Aggiornamenti legali e fiscali da Dezan Shira & Associates
Volume X - Numero VI
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OPERARE ALL’ESTERO Attività commerciali in Cina
In questo numero: Il Foreign Corrupt Practices Act Americano Evitare contravvenzioni in Cina Europa e Cina: fare affari per il futuro Protezionismo e accesso al mercato I confini cinesi: Vietnam
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Q
Celebrating 10 Years 1999-2009
uesto mese diamo uno sguardo ad alcuni temi che, sebbene possano sembrare distanti dagli argomenti solitamente trattati dal China Briefing, possono rivelarsi molto importanti per gli imprenditori stranieri con operazioni nella Repubblica Popolare Cinese. Il primo argomento trattato riguarda il Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) in vigore negli Stati Uniti, e come questo possa influenzare la competitività delle società statunitensi operanti in Cina. L’Unione Europea è il più grande partner commerciale della Cina e, questo mese, andiamo a dare uno sguardo alle crescenti relazioni tra questi due giganti. Nonostante la crisi e, in alcuni casi, la comparsa di atteggiamenti protezionistici, si respira ottimismo tra gli investitori europei in Cina: cosa riserverà il futuro a questi due importanti partner commerciali? Infine, continuiamo la rassegna dei confini cinesi, prendendo in esame il vicino del Sud: il Vietnam. Gli articoli di questo numero di China Briefing sono frutto della ricerca della società di consulenza fiscale e per gli investimenti diretti esteri Dezan Shira & Associates. Per assistenza legale e fiscale in materia di investimenti esteri diretti nella Repubblica Popolare Cinese, vi invitiamo a contattarci agli indirizzi indicati di seguito. Distinti saluti dall’Italian Desk di Dezan Shira & Associates Alberto Vettoretti, Managing Partner, China Practice, Dezan Shira & Associates, Editore, Asia Briefing
Rosario Di Maggio, Senior Associate, Dezan Shira & Associates
Nello Bosco, Senior Consultant, Dezan Shira & Associates
Dezan Shira & Associates dispone di un ITALIAN DESK diretto dal dott. Alberto Vettoretti che segue i clienti italiani su base nazionale in tutta la Repubblica Popolare Cinese ed in Italia. Questo servizio è ulteriormente rafforzato dal proprio National Team di avvocati e commercialisti esperti in tutti gli aspetti riguardanti il sistema legale e fiscale cinese e, fra l’altro, delle implicazioni con le controparti italiane. Se siete interessati a contattare il nostro Italian Desk per discutere dei vostri interessi nella Repubblica Popolare Cinese oppure in Italia, non esitate ad inviarci una email con le vostre domande agli indirizzi del riquadro qui sotto.
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La copertina artistica di questo mese Questo mese la nostra copertina propone un’opera di Xu Zhangwe, attuale direttore della Huzhou Art and Design School. Questo dipinto ad olio è conosciuto col nome di “Landscape of the Great Era No. 79” (Paesaggio della Grande Era No.79). Le tele di Xu ritraggono il processo di urbanizzazione e modernizzazione di città metropolitane come Shanghai e Pechino. La Fu Xin Gallery è una galleria d’arte contemporanea che espone opere di talenti locali e stranieri. La galleria è situata al numero 87 di Moganshan Road a Shanghai. www.fuxingallery.com.cn; fuxingallery@gmail.com
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Il Foreign Corrupt Practices Act e le sue ripercussioni per le multinazionali americane. [ a cura di Hank Bourg e Peter O’Neil, Dezan Shira & Associates ]
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l Trade Act (1988) del Congresso degli Stati Uniti ha spinto il Procuratore Generale del dipartimento di giustizia americano a fornire una guida ai potenziali esportatori e ai piccoli business legati al Foreign Corrupt Practices Act del 1977. Un regolamento al quale devono sottostare anche tutte le imprese americane operanti in Cina. Il FCPA proibisce la corruzione per mezzo di denaro e tangenti di ufficiali stranieri al fine di intraprendere e garantire attività commerciali. Il FCPA si ricollega ad altri regolamenti statunitensi che disciplinano la trasgressione delle leggi in materia di corruzione commerciale. Il FCPA
richiede alle società quotate americane di garantire alcuni obblighi contabili che vanno ad operare in parallelo con le regolamentazioni anticorruzione dello stesso. Il FCPA richiede inoltre alle società di tenere i libri e le registrazioni contabili che riflettano con accuratezza e completezza le operazioni aziendali e di allestire un adeguato sistema di controllo interno. Le regole fondamentali ed i requisiti del FCPA sono relativamente semplici. A complicare la messa in atto dei provvedimenti, quando si opera in Cina, sono invece le pratiche contingenti correnti e le diversità culturali cinesi. Queste, considerate largamente
conformi o addirittura d’obbligo nelle relazioni commerciali cinesi, possono infatti essere in contrasto o violare il FCPA ed essere soggette a pene pecuniarie o penali negli Stati Uniti. Le società americane possono quindi trovarsi di fronte alla decisione di perdere l’attività o violare il FCPA. I trasgressori sono puniti con sanzioni penali, sanzioni civili e ingiunzioni. Le sanzioni penali contro le imprese e altre entità possono oltrepassare il milione di dollari. Le sanzioni contro gli individui possono arrivare a 100 mila dollari e prevedono fino a 5 anni di reclusione. Le società americane presenti in Cina o con il desiderio di entrare nel mercato, si
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trovano quindi ad affrontare un ambiente commerciale imperfetto e incerto rispetto al FCPA. Detto questo, una meticolosa pianificazione, un’accurata supervisione e le adeguate competenze possono evitare la trasgressione del FCPA. La crescente rilevanza della Cina nei mercati internazionali e i ritorni economici di un investimento in loco superano notevolmente i rischi esposti dal FCPA se sono seguite accurate misure preventive. Con una crescita annuale del PIL del 9% negli ultimi 26 anni e un’espansione del business degli investimenti diretti esteri, molte società straniere non possono ignorare le opportunità della Cina. Come delineato fino adesso, quindi, al FCPA sono soggetti tutti i cittadini e le aziende americane (1); la legge federale proibisce che venga offerto “qualcosa di valore”(2) a “ufficiali stranieri”(3) con “intento di corruzione”(4) per “ottenere o garantire un’attività commerciale”(5). Andiamo adesso a vedere nel dettaglio cosa ciò significa. Il FCPA classifica due distinte categorie sotto la sua giurisdizione: “issuers” e “domestic concerns”. Un issuer è essenzialmente una società quotata dotata dei requisiti per la registrazione presso la Securities Exchange Commission (SEC), l’entità conferita di poteri di controllo da parte del FCPA nei confronti degli issuers. Della seconda categoria, domestic conserns, fanno parte individui residenti o con cittadinanza americana o qualsiasi forma di organizzazione commerciale non registrata alla SEC. Ad esercitare il potere di controllo su quest’ultima categoria, è il Dipartimento di Giustizia americano. Come definito dal Dipartimento di Giustizia, il FCPA si applica potenzialmente a “ c i a s c u n i n d iv i d u o , a z i e n d a , dirigente, amministratore, impiegato o rappresentante dell’azienda e a chiunque agisca per conto di essa”. È necessario quindi per gli individui o le società che stanno considerando di avviare o che effettivamente svolgono attività in Cina, assicurarsi di rispettare i principi FCPA.
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È i l l eg a l e c o r r o m p e r e s i a c o n denaro sia con beni di qualsiasi natura. Una promessa, un’offerta o un’autorizzazione di pagamento volta a persuadere un ufficiale governativo al fine di ottenere licenze è largamente proibita. Non occorre che il pagamento sia incassato ma basta il solo intento di corruzione a violare il FCPA. Inoltre, anche qualsiasi forma di “regalo”, spese pubblicitarie e spese di viaggio sono proibite. Esistono però importanti ma complicate eccezioni al divieto di espletare pagamenti ad ufficiali stranieri. In generale, il FCPA consente alle società americane di emettere pagamenti a favore di ufficiali stranieri se essi sono legali secondo la normativa del paese straniero. Nel caso cinese, la Cina regolamenta l’elargizione di regali a funzionari governativi, limitando a 200RMB il valore che può essere corrisposto. La corruzione è però una pratica comune in Cina e le aziende, sia cinesi che domestiche, vi fanno spesso ricorso senza tener conto delle normative vigenti. Ne consegue che le società americane possono essere meno competitive di altre controparti soggette a leggi e normative anticorruzione meno stringenti. A fronte di una scarsa armonizzazione a livello globale, il desiderio di accrescere la competitività aziendale può indurre a violare il FCPA e le disposizioni anticorruzione. Detto questo, molte società continuano naturalmente a prosperare nonostante gli svantaggi competitivi. Il Dipartimento di Giustizia, dal canto suo, si è impegnato sempre più nel perseguire i trasgressori del FCPA, la cui violazione comporta ingenti sanzioni pecuniarie e una possibile reclusione. Un simile dilemma si presenta anche quando ci si trova a dover affrontare
pagamenti legati ad uno sviluppo legittimo dell’attività (pubblicitàpromozione). Il FCPA permette alle società di sostenere ragionevoli spese pubblicitarie per la promozione dei prodotti e dei servizi. Ciò include “ragionevoli” spese di viaggio e alcune spese pubblicitarie. Laddove una società americana paghi le spese di viaggio ad un ufficiale straniero, devono essere soddisfatti due importanti requisiti. Il pagamento deve essere ragionevole e deve chiaramente essere per la promozione o la presentazione di un prodotto/servizio. Anche le spese di intrattenimento devono rientrare nel limite di 200RMB come applicato ai regali. Come ovvio, queste leggi chiaramente articolate e strettamente imposte possono trovarsi in conflitto con i comuni usi commerciali cinesi e seb ben e i r ego la men ti c i n e s i contro la corruzione possano essere compatibili con quelle del FCPA, queste ultime sono più stringenti delle attuali consuetudini cinesi. Quando la campagna pubblicitaria coinvolge ufficiali governativi, le spese delle imprese americane dovrebbero attenersi al limite fissato per i regali (200RMB). Tale quota può rivelarsi di molto inferiore rispetto a quella “pretesa” da società cinesi e dagli individui che le rappresentano. Le autorità americane interpretano rigidamente le eccezioni del FCPA. In particolare, anche se una società americana è dentro il limite di spese legittimato, individui e società possono essere perseguiti nel caso vi siano delle spese che sembrino corrompere un ufficiale straniero piuttosto che pubblicizzare un prodotto o un servizio, sottolineando che regali e spese pubblicitarie devono adeguarsi alle leggi
Il Foreign Corrupt Practices Act e le sue ripercussioni per le multinazionali americane locali. In aggiunta, le spese di viaggio che non sono strettamente “ragionevoli” possono essere considerate come corruzione. Affinché sia violato il FCPA, l’offerta deve essere fatta ad un “ufficiale straniero”. Chiunque lavori per un’istituzione/azienda posseduta o gestita dal governo (inclusi medici, avvocati e commercialisti) è considerato un ufficiale straniero. Qualsiasi uomo d’affari che lavora per un’agenzia governativa straniera è un ufficiale straniero. Sostanzialmente, qualsiasi persona che riveste un ruolo ufficiale per il governo rientra in questa definizione. Inoltre, gli impiegati di organizzazioni internazionali sono considerati come ufficiali stranieri ai sensi del FCPA. Qualsiasi attività statunitense in Cina deve prestare particolare attenzione ai suddetti confini poiché molti uomini d’affari cinesi rivestono anche cariche ufficiali. L’ignoranza dello stato delle persone non costituisce alcuna forma di esenzione ai fini della persecuzione dovuta alla violazione dell’atto. Problemi significativi possono derivare dalle relazioni esistenti tra il settore pubblico e quello privato. In Cina sono molto diffuse le società di proprietà statale (State Owned Enterprise SOE), cossichè i dirigenti di queste società rischiano di essere considerati come ufficiali governativi dal FCPA. Ciò crea un forte rischio inerente al fare business in Cina. Le società americane che scelgono di lavorare a stretto contatto con le SOE devono prestare particolare attenzione a non emettere pagamenti che dovrebbero essere considerati in quanto tali ma che , a causa della natura della SOE, violano il FCPA. Altri rischi derivano dal fatto che uomini d’affari in Cina possono ricoprire cariche all’interno del Partito Comunista e, in quanto tali, essere considerati ufficiali governativi dal FCPA. Data l’inclinazione del Dipartimento di Giustizia a interpretare ampiamente le disposizioni del FCPA, quando si valuta un potenziale partner commerciale è necessario che le società americane analizzino
accuratamente lo status della società o degli individui e le loro relazioni con il governo cinese. Inoltre, le società americane/individui che prendono parte a joint venture con partner stranieri o che assumono agenti e distributori stranieri in Cina, devono prestare particolare attenzione alle responsabilità di terze parti per le quali restano comunque obbligati nei confronti del FCPA. Secondo il Dipartimento di Giustizia, una società americana sarà soggetta a responsabilità secondo il FCPA se esegue pagamenti ad una terza parte intermediaria con la consapevolezza che quell’ammontare andrà ad un ufficiale straniero per fini corruttivi. La cosciente noncuranza è sufficiente ad adempiere il requisito; se la società americana è consapevole dell’alta probabilità del pagamento, il requisito di conoscenza sarà soddisfatto. In altre parole, le società americane devono prestare molta attenzione nell’assicurarsi che nessuno dei partner d’affari stia violando il FCPA. Ciò è difficile per differenti ragioni, non meno per il fatto che osservare il FCPA comporta svantaggi di natura competitiva. Peraltro, è improbabile che partner o distributori cinesi siano sempre d’accordo nell’osservare la legge americana. In assenza di tale conformità, sarà la società americana ad essere ritenuta responsabile. L’elemento “intento di corruzione” racchiude la nozione di beneficio offerto
per persuadere un ufficiale straniero ad avvalersi della sua posizione e autorità al fine di agire a favore del “benefattore” stesso. Generalmente si suppone che il beneficio sia dato in contropartita di un favore da parte dell’ufficiale. Non è necessario che il compenso sia pagato e nemmeno che sia consegnato personalmente all’ufficiale straniero. Inoltre, occorre notare che il governo degli Stati Uniti non si preoccupa di mettere l’imputato (società o persona) a conoscenza di aver violato il FCPA. Qualsiasi offerta, pagamento, promessa o autorizzazione di pagamento a un ufficiale straniero con l’intento di assicurarsi un vantaggio nel avviare o mantenere un’attività commerciale è proibito dal FCPA. In merito all’ultimo punto, non importa se vi sia o meno una relazione d’affari con l’ufficiale straniero. Qualsiasi offerta all’ufficiale straniero per acquisire un’attività o prevenirne la perdita è regolata dall’atto. Le società americane incontrano numerosi limiti nella gestione degli affari in Cina a causa delle leggi regolate dal Foreign Corrupt Practices Act. Le pratiche cinesi sono e saranno spesso in conflitto con la legislazione americana per cui le attività possono perdere il vantaggio competitivo per aderire agli standard del FCPA. È importante che queste società monitorino costantemente le proprie attività sul campo e analizzino accuratamente le relazioni, potenziali ed esistenti, in Cina al fine di evitare trasgressioni dal FCPA e le ingenti sanzioni che ne derivano. Dezan Shira & Associates è una società di consulenza che assiste gli investitori stranieri in Cina. La società offre assistenza contabile, legale, fiscale, di due diligence, gestione delle buste paga e di revisione per multinazionali e PMI operanti in Cina, Hong Kong, India e Vietnam. Per qualsiasi domanda o ulteriori informazioni vi invitiamo a contattarci all’indirizzo italiandesk@dezshira.com oppure a visitare il sito www.dezshira.com/it.
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Europa e Cina: Fare Affari per il Futuro [ a cura di Andy Scott, China Briefing ]
L
’Unione Europea è il più grande partner commerciale della Repubblica Popolare Cines. Nonostante la crescita del protezionismo nella Repubblica Popolare, l’ottimismo per le attività europee in Cina resta molto alto, ma per quanto tempo? Mentre i profitti di alcuni settori in cui operano le società europee hanno rafforzato il legame tra UE e Cina, il crollo delle esportazioni e l’aumento di barriere all’ingresso stanno causando una serie di altri problemi.
La crescita del protezionismo L’Unione Europea ha recentemente citato la Cina al World Trade Organization (WTO) poiché Pechino sta aiutando i produttori interni di acciaio, alluminio e del settore chimico attraverso un blocco delle esportazioni all’estero di materie prime legate a questi settori. La querela accusa le società siderurgiche e chimiche cinesi di accaparrarsi i diritti sulle materie prime dai produttori locali a prezzi super scontati. Ciò permette loro di competere scorrettamente contro le società estere che devono comprare le materie prime di cui necessitano a prezzo di mercato, e quindi relativamente più alti (la riduzione delle quantità di materie cinesi sta limitando la disponibiltà delle forniture). Gli Stati Uniti hanno citato la Cina in modo simile accusandola di essere “consapevole della politica interna che favorisce scorrettamente le industrie cinesi in grado di accaparrarsi le materie prime a prezzi più bassi e, dunque, in grado di produrre a prezzi più competitivi”. Dal canto suo, il governo cinese, attraverso il Ministro del Commercio ha risposto che: ”Il principale obiettivo delle politiche sulle esportazioni della Cina è proteggere l’ambiente e le risorse naturali. La Cina
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ritiene che le politiche in questione sono inerenti con le regole del WTO”. Probabilmente, Pechino non cambierà la sua politica, almeno fino a quando i progetti infrastrutturali messi in cantiere dal pacchetto di stimolo anti-crisi e che richiedono ingenti quantità di ferro ed alluminio, non verranno portati a termine. La recente querela al WTO non è la prima in cui l’Europa accusa le politiche protezioniste cinesi. Nel suo Position Paper del 2008/2009 (pubblicazione annuale), la Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (EUCCC) afferma che “nonostante i miglioramenti di alcuni settori, le società europee non hanno ancora un uguale accesso al mercato in Cina” e ancora che “In troppe aree, le società europee stanno ancora aspettando per il libero ed uguale accesso al mercato cinese in linea con gli impegni e l’appartenenza al WTO”.
A giugno, Pechino ha introdotto una nuova politica “Buy Chinese” che potrebbe agitare le relazioni commerciali con l’estero e incoraggiare il protezionismo. La nuova politica invita ad utilizzare solo prodotti e servizi cinesi eccetto quando tali prodotti o servizi non siano disponibili nel paese o non siano disponibili a condizioni commerciali ragionevoli. Questa mossa ha seguito le lamentele da parte di associazioni settoriali locali secondo le quali alcuni governi locali favorivano fornitori stranieri nell’allocazione per gli approvigionamenti legati al pacchetto di stimoli anti crisi da 4000 miliardi di RMB lanciato nel novembre scorso. Negli ultimi mesi vi è stata una forte riduzione nella domanda di prodotti cinesi, mentre è fortemente diminuito anche il flusso di investimenti diretti nel paese. La Cina ha fronteggiato questa difficile situazione grazie allo spiegamento di incentivi alla creazione di sussidi, di prestiti da parte delle banche
Europa e Cina: Fare Affari per il Futuro servono il crescente mercato domestico dei servizi di aviazione civile in Cina. Airbus conta di consegnare alla Cina settanta A320 entro il 2009, di cui dieci prodotti nello stabilimento di Tianjin. La capacità produttiva dello stabilimento di Tianjin dovrebbe raggiungere le 4 unità all’anno entro il 2011. Capacità produttiva che, secondo il presidente di Airbus Cina, sarà insufficiente a soddisfare la crescente domanda del mercato cinese.
statali e della creazione di progetti di ampliamento delle infrastrutture.
Innovazione e tecnologia verde ispirano ottimismo Nonostante le recenti mosse protezionistiche di Pechino, le società europee sembrano molto ottimiste sui loro investimenti in Cina. In una recente publicazione la Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina giudica incoraggianti le affermazioni di Pechino sull’importanza dell’innovazione, dell’apertura e della competizione per assicurare una crescita sostenibile. L’Unione Europea è il principale fornitore di tecnologia della Cina e le società europee sono fortemente interessate allo sviluppo del settore della tecnologia verde in Cina. Durante il “Second EUChina High-level Economic and Trade Dialogue” tenutosi a maggio, Serge Abou, Ambasciatore europeo in Cina e a capo della delegazione della Commissione Europea a Pechino, ha sottolineato che le società europee contano aumentare la loro partecipazione nell’energia pulita, nuova e rinnovabile in Cina. A giugno, la Commissione Europea ha annunciato un finanziamento, fino a 70 milioni di dollari, per aiutare la Cina a costruire centrali a carbone ad alto contenuto tecnologico che riducono le emissioni tossiche vicino allo zero. La tecnologia pulita applicata al carbone è molto allettante per la Cina, dove gli impianti a carbone producono gran parte dell’energia utilizzata e hanno aiutato a rendere il paese il più grande emissore di diossido di carbonio a livello mondiale. L’Europa guarda all’estrazione e allo stoccaggio di carbone, una tecnologia
che è ancora allo stato embrionale, come un’arma per combattere il cambiamento climatico. Il finanziamento europeo è solo una parte esigua del costo totale del progetto – stimato intorno ai 400/700 milioni di U$D. Il denaro verrà da un fondo di 85 milioni di U$D istituito per le tecnologie pulite a carbone nei paesi in via di sviluppo. Anche le joint venture sino-europee di alto profilo sembrano attraversare un buon momento. A giugno, il gigante dell’aviazione europea Airbus ha consegnato il suo primo aereo costruito fuori dall’Europa. Costruito nel suo stabilimento di Tianjin, l’A320 è stato consegnato alla Dragon Aviation Leasing e sarà utilizzato dalla compagnia aerea regionale Sichuan Airlines. Lo stabilimento Airbus di Tianjin costruisce A320 a “corpo stretto” che
Crescita bilaterale Il settore aeronautico non è l’unico a vedere un crescente sviluppo nel mercato cinese. L’UE, già il più grande partner commerciale della Cina, ha visto aumentare le esportazioni in Cina ad un tasso annuale del 20% negli ultimi cinque anni. Nel 2008 il commercio bilaterale ha raggiunto i 425,6 miliardi di U$D. All’inizio del 2009, il premier cinese Wen Jiabao è stato in Europa per un viaggio teso a rafforzare le relazioni e allentare le tensioni europee nei confronti delle politiche commerciali adottate dalla Cina durante la crisi. Durante il viaggio si sono firmati una serie di accordi di cooperazione economica e tecnologica con Germania, Belgio, Spagna e Regno Unito con l’obiettivo di promuovere il commercio cinese. Secondo il Primo Ministro Wen Jiabao “La Cina è pronta a lavorare con l’UE al fine di promuovere investimenti reciproci,
Commercio UE-Cina (U$D miliardi)
Anno
UE
Cina
Cina
UE
Totale
Crescita
2008
113,95
361,49
475,44
12,08%
2007
100,38
323,82
424,2
17,17%
2006
89,32
272,72
362,04
21,81%
2005
72,66
224,56
297,22
19,88%
2004
67,76
180,18
247,94
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2006
2007
2008
2009
UE IDE* in Cina (U$D miliardi)
Anno
IDE
Crescita
2008
6,244
-37,34%
2007
9,9652
6,60%
2006
9,3478
8,80%
2005
8,5918
58,66%
2004
5,4152
*INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI
avviare la cooperazione tra le PMI, le agevolazioni commerciali, la scienza e la tecnologia, i trasporti e l’occupazione col tentativo di eliminare tutte le forme di protezionismo al commercio e agli investimenti”. Malgrado la crisi globale, l’Asia sta incominciando a recuperare terreno ma gli stimoli per cercare di rinvigorire l’economia, secondo Pechino, sono ad uno stato critico. “Le performance economiche della Cina danno i primi segnali di ripresa, la situazione generale si è stabilizzata e
si sta muovendo nella giusta direzione” secondo le interpretazione dei media cinesi delle parole di Mr. Wen. “La nostra economia si trova in un momento cruciale, si sta muovendo costantemente verso l’alto… ma gli indicatori della ripresa economica non sono stabili e restano molte incertezze”.
Pensando al futuro Dall'inizio della crisi finanziaria, la richiesta di esportazioni cinesi è diminuita drasticamente, il governo cinese ha progressivamente spinto per favorire la crescita della domanda domestica. Le esportazioni cinesi sono diminuite del 15% proprio nel mese di maggio, precipitando del 26,4% anno su anno. Il surplus commercial del paese si è ridotto a 13,39 U$D miliardi.
Con un Prodotto Interno sempre più legato ai consumi domestici e grazie anche agli stimoli da parte del governo, ci si aspetta che la Cina mantenga le barriere protezionistiche per proteggere le industrie domestiche. Dal momento che gli investimenti si moltiplicano e la domanda domestica comincia ad assumere un ruolo sempre più importante nell’economia mondiale, i governi stranieri troveranno probabilmente maggiori difficoltà nel far rispettare le loro richieste in seno al WTO. Per le società europee interessate a intraprendere investimenti in Cina, vi invitiamo a contattare il seguente indirizzo mail italiandesk@dezshira.com o a visitare il sito web www.dezshira.com/it per maggiori informazioni.
La caduta delle esportazioni non ha comportato però un crollo della crescita del PIL.
ASIA BRIEFING Dall’editore di China Briefing (disponibili solo in lingua inglese)
INDIA BRIEFING
Aggiornamenti legali e fiscali per gli investimenti diretti esteri in India; sottoscrizione gratuita
VIETNAM BRIEFING
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LE GUIDE AGLI INVESTIMENTI DI CHINA BRIEFING per maggiori informazioni: – sales@china-briefing.com Le nuove Guide Regionali (disponibili solo in Inglese)
Shanghai and the Yangtze River Delta
Greater Pearl River Delta
Beijing and Northeast China
Central China
West China
Le Guide Tecniche
Setting Up Wholly Foreign Owned Enterprises
Setting Up Joint Ventures
China Tax Guide
China Mergers and Acquisitions
Intellectual Property Rights in China
Transfer Pricing in China
China’s Neighbors
Guida all’apertura di un ufficio di rappresentanza in Cina (disponibile gratuitamente e in italiano in versione pdf previa sottoscrizione sul sito www.china-briefing.com/it)
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I confini della Cina
I confini della Cina Con 14 paesi contigui e circa 5000 chilometri di confini, le frontiere cinesi stanno assumendo un’importanza sempre maggiore man mano che la Cina espande la propria influenza nella regione. Questa nuova rubrica analizzerà alcune di queste zone di confine, evidenziando i progressi che stanno avendo luogo e tentando di scoprire chi, tra i paesi dell’Asia emergente, sta influenzando la Cina e chi invece questa influenza la subisce.
VIETNAM
Nel 2005, l’allora presidente del Vietnam, Tranc Duc Luong, e il presidente della Cina, Hu Jintao, diedero vita ad un bollettino congiunto riconoscendo i loro comuni obiettivi nel tentativo di espandere le relazioni bilaterali e di fissare i confini territoriali. L’accordo ha fissato un piano di cinque anni al fine di raggiungere i 15 miliardi di U$D di scambi commerciali entro il 2010 con il motto “due corridoi ed un’unica cintura economica”.
Nome completo: Repubblica Socialista del Vietnam Capitale: Hanoi
Photo by Rolf Müller under a creative commons license
Superficie: 329.560 km² Popolazione: 86.967.524 PIL (crescita%): 241,8 miliardi di U$D (6,2%) Forma di Governo: Stato comunista Importazioni: 79,37 miliardi di U$D Esportazioni: 63,73 miliardi di U$D
Nel 2007, accordi furono firmati tra il ministro dei trasporti della Provincia cinese dello Yunnan e il suo omologo della provincia vietnamita confinante del Lao Cai per facilitare le prassi di valico delle frontiere per i carichi di merce e passeggeri tra le due province. Un’altra importante iniziativa è stata la creazione del collegamento autostradale a quattro corsie, che connette Hanoi a Kunming nella provincia meridionale cinese dello Yunnan. Il progetto, sottoscritto dalla Asian Development Bank con scadenza entro il 2012, ridurrà il tempo di viaggio tra le due città da 3 giorni a circa nove ore. La banca ha approvato 1,1 miliardi di U$D di prestiti per finanziare il lavoro di 245 chilometri sul territorio vietnamita da Hanoi fino al confine del Lao Cai. L’autostrada – conosciuta come Asian Highway 14 in Vietnam – collegherà il confine con un’altra
arteria già in costruzione sul territotorio cinese e, quando sarà completata, darà la possibilità ai beni cinesi di raggiungere il porto di Haiphong e aprirà le strade verso la Cina agli esportatori vietnamiti. La regione cinese a statuto autonomo del Guangxi Zhuang confina con il Vietnam e con le altre Provincie cinesi dello Yunnan, di Guizhou, dello Hunan e del Guangdong. La regione confina con il Vietnam, che è anche il suo principale partner commerciale con un ammontare di 4,9 miliardi di U$D investiti in scambi bilaterali nei primi sette mesi del 2008. Oltre agli accordi del 2007, la Cina aiuterà il Vietnam a costruire quattro superstrade che espanderanno la rete stradale tra i due paesi. L’ultimo obiettivo è una superstrada regionale di 14.000 chilometri che si estende tra 27 paesi asiatici. In Vietnam, questa includerà le strade che connetteranno Hanoi con Haiphong, Danang e Ho Chi Minh City e che collegano il paese con i vicini Laos e Cambogia. Vietnam, Laos e Tailandia si stanno gradualmente riunendo in un’unica zona economica, conosciuta come area del Mekong. La Vietnam-Laos Power Joint Co fu fondata con l’obiettivo di costruire dighe idroelettriche nel Laos, in Cina e in Vietnam per portare energia alle economie della regione nei prossimi 25 anni.
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La Cina è a oggi il più grande partner commerciale del Vietnam. Nel 2008, il commercio tra le due nazioni ha raggiunto i 19,46 miliardi di U$D, una crescita del 28,8 percento anno su anno. Si prevede che il giro d’affari raggiungerà 25 miliardi di U$D entro il 2010. La Cina ha intrapreso 407 progetti di investimento diretto in Vietnam per un valore di 1,07 miliardi di U$D. Le società cinesi hanno inoltre investito 5,6 miliardi di U$D per progetti con un turnover atteso di 1,92 miliardi di U$D. La Cina ha avviato programmi formativi per 1.357 ufficiali e personale tecnico per fornire know-how per centrali elettriche, stazioni ferroviarie, comunicazioni e settore estrattivo. I due paesi non sono sempre stati due vicini modello. Cina e Vietnam condividono una storia che va al di là di un comune confine di 1.300 chilometri e della condivisione del Golfo del Tonkino. La loro relazione nel corso dei secoli è stata molto travagliata e complessa. Durante il primo secolo A.C. la dinastia Han della Cina ha dominato il Fiume Rosso nel nord del Vietnam per 1000 anni. La dominazione cinese determinò lo sviluppo di infrastrutture e dell’agricoltura in Vietnam oltre all’imposizione della cultura cinese. Sebbene la lingua cinese, i costumi e le istituzioni politiche fossero imposti, il Nam Viet, come era chiamato formalmente, non ha mai raggiunto la piena sinizzazione. Nel decimo secolo,
il Vietnam si liberò del dominio cinese. Nel 1974, le relazioni Cino-Vietnamite si inasprirono con l’occupazione cinese della parte occidentale delle contese Isole Paracel occupate da un presidio sud-vietnamita. Le relazioni commerciali tra i due continuarono ad inasprirsi prima di collassare del tutto nel 1979 quando la Cina avviò una campagna militare di ventinove giorni sul confine vietnamita. La Cina motivò di essersi mossa in risposta all’invasione vietnamita della Cambogia e alla sua alleanza con l’Unione Sovietica. Solo nel 1991 le relazioni cominciarono a disgelarsi e accelerarono gli scambi bilaterali. La necessità di materie prime, indispensabili per sostenere la crescita cinese, sembra aver spinto per mettere da parte i vecchi rancori e portare ad una nuova era. Le principali esportazioni vietnamite verso la Cina sono carbone, petrolio grezzo e caucciù. Oltre ad essere geograficamente un partner commerciale ideale, il Vietnam è anche il più grande esportatore di carbone antracite al mondo, servendo il 13% del mercato mondiale con delle scorte di 165 milioni di tonnellate. Il carbone antracite è considerato il migliore nella sua specie poiché brucia ad alte temperature, fa meno fumo ed è utilizzato per fondere l’acciaio di alta qualità. Si prevede che le esportazioni di carbone scenderanno a 19,5 milioni di tonnellate nel 2009 da 19,7 dello scorso anno. Secondo il Ministro dell’Industria e del Commercio
vietnamita, le produzioni di carbone nel 2009 saranno di 41 milioni di tonnellate. Il petrolio grezzo è un’altra delle principali esportazioni vietnamite e contribuisce al 17% del valore totale delle esportazioni nazionali. Il paese è il terzo più grande esportatore di petrolio nel sud-est asiatico. Poiché il Vietnam non è dotato di impianti per la raffinazione, la maggior parte del petrolio grezzo è esportato per poi essere importato e soddisfare le esigenze interne. Alcuni dati tratti dalla pubblicazione settoriale “Oil and Gas Journal” stimano che le riserve conosciute ammontano a 600 milioni di barili, quantità che potrebbe aumentare in modo esponenziale attraverso piani di espansione e scoperta di nuove riserve. L a C i n a è a n c h e b r a m o s a d eg l i approvvigionamenti di caucciù del Vietnam volti a sostenere obiettivi lucrativi nel mercato della gomma. La Cina è il primo importatore di gomma dal Vietnam. Solo nel 2009, le importazioni di gomma hanno toccato i 480 milioni di U$D. Quale economia marittima, il Vietnam è anche molto dipendente dalle risorse del fiume Mekong e ha stabilito stretti legami con le altre cinque nazioni che si dividono lo stesso. Laos, Cina, Vietnam, Myanmar, Cambogia e Tailandia, che insieme formando la più grande sottoregione del Mekong, lavorano a stretto raggio per attrarre più investimenti diretti esteri, facilitando il traffico oltre i confini e negoziando la gestione del fiume.
Dall’editore di China Briefing
VIETNAM BRIEFING Vietnam Briefing è un servizio di aggiornamenti legali e fiscali gratuito sul Vietname, indirizzato agli investitori stranieri. Il servizio, in inglese, dispone di una rivista semestrale e di un sito aggiornato quotidianamente.
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I confini della Cina Le relazioni fra Cina e Vietnam procedono non senza difficoltà, soprattutto dal punto di vista del Vietnam, economicamente meno sviluppato. Sebbene negli ultimi anni il commercio bilaterale si sia sviluppato di oltre il 40% all’anno, la relazione tra i due paesi rimane asimmetrica con la Cina a trarre maggiori vantaggi. Il deficit commerciale del Vietnam con la Cina ha raggiunto 11 miliardi di U$D nel 2008, 57 volte il disavanzo del 2001. E sebbene la Cina resta il più grande partner commerciale del Vietnam, il commercio con il Vietnam ammonta a meno del 6% delle esportazioni totali cinesi. I l d iva r i o p u ò e s s e r e r i c o n d o t t o soprattutto al tipo di prodotti che il Vietnam esporta in Cina. Sono esportati circa 35 tipi di prodotti tra cui gomma, carbone, petrolio grezzo, prodotti ittici e agricoli e legno. La Cina invece, esporta in Vietnam 90 categorie di beni tra cui ferro, stoffa, petrolio raffinato (benzina), macchinari, attrezzature, fertilizzanti, accessori elettronici, televisori, computer, sostanze chimiche, automobili, plastica, tessili e indumenti, materiali per prodotti farmaceutici, elettricità e carta. Lo squilibrio commerciale è legato al fatto che sebbene il Vietnam ha visto aumentare le esportazioni di materie prime verso la Cina, il mercato interno preferisce i prodotti finiti cinesi rispetto a quelli locali. Per migliorare la qualità delle sue relazioni commerciali con la Cina, il
Vietnam dovrà aprire ulteriormente i propri confini al commercio ma anche migliorare il settore manifatturiero onde evitare di diventare una semplice fonte di assemblaggio ed esportatore di materie prime per la Cina.
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Attraverso i confini
Dong Dang (Vietnam) / Pingxiang (Cina) Questo è il confine più sviluppato tra Vietnam e Cina e sta diventando un importante snodo commerciale. Diverse arterie autostradali e le principali linee ferroviarie passano da questo punto. Pingxiang, sul versante cinese, è una città di 2,5 milioni di abitanti. Questo confine gestisce il 25% di tutto il commercio cino/ vietnamita. C’è una zona di sviluppo economico e commerciale a Pingxiang. Questa città di confine si trova sulla tratta che collega Hanoi verso il nordest del Vietnam con Nanning, la capitale del Guangxi nel sud della Cina, per una distanza di 400 chilometri.
Lao Cai (Vietnam) / Hekou (Cina) Altro confine importante e attraversato da strade e ferrovie che vanno verso nord-ovest, collegano Hanoi a Kunming, la capitale della provincia cinese dello Yunnan, per una distanza totale di 490 chilometri. Vi sono infine una serie di accessi pedonali e siti turistici tra Mong Cai, a est della costa vietnamita, e Dongxing, nel Guangxi, con altri undici passaggi tra il confine nord vietnamita, la regione autonoma del Guangxi o la provincia dello Yunnan. Queste strade non sono sempre aperte ai viaggiatori stranieri…
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ASIA BRIEFING China Briefing
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