Photoadagia

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Tukultu Bitrù • zine #15

Fotografie e Proverbi Photographs and Proverbs

Alberta Bamonte e Gianni Rusconi



photoadagia Fotografie e Proverbi Photographs and Proverbs

Alberta Bamonte ricerca proverbi proverb selection

Gianni Rusconi fotografia photography


A detta di Erasmo il proverbio è come una pietra preziosa, è un oggetto minuto, che facilmente elude l’occhio del ricercatore, se quell’occhio non è sempre estremamente vigile e teso. Figuriamoci se l’occhio non ci sta facendo caso minimamente. Per di più oggi, quando i proverbi son visti come grilli parlanti che banalizzano verità scomode, dandoci l’idea che noi siamo poco speciali, poco individuali. A tanti dà fastidio sentirsi dire che alla fine si sta tutti sulla stessa barca. A noi no, anzi, ci ha sempre divertiti scoprire che chissà quando, chissà dove, qualcuno aveva trovato una concisa e pittoresca espressione per quanto cercavamo di dire. Da lì a cercare di illustrare i proverbi con fotografie pescate dall’archivio di Gianni il passo è stato breve.

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According to Erasmus a proverb is like a precious stone, a small object easily missed by the eye of the researcher, unless that eye is extremely vigilant and keen. Let alone if that eye isn’t even paying attention. Especially today, when proverbs, like a Jiminy Cricket, utter commonplace, uncomfortable truths and rob us of our individuality. Many don’t like to be reminded that we are all in the same boat. But we don’t mind at all: we have always been amused to find that somewhere, sometime, someone had found a concise and picturesque expression to say what we were trying to say. It’s been a short step from here to our attempt to illustrate them with photographs from Gianni’s archive.

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VERBA...MANENT Absit iniuria verbis, vigilantisbus et non dormientibus iura succurrunt, de minimis non curat praetor, gutta cavat lapidem, Quandoque bonus dormitat Homerus, Amor omnia vicit.... Il latino sembra la lingua ideale per i proverbi: secca, lapidaria (è il caso di dirlo) sintetica, concentra in una frase la forza espressiva dell’esperienza, dell’eredità sapienziale di un popolo e di una cultura. Di fatto, però, anche in lingue più prolisse come l’Italiano i proverbi conservano una loro essenzialità e concisione per via della loro natura: condensare in poche parole concetti ampiamenti condivisi, facili da ricordare e atti a costituire una sorta di piccolo ma consistente vademecum di quotidiana saggezza. I proverbi non sono necessariamente di provenienza popolare: quelli che abbiamo citato per esempio vengono dal linguaggio curiale, da quello letterario, da quello giuridico-politico, da quello poetico. Forse il solo “gutta cavat lapidem” (una goccia scava la pietra) potrebbe essere di origine popolare. I proverbi popolari devono essere per forza espressi in dialetto perché la lingua è anche il veicolo della

cultura che esprime. Spesso hanno a che vedere con la meteorologia: “Quand al soul as volta indri, un boun dé ai ten adri.” Dice un proverbio bolognese: “Quando il sole si volta indietro un buon giorno gli va dietro:” parole giustissime perché quando il sole riappare a sera sotto le nubi prima di tramontare significa che la coda della perturbazione è già passata; i nostri vecchi non conoscevano la teoria ma nella pratica non li batteva nessuno. Ma di questi proverbi di tipo meteorologico troviamo traccia nell’antica Grecia, terra di marinai. Uno di questi, diffuso in Asia minore recitava “quando così da oriente soffia dalla terra verso il mare buono è il tempo o marinaio per la Grecia di salpare”. E chissà quanti altri ve n’erano che non ci sono pervenuti. Presumibilmente la letteratura dei proverbi è sterminata e nessuno ha mai osato intraprenderne la collazione completa.Amplissima è la scelta nel campo etico morale. “La man che semper la vo’ e mai la da fo’ l’è man de tajà zò, dice un proverbio bergamasco “la mano che sempre vuole e mai dà è mano da tagliare via.” Ovviamente la rima, che è spesso la forza di un proverbio dialettale, non combina più in traduzione. Quelli di carattere sessuale sono pure numerosi e spesso esilaranti anche se irriferibili. Ma non bisogna pensare che la saggezza popolare sia sempre contraddistinta dal carattere bonario. Alcuni proverbi sono addirittura crudeli: “An gh’è un sgné da Dio c’an sia maladàtt” Non c’è un segnato da Dio che non sia maledetto. Una vecchia convinzione dura a morire secondo la quale chi porta un segno fisico, una menomazione, sconta una colpa che ha meritato la maledizione di Dio. Come se la menomazione non fosse già disgrazia sufficiente.

lapidem. Quandoque bonus dormitat Homerus. Amor omnia vicit… Latin seems to be the ideal language for proverbs: concise, elegant and synthetic. It concentrates in a sentence the expressive force of experience, the historic knowledge of a population and its culture. In reality, however, proverbs maintain a certain essence and brevity, even in a more prolix language such as Italian. This is because of their very own nature: to condense in few words some widely shared concepts, easy to remember and destined to form a small but substantial vade mecum of daily wisdom. Proverbs are not necessarily derived from popular culture: the examples mentioned previously come from ecclesiastic, literary, juridical, political and poetic language. Perhaps only ‘Gutta cavat lapidem’ (a drop digs a stone) could be of popular origin. Popular proverbs must be expressed in dialect, because the language is also the vehicle of the culture it expresses. Proverbs often refer to meteorology: ‘When the sun looks back, a good day follows’ says a proverbs from the Bologna region. Wise words, because when in the evening the sun temporarily disappears behind the clouds and then reappears before setting, it means that the tail end of an atmosferic disturbance has already passed. Our elders did not know the theory, but experience gave them wisdom. We also find this type of meteorological proverb from ancient Greece, land of navigators. One of these, common in Asia Minor, proclaimed: ‘When the wind blows from land towards the sea, it is the right time, oh sailor, to set off for Greece’. Many more of these proverbs must have existed than we know now. Presumably, proverb literature is extensive and no one has ever attempted to put together a complete collection. In the ethicalmoral field the choice of proverbs is very wide: ‘The hand that always wants and never gives, is the one that needs to be cut off’ says a proverb from the Bergamo region. Unfortunately the rhyme, often the true strength of

VERBA...MANENT Absit iniuria verbis. Vigilantisbus et non dormientibus iura succurrunt. De minimis non curat praetor. Gutta cavat

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a dialect proverb, is lost in translation. Proverbs of sexual nature are also numerous and often hilarious, if not unquotable. We should not assume, however, that popular wisdom is always characterized by benevolence. Some proverbs are even cruel: ‘There is not one marked by God who is not cursed’. It is an old and diehard belief according to which an individual who is physically handicapped, even by a slight deformity, is paying the price for a fault deserving of God’s curse. As if the deformity itself was not a sufficient price to pay. Valerio Massimo Manfredi

SUPERARE LE VISCHIOSITÀ DI PENSIERO Vivere vuole dire affrontare problemi. Problemi aperti nei quali non sappiamo che pesci prendere di fronte ad una situazione che è diversa da quella desiderata, problemi chiusi dove ci troviamo di fronte ad un bivio e dobbiamo decidere. Il vero problema del problema è la vischiosità di pensiero. Il termine implica qualcosa che ci resta appiccicato addosso e ci rallenta. In almeno una occasione tutti noi abbiamo sperimentato la vischiosità. Avete presente quando cerchiamo di ricordare un nome e invece ne richiamiamo uno sbagliato, e questo nome sbagliato ci resta appiccicato alla mente e fa capolino per primo rendendo inutili tutti i nostri sforzi per ricordare il nome corretto. Il fenomeno della vischiosità si presenta anche nella ricerca della soluzione del problema. Ancora prima nella fase in cui cerchiamo di dare forma al problema e definirlo. Una configurazione o una soluzione ci vengono in mente per primi e restano incollati ai nostri neuroni, portandoci a ridurre le nostre possibilità e magari a reiterare gli stessi errori. Serve una


strategia per uscire dall’empasse. Esiste. Forzare l’associazione tra il nostro problema e un’altra informazione è il sistema che dalla notte dei tempi l’uomo ha scoperto per affrontare le situazioni che apparivano senza via d’uscita. Fossero le sentenze de I King, le immagini dei Tarocchi, le frasi sibilline della Pizia, il meccanismo era lo stesso: un grimaldello mentale che permettesse di vedere nuovi orizzonti e favorisse lo schiudersi di nuove possibilità. Le immagini e le massime del calendario sono quindi uno strumento concreto anche dando per scontata la saggezza che vi si può leggere. Sarebbe troppo facile ricordare il fatto che se sono sopravvissute fino ad oggi quelle frasi contengono qualche verità assoluta. Più ragionevolmente, come ogni informazione decontestualizzata, ognuna di loro può essere simultaneamente vera e falsa. Però mi sento di sottolineare che il loro valore definitivo è quello estetico. L’eleganza e l’incisività di alcune di queste frasi le hanno giustamente rese immortali. E allora che il nostro tempo scorra segnato tra pragmatismo e bellezza. OVERCOMING THE VISCOSITY OF THE THINKING PROCESS To live means to face problems. Open problems - where we do not know how to proceed when facing an unexpected or difficult situation; and closed problems - where we face a clear choice and we have to make a decision. The real challenge is the viscosity of the thinking process. The term viscosity implies something that sticks to us and slows us down. We have all experienced this on at least one occasion. For example, think of when we try to recall a name and instead we come up with the wrong one, and this wrong name sticks in our mind and sneaks in first, making it impossible for us to recall the right one. The phenomenon of viscosity manifests itself also in the attempt to solve problems; and even beforehand,

che ce le disegna nella memoria. Foto bellissime, spesso separate dalla sequenza e dalla scansione di un tempo, quello del calendario, silenzioso guardiano del Tempo. Ma forse la qualità più stringente di queste foto sta nel non dover dimostrare nulla, nel non doversi schierare nell’antica e irrisolta contrapposizione tra verità e concetto. Ne risulta un lavoro che possiede una dose robusta di vita e di viaggio, ma le immagini riescono anche a dimostrare quanto il mezzo fotografico sia un prodotto della mente per altre menti. Personale, sociale, esotico, still life, paesaggio e un pizzico di glamour vengono agitati in questo cocktail perfetto perché non rivela mai gli ingredienti di base. Prima non c’era questo sapore e, in effetti, sarà una sorpresa per molti. Perché al di là della perfezione tecnica o anche delle volute e bellissime cadute nello stile album di famiglia, il risultato forse è la complessità della vita, la quale spesso (o sempre) sfugge alla livrea del rigore e del conforme a. Questa è anche la libertà della fotografia, la sua erranza, la sua giovinezza e la sua non appartenenza ad alcuna ideologia, nemmeno a quelle che sulla storia costruiscono il proprio abito da cerimonia. E questa dolce anarchia a confronto con la spaesante concettosità dei proverbi, si apre a sfondi e significati che sono da interpretare. Lo faremo di giorno in giorno, secondo calendario.

in that phase when we try to give form to a problem and to define it. A configuration, or a solution, comes to mind first and sticks to our neurons, causing our options to shrink and – maybe – our mistakes to be repeated. We need a strategy to escape this ‘impasse’. It exists. Since the beginning of time, in order to address problems that appear to lack solutions, man has explored analogies between problems and other information. With the teachings of the I Ching, the symbolism of the Tarots and the obscure prophecies of Pythia, the mechanism is the same: a mental picklock that allows us to see new horizons and unfolds new possibilities. The images and maxims in this calendar offer wisdom far beyond that found in the literal text. Naturally, the fact these maxims are still used today suggests these sayings contain some absolute truths. It is, however, more reasonable to regard them as both true and false, which is a more accurate approach to any information taken out of context. Ultimately, the value of these sayings lies in their aesthetic beauty. The elegance and poignancy of many of these proverbs rightfully make them immortal. May our time pass between pragmatism and beauty. Paolo Vergnani

SCRIPTA VOLANT

SCRIPTA VOLANT

Proverbs represent absolute falseness, everything that is obvious. However, when placed next to photographs, they transform into some sort of absurd enchantment, in the style of Magritte. Then we smile and the irony saves the lies of tradition and the swamps of popular wisdom. This is the proof that photographs cannot lie. Words vanish after use, while pictures maintain their place suspended between real and unreal worlds, and thus remain in our memory. These are gorgeous

I proverbi sono il massimo della falsità possibile, tutto quello che è ovvio lo è. Ma messi accanto alle fotografie diventano una sorta d’incanto magrittiano che spinge verso l’assurdo. Allora si sorride e l’ironia salva le menzogne della tradizione e le paludi della saggezza popolare. La fotografia invece non sa mentire e questa ne è la riprova. Le parole scompaiono dopo l’uso, mentre le immagini hanno quel tanto di sospensione tra reale e irreale

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photographs, often separated by the passing time of the calendar – silent guardian of Time. Perhaps these pictures’ most stringent quality lies in not having to demonstrate anything, in their ability to transcend truth and concept. The result is a calendar that contains a great amount of life and journey, where the images succeed in demonstrating how much the photographic medium is a product of the mind – for other minds. Personal, social, exotic, still-life, landscape and a dash of glamour are shaken in this perfect cocktail where the basic ingredients are never revealed. This brand new concept will surprise many. Beyond the technical perfection and the always-intended “family style” photo album shots, the final result represents the complexity of life itself that often (or always) escapes the binds of rigor and conformity. This is the freedom of photography, its wanderlust, its youth and its detachment from any ideology or from the formal attire of history. This sweet anarchy, compared to the proverbs’ conceptual meanings, opens up to wider landscapes and ideas to be interpreted. We will explore this theme, day by day, through the calendar. Valerio Dehò


– IV.5.96 –

porta itineri longissima est Il passo più difficile è quello dell’uscio The first step being taken, the rest is easy

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– III.2.9 –

contra torrentem niti Affannarsi controcorrente To swim against the tide

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– II.2.63 –

fallacia alia aliam trudit Un inganno tira l’altro One lie makes many

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– I.2.37 –

a capite usque ad calcem Da capo a piedi From head to toe

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– II.3.27 –

ad ambas usque aures Fin sopra ai capelli Up to one’s eyeballs

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– II.5.22 –

vulpes non iterum capitur laqueo Una volta sola se mena l’asino sul giazo Even an ass will not fall twice in the same quicksand

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– I.4.75 –

aquam e pumice postulas Cavar sangue da una rapa To get blood out of a stone

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– III.5.95 –

scindere glaciem Rompere il ghiaccio To break the ice

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Alberta Bamonte,

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Gianni Rusconi

#15 ©2006 www.tukultubitru.com

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Fotografie e Proverbi Photographs and Proverbs 2006 formato 210 x 230 pagine totali: 136

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