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Peloponneso sulle orme

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Peloponneso

sulle orme di Omero, Pylo, Palazzo di Nestore e Voidokilia

A cura di Carmen Guerriero

Il Peloponneso, storica regione della Grecia meridionale stretta tra il Mar Ionio e il Mare Egeo, è una meta imperdibile. Un patrimonio storico culturale immenso, tra insediamenti neolitici, palazzi micenei, fortezze veneziane, castelli fortificati a strapiombo sul mare, chiese ortodosse, templi maestosi, siti archeologici ancora intatti, piccoli villaggi di montagna e ampie distese di vitigni autoctoni come l’aghiorgitico a Nemea o il moschofillero nella zona di Tripòli o il roditis a Patrasso. Senza dimenticare, ovviamente, miti e leggende: chi non ricorda gli Argonauti ed il mito del “vello d’oro” del leone Nemeo ucciso da Ercole nella prima delle sue dodici fatiche?

Amo molto Messinia, splendida regione che maggiormente riesce ad esprimere la bellezza di una Grecia ancora da scoprire e l’emozione di ritrovare luoghi e storie che raccontano l’alto livello culturale e sociale dei suoi antichi abitanti, molto prima della dominazione turca.

La collina di Ano Englianos, a pochi chilometri da Pilo (Pylos), leggendaria polis greca, con la sua strana forma di cresta degradante, con ripide balze dal suolo, tra gli ulivi verso il mare, era sede dell’Acropoli già dal periodo Medio Elladico.

Qui, durante gli scavi del 1952, sono affiorati i resti del sontuoso Palazzo miceneo di Nestore, figlio di Neleo, re di Pilo, il vecchio saggio degli Achei della guerra di Troia, uno dei pochi che riuscì a far ritorno nel suo palazzo. Eretto sull’Acropoli intorno al 1300 a.C., il palazzo era ricco di affreschi policromi e sfarzoso nell’architettura, con un’estensione di circa 200 metri incrementata, nel tempo, da abitati minori ai piedi della collina, come si evince dal ritrovamento di vari resti ceramici e thòlos, tombe micenee a camera, sia nobili che comuni.

Oggi, una grande tensostruttura protegge l’antico sito, con passerelle sospese che consentono una visione completa dall’alto di tutto il complesso.

Il megaron del re è la vera e propria sala del trono, sontuosa e riccamente decorata, come indicato dalle foto degli ambienti ricostruiti. Accanto, c’è il megaron della regina, una serie di ambienti più piccoli, con sala da toeletta ed un bagno, in cui è ancora perfettamente conservata una vasca per il bagno, incredibilmente simile alle nostre!

Al centro del complesso, tra quattro colonne decorate che sostenevano il piano superiore, campeggia il grande focolare circolare intorno per le riunioni del re e dei suoi fedelissimi. A latere, il deposito dei pithoi, i grandi contenitori panciuti di terracotta per le derrate agricole ed alimentari, come l’olio d’oliva.

Il Palazzo di Nestore deve, però, la sua importanza anche ad uno speciale ritrovamento che ha fatto riscrivere agli scienziati la storia greca dell’età del bronzo e che testimonia i fitti rapporti commerciali tra Micene e l’isola di Creta, a sud del Peloponneso.

Si tratta della tomba del Grifo, dove circa 3.500 anni fa, epoca antecedente a quella delle gesta omeriche, un importante guerriero greco fu sepolto con un ricco corredo di oggetti, tra cui un minuscolo sigillo in pietra dura finemente intagliato, dai dettagli straordinari che si ritrovano soltanto 1000 anni più tardi, nell’arte greca classica.

Bellissimi anche gli oggetti in avorio, argento come pettini e specchio ed i monili in oro, come anelli ed una lunga collana con decori di edera sacra, di chiara influenza minoica, civiltà molto più avanzata di quella micenea.

Il Palazzo di Nestore è anche famoso per la cosiddetta Coppa di Nestore che Omero descrive in oro, rappresentando il Re come amante del lusso e particolarmente legato alla sua coppa da cui non si separava mai. La famosa coppa è stata ritrovata a Ischia, bellissima isola nel golfo di Napoli, in Campania ma, in realtà, è in ceramica, databile alla fine dell’VIII sec. a.C., con la scritta: “La coppa di Nestore [era] certo piacevole a bersi; ma chi beve da questa coppa, subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”.

Poi una coppa bellissima, che il vecchio portò da casa, / sparsa di borchie d’oro; i manici / erano “ quattro; e due colombe intorno a ciascuno, d’oro beccavano; / sotto v’era due piedi; un altro della tavola l’avrebbe mossa a stento / quand’era piena; ma Nestore la sollevava senza fatica “

(Iliade, XI, vv. 632-639, trad. R. Calzecchi Onesti)

Il vento profumato di resina invita lo sguardo verso l’azzurro, inseguendo la rotta degli uccelli verso la vicina splendida laguna di Gialova, meta ogni anno di oltre 250 specie, anche migratori ed in via di estinzione.

È tempo di un assaggio di Paradiso!

La magnifica spiaggia di Voidokilia è perfezione assoluta di bellezza, di forma, di colori, tra il turchese delle acque e l’oro delle dune di soffice sabbia, costellata di gigli bianchi danzanti nel vento, non a caso tra le spiagge più belle del mondo.

In lontananza, sulla collina, la sagoma del Castello di Paliokastro evoca suggestioni omeriche, cullando l’illusione di calcare la stessa spiaggia del mitico sbarco di Telemaco dove Nestore era intento in un sacrificio a Poseidone...

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