Liturgia delle Ore della Chiesa di Padova

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LITURGIA DELLE ORE DELLA CHIESA DI PADOVA

APPENDICE DI AGGIORNAMENTO

2020


CALENDARIO Aprile 27 Beata Elisabetta Vendramini vergine e fondatrice Memoria facoltativa

Maggio 30 Beato Carlo Liviero vescovo Memoria facoltativa

Giugno 26 Beato Andrea Giacinto Longhin vescovo Memoria facoltativa

Agosto 13 Beato Marco d’Aviano sacerdote Memoria facoltativa

Novembre 27 Beata Gaetana Sterni* religiosa e fondatrice Memoria facoltativa

Dicembre 2 Beata Liduina Meneguzzi vergine Memoria facoltativa *La memoria della beata Gaetana Sterni è fissata al 26 novembre. Nel nostro calendario proprio, però, in tale data si celebra, per antichissima tradizione, la memoria obbligatoria del vescovo e martire san Bellino. La memoria della beata Gaetana viene perciò spostata al successivo giorno 27.


27 aprile 27 aprile BEATA ELISABETTA VENDRAMINI VERGINE E FONDATRICE Memoria facoltativa

Nata a Bassano del Grappa (provincia di Vicenza) il 9 aprile 1790 da genitori benestanti, Elisabetta Vendramini esercitò la sua opera caritativa ed educativa dapprima nella città natale e poi a Padova, dove trascorse tutta la vita impegnata a servire Cristo crocifisso nei poveri e nei bisognosi. Intervenne con sollecitudine dovunque c’erano miserie da sollevare. Per rendere più esteso e incisivo il servizio di carità verso gli emarginati e gli ultimi, nel 1828 fondò la Congregazione delle Suore Terziarie Francescane Elisabettine, ora diffuse in molte parti del mondo: viva testimonianza del suo carisma e della forza irradiante della santità. Morì a Padova il 2 aprile 1860. È stata beatificata dal papa Giovanni Paolo II, il 4 novembre 1990, a duecento anni dalla sua nascita. Dal Comune delle vergini, con salmodia del giorno del salterio.

Ufficio delle letture SECONDA LETTURA Dal Diario spirituale di Elisabetta Vendramini (vol II,32-34 passim, Positio, 1170.1175) Gesù, verbo umanato, modello di accesa carità

Che dolce occupazione fu per me riflettere sulla sapienza di Dio tutta intenta nell’istituire il Santissimo Sacramento! Provai ardenti brame di amore e il mio corpo ne sentiva tutti


gli effetti. Vidi molto bene che l’amore di qualità non ha libertà alcuna. È poverissimo, faticoso, infermo; ma gode in ciò di grande signoria e grande bene. Gesù, Dio umanato, io ti chiedo un amore di tale tempra che cibo, sonno, salute, vita, piaceri, pene, morti, tutto mi sia dato dall’Amore; anzi l’Amore stesso mi sia cibo, sonno, vita, piacere, morte vitale e vita che mi sia morte. O fuoco, se mi possedessi! Sia il nostro Dio benedetto! Io non posso chiedere né volere che Amore del più ardente e operante. Fu poi elevato il mio spirito a contemplarlo come Dio, come Creatore di ogni cosa, e come Redentore delle sue creature perdute dalla colpa. Qui lo vidi nostro mezzo e nostro fine beatissimo. Egli mi scoperse generosamente l’amore che ci porta, e mi porta in particolare, e il motivo ben chiaro di tale amore. Poi mi mostrò che, come un membro del corpo spasimerebbe indicibilmente se fosse slogato, così soffrono le anime disperate nell’inferno per la viva tortura di essere separate dal loro Dio. Che beati istanti passai in tali viste di Dio Creatore, Redentore e Fine mio! Egli mi lega in mille modi. Amore, sì Amore mi possieda, mi faccia operare, mi getti come vento per il mondo tutto: anime portargli io bramo. Ardiamo, e molto, di tale amore per accendere anche l’inferno se possibile fosse. RESPONSORIO ℟. O Dio, in te è la fonte di bellezza, grazia, consolazione. * Fuori di te non c’è alcun bene. V. A te sospiro, te invoco con tutte le mie forze. ℟. Fuori di te non c’è alcun bene.


ORAZIONE O Dio d’infinita misericordia, che nella beata Elisabetta hai mirabilmente congiunto la carità instancabile verso i poveri con l’intima unione a Cristo, concedi anche a noi di servire in ogni fratello il Figlio tuo senza mai separarci dal suo amore. Egli è Dio.


30 maggio 30 maggio BEATO CARLO LIVIERO VESCOVO Memoria facoltativa

Nato a Vicenza il 29 maggio 1866 e trasferitosi quasi subito con la famiglia a Monselice (Padova), Carlo Liviero manifestò fin de bambino viva intelligenza e sincera pietà. Di famiglia povera, riuscì a frequentare il Seminario vescovile di Padova con grandi sacrifici, perfino elemosinando durante le vacanze estive. Venne ordinato sacerdote il 30 novembre 1888. Distintosi subito per profonda spiritualità, zelo pastorale, doti oratorie non comuni e carità fattiva verso i poveri, già nel 1890 divenne arciprete di Gallio (Vicenza) e, dopo 10 anni, di Agna (Padova). Eletto vescovo di Città di Castello, fu consacrato in cattedrale di Padova il 6 marzo 1910 e fece il suo ingresso in diocesi il 29 giugno successivo. Seppe subito farsi accogliere con favore, via via crescente, per la sua umiltà, semplicità, eccezionale disponibilità, coraggio, intensa attività pastorale e molteplici iniziative a favore dei bisognosi. Il 24 giugno 1932, mentre si recava a visitare i bambini poveri in una colonia marina da lui voluta, rimase vittima di un incidente stradale, per le cui conseguenze morì all’ospedale di Fano il 7 luglio successivo, compianto da tutti e subito considerato dal popolo degno di venerazione. I suoi resti mortali riposano nella cripta della Cattedrale di Città di Castello. Il rito di beatificazione si è celebrato nella stessa città il 27 maggio 2007. Dal Comune dei pastori, con salmodia del giorno del salterio, eccetto quanto segue.


ORAZIONE O Dio, che hai unito alla schiera dei santi pastori il vescovo Carlo Liviero, mirabile per l’ardente carità e per la fede intrepida che vince il mondo, per sua intercessione fa’ che perseveriamo nella fede e nell’amore, per aver parte con lui alla tua gloria. Per il nostro Signore.


26 giugno 26 giugno BEATO ANDREA GIACINTO LONGHIN VESCOVO Memoria facoltativa

Nasce a Fiumicello di Campodarsego (provincia di Padova) il 22 novembre 1863. Si fece cappuccino e visse per 25 anni in convento, dedito allo studio, alla perfetta osservanza della Regola e delle austerità dell’Ordine. Nominato vescovo di Treviso nel 1904, resse per 32 anni la diocesi. S’impegnò per l’insegnamento del catechismo; predicò con zelo instancabile la parola di Dio, lavorò per la santificazione dei chierici, sacerdoti, religiosi e laici. La sua paternità rifulse nei giorni della prima guerra mondiale. Provato dal dolore, accettato con eroica rassegnazione, morì il 26 giugno 1936. Dal Comune dei pastori per i vescovi, con salmodia del giorno del salterio.

Ufficio delle letture SECONDA LETTURA Dalle Lettere del beato Andrea Giacinto, vescovo. (Scritti inediti 93/V, p. 83 Arc. Post. Gen. OFM Cap.) La santità è alla portata di tutti

Alla santità della vita cristiana e religiosa siamo tutti obbligati. La nostra ignoranza e accidia ci fa credere che non sia possibile per noi la santità, perché ce la raffiguriamo in estasi, quasi che per essere santi fosse necessario avere il dono dei rapimenti, o delle visioni, o della profezia, o dei miracoli; ce la raffiguriamo in croce, quasi che fosse


necessario fare grandi digiuni, austerità, penitenze con discipline a sangue, con cilizi, ecc. È un inganno. La santità consiste in cose più semplici, alla portata di tutti. Non si dice a nessuno: Flagellatevi, digiunate, andate in estasi..., no, questo nessuno ce lo domanda. Si dice solo: Amate Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze; amate il vostro prossimo come voi stessi. È qui dove si contiene tutta la perfezione della vita cristiana e la vera santità. Chi al mondo può dire di non amare il Signore? Dargli sempre gusto facendo la sua volontà manifestataci dai comandamenti del Decalogo, della santa Chiesa e dei nostri legittimi superiori? Chi può dire: Non sono capace di evitare i peccati veniali deliberati, le mancanze contro la carità, contro l’umiltà e l’obbedienza? San Tommaso, a una sorella che gli domandava come avrebbe potuto farsi santa, le disse: «Se vuoi!». Hai capito, mia cara Maria? Se vuoi farti santa, è presto fatto. La grazia non ti manca e con la grazia siamo onnipotenti.

RESPONSORIO ℟. Ha aperto la bocca in mezzo all’assemblea: * e il Signore lo riempì con lo spirito di sapienza e di intelletto. V. Fu ripieno di gioia e di letizia. ℟... E il Signore lo riempì con lo spirito di sapienza e di intelletto. ORAZIONE Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso al beato Andrea Giacinto Longhin, vescovo, di edificare la tua Chiesa con l’annuncio della fede cristiana e la carità pastorale, concedi a noi, per sua intercessione, di essere sempre testimoni del tuo amore nel servizio dei fratelli. Per il nostro Signore.


13 agosto 13 agosto BEATO MARCO D’AVIANO SACERDOTE Memoria facoltativa

Marco nacque ad Aviano (ora provincia di Pordenone), il 17 novembre 1631. A 17 anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e a 24 anni fu ordinato sacerdote. Dopo 17 anni di vita religiosa trascorsa interamente nella preghiera, nell’umiltà, nel nascondimento, venne chiamato dall’obbedienza alla predicazione. Percorse le strade dell’Europa ascoltato da grandi folle di fedeli nelle chiese e nelle piazze dove passò incrementando la fede, la pratica della vita cristiana, il pentimento dei peccati, la conversione. Per la santità di vita e per la sua autorevolezza venne nominato dal papa, il beato Innocenzo XI, missionario apostolico e legato pontificio. Ebbe accesso alle Corti dei Regnanti del tempo, favorendo sempre l’unione e la concordia in quel tormentato periodo. Ebbe particolare amicizia con l’imperatore Leopoldo I e la famiglia imperiale di Vienna. Consumato infine dai numerosi viaggi e dalle fatiche dell’apostolato, morì a Vienna il 13 agosto 1699, stringendo il Crocifisso tra le mani e munito della benedizione apostolica. Il papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato il 27 aprile 2003. Dal Comune dei pastori, con salmodia del giorno del salterio.


Ufficio delle letture SECONDA LETTURA Da Fiamme del divino amore del beato Marco d’Aviano, undicesimo colloquio del cuore. La misericordia di Dio.

O Dio, tu meraviglia dei tuoi devoti, io non nego assolutamente che se tu dovessi pesare le mie molteplici malefatte sulla bilancia della giustizia, null’altro sarebbe imminente per me che l’eterna oscurità e il profondo abisso. Ma tu, o Signore, nutri altre intenzioni e la tua misericordia è preponderante per mettere all’ultimo posto la tua giusta collera! Mi gloriavo di dichiararmi tuo nemico e tu invece non solo hai perdonato ogni mia colpa, ma mi hai annoverato tra i tuoi figli e mi hai promesso come eredità e preparato per me il Regno dei cieli. È un eccesso della divina liberalità, per cui la mia anima è talmente inondata di un torrente di gioia che non riesce ad esprimere altro che solo gratitudine e riconoscenza verso di te, o Dio. Questi sentimenti la mia anima li vuole esprimere e suggerire in tutte le maniere a tutti gli esseri ricreati ad immagine di Dio, perché ognuno possa gridare con chiara voce: «O Dio, sii lodato, ringraziato, amato e magnificato». Ma che cosa sarà questo nei confronti della tua magnanimità e misericordia? Benché l’eternità non si possa circoscrivere dentro alcun limite, il peso della mia obbedienza richiederà ugualmente che tutti i momenti della mia vita siano espressione di lode e di ringraziamento e siano moltiplicate mille e mille volte e tutti coloro che attendono come me la celeste eternità siano chiamati alla permanente sottomissione filiale, di modo che l’impossibile diventi possibile e dalla debolezza venga tratta la forza, perché tutti possano trovare il loro appagamento nell’amarti e nel renderti grazie.


RESPONSORIO

Lc 6,36-38; Mt 5,7

℟. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro: * perdonate e vi sarà perdonato, date e vi sarà dato. V. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. ℟. Perdonate e vi sarà perdonato, date e vi sarà dato. ORAZIONE O Dio, Padre di misericordia, che hai fatto del beato Marco, sacerdote, uno zelante apostolo della conversione e della comunione, concedi a noi, per sua intercessione e sul suo esempio, di essere efficaci costruttori della pace, che il Cristo ci ha lasciato come suo dono. Egli è Dio.


27 novembre 27 novembre BEATA GAETANA STERNI RELIGIOSA E FONDATRICE Memoria facoltativa

Nacque il 26 giugno 1827 a Cassola (provincia di Vicenza e diocesi di Padova) e visse a Bassano del Grappa. Giovanissima, sposò un vedovo con tre figli in tenera età, che però morì dopo soli otto mesi, mentre lei era in attesa di un bambino. Alcuni mesi dopo la nascita morì anche suo figlio ed essa fu ingiustamente allontanata dagli orfani e dalla sua casa. Nel 1847 la propensione alla famiglia sembrava spingerla a nuove nozze, ma Gaetana, affascinata da Dio, si affida decisamente a lui che vuole essere “l’unico sposo dell’anima sua”. Per questo entra nel convento delle Suore Canossiane a Bassano. La pace e l’intimità con Dio l’appagano; tuttavia dopo appena quattro mesi, per la morte della madre, deve lasciare il convento e assumersi la responsabilità della famiglia, composta solo di minori. A 26 anni, finalmente libera da ogni impegno, quando fa progetti per realizzare il suo ideale di vita claustrale, “solo per fare la volontà di Dio” entra nel Ricovero di Bassano, dove impegna tutta se stessa nel servizio dei poveri e degli ammalati. Fra tante contraddizioni e difficoltà, Gaetana trova il suo punto di equilibrio e di forza nell’aspirazione profonda a “compiacere il Signore” facendo la Sua volontà, che intuisce come volontà di bene verso tutti. Si abbandona “come debole strumento” nelle mani di Dio e questa umile disponibilità la conduce, quasi senza che se ne avveda, a dar vita alla Congregazione delle Suore della Divina Volontà. Muore a Bassano del Grappa il 26 novembre 1889. È proclamata beata da Giovanni Paolo II il 4 novembre 2001.

Dal Comune delle sante, eccetto quanto segue.


Ufficio delle letture PRIMA LETTURA Dalla lettera ai Romani di san Paolo, apostolo

12,1-21

Il culto spirituale.

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia lo eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità.


Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto in fatti: “A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore”. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

RESPONSORIO

Rm 12,1-2

℟. Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: * è questo il vostro culto spirituale. V. Non conformatevi alla mentalità di questo mondo per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. ℟. È questo il vostro culto spirituale.

SECONDA LETTURA Dagli scritti della Beata Gaetana Sterni, religiosa e fondatrice. (ASF – Bassano, Scritti, pp.262-264) L’amore: adempimento della Divina Volontà.

Gesù, ti amo. No che non ti amo. Oh, amara dubbiezza per l’anima mia! Amo io Gesù o non lo amo? Che mi dice il mio cuore? Ahi, esso è così freddo, così privo d’affetti, così


insensibile ad ogni attrattiva d’amore, che mi costringerebbe a credere di non amare Gesù. Quel Gesù che pure conosco infinitamente amabile e che, lo so, dovrei amare per mille e mille ragioni di giustizia, di gratitudine, di corrispondenza; quel Gesù per amare il quale sentii il bisogno imperioso di distaccarmi da qualunque cosa e anche da me stessa per divenire tutta sua; quel Gesù degno per se stesso di essere amato all’infinito: dover credere di non amarlo? Oh, quale tormento per la desolata anima mia! Sarà dunque vero, o buon Gesù, che io non ti amo? Ah sì, sì che ti amo, ma troppo poco ti amo, ma imperfettamente ti amo e così non posso dire di amarti. Sento però in me un gran bisogno di amarti davvero, di amarti assai, di amarti a qualunque costo e con un amore forte, costante, disinteressato, operativo: amore che mi faccia dimenticare me stessa per non vivere che per te, nell’adempimento perfetto della tua divina volontà. Questo bisogno che sento deve essere frutto della tua grazia e deve produrre in me quell’amore che tu vuoi da me; così voglio lusingarmi di poter dire: «Sì che amo Gesù». Sì, sì, trattami pure come più ti piace, privami pure anche per tutta la vita di ogni spirituale conforto, purché mi sorregga la tua divina grazia, in modo che io non ti abbia mai da disgustare in nulla. Ma ciò sarebbe ben poco; io voglio anzi compiacerti in tutto. Sì, questo è ciò di cui sento bisogno; anzi unicamente questo voglio che sia il fine di ogni mio operare, di ogni mio patire e della mia vita stessa, della quale ti prego privarmi, se l’avessi da impiegare in altro che nell’adempimento della tua divina volontà. Ti benedico per tale disposizione che sento in me, riconoscendola un effetto della tua divina grazia. Come pure ti benedico e ringrazio per l’infinita tua carità nel degnarti di venire con la tua reale presenza ad abitare sacramentalmente in questa misera nostra cappella, per essere di aiuto e conforto a questa piccola comunità. Signore, se sempre ho raccomandato a te questa Congregazione, oggi in modo speciale l’affido interamente al


tuo amorosissimo cuore. Deh! Fa’ che in essa fiorisca ogni virtù, che lo spirito di umiltà ne sia la radice, che il reciproco compatimento e la fraterna carità ne siano il vincolo, che lo spirito di sacrificio la renda trionfatrice di ogni difficoltà. Che la perfetta uniformità in tutto alla tua divina volontà attiri sopra di essa le tue divine compiacenze e le celesti tue benedizioni. Signore, tu conosci la mia impotenza a tutto e io la sento: pure, animata da confidenza in te, mi offro quale strumento nelle tue divine mani per venire da te adoperata in tutto quello che ti piacerà, a bene di questa Congregazione e per la santificazione di ogni singola, costar mi dovesse sacrifici e pene. Avvalorata da te, tutto sosterrò, purché tu sia da tutte noi servito e amato, ed un giorno possiamo giungere tutte unite ad amarti e goderti per tutta l’eternità nel bel paradiso. Così sia.

RESPONSORIO ℟. Corro per la via dei tuoi comandamenti perché hai dilatato il mio cuore. * i tuoi comandi sono la mia gioia. V. Angoscia e affanno mi hanno colto, salvami perché ho cercato il tuo volere. ℟. I tuoi comandamenti sono la mia gioia.

ORAZIONE Dio onnipotente ed eterno, che hai dato alla beata Gaetana Sterni la grazia di seguire Cristo, servo obbediente, concedi anche a noi, per sua intercessione, di amare, cercare e compiere sempre ciò che a te è gradito. Per il nostro Signore Gesù Cristo.


2 dicembre 2 dicembre BEATA LIDUINA MENEGUZZI VERGINE Memoria facoltativa

Elisa Angela Meneguzzi nacque a Giarre, frazione di Abano Terme (provincia di Padova), da una famiglia di lavoratori dei campi, ricca di fede e di operosità cristiana. Nell’età della giovinezza, per alleviare le condizioni familiari, lavorò come collaboratrice domestica presso conoscenti e, come inserviente, in alberghi termali. Avvertì la vocazione alla vita religiosa e missionaria, maturata nel sacrificio e nella preghiera. A 25 anni decise di entrare nella Congregazione delle Suore di S. Francesco di Sales (o Salesie), prendendo il nome di Suor Liduina. Svolse i più umili servizi con prontezza, generosità e spirito di umiltà. Nel 1937 chiese ed ottenne di partire per l’Etiopia, realizzando il sogno di evangelizzare i poveri e di servire gli ammalati, per amore di Cristo. Visse eroicamente, attuando con spirito ecumenico il suo programma: «Sì, volentieri, subito». Morì di mare incurabile il 2 dicembre 1941 a Dire-Dawa (Etiopia), fra il compianto delle consorelle e di quanti lei aveva amorosamente assistito. Le sue spoglie oggi riposano presso la Casa Madre dell’Istituto a Padova, nella parrocchia di Santa Croce. Venne beatificata dal papa Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002.

Dal Comune delle vergini o delle sante della carità, con salmodia del giorno del salterio.


Ufficio delle letture

SECONDA LETTURA Dalla “Filotea” di san Francesco di Sales – Parte III, cap. X (Filotea. Introduzione alla vita devota, a cura di Ruggero Balboni. Ed. Paoline, Milano 2000, 10ª edizione, pp. 158-160) Le occupazioni vanno affrontate con attenzione, ma senza precipitazione e senza fretta eccessiva.

La cura e la diligenza che dobbiamo mettere nelle nostre occupazioni non hanno nulla in comune con l’ansia, l’apprensione e la fretta eccessiva. Sii dunque accurata e diligente in tutte le responsabilità che ti saranno affidate, Filotea; se Dio te le ha affidate, tu ne devi avere grande cura; ma se ti è possibile, non cadere nell’ansia e nell’apprensione, ossia, non affrontarle con cuore inquieto, ansioso e tormentato. Non agire con precipitazione nel compimento dei tuoi doveri: la precipitazione turba la ragione e il giudizio, e ci impedisce di compiere bene proprio quello verso cui ci precipitiamo. Quando nostro Signore riprende Marta, dice: «Marta, Marta, sei ansiosa e ti agiti per molte cose». Vedi, se ella fosse stata semplicemente premurosa, non si sarebbe agitata; ma è proprio perché era preoccupata e inquieta che si affretta e si agita, ed è proprio questo che il Signore le rimprovera. Un lavoro fatto con violenza e precipitazione non riesce mai bene: «Bisogna affrettarsi con calma» dice l’antico proverbio. In tutte le tue occupazioni appoggiati completamente alla Provvidenza di Dio, che è la sola che possa dare compimento ai tuoi progetti; tuttavia, da parte tua, lavora dolcemente per cooperare con essa, e sii certa che, se confidi in Dio, il risultato che ne conseguirai sarà sempre migliore per te, sia che ti sembri personalmente buono che cattivo.


Fa’ come i bambini, che con una mano si aggrappano a quella del papà e con l’altra raccolgono le fragole e le more lungo le siepi; anche tu fa’ lo stesso: mentre con una mano raccogli e ti servi dei beni di questo mondo, con l’altra tienti aggrappata al Padre Celeste, volgendoti ogni tanto verso di Lui, per vedere se le tue occupazioni e i tuoi affari sono di suo gradimento. Fa’ attenzione a non lasciare la sua mano e la sua protezione, pensando così di raccogliere e di accumulare di più. Se il Padre Celeste ti lascia, non farai nemmeno un passo, ma finirai subito a terra. Voglio dire, Filotea, che quando sarai in mezzo agli affari e alle occupazioni ordinarie, che non richiedono un’attenzione molto accurata e assidua, guarda Dio più che alle occupazioni; quando gli affari sono così importanti che richiedono tutta la tua attenzione per riuscire bene, ogni tanto dà uno sguardo a Dio, come fanno coloro che navigano in mare, i quali, per raggiungere il porto previsto, guardano più il cielo che la nave. Così Dio lavorerà con te, in te e per te, e il tuo lavoro sarà accompagnato dalla gioia.

RESPONSORIO

Mt 25,35-40 – Pro 19,17

℟. Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato; * quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me. V. Chi fa la carità al povero, fa un prestito al Signore. ℟. Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me.

ORAZIONE O Dio, che hai chiamato la beata Liduina, vergine, ad imitare il tuo Figlio nell’accogliere i poveri e gli infermi, concedi a noi che, illuminati dallo Spirito Santo, impariamo a conoscere intimamente te e a servirti nei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo.


in copertina :

« Paradiso » Giusto Dé Menabuoi affresco 1376-1378

Battistero della Cattedrale di Padova

A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LA LITURGIA


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