Sicilia Preziosa
SICILIA PREZIOSA
(1)
Roberta Malandrino, Elèna Privitera, Daniela A. Tosto
Sicilia Preziosa
REGIONE SICILIA Assessorato Regionale dell’Istruzione e Formazione professionale Dipartimento Regionale dell’Istruzione e Formazione professionale EURO.IN.FOR.MA. Associazione culturale Progetto “Formazione per il Territorio” ID N°742 Corso “Addetti all’Organizzazione e Gestione del Turismo Culturale” cofinanziato dal Programma Operativo FSE 2007-2013 della Regione Siciliana Asse II Occupabilità Obiettivo specifico D Avviso 20/2011
La civiLtà deLL’oro in SiciLia Apporto delle religioni: a) Dalla Phiale d’oro di Caltavuturo alla Sfera d’oro dei Padri Filippini all’Olivella; Apporto della nobiltà e della borghesia: b) Oreficeria di Trapani e l a lavorazione del corallo.
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Sicilia Preziosa
Indice Introduzione
4
Parte Prima Capitolo I. Cenni storici -
Paragrafo 1. Testimonianze e gemme
6
-
Paragrafo 2. Epoca antica
7
-
Paragrafo 3. L’Epoca medievale e Tardo Medioevo
9
-
Paragrafo 4. Il Rinascimento
12
-
Paragrafo 5. L’Età Moderna
13
-
Paragrafo 6. Il Manierismo
14
-
Paragrafo 7. Il periodo Barocco e Rococò
15
-
Paragrafo 8. L’Età dei Lumi
17
-
Paragrafo 9. Il XIX secolo
18
-
Paragrafo 10. Dopo l’Unità d’Italia
20
-
Paragrafo 11. Il XX secolo: l’Art Déco e Art Nouveau
20
Capitolo II. Le tecniche di lavorazione dei metalli pregiati -
Paragrafo 1. L’oreficeria
26
-
Paragrafo 2. La lavorazione dell’oro
27
-
Paragrafo 3. La lavorazione dell’argento
28
Capitolo III. Un simbolo di sicilianità: il corallo -
Paragrafo 1. La storia
31
-
Paragrafo 2. La lavorazione
34
-
Paragrafo 3. Gioia dei ricchi, dolore del mare
35
Parte Seconda Capitolo I. Catania
2
Sicilia Preziosa -
Paragrafo 1. Museo Diocesano
37
-
Paragrafo 2. Museo della Basilica di San Sebastiano di Acireale
39
Capitolo II. Caltanissetta -
Paragrafo 1. Museo Diocesano
39
Capitolo III. Messina -
Paragrafo 1. Il Museo dell’Opera del Duomo
40
-
Paragrafo 2. Museo Archeologico di Taormina
43
Capitolo IV. Trapani -
Paragrafo 1. Tesoro della Madonna presso il Museo Pepoli
44
Capitolo V. Palermo -
Paragrafo 1. Il Museo della Cattedrale
46
-
Paragrafo 2. Himera: il caso della Phiale Aurea di Caltavuturo
46
-
Paragrafo 3. La Sfera d’Oro dei Padri Filippini
49
-
Paragrafo 4. Museo del Duomo di Monreale
50
Note al testo
52
Note alle immagini
53
Bibliografia
57
Sitografia
59
3
Sicilia Preziosa Introduzione «Addentrarsi nel mondo delle arti decorative siciliane vuol dire ricercare maestri spesso dimenticati che hanno talora prodotto veri capolavori d’arte, vuol dire individuare personalità di committenti colti e illuminati, nobili, alti prelati, che ne hanno indirizzato il fare, vuol dire riscoprire messaggi simbolici di un passato quasi assopito nel tempo, vuol dire immergersi in uno scintillio di gemme, ori, argenti, coralli, avori, madreperle, tartarughe, cristalli di rocca, legni, marmi, pietre dure, preziose stoffe operate, variegati ricami di sontuose sete, che in Sicilia hanno tutte come comune denominatore, al di là del tempo, degli stili e delle mode, una tendenza alla forte policromia, una luminosità che si lega indissolubilmente alla solarità della sua Terra. Emerge l’attività poliedrica, talora fin qui ignorata, di maestranze diverse, impegnate ad esprimere la loro creatività in tutte i principali centri dell’Isola»1. La Sicilia si distingue per la straordinaria varietà e ricchezza delle arti decorative e tra esse, l’oreficeria vanta una propria identità: in primo luogo per l’ampia gamma di materie prime da poter utilizzare (per le quali sono emerse molte testimonianze archeologiche, soprattutto per le epoche antiche), in secondo luogo per la qualità della committenza che, come riporta il passo sopra citato, è stata prevalentemente religiosa, infine – ma non per ultime – le numerose e qualificate maestranze che operavano sul territorio. Una storia dell’oreficeria siciliana viene a delinearsi, sin dagli anni Trenta del Novecento, con gli studi della storica dell'arte Maria Accascina2 e l'argomento presenta ormai una caratterizzazione storiografica sempre più chiara ed omogenea nella lettura del percorso artistico attraverso i secoli. A partire dal 1986, alcune iniziative organizzate dalla Presidenza della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, dall’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali, dalla Direzione del Museo Regionale “A. Pepoli” di Trapani sono state rivolte alla realizzazione di mostre, pubblicazioni monografiche e studi sui principali tesori dell’Isola raccolti nei secoli: si tratta di preziosi gioielli, spesso realizzati come ex-voto e donati ai molteplici musei e fondazioni che hanno consentito la conoscenza e la divulgazione di tale specifico settore delle arti decorative di Sicilia. Ivi sono presenti, sparsi nel territorio e raggruppati per tipologia e/o collezioni, numerosi gioielli il cui valore inestimabile è tanto storico quanto artistico.
4
Sicilia Preziosa Le arti decorative costituiscono parte del nostro passato, ormai trascorso ma tuttavia rivissuto nei “luoghi dell’Arte” – i musei, i tesori, le collezioni – dando avvio ad ambiti di ricerca ricchi e significativi della storia dell’arte. Per giungere a ciò, è necessario abbandonare la consueta distinzione tra “arti minori” e “arti decorative”. Esse, infatti, abbracciano ampi orizzonti di tecniche, materiali, committenze e soprattutto maestranze; queste ultime hanno intessuto concretamente la storia, rimanendo delle volte nell’anonimato, ma divenendo autori di stili e quindi testimoni della loro arte. Il patrimonio delle arti decorative siciliane è prezioso perché, in primis, dà prova dei materiali utilizzati, delle tecniche, delle committenze, delle maestranze ma anche per la loro sopravvivenza nel tempo, quindi vincendo la prova distruttiva di furti, fusioni, vendite, guerre e dispersioni. Gli importanti studi svolti nel settore, dunque, ne hanno permesso la riscoperta, la valutazione e la fruizione grazie ad un continuo processo dialettico creatosi tra i centri maggiori dell’Isola (Palermo, Messina, Catania, Caltanissetta, Trapani, etc) e le città minori, facendo in modo che venissero alla luce vicende ed episodi circa le singole botteghe orafe, sulle aree di produzione e le diverse committenze: si è così delineata una storia dell’oreficeria siciliana che presenta adesso una caratterizzazione sempre più chiara ed omogenea. È importante ricordare la valenza rivestita dalla pratica della devozione verso i maggiori simulacri di Sicilia nell’ambito della cristianità: i più grandi repertori di gioielli sono sopravvissuti all’interno dei tesori dei santuari dell’Isola come gli ex voto, donati dai fedeli alla Madonna e ai Santi per grazia ricevuta o per richiederne benefici. La loro presenza permette di comprendere come questi gioielli non fossero soltanto ornamenti ma bensì rivestissero un significato apotropaico, simboli di desideri e speranze di ottenere, privandosene, un’intercessione divina seconda l’antica pratica risalente fina dalle origini dell’uomo del “do ut des”. In Sicilia è da notare che la fruibilità effettiva di talune opere non è sempre immediata: spesso gli oggetti d’arte sono custoditi in depositi non accessibili al pubblico o comunque si tratta di strutture non adatte alle nuove normative di sicurezza; i luoghi definiti accessibili risultano, invece, difficili da raggiungere per le deficienze del sistema di trasporto isolani o carenti delle strutture d’accoglienza, d’accessibilità e didattiche.
5
Sicilia Preziosa Parte Prima
CAPITOLO i CENNI STORICI «Il gioiello è spesso un simbolo, un segno distintivo, un mezzo di comunicazione. Tale simbologia è legata talora alla gemma o alle diverse pietre preziose che lo compongono, talaltra alla tipologia in cui rientra e molte volte ad entrambe le cose. Così il gioiello diviene ora emblema di una determinata cerchia di persone, ora amuleto, strumento contro le forze malefiche sia di natura spirituale che fisica»3. Paragrafo 1. Testimonianze e gemme
Antonello Da Messina) o dalle descrizioni
Le maggiori testimonianze relative
presenti in taluni inventari di beni dotali
all’oreficeria appartengono al XVII secolo,
del periodo. In Sicilia circolavano gioielli
tuttavia anche per gli esemplari più
ornati e smaltati, la cui tradizione aveva
antichi – appartenenti ai secolo XV e XVI
radici lontane nel tempo: infatti, si tratta
– non si può prescindere dal raffronto con
della tradizione normanna perdurata nei
la coeva produzione spagnola. Difatti, la
secoli
Spagna, che dominava la Sicilia, era in
incrementare le tecniche e le metodologie.
quel periodo annoverata tra le potenze
Per lo studioso Lanza di Scalea, inoltre, a
europee per cui le tendenze e le mode che
ricordare le forme ed i decori dei preziosi
si diffondevano all’interno della patria
siciliani vi sono anche alcune miniature
madrilena
a
che, seppur non attestano la veridicità
mediterraneo.
della produzione orafa locale, danno
Sull’Isola, i committenti spagnoli e filo-
sicuramente prova della circolazione di
spagnoli sollecitavano gli argentieri e gli
una cultura internazionale. Allo stesso
orafi ad imitare i prodotti spagnoli, se non
modo, in alcune opere pittoriche (si pensi
piuttosto si rivolgevano direttamente ad
al Trionfo della morte presso il Palazzo
artisti iberici.
Scalfani) si rinvengono testimonianze
circolare
presto nel
cominciavano
bacino
Le testimonianze di gioielli datati
che
tuttavia
non
mancò
di
degli stili impiegati nella produzione orafa
XV e XVI secolo di fattura isolana sono
la cui ispirazione
molto rare, ciò nonostante se ne possono
decisamente
desumere le caratteristiche dalle opere
internazionale.
d’arte pittorica (ad esempio quelle di 6
di
o
modelli erano provenienza
Sicilia Preziosa
Emerge frattanto la
salvifico di Cristo. Veniva
(2)
credenza delle virtù delle
attribuito
gemme, assai radicata nel
terapeutico non soltanto a
tempo e già conosciuta tra i
determinate
grandi
personaggi
minerali ma bensì alle
storia:
Plinio,
della
Vitruvio,
forme date
inoltre
pietre
che
con
valore
queste
Federico II, etc. La perla, ad esempio, oltre
venivano
ad essere un dono per le spose, sia
campanellini, sonagli, animali fantastici e
nell’oreficeria sacra che in quella profana,
monili vari. Questi oggetti, la cui origine
aveva un forte significato simbolico di
era
purezza ed era pertanto adoperata come
successivamente si riscontrano anche in
ornamento per la Vergine; il diamante,
ambito religioso. Una grande produzione
pietra angolare, è simbolo di Cristo; il
di tali monili si registra tra il XVI e XVII
corallo, già carico del potere apotropaico,
secolo, allorquando numerose sono le
è simbolo del sangue di Cristo; il rubino,
donazioni fatte dai nobili – persino re e
associato nella cultura pagana al fuoco di
viceré – commissionati ad artigiani locali.
Marte e del Sole, tenendo lontana la
Difatti, già in epoca normanna, la Sicilia e
lussuria, diviene nella cultura cristiana
nella
simbolo della parola di Dio che illumina;
vantava
lo zaffiro è portatore di pace e concordia;
manufatti smaltati e arricchiti da gemme.
lo smeraldo, infine, è considerato il
A consentire la vasta circolazione di
migliore degli amuleti. Noto era, altresì, il
oggetti così preziosi, che soddisfacevano
valore esoterico di altri materiali – come
pertanto le nobildonne siciliane delle varie
ad esempio il cristallo di rocca – i quali
epoche,
hanno poi assunto significati differenti in
legiferazioni dei sovrani in materia.
apertamente
fattispecie una
erano
la
a
e
lavorazione:
pagana
e
la capitale illustre
profana,
Palermo
tradizione
indubbiamente
di
le
ambito religioso: il corallo, da sangue pietrificato
della
medusa
a
sangue
Paragrafo 2. Epoca antica
oggetti eseguiti in tempi remoti i quali
L’estrema rarità dei metalli preziosi ha
venivano fusi per nuove creazioni, e le
comportato nel tempo un riutilizzo degli
poche testimonianze sopravvissute fino a
7
Sicilia Preziosa noi interessano per lo più
all’Età Ellenistica – durante la
(3)
esemplari rinvenuti nei corredi
quale
l’espansione
funebri. È il caso delle opere di
Oriente
favorì
oreficeria
dalla
grandi quantità d’oro e la
dall’Antico
realizzazione di molti e vari
Egitto, la cui arte orafa è
oggetti artistici. Più numerose,
provenienti
Mesopotamia
e
verso
l’arrivo
di
documentata dai reperti provenienti dalle
invece, le testimonianze di oreficeria
necropoli e dalle tombe reali. Diverso il
etrusca, della quale meritano menzione gli
discorso per l’Antica Grecia, per la quale
oggetti realizzati con il metodo della
non
granulazione, e quella romana, soprattutto
ci
sono
pervenuti
moltissimi
esemplari soprattutto per la difficoltà di
di Età Imperiale.
reperire la materia prima – almeno fino
(4)
(5)
con grande maestria e due erano le L’età
greca
ed
tecniche principali: la lavorazione “a
ellenistica,
filigrana” e quella “a granulazione”. Il
nell’ambito dell’oreficeria, sembra aver
ruolo del gioiello assume una valenza
conquistato maggiore raffinatezza nonché
sociale, in quanto rispecchiava lo status.
tecnica; si tratta di manufatti realizzati I Romani non fecero un uso
parte
di
taluni
autori
latini
che
regolare dell’oreficeria, poiché durante
disapprovano il lusso poiché discordante
l’Età Repubblicana alcune norme ne
con l’austerità degli avi.
vietavano l’uso indiscriminato a tutte le
(6)
classi sociali e quindi il suo apporto cominciò più tardi. Successivamente, però, l’inevitabile
diffusione
della
moda
sollecitò delle critiche, nella fattispecie da 8
Sicilia Preziosa (7)
(8)
I gioielli elaborati e vistosi realizzati
orecchini e pendenti ad eroti. Non mancano i
con pietre dure, lisce o incise, con cammei o
monili legati al potere apotropaico come
infine paste vitree montate su alti castoni,
anelli, laminette d’oro sbalzate o castoni
erano
incisi
frequenti
all’interno
delle
classi
che
svolgevano
una
funzione
medio-alte mentre, le classi meno abbienti, si
protettrice sia dagli spiriti che dai vivi. Con
rifugiavano in una produzione più modesta
l’affermarsi
che imitava la produzione costosa ed
vengono
esclusiva.
raffigurazioni
del sempre di
Cristianesimo, più
invece,
privilegiate
immagini
e
le
simboli
Emblema di questo periodo furono gli
appartenenti alla nuova religione: sigilli,
anelli a sigillo, in possesso di quanti
anelli, ninnoli, collane, fibbie, gemme incise,
svolgessero attività pubblico-amministrativa
lamine auree riportano scene evangeliche.
o fossero imperatori. Tra il genere anelli, vi furono
quelli
le
cui
gemme
incise
proponevano vari temi iconografici: divinità pagane e figure mitologiche. Si annovera anche la cosiddetta collana da busto, una lunga catena indossata sul petto e fatta poi ricadere sui fianchi. Inoltre, si riscontrano
(9)
corone e diademi in foglia d’oro, elaborati
Paragrafo 3. L’Epoca medievale e
ordini
Tardo Medioevo
religiosi.
Ciò
nonostante,
il
complesso delle opere preziose ancora
La Sicilia ha subìto perdite ed
conservate dà prova delle scelte della
espoliazioni di notevole entità dei tesori
committenza isolana: essa risulta legata al
appartenuti alle famiglie nobili e agli
capoluogo e alle locali botteghe orafe, tra
9
Sicilia Preziosa l’altro annoverate tra le più prestigiose. A
Costituzioni
Palermo, la toponomastica riporta ancora
Federico II di Svevia apprendiamo che, ad
oggi – serbando memoria dell'importanza
ogni modo, sin dal XIII secolo, operarono a
di esse – i nomi di alcune strade del centro
Trapani orafi e argentieri ma si dovrà
storico, quali Via Dell'Oro, Via degli
aspettare il XV secolo per parlare di una
Argentieri, etc; il quartiere degli orafi era
vera e propria classe di maestranze. Tra le
attestato, infatti, nel Mandamento sud-
conseguenze
orientale dei Quattro Canti, tra le attuali
Federico si riscontra l’influenza, per i
Via Roma e Corso Vittorio Emanuele, verso
maestri orafi isolani, dell’arte appresa
la Marina. Le testimonianze ascrivibili a
dagli ebrei e quindi l’impiego del corallo
questo contesto sono per lo più di epoca
per
medievale; difatti, l’Isola è stata per molti
Inevitabile fu anche l’influenza della
secoli costituita in prevalenza da centri
Scuola Italiana, per cui ben presto gli orafi
feudali
siciliani si avvalsero di un proprio
e
la
congiunzione
tra
la
la
Melfitane
1231
della politica estera
realizzazione
manufatti.
di varia provenienza e le fondazioni
Drepranum Urbs Invictissima, sormontata
monastiche ha determinato la presenza
da una falce e da una corona.
opere
forestiere.
DUI,
di
marchio:
di
scritta
dei
di
circolazione di una aristocrazia guerriera
anche
la
del
ovverosia
Dalle
(10)
Tuttavia, questi artisti rimasero
cittadina per il loro lavoro; tra le richieste
ancora per molto tempo nell’anonimato
vi fu l’esclusiva sulla fusione dei metalli
ma, gelosi della loro arte, pretesero il
preziosi (oro e argento). Ciò permise che
controllo da parte della magistratura
agli artigiani locali venisse autorizzata,
10
Sicilia Preziosa quali tecniche caratteristiche, la fusione e
portò alla formazione delle corporazioni
lavorazione a freddo. La prima prevedeva
di lavoro, tra le quali – nelle città italiane
la realizzazione di un prototipo in legno di
– quella degli artigiani cominciò a
bosso, o in alternativa in cera, che veniva
partecipare attivamente alla vita politica
successivamente rivestito con terra da
(XIII sec.). «Le prime notizie sull’esistenza
fonderia; infine, vi versavano il metallo
di una corporazione di orafi ci vengono
fuso. La seconda prevedeva, invece, la
da Parigi, dove gli statuti del Corpus
modellatura dei lamierini per mezzo di
d’orfèvrerie situato sul grande ponte sulla
stampi
in
Senna risalgono all’anno 1260»4. Tra i
alternativa, venivano adoperate le presse.
committenti tradizionalmente riscontrabili
In entrambi i casi, si ultimava la rifinitura
– principi e Chiesa – si aggiunsero, in
tramite cesellatura, incisioni, zigrinatura,
epoca tardo medievale, anche la borghesia
brunatura, lucidatura, etc servendosi di
(la quale cominciava a divenire sempre
bulini,
più
in
piombo
e
punteruoli
e
martelletti;
resine.
Nella
opulenta),
le
amministrazioni
fattispecie gli artigiani, che dapprima
comunali e le confraternite. La novità
lavoravano
corti,
nell’oreficeria del periodo fu l’impiego del
cominciarono adesso a riversarsi nelle
diamante, mentre – per importanza –
città
assumeva un ruolo da protagonista il
ormai
presso
conventi
sempre
più
e
vocate
al
commercio. Questo cambiamento sociale
rubino seguito dallo zaffiro.
(11)
L’esigenza dei sovrani di battere
religioso, accanto alla cosiddetta “camera
moneta riduceva, però, la possibilità di
del tesoro” (ovverossia l’insieme di oggetti
fare largo uso dei materiali preziosi; ciò
di lusso unici) si diffuse la “stanza
nonostante, e soprattutto in ambito non
dell’argento” la quale conteneva per
11
Sicilia Preziosa l’appunto l’argenteria da tavola. Venne
sociale,
altresì
di
mantenne pressoché invariate le tecniche
quest’epoca, l’appartenenza dell’artigiano
di lavorazione ma cambiò la tipologia
orafo non più alla bassa categoria delle
delle opere commissionate: ci si rivolse
artes meccanicae ma ad una più elevata
all’esecuzione di arredi preziosi in onore
categoria
del Santo Patrono o comunque per
a
creatività
delinearsi,
capace
di
sul
finire
valorizzare
dell’individuo
e
la
quindi
alla
fine
dell’Età
medievale,
impreziosire il culto liturgico.
ammirarne l’artista. La trasformazione
Paragrafo 4. Il Rinascimento
Gli emblemi dell’Epoca rinascimentale sono le coppe
(12)
ed i calici, tra i quali si annovera la coppa nuziale (lavorata come un doppio bicchiere dai bordi raccordati e abbelliti). Inoltre, era in uso – per i nuovi adepti che entravano a fare parte di un ordine religioso o corporazione – regalare boccali d’argento che, per le decorazioni, ricordavano le professioni. La coppa d’argento era anche usata come premio durante le gare di tiro con l’arco; per la lavorazione di questi bicchieri si riscontra un registro assai ricco di immagini e raffigurazioni.
(13)
(14)
12
Sicilia Preziosa Una costante, invece, della produzione orafa siciliana è rappresentata dai calici chiamati “madoniti” dalla studiosa Maria Accascina. Essi risultano particolarmente diffusi tra la (15)
fine del XV secolo e l’inizio del XVI – soprattutto nell’area Occidentale e delle Madonie – e presentano tutti la stessa cifra stilistica: le foglie di cardo. Si tratta di calici con basamento polilobato (o stellato) su cui poggia un alto fregio, raccordato da una struttura nodosa dalla quale si apre la corolla del boccale.
Le foglie di cardo danno prova della grande diffusione di oggetti provenienti dal continente sull’Isola attraverso i traffici commerciali; è un decoro, difatti, riscontrato anche nei modelli barcellonesi e pisani. Su questi calici è frequente riscontrare gli (16)
stemmi delle famiglie committenti; si pensi al calice, di matrice palermitana, conservato presso i Musei Vaticani che reca lo stemma del suo committente, Fra Giovanni Francesco La Motta ambasciatore a Roma del Gran Maestro di Malta e milite in armi nel 1565.
La lista degli esemplari appartenenti al genere “madonita” è davvero lunga. Il cardo spinato simboleggia la passione di Gesù, in particolar modo la corona di spine che gli cinse il capo; difatti, la presenza di tale decoro risulta assai pertinente nei calici considerati per eccellenza i custodi sacri del Sangue di Cristo. Purtroppo molte di queste testimonianze, inseguito allo scioglimento delle corporazioni e degli ordini religiosi, sono andate perdute.
Paragrafo 5. L’Età Moderna Alcuni membri delle maggiori famiglie nobili siciliane (Branciforti, Trabia, Moncada, Galletti, etc), durante il periodo viceregio, rivestivano importanti cariche pubbliche presso la capitale Palermo. Tuttavia, era in auge possedere residenze disseminate un po’ su tutta l’Isola seguendo i confini degli antichi domini feudali. I continui spostamenti avevano anche una 13
Sicilia Preziosa valenza, per così, politica: permettevano a queste nobili famiglie di intessere – tramite momenti mondani, inviti,
(17)
manifestazioni religiose di Paese, etc – nuovi rapporti o mantenerne di vecchi. Erano pertanto costretti ad arredare ed impreziosire le diverse dimore, occupate periodicamente durante l’anno, nonostante la prassi di traslocare di volta in volta con numerosissimi bauli contenenti ninnoli, utensili, effetti personali nonché l’ampia schiera di aiuti e servitori. Per quel che concerne gli oggetti di lusso, «essi si servivano degli stessi argentieri anche nella dotazione di arredi preziosi delle Chiese dei loro Stati e spesso fungevano da tramite per l’affermazione dei centri minori dei loro orafi preferiti»5. In questo periodo, gli aristocratici si rivolgevano principalmente alle maestranze palermitane, moderatamente a quelle messinesi, assai raramente ai centri di Catania e Trapani.
Paragrafo 6. Il Manierismo
europee, con uno stile tutto sommato
Verso la metà del XVI secolo, in
omogeneo per l’influenza esercitata dalla
seguito
dei
Spagna; queste condizioni furono la base
Trent’anni, la Spagna aveva allargato i
affinché emergesse il genio dell’artigiano
propri domini nei territori dell’America.
e
Ebbe così modo di portare nel Vecchio
dell’artista: le difficoltà della lavorazione
Continente grandi quantità di ori, argenti
venivano superate con maggiore facilità
e pietre preziose che avevano fatto della
quanto maggiore era la bravura dell’orafo.
patria madrilena la terra più ricca del
Tuttavia, è complessa l’attribuzione dei
mondo. Le scoperte di questi giacimenti
manufatti agli artisti per la cospicua
nordamericani crearono le condizioni
circolazione di opere, di artigiani, di mode
affinché in Occidente si sviluppasse uno
e di materie.
stile
agli
di
esiti
della
oreficeria
Guerra
esprimersi
alla
“maniera”
ed
Durante il secolo successivo (XVII
inevitabilmente opulento, che prese il
sec.), in Italia, la produzione orafa non
nome – ponendosi anteticamente allo stile
religiosa è alquanto scarsa; infatti, è solo
classico – di Manierismo (stile che tuttavia
attenzionando i tesori delle chiese che si
coinvolse
L’oreficeria
ha testimonianza di oggetti preziosi di uso
divenne il simbolo della cultura delle Corti
profano utilizzati per le messe solenni.
tutte
le
arti).
nuovo
quindi
14
Sicilia Preziosa Anche in Sicilia abbiamo una ricca
di smalti coloratissimi, pietre e cristalli che
produzione di oggetti liturgici quali piatti
donavano alle opere ulteriore lucentezza,
da credenza, acquamanili con bacili, casse
cromie e riflessi incommensurabilmente
per le reliquie dei santi provenienti da
belli.
lasciti e donazioni caratterizzati da un
particolare, la produzione di coperture in
tipico stile locale, espresso in ricche ed
lastre d’argento cesellate e sbalzate, non di
inventive
con
rado arricchite da pietre preziose e
magistrale tecnica. Gli orafi siciliani
dorature, chiamate in gergo “mante”, le
facevano altresì uso – insieme ai metalli
quali rivestivano le immagini sacre.
decorazioni
eseguite
Inoltre,
costituisce
un
genere
preziosi, con i loro innumerevoli effetti –
Paragrafo 7. Il periodo Barocco e Rococò In Italia non vi fu alcun punto di riferimento per quel che concerne l’arte Barocca, a causa della situazione politica contingente (la Nazione era all’epoca formata da una compagine di Stati). Le regioni meridionali, nella fattispecie, erano ancora fortemente influenzate, artisticamente e stilisticamente, dalla produzione spagnola.
Emblema dell’oreficeria siciliana del periodo Barocco è la corona, capace di riassumere tutte le tipologie ed i motivi decorativi dei gioielli smaltati: nastri, ghirlande, fiori, volute e una forte policromia. (18)
L’uso della tecnica della smaltatura si riscontra anche nella gioielleria che presenta principalmente i fiori, ognuno con una specifica valenza: nell’iconografia religiosa il giglio simboleggia la purezza, la rosa la Venere, il tulipano la Grazia santificatrice.
15
Sicilia Preziosa
Tra i maggiori esempi di gioielli modaioli di matrice spagnola troviamo pendenti a tre catene e orecchini lunghi o a girandole; inoltre, si riscontra l’uso frequente della mezza luna d’oro smaltata con perline pendenti. Assai diffusa, poi, la filigrana (XVII secolo) d’oro e d’argento ornata di gemme preziose o elementi smaltati.
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La cosiddetta “moda spagnola” tramontò con
la conclusione della Guerra dei Trent’anni e pertanto, a imporre nuove mode, furono le Nazioni uscite politicamente ed economicamente rafforzate, registrando una maggiore circolazione di opere – nell’arte orafa – di carattere profano. Tuttavia, nei paesi in cui la (20)
connotazione cattolica era ormai radicata – Spagna, Italia, Francia e Germania meridionale – gli oggetti sacri, quali crocifissi, candelabri,
incensieri,
reliquiari
continuarono
ad
essere
commissionati per arricchire le chiese ed i conventi. Inoltre, le dimensioni di tali artefatti, seguendo un po’ quelle che vennero ad affermarsi quali linee guida dello stile Barocco, accrebbero notevolmente.
Per
quanto
riguarda,
invece,
la
crescita
dell’oreficeria non religiosa l’emblema di questo periodo fu l’argenteria da tavola riccamente lavorata e decorata. Purtroppo abbiamo pochi riscontri poiché, quando le casse dello Stato erano vuote, l’oreficeria profana – che a differenza di quella sacra non veniva custodita e preservata all’interno delle “camere del tesoro” – veniva fusa per fornire la materia prima destinata alla monetazione. Le decorazioni riportavano i temi ornamentali di matrice umanistica: floreale-naturalistica, mitologia ed allegoria finanche scene bibliche. Nel più vasto scenario europeo emerse il fenomeno, non registrato in Italia e nella fattispecie in Sicilia, del passaggio dall’oreficeria
preziosa
del
pezzo
unico
di
lusso
all’introduzione dell’oreficeria d’insieme e non più di esposizione. Due elementi decorativi sembrano così prevalere: il tulipano e le foglie d’acanto.
16
(21)
Sicilia Preziosa
(22)
(23)
Man mano cominciò a riscontrarsi l’impiego di decorazioni sempre più leggere ed eleganti, che non di rado riuscivano ad intrecciarsi con linee e curve fino all'esasperazione ed esagerazione del linguaggio artistico. È così che ebbe inizio un nuovo periodo dell’oreficeria: il Rococò, il cui nome deriva dal motivo prediletto del momento ovvero la conchiglia. Questi aspetti culminarono nel XVIII secolo e si diffusero in tutta Europa. A sostituire quella che precedentemente era l’influenza spagnola, troviamo adesso quella francese; dopo Parigi, Augusta fu il maggiore centro per la lavorazione dell’argento e contava (nel 1740) ben 275 orafi. In questo periodo i gioielli assunsero forme più leggere nelle quali la montatura, quasi esclusivamente in argento, era praticamente invisibile per la abbondante presenza di gemme; tra esse, il diamante faceva da protagonista considerati i recenti ritrovamenti dei giacimenti brasiliani.
Paragrafo 8. L’Età dei Lumi L’arte
orafa
siciliana,
erano, in quel periodo, le città di Trapani, nel
Palermo, Messina, Catania e Siracusa.
Settecento, fu un po’ tardiva poiché
Per questo periodo si riscontra un
riflesso di quella napoletana e influenzata
gran novero di nomi di artisti attivi
da quella spagnola. Ciò nonostante, si
sull’Isola. I ritrovamenti di argenterie nel
annovera
maestranze
messinese ci fanno conoscere Sebastiano e
altamente qualificate e dotate di raro
Filippo Juvara, Giuseppe d’Angelo, i
virtuosismo; in pieno fervore artistico
Donia, i Martinez; ancora messinesi, ma
un
fiorire
di
che operarono perlopiù a Siracusa, furono
17
Sicilia Preziosa poi Francesco Tuccio e Giuseppe Aricò,
‘700 circa, si superarono le forme dei
Gianneri, i Chindemi e Decio Furnò. Nel
gioielli rococò volgendosi verso forme più
periodo dell’Illuminismo, alla fine del
semplici e sobrie.
Paragrafo 9. Il XIX secolo della
alcun istinto creativo né dell’artigiano né
Rivoluzione Francese, anche gli aspetti
dell’artista, riproponendosi con i modelli
concernenti l’oreficeria subirono una
storici; «l’ornamento – greco-romano,
notevole trasformazione e persero il
neo-romanico,
carattere
rinascimentale o neo-barocco – era
In
seguito
di
l’affermazione
all’avvento
esclusività. del
Difatti,
neo-
di
ricavato da stili precedenti: è quindi
uguaglianza investì finanche gli oggetti
pesante, esteriore»7. Inoltre, la lavorazione
preziosi che furono adesso alla portata di
dei metalli preziosi iniziò ad essere
tutti, annullando l’appartenenza cetuale;
statalizzata, imponendo delle norme circa
«[…] andò così incontro ad una vasta
la purezza dei metalli nobili contenuta
secolarizzazione,
un
nelle leghe (l’argento, ad esempio, venne
decadimento del suo uso cerimoniale e
segnato a 800/1000) ed avviando la
pubblico»6. Veniva ad affermarsi una
cosiddetta
tendenza già riscontrata precedentemente,
scenario
cioè il tramonto della forza collettiva che
Napoleoniche, ad imporsi fu la moda ed il
aveva spinto sino a quel momento le
modello
maestranze
emblema di quella che venne chiamata la
cioè
artigianali
principio
neo-gotico,
si
e
ebbe
gli
orafi.
L’oreficeria sembra quindi non esprimere
“moda
libera europeo,
con
dell’oreficeria
dell’Impero”
(24)
18
concorrenza.
fu
le
Nello Guerre
francese il
ed
cammeo.
Sicilia Preziosa
(25)
In seguito al ritorno dei Borboni, la
sollecitarono
capricciosamente
severità del modello imperiale venne man
degli
mano
con
particolarmente in auge come gioiello,
della
dopo che il gioielliere parigino Oskar
Restaurazione, dall’indubbio fascino ma
Massin ebbe rinnovato negli anni sessanta
pur tuttavia dallo scarso valore materiale.
le monture illusion, l’incastonatura non
Emerse, di pari passo, un crescente
appariscente à jour del XVIII secolo,
interesse ai modelli medievali; fonte di
servendosi di un nuovo metallo, il
ispirazione furono anche le decorazioni
platino8».
abbandonata
l’oreficeria
del
e
sostituita
periodo
artisti.
«Il
diamante
l’estro tornò
arabesche, mediorientali e rococò che Nonostante la diffusa affermazione
macchine, capaci di porre in essere dei
di prodotti industriali, conseguenza della
laboratori di tipo artigianale. Quelli che
Rivoluzione Industriale, non mancò di
ormai venivano a delinearsi come circoli
riscontrare
l’indicazione
“lavorato
a
di artisti, tendevano a raggiungere una
mano” soprattutto nei manufatti preziosi;
nuova
vennero così fondate alcune società che,
un’espressione semplice ed essenziale, che
escludendo assolutamente l’apporto delle
prese pertanto il nome di “stilizzazione”.
19
forma,
caratterizzata
da
Sicilia Preziosa
Paragrafo 10. Dopo l’Unità d’Italia Negli biennio 1866-‘67 furono emanate le cosiddette Leggi Siccardi (dal nome del parlamentare che le aveva promosse al Parlamento Sabaudo prima dell'Unità), cioè le Leggi di soppressione degli Ordini religiosi e indistintamente applicate in tutto il Regno. Esse erano state precedute nel XVIII secolo da quelle rivolte all’Ordine dei Gesuiti e, in epoca napoleonica, all'area lombarda nel primo Ottocento. Le Leggi Siccardi si prefiggevano la confisca, a favore dello Stato postunitario, degli enti pubblici ad esso correlati e di tutti i beni ecclesiastici appartenuti alle Corporazioni Religiose Soppresse. Inoltre, esse sono importanti poiché, al Demanio, non furono acquisiti solamente i beni immobili quali chiese e fabbricati conventuali ma anche i beni mobili di proprietà delle chiese confiscate: arredi sacri, libri antichi e manoscritti, tele, dipinti e gioielli. I verbali di presa in carico e gli inventari registrano una sorta di dispersione di tali beni che portò, da una parte, il loro mancato ritrovamento e, dall’altro, la loro immediata conservazione. Difatti, sorsero in tutta Italia Biblioteche Civiche Comunali, Pinacoteche, Musei Civici Comunali e Musei Diocesani che spesso riuscirono a riprendere parte del materiale trafugato. Il periodo, così complesso e travagliato politicamente, non maturò lo sviluppo di nuove tecniche e nuovi linguaggi nel settore dell'oreficeria ma si ebbero in egual modo delle significative crescite a livello artistico e culturale.
Paragrafo 11. Il XX secolo: l’Art Déco e Art Nouveau In
seguito
anche
industriale e si inserì all’interno del più
l’oreficeria siciliana subì una battuta
vasto contesto europeo. «L’oreficeria in
d’arresto. Sull’Isola vi erano presenti
particolare vive una profonda crisi che
artigiani, orafi e argentieri dalle grandi
investe non solo gli stilemi, codici
abilità ma tuttavia non esprimevano più
linguistici e tecniche di produzione ma
una realtà corale. Va rilevato, ad ogni
anche referenti di natura sociale e
modo, che la suddetta crisi artigianale
simbolica9».
venne
all’Unità
causata
d’Italia,
dalla
rivoluzione
20
Sicilia Preziosa Insomma, questa affascinante fetta
verosimilmente, alla formazione di una
una società in cambiamento, indirizzata
l’incastonatore di pietre dure e preziose e
alla
–
non più soltanto orefice. In Sicilia,
Tale
ciononostante, fino alla metà degli anni
nel
’30 del Novecento, gli artigiani orafi, pur
inevitabilmente cambiamento
alla –
trova
si
quale piega.
espressione
il
ovverosia
nuova
modernità
figura:
joailler,
di produzione diviene rappresentativa di
gioiello déco il quale accende l’attenzione
adeguandosi
alle
nuove
tecniche
e
per il gusto, il linguaggio, l’aggiornamento
tecnologie, riuscirono a mantenere alto il
figurativo: il gioiello diviene oggetto di
livello della produzione. È così che
lusso, unico, irripetibile. Si assistette,
l’oreficeria ricevette nuova vita.
(26)
L’art déco, nella gioielleria, ebbe molto successo anche grazie ad alcune innovazioni in merito; in primo luogo, l'interesse produttivo fu rivolto a materiali pregiati e rari, impiegati alternativamente a nuovi materiali similpreziosi, capaci di simularne altri; in secolo luogo, da protagonista fecero le pietre preziose incastonate sul supporto metallico, tali da rendere il gioiello una vera e propria opera architettonica (il supporto era reso totalmente invisibile, poiché le pietre erano montate senza lasciare spazi vuoti, dotando i
bijoux di straordinari giochi di luce); infine, si affermano le tinte vivide ed i giochi cromatici (il nero dell’onice, il rosso del corallo, il verde della malachite, l’arancio dell’ambra, le varietà della giada, etc).
21
Sicilia Preziosa I
gioielli
di
questo
periodo
difatti, associate alle forme caratterizzanti
sembrarono essere la riproduzione, in
i soggetti di questi accessori, vi sono delle
chiave moderna, di stili del passato:
forme geometriche quali cerchi, quadrati,
classico, barocco, imperiale e arte africana
triangoli,
in genere. Si riscontrano, inoltre, elementi
ricorrenti erano poi: ventagli, la palmetta,
tipici delle avanguardie del tempo quali il
le volute a ricciolo, le fontane, le piramidi,
cubismo, il futurismo, il suprematismo;
gli uccelli ed animali feroci.
(27)
A
proposito
delle
pietre
linee
preziose
dato dalle innovazioni e sperimentazioni dei tagli; nel 1906, con l’ausilio di nuove macchine Luis Cartier ottenne il taglio di
Assieme
sicuramente
il
brillante
maggiore
economica,
ebbe
ritrovamento
di
seguito
notevoli
al
giacimenti
africani (1870); il secondo legato alle nuove atmosfere create dall’avvento della corrente
elettrica
concorrente
che
aveva,
nella creazione
di
come luce
artificiale, per l’appunto il brillante.
22
a
Cartier,
difatti,
Maubousin, Chaumet, Van Cleef & Arpels.
successo
in
Soggetti
i
furono i francesi: Boucheron, Fouquet,
probabilmente per due motivi: l’uno di natura
zag.
maggiori innovatori della gioielleria déco
brillante a 36 facce. Tra le innumerevoli adoperate,
zig
(28)
incastonate, il loro grande successo fu
gemme
a
(29)
Sicilia Preziosa (30)
Tutta la produzione déco italiana ebbe, invece, una comparsa di breve periodo, anche in riferimento alla produzione orafa, nonostante la presenza sempre più preponderante in occasione delle Esposizioni di Arti decorative e industriali; anche in presenza di un giudizio negativo da parte della critica, nel 1923 alla
biennale di Monza, l’oreficeria e la gioielleria ottenne una sala propria. Nel più ampio contesto internazionale e nazionale, gli artisti siciliani non furono in vista. La sezione oreficeria alla Esposizione di Monza, nel 1930, venne trasferita alla Biennale di Venezia. Emerge, tra l’altro, la presenza degli artisti siciliani non tanto con i gioielli quanto piuttosto con oggetti in argento. In Sicilia, anche in seguito alla parentesi della Prima Guerra Mondiale, le officine orafe lavorarono assiduamente proponendo tuttavia modelli settecenteschi o riproducendo disegni provenienti dai cataloghi di vendita che rispondevano ad un target più economico e popolare. È indubbio che, durante gli anni ’20, la città di Palermo fosse la maggiore produttrice di prodotti di oreficeria; a darne conferma troviamo l’elenco per provincie dei marchi di identificazione (era stata, infatti, applicata la Legge del 5 Febbraio 1934 che disciplinava i titoli e i marchi dei metalli preziosi):
48 per Palermo;
8 per Catania;
6 per Messina;
3 per Siracusa;
2 per Trapani;
1 per Agrigento;
11 per Ragusa. Per quanto tali numeri portino a pensare un intensa attività, lo scenario nazionale – nella fattispecie Lombardia e Piemonte – registrò numeri ben più alti: 275 per Milano, 175 per Alessandria e 101 Napoli.
(31)
23
Sicilia Preziosa Emblema della produzione orafa di questo periodo è sicuramente la spilla; «non esiste a Palermo famiglia borghese o aristocratica che non possegga ancor’oggi un gioiello di questo periodo: spille, anelli, orecchini, sono quelli che si trovano più facilmente, bracciali e collane spesso invece sono stati smontati per dividere le pietre 10
tra
gli
eredi»
. Le piccole dimensioni, la forma
allungata, le pietre incastonate (spesso si tratta di smeraldi, acqua marina, ametista o zaffiro) sono caratteristiche peculiari. L’appartenenza
all’arte
déco
è
(32)
e assumendo forme più arrotondate e arabescate.
riscontrabile, inoltre, nella composizione simmetrica,
nella
cesellatura,
nella
incastonatura delle pietre in fila. Agli inizi degli anni ’30, però, le spille cominciano ad acquisire maggiori volumi, sia per le dimensioni della stessa che per quelle delle pietre, perdendo gli effetti cromatici
(33)
L’eredità di questi nuovi impulsi dell’oreficeria evidenziarono non tanto la preziosità quanto le caratteristiche intrinseche e decorative. Oltre alla costante presenza di pietre preziose, smalti, oro e argento, apparvero altri materiali tra i quali il rame e l’acciaio. L’art nouveau – che, ricordiamo, si contrappose all’art déco (definita “arte di lusso” ed avulsa da ogni motivazione d’ordine sociale, arte decorativa fine a se stessa) cercò di raggiungere ogni strato della società ed azzerare la dicotomia tra “arti minori e maggiori – può essere ricordata come l’ultimo stile, in Europa, capace di svilupparsi e promuovere proprie creazioni ornamentali. L’avvento della prima Guerra Mondiale, ponendo l’accento sulla razionalità e l’’utilitarismo, portò a voltare pagina su
24
Sicilia Preziosa molteplici fronti; l’artigianato del dopoguerra abbandona quanto nei secoli si era tramandato, visto e apprezzato.
(34)
25
Sicilia Preziosa Capitolo II Le tecniche di lavorazione dei metalli pregiati «… Si può dire che la tecnica dell’arte orafa e argentaria è oggi quella già nota nel mondo ellenico e romano. Immutati sono rimasti anche gli arnesi e gli attrezzi. Quando sono sopravvenuti i macchinari moderni e le macchine utensili, il livello artistico è rapidamente scaduto»11.
Paragrafo 1. L’oreficeria L’oreficeria
è
l’arte
generazione, soprattutto della
periodo
in
cui
durante
il
auge
le
l’opportunità
di
erano
in
lavorazione dell’oro e di altri metalli
corporazioni;
preziosi, come l’argento e il platino, per
frequentare assiduamente una bottega
ottenere oggetti artistici. L’arte orafa è
orafa dava la possibilità di accostarsi a tale
strettamente
correlata
difatti,
arte in maniera diretta e
con la gioielleria, i cui
sotto
manufatti
dell’esperienza
metalli
utilizzano preziosi
i
come
la
supervisione dei
maestri. In seguito alla
leganti per la produzione
soppressione
di gioielli con gemme. Le tecniche di lavorazione sembrano essere rimaste immutate nel tempo; infatti, si ottengono i monili eseguendo le stesse
(35)
delle
antiche corporazioni e
maestranze, la prassi dell’apprendistato cambiò definitivamente volto. Gli artefatti, dopo la fusione, se non
tecniche di fusione e di lavorazione a
ripassati
cesello, a stampo, a sbalzo e filigrana come
superficie opaca e con imperfezioni (bolle
avveniva già anticamente.
d’aria, granuli, etc); gli antichi maestri
o
bruniti,
presentano
una
Tre sono le caratteristiche che
non avrebbero mai lasciato l’oggetto in
assurgono i metalli preziosi a materiali
questo stato, senza procedere con la
lavorabili per la produzione di artefatti:
lucidatura, brunitura o cesellatura; invece,
inalterabilità, duttilità, malleabilità.
i moderni orafi usano tali imperfezioni
Il tramandato
mestiere di
dell’orafo generazione
si
è in
26
quale linguaggio artistico.
Sicilia Preziosa Paragrafo 2. La lavorazione dell’oro La tradizione orafa siciliana vanta un lontano e nobile passato. Come è noto, l’oro allo stato pure è soffice e pertanto ha bisogno di essere unito ad un altro metallo per procedere con la sua lavorazione;
(36)
sulla base delle sostanze legate – rame, argento, nichel – l’oro può assumere diverse colorazioni: più gialla, più rossa, più
bianca.
La
prima
fase
della
lavorazione è quindi la fusione; tra i procedimenti più antichi si riscontra l’uso degli ossi di seppia (se ne ha notizia già nel 1472), che permettono – pressando su una metà dell’osso la sagoma realizzata con altro materiale – di ottenere la forma desiderata che verrà poi perfezionata a
Si procede poi alla fusione del metallo, durante la quale l’osso di seppia viene posto accanto al fuoco affinché eventuali residui di umidità si asciughino e che altrimenti provocherebbero la comparsa di bollicine sul manufatto. Inoltre, accidentali errori di cottura causerebbero
una
certa
porosità,
inficiando la resistenza dell’oggetto.
mano.
(37)
(38)
Si tenga conto che la procedura appena
descritta
applicata
Quando l’oggetto è composto da più parti,
dall’artista per realizzare un prodotto di
queste vanno saldate; se le dimensioni
tipo artigianale, e quindi unico. Per
sono maneggevoli si procede con un
rispondere,
di
cannello tradizionale alimentato a gas la
mercato si sceglie un procedimento che
cui pressione viene regolata a fiato. Dopo
prevede l’uso di modelli di gomma sciolta
la saldatura è doveroso il controllo del
(per sagomare i pezzi) e iniettatori; è
pezzo affinché non vi siano imperfezioni.
invece,
viene
prevista, inoltre, una seconda cottura.
alle
esigenze
27
Sicilia Preziosa Si
passa
poi
allo
sbiancamento,
immergendo l’oggetto in un liquido disossidante,
oggi
già
pronto
commercio. Prima della fase finale, si opera il lavaggio dell’oggetto.
in
(39)
(40)
Paragrafo 3. La lavorazione dell’argento Il ritrovamento dei giacimenti di argento, già da tempi antichissimi, si lega ad un vasto universo mentale in cui tali materie
preziose
caricavano
laiche;
di
carattere
simbolico, legato al mondo religioso. Tuttavia, soggiacciono le stesse
di
tecniche di realizzazione per tutti i
significati altri, quali dono attivo della
manufatti d’argento, le quali risalgono
Madre Terra, e non di rado religiosi.
anche ad alcuni millenni a.C. e vengono
Inevitabilmente, anche i criteri valutativi
ancor’oggi
dei
cambiamenti;
manufatti
si
committenze
argentei
venivano
a
impiegate
suddividersi in due ordini principali: di
riguardano
carattere
elettrica
artistico,
proveniente
dalle
per
le
senza
uniche
l’ausilio talune
grossi
innovazioni
della
corrente
procedure
lavorazione.
È raro trovare in natura l’argento allo stato puro, laddove però ciò avvenga, esso
proviene
da
due
tipologie
di
giacimenti: minerali d’argento (argirosi) o minerali argentiferi (galena). L’argento, allo stato puro – così come avviene per l’oro – è troppo tenero 28
(41)
di
Sicilia Preziosa per essere lavorato direttamente; viene,
lavorazione destinate alla rifinitura e
pertanto, unito in leghe ad altri metalli. Le
impreziosimento
principali tecniche di lavorazione, basate
tuttavia prescindono dalle due tecniche
sulle caratteristiche intrinseche dei metalli
primarie.
in genere, sono: 
la martellatura, piegamento
e tensione del metallo; 
la fusione, il passaggio dallo
stato liquido e poi – dopo il raffreddamento – nuovamente allo stato solido, assumendo frattanto la forma data dallo stampo. Va ricordato, infine, che esistono e vengono applicate ulteriori tecniche di
(43)
29
(42)
del
manufatto
che
Sicilia Preziosa Capitolo III Un simbolo di sicilianità: il corallo «Sin dai tempi più remoti un alone d’ambiguità s’è accompagnato all’idea e alle fortune del corallo. […] la fiducia, ancora oggi vivente, che possedesse virtù terapeutiche e scaramantiche. […] Fantasie che però servirono a impreziosire la storia del bizzarro fiore di roccia e dovettero suggerirne lo sfruttamento a scopo apotropaico, fino a quando non si preferì manipolarne le forme spontanee con trapani, lime, bulini, scalpelli, e usarlo quale materiale prima di elaborate sculture e oreficerie. Così il corallo, mentre continuava a fornire semplice collane alle fanciulle del popolo, entrò con pieno diritto nel dominio della più sofisticata arte. Restandovi fino all’odierna decadenza dovuta a fattori molteplici, non ultimo dei quali il subentrare dell’oro come elemento di prestigio nella gerarchia degli addobbi e delle rarità artificiose. […] Ebbene, di questo universo, così come si propose sulle sponde della Sicilia occidentale nella sua duplice secolare congiunzione mercantile e creativa, la capitale fu Trapani»12.
(44)
30
Sicilia Preziosa Paragrafo 1. La storia Si perde nei tempi l’alone di
dell’Oriente – a vedere con ostilità la
mistero che avvolge il corallo; sino al XVI
scoperta fatta dal giovane medico francese
secolo la scienza ufficiale lo decretava
Jean-André Peyssonel (XVIII secolo) della
quale pianta marina, simile a tante altre
natura animale del corallo. «Per più di
per la natura sinuosa dei rami, capace di
dieci secoli il corallo fu panacea in tutti i
indurirsi una volta colto e portato in
mali e sinonimo ricchezza: fu impiegato
superficie. Inoltre, il colore rosso portava
come bene apotropaico (solo che si
ad attribuire all’origine del corallo un
detenesse anche grezzo), in medicina,
valore
pertanto
nell’edilizia, nell’oreficeria e nell’arte (sia
prezioso anche più dell’oro, per il potere
per ricavarne oggetti sacri che per
apotropaico attribuitogli. Difatti, un livello
trasformarlo in simboli scaramantici o
culturale medio assai basso, portò le
fallici)13».
mitologico:
diveniva
popolazioni – tanto dell’Occidente quanto Sin dal XVI secolo, in Occidente la lavorazione del corallo è associata alle comunità
ebraiche
provenivano
le
dalle
quali
realizzazioni
più
prestigiose; a Trapani, già nel ‘400, a occuparsi dei coralli fu la numerosa
(45)
comunità ebraica che ivi risiedeva e la quale possedeva 90% dei corallari. «La Si dovrà attendere l’Età dei Lumi per
fatica improba dei corallini, la pirateria, le
trovare un punto di equilibrio tra le
pestilenze, le vessazioni fiscali non hanno
tradizioni popolari e i risultati scientifici
soppiantato un’attività che ha arricchito
sul corallo, il quale venne accreditato alla
mercanti, rimpinguato le casse dissestate
stregua
di
dei
di
contribuito a creare una classe di artisti-
accompagnare i bambini con piccoli
artigiani che tentarono (a Genova, ma
monili di corallo, per proteggerli, è
soprattutto
continuata
l’ordine
di
materiale.
qualsivoglia Tuttavia,
tipologia l’usanza
praticamente
senza
interruzioni sino all’inizi del secolo ‘900.
regnanti,
a
stimolato
Trapani) sociale
i
di
traffici,
sovvertire attraverso
l’organizzazione di moti popolari per una
31
Sicilia Preziosa (46)
gestione più allargata e meno oligarchica del potere»14. Attorno al corallo è sempre
circolata
molta
ricchezza e opulenza, ciò nonostante i pescatori e gli artigiani del corallo – che non fossero ebrei – erano per lo più persone indigenti: erano per tanto disposti a trasferirsi altrove per migliorare le proprie condizioni di vita. Difatti, nella storia della lavorazione del corallo si sono verificati numerosi esodi di corallari; l’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato Trapani, Torre del Greco e Sciacca alla fine del XIX secolo. Il grande successo del corallo non è esclusivamente legato al potere apotropaico ma per l’utilizzo, in campo artistico, in tutto il contesto Mediterraneo. L’ingresso del corallo nel mondo dell’arte ha
(47)
consentito che questo venisse elevato «al rango di materia nobile, 15
alla
stregua
dell’oro
e
dell’argento»
. L’intuizione di adoperare tale materiale è tutta
trapanese, ove la genialità degli artisti locali diede loro l’opportunità di attrarre inizialmente l’attenzione via via di tutto il mondo, per più di tre secoli (dal XVI al XVIII secolo). Le creazioni giunsero gradualmente ai regnanti, ai papi, ai principi ed ai mecenati. Ad arricchirsi con il commercio del corallo (a partire dal XV secolo sino al XVIII inoltrato), a Trapani, furono banchieri, mercanti, notai e armatori rivolgendosi soprattutto al mercato del nord Africa e del Medio Oriente; inoltre, (48)
i trapanesi si ingegnarono per trovare altre capaci di stimolare ulteriormente il commercio. Il primato di Trapani, tra le città del corallo, si deve non tanto per le lavorazioni di rosari e collane ma per il Privilegio accordato ai maestri corallari per essere unici nella lavorazione dei rami; la città riceveva così il titolo
32
Sicilia Preziosa “Città dei Coralli”. È assai probabile che i corallari avessero affinato la propria dimestichezza all’incisione poiché provenienti dalla lavorazione del marmo o piuttosto dal legno; pertanto, e soprattutto in un primo momento, i pezzi avevano dimensioni modeste e la fattura era grossolana e non molto accurata. «Considerato che non c’è testimonianza storicodocumentale, né è stata individuata una vasta gamma di sicura scuola trapanese, c’è da desumere che questa prospera arte fosse dedita a scolpire e incidere esclusivamente pezzi di dimensioni ridotte»16.
(49)
33
Sicilia Preziosa Paragrafo 2. La lavorazione
praticava un taglio sul pezzo e poi – per
Durante il periodo medievale la
mezzo di una tenaglia – si faceva leva e si
lavorazione del corallo – dunque la
staccava. La pietra molara, inoltre, si
trasformazione da materiale grezzo a
adoperava per arrotondare ad esempio i
prodotto
probabilmente
grani dei rosari o delle collane. Tra gli
incrementata dall’esigenza di allargare i
utensili impiegati, si annovera anche un
mercati, nella fattispecie quello orientale
fusellino manuale adoperato per forare o
ed
una
per incidere il corallo; un’innovazione
classificazione dei pezzi di corallo veniva
molto particolare, grazie ad Antonio
fatta già a monte dai commercianti e per
Ciminello, fu il bulino che venne assunto
consistenza del pezzo grezzo si intendeva
come spartiacque nella lavorazione, per le
il ramo ripulito dal rivestimento del tipico
possibilità offerte dal suo impiego di
colore arancione tramite la pietra molara.
affinare la lavorazione. Troviamo, inoltre e
finito
arabo.
In
–
fu
tale
scenario,
(51)
(50)
Per la lavorazione si cercava di lasciare
soprattutto alle origini della lavorazione,
quasi immutata la forma naturale dei rami
attrezzi presi in prestito dagli argentieri,
di corallo e, servendosi di una lima, gli
dagli intagliatori di legno o dagli incisori
artigiani procedevano al taglio dei piccoli
orafi. Per quanto riguarda, invece, la fase
rametti che venivano poi adoperati nelle
finale
cosiddette filze (rosari, collane, bracciali);
adoperava la sabbia di Tripoli per mezzo
tuttavia, per adempiere a commissioni più
di una ruota di palissandro o con verghe
particolareggiate
artigiani
di piombo. Non di rado i corallari, per
procedevano anche al taglio dei rami più
dotare i pezzi di maggiore prestigio,
grossi del corallo tramite la spada ovvero
ricorrevano anche alla sfaccettatura.
gli
una grossa lama tagliente con la quale si
34
della
lucidatura,
per
essa
si
Sicilia Preziosa Paragrafo 3. Gioia dei ricchi, dolore del mare La posizione strategica di Trapani,
strascico dei cosiddetti ingigni, ovvero le
ad un passo dalla costa spagnola, e l’essere
croci con le reti utilizzate per strappare il
città a forte connotazione peschereccia ne
corallo
ha fatto la naturale patria del corallo.
depauperarono.
dal
fondo
–
Da
in
breve
si
un’abbondante
circolazione del prodotto, quindi, si passò presto al suo uso razionalizzato. Stessa sorte, toccò poi all’Isola Ferdinandea (al largo di Sciacca) ove la scoperta di un importante banco di corallo bianco venne subito saccheggiato, con la immediata
(52)
conseguenza dell’abbassamento dei prezzi.
La raccolta di quest’ultima si combinava
Tutto ciò, coincise nel XIX secolo con il
con il periodo della pesca del tonno,
progressivo annichilimento dell’arte dei
poiché
stessa
corallari e al contemporaneo affermarsi
manodopera; se dapprima la raccolta
dello stile Liberty mediterraneo. Venne
avveniva celatamente, ben presto l’ormai
così sancito il passaggio di testimone,
affermatasi corporazione dei corallari
come capitale del corallo, da Trapani a
prese visibilità durante la processione del
Torre del Greco (NA). Ivi il prezzo del
Venerdì Santo in città.
prodotto
era
impiegata
la
è
stato
mantenuto
alto,
L’imbarcazione tipica usata veniva
ostacolando la rinascita di tale mestiere
chiamata corallina, ed il suo comandante
nuovamente in Sicilia. Tuttavia, alcuni
era solito vendere il frutto della pesca al
tentativi sono stati intrapresi affinché le
mastro corallaro il quale – dopo averlo
tecniche, gli strumenti, le fogge fossero
lavorato – lo rivendeva agli zafaranari che
riprese e riportate allo splendore ancora
si preoccupano quindi di smercialo.
goduto sino all’avvento del Secondo
I
fondali
del
mare
siciliano,
Conflitto mondiale.
rigogliosi di tale materiale, a causa delle tecniche di estrazione – nella fattispecie lo
35
(53)
Sicilia Preziosa (54)
36
Sicilia Preziosa Parte seconda
Capitolo i Catania Paragrafo 1. Il museo Diocesano
argentei
Il Museo Diocesano di Catania è collocato, adiacente alla Cattedrale, nell’antico
dei
Seminario
Chierici
e
custodisce tutto l’arredo mobile storico della Cattedrale e della sede vescovile; entrando dalla Porta Uzeda, l’edificio è situato sulla sinistra. In seguito ad un accurato
restauro,
il
Museo
venne
inaugurato il 1° Febbraio del 2001 ed ospita un ricco iter sviluppato in 9 sale distribuite su tre piani; fanno mostra di sé oreficerie, arredi liturgici dal XVII al XIX secolo, paramenti sacri del XVII e del XVIII secolo, una pinacoteca e la Cappella del Palazzo Vescovile. Grazie alla sua recente realizzazione, il Museo segue le norme della moderna museologia: le luce soffuse degli ambienti, la funzionalità del
design delle teche, l’accesso ai disabili ed un comodo ascensore, la Sala conferenze, il book shop, spazi per gli allestimenti temporanei ed un elegante caffetteria. Inoltre, è stata posta la giusta attenzione alla conservazione e tutela dei beni i quali, suddivisi per categorie, esigono differenti condizioni di luce e temperatura. Nella IV sala sono collocati gli arredi impiegati durante la celebrazione del culto di Sant’Agata, come i paliotti 37
settecenteschi,
il
tronetto
eucaristico con l’Eterno, la porta lignea intagliata del responsorio delle Reliquie della Santa datata XVII secolo e la teca con alcuni gioielli ex-voto provenienti dal celeberrimo Busto Reliquiario della Santa Patrona. Nella IX sala, invece, al piano terra, è conservato il Fercolo d’argento di Sant’Agata che custodisce le reliquie della Santa della città durante la festività del 5 Febbraio. Per quanto riguarda il Busto della Santa, la sua realizzazione è attribuita all’orafo senese Giovanni Di Bartolo attivo nella seconda metà del XIV secolo e che, orbitando negli ambienti ecclesiastici, offrì i suoi servigi ai papi Urbano V e Gregorio XI. Le innovazioni stilistiche del Di Bartolo, che lo distaccano dalla scuola senese e che testimoniano le influenze nordiche, constano nell’uso di smalti policromi adoperati sia per dare una resa realistica – come nel caso dell’incarnato della Santa –, sia per decorare il manufatto – come nel caso dei dieci medaglioni raffiguranti le fasi storiche del reliquiario presenti sul basamento del Busto –. Quest’ultimo, finemente cesellato
Sicilia Preziosa e sbalzato, non si può cogliere nelle sue
pietre preziose, gioielli e ori offerti, nel
originarie
lungo corso dei secoli, dai fedeli.
fattezze
poichĂŠ
oggi
è
interamente ricoperto da una coltre di
(55)
38
Sicilia Preziosa Paragrafo 2. Museo della
inaugurato nell’Aprile del 2003
Basilica di San Sebastiano di
e l’inventariazione svolta ne ha
Acireale
permesso la sistemazione nei
La Basilica Collegiata di San
Sebastiano
straordinario Barocco
è
uno
esempio
siciliano,
locali; infatti, grandi teche in
di
nonché
vetro e metallo accolgono il ricco patrimonio composto da
(56)
paramenti sacri ascrivibili al
emblema della religiosità del popolo
acese
a
suoi
Santi
periodo XVII-XX secolo, quadri, patroni
statue lignee e un’importante sezione di
Sebastiano e Venera. Il Santo, come accade
gioielleria. La caratteristica di questa
spesso, ha raccolto un estimabile tesoro
sezione è la sistemazione dei monili
offerto dai fedeli e custodito nel Museo
preziosi su fasce di velluto, ben 10, esposte
della Basilica collocato all’interno della
in processione durante la Festa del Santo.
sacrestia della stessa. Il Museo è stato
Nel Luglio del 2007, alle fasce con i gioielli, sono stati aggiunti altri 25 pezzi inediti della Croce Pettorale di San Sebastiano. (57)
CAPITOLO II CALTANISSETTA Paragrafo 1. Il Museo Diocesano
composto inizialmente da un’unica sala,
Il Museo Diocesano di Caltanissetta
occupò successivamente parte del piano
è stato riaperto nel 2003, dopo un lungo
terra del Palazzo Vescovile: lungo un
periodo di buio, grazie al progetto voluto
corridoio si aprono 6 ampie stanze, una
dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali
delle quali è affrescata in stile Liberty.
della provincia. Esso venne fondato per
Essendo un Museo diocesano, al
volontà del vescovo Alfredo Garsia e dal
suo interno sono stati convogliati beni la
monsignor Giovanni Speciale nel 1987;
cui provenienza è assai diversificata:
39
Sicilia Preziosa soppressione di ordini religiosi, esigenze conservative,
lasciti
e
donazioni.
(58)
L’inventariazione dei beni del Museo ha permesso
l’ordinamento
dell’intero
complesso secondo una precisa cronologia ed risultata cospicua la presenza di oggetti datati dal XVI al XIX secolo di fattura siciliana. Inoltre, seguendo la prassi dettata
dalla
moderna
scienza
museografica, l’iter – con apertura alla pittura locale dal XVI al XVIII secolo – procede con sezioni tematiche. Una di queste sezioni mostra una preziosa quanto numerosa raccolta di argenti
liturgici
e
paramenti
sacri.
Emblematica la coppia di Reliquiari dei
Santi Pietro e Paolo realizzati nel 1598 da Nibilio Gagini, adoperando la tecnica a cesello con parti fuse lavorate a sbalzo, quale espressione del passaggio artistico dal
Gotico
al
Rinascimento.
Non
indifferente è la presenza degli artefatti orafi del periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo di manifattura palermitana e
messinese: calici, ostensori, pissidi, navette, turiboli, croci reliquiarie.
CAPITOLO III MESSINA Paragrafo 1. Il Museo dell’Opera del Duomo Il Museo, inaugurato nel 2000 in
datate tra il XII e il XX secolo – tra le quali
occasione del Giubileo, accoglie opere
lo stesso arredo liturgico della Cattedrale –
40
Sicilia Preziosa e ascrivibili alle maestranze di
Siracusa nonché protomartire.
orafi e argentieri messinesi
La studiosa Accasciana lo ha
testimoniando il culto alla
definito «sintesi perfetta fra
Madonna
motivi
della
Lettera,
islamici,
bizantini,
Patrona della città. Il Museo,
romanici»17.
dopo un travagliato excursus
argento dorato, è coniforme
storico, oggi apre al pubblico
(struttura assai insolita per un
con
reliquario
le
innovazioni
recentissime
del
Braccio,
in
genere),
ambito
cesellato e lavorato a sbalzo il
museologico; oltre agli accessi
quale termina con una mano
per
in
disabili,
in
Il
le
guide
posa
benedicente
(alla
multilingue, la presenza di
maniera greca). Tra i decori si
teche capaci di concretizzare i
riscontra un giglio stilizzato –
dettami della salvaguardia e
(59)
tutela dei beni, stando al suo interno sembra di ritrovarsi
simbolo di purezza, innocenza, verginità ovvero degli attributi usuali
per
un
Santo
–
sotto un cielo stellato grazie ai giochi di
racchiuso in un rombo, creatosi dal
luci del soffitto. Gli ambienti constano di 4
reticolo che ricopre l’intera superficie del
sale, all’interno delle quali si snoda il
cono; a suddividere la decorazione, è posta
percorso espositivo raccoglie più di 400
una lunga iscrizione – a lettere uncinate –
pezzi. Il corpus del tesoro del Duomo di
che esplica il nome del donatore e la
Messina, dall’importante interesse storico
motivazione della donazione. L’offerente
e artistico, è strettamente collegato al suo
fu un personaggio illustre e influente
territorio; difatti, oltre a rappresentare per
dell’Isola alla fine del XII secolo, un certo
la maggior parte il vero e proprio arredo
Riccardo Palmer inglese e orbitante alla
della Basilica, si è andato arricchendo nei
corte di Giglielmo II che ricoprì dapprima
secoli in seguito alle donazioni e lasciti
la carica di vescovo presso Siracusa e
effettuati dai personaggi illustri della città.
successivamente fu arcivescovo presso la
È un emblema del Museo il Braccio di San Marziano, primo vescovo della città di
41
Diocesi di Messina.
Sicilia Preziosa bronzo dorato con sfera e raggi in argento, presentano l’uno l’immagine di Cristo
risorto
(adornato
anche
da
smeraldi) e l’altro i simboli dei Quattro Evangelisti.
(62)
(60)
(61)
Altro oggetto significativo è la Croce in lamina d’argento, istoriata e raffigurante Gesù Crocifisso sul recto, mentre sul verso vi è la figura della Vergine
orante.
particolarissimo
Quale
artista
esemplare
è
del stato
individuato Perrone Malamorte ovvero orefice stimato da Federico II. Tra
le
numerosissime
opere,
cospicuo è il numero dei calici e degli ostensori; tra questi ultimi, degni di nota sono i due realizzati dal maestro Gaetano Martinez
(1742-1750).
Entrambi
in
42
Sicilia Preziosa Paragrafo 2. Il Museo Archeologico di Taormina
siracusano Paolo Orsi. I reperti, per le loro fattezze, offrono l’idea dell’opulenza della
Il Museo, finalmente inaugurato
città a quei tempi. Significativi sono, ad
nel 2001, ha sfruttato la trecentesca Badia
esempio, il ciondolo di età imperiale di
Vecchia di Taormina, adagiata sulle
perle intrecciate in fili d’oro raccordati da
originarie mura medievali della città, sui
una perla pendente dalle dimensioni
pendii del Monte Etna e quindi con un
maggiori o ancora l’anello d’oro – datato
panorama mozzafiato sulla baia di Naxos,
nella prima età imperiale – impreziosito
quale propria sede.
da un’incastonatura piatta in smeraldo ed,
La sezione dedicata all’oreficeria di epoca
antica
–
ellenistica,
romana,
bizantina – deve sicuramente la propria esistenza
all’apporto
infine, il magnifico orecchino a navicella intarsiato e abbellito dal perle e pietre policrome del X-XI secolo.
dell’archeologo
(63)
(64)
(65)
43
Sicilia Preziosa CAPITOLO IV TRAPANI Paragrafo
1.
Il
Tesoro
della
Madonna presso il Museo Pepoli
inviandogli una lettera con la quale esprimeva il desiderio di un museo
Il Museo è collocato di fronte al
municipale capace di ospitare opere d’arte
giardino pubblico e il suo ingresso è posto
affinché – ceduti per legge al Comune – il
sul
Santuario
loro valore artistico non venisse disperso.
dell’Annunziata, dal quale si accede ad un
Chiese altresì che venissero rispettate
cortile scoperto; ivi troneggia un notevole
alcune clausole; tra queste, l’uso esclusivo
portale
cinquecentesco,
dei locali alla destinazione museale e la
decorato a festoni, che immette nel
restituzione dei beni al proprietario
chiostro rinascimentale composto da 80
laddove il Museo fosse stato accorpato ad
colonne di stile dorico a sostegno del
altri istituti.
lato
sinistro
marmoreo
del
piano soprastante e delle logge. Sulla parte
Il sindaco di Trapani del periodo
destra del chiostro è presente un’ampia
rispose, nello stesso anno (1875) con il
porta, per la quale si accede alla parte
consenso alla realizzazione del progetto,
coperta del Museo e dunque ai piani
esprimendolo durante la prima riunione
superiori.
del
Entrando nel Museo Pepoli si è
Consiglio
esso ospita circa 400 oggetti d’oro e d’argento, pregevoli manufatti artigianali in corallo, avorio, tela e colla, maioliche, argenterie, tessuti ricamati, nonché una collezione
numismatica.
La
straordinarietà del Museo è data, inoltre, dalla presenza di testimonianze capaci di ricoprire
un
lunghissimo
arco
cronologico: dal Medioevo ai giorni nostri. Il Museo Pepoli fu costruito nel 1906 e patrocinato dal conte Agostino Sieri Pepoli. Il fondatore parlò del proprio progetto con il Sindaco già nel 1875, 44
In
verità
passarono ben trent’un anni prima che il
accolti dal bagliore delle pietre preziose;
notevole
comunale.
(66)
Sicilia Preziosa sogno del Conte venisse
costituiva un importante
coronato.
snodo
Difatti, soltanto nel 1906
il
comunale
Il
rapporto tra committenti,
Consiglio autorizzò
commerciale.
destinatari e orafi nonché
il
le vicende economiche e
Conte ad occupare alcuni
sociali
dei locali dell’ex convento
grazie ai precisi elenchi
carmelitano
compilati
della
appaiono dai
certe Padri
Annunziata e a dar vita – a
Carmelitani in seguito alle
proprie spese – al Museo.
acquisizioni da parte della
Con un Regio Decreto si diede
il
chiesa. Quando l’ordine
(67)
riconoscimento
venne soppresso (1866), i
giuridico al Museo e, con un successivo
beni passarono al Museo Pepoli per
Regio Decreto, la sua gestione passò allo
godere di una pubblica fruizione. Difatti,
Stato.
un
nucleo
museale
è
composto
La forte devozione alla Madonna,
esclusivamente da tali artefatti. Emblema è
mista a folklore, ha permesso a Trapani
la cosiddetta pietra stregonia, dal potere
una
apotropaico, ovverosia il corallo inciso
importante
circolazione
di
maestranze e artefatti. L’inventariazione
con
le
sembianze
della
madonna,
dei beni ha consentito finalmente una
incastonata in un medaglione d’oro
ricostruzione lungo i secoli dell’oreficeria
lavorato con smalti del diametro di 50
siciliana grazie al pioneristico lavoro della
mm attribuito ad un orafo trapanese della
studiosa Maria Accascina. Emerge, così,
prima metà del XVII secolo e donata da
l’impronta lasciata dalla nobiltà e ricca
Donna Angiola moglie del Baronello della
aristocrazia locale che era divenuta
Mocarta nel 1647.
sempre più opulenta poiché la città
«La visibile ricchezza dei monili superstiti e l’esuberante discussione di quelli perduti, pure ricordati dagli inventari, consente certamente di evidenziare l’alta qualità della produzione orafa siciliana, cui non è estraneo per altro il genio di una terra da un lato piena di contrasti e dall’altro di insospettate risorse»19.
45
Sicilia Preziosa CAPITOLO V PALERMO Paragrafo
1.
Il
Museo
della
Emblema della raccolta dei preziosi
Cattedrale
è sicuramente la Corona di Costanza
La cattedrale palermitana, essendo
d’Aragona, esemplare più antico. Si tratta
stata più volte rimaneggiata nel corso dei
di una calotta emisferica, tipologia assai
secoli (XIV, XV e XVI), risulta essere un
diffusa
indiscutibile
chiamata
esempio
del
cosiddetto
tra
gli
imperatori
anche
bizantini,
“Kamelaukion”;
la
eclettismo artistico; venne fondata, alla
struttura è costituita da un tessuto
fine
dall’arcivescovo
ricoperto da perline che si alternano a
Gualtiero. Nell’attigua cappella di Santa
lastre d’oro quadrilobate ornate da smalti
del
XII
secolo,
Rosalia, patrona di Palermo, è
e castoni centrali di grosse
custodito
gemme colorate cucite. Una
il
tesoro
della
Cattedrale di Palermo, nonché
raffinata
uno
divide, poi, in quattro spicchi
dei
più
importanti
filigrana
patrimoni ecclesiastici della
la
Sicilia.
verisimiglianza al broccato.
Esso
raccoglie
ed
espone ori, argenti, gioielli, paramenti fortemente
sacri legati
Inferiormente
tutti ai
calotta,
aurea
(68)
noti
personaggi storici dell’Isola,
conferendole alla
calotta,
cadono due elaborati e ricchi pendagli distanziati da tre catenelle ornate da smalti,
dal periodo normanno sino al XX secolo.
granulazioni ed elementi geometrici.
L’allestimento del tesoro fu inizialmente
Inoltre, solo di recente, è possibile
strutturato in un'unica sala, e solo
ammirare 18 pezzi inediti ascrivibili
recentemente
degli
all’oreficeria siciliana dalla fine del XVIII
ambienti ne ha migliorato la fruizione
al XX secolo: catene ingemmate, orecchini,
delle stesse sale e delle opere.
anelli vescovili, spille, etc.
la
restaurazione
Paragrafo 2. Himera: il caso della Phiale Aurea di Caltavuturo
golfo – quello tra i promontori di Cefalù e di Termini Imerese – e in prossimità della
Himera fu una colonia greca
foce dell’omonimo fiume che costituisce
fondata nel 648 a.C., ed occupa una
un’importante arteria di collegamento
posizione centrale in mezzo ad un ampio
verso la Sicilia centrale. Il rapido sviluppo
46
Sicilia Preziosa edilizio e demografico della città è
Esse erano, difatti, dislocate lungo i
documentato
impianti
principali percorsi d’uscita della città: a
urbanistici realizzati a partire dalla prima
sud, ad est, ad ovest. E’ comunque nel
metà
1963 che venne condotto uno scavo
del
dai VI
sec.
grandi a.C.
e
la
sua
organizzazione planimetrica è tra le più
sistematico,
interessanti del mondo coloniale greco;
Archeologia dell’Università di Palermo.
tuttavia poco sappiamo sulla prima fase di
Scavi
vita, compresa tra la metà del VII e gli
necropoli, risalenti al VI-V secolo a.C.,
inizi del VI sec. a.C.. Himera fu identificata
dalle quali stanno affiorando resti umani
nel XVI secolo ma soltanto tra il 1926 e il
in grande quantità ed un enorme corredo
1930
funerario costituito da lucerne, crateri e
vennero
avviate,
dalla
Soprintendenza Archeologica di Palermo,
recenti
grazie
all’Istituto
hanno
interessato
di le
ceramiche di varia fattura.
le prime serie indagini sulle necropoli. (70)
(69)
Su progetto di Franco Minissi, nel
siti ricadenti nel territorio della polis. Lo
1984 venne poi inaugurato il Museo
spazio espositivo è articolato su più livelli
Archeologico Antiquarium. Dopo essere
collegati da rampe; la visita si sviluppa
rimasto
la
lungo un itinerario che ripercorre le
ristrutturazione, è stato definitivamente
principali dinamiche storiche e culturali
riaperto al pubblico nel 2001. Vi sono
della colonia greca e del suo territorio sino
conservati
al periodo medievale.
chiuso
i
alcuni
reperti
anni
più
per
significativi
rinvenuti dagli scavi di Himera e di altri
47
Sicilia Preziosa
Tra i numerosi reperti custoditi
ancor’oggi l’Italia. Appena rinvenuta, nel
presso l’Antiquarium, ve sono alcuni
1980, durante alcuni lavori per la linea
provenienti dal Monte Riparato il quale
elettrica a Caltavuturo, la Phiale venne
appartiene al territorio del Comune di
acquistata da un collezionista catanese
Caltavuturo. Ivi venne rinvenuta anche la
che in seguito la rivendette. Poco più di un
Phiale Aurea, dando avvio ad una lunga
decennio dopo, la Phiale lasciò l’Isola in
controversia che ha interessato la città di
maniera clandestina per raggiungere la
Caltavuturo la quale – per godere di un
Svizzera; infine, venne rivenduta ad un
esemplare a cui dà i nativi e che consolida
miliardario newyorkese. Le indagini della
l’importanza storica del proprio sito
Procura di Termini Imerese, districando la
archeologico – non ha accettato di buon
matassa del diritto internazionale in
grado la decisione della Soprintendenza di
materia di esportazione di opere d’arte,
destinare il prestigioso pezzo antico al
nel 1995 chiese la restituzione della
Museo di Himera. Inoltre, la scoperta della
Phiale alle competenti autorità giudiziarie
Phiale è stata protagonista finanche di una
americane. Queste ultime, dopo aver
difficile inchiesta giudiziaria circa il
riconosciuto gli illeciti doganali, nel ’99
recupero del patrimonio storico- artistico
consegnano il reperto allo Stato Italiano.
che illegalmente ha lasciato e lascia
(71)
48
Sicilia Preziosa Si
tratta
mesomphalos,
di
una
dal
latino
phiale
materia prima: si crea così una cifra
“patera
decorativa armonica che vieppiù esibisce
umbilicata”, piatto votivo dalla forma ben
un’abile
documentata nel mondo greco e realizzata
un’iscrizione alta circa 1 cm, in caratteri
con diversi materiali (ceramica e metalli).
greci, databili tra fine del IV e l’inizio del
La sua finzione era legata essenzialmente
III secolo a.C.. Escludendone il bordo, la
alle libagioni ed alle celebrazioni di riti
vasca è interamente decorata con le
religiosi per le offerte alle divinità,
tecniche
giustificando
cesellatura
phialai.
la
preziosità
Inoltre,
si
di
taluni
manualità.
a
sbalzo, ottenute
Si
riscontra
punzonatura per
mezzo
e di
riscontrano
microbulini dalla punta assai fine. La
frequentemente i motivi delle ghiande (già
decorazione risulta così a rilievo sul lato
dalla fine del VI secolo a.C. a Cipro), le
esterno del piatto, formando quattro fasce
palmette, le api, i fiori di loto, i viticci
concentriche.
(quest’ultimi
nelle
riscontrate, la Phiale Aurea “siciliana”
produzioni di Età ellenistica). Nella Phiale
vanta molte sorelle; tra queste la Phiale
Aurea di Caltavuturo, gli elementi citati
rinvenuta in Tracia ne dopoguerra e
sono combinati e intessuti in una elegante
conservata oggi presso il Metropolitan
trama capace di esaltare la preziosità della
Museum di New York.
diffusi
soprattutto
Per
le
decorazioni
Paragrafo 3. La Sfera d’Oro dei Padri Filippini all’Olivella presso il Palazzo Abatellis La Sfera d’oro è un magnifico
nobildonna, rimasta vedova ed in seguito
ostensorio che, quasi giunti al termine del
alla precoce scomparsa del figlioletto, si
nostro excursus, dà un’ulteriore prova del
ammalò e decise pertanto di ritirarsi in
rapporto tra nobiltà, opulenze, religione e
clausura. La scelta fatta portò alla
oreficeria. In oro e argento, smalti e
donazione di tutti i suoi beni, tra i quali i
unicum
preziosi. Questi ultimi – argenterie e
dell’oreficeria palermitana della prima
gioielli – per opera dell’orafo Leonardo
metà del XVII secolo. La sua realizzazione
Montalbano, vennero fusi e riutilizzati,
si deve alla donazione di Donna Anna
assieme alla pietre preziose, per la
Graffeo moglie del Conte Majno, milanesi
realizzazione della Sfera d’oro donata alla
e trasferitisi in Sicilia al seguito del viceré
Chiesa dei Padri Filippini all’Olivella.
diamanti,
Emanuele
rappresenta
Filiberto
di
un
Savoia.
La
49
Sicilia Preziosa sperimentato per la prima volta – la tecnica della saldatura laser. Questa tecnica ha permessa, cosa tra l’altro complessa
durante
i
restauri,
la
ricostruzione archetipa del pezzo senza interventi ipotetici. A fianco dell’Opificio, il Palazzo Abatellis, che ospita la Galleria Regionale, ha dato un grande contributo ed oggi custodisce l’ostensorio. Il Palazzo Abatellis, chiamato anche Palazzo Patella, è collocato al centro di Palermo ed è già esso stesso un importante esemplare di architettura gotico-catalana (fine del XV secolo). Residenza di Francesco Abatellis, divenne poi – per volontà testamentarie – un monastero per sole donne. Per le
(72)
esigenze religiose, il Palazzo andò man Purtroppo, due secoli dopo, essa fu
oggetto dello scempio di ladri che, per poterne
ricavare
maggiori
utili,
la
danneggiarono frantumandola in più di 300
pezzi.
rinvenuta
Fortunatamente e,
grazie
è
stata
all’apporto
dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stata ricostruita. Consci delle difficoltà oggettive delle fasi di lavoro, i restauratori dell’Opificio
hanno
adoperato
–
e
mano dotandosi di opere d’arte, la qual cosa
ha
agevolato
in
seguito
l’ordinamento del percorso espositivo della
Galleria.
Ha
ricevuto
alcuni
interventi restauro che ne hanno concesso la riapertura al pubblico nel Novembre del 2009, mostrando nuove ali museali ed una terrazza sul tetto. Come citato prima la Sfera d’oro è in mostra a conclusione del percorso, all’interno della Sala Verde.
Paragrafo 4. Il Museo Diocesano di Monreale Il Museo Diocesano di Monreale, inaugurato nell’Aprile del 2011, è un museo di arte cristiana che espone opere da fruire nonché testimonia la storia e la simbologia della devozione del popolo monrealese. Ospitato nel Palazzo di Arcivescovile ed è distribuito su
50
Sicilia Preziosa tre livelli: a piano terra, è posto un lungo ingresso che conduce alla Sala di San Placido che si apre sul chiostro; al primo piano, vi sono due sale che accolgono le opere più antiche della Diocesi; al secondo piano, in due grandi sale comunicanti, l’allestimento museale – esponendo parati e suppellettili commissionati dagli Arcivescovi – testimoniano la storia della Diocesi. Il
percorso
è
organizzato
seguendo
una
progressione cronologica, dando prova – per la scelta dei manufatti dall’importante interesse artistico, assai vari e con una particolare attenzione alle opere d’arte
(73)
cristiana – del passaggio da un collezionismo privato che, attraverso la donazione, viene fruito pubblicamente. Il Museo si è prestato, inoltre, come sede idonea ad ospitare importanti mostre, tra cui
“Sicilia Ritrovata” – dal 7 Giugno al 7 Settembre 2012 – durante la quale la Sala San Placido contenuto un cospicuo tesoro proveniente dai Musei Vaticani ma che vanta la manifattura orafa siciliana, nella fattispecie palermitana. Emblematici pezzi in mostra sono il Pastorale argenteo lavorato a sbalzo e cesello, datato XVIII secolo, con sofisticati rami ornamentali che seguono la voluta o ancora il Reliquiario ad ostensorio raggiato in bronzo dorato e argento (1696) anch’esso riccamente lavorato. Parte integrante dell’itinerario è la Cappella del Crocifisso, commissionata dall’Arcivescovo Giovanni Roano, spagnolo d’origine, posto alla guida dalla Diocesi dal
1673
al
intraprendente;
1703.
Fu
pertanto
uomo si
fece
assai
dotto
ed
committente
di
numerose opere d’arte per arricchire la sua sede. Non mancò, così, la realizzazione di preziose suppellettili liturgiche e paramenti sacri; capolavori dell’arte orafa siciliana sono il pastorale, l’ostensorio e la palmatoria in filograna d’argento e pietre policrome.
(74)
51
Sicilia Preziosa Note al testo 1
M. C. Di Natale (a cura di), Splendori di Sicilia, arti decorative dal Rinascimento al Barocco,
Charta Editori, Milano, 2001, p. 23. 2
M. Accascina, L'oreficeria italiana, in Novissima Enciclopedia Illustrata, Firenze, 1934; M.
Accascina, Oreficeria di Sicilia dal XII al XIX secolo, Edizioni Flaccovio, Palermo, 1976. 3
V. Abbate (a cura di), Wunderkammer siciliana alle origini del museo perduto, Electa
Editore, Napoli, 2001, p. 67. 4
E. Steingraber, Oreficeria dal Rinascimento al Liberty, Fabbri Editori, Milano, 1996, p. 7.
5
C. Guastella, Orafi e argentieri nella Sicilia feudale, in Kalòs, Anno VIII n° 2 Marzo-Aprile,
Edizioni Ariete, 1996, p. 24. 6
E. Steingraber, Oreficeria dal Rinascimento al Liberty, Fabbri Editori, Milano, 1996, p. 121.
7
Ivi.
8
Cit. E. Steingraber, Oreficeria dal Rinascimento al Liberty, p. 136.
9
A. Cottone, L’art déco e il disegno, in Nuove Effemeridi, Anno III n. 31, 1995, p. 42.
10 11
Cit. A. Cottone, L’art déco e il disegno, p. 48. A. Lipinsky, Oreficeria e argenteria in Europa dal XVI al XIX secolo, DeAgostini, Novara,
1963, p. 23. 12
E. Tartamella, Corallo, Storia e arte dal XV al XIX secolo, Maronda Editrice, 1986, pp. 7-8.
13
Ibidem, p. 14.
14
Ibidem, p. 18.
15
Ibidem, p. 117.
18
Ibidem, p. 124.
17
C. Ciolino, Tesori del Duomo di Messina, in Kalòs, Anno 6 n° 3/4, Maggio-Agosto, Edizioni
Ariete, 1994, p. 29. 20
M. C. Di Natale, Il tesoro nascosto della Madonna di Trapani, in Kalòs, Anno 8 n° 1,
Gennaio-Febbraio, Edizioni Ariete, 1996, p. 16.
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Sicilia Preziosa Note alle immagini
Foto 1, Copertina, Pepita d’oro, provenienza Internet.
Foto 2, Insieme di gemme e pietre preziose, provenienza Internet.
Foto 3, Placca d’oro di epoca romana, provenienza Internet.
Foto 4, Monete d’oro di epoca antica, provenienza Internet.
Foto 5, Monete d’argento di epoca antica, provenienza Internet.
Foto 6, Anello a sigillo di epoca romana, provenienza Internet.
Foto 7, Orecchino in oro e pietre dure di epoca romana, provenienza Internet.
Foto 8, Bracciale in oro e pietre dure di epoca romana, provenienza Internet.
Foto 9, Anello in oro e pietra dura di epoca romana, provenienza Internet.
Foto 10, Stampa antica sulla lavorazione dei metalli preziosi, provenienza Internet.
Foto 11, Stampa antica sulla lavorazione dei metalli preziosi parte II, provenienza Internet.
Foto 12, Calice in oro di epoca rinascimentale, provenienza Internet.
Foto 13, Calice in argento di epoca rinascimentale, provenienza Internet.
Foto 14, Coppa in oro di epoca rinascimentale, provenienza Internet.
Foto 15, Calice “madonita”, provenienza Internet.
Foto 16, Calice “madonita”, provenienza Internet.
Foto 17, Dama del ‘600 con gioielli alla “moda spagnoleggiante”, provenienza Internet.
Foto 18, Corona Barocca, provenienza Internet.
Foto 19, Ciondolo in oro e smalti di epoca barocca, provenienza Internet.
Foto 20, Ciondolo in oro e smalti con perle pendenti di epoca barocca, provenienza Internet.
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Sicilia Preziosa
Foto 21, Coppia di caraffe in argento lavorato a sbalzo di epoca barocca, provenienza Internet.
Foto 22, Collana in oro con “pietra stregonia” e ambra pendente di epoca barocca, provenienza Internet.
Foto 23, Medaglione in oro con gemme preziose e smalti in stile Rococò, provenienza Internet.
Foto 24, Cammeo del XIX secolo, provenienza Internet.
Foto 25, Cammeo del XIX secolo, provenienza Internet.
Foto 26, Sacchetto con diamanti, provenienza Internet.
Foto 27, Orecchini in oro e pietre preziose (diamanti e smeraldi) in stile Decò, provenienza Internet.
Foto 28, Pendente a ramo in oro e pietre preziose (rubini e diamanti) in stile Decò, provenienza Internet.
Foto 29, Ciondolo a croce in oro e pietre preziose (zaffiri, rubini, diamanti) e perle pendenti in stile Decò, provenienza Internet.
Foto 30, Spilla in oro e smalti in stile Nouveau, provenienza Internet.
Foto 31, Spilla in oro e smalti con pietre preziose (smeraldi, diamanti) e perle pendenti in stile Nouveau, provenienza Internet.
Foto 32, Particolare di spilla in oro e pietre preziose in stile Decò, provenienza Internet.
Foto 33, Spilla in oro e pietre preziose (diamanti e smeraldi) in stile Decò, provenienza Internet.
Foto 34, Spilla in oro e smalti e pietre preziose in stile Nouveau, provenienza Internet.
Foto 35, Mucchietti di minerali, provenienza Internet.
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Sicilia Preziosa
Foto 36, Lingotti d’oro, provenienza Internet.
Foto 37, Fase di lavorazione dell’oro, provenienza Internet.
Foto 38, Fase di lavorazione dell’oro parte II, provenienza Internet.
Foto 39, Fase di lavorazione dell’oro parte III, provenienza Internet.
Foto 40, Fase di lavorazione dell’oro parte IV, provenienza Internet.
Foro 41, Lingotti d’argento, provenienza Internet.
Foto 42, Fase di lavorazione dell’argento, provenienza Internet.
Foto 43, Pezzo in argento lavorato a sbalzo, provenienza Internet.
Foto 44, Ramo di corallo, provenienza Internet.
Foto 45, Amuleto dal valore apotropaico in corallo, provenienza Internet.
Foto 46, Scrigno in oro e corallo, provenienza Internet.
Foto 47, Calice in argento e corallo, provenienza Internet.
Foto 48, Presepe in materiali pregiati e corallo, provenienza Internet.
Foto 49, Pendente con “pietra stregonia” in corallo, provenienza Internet.
Foto 50, Fase di lavorazione del corallo con microbulini, provenienza Internet.
Foto 51, Fase di lavorazione del corallo, provenienza Internet.
Foto 52, Barriera corallina mediterranea, provenienza Internet.
Foto 53, Filze di corallo, provenienza Internet.
Foto 54, Stampa ottocentesca dell’incisore Bova circa la pesca del corallo in Sicilia, provenienza T. Augello, La Sicilia nelle incisioni del Bova.
Foto 55, Busto reliquiario di Sant’Agata in Catania, provenienza Internet.
Foto 56, Tesoro su velluto rosso di San Sebastiano in Acireale, provenienza Internet.
Foto 57, Tesoro su velluto rosso di San Sebastiano in Acireale parte II, provenienza Internet.
Foto 58, Reliquiario di San Pietro e Paolo in Caltanissetta, provenienza Kalòs.
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Sicilia Preziosa
Foto 59, Reliquiario di San Marziano in Messina, provenienza Kalòs.
Foto 60, Croce argentea verso in Messina, provenienza Kalòs.
Foto 61, Croce argentea recto in Messina, provenienza Kalòs.
Foto 62, Ostensorio a reliquiario in Messina, provenienza Kalòs.
Foto 63, Ciondolo in oro e perle di epoca antica in Taormina, provenienza Kalòs.
Foto 64, Orecchino a navicella in oro e pietre preziose in Taormina, provenienza Kalòs.
Foto 65, Anello in oro con pietra dura in Taormina, provenienza Kalòs.
Foto 66, Reliquiario a pendente in oro e smalti con pietre preziose in Trapani, provenienza Kalòs.
Foto 67, Pendente con “pietra stregonia” in corallo in Trapani, provenienza Kalòs.
Foto 68, Corona di Costanza d’Aragona in Palermo, provenienza Internet.
Foto 69, Particolare della Phiale Aurea presso Himera, provenienza Kalòs.
Foto 70, Particolare della Phiale Aurea presso Himera parte II, provenienza Kalòs.
Foto 71, Phiale Aurea di Caltavuturo presso Himera, provenienza Kalòs.
Foto 72, Sfera d’oro dei Padri Filippini all’Olivella in Palermo, provenienza Kalòs.
Foto 73, Pastorale argenteo in Monreale, provenienza Kalòs.
Foto 74, Ostensorio a reliquiario raggiato in Monreale, provenienza Kalòs.
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Sicilia Preziosa
BIBLIOGRAFIA Volumi
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http://www.it.wikipedia.org http://www.guidasicilia.it http://www.museodiocesanomonreale.it http//:www.regione.sicilia.it http//:www.SalvalarteSicilia.it http//:www.unipa.it
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