISTA
Diamo un Calcio al virus C
iak si gira, o meglio forse, goal si gioca! Fermi tutti, ma non il calcio, the show must go on, o meglio è giusto che riparta qualcosa, qualcosa che emozioni, qualcosa che faccia dimenticare il buio dei mesi scorsi, il black out spesso mentale, che cancelli le polemiche di un virus che di nobile aveva solo il nome. Gli altri, sport e spesso paesi, hanno alzato bandiera bianca, se ne riparlerà di sport, non da ps4, ma giocato, solamente a settembre, il trono, ma qui il corona non centra, spetta sempre a lui, il calcio, il soccer, il football... chiamiamolo come vogliamo. Saltano gli Europei (parliamo di Campionato Europeo di calcio) ma il campionato e le coppe nostrane vanno degnamente a coprire, forse in meglio, sicuramente quantitativamente probabilmente qualitativamente, i mesi a venire, il calcio da agosto non sarà l'inizio, come eravamo abituati, ma la fine di tutto: Coppe nazionali, Campionato e Coppe europee, in poco più di 2 mesi, tendenzialmente di sera a vicariare i palinsesti resi vuoti dagli europei pocanzi citati, in cui si concentreranno emozioni, imprecazioni, sfotto' e quant'altro. Insomma grazie anche al calcio si tornerà alla normalità, da very normal people, se ne parlerà tutti i giorni per giorni 60, il post covid, la fase x, ne
abbiamo perso il conto, sarà incentrata sullo sport più amato, più parlato, più odiato. Che si riprenderà i palcoscenici, finalmente anche le pagine dei giornali, diventeremo tutti dei medio man con la gazzetta da leggere, un po' tutti con la voglia di sfogliare un giornale o di vedere un telegiornale in cui si parli di altro... 3 mesi di tempesta mediatica monotematica hanno lasciato il segno, hanno solcato troppe menti, ben venga qualcosa di diverso di cui parlare. Abbiamo fame di normalità, di banalità, abbiamo voglia di tornare a sorridere, fare le code non al supermercato ma nei luoghi di vacanza... e in questo contesto lo sport che scalda e muove le folle, che con la corona è nato, data la sua genesi anglossasone, e dopo il virus di nome corona rinasce, è forse la ricetta giusta per condire questa pseudo rinascita. Avremo un calcio diverso ma sarà ugualmente bello, con gli stadi vuoti, in un'atmosfera surreale in cui il fattore campo varrà poco o niente, ma i salotti pieni; potremmo vedere la squadra A un tempo e una squadra mezza A e mezza B in un altro, dato che avremo 5 cambi nei 90 minuti per poter stravolgere squadra e magari partita; avremo giocatori stanchi e giocatori affamati, dato che in questo finale bignamizzato si
DI ANDREA ZUCCON
giocheranno presente e futuro, senza diritto di replica in sessanta giorni sessanta, che segneranno stagione, umori, bacheche, mercato. Torneremo a chiuderci in casa ma senza imposizione, la mascherina forse la useremo per coprirci gli occhi di fronte ad un rigore che non vogliamo vedere... Luci a San Siro, e non solo li!
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REALIZZAZIONI
Stefano Volpato La fatica bella
“Qualunque strada vi ritroviate a percorrere, fatelo con la massima dedizione come se fosse la vostra, così facendo sarà la vostra strada a venirvi incontro”
DI MARA PAVAN
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o incontro nella sua luminosa casa affacciata nel punto in cui il Sile s’accompagna al Cagnan, completamente ispirata da quanto la casa rappresenti le persone che la vivono. La vista è uno spettacolo di scorci che trapassano le finestre, un susseguirsi di quadri naturali che parlano e danno vita ad uno scambio tra interno ed esterno e viceversa.* Nonostante una certa aria di perfezione che aleggia ovunque, il color blu navi del completo impeccabile che indossa su una camicia bianca che più bianca non si può, in lui traspare una certa personalità romantica tipica dell’uomo d’altri tempi. Attraverso la storia di Stefano Volpato ho l’occasione di raccontare un antefatto legato al progetto della rivista che state leggendo. Certi dialoghi partono da lontano, frutto di associazioni, di scambi di idee, di accadimenti del Paese e del mondo su cui la redazione si confronta intrecciando le scelte e le visioni personali con le vicende della vicina pulsante vita cittadina. Stefano conosceva Francesco Giuriati, compagno di partite di molti trevigiani e frequentatore storico di quella Piazza che non c’è più. È venuto a mancare nel caldo agosto del 2019 e a settembre dello stesso anno abbiamo dedicato a Francesco alcune righe commemorative scritte da chi lo conosceva bene. Lo stesso che mi introduce a Stefano Volpato, il quale lo congeda guardandolo dritto negli occhi, gli dà un affettuoso colpetto sulla spalla e gli dice: “Mi devi promettere che andiamo insieme a Canizzano, a portare un fiore a Jack. Mi è rimasto indelebile la
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sensazione di quel giorno che l’ho incontrato pochi mesi prima che venisse a mancare, mi raccontava della malattia a cui stava andando incontro. Sento di non avergli dedicato tutto il tempo di cui aveva bisogno”. Con questo ci introduciamo nel mondo meno noto di colui che in Italia gestisce una rete di 5000 persone, dal 2011 direttore commerciale di Banca Mediolanum che vive come una Casa in cui abitano persone piene di sogni da realizzare.
è impresso nella memoria come uno scatto fotografico, rimasto simbolo di un traguardo. Posso dire serenamente che mi è mancato tutto, ma niente di cui avevo bisogno”.
Emozioni forti legate ad immagini tenute vive dentro di sé che traboccano di significati. Quando le evoca fa vibrare la voce, così tendenzialmente ferma e spesso accesa da un entusiasmo non comune. È la forza di questo passato che lo porta a trasmettere pensieri che appaiono formativi soprattutto per la gioventù d’oggi a cui guarda con ammirazione e fiducia. In occasione del premio La Fonte, un premio conferito agli ex allievi del Pio X che si sono distinti nella vita post studentesca, premio del quale è stato insignito nel 2017, nel corso della quale ha tenuto una sorta di lectio magistralis, ha ribadito con carismatica forza davanti ad una platea gremita di giovani, tra i quali c’era anche la figlia Anna (Giulio studia filosofia politica ed economica a Brighton): “Qualunque strada vi ritroviate a percorrere, fatelo con la massima dedizione come se fosse la vostra, così facendo sarà la vostra strada a venirvi incontro”.
Questo della fatica bella è stato il tema dominante dell’incontro. Più volte rilevata come metro di misura di una vita reale, sana e in pienezza, abbastanza scocciato dalla demonizzazione che se ne fa oggi: “la fatica è sempre bella, ti alimenta il desiderio con una chiarezza che niente al mondo. Mentre la vivi e la senti, ti guidi verso la tua strada”. Mi permetto di osservare che esiste anche una fatica meno bella, quella che corrisponde a scelte sbagliate che ci portano lontani da quello che siamo e apprezzo la franchezza con cui mi dice: “non sono d’accordo e sa perché? Crea confusione. Non si è mai fuori strada, se si è in un posto, bisogna viverlo al meglio. Sarà un’esperienza da attraversare che se percorsa con abnegazione farà avverare i nostri desideri”. E qui le parole si ammorbidiscono sulla bellezza del discoro di Martin Luther King quando nella New Covenant Baptist Church del 9 aprile del 1967 disse: “Se vi toccasse di fare gli spazzini, dovreste andare e spazzare le strade nello stesso modo in cui Michelangelo dipingeva le sue figure; dovreste spazzare le strade come Handel e Beethoven componevano la loro musica. Dovreste spazzarle nello stesso modo in cui Shakespeare scriveva le sue poesie. Dovreste insomma spazzarle talmente bene da far fermare tutti gli abitanti del cielo e della terra per dire: "Qui ha vissuto un grande spazzino che ha svolto bene il suo compito”.
I ricordi di Stefano sono tutti legati a papà Gino, abile sarto a Noale, e a mamma Lina, figlia unica di una famiglia benestante in quel di Scorzè: “gran lavoratore mio padre, che stava in laboratorio dalle 6 fino a tarda sera. Ha sempre fatto sentire mia mamma una regina. Dal loro modello ho attinto la capacità di desiderare.” Ci racconta che andava a vedere le avventure di Zorro dai vicini di casa livornesi. Quando arrivò la Tv anche in casa Volpato fu messa in un preciso punto del corridoio. “Quel punto, mi si
La famiglia parsimoniosa e valoriale è stata il vero imprinting portatore di quella spinta propulsiva necessaria ad ogni realizzazione. “Ho respirato in casa la fatica bella, che mi ha fatto ordinare le precedenze: prima viene il giusto e poi il conveniente”.
LECTIO MAGISTRALIS IN OCCASIONE D E L C O N F E R I M E N TO D E L P R E M I O L A F O N T E 2 0 1 7
La casa del destino *Tra un romanticismo che non ti aspetti e un pragmatismo che taglia l’aria che respiriamo, ci racconta la storia che lo ha condotto, a distanti di anni, nella casa in cui vive. “Avevo appena spostato la mia vita lavorativa a Milano, in uno dei rientri a Treviso ho comprato alla libreria Canova una cartolina, di quelle lunghe e strette che ritraggono scorci della città che amo da sempre.” Nel suo ufficio milanese, questa cartolina ha campeggiato, appoggiata al bordo di una lavagna porta blocco, andando così, proprio sotto i suoi occhi nel dimenticatoio. Finì che a distanza di diversi anni acquistò casa in quel posto pregno di storia e della secolare poesia di Alighieri, accorgendosi solo qualche tempo dopo, durante uno scambio con un collega che gli chiedeva se finalmente aveva trovato la casa dei suoi sogni, che il potere del destino e dell’immaginazione aveva creato la sua realtà inconsapevolmente.
Ed ecco, un altro ricordo che mi porta dentro al suo vissuto con incredibile partecipazione. “Quella volta sfidai il mio amico Marco a calcio, uno contro uno, in palio c’era il coccodrillo”. Marco era il compagno che aveva una Lacoste di un colore diverso per ogni giorno della settimana. Vinse Stefano, che portò a casa quello scucito coccodrillo verde
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che di lì a poco avrebbe campeggiato su una sua maglietta, un ricordo tarocco per imprimersi che quando desideri una cosa, puoi ottenerla con capacità e caparbietà. Tutto quanto detto fin qua, sembra quasi stridere con l’immagine dell’uomo che ho seduto davanti a me e il ruolo di prestigio che ricopre, così pregno di quel rigore assorbito in pre adolescenza negli anni di Collegio dai Salesiani. Fragilità. Ci addentriamo in questa tematica esistenziale, e siaU N A D E L L E I M M A G I N I C AT T U R AT E D A S T E FA N O D U R A N T E L E S U E R I G E N E R A N T I mo d’accordo che troppo PA S S E G G I AT E spesso oggi l’essere umano fa di tutto per farsi vedere forte, siamo d’accordo anche che il nucleo della vera forza risieda nella fragilità. Ma nell’affrontare questo tema ne introduciamo un altro: il pericolo degli slogan e delle frasi fatte. Così spersonalizzate come sono non affaticano sufficientemente l’animo verso un profondo scavo in sé stessi. Così scopro, tra le sue parole sicure che trapelano romanticismo ogni due concetti, che quella fragilità Stefano l’ha saputa rivestire. Padrone nel tenersi stretto qualcosa che solo le sue movenze tradiscono con semplicità quasi innocente, mentre l’involucro fatto di determinazione e forza di volontà, gli ha dato gli strumenti che lo hanno portato a costruire il suo posto nel mondo. Attraverso un’emanazione rassicurante ha conquistando in oltre 30 anni di carriera, la fiducia delle persone che a vario titolo si sono avvicendate, prima i clienti, poi i quadri dirigenziali e oggi tutto il patrimonio umano che a lui fa capo. Succede attorno ai 19 anni che Stefano vive il primo grande amore della sua vita attraverso cui accende una specie di gigante seguipersona nel palcoscenico delle sue rappresentazioni. Dalla tipica accensione che solo il combustibile dell’innamoramento può scatenare in noi, comprese che tutto era possibile. Eccovi l’aneddoto con colpo di scena finale. Uscito dalle superiori con 60/60, iscrittosi a Legge dopo pochi mesi viene chiamato da una società petrolifera, la Noal Oil. Al contempo l’Erasmus porta in Cina la sua fidanzatina. Separazione insopportabile. Dopo pochi giorni arriva a casa Volpato una lettera con carta intestata dell’azienda che comunica al meritevole Stefano Volpato un viaggio premio in Australia che poteva scegliere di convertire con altra destinazione. Al lavoro racconta di volersi licenziare, ma il capo per non lasciarsi sfuggire questo giovane promettente dà un aumento e gli concede due settimane di vacanza. Il calcio, che all’epoca ero lo sport praticato nella squadra del Noale, gli concesse il nullaosta per giusta causa. State pensando che la vita rende fortunati gli innamorati? La vita fa molto di più: tira fuori ad ognuno risorse inaspettate. Quella lettera è stata frutto di una ingegnosa strategia dettata dal cuore che con una sola mossa ha portato a segno tre obiettivi.
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“Voglio credere che l’ambizione abbia al centro l’amore e che l’amore abbia al centro l’ambizione”. La Banca nel futuro. "Sto lavorando ad un progetto per portare la banca nel futuro, voglio trasmettere un messaggio di fiducia ai giovani, un contesto straordinario che li valorizzerà. Sarà una soddisfazione per me vederli realizzati attraverso le scelte che stiamo mettendo in gioco in questo momento.” Cosa deve ancora allenare di se stesso? “Più che allenare devo imparare a riporre meno aspettative sugli altri.” Cosa la emoziona? “Mi emoziona la manifestazione delle fragilità umane. Mi emozionano i giovani che ci provano, mi emoziona Ennio Morricone, di lui ho assistito a 7 concerti è l’incarnazione di quella fatica bella messa in campo senza soluzione di continuità. Mi emozionano i paesaggi, spesso nelle mie camminate mi fermo a fotografare la natura, è lo spazio della mia rigenerazione.”
La realizzazione In Noal Oil presto Stefano si sentì come un leone in gabbia e avvertì che il suo futuro rischiava di essere in mano altrui. Un giorno la sorella Roberta gli comunicò che in Programma Italiana, stavano cercando persone nuove, “secondo me tu sei perfetto”. Era il 1986 e da lì fu tutta una lunga ascesa. Dall’appuntamento in via Collalto fino al 2000 c o m e s u p e r v i s o r, per poi coordinare un gruppo di oltre 400 collaboratori nell’area del Triveneto alla quale nel 2003 si aggiunse la responsabilità anche dell’Emilia Romagna. Da gennaio 2011 è direttore commerciale di Banca Mediolanum Spa, a capo di oltre 5000 persone. “Mi osservo e osservo, l’asticella la alzo con l’osservazione continua.” Papà Gino venne a mancare a 55 anni, in una manciata di mesi. Stefano al suo esordio in Mediolanum, si distinse per gli eccellenti risultati, durante la Convention di bilancio, la direzione consegnò un RVM dell’evento di premiazione. “Volevo farlo vedere a mio padre a cui avevano appena diagnosticato la malattia. Ma facendo una battuta agrodolce mi disse che preferiva non vederlo poiché l’emozione poteva essergli fatale”.
ARTE
“Il segno è una cosa che, oltre all’aspetto sensibile con cui si rappresenta, porta a pensare a qualcosa di un altro a partire da sè” Sant’Agostino
Chiara Casarin Ricercatrice di autenticità
DI MARA PAVAN
I
risvolti della cura, quella invisibile e quella manifesta, sono al centro di questo incontro tessuto come un arazzo filo dopo filo con tutta la calma disciplinata che la tecnica richiede e con la tipica follia intuitiva di chi vive fuso con gli elementi che gli sono naturali. Viene immediata la riflessione sul movimento dell’arte in epoca di Covid, ma lei, la protagonista di queste righe ci conduce in un'esplorazione che avvertiamo subito di altro livello. Un livello umano fortissimo che gli occhi scuri avvolgenti, uniti alla grazia e alla rara quiete sprigionano dopo poche battute, lasciando nitidamente vedere Chiara Casarin. Ricercatrice, curatore di esposizioni d’arte personali e collettive, membro del comitato scientifico dell’Accademia di Venezia, oggi anche componente della Commissione per il nuovo Bailo dei Musei Civici della nostra città. Chiara è anche scrittrice*, docente, redattrice di Vanity Fair, miscela di semplicità, intuizione e competenze anti convenzionali. Solleticata da quella domanda iniziale su quale sia, per la sua esperienza, la risposta degli artisti contemporanei a questo evento inaspettato, così annichilente, così pericoloso, così potenzialmente ricco di interpretazioni, implode in una affermazione: “Mi aspettavo una rivoluzione artistica, non è avvenuta”. Coniuga la valorizzazione delle collezioni storiche dei musei con la ricerca sull’arte contemporanea e l’applicazione delle tecnologie digitali. Come giurata di concorsi, in
cui è chiamata a visionare immagini di opere ad alta risoluzione che permettono di valutare il dettaglio infinitesimale, mantiene ferma e sempre più radicata la sua convinzione che l’arte sia frutto di incontri. "La cultura artistica è un lavoro di squadra, il confronto al fine della produzione è fondamentale oggi, l’artista eremita tendenzialmente è figlio di un’altra epoca.” Abbiamo visto in questi mesi, quanto senza stimoli sensoriali esterni ci si è spostati dal produttivo al comunicativo, passando da una ricchezza di contenuti anche introspettivi di rilievo che risultano però incapaci di spezzare realmente degli schemi, il più travolgente tra i significati che l’arte può avere. “Tutti i vuoti che avvertiamo li riempiamo con noi stessi, di fronte ad un’opera d’arte c’è una immedesimazione, un riconoscimento. Molto spesso un’opera non ci piace perché mette in luce cose che non ci piacciono di noi”. Cerchiano una risposta esaustiva sul perché la mancanza di feedback possa così confondere un’artista. E ci è piaciuto incarnare nel fenomeno metereologico della nebbia, una possibile riflessione. Il clima di incertezza che è calato sopra la testa degli italiani, che di per sé potrebbe contenere quella dose di turbamento tanto necessario all’artista per smuovere la sua interiorità, è mutato in una vera e propria coltre che non fa intravedere uno dei punti cardinali dell’arte, la purezza della Verità per quanto cruda, terrificante, dolorosa e assurda possa essere.
* Chiara ha scritto diversi testi critici e un saggio "L'Autenticità nell'Arte Contemporanea" di ZeL Edizioni
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Il maestro di Chiara è stato ed è il professor Paolo Fabbri, semiologo italiano che insieme ad Umberto Eco rappresentano le due correnti di pensiero più accreditate nello studio degli segni e della loro funzione.
“Nessuno di noi può dirsi esperto di arte contemporanea. Nell’approcciarci a un’opera nuova c’è una democrazia vera: è la prima volta per tutti.” Ci può dire cosa è per lei la Semiotica? “La Semiotica è stata molto più di una materia di studio, è la scienza della vita. La vita stessa è semiotica. Un segno, un testo può essere autosufficiente, per cui in arte come nella vita, dentro ad un’opera o ad un fatto esistono tutti gli elementi per comprenderla (Fabbri) ma allo stesso tempo tali segni possono essere compresi non prescindendo dal contesto (Eco). Attraverso un approccio semiotico che contempla tutte e due le teorie, ho trovato il mio codice di pensiero, mettendomi nella condizione di leggere gli eventi attraverso la mia personale cassetta degli attrezzi.” Ed è qui che troviamo l’aggancio, quello magico, che solo la vita può permettersi di far accadere. Papà Nello, imprenditore ex dirigente Benetton che oggi nella campagna di Zero Branco coltiva vino biologico a
ARTE
“L’arte è una cartina tornasole, può permettersi di dire. La reazione narrativa al Covid ha prodotto tanta introspezione ma non ha ancora spinto l’artista alla rivoluzione. Conto che ciò accada tra qualche tempo”
Il saluto di Chiara al maestro Paolo Fabbri
(17 aprile 1939 - 2 giugno 2020) “Paolo Fabbri non smetterà di essere per noi il punto di riferimento. Ogni volta che ci si presenterà un pensiero continueremo a chiederci cosa ne avrebbe detto lui. E per avere delle risposte continueremo a leggere avidamente i suoi libri e il suo sito. Fabbri mi ha dato, come a tutti noi suoi allievi, “la cassetta degli attrezzi” su cui formare la visione dell’arte e del mondo. Una chiave di lettura che è stata anche una chiave di rottura con la critica impressionistica. Mi ha dato gli ingredienti indispensabili prima per la tesi di laurea e poi per quella del dottorato di ricerca. Abbiamo imparato tanto da lui ma la cosa incredibile è che continuerà ad insegnare o, come diceva lui, a informare e a formare tutti i suoi allievi. Nello spazio e nel tempo. Nella vita, di maestro ce n’è uno solo e per me è stato Paolo. L’ultimo messaggio che mi ha scritto, il giorno del suo compleanno in risposta ai miei auguri, diceva “ Sono a Tangeri per un intervento urgente di esotismo”. E anche quella volta mi ha fatto sorridere pensando quanta ricchezza di pensiero c’era dietro ad ogni seppur piccola sua battuta.”
che crea un concept che vuole essere rappresentato e valorizzato attraverso i lavori degli altri artisti.”
F OTO D I F R A N C E S C O E S C I
produzione e consumo familiare, ha piantato in Chiara il primo seme di origine semiotica, insegnandole senza parole a guardare agli eventi e ai fatti sempre ricercando il secondo punto di vista, un’educazione all’alterità, divenuta lo strumento più prezioso contenuto in quella sua cassetta. “L’arte è filosofia nel contemporaneo, ci sono le ragioni dell’artista e le ragioni collettive che si fondono. Ecco perché mi permetto di pensare in senso Fabbri-logico ed Eco-logico, che tra un anno ci sarà la rivoluzione.” Nel 2013 per Vanity Fair, Chiara è stata inviata alla Biennale di Istanbul, ha potuto toccare con mano gli effetti della protesta di Gezi Park sugli artisti contemporanei i quali diedero vita ad una risposta reazionaria e immediata. Partecipando ad una emozione
collettiva fortissima, hanno preteso che il tema della Biennale aderisse all’attualità finendo per cambiare programma espositivo in toto. Questo è ciò che accade quando la chiarezza domina le nostre azioni. Cosa significa curare una mostra? “Bisogna distinguere tra mostre monografiche e mostre collettive. Nelle prime il protagonista è l’artista, il compito del curatore è mettere le opere in condizione di esprimere al meglio l’autore, creare un mood in cui sia rappresentato. Qui il curatore deve essere trasparente, meno evidente è la sua azione migliore è il risultato. Egli diventa un ponte di spiritualità, stare dietro le quinte è indispensabile. Nell’organizzazione di una mostra collettiva, invece, è il curatore ad essere protagonista, è l’idea del curatore
Potremmo pensare che questa donna così intuitiva, tenace e piena di talento, sia cresciuta in un famiglia di artisti o di storici, invece scopriamo che a parte mamma Luisa che le ha iniettato la cura come stile di vita, papà Nello appassionato di cultura classica e uno zio poeta, non ci sono altre influenze in questa direzione. Certo, c’è da dire che papà per addormentare la piccola Chiara, raccontava i miti Greci anziché Cappuccetto Rosso. La sua vita è stata scandita da un ritmo da addestramento militare, dove la ginnastica artistica l’ha accompagnata dai 6 ai 19 anni temprando nervi e forza emotiva. Dopo medie e liceo linguistico entrambe frequentate dalle suore dell’Istituto Canossiano di Treviso, pensa alla storia dell’arte come formazione universitaria. Ed è a Bologna, nel confronto diretto con artisti e gallerie, attraverso scambi di pensieri ed emozioni a forgiare il personale modo di interpretare e dare vita all’arte: gli eterni dell’arte classica rivivono attraverso la spinta interpretativa, attraverso il dialogo esplorativo degli artisti contemporanei che attingendo alla loro unicità posso contribuire alla trasmissione non solo dell’antico ma anche del nuovo.
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“Ho condotto tutta la mia vita fuori Treviso tra Bologna, Venezia e Parigi. La sento fortemente, ma mi è ancora lontana. Ho tutta l’intenzione, ora che ho deciso di viverci, di essere ricettiva ai suoi richiami” “Ogni mostra è una occasione per mettere in correlazione un recupero delle informazioni, creare comitati scientifici per scovare l’inedito in ogni competenza ed infine il contributo dei contemporanei cogliendo cosa possono imparare dai grandi capolavori classici. E trasformare tutto questo in un processo senza fine. Questo per me significa incrementare la cultura, non solo raccontarla. Il Museo è una fabbrica della cultura, non è un album, è un’officina. Il concetto ottocentesco di museo è scaduto e auto celebrativo.”
Gianbattista Piranesi, Architetto senza tempo Bassano del Grappa 20 giugno – 19 ottobre 2020
Anche in questa occasione, com’è nello stile di Chiara Casarin l’antico rivive nel contemporaneo. Una potente opera di Luca Pignatelli a sorreggere l’idea che l’antico rivive nel contemporaneo e che solo così si può mantenere viva la storia dell’arte.
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Aveva 22 anni, era il 1997, quando Chiara organizza la sua prima mostra. Era occupata in una ricerca sui falsi di Giorgio De Chirico per la tesi di laurea e lavorava a Roma. A Parigi invece sviluppa la tesi di dottorato sul concetto di autenticità. Solo apparentemente opposta a quella sui falsi della tesi di laurea. “In quell’esperienza mi sono accorta che non mi stavo addentrando in un lavoro compilativo ma in una dimensione in cui ogni tesi, ogni ipotesi sarebbe stata da dimostrare. Il tema era enorme e difficile, occorreva attraversare la filosofia dall’antichità ad oggi e, infine, elaborare una teoria valida. Il lavoro ha avuto molte autorevoli critiche positive.” Sconforto. “Se mi dici sconforto, per capirlo penso al suo contrario e in realtà penso a comfort”. Lo sconforto è una condizione che deve essere stimolante e che porti ad una reazione. A volte il comfort è parente della pigrizia. Rilevo che provo una sorta di sottile piacere nel lasciarmi andare, quando succede, allo sconforto. Scatta qualcosa in quel regno, una produzione inaspettata. Poi ho trovato anche il mio modo di affrontarlo: spesso vado a trovare un’artista, mi dedico ad un incontro che diventa di guarigione, di accensione. Il dolore più grande le ha fatto riparametrare le importanze. Quando è mancato Roberto, suo fratello, ha dovuto fare appello a tutti gli insegnamenti fin lì assorbiti, vedendo nella mancanza un nuovo ordine. Guardando anche la più tremenda delle situazioni con occhi che non siano i nostri di quel momento, così umanamente legati alla sofferenza, ecco che la vita si trasforma, mutando l’assenza in eterna presenza. Pochi giorni prima, Chiara diventava mamma di Matilda che oggi ha 17 anni, soli 11 anni di differenza con la sorella più piccola di Chiara, Sofia. La vita. “Educare significa insegnare ai figli a vivere senza genitori”. Un modo abbastanza forte per dire, l’indipendenza prima di tutto. Ma da mamma sempre presente.
FronteRetro Un’avventura quasi immaginifica degna di Peterson. Un giorno ai Musei Civici di Bassano del Grappa, di cui è stata Direttore dal 2016 fino al 2020, casualmente si imbatte nel retro di un monocromo del Canova: “c’erano ritratte 5 danzatrici, meravigliose, perfette, un lavoro finito, non abbozzato. Mi è nata spontanea la domanda su chi si fosse arrogato il diritto di pensare che il fronte fosse quello esposto per tutti questi anni, e non le ballerine. Questa domanda mi spinse a schiodare dalla parete tutte le opere presenti nel museo, opere appese da tempo immemore, mossa dalla curiosità di scoprire cosa nascondevano quei fronti. Con un pensionato ex dipendente del museo e ora volontario, passai giorni e giorni a schiodare quadri, andando fin nei depositi mai esplorati da questo punto di vista”. Chiara scopre un tale patrimonio di bellezza da allestire una mostra che ebbe nel 2018, insieme alle altre nel triennio, un riscontro eccezionale portando i Musei ad un + 41% di incremento di visitatori. Una operazione a costo zero degna di un’artista.
della vita potrebbe indurci ancora una volta a pensare che Chiara si nutra di questo. Ma la distanza che mantiene nel guardare la sua dimensione artistica è tale che rende ancora più affascinante il suo rapporto con essa, come solo una vera donna sa fare. Una donna che usa un inglesismo noto all’universo femminile in un modo tutto suo: “Io faccio shopping continuo. Di stimoli, di natura, di incontri, di misteri. Come quel fiore, che mi ha fatto fermare durane una delle mie passeggiate in mezzo la campagna della mia infanzia, un fiore mai visto, l’ho fotografato e presto saprò il suo nome... potrebbe diventare il titolo di una delle mie future mostre”.
Cosa mal sopporta? “La non curanza. Amo la leggerezza, ma la superficialità di chi non si prende cura, mi disturba.” Si dice che la vita sia un’arte. Ben lontano dall’essere un modo di dire, l’esercizio di un lavoro così fuso nel segno e nell’espressione TA O , I L L A B R A D O R D I C H I A R A T R A L E V I G N E D I PA P À N E L L O
Dall’incontro con maestri artigiani di prim’ordine del panorama dell’ottica nazionale e la vena creativa di Marco, nasce la produzione a tiratura limitata degli occhiali MARCOMELIS EYEWEAR, occhiali realizzati su misura - come un abito sartoriale. Ogni cliente, viene seguito dalla progettazione alla consegna finale. "C’è sempre qualcosa di me in ogni pezzo, in ogni particolare" così ogni occhiale diventa Espressione Unica. "Fatti da un italiano" è l’incisione sulle aste degli occhiali e rappresenta l'orgoglio, la volontà etica di realizzare tutto in Italia, trasferendo i valori artigiani, emanazione della storia e della creatività del nostro Paese. Gli occhiali MARCOMELIS EYEWEAR, valorizzano lo stile di chi li indossa, esaltano le unicità, vivono di sfumature e di colori. All’interno delle astine, si può persino inserire una dedica alla persona a cui sono destinati. Con il recupero di vecchi pantografi dismessi negli anni '60, la tradizione sposa la modernità delle linee.
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Dal 15 Giugno in campagna su Radio Deejay.
MANAGEMENT
Luigi Caldato
DI MARA PAVAN
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Un’abile regia dal proscenio
MANAGEMENT
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a sua vita è cambiata all’alba dei 20 anni, una sera di inizio primavera, quando serenamente diretto alla partita di calcio per il torneo notturno vede arrivare in giardino di casa sua lentamente e con i fari abbaglianti un’Alfa 2000 che Luigi conosceva molto bene, dalla quale scende il signor Sergio Comunello, con un classico cappello di feltro a falde marchio Barbisio, indossato sulla tre quarti come di sua abitudine. Questo noto Capitano d’industria del dopoguerra, tuona a casa Calda-to mandando in lacrime mamma Maria, in totale complicità con papà Antonio, mettendo all’angolo Gigi con un: “la festa è finita. Tu domani viene a lavorare da me. Ti aspetto alle ore 8 a Caerano”. Dopo uno anno nella sede centrale di Cassamarca, posto ambito da papà Antonio e dallo stesso influente Comunello, Luigi decide che stare gomito a gomito con il colletto bianco ragionier Motta che fumava due pacchetti di Malboro al giorno, davanti alla sua Olivetti Divisumma dove tutto si esprimeva nel maneggiare libretto di risparmio, scheda cliente e scontrino di cassa, non era proprio la sua dimensione. Tace la cosa in famiglia, si garantisce un lavoro da Angelo Botter e gli sembra di toccare il paradi-so vendendo Simca e
Comunello, Masseroli e il color acquamarina di Reginato *Sergio Comunello è stato il fondatore, l’anima produttiva e commerciale della Società Industria Comunello, poi divenuta Confezioni SanRemo nel 1960, grazie anche ad un grande gioco di squadra con i fratelli Renzo, Brino e la sorella Camilla. Fu lui a declinare la parte finale del suo paese, Caerano, dove si trovava la sede dell’azienda di confezioni, da San Marco in SanRemo, perché a lui quella cittadina di costiera, proprio piaceva tanto. “Il Signor Sergio ha lasciato un segno indelebile nel mio percorso di vita”. Tra il 1980 e il 1984, un’altra figura di uomo è stata di esempio. L’arrivo in azienda di Franco Masseroli, un bocconiano amico di Craxi che veniva dalla Brera, portò il fiorire della cultura imprendito-riale. Venuto ad abitare vicino la casa dei Caldato, chiamava spesso a casa sua Gigi, che seppur giovane, rappresentava la storia dell’azienda, ed insieme mettevano a fuoco idee brillanti e vincenti. Un cameo lo riserva anche il signor Asterio Reginato: “fu il primo uomo che vidi varcando la soglia dell’azienda quel lunedì mattina, il primo aprile del 1969. Aveva un indimenticabile completo in lino color acquamarina, uno stile tipico del vero dandy, realizzai in un attimo quanto il ragazzo di campagna che ero, avrebbe dovuto imparare a fondersi con il fascino senza tempo dell’eleganza e della ricercatezza.
Autobianchi. Una volta scoperto però, dopo soli due mesi, non gli resta che obbedire a quella che onestamente comprendeva essere una opportunità data con il cuore, seppur burbero, di una amicizia viscerale tra i il padre di Gigi e Renzo Comunello e poi dei fratelli, Sergio e Brino, nata durante il richiamo del servizio militare della seconda guerra mondiale. Luigi Caldato nasce nel 1949, nella casa colonica di papà Antonio, e zio Giuseppe e del nonno Ferdinando a Monigo dove tuttora vive, circondato da un grande giardino e vicino al Borgo Righetto, zona di gelatai dove i nonni materni vivevano e tuttora i suoi cugini. A 25 anni perde prima la mamma e subito dopo il papà. “Una mancanza - mi dice - avuta nella fase della maturità il cui significato profondo ho compreso molto tempo dopo, stabilendo un legame che è diventato la mia fede e la mia guida”. Di lì a poco perde anche la sorella Dina e si ritrova ad elaborare il vuoto di una famiglia per lui rivelatasi talmente granitica da lasciare un segno indelebile nei suoi principi. Come possiamo trasformare una mancanza? Declinandola in azione. Così verrebbe da dire ascoltando Luigi raccontare la sua storia, uno degli uomini più lucidi che abbia fin qui conosciuto nell’esprimere il tatuaggio educativo che non lo ha fatto diventare un uomo di impresa, nonostante le spiccate doti professionali che più di qualcuno gli ha riconosciuto, un’ammissione di forza non comune. “Mio padre mi ha cresciuto ripetendomi: “ragazzo, non avere mai debiti nella vita”. Questo forte condizionamento si unisce a degli esempi familiari da cui ha estrapolato le sue regole di vita: “i modelli respirati in famiglia sono stati dignità, libertà e solidarietà”, così nel terreno di Luigi sono cresciuti, come fiori di campo, opportunità legate a solide e affettuose amicizie coltivate con etica e rispetto. Di qui la sua propensione a portare sempre avanti gli interessi di insieme. Il buon padre Antonio ospitava Renzo e i suoi fratelli a pranzo - fondatori di quest’azienda* che nel suo massimo splendore contava 5600 dipendenti, prima di essere ceduta nel 1971 alla Genesco Americana - tornando dal mercato sulla strada del ritorno dopo aver venduto coppole e impermeabili di nylon, così trasformando casa Caldato nel quartier generale di Comunello. Quel giovane promettente in piena adolescenza, non era ancora in grado di leggere sé stesso, mentre i fratelli Comunello ne avevano intuito le
I N A LT O : G I G I CON MASSEROLI A SINISTRA: GIGI BAMBINO S O T T O : C A L D AT O CON GREGGIO AD UNO DEI SUOI 39 PITTI UOMO
S OT TO : N E L G I O R N O DELLA CRESIMA CON I L PA D R I N O R E N Z O C O M U N E L LO
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DA S I N I S T R A : I N S A R TO R I A A L L A S A N R E M O, I N AU G U R AZIONE DEL MENEGAZZI NEL 2017, NONNO ALESSANDRO CON LE FIGLIE MARIA E C E L E S T I N A , G E L ATA I D I B O R G O R I G H E T TO
potenzialità soprattutto per lo spirito flessibile fuori dal comune. “Nel periodo della mia adolescenza c’è stato come un buco temporale, ricordo che non mi sentivo nessuno, niente mi ha segnato o forse troppo”. Fatto sta che nella SanRemo, Luigi Caldato trascorre 39 anni di carriera, passando dall’ufficio consumi all’ufficio “Tempi e Metodi” - diventato poi un motto che gli ha permesso di stabilire standard produttivi di alto livello - ed infine ricoprendo ruoli di dirigenza dove la sua parte creativa ha potuto esprimersi in tutta spontaneità. La SanRemo ha avuto quattro cambi gestioni (Comunello, Masseroli, Farinelli e Inghirami) nel corso degli anni, prima dell’ultimo step che ha visto l’acquisizione del Gruppo Inghirami nel 1988, era stato proposto ai cinque dirigenti storici, tra cui Luigi, che però a causa del diktat paterno, “mai debiti”, ha preferito ritenere conclusa quella tappa della sua professione. L’animo curioso e social liberale nel 2008 lo ha veicolato verso l’esperienza della politica, una legislatura nelle fila del Pdl per imparare che l’unica cosa che conta è il senso del bene comune, un valore che non si impara e che può essere solo dentro di sé. Per buona pace della politica, fedele per definizione, che tale senso lo vede invece proiettato fuori di sé. A fargli esprimere questo valore in pienezza, forte del bagaglio aziendale e della breve ma importante comparsa nel mondo della politica, arriva la Presidenza Israa: sette anni che con grande gioco di squadra hanno portato la realtà di Treviso a diventare tra le Ipab più importanti del Veneto (nella nostra regione si D A L L ' A LT O : LE FIGLIE SAMUELA E EMMA SOFIA
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contano 180 Istituti pubblici di assistenza e beneficienza). Ma il fiore all’occhiello del suo mandato porta un messaggio sociale ed educativo fortissimo dove la persona è sempre stata messa centro delle attenzioni: non solo ha raccolto e curato l’indiscusso valore di cui i nostri nonni sono depositari in termine di storia e radici, ma ha avuto l’intuizione di aprire le porte ad una realtà da sempre chiusa nella sua dimensione esternizzando i servizi, portando assistenza a domicilio ed educando le famiglie all’assistenza dell’anziano. “Siamo usciti dalle mura dei nostri istituti, modernizzando il sistema assistenziale proiettandoci nel diventare veri centri di servizio e implementando le residenze dei nostri anziani in un prestigioso e innovativo progetto lo Smart Cohousing di Borgo Mazzini. Con l’aumento dell’aspettativa di vita c’è una concreta necessità di migliorare e prolungare la qualità della vita sociale della popolazione anziana. Ringrazio infinitamente per la collaborazione, la professionalità e la vicinanza l’intero mio gruppo di lavoro. Rinnovo i miei sinceri auguri di proficuo lavoro al nuovo Cda, per un’avventura che ritengo sicuramente impegnativa, ma di grande soddisfazione.” La vita ha premiare il suo talento camaleontico dimostrato con successo in vari settori così, per non smentirsi, al momento dell’intervista lo troviamo già occupato in un’esperienza che lo fa abbracciare, guarda caso, l’arco temporale del ciclo vitale: dal mondo prezioso degli anziani, un’altra Ipab, in un’altra città gli ha teso le braccia, arrivando al mondo dei bambini presso l’Istituto provinciale per l’infanzia Santa Maria della Pietà. Da 700 anni questa realtà racchiude anche l’essenza di Venezia tra documenti e opere d’arte antiche. Fondata nel 1335 da Fra Petrucchio D’Assisi, questo ente sostiene quelli che vengono definiti “i fantolini della Pietà”, ovvero l’infanzia abbandonata. Caldato è stato nominato Consigliere, insieme ad altri quattro, da Venezia Città Me-tropolitana nella persona del Sindaco Luigi Brugnaro, e come suo stile ne ha fatto una missione.
L’amore, le figlie, Amici miei e lo sport La sua grande passione è il calcio, prima come giocatore e poi come dirigente con la Calpoz e l’Indomita per finire fino a 50 anni con amici amatori. Amante del biliardo, ancor oggi sciatore, i suoi 71 anni portati con eleganza riconosciuta, non sono scalfiti da una caduta di questo inverno mentre sciava con la figlia sedicenne Emma Sofia. Un’adolescente curiosa e perspicace, iscritta al terzo anno del Liceo Classico Europeo Foscarini Venezia, “è la mia fonte di giovinezza”. Ha caldeggiato alla figlia primogenita Samuela un percorso nel mondo del tessile, le ha permesso di misurarsi con esperienze oltreoceano, un lungo periodo a Philadelphia per imparare le lingue e allargare le visioni, “sento di averle trasmesso la passione e l’amore per il lavoro. Posso dire serenamente che l’allieva ha superato il maestro.” Alle figlie e ai giovani trasmette la determinazione, la grinta e l’ottimismo. “Cercando l’ambiente che piace di più, vince chi persevera. Anche in assenza di una spiccata ambizione si può avere una vita costellata di successi.” Con gli amici è solito condividere un viaggio all’anno, verso i primi di settembre, rimpatriate che hanno tutto il gusto dell’eterna combriccola di Monicelli, “quest’anno meta Langhe”. Cosa fa finire l’amore? “L’assenza di emozioni. Seguire il cambiamento della relazione, accompa-gnarlo nelle sue onde, cercando di tenere accesa la fiamma, è un’arte che si impara. L’assenza della cura la paghi sulla tua pelle, a volte a caro prezzo. Rinnovarsi è la parola chiave per un rap-porto che sa seguire il ritmo delle stagioni interiori, come in un cambio armadio che muta il vestito ma non la struttura che lo contiene”.
INNOVAZIONE SOSTENIBILE
Protezione e opportunità per i propri risparmi C
ome proteggere i propri risparmi dalle incognite scatenate dall’emergenza Covid-19? È questa la domanda che rimbalza con forza tra le famiglie trevigiane in questi giorni in cui la città prova a tornare, seppur parzialmente, alla normalità. Una risposta arriva da Banca Generali Private. Anche durante il lockdown, infatti, i private banker della sede di Via San "Protezione non Nicolò 33 non hanno mai vuol dire rinunciare smesso di guidare le famiglie del nostro territorio nelle scelte alle opportunità di investimento in uno dei momenti più difficili dal di rendimento Secondo Dopoguerra. aiutando anche “La crisi ha gettato un velo di la ripresa del forte incertezza sul risparmio e portato le famiglie del nostro sistema-Paese” territorio ad aumentare la già forte domanda di soluzioni Massimiliano Ruggiero protettive – commenta Banca Generali Massimiliano Ruggiero, trevigiano doc e attuale Area Manager di Banca Generali nel Nordest, che aggiunge – in queste settimane siamo stati vicini ai nostri clienti e ai loro investimenti cercando in primis di rassicurarli dai rischi di una volatilità eccezionale che dopo i picchi di marzo è infatti diminuita ad aprile per far posto al recupero dei listini. E poi cercando di monitorare da vicino le posizioni del patrimonio complessivo familiare aiutando le famiglie a valutare i nuovi obiettivi e orizzonte temporali alla luce delle soluzioni e delle opportunità che si stanno presentando”. Il desiderio di prudenza per le incognite sul futuro e gli scossoni dai mercati tra fine febbraio e marzo si evince dai dati. L’ultimo rapporto dell’Abi segnala come nei primi quattro mesi del 2020 gli italiani abbiano spostato sui conti correnti ben 38,5 miliardi di euro equivalenti a un +31,4% rispetto a quanto registrato nel 2019. Le stime delle istituzioni europee e di Confindustria indicano una recessione tra l’8 e il 12% del pil per quest’anno in Italia e su livelli non molto distanti in Europa. “La recessione è già scontata nelle mosse dei mercati che guadano avanti agli interventi per migliaia di miliardi tra banche centrali e Governi che stanno facendo di tutto per rimettere in moto la ripresa e tenere liquidi i mercati dei capitali per le imprese. In questo frangente le opportunità non
mancano, non solo nel mondo delle gestioni, ma anche nelle soluzioni di investimento a supporto del Paese, con un contributo concreto al credito alle pmi più colpite dalla crisi, e ritorni di investimento interessanti” aggiunge il manager di Banca Generali Private. La banca private controllata dal più grande gruppo finanziario italiano (Generali da quasi 200 anni sinonimo di garanzia e protezione in Italia e in Europa) offre infatti una serie di soluzioni diversificate con obiettivi di rendimento nel mediolungo periodo alla propria clientela. Le strategie dei propri contenitori gestiti, assicurativi e finanziari, con portafogli modello prospettano rendimenti molto interessanti a 3 e 5 anni. Lo storico dei risultati negli ultimi 5 anni di queste soluzioni presenta infatti ritorni medi all’anno nell’ordine del 3,1% per i modelli di portafoglio a rischio medio, del 2% per il modello medio-basso e del 4,5% per quelli più aperti alla volatilità. Durante queste fasi di forte volatilità, diventa importante valutare anche le opportunità dagli investimenti progressivi che consentono una mediazione dell’intervallo temporale e dei conseguenti prezzi sui mercati. Un’altra opportunità di diversificazione, contenendo la volatilità e potendo contare su una gestione separata allargata a diversi strumenti di credito internazionali, è fornita dagli investimenti assicurativi tradizionali ramo primo. Negli ultimi anni il rendimento di queste soluzioni molto ricercate dalla clientela si è attestato sopra il 3% lordo. Si tratta di strumenti a lungo termine con orizzonte anche superiore ai 5 anni. Infine, un ulteriore passo avanti nelle proposte di rendimenti allettanti a 5-6 anni è offerto dalle proposte di cartolarizzazioni a supporto delle imprese e del sistema che Banca Generali ha saputo sviluppare in questi ultimi 3 anni. Per la clientela professionale le proposte riguardano ad esempio “Italianonsiferma” creata insieme alla Fintech Credimi che riguarda i crediti alle pmi colpite dal coronavirus ed ha un obiettivo di rendimento del 3% sopra l’euribor potendo contare sulla garanzia pubblica al 90% oltre ad un ulteriore 10% sottoscritta dal Gruppo Generali. Un modo per discostarsi dalle oscillazioni dei mercati, portando un aiuto concreto alla ripresa del Paese proteggendo i risparmiatori. La ricetta di Banca Generali di innovare e portare sviluppo con una crescita sostenibile.
SEDE BANCA GENERALI TREVISO
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NO PROFIT
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iceva la scrittrice cilena Isabel Allende che “le crisi e le avversità spesso diventano occasione di crescita interiore.” Ed è proprio in periodo di crisi che nascono spesso le idee migliori: oggi vi presentiamo un gruppo di giovani che ha pensato ad una soluzione per aiutare gratuitamente e nell’immediato i commercianti locali a superare la crisi economica causata dal COVID-19.
La nuova risposta no profit per aiutare gli esercenti locali e rinforzare la coesione sociale di una comunità DI ALESSANDRA SCROCCARO
Loro sono UNITIPOSSIAMO, una startup, uno slogan e un’iniziativa no profit dedicata alle attività commerciali che sono state costrette a chiudere le loro attività per diverse settimane e che ora, anche dopo la riapertura, sono in crisi di liquidità. <Si tratta di un unico sito web che racchiude tutte le attività commerciali che sono attive o vogliono riattivarsi, anche in tempo di lockdown, offrendo i loro prodotti e servizi con consegna a domicilio, ad asporto o tramite coupon da acquistare e utilizzare una volta usciti dall'emergenza> spiega Elena Barone Innovative Business Developer del progetto. In realtà già diverse proposte a favore dei commercianti sono nate durante e dopo la quarantena, ma si sa che la frammentarietà di queste iniziative è controproducente. Quindi un aggregatore di progetti/gruppi/ esercenti locali semplifica la ricerca per l’utente che non dovrà più districarsi tra decine di siti web differenti e aumenta la visibilità delle offerte proposte dai commercianti. UNITIPOSSIAMO è un sito web www.unitipossiamo.it e si trova anche sui principali social Facebook, LinkedIn e Instagram. Come funziona UNITIPOSSIAMO? Se sei un’attività economica, vai nella piattaforma di UNITIPOSSIAMO, ti registri gratuitamente al sito più idoneo per categoria di prodotto (alimentare, ristorazione, cura della persona, tempo libero, etc.), per tipologia di servizio (consegna a domicilio, servizio per asporto e acqusito coupon) e per area geografica. Questo ti permetterà di farti pubblicità gratuitamente, di localizzarti in una mappa geolocalizzata in tutta Italia e di aumentare la tua visibilità. Se sei un privato e vuoi sapere come e dove poter acquistare i prodotti e i servizi
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che ti servono, sostenendo l’economia locale, puoi esplorare la mappa e localizzare le attività economiche e commerciali che offrono servizi in questo periodo di quarantena. Altrimenti puoi anche suggerire al tuo commerciante di fiducia, di inserirsi e rendersi visibile gratuitamente in questa piattaforma. Se sei una pubblica amministrazione, puoi informare le attività commerciali del tuo comune e renderle così visibili in questo che vuole essere un aggregatore di siti web. La piattaforma: i numeri La piattaforma contiene già 10.000 attività commerciali e 29 piattaforme locali e conta di quadruplicare il numero di iniziative promosse fra qualche mese, per un traffico online totale di 5.000 visite giornaliere. L’obiettivo è ambizioso: quello di contrastare nel peggiore degli scenari, il rischio di 600.000 licenziamenti e di bancarotta e chiusura attività per 43.000 esercizi commerciali, da qui nei prossimi 3 mesi (elaborazione da dati ISTAT ed FMI). C’è anche un altro obiettivo, più qualitativo, quello di sostenere le comunità locali e la coesione non solo sociale, ma anche economica, supportando i commercianti e i professionisti che ad oggi provano sconforto e si sentono inadatti ad affrontare la situazione. In tutta la provincia di Treviso hanno già aderito più di un centinaio di commercianti e professionisti. Nella sola città di Treviso si contano 25 esercenti che si trovano nella piattaforma, la maggior parte offrono i servizi e prodotti con consegna a domicilio e sono del settore food (ristoranti, gastronomie, fruttivendoli, etc.) e informatica. Tra questi sono segnalati ad esempio Camelia Bakery, Enoteca Trevigiana Mario Rossi, Pizzeria Da Fausta, Pizzeria Da Pino, Gelateria Fantasy, Osteria Canova, Gustolia Bottega Gastronomica, Bloom ristorante, F.LLI GATTO fruttivendolo e ABC Informatica.
L’idea: com’é nata? Com’è nata l’idea? Al contrario di quanti pensano che gran parte dei ragazzi delle nuove generazioni siano dei “bamboccioni”, questa idea sfata finalmente questo preconcetto e eleva le qualità di creatività, motivazione e competenza, portate da giovani under 30. UNITIPOSSIAMO è un’idea nata da ragazzi che hanno deciso di mettersi in gioco e di mettere a frutto le proprie competenze per contribuire a risolvere una delle più grandi sfide di tutti i tempi. Hanno lavorato per 48 ore non stop durante l’hackathon HACK FOR ITALY (www.hackforitaly.online), una maratona virtuale, seguita da quasi 1.500 persone, tra cui giovani, esperti e mentor, che ha permesso in poco tempo di sviluppare 53 soluzioni e idee innovative digitali e non, per gestire l’emergenza COVID-19 e legate alle seguenti categorie: Save Lives, Save Communities, Save Businesses. L’iniziativa è stata sponsorizzata da Step Tech park, un hub innovativo che supporta progetti green-tech. Tra i community partner dell’iniziativa anche H-FARM, piattaforma di innovazione, imprenditoria e formazione con focus sul digitale, con sede a Roncade (TV). UNITIPOSSIAMO è un team attualmente di 16 giovani, con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, provenienti da tutta Italia, alcuni residenti all’estero. Prima di questo
progetto non si conoscevano e grazie a questo, oltre alla collaborazione professionale, sono nate delle vere e proprie amicizie. Come a dire che si può far impresa, anche in tempo di crisi, da remoto, con persone sconosciute, ma con la stessa motivazione e passione. È proprio l’eterogeneità delle loro competenze, la loro forza: sono esperti in ambito economico-manageriale, progettuale, comunicazione/ marketing, design, informatica e sviluppo IT. Il team è tutt'altro che chiuso ed è aperto tutt’ora a quanti vogliano contribuire al suo sviluppo, in forma volontaria. UNITIPOSSIAMO non è solo il loro nome, ma anche il loro mantra, il loro spirito guida. Ma dopo la crisi, UNITIPOSSIAMO potrebbe essere ancora di utilità? <Sicuramente il legame che si sarà creato tra commercianti e utenti potrà essere seguito anche in tempo di post crisi. La nostra piattaforma inoltre potrebbe essere utilizzata per eventuali future crisi, non solo come quella attuale, ma anche per quelle ambientali, come ad esempio l’acqua alta eccezionale a Venezia dello scorso autunno> spiega Elena Barone. Il futuro di UNITIPOSSIAMO sarà ancora una volta rivolto a sostenere progetti a impatto e innovazione sociale. Isolati è difficile che privati e commercianti possano sostenere una situazione simile. Mentre uniti, possiamo.
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CHI SIAMO
VENETO THE CARE TOWER
Health Service Italy è una nuova realtà imprenditoriale, nata dall’incontro di diverse professionalità venete. Il Veneto, l’eccellenza del suo sistema sanitario, l’acume del suo mondo accademico sono il principio ispiratore di questa nuova esperienza.
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EURO 299,00 (TUTTO COMPRESO)
L'AZIENDA SI AVVALE DI PRODOTTI DI PULIZIA E CONSUMABILI CON PRESIDIO MEDICO CHIRURGICO
EURO 59,00 (ESCLUSO DISPENSER)
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ATTUALITÀ
La DOCG Conegliano Valdobbiadene alle prese con giacenza, nuova produzione e valore futuro Incontro con Bernardo Piazza della CE.VI.V. Srl e Gianfranco Zanon della Valdo Spumanti Srl DI GIOVANNI DI GREGORIO
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er come sta andando il tempo, gli esperti concordano che in base alla preziosa e delicata fase fenologica della fioritura, la vendemmia nelle colline del Conegliano Valdobbiadene, potrebbe effettuarsi già a partire dalla fine di agosto o ai primi di settembre. Quei “grani di pepe” attraverso cui si esprime il futuro potenziale dell’uva, a giugno inoltrato, stanno dando agli agronomi la previsione della quantità di produzione. Dopo l’emergenza epocale determinata dal Coronavirus che ha causato blocchi, ritardi ed incertezze, il mondo vitivinicolo fremeva per un intervento univoco da parte di tutte le forze che ruotano attorno a questo amato e fruttuoso settore. Il pericolo porta il nome di giacenza da lockdown, stimata attorno al 30% dell’intera produzione 2019, un invenduto che se sommato alla nuova produzione porterà con sé un concreto rischio di svalorizzazione del prodotto.
subito la più sensata. A muoverla con decisione è stato ai primi di maggio, un professionista della vinificazione, Bernardo Piazza, nel settore da oltre 30 anni, argomentando circa l’urgenza di stilare un protocollo di emergenza immediato e condiviso atto a stabilire quella quantità da trasformare per coprire l’anno 2021. Piazza, trasformatore per vocazione, è l’anello di congiunzione tra il produttore e l’imbottigliatore, componenti della filiera del ciclo del vino.
DOPO LA FIORITURA, QUANDO GLI ACINI D’UVA ASSOMIGLIANO A GRANÌ DI PEPE
Nel corso del CDA del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene tenutosi a fine maggio sono stati proposti tre punti al fine di decidere, non solo quale sarà il quantitativo di produzione per ettaro (proposti 120 quintali per ettaro oltre alla tolleranza del 20% come supero di campaLa proposta di certificagna, per un totale massimo di 144 quintali) re solo un certo quantima anche, a tutela della produzione 2020, tativo da immettere nel di autorizzare la commercializzazione della mercato è sembrata da stessa a partire dal 1 gennaio 2021. Questo per esaurire la giacenza 2019. Dunque quest’anno a “Ora abbiamo bisogno Natale, niente vino nuovo. Terdi credibilità, stabilita zo punto, prevedere preventivae coerenza.” mente attorno a luglio 2020, di Bernardo Piazza stoccare un certo quantitativo
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di prodotto che verrà liberato nel mercato nel corso del 2021 qualora ci dovesse essere un significativo incremento delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2019. Con Gianfranco Zanon, un cognome storico come le colline che abita, direttore della Valdo Spumanti azienda leader nella produzione dello spumante DOCG, affrontiamo i delicati passaggi che hanno prodotto scelte che nel corso di questi 30 anni e ancor più negli ultimi 10, definiti per certi aspetti anni di doping, hanno portato all’esponenziale, quintuplicata, crescita della produzione del mondo Prosecco. “Oggi più che mai - dice Zanon - la
ATTUALITÀ
rimanere sulla lama del rasoio, molto probabilmente soccomberà.”
concertazione della filiera diventa fondamentale per la salvaguardia e la valorizzazione della nostra denominazione.” Quello che emerge in modo eclatante è che il Conegliano Valdobbiadene DOCG ha bisogno di regole nuove, condivise e che abbiano come comune denominatore il valore unico e identitario delle nostre colline. “Tutta la produzione - continua Zanon - della nostra denominazione dovrebbe essere rivendicata unicamente nel Conegliano Valdobbiadene DOCG e declinata nella solo versione Spumante, escludendo quindi la possibilità di produrre vini che possono essere utilizzati per altre denominazioni.” Zanon prosegue sostenendo che la comunicazione deve essere precisa, forte e che deve arrivare al consumatore sia italiano che internazionale in modo tale da consolidare e rafforzare il valore intrinseco ma anche quello percepito dello Spumante prodotto nelle colline del Conegliano Valdobbiadene. Il tutto per non creare incertezze al consumatore. “Dobbiamo sicuramente ripartire dalla terra, dalle nostre origini, mettendo al centro degli obiettivi futuri il principio dell'etica e della sostenibilità a 360 gradi. Il rispetto dell'ambiente e della Comunità in cui operiamo dovrebbero essere perciò il mantra del nostro vivere quotidiano, in modo tale che si possano creare le condizioni ottimali affinché le nostre colline possano accogliere sempre di più enoturisti e winelovers, che diventeranno poi i nostri primi ambasciatori nel mondo”. La proposta di Bernardo Piazza atta a prorogare il mandato già scaduto del CDA presieduto da Innocente Nardi, era ed è legata alla situazione venutasi a creare con l’emergenza Covid 19. Ciò per evitare che le nuove nomine del Consorzio, si trovassero calate in una realtà che necessita di decisioni urgenti e tempestive senza la possibilità nemmeno di incontrarsi. “Dal punto di vista normativo c’è un obbligo giuridico e da statuto a cui rispondere ci dice a tal proposito Zanon in controtendenza alla proposta di Piazza - e penso che sia opportuno farlo appena saremo messi nelle condizioni di poter effettuare l’Assemblea pubblica e quindi le votazioni.” Presumibilmente l’Assemblea dei soci si riunirà per eleggere il nuovo Consiglio, che a sua volta eleggerà il nuovo Presidente, a Villa Brandolini a Solighetto come di consuetudine, tra la fine di giugno e i primi di luglio. Un punto che a Gianfranco Zanon sta particolarmente a cuore, è quello relativo alla comunicazione. Quando parliamo dello Spumante di Conegliano Valdobbiadene la comunicazione dovrebbe essere mirata a far
Nelle zone di Conegliano Valdobbiadene in passato, ogni famiglia di agricoltori aveva una figlia o un figlio diplomato in enologia o laureato in Agronomia. Tanto è vero che nel decennio 1990 - 2010 si assisteva al fenomeno della partenza di corriere piene di giovani studenti diretti all’Istituto enologico Cerletti di Conegliano. “Oggi - ci dice Bernardo Piazza - rispetto al passato mancano delle figure professionali che spesso si formavano all’interno delle cantine come il cantiniere, l’assaggiatore, il meccanico, le cosiddette maestranze tecniche. Abbiamo perso un valore enorme.”
I N F OTO G I A N F R A N C O Z A N O N
capire da quale territorio proviene il prodotto, per non correre il rischio di svalorizzare la fatica della viticoltura eroica e del paesaggio che ha conquistato per la sua conformazione naturale il riconoscimento da parte dell’Unesco di Patrimonio dell’Umanità, risultato ottenuto dopo 12 anni di impegnativo lavoro da parte di tutte le istituzioni locali e regionali. “Pertanto non vorremmo che tale riconoscimento diventasse solo uno specchietto per le allodole per l’intero comparto, anche in relazione al fatto che negli ultimi 10 anni abbiamo assistito al quintuplicarsi delle bottiglie prodotte nel sistema Prosecco che sono passate dai 120 milioni circa del 2009 ai quasi 600 milioni di bottiglie dell’anno scorso.” In altre parole, il valore deve essere rappresentato principalmente dal territorio, e secondariamente dal prodotto per mantenere una valorizzazione “superiore.” Basti pensare che un ente terzo come l’ICOMOS prima di dare il via libera definitivo al riconoscimento UNESCO delle colline del Conegliano Valdobbiadene è intervenuto riconfinando in un modo dettagliato le aree del nostro territorio. La Core Zone, è quella che si può vedere anche dal satellite e che appare come una doppia dorsale di “schiene di dinosauro”, essa rappresenta nella sostanza la naturale conformazione delle colline ciglionate, chiamate storicamente le Rive. L’Ente, ha definito inoltre altre due zone la “Buffer” e la “Commitment” zone. Chiediamo a Zanon, quale futuro vede per il Conegliano Valdobbiadene? “Ci troviamo davanti ad un bivio importante, chi ha le armi affilate e vuole combattere galleggerà in questo momento di emergenza e potrà poi essere attore protagonista del successo che si merita il nostro territorio, chi invece deciderà di
Chi si occupa di fare la vendemmia oggi? “In pianura per il 94% è meccanizzata, nei vigneti storici invece, dove ci sono i ciglioni, gli agricoltori si preparano con già professionalizzate squadre di vendemmiatori che arrivano soprattutto dall’est europa. Speriamo che quest’anno, vista la situazione, la vendemmia sia più italiana che estera, magari sempre colorata ma più italiana”.
Macro zona della DOCG e struttura del comparto del Prosecco Una responsabilità immensa aleggia sulle future sorti del comparto per salvaguardare il valore della macrozona del DOCG che si estende da una parte verso Conegliano-Valdobbiadene (dove nel coneglianese troviamo la storia della scuola enologica, unita a quella rinascimentale e alla paternità del Prosecco nel nome della famiglia Carpenè e in Valdobbiadene, i ciglioni Unesco e la viticoltura eroica) - e dall’altra verso Asolo, l’incantato rifugio di poeti, scrittori ed artisti, la città dai cento orizzonti come la descriveva Carducci. Tutto questo rende l’appellativo Superiore che ci distingue nel mondo non solo per il prodotto ma anche per l’originale conformazione del terreno che offre fotogrammi di rara e unica bellezza. Bernardo Piazza ci ricorda che il comparto del Prosecco ha una struttura geometrica dalla forma piramidale dove alla base per volumi e quantità è collocato il DOC, poi il DOC di Treviso, salendo si trovano le due DOCG, Asolo e Conegliano-Valdobbiadene, ad un passo dall’apice troviamo le Rive, che rappresentano le micro zone e la selezione del prodotto. La punta di diamante è per il Cartizze. L’espansione storico-territoriale fa la differenza per determinare la qualità del prodotto. Grazie al sostegno della Regione Veneto è diventato patrimonio dell’Unesco, creando un tessuto economico sociale e produttivo, in cui dimora da secoli un unico vitigno, il Glera.
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RICORDI
Vecia Treviso
Arturo Filippini DI GIORGIO FANTIN, PADRE FONDATORE DELLA CONGREGA DELLE TRADIZIONI TREVIGIANE
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ARTURO FILIPPINI E A L F R E D O B E LT R A M E
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l nostro Arturo Filippini è mancato a tutti noi per quel senso d’altruistica amicizia che è il salutare un amico in geriatria, ignorando lo stato malefico di quel reparto. Ci ha lasciato, dopo un sussurrato avviso di miglioramento circolato in piazza, ma infine il tam-tam s’è spento. Avevo creduto un momento che fosse Arturo Zucchello maestro del mio rugby a cui forse in questa maniera ho allungato la vita di dieci anni ancora, e forse ne parlerò ricordando quelli della piazza con Brisolin e Alfredo. Arturo lo scoprì Beltrame e iniziò un percorso di intelligenza gastronomica per la seduzione della buona tavola in un locale creato in stile liberty disegnato da De Ritz pieno di incanto per noi “provinciali” trevisani da polpette e trippe. Era l’anno 1962, forse sarà stato nel mese di dicembre 1961 col vicino Natale, perché Arturo ha sempre insistito su quella data. Avevo conosciuto Beltrame a Bassano nell’ottobre del 1960, che poi era passato al Condulmer di Zerman, dove ha scoperto Arturo. Stava creando il suo “Alfredo” di Treviso che è stato inaugurato nel 1962 come confermatomi da Giacomino. E lo chiederò anche a Dorino Sartor che con Pierino il fratello di Arturo e Giovanin, poi passato a “El Toulà” di Portorotondo, hanno iniziato a lavorare in quel nuovo locale di via Collalto. Buon testimone sul nome “tirame sù” risuonato la prima volta nel casino delle sorelle Dozzo “de via rogia” (ma è via Marzolo), è stato Arturo. Intervistato da Edoardo Raspelli nel 1986
RICORDI
A SINISTRA: ARTURO CON L ' A R C H I T E T TO G I O R G I O FA N T I N
per “ La Stampa”, raccontava che Alfredo Beltrame aveva mangiato con Parise quel dolce dal nome “tirame sù” offerto dal cuoco del “baito” Ragazzon “el rosso”. È Arturo a ricordare che già nel 1963 veniva servito il “tirame su”, non in lista perché il dolce, riconosciuto da Alfredo “indifferente”, era a “luci rosse” per lui sconosciute. L’insostituibile Arturo ha sviluppato con signorilità i vari “El Toulà” che Alfredo si era ingegnato di progettare per supportare l’idea del conte Giorgio Guarnieri, ed anche semplicemente per aver riportato all’onore della tavola quel piatto indimenticabile che era ed è la “pasta coi fasioi de Lamon”, perché era il suo braccio esecutivo con una bravura pratica e superiore. Un buon aiuto all’inizio è stato il fratello Pierino fintantoché non ha aperto il ristorante “L’incontro” con Giacomino nella bastìa di porta Altinia, ma eccellente primo assaggio da “Alfredo” sono ancora oggi i “pierini” che Arturo offre ai commensali come fossero polpette. Arturo ha creato un servizio di catering principesco, e “Checa” fungente servitore mi diceva “el buta via tuta cuèa roba bona che resta” dispiaciuto di non poter portare qualcosa alla famiglia. Resta indimenticabile quella festa di nozze a casa Sartorato con oltre cento bottiglie di champagne Cristal. Buon testimone di nozze dell’amico Franco Bizzotto compagno di baldorie della nostra ghenga, Arturo è stato anche un grande tifoso del calcio Treviso, più dei miei genitori, da abbonato sempre in poltroncina in tribuna applaudiva i biancocelesti ma era veemente d’urla contro gli avversari, come quando giocava a tressette nella stanza ingresso del suo ristorante tralasciando perfino i clienti, perché se vinceva con Carletto Ancillotto, in compagnia di Guy Stevenson e “Redino” e Giambruno, gli tagliava la cravatta sgargiante oppure offriva da bere ai vicini assidui frequentatori, i soliti Longato, Augusto, Renzo Codello. Neni Salomone mi raccontava, arrivato un lunedì a Misurina con “Ceka”, che Arturo aveva installato nella piazza il suo catering con un ricco tendone per un grande evento, e li aveva accolti con passione offrendo loro un pasto da sogno, per
spontanea amicizia. La mia amicizia si consolidò quando ci accolse oltre dieci anni fa per festeggiare l’onomastico della merla nei tre giorni più freddi dell’anno, un giorno di festa tramandata da Mirano dove ero stato introdotto nella compagnia del “Ordine della merla” dei diciannove “merloti” presso il ristorante “19 al Paradiso” di Ciccio Covin (nome datogli dallo scrittore rodigino Cibotto), ognuno col proprio tabarro di Zara col piccolo ricamo della merla che ho ancora, secondo un grasso menù di maiale, dae frisighe ae martondée. Alla festa in via Collalto, fra tanti amici trevigiani, condividevano “quelli del martedì” una decina che ogni martedì si ritrovava presso il “Condulmer” a Zerman di Mogliano Veneto con l’anfitrione Davide Zuin assieme a noi, ed il gruppo di altri dieci aderenti pittori trevigiani, i quali sanno disegnare di getto tanti schizzi, pastelli, olii, collage, ecc. che vengono appiccicati alle pareti e alle vetrate del locale. E c’è sempre qualità nella compagnia degli amici di Arturo e della moglie Marisa, sei coppie di persone gentili, alle quali consegno sempre il menù con vari disegni della merla, l’omaggio di un canovaccio o “traversa” col marchio della merla, una rosa rossa della Beppina per le signore, un disegno o una stampa o un libro per i signori uomini. Un totale di settanta gaudenti a proprio agio e tranquillità (se fuori non nevica!). Il mio mangiare da semplice trevisan, da “Alfredo”, mi ha fatto assaporare sempre il “pierino” forse due o tre, una buona “sopa coada”, una pasta e fasioi brodosi”, dei rognoni a pezzi (che mio papà chiamava “pètoi de musso tacài còea coéa”). Ed ogni anno preparavamo assieme al cuoco Massimo il menù per la festa. Lo faremo ancora con i figli. Arturo era sentimentalmente sincero verso tutti i suoi ospiti, con amabilità e rispetto, con classe, fino ad essere bugiardo! ma con una sua intimità confidente, distinta per ogni amico. tanti amici. E tutti, a nostro personale modo, gli eravamo amici. Quanti inviti di pranzi ho perduto, ma soltanto per mia educazione. Ora so di aver perso un amico. Questa è la verità.
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SAPORI
DIVINAMENTE
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uello passato e quello che stiamo vivendo in questi giorni è un tempo surreale, che ricorderemo a lungo. Per occupare questo nostro tempo, DI ANDREA CARTAPATTI e renderlo un po’ reale, dentro le mura domestiche ciascuno di noi ha svolto svariate attività dandone tempestiva comunicazione a mezzo socials network. Io dal canto mio, complice il fatto che del mio lavoro faccio anche la mia più grande passione, per mantener fede alla mia incontenibile voglia di conoscenza ne ho approfittato per provare un po’ di vini che non conoscevo o che non bevevo da tempo. Ne sono scaturite non solo delle bevute fine a se stesse, ma anche delle piacevoli conversazioni telefoniche e in chat con colleghi, amici, appassionati e produttori. Nel parlar del vino ho avuto modo di verificare ancora una volta, anche durante questa clausura forzata, come siano sempre più radicali e radicati gli schieramenti tra viticoltura naturale (o sigle e aggettivi similari) e viticoltura convenzionale. Sono schieramenti dai quali fuggo e che salto a piè pari, vi spiegherò il perché. Questo “distinguo” - oramai esasperato da molti - mi fa riflettere sul come si stia perdendo la capacità di limitarsi al dire di un vino “buono o cattivo”. Vi è invece sempre maggior esigenza di codificare, catalogare, schematizzare e di giungere quindi a criteri standard, in primis da chi vorrebbe fuggire da una viticoltura, e quindi da vini, standardizzati.
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Si “fa la guerra” per un grammo di zucchero e qualche milligrammo in più o in meno di solfiti, quando sono ben altre le battaglie che dovremmo ambire a combattere. Ci sono già le guide, che con le loro classifiche manifestano l’umana (purtroppo) necessità di mettere sempre e per forza tutti in fila, palato e gusto inclusi. Così facendo premieremo sempre delle valide eccellenze ma nel contempo tarperemo le ali a tante promesse e ad una infinità di outsider. Stiamo diventando una Nazione che crea competizione dietro ad ogni etichetta e dentro ad ogni vigna. C’è la manifesta necessità di attribuire per forza un aggettivo discriminatorio o un attestato... e nel mentre non avete nemmeno idea di quante belle bevute ci perdiamo! Paul Bocuse, parlando di gastronomia, diceva che “classica o moderna c’è solo una cucina, quella buona”. Parafrasando il grande mito, io direi che “biologico, biodinamico o convenzionale il vino da bere è solo uno, quello buono”... solo che buono (come cattivo, vedi qualche rigo qui sopra) ora non ci basta più e dobbiamo cercare aggettivi, profumi, codifiche. Parafrasando invece Sergio Cosmo, maturo signore ed illustre vignaiolo Veneto con il quale mi piace parlare in modo "s-céto", potrei dirvi che il vino si divide in due categorie “quel bon e quel tristo”. Nella testa di molti invece appena dopo l’assaggio scatta la mentale composizione del codice a barre del vino... che tristezza, per davvero! Occorrerebbe semmai ragionare in termini di distinzione sul modo di lavorare sia la vigna che il vino: su chi lavora onestamente con etica, metodo e serietà e chi, al contrario, si giova di troppe astuzie credendosi "bio-furbo". La terra in fin dei conti non ci dà il vino ma la vite, è l'uomo che fa il vino prima in vigna e poi in cantina. Meditate cari lettori, meditate e soprattutto “godetevi” qualche bevuta in più! Perché alla fine la regola è sempre la stessa, ed è quella con la quale amo chiudere le mie "gustose" disamine. #perdereunsaporeèperdereunsapere @ANDREFOODANDBEVERAGE
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TENDENZE
Un nuovo inizio, una nuova sfida, una nuova vita pronta a rincominciare. Da BLOOM abbiamo iniziato così la primavera, sbocciando ed evolvendoci con freschezza e gioia. Siamo tornati a riscoprire e valorizzare ogni piccolo istante che compone la quotidianità delle nostre giornate, dall’espresso alla cena. Quanto è stato bello riassaporare il gusto dolce/amaro di un buon espresso? A quanti è comparso un sorriso dopo il primo sorso? Immersi nella natura, nel proprio ufficio o nel confort della propria casa. Take away e delivery, due modalità per la maggior parte di pubblico sconosciute, eppure nelle grandi città è ormai un'abitudine irrinunciabile, vista come una comodità nelle nostre vite frenetiche. Vorresti gustare un buon caffè filtro nel tuo ufficio prima di immergerti nel lavoro o tra una pratica e l’altra? Vorresti viziarti con un Caramel Cortado direttamente in casa tua, in giardino nel tiepido sole del primo pomeriggio? Vorresti iniziare la tua domenica con un Bloom Brunch, solo perché oggi senti aria di festa? Ci siamo abituati ad osservare le nostre piccole bellezze del quotidiano che danno colore alle nostre giornate; torneremo alle nostre abitudini, ma non dimentichiamoci di prenderci uno spazio per noi. Vi aspettiamo da Bloom. Feed your mind. Benedetta Coffe specialist da Bloom
Via San Liberale 10, 31100 TV @bloom_feedyourmind #Imbloom
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DESIGN
Zafferano e la luce diventa libertà I
Federico de Majo, impresa, estro e territorialità DI GIOVANNI DI GREGORIO
mprenditore e designer, Federico de Majo da sempre ha svolto la sua attività nel mondo del vetro. Nato a Venezia, giovanissimo inizia a dirigere sotto l’aspetto produttivo e progettuale la vetreria di Murano del padre Guido, presso la quale entra in contatto con i più famosi architetti e artisti veneziani (Music, Vedova, Licata). Alla fine degli anni 80 fonda un’azienda di illuminazione che dieci anni dopo viene acquisito dal Gruppo Cassina; per tre anni è a Meda in qualità di consulente e frequenta architetti e designer di grande fama. Nasce Zafferano Nel 2001 Federico de Majo fonda Zafferano, con l'idea di creare un marchio italiano che accompagni e valorizzi i talenti grazie ai quali il nostro Paese ha assunto fama internazionale: design, produzione enologica e alta cucina. Cultura del progetto e profonda conoscenza della lavorazione del vetro: questo è il duplice bagaglio di esperienza, maturata nel corso degli anni di appassionato lavoro a fianco delle più rappresentative maestranze della città lagunare, grazie al quale Federico de Majo progetta inedite soluzioni per calici da degustazione, bicchieri in vetro colorato, stoviglie in ceramiche stoneware e porcellana, oggettistica da tavola. L’obiettivo è decorare e personalizzare gli spazi dell’abitare dando massima espressione alla funzionalità e all’estetica del design italiano.
P O L D I N A , L ' I C O N I C A L A M PA D A P O R TAT I L E D I Z A F F E R A N O
Lo spirito innovativo è subito evidente nell’originalità nei calici da degustazione Esperienze, che con la distintiva scanalatura alla base del bevante hanno innovato la degustazione, e nella linea Ultralight, i calici “superleggeri” che portano all’estremo la ricerca della maestria nella qualità della lavorazione del vetro, applicata alla tecnica della degustazione. La Triennale di Milano porta i calici “Esperienze” a Shanghai, dove vengono esposti per tutto l’Expo nel Padiglione Italia.
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A complemento dei calici, Federico de Majo affianca alcune coloratissime collezioni di bicchieri in vetro soffiato e lavorato a mano, tra cui "Perle": un'innovativa interpretazione delle forme e delle
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PUBLIREDAZIONALE
POLDINA BEN SI SPOSA CON LA LINEA ESCLUSIVA DEI BICCHIERI ZAFFERANO
tonalità del tradizionale goto veneziano. Grazie al pregio, alla bellezza e alla funzionalità, le collezioni Zafferano si affermano velocemente sia nelle sale di ristoranti prestigiosi, sia nelle case di un vasto pubblico appassionato del gusto della convivialità, del buon bere e della buona cucina. Zafferano, dal calice all'illuminazione Zafferano ormai da 20 anni lavora a fianco dei ristoratori, fornendo una gamma di prodotti che facilitano il lavoro nel settore Ho.Re.Ca., e talvolta ne anticipano le necessità. Nel 2005, al marchio Zafferano si affianca AiLati, brand dedicato all’illuminazione d’interni e da esterni, connotato da una specializzazione in ambito decorativo e tecnico. Da queste esperienze, dall’osservazione delle necessità dell’hospitality, e soprattutto dal knowhow specifico maturato nel mondo dell’illuminazione, nasce l’idea delle lampade a batteria, portatili e ricaricabili: questi apparecchi portano la luce anche dove non è presente una presa di corrente, o quando serve un apparecchio da spostare facilmente e a piacimento. Lampe-à-porter, liberi di illuminare Una lampada portatile si può collocare in qualsiasi spazio, interno ed esterno, di ambienti pubblici e domestici: un tavolo in giardino, il bancone di un bar, l’angolo di un porticato... Questa filosofia della “libertà di illuminare” ha portato Federico de Majo a sviluppare Zafferano lampes-à-porter, una collezione completa di lampade portatili e ricaricabili a LED, tra cui l'iconica Poldina, che posseggono tutte le funzionalità delle nuove tecnologie: comandi touch, funzione dimmer, alto indice di protezione e - in alcuni modelli l’innovativa ricarica a contatto “Pro”, che permette di ricaricare la lampada semplicemente appoggiandola su un pad.
Ho.Re.Ca. post-Covid Con la riapertura dei locali, il settore della ristorazione ha dovuto velocemente adottare le misure necessarie per adeguarsi a nuove direttive e per permettere la rinnovata fruizione da parte dei clienti. Il rispetto della distanza sarà l’elemento cardine a garanzia della sicurezza di personale e commensali: la tecnologia aiuterà a ridurre i contatti con oggetti condivisi (maniglie, menu, mezzi di pagamento…), sarà assicurato maggiore spazio tra i tavoli, e sarà necessario collocare dei separé tra i clienti. Zafferano ha già proposto “Light Window”, quattro diversi modelli di pannelli in plexiglass, da collocare sui tavoli dei ristoranti di domani; ma in questa nuova situazione, le lampade senza fili – di cui Zafferano è già specialista - si rivelano apparecchi utilissimi per illuminare gli spazi all’esterno dei locali, senza aver bisogno di una rete di alimentazione elettrica. L’elevato grado di protezione (IP54 – IP65) li rende adatti all’uso esterno; il design pulito ed essenziale si inserisce in ogni stile di arredamento. Poldina e le sue sorelle La lampada più famosa della collezione Zafferano lampes-à-porter è Poldina, declinata in 11 diversi colori, di cui 3 metallizzati, svariate misure e tipologie: la linea comprende apparecchi da tavolo, da terra (anche maxi o con picchetto), a sospensione o da parete, e anche modelli specifici per il tuo giardino. La struttura è in alluminio verniciato opaco, il diffusore in policarbonato e la fonte luminosa a
LED. Per ricaricare la batteria delle versioni “Pro”, basta semplicemente appoggiare la lampada sul “pad”: un’innovativa base di ricarica a contatto che restituisce alla batteria un’autonomia di oltre 9 ore. Il "pad" è disponibile anche nella versione a 6 postazioni, consigliata per bar e ristoranti. Su richiesta, con quantitativi minimi d’ordine, è possibile personalizzare Poldina con verniciatura con colori RAL e servizio di logatura Oltre a Poldina, Zafferano offre una collezione di innovative lampade portatili e ricaricabili: una proposta ampia, differenziata negli ambiti di utilizzo e che offre tutte le funzionalità messe a disposizione dalle nuove tecnologie: i modelli Ofelia e Olivia, caratterizzati da IP65 e un rapporto qualità prezzo concorrenziale; Dama, di ispirazione design, che può ricaricare anche i dispositivi mobili; e la minimalista Pina, pensata principalmente per il settore Ho.Re.Ca., così come Sister Light, il modello con la dotazione tecnica più avanzata. Grazie anche alla varietà di questa gamma, Zafferano è oggi riconosciuta tra gli specialisti di questo nuovo settore di sviluppo nell’illuminazione.
Zafferano s.r.l. Showroom aperto al pubblico Viale dell'Industria, 26 31055 Quinto di Treviso (TV) 0422.470344 info@poldina.com www.zafferanoitalia.com
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SAPORI
Frittata di Maccheroni DI ELISA PERILLO KIDS FOODBLOGGER, PER LA VOGLIA DI VIVERE
Una ricetta di recupero che arriva dalla tradizione partenopea, a cui io appartengo per metà... la metà di mio papà. È proprio quel signore barbuto e pazzerello che vedete in foto ad avermi insegnato come preparare la famosa frittata di maccheroni con la pasta avanzata, rigorosamente spaghetti o vermicelli. D’estate può diventare un’ottima soluzione anche per un pic-nic o una gita. I bambini ne vanno matti, ma anche per gli adulti è un piatto tanto semplice quanto invitante. Ingredienti (per 1 frittata)
Procedimento
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Amalgamate bene la pasta avanzata con l’uovo e il parmigiano in una terrina. Versate un po’ di olio extra vergine d’oliva su una padella antiaderente e, quando è ben caldo, aggiungete tutta la pasta. Per una cottura omogenea, inclinate inizialmente la pentola in modo da favorire prima la cottura sui bordi, poi adagiatela e lasciate che la crosticina si formi uniformemente su tutta la superficie della frittata. Dopo alcuni minuti, girate la frittata e completate la cottura dall’altra parte. Lasciate intiepidire e servite a fette.
150 gr di spaghetti o vermicelli al pomodoro e basilico avanzati 1 uovo una spolverata di parmigiano reggiano olio extravergine di oliva q.b.
R I C E T TA D I S P O N I B I L E S U L S I T O W W W. P E R I A N D T H E K I T C H E N . C O M
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Nutrizione funzionale e colesterolo
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Cura e prevenzione
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“Se ci prendiamo cura dei momenti, gli anni si prenderanno cura di se stessi” Maria Edgeworth
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Nutrizione funzionale e colesterolo 6 cose che devi assolutamente sapere
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n questo numero speciale che comprende molti approfondimenti sulla salute, voglio svelarti le 6 cose che devi assolutamente sapere sul colesterolo per capire se te ne devi preoccupare e come DELLA DOTT.SSA devi agire. NADIA SORATO Una attenta valutazione dei tuoi livelli di colesterolo è di fondamentale importanza per prevenire problemi cardiovascolari e cerebrovascolari, tuttavia prima di correre ai ripari con integratori, farmaci e diete iper-restrittive ci sono molte cose da considerare per essere sicuro di intraprendere la strada corretta. La prima cosa che devi sapere è che dei tuoi livelli di colesterolo l’80% viene prodotto dal fegato e solo il 20% è determinato dall’alimentazione. Ma se il colesterolo è così dannoso come vogliono farti credere, perché l’organismo ne produce tanto? Ecco quindi la seconda cosa che devi sapere: il colesterolo è una molecola essenziale, necessaria per la produzione di molti ormoni. Rientrano tra questi la vitamina D e gli ormoni steroidei sessuali, come il progesterone, il testosterone, l’estrogeno e il cortisolo (l’ormone dello stress), ormoni senza i quali non è possibile la sopravvivenza. Per questo motivo i livelli di colesterolo totale non dovrebbero mai essere al di sotto del 130160 mg/dl altrimenti vi è il rischio di sviluppare problemi della sfera sessuale. Inoltre, il colesterolo è un componente fondamentale delle membrane cellulari ed è determinante per caratterizzare alcune funzioni specifiche
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coinvolte, per esempio, nella comunicazione tra cellula e cellula. La terza cosa che devi sapere è che un valore di colesterolo totale con “l’asterisco” nelle tue analisi del sangue può non essere informativo. Per capire se te ne devi preoccupare è necessario valutare anche i livelli di HDL e LDL (rispettivamente i cosiddetti colesterolo “buono” e “cattivo”), i livelli di trigliceridi, di glicemia e di insulina e la funzionalità del fegato. Il colesterolo LDL, noto anche come “cattivo”, si appiccica all’interno delle arterie (che dovrebbero essere perfettamente lisce) determinando una diminuzione del flusso di sangue all’interno del vaso. Ciò comporta una diminuzione dell’irroramento degli organi a valle: se c’è il cervello il rischio è che si sviluppi un ictus, se c’è il cuore il rischio è che sia un infarto. Perché l’LDL si attacca all’interno delle arterie? Ci sono 2 motivi per cui questo può succedere, con tutte le conseguenze negative del caso e te li spiego subito. 1) Non c’è nessuno che ripulisce. È lo stesso concetto della casa pulita: è normale sporcare, l’importante è che qualcuno poi pulisca e rimetta in ordine. A fare questo lavoro di solito è HDL (il colesterolo “buono”) che si comporta come un aspirapolvere all’interno delle arterie. Devi quindi verificare il rapporto tra colesterolo totale e HDL: deve essere inferiore a 4,5 nelle donne e a 5 negli uomini. Se il rapporto è al di sotto di questi limiti significa che i valori di HDL sono buoni e anche se il colesterolo totale è leggermente alto non è necessario preoccuparsi. Ricorda che non esistono ad oggi farmaci efficaci sui livelli di HDL. Le cose che fanno salire meglio HDL sono l’attività fisica e la dismis-
sione del fumo nel caso tu sia un fumatore. 2) Mangi troppi zuccheri. Il colesterolo cattivo LDL in realtà non vorrebbe attaccarsi alle tue arterie. Se hai livelli alti di zuccheri nel sangue l’LDL diventa appiccicoso. Pensa a quando tocchi qualcosa di dolce, per esempio a quando spezzi un torrone: le tue mani diventano appiccicose e la stessa cosa succede ad arterie e ad LDL. Se questo fenomeno si protrae nel tempo, perché mangi costantemente troppi zuccheri, le molecole di LDL continuano ad attaccarsi ai vasi aumentando il tuo rischio cardiovascolare. L’eccesso di zuccheri fa aumentare anche i trigliceridi, lipidi del sangue che salgono quando esageri con frutta, pasta, dolci, alcolici. Anche il rapporto trigliceridi/HDL è importante: quando è inferiore a 1,8 nelle donne e a 2 negli uomini significa che i livelli di HDL rispetto ai trigliceridi sono buoni. Se però il rapporto si alza ci può essere un maggior rischio cardiovascolare. Quindi, per prima cosa, devi valutare nell’insieme colesterolo totale, trigliceridi, HDL , LDL, glicemia e insulina per capire se il colesterolo che hai è pericoloso o meno. Tutto questo però non basta. Ci sono altri motivi per cui il tuo colesterolo potrebbe essere alto o al limite e questa è la quarta cosa che devi sapere. Quali condizioni non nutrizionali possono determinare un aumento del colesterolo? Il colesterolo può essere elevato come conseguenza di altri problemi che ti illustro subito. 1) Ipotiroidismo. Se la tiroide è un po’ lenta, lavora poco e produce meno ormoni, possono presentarsi livelli di colesterolo alto che non devono essere aggrediti né con i farmaci né con l’alimentazione. In questo caso l’obiettivo primario è ripristinare il corretto fun-
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zionamento della tiroide. 2) Utilizzo di farmaci come i diuretici tiazidici e la pillola anticoncenzionale. In questo caso è opportuno rivolgersi ad un medico specializzato in medicina funzionale e preventiva che valuti la possibilità di de-prescrivere il farmaco o di sostituirlo. 3) Fasi particolari della vita: menopausa e gravidanza. In gravidanza la donna ha un assetto ormonale in cui i lipidi plasmatici aumentano e il colesterolo totale può arrivare a toccare i 280 mg/dl, così come aumentano la glicemia e l’insulina, condizioni che generalmente rientrano alla normalità dopo il parto. Anche in menopausa l’assetto ormonale cambia drasticamente. 4) Problemi epatici. In caso di steatosi epatica o fegato ingrossato esso produce più colesterolo nella speranza di eliminare tutti gli zuccheri che hai mangiato. In questo caso è opportuno lavorare sul dimagrimento e sulla depurazione del fegato. Solo una volta fatte tutte queste considerazioni e valutazioni, ovviamente aiutato da un professionista, potrai studiare la strategia migliore per ridurre il colesterolo se necessario. Ricorda che il fegato produce l’80% del colesterolo totale (produzione endogena). Questa molecola è talmente importante che il tuo organismo non può aspettare che arrivi con l’alimentazione e perciò ne produce tanto già da solo. Se l’80 % deriva dal tuo fegato e solo il 20% da quanto ne mangi, converrai che è più importante capire come modularne la produzione endogena che non eliminare cibi dalla tua alimentazione. Che cosa nel fegato decide quanto colesterolo deve essere prodotto? Questa è la quinta cosa che devi sapere. 3 sono gli attori coinvolti: 1) L’insulina: agisce direttamente su HMGCoA reduttasi che è l’enzima che produce colesterolo, aumentandone l’attività 2) HMG-CoAreduttasi si fa “fregare” anche dall’ATP, molecola scambio di energia che viene prodotta in eccedenza quando si mangia troppo. Quindi, se il pasto è troppo abbondante il tuo corpo produrrà molta ATP che farà produrre molto colesterolo 3) Il colesterolo alimentare: se con la dieta viene introdotta la giusta quantità di colesterolo, il tuo organismo è tranquillo, il colesterolo alimentare in sostanza va dall’enzima
HMG-CoAreduttasi e gli dice “guarda che ci sono, produci di meno!”. Quando ti dicono di togliere il colesterolo dalla dieta magari elimini le uova, la carne, ecc, ma il tuo organismo non può permettersi una carenza di colesterolo e ne stimola quindi la produzione. Quindi che cosa posso fare concretamente? Riassumendo: 1) togli il fumo se sei un fumatore 2) aumenta l’attività fisica che porta all’aumento di HDL 3) non eliminare il colesterolo dietetico, elimina solo l’eventuale eccesso 4) abbassa l’insulina, colpevole dell’aumento del colesterolo cattivo e della sua appiccicosità nelle arterie Dal punto di vista nutrizionale ecco qualche accorgimento. Inizia sempre il tuo pasto con una porzione di verdure, mangia poi le proteine (carne, pesce, uova), consuma il carboidrato alla fine del pasto preferendo cereali naturali come l’orzo (che è ipoglicemizzante e contiene beta-glucani che riducono l’assorbimento di colesterolo), farro, riso integrale, anche pasta ogni tanto (senza esagerare 50-60 g per le donne 70-80 g per l’uomo che non fa sport). Riponi estrema attenzione alla frutta che contiene molto fruttosio, prediligi la frutta meno matura e meno zuccherina: frutti di bosco, fragole, mirtilli, arance o la mela granny smith. Devi poi cercare di mangiare di meno, perché il fegato produce molto colesterolo anche quando c’è eccesso energetico. Fai porzioni più piccole e può esserti utile saltare un pasto ogni tanto, cioè fare il digiuno intermittente. Risulta efficace sui livelli di colesterolo soprattutto se viene saltata la cena, magari sostituita da un brodo vegetale, una tisana, un orzo. Ovviamente in questo caso è opportuno rivolgersi ad un professionista che calibri la dieta in modo corretto valutando anche le tue attività giornaliere e il tuo stile di vita. Prendere le statine può essere una buona soluzione per abbassare il colesterolo? Questa è la sesta cosa che devi sapere. La statina deve essere presa, se prescritta, sicuramente se hai avuto accidenti cardiovascolari o cerebrovascolari. In tutti gli altri casi il medico deve considerare tutto il quadro d’insieme prima di prescrivere la statina e lo stesso dovresti fare tu prima di auto-prescriverti delle
statine “naturali”. Quello che è certo è che se assumi la statina i tuoi livelli di colesterolo totale si abbassano. Tuttavia, devi sapere che questo non ti “salva”. Infatti, non è importante solo quanto colesterolo hai, ma anche se questo è modificato. Se prendi la statina hai il colesterolo basso, ma è comunque appiccicoso se mangi zuccheri. Se fumi è modificato e viene attaccato dalle cellule del sistema immunitario. Non è quindi sufficiente prendere le statine per ridurre il rischio cardiovascolare, le indicazioni sul monitoraggio del quadro generale, sullo stile di vita e sull’alimentazione che ti ho dato poco fa restano comunque valide. Inoltre, se assumi le statine ricorda che è opportuno integrare il Coenzima Q10. Infatti, le statine non bloccano solo l’enzima HMG-CoA reduttasi che produce il colesterolo, ma anche altre vie, compresa quella che di produzione del coenzima Q10 che è un antiossidante tra i più potenti che il tuo organismo ha a disposizione. I livelli di stress ossidativo possono quindi salire ed è importante integrare questa molecola per evitare danni cellulari come quelli alla muscolatura. È molto utile anche verificare i valori ematici di Vitamina D. Infatti, se hai il colesterolo troppo ossidato o assumi le statine che ne diminuiscono la produzione, rischi di produrre meno Vitamina D. Ricorda che lo scheletro di base della vitamina D è formato a partire dal colesterolo. La Vitamina D non è importante solo per la salute delle ossa, ma è anche un immunoregolatore e i suoi recettori si trovano su cuore, arterie e cellule dell’apparato cardiovascolare: protegge da malattie cardiache e da malattie dei vasi sanguigni come l’aterosclerosi.
Dott.ssa Nadia Sorato La dr.ssa Nadia Sorato è Biotecnologo e Biologo Nutrizionista e da 7 anni svolge la professione a Silea. Ha orientato i suoi studi alla medicina e alla nutrizione funzionale, fondamentali per proporre al paziente le associazioni di cibi corrette per stimolare il processo di guarigione in moltissime patologie. Ricopre incarichi di docenza ed è relatrice in eventi nazionali nei quali insegna ai colleghi come applicare correttamente la nutrizione funzionale per il trattamento di patologie complesse. Contatti Mail: info@studionutrizionefunzionale.it Tel 04221740177 cell. 3929923150 Indirizzo: Piazza Europa 17 Silea
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Remedium Medical HUB DI A.C.
Medicina di eccellenza al servizio della persona
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emedium Medical HUB è una struttura sanitaria privata nata recentemente, che offre un’ampia gamma di prestazioni mediche specialistiche integrate tra loro in modo da garantire una gestione completa del paziente, dalla presa in carico fino alla risoluzione del problema. L’idea di aprire un nuovo centro medico nasce dalla voglia di mettersi in gioco e dall’esperienza del management team del Laboratorio Bios di Treviso che, forti delle loro competenze nel settore sanitario, hanno dato vita a una struttura giovane e dinamica, mettendo a disposizione dei medici e dei clienti uno spazio moderno e dotato di tecnologie innovative. Il nuovo centro medico Remedium ha ampliato le offerte, introducendo accanto agli ambulatori medici specialistici anche il servizio di fisioterapia e riabilitazione. L’innovazione apportata da Remedium si percepisce già a cominciare dall’organizzazione degli ambienti. Il centro infatti è stato progettato curando ogni particolare e ponendo attenzione ai dettagli. Gli studi medici sono accoglienti e luminosi e gli spazi dedicati alla fisioterapia appaiono caldi e confortevoli, contribuendo a dare all’intera struttura un tono intimo e ospitale. La nuova clinica medica è arricchita dallo spirito che accomuna tutti i medici e i terapisti collaboratori, che durante le loro attività curano molto anche l’importanza dell’aspetto umano. La mission del nuovo centro Il centro Remedium Medical HUB è sorto con un’idea chiara e precisa: la centralità della persona nel percorso di cura e la creazione di una relazione di fiducia tra paziente e medico.
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In questo centro si trovano una varietà di medici specialisti, fisioterapisti e collaboratori che hanno in comune la voglia di dedicarsi con attenzione al paziente, di assicurare un trattamento personalizzato e che sono accomunati dalla passione per la salute, il benessere e la qualità di vita dei loro pazienti. “Noi di Remedium siamo un team innovativo, aperto alla condivisione di idee e alla consultazione tra i diversi specialisti, con la capacità di integrare attivamente le diverse discipline per abbracciare le esigenze dei nostri clienti” – spiega il Direttore Sanitario, la dott.ssa Diana Deoni. “Il centro mira a fornire un servizio multidisciplinare, fondato sulla collaborazione attiva tra le diverse figure sanitarie per seguire e sostenere il paziente in tutto il suo percorso diagnostico e terapeutico.” Tra i promotori della nuova clinica emergono anche figure giovani e motivate. “La struttura crede fermamente nelle attività di prevenzione e promozione della salute“ – spiega il dott. Lorenzo Martorana, uno dei soci fondatori del centro – “Gli specialisti del centro, oltre a svolgere
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visite e consulenze ambulatoriali, sono attivamente impegnati in campagne di screening che contemplano le problematiche più varie e che coinvolgono differenti fasce di popolazione. Ne sono un esempio le giornate della prevenzione dedicate alla mappatura dei nei contro il melanoma maligno, le visite senologiche contro il tumore della mammella e le visite ginecologiche contro il tumore della cervice uterina.”
conferma Isabella: “L’ambiente in cui lavoro è molto stimolante. Riceviamo richieste di assistenza molto eterogenee e spesso ho la soddisfazione di riuscire a indirizzare le persone verso il percorso più veloce e risolutivo per loro.”
DOTT. LORENZO MARTORANA
Fisioterapia L’equipe riabilitativa concilia diverse figure sanitarie. Il team di fisioterapisti, che costituisce il motore della riabilitazione, mostra una solida preparazione e la motivazione necessaria per accompagnare i pazienti nei loro percorsi di recupero. Le terapie possono essere svolte sia su base individuale che di gruppo, sempre in stretta collaborazione con le indicazioni fornite dagli ortopedici e dai fisiatri, che propongono una larga serie di programmi personalizzati creati su misura per rendere il recupero proficuo e stimolante.
Hub dello sport Una delle priorità del centro è quella di fornire assistenza agli sportivi di tutte le categorie (dagli atleti agonisti fino agli amatori). I servizi proposti comprendono il rilascio delle certificazioni di idoneità sportiva (sia agonistica che non agonistica), le visite mediche ortopediche e fisiatriche in caso di infortuni e una fitta gamma di percorsi fisioterapici e riabilitativi per poter tornare a praticare la propria attività sportiva. In caso di infortunio infatti l’atleta può rivolgersi a uno dei medici ortopedici e fisiatri per giungere alla diagnosi corretta e individuare il percorso terapeutico più opportuno. Gli specialisti cooperano attivamente con l’equipe di fisioterapisti e assistono l’atleta nel percorso di recupero con esercizi di fisioterapia e riabilitazione all’interno della palestra del centro, accelerando il rientro all’attività sportiva e prevenendo le ricadute. Inoltre la struttura mette a disposizione anche figure in grado di seguire lo sportivo nel delicato aspetto della preparazione e del miglioramento delle performance attraverso sessioni di personal training e l’elaborazione di piani alimentari personalizzati. Infine un occhio di riguardo anche per le fasce d’età più avanzate, con la proposta di corsi di ginnastica della salute finalizzati al mantenimento della mobilità e al miglioramento delle attività di vita quotidiana. Laboratorio di analisi cliniche Il laboratorio esegue sia analisi di laboratorio di routine (esami su sangue e su altri materiali biologici) che esami specialistici come dosaggi ormonali, tamponi, test delle intolleranze ed esami in biologia molecolare. Per tutti coloro che ne hanno necessità Remedium mette a disposizione il servizio di prelievi del sangue direttamente a domicilio, con la possibilità concordare il giorno e l’orario del prelievo.
Ambulatori Specialistici Le visite specialistiche offerte da Remedium abbracciano diverse branche della medicina e mirano a garantire l’efficienza e l’efficacia delle cure, la sicurezza dei trattamenti e la tempestività delle visite. Le attività del centro ISABELLA, RESPONSABILE ACCOGLIENZA sono scandite e agevolate dallo staff della segreteria, che riceve aggiornamenti continui sulle attività svolte da medici e terapisti e che è composta da personale formato e preparato a rispondere a qualunque richiesta dei clienti, come
Dove Siamo Remedium Medical HUB ha sede a Quinto di Treviso (TV), sulla Statale Postumia 12, di fronte all’ultima uscita della tangenziale di Paese (direzione Castelfranco V.to). La facile accessibilità dalla città e dai paesi limitrofi, unitamente al comodo e ampio parcheggio, rendono la struttura comoda per chiunque.
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Servizi ECG - elettrodi e consulto cardiologo PPG Stress Flow - analisi attività del sistema nervoso autonomo Holter pressorio Holter cardiaco Test new biomineral INT - Prelievo capillare del sangue Test per la disbiosi intestinale Test per le intolleranze Test per allergia Test celiachia genetico Check up tiroide Check up prostata Testo gruppo sanguigno RH Anti- Aging test
Via Calmaggiore 24 - Treviso / Tel. 0422 545763 / www.farmaciacalmaggiore.i
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a Farmacia Laboratorio Calmaggiore è una delle farmacie storiche del centro città, raccoglie nell’allûre liberty di quella che fu la Farmacia Galizzi una spiccata e accogliente freschezza, data da uno staff competente, dai servizi plurimi e una linea di prodotti personalizzata. Una formula alchemica voluta dalla dottoressa Mariacecilia Fuser quando nel 2004 la rileva creando uno spazio completo e competente nelle proposte e umano nell’approccio. Una squadra numerosa, che si alterna per accogliere il cliente dedicando ad ognuno il tempo necessario per comprendere situazioni che possono essere curate anche al di là della farmacologia. Offre reparti specifici tra cui il fitoterapico, il dermo-cosmetico, il dietetico, l’omeopatico e la veterinaria. La dott.ssa Fuser si occupa anche della Farmacia Laboratorio Centrale di Montebelluna, realtà che sta strutturando con la stessa filosofia della sede di Treviso gestita dal dottor Luca Zambon che coordina il personale con una particolare attenzione al mondo sportivo e alla cura del corpo, proponendo consultazioni con specialisti che vanno dal medico nutrizionista al biologo nutrizionista (che gratuitamente fornisce un piano alimentare personalizzato) dal personal trainer allo psicologo dello sport e al fisioterapista.
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Un’attività che ha saputo aprirsi al mondo dei runner e non solo, sponsorizzando la ASD RYD Ride Your Drems Treviso e promuovendo eventi di beneficenza il cui volano rimane sempre lo sport, come la Run 4 Children, la MMR 100km solidale, Treviso in rosa, che raccoglie fondi destinati a LILT, e ancora la Treviso Solidale. A questo si aggiungono anche le gare competitive come la maratona e la mezza maratona di Treviso, Corritreviso. Sono provvisti anche della BIA ACC, un sistema a Bioimpedenziometria, una delle metodiche più precise e veloci per la valutazione della composizione corporea che misura massa grassa e magra, struttura ossea e distribuzione dei liquidi, che associata all'analisi della risposta del sistema nervoso autonomo PPG-test, permette un supporto specifico e completo per lo stile di vita, alimentazione e attività sportiva con relativo percorso tailor made. Da una decina di anni, la farmacia si avvale di una linea personalizzata sia di cosmetica che di integratori scelti per avere un buon rapporto tra la qualità del prodotto ed un prezzo accessibile. Molte le giornate dedicate ai test specifici, dall’analisi del capello alla pelle, dal test autoanalisi genetico alla composizione corporea, rigorosamente su appuntamento. I clienti apprezzano poi la loro attività nei social soprattutto per i tutorial mirati e seguitissimi per la specificità
delle problematiche che affrontano. Il sito, sempre aggiornato, ha finestre interessanti alternate tra situazioni concrete, anche molto specifiche, e casi più comuni che vanno dal disturbo alla prevenzione, in cui ognuno può trovare risposta.
I tre ingredienti magici per restare in forma ad ogni età Omega 3, si consigliano 2 capsule al giorno per sostenere il sistema nervoso, per migliorare il quadro lipidico (aumento del colesterolo buono) e per massimizzare le qualità antinfiammatorie; Vitamina C, 1 pastiglia al giorno. La vitamina C è un buon antiossidante che stimola il collagene, ha un effetto positivo sia sui tessuti che sulle articolazioni; Pralbumina, 2 misurini in 150 ml d’acqua andranno a beneficio della massa muscolare e della distribuzione dei liquidi intra ed extracellulari con effetto tampone e antiossidante.
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L'urban spa nel cuore della città
La clientela in questi anni si è affezionata a Beauty Lab grazie al suo staff che si è sempre contraddistinto per discrezione, passione al lavoro e attenzione alla cura della persona. Valentina che si prende cura di eseguire i migliori trattamenti di manicure e pedicure, ricostruzione unghie e smalto semipermanente, Mirella si occupa di programmi rimodellanti di epilazione definitiva laser e Ledi, specializzata in trattamenti olistici e massaggi ayurvedici. La realtà Beauty Lab vi ospita in un luogo accogliente in cui regna ordine e calore, e in questo particolare momento storico ha messo in atto dei protocolli di sicurezza sanitaria per preservare la salute delle proprie clienti e trasmettere la giusta tranquillità per fruire dei servizi offerti.
Il centro estetico, durante l’anno, organizza dei corsi di trucco ad-hoc per un ristretto gruppo di amiche ed eventi a tema, spesso realizzati in sinergia con i migliori brand di profumeria ed estetica. Nel mese di giugno “Beauty Lab” organizzerà 3 giornate interamente dedicate a check-up gratuiti viso e corpo, così da poter riservare programmi personalizzati alle esigenze di ognuno.
LE RAGAZZE DEL TEAM VALENTINA, LEDI E MIRELLA A L E S S A N D R A O L I VO, T I TO L A R E B E AU T Y L A B
Per informazioni Whatsapp 329-2414013 Email beauty.labtv@gmail.com Telefono 0422582511
Beauty Lab Largo Umanesimo Latino, 1 Treviso
La chicca dell’istituto è sicuramente l’area dedicata al make-up per la sposa: Alessandra, vi preparerà passo passo nel migliore dei modi verso un giorno così speciale come quello del matrimonio.
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Tempo per te
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al 2012 il Centro Estetico Beauty Lab è uno dei punti di riferimento di Treviso per l’estetica e il benessere che vede nella figura di Alessandra Olivo, esperta nel settore della bellezza da oltre 20 anni, formatrice Nails e consulente Make-Up per aziende leader del settore, il caposaldo di un personale altamente professionale e costantemente aggiornato.
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Roberto Cognonato L’acqua come simbolo di rinascita
F OTO D I A L E S S A N D R O F I N G O LO
DI CARLO CECINO
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e la tua vita è caratterizzata da sempre dalla presenza dell’acqua, non può che essere indissolubile il legame con essa. Per Roberto Cognonato, direttore della Ssd Natatorium Treviso – società senza scopo di lucro che gestisce le piscine di Treviso in zona Fiera-Selvana e a Santa Bona – l’unione con l’acqua ha la forma di una simbiosi che spiega lui stesso: «Ho un rapporto viscerale con l’acqua e credo di averlo trasmessa ai miei due figli, ho due gemelli che hanno tre anni. È da tre mesi che non toccano l’acqua, sono lì che scalpitano e non vedono l’ora di tornare in piscina» commenta Cognonato. Forse questo grande amore nutrito da Roberto verso l’elemento che ricopre ampia parte della Terra, lo spinge a non fermarsi in un’epoca storica tempestata dal coronavirus, un periodo che sta destabilizzando il mondo intero. Le vasche della Natatorium hanno infatti riaperto i battenti da lunedì 25 maggio, a seguito di circa 90 giorni di chiusura dei cancelli delle strutture natatorie per colpa del Covid-19: «Da più parti si è anche valutata l’ipotesi di consegnare le chiavi degli impianti alle amministrazioni. Ma abbiamo voluto quasi tutti dimostrare un atto di fiducia verso le istituzioni, esponendoci ulteriormente e indebitandoci, sperando che gli aiuti si concretizzino. Ma senza contributi reali rischiamo di qui a pochi mesi di dover chiudere. Siamo tutti nelle stesse condizioni» ammette preoccupato l’amministratore delegato degli impianti comunali condotti in regime di concessione; a proposito, Cognonato ha un filo diretto con Mario Conte, il sindaco di Treviso. Però Roberto è uno che non molla facilmente l’osso, gestisce le piscine di Selvana e Santa Bona dal 2000, ha visto coi suoi occhi gli effetti della crisi economica del 2008: «È stato tutto più graduale a quei tempi e si è ridimensionata in maniera rilevante l’affluenza in tutti gli impianti sportivi – chiosa – soprattutto le iniziative riservate agli adulti». Per rimettere in sesto l’attività natatoria delle piscine, insieme allo staff direttivo ha dovuto adeguarsi a tutte le ordinanze ministeriali e regionali emanate per contrastare la diffusione del coronavirus nei centri sportivi, seguendo inoltre le linee guida decretate dalla FIN (Federazione Italiana Nuoto). Tutte le strutture sono a misura di sicurezza, a rispetto delle norme igienico-sanitarie previste. Con l’ultima settimana di maggio sfruttata dal
Natatorium per testare il nuovo funzionamento generale degli impianti e per farsi trovare pronti dalla prima settimana di giugno all’andamento a pieno regime. Difatti dal 3 giugno i corsi didattici abituali sono ripartiti. Ora sono disponibili le sessioni di nuoto libero, aquafitness, aquability, lezioni di rieducazione motoria, il sabato mattina sono persino tornate le attività neo-natali. Dall’8 giugno altra tappa importante, con la ripresa dei centri estivi – fino alla prima settimana di settembre – nelle piscine trevigiane e la copertura dei corsi di nuoto per bambini e ragazzi. Anche se momentaneamente sono sospesi quelli rivolti ai bimbi di età compresa fra i 3-4 anni, ma non è esclusa la possibilità di riaprire i corsi pure per i più piccoli, nel caso in cui si dovessero allentare in futuro le limitazioni governative. La possibilità di iscriversi è suddivisa per cicli continui o per moduli settimanali, e se qualche posto resta disponibile esiste l’occasione di registrazioni giornaliere. Ricordando che gli impianti di Fiera-Selvana sono dotati di due vasche coperte e una nuova è in costruzione su iniziativa dell’amministrazione comunale di Treviso (nonostante le interruzioni dei lavori per la pandemia dovrebbe essere tirata a lucido per il 2021). In viale Europa esistono due vasche coperte, una vasca copri- scopri utilizzata per attività di ginnastica in acqua, la vasca olimpionica da 50 metri e un’ultima vasca ricreativa con scivoli per bambini, oltre a un giardino adibito. Ci pensa Cognonato a ricordare poi che: «In acqua non c’è problema, le vasche sono igienizzate con cloro, il principio attivo usato per le disinfezioni.
In piscina, secondo la normativa attuale, ognuno deve avere 7 metri quadrati a disposizione. Ci saranno gli istruttori e il personale di assistenza a far uscire le persone in modo da non creare assembramenti. Quelle che prima erano opzioni preferibile ma non vincolanti, oggi sono misure standard». Viene lecito chiedere al direttore degli impianti come saranno organizzate le attività adesso. «Innanzitutto, privilegeremo le prenotazioni on-line – info su www.natatorium.it, sulla pagina Facebook Natatorium Treviso e sul relativo canale Telegram – c’è pure l’opportunità di sottoscrivere l’abbonamento via web o comunque si può pagare all’ingresso. Con l’entrata in vigore degli orari estivi, ci saranno due tronconi temporali per la permanenza in acqua: il primo mattutino dalle 9 alle 13; il secondo pomeridiano dalle 14 alle 19. Se fino a un anno gli utenti estivi potevano stare tutto il giorno nell’impianto, quest’estate dovranno venire in due tempi separati. Così potremo sanificare gli spazi alla mattina prima dell’apertura, la sera dopo la chiusura e mantenere il servizio d’igienizzazione ad ogni cambio turno e durante la pausa fra 13 e le 14». Le misure innovative non terminano qui. Gli spogliatoi degli impianti sono continuamente sorvegliati dal personale di supporto e di pulizia predisposti, e ciascuno di essi può accogliere un massimo di 20 fruitori in contemporanea e le docce sono alternate per consentire il distanziamento sociale. All’ingresso il controllo della temperatura sarà sottoposto a tutti gli utenti tramite un sistema automatico con schermo e termoscanner. Oltre a una scheda per
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l’autocertificazione da compilare digitalmente da chi vuole andare in piscina, e un lettore della tessera sanitaria per registrare l’anagrafica di chi è già inserito nel sistema gestionale. I percorsi d’entrata e d’uscita alle piscine e ai locali degli impianti, come bar, hall e cabine personali, sono a senso unico per evitare assembramenti e flussi contemporanei, e a tal proposito gli ingressi saranno a numero chiuso. La tribuna a ridosso della piscina olimpionica sarà contrassegnata da bollini colorati su ogni gradone in modo da garantire il distanziamento sociale, così i lettini e gli ombrelloni a bordo vasca saranno ben intervallati gli uni dagli altri e il personale di controllo sorveglierà sul numero di persone in acqua e nell’ambiente esterno. Insomma, non si può lasciare nulla al caso, ma ai tempi del Covid-19 non può che essere diversamente. Il coronavirus che ha impedito lo svolgimento al Natatorium del memorial Bettiol il 22-23 maggio – riservato agli atleti di livello Master – e della manifestazione internazionale della SwimCup il 18-19 giugno, entrambi rimandati all’anno prossimo. La pandemia ha modificato la quotidianità di tutti, ma l’obiettivo di Cognonato è quello di salvaguardare la sicurezza di chi utilizzerà le piscine comunali. Ha perciò potenziato lo staff, ha predisposto alla perfezione gli spazi, malgrado sappia che per questa stagione in previsione perderà un terzo del numero degli iscritti. Il Covid-19 dal punto di vista economico ti colpisce prepotente come una mazzata, i costi si elevano, gli aiuti promessi scarseggiano, ma il direttore del Natatorium non vuole affogare, lotta e “galleggia”: «L’attività che svolgo, senza voler risultare eccessivo, è una sorta di missione, una scelta di vita.
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Una vita dedita al nuoto Originario di Torino, ma con l’anima veneta, Roberto Cognonato ha 58 anni e può dire di aver attraversato tutte le fasi di chi vive a stretto contatto con il nuoto. Agonista a livello giovanile e specialista nel mezzofondo (800 m e 1500 m) e nella farfalla (100 m e 200 m), poi quattro lustri da allenatore nelle diverse categorie, e dal 1997 direttore della Ssd Natatorium Treviso, nonché amministratore unico dal 2006. Attualmente la sfida più grande per Cognonato è la riapertura delle piscine nell’epoca del terremoto Covid-19. Un lavoro abnorme che necessita di una squadra instancabile alle spalle: «Ho il privilegio di poter lavorare con un gruppo di persone qualificate e innamorate della loro attività, la vivono con senso di appartenenza. Per loro è una condivisione di un progetto, di un’ambizione. Per gli allenatori, per tutti i collaboratori» elogia l’ad delle strutture natatorie di Fiera-Selvana e Santa Bona. Uno staff di oltre 80 persone competenti e appassionate a cui si accompagnano l’ impresa di pulizie Lognet e le ditte con cui Natatorium ha consolidato un rapporto ferreo negli ultimi anni, come Antes, D&D srl, Siteland srl. Impagabile l’operato di Stefano Galiazzo, instancabile ed efficiente responsabile degli impianti tecnologici e delle manutenzioni coadiuvato da Simone Catalano. C’è pure Alberto Corvaglia, referente per la segreteria della Natatorium (numero di telefono per info: 0422/433631). Cognonato inoltre è a capo della FIN Veneto da 12 anni e da presidente dell’ente regionale organizzerà dei campionati virtuali, a partire dal 18 luglio. Gli atleti di diverse società sportive potranno gareggiare individualmente su 50 metri nelle vasche dove solitamente si allenano. Verranno rilevati i loro tempi singoli e poi sarà creato un video con un mix di tutte le prestazioni. Coinvolgere la tecnologia per dare un elemento di stimolo ai giovani nuotatori del Veneto. Nel frattempo, gli allenamenti sono ripresi pure per le formazioni di pallanuoto e per i nuotatori di interesse nazionale in tutta la regione. E alla Natatorium è tornata a sbracciare la fuoriclasse trevigiana di gran fondo Barbara Pozzobon, tesserata Hydros e Polizia di Stato.
L’acqua è un ambiente straordinario e offre delle opportunità per il benessere delle persone di tutte le età, anche a chi soffre di disabilità grave o di mobilità ridotta, aldilà di quella che è la mera attività sportiva. Il mio auspicio è quello di poter continuare a offrire questa possibilità e di migliorare la vita altrui attraverso l’acqua, attraverso i benefici che essa dà» conclude fiducioso Cognonato.
Alcune delle nostre attività
Centri estivi
DALL' 8 GIUGNO
Da lunedì 8 giugno è cominciata l’attività sportiva e ricreativa estiva per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni, con la possibilità di pranzare in sede, o al sacco o al bar pertanto non sarà necessario venire a recuperare i figli in pausa pranzo.
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Acquaticità
DAL 6 GIUGNO
• Secondo linee guida i posti sono limitati.
A partire da sabato 06 giugno riprenderà l'attività di acquaticità (3-36 Mesi), ma con una importante variazione: a seguito dei nuovi protocolli, l'istruttore non entrerà più in acqua, ma vi guiderà da fuori nel percorso con il vostro bimbo/a. Gli istruttori resteranno al vostro fianco in tutti i vostri passaggi e per ogni tipo di dubbio.
• C’è l’obbligo di certificato medico non agonistico.
Pertanto, in acqua ci saranno solo bimbo-genitore!
• Per accedere al bonus baby sitter basterà conservare le ricevute di pagamento e seguire le istruzioni dell’INPS.
Insieme creeremo un nuovo cammino per il bene del vostro bambino. I turni saranno attivi il sabato mattina con i seguenti orari (fino ad esaurimento dei posti disponibili): 10.00; 10.30; 11.00.
DALL' 1 GIUGNO
Il nuoto libero si svolgerà solo in vasca esterna nei seguenti orari: Lunedì – Domenica mattina: 09.30 - 13.45 pomeriggio: 14.45 - 19.00 Sarà possibile stare o solo la mattina o solo il pomeriggio. • Il numero massimo di utenti in vasca è decretato dalle nuove normative. • Presentarsi con documento di identità e tessera sanitaria magnetica. • I minori di 14 anni devono obbligatoriamente essere accompagnati da un maggiorenne. • è preferibile prenotare lo spazio acqua, telefonicamente alle 0422-433631 o tramite il portale PoolWeb, comodamente da casa! Saranno concessi gli ingressi a biglietto solo in caso di disponibilità di spazi acqua.
AcquaFitness
DAL 3 GIUGNO
Avvisiamo i gentili utenti che a partire dal 3 Giugno sono riprese le attività di Aquafitness. Lun e Giov 09:45 soft 10:30 aquagym 12:35 treadmill 13:20 acquaerobica 18:45 acquaerobica 19:30 circuit
Mart e Ven 09:00 soft 09:45 acquagym 13:20 acquaerobica 14:15 circuit 18:45 circuit 19:30 acquaerobica
Merc e Sab 09:15 GAT
F OTO D I @ BY E D O P H OTO
Nuoto Libero
Tutti coloro in possesso di OPEN GYM , una volta riattivato in segreteria, per partecipare alle lezioni dovranno prenotare il proprio posto.
Per ulteriori informazioni sulle varie attività consultate www.natatorium.it TREVISO città&storie
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FALKENSTEINER HOTEL&SPA JESOLO Il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo è un gioiello di design fronte mare il cui progetto è dell’archistar Richard Meier mentre gli interni sono stati disegnati da Matteo Thun. Mood raffinato, arredi contemporanei, spazi ampi: tutto è stato realizzato con la vocazione di portare il Miami style sull’Adriatico, a Jesolo, simbolo senza tempo della Dolce Vita lagunare. NUOVI SAPORI L’approccio olistico verso il benessere totale degli ospiti inizia in cucina la cui linea che verrà inaugurata proprio nell’estate 2020 dal nuovo Executive Chef di fama internazionale Filippo Gozzoli, è orientata all’esaltazione della più classica tradizione mediterranea, con escursioni nella più autentica cucina veneta. Il nuovo chef e il nuovo menù à la carte sono una sorpresa di gran gusto per un hotel pronto a ricevere i suoi ospiti sia nel bar più glamour di tutta la riviera, il Miami, sia presso il prestigioso Flamingo Restaurant, dove sarà possibile provare un’esperienza gourmet completa sulla meravigliosa terrazza affacciata sul mare, anche per gli ospiti esterni all’hotel, sia a pranzo che a cena.
LA SPA Il resort si configura anche come hub del benessere con la sua Acquapura SPA che si estende per 1.500 m2. Qui ci si può rilassare in un ambiente dal design che si integra perfettamente con la vista sul mare. Questo accogliente e discreto rifugio esalta i concetti di deceleration e detox per coloro che hanno voglia di immergersi in un’esperienza di esaltante benessere. Viste le vigenti disposizioni di sicurezza a livello nazionale, Acquapura SPA non riapre la zona umida ma mette comunque a disposizione le sale relax panoramiche con vista mare e lettini ad acqua, sala fitness vista mare con attrezzature cardio e fitness, terrazza SPA open-air con area tisane interna, 8 sale per trattamenti benessere, angolo del benessere con tè, acqua con frutta, tisane e frutta secca.
AMICI O FAMILIARI Anche per le famiglie il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo è un luogo ideale per divertirsi al mare: l’acqua degrada dolcemente e il bagno è a misura di bambino. L’animazione della Falky-Land intrattiene dalle ore 9 alle 18 i piccoli ospiti con giochi, mini eventi, laboratori vari. Per la stagione estiva 2020, Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo propone tante novità tra cui pacchetti pensati per diversi tipi di target: si va dai gruppi di amiche, alle famiglie come anche ai singoli.
CON GRANDE PIACERE IL GENERAL MANAGER ALESSANDRO FICHERA E TUTTO IL SUO TEAM SARANNO LIETI DI ACCOGLIERVI PERSONALMENTE PER COCCOLARVI DURANTE IL VOSTRO SOGGIORNO.
#PRENDERSICURA
parte è collegata alle altre da una coesione coerente e sinergica, mostra nell’insieme dei movimenti atletici che coinvolgono tutti i muscoli, la forza e la grazia dell’unità che lo contraddistingue, proprio come se fosse un bel giardino di cui ti prendi cura dalle radici. Gli esercizi delle lezioni, perciò, sono finalizzati non solo a migliorare l’aspetto estetico del corpo , ma a generare consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, per ricondurle ad una unità che aiuti a trovare equilibrio dentro le difficoltà della vita. Questa progressiva ricerca della forma armonica e della stabilità interiore è, per noi, l’origine del BELL’ESSERE, ossia di un valore personale che unisce etica ed estetica.
STUDIO PILATES UNDICI: da 20 anni la nostra professionalità è indirizzata al “BELL’ESSERE” che concepiamo, al pari di questo meraviglioso giardino in cui ci troviamo a parlare, come una dimensione che unisce eleganza e armonia, che interpreta la ricerca della BELLEZZA non solo come il raggiungimento di una FORMA fisica, ma soprattutto come una condizione interiore di benessere. Lo studio da sempre cerca di proporre ai suoi ospiti un percorso che, sviluppando L’ ARMONIA del corpo e del gesto, generi una serenità interiore in grado di tradursi in un equilibrio psicofisico da cui emana una bellezza totale. Il corpo, armonico e dinamico, in cui ogni
È questo il messaggio che i miei collaboratori ed io cerchiamo di trasmettere da sempre. Grazie a loro, ed in particolare a Barbara Callegaro, che è al mio fianco da moltissimi anni, abbiamo realizzato questo progetto di lavoro e di vita. Concepiamo l’esercizio fisico e la pratica sportiva come un modo per rafforzare, attraverso la bellezza fisica, la forza e l'equilibrio di tutto l’essere. Il fine dell'esercizio non è il controllo del corpo, ma la conoscenza di esso. Attraverso l'esplorazione e il contatto con le sue parti acquisiamo maggiore consapevolezza di noi stessi, impariamo ad assecondare le sue esigenze e con il tempo a cambiarle in vista di un benessere pieno che solo l'armonia e l'equilibrio totali possono portare. La consapevolezza nell’esecuzione dell’esercizio, curato nei minimi dettagli, favorisce il consolidarsi
di un legame tra interiorità ed esteriorità e ci abitua ad un dialogo continuo e attento con noi stessi, che, alla fine, ci permette di accettare e, con il tempo addolcire, le nostre sofferenze. L’intento dello studio è di esercitare in modo completo il corpo, raffinando e personalizzando il movimento sulle esigenze di ogni persona: il respiro, l’equilibrio, il controllo statico e dinamico, la flessibilità articolare… sono tutti aspetti che richiedono di essere trattati individualmente, costruendo un dialogo e una fiducia crescente con i nostri ospiti.
Studio Pilates Undici V.le Monfenera 14, 31100 Treviso www.pilatesundici.com @pilatesundici
Marta Cervellin Ho creato questa realtà 20 anni fa e da sempre la mia guida è la passione, l'amore per il mio lavoro a 360 gradi, dal preparare la lezione, a scegliere la musica, a decorare lo studio con i fiori perché la cura della persona, del luogo, delle relazioni dona il BELL’ESSERE. Ho una lunga esperienza nell’universo del corpo e del movimento eppure sono sempre curiosa ed affascinata da questo mondo infinito, dalla bellezza dell'essere umano e dei modi in cui possiamo averne cura.
PILATES | PANCAFIT | VINYASAYOGA | YIN YOGA | YAMUNA BODY ROLLING | FIT&FACE | ALLENAMENTO FUNZIONALE
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DI A.C.
Trentacinque anni di sedazione cosciente, fatta su migliaia di pazienti in tutta Italia, con la certezza che sono sempre gli unici che quando finiscono la seduta odontoiatrica o di igiene dentale escono sempre contenti! Ma di cosa stiamo parlando? Lo abbiamo chiesto al dottor Andrea Zuccon, che oltre ad essere Dirigente medico presso il Servizio di Odontoiatria Pediatrica a Borgo Cavalli, Tutor e Docente dell'università di Padova, da quasi 15 anni presso Medicaleden a Treviso (info su www.azdentist.it) si occupa di sedazione cosciente. "Si tratta di una tecnica molto semplice che consente a dentista e paziente di vivere con serenità il momento della cura odontoiatrica, tramite una miscela di ossigeno e protossido d'azoto che grazie ai suoi effetti ansiolitici, analgesici, sedativi
e miorilassanti toglie al paziente ansia, stress e paura. Al paziente verrà messa una mascherina sul naso e potrà affrontare ogni tipo di intervento, dalle sedute di igiene a quelle di chirurgia, con una percezione ridotta del tempo trascorso e una eliminazione, per chi ne soffre, del riflesso del vomito che manifesterebbe all'entrata di qualsiasi strumento in bocca. È una tecnica priva di controindicazioni, utilizzabile dai bambini fino agli anziani, grazie alla riduzione della sensazione di stress a tutti. Non dobbiamo infatti sottovalutare che circa un paziente su 4, da vari studi di ricerca effettuati, ha paura di andare dal dentista, e di questo 25%, un 8%, ovvero un terzo, manifesta una vera e propria fobia nell'affrontare le cure odontoiatriche, tale spesso a portarlo ad evitare l'appuntamento".
Per andare dal dentista con serenità
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Sedazione cosciente
#PRENDERSICURA
D. Sant'Antonin Ospedale 8. Sant'Antonino 7.
Treviso in Treviso
L
e parti del territorio attualmente denominate Ospedale e S. Antonino nelle antiche mappe e nei catasti venivano quasi totalmente comprese nell'unica grande ambito di "S. Antonin" che si estendeva radialmente al di là di S. Zen fino all'estremità sud del territorio di Treviso. Come descritto nella ricerca che abbiamo vieppiù riportato*, rileviamo che Ospedale già nel 1300 assunse la designazione di Cà Foncello, dal nome della famiglia proprietaria di quei terreni e che poi rimase in seguito riferita all'ospedale esistente. S. Antonino viene documentata fin dal XII secolo, anticamente frequentata da pescatori e cacciatori. Era chiamata "Aspà", che significa "acqua morta" perché vi si trovava una fontanella sorgiva, da allora divenne una tappa obbligata per i grandi barconi che navigavano sul Sile. I cacciatori lo chiamavano invece "salimbecco" che significava sale nel becco. Cacciatori e pescatori elessero come loro patrono S. Antonino, martire di Tolosa. Origini - Medioevo Ancor prima che Treviso si costituisse come città ben delimitata nel proprio ambito, era il Sile a organizzare, lungo il suo percorso, una serie indistinta ed omogenea di insediamenti: in questo periodo si colloca, a giudicare dai ritrovamenti, l'origine del nucleo di S. Antonino. Durante l'impero romano si potenziò la via di comunicazione di Tarvisium con Altino: una strada usciva dall' "Arx" e dopo aver attraversato il Sile si inoltrava nelle campagne rimanendo a poca distanza di questo fiume lento e sinuoso ricco di scorci. Con la caduta dell'impero, quando anche Altino fu distrutta, doveva diminuire l'importanza della strada e quando, nel 1200, si
costruirono le mura comunali la porta che si apriva in tale direzione era detta "Porta Nuova" semplicemente per differenziarla dalle altre (di S. Zeno e forse di S. Margherita) preesistenti; così come "via publica per la qual se va a Sant'Anthonino" era il nuovo nome della strada principale, e da essa prendeva origine anche una seconda strada "via publica appellata via Zermanesa". Ad essa si affiancò presto la strada che usciva da porta S. Margherita e si dirigeva verso il
S. ANTONINO – LA CHIESA VOTIVA
Sile per raggiungere i mulini. Nella ricostruzione di Treviso attribuita al Malipensa e nella ricostruzione grafica del Corazza si nota inoltre come, a sud, non esistessero borghi attestati nei pressi di porta Altinia, porta S. Paolo e porta S. Margherita. Al di sotto del fiume infatti c'era una vasta zona di acquitrini non adatti per l'insediamento; unica menzione grafica è riservata ad un "locus iustitiae" appena fuori porta S. Margherita. In seguito la coltivazione dei campi si sarebbe estesa con una larga opera di bonifica, e oltre alla coltivazione di frumento e orzo si impiantarono coltivazioni a segala, a miglio, a saggina, ed avena. Nel determinare il dissodamento del versante meridionale del territorio fu fondamentale
*Ricerca storico ambientale dell’architetto Gianfranco Trabucco
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TREVISO città&storie
DI ARTURO CARDINALE
soprattutto l'opera degli ordini monastici, in particolare quella dei benedettini che, presenti in questi dintorni (Casier) nel 750, al fine di poter meglio esercitare il ministero dell'Opus Dei, cioè della carità e dell'assistenza ai poveri, contribuirono notevolmente allo sviluppo della tecnica in genere, compresa quella dell'arte molitoria. Nel capitolo LXVI della sua Regola infatti, San Benedetto poneva tra le raccomandazioni anche quella affinché "il monastero, se possibile, sia organizzato in modo da produrre tutto il necessario: acqua, mulino, orto e diversi mestieri, in modo che i monaci non siano costretti a dover ricorrere all'esterno, fatto disastroso per le loro anime". S. Antonin inoltre, soprattutto nell’area Ospedale, come la vicina S. Zeno, caratterizzata dalla presenza di terreni melmosi si sarebbe specializzata nell'arte della fabbricazione dei laterizi, esercitata da non pochi "magistri Fornasari”del posto. Delle numerose fornaci da mattoni e da tegole, rimane memoria nel nome della attuale via Fornaci e nella località omonima "Fornace". Probabilmente furono proprio le fornaci di Caffoncello e di S. Zeno a fornire i mattoni quando si intrapresero, nella prima metà de XIV secolo, durante la signoria di Mastino ed Alberto della Scala, nipoti ed eredi di Cangrande, nuovi lavori alle mura e la costruzione delle caratteristiche torri, l'ultima delle quali, conservatasi nel tempo, sorgeva approssimativamente nello spazio antistante alla facciata est dell'Asilo Infantile "G. Garibaldi", e venne abbattuta nel 1915. Veneziano A cominciare dal periodo della riannessione a Venezia, dopo la breve pausa Carrarese (1388) che significò anche per S. Antonino e per Caffoncello la distruzione sistematica della chiesa per scopi militari, Treviso sollevata da tante oppressioni, ad essa riconoscente ricostituì un apparato militare, economico, totalmente funzionale alla Serenissima. Venne sistemato il canale derivato dal Sile alla chiusa del territorio di S. Paolo, e che ritornava nel fiume. Nel '700, riscontrabili anche nelle mappe degli estimi, i centri operanti erano ben quattro e, partendo dal margine orientale del fiume si allargavano verso occidente intersecando ben tre rami viari: i dislivelli creati nel terreno ne documentano l'intensa attività. La «Fornase da Piere» in località di S. Maria nel territorio nel nobile Alvise Pisani, e la «Fornase de Piere» con tre Boche, a sud est di via Concordia, la Fornace «con Quattro Boche» detta «Fornasa del lione» a nord, l’ultima sull'attuale strada di S. Antonino allora chiamata «la casalina». Il Sile, assieme al Terraglio, diventava una via di transito più che mai frequentata; forse fu in questo periodo che si costituì il porto di S. Antonino e si rafforzò, per entrambi i nuclei,
STORIA E AMBIENTE
la tendenza all'autosufficienza economica, tipica delle comunità isolate ed autonome. Con il progressivo dissodamento dei terreni selvosi ed acquitrinosi, operato dai frati benedettini, lo stesso villaggio, proiettato essenzialmente verso le attività offerte dal fiume, doveva iniziare una sua vocazione agricola e pastorale: la presenza di mulini sul braccio del Sile ne era la naturale e necessaria connessione. Il rapporto simbiotico con gli abitanti sarebbe stato costruttivo e vantaggioso per entrambe le parti e si sarebbe concretizzato nel fiorire di una serie di iniziative per il culto comune. Non rimane che il ricordo dei vari monasteri benedettini esistenti a S. Antonino. La bellezza delle rive del Sile poi, in questi paraggi, attirava e la tranquillità idillica non passò inosservata ai ricchi commercianti e borghesi veneziani che non tardarono ad insediarvi, concatenate e rivolte verso il fiume (principale arteria di collegamento con Venezia), in bella mostra, le loro prestigiose residenze estive. Numerose le ville fatte costruire lungo il Sile, tra il XV e il XVIII sec. dall'aristocrazia veneta: Villa Gregory e Villa Tognana sulla strada di S. Antonino, in prossimità delle rispettiva aziende, Villa Canoniche, Villa della Rovere, Villa Ceccotto, Villa Carrer in via Stradelle, Villa de Reali a Dosson. Napoleonico - Austriaco A metà '800, come si nota osservando le mappe dei catasti, sopravvive ancora la seconda fornace, le altre scompaiono e ne sorge una nuova, la quinta ed ultima, situata all'altezza dell'odierno vicolo S. Antonino B, proprietà dei fratelli Cervesato. Esse però, grazie all'utilizzo del forno Hoffman, hanno razionalizzato il lavoro, aumentando la produttività ed occupando un numero ben maggiore di operai. Contemporaneamente sorge a S. Antonino l'industria della ceramica artistica con le fabbriche Gregorj e Sebellin, poi Tognana. Il territorio agricolo era interamente organizzato attorno a fiorenti aziende agricole di proprietà di ricchi borghesi Trevigiani e Veneziani, e sul Sile facevano bella mostra di sé alcune tra le tante ville che, a partire dal XVI secolo, si insediarono su questa importante arteria di comunicazione. La città ottocentesca, nel frattempo, fiduciosa nelle "magnifiche e progressive sorti", densa di comignoli fumanti e
febbricitante di attività, si completava del secondo elemento infrastrutturale ormai necessario: la ferrovia. Veniva così ad interrompersi l'antica strada dei Molini, e con essa, quell'antico rapporto diretto con la porta, col sistema delle mura, e col canale attorno ad esse, sostituito ormai dal rapporto, non altrettanto suggestivo, con la barriera ferroviaria. Dopoguerra - Attuale Nei primi anni di questo secolo l’espansione urbana a sud lungo la strada di S. Antonino, oltre che sul Terraglio, accentuò la sua condizione di "cintura di ferro" alla quale si ovviò, a partire dal 1916, con la costruzione del sottopassaggio ferroviario denominato pure "dei molini". A partire dagli anni trenta, quando prese avvio una notevole espansione edilizia, l'area di Cà Foncello, come si propose il piano regolatore del 1946 e il successivo piano di ricostruzione, diventava un vero e proprio quartiere della città, provvisto di servizi sanitari a scala urbana e regionale, ma senza una struttura. La costruzione della strada statale 53 sopraelevata, nel 1969 costituisce una ulteriore barriera, al di là della quale rimanevano le restanti aree di S. Antonino costituite per la gran parte di campagna. Nel 2004, è stato presentato e approvato all’unanimità un innovativo Piano di recupero dell’area Fornaci, che prevedeva la creazione di una centralità, di cui il quartiere aveva e ha bisogno, con un’edilizia green, ampie zone verdi alberate, orti comuni e un sistema dei percorsi pedonali separati dai flussi carrai. Tale atto di coraggio, in linea con le più avanzate ricerche internazionali di architettura ecologica e sostenibile, si è scontrato con la visione
2004 - PROGETTO DELL'AREA FORNACI - ARCH. G. TRABUCCO
Ambiti e Parti "L'analisi della città e del suo territorio, ha consentito di pervenire alla definizione di sotto-unità urbane e territoriali dotate di una identità propria, che permette di distinguerle rispettivamente nel quadro della comune appartenenza al generale processo di formazione urbana e territoriale di Treviso. Le unità urbane e territoriali così determinate sono definite "AMBITI", in quanto possono raggruppare più località che appaiono strettamente legate le une alle altre per le particolari comuni origini storiche. Sostanzialmente la suddivisione del territorio comunale nei dieci ambiti individuati corrisponde infatti al processo di crescita radiocentrica della città, orientato rispetto agli assi della grande viabilità di terra e fluviale (e ricondizionato dalla disposizione ottocentesca del tracciato della ferrovia), a partire dal nucleo urbano originario. Un ulteriore approfondimento dell'indagine ha riguardato invece le singole località, definite dai relativi toponimi consolidati, che sono state riconosciute come unità urbane e territoriali elementari che si presentano come vere e proprie "PARTI" di città in quanto dotate di una particolare coerenza, omogeneità e/o compiutezza di impianto, ovvero in quanto circoscritte da forti barriere naturali o artificiali.”
imprenditoriale quantitativa che lo ha spogliato di tutti i valori riducendo, con altri professionisti, l’intervento a un mero fatto costruttivo privo di qualità. Conclusioni Lo sviluppo della città dunque, anche in questo Ambito, ha portato disordine nella struttura originaria, compromettendo il rapporto equilibrato tra uomo e natura. La storia insegna che è giunto il tempo, cercando di contenere gli errori fatti in passato, di recuperare gli equilibri con interventi di rigenerazione urbana sostenibile. È il momento di intraprendere scelte coraggiose.
VISIONI DI PROGETTO E REALIZZAZIONI DELL’ARCHITETTO GIANFRANCO TRABUCCO
“Il fare umano sia integrativo e non distruttivo della bellezza del mondo” Giovanni Urbani
TREVISO città&storie
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IL PORTOLANO
La mia prima casa sarà un'antologia È nato quasi per caso, per tenere compagnia alle migliaia di persone che di punto in bianco si sono ritrovate in quarantena e hanno dovuto riorganizzare tempi e spazi, completamente ‘rinnovati’ dalla pandemia. Chi ha dovuto seguire i figli a scuola, chi si è dedicato alla cucina, chi ha messo a posto cassetti, armadi, scrivanie, vecchi lavori. La casa è diventata oggetto di slogan ripetuti in collettiva per arginare danni e contagi: “Io resto a casa/State a casa!” Siamo rimasti tutti in casa. Ed è proprio la casa lo spunto che abbiamo offerto ai nostri amici scrittori, affascinati da una lettura di Giuliana Musso, tra le maggiori esponenti contemporanee del teatro di narrazione e d’indagine e che ringraziamo per averci permesso di condividere il progetto. Abbiamo lanciato la proposta nei social e in poco tempo la nostra casella di posta si è riempita di racconti e sguardi caleidoscopici: fratelli e madri, nonne e zii, campi di papaveri e magnolie, cime innevate e sabbie candide di mari placidi o tumultuosi, tende ipnotiche, gradini in granito, terrazze dove perdersi nei pomeriggi estivi a giocare, pietanze che sprigionano profumo di salsicce e asparagi. Siamo stati accolti nelle case di più di cinquanta persone che hanno generosamente aperto le loro
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TREVISO città&storie
porte di parole e ci hanno accolto nei loro tinelli e nei loro salotti. La promessa iniziale era quella di fare una selezione da pubblicare in un numero di Treviso Città & Storie. E così infatti sarà. Nel numero di agosto verranno pubblicate in un inserto speciale totalmente dedicato alla casa. Ma le altre narrazioni? Impossibile per noi lasciarle andare così: raccontano tutti delle vicende uniche (e scritte anche molto bene!). Come potevamo fare? Qualcosa dovevamo farlo. Non è consentito, al Portolano, lo spreco di parole e soprattutto di storie fatte di bellezza, di emozioni e di pezzi di vita. Siamo riusciti a venirne a capo, con una buona dose di tenacia e di fede nelle cose che valgono. Grazie al sostegno della dottoressa Margherita Benintendi di SunFlower Life Projects e dell’imprenditore Luigino Bassetto del Gruppo GSE, realizzeremo l’antologia “La mia prima casa”. Sono storie che parlano di immagini annidate nel passato e annodate dalla poesia. Come tutti i ricordi appartengono al mondo di fantasie e sogni di chi l’ha evocato. Ma sanno anche evocare le stesse fantasie e gli stessi sogni anche in chi li ha letti. E, ne siamo certi, anche in chi li leggerà. direzione@ilportolano.org
IMMAGINE DI FRANCESCAZANETTE.COM
DI BRUNA GRAZIANI
TERRITORIO
DI VALENTINA FACCHIN, LOCAL BLOGGER
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La secolare eleganza di Conegliano
a Conegliano storica si sviluppa lungo Via XX Settembre o Contrada Granda fin sul Colle di Giano. Lungo questa arteria di porfido delimitata da Porta Dante e Porta San Polo si affacciano i più eleganti edifici cittadini. Il Duomo di Santa Maria Annunziata e San Leonardo è incastonato nella facciata della Scuola dei Battuti, nota per essere il più grande affresco murale
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TREVISO città&storie
del Veneto. Dietro all’altare maggiore del Duomo trovate l’unica opera presente in città del suo artista rinascimentale Giovanni Battista Cima, la Pala di Conegliano datata 1492. Sull’imponente e maestosa Piazza Cima si affaccia il neoclassico Teatro Accademico. Da qui proseguite la passeggiata verso Porta San Polo per ammirare i restanti edifici nobili. Casa Longega del XV secolo con decorazioni in
cotto e l’ex Monte di Pietà del 1524 con affreschi in facciata di Ludovico Fiumicelli. Infine Palazzo Sarcinelli, Via XX Settembre 132, è un’importante sede di esposizioni, che si susseguono durante la stagione. Cosa visitare Il Castello di Conegliano si può raggiungere a piedi prendendo la stradina, che si inerpica a destra del Teatro
TERRITORIO
Accademico. Seguite una calle pedonale, lungo la quale potete visitare il Convento di San Francesco e la cinquecentesca Chiesetta della Madonna della Neve. Proseguite verso il Castello, i cui resti ora ospitano il Museo Civico, Piazzale San Leonardo. Val la pena salire alla sommità della Torre del Castello, da cui godere di un’ampia vista sulle affascinanti Colline del Prosecco. Per scendere verso Piazza Cima, potete scegliere se ripercorrere lo stesso sentiero pedonale, oppure prendere la via opposta, ma aperta al traffico, che vi conduce direttamente in centro da dove siete partiti. Potreste salire da un versante e scendere dall’altro. Segnata da una vita economica e culturale molto attiva, ospitò per molti anni un gremito gruppo di israeliti trasferitisi qui per lo più da Padova e Venezia nel XVIII secolo. A testimonianza della presenza ebraica a Conegliano rimangono il bellissimo palazzo ex Monte di Pietà, il cui affresco del vicentino Fiumicelli rievoca attraverso l’angelo un chiaro legame con il più famoso affresco dell’Assunta del Tiziano presso la Chiesa dei Frari a Venezia. Mentre su un colle appena fuori città si può fare qualche passo e visitare un suggestivo cimitero ebraico. Luogo estremamente suggestivo e riflessivo, il Cimitero Ebraico, Viale Gorizia.
Perucolo, il quale nel XVI sec. condivise la vita artistica di Conegliano con Francesco da Milano, il Pordenone, Beccaruzzi, Fiumicelli. Il pittore accusato di luteranesimo fu imprigionato a Venezia e poi scarcerato. Solo successivamente e in modo inesplicabile, fu nuovamente arrestato e condannato al rogo, che si compì nella piazza dei mercati. Il mistero nell’arte continua con la morte del Cima, che secondo gli studiosi avvenne per mano del Pordenone. Il pittore infatti visse a Conegliano prima di trasferirsi a Venezia dove entrò in contatto col Tiziano, e si suppone sia stato il mandante dell’esecuzione del Pordenone, il quale morì misteriosamente a Ferrara.
Per le visite guidate contattate lo I.A.T. presso il Palazzo Sarcinelli Via XX Settembre, 132, 31015 Conegliano.
Siete appassionati di caffè? A Conegliano si trova il Museo del Caffè Dersut, gestito dall’omonima torrefazione e aperto ogni primo sabato del mese, dove poter scoprire ed imparare la storia e le curiosità delle migliori miscele. Mentre lo storico istituto “G.B. Cerletti” Via XXVII Aprile 20, è la testimonianza della forte importanza vitivinicola in città. Curiosità Storiche e Artistiche Nota per il suo principale pittore il Cima, Conegliano regala molte sorprese tra arte e mistero da scovare sulle facciate affrescate o intarsiate di terracotta dei suoi eleganti palazzi lungo Via XX Settembre, decifrando messaggi, giochi o schizzi sui muri di Casa Cima o semplicemente entrando di sotterfugio in una raffinata Villa. La città fondata nel XII per volontà di alcune nobili famiglie dà vita ad un borgo dominato dal Castello, fulcro della vita e del potere cittadino, manifestando tuttora una raffinatezza senza tempo. Da Palazzo Sarcinelli, dove un Fregio sembra sia attribuito a Riccardo
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TREVISO città&storie
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OTTICA Centro Ottico Lenti Progressive Da oggi mi trovi nel nuovo centro ottico di Via Verri 87/c a Mareno di Piave (TV). Cambio solo indirizzo! QualitĂ e professionalitĂ restano le stesse
Gli uffici smart di Treviso post Covid-19 CONCEPT EVOLUTO E STANDARD INNOVATIVI: SICUREZZA E BENESSERE AL LAVORO A seguito dell’emergenza sanitaria che ha rivoluzionato i mercati mondiali, anche gli operatori del corporate real estate si sono dovuti interrogare sui correttivi da adottare per rendere fruibili ed idonei i propri fabbricati. La trevigiana Lefim Gruppo Basso, è partita dalla Provincia natale, Treviso, adeguando quindi l’offerta degli spazi direzionali disponibili alle peculiarità della situazione contingente ed alle necessità dei suoi nuovi Clienti. Eh già, la mission di Lefim sta nel fornire spazi serviti alle imprese, in modo sartoriale. Al Centro Leonardo, il business park ubicato fronte Statale Castellana, alle porte della Città, Lefim ha innovato la proposta relativa alle unità ad uso ufficio, nei diversi tagli e format disponibili. Simone Dal Sie, infatti aggiunge “non potevamo fingere che non fosse accaduto nulla, senza innovare la nostra offerta. Come nel commercio si è stati costretti ad adottare per opportunità od emergenza l’omnicanalità come strategia di sopravvivenza, anche nel direzionale, il mix tra reale e virtuale caratterizzerà il lavoro dell’oggi e del domani, per cui anche le esigenze di spazio delle Aziende sono mutate.” Una delle caratteristiche principali degli uffici del Centro sta nel fatto di esser dotati di un’ampia terrazza vivibile. Gli open space si sono evoluti nel layout, grazie all’intervento di arredatori professionisti del territorio, che li rendono modulabili a seconda delle persone presenti, nel rispetto delle normative sul distanziamento sociale e dell’ottimizzazione delle superfici locate. Al Centro Leonardo arrivano le video-conference rooms, luoghi strumentali indispensabili per mantenere la coesione all’interno del team di lavoro. Le sale riunioni? Diventeranno multisale di dimensioni variabili. Da spazi dedicati all’incontro fisico di team di lavoro, le stesse stanze sono state ripensate come huddle room, ovvero piccole isole separate dal resto del team
aziendale, attrezzate per ospitare meeting improvvisati e rapidi e brainstorming virtuali. Le aree ristoro saranno le smart canteen: spazi caratterizzati da un layout flessibile e camaleontico. Precedentemente ed al termine delle pause pranzo e della successiva sanificazione, gli arredi modulari permetteranno in tutta semplicità di fruire nella stanza delle postazioni di lavoro. Tutti i lavoratori del Centro effettueranno le loro ordinazioni da remoto e gli operatori della Food Court del Business Park, consegneranno i loro packet-lunch in ufficio. Certo, perché no. Al Centro Leonardo diamo spazio anche gli smartworker. Sale giochi per bambini, plateatici esterni e altre sale condominiali potranno essere adattate in modo flessibile al fine di ospitare postazioni idonee alle esigenze dei lavoratori agili. Il tutto non tralasciando le ampie comodità correlate all’ampio parcheggio gratuito di cui è dotato il Centro, a servizio delle Aziende insediate e dei loro collaboratori e Clienti, alla facile raggiungibilità con i mezzi pubblici e dalla grande visibilità e pregio del contesto architettonico circostante. I team di Lefim sono già al lavoro per adattare gli spazi disponibili di proprietà nei business park di: Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Marghera. Completati gli Uffici veneti, proseguiranno con la replicazione del format anche nel pordenonese, a Bologna, Milano, Prato e Firenze!
CHAMACI 0422 299 311 SCRIVICI INFO@LEFIM.IT
ABITO LA VITA
La Piazza È
sempre così: ci accorgiamo quanto siano importanti le cose ordinarie della vita nel momento in cui ce le tolgono. Ciò che chiamo le cose sono i luoghi, i gesti, le azioni, le persone, il vivere quotidiano che abitiamo abitudinariamente. L’abitudine ci sconfigge, ci rende automatizzati e ci toglie il sapore delle cose stesse. Le abitudini - afferma John Milton nel Paradiso perduto-si ossificano formando un corpo desiderabile o indesiderabile. Il corpo legato alle abitudini ostacola la mente e ottunde il cuore. Siamo stati costretti a lasciare le abitudini, i gesti quotidiani, il frenetico correre di cui ho scritto tante e tante volte, ma è sconvolgente come il tutto sia avvenuto! Come una sberla fragorosa in pieno viso. Dapprima increduli e fiduciosi fosse un’esagerazione e poi il fermo. Del trovarsi, del sorridersi, del lavoro. Niente, niente di niente. A casa, soli per chi vive solo e soli per che vive coi familiari. Soli perché in balia di qualcosa che ancora oggi non si conosce e soli nella propria incredu-
lità o peggio ancora angoscia. E sono germogliati e intensificati video, webinar, pillole di saggezza che fuoriescono sorridenti da uno schermo muto e immobile. Ricordo una frase che ha tuonato prepotente nella mia vita per anni: la solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare per trovare il Signore. L’ha scritta Yogananda, un saggio indiano intriso di una devozione commovente. Il Signore chi è? Chiamatelo come sentite: Universo, Spirito, Coscienza, Natura, è sicuramente quello scrigno segreto dentro ognuno di noi e al quale forse abbiamo prestato poca attenzione. Ora è arrivato il momento di aprirlo lasciando fluire quella fiducia che ci sussurra che VA TUTTO BENE. Le abitudini sono necessarie, ma noi abbiamo fatto cattivo uso del loro potere fino ad esserne sopraffatti, fino a stancarci anche del rito dell’aperitivo, sempre la solita gente, le solite battute, le solite posture. L’aperitivo a casa ci ha costretto a pensare e con volontà abbiamo inventato un modo nuovo di vivere con piacere questo rito iniziando a sviluppare una coscienza collettiva.
L'innamorato Incontriamo gli amici, si entra nella socialità con la carta numero sei. L’innamorato. L’arcano lascia più spazio al cielo, dove certamente Cupido continua a fare la sua funzione ma anche dove possono scendere nelle relazioni modalità diverse di incontro. È il momento di scegliere tra vizio e virtù, la donna di sinistra è il passato è quella di destra il futuro. Possiamo vedere questi
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tre personaggi come passato presente e futuro è una cosa è certa: il momento di impegnarsi è giunto. La comunicazione dei personaggi è orizzontale, si guardano, sono allo stesso livello e le parole possono fluire. Il numero sei è attinente all’opera creativa della mente universale. I sei giorni della creazione: di un nuovo che vuole costruirsi insieme. In piazza.
A CURA DELLA DOTT.SSA LORENA MAZZARIOL, PSICOLOGA UMANISTA E SCRITTRICE
E l’aperitivo ne è solo un un esempio. Ecco la volontà è stata nutrita, la forza del non poter fare ha liberato lo stato di schiavitù. Interessante leggere questo stato di prigionia, come molti di noi hanno percepito questi mesi a casa, rendendolo libero nella schiavitù attraverso la volontà di cambiare. C’è da riflettere e da praticare ogni giorno la domanda: questo è ciò che voglio veramente? Fa bene alla mia anima? Può essere un suggerimento quello di accorgerci delle abitudini limitanti e della possibilità di creare una nuova abitudine. Per esempio, al prossimo aperitivo, osservarci dentro e cercare lo sguardo degli amici per sentirsi di più. In questo la famigerata mascherina ci obbliga a farlo! Abbiamo tutti sete di valori, di sentimenti, di fratellanza e di vivere per un ideale condiviso. La piazza. Può diventare una fucina di idee, con la creatività a mille, per abitare veramente la vita, in ogni angolo della nostra città, interna ed esterna, in ogni vicolo più buio dove le nostre mani sono tese ad offrire un prosecco Doc. DiVino Doc.
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Oltre la fase 2 DI STEFANIA VECCHIA
B
onjour, scrivo dal piccolo terrazzino di casa con vista sul cielo e sul Duomo di Treviso, terrazzino che ha ospitato me e Brie in questo periodo speciale. Questo piccolo giardino fiorito di gelsomini, roselline, gerani antichi, lime, buganvillea, ortensie, salvia, un ciliegio e altre piante, si apre in pochi metri quadrati che hanno reso le mie giornate decisamente migliori. È in questo spazio naturale che entro più facilmente in contatto con me stessa e mi predispongo all’incontro con l’altro. Mentre scrivo questo articolo siamo nella Fase 2 di questo periodo di trasformazione innescato dal Covid che porta, guarda caso, il numero 19, il numero della rigenerazione attraverso un cambiamento del nostro modo di pensare, come abbiamo visto nello scorso numero. Molti avranno sentito più volte dire che entrando nell’Era dell’Acquario (esattamente siamo ancora in zona foyer considerando che, planetariamente parlando, entreremo in questa Era il 21 dicembre del 2020 con grandi aspettative visto che è contraddistinta, tra i diversi aspetti, anche da un influsso che ci porta verso un’Umanità che collabora, una sorta di fratellanza universale) e che avremmo dovuto fare un gran cambio di paradigma avremmo fatto “un salto evolutivo”, un cambio di Frequenza. Mi sono chiesta varie volte come si sarebbe manifestato questo “salto”, questo attraversamento di portale e assicuro che mai avrei immaginato un lockdown di queste dimensioni. Dunque, la domanda è: come saremo dopo la Fase 2? Al di là di quello che ci viene chiesto sul piano pratico dai comportamenti alle distanze sociali, dalle mascherine ai gel disinfettanti, ho dato un’occhiata ad uno degli strumenti che utilizzo per comprendermi, per leggere la
Vita ed orientarmi, per vedere cosa suggerisce il numero due. Si tratta delle Gêne Keys, le Chiavi Genetiche di Richard Rudd. Nato il 7 settembre 1967, Rudd è un mistico inglese, autore, poeta e insegnante spirituale internazionale che sintetizza gli insegnamenti della saggezza antica dei I Ching - Il libro dei Mutamenti. Questo antico libro cinese contiene 64 esagrammi che spiegano i cicli dei cambiamenti della vita al fine di comprendere meglio il presente. Il lavoro di Rudd rappresenta una evoluzione moderna della comprensione di questi 64 esagrammi, che sono poi i 64 archetipi che rappresentano la struttura della nostra interiorità e una sbobinatura del nostro DNA, ovvero man mano che comprendi degli aspetti di te stesso, apri dei varchi di conoscenza e accedi a quelle tue parti che sono chiuse ma che si muovono in noi anche come ombre. Dentro quell’ombra ci sono ferite che diventano paure crescenti e limitanti, ma allo stesso tempo in quell’ombra esistono doni che ci guidano verso una maggior consapevolezza di noi stessi. La sintesi del significato che possiamo dare della seconda Chiave è dunque: ritornare all’Unità orientandoci tenendo ben presente che alle volte possiamo sentirci terribilmente perduti. È il momento di scegliere come vogliamo costruire la nostra Vita (lo dobbiamo fare oggi al fine di preparare un terreno fertile per ciò che verrà). Uniti, ognuno con il proprio talento e la propria capacità. Questa é una grande opportunità e confido la sapremo cogliere.
Esagramma 2 secondo Rudd Dislocazione Orientamento Unità “Il Dono dell’Orientamento è così p r o f o n d o che crea un campo magnetico intorno a noi. Questo è ciò che la nostra fiducia fa: ci fidiamo della sofferenza dell’altro. Apriamo i nostri cuori agli altri senza un’agenda da rispettare, e così ricevono la nostra fiducia fino a livello cellulare.”
leggerezza, stare sulla sua frequenza, morbidamente e con quel sorriso che favorisce l’ascolto del nostro profondo sentire. E allora diamoci il benvenuto mentre facciamo i passi verso questa porta, che grazie al Covid 19 è diventata più grande e visibile, e che presto ci vedrà addentrati nella nuova Era. Iniziamo ad esplorarla, con tutti i sensi, in piena accoglienza.
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É un tempo questo in cui é molto importante il «Come». A questo proposito riprendo un concetto vitale a cui più volte mi appello: la
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Cinema: Ciack si apre! In sala solo buio. Buio fitto. Nei cinema trevigiani non si può assistere ad una proiezione dal 24 febbraio, ormai sono quattro mesi che dura il lockdown. In verità il 15 giugno, data proposta dal governo, ci sarebbe stata l’attesa riapertura, ma i cinema non sono locali come tutti gli altri, per funzionare devono avere la materia prima, cioè le pellicole, che però vanno a periodi ben definiti. Ad esempio giugno-luglio normalmente sarebbe stato un periodo favorevole, di solito negli anni scorsi, a parte qualche opera isolata, di questi tempi arrivavano soprattutto i film dal festival di Cannes; quest’anno Cannes non si fa e quindi in teoria bisognerebbe attendere la Mostra di Venezia (2-12 settembre) e più in generale la nuova stagione cinematografica che per le case di distribuzione ricomincia dopo le vacanze. Il problema è questo e non è da niente. Ma non è nemmeno l’unico: i gestori, e parliamo delle due multisala del capoluogo, Edera e Corso (con il Manzoni di Paese fanno 9 schermi e 9 dipendenti in totale), hanno ancora dei dubbi, una volta riaperto, su come sistemare il pubblico rispettando le consuete norme di distanziamento sociale e di protezione individuale: valgono per tutti? Le famiglie o le coppie le metti assieme a separate? Ad esempio Alessandro Fantoni, titolare dell’Edera e del Manzoni, che ha già visto saltare il Film Festival, su questo problema non le manda a dire: “Il cittadino forma lo stato ed io rispetto il cittadino, altrimenti da democrazia si passa a demofollia. Per cui finché non saprò esattamente come gestire la presenza delle gente
in sala, io a riaprire non ci penso nemmeno. Sono convinto che il cinema sia un fatto sociale, aggregazione, empatia collettiva, tutti in sala avvertono la stessa emozione: perché dividere la gente? Insomma mi dite come faccio a fare entrare gli spettatori uno alla volta? Chi è anziano e non riesce a comprare i biglietti on line, come richiesto, lo tengo fuori? Ed il metro di distanza previsto tra spettatori vale anche per i parenti o no?” Le perdite? “Notevoli: si risparmia qualcosa sulle utenze ma le tasse le pago lo stesso. Senza incassare nulla. Faccio presente che da noi in estate c’è gente che, con l’aria condizionata, si vedeva anche due film al giorno.“ Al Corso (che solitamente teneva chiuso luglio ed agosto), come d’altra parte nel resto della Marca, i problemi non sono da meno: Silvia Amadio spiega che “i punti critici sono l’aria condizionata, a cui non intendiamo rinunciare, e il divieto di vendere cibo o bevande, che per noi sono un introito importante. Inoltre faccio presente che il 15 giugno non sono previsti film in uscita e quelli che avevamo in programma al momento della chiusura sono già in versione dvd. Oltretutto noi abbiamo anche i documentari d’arte ed i programmi sul teatro ogni ultimo giovedì del mese. Per dire in sostanza che ormai la stagione è andata.” Ed allora, ricordando un paio di titoli di film, si può dire, magari esagerando un po', che Se tutto va bene siamo rovinati. Ma quando i nostri cinema riapriranno Fantoni ed Amadio potranno esclamare: Scusate il ritardo.
DI SILVANO FOCARELLI
Ne Il Padrino (1972) alcune famiglie mafiose impedirono le riprese del film: alla fine i produttori raggiunsero un accordo con loro, promettendo che per tutta la durata del film non si sarebbe mai pronunciata la parola mafia. Il primo capitolo della serie Scuola di polizia (1984) è stato un grande ed inaspettato successo: nelle centrali americane per indicare gli agenti che non hanno paura delle sparatorie si utilizza il nome Tackleberry, quello di uno dei cadetti del film fissato con le armi da fuoco. In La fabbrica di cioccolato (2005) Tim Burton nella sequenza degli scoiattoli che rompono le noci, utilizzò 40 animali ammaestrati. Il regista infatti si rifiutò di utilizzare gli effetti speciali. Sia in Shining (1980), capolavoro diretto da Stanley Kubrick, che nel cartone animato
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Toy Story della Disney (1995) viene utilizzato la stessa trama di tappeto. Il bacio più lungo nella storia del cinema è quello che si scambiano Regis Toomey e Jane Wyman nel film You are in the army now diretto da Lewis Seiler nel 1941. Durò tre minuti e cinque secondi. Alla premiere di Londra di Dunkirk di Cristopher Nolan (2017) prese parte una trentina di sopravvissuti di Dunkerque, tutti ultra 90enni. Per loro il film era riuscito a catturare con precisione quell’evento storico, anche se infastiditi dalla colonna sonora e l’audio delle esplosioni, più frastornanti delle bombe vere. John Hurt, scomparso nel 2017 a 77 anni, è l’attore che nei film è morto più spesso. Nelle 75 pellicole alle quali ha partecipato lo ha fatto per 47 volte, di cui solo 7 per cause naturali.
Il film più lungo del mondo è Logistics (2012). Racconta a ritroso la storia di un contapassi, dal negozio di Stoccolma in cui è stato acquistato al luogo di produzione, in Cina. Dura 857 ore, ossia più di un mese. Dubitiamo sia mai stato proiettato. La più giovane attrice a vincere un Oscar è stata Tatum O’Neal, che ha ricevuto il premio a 10 anni per il film Paper Mon (1974). Il più giovane doppiatore è stata Mary Gibbs, nota per aver dato la voce a Boo, in Monster & Co (2001), a 4 anni. In verità il suo primo doppiaggio fu per Il Re Leone II (1998), quando aveva appena 18 mesi.
Curiosità
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Il film storico:
Casablanca DI S.F.
"Quando gli archetipi irrompono senza decenza, si raggiungono profondità Omeriche. Due cliché fanno ridere, cento c o m m u o v o n o " . Lo s c r i s s e Umberto Eco a proposito di Casablanca. In realtà il suo è un giudizio poco lusinghiero su uno dei film più famosi del cinema. Ed in effetti anche ad altri l’hanno paragonato ad un fumettone inverosimile, improvvisato quasi al momento: il finale avrebbe dovuto essere diverso, solo in extremis gli sceneggiatori decisero che la Bergman dovesse partire con Paul Henreid e non come Bogart. La stessa Bergman aveva confidato che fino all’ultimo non era al corrente su chi avrebbe alla fine amato… Ed il budget era parecchio ridotto, al punto che vennero recuperate vecchie scenografie, come la stazione di Parigi presente del film Perdutamente tua con Bette Davis ed ancora Paul Henried. E quella nebbia all’aeroporto doveva camuffare il Lockeed in legno… Fra l’altro la pellicola fu girata interamente negli studios della Warner Bros, tranne la sequenza dell’arrivo del maggiore Strasser (l’attore Conrad Veidt, che fuggì dalla Germania perché la moglie era ebrea), realizzata all’aeroporto Van Nuys di Los Angeles, e alcune scene di repertorio di Parigi. Inoltre gli la sceneggiatura si adeguava quasi quotidianamente alle vicende delle battaglie combattute sui vari fronti. L’autorevole New Yorker all’epoca lo definì «pretty tolerable», piacevole, carino ma niente più. Ed allora perché Casablanca, peraltro la più ingegnosa opera di propaganda antinazista realizzata durante la guerra, è diventato un mito eterno? Anzitutto per il cast: Bogart, la Bergman e Rains hanno ruoli adattissimi ed anche per loro un Oscar, oltre a quelli per regia, sceneggiatura e film, non sarebbe stato scandaloso. Inoltre tutto nel film è qualcosa che agli americani, e non solo, piace un sacco: c’è la frontiera, terra di incontro e soprattutto di scontro, quello tra nazisti ed eroi della resistenza, c’è il saloon (il bar di Rick), gli eroi senza patria. Poi c’è una sceneggiatura ricca di battute memorabili come “Suonala ancora Sam”, mentre “Fermate i soliti sospetti” diventerà il titolo del film di Bryan Singer. Per non parlare delle citazioni: il primo fu Woody Allen in, appunto, Provaci ancora Sam, poi Barbra Streisand che, distesa sul piano, intona As time goes by seducendo l’imbranato Ryan O’Neall in Ma papà di manda sola? Ed anche Robert Zemeckis in Allied, Un’ombra nascosta rievoca quelle atmosfere con Brad Pitt e Marion Cotillard. E comunque una muelodia come As time goes by non si può assolutamente dimenticare. A proposito, a conferma del successo, il pianoforte che Sam-Dooley Wilson suona nel Rick's Café fu messo all'asta nel novembre 2014 e venduto a 3,4 milioni di dollari. E poi si sa che il mix di amore-guerra-spionaggio-avventura fa sempre presa. Ma probabilmente un vero perché non c’è: un qualsivoglia innamoramento è frutto anche di quella “magia” inspiegabile, una “chimica” che nasce da sola, magari per combinazione, ma poi ti prende e non ti lascia più. Il segreto di ogni grande film.
CASABLANCA 1942, Usa, regia di Michael Curtiz con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, Claude Rains, Peter Lorre, 102’
Fotografia:
La mostra rimarrà aperta dal 13 Giugno al 02 Agosto
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Libri:
I nuotatori subacquei della Sile “Un libro che rappresenta il mio amore nei confronti del mare, dei miei amici e del rispetto che la natura ci chiede, molto spesso invano” Giampaolo Pinton
Questo libro è un condensato dell’evoluzione dello sport subacqueo e quanto è stato fatto a Treviso per divulgare l’attività subacquea. Articoli di giornale, piccole storie ed episodi di vita sociale che hanno caratterizzato, per più di mezzo secolo, il cammino compiuto da un gruppo di sportivi accomunato dall'amore per il mondo sommerso e dalla passione nello svolgere l'attività didattica; un gruppo legato dalla stima e dall'amicizia reciproca che è riuscito a creare e mantenere nel tempo un punto di riferimento serio e costante nella didattica veneta. L'autore, Giampaolo Pinton, trevigiano amante della subacquea dal 1984, ci racconta la sua soddisfazione nel vedere tanti “vecchi” veterani appassionati reincontrarsi dopo tanti anni e ringiovanire dall'entusiasmo sotto i suoi occhi. “Ci sono voluti tre anni - spiega Giampaolo - per reperire il materiale e trascriverlo in un racconto e desideravo che lo pubblicasse un editore, non tramite internet come tanti fanno di questi tempi. Ho contattato un amico che ha una casa editrice proprio a Treviso e guarda caso porta il nome di un grandissimo cartografo veneziano espertissimo di viaggi e di mare: RAMUSIO. Non era molto convinto quando gli chiesi di pubblicarlo, ma dopo la prima lettura cambiò idea. Era un po’ stupito e mi chiese: ma i te o gà dettà!?”.
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Oltre la grande passione per la subacquea, cosa l’ha spinto a scrivere questo libro? “Sentivo che dovevo fare qualcosa per non disperdere al vento 50 anni di storia di una società che ha svolto un ruolo importante nella mia vita. Mi ha fatto crescere e per un periodo è stata la mia seconda casa. Frequento ancora amici conosciuti più di trent’anni fa e con alcuni di loro ancora mi impegno, con la stessa passione, a far funzionare una società sportiva – e di questi tempi non è proprio facile.” Come ha avuto modo di dire Giovanni Ottoni (del CONI provinciale): “non solo lo sport subacqueo, ma soprattutto la pura passione per questa disciplina, forma il filo conduttore di un racconto che conduce il lettore attraverso una spigliata e aggiornata esposizione della storia del sodalizio”, il nucleo si trova sempre nell’amore, nella passione per quello che si fa, con questi presupposti tutto diventa più lieve, più bello e più duraturo, “io aggiungerei - chiude infine l'autore - anche più partecipativo”. Patrocinato dal Comune di Treviso e pubblicato da Ramusio Editore (Treviso). Disponibile nelle librerie di Treviso. Un libro di sport e trevigianità.
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DI IVANA PRIOR
Il jazz nel mondo musicale trevigiano ha sempre veicolato anime e percorsi di ricerca esistenziale e artistica pronti a leggere la contemporaneità e quasi genetici nella vocazione, nelle impronte, nelle identità. Ecco che nel momento più buio e gravido di immobilità del Restiamo a casa, il 18 marzo, 2020, è uscito il disco Vortex a cura del quartetto Itaca4tet e poco dopo i musicisti di nusica.org hanno svelato uno sguardo impegnato a tessere reti e trame - “la creatività nei momenti di crisi deve diventare il motore per cambiare le cose” hanno dichiarato - e che ha portato alla realizzazione del festival estivo dell’edizione 2020 di Sile jazz, intitolata Suoni Vicini, nella sua mission di riunire le comunità (Sile jazz è dalla nascita festival nel territorio locale, pur nella sua vocazione internazionale). La metamorfosi delle nostre aspettative culturali legata alle emergenze sanitarie vissute ci fa accogliere dunque questo festival come un nuovo battesimo a km zero del nostro territorio, con i 13 comuni aderenti, quasi a fotografarlo come culla fertile alla promozione artistica anche nelle condizioni più sfavorevoli, ed è davvero un richiamo al riconoscimento dei luoghi di bellezza e legati alle acque che hanno, fin dalle loro origini, accolto la musica. Focalizzata sulla valorizzazione dei talenti veneti ed italiani, questa edizione, “in sicurezza” si svilupperà attraverso numerosi concerti all’aperto ad ingresso gratuito, ma “controllato” con prenotazione online, tra il 20 giugno e il 26 luglio 2020.Quest’anno hanno aderito anche nuovi comuni (i 13 sono ad oggi Treviso, Casale, Casier, Istrana, Mogliano, Morgano, Preganziol, Piombino Dese, Quinto di Treviso, Roncade, Silea, Vedelago, Zero Branco) a simbolo dell’importanza del fare rete, sempre, e ora più che mai, per tutti gli organizzatori culturali e dell’ossigenare economicamente tutta la filiera della
Tra Sile, Veneto e Canada, la creatività che non può arrestarsi grazie alla musica
Musica: Sile Jazz 2020
produzione artistica e culturale, perché la cultura non ritorni ad essere etichettata come “cenerentola dell’economia”. La diciasettesima produzione di nusica.org,il disco Vortex abbraccia invece Veneto e Canada perché primo album di un sodalizio transatlantico tra Italia e Canada ( il progetto infatti è stato realizzato con la collaborazione dell’istituto di cultura di Toronto e del Concil of arts of Canada). Una collaborazione tra quattro stimati artisti della scena internazionale dell'avant-jazz e della musica improvvisata: François Houle e Nick Fraser, insieme a Nicola Fazzini e Alessandro Fedrigo,artisti veneti di fama internazionale, oltre che organizzatori di diversi festival in Veneto (Jazz Area Metropolitana, Sile Jazz) e co-fondatori di nusica.org. Il progetto artistico inizia nel 2016 grazie ad una residenza a Novara Jazz e a Sile Jazz, proseguita con due tour in Canada nel 2017 e nel 2019, con una esibizione dei 4 ai festival jazz di Toronto, Ottawa, Vancouver, luogo in cui ha visto la luce Vortex. Il sodalizio dei 4 prevede dopo l'album un grande tour. Ciascun componente della band ha firmato due delle otto composizioni e negli equilibri musicali dell’ensemble il suono collettivo e corale prevale su quello solistico dentro a ritmi pulsanti e ricchi di possibilità improvvisative. Dal 20 Giugno al 26 Luglio 2020 Per consultare il programma aggiornato del festival www.silejazz.com o le rispettive pagine FB e Instagram nusica.org
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Scrittura creativa:
Le Carte di Bea
Le Carte di Bea
IMMAGINI PER LA SCRITTURA CREATIVA
DI MARIAGIOVANNA GRIFI, ILLUSTRAZIONI DI BEATRICE BENCIVENNI EDIZIONI FEDERICA, 2017
“Le Carte di Bea” sono immagini pensate per allenare la scrittura creativa, ossia per stimolare la fantasia e affinare le abilità di scrittura e comprensione del testo attraverso l’invenzione e la costruzione di un testo narrativo. Uno strumento didattico-ludico di Edizioni Federica per i bambini della scuola primaria, per studenti con difficoltà di apprendimento o disabilità. Un gioco educativo da fare individualmente o in gruppo, soli o con il supporto di un adulto (genitore, educatore, insegnante), per riscoprire il piacere della scrittura e la sua funzione liberatoria. Il progetto nasce da un’idea di Mariagiovanna Grifi, educatrice e insegnante specializzata in disturbi di apprendimento, con lo scopo di aiutare i bambini - o i ragazzi più grandi con difficoltà - a superare due grandi criticità che emergono quando ci si trova di fronte al compito di produzione di un testo scritto: la mancanza di organizzazione delle idee, che non permette di considerare la storia nella sua
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cronologia e unitarietà falsando i costrutti logici e spazio-temporali, e una forte inibizione dell’immaginazione, dovuta soprattutto all’insicurezza e alla bassa autostima. Le carte, disegnate dall’illustratrice Beatrice Bencivenni, sono uno strumento semplice e intuitivo per creare storie e, nello stesso tempo, per comprenderne la struttura; sono state pensate proprio per far fronte ai problemi di disorganizzazione e insicurezza, proponendosi come guida alla costruzione della storia seguendo uno schema semplice e preciso che tenga conto degli elementi principali di un testo: chi, cosa, dove, quando, perché. Infatti, “Le Carte di Bea” sono divise in cinque sezioni: Personaggi, Luoghi, Funzioni, Conclusioni ed Emozioni. Le prime tre sezioni rispondono alle domande chi?, dove?, che cosa?. Domande che fanno riferimento ai protagonisti, al contesto in cui la storia ha inizio e a quello che effettivamente accade per poter procedere con le descrizioni e la narrazione. In narratologia la parola “funzione” si riferisce all’azione di un personaggio, in questo caso indica l’evento che rompe l’equilibrio iniziale e che dà avvio alla trama. Le altre due sezioni, invece, si soffermano su due aspetti molto importanti della narrazione, ossia la fine (rispondendo alla domanda: come va a finire?), e lo stato d’animo dei personaggi (come si sente/sentono?). Considerando la funzione catartica della scrittura, che sempre più è oggetto di studio e riflessione in ambito
psicoterapeutico, si è scelto di dare netta rilevanza alle emozioni dedicando loro una sezione specifica delle carte, così che i bambini e i ragazzi non tralascino il valore, il significato e la forza delle emozioni che caratterizzano ogni esperienza umana e che, quindi, sono elemento “vitale” di ogni narrazione.
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Il Bon Ton è sempre di moda, e ogni lunedi sera è #live
LE LIVE INSTAGRAM DI BON TON TUTTI I LUNEDÌ ALLE ORE 21:00 @GIULIAMARIADOTTO
La nuova versione #live del format è nata come regalo e come ringraziamento ai tanti follower che sin da subito hanno supportato Bon Ton Time: ancora oggi lo staff della realtà di Giuliamaria Dotto riceve moltissime richieste, suggerimento e consigli per esplorare gli ambiti più disparati.
"Connetto luoghi e persone, e non riesco ad immaginarmi fare altro. Sono un'event addicted e un'organizzatrice seriale: amo mettere al centro le persone creando sinergie di valore che durino nel tempo e che restino fissate nei ricordi." GIULIAMARIA DOTTO
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Ad essere stati ospiti del format negli scorsi mesi sono stati gli attori Giorgio Borghetti, Jgor Barbazza, le blogger Angela Maci, Alessia Canella ed Erica Zenati. Oltre a loro anche Oscar Di Montigny, che ha colto l’occasione per presentare il suo nuovo libro “Gratitudine. La rivoluzione necessaria” uscito proprio la settimana in cui è stato nostro ospite e Giusy Versace. La campionessa ha scelto di partecipare perché ha notato e sin da subito condiviso la natura del format e soprattutto la necessità di divulgare le “buone maniere” che, come Giuliamaria, anche lei ha imparato in famiglia, sin da quando era piccola. Abbiamo avuto l'onore di avere anche Davide Camicioli, giornalista di SKY Sport, TV8 e grande appassionato di sport, con cui abbiamo parlato del galateo nel look maschile. Tanti i nomi in programma: molti sono talmente “grandi” che, come ci dicono, “stiamo cercando di proteggerli con cura fino a che non ne avremo conferma definitiva. Faremo quattro chiacchiere con l’attrice e scrittrice italiana Anna Dalton e con l’illusionista Edoardo Ares. In più, sono previste due “special edition” con la Gioielleria De Polo e l’enoteca Carmenere di Villorba: parleremo del bon ton del gioiello e del galateo del vino.” Per i lettori di Treviso città & storie, Giuliamaria regala una piccola esclusiva: “c’è la volontà e il desiderio di scrivere un libro sulle buone maniere, che non sia generico ma specifico e soprattutto attuale, dando spazio in particolare al mondo dei bambini. Un tema quest’ultimo che in molti ci hanno richiesto. Stiamo contattando le case editrici locali, e presto vi faremo sapere”.
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Rubrica: Sottovoce (Parlando di)
Buoni Propositi A
parlar Finalmente l’estate, la stagione che temevamo di perdere passando dalla primavera all’autunno senza il sole del mare o il respiro delle montagne. Siamo stati confinati in casa per così tanto da aver tempo di “fare quelle cose che non abbiamo mai avuto il tempo di fare”. Abbiamo sfruttato attività rinviabili come sistemare le fotografie abbandonate da anni dopo l’era digitale, fermandoci continuamente a rivivere sbiaditi ricordi e a sorridere di noi e di parenti quasi irriconoscibili, compresa la zia Maria con quella pettinatura ridicola e il nonno Aldo con la sua pipa acquistata nel suo unico viaggio all’estero. Abbiamo letto vari libri sforzandoci di non trascurare nemmeno le note biografiche poiché sarebbe stato uno spreco e abbiamo visto così tanti film da convincerci che la nostra famiglia proviene quasi sicuramente da una galassia lontana lontana. Ci siamo messi a riordinare gli armadi con l’intenzione di selezionare qualche capo obiettivamente superato, lacrimando un tantino sull’ultima volta che si era indossato quel vestito blu. Qualcuno ha scoperto che con i famigliari è possibile parlare e addirittura realizzare delle cose assieme, dall’impasto della pizza al taglio dell’erba in giardino. Altri si sono improvvisati idraulici, attori, reporter, esperti in statistica, virologi, filosofi e taluno pure profeta in grado di far previsioni ben più attendibili di quelle degli altri oracoli. Abbiamo ascoltato chi sosteneva - e tuttora sostiene - che si trattasse di un grande
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inganno, di una gigantesca pagliacciata mediatica con sfumature complottiste a livello planetario. Abbiamo seguito la cronaca di questo maledetto virus, delle sue vittime e degli eroi dell’universo sanitario molto più importanti di personaggi famosi pagati “fior di quattrini” quanto vuoti di contenuti. E ora? Ora sarebbe opportuno porci delle domande. Abbiamo capito che nella vita “normale” cerchiamo, compriamo, facciamo tante cose non necessarie e senza le quali sopravviviamo tranquillamente? Ci impegneremo a rallentare la frenesia della quotidianità e a cogliere le occasioni per parlare di più con la moglie o il marito, con i figli o i genitori, con gli amici o il vicino? Saremo più consapevoli della nostra e dell’altrui salute dopo un passato in cui era normale andare al lavoro con la febbre (spargendo virus), mandare a scuola i figli con la febbre (facendo spargere virus) e sopportare il commesso al banco dei freschi con la goccia al naso (subendo gli altrui virus)? Abbiamo capito quante idiozie ascoltiamo in rete e quanti idioti le spargono sperando di attirare l’attenzione che non hanno nella vita reale? Ora che respiriamo i colori e la libertà dell’estate, impegniamoci a rendere utile quell’esperienza. Proviamo a contribuire a un mondo fatto di umanità, di attenzione reciproca e non di retorica del bene dietro la quale in troppi mimetizzano un profondo quanto triste egoismo.
DI ALESSANDRO FORT
Biografia (Mestre 1963, trevigiano di adozione) Psicologo formatore e docente di Scienze Umane, appassionato di cultura cinese ed escursionismo, è autore di pubblicazioni caratterizzate da temi esistenziali fra cui i romanzi “Sul bufalo d’acqua”, “Yuan e Xin Li”, “I silenzi di Fumegai” e “Il mio sentiero”, di collaborazioni con alcune riviste e di numerosi racconti anche in antologie. fortalessandropensiero@virgilio.it fortalessandropensiero.blogspot.com Facebook - Twitter
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IO ESCO Siamo a disposizione per qualsiasi esigenza e preventivo su tutta la gamma. Inoltre puoi seguirci su facebook o venire di persona a provare i nostri prodotti in "Caffetteria Centrale" a Silea, dove potrai anche trovare delle ottime idee regalo.
Coloramisù: “Fai rinascere Treviso Città dipinta”
Solo con esperienza e tradizione italiana per il caffè è nata questa miscela esclusiva, in grado di offrire emozioni piacevoli al palato fine dei clienti.
Artigianale
Zanatta Caffè
Sì, artigianale perchè prodotto ancora con metodi tradizionali, con tostatrici che rendono l'aroma unico nel suo genere. La gamma di prodotti si sviluppa anche con packaging da 100/250 gr.
Oltre ai prodotti da bar offre anche una vasta gamma di prodotti da casa, come infusi, cioccolatini, biscotti tutti da scoprire. Nasce Zanatta Sweet&Savoury
L’arte e la cultura si fanno occasione di rinascita, proprio in un momento in cui la ripartenza è divenuta un desiderio e un obiettivo per tutti noi!
Sott’oli
I partecipanti, guidati da esperti e artisti, si potranno cimentare nella tecnica dell’affresco e nella riproducombinazione zione di opere ispiratedi alleprodotti antiche decorazioni delle La nostra selezione
Moka sel. Zanatta
Capsule gusto ricco
Moka 100% arabica Moka deca
Aromatizzato nocciola Aromatizzato amaretto
Capsule*
La nostra selezione
Composizione S 20,00*
Capsule deca
Capsule Ginseng Capsule Orzo
Capsule The limone
nocciole
Caramello e cannella Cantucci “POP”
Biscotti al farro e EVO Zanatta Sweet & Savory Milano
Cioccolato
STEP 01
La nostra selezione Mela e Cannella Cappuccetto rosso Radici di liquirizia
I nostri vini
Cacao e granella di
Torrone
Zanatta Sweet & Savory
Infusi di frutta
* compatibili Nespresso
Le Bertole
Composizione M 45,00*
Valdobbiadene DOCG
Dolcital Gourmet Cristalli 125 gr
STEP 02
Prosecco Extra Dry
Prosecco Superiore
Cristalli 190 gr Su richiesta diamo la possibilità di scegliere
Nonno Andrea
Azienda agricola biodiversa
Cotogna Cedro Fichi
Nonno Andrea
Pasta di Gragnano
tra una vasta gamma di
STEP 03
Azienda agricola biodiversa
Radicchio di Treviso grigliato
Peperoni arrostiti al rosmarino
Ca’ Foresto Mezzi pacchetti lisci Rigatoni
Tortiglioni
vini.
Richiedi maggiori informazioni al personale.
Composizione L 60,00*
Fusilli caserecci
Nonno Andrea
STEP 04
Azienda agricola biodiversa
Risotti
L’affresco in fasi – iniziativa di Associazione culturale Gioiosa et amorosa, potete ammirarlo lungo la Restera Composte Dolci Panettoni Biscotteria Caffè
PER INFO Caterina Munafò 347 0740380
Scegli la TUA
case trevigiane. Le migliori opere realizzate in questi laboratori saranno trasferite su supporto digitale e proiettate direttamente sulle facciate dei palazzi, dove potremo ammirarle rivivendo l’effetto di un tempo. La scelta delle proiezioni luminose consentirà inoltre di ricreare il fascino e l’estetica, facendolo gustare agli occhi di noi spettatori nel pieno rispetto degli edifici stessi. Tra i principali artefici e sostenitori del progetto c’è anche Mario Botter che, in continuità alla tradizione di famiglia, conferma quell’amore per le cose belle e un profondo senso di appartenenza alla nostra Città. Tempi: l’avvio dei laboratori di affresco è previsto per settembre mentre la proiezione delle opere realizzate sarà inaugurata a Natale 2020. La campagna di crowdfunding “Coloramisù! Fai rinascere Treviso Città dipinta” è attiva in questi giorni nella sezione Arte del sito ProduzionidalBasso.com, e tutti coloro che desiderino esserne sostenitori, privati e sponsor, potranno firmare questo bellissima ricostruzione artistica. facebook.com/coloramisu
Il progetto “Fai rinascere Treviso Città dipinta” vuole creare una ricostruzione virtuale del tesoro pittorico della nostra città: la “Urbs Picta”. Treviso è conosciuta da sempre per quella forma d’arte, che si può dire quasi popolare, di affrescare le facciate delle case: una sorta di competizione in cui i cittadini si cimentavano per affermare chi possedesse la facciata più bella, vestendola di quella finta tappezzeria fino ad articolate e raffinate rappresentazioni. È sui motivi di queste ricche decorazioni in affresco, oggi quasi del tutto cancellate dal tempo, che il progetto “Fai rinascere Treviso Città dipinta”, grazie alla raccolta fondi, ha l’ambizione di riscoprire e raccontare questa peculiarità della nostra Città coinvolgendo il massimo numero di persone in un’esperienza nuova e alla portata di tutti.
Trevigiano e paprica affumicata
Zucca salvia e porro
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NAVIGAMENTE.IT
Vino Web I
mmersi nel delizioso pensiero di gustarsi il piatto che abbiamo davanti a noi decidiamo di chiamare il sommelier per il vino che potrebbe accompagnarlo meglio. Se manca il vino manca tutto è un adagio che spesso fin dai banchetti più antichi si recita specie nel nostro paese, primo produttore al mondo e nel podio per consumo di vino. Spesso un abbinamento sbagliato rischia di far aizzare Bacco, motivo per cui mentre il sommelier si avvicina noi abbiamo già googlato nei meandri degli innumerevoli forum quale rosso si abbina meglio alla pietanza, a quale temperatura va servito, l’annata più prestigiosa e perfino la cantina più rinomata. Tutto questo in pochi istanti. Poco prima di chiamare il maitre sappiamo già cosa chiedere. In meno di cinque minuti l’igno ranza svanisce e lascia spazio ad una presunta e atavica conoscenza, sfociante nel peggiore delle volte in inadatti post su qualche social. Economia, gastronomia, medicina, informatica, tutte evidentemente imparabili in pochi minuti. Nel 2011 Jim Lecinsky si incuriosì a questo fenomeno. D’altronde ricopriva l’incarico di direttore delle vendite di Google. La domanda che si pose è come il Web (leggasi Google) aveva cambiato le abitudini di acquisto: È il ZMOT, Zero Moment Of Truth. Nel passato vi erano tre fasi. La prima inerente allo stimolo: una campagna ben riuscita oppure un passaparola facevano emergere un bisogno da colmare. La seconda corrispondeva al primo momento di verità, ossia alla percezione del consumatore quando al seguito dello stimolo si recava presso gli scaffali. Quei pochi secondi in cui si misura la bravura del
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reparto marketing decretando l’acquisto o meno del prodotto da parte del cliente. E infine la fase del secondo momento di verità: l’esperienza. Il consumatore conquistato dal prodotto lo utilizza valutando e decretando il verdetto su di esso. Cosa è cambiato con il Web? Due punti fondamentali. Un bisogno, o come affermerebbe Seth Godin: un desiderio, ci cattura. Secondo il noto saggista siamo passati infatti dal soddisfare bisogni a desideri, non è una mera sottigliezza linguistica, riflettete. Una volta
catturati da ciò che vogliamo un pensiero ci anima e prima di andare a comprare il prodotto facciamo un’altra azione. Poco importa se andremo fisicamente o se invece preferiamo acquistarlo online, quando un desiderio ci conquista vogliamo avere informazioni subito, per questo invochiamo l’oracolo Google per i nostri interrogativi e con estrema velocità riusciamo già a farci un’idea. È il momento zero di verità (ZMOT). Il momento fondamentale. Infatti prima di acquistare un oggetto che ci ha stimolato andiamo a vedere sul Web le informazioni attraverso recensioni di chi l’ha già acquistato, forum vari, guardando video e così via e veniamo influenzati da ciò che scopriamo. Il cliente nel momento Zero decide già cosa prendere. Un signore prima di acquistare il suo prossimo computer confronta le valutazioni e le recensioni su
DI EDOARDO GRECO E FRANCESCO DOIMO
diversi modelli o una donna che mentre aspetta suo figlio dal dentista, usa lo smartphone per informarsi su prodotti di cosmesi, noi che decidiamo il vino in abbinamento per il piatto consultando i forum online. Questi sono momenti zero. Oltre a questo c’è un altro punto di estrema importanza in cui i consumatori sono più attivi. Dopo aver provato il prodotto con il secondo momento di verità, l’esperienza, c’è l’UMOT (Ultimate Moment Of Truth), l’ambizione che tutte le società vorrebbero: la condivisione da parte del cliente di una recensione sul Web dopo l’esperienza del secondo momento di verità. Foto sui social, commenti nei forum, video recensioni. Importanti perché contribuiscono ad accrescere la base di partenza per nuove persone che si trovano nella fase del momento Zero. Insomma un Uroboro senza fine che ha causato forse l’estinzione della nostra modestia per una conoscenza limitata e che più probabilmente causerà il declino di chi non è presente online. Ecco perché per le aziende il Web non è trascurabile e devono monitorare la reputazione associata a loro. Per chi non fosse presente e non volesse entrare è tutto perduto? Assolutamente no. Concentrarsi sul passaparola e sulla prima fase dello stimolo offrendo un desiderio maggiore a quello che potrebbe vedere il cliente online nel ZMOT con beni sostituti. Deve rimanere comunque l’idea che i consigli non sono tutti uguali e che probabilmente è meglio fidarci di qualcuno che sa più di noi. Quindi mettiamo da parte il cellulare e lasciamo parola al sommelier.
DI BEPPE MORA
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IL PUNTO. DI SILVANO FOCARELLI
Basket
Volley
JEFFREY CARROLL NUOVO ARRIVO IN CASA TVB
M I R I A M S Y L L A R I M A N E U N A PA N T E R A
Treviso Basket si sta preparando alla nuova stagione: le proposte della Lega (Supercoppa fra agosto e settembre con tutte le squadre iscritte al campionato, serie A a 18 con inizio ai primi di ottobre) dovranno essere approvate dalla Federazione, nel frattempo la società ha iniziato ad allestire il roster 2020-21 facendo arrivare Jeffrey Carrol, tiratore prelevato da Bergamo prima della partenza di Almeida per il campionato israeliano. Ma altre e, si crede a buona ragione, numerose novità attendono l’estate biancazzurra: intanto non vedremo più i due centri titolari, cioè Amedeo Tessitori e Isaac Fotu: il primo ha firmato un ricco biennale con la Virtus Bologna, altro dovrebbe andare a Venezia. E presto dovremmo conoscere la sorte di Alviti e magari qualche altro che rischia di partire. Mentre c'è stata l'importante conferma del "professore" Logan. Insomma, il roster prossimo venturo sarà profondamente diverso da quello visto quest'anno. Così la vede coach Max Menetti: “La società ha iniziato immediatamente a pianificare il futuro pur in una situazione completamente cambiata rispetto a prima e con tante incertezze. Treviso Basket, a differenza del passato, oggi è un puzzle dove tante tessere dovranno essere sistemate una dopo l‘altra. Carroll l’aveva già seguito Gracis, è un ragazzo futuribile e con lui abbiamo presto trovato l’accordo con l’agenzia italiana ed americana. Il mosaico è appena iniziato, la chiave poi sarà far combaciare tutte le tessere: stiamo valutando ogni possibilità. Abbiamo tante situazioni da chiarire, ad esempio Logan, ma non solo, giocatori con contratto ma con possibilità di uscita, bisogna tener presente i costi e le dinamiche di mercato. Vedremo di far combaciare le nostre necessità con quelle dei ragazzi. Io credo che, vedendo anche ciò che sta succedendo in giro, l’aspetto principale è che TvB è società solida e che ci sarà anche l’anno prossimo.” Una Supercoppa che è un vero mini campionato. “È evidente che c’era la voglia di dare un grande segnale positivo con delle date precise, abbandonando il basket chiacchierato. Mi pare un’ottima iniziativa, anche se prima ci saranno tante questioni da chiarire, anche riguardo la situazione sanitaria.” La serie A torna a 18 squadre: non sono un po‘ troppe? “Più che altro torna ad un numero pari e va benissimo. Se siano troppe o no lo scopriremo il 15 giugno: ce ne sono due che hanno già lanciato l’SOS, cioè Cremona e Roma, più Pistoia e Pesaro dibattuti se restare in A o tornare in A2, quindi il quadro è preoccupante. E meno male che Reggio Emilia ha trovato una nuova proprietà. Per questo ribadisco che il lavoro di Treviso Basket di chiudere la stagione e ripartire in una tale contingenza è stato encomiabile. A mio avviso questa è una grande notizia.”
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L’Imoco Volley se n’è fatta una ragione: avrebbe potuto diventare la stagione leggendaria, quella fatta di sole vittorie. Ed effettivamente tre erano già arrivate: Mondiale, Coppa Italia e Supercoppa. Le altre due, Scudetto e Champions, erano lì che aspettavano di essere ghermite dagli artigli delle Pantere. Invece Conegliano s’è fatta murare dall’unico avversario in grado di farlo, il coronavirus. Ma tant’è. Non è stata colpa di nessuno se non del destino cinico e baro. Ovvio che non si possa passare l’estate a rimpiangere su ciò che è stato, quindi la società ha già praticamente deciso quale sarà la squadra che ritenterà il grande slam la prossima stagione. Confermate Folie, De Gennaro (ottava stagione con nove trofei), Egonu, Sylla e Wolosz, e naturalmente tutto lo staff, composto da Daniele Santarelli, Valerio Lionetti e Tommaso Barbato, eccezion fatta per Alessio Simone rimpiazzato da Martino Volpini. Le facce nuove sono: McKenzie Adams, classe 1992, 1.92, schiacciatrice americana, Sarah Luisa Fahr, classe 2001, centrale con passaporto italo-tedesco, Lara Caravello, 1994, friulana, vice del libero De Gennaro e Lucille Gicquel, 23 anni, 1.99, opposto, francesina che sarà la vice Egonu. Da parte sua Paoletta non vede l’ora, come tutti, di ricominciare: “La mia prima stagione qui è stata bella, ma incompiuta, ci siamo dovute fermare dopo aver vinto tre trofei senza aver potuto lottare sul campo per la parte finale della stagione in Italia e in Europa. Purtroppo non si poteva far altro che fermarsi, ma questo ha lasciato in me e nella squadra una certa dose di “fame” e di voglia di continuare il cammino che riverseremo nel lavoro della prossima stagione. Avremo ancora tanti obiettivi e tante battaglie da affrontare, vogliamo continuare a vincere!” Qual è il bilancio del tuo primo anno all’Imoco Volley? “Molto positivo, il mio inserimento è stato facile e immediato, ma me l’aspettavo. Dal di fuori si vedeva che l’ambiente era speciale, una squadra che contemporaneamente si divertiva e spingeva al massimo, cercando sempre di migliorare. Ho fatto anch’io così e tutto ha funzionato bene, anche se sono convinta che avrei potuto fare ancora meglio. Ora voglio continuare qui il mio cammino di crescita e contribuire ai progressi della nostra squadra. Dopo questo momento strano che ho vissuto in isolamento come tutti cercherò di staccare un po’, inoltre continuerò a studiare, sono iscritta al corso di laurea in Psicoeconomia, ho appena dato un esame on line e ora ne sto preparando un altro, e farò allenamento per conto mio fino alla ripresa al Palaverde.”
IL PUNTO
Rugby
Calcio
R I V E D R E M O L’ E N T R ATA I N C A M P O ?
ENRICO CUNICO NEO MISTER DEL TREVISO ACADEMY
Ad inizio di giugno ancora non si sapeva se il Guinness Pro 14 avrebbe avuto un’appendice estiva o se tutto fosse finito a febbraio, cioè al momento dell’inizio del lockdown. Il Benetton Rugby aspetta di vedere se dovrà giocare quelle ultime due gare contro le Zebre, presumibilmente a fine agosto, intanto non può che continuare la preparazione alla Ghirada con corse e palestra. La palla ancora No. Ma la buona notizia comunque c’è: la FIR è diventata socia paritetica del Board del Pro 14, ciò significa che siederà al tavolo con eguali diritti e doveri di Scozia, Galles e Irlanda. E questo grazie ai buoni risultati ottenuti sul campo dalle italiane, soprattutto i Leoni. Il presidente del Benetton Amerino Zatta riassume così la vicenda. “Noi del Benetton avremmo potuto entrare nella Celtic già qualche anno fa, esattamente nel 2006 quando nacque il Pro 12 perché non avevano un numero sufficiente di squadre, ma a quel tempo la Federazione rispose di no. Nel 2010 invece eravamo pronti e la FIR, conscia che confrontarsi con i più bravi fosse l’unico sistema per crescere, chiese ed ottenne di partecipare con due club. Per giocare però dovevamo pagare, esattamente come stanno facendo oggi le ultime due arrivate, le sudafricane: fossimo entrati nel 2006 probabilmente non avremmo dovuto farlo. Adesso l’Italia è a tutti gli effetti uno dei soci del DAC (società responsabile del Pro 14 ndr). Contemporaneamente il CVC (fondo d’investimento ndr) ha fatto un’offerta per entrare nel capitale del Pro 14 col 28%. Per cui adesso, mentre le sudafricane restano “ospiti”, con le 4 del Galles, le 2 di Irlanda e le 2 della Scozia ci saranno anche Benetton e Zebre, con un potere contrattuale che ci permetterà di dire la nostra.” Concretamente che vantaggi vi aspettate? “Siamo ancora all’inizio della storia e l’obiettivo del Pro 14 è una crescita continua, cioè alzare la competitività del torneo, migliorarne le strutture e firmando accordi con reti TV per vendere al meglio il prodotto tramite i diritti attirando nel contempo gli sponsor. Perciò ogni club alla fine riscuoterà le proprie quote, come fossero dividendi aziendali. Ovvio che più risultati sul campo arrivano più autorevole diventerà la tua presenza.” Ma questo campionato lo finite o no? “Essendoci squadre anche del Regno Unito bisogna attendere che si risolva anche la loro situazione sanitaria: se apriranno anche loro potremo tutti giocare almeno altre ultime due partite contro le Zebre fra agosto e settembre, altrimenti niente.”
Sul versante calcio, da troppi anni sport minore del capoluogo, qualcosa inizia a muoversi. L’ultima stagione, finita a metà come per tutti, ha visto arrivare il Treviso Academy secondo in Promozione alle spalle dell’Opitergina ma con un ritardo abissale: 16 punti. Non esattamente il sistema migliore per onorare le promesse e premesse della vigilia, quelle che vedevano la squadra destinata a vincere il campionato con un vantaggio più o meno uguale allo svantaggio poi accumulato. Delle traversie tecniche già sappiamo: tre allenatori (Feltrin, Bellotto, Da Rold) ed un sacco di giocatori si sono alternati senza mai trovare la soluzione giusta, a conferma che nel calcio, lo sport da sempre più aleatorio, i nomi non bastano, serve qualcosa d‘altro (chimica, affiatamento, amalgama, chiamatela come volete) che al mercato non si trova: devi essere bravo tu a creartela. La prossima stagione, che i biancocelesti presumibilmente giocheranno in Promozione (è ancora vivo il sogno di essere ripescati in Eccellenza), vedrà in panchina Enrico Cunico, classe 69: nel suo curriculum di tutto rispetto ci sono Montebelluna e Venezia in serie D, due anni con il Marano Vicentino in Eccellenza e serie D e Luparense in Promozione, Eccellenza e serie D. “Non posso che ringraziare la società e il Consorzio Treviso Siamo Noi per la fiducia accordatami-ha detto mister Cunico nella presentazione– Arrivo con entusiasmo in una società seria e volenterosa. Sono sicuro che insieme daremo il massimo per affrontare il prossimo campionato. La coesione per superare anche le difficoltà è la base di partenza. La mia ricetta? Il lavoro sul campo”. La società punta molto su di lui. “Il nuovo mister rappresenta una sicurezza in termini umani e professionalisottolinea Gigi Sandri, il presidente-I prossimi mesi saranno molto importanti per il nostro progetto e il mister avrà il tempo necessario per costruire le basi mi auguro per un percorso di soddisfazioni. Voglio anche ringraziare di cuore mister Andrea Da Rold per il lavoro svolto con noi”. La speranza, l’ennesima, è che tutta questa fiducia non vada dispersa: Treviso, che eccelle in tante discipline ma langue in quella più popolare, merita palcoscenici all’altezza del suo passato. Che tuttavia oggi appare ancora troppo lontano.
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STORIE DI SPORT
Giorgia Sottana
Un futuro a tinte orange&white DI SILVANO FOCARELLI
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STORIE DI SPORT
G
iorgia Sottana, la nostra campionessa, il capitano della Nazionale femminile, dal carattere così forte che non le manda cetrto a dire nemmeno al presidente Petrucci. Figlia di coach Maurizio e sorella del giocatore Luca. Donna tosta anche nelle scelte: dopo aver vinto tutto in Italia gli ultimi 3 anni li ha fatti all’estero, due in Francia e uno in Turchia. Ma poiché il suo cuore non ha mai cessato di battere per Schio, ecco che la prossima stagione la rivedremo al Famila. Archiviato dunque il campionato passato al Flammes. “Una buona stagione, peccato sia finita a metà: l’inizio è stato in salita, la squadra era stata piuttosto rinnovata e si faceva fatica a trovare la giusta “chimica”. Però da metà dicembre in poi non abbiamo più perso una partita: in Eurocup siamo arrivati ai quarti di finale ed in campionato al momento di fermarci eravamo al quarto posto.” Finalmente torni in Italia, ti rivedremo a Schio dove in pratica hai vinto tutto. “Vediamo se riusciremo a portare a casa qualcos’altro. Lasciai Schio perdendo la finale scudetto, quindi il tricolore mi piacerebbe tanto rivincerlo di nuovo con quella maglia.” Schio è la società dove si sei trovata meglio? “Difficile dirlo, per la verità mi sono trovata bene ovunque sia stata. Ma a Schio ho giocato più a lungo che altrove, 5 anni, quindi diciamo che lì è casa mia. La differenza con le altre squadre sta qui.” Da allora sono passati tre anni: come ci ritorni? “Con un’esperienza certamente diversa, nel senso che ho giocato da straniera e non da italiana. Torno nel campionato italiano con tanta voglia di far bene.” Bisognerà vedere quale sarà la realtà post Covid. Ci sarà da soffrire. “Onestamente mi riesce difficile fare una previsione, spero di sbagliarmi ma credo che tanti club non ce la faranno, a meno che non arrivino aiuti economici. Il virus ha cambiato la nostra vita e questo influirà senz’altro anche nello sport, dove certo ci saranno dei tagli. Ad ogni modo il pensiero principale è tornare il più possibile ad una vita normale: personalmente mi sarei anche un po’ rotta di vivere chiusa in pochi metri quadrati. Conto che chi di dovere abbia avuto il tempo e il modo per pianificare la ripartenza e fare dei progetti nuovi.” -Passiamo alla Nazionale: quali sono i programmi? “A novembre e febbraio continuano le qualificazioni per gli Europei: abbiamo perso una partita importante in casa (a Cagliari con la Cekia 62-52 ndr) ma agli Europei vogliamo andarci, pur in una situazione non proprio ideale. Infatti non sappiamo ancora chi sarà il coach e, soprattutto, il basket femminile non ha ancora la considerazione che merita. In queste condizioni che programmi vuoi fare?”
Da capitana sono parole che pesano. “Io in azzurro ho giocato 140 partite, il che significa aver passato 13-14 estati, e non solo, della mia vita con la Nazionale. Che io amo, intendiamoci, ma a volte mi chiedo se valga altrettanto per chi sta dall’altra parte. Per dire: a novembre la settimana prima del raduno ci dissero che l’allenatore per due gare sarebbe stato Capobianco, poi non si sa. Vi pare programmazione questa?” Non è che stai pensando a ritirarti dalla Nazionale? “Questo no, anche se talvolta l’idea mi ha sfiorato, però la squadra ha già espresso il suo pensiero a Petrucci: speriamo lo possa considerare, in fondo tutte noi amiamo questa maglia. Nessuno vuole polemizzare, anzi ci teniamo a giocare in Nazionale. E le battaglie è meglio farle dall’interno che da fuori. Poi se vogliamo il discorso si potrebbe fare anche per il maschile, che pure gode di maggiori attenzioni rispetto a noi ma che anch'esso di allenatori ne ha cambiati parecchi. Magari sbaglio ma io la penso così.” Situazione nel femminile a Treviso: Ponzano si barcamena in A2, NPT lo fa in B. Poi il vuoto. "Io qui la vedo esattamente come la Nazionale. Perché una macchina funzioni ha bisogno di una programmazione vera, solida, concreta. Ci devono essere persone competenti, teste pensanti che sanno quello che fanno. E specialmente che ci tengano a quello che fanno, non legati ad altri interessi. A Treviso nella DÈ Longhi sicuramente stanno facendo un grande lavoro ed è bello che tanta gente vada alle sue partite. Nel femminile, per quanto ne so, non è che si stia facendo altrettanto." Però Ponzano ha annunciato una certa riorganizzazione della società, che verrà allargata e potenziata. "Dipende sempre da quali persone andranno ad occupare i ruoli, però non ho seguito bene la storia quindi non voglio pronunciarmi. Credo però che se si vuole ristrutturare una società ci sia bisogno di gente in possesso di competenze specifiche."
GIORGIA SOTTANA, CAPITANO DELLA NAZIONALE FEMMINILE
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STORIE DI SPORT
OPEN CANOE Vivi l’esperienza della canoa canadese sul Sile DI A.S.
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hiudi gli occhi per un istante. Respira profondamente e immagina di trovarti in una canoa immersa nelle acque del Sile. Ecco, ora immagina di essere trasportato nell’acqua dolcemente, in una giornata soleggiata. Godi già del fresco dei pioppi, dei salici e degli ontani che dalle rive ti offrono ombra e sembra che ti abbraccino e che ti indichino la direzione. Scorgi nelle rive tra i canneti qualche nido di folaga e di cigno. La tua pagaia accarezza la superficie dell’acqua che emette un gorgoglio mentre sfila lungo la canoa. Non sei da solo però! Noti dei pesci in
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acqua, cavedani, tinche e carpe per la precisione. Alcune folaghe stanno bisticciando tra loro per accaparrarsi il miglior ramoscello per il proprio nido e un maestoso cigno si eleva volando sopra la tua testa. E questo, pensa, a pochi passi dalla tua città, in un fiume, molte volte considerato solo come ornamento, oppure dimenticato o ancora peggio, bistrattato. Ma il Sile, lungo circa 95 km è navigabile per molti tratti, dalle sue risorgive fino alla foce. Tocca diversi comuni e può sorprendere per la varietà dei paesaggi da una frazione all’altra.
La canoa canadese ti aspetta! Ecco, se questa estate non sai cosa fare, il tuo volo è stato annullato, non puoi più programmare la tua vacanza e preferisci rimanere in zona, approfitta e conosci il tuo territorio con la canoa canadese! Diverse realtà propongono attività sportive ed escursioni nel Sile. Tra queste, Open Canoe Open Mind, associazione naturalistica trevigiana per la promozione del territorio. Dal 2010 Open Canoe Open Mind organizza corsi di canoa canadese a livello base e avanzato dedicati a tutti, dai bambini agli adulti.
STORIE DI SPORT
Se non sei mai salito su una canoa, potrai iscriverti al corso base che è rivolto proprio a chi intende acquisire le tecniche fondamentali e le nozioni di ambiente acquatico basilari per poter condurre in modo sicuro una canoa canadese su fiumi semplici e laghi con grado di difficoltà basso (I°/II° livello di acqua bianca). Tanto per intenderci l’acqua bianca indica il livello di corrente e di rapide presenti. Tanto più è elevato il grado di acqua bianca, tanto più l’ambiente acquatico sarà mosso e agitato. Se hai un po' di dimestichezza con il mezzo, l’associazione ti proporrà il corso avanzato di canoa canadese che è invece rivolto a coloro i quali sono già in possesso delle tecniche di base e vogliono intraprendere percorsi maggiormente impegnativi fino al III° livello di acqua bianca. Entrambi i livelli di corso hanno una durata di 32 ore con in più 6 ore di salvamento/auto salvamento, in cui si acquisiscono tutte le capacità necessarie per manovrare una canoa da singoli o in coppia e riuscire a portare in salvo persone e materiali, in modo sicuro. Il materiale è fornito interamente dall’associazione e comprende la canoa, l’aiuto al galleggiamento, la pagaia, la muta e il casco. Il costo di un corso è di 80 Euro + 20 Euro di iscrizione all’associazione. I corsi sono avviati con un minimo di 3 persone e massimo 10 per istruttore, a seconda del grado di difficoltà e del livello di tecnica dei partecipanti. Tra l’altro la canoa è anche uno sport sicuro riguardo il COVID-19, poiché si può gestire la canoa da soli fin dal primo giorno di corso e in caso di tandem (ovvero di corso in coppia), la distanza tra una persona e l’altra è più di un metro. Le attività dell’associazione L’associazione porta i soci in canoa in diversi contesti acquatici: in fiume (Sile, Piave, Po, Brenta per citarne alcuni dei nostri territori, ma anche all’estero come il Soca – Slovenia, nella valle dell’Isonzo), in torrenti di montagna (come ad esempio in Valstagna, in provincia di Vicenza), in laghi (come ad esempio al lago di Quinto di Treviso e a Revine) e in laguna veneta. Poco importa dove andrai, a seconda dei luoghi scelti, armati di reflex per scattare meravigliose foto di piante e animali e trattieni il fiato nelle ripide o nei meandri più agitati del corso d’acqua. L’associazione infatti organizza anche canyoning: discese dei torrenti che scorrono nei canali rocciosi, senza l'ausilio di natanti come canoe, kayak o gommoni, ovvero a piedi.
Oltre ai corsi di canoa, l’associazione offre anche corsi naturalistici e organizza escursioni in pedemontana, in Cansiglio e nelle Dolomiti. Con Contarina, l’associazione dal 2015 è coinvolta nel Progetto Sile: la raccolta dei rifiuti in fiume in modo ecosostenibile. In 5 anni sono stati totalizzati 190 giorni di raccolta, sono state coinvolte 215 persone e sono stati raccolti, ahimè, 13860 chilogrammi di rifiuti. Tra questi si annoverano bottiglie di plastica, lattine e vetro, sacchi pieni di immondizie, vestiti, oggetti vari, segnali stradali, biciclette, batterie di auto e rifiuti inquinanti, per citare solo alcuni degli oggetti rivenuti. È anche in funzione del Progetto Sile, che l’associazione investe nella sensibilizzazione delle persone, a partire dai più piccoli e in particolare, entrando nelle aule delle scuole di ogni ordine e grado del territorio trevigiano. Puoi partecipare alla raccolta dei rifiuti (appuntamento quindicinale) sia come singolo volontario, sia con la tua associazione. Sarai seguito dalle guide di Open Canoe Open Mind e ti verrà fornito tutto il materiale e l’attrezzatura necessaria per la raccolta. La partecipazione è gratuita per le associazioni non-profit e ad offerta volontaria per le aziende che desiderano fare questa esperienza con i propri dipendenti, come attività outdoor di team building. L’associazione Nata nel 2010 da un gruppo di amici con diversi tipi di passioni ed esperienze, accomunati però da un unico profondo interesse per gli ambienti naturali legati all’acqua. L’associazione ha come obiettivo primario quello di creare consapevolezza nelle persone, rispetto alla varietà e alla quantità di ecosistemi strettamente legati all’acqua, diffusi ovunque nel territorio nel quale viviamo. Il secondo obiettivo è quello di condividere la conoscenza degli stessi ecosistemi e profonderne la cultura del rispetto. Attualmente conta 50 soci partecipanti alle varie attività. Eventi Passati L’Associazione Open Canoe Open Mind ha partecipato alle passate edizioni del Festival dei Luoghi e delle Emozioni del Comune di Roncade, alla Festa estiva delle associazioni del Comune di Casale sul Sile e alla festa dedicata ai fiumi del Prato in Fiera del Comune di Treviso.
FOTO DI FABIO LOMBARDO
Calendario Prossimi Eventi Estivi 6-7/06 Corso Base di Canoa Canadese #1 13-14/06 Corso Base di Canoa Canadese #1 14/06 Safety & Rescue (Piave) 27/06 Pulizia Fiume Sile 28/06 Discesa Fiume Sile 04/07 Discesa Notturna - Sile 11/07 Pulizia Fiume Sile 18/07 Corso Base L’edge 19/07 Discesa Piave 25/07 Pulizia Fiume Sile 01/08 Pulizia Fiume Sile 29/08 Discesa Notturna – Sile Contatti segreteria@opencanoe-openmind.com Tel. +39 0422 1626715 www.opencanoe-openmind.com
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Immobili, come soprammobili in un mobile Una foto di società 2020 decisamente sui generis per La Butto in Vacca. In attesa del 1 novembre 2020, data in cui si correrà l’edizione numero 6, la Moohrun®, l’associazione sportiva trevigiana che ogni anno organizza la corsa più originale del panorama podistico italiano, si è divertita in una simpatica performance
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I
spirati dalle tante videocall e teleconferenze di questo lockdown, ciascuna caratterizzata dall’immancabile libreria alle spalle di chi parla, 141 “atleti muccati” da tutta Italia si sono divertiti a distribuirsi loro stessi all’interno di una grande libreria virtuale, per comporre l’enorme scritta “LA BUTTO IN VACCA 20”. Il progetto grafico, ribattezzato “IMMOBILI, COME SOPRAMMOBILI IN UN MOBILE”, è stato ideato, progettato e realizzato da Enrico Nanni con la collaborazione di Armando Cosentino, Alessio Rizzato e gli associati de La Butto in Vacca A.S.D. Ha richiesto circa 40 giorni di lavoro, tra la raccolta dei materiali e la postproduzione da studio. «Riunire tutti gli associati, anche quelli da fuori Regione, quest’anno sarebbe ovviamente impossibile – raccontano dal direttivo dell’Associazione Sportiva.
DI A.C.
Costretti a restare chiusi nelle nostre case, in questo sfortunato periodo, abbiamo colto l’occasione per realizzare l’impresa, chiedendo a tutti i nostri associati una fotografia che li ritraesse con indosso una qualsiasi delle maglie della società, in una posa curiosa. Tanto... che impegni improrogabili potevano esserci?». I muccati si sono così ritrovati riposti negli scaffali di quattro librerie virtuali, in moduli a forma di lettera dell’alfabeto, che accostati formano il nome della società e l’anno. Una vera e propria installazione con soggetti fermi, immobili, proprio come dei soprammobili in una libreria, un modo per sentirsi parte di un’unica bizzarra cultura, pur mantenendo le inevitabili distanze. La Moohrun6®, inizialmente programmata il 19 aprile, si correrà domenica 1 novembre nel centro storico di Treviso; è attesa un’edizione record per numero di partecipazioni, con le quote di iscrizione che andranno a beneficio di quattro Onlus impegnate ogni giorno sui territori: Una mano per un sorriso - For children, Associazione Per Mio Figlio Onlus di Treviso, Un cuore per Tutti Onlus di Marghera e Dynamo Camp di Pistoia.
STORIE DI SPORT
Dal 21 settembre 2013 l’associazione dilettantistica La Butto in Vacca il loro motto è “Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano fallo in compagnia”. Lo spirito del gruppo è quello di divertirsi insieme, senza prendersi troppo sul serio, godendo delle opportunità che la corsa e lo sport in generale possono dare. Nel tempo e attraverso i social network, è stato possibile radunare ultramaratoneti, maratoneti, joggers, cestisti, sciatori, triatleti o semplici appassionati, di associazioni sportive differenti, dislocate in quasi tutte le province del Veneto. A tutto questo è venuto spontaneo decidere di intensificare gli sforzi e dedicare il tempo oltre che al puro divertimento anche al prezioso fine di essere di aiuto di quattro enti benefici. labuttoinvacca.it
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Ambulatori Specialistici
Fisiatria e ďŹ sioterapia
Palestra riabilitativa
STATALE POSTUMIA,12
Medicina dello sport
+39 0422 274246
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