Dicembre 2014

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Abbiamo “tradotto” in patois il programma della lista Tsipras appositamente per la Valle d’Aosta: ecco com’è nato il nostro soggetto politico di proposta realmente alternativa”.


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“A sinistra” - Periodico mensile Notizie, commenti, proposte della Sinistra Europea VdA Editore: Associazione “Per la Sinistra europea - Valle d’Aosta” n° 0 Dicembre 2014 Aut. Trib. Aosta n. 11/06 Direzione e redazione: via Mochet 7, 11100 (Aosta) Coordinamento editoriale: Davide Migliaccio Redazione: Valter Manazzale, Francesco Lucat, Paolo Meneghini

0/2014 Sommario

Con Tsipras. Per un’Altra Valle d’Aosta

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Lo sciopero generale

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Sciopero generale: una bella giornata

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Un’importante vittoria per il mondo del precariato

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Non è vero che la discarica di Brissogne è a norma

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TTIP: il trattato della dittatura

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Aeroporto: una costosa foglia di fico

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Il comandante Loris Bianca

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Carola Carpinello, Andrea Padovani

Per un’Altra Valle d’Aosta Ci siamo lasciati, ma non del

tutto, il 25 maggio con quei 3.569 grazie alle persone che hanno consentito di raggiungere il miglior risultato regionale d’Italia alla lista “L’Altra Europa con Tsipras”. L’esperienza ha fatto della Valle d’Aosta un caso nazionale grazie alle ormai famose 3.000 firme, da raccogliere, qui come nel resto d’Italia, pena l’esclusione della lista da tutto il nordovest e la conseguente impossibilità di raggiungere il famigerato quorum del 4%. Ne abbiamo raccolte 3.834 grazie alle/ai valdostane/i del Comitato, ma anche grazie al fondamentale aiuto delle/dei compagne/i che sono venute/i da fuori Valle ad aiutarci. Nell’impossibilità di elencarle/i tutte/i ricordiamo Rosa Rinaldi, Carlo Rutigliano e Alberto De Ambrogio, valdostani ad honorem. Da allora, da quel 25 maggio, molte cose sono cambiate e molte altre purtroppo no: il turno di Presidenza europea dell’Italia, ormai

al termine, passato come servile avvallo delle politiche di austerità attuate in Europa, e il prosieguo delle trattative del famigerato TTIP. In Italia l’indirizzo è lo stesso: il Jobs act, che precarizza ancora di più il lavoro cancellando i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, e lo Sblocca Italia che liberalizza e incentiva cementificazione, trivellazioni e la costruzione di inceneritori. È contro queste politiche, e su molte altre questioni, che in Europa e in Italia “L’Altra Europa” sta lottando. Per farlo meglio e in modo più incisivo c’è bisogno, però, di un gruppo di persone che sia rappresentativo delle diverse componenti della lista. Per questo il 17 e 18 gennaio si terrà l’Assemblea nazionale a Bologna che lancerà il percorso per la costruzione della Casa della Sinistra e dei Democratici. Pensiamo che questo percorso debba guardare a cosa succede a sinistra del PD, ma anche nella sinistra del PD dove il malconten-

to per la svolta impressa da Renzi è sempre più palpabile. Da questo percorso si sviluppa l’elaborazione di un pensiero diverso, capace di dare risposte alla crisi con le idee che stiamo portando avanti attraverso l’evoluzione de “L’Altra Europa” in “L’Altra Valle d’Aosta”. Il 25 maggio ci ha dato grande entusiasmo, il 21 settembre ci siamo trovati in un’assemblea molto partecipata nell’ambito della quale abbiamo discusso e approvato all’unanimità un documento che è un work in progress, una sorta di libro aperto, nel quale ognuna/o può scrivere e manifestare la propria idea per rendere la Valle d’Aosta un posto migliore. Le proposte attuali sono in continuità con il nostro programma europeo: più lavoro e tutele, green economy, rifiuti zero, più democrazia, più trasparenza, più equità, diritti per tutte e tutti, solo per citare alcuni punti. Cerchiamo di dare continuità anche al metodo, attuando una democrazia diretta attraverso la collegialità e la partecipazione nelle decisioni per poi giungere, alla fine del percorso, alla creazione di un nuovo soggetto politico. Vogliamo adoperarci per un impegno politico da vivere in prima persona, privilegiando la partecipazione e non la delega, secondo il metodo usato nei referendum sull’acqua, il nucleare, il pirogassificatore. Teniamo molto, inoltre, alla valorizzazione di una delle caratteristiche maggiormente positive de “L’Altra Europa”: la partecipazione femminile, per una politica fatta dalle donne per le donne. Eravamo concentrati su queste e altre posizioni, attivi per queste e altre lotte, e così continuiamo a essere, perché pensiamo che solo camminando insieme si possa arrivare a costruire una forza utile ed efficace. Una forza che metta sempre prima le persone. E tu, cosa aspetti?


L’Altra Valle d’Aosta ha chiesto ai segretari dei sindacati che hanno aderito allo sciopero del 12 dicembre di esprimere un giudizio in merito a quanto avvenuto in Valle d’Aosta. Domenico Falcomatà, segretario generale della CGIL-Valle d’Aosta, inizia la sua dichiarazione con la soddisfazione per l’alta adesione allo sciopero ed esprime quanto segue: «Una partecipazione alta, in una situazione oggettivamente difficile, ha visto, in Valle d’Aosta, più di 1.000 persone, tra studenti, pensionati, lavoratori e precari, far sentire forte la loro voce in un corteo vivo e colorato che ha risvegliato quella voglia di lottare per i diritti conquistati negli anni in tante battaglie condotte dal sindacato». Falcomatà continua parlando delle condizioni di vita dei lavoratori e prosegue lanciando una frecciata anche al ruolo del Consiglio Regionale: «Il lavoro […] sempre più spesso non tiene conto della dignità delle persone: basse retribuzioni, scarsa sicurezza nei posti di lavoro e nessun diritto. I lavoratori sono delusi dalla politica che per risparmiare taglia la spesa per i servizi e gli aiuti ai più deboli, mentre non pensa minimamente

a tagliare i suoi costi. Mi riferisco in particolare al Consiglio Regionale dove recentemente è stata bocciata una proposta di diminuzione degli emolumenti dei politici». Ramira Bizzotto, segretario generale della UIL-Valle d’Aosta, esprime subito un giudizio amaro per quanto riguarda la mancata partecipazione della CISL: «[…] peccato che la CISL non sia stata con noi: in un momento delicato come quello che stiamo vivendo il sindacato confederale deve essere unito». Un giudizio forte è riservato anche al Governo Renzi: «L’obiettivo di questo governo è quello di screditare il sindacato, I’unica voce che si contrappone alla sua politica di rigore che ha impoverito le famiglie e non ha creato lavoro e occupazione e che, inoltre, ha messo in discussione ciò che con anni di lotta i nostri nonni e padri hanno conquistato». Guido Corniolo, segretario del SAVT, ha criticato il governo Renzi dichiarando che i provvedimenti

assunti non danno alcun aiuto alla ripresa dell’economia reale e ai sistemi produttivi: «Il Governo rifiuta un percorso concertativo con il Sindacato − sostiene − negandogli il suo ruolo sociale e di rappresentanza del mondo del lavoro e in difesa dei soggetti sociali più deboli». Per quanto riguarda la situazione in Valle d’Aosta il segretario aggiunge che «per la Regione Valle d’Aosta la quota di partecipazione finanziaria per il risanamento della finanza pubblica nazionale si traduce, per il 2015, in 48 milioni di minore entrate e in 24 milioni di ulteriori uscite di risorse regionali alla Ragioneria dello Stato. La continua spogliazione delle risorse finanziarie pubbliche da parte dello Stato crea una situazione di grave difficoltà per la comunità valdostana e la riduzione pesante dei servizi di welfare ai cittadini». V.M. D.M.


Luca Scacchi, coordinatore per Ilsindacatoaltracosa - Opposizione CGIL Valle d’Aosta commenta con queste parole la manifestazione valdostana: «Sotto un freddo cielo azzurro, in una tipica mattina di dicembre con il gelo che arriva nelle ossa, centinaia di persone hanno sfilato per le vie di Aosta. [...]Erano anni che un corteo simile non attraversava la città, così come ha attraversato le altre città italiane. Finalmente la CGIL si è mossa! (e con lei la UIL e, qui, il SAVT). Dopo le infinite incertezze e i mille dubbi dell’estate, dopo tante dichiarazioni e qualche “cinegiornale”, l’opposizione a Renzi si è concretizzata. Per mesi si è ac-

cettata l’estensione della precarizzazione (decreto Poletti), l’attacco ai distacchi, la controriforma del Pubblico Impiego e della scuola. [...] Lo sciopero è stato quindi importante, ma deve essere soltanto l’inizio. Ora bisogna andare sino in fondo e provare a mandare a casa il governo. Non ci si può limitare a fare l’opposizione in televisione o a conquistare qualche tavolo di concertazione! È necessario ribaltare i rapporti di forza e proseguire l’azione di massa, convocare subito, a gennaio, assemblee di delegate e delegati, per definire una piattaforma generale e dare una prospettiva alla mobilitazione. Occorre costruire comitati di

lotta e coordinamenti territoriali di delegate e delegati, per difendere welfare e diritti anche a livello locale, come quelli oggi attaccati da Rollandin e dal nuovo clima d’austerità valdostano».

Sciopero Generale: una bella giornata Lo sciopero generale del 12 dicembre è stata una bella giornata. Una bella giornata che, però, arriva con qualche anno di ritardo. Il Sindacato avrebbe dovuto mobilitarsi quando il governo dei tecnici Monti e Fornero, permettendo alle forze politiche di destra e di sinistra di nascondersi dietro lacrime da coccodrillo, hanno deciso di mettere nuovamente mano alla controriforma delle pensioni peggiorando il futuro di migliaia di lavoratori di oggi e di domani. È stato, dicevo, un giorno speciale che ha visto, anche in Valle d’Aosta, una manifestazione partecipata e colorata che ha messo insieme, come dice una vecchia canzone, «…. gli operai e gli studenti uniti nella lotta…» che non hanno chiesto «…la rivolta e la violenza…», ma diritti e lavoro, dignità e sicurezza che il governo Renzi continua a promettere e pubblicizzare, come una qualsiasi Vanna Marchi, in quella continua televendita che sono diventati, oggi, i telegiornali e i programmi di intrattenimento. La giornata ha visto la partecipazione congiunta di CGIL e Uil, ma anche del Savt, che ha motivato l’adesione allo sciopero con la diminuzione delle tasse statali che si rifletterà sugli enti locali obbligandoli ad aumentare il carico delle proprie tasse e/o a ridurre i servizi. Assente la solita CISL. Questi sono i segnali che ci dicono che la posta in gioco è veramente alta. Eppure Renzi va avanti! Riconosce il diritto di sciopero, ma non il diritto al confronto. Il suo governo, in

Valter Manazzale

continuità con quelli di Berlusconi, Monti e Letta, ha promesso più lavoro, ma a quale prezzo? Il Job’s act permette alle aziende di assumere un giovane a tempo determinato, senza alcuna motivazione, anche per tre anni e di rinnovare questo contratto per altre due volte. Questo significa che un giovane di 20/25 anni potrà lavorare per nove anni sottoposto al ricatto del licenziamento e, soprattutto, a quello del mancato rinnovo: l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, figlio di un’ideologia “antica”, non esiste più. E il contratto a tempo indeterminato? Roba vecchia. L’Italia deve trasformarsi in uno stato moderno, nuovo. E il futuro? E i giovani? Il futuro si ferma quando una donna, che lavora per uno qualsiasi dei tanti professionisti, dovrà licenziarsi e perdere quei diritti di cui ogni madre, figlia/o e anche padre dovrebbe godere… Quale confronto potrebbe esserci con Renzi che esalta la figura dell’AD della Fiat Marchionne? Come dialogare con un Governo che non fa nulla contro la delocalizzazione delle imprese, e lo fa a costo zero perché i costi sociali di disoccupazione, malattia e assistenza li pagano i cittadini che rimangono, in particolare i lavoratori dipendenti e quelli assunti come falsi lavoratori autonomi? È stata una giornata magnifica... che non finisce, che deve continuare nel futuro prossimo perché, come recitava lo slogan del 12 dicembre, «COSÌ NON VA!»


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Un’importante vittoria per il mondo del precariato

La Funzione Pubblica (FP CGIL) e il Sindacato Scuola (FLC CGIL) hanno ottenuto dalla Corte di Giustizia europea un importante riconoscimento nella lotta al precariato: viene esplicitato, infatti, che l’utilizzo reiterato dei contratti a termine è un abuso. In conferenza stampa la segretaria regionale della Funzione Pubblica CGIL, Carmela Macheda, ha raccontato ai giornalisti che la battaglia contro l’abuso dei contratti a termine è cominciata più di cinque anni fa con alcune vertenze pilota. La prima ordinanza positiva resa dalla Corte di Giustizia europea è stata quella relativa alla vertenza del direttore della Banda municipale della Valle d’Aosta, il Maestro Domenico Papalia, con la quale il giudice europeo ha evidenziato l’incompatibilità delle norme italiane sul precariato con quelle europee. Con la sentenza successiva, resa dalla Corte di Giustizia europea sul precariato scolastico, anche la relativa disciplina è stata dichiarata illegittima. L’Italia per oltre dieci anni ha violato la Direttiva CE del 1999 imponendo il rinnovo dei contratti a tempo determinato per provvedere alla copertura di posti vacanti

d’insegnamento, in assenza di ragioni oggettive. La direttiva comunitaria contrasta con la normativa nazionale che autorizza, in attesa dell’assunzione del personale di ruolo, il rinnovo dei posti vacanti e disponibili, senza indicare tempi certi ed escludendo la possibilità di ottenere il risarcimento danno. In pratica, secondo la Corte, non esistono criteri «oggettivi e trasparenti» per giustificare la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio, né l’Italia ha fatto niente per impedire il ricorso abusivo al rinnovo dei contratti. La segretaria della FP precisa inoltre che la sentenza può essere estesa a tutti i precari della pubblica amministrazione e che solo nella scuola riguarda 250mila persone che possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per 2 miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012, dopo il primo biennio di servizio, e le mensilità estive su posto vacante. Una sentenza dura, che non lascia aperte possibili interpretazioni ed attenuanti: la normativa pubblica in materia di assunzione a tempo determinato e di precariato pubblico viola la normativa europea e pertanto non può essere applicata.

Non è vero che la discarica di Brissogne è a norma

È di questi giorni la notizia che la Comunità Europea ha multato il Governo italiano per gravi infrazioni nella gestione delle discariche. L’affermazione dell’Assessore all’Ambiente Luca Bianchi, che ha colto l’occasione per affermare che la Valle d’Aosta, non essendo citata nel provvedimento, gestisce in modo corretto la discarica di Brissogne, è falsa. La discarica di Brissogne non è stata citata perché nel 2009, all’epoca dell’avviamento del procedimento di infrazione, era in regola con la normativa allora vigente. Dal 6 Agosto 2013, data di emissione della “Circolare del Ministro dell’ambiente Orlando” che vieta di portare in discarica rifiuti organici non stabilizzati e/o con potere calorifico superiore a 13.000 KJ/Kg, la discarica di Brissogne non è più a norma e da tale data siamo passibili di multa. Peggio: a partire da marzo 2014, la Valle d’Aosta sta conferendo rifiuti non a norma in una discarica esaurita. Nel Provvedimento Dirigenziale n. 3965 del 25/09/2013, tra i punti considerati per dichiarare l’impossibilità di procedere al rinnovo dell’Autorizzazione

Paolo Meneghini

Integrata Ambientale per l’esercizio della discarica di Brissogne, oltre al mancato rispetto della Circolare Orlando, si cita: «Considerato che Valeco S.p.a. ha comunicato il prossimo esaurimento dei lotti di discarica oggetto della richiesta di rinnovo previsto indicativamente alla fine del mese di Marzo 2014». Miracolosamente il 20/12/2013, dieci giorni prima della scadenza dell’ultima proroga, il Provvedimento Dirigenziale n. 5661 - senza che sia avvenuta nel frattempo alcuna variazione gestionale o normativa e senza citare alcuna giustificazione al superamento degli ostacoli che meno di tre mesi prima avevano reso necessaria la concessione della quinta proroga tecnica dell’AIA (vedi il già citato P.D. 3965) per «l’evidente impossibilità di procedere ad un rinnovo dell’autorizzazione» - concede a Valeco il rinnovo dell’AIA per sei anni. La situazione sulla concessione delle autorizzazioni a Valeco è quanto meno “confusa”. Chiediamo all’amministrazione di fare chiarezza dando pubblica evidenza del rispetto delle normative.


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TTIP: il trattato della dittatura Nel 2013 il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e l’ex presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, hanno iniziato a discutere un trattato transatlantico tra Unione Europea e USA che potrebbe stravolgere la vita di tutti i cittadini europei, valdostani inclusi! Il trattato transatlantico in questione è noto con l’acronimo di TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) ovvero “Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti”. Questo trattato di libero scambio rappresenta l’ennesimo tentativo del sistema capitalistico di smantellare diritti essenziali conquistati dopo anni di lotta come la tutela dell’ambiente, della salute, del lavoro, dei diritti umani, degli istituti democratici e della sicurezza alimentare. Con il TTIP qualsiasi azienda multinazionale americana potrà arricchirsi sfruttando e inquinando liberamente su tutto

il territorio europeo senza incombere in alcuna sanzione. Questo trattato giustifica il profitto delle aziende a discapito della salute dei cittadini. Per esempio, sotto attacco sarà il “Made in Italy”. Tutti i prodotti tipici italiani e valdostani potranno essere prodotti anche da aziende multinazionali con materie prime di bassa qualità e senza alcun controllo! Vogliamo davvero mangiare una fontina prodotta legalmente negli Stati Uniti e trovarla nei nostri supermercati? Vogliamo davvero eliminare qualsiasi forma di controllo sull’aria, sull’acqua e sui cibi che mangiamo? Vogliamo davvero far arricchire i ricchi capitalisti regalando la nostra terra e i nostri prodotti di qualità? Tutti noi possiamo dare il nostro contributo firmando la petizione a questo indirizzo: http://stop-ttip.org/ firma/

Aeroporto: una costosa foglia di fico L’Assessore ai Trasporti Aurelio Marguerettaz, poco più di un mese fa, ha dichiarato che i voli da e per Roma sono stati definitivamente cancellati. L’Amministrazione Regionale, a cinque anni dalla conclusione dei lavori di ampliamento dell’Aeroporto di Aosta, dopo aver speso più di 30 milioni di Euro per l’adeguamento degli impianti e l’allungamento della pista e 16 milioni di Euro per la gestione dell’aeroporto, ha dovuto prendere atto dell’insostenibilità operativa e commerciale dell’impresa. Nonostante queste affermazioni, il 12 dicembre di quest’anno la Giunta Regionale ha stanziato altri 6.515.520 Euro per completare i lavori di costruzione della aerostazione, ufficialmente

Davide Migliaccio

Paolo Meneghini

«Al fine di rallentare il processo di decadimento e depauperamento di quanto, fra strutture, finiture e impianti, è stato finora realizzato». In realtà i fondi dirottati su questa opera palesemente inutile servono a cancellare l’immagine di emblematico abbandono e decadimento in cui era caduto il cantiere dopo il fallimento della ditta costruttrice. Sommando ai 4,8 milioni di Euro spesi prima dell’interruzione dei lavori i 6,5 milioni necessari per ultimarli, l’aerostazione ci costerà 11,3 milioni. Inoltre, visto che non potrà mai essere utilizzata per assolvere le funzioni per cui è stata progettata, dovremo trovare i fondi per renderla idonea ad assolvere qualche altra funzione... Si accettano suggerimenti.


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Difficile da accettare. Difficile persino da concepire. Il

partigiano “Loris” (al secolo Carlini Carlino) è partito per andare a raggiungere il suo comandante Felice Cascione e gli altri di quella banda che, tra i primi, nel tragico autunno del 1943, salirono in montagna, volontari, «per dignità, non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo», come ci ha insegnato Piero Calamandrei. Un gesto che per Loris era la naturale, naturalissima conseguenza di una militanza antifascista cominciata dal momento in cui ha avuto capacità di discernimento e proseguita ininterrottamente per tutta la vita. Ripensandoci adesso, mi accorgo che la cosa più straordinaria del comandante Loris (non mi riesce di chiamarlo in altro modo, mi sono sempre rivolto a lui chiamandolo “comandante”, come un riconoscimento alla sua autorevolezza) era che la sua vita coincideva con la sua militanza politica. Una militanza che interpretava

su un piano di perfetta pari dignità con tutti coloro che la condividevano. Uno come lui, partigiano della prima ora, comunista, che aveva subito le discriminazioni di cui i comunisti furono vittime negli anni ‘50 (sono abbastanza vecchio da ricordarmi quale fosse il clima allora) avrebbe potuto stare in cattedra, godere di una sorta di rendita di posizione politica. Invece no. Loris considerava le altre compagne e gli altri compagni come se stesso, meritevoli tutti dello stesso rispetto (il che non escludeva per nulla la polemica vivace, se si era in disaccordo su qualche punto). Non aveva approvato la svolta della Bolognina, una scelta del genere, per uno come lui, cresciuto per decenni nel PCI, non deve essere stata facile. Separare la propria strada da quella della stragrande maggioranza del Partito (con la P maiuscola) è stata sicuramente una decisione sofferta e una grande dimostrazione di autonomia e di libertà intellettuale.


L’ho incontrato in Rifondazione Comunista cui anch’ io ho aderito da subito. È stato per tutti noi, in particolare per i più giovani, un esempio e un punto di riferimento. All’ultimo congresso lo abbiamo acclamato Presidente onorario del partito valdostano. Ma lui non ha mai smesso di essere, soprattutto, un militante. Un paio di anni fa, quando Liberazione subiva, da parte del governo, gli attacchi che poi ci avrebbero costretti a chiudere il giornale, mi chiamò al telefono. «Segretario, ho bisogno di parlarti!» «Subito comandante!» Mi recai da lui. Mi consegnò circa 150 euro da destinare al giornale. «Sai - mi disse - sono andato da tutti i miei amici a chiedere: Mi dai un euro per Liberazione? Così sono

9 riuscito a raccogliere questi soldi». Feci un bonifico al giornale accompagnato da una lettera che spiegava che quel denaro era il frutto del lavoro di un giovane comunista della classe del 1922. Loris, ifatti, non è mai stato vecchio. Non si è mai ripiegato nostalgicamente su se stesso contemplando i suoi ricordi. No: Loris ha fatto memoria per i giovani, guardando avanti, al futuro, impegnato sempre a costruire un movimento reale, che abolisca l’orribile stato di cose presente. Il prossimo 25 aprile non dovrò telefonargli per accordarmi con lui per andare insieme in piazza. Ci sarà lo stesso. Con noi e con le nostre bandiere. Hasta siempre, comandante!

Bianca A cercare di ricordare Bianca Bracci Torsi dopo pochi

giorni che ci ha lasciato, si rischia di dire solo banalità. L’hanno ricordata in tanti, sottolineandone tutti l’ininterrotta passione politica da cui scaturiva un impegno a tempo pienissimo, da “rivoluzionaria di professione”, come ha scritto Stefano Galieni. Per chi non ha avuto la fortuna di conoscerla, ricordo soltanto che ha iniziato giovanissima come staffetta partigiana, mentendo sulla sua età per cercare – senza successo – di essere ammessa nel corpo combattente, con in mano un’arma (ed era ancora arrabbiata per non esserci riuscita, quando me lo raccontò). Dopodiché un impegno ininterrotto nel PCI, che la porta in giro per il mondo, sempre con una particolare attenzione alla questione femminile. Nel 1989 si oppone decisamente alla svolta della Bolognina e, il 3 febbraio 1991, è una delle sette persone che si recano dal notaio per fondare il Movimento per la Rifondazione Comunista (Rifondazione Comunista era proprio il titolo della mozione sostenuta da chi si opponeva allo scioglimento del PCI). Il suo impegno è continuato, in particolare per quanto riguardava l’antifascismo. È venuta ad Aosta a parlare, con estrema lucidità e chiarezza, di questo tema. L’ultima volta che l’ho vista è stato alla manifestazione del 25 ottobre appena scorso. Era in carrozzella, la salute cominciava a dare segni di cedimento, ma era – come è sempre stata – in prima fila, con la sua eterna sigaretta fra le dita. Invito tutti ad andare sul sito di Rifondazione per leggere quanto scrivono di lei coloro che l’hanno conosciuta, in particolare il toccante ricordo di Maria Rosa Calderoni. Al di là di queste note, vorrei condividere con tutti quelli che avranno voglia di leggerlo, un ricordo strettamente personale che ho di Bianca Bracci Torsi. Qualche anno fa, in occasione di una riunione del Comitato Politico Nazionale, le chiesi se poteva ospitarmi una notte a Roma, in modo da risparmiare sia sui soldi del viaggio che su quelli dell’albergo. Non ero in particolare confidenza con Bianca, ma mi dissero che potevo farlo.

Accettò immediatamente la mia richiesta. Per telefono mi disse che mi avrebbe lasciato le chiavi in una busta con sopra il mio nome in un bar vicino a casa sua. Arrivai al bar, trovai la busta. Dentro c’ erano le chiavi e questo messaggio: «Caro Francesco, ben arrivato. Ti ricordo il mio indirizzo: via Urbana 150, primo piano, la mia è l’unica porta sulle scale. Non ti spaventare se trovi un po’ di casino, nel pomeriggio presto viene la signora che ripara le mie mancanze domestiche a dare una pulita e fare il tuo letto. Ti lascio gli asciugamani. Nel frigo c’è acqua, birra, chinotti, formaggio e prosciutto, pomodori. Sul tavolino di cucina frutta e pane (nel sacchetto). Ciao, a oggi Bianca». A parte l’affettuosa ospitalità che emerge dal messaggio, vorrei sottolineare il modo in cui Bianca parla della sua collaboratrice familiare chiamandola la signora che ripara le mie mancanze domestiche. Non certo un subalterno, ma una persona di pari dignità, una signora. Mi torna in mente il verso di una canzone di Giorgio Gaber «Ho voluto andare ad una manifestazione. I compagni, la lotta di classe, tante cose belle. Che ho nella testa, ma non ancora nella pelle». (G. Gaber, Un’ idea) Ecco, Bianca la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la liberazione della donna, la voglia di lottare per tutto questo, contro tutto ciò che ostacola il realizzarsi di questi valori, ce li aveva non solo nella pelle, ma nelle ossa, nel cuore e in ogni cellula viva del suo corpo. Era diretta, immediata, aperta. Una giovane di ottantatrè anni. E oggi possiamo dire che è davvero stata ciò che ha voluto essere per tutta la sua vita. Bianca Bracci Torsi, comunista. (P.S.: Il messaggio, scritto di suo pugno, lo metterò in cornice) Francesco Lucat


L’ALTRA VALLE D’AOSTA Via Machet, 7 Aosta tsiprasvda@gmail.com altravda@googlegroups.com


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