SABARIMALA Tukultu Bitrù • zine #07
Andare da Dio in India
GIANNI RUSCONI
9°26’4.39”N - 77°4’53.34”E
SNA, clinica ayurvedica a Mannuthy, Kerala, India.
SABARIMALA Andare da Dio in India
Nel dicembre del 1986, durante il mio primo viaggio in India, avevo visto girare in Tamil Nadu autobus più fioriti del solito, carovane di automobili e persino gruppi a piedi. Tutti vestiti uguali, a piedi nudi, con un lungi nero, un taglio di tessuto non cucito di circa un metro e venti per due avvolto intorno alla vita a cadere come una gonna, una collana lunga fino all'ombelico e, per bagaglio, un telo chiuso annodandone i lembi, comodo da portare in testa. Allora non sapevo chi fossero, ma andavano in un luogo preciso: a Sabarimala. Un pellegrinaggio. Erano molto allegri, felici, eccitati per quello che stavano facendo. In seguito
lessi in un libro di V. S. Naipul più o meno cosa succede: erano in pellegrinaggio verso Sabarimala. Ci sono molto storie popolari su Ayappa, la divinità legata a Sabarimala. La trama classica presenta un re, la sua compagna, una situazione generale di gestione del territorio e un problema: l'erede non arriva. Arriva invece Ayappa come trovatello, eventualmente in una cesta nel fiume Pamba, un giovane che si dimostrerà di grandi qualità spirituali, oltre ad essere un abile arciere. Il re lo adotterà. In seguito la compagna del re, rimasta incinta, si finge malata e trama affinché il generoso Ayappa si offra per
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procurarle una difficile medicina: latte di tigre. Tutti sono convinti che Ayappa nell'impresa ci lascerà la pelle, ognuno toccato da sentimenti diversi. Lui invece torna cavalcando una tigre seguita dai suoi piccoli. Tutti capiscono che Ayappa è un Dio. Dopo aver messo tutte le cose al meglio, Ayappa si ritira nella foresta. In seguito nascerà un pellegrinaggio a lui dedicato verso un tempio in un luogo sperduto della foresta monsonica del Kerala, a nord est di Thiruvananthapuram, praticabile fra novembre e gennaio. Nel dicembre del 2005 ero in Kerala e un gruppo di amici indiani stava organizzandosi per questo pellegrinaggio.
Quel giorno indossavo un lungi nero detto saba, quindi un indumento cerimoniale nel posto e nel momento sbagliato; nonostante questa leggerezza sapevo del pellegrinaggio e mi hanno proposto di partecipare perché, fino ad oggi, non è esclusivamente permesso agli hindu. Non avrei mai pensato di farlo, probabilmente non avrei nemmeno potuto farlo. Dei tanti aspetti di un pellegrinaggio uno vale per tutti: essere fisicamente in un luogo con una connessione con Dio. A Sabarimala: essere in presenza della murthi, l'idolo di Ayappa. Ce n'è sempre un altro, una particolarità locale, in questo caso salire Pathinettu Padikal: una stretta e ripida scalinata di 18 gradini. Per farlo è necessario
percorrere a piedi almeno i 5 km della collina (mala) dal fiume Pamba a Sabarimala. Mentre ci si organizzava mi sono voltato a parlare con altre persone e ho perso qualche pezzo del discorso. Quando mi hanno chiesto se ero quindi disposto a fare con loro la strada lunga a piedi ho senz'altro confermato. Tutti possono andare a Sabarimala ma ci sono delle fasi preparatorie come i 41 giorni di purificazione: preghiere, cerimonie, visite al tempio, astenersi dal sesso, solo cibo vegetariano e digiuni. Hanno concluso che dopo tre settimane di clinica ayurvedica ero ben messo, almeno per cibo e sesso, non rimaneva che un formale tocco all'aspetto spirituale, visto che non ero nato hindu.
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Sarei quindi prima andato con Kumar, il cuoco-politico della clinica ayurvedica, nella sua casa a Vellinezhy per una cerimonia di purificazione al tempio locale sotto la sua guida. Al tempio di Vellinezhy sono stato un giorno intero da
prima dell'alba fino a notte. Il mattino è iniziato a digiuno con un bagno nel tank, lo stagno vicino al tempio dove ci si lava, si lavano vestiti, piatti, si gioca, si fa tutto quello che ha a che fare con l'acqua. La sveglia al buio fa sempre la sua figura, ma mai come quando è seguita
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dal bagno rituale nel tank. Vi si accede direttamente dal tempio tramite una scalinata coperta da una bassa tettoia di tegole, posto dall'aspetto simile ai lavatoi sul lago, dalle mie parti, quelli dei tempi andati. È buio e i gradini, molti, scendono nell'acqua nerissima. L'acqua sarebbe verde opaco ma c'è una distesa di pesci neri che, mentre entri, si distanziano da te disegnando la contro forma della parte immersa del corpo. Mangiucchiano cose sulla superficie. Insetti. È necessario bagnare la testa immergendola completamente tre volte. Fa anche freddo, quel freddo dei pposti caldi d'estate. Poi si sta bene. Naturalmente. Salgo al tempio, inizia la cerimonia nella
zona hindus only dove non ho accesso. Si fanno dei giri intorno al tempio e offerte ai “soldati”, delle pietre-idoli gregarie poste agli angoli e al centro dei lati del tempio. Su di loro delle libagioni, liquidi e fiori. Subito dopo ogni singola offerta passa una signora, scopro che è la madre di Kumar, a ripulire. C'è un senso generale di fatto in famiglia, le stesse persone che nascono, vivono e muoiono nel villaggio, si occupano della parte religiosa. Sono seri, ma non formali. Sono ben disposti a ridere. Come i chierichetti cattolici, dei tempi andati. Grazie a questa giornata di purificazione, a maggior ragione del fatto che ci potevano andare tutti, ero pronto per il pellegrinaggio, il mio tutore sarebbe statoManoharan, una
persona che conoscevo poco. Il giorno dopo sono a casa sua che mi sorprende più di quella di Kumar che era nuovissima, anzi in costruzione. Qui invece sembra che i mobili, alcuni tavoli pieghevoli di formica effetto verde con scrostature marroni e bordo in alluminio molto provato, siano messi lì per caso, pieni di cianfrusaglie. L’atmosfera è strana, non ho
mai particolarmente legato con Manoharan, un uomo silenzioso, dalla pelle piuttosto scura e aria seria. Capisco che è cugino di una persona che conosco. Forse mi ha sul gobbo. Con fare sbrigativo, ma ora direi efficiente, mi fa capire di lasciare lì tutto, si porta solo l’indispensabile: - no, la coperta non va bene, tieni questo lenzuolo; barba etc non si fa proprio e non si porta sapone,
non è previsto lavarsi, solo abluzioni; spazzolino e dentifricio sì; ok anche per due lungi, un saba e uno arancione, due magliette e una kurtha, prenderemo dei pantalocini per strada che non sei abituato al lungi; soldi porta qualcosa e documenti lascia qui tutto, questa borsa di plastica dei magazzini Kalyan ok, meglio che porti i chappals, sandali infradito, a piedi nudi ci daresti
Swami-e Ayapp-o Ayappo-o Swami-e Swami Sheranam Ayeppa Sheranam Deven Padam Devi Padam Deven-e Devi-e Pallikettu Sabarimalekke Callu Mullum Cali Kumette Neya abishegam Swami-ke Karpura Deepam Swami-ke
dei problemi, telefono mobile caricalo ma non ci sarà segnale. Prima di partire lavati là dentro. Un bagno molto indiano finito nel caratteristico cemento rosso e nero del Kerala. Tutte le pareti della casa sembrano riviste da un decoratore teatrale maestro nell’annerito effetto vissuto. Mi presenta sua figlia, una donna alta, disinvolta, moderna, ma non vedo moglie. Poi tutto
rallenta, andiamo al tempio per partecipare alla preparazione di alcune cose, offerte, che da li in avanti porterò raccolte in un involto sulla testa. L’involto si chiama pallikettu. Ci vorranno tre ore per la sua preparazione, dentro: noci di cocco non fresche, riso soffiato, kismis (specie di uva passa), zucchero in blocchetti bianco, jaggery e una noce di cocco svuotata
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che viene riempita con ghee, burro chiarificato, e sigillata durante la cerimonia da me personalmente. L’intero involto è annodato in modo particolare e sigillato. Viene distribuito prasad, una porzione di dolce santificato nella cerimonia, si gira intorno al tempio, si canta Swami-e Ayapp-o. Siamo pronti, siamo in diciannove e saliamo sui mezzi. Siamo tutti uomini. Le donne possono partecipare al pellegrinaggio solo fuori dal periodo fertile della loro vita. Sono quasi tutti giovani, due sono più vecchi di me. Uno è il nostro guru swami, l’uomo di esperienza. Viaggiamo tutta la notte, il solito interminabile percorso stradale in Kerala, sono solo 136 km. Tutto qui è rallentato
dall’esistenza di una sola strada principale verso la nostra meta. Come spesso accade è un po' malridotta e frequentatissima da mezzi con velocità incomparabile -anche se i carretti con i buoi stanno diminuendo. In sostanza 200/250 km al giorno sono una ragionevole media percorribile, alla fine della giornata ci si trova invecchiati di una decina di giorni fra polvere, sbattimento, inquinamento dell'aria e acustico. Arriviamo a Erumeli nella zona delle hill a sud est di Kochi. Erumeli vive di questo pellegrinaggio, da lì parte la strada a piedi principale per Sabarimala in Kerala. C’è il tempio di partenza dedicato ad Ayappa, Sastha, una moschea grande, posteggi a pagamento
ovunque, una decisa puzza di urina proprio attorno al tank per le abluzioni del tempio hindu. La strada principale è in attività giorno e notte, si commerciano le ultime cose necessarie per il pellegrinaggio. Molte le sale di posa fotografica al neon con le necessarie di tigri di gesso, arco e frecce da brandire, corone di cartone alla maniera di Ayappa, fondali trompe-l'œil con i 18 gradini davanti a cui posare. In giro cortei di persone spruzzati di polvere colorata, con corone e spade di carta, ballano e cantano. Riducono in poltiglia il proprio ego. O, almeno, ci provano. Cartelli "latrine a pagamento". Manoharan mi compra una cintura da lavoro per lungi visto
che con quello voglio andare. Saggia idea, la borsa fotografica striscia sul fianco e il lungi si aprirebbe spesso, raccoglierlo mentre cammini con indosso due borse e un fagotto in testa è complesso. Come comportarsi indossando un taglio di stoffa e come mangiare con la mano, sono abitudini da costruire. Mangiare in India significa dimenticare di avere la mano sinistra. Manoharan mi procura un bastoncino di bamboo con una piumetta rossa, parte della mia dotazione di neo pellegrino. Sono le 4 di mattina, entriamo nel tempio, spiegazioni rapide delle divinità , elemosina nei soliti posti, il primo cocco da rompere,
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Nel dicembre del 1986, durante il mio primo viaggio in India, avevo visto girare in Tamil Nadu autobus più fioriti del solito, carovane di automobili e persino gruppi a piedi. Tutti vestiti uguali, a piedi nudi, con un lungi nero ... Sastha Temple, Kerala, India
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Tukultu Bitrù una vera falsa casa editrice
9°26’4.39”N - 77°4’53.34”E
Sabarimala
Andare da Dio in india 2005 formato 210 x 270 pagine totali: 88
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