Benvenuti a questo numero di China Briefing
Celebrating 10 Years 1999-2009
C
on la crisi finanziaria, che ha ormai colpito tutti i settori dell’economia reale, molte aziende medio piccole in giro per il mondo lottano per la sopravvivenza mentre le multinazionali sono costrette a rivedere le loro strategie globali spesso colpite da problemi connessi ai flussi di cassa ed alle condizioni del credito. Di conseguenza i flussi di investimenti diretti esteri sono scivolati ai minimi storici. Alcuni paesi sono stati tentati da istinti protezionistici, mentre le più importanti organizzazioni internazionali continuano a rinviare le loro proiezioni di una presunta ripresa dell`economia. Previsioni di una Cina solo marginalmente toccata dalla crisi sembrano ormai poco plausibili. Molti gruppi multinazionali, alle prese con una nuova strategia all’insegna dell’austerità stanno adesso premendo perche le loro sussidiarie riducano i costi. In questo numero del China Briefing ci occuperemo di analizzare alcune delle problematiche inerenti alle difficoltà pratiche di chi si trova a gestire un investimento nella Repubblica Popolare Cinese e a districarsi tra le nuove contingenze. Far fronte agli errori di un passato in cui l’ottimismo e la negligenza hanno spesso lasciato spazio a problemi irrisolti che riaffiorano quando invece arriva il momento di ottimizzare efficienza e controllo. I casi trattati riprendono problematiche di carattere legale e finanziaro riscontrati realmente negli ultimi mesi, categorizzati ed esposti riprendendo gli aspetti che sembrano manifestarsi più comunemente e di cui i manager che operano nella Repubblica Popolare dovrebbero essere a conoscenza. Dall’oggetto sociale e lo statuto, all’analisi dell’IVA e delle politiche valutarie, questo numero costituisce una lettura imperdibile per chiunque sia interessato ad operare in Cina in maniera efficiente ed efficace. L’articolo principale di questo numero è stato redatto a cura dell’azienda di consulenza fiscale e per gli investimenti esteri diretti, Dezan Shira & Associates. Per assistenza o per una consulenza in materia fiscale e legale, vi invitiamo a contattare la società. In questo numero continuiamo con la nostra serie di approfondimenti legati ai confini cinesi. Con 14 paesi confinanti e circa 5.000 chilometri di frontiere, alcune ancora contese, il governo Cinese è direttamente interessato a ciò che accade al di là dei propri confini. Questo mese ci occupiamo dei confini occidentali della Cina ed andiamo ad analizzare i rapporti con uno dei vicini piu importanti ed influenti: l’India. Distinti saluti dall’Italian Desk di Dezan Shira & Associates, Alberto Vettoretti, Managing Partner, China Practice, Dezan Shira & Associates, Editore, Asia Briefing
Rosario Di Maggio, Senior Associate, Dezan Shira & Associates
Nello Bosco, Senior Consultant, Dezan Shira & Associates
Dezan Shira & Associates dispone di un ITALIAN DESK diretto dal dott. Alberto Vettoretti che segue i clienti italiani su base nazionale in tutta la Repubblica Popolare Cinese ed in Italia. Questo servizio è ulteriormente rafforzato dal proprio National Team di avvocati e commercialisti esperti in tutti gli aspetti riguardanti il sistema legale e fiscale cinese e, fra l’altro, delle implicazioni con le controparti italiane. Se siete interessati a contattare il nostro Italian Desk per discutere dei vostri interessi nella Repubblica Popolare Cinese oppure in Italia, non esitate ad inviarci una email con le vostre domande agli indirizzi del riquadro qui sotto.
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La copertina artistica di questo mese L’opera oggetto della copertina di questo mese (opera senza titolo) è dell’artista dello Sichuan, Chen Duxi. Chen ha studiato all’Accademia delle Belle Arti di Chengdu ed ha ottenuto una laurea all’Accademia delle Belle Arti di Pechino nel 2007. L’opera di Chen vuole esprimere il senso di confusione che accomuna molti Manager cinesi che si trovano ad affrontare il complicato sistema affaristico della Repubblica Popolare. L’opera è riprodotta per cortesia dell’artista e della Fellini Gallery. La Fellini Gallery è specializzata in pittura, scultura e fotografia contemporanea di artisti sia stranieri che cinesi. La galleria si trova nella vecchia Concessione Francese al 339 di Changle Lu, vicino Xiangyang a Shanghai. www.fellinigallery.com; info@fellinigallery.com. Tutto il materiale ed i contenuti sono protetti da © 2009 Asia Briefing Ltd. Nessuna riproduzione, copia o traduzione di materiale è permessa senza il consenso dell’editore. Contattate: Editor@china-briefing.com
Avete (davvero) il controllo delle vostre attività in Cina? [ a cura di Zoe Zhou e Rosario Di Maggio, Dezan Shira & Associates ]
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楚河
汉界
ell’ultimo anno, abbiamo assistito a diverse preoccupanti tendenze nell`ambito della gestione amministrativa di aziende straniere in Cina. Mentre da un lato, sembra cresciuta la disattenzione da parte degli investitori stranieri, ora principalmente interessati a tagliare i costi delle sussidiarie (che di questi tempi possono diventare più un peso che una fonte di guadagno), le autorità cinesi, dal canto loro, sembrano determinate a incamerare quanto più danaro possibile attraverso tasse e sanzioni. A complicare il tutto, le pressioni esterne ed interne dovute alla crisi possono arrivare a trasformare soci e dipendenti nei peggiori nemici. Questo articolo cercherà di illustrare alcune delle difficoltà comuni a molti manager stranieri e che mettono a repentaglio il reale controllo sulle operazioni in Cina sia in termini legali che operativi. La gestione di una società in un paese in cui lingua e cultura costituiscono spesso un vero e proprio ostacolo comunicativo, con un sistema giuridico relativamente giovane, un regime fiscale complesso ed in rapida evoluzione ed uno stretto controllo sul flusso dei capitali, si rivela spesso un compito caratterizzato da innumerevoli sfide e trabocchetti per i manager stranieri. La crisi finanziaria sta inoltre spingendo molte aziende a risolvere vecchi problemi strutturali, adottare sistemi di controllo finanziario efficienti, licenziare il personale con uno scarso rendimento e ridurre i costi in generale. Per assicurarsi il pieno controllo su un investimento sia dal punto di vista legale che da quello finanziario, è necessario possedere una conoscenza approfondita delle leggi e dei regolamenti, nonché una chiara percezione degli usi locali. Per prima cosa rivolgeremo la nostra attenzione ad alcune delle questioni legali più comuni del cui corretto svolgimento i manager dovranno assicurarsi, poiché possono avere un impatto a lungo termine sul successo delle loro operazioni in Cina.
L’oggetto sociale Il concetto di oggetto sociale di un’azienda è di facile comprensione e consiste essenzialmente in una illustrazione dettagliata di cosa la società è autorizzata a fare nel proprio
settore di attività (manifatturiero, servizi, commerciale) e di quali prodotti essa tratterà. In Cina, un’azienda può svolgere unicamente le operazioni che rientrano nel proprio oggetto sociale come approvato al momento della sua registrazione presso l’autorità competente. A causa di ciò, la stesura dell’oggetto sociale merita particolare attenzione dal momento che la società dovrà registrare lo stesso presso un ampio ventaglio di autorità che dovranno approvarlo prima di autorizzare lo svolgimento dell’attività stessa. Un modello di oggetto sociale ben redatto per una società straniera che svolge attività di trading può essere suddiviso in tre parti e deve almeno dichiarare quanto segue: ...la società è impegnata in attività di [1] vendita
all’ingrosso, servizi di agenzia commerciale e import/export di [2] prodotti, [3] consulenza commerciale, assistenza tecnica e servizi post vendita (come regolato dalle leggi nazionali e locali in termini di licenze, beni e settori).” Ci sono due tipi di errori molto comuni commessi dagli investitori stranieri nella stesura dell` oggetto sociale. 1) Errori connessi alla mancanza di conoscenza e di comprensione di come le aziende straniere operano in Cina. Tra questi normalmente rientrano l’omissione di alcune categorie di servizi come i servizi a provvigione e di agente commerciale ed altre categorie rilevanti come i servizi di assistenza clienti, il controllo qualità e così via.
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2) Errori dovuti a negligenza o, per esempio, nella descrizione del prodotto trattato. Questo può dipendere semplicemente dal fatto che la traduzione in cinese dei prodotti trattati è ambigua, si riferisca ad altro o non sia esaustiva. Alcune di queste “omissioni” potrebbero inizialmente sembrare di poca importanza agli occhi dell’investitore. Ciò nonostante, le stesse possono in seguito avere un impatto deleterio sull’attività, arrivando a paralizzare le normali operazioni per le quali la società è stata inizialmente pensata. È importante notare infine che le omissioni a cui facciamo riferimento qui sopra non richiedono solitamente un maggiore quantitativo di investimento in sede di costituzione. Come anticipato sopra, dal punto di vista operativo, un oggetto sociale registrato in modo errato potrebbe causare problemi e gravi limitazioni ad una azienda. Molte delle succursali commerciali costituite in Cina iniziano la propria attività assistendo la propria casa madre (dietro provvigione), fornendo servizi quali controllo qualità e ricerca di fornitori o clienti ed evitando (almeno all’inizio) di essere coinvolte con la vera e propria compravendita di prodotti. Tutte queste attività non sono state elencate sin dall’inizio, una società di nuova costituzione potrebbe non essere in grado di operare senza rivedere od allargare il proprio oggetto sociale, con conseguente spreco di tempo e denaro. Da un punto di vista strettamente legale, lo svolgimento di attività non comprese nel proprio oggetto sociale può comportare sanzioni pecuniarie da un minimo di 10.000 RMB fino ad un massimo di 100.000 RMB (da 1000 a 10.000 Euro circa) e, aspetto maggiormente importante, nei casi che coinvolgono beni soggetti ad una speciale approvazione, come i prodotti chimici o alimentari, può portare alla revoca delle licenze. Le aziende straniere dovrebbero quindi accertarsi che il proprio oggetto sociale corrisponda ad una accurata descrizione della concreta attività svolta e, se così non fosse, cogliere l’opportunità, magari in corrispondenza di un aumento di capitale, per rivedere ed aggiornare lo stesso.
Lo statuto Tutte le società hanno uno statuto, si tratta del corpo di norme, direttive e regolamenti che governano il funzionamento di una società. Nello specifico, esse esprimono i rapporti fra gli azionisti e gli amministratori di una società, dei quali dovrebbero indicare aspetti importanti come la suddivisione del controllo
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Esempio A Azionista 1
Azionista 2 25%
50% 2 amministratori compreso il presidente del CdA
Azionista 3 25%
Nessuna assemblea degli azionisti ai sensi del vecchio diritto societario 2 amministratori
1 amministratore
Consiglio di amministrazione (totale 5 amministratori)
L’Azionista 2 e l’Azionista 3 sono dalla stessa parte ed hanno opinioni differenti a quelle dell’Azionista 1 in merito alla gestione della società Le delibere più importanti del CdA devono essere approvate con una maggioranza qualificata di 2/3 degli amministratori
Esempio B Azionista 1
Azionista 2
70%
30% Assemblea degli azionisti
1 amministratore
2 amministratori Consiglio d’amministrazione (totale 3 amministratori)
Direttore generale
L’Azionista 1 detiene una partecipazione di maggioranza, quindi ha di fatto il pieno controllo sull’assemblea degli azionisti Un amministratore è nominato dall’Azionista 1, mentre gli altri due amministratori sono nominati dall’Azionista 2. sulla società (del potere decisionale) e chi ha il diritto di nominare il direttore generale.
legge non prevede alcuna assemblea degli azionisti.
Quando vi sono più azionisti, l’assemblea dei soci diventa di fondamentale importanza. Ad essa spettano infatti tutte le decisioni più importanti quali la scelta dei candidati per le posizioni di amministratore e supervisore, l’approvazione del bilancio, l’aumento o la diminuzione dell’investimento di capitale, le fusioni ed acquisizioni, la divisione, liquidazione o scioglimento della società e la revisione dello statuto. Le modalità di discussione e le procedure di voto del consiglio di amministrazione devono essere specificate nello statuto stesso, sulla base del principio ”una persona un voto”.
Le partecipazioni sono divise nel modo seguente:
Illustreremo ora due esempi di come il contenuto dello statuto societario possa incidere direttamente sulle attività. L’esempio A rappresenta la struttura di una società a totale partecipazione straniera, partecipata da tre azionisti. Poiché la società è stata costituita prima del gennaio 2006, la
Azionista 1: 50% Azionista 2: 25% Azionista 3: 25% Le parti hanno concordato che il consiglio di amministrazione fosse formato da cinque amministratori, nominati nel modo seguente: L’Azionista 1 e l’Azionista 2 nominano due amministratori a testa L’ A z i o n i s t a 3 n o m i n a u n u n i c o amministratore Apparve, nel caso specifico, subito chiaro che l’Azionista 2 e l’Azionista 3 fossero in sostanziale disaccordo con l’Azionista 1 sulla gestione della società. Poiché tutte le decisioni rilevanti, compresa la delibera di liquidazione, dovevano essere assunte con una maggioranza qualificata pari a 2/3, la società si trovò presto in una situazione di
Avete (davvero) il controllo delle vostre attività in Cina? stallo e non in grado di operare. Dopo due anni d’impasse, l’unica soluzione fu la vendita delle partecipazioni dell’Azionista 2 e l’Azionista 3 all’Azionista 1. Nell’esempio B una società a totale partecipazione straniera è di proprietà di due azionisti. La società ha un’assemblea degli azionisti ed un consiglio d’amministrazione, e le partecipazioni sono distribuite nel modo seguente: Azionista 1: 70 %, nomina un amministratore Azionista 2: 30%, nomina due amministratori (uno dei quali è anche il direttore generale incaricato della gestione ordinaria) In questo caso, l’Azionista 1 è l’azionista di maggioranza ed ha quindi il pieno controllo sull’assemblea. Uno degli amministratori è nominato dall’Azionista 1, mentre gli altri due amministratori, uno dei quali è il direttore generale operativo, sono nominati dall’azionista 2.
Eccezioni relative alle joint ventures Nonostante possa sembrare strano, la legislazione vigente in materia di joint ventures non prevede l’esistenza di un’assemblea degli azionisti, ma unicamente quella di un consiglio di amministrazione, dotato di autorità assoluta sulla JV. Il procedimento decisionale presuppone che ogni amministratore sia in possesso di un voto e che il quorum costitutivo del consiglio sia pari ai 2/3 degli appartenenti. Vi sono materie che richiedono l’approvazione all’unanimità dei presenti da parte del consiglio di amministrazione; tra queste vi sono questioni quali la modifica dello statuto, la sospensione o lo scioglimento della JV, l’aumento o la diminuzione del capitale, un’eventuale fusione o divisione. Appare quindi evidente come, anche nell’eventualità in cui due terzi degli amministratori siano nominati da una sola parte, il consiglio non potrebbe esercitare il pieno controllo sulla joint venture. Società, gestite senza che sia stata fatta un’analisi approfondita delle clausole statutarie, potrebbero ritrovarsi con uno statuto societario strutturato in modo debole e pagarne le amare conseguenze nel momento in cui sorgesse un conflitto interno. Per assicurarsi che tali fragilità non si trasformino in minaccia, sarebbe pertanto opportuno controllare quanto segue: Rivedere le clausole statutarie così da assicurarsi che le stesse siano a proprio favore;
Accertarsi che il management della società si attenga alle clausole statutarie; Individuare le potenziali debolezze e trovare il tempo per aggiornarle o modificarle prima dell’insorgere di eventuali problemi.
Problematiche relative alla legge sul lavoro La legge sul contratto di lavoro, entrata in vigore il 1° gennaio 2008, ha significativamente aumentato il costo del lavoro in Cina (per un approfondimento sulla legge sui contratti di lavoro in Cina, vedere China Briefing dicembre 2007, nella sezione archivi del sito www.china-briefing.com/it). Questa legge ha, inoltre, aumentato il potere contrattuale dei dipendenti nei confronti del proprio datore di lavoro. Sebbene la legge sia stata pensata per elevare il tenore di vita e gli standard lavorativi dei lavoratori cinesi (compresi i lavoratori migranti, che sono spesso soggetti alle peggiori condizioni), essa sta causando l’emergere di una tendenza che vede lavoratori dallo scarso rendimento e personale dirigenziale di medio livello trarre vantaggio dalle trappole contenute nella legge, allo scopo di portare in tribunale i datori di lavoro stranieri, rivendicando immeritate compensazioni. Secondo la normativa vigente, la creazione di un rapporto di lavoro presuppone l’obbligo di conclusione di un contratto in forma scritta entro un mese dall’avvio dello stesso. Nell` eventualità in cui un rapporto di lavoro che si protragga in assenza di un contratto scritto per un periodo superiore ad un mese, ma inferiore ai dodici, il datore di lavoro sarà obbligato a versare al dipendente il doppio del salario
Tab I
pattuito per ogni mese di durata del rapporto in assenza di contratto. Ai sensi dell’articolo 14 della legge sul contratto di lavoro se, nei dodici mesi successivi all’inizio della prestazione lavorativa, non viene stipulato un contratto in forma scritta, lo stesso sarà ritenuto come stipulato a tempo indeterminato. (vedi Tab I e II) Dopo essere stato firmato dal datore di lavoro, una copia originale dello stesso deve essere consegnata al lavoratore. Alcuni contratti standard prevedono inoltre che, nel caso in cui il datore di lavoro manchi di consegnare al lavoratore una copia originale del contratto, lo stesso è da ritenersi come non sottoscritto dalle parti; in caso di controversia, il datore di lavoro potrebbe non essere in grado di difendersi. I datori di lavoro dovrebbero accertarsi che i propri dipendenti firmino una ricevuta del contratto.
Un mese di tempo per firmare
Caso Specifico
Qualora il lavoratore rifiutasse di firmare un contratto in forma scritta
Casi (variante temporale)
Entro un mese
Obbligo di versare il doppio del salario pattuito
La società può procedere al No licenziamento
Il rapporto di lavoro viene ritenuto come stipulato a tempo indeterminato No
Più di un mese ma E’ necessario provvedere ad un Si meno di un anno avviso scritto di licenziamento al lavoratore e compensazione ai sensi dell’articolo 47 della legge sul contratto di lavoro
No
Oltre un anno
Sì
Tab II
Il rapporto può essere interrotto Sì (11 mesi) solo se sussistono i presupposti previsti dalla legge
Quanto costa la mancanza di un contratto in forma scritta Differenze
Casi
Numero Tetto massimo massimo di salariale mesi di salario esigibili
Tetto massimo all’ammontare totale
Il rapporto di lavoro viene ritenuto come stipulato a tempo indeterminato
Nessun tetto
Sì
Nessun contratto in 11 mesi forma scritta
No
L i c e n z i a m e n t o ( i n 12 mesi presenza di contratto) senza giusta causa
Tr e v o l t e i l Possibile salario medio mensile locale
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I datori di lavoro dovrebbero inoltre prestare particolare attenzione al contratto d’impiego di alcuni dipendenti “speciali”, come per esempio i dipendenti delle risorse umane e i direttori generali, questo per evitare che si verifichino alcune delle seguenti situazioni: Il licenziamento o l’annullamento del contratto d’impiego potrebbe risultare più oneroso I dipendenti di livello dirigenziale sono generalmente a conoscenza delle leggi e dei regolamenti in materia di diritto del lavoro Qualcuno potrebbe intenzionalmente cercare di trarre vantaggio dalle leggi e dai regolamenti giuslavoristici Eventuali procedure arbitrali avviate da dirigenti contro la società potrebbero costituire un pericoloso precedente
La strutturazione degli orari di lavoro Molte aziende straniere colgono solo una a minima parte delle opportunità offerte dalla nuova legge sul contratto di lavoro. Una di queste riguarda la flessibilità dell’orario di lavoro che può essere applicata ad alcuni rapporti di lavoro di nuova instaurazione. In riferimento al lavoro a tempo pieno, la legge prevede tre possibili modelli di strutturazione dell’orario lavorativo: Orario di lavoro standard Orario di lavoro flessibile Orario di lavoro comprensivo Il primo tipo è quello più comunemente utilizzato e si applica alla maggior parte dei lavoratori che lavorano otto ore al giorno, cinque giorni a settimana come prescritto dall’articolo 41 della legge sul contratto di lavoro. Il secondo ed il terzo modello sono, invece, meno frequentemente utilizzati. Nel caso in cui un rapporto di lavoro sia
regolato da un contratto ad “orario di lavoro flessibile”, l’orario di lavoro effettivo non sarà assoggettato alle condizioni dell’articolo 41. Questo tipo di contratto potrebbe risultare utile in relazione all’assunzione di dirigenti, agenti di vendita o autisti su lunghe distanze. L’orario di lavoro comprensivo calcola l’orario di lavoro su base settimanale, mensile od annuale ed implica che l’ammontare medio di ore lavorate giornalmente e settimanalmente corrisponda pressappoco a quello standard. Questo tipo di orario si applica normalmente in quei settori che richiedono un’attività continua o che sono soggetti a limitazioni di carattere stagionale o dovute alle condizioni climatiche. Le ultime due opzioni sono, tuttavia, condizionate all’approvazione da parte del locale ufficio del lavoro.
L’assicurazione contro gli infortuni lavorativi è a carico del datore di lavoro (altre assicurazioni possono essere pagate dal lavoratore)
L’impiego di personale straniero Anche i rapporti di lavoro con il personale straniero impiegato in Cina sono regolamentati dalla legge cinese. Normalmente la legge sul contratto di lavoro si applica al realizzarsi di una delle seguenti condizioni:
Un’altra opzione raramente considerata dai datori di lavoro stranieri è il contratto a tempo parziale. Quest’opzione ha alcune importanti caratteristiche:
Il contratto di lavoro è stato firmato con una società regolarmente registrata nella Repubblica Popolare Cinese La retribuzione è corrisposta da una società cinese È dimostrabile che la persona ha risieduto in Cina per un determinato periodo di tempo (per i cittadini italiani 183 giorni) Il dipendente straniero ha fatto richiesta per il rilascio di un visto lavorativo cinese e di un permesso di soggiorno
Ciascuna delle parti può interrompere il rapporto di lavoro in qualunque momento senza preavviso Dopo il licenziamento non è dovuto il pagamento di alcuna indennità di liquidazione Sono riconosciuti gli accordi stretti verbalmente
Gli stranieri che lavorano in Cina dovrebbero registrarsi presso l’ufficio immigrazione, il Public Security Bureau e l’autorità fiscale, ed essere in possesso dei necessari visti, permessi di lavoro e documenti di registrazione fiscale. Le conseguenze del mancato ottenimento degli stessi vanno da semplici sanzioni di tipo pecuniario all’espulsione dal paese.
Tra gli svantaggi vi sono: I lavoratori a tempo parziale sono autorizzati alla conclusione di più di un contratto Non è previsto alcun periodo di prova L’orario lavorativo non può superare le quattro ore giornaliere e le 24 ore settimanali per lo stesso datore di lavoro. Il pagamento dello stipendio può avvenire con cadenza al massimo bisettimanale
Dezan Shira & Associates è una società di consulenza autorizzata che offre assistenza in materia legale e fiscale, due diligence, gestione dei libri paga e di revisione per clienti internazionali che operano in Cina, a Hong Kong, in India ed in Vietnam. Per qualsiasi domanda o per ricevere ulteriori informazioni vi invitiamo a contattarci all’indirizzo italiandesk@dezshira.com oppure a visitare il sito www.dezshira.com/it.
Questo numero vi è stato utile? Visitate i nostri archivi su www.china-briefing.com/it Differenze culturali nel capire il sistema di rendicontazione fiscale e le comuni pratiche contabili in Cina
Errori e fraintendimenti comuni quando si investe in Cina
Analisi della reportistica fiscale e finanziaria cinese
Gestire un investimento in Cina attraverso una recessione globale
China Briefing: consigli pratici e aggiornamenti legali e fiscali per le aziende straniere in Cina dal 1999.
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Avete (davvero) il controllo finanziario delle vostre attività in Cina?
Avete (davvero) il controllo finanziario delle vostre attività in Cina? [ a cura di Daisy Huang e Rosario Di Maggio, Dezan Shira & Associates ]
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ebbene una pianificazione pre-investimento dei flussi di cassa e del budget permetta di verificare che una società sia sufficientemente capitalizzata, lo svolgimento di un’attività in Cina richiede spesso l’analisi giornaliera dei flussi di cassa, così da assicurare alla società un adeguato accesso al credito. Per questa ragione, comprendere le limitazioni del sistema cinese delle transazioni in valuta estera, diventa essenziale. L’anno scorso, con l’emanazione delle “Regulations on the Administration of Foreign Exchange of China”, la Repubblica Popolare ha rafforzato la propria disciplina in materia valutaria. Il nuovo regolamento rivolge particolare attenzione all’amministrazione dei flussi di valuta straniera in entrata e uscita dal paese. Le società, comprese quelle a totale partecipazione straniera e gli uffici di rappresentanza, sono ora obbligate all’apertura di uno specifico Foreign Currency Settlement Account per la riscossione degli incassi e la conversione in RMB di queste entrate in valuta estera. Le società i cui flussi di valuta estera in entrata o in uscita sono di ridotto ammontare o con cadenza sporadica, possono ricorrere ad un diverso conto bancario di conversione (per l`incasso di crediti o pagamenti in valuta estera). La rigidità di questi requisiti potrebbe facilmente causare ritardi nella ricezione dei pagamenti da parte delle aziende, comportando inattese carenze di liquidità con esiti negativi imprevedibili. Per comprendere il funzionamento della disciplina ed i suoi effetti per le società che operano in Cina, cercheremo di illustrarne gli aspetti più importanti. Le autorità cinesi esercitano il controllo valutario attraverso una serrata supervisione sui conti bancari. Le società straniere in Cina operano principalmente attraverso tre tipi di conti bancari: 1. capital accounts, 2. settlement accounts, 3. basic RMB accounts. 1. Il capital account è il primo conto bancario che una società di nuova costituzione è tenuta
ad aprire ed è quello in cui, al termine del processo di registrazione, verrà inizialmente versato il capitale sociale. Con questo capitale iniziale, la società dovrebbe essere in grado di operare fino al raggiungimento del pareggio (break-even point), quando ormai la stessa incasserà denaro in seguito all’attività corrente. Quando ricevono l’iniezione di capitale, le società a partecipazione straniera devono ottenere il rilascio di un capital verification report, al fine di poter convertire il capitale straniero in RMB e poterlo quindi utilizzare. Se la società ha bisogno di una capitalizzazione aggiuntiva a causa dell’esaurimento del capitale registrato iniziale, il finanziamento estero non potrà eccedere la differenza fra il capitale registrato e l’investimento totale. Qualunque passaggio di finanziamenti stranieri deve inoltre essere registrato presso la State Administration of Foreign Exchange (SAFE). 2. I settlement accounts sono utilizzati soprattutto per le operazioni di commercio internazionale (import-export). Ai sensi dell’ultimo regolamento della SAFE, le società che esportano non possono ricevere anticipi
Tab III
di pagamento superiori al 25% dell’incasso delle esportazioni dei 12 mesi precedenti. Le società devono inoltre aprire un verification bank account sul quale ricevere i pagamenti dall’estero e sul quale vi rimarranno fino al momento della conversione. (vedi Tab III) Se i pagamenti dall’estero non vengono regolati nel termine di 90 giorni (o 210), la vendita verrà considerata al pari di una vendita domestica e la società perderà così il rimborso dell’IVA. Come per le operazioni all’export, che coinvolgono la conversione di valuta estera in RMB, le autorità cinesi hanno posto in essere delle restrizioni anche per le operazioni di import e la relativa conversione dei RMB in uscita. Anche per le operazioni d’importazione e in particolare per i pagamenti differiti, cioè eseguiti oltre 90 giorni dopo la concreta importazione dei prodotti, il pagamento differito massimo che può essere registrato non può eccedere il 25% dei pagamenti per le importazioni dei 12 mesi precedenti. Le società devono registrare i pagamenti differiti presso la SAFE o non saranno in grado, in futuro, di saldare i pagamenti con l’estero.
Riscossione dei pagamenti per le esportazioni Estero
Estero
1.100 U$D
PRC Verification Bank Account (valuta straniera)
800 U$D (valore di esportazione dei 12 mesi precedenti) Supportato dai moduli di dichiarazione delle esportazioni
200 U$D (max pagamento anticipato approvato dalla SAFE)
100 U$D (importo non convertibile in RMB)
Dopo che i beni sono stati spediti la società dovrebbe verificare e cancellare questo ammontare con la SAFE RMB Bank Account
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Analisi dell’IVA Un altro aspetto fondamentale per le aziende straniere in Cina, comunemente oggetto di fraintendimenti, è il regime dell’IVA ed in particolare il sistema dei rimborsi. Tra gli aspetti chiave che vanno presi in considerazione vi sono il calcolo del reale costo dell’IVA ed i frequenti emendamenti alla disciplina dei rimborsi. Consideriamo un esempio pratico, tenendo a mente che l’aliquota di rimborso dell’IVA non corrisponde, in realtà, all’effettivo rimborso e che, per le aziende manifatturiere, non è previsto rimborso IVA nel corso del primo anno di esportazioni quale contribuente ordinario IVA. Nel grafico di testa (vedi Tab IV) cerchiamo di comparare due situazioni in cui, una società manifatturiera a partecipazione straniera, impegnata principalmente in produzione per l’estero e che acquista la maggior parte delle materie prime sul mercato domestico, si trova a confrontarsi con due differenti aliquote di rimborso dell’IVA. Nel primo caso l’aliquota di rimborso è dell’11%, le vendite all’estero quantificate come 150, il costo delle materie prime di 80, mentre il lavoro e gli altri costi hanno un costo di 20. Nella situazione sopra descritta il profitto lordo è di 41, l’IVA a credito (17% pagata sull’acquisto delle materie prime) di 13,6, mentre il rimborso raggiunge 4,6, determinando di conseguenza un costo dell’IVA (IVA non rimborsabile) pari a 9. Nel secondo caso tutti i fattori sono identici, ad eccezione della minor aliquota di rimborso IVA pari solo al 5%. Il rimborso IVA è in questo caso un costo pari a 4,4 che riduce il profitto lordo a 32. Vediamo adesso se è possibile rendere più efficiente, almeno in termini di tassazione e di cash flow, il modello riportato qui sopra. Ci concentreremo quindi su i due aspetti già menzionati: 1. Costo dell’IVA; 2. Problema di cash flow, dovuto al fatto che le società manifatturiere non hanno diritto al rimborso dell’IVA fino ad un anno dopo l’ottenimento dello status di contribuente ordinario IVA. Il grafico 1 rappresenta la meno redditizia delle due situazioni analizzate in precedenza. Se andiamo adesso ad inserire una società di trading tra l’impresa manifatturiera e il cliente estero (vedi Grafico II), vediamo che: 1) il diverso metodo di calcolo abbassa il nostro carico IVA da 18 a 13,2 ed accresce il margine lordo del 15% da 32 a 36,8; 2) vi sono meno pressioni sul cash flow visto che le società commerciali hanno diritto al rimborso dell’IVA dal primo mese in cui ottengono lo status di contribuente ordinario dell’IVA.
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Tab IV
Estero
Rimborso IVA 11%
Rimborso IVA 5% 150
Fornitore domestico (contribuente IVA
100+17
ordinario)
Vendite Materie prime Manodopera ed altri costi IVA non rimborsabile1* Profitto lordo IVA a debito IVA a credito IVA non rimborsabile Rimborso IVA
100+17
Società manifatturiera (WFOE)
150 80 20 150*(17%-11%)=9 41 0 13.6 9 -4.6
Fornitore domestico (contribuente IVA ordinario)
Vendite 150 Materie prime 80 Manodopera ed altri costi 20 IVA non rimborsabile* 150*(17%-5%)=18 Profitto lordo 32 IVA a debito IVA a credito IVA non rimborsabile Rimborso IVA
Costo aggiuntivo!!!
0 13.6 18 4.4
*IVA non rimborsabile = ammontare incassato delle vendite all’estero x ( aliquota d’imposta - aliquota di rimborso)
Grafico I
Cliente
Estero
150
Cina
(5%aliquota rimborso IVA)
Fornitore
100
ABC-CN (manifatturiera)
Grafico II
Cliente
Estero
150
Cina
(5%aliquota rimborso IVA)
Fornitore
100
ABC-CN (manifatturiera)
100
ABC-CN (trading)
Comparazione dei due modelli riportati dai grafici I e II
Vendite Costo delle materie prime IVA non rimborsabile2 Margine lordo Aumento %
Grafico I Grafico II ABC-CN ABC-CN ABC-CN Totale Differenza (manifatturiera) (manifatturiera) (trading) 150 110 150 150 100 100 100 100 =150*(17%-5%) =18 32
0 =110*(17%-5%) =13.2 10 26.8
13.2 36.8
4.8 15%
1 IVA non rimborsabile della società manifatturiera = ammontare incassato delle vendite all’estero x (aliquota d’imposta - aliquota di rimborso) 2 IVA non rimborsabile della società commerciali = costo delle materie prime x (aliquota d’imposta - aliquota di rimborso)
Verificate se avete (davvero) il controllo delle vostre attività in Cina
I
seguenti suggerimenti forniscono una checklist che può essere utilizzata per verificare se avete veramente il controllo della vostra attività in Cina, così come dovrebbe essere. Questi consigli sono applicabili alle società di piccole dimensioni, per questo motivo in questo quadro d’insieme non abbiamo approfondito aspetti quali i quorum degli amministratori, i diritti degli azionisti e le problematiche delle grandi aziende. Si applicano, tuttavia, molto bene ai manager di ogni società, sia essa piccola o grande. Qualora riteniate che molti degli elementi riportati qui di seguito ricorrano nel vostro caso, allora lo svolgimento di una verifica interna dei sistemi di gestione dovrebbe essere un “must”.
Il controllo legale Una sola persona è in possesso di tutti i timbri societari Se questa persona non siete voi allora potreste avere un problema. Ricordatevi che i timbri societari sono, in Cina, più importanti delle firme. Potete alternativamente prendere possesso degli stessi oppure ridurre il rischio assegnando la responsabilità dei vari timbri a persone diverse. I timbri necessari (sigilli societari) in Cina variano da funzione a funzione; non è assolutamente necessario che gli stessi siano detenuti da un’unica persona. Un’autorizzazione sospetta od un abuso da parte di questo individuo potrebbero mettere nei guai la vostra società. Chi ha registrato il vostro marchio? Siete in possesso della documentazione che dimostri che la vostra società (o la casa madre) è titolare del vostro marchio in Cina? Non è per nulla raro che i dipendenti e persino i fornitori che si offrono di “prendersi cura” della registrazione di un vostro marchio o di un brevetto, lo registrino poi semplicemente a loro nome. Le business license non sono immediatamente accessibili Siete in possesso della vostra documentazione societaria? Idealmente, questi documenti dovrebbero essere contenuti in un registro di documentazione della società e ogni documento dovrebbe aver allegata la propria traduzione con le date di scadenza facilmente identificabili. Se non avete tutto sotto controllo le vostre licenze potrebbero scadere, avere l’oggetto societario sbagliato o, semplicemente, andare perse.
Il controllo operativo Il dipartimento vendite ha la responsabilità finale su negoziazioni e inventario Il dipartimento vendite ha sempre come obiettivo la conclusione di un affare. Se questo comporti un margine sufficiente o meno è un’altra questione. Se i contratti devono essere oggetto di negoziazione, è consigliabile che un rappresentante direttivo della società sovrintenda alle stesse, così da assicurare che la società concluda l’affare in modo profittevole. D’altro canto, per ovvie ragioni il dipartimento vendite non dovrebbe avere il controllo assoluto sull` inventario, ma operare sotto il controllo e la gestione del dipartimento contabile.
Il magazzino e l’inventario non sono monitorati Questo è un aspetto di vitale importanza per le società impegnate sia sul piano delle vendite domestiche che su quello delle esportazioni. Uno scarso monitoraggio sulla tenuta e sul controllo del magazzino potrebbe comportare non solo il pericolo di furti, ma anche gravi problemi con l’ufficio delle dogane, in grado di incidere sulla vostra capacità di ottenere i rimborsi IVA. Il controllo del magazzino deve essere posto sotto lo stretto controllo del dipartimento contabile.
Il controllo sui dipendenti Il manager per le risorse umane è l’unico incaricato della negoziazione dei salari dei dipendenti e della tenuta dei libri paga I contratti e le retribuzioni dei dipendenti devono essere gestiti dal dipartimento risorse umane, ma anche supervisionati da un rappresentante direttivo della società. Potrebbero altrimenti prendere piede favoritismi o corruzione. La tenuta dei libri paga è una funzione contabile e non dovrebbe mai essere associata alle risorse umane. Corruzione, favoritismi e, naturalmente, l’approvazione dei rimborsi spese, non dovrebbero essere nelle mani di qualcuno che ha un interesse personale in quegli stessi dipendenti. I contratti dei dipendenti Il dipartimento per le risorse umane dovrebbe tenere un registro di tutti i dipendenti, dei loro contratti firmati e degli anniversari di questi alle dipendenze della società, più tutti i dettagli delle ferie pagate ed altri aspetti. I dipendenti cinesi stanno diventando sempre più attivi quando si tratta di rivendicare i propri diritti e, se i registri delle risorse umane non sono “a prova di bomba”, potreste, prima o poi pagarne, le conseguenze.
Il controllo finanziario Una sola persona è depositaria della firma in banca Se questa persona è anche in possesso dei timbri societari allora detiene il totale controllo sulle finanze della società. Per limitare i rischi, potete ridistribuire i timbri oppure limitare l’ammontare dei prelievi che possono essere eseguiti senza che venga richiesta la firma o il timbro di un’altra parte. Simili rischi possono insorgere nel caso in cui le persone che detengono i timbri e le firme siano imparentati, nel medesimo dipartimento o colleghi con un rapporto personale molto stretto. I registri degli acquisti, delle vendite e della contabilità sono tenuti dalla medesima persona o dipartimento Se nella vostra azienda un’unica persona è incaricata degli acquisti, delle vendite e della contabilità, potreste rischiare di avere problemi sia con gli ordini, che con le vendite che con i crediti contabili da riscuotere. Una truffa piuttosto comune è quella di fare acquisti da società di proprietà di familiari del dipendente (che applicheranno prezzi di molto superiori a quelli di mercato). È una pratica abbastanza diffusa anche quella di scontare le vendite per generare commissioni o bonus, o la deliberata
e consapevole accettazione di crediti non esigibili (al fine di beneficiare società di amici o familiari). Pagamenti della società verso conti personali Potrebbe trattarsi di casi di “emergenza”, il caso tipico è quello in cui il capitale operativo si esaurisce e si verifica un ritardo nell’approvazione di un aumento del capitale registrato, oppure di un tentativo deliberato di evadere le imposte, in particolare per gli uffici di rappresentanza. Qualunque sia la ragione, la vostra gestione è compromessa e l’esecuzione sul conto corrente privato di un dipendente di un pagamento che costituisce un’entrata a favore della società è sintomo di un problema di amministrazione finanziaria oltre ad essere illegale. La funzione contabile non è monitorata da terze parti Le aziende di piccole dimensioni non amano spendere denaro per servizi professionali, sarebbe tuttavia opportuno fare in modo che un contabile esterno verifichi i vostri libri contabili almeno con cadenza trimestrale (o mensile, se le cifre sono di una certa importanza), al fine di verificare che tutto sia in ordine. Non si tratta unicamente di fare in modo che il vostro personale si comporti in modo onesto; l’assistenza di una società professionale di revisione contabile in materia di politiche e procedure fiscali che assicuri di essere sempre al corrente delle novità e garantisca la conformità secondo la legge locale, si traduce generalmente nel medio termine in un importante beneficio finanziario per l’investitore. Le revisioni contabili sono condotte da parti correlate Non è molto saggio lasciare che sia il vostro contabile interno a scegliere il revisore. Ciò potrebbe infatti risolversi in un grave conflitto di interessi. Un revisore dei conti incompetente è inutile, uno disonesto potrebbe facilmente entrare in combutta con il vostro contabile per truffarvi, oppure essersi “venduto” al funzionario locale dell’ufficio delle imposte per ottenere un “trattamento preferenziale”. In Cina, le verifiche contabili possono essere soggette a revisione retroattiva per un periodo di sette anni e le sanzioni per il ritardo nei pagamenti dovuto alla presentazione di verifiche contabili e dichiarazioni d’imposta errate possono ammontare fino a sette volte l’ammontare originariamente dovuto. I revisori dovrebbero essere controllati minuziosamente e selezionati in base all’esperienza ed alle capacità, e non unicamente sulla base del prezzo o delle connessioni a livello locale. Questo articolo è stato redatto da Dezan Shira & Associates. Qualora necessitaste di assistenza o di una revisione interna mirata della vostra attività in Cina, non esitate a contattarci all’indirizzo italiandesk@dezshira.com. Una verifica di un paio di giorni è solitamente sufficiente ad individuare debolezze ed a trovare le soluzioni per migliorare la gestione societaria e le operazioni finanziarie.
I confini della Cina Con 14 paesi confinanti e circa 5.000 chilometri di confini, le frontiere cinesi stanno assumendo un’importanza sempre maggiore man mano che la Cina espande la propria influenza nella regione. Questa nuova serie analizzerà alcune di queste zone di confine, evidenziando i progressi che stanno avendo luogo e tentando di scoprire chi, tra i paesi dell’Asia emergente, sta influenzando la Cina e chi invece quest’influenza la subisce.
INDIA
Nome completo: Repubblica dell’India Capitale: Nuova Delhi Superficie: 3.287.590 km2 Popolazione: 1.166.079.217 PIL: 1.237 miliardi di U$D Tasso di crescita del PIL: 6,6% Forma di governo: Repubblica Federale Importazioni: 287,5 miliardi di U$D Esportazioni: 175,7 miliardi di U$D
L
e relazioni fra Cina e India, due paesi che da soli rappresentano la metà della popolazione mondiale, sembrano essersi avviate verso un solido processo di normalizzazione. E’ tuttavia prematuro stabilire se il riavvicinarsi dei due paesi sarà all’insegna della collaborazione o, piuttosto, porterà ad altre tensioni. Quando si tratta dei rapporti tra Cina e India, i due colossi asiatici si muovono piuttosto timidamente. Sul piano internazionale, si sostengono a vicenda facendo muro contro i paesi più ricchi tenendo regolari colloqui diplomatici ad alto livello, che si tratti di
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sussidi all’agricoltura in sede di OMC, di svolgere esercitazioni militari congiunte, combattere il terrorismo, cooperare circa il miglioramento della qualità dell’aria e dei collegamenti ferroviari. L’intrigante combinazione di Cina e India costituisce, quindi, un’autorevole potenza globale in crescita. Sebbene i rapporti tra i due paesi sembrano incrinarsi ogni qualvolta vengano toccate alcune questioni, quali, ad esempio, la demarcazione dei confini, il disaccordo sulle relazioni internazionali e la competizione per accaparrarsi le risorse necessarie ad alimentare la loro crescita economica, la tendenza è di un continuo miglioramento dei rapporti e una crescita del commercio bilaterale.
Il commercio regionale con l’ASEAN Negli ultimi mesi, Cina e India hanno sottoscritto accordi di libero scambio che stimoleranno ulteriormente il commercio con i paesi membri dell’ASEAN, oltre ad aiutare il commercio bilaterale sino-indiano. Sin dalla sua creazione nel 1967, l’area di libero scambio dell’ASEAN, che comprende Indonesia, Tailandia, Malesia, Singapore, Brunei, Filippine, Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam, ha generato un prodotto interno lordo complessivo che supera i 1.100 miliardi di dollari e ha raggiunto una popolazione pari a circa 570 milioni di persone. Secondo le previsioni, gli scambi commerciali dell’India con i paesi dell’ASEAN dovrebbero aumentare, nei prossimi dodici mesi, da 47 miliardi di dollari a 60 miliardi di dollari,
mentre, nel medesimo periodo, gli scambi fra Cina e l’ASEAN toccheranno gli 80 miliardi di dollari. Complessivamente, gli accordi sottoscritti dall’ASEAN con Cina ed India toccano direttamente una popolazione di 3 miliardi di consumatori in tutta l’Asia. L’India ha azzerato i dazi d’importazione ed esportazione nella regione su più di 3.500 prodotti, la Cina più di 7.000. Questi accordi non possono che alimentare la quantità di prodotti di scambio fra India e Cina per mezzo dei paesi membri dell’ASEAN (ad esempio Birmania e Vietnam). L’impatto su entrambi i paesi sarà significativo e potrebbe portare al ripristino delle vie commerciali fra le due nazioni per lungo tempo inutilizzate. Singapore, Malesia ed Indonesia sono attualmente i tre principali partner commerciali dell’India all’interno dell’ASEAN. “Si tratta di uno sviluppo storico dovuto al crescente impegno fra l’India e l’ASEAN ed alla migliore cooperazione economica,” ha affermato il ministro del commercio indiano, Anand Sharma, alla firma dell’accordo commerciale. “Questo accordo aprirà certamente nuove opportunità e nuove strade per impegni multisettoriali.”
La via fra Calcutta e Canton In passato esistevano molte vie commerciali fra India e Cina, in particolare fra la maggiore città portuale dell’India, Calcutta (ora Kolkata), e la Cina. Una delle vie che molto probabilmente ritroverà presto splendore e
I confini della Cina importanza è quella che collega il Bengala Occidentale alla provincia del Guangdong. Negli ultimi 150 anni, la posizione di Kolkata non si è rivelata sempre favorevole rallentando considerevolmente lo sviluppo del Bengala Occidentale. Già capitale dell’India sotto il dominio britannico, la città perse la propria posizione nel 1911 quando la capitale fu trasferita a Nuova Delhi. Durante il dominio britannico, la città era diventata il principale porto regionale grazie alle esportazioni di prodotti dal Tibet e dalla Cina e alla sua posizione di centro della lavorazione della iuta proveniente dalle piantagioni della parte orientale del Bengala (oggi Bangladesh). Prima della divisione dell’India avvenuta nel 1947, grazie alla vicinanza geografica (separati unicamente a nord dall’Himalaya ed ad est dalla Birmania), lo stato del Bengala godeva di stretti legami economici e commerciali con la Cina.. Calcutta (il nome venne cambiato nel 2001) ospitava la più grande Chinatown dell’India, primato che la città detiene ancora oggi. Le rivendicazioni cinesi sul Tibet, la guerra sino-indiana del 1962 sui confini e il collasso dell’industria della iuta in seguito alla divisione, segnarono la fine del suo ruolo d’importante porto commerciale internazionale. Oggi, però, con lo sviluppo dei legami commerciali tra India e Cina, Kolkata sta iniziando a riassumere la sua importanza nel commercio fra i due stati. Nel 2008 il governo cinese vi ha stabilito un proprio consolato e, nel medesimo anno, l’India ha aperto una propria rappresentanza consolare a Canton. Ci sono ora voli diretti che collegano Kolkata a Canton, cosi come sono stati avviati voli fra Cina e Dhaka, Bangladesh, sintomo che le rotte commerciali precedentemente corrose iniziano a rivitalizzarsi. Il Bengala Occidentale è di importanza strategica per l’India, non solo per la sua vicinanza con la Cina, ma anche per via del suo potenziale latente. Il governo indiano ha recentemente introdotto un programma, chiamato “North-Eastern Regional Vision 2020”, specificamente destinato al Bengala Occidentale e a Kolkata, quale capitale di
questo stato. Il Primo Ministro Manmohan Singh, quando gli è stato chiesto di commentare il nuovo accordo di libero scambio IndiaASEAN, ha subito fatto riferimento alla regione. “Se il nordest beneficerà di qualunque miglioramento delle relazioni commerciali o di ogni accordo di libero scambio presente o futuro, dovranno innanzitutto essere attuati e portati a realizzazione i numerosi progetti e le proposte che per ora sono solo sulla carta,” ha affermato Singh. “L’India nordorientale, un’enorme riserva di risorse naturali, ma economicamente molto arretrata, deve essere ricostruita e preparata a diventare “la porta” o “il centro” dei commerci fra l’India e l’Asia orientale.” Anche il console cinese a Kolkata, Mao Siwei, in un discorso tenuto alla Bengal National Chamber of Commerce and Industry nel mese di aprile, ha dichiarato che le relazioni economiche Cina-India sono vantaggiose per entrambe le parti, ricordando tra l`altro che “...per mantenere e sviluppare la capacità di produzione di attrezzature e di costruzione di centrali elettriche, l’industria energetica cinese deve andare all’estero. Sono stati trovati vari mercati nel mondo, ma quello indiano è sicuramente uno dei più estesi...” La provincia del Guangdong ha già dichiarato la propria intenzione di svilupparsi maggiormente quale polo altamente tecnologico e di voler trasferire il proprio comparto manifatturiero di prodotti elettronici e tessili nel Bengala ed in Vietnam. Poiché le città di Shenzhen e Canton hanno ormai superato Shanghai in termini di salari medi e di PIL, la provincia del Guangdong non può più basarsi esclusivamente sulla propria base manifatturiera. Secondo le aspettative correnti, Bengala occidentale e Vietnam, faranno la parte del leone nell’attrarre questa importante base industriale ad alta intensità di manodopera.
Mumbai e Shanghai: centri finanziari e commerciali Anche Mumbai e Shanghai condividono legami strategici e molti punti in comune. Entrambe sono importanti città portuali,
nonché porte d’accesso a livello finanziario e commerciale per le rispettive nazioni. Entrambe ospitano il mercato borsistico più importante del proprio paese e sono collegate da voli diretti. Le aziende cinesi che producono beni destinati al mercato indiano, spesso trovano i distributori nazionali a Mumbai; mentre le società indiane sono sempre più attive e presenti a Shanghai. Le due città hanno una popolazione simile e la loro ricchezza è in costante aumento, Mumbai ha appena annunciato il progetto di costruzione della Wadala Tower, un grattacielo di 100 piani abbastanza grande da rivaleggiare con il World Trade Center di Pudong, a Shanghai. Entrambe le città hanno un’edizione locale di Time Out che promuove la vita notturna. La vita notturna di Mumbai può ormai rivaleggiare quella di Shanghai. Il cammino che Cina e India devono percorrere per comprendersi appieno e per cogliere il massimo dalla loro cooperazione è ancora lungo. Entrambi i governi sembrano, però, impegnati nello sviluppo di percorsi a lungo termine separati ma allo stesso tempo favorevoli a entrambi, costituendo così un elemento positivo per le due nazioni e per l’intera regione. Nonostante eventuali disaccordi continueranno a scuotere le acque, il futuro è già scritto: il commercio bilaterale, direttamente e attraverso l’ASEAN, è destinato a fiorire. Dezan Shira & Associates dispone di cinque uffici in India, due dei quali a Mumbai e Kolkata, e di nove uffici in Cina, tre dei quali a Shanghai, Canton e Shenzhen (dettagli sull’ultima di copertina). Per una consulenza sulla costituzione di società o sulle questioni fiscali in India vi invitiamo a contattarci all’indirizzo italiandesk@dezshira.com oppure a visitare il sito internet www.dezshira.com/it. Tra le numerose produzioni Asia Briefing che trattano di India e Cina, vi ricordiamo 2point6billion.com che si occupa del commercio bilaterale fra India e Cina e di argomenti che riguardano l’Asia emergente, e la rivista India Briefing Magazine e le Daily Business News consultabili gratuitamente attraverso il sito www.india-briefing.com.
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