La Vita

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I O R N A L E

C A T T O L I C O

a’, Francesco e restaura la mia chiesa”: le parole rivolte un giorno lontano a Francesco d’Assisi sono risuonate anche all’orecchio e all’anima del papa venuto da lontano. La chiesa sta respirando un’aria nuova, vive un momento di entusiasmo, sta ritrovando se stessa dopo pause di stanchezza e di delusione sperimentate nel più recente passato. La contentezza è visibile sul volto di tutti e dovunque si odono parole di approvazione e di plauso per il ritmo nuovo che papa Francesco sta imprimendo alla sua chiesa. Addirittura da più parti si invoca una sua imitazione, se non proprio la sua presenza, per la soluzione dei non meno difficili problemi che stanno gravando sempre di più sulla nostra società. I cristiani rialzano la testa, in qualche modo orgogliosi di avere espresso dalla proprie file un personaggio così carismatico, che piace indistintamente a tutti, si direbbe più ai non credenti che agli stessi praticanti. Esplode di nuovo la primavera della chiesa, la sua perenne giovinezza, il sorriso e la grazia dello Spirito Santo. E la luna, l’antica immagine della chiesa, torna a risplendere in un cielo rinnovato e purificato dalle nubi filacciose che hanno oscurato e obnubilato anche di recente il suo fulgore la sua lucentezza naturali. Viviamo un momento di grazia, che in nessun modo dobbiamo sciupare per la nostra pigrizia e le nostre incapacità. Al passaggio dello Spirito Santo, l’intera chiesa si alza in piedi come un sol uomo, con la volontà tesa a realizzare quanto egli domanda a tutti noi. Ora questo lo Spirito domanda alla nostra generazione: il rinnovamento della chiesa, il suo aggiornamento, la capacità di rispondere alle esigenze e alle richieste che l’assediano da ogni parte. Stiamo passando di sorpresa in sorpresa: appena ne finisce una, ne comincia un’altra, secondo lo stile già annotato dal profeta Isaia: “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco io faccio una cosa nuova: propria ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43, 18-19). È la novità dello Spirito, l’inventore, il fantasista, il poeta. Quello Spirito che papa Francesco dice di

aver sentito, dopo la sua elezione a pontefice, come una grande luce, in forza della quale egli si alzò di scatto e si diresse nella stanza dove lo attendevano i cardinali e il tavolo su cui era l’atto di accettazione che firmò ormai senza nessuna esitazione. La presenza dello Spirito il credente l’avvertì con chiarezza nello svolgimento e nella conclusione del conclave da cui uscì un papa così straordinario. Ora lo Spirito lo sta guidando giorno dopo giorno nel suo cammino di riforma e di purificazione, che sta rinnovando dalla base l’intelaiatura dell’intera chiesa. L’intervista pubblicata su un grande quotidiano oggi primo ottobre, festa liturgica di santa Teresa di Lisieux, ci conferma in queste convinzioni: è lo Spirito che è tornato a visitarci per confermare nella fede i credenti e portare a tutti, con una efficacia inusitata, l’annuncio dell’amore di Dio e della salvezza offertaci per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo. Non è possibile non avvertire nella voce umile e dimessa di papa Francesco l’eco dei grandi profeti disseminati dal Padre lungo l’intero corso della storia. Tutto è nuovo (e insieme antico) nei suoi interventi, nei suoi gesti, nelle sue parole. Parla con tutti, sorride a tutti, consola tutti, abbraccia e bacia tutti, a tutti porta l’annuncio della misericordia di Dio e la certezza della sua paterna presenza. Con toni a dir poco sorprendenti: telefona ai non credenti, li invita a parlare con lui, dice loro cose che qualcuno abituato al vecchio linguaggio potrebbe considerare scandaloso, afferma che il proselitismo non approda a nulla, condanna il clericalismo e il vaticano-centrismo, dice senza nessuna remora che la corte è la lebbra del papato, che i capi della chiesa hanno più volte peccato di

DOMENICA 6 OTTOBRE 2013

T O S C A N O

Francesco il restauratore

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Giotto: San Francesco che sorregge la chiesa nel sogno di Innocenzo III - Basilica superiore di Assisi

narcisismo, conferma che il liberismo selvaggio è la forma più organizzata e più perniciosa di egoismo dei nostri tempi, messaggero di una chiesa povera difende gli umili e gli oppressi, invoca con parole mai udite la pace e il disarmo, chiama tutti alla conversione, alla solidarietà, alla carità fraterna. Ce n’è abbastanza per poter dire che un profeta, un grande profeta, è sorto in mezzo a noi. I fedeli sanno ora

27 APRILE 2014 -LA SANTIFICAZIONE DI DUE PAPI

Santi nel filo d’oro della misericordia

Papa Francesco ha deciso la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Significativa la data prescelta: il 27 aprile 2014, Domenica II di Pasqua, della Divina Misericordia. La chiesa in festa ricorda così nel modo più significativo due Papi che hanno segnato la storia della chiesa e del mondo negli ultimi cinquanta anni

dove guardare e a chi prestare attenzione. Perché la chiesa in tutte le sue manifestazioni tarda tanto a far suo un insegnamento così fresco, evangelico, conciliare? Vescovi, preti, laici non possono continuare a essere quello che sono stati nel passato. C’è uno stile nuovo da acquisire, un’altra impostazione di vita da adottare, ben oltre la nostra atavica mediocrità. Giordano Frosini


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primo piano

Il segretario generale, monsignor Mariano Crociata, ha presentato il comunicato finale dei lavori. Parole di gratitudine e di affetto per il Pontefice e disponibilità ad assecondare il percorso indicato. Verso il convegno di Firenze 2015. Sul fronte politico istituzionale “l’invito a cercare soluzioni che garantiscano la stabilità è il presupposto necessario per la tenuta del Paese e per la coesione sociale”. L’affanno per la mancanza di lavoro e la presenza nel dibattito pubblico di Luigi Crimella

I

vescovi italiani non soltanto hanno una “piena sintonia” con Papa Francesco, ma nutrono nei suoi confronti un sentimento di forte “gratitudine”, per tanti eventi a partire dal “momento bello” rappresentato dall’incontro con lui in occasione dell’assemblea Cei del maggio scorso. È questa della “sintonia” la chiave di lettura del Consiglio episcopale permanente della Cei, svolto da lunedì a mercoledì scorso e sul quale il segretario generale, monsignor Mariano Crociata, ha condiviso con i giornalisti riflessioni e tematiche che sono state affrontate dai vescovi italiani. Mentre sullo sfondo si comincia a intravvedere la realtà del 5° convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015), che affronterà il tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, sul quale le diocesi italiane presto inizieranno a riflettere, l’arrivo di Papa Francesco ha portato una ventata di novità anche all’interno della Chiesa italiana, prima delle quali è il suo “stile” personale e pastorale nuovo, il suo modo di “stare con” le persone, di rapportarsi a chi crede e anche a chi non crede, il suo invito a essere propositivi, a fare spazio ai giovani, ai lontani, ad “andare alle periferie”.

Non “dettatura di tempi” ma “condivisione cordiale”

Se per i vescovi, come allo stesso modo per sempre più numerosi fedeli in ogni parte del

n. 35 6 Ottobre 2013 CEI/CONSIGLIO PERMANENTE

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In piena sintonia con Papa Francesco nello “stare con”

mondo, Papa Francesco significa “provare il piacere di sentire le sue parole, le sue indicazioni, i suoi incoraggiamenti”, ciò vale a maggior ragione per coloro che tra i pastori delle diocesi italiane sono chiamati a sedere nel Consiglio permanente Cei. Anzi, a chi tentasse di mettere i vescovi o in posizione distante o addirittura conflittuale col Pontefice, monsisgnor Crociata ha ribadito più volte con accenti diversi ma convergenti, l’affetto, la vicinanza, la disponibilità delle diverse componenti ecclesiali ad ascoltare “le sue parole” e “mettere in pratica le sue indicazioni”. Così si è subito depotenziata l’ipotesi di una presunta “dettatura di tempi” e “compiti” da parte del Papa all’episcopato italiano. Il segretario della Cei ha

affermato che “è impreciso parlare del Papa che avrebbe ‘dettato i tempi’ ai vescovi italiani, o parlare di compiti dati dal Papa. Nel senso - ha proseguito - che noi vescovi i tempi e i compiti che eventualmente il Papa ci dà li accogliamo incondizionatamente. Però in questo caso esprimersi così non risponde totalmente al vero”.

Serve stabilità e

coesione sociale La politica ha fatto capolino alla conferenza stampa. “Occorre evitare inutili divisioni tra le forze politiche per non perdere il treno della ripresa” e, inoltre, “ogni scelta in questo momento difficile sarà sottoposta al giudizio della storia”: questi i due criteri già enunciati

nella prolusione dal cardinale Angelo Bagnasco, che sono stati ricordati dal segretario della Cei, per rispondere a chi chiedeva una valutazione sull’attuale momento politico italiano. “L’invito a cercare soluzioni che garantiscano la stabilità - ha affermato - è il presupposto necessario per la tenuta del Paese e per la coesione sociale. In un momento di perdurante crisi che pesa sulle famiglie e sui giovani, ribadisco che il tema del lavoro è un vero incubo che si avverte dappertutto. Le parrocchie e le Caritas lo conoscono molto bene. In funzione di questo il tema della stabilità è da perseguire in tutti i modi”, ha rimarcato rispondendo poi alla domanda sulla Cei che “ultimamente sarebbe fuori dal dibattito pubblico”. “Non mi sembra che ne siamo fuori o che ci siamo solo sui temi religiosi”, ha detto. “Invece ci siamo su tante questioni di etica personale, sociale, e anche su questioni quali l’individualismo, la concezione della persona, il senso della famiglia. O anche su temi come fede e ragione, o la grande finanza, o la pace nel mondo”. “Nel dibattito pubblico - ha concluso - ci siamo e continueremo a starci”.

Condividere

con chi oggi soffre Il “rapporto col mondo della cultura e delle istituzioni” è stato

un altro dei temi affrontati da monsignor Crociata. “In particolare alla Cei il Papa ha detto di riprendere l’iniziativa in questi campi - ha affermato -, oltre che di coinvolgere in maniera più piena le Conferenze episcopali regionali, quindi tutti i vescovi, e guardare anche ai problemi concreti delle diocesi, del loro numero e della loro organizzazione”. “Ciò significherà per la Cei - ha proseguito - l’avvio di un confronto nelle Conferenze episcopali regionali su tutti i temi, compresi quelli riguardanti le forme di organizzazione e di svolgimento di attività della stessa Conferenza, e non escluse evidentemente le questioni riguardanti le figure istituzionali, la presidenza e le modalità funzionali”. “Tutte questioni che stanno dentro un processo che può significare l’adozione di una forma o di un’altra, comunque senza esclusioni o preclusioni di sorta, nella serenità e apertura totale e nell’orizzonte di un dialogo costante con il Santo Padre”. Interpellato sul rapporto tra “preti e soldi”, in particolare su quali “segnali” possa dare il clero per essere vicini a chi è senza lavoro, monsignor Crociata ha detto che “in questo campo non dico che, quanto a generosità, siamo i primi, però non dovremo nemmeno essere gli unici. Chi ha più risorse oggi è giusto che le condivida con chi soffre”.


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6 Ottobre 2013

D

ella recentissima pubblicazione di Franco Biagioni (Poesia e linguaggio, Edizioni Brigata del Leoncino, Pistoia 2013, pagg. 32, prefazione di D. Asmone) risultano di immediata evidenza sia l’attenzione al linguaggio, tanto più encomiabile se pensiamo all’odierno abuso di questa straordinaria facoltà umana, sia l’accostamento di poesia e linguaggio, laddove la poesia si rivelerà come luogo privilegiato di manifestazione della comunicazione simbolica, in grado di ricondurre l’uomo verso l’Altro e verso l’Oltre: «come in un viaggio a ritroso, il linguaggio, che discende dall’essere attraverso un percorso necessario, può risalire all’essere trovando dentro di sé l’itinerario segnato dalle proprie necessità interne» (pag. 13). Quello che, forse, può risultare meno immediatamente evidente è la circostanza che Poesia e linguaggio racchiuda una raccolta di versi che, per usare il titolo dell’ultima lirica ospitata nella plaquette, potremmo definire «opera compiuta». In realtà, a dispetto di una certa indeterminatezza della copertina (il sottotitolo è “Uno studio sulla parola poetica”), la parte cui l’A. tiene maggiormente è proprio quella contenente 13 limpide poesie d’amore improntate ad una profonda religiosità (ma Paola Lucarini, alla presentazione del volume in Forteguerriana, ne ha magistralmente lette altre, non meno intensamente ispirate). La riflessione di Biagioni non si esaurisce tuttavia nel saggio iniziale, in cui egli cita ampiamente “classici” come Aristotele,Tommaso d’Aquino, Dante, rivisitandoli con moderna sensibilità. Alla riflessione seguono infatti un “Postscriptum”, dove si può cogliere l’eco delle cosiddette filosofie della vita, nonché un’ulteriore breve sezione (“Album”), che introduce più direttamente alla raccolta, corredandola anche di un minimo di titolo -così, se nel “Postscriptum” l’A. scrive significativamente, con particolare riferimento al tema della creazione, che «le cose sono uscite dalla mano di Dio nella loro molteplicità e varietà e all’uomo resta lo stupore della scoperta e della contemplazione» (p. 16), il massimo di approssimazione cosciente tra poetica e poesia in atto sembra riscontrarsi proprio in quella sezione, dove il poeta, richiamandosi più esplicitamente al proprio vissuto, osserva che «(…) al culmine di ogni inquietudine e ricerca autenticamente umana, c’è la ricerca dell’infinito e dell’assoluto. E’ questo il senso dell’impegno del poeta (…)» (p. 19). In tutto questo Biagioni si muove con umiltà e garbo, ben conscio di essere al suo esordio. Il poeta, dunque, si presenta come in punta di piedi e solo dopo aver dato conto al lettore, con pacatezza disarmante, della sua visione del linguaggio, perviene a sussurrare, quasi, le sue liriche. Si tratta di una ricerca che, come stiamo per vedere, trarrà slancio soprattutto dalla relazione con il «tu» dell’amata, cui l’A. si rivolge con afflato crescente. * * * La sezione di poesia si apre su un dissidio ineffabile («(…) ormai non basta / la parola che abbiamo: / ci vorrebbe uno sguardo più che umano»: “Imperfetto”, p. 20), che in senso spaziale si colloca tra il «qui»,

n. 35

NELLE EDIZIONI DELLA “BRIGATA DEL LEONCINO”

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Visione del linguaggio e poesie d’amore L’opera prima di Franco Biagioni di David Pratesi «dove accade la vita» e l’altrove, dove è «l’essere infinito e immutabile, che la goccia non scava e il fuoco non consuma» (“Altrove”, p. 21) e, in senso temporale, tra il tempo durata ed il tempo esteriore, tra svelamento e nascondimento, tempo («che scorre tra di noi») tra finitudine e infinito: «è l’infinita nostalgia dell’essere» (“Tempo”, p. 22). Anche il successivo accostamento tra il tempo circolare delle stagioni e quello lineare (che, quasi in contrasto con la natura, istruisce il senso teleologico dell’esperienza umana) sviluppa il tema del desiderio d’infinito e di assoluto, che si compendia nella vita del fiore che allude ben oltre la sua brevità («in questa breve vita di fiore posso cogliere l’occasione immortale, che mi eterna, oltre la terra, oltre le stagioni», Stagioni, p. 23). Di tono diverso, ma di eloquio altrettanto felice, sono le poesie che seguono dove, come accennato, il “tu” irrompe con sorprendente naturalezza, e come per tessere (per continuare a farlo) il filo di un discorso che, dipanandosi tra consuetudine e intesa, affiatamento e complicità, diviene testimone di speranza. Questo discorso, sempre ancorato al quotidiano, sembra infatti volgere da un tempo lontanissimo a dare senso compiuto al fluire rapsodico delle «occasioni evocatrici» e dei ricordi. Ed il tono è confidenziale sì, ma mai intimista, mentre la materia trattata risulta non meno pensosa

rispetto alle poesie già citate e mentre il susseguirsi delle domande stimola ancor più la ricerca di una risposta che sia la più personale e la più universale insieme: «e tu chi sei? Sei forse la collana? / Forse le perle sparse? / O forse sei quel filo (…)» (“Album”, p. 24). L’inquietudine cui accennava l’A. è la stessa che egli percepisce nello sguardo di lei al tramonto, una tristezza empaticamente condivisa e proprio per questo suscettibile di concepire un riscatto che non può essere se non nella reciprocità: «e questo cruccio che ti fa sorella mi fa amare di più la tua tristezza» (“Quella luce”, p. 25). È lo stesso riscatto intriso di pietas che troviamo nelle poesie successive («Puoi chiedermi soltanto dove andiamo, / quale stella dà senso al nostro andare.» (“In itinere”, p. 26) e che ogni volta fa scorgere all’A. la vita passata in quella presente, in una sintesi rarefatta, colta con acume sottile: «tu sei come il disegno sulla sabbia / di un vento che ripassa su di te» – dove cioè il passato, smarrito, non va perduto, ma suggella proprio quella vita che fa l’amata sempre nuova (“Giornate d’inverno”, p. 27). Il «mio tempo che ascolta» (il tempo, l’intrigo del tempo, è certamente parola chiave, per frequenza e pregnanza di senso, del discorso poetico di Biagioni) è lo sfondo anche della successiva poesia, dove in una raffinata elaborazione che ricorda i

conceits dei poeti metafisici inglesi del Seicento, l’A. anela al superamento della materialità degli stessi segni verbali, in forza dell’aspirazione ad una comunione superiore, come di puri spiriti, di sole essenze, e come in un sentore, un profumo d’eternità: «Ecco dovresti / essere un fiore – petali, corolla – / come un fiore può nascere sui prati / senza mai diventare ai nostri occhi / l’immagine d’un fiore / e io vorrei / che tu non fossi mia, ma solo tua / e fosse mio quest’esser tua, / quest’esistere in te, che non ritrovo / nelle cose che fai, nelle parole / che tu lasci cadere nel mio tempo» (“Parole, p. 28”). Non meno degna di rilievo è, nella poesia che segue, il rincorrersi di immagini, dove l’azzurro del cielo e del mare si confondono in quello degli occhi di lei e dove «la curva di un sorriso» su quel volto giunge – provvidenziale – ad attenuare il mistero, proprio come il comparire di una vela all’orizzonte sembra contenere il mistero del mare: protagonista il vento, ipermetafora dello spirito: «Immobile l’azzurro dei tuoi occhi / come il mare nasconde i suoi misteri» (“Come il vento”, p. 29). Il superamento del mistero in un dono di parole al termine delle stagioni della vita si profila poi nell’attesa stessa, anzi nella promessa da parte dell’A. in un altro componimento dagli accenti specialmente toccanti: «(…) il tuo mistero / si scioglierà in un dono di parole, / e sarai trasparente come l’aria (…) ora il molo è come un ponte verso il mare aperto, / è come un salto verso l’infinito» (“Epilogo”, p. 30).

UN RICORDO

Giuseppe Verdi a 200 anni dalla nascita

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di Mario Agnoli

el 1813 è nato a Le Roncole (Parma) Giuseppe Verdi, musicista insigne che aprì la musica italiana alla scoperta del popolo in cui, come afferma lo storico della musica Massimo Mila a pagina 270 della “Breve storia della musica” (Ed. Einaudi-1977). Gli schemi musicali rimanevano gli stessi; pure gli italiani non si ingannarono e riconobbero nella voce di Verdi un timbro nuovo, una diversa qualità umana più virile, più energica, più animosa e, ancora “la sua drammaturgia robusta e virile coincide spontaneamente con le nuove passioni politiche che infiammano gli italiani”. Il carattere più evidente dell’opera verdiana è il senso del teatrale e del drammatico; infatti Verdi aveva l’eccezionale capacità di creare semplicemente situazioni di dramma scenico in misura di profonda interiorità e finezza psicologica. La sua produzione operistica dimostra le tappe di una continua ricerca in direzione di una forma nuova

di opera in musica che rappresentasse una unità drammatica. Nell’intento di inquadrare l’arte di Verdi nel suo tempo, si richiama ancora il Mila a pagina 269 dell’opera citata “Il risveglio politico dell’Italia a ideali di libertà trasformò, intorno al 1830-40, gli orientamenti del melodramma. Patrioti morivano impiccati sugli spalti delle fortezze austriache; altri languivano nelle carceri; altri prendevano la via dell’esilio. La stagione del melodramma amoroso volgeva al termine… Dalla propra musica (cioè dal melodramma) l’Italia aspettava confusamente qualche cosa di nuovo, un accento più virile ed eroico che rispondesse all’entusiasmo patriottico della gioventù liberale”. Giuseppe Verdi non deluse le aspettative popolari: infatti nel lessico verdiano la testualità regola l’abilità del testo drammatico e musicale di entrare in sintesi con il pubblico in modo da rendere possibile comprendere le intenzioni dell’autore.

In realtà è l’A. che, con la presenza dell’amante, elargisce il suo dono di parole invocando addirittura il compimento di ogni umano desiderio, di quel «riposo senza fine» conquistato a costo di giornaliere, interminabili fatiche (non vane, dunque), in cui la morte stessa viene «francescanamente» trasfigurata: «E ti sorprendi ancora, quando senti / che non sarà la bestia tutta nera, / ma come una sorella che ti abbraccia, / che è cresciuta con te, nelle tue membra, fino ad essere lei, perfettamente / identica al tuo essere, / il nuovo essere tuo, tu per sempre» (“In pace”, p. 31). Perché in effetti il compimento del vivere non appartiene alla vita, alla natura: «è come pietra l’opera compiuta: non ha il genio del grano che ogni anno / rinasce dal suo seme» (“L’opera compiuta”, p. 32). Il libro è reperibile presso la “Brigata del Leoncino” via degli Scalzi 8, Pistoia e presso la libreria Les Bouquinistes, via Cancellieri 5 Pistoia.

Poeti Contemporanei Resta una foglia Seduto sulla sponda del mio torrente varo una barchetta di foglia di canna. La guardo ondeggiare scivolare veloce sopra il filo della corrente urtare in un gorgo e capovolgersi. Le avevo affidato emozioni, speranze, segreti pensieri. Li trasportava senza mostrarne il peso e li ha dispersi quando ha fatto naufragio. Resta una foglia che la corrente va consumando (e trascinando altrove) mescolando immagini dell’irruente Torbida e della “fonte Bandusia più chiara che vetro”. Orazio Tognozzi


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attualità ecclesiale

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i dice papa Francesco: «I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? È possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé». Santità, gli dico, è un problema soprattutto politico ed economico, riguarda gli Stati, i governi, i partiti, le associazioni sindacali. «Certo, lei ha ragione; ma riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi». Santità, Lei dice che la Chiesa deve sentirsi responsabile. Debbo dedurne che la Chiesa non è consapevole di questo problema e che Lei la incita in questa direzione? «In larga misura questa consapevolezza c’è, ma non abbastanza. Io desidero che lo sia di più. Non è questo il solo problema che abbiamo di fronte ma è il più urgente e il più drammatico». L’incontro con papa Francesco è avvenuto martedì scorso nella sua residenza di Santa Marta, in una piccola stanza spoglia, un tavolo e cinque o sei sedie, un quadro alla parete. Era stato preceduto da una telefonata che non dimenticherò finché avrò vita. Erano le due e mezza del pomeriggio. Squilla il mio telefono e la voce alquanto agitata della mia segretaria mi dice: «Ho il Papa in linea glielo passo immediatamente». Resto allibito mentre già la voce di Sua Santità dall’altro capo del filo dice: «Buongiorno, sono papa Francesco». Buongiorno Santità dico io e poi - sono sconvolto non m’aspettavo mi chiamasse. «Perché sconvolto? Lei mi ha scritto una lettera chiedendo di conoscermi di persona. Io avevo lo stesso desiderio e quindi son qui per fissare l’appuntamento. Vediamo la mia agenda: mercoledì non posso, lunedì neppure, le andrebbe bene martedì?». Rispondo: va benissimo. «L’orario è un po’ scomodo, le 15, le va bene? Altrimenti cambiamo giorno». Santità, va benissimo anche l’orario. «Allora siamo d’accordo: martedì 24 alle 15. A Santa Marta. Deve entrare dalla porta del Sant’Uffizio». Non so come chiudere questa telefonata e mi lascio andare dicendogli: posso abbracciarla per telefono? «Certamente, l’abbraccio anch’io. Poi lo faremo di persona, arrivederci». Ora son qui. Il Papa entra e mi dà la mano, ci sediamo. Il Papa sorride e mi dice: «Qualcuno dei miei collaboratori che la conosce mi ha detto che lei tenterà di convertirmi». È una battuta gli rispondo.

n. 35 6 Ottobre 2013 UNA CLAMOROSA INTERVISTA DI PAPA FRANCESCO A “REPUBBLICA”

Vita

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Per una chiesa rinnovata

Alcuni passi significativi della lunga conversazione (pubblicata per intero da l’“Osservatore Romano”) che Papa Francesco ha avuto con il fondatore del giornale nazionale “La Repubblica”, Eugenio Scalfari

II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti. Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare».

Chiesa e politica

Anche i miei amici pensano che sia Lei a volermi convertire. Ancora sorride e risponde: «Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso. Bisogna conoscersi, ascoltarsi e far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda. A me capita che dopo un incontro ho voglia di farne un altro perché nascono nuove idee e si scoprono nuovi bisogni. Questo è importante: conoscersi, ascoltarsi, ampliare la cerchia dei pensieri. Il mondo è percorso da strade che riavvicinano e allontanano, ma l’importante è che portino verso il Bene».

Il narcisismo

della chiesa «La parola narcisismo non piace, indica un amore smodato verso se stessi e questo non va bene, può produrre danni gravi non solo all’anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con gli altri, con la società in cui vive. Il vero guaio è che i più colpiti da questo che in realtà è una sorta di disturbo mentale sono persone che hanno molto potere, Spesso i capi sono narcisi». Anche molti capi della chiesa lo sono stati. «Sa come la penso su questo punto? I capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato».

L’elezione a Papa

«Quando il Conclave mi elesse

Papa. Prima dell’accettazione chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza. La mia testa era completamente vuota e una grande ansia mi aveva invaso. Per farla passare e rilassarmi chiusi gli occhi e scomparve ogni pensiero, anche quello di rifiutarmi ad accettare la carica come del resto la procedura liturgica consente. Chiusi gli occhi e non ebbi più alcuna ansia o emotività. Ad un certo punto una grande luce mi invase, durò un attimo ma a me sembrò lunghissimo. Poi la luce si dissipò io m’alzai di scatto e mi diressi nella stanza dove mi attendevano i cardinali e il tavolo su cui era l’atto di accettazione. Lo firmai, il cardinal Camerlengo lo controfirmò e poi sul balcone ci fu l’“Habemus Papam”».

Siamo

una minoranza «Il tema di oggi non è questo. Personalmente penso che essere una minoranza sia addirittura una forza. Dobbiamo essere un lievito di vita e di amore e il lievito è una quantità infinitamente più piccola della massa di frutti, di fiori e di alberi che da quel lievito nascono. Mi pare d’aver già detto prima che il nostro obiettivo non è il proselitismo ma l’ascolto dei bisogni, dei desideri delle delusioni, della disperazione, della speranza. Dobbiamo ridare speranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore. Poveri tra i poveri. Dobbiamo includere gli esclusi e predicare la pace. Il Vaticano

«Non mi sono rivolto soltanto ai cattolici ma a tutti gli uomini di buona volontà. Ho detto che la politica è la prima delle attività civili ed ha un proprio campo d’azione che non è quello della religione. Le istituzioni politiche sono laiche per definizione e operano in sfere indipendenti. Questo l’hanno detto tutti i miei predecessori, almeno da molti anni in qua, sia pure con accenti diversi. Io credo che i cattolici impegnati nella politica hanno dentro di loro i valori della religione ma una loro matura coscienza e competenza per attuarli. La Chiesa non andrà mai oltre il compito di esprimere e diffondere i suoi valori, almeno fin quando io sarò qui». Ma non è stata sempre così la chiesa. «Non è quasi mai stata così. Molto spesso la Chiesa come istituzione è stata dominata dal temporalismo e molti membri ed alti esponenti cattolici hanno ancora questo modo di sentire».

Una domanda indiscreta «Ma ora lasci a me di farle una domanda: lei, laico non credente in Dio, in che cosa crede? Lei è uno scrittore e un uomo di pensiero. Crederà dunque a qualcosa, avrà un valore dominante. Non mi risponda con parole come l’onestà, la ricerca, la visione del bene comune; tutti principi e valori importanti, ma non è questo che le chiedo. Le chiedo che cosa pensa dell’essenza del mondo, anzi dell’universo. Si domanderà certo, come tutti, chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Se le pone anche un bambino queste domande. E lei?». Le sono grato di questa domanda. La risposta è questa: io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme, gli Enti. «E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore. Questo è il mio Essere. Le sembra che siamo molto distanti?» Siamo distanti nei pensieri, ma simili come persone umane, animate inconsapevolmente dai nostri istinti che si trasformano in pulsioni, sentimenti, volontà, pensiero e ragione. In questo siamo simili.

«Ma quello che voi chiamate l’Essere vuole definire come lei lo pensa?». L’Essere è un tessuto di energia. Energia caotica ma indistruttibile e in eterna caoticità. Da quell’energia emergono le forme quando l’energia arriva al punto di esplodere. Le forme hanno le loro leggi, i loro campi magnetici, i loro elementi chimici, che si combinano casualmente, evolvono, infine si spengono ma la loro energia non si distrugge. L’uomo è probabilmente il solo animale dotato di pensiero, almeno in questo nostro pianeta e sistema solare. Ho detto è animato da istinti e desideri ma aggiungo che contiene anche dentro di sé una risonanza, un’eco, una vocazione di caos. «Va bene. Non volevo che mi facesse un compendio della sua filosofia e mi ha detto quanto mi basta. Osservo dal canto mio che Dio è luce che illumina le tenebre anche se non le dissolve e una scintilla di quella luce divina è dentro ciascuno di noi. Nella lettera che le scrissi ricordo d’averle detto che anche la nostra specie finirà ma non finirà la luce di Dio che a quel punto invaderà tutte le anime e tutto sarà in tutti». Sì, lo ricordo bene, disse “tutta la luce sarà in tutte le anime” il che - se posso permettermi - dà più una figura di immanenza che di trascendenza. «La trascendenza resta perché quella luce, tutta in tutti, trascende l’universo e le specie che in quella fase lo popolano. Ma torniamo al presente. Abbiamo fatto un passo avanti nel nostro dialogo. Abbiamo constatato che nella società e nel mondo in cui viviamo l’egoismo è aumentato assai più dell’amore per gli altri e gli uomini di buona volontà debbono operare, ciascuno con la propria forza e competenza, per far sì che l’amore verso gli altri aumenti fino ad eguaguagliare e possibilmente superare l’amore per se stessi». Ci abbracciamo. Saliamo la breve scala che ci divide dal portone. Prego il Papa di non accompagnarmi ma lui esclude con un gesto. «Parleremo anche del ruolo delle donne nella Chiesa. Le ricordo che la Chiesa è femminile». E parleremo se Lei vuole anche di Pascal. Mi piacerebbe sapere come la pensa su quella grande anima. «Porti a tutti i suoi familiari la mia benedizione e chieda che preghino per me. Lei mi pensi, mi pensi spesso». Ci stringiamo la mano e lui resta fermo con le due dita alzate in segno di benedizione. Io lo saluto dal finestrino. Questo è Papa Francesco. Se la Chiesa diventerà come lui la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca.


Vita

La

attualità ecclesiale

n. 35 QUARANT’ANNI DOPO 6 Ottobre 2013

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BILANCIO IOR

Teologia della liberazione Dio è compassionevole

Trasparenza la tolleranza zero nella banca del Vaticano

Non perde il suo valore perché tocca un aspetto imprescindibile per ogni teologia, come quello dell’annuncio dell’azione liberante, inaugurata da Dio nella storia e continuante nell’oggi

“Servire la missione globale della Chiesa cattolica proteggendo i patrimoni delle persone fisiche e giuridiche legate alla Santa Sede e alla Chiesa stessa e fornendo loro servizi di pagamento”: questo il compito dello Ior (Istituto opere di religione), presentato dal presidente del Consiglio di sovrintendenza e direttore generale ad interim, Ernst von Freyberg, nel sito www.ior.va, dove dal 1 ottobre è possibile “scaricare” la prima relazione al bilancio mai resa pubblica, quella per il 2012. Dopo aver evidenziato il “processo di ampie riforme” interne all’Istituto, per “l’applicazione dei più rigorosi standard del settore e in fatto di compliance”, von Freyberg sottolinea che tale processo “comprende l’implementazione di misure severe contro le attività di riciclaggio di denaro e l’ottimizzazione della nostra organizzazione interna”. Parla quindi di “revisione totale dei conti dei nostri clienti, con l’obiettivo di cessare i rapporti non in linea con la missione dello Ior”, precisando che “gli sforzi profusi in questo senso sono sottoposti all’attenta supervisione dell’Aif (Autorità d’informazione finanziaria), l’organismo vaticano di regolamentazione finanziaria”. Dopo aver ribadito “una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi violazione di leggi, normative e regolamenti”, von Freyberg riconferma la missione “di servire la chiesa universale in tutto il mondo, fornendo sostegno alla Santa Sede, alle congregazioni religiose e alle istituzioni cattoliche nelle loro opere di carità ed evangelizzazione”.

 Il primo dato che balza all’occhio, è costituito dal bilancio 2012, che ha registrato un utile netto di 86,6 milioni di euro. Nel 2011 l’utile fu di 20,3 milioni di euro. Nei siti internet italiani e internazionali, sia dei media, sia della finanza, è subito stato sottolineato il grosso significato dell’avvio -fortemente voluto da Papa Benedetto prima e da Papa Francesco poi- dell’operazione “trasparenza”, per togliere quell’alone di “mistero” che da qualche decennio aveva avvolto la storia e le vicende recenti dello Ior. A giudicare dalle prime reazioni, sembrerebbe che la nuova linea stia ottenendo i frutti sperati. L.C.

di Marco Doldi

A

quarant’anni dalla sua comparsa, la teologia della liberazione vive una stagione nuova. Ne parlano insieme Gustavo Gutierrez, sacerdote e teologo peruviano, considerato il padre della teologia della liberazione, e Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organismo vaticano, che in passato si è dovuto occupare di alcuni eccessi dei teologi che la sostenevano. “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” (2013) presenta il punto della situazione su questo movimento teologico, il quale offre ancora oggi sfide e contenuti all’intera riflessione teologica. Nata come teologia regionale in un contesto preciso, quello dell’America Latina e dei Caraibi, ha contribuito a rimettere al centro della teologia cattolica alcuni elementi irrinunciabili. Intanto, un’importante precisazione: l’impulso originario della teologia della liberazione non consiste nell’indicare che cosa fare di fronte alle ingiustizie, alle sopraffazioni, alle povertà, a ciò che lede gravemente la dignità umana. Se l’interesse, legittimo e doveroso, fosse stato solo su questo piano, non occorreva pensare alcuna forma di teologia, perché esisteva già la dottrina sociale della Chiesa, cioè quella riflessione pratica che orienta il

C

olpisce, nelle tre letture che liturgia ci propone in questa 27a domenica del tempo ordinario, la drammatica contrapposizione di due atteggiamenti che, inconciliabili all’apparenza, convivono invece in noi, con effetti che possono essere, -o che talvolta, per il nostro spirito, davvero sono- laceranti.Tutto questo viene sintetizzato da Gesù con le parole: «Voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, preceduto da quell’inquietante: «Avrà forse [il padrone, che, in realtà, è Dio] gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?» (lettura evangelica, Lc 17, 5-10). La drammaticità consiste nel dover considerare da una parte l’inutilità del servo, messa da Gesù spietatamente in evidenza, e dall’altra, in apparente contraddizione, il bisogno, che Dio ha, per sua espressa dichiarazione, di collaboratori, senza i quali il suo regno è destinato a non progredire: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,37-38) e: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16). Il che vuol dire, inequivocabilmente, che senza operai non vi è mietitura e, fuor di immagine, e che occorrono operatori che si mettano a disposizione del Signore per predicare e per battezzare, perché da questo dipende la salvezza

Gustavo Gutierrez e Gerhard Ludwig Müller

comportamento del credente nel campo del bene comune. L’impulso originario è stato un altro e ruota - secondo Müller - intorno a questo interrogativo: “Come si può parlare di Dio, di Cristo, dello Spirito Santo, della Chiesa, dei sacramenti, della grazia e della vita eterna a fronte della miseria, dello sfruttamento e dell’oppressione degli esseri umani nel terzo mondo, e tenendo presente il fatto che noi riteniamo l’uomo un essere creato a immagine di Dio, per il quale Cristo è morto affinché egli sperimenti Dio come salvezza e vita in tutti gli ambiti della sua esistenza?” (pag. 79). La domanda di fondo è assolutamente corretta e appartiene alla teologia, che da sempre si interroga su come parlare di Dio. Inoltre, tiene conto del fatto che - nota Gutierrez - l’America Latina è “un continente abitato da una popolazione che è al tempo stesso povera e credente, come diciamo da decenni nel contesto della teologia della liberazione; si tratta di coloro che vivono la propria fede in mezzo alla povertà, il che ha come conseguenza che ognuna di queste condizioni lasci la propria orma nell’altra” (pag. 53). La povertà, causata

dal divario sempre più ampio tra gli strati ricchi della società e quelli poveri, è ormai divenuta un’autentica sfida alla comprensione della fede e di Dio. Qualcuno potrebbe dire che tutto questo va bene, ma riguarda solo una parte dell’umanità. Non saremmo noi europei in un’altra situazione? Perché nel nostro continente interessarsi della teologia della liberazione? Le questioni poste da questa teologia toccano un aspetto imprescindibile per ogni teologia, come quello dell’annuncio dell’azione liberante, inaugurata da Dio nella storia e continuante nell’oggi. Questo è oggetto della teologia in quanto tale, ma rischia, talvolta, di essere dimenticato. Non si è forse molto insistito sulla salvezza divina nella sua dimensione ultraterrena, dimenticando che Dio opera ogni giorno la liberazione dell’uomo? Non solo: coloro che sono già liberati nella fede, diventano essi stessi parte attiva nel processo di liberazione dei fratelli. Così il credente riceve dalla teologia l’annuncio della compassione di Dio per l’uomo che vive oggi nella storia, si interroga su quale prassi intraprendere alla luce del Vangelo ed opera, finalmente, il cambiamento della realtà.

La Parola e le parole

27ma Domenica Tempo Ordinario A

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di “ogni creatura”. Quindi -ecco la drammatica contrapposizione- i “servi inutili” non solo non sono inutili, ma, nell’economia del Regno di Dio, sono indispensabili. L’apostolo Paolo, tornando sull’argomento, spiega come questa apparente contraddizione si concili: «Quando uno dice: “Io sono di Paolo”, e un altro: “Io sono di Apollo”, non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio». (1Cor 3,4-9). «Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.» (1Cor 3,23). «Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro» (1Cor 4,6).Troviamo già questo stesso concetto nell’antico testamento, per esempio nel libro di Ester (Est 13,9, riportato nell’Antifona di ingres-

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so): « Tutte le cose sono in tuo potere, Signore, e nessuno può resistere al tuo volere», e nel salmo 127, (1-2): «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno». In conclusione: il lavoro è necessario, ma diventa inutile e destinato alla sterilità, sia nel caso che lo si compia senza la consapevolezza che è Dio che agisce in noi e dà efficacia a ciò che facciamo, sia nel caso che si commetta l’errore -in cui è fin troppo facile incorrere- di attribuire a noi il merito e la gloria di un successo di cui Dio è gelosissimo. Non era solo formalismo quello che faceva scrivere a sommi geni quali, per esempio, Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Händel, alla conclusione di grandi capolavori, la sigla “S.D.G. [Soli Deo Gloria]”, ovverosia “se sono giunto a questo risultato non è stato per merito mio, ma soltanto perché Dio me ne ha reso capace perché anche in questo risplenda la sua sapiente onnipotenza”. Paolo esprime questa verità scrivendo a Timoteo (seconda lettura, 2 Tm 1,6-8.13-14): «Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani».

Publicati i bilanci per la prima volta

Timoteo deve solo “ravvivare” un dono che, dal momento in cui Paolo lo aveva consacrato vescovo, è attivo in lui “ex opere operato”, e non “ex opere operantis”. E quindi: «Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato», cioè tu non sei il padrone, ma solo l’amministratore dei doni ricevuti. Questo implica una grande fede, a cui Gesù invita, sollecitato da una delle più belle suppliche degli apostoli «Accresci in noi la fede!»: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». La fede deve essere accompagnata da una instancabile pazienza che ci fa attendere con fiducia ed umiltà i tempi di Dio diversi nostri (prima lettura, Ab 1,2-3;2,2-4): «Scrivi la visione [...] È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». L’abbandono totale in Dio, che l’apostolo Paolo, ripetendo l’insegnamento di Gesù, qui suggerisce, consiste nell’accettarne il primato assoluto, nella dolce consapevolezza, o, meglio, nella “certezza”, che se, come dice la seconda formula della colletta, «ci riconosciamo servi inutili», egli -proprio e solo allora-, opera in noi, misteriosamente, ma efficacemente, per renderci finalmente adatti «a rivelare le meraviglie del suo amore». Don Umberto Pineschi


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uova legge elettorale: sono pronti il progetto e anche il “progettino”. E, soprattutto, c’è un accordo vasto che dovrebbe consentirne l’approvazione». Lo afferma Luciano Violante, che del progetto è uno degli “ingegneri”, facendo parte della commissione per le riforme costituzionali istituita dal Presidente della Repubblica Napolitano. Violante, già presidente della Camera, è il coordinatore del gruppo di 33 esperti di vario orientamento culturale e politico che pochi giorni fa, in anticipo di un mese sulla scadenza prevista, hanno finito il loro lavoro e hanno consegnato al Presidente del Consiglio Letta una relazione conclusiva.

n. 35 6 Ottobre 2013 RIFORME

“Così sarà la nuova legge elettorale” L’ex presidente della Camera Violante ha coordinato il gruppo dei 33 esperti che ha lavorato al testo di riforma costituzionale. Pronta anche una leggina di scorta

Una sola fiducia, dalla Camera

Qui c’è la nuova architettura istituzionale e, al suo interno, come strumento ineludibile, le nuove regole per le elezioni politiche. Violante, ad Eraclea Mare alla tre giorni promossa dall’associazione “Fra Terra e Cielo”, spiega così la logica della nuova legge elettorale: «Prevediamo che la fiducia al governo venga data solo dalla

Camera dei deputati, non anche dal Senato, che potrebbe invece diventare il Senato delle regioni e dei comuni, in cui si rappresentano le autonomie istituzionali.Allora, se sarà solo la Camera che dà e toglie la fiducia, occorre

una legge elettorale che valga per la Camera. Il modello che ho proposto e che è stato accolto è fatto così: per i partiti sbarramento al 5% per entrare in Parlamento; poi, chi arriva almeno al 45% dei voti ha un premio che gli

Lettere in redazione

No ad esclusioni! Sì ad una reale e autentica svolta riformista

Nei giorni scorsi siamo certamente rimasti tutti un po ‘ sorpresi per il “cambio di casacca” degli organi dirigenti del partito pistoiese. Chi infatti ha vissuto le primarie precedenti direttamente dai seggi ricorda bene i punti di vista passati: “Renzi è un destrone” “Renzi e uomo di destra post berlusconiana” etc...
Oggi, alle porte di un Congresso importante, ci troviamo improvvisamente Renziani della prima ora e post Bersaniani divenuti renziani uniti nel sostenere Renzi. Molto bene!
Finito l’imbarazzo è giunto il momento di cogliere questo come un’enorme opportunità politica. Infatti questo deve innanzi tutto accumunare le nostre convinzioni (le faccio volutamente della segreteria comunale e provinciale pistoiese, nonché dell’onorevole Caterina Bini) di aprire il partito democratico ad una nuova partecipazione auspicando certamente una visione dei processi elettivi degli organi di partito assolutamente aperto a partire proprio dai territori, dalla base. Questo ci permetterà di dare un importante segno di autentica volontà di cambiamento nonché di forte segnale agli elettori di controtendenza rispetto al panorama politico più generale, dove invece i partiti appaiono sempre di più come contenitori chiusi di caste privilegate.Diamo invece il segnale opposto domani il partito democratico sarà guidato da persone valutate dal territorio e per efficienza preparazione capacità di legame con la società civile.
Ma è importante questa nuova convergenza anche, ma soprattutto direi, per dare vita anche nel nostro comune e nella provincia nel paese ad una stagione riformista importante.

Vita

La

Restituire alla politica per esempio la centralità della sua azione eliminando quella pessima abitudine di scaricare su cassettoni burocratici le colpe delle criticità .
Più esecutivo meno burocrazia! Questo è un tema che ci divideva ieri. E ancora trasparenza, merito siano domani il nostro metro di misura nella politica istituzionale dei nostri territori mai più designazioni per captazione mai più spartizioni.
Oggi abbiamo davvero l’occasione di iniziare una importante dismissione di modalità politiche che ieri si sono rese responsabili di situazioni socio economiche catastrofiche.
Occorre più che mai oggi costruire certamente insieme una solida via di rinnovamento politico in chiave finalmente riformista. Questo lo sappiamo passa proprio da quanto e da come noi riusciremo a ricostruire un nuovo tessuto di partecipazione politica dentro un partito che finalmente sarà davvero aperto pluralista e riformista. Massimo Alby

Linee portanti e prospettive per una moderna riforma penitenziaria

Quando si parla e si affrontano le problematiche della riforma penitenziaria sembra a prima vista una cosa facile, ma non è così, anche se l’onorevole Pannella la rispolvera ogni 2 o 3 anni come suo cavallo di battaglia per una visibilità elettorale. Il punto non è l’amnistia generale (tutti fuori, senza distinguere i reati gravi da quelli minori): le “prigioni” vanno svuotate perché sono insufficienti soprattutto per il soggiorno e il disagio dei detenuti stessi, così come ci indica anche l’Unione europea. È necessario, perciò, un primo sfoltimento, distinguendo tra coloro che

hanno commesso reati medio-lievi, a iniziare da quelli che sono in attesa di giudizio; per i reati lievi (offese, diffamazioni o pseudo tali) la pena dovrebbe essere convertita in una pena pecuniaria senza detenzione e in galera, come in ospedale, ci dovrebbero andare i casi medio-gravi. Per i reati commessi da extracomunitari ci dovrebbe essere l’espulsione nei paesi d’origine, anche tramite stipula di trattati specifici internazionali con i rispettivi governi di appartenenza. Infine la pena detentiva non dev’essere fine a se stessa, ma altresì una vera riqualificazione redentiva con una rieducazione civile nella dignità della persona umana, cioè carcere a misura d’uomo e di ambiente con tanto di laboratori professionali, scuole per imparare un mestiere, per finire gli studi ecc. Invece i reati meno gravi vanno trattati da un giudice monocratico con altri due a latere più i rispettivi avvocati: sistema americano con indennizzo o rimborso economico al soggetto danneggiato. Per i reati in attesa di giudizio, dopo il 1° e 2° grado accertato, gli accusati possono ricorrere anche al 3° grado, ma questo andrebbe fatto molto celermente al massimo 6 mesi, razionalizzando e semplificando gli uffici periferici in sede provinciale o regionale. Dare polvere negli occhi in modo demagogico alla gente è sbagliato e non porta a nessun risultato. Oltretutto nel parlamento italiano ci sono sempre ex appartenenti alla magistratura ordinaria: questo potrebbe portare a un maggior valore della riforma giuridico-costituzionale, a cominciare dal diritto di voto attivo e passivo che non dovrebbe essere concesso a tutti coloro che appartengono a famiglie malavitose o che hanno commesso reati tali da sporcare il casellario giudiziario, e perciò non idonei a ricoprire cariche pubbliche, civili o politiche. Mauro Manetti

fa avere il 55% dei seggi. Se nessuno arriva al 45%, si fa un ballottaggio fra i primi due. Chi vince il ballottaggio prende il 55% dei seggi». In questo modo, sottolinea Violante, il governo nascerebbe dalle urne, avrebbe una maggioranza stabile e il giorno dopo il voto si saprebbe già chi è il presidente del Consiglio e qual è la maggioranza di governo.

se andare a votare prima che si faccia la riforma costituzionale, si voterebbe con la legge oggi vigente, il che non va bene a nessuno. Quindi si pensa ad una legge ponte, che copra lo spazio fino a quando non si fa una riforma costituzionale».Anche la legge ponte, comunque, dovrebbe avere dei tratti molto simili a quelli della legge pensata per il nuovo sistema.

Ritorno

La voteranno davvero? Il problema, ora, trovato l’accordo fra le parti, è che le parti rispettino quest’accordo quando bisognerà approvare le nuove leggi: «C’è un capo dello Stato che ci crede molto», sottolinea Luciano Violante, senza nascondersi però che anche le riforme di fine anni ‘90 (commissione D’Alema) e dell’anno scorso (durante il governo Monti) sono naufragate, per volontà di qualcuno, nonostante l’accordo bipartisan e il sostegno del Presidente della Repubblica. Comunque, «se per marzo le commissioni parlamentari, che ora dovranno esaminare il nostro testo, consegneranno alle Camere un testo articolato, a quel punto -chiude Violante- sarebbe da pazzi tornare indietro. E a quel punto penso ci sarà una spinta molto forte per votare e riformare il sistema politico. E chi si opporrà a questa cosa credo che si assumerà una grande responsabilità di fronte al Paese». Se invece, malauguratamente, cadesse il governo e il Parlamento venisse sciolto, la legge ponte dovrebbe garantire chi sceglieremo nonché solidità ad una nuova maggioranza.Vedremo. G.V.

alle preferenze In più ci sarebbe il ritorno alle preferenze, cioè alla possibilità di eleggere non solo le persone indicate dai vertici dei partiti: «Proponiamo il voto di preferenza e un secondo voto di genere, come si fa spesso per le elezioni regionali e comunali. Il secondo voto di genere significa che, se il primo voto è stato accordato ad un uomo, il secondo dovrà essere per una donna, e viceversa». La proposta di nuova legge elettorale si inquadra però in un più ampio disegno di riforma costituzionale che prevede, oltre ad un presidente della Repubblica come garanzia, l’uscita dal bicameralismo attuale con la differenziazione dei ruoli di Camera e Senato.

Una mini-legge

di scorta Perciò, accanto al progetto di nuove regole per votare nell’ambito della riforma costituzionale, c’è il progetto più contenuto, pensato mentre si è ancora in questo sistema istituzionale: «Se ne sta discutendo adesso in Senato», prosegue Violante: «Una nuova legge elettorale adattata all’attuale sistema, perché se si doves-

10 PIAZZE PER 10 COMANDAMENTI

Non dire falsa testimonianza

“Quando l’amore dà senso alla tua vita” Il 6 ottobre alle 20,30 a piazzale Michelangelo a Firenze, ci sarà una serata di musica, cultura, danza, testimonianze e spiritualità organizzata dal rinnovamento nello Spirito santo italiano con il patrocinio del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. L’evento si intitola “Non dire falsa testimonianza”. La serata sarà condotta da Arianna Ciampoli. Ospiti: Susanna Tamaro, Marco Tarquinio, Davide Rondoni, Pippo Franco, Remo Girone, Neri per Caso, DieciperDieci Band del RnS. Interverranno: Matteo Renzi, sindaco di Firenze, cardinal Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e Salvatore Marinez presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo. Nel corso della serata sarà trasmesso il video messaggio di Papa Francesco e di monsignor Rino Fisichella, presidente del consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.


Pistoia Sette N.

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6 OTTOBRE 2013

VENERDI 4 OTTOBRE

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Festa di San Francesco

enerdì 4 ottobre la chiesa celebra la festività di san Francesco d’Assisi, fondatore dell’ordine dei frati minori e patrono d’Italia. È difficile sintetizzare in poche parole la vita straordinaria e i fatti salienti del serafico. Pertanto riportiamo gli eventi più importanti dai quali scaturisce tanta pace e profonda serenità. Egli nacque ad Assisi il 26 settembre 1182. Nella guerra fra Assisi e Perugia venne imprigionato e dopo circa un anno fu liberato insieme ai suoi compagni. Una notte, nel dormiveglia, avvertì una voce: «Chi può meglio trattarti: il Signore o il servo?». E il giovane san Francesco rispose: «Il Signore». Replicò la voce: «E allora perché abbandoni il Signore per il servo?» Anonimo Perugino, 6 (FF 1492). Abbandonò così le vanità del mondo e visse il Vangelo “sine glossa”. San Francesco d’Assisi aveva incontrato Cristo, il Figlio di Dio, la fonte di

ogni bene. San Francesco non partì con l’idea di fondare una comunità; egli iniziò una vita di orazione e di lavoro, che affascinò altre persone, che ne seguirono l’esempio e con i primi compagni, nel 1209, si recò a Roma. Nell’urbe chiese a Papa Innocenzo III l’approvazione della loro forma di vita. Il Pontefice concesse la sua approvazione. Il 29 novembre del 1223 Papa Onorio III approvò con la Bolla “Solet annuere” la regola dell’ordine dei Frati minori (detta regola bollata) composta da san Francesco con la collaborazione del cardinale Ugolino che sancì il riconoscimento ufficiale dell’ordine francescano. Tale documento costituisce la regola del primo ordine dei penitenti francescani. Più tardi, il Serafico volle estendere anche ai laici la possibilità di poter vivere, secondo le proprie condizioni, la pienezza del vangelo con la fondazione del «Terz’ordine Francescano». Nel Natale del 1223 a Greccio,

nei pressi di Rieti, san Francesco promosse in modo inedito la nascita di Gesù. Con una rappresentazione vivente volle «vedere con gli occhi e il corpo i disagi in cui si è trovato [nostro Signore] per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato nella greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asino» (vita prima di Tommaso da Celano, p. I cap. XXX -FF 468-). Da questo episodio ebbe così inizio la tradizione del presepe. Nel 1224 insieme a frate Leone, san Francesco si recò sul silenzioso monte della Verna, per celebrare una “quaresima” in onore di san Michele Arcangelo. La tradizione riporta che in quel luogo, il 17 settembre, san Francesco ebbe la visione di un Serafino e al tempo stesso «nelle sue mani e nei suoi piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso» (vita prima di Tommaso da Celano, p. II cap. III -FF 485-).

Al termine di un’intensa evangelizzazione, davvero necessaria, san Francesco d’Assisi, il 3 ottobre 1226, ritornò al Padre celeste. Nella primavera scorsa è stato eletto papa il cardinal Jorge Mario Bergoglio. Nello stupore del mondo intero ha assunto il nome di Francesco. Nessun papa fino allora aveva adottato questo nome. In questa circostanza, tra l’altro, ha dichiarato: «...in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato». Venerdì 4 ottobre Papa Francesco salirà ad Assisi per venerare e pregare sui resti mortali del poverello. Simone Quadratesi

QUARRATA

Il pulmino del Pozzo in dono ai ragazzi di Telejunior Un gesto per sostenere l’attività di lotta ai poteri mafiosi portata avanti dalla piccola emittente televisiva siciliana

I

l 26 settembre, dodici rappresentanti del “Pozzo di Giacobbe” sono partiti , con il pulmino Fiat “Scudo” dell’associazione, alla volta di Partinico (Palermo). Gli educatori e i volontari sono tornati, ma il pulmino del “Pozzo” resterà in Sicilia e diventerà così il pulmino di Telejunior, il canale dell’emittente televisiva Telejato, di Pino Maniaci, nota per le sue compagne contro i poteri mafioso. In particolare, Telejunior è nato dall’impegno di centinaia di ragazzi che da tutta Italia scendono a Partinico e sostengono Pino Maniaci e la sua famiglia nel lavoro redazionale. Quel pulmino diventerà così il simbolo di un’Italia che si muove, il simbolo dell’Italia che ci piace. Quella che vede, sente, parla. “Per il Pozzo -afferma Valentina Chiericoni, educatrice dell’associazione quarratina- è una gioia sapere che un pezzo della propria storia e della propria quotidianità solcherà le strade siciliane e sarà di aiuto all’opera che Telejato e Telejunior portano avanti ogni giorno. La scelta è stata in

AZIONE CATTOLICA DIOCESANA

Incontro formativo Parte Ambientiamoci

S

abato 12 e domenica 13 ottobre presso i locali del circolo della parrocchia dell’Immacolata (Via Antonelli-Pistoia) si svolgerà una “Scuola associativa” per introdurre il cammino annuale dell’Azione cattolica diocesana, per riflettere insieme sulla proposta e per rinnovare la consapevolezza della scelta di Ac nella nostra esperienza personale. Questa iniziativa è rivolta a educatori, parroci, animatori parrocchiali, e a chiunque abbia il desiderio di approfondire questa realtà, sia per chi la conosce da molto, sia per chi non la conosce ancora. Sabato 12 ottobre ore 15.30: Arrivo, accoglienza e iscrizione ore 16: Inizio dei lavori divisi per settore ragazzi, giovani e adulti Presentazione dei cammini annuali ore 17: laboratori ore 18.30: condivisione delle esperienze dei laboratori ore 20: cena ore 21.30: serata insieme Domenica 13 ottobre ore 9: colazione ore 10: relazione della presidente diocesana Valentina Raimondo e dell’ex delegato regionale AC Enzo Cacioli sul “Mandato Educativo dell’AC” ore 12: incontro di spiritualità con don Roberto Breschi (assistente diocesano Ac) ore 13: pranzo ore 15: Messa conclusiva Tutti coloro che vogliono partecipare devono iscriversi entro sabato 5 ottobre telefonando a: Valentina Raimondo: 347 7435247 Chiara Gentili: 349 3148113 Tiziana Pastorini: 333 3506790 Alberto Bini: 329 1588929 Christian Bertocci: 328 2177007 Andrea Biagini: 338 6730700 Laura Simonetti: 346 2184852 Giulia Arcangeli: 338 2415255

fin dei conti semplice: sostenere una realtà nella quale oltre all’impegno e alla passione profonda abbiamo trovato e vissuto una dimensione umana e di amicizia fuori dal comune, una sensazione profonda di fratellanza

e di amore, per le persone e per il paese, per la giustizia e per la verità”. “Un grazie di cuore -prosegue Valentina- va al Comune di Quarrata, in particolare agli assessori Stefano Lomi e Lia Colzi, così come al presi-

dente della Croce rossa di Quarrata Marco Grassini, che hanno dato la propria disponibilità a partecipare alle spese di aggiustamento del mezzo”. Daniela Raspollini

È possibile rimanere a dormire presso il Circolo, munendosi di sacco a pelo e materassino. La quota di partecipazione è 10 €.


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comunità ecclesiale

n. 35 6 Ottobre 2013

CENTRO DI ASCOLTO CARITAS DI QUARRATA

Incontro su avviamento al lavoro e tutela della disabilità

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enerdì 20 settembre presso i locali de “La Pineta” a Quarrata, il Centro di ascolto Caritas ha organizzato una conferenza–dibattito dal titolo “La crisi degli aiuti economici europei fra avviamento al lavoro e tutela della disabilità” con relatore l’avvocato Leonardo Bardi, specializzato nel settore dei problemi del lavoro. La trattazione dell’argomento è stata ampiamente sviluppata dal relatore.

L’

Ente Camposampiero invita a partecipare al convegno “Incroci di Voci” che si terrà presso la Fabbrica delle emozioni a Pistoia in via Antonelli 305 il 19 ottobre con inizio alle 9,30. Sono previsti interventi da parte del sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli e dell’assessore comunale Tina Nuti. Il convegno affronterà il tema del dialogo tra culture diverse e rappresenta il momento conclusivo del progetto denominato “I laboratori di Leonardo”, esperienza educativa finanziata dal Cesvot, portata avanti dall’ente Camposampiero in collaborazione con il comune di Pistoia, la provincia di Pistoia, la Caritas,

I

l primo week-end di agosto sulle montagne pistoiesi, nell’eremo del Monachino, si è svolto un campus di filosofia e fede sul tema “Parola e silenzio”.Al progetto hanno partecipato gruppo di dieci persone tra i quindici anni e l’età della pensione. Il luogo scelto: un eremo, che si è dimostrato subito un rifugio eccellente dal caldo afoso e soffocante delle città. La brezza fresca della montagna, il ruscello che scorre accanto all’eremo e il grande prato verde sono stati una cornice naturale da sogno per l’ “otium” filosofico che attendeva i partecipanti, tutti interessati ad argomenti di filosofia contemporanea e fede. Il programma prevedeva quattro sessione di studio, con introduzione di argomenti e scambio di idee tra i partecipanti al campus. Le due ore dedicate ad ogni sessione sono sembrate sempre troppo brevi tanto erano interessanti le discussioni che nascevano spesso in maniera libera e spontanea. Oltre alle sessioni di studio sulle panchine davanti all’eremo oppure sui prati si sono alternate

È stato un incontro di particolare importanza tenendo conto dei numerosi problemi presenti nel mondo del lavoro e nelle tutele per l’inserimento dei disabili. L’introduzione al tema della serata è stata fatta dal parroco di Santa Maria Assunta don Fausto Corsi che ha aperto l’incontro ricordando una citazione biblica: una parabola del vangelo attinente al tema e alla tutela e all’aiuto verso le persone più deboli. Alla conferenza hanno

partecipato molte persone fra le quali l’assessore al sociale e all’attività produttive del Comune di Quarrata Stefano Lomi e fra il pubblico erano presenti anche alcuni esponenti zonali del mondo delle associazioni di categoria. L’assessore ha portato il saluto dell’amministrazione comunale ed in linea col tema della serata ha informato il pubblico presente su cosa sta facendo il Comune di Quarrata riguardo agli aiuti ai cittadini in difficoltà per la crisi

economica e del lavoro a livello locale. Inoltre ha spiegato anche l’ultimo progetto varato dal comune per il sostegno al lavoro autonomo, cioè un bando per l’erogazione di contributi a sostegno di progetti individuali per persone fisiche volti allo sviluppo di attività lavorativa, per dare una risposta alle persone che sono senza lavoro per effetto della crisi economica, che ha colpito duramente le attività produttive del territorio. L’assessore ha anche

ENTE CAMPOSAMPIERO

“Incroci di voci” l’istituto comprensivo Leonardo da Vinci, l’Istituto professionale Antonio Pacinotti, la fondazione Giorgio Tesi, l’associazione espaces Giorgio La Pira, l’associazione arcobaleno, l’associazione culturale Immacolata, le cooperative Arkè e Saperi aperti. Come ci poniamo di fronte allo straniero che bussa alle porte della nostra città per chiedere lavoro ed aiuto? Possiamo tirarci indietro di fronte al problema della disoccupazione, al dramma della povertà, al degrado delle nostre periferie, ad

un economia che vive di capitale e di spread e dimentica l’uomo? Possiamo rimanere indifferenti di fronte alle risorse ed energie sprecate di tanti giovani siano essi italiani o stranieri che non trovano lavoro e rimangono alla deriva della vita? La comunità della Camposampiero nel solco della sua tradizione, che si basa sulla solidarietà e l’accoglienza e valorizzazione di ogni persona, ha cercato e cerca di dare delle risposte concrete ai bisogni e alle aspirazioni dei giovani e in particolar modo di quelli

che si trovano in situazioni di disagio, indipendentemente che il colore della loro pelle sia bianco, scuro o giallo. Nel segno della solidarietà e della speranza vi rinnoviamo l’invito a partecipare al convegno “incroci di voci”, anche per cercare di dare una risposta ad una semplice domanda, che il sindaco Giorgio La Pira, amico di Giuseppe Camposampiero, era convinto gli sarebbe stata rivolta: “Quando Cristo mi giudicherà, io sono certo che egli mi farà questa domanda: “Come hai moltiplicato,

EREMO DEL MONACHINO

“Parola e silenzio” Campus di filosofia e fede

passeggiate nel borgo vicino e in mezzo al bosco. La sera le proiezioni di filmati inerenti gli argomenti ovviamente erano sotto il cielo stellato d’estate. Brevi momenti di preghiera davanti alla statua della Madonna hanno affidato le fatiche dello studio alla protezione materna di Maria, sede della

sapienza. Le notti silenziose e i pranzetti della signora Carla, volontaria ed esperta cuoca, hanno rifocillato le piacevoli fatiche. Maria Matteini, che insegna filosofia al liceo “Pacini” di Pistoia ha introdotto il tema: “Esistenza inautentica ed autentica in Heidegger alla luce

di Essere e tempo”. Suor Antonella della fraternità apostolica di Gerusalemme, laureata in filosofia del linguaggio ha fatto una “Introduzione alla filosofia del linguaggio e al Tractatus di Wittgenstein”. Don Pierluigi, laureato in teologia e insegnate di reli-

evidenziato che l’idea del progetto è stato frutto di un percorso promosso in collaborazione col Centro culturale “Sbarra” don Dario Flori di Quarrata, che nell’ottobre del 2012, in occasione di una tavola rotonda sul tema della crisi dell’economia e del lavoro in ambito locale aveva lanciato la proposta di trovare, da parte delle istituzioni locali, soluzioni e azioni concrete per aiutare coloro che si trovano in difficoltà per il lavoro. R.

a favore dei tuoi fratelli, i talenti privati e pubblici che ti ho affidato? Cosa hai fatto per sradicare dalla società la miseria dei tuoi fratelli?”. Che crediate nel Dio di Gesù Cristo o in Allah, o che non crediate affatto, che il colore della vostra pelle sia scuro o bianco, o che voi siate un disoccupato o il primo cittadino di una città, il problema vi riguarda lo stesso: volete vivere nell’abisso del vostro egoismo, indifferenti ai bisogni degli altri, passando inosservati nella vita e rimanere dimenticati, odiando ed essendo odiati o volete combattere la buona battaglia per costruire un futuro migliore e più giusto? Luca Traversari gione, ha affrontato il tema: “Parola e silenzio nella Bibbia, con esegesi di alcuni brano scelti”. Suor Fabrizia Giacobbe, domenicana, insegnate di filosofia presso la facoltà teologica di Firenze, laureata con Vattimo, ci ha fatto una “Introduzione all’ermeneutica contemporanea”.L’esperienza che è piaciuta molto tutti i partecipanti ha fatto nascere una nuova proposta. A partire dal prossimo gennaio si terranno due incontri mensili pomeridiani, per la durata di tre mesi, su questioni di filosofia contemporanea in un luogo extra-scolastico, dove persone di diversa età avranno la possibilità di approfondire e scambiarsi idee su argomenti di filosofia e teologia appositamente introdotti con una breve relazione oppure con la proiezione di un film che affronti la questione. Per chi fosse interessato può, rivolgersi a suor Antonella presso la parrocchia san Paolo di Pistoia, oppure all’insegnante Maria Matteini presso il liceo “Pacini”. Barbara Melani

Vita

La

CENTRO MONTEOLIVETO

“Lumen Fidei”

Sabato 12 ottobre alle 17,30, presso la Biblioteca di Monteoliveto Casa dell’anziano, don Diego Pancaldo terrà una conferenza sull’enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”. L’interesse su tale enciclica (pubblicata il 29 giugno scorso), che tratta della virtù teologale della fede, si può sintetizzare in una frase riportata nel capitolo III: “la fede è ascolto e visione”. Infatti “la chiesa trasmette ai suoi figli il contenuto della sua memoria” (ascolto), così come “l’esperienza dell’amore” ci permette “una visione comune”.Visione nell’attualità, che tutti possiamo percepire, “da quanto Gesù insegna nel discorso della montagna (Mt. 5)”, quando ci indica i beati, i nostri simili che soffrono e che spesso non vediamo, se non siamo illuminati dalla fede in lui. CENTRO CULTURALE “SBARRA”

“La bambina con la farfalla sulla testa”

Venerdì 11 ottobre alle 21 presso “La Civetta” via Corrado da Montemagno, 3 a Quarrata il Centro culturale “Sbarra” don Dario Flori per “Autori locali” presenta l’incontro su “La bambina con la farfalla sulla testa”, presentazione del libro omonimo di Dunia Sardi. L’incontro, guidato da Alessandra Covizzoli, si inserisce nell’ambito del “Settembre quarratino” col patrocinio del Comune di Quarrata. amici di Don Ferrero

Frammenti di infinito Giovedì 10 ottobre 2013 alle ore 18 nella sala delle assemblee della Fondazione cassa di risparmio di Pistoia e Pescia in via de’ Rossi 26 ci sarà la presentazione del libro “Frammenti di infinito” di don Ferrero Battani. Interverranno: Paola Vivarelli, trascrittrice del libro, monsignor Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia,Vannino Chiti, senatore, Ivano Paci, presidente della Fondazione cassa di risparmio di Pistoia e Pescia e don Cristiano D’Angelo ex alunno di don Ferrero.


Vita

La

6 Ottobre 2013

Festa parrocchiale di Ramini

Quest'anno la festa parrocchiale di Ramini, avrà come centrale la riflessione sulla Pastorale ispirata ai forti messaggi di cambiamento di Papa Francesco nei suoi primi mesi di pontificato. Nello stesso tempo sarà approfondito il messaggio profetico di don Milani nel rapporto scuola-pastorale con la presenza dei suoi ex-allievi di San Donato di Calenzano. La mostra dei disegni dei bambini della Scuola attiva “I Care” darà alla festa uno spirito di freschezza e di autenticità. mercoledì 2 ottobre ore 20.45: Rosario (Bonelle) giovedì 3 ottobre ore 18: Messa (Bonelle) ore 21: Incontro con monsignor Giordano Frosini su: "Papa Francesco al cuore del cambiamento della chiesa" (chiesa di Ramini) venerdì 4 ottobre ore 18: Messa a Bonelle ore 21: Incontro con il gruppo degli “Allievi di don Lorenzo Milani” a San Donato di Calenzano: esperienze pastorali oggi con la partecipazione scuola attiva “I Care” (chiesa di Ramini) sabato 5 ottobre ore 16: Cresime a Ramini ore 21: serata con musica e poesia con i giovani domenica 6 ottobre ore10: Messa a Ramini con benedizione degli automobilisti e dei motociclisti. ore 16.30: Messa a Bonelle e processione verso Ramini. ore 18: Inaugurazione della Mostra “Disegnare per amare e per conoscere” dei bambini della scuola attiva. Durante tutto il periodo della festa sarà aperta la Fiera di beneficenza.

L’

Archivio capitolare, ospitato nel complesso monumentale del Duomo di Pistoia, è un istituto di conservazione stratificato e composito, che somma le funzioni di archivio e di biblioteca. All’interno del percorso museale del Duomo (al primo piano rispetto all’accesso da via del Sozomeno) si trova la sede antica dell’Archivio, che attualmente ha funzioni di deposito e che conserva libri, soprattutto recenti, di erudizione locale e di cultura religiosa, le raccolte donate dal sacerdote don Severino Tofani e dalla signora Giulia Landini (che aveva ereditato la biblioteca dello zio canonico Antonio Dal Pino), numerose riviste ecclesiastiche, un’ampia raccolta di libri liturgici a stampa anteriori al Concilio Vaticano II, l’archivio moderno (XIX-XX secolo) della parrocchia che aveva sede presso il Duomo (soppressa nel 1984), la fitta serie dei registri delle messe celebrate in Duomo dal 1575 ad oggi, i registri più recenti di amministrazione della cattedrale e degli enti che vi afferiscono (sec. XX). Salendo di un piano si ha accesso alla sede attuale dell’Archivio capitolare, inaugurata nel 1974, che si affaccia sull’antico chiostro dei canonici e si articola in cinque stanze, fra cui un’ampia sala, usata come sala di consultazione, che ha le pareti affrescate con motivi ad arazzo databili entro il 1280 circa. L’Archivio conserva i fondi documentari che attestano la storia dei diversi enti in cui si articolava (e in parte tuttora si articola) la vita della cattedrale (sec. XIII-XX), una raccolta di pergamene ricostituita dopo la soppressione settecentesca del fondo diplomatico, i codici medievali e gli incunaboli dell’antica biblioteca capitolare (sec. X-XV ex.), compresi alcuni manoscritti e libri a stampa che si sono

comunità ecclesiale

n. 35

NOTIZIE DI STORIA LOCALE

L’archivio capitolare e i suoi tesori

Situato nel chiostro adiacente la cattedrale di San Zeno di Pistoia, conserva un ricco patrimonio documentario prodotto dal Capitolo della Cattedrale e dei vari enti ad esso collegati. L’accesso è consentito agli studiosi attraverso la lettera di presentazione di Stefano Zamponi

aggiunti in epoca moderna, una biblioteca specializzata su Scipione de’ Ricci, vescovo di Pistoia e Prato (1780-1791), libri e riviste funzionali alla ricerca storica sui materiali conservati in Archivio, a partire dall’erudizione locale, una raccolta di 28 antifonari e graduali manoscritti (sec. XIVXVII), una Bibliotheca Musicalis ricchissima di testi manoscritti e a stampa (sec. XIV-XX). Fra i fondi documentari più cospicui, anche in considerazione del numero e la ininterrotta serialità dei pezzi (per una rassegna completa si rimanda agli inventari pubblicati in pdf sul sito www. archiviocapitolaredipistoia.it), si segnalano i soprattutto i registri relativi alla Sacrestia di San Zeno (sec. XIV-XIX), che hanno costituito la fonte elettiva sulle vicende del Duomo attraverso i secoli nell’ampia ricerca di don Alfredo Pacini, La chiesa pistoiese e la

sua cattedrale nel tempo. Repertorio di documenti, I-XII, Pistoia, 1994-2004.Altre serie documentarie insigni sono i registri della Massa canonici (1290-1794) e i registri del cosiddetto Dazio romano, le Rationes decimarum (1348-1782), fonti straordinarie della vita economica del territorio pistoiese e dell’articolazione degli insediamenti religiosi in diocesi. La cospicua raccolta di pergamene un tempo conservate presso l’Archivio Capitolare di Pistoia (1720 pezzi, con date dal 857 al 1568) fu trasferita a Firenze a seguito del motu proprio del granduca Pietro Leopoldo di Lorena del 24 dicembre 1778 ed è ora consultabile (per i documenti datati fino al 1398) sul sito dell’Archivio di stato di Firenze, fondo Pistoia, San Zenone (www.archiviodistato.firenze.it); attualmente l’Archivio Capitolare ha un diplomatico di 272 pezzi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Una comunità in festa per la festa Saluto della Madonna del Rosario a don l mese di ottobre è Mansueto Bianchi. La banda vo per la sua presenza anche Marino

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consacrato in particolar modo alla Madonna del Rosario: il rosario è il dono più prezioso fattoci dalla Madre celeste; lei stessa l'ha affidata ai suoi figli perché recitandolo le siano sempre uniti. L'arrivo del nuovo parroco, don Marino Marini, avviene mentre la parrocchia di San Bartolomeo a Tizzana celebra questa festa in programma dal 2 al 6 ottobre. Infatti, domenica 6 ottobre, don Marino farà il suo ingresso nel segno di Maria nella parrocchia di San Bartolomeo a Tizzana. Prima della celebrazione eucaristica si terrà la processione della Madonna con partenza dalla chiesa di Catena alle 15,30 con arrivo a Tizzana alle 17.15 circa - per la Messa celebrata dal vescovo di Pistoia

di Luicciana accompagnerà la processione. La festa si concluderà con un rinfresco i fuochi d'artificio e la fiera di beneficenza a Tizzana; al termine della serata sarà disponibile un servizio navetta da Tizzana a catena per coloro che essendo venuti alla processione hanno necessità di tornare alle loro auto. La festa sarà preceduta da un triduo: Mercoledi 2 ottobre ore 21.15: Veglia di preghiera a Tizzana Giovedi 3 ottobre ore 21.15: Veglia di preghiera a Catena Sabato 5 ottobre ore 17,30: Rosario; ore 18: Messa; ore 20: Cena nel salone parrocchiale a Catena con l'estrazione della lotteria. La comunità ringrazia il vesco-

alla processione; ringrazia tutti il vicario don Paolo Palazzi, i sacerdoti del vicariato di Quarrata, i sacerdoti venuti dal seminario per celebrare le messe ed in particolare don Hippolyte Ngaky della parrocchia di Santallemura, per avere guidato la nostra comunità in questi mesi in cui aspettavamo la nomina del nuovo parroco. Con tanta gioia nel cuore attendiamo l'arrivo ufficiale di don Marino Marini che in questa settimana sta ultimando il trasloco. Ricordiamo che da lunedì 7 ottobre la messa feriale (dal lunedì al sabato) sarà alle 8; le messe festive: sabato ore 18 a Catena preceduta dal Rosario 17,30; la domenica: ore 8 e 11 a Catena, ore 9,30 Tizzana. Alessio Tagliafierro

(sec. XIII-XX), per la maggior parte lascito testamentario del canonico Atto Maria Arfaruoli (m. 1791). Nella sezione C dell’Archivio è conservata l’antica biblioteca dei canonici, i libri Sacristiae Sancti Zenonis, una raccolta documentata da sei inventari medievali (secc. XII-XIII, 1372; 1383; 1432; 1441; 1487-1497), l’ultimo dei quali attesta una libraria di 87 opere in 90 volumi (fra questi libri si trovano anche alcuni incunaboli). Questa biblioteca è articolata in due strati cronologicamente distanti: la raccolta degli inizi del XII secolo, che ebbe significativi incrementi fino alla metà del XIII secolo, e la collezione donata fra il 1487 e il 1497 dal canonico Girolamo Zenoni, a sua volta copista e miniatore. Lo Zenoni curò anche una sistemazione complessiva della biblioteca capitolare, i cui

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libri, in larga parte rilegati ex novo, erano incatenati a una serie di banchi. In questa riorganizzazione fu usato il massimo impegno per salvare fascicoli sparsi, fino ad allora mai legati in volume, e frammenti di codici dei secoli XII e XIII. Dopo il riordino di Girolamo Zenoni non si registrano incrementi sostanziali alla biblioteca dei canonici, che anzi subì la sottrazione di volumi insigni, soprattutto libri miniati del XII secolo; in età moderna l’antica libraria Sancti Zenonis, priva di una specifica funzione, diventa una sorta di raccolta fossile che fu infine inglobata nell’Archivio Capitolare, come già testimonia l’inventario dell’Archivio iniziato nel 1729. All’interno della raccolta di antifonari e graduali (dei quali la maggior parte furono realizzati nel corso del Cinquecento) si segnalano cinque graduali per l’intero anno liturgico, confezionati nel 1457 appositamente per il Duomo con il sostegno economico del vescovo Donato de’ Medici e poi miniati nel corso dei quindici anni successivi; altri corali insigni, trecenteschi, con importanti apparati decorativi, sono giunti in Archivio in epoca contemporanea dalla chiesa collegiata di San Giovanni Fuorcivitas, dalla chiesa di San Pietro a Vitolini e dal monastero di San Pier Maggiore. La Bibliotheca Musicalis (il cui primo nucleo è costituito dalla raccolta dei testi musicali, manoscritti e a stampa, necessari per il servizio liturgico della cattedrale) non conserva soltanto la produzione musicale dei maestri di cappella del Duomo e stampati di musica sacra, ma anche importantissime attestazioni di musica profana dal XVI secolo in poi, che giunsero in Archivio dalla chiesa di San Filippo, un tempo officiata dai Padri dell’Oratorio, e dalle donazioni di illustri famiglie pistoiesi, Gherardeschi, Baldi Papini, Rospigliosi.

ECCELLENZA DEL FATTO A MANO

Incontro conclusivo del corso del Moica

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omenica 6 ottobre alle 17, don Marino farà il suo ingresso ufficiale nella sua nuova parrocchia di Tizzana-Catena ed in tale occasione sarà presente anche una rappresentanza della comunità di Oste che simbolicamente vorrà accompagnare il suo parroco al suo nuovo incarico. Questo momento desideriamo viverlo come un’occasione di crescita per l’intera comunità che è grata a don Marino per l’encomiabile servizio svolto nella nostra parrocchia, e che al tempo stesso si prepara ad accogliere don Simone con gioia e fiducia. La comunità di Oste di Montemurlo

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olte le persone e le autorità presenti venerdì 20 settembre, nella sala sinodale del Palazzo dei vescovi, al seminario conclusivo del progetto del Moica “L’eccellenza del fatto a mano”. È stata l’occasione per presentare i preziosi manufatti realizzati durante le lezioni. Le borse di Silk Ribbon poste su un grande albero e tutti gli altri su un grande tavolo hanno attirato la curiosità e gli apprezzamenti di tutti i presenti. Il prossimo appuntamento del Moica sarà mercoledì 23 ottobre per incontrare l’amato papa Francesco in Sala Nervi a Roma. INFO: tel. 0573.364628.


10 comunità e territorio

n. 35 6 Ottobre 2013

TRASPORTO PUBBLICO

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SALUTE

Tensioni tra i lavoratori Intervento chirurgico innovativo di Copit al San Jacopo

Paziente con tumore alla laringe operato con l’impiego del sistema ottico ad autofluorescenza che permette una migliore identificazione delle lesioni maligne

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Scontro tra l’azienda e alcuni sindacati sulla firma dei nuovi accordi di Andrea Capecchi

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ono giorni di mobilitazione e fermento per gli autisti di Copit, l’azienda di trasporto pubblico della provincia di Pistoia impegnata in un dibattuto confronto con i rappresentanti della Rsu aziendale per la firma dei nuovi accordi. Molti e spinosi sono i nodi da sciogliere presenti sul tavolo del presidente Di Zanni. In primo piano si segnala la vertenza, che ormai si trascina da quasi due anni, sul riconoscimento dei riposi per gli autisti, nella quale parte della Rsu accusa Copit di essere venuta meno

a quanto stabilito dal precedente contratto aziendale. Seguono la questione del rimborso di un corso obbligatorio per gli autisti e l’accordo sul premio di risultato d’esercizio per l’anno in corso. L’azienda si troverà di fronte un’assemblea animata da vari orientamenti e divisa al suo interno, con i sindacati Filt-Cgil, FitCisl e Faisa-Cisal favorevoli ai nuovi accordi e intenzionati a giungere alla firma in tempi rapidi. Riccardo Benincasa, segretario provinciale della Filt-Cgil, conferma la presenza di «sensibilità diverse all’interno della Rsu», ma rivendica la correttezza di quei sindacati che «preferiscono la mediazione rispetto ad atteggiamenti di aperto conflitto e di rottura totale». Fermamente contrari alle proposte finora avanzate da Copit sono i rappresentanti dei Cobas e di Uil Trasporti, la cui posizione è stata resa pubblica attraverso un comunicato congiunto delle due sigle teso a evidenziare la condotta ambigua e contraddittoria degli altri sindacati

e a mettere in evidenza il comportamento illegittimo dell’azienda nei riguardi dei propri dipendenti. Pur trovandosi in minoranza all’interno della Rsu, Uil e Cobas promettono battaglia e invitano tutti i lavoratori a intraprendere azioni di protesta qualora l’azienda rifiutasse di venire incontro alle richieste indicate nel comunicato. «La nostra è una posizione di principio, a tutela dei dipendenti e contro ogni forma di discriminazione sul lavoro» afferma Walter Gemmi di Uil Trasporti, specificando come sia già in atto una diffusa mobilitazione contro la linea imposta dai dirigenti di Copit, con possibili scioperi durante il prossimo mese se la situazione non cambierà. L’azienda per il momento ha deciso di portare avanti la propria bozza di accordi, pur manifestando parziali aperture e mostrandosi disponibile al dialogo con tutti i soggetti coinvolti. Dopo il nulla di fatto degli ultimi incontri, si attendono a breve sviluppi significativi.

RIFIUTI

Stop alla linea 1 dell’inceneritore di Montale Lo ha deciso la Provincia dopo lo sforamento dei parametri riscontrato da Arpat

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ermo, in via precauzionale, della linea 1 dell’inceneritore di Montale, a seguito dello sforamento dei limiti di emissioni di ossidi di azoto. Il provvedimento è stato disposto dalla Provincia di Pistoia che ha intimato al gestore del termovalorizzatore «di sospendere con effetto immediato l’attività di incenerimento della linea 1 e di inviare entro 30 giorni idonea documentazione tecnica che evidenzi le cause del superamento dei limiti emissivi e gli interventi che saranno adottati per scongiurare il ripetersi

della condizione accertata». La disposizione, si spiega ancora, è stata adottata a seguito di una comunicazione ricevuta dal dipartimento di Pistoia di Arpat, nella quale si evidenziava che «dai controlli effettuati in data 18 e 19 settembre 2013, era stato riscontrato, nelle emissioni provenienti dalla linea 1, il superamento dei limiti emissivi previsti dalla legge, limitatamente al parametro Nox (ossidi di azoto). Il valore riscontrato da Arpat si attesta sui 222,4 milligrammi per metro cubo a fronte di un limite pari a 200 mg». «Si tratta di una procedura

consolidata – precisa l’assessore all’ambiente della Provincia, Rino Fragai - che viene attivata in circostanze come quelle riscontrate da Arpat e che ha dimostrato, anche in passato, di essere particolarmente efficace sotto il profilo delle garanzie e delle tutele verso la cittadinanza. In questa fase, essendo, peraltro, in essere una richiesta di rinnovo di autorizzazione integrata ambientale, abbiamo concordato con i nostri uffici di valutare ulteriori possibili prescrizioni cautelative, per rendere ancora più stringente la procedura».

rimo intervento chirurgico all’ospedale San Jacopo di Pistoia, condotto, mediante l’utilizzo di ottiche ad autofluorescenza, su una neoplasia alla laringe. Lo ha eseguito l’equipe composta dagli specialisti di otorinolaringoiatria di cui è responsabile il dottor Paolo Frosini, che ha dato la notizia, spiegando che lo strumento di cui è ora dotata la nuova sala operatoria al San Jacopo, non era presente nella vecchia struttura ospedaliera. Con l’impiego del sistema ottico ad autofluorescenza, in uso in pochi centri ospedalieri, gli otorini hanno potuto identificare intraoperatoriamente in modo endoscopico le lesioni neoplastiche ed operare il paziente in maniera mirata. Frosini ha spiegato che con l’utilizzo intraoperatorio dell’autoflorescenza le zone malate sono immediatamente riconoscibili e identificabili rispetto a quelle sane grazie ad una differenzazione cromatica: giallo verdastro nelle aree libere da malattia, ciclamino nelle zone preneoplastiche e viola scuro in presenza di lesioni tumorali. Il principio di questa procedura si basa infatti sull’osservazione che le lesioni precancerose o neoplastiche emettono una fluorescenza di minor entità rispetto al tessuto normale. Durante l’intervento, la laringe, ispezionata con le ottiche ad autofluorescenza e telecamera ad alta definizione, appare sul monitor assumendo le varie colorazioni cromatiche. L’equipe che ha eseguito l’intervento era composta oltre che dal dottor Frosini, dal dottor Gabriele Borri, dalle dottoresse Gioia Tesi e Elisabetta Pileggi con il supporto infermieristico dell’infermiera di sala operatoria Raffaella Vignolini.

Tares

Pronti regolamento e tariffe Agevolazioni previste per le utenze domestiche e per le aziende. L’amministrazione comunale pistoiese ha promosso un confronto con le categorie economiche

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iduzione del 5% della parte variabile della tariffa per le utenze domestiche che fanno la raccolta differenziata, riduzione fino al 30% per l’attività di recupero di rifiuti assimilati effettuati dalle aziende e nessun aumento previsto per il tributo giornaliero, vale a dire quello che viene corrisposto da attività che occupano locali o suolo pubblico per un periodo inferiore a 183 giorni l’anno. Sono alcune delle decisioni assunte dalla giunta comunale di Pistoia in merito alla Tares (nuova tassa per rifiuti e servizi), contenute nelle proposte di delibera che riguardano rispettivamente il regolamento e lo schema tariffario per il 2013 e che, dopo l’esame della commissione n.1, approderanno nei prossimi giorni in consiglio comunale per l’approvazione. I provvedimenti relativi al tributo comunale sui rifiuti, i servizi confluiti nel nuovo Regolamento Tares e nello schema tariffario, sono frutto di un lungo confronto che l’amministrazione comunale ha promosso e sviluppato nelle scorse settimane con le categorie economiche e che ha condotto lo scorso 20 settembre alla sottoscrizione di una dichiarazione di impegno. Mettendo al centro il principio di “solidarietà” e sottolineando la preoccupazione in merito all’aumento della fiscalità dovuto al passaggio al nuovo tributo “che andrà a colpire in modo indiscriminato le famiglie e le imprese”, i firmatari si sono impegnati a sostenere progetti di organizzazione del servizio che privilegino la raccolta differenziata e un conseguente sistema tariffario basato sulla differenziazione delle tariffe. In base al documento condiviso con le categorie, vengono introdotte riduzioni della superficie imponibile per tutta una serie di attività che producono rifiuti speciali: dal –5% relativo a negozi di parrucchiere ed estetiste fino al –40% di gommisti, dal -38% per il florovivaismo al -35% per le autocarrozzerie, per fare alcuni esempi. Per quanto concerne invece le utenze domestiche e quindi le famiglie e i singoli cittadini, oltre la riduzione prevista del 5% sul tributo per chi effettua la raccolta dei rifiuti in maniera differenziata, sono previsti sconti per le abitazioni occupate da una sola persona (-10%), oppure abitate in modo discontinuo (-30%), per le case di campagna (10% in meno) e per quanti praticano il compostaggio domestico (-10%).


Vita

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comunità e territorio

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ALLA GALLERIA VANNUCCI

MOSTRE

Centocinquanta opere Al via la nuova stagione: di Marino Marini “Risvegli” in Olanda L’esposizione nel museo di Zwolle resterà aperta fino al 30 marzo del 2014

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stata inaugurata a Zwolle, in Olanda, nel Museum de Fundatie, una mostra interamente dedicata all'artista pistoiese Marino Marini. La rassegna, che resterà aperta fino al 30 marzo 2014, è formata da 143 opere (30 dipinti, 25 sculture e 88 disegni) di proprietà della Fondazione Marino Marini di Pistoia. Sono inoltre esposte 9 opere (2 sculture e 7 dipinti) provenienti dal museo Marini di Firenze, fra cui la grande tela L'Orfeo, una delle opere pittoriche più importanti e significative dell'artista toscano. «L'opera di Marino Marini è profondamente legata a Pistoia e alla sua storia - sottolinea l'assessore comunale alla cultura Elena Becheri - e allo stesso tempo è nota a livello internazionale tanto che le opere dell'artista pistoiese hanno fatto e continuano a fare il giro del mondo». L'interesse per l'opera di Marino è confermata anche da un'importante collettiva che verrà inaugurata il 30 gennaio 2014 nel Musée cantonal des Beaux Arts di Losanna e che rimarrà aperta fino al 27 aprile 2014. Il titolo della rassegna è «Giacometti, Marini, Richier. La figure tourmentée». Nell'occasione verranno esposte 14 opere di proprietà della Fondazione Marino Marini fra sculture e disegni.

La mostra approfondirà i legami che i tre artisti hanno intrattenuto durante la seconda guerra mondiale. Marino, infatti, fuggito da Milano a seguito dei bombardamenti che distrussero anche il suo appartamento, si rifugiò in Svizzera dai parenti della moglie Marina. In quegli anni ebbe modo di conoscere Alberto Giacometti e

di stringere rapporti molto stretti con Germaine Richier, con cui condivideva lo studio, entrando a pieno titolo a far parte di quella cerchia di artisti che gravitava in Svizzera ed in particolar modo a Zurigo, all’epoca uno dei pochi poli culturali “liberi” in Europa. P.C.

Comune di Pistoia

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Partono i laboratori dedicati ai bambini

ono ripartiti questa settimana i laboratori di Pistoia ragazzi rivolti ai bambini delle scuole materne e delle elementari. L’offerta educativa è come sempre notevole e si dedica ai bambini piccoli offrendo loro la possibilità di conoscere meglio il territorio in cui vivono, la sua storia e le sue tradizioni, ma anche avvicinarsi a realtà significative come quella della natura, dell’arte, del teatro e della scienza. I ragazzi, grazie all’indispensabile supporto degli operatori, potranno così farsi delle nuove esperienze educative fondamentali per poter stimolare la loro curiosità oltre alle loro conoscenze. Da quest’anno però sono stati potenziati alcuni servizi. Infatti con l’arrivo di Areabambini blu e Areabambini verde sono partiti dei progetti che riguardano il gioco come burattini maschere e teatro, la scienza , i laboratori sull’arte oltre a quelli riguardanti la scoperta di tutte le bellezze storiche e artistiche presenti sul tutto il territorio pistoiese. “Grazie all’impegno degli amici di Pistoia ragazzi – dicono dal Comune – sarà possibile aprire le porte di realtà spesso sconosciute come la

Fabbrica del Verde di Villa la Collina , l’archivio di Stato oppure il laboratorio delle tradizioni di Saturnana; previsti inoltre anche interessanti itinerari all’interno del giardino zoologico in modo da avvicinare i ragazzi alla natura ed agli animali .” Durante l’anno scolastico potranno essere organizzate aperture straordinarie alle famiglie dei ragazzi in modo da far conoscere ai loro

genitori tutte le attività che i loro figli svolgono presso le strutture di Pistoia ragazzi. Tutto il programma completo delle iniziativi è disponibile sul sito internet del Comune di Pistoia dove è possibile trovare anche tutte le varie informazioni per il personale docente relative ai singoli itinerari ed alle modalità di partecipazione. Edoardo Baroncelli

COMUNE DI AGLIANA

Proposte sportive

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ome ogni anno il Comune di Agliana e le numerose associazioni sportive attive sul territorio locale predispongono un’offerta di attività motorie molto ricca rivolta a tutte le fasce della popolazione. Scuole calcio, ma anche scherma, atletica leggera, nuoto, ciclismo, pallacanestro, pallamano, tennis, mini-volley sono tutte proposte che è possibile trovare sul territorio aglianese e che sono rivolte ai più giovani. Per adulti e anziani viene proposta

la sempre utile “ginnastica ludico motoria” e i corsi di yoga. Oltre alle attività sportive di maggiore rilievo ed interesse, viene dunque dimostrata grande attenzione a tutte le fasce di età ed in particolare alla promozione di sane attività sportive dedicate ai giovani e ai giovanissimi. Per avere informazioni ed iscriversi è possibile consultare il sito internet www.comune.agliana.pt.it oppure rivolgersi all’Ufficio relazioni con il pubblico al numero verde 800.131.161. M.B.

U

n’esortazione a svegliarsi, ad uscire dall’ovvio, ad abbandonare i vecchi schemi mentali, per scoprire nuove strade e nuove modalità espressive e porsi, così, al di fuori dalle rotte consuete e dai canoni prestabiliti: questo il messaggio dell’evento inaugurale di sabato 28 settembre, dall’eloquente titolo “Risvegli”, con il quale la Galleria Vannucci Arte Contemporanea di Pistoia, in collaborazione con l’Associazione Culturale Utopias!, ha presentato al pubblico la nuova stagione espositiva. Ad inaugurare il ricco cartellone di mostre ed esposizioni, che si susseguiranno per tutto il 2013 ed il 2014, non poteva che essere l’arte eclettica, dallo stile tutto personale ed originale, del pistoiese Massimo Biagi. “Il compito dell’artista è quello di educare ed indirizzare la società, percorrendo la via della creatività e della libertà e mostrando così la strada a chi verrà dopo di lui”, dice Biagi. Ed ecco dunque che l’esposizione, nelle sale della Galleria Vannucci, delle estroflessioni, delle ceramiche, ma anche dei pezzi di design artistico (un letto, una lampada, una sedia) dell’artista pistoiese – tutte modellate nei toni onirici del bianco e delle sue candide sfumature - diventa l’occasione per dare spazio e voce ai contributi video di Maurizio Pini, all’arte orafa di Giordano Pini e alle performance di danza del Centro Fabula (collaborazione, quest’ultima, già sperimentata con successo in occasione della presentazione dell’opera di Biagi “La Materia della Rinascita” al Circolo Le Fornaci di Pistoia). Un dialogo fra forme artistiche e di pensiero, nonché fra tecniche e discipline, del tutto differenti e cionondimeno complementari, all’insegna di quella forza innovatrice e creativa che può derivare solo dall’integrazione e dalla contaminazione fra le arti. “Il mio lavoro – dice Massimo Biagi – viene fuori da un’idea, da un dilagare continuo di pensieri, forme e fatti. E’ un emergere, un affiorare dalla superficie e poi uno scomparire di nuovo nel nulla”. “Da qui l’idea – chiarisce Massimiliano Vannucci, curatore dell’evento e delle esposizioni della Galleria – di dare luogo ad una performance artistica, che prenda vita in un momento esatto e circoscritto e che poi scompaia, lasciando traccia di sé solo nelle sensazioni provate dagli spettatori”. Proprio come se si trattasse di una delle estroflessioni di Massimo Biagi. Le opere al centro dell’evento saranno visibili alla Galleria Vannucci fino a sabato 5 ottobre, mentre ad aprire la stagione espositiva sarà la successiva mostra antologica di Umberto Buscioni, incentrata sul tema dell’acqua e su alcuni lavori storici del celebre pittore pistoiese, come il “Bagno di Betsabea”. Come di consueto, infine, all’esposizione dell’opera di un maestro della tradizione artistica della città, seguirà quella di due giovani emergenti: chiuderà, infatti, il cartellone del 2013 la mostra del collettivo bolognese formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, già noti nel mondo dell’arte per aver presentato due anni fa, ad Artefiera, l’opera “Mind the door!”, una porta che si apriva solo sorridendo. Senza dubbio un messaggio di ottimismo ed un segnale di risveglio. Silvia Mauro

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - presidente@bancadipistoia.it - segreteria.generale@bancadipistoia.it SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - p.garibaldi@bancadipistoia.it FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - chiazzano@bancadipistoia.it PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - pistoia@bancadipistoia.it MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - montale@bancadipistoia.it MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - montemurlo@bancadipistoia.it SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - spazzavento@bancadipistoia.it LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - lacolonna@bancadipistoia.it PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - prato@bancadipistoia.it S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - s.agostino@bancadipistoia.it CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - campi.bisenzio@bancadipistoia.it BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - bottegone@bancadipistoia.it


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a figura di Giovanni Boldini, il grande ritrattista della Belle Epoque, è molto complessa e articolata. La storiografia artistica ha teso negli anni a ricordarlo quasi sempre per i suoi ritratti parigini, apportatori di novità stilistiche, e solo ultimamente è stato rivalutato nella sua interezza. Il piccolo “gnomo” ferrarese, il nano strafottente, come veniva chiamato da molti per la sua fisicità e il suo sarcasmo, si faceva perdonare grazie alla sua arte. La città di Pistoia rappresenta per Giovanni Boldini l’inizio della sua fortuna artistica. Infatti, il ritrovamento delle pitture murali dipinte da Boldini nel 1868 fu davvero un caso straordinario dovuto in parte al caso e in parte alla tenacia e alla perseveranza di Emilia Cardona, la giovane giornalista moglie di Boldini, che nel 1938 si accinse alla estenuante ricerca della villa. Malgrado i pochi e confusi ricordi di Boldini, ormai ultraottuagenario,… “Vi ho dipinto dei muri... i miei soli affreschi… allora mi sembravano buoni”… e le scarse informazioni, Cardona riuscì a individuare quasi miracolosamente gli affreschi. Nonostante la stanza dove erano stati dipinti fosse stata adibita agli attrezzi, essi erano ancora recuperabili. Boldini aveva preparato alcuni disegni per la decorazione ad affresco della sala da pranzo della villa di Collegigliato chiamata la “Falconiera” secondo gli accordi presi con la proprietaria, la signora Isabella Robinson Falconer. Il pittore però non si rivelò costante e assiduo nel suo lavoro, i rapporti con la signora divennero tesi e difficili e i dipinti vennero lasciati incompiuti. Questa incresciosa vicenda

Vita

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n. 35 6 Ottobre 2013 ALLA VILLA FALCONIERA DI PISTOIA

A FIRENZE

La prima scuola di arte sacra

Le pitture murali di Giovanni Boldini

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di Alessandro Orlando venne alla fine risolta grazie all’intervento del pittore Telemaco Signorini, assiduo frequentatore della Falconiera, che riuscì a far rispettare a Boldini l’impegno preso. Gli spettacolari affreschi, di genere agreste e di carattere tipicamente toscano,unico e vero esempio dell’arte toscana boldiniana degli anni ’60, vennero completati verso la fine di novembre e rappresentano buoi aggiogati, una marina con scogli, un pagliaio, i battitori di grano, il riposo dei mondatori di grano, una guardiana di capre, la stesa del bucato, palmizi e aranci, tutti con lo sfondo o delle colline di Collegigliato o del mare di Castiglioncello. La vedova del maestro non si scordò mai della nostra città e lasciò in dono a Pistoia la stanza dipinta con i bellissimi affreschi. Nel 1974/1975, grazie ai finanziamenti della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, questi vennero staccati, attraverso la tecnica dello strappo e, dopo un accurato restauro nei laboratori di Palazzo Pitti a Firenze, trovarono la loro definitiva collocazione nel Palazzo dei Vescovi in Piazza del Duomo a Pistoia. Nonostante la loro preziosità e la loro unicità queste pitture sono ancora raramente conosciute dal pubblico in quanto la loro esistenza ed il loro restauro è stato scarsamente divulgato.

La sede in cui adesso si trovano gli affreschi è consona ed adeguata ad essi in quanto è stata ricostruita dettagliatamente la stanza in cui erano stati dipinti in origine, mantenendo anche le stesse dimensioni. Tutto è stato studiato alla perfezione, perfino sulla parete ovest dove, sotto il pannello centrale, è stato ricostruito, rispettando le misure primitive e la forma, il caminetto della stanza. In una scena, Boldini esalta l’immagine rupestre di un pagliaio, figura che si ripete in maniera costante nelle scene paesaggistiche dei maggiori pittori macchiaioli, così come il tema della contadina con il fascio di spighe tenuto con le braccia sollevate sopra la testa che diventerà un’icona del Naturalismo agreste (si

ricordi Fattori con Le macchiaiole e Lega con Le gabbiane). Oltre ai vari soggetti, il maestro dipinge anche una grande marina retaggio di uno dei periodi trascorsi a Castiglioncello ospite di Diego Martelli oppure i bovi messi in primo piano, enormi, solenni, a marcare la grande importanza delle bestie, soggetti da sempre cari al Fattori, all’Abbati, al Borrani. Poi il movimento di un gabbiano, di una barca, di un vaporetto, in un muoversi continuo della risacca che sembra echeggiare nella piccola stanza. Le pitture murali della villetta la Falconiera a Collegigliato sono ritenute da alcuni critici uno degli esiti più riusciti di questo poliedrico artista della Belle Epoque.

el cuore del Parco delle Cascine la prima scuola al mondo dedicata alla creazione di oggetti artistici di culto. La Sacred Art School Firenze onlus con sede alle Pavoniere nel parco delle Cascine, è la prima scuola tutta dedicata all’arte e all’artigianato sacro. Nasce da un’idea dello scultore irlandese Dony MacManus -che ne è anche il direttore artistico- ed è stata realizzata grazie della collaborazione tra l’associazione Artes (Associazione toscana ricerca e studio), l’opera del Duomo di Firenze e la IUline (Italian University line), oltre ad alcuni professionisti, docenti universitari e storici della città. “La scuola -spiega il tesoriere Giorgio Fozzati- vuole radicarsi sul territorio e mantenere un respiro internazionale, con l’obiettivo di riprendere e stimolare la riapertura delle botteghe d’arte e di artigianato che hanno segnato la storia e l’economia di Firenze e non solo. L’arte è un settore fortemente legato alla storia e alla tradizione di questa regione e di tutto il nostro Paese, da valorizzare e incentivare grazie anche ad un mercato in crescita che necessita però di nuove figure altamente specializzate e qualificate”. Il corso accoglie 20 iscritti, in possesso di diploma di maturità, che risultino idonei attraverso un esame di selezione e le lezioni avranno inizio il 14 ottobre. INFO: www.sas-f.com Chiara Guazzini 3337174600.

spor t pistoiese VOLLEY

Aglianese, dove lo sport significa crescita

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iovani, per crescere in un ambiente sicuro. Non cambia, negli anni, la filosofia del Volley Aglianese, società tra le più serie del panorama pallavolistico pistoiese. Il sodalizio della Piana pistoiese, presieduto da Luciano Bonacchi (nella foto), ha presentato ufficialmente la propria prima squadra agonistica, che disputerà ancora una volta il campionato di serie D regionale, lo scorso fine settimana nei locali del Comune di Agliana sopra il Cup, in Via Curiel (vecchia Coop) ad Agliana. Un manifestarsi a stampa, tifosi e autorità senza fronzoli, con molta sostanza. Nell’occasione, introdotti dal sottoscritto, hanno sfilato dinnanzi al sindaco e all’assessore allo sport di Agliana, rispettivamente Eleanna Ciampolini e Fabrizio Magazzini, il già citato massimo dirigente Bonacchi, il capo coach Daniele Tonini, l’assistent coach Marzio Luchetti, i dirigenti accompagnatori Alessandro Lenzi, Salvatore Quadrino e Roberto Bartoli, le alzatrici Silvia Nuti, confermata, e Gaia Romagnani, proveniente dal Volley Prato, l’opposta Cinzia Mati, l’opposta/ schiacciatrice Giada Giovannelli, entrambe confermate, i liberi Sara Spinicci, ex Appennino Pistoiese Volley, e Irene Quadrino, arrivata dal vivaio, le centrali Alice Giusti, Giulia Barcaioli e Valentina Colzi, confermate, le schiacciatrici Marta Generali, Costanza Bartolini (confermate) e Valentina Bargellini, prelevata dal Blu Volley Quarrata. “L’obiettivo è quello di far meglio della passata stagione”, ha asserito, senza troppi giri di parole, patron Bonacchi. Per cui più importante dei risultati è portare alla pallavolo tante ragazze, togliendole dai pericoli della strada. “La nostra missione è sociale, lo è sempre stata _ ribadisce Bonacchi _. Preferisco avere squadre ricche di giocatrici, da far giocare tutte, piuttosto che essere promosso in B, tanto per dire.Vogliamo fare lo sport per lo sport, avvicinare giovani e giovanissime donne a un mondo pulito come quello del nostro volley, ove poter maturare e svilupparsi al meglio. Non inseguiamo chimere, desideriamo soltanto far divertire con uno sport completo come quello della pallavolo”. Gianluca Barni

Calcio - Basket

Tempi Supplementari

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di Enzo Cabella

a Pistoiese ha perso la testa della classifica, causa il pareggio in casa della Narnese. Considerando la differenza tra le due squadre _ Pistoiese prima e in grande forma, Narnese terzultima e già condannata a lottare per la salvezza _ si ha l’impressione che la squadra di Morgia abbia perso due punti. E’ anche vero che ci sono stati alcuni episodi sfavorevoli agli arancioni (un netto rigore negato a Bigoni, un palo di Peluso, l’espulsione ingiusta di Nocentini), tuttavia se la Pistoiese avesse giocato sul metro delle partite precedenti avrebbe con tutta probabilità vinto. Il fatto è che il reparto d’attacco ha lasciato a desiderare, il solo Peluso è stato all’altezza del compito, una vera spina nel fianco della difesa umbra, ma Bigoni e Toledo hanno dimostrato di non essere in giornata. Si aggiunga, e il particolare ha la sua importanza, che il rettangolo di gioco era di ridotte dimensioni, e ciò ha impedito alla squadra di Morgia di non sviluppare il solito gioco arioso, fatto di scambi veloci e di verticalizzazioni a lungo raggio. Il tecnico ha provato, nel finale di partita, di inserire De Angelis, alla prima apparizione in prima squadra, uscito da un infortunio che lo ha costretto a restare fuori squadra per ben ottanta giorni, ma il trentenne attaccante romano non è stato in grado di fare il miracolo. Meno male che, quando ormai più nessuno ci sperava, Collacchioni ha segnato il gol del

pareggio proprio quando mancavano pochi secondi al fischio di chiusura della gara. E’ un punto che non soddisfa del tutto l’ambiente, ma consente alla Pistoiese di continuare il trend positivo. Ora si aspetta che riscatti quel mezzo passo falso contro lo Scandicci, che allo stadio Melani vanta dei risultati positivi. Un avversario, quindi, temibile che la squadra arancione deve però fare ogni sforzo per superarlo. E’ probabile che Morgia lanci nella mischia De Angelis, che prima dell’infortunio era il centravanti titolare designato. L’attaccante romano non sarà ancora al top della forma ma è tale la sua voglia di giocare e la sua stazza fisica che potrebbe rivelarsi utile il suo impiego, anche solo part-time. Il Pistoia Basket ha completato l’organico tecnico e coach Moretti sta intensificando la serie delle amichevoli prima dell’inizio del campionato. Le amichevoli sono andate tutte bene, la squadra le ha vinte tutte, ma non dobbiamo soffermarsi troppo sul risultato. Sono partite che hanno lo scopo di migliorare la forma generale, l’intesa tra i singoli, gli schemi di gioco. All’inizio del campionato, un’avventura stimolante come non mai per la squadra pistoiese, mancano due settimane, l’esordio avverrà a Cantù, in una delle piazze storiche del basket nazionale. Siamo tutti curiosi di vedere che cosa saprà fare la rinnovatissima squadra di Moretti.


Vita

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Come uscire dalla crisi? Per l'Europa e, in particolare, per l'Italia, gli ultimi"anni sono stati veramente difficili e sono coincisi con una crisi economica e strutturale senza precedenti. Ma non è stato così in tutto il mondo, anzi. In tante zone del mondo gli ultimi 10 anni hanno significato la fine della povertà e tassi di crescita inimmaginabili fino a pochi anni fa con un riequilibrio, su scala mondiale, delle ricchezze. Lo ha ricordato il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini nella sua relazione all’incontro nazionale di studi delle Acli svolto a Cortona dal 19 al 21 settembre con il titolo "Abitare la storia". Per il Ministro Giovannini «il riequilibrio che sta avvenendo nel mondo contiene anche elementi di giustizia che abbiamo dimenticato per decenni sfruttando i Paesi in via di sviluppo».. Il Ministro ha ricordato che il modello di sviluppo che non sia sostenibile per tutti non regge più. Ora le Nazioni Unite stanno definendo gli obiettivi per i decenni a seguire e se non si cambieranno gli obiettivi nell'azione politica rifaremo gli stessi errori. «Non è un caso -ha aggiunto- se nel paragrafo 38 dell'Accordo di Rio 20+20 siglato lo scorso anno sia scritto che non si misura il successo di un Paese solo con la ricchezza ma col benessere complessivo di persone e società tramite salute, istruzione e formazione conciliazione di lavoro coi tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica, funzionamento delle istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio, patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e qualità dei servizi cioè i 12 ingredienti del benessere equosostenibile. E mentre il mondo discute di tutto questo, noi in Italia discutiamo di tutt'altro...». Ma come si esce realmente da questa crisi? «Innanzi tutto - precisa il Ministro - modificando i servizi per l'impiego. Da noi non funzionano. In Italia ci lavorano 7000 persone, in Inghilterra e Germania circa 100mila. In Italia spendiamo mezzo miliardo di euro, in Germania 5 miliardi. Dobbiamo modificarli per dar lavoro ai giovani ma anche per ricollocare chi perde un lavoro, tanto più se ha 50 anni. E occorre pensare anche al dopodomani: giovani che hanno vite lavorative discontinue con buchi nei versamenti e che magari iniziano a lavorare pure tardi perché sono andati all'università. Il problema va risolto oggi anche se gli effetti si faranno sentire tra 40 anni. Serve solidarietà tra generazioni. E prima lo facciamo e meno sarà gravoso. Dando risposta a questi problemi daremo risposta anche al quesito di queste tre giornate acliste "Come si abita la storia"». Con il Ministro ha concordato il Presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico che, nella sua relazione finale, ha ricordato come il Paese vada rilanciato innanzi tutto sostenendo le famiglie con la rinascita del lavoro: bisogna tornare a produrre, cosa che creerebbe anche posti di lavoro. Bottalico ha fatto presente anche l'importanza della formazione professionale e del reddito di inclusione sociale che, però, non bastano da soli se non si ridistribuisce la ricchezza, misura quest'ultima che non eliminerebbe le diseguaglianze ma le appianerebbe comunque in maniera significativa. M.M.

6 Ottobre 2013

dall’Italia

n. 35

Si rischia di vanificare in un attimo due anni di lacrime e sangue che hanno evitato il collasso del Paese. L’Italia non può più permettersi di vivacchiare, di tirare a campare, di procrastinare o dimenticare. E ora. Invece, potrebbe materializzarsi l’incubo Grecia

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ECONOMIA IN BILICO

Il prezzo della crisi?

di Nicola Salvagnin

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e turbolenze continue della politica italiana non prospettano nulla di buono per l’economia e per la possibilità, ogni giorno sempre meno concreta, che questa si riprenda. Le fibrillazioni del quadro politico possono avere due effetti nefasti, e uno potenzialmente negativo. I pericoli maggiori vengono da due situazioni: una brusca interruzione di una legislatura appena nata -con conseguente, lunga campagna elettorale senza un governo nel pieno delle funzioni e con la quasi certezza di replicare l’attuale situazione-, oppure una strisciante e lenta agonia, che lasci Letta e compagni ai posti di comando, ma praticamente senza leve da azionare. Insomma, la non governabilità a pochi giorni dal termine ultimo per presentare la legge di stabilità, cioè la vecchia “Finanziaria” che metterà le basi economiche per il 2014. Si bloccherebbe l’urgente, e si bloccherebbe pure il lavoro fin qui

L’

eco del rumore delle armi sul campo di un’aspra battaglia politica arriva nitido nei luoghi dove la gente vive, giorno per giorno, l’incrociarsi della sofferenza e della fatica con la speranza e la fiducia. L’eco viene da un campo di battaglia la cui lontananza non è data da misure geografiche ma da misure umane, culturali e sociali. Se in questi giorni di tensione si fosse negli ospedali, dove un fiume umano scorre silenzioso e trepidante, ci si accorgerebbe della tristezza che quell’eco comunica. Se in questi giorni di tensione si fosse nelle reti della solidarietà, che sono più che mai vive e presenti sul territorio, ci si accorgerebbe della povertà umana che viene da quell’eco. Se in questi giorni di tensione si fosse nelle scuole, dove il futuro è seduto sui banchi, ci si accorgerebbe della pochezza intellettuale e culturale che quell’eco trasmette. Se in questi giorni di tensione si fosse davanti ai cancelli delle fabbriche, dove l’angoscia si mescola alla rabbia, ci si accorgerebbe della

messo in piedi per dare più fiato all’economia nei prossimi anni. Iva e rimodulazione delle altre imposte, coperture per chi è senza lavoro, finanziamento delle missioni militari all’estero e una miriade di altri provvedimenti di minore impatto economico, ma altrettanto importanti per chi li attende, finirebbero nel tritacarne. E con essi l’Italia, che getterebbe in un amen due anni di lacrime e sangue per non finire nel baratro economico. Che altro dire? Ah sì. Che nel frattempo stiamo perdendo pezzi pregiati come Telecom, Alitalia, Finmeccanica senza che si possa fare qualcosa (vedi lo scorporo della rete telefonica e internet da chi ne è ora proprietario). Che il settore bancario, alle prese con una crisi epocale, rischia di smottare senza che vi sia alcuna “copertura” politica che in altri Paesi ha salvato

la situazione. Che la disoccupazione finora contenuta dalle casse integrazioni, esploda in tutta la sua gravità, con i riflessi prevedibili sulla tenuta sociale del Paese. Il tutto, poi, darebbe un’occasione ghiotta per i mercati finanziari (si chiamano così quei giovanotti che manovrano miliardi di euro col computer, alla ricerca di rendimenti ottenuti speculando su tutto) per abbattere prima i nostri titoli di Stato, facendone crollare il valore, per poi ricomprarseli più avanti a prezzo vile. È già successo nel 2011 e nel 2012. Qualcuno ha fatto enormi fortune, sulle spalle dello Stato e dei contribuenti italiani. La terza ipotesi -un cambio di maggioranza- deve trovare numeri ora improbabili e soprattutto un amalgama di programma tutto da costruire. È assai probabile che, in un

simile scenario, gli unici punti di contatto possibili siano quelli sulle regole (sistema elettorale in primis). Ok, ma il resto? Può l’Italia permettersi di vivacchiare nulla facendo, mentre la classe politica resta in tutt’altro affaccendata? Qualsiasi sia la motivazione, l’Italia non può più permettersi di vivacchiare, di tirare a campare, di procrastinare o dimenticare. Un’affermazione perentoria dal punto di vista economico. Il continuo calo della ricchezza prodotta (il famoso Pil) fa sì che gli italiani abbiano meno soldi in tasca da spendere; che il “malato produttivo” non si risollevi e anzi perisca; che lo Stato abbia sempre meno risorse per funzionare. Che, in definitiva, ci si avvii rapidamente verso un orizzonte greco. È questo che vogliamo? È questo che vogliono?

LA GENTE E LA POLITICA

Se in questi giorni... L’eco di un’aspra battaglia nei luoghi abitati dalla sofferenza, dalla solidarietà, dai giovani, dalla mancanza di lavoro, dagli emigrati Paolo Bustaffa delusione profonda che quell’eco accresce. Se in questi giorni di tensione si fosse tra i nostri emigrati in Europa e nel resto del mondo, dove forte è la fierezza di essere italiani, ci si accorgerebbe del senso di frustrazione che quell’eco esporta. È un suono che, seppur non arrivi con il vigore del grido mediatico, provoca ancor più incredulità e disorientamento, perché in questi luoghi ci sono sensibilità umane e morali, che in altri non sono così diffuse e accentuate. In questi luoghi c’è un’umanità che si trova in prima linea a riflettere sull’essenziale della vita e avverte immediatamente sulla propria pelle le conseguenze di una battaglia triste. Stare in questi giorni in mezzo alla

gente e ascoltarla con rispetto consente di rendersi conto che è proprio il suo amore semplice e genuino per questo Paese a chiedere di deporre quelle armi prima che sia troppo tardi e a trasformare uno scontro distruttivo in un confronto dove ci si misuri con la forza della politica e non con la politica della forza. Dalla gente che sta attraversando con sacrifici, responsabilità e fiducia una stagione difficile e convulsa s’impara a guardare lontano e in alto. Anche la politica, dunque, deve uscire dal tempio e immergersi nelle periferie, anche la politica deve prendere atto che dalle periferie e non solo dal centro viene l’indicazione della direzione da prendere insieme per uscire dalla crisi.

Non potrà, forse, essere un’indicazione tecnica ma certamente sarà un’indicazione morale. Un’indicazione di cui c’è assoluta necessità per non lasciare il Paese in balìa dei venti e delle onde di uno scontro dagli esiti distruttivi. La gente non lo merita e ancor meno lo meritano le nuove generazioni che già provate dalla mancanza di lavoro e dal conseguente furto di dignità tengono con mani ferme il timone di una nave che procede in un mare in burrasca. La gente ha scelto parole e fatti di responsabilità: come non augurare e augurarsi che la sua voce, come già sembra profilarsi, spenga il rumore delle armi della guerra e accenda quello delle armi della ragione?


14 dall’italia

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l Ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha presentato le linee strategiche relative ad un pacchetto di riforme per le infrastrutture. Il problema del Mezzogiorno viene considerato come centrale e richiede l’acquisizione di una consapevolezza nuova, che partendo dal gap nei confronti del nord, ponga questo problema al centro di una nuova politica, tutta da impostare. Il Documento di Economia e Finanza approvato dal Governo, in vista degli adempimenti legislativi dei prossimi mesi, contiene in un suo allegato, le linee strategiche relative a un pacchetto di riforme per le infrastrutture. Il documento parte dalla considerazione che ‘‘la inefficienza della offerta trasportistica nel Mezzogiorno è spesso indicata come la causa della mancata crescita e del mancato sviluppo. Eppure, in molte aree del Mezzogiorno esistono assi viari e ferroviari con una elevata capacità residua, esistono ambiti metropolitani, come ad esempio la città di Napoli, in cui i Km di reti metropolitane superano abbondantemente le soglie medie di realtà urbane come Milano e Torino’’. Viene inoltre indicata l’insufficiente “cultura logistica”, come causa della mancata crescita e del mancato sviluppo e si ritiene necessario acquisire “consapevolezza logistica” nelle scelte di investimento partendo dall’individuazione delle anomalie esistenti e da una valutazione critica delle loro origini e dei loro effetti’’. In particolare, le anomalie nelle realizzazioni infrastrutturali ‘‘testimoniano la difficolta’ - sostiene il documento - storicamente registrata nelle principali scelte di investimento pubblico nel Mezzogiorno, di rispondere alle reali esigenze della domanda con una offerta trasportistica e logistica piuttosto che con una mera offerta infrastrutturale’’. È necessario - si spiega - definire meglio le categorie di “tempo’ e di “funzione”. S’intende, per “tempo” la capacità di realizzare in tempi certi un’offerta compiuta e non una sommatoria di segmenti non legati al raggiungimento di un risultato misurabile in termini di soddisfazione della domanda; per “funzione”, la correlazione tra offerta infrastrutturale e completamento del ciclo della domanda. “L’obiettivo - aggiunge il documento - non è quello di arricchire il territorio di infrastrutture, ma di arricchire la domanda di gradi di libertà, oggi non posseduti e questo algoritmo è solo garantito da una sana gestione logistica delle scelte territoriali’’. I propositi appaiono condivisibili, anche se si calano in un contesto generale per certi versi drammatico. Basti pensare che gli investimenti in opere pubbliche in Italia non riescono da molti anni a superare l’1,5% del Pil, un livello inferiore a quello della Francia (2,3%), della Germania (2,7%), della Spagna (3,7%). Si trasporta su strada quasi il 75% delle merci, rispetto ad una media del 38% nell’Unione Europea, mentre per nave viene trasportato il 14,3%, contro il 37,9% del resto d’Europa. C’è scarsa concorrenza nella liberalizzazione di molti settori del trasporto, che non consente spesso al citta-

n. 35 6 Ottobre 2013 L’ITALIA E LE RIFORME

Infrastrutture? Non solo trasporti

Vita

La

Il piano del ministro Lupi si cala in un contesto drammatico di ritardi, vedi la spesa pubblica di Roberto Rea

dino e all’imprenditore di scegliere tra mezzi di trasporto diversi e tra gestori diversi di uno stesso mezzo e una normativa superata dai tempi. Nel Sud, la situazione è ancora più

È

un rituale che si ripete ogni anno e che ha forti e precisi significati, anche ben al di là dei discorsi e delle parole che risuonano per l’occasione. Si tratta della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico, che ogni anno coinvolge non solo il ministro dell’Istruzione, ma soprattutto il Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica. Come a dire: l’Italia riconosce un’importanza tutta speciale a questa routine annuale, all’avvio della macchina scolastica, al lavoro di chi vi si presta e in particolare a quanti ne sono il centro, cioè gli allievi. L’enfasi data ogni anno ad un momento che per le famiglie italiane rientra tutto sommato negli appuntamenti scontati, ripetitivi, ha il valore anzitutto di ricordare che il Paese scommette sulla scuola. Ha il valore di rinnovare solennemente l’impegno di uno Stato verso i suoi giovani e verso il futuro. “In questi anni - ha detto tra l’altro proprio il presidente della Repubblica nell’occasione, al Quirinale - non ho mai trascurato di considerare l’istruzione a tutti i livelli uno dei pilastri e degli assi portanti della nostra società”. Parole non nuove, per la verità. E forse - si può pensare - anche “facili” se non si dà loro la consistenza dei fatti, ben più difficili da onorare. Poiché è vero che la scuola in Italia, fuori dalle dichiarazioni ufficiali, non è stata sempre al centro dell’attenzione fattiva dello Stato. “Negli ultimi anni -è ancora Napolitano a parlare- ha sofferto delle ristrettezze provocate dalla crisi generale e ha sofferto, diciamo la verità, di incomprensioni e miopie, di rifiuti e tagli alla cieca, più che di una necessaria lotta contro innegabili sprechi, da parte dei responsabili

grave: sulla complessiva dotazione del Paese pari a 100 per quanto riguarda la rete autostradale, si registra una dotazione pari a 78,6 contro il 114 del Centro-Nord. Ma

sono tutte le dotazioni di base della mobilità - le cosiddette “reti” di trasporto - ad essere insufficienti. Il valore dell’indice sintetico di dotazione infrastrutturale è pari a 49,4,

meno della metà di quello ricavabile con riferimento al Centro-Nord, che è pari a 115,7. Allarmanti sono i dati che riguardano le infrastrutture per l’energia (la dotazione media è pari al 75,6% di quella nazionale) o, ancora, l’indice sintetico di dotazione di reti idriche, che registra un livello pari al 65,6% contro il 135,2% del Centro-Nord. L’acquisizione dei “gradi di libertà” di cui parla il documento del Governo, deve fare i conti, quindi, con questa situazione e impone un nuovo senso di responsabilità delle classi dirigenti meridionali, con l’obiettivo di risollevare aree vaste del Mezzogiorno dalle condizioni di arretratezza in cui si trovano.

INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO

Nel cuore della Repubblica

Tutt’altro che un rituale la cerimonia al Quirinale di Alberto Campoleoni

della cosa pubblica”. La scuola è stata spesso terreno di scontro politico, forse anche di ambizioni personali invece che motivo di alleanze ampie e responsabili, “super partes”, per il bene comune. Eppure, ogni anno, lo Stato celebra la scuola. La rimette al centro dell’attenzione con una cerimonia istituzionale cui partecipano - ed è un bel segno - anche tante scolaresche, in rappresentanza di quelle generazioni verso le quali va l’impegno di tutti e che pure assumono un impegno verso il Paese. Il presidente Napolitano ha ricordato loro che “all’inizio

di un anno scolastico capita di affrontare la scuola con riluttanza, perfino come un pesante dovere, ma la scuola, il poter studiare è soprattutto un grande privilegio”. Ha sottolineato come per tanti piccoli - nel mondo ma anche in Italia - non sia affatto una cosa scontata. “Essere cittadini migliori”, persone migliori: questa la prospettiva dell’impegno scolastico. Lievito per una società integrata e civile, sensibile ai temi della legalità, ai valori costituzionali, al rispetto reciproco e dell’ambiente. “La scuola - ha concluso il presidente della Repubblica - invita alla

correttezza, alla non violenza, al dialogo, all’apertura nei confronti di chi vive in condizioni lontane dalle nostre, nei confronti di chi è diverso”. Sta qui il senso dell’inaugurazione dell’anno scolastico, che parla direttamente al mondo della scuola ma insieme alla società tutta: non la celebrazione di un rituale stanco, ma la riproposta, ogni volta, di un orizzonte da condividere, di valori che danno sostanza al patto sociale, siglato non una volta per tutte, ma perennemente in costruzione e verso il quale ogni cittadino - piccolo e grande - resta responsabile.


Vita

La

6 Ottobre 2013

L’esito del voto tedesco è stato definito la vittoria del certo sull’incerto in tempi massimamente precari

n. 35

dall’estero GERMANIA

La scelta di un’Europa più forte

di Angela Carusone

U

a vittoria, secca, dell’attuale cancelliera tedesca Angela Merkel alle elezioni politiche che si sono svolte in Germania allontana il timore di un’implosione della tormentata Unione Europea, che sembra essersi bloccata con la crisi finanziaria, e non riesce a trovare la spinta verso quella comunità politica e sociale che pure avevano auspicato i padri fondatori, statisti del calibro di De Gasperi, Shumann e Adenauer. “Dobbiamo continuare a chiarire come l’Unione europea e l’Unione monetaria non sono solo un vitale, comune interesse economico, bensì anche un’unione di valori”, ha ripetuto più volte Merkel durante la campagna elettorale. E la gran parte dei tedeschi le ha dato credito, scacciando il fantasma dell’Afd, l’Alleanza per la Germania, il partito anti europeista che non ha superato la soglia di sbarramento ed è rimasto fuori dal Bundestag. Un partito -secondo gli analisti- da considerare, almeno per ora, un’espressione fisiologica e minoritaria di paure che serpeggiano in tutte le opinioni pubbliche

D

opo oltre trenta anni di silenzio diplomatico, gli Stati Uniti e l’Iran hanno ripreso i contatti diretti attraverso una telefonata effettuata da Obama al suo corrispettivo, Hassan Rohani. Si tratta di un piccolo gesto ma con un grande valore simbolico. Finalmente, forse, le linee di politica estera dei due Paesi nemici giurati si stanno modificando, e potrebbe essere un bene per tutti. Da una parte, l’Iran è ormai in preda a una crisi economica molto grave, in parte provocata dalle sanzioni che la comunità internazionale ha imposto al Paese a causa del suo programma nucleare. La situazione impone una svolta, e questa svolta non può che passare per la discussione con gli Stati Uniti, che hanno, com’è noto, un’influenza fondamentale su Israele. Anche sul piano geopolitico regionale, l’Iran aspira a essere riconosciuto come un attore importante ai fini della definizione dell’ordine in Medio Oriente, ma

continentali. Definito il partito dei borghesi antieuro, l’Afd propone l’uscita della Germania dall’eurozona e il ritorno del marco tedesco, cavalcando la paura delle ripercussioni che la crisi economica potrebbe avere nel Paese, e chiesto leggi più rigide sull’immigrazione. Ulrich Beck, sociologo tedesco, ha definito il voto “la vittoria del marchio che ispira fiducia in tempi massimamente precari: il trionfo del certo sull’incerto”. Certo, Merkel deve affrontare le problematiche nascoste dietro quello che è stato chiamato il ‘miracolo tedesco’. In primo luogo l’impoverimento di un terzo dei cittadini (anziani, donne sole, immigrati, giovani dequalificati) feriti dalle riforme degli ultimi

anni. Un nuovo proletariato che non vota più, che si separa dalla grande classe media appagata, e che potrebbe ridare fiato prima o poi a formazioni populiste. La classe dirigente e i circoli economici -viene sottolineato- sono ben consapevoli che la Germania sarebbe la prima beneficiaria di un’Europa più forte e della crescita europea, e quindi di una politica finanziariamente meno restrittiva. Marcel Fratzscher, docente di Economia all’università Homboldt di Berlino, ricorda che il governo federale ha riconosciuto che la Germania deve venire in aiuto degli altri Paesi europei per superare la crisi, con crediti e garanzie, anche perché è nell’interesse eco-

nomico del Paese mantenere stabile l’euro e l’economia. Proseguendo con il sostegno, anche su basi bilaterali, dei Paesi più in difficoltà. D’altro canto fino ad ora l’onere per la Germania è stato modesto: l’aiuto è consistito soltanto in crediti e garanzie concesse, 80 miliardi di euro alla sola Grecia. Ma questi ultimi -osserva lo studioso- potrebbero tramutarsi in forti perdite se ad esempio la Grecia uscisse dall’euro: “per questo -spiegaè nell’interesse del governo di Berlino essere solidale”. Molti segni sembrano quindi indicare che Angela Merkel, libera dalle elezioni e dalla minaccia della Afd, presto o tardi allenterà la sua dura posizione sull’austerità e fini-

stati uniti/iran

Tra Obama e Rhoani c’è un filo diretto

Dopo la telefonata fra i due leader, finalmente si profilano le condizioni per aprire un processo di negoziato e di costruzione di reciproca fiducia che tenga insieme il programma nucleare iraniano, la sicurezza di Israele e la guerra in Siria di Stefano Costalli non sembra avere la forza di imporsi come attore egemonico. Deve dunque perseguire una strategia diversa, meno diretta, quella dei negoziati e della diplomazia. Rohani sembra la persona giusta per portare avanti questa strategia, lo avevamo detto al momento della sua elezione. Non è mai stato un aperto oppositore dei Pasdaran e di Khamenei, ma non è neppure un componente dell’ala più conservatrice ed estremista del regime. Sta lavorando in sintonia con la Guida Suprema dell’Iran, ma in questi ultimi

mesi ha rimpiazzato i vecchi funzionari che avevano lavorato ai negoziati sul nucleare con figure note in Occidente e conosciute per la loro moderazione. Sono segnali importanti che non fanno pensare a un bluff, ma piuttosto a un vero cambiamento di politica estera. Prova ne sia il fatto che al proprio ritorno in Iran dopo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Rohani è stato accolto da molti sostenitori che inneggiavano alla pace, ma anche da un centinaio di oppositori che gli contestavano la decisione di par-

lare con il “Grande Satana” americano. Dall’altra parte della staccionata, gli Stati Uniti sembrano aver finalmente capito che la linea della non comunicazione non paga e che potrebbe essere opportuno cogliere al volo questi segnali provenienti dall’Iran per apportare un cambiamento anche alla loro linea di politica estera. Da mesi, se non da anni, alcuni influenti commentatori ed esperti di politica internazionale facevano notare che durante la Guerra Fredda i presidenti degli Stati Uniti comunicavano

rà con l’orientarsi verso un incoraggiamento alla crescita. Del resto, scrive Jan Werner Müller, politologo e direttore del Dipartimento per gli studi europei a Princetown, “anche dove i cittadini vedono la necessità di cambiamenti strutturali, e persino di un nuovo contratto sociale, hanno buone ragioni per credere che l’austerità non li possa realizzare”. Se già la cancelliera sembra muovere verso una solidarietà europea maggiore, e invoca un’unione di valori che fino ad ora sembra essere stata dimenticata del tutto (basta riflettere sull’atteggiamento dei vari Paesi Ue nelle purtroppo numerose crisi politiche nel vicino Mediterraneo), una spinta ulteriore la potrà dare una eventuale alleanza con l’Spd, maggior partito all’opposizione. “La Spd –ricorda Beck– ha un approccio cosmopolita e una posizione chiara nei confronti dell’eruopa: ne serve di più e di migliore. In una coalizione –spiega– al partner di minoranza generalmente vanno il ministero degli Esteri, delle Finanze e il vice cancelliere: tutte figure piuttosto centrali nel discorso europeo, che renderanno la Germania più sensibile alle ragioni del resto dell’Unione. E più generosa”. con l’Unione Sovietica, che pure era considerata il nemico numero uno del Paese e di tutto l’Occidente. Oggettivamente, l’Iran è uno stato chiave per definire le caratteristiche dell’ordine in Medio Oriente e anche per provare a fare cessare la guerra civile in Siria, che è già costata più di una brutta figura agli Stati Uniti. Per quanto comprensibile alla luce di serie minacce alla sicurezza nazionale dello stato ebraico nell’era di Ahmadinejad, l’appiattimento della politica estera americana sulla linea dura di Israele e soprattutto di Netanyahu non ha portato a una vera soluzione. Oggi potrebbero invece esserci le condizioni per aprire un processo di negoziato e di costruzione di reciproca fiducia che tenga insieme il programma nucleare iraniano, la sicurezza di Israele e la guerra in Siria. È la vera occasione di Obama, e anche di milioni di persone nella regione. Chi pensa che la diplomazia sia obsoleta, si sbaglia di grosso.

15

Dal mondo Scilla e Cariddi, beni Unesco? Il comune di Messina ha deciso di richiedere all’Unesco l’inserimento dello stretto di Messina nella lista dei beni “Patrimonio dell’umanità” Candidato quale 50° sito italiano, bene dell’umanità, lo stretto che unisce Calabria e Sicilia è stato cantato da letterati d’ogni tempo, fin da Omero. A corredo della domanda, sono stati presentati taluni caratteri dell’area indicanti lo stretto nella sua identità millenaria. Miti, storie e leggende (Scilla e Cariddi, Ulisse e le sirene, fata Morgana), tradizioni religiose (il passaggio di san Paolo e san Francesco di Paola, la via Francigena e di san Giacomo), eventi storici sosta di Riccardo Cuor di Leone, partenza per Lepanto, passaggio per le crociate), elementi naturalistici.

D’Annunzio

in lingua araba Il centro studi dannunziani e l’istituto italiano di cultura de Il Cairo hanno promosso la prima pubblicazione in lingua araba del componimento di Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto” la traduzione è stata curata da Naglaa Waly. La lettura del testo è stata anticipata nel contesto del convegno internazionale “D’Annunzio nel mondo arabo” ed è ora offerta dalla rivista trimestrale cairota Ibdaa (Creazione), organo dell’ente nazionale del libro egiziano, entità che raccoglie i contributi più significativi della letteratura egiziana e del mondo arabo: il fascicolo è in distribuzione da settembre. L’assise convegnistica ha avuto svolgimento nell’università di Misr for science and technology.

Varsavia e la

pena capitale La normativa che contempla e stabilisce l’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, così come formalizzato dal protocollo 13 della convenzione europea dei diritti dell’uomo, è stata assunta dalla Polonia e codificata in legge di ratifica, sottoscritta dal presidente Bronislaw Komorowski. Lo statista ha pure firmato la legge di ratifica del secondo protocollo facoltativo al patto internazionale sui diritti civili e politici e sull’abolizione della pena capitale, adottato dalle Nazioni Unite nel 1989 e sottoscritto da Varsavia nel 2000. La Polonia era una delle poche nazioni componenti il consiglio d’Europa, in cui era consentita la pena di morte nei confronti dei condannati in caso di guerra.


16 musica e spettacolo

F

ederico Fellini, che l’aveva conosciuta ai tempi della guerra, quando lui era vignettista per il “Marc’Aurelio” e lei era popolare nel teatro di rivista ma non ancora star cinematografica, la definiva così:- Lei è Roma. Con i suoi vizi e le sue virtù, incarna fin nel profondo l’essenza della Città Eterna-. Ammirandola fino alla venerazione -come si evince anche da queste parole- le affidò una piccola parte in “Roma”, dove la Magnani conduceva, in una sorta di tour capitolino notturno, la troupe del film fino a casa sua, momento in cui, prima di sbattere la porta, beccava Fellini con la sua tipica, bonaria aggressività popolana: -Va’ addormì, a Federì, va’-. E’ stata la sua ultima frase pronunciata sul grande schermo, l’ultima linea di una carriera eccezionale che le ha permesso non solo di essere la prima attrice non anglofona a vincere un Oscar come migliore attrice o di avere una stella tutta sua in Hollywood Boulevard o le impronte delle mani e dei piedi al Pantages Theatre, ma anche di essere inclusa dall’American Film Institute tra le più grandi cinque attrici di tutti i tempi. E, in tutta franchezza -non ce

S

uccesso completo o a metà? La domanda non è peregrina posta dopo questa edizione dei Mondiali 2013 tenutisi in alta Toscana, tra Lucca, Montecatini Terme, Pistoia e Firenze (con la città del Giglio, naturalmente, a farla da padrona). Il terzo evento sportivo per importanza planetaria, dopo le Olimpiadi e i Campionati del Mondo di calcio, ci fu assegnato il 29 settembre 2010 nel corso del congresso di Melbourne dell’UCI (International Cycling Union): nell’occasione avemmo la meglio su Ponferrada (Spagna) e Gits (Belgio).Tre anni di tempo per preparare la settimana di corse iridate (22-29 settembre 2013), la sensazione, netta, che in molte realtà le amministrazioni pubbliche abbiano atteso troppo a dare il là ai lavori necessari e richiesti, un po’ per la cronica mancanza di risorse (in realtà ce ne sono e abbondanti, ma spesso mal si utilizzano), ma soprattutto per una scarsa conoscenza sportiva complessiva (cultura sportiva, questa sconosciuta nel Belpaese). La manifestazione è servita per rifare il look a molte delle nostre strade (non solo a quelle dei percorsi, ma anche alle limitrofe: almeno è quello che sarebbe dovuto accadere in tutti i luoghi), per ripulire un po’ le nostre zone, per dare agli stranieri, in primis agli statunitensi, ma pure a tedeschi, inglesi, francesi, olandesi e belgi una cartolina

Vita

La

n. 35 6 OTTOBRE 2013 CINEMA

Nannarella cuore di Roma ne vogliano le due Hepburn o Bette Davis- ma se ci fosse chiesto a quale dito della mano abbinare la Magnani per stilare una classifica della suddetta cinquina, dovremmo probabilmente usare il pollice. Sì, perchè la Magnani non è stata un’attrice che ha recitato al cinema, si è totalmente donata alla cinepresa, ha denudato sempre la sua anima ferita e sofferente (l’amore travagliato con Rossellini, il figlio handicappato avuto da Massimo Serato, il matrimonio fallimentare con Goffredo Alessandrini), facendola traboccare da una fisicità ingombrante: la fila di denti intravista nei suoi sorrisi, ora sguaiati ora mesti, le sue occhiaie, misura vera e inoppugnabile di una vita vissuta sul serio, la chioma di capelli corvini spesso scompigliati, talora raccolti con non particolare cura con un fermaglio, recitavano insieme a lei, erano perfetta parte integrante della sua gestualità estremamente istintiva eppure sempre esatta, della sua parlata spesso incessante come un vulcano

Anna Magnani moriva il 26 settembre 1973 di Francesco Sgarano in eruzione. Protagonista per Renoir (“La carrozza d’oro”) e Visconti (“Bellissima”) -entrambi titoli inferiori alla fama dei loro autori- tutti ricordano l’attrice nel ruolo di Pina di “Roma città aperta” ma, nonostante alcune scene madri, non è lì la Magnani più autentica, che è invece quella più umanamente malinconica e non meno combattiva di “Risate di gioia”, capolavoro di Monicelli, sempre annoverato a torto tra i suoi prodotti di seconda fila, dove le esperienze dell’avanspettacolo sono condivise col vecchio compagno di strada Totò. Tennesse Williams la volle assolutamente a interpretare sullo schermo una piècè che aveva scritto appositamente per lei,“La rosa tatuata”. La Magnani, che non conosceva l’inglese, imparò a memoria il copione e lo recitò nel modo sublime che molti sanno, senza però compren-

dere di fatto quello che stava dicendo -almeno secondo le testimonianze di Marisa Pavan, che nel film è la figlia di Serafina, emigrante siciliana cui muore il marito fedifrago e che, venuta a conoscenza del tradimento, accetta infine il corteggiamento di Alvaro, un gigionesco Burt Lancaster. Daniel Mann non fu che un mero manovratore della cinepresa, per contratto totalmente dipendente dai dettami del drammaturgo Williams -e si vede. Il film non è invecchiato bene e nemmeno qui l’interpretazione della Magnani, straordinaria, può comunque competere con la partecipazione, la verosomiglianza impressa alla Mamma Roma, prostituta di borgata che cerca di cambiare vita anche in nome dell’amore per il figlio Ettore, che alla fine gli muore su un letto di prigione, sulle stesse sembianze del Cristo morto

mantegnesco, come è stato spesso rilevato. L’attrice ripudiava i toni eccessivamente scabrosi di alcune scene, i toni oltremodo volgari di certe sequenze e perciò i diverbi con Pasolini furono aspri. Ma l’autore stavolta aveva ragione: aveva visto, con meritoria lungimiranza, nella Magnani l’unica attrice capace di convogliare nella sua persona la miseria e al contempo la forza di volontà che è propria dei sottoproletari che tanto bene conosceva e che aveva descritto con mirabile realismo nel dittico “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”. Eduardo De Filippo disse:- Se non ci sono mie rappresentazioni non vado mai a teatro, tranne

quando c’è Anna. Lei ha una tale forza, una tale bravura che m’incanta-. Simili parole quelle di Ungaretti, riferite al capolavoro rosselliniano: -T’ho visto gridare “Francesco” dietro a un camion e non t’ho più dimenticata-. Ciao Nannarella, sempre viva nella memoria del cinema e dei tuoi estimatori.

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Con i mondiali 2013 vince anche Pistoia

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di Gianluca Barni

della Toscana simile a quella che avevano imparato a conoscere.Vittoria piena, quindi, o affermazione stiracchiata? Tutto sommato, è stata una riuscita: da 7.5/8. A Firenze, i turisti non sono mancati: certo, negli altri posti, anche a Pistoia, è venuta meno una bella fetta di camperisti, i classici tifosi del pedale, attesi, ma che hanno preferito disertare. In alcune riprese della Rai Tv, su talune vie non si sono visti spettatori, quelli che rendono ancor più stupendi gli itinerari del Tour de Françe e del Giro d’Italia. L’organizzazione delle gare, con il supporto di numerosi volontari, è stata impeccabile e ciò, nonostante il mondo del ciclismo locale non sia stato presente con tutti gli effettivi (in polemica con la società organizzatrice).

Per alcuni pistoiesi “doc”, quali il dottor Edoardo Cantilena (nella foto con lo scomparso ct Franco Ballerini), coordinatore delle squadre nazionali italiane strada, settore femminile e settore maschile non professionisti e settore pista tutto (la Ratto, tra le donne, ha dato l’unico bronzo all’Italia nella gara in linea gentil sesso) e la famiglia Tesi (Tesi Group), sponsor del verde dei Mondiali, è stato l’ennesimo, splendido biglietto da visita. E così anche per i pistoiesi “acquisiti”, quali Vincenzo Nibali, ultimo vincitore della corsa rosa, quarto sul traguardo di Firenze dietro al neo campione del mondo uomini élite Rui Costa (nella foto) e a un paio di spagnoli, letteralmente beffati, l’azzurro Visconti o ancora l’albanese Iltjan Nika,

bronzo nella gara in linea uomini juniores, che corre in una squadra di Bottegone (GestriPalma Ecologia). Il medagliere finale ha arriso all’Olanda, con 2 ori 1 argento e 1 bronzo, davanti al Belgio, 2 ori, Australia, Danimarca, Francia, Usa, Germania, Slovenia, Spagna e Gran Bretagna. Una pecca? Le scuole, che solo in rari casi hanno portato i propri studenti ad applaudire i ciclisti lungo il tragitto (segno sempre più marcato dello scollamento tra istruzione e sport). Quanto alle proteste per lo scorrimento della viabilità, beh, quelle sono state a cura dei soliti noti: di chi si lamenta sempre, anche davanti alla storica vetrina mondiale capitata a Pistoia, cui difficilmente si ripresenterà un’opportunità simile nei decenni a venire.

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Settimanale cattolico toscano Direttore responsabile: Giordano Frosini STAMPA: Tipografia GF Press Masotti IMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia FOTOCOMPOSIZIONE: Graficamente Pistoia tel. 0573.308372 e-mail: graficamentepb@tin.it - viapuccini@tiscali.it Registrazione Tribunale di Pistoia N. 8 del 15 Novembre 1949 e-mail: info@settimanalelavita.it sito internet: www.settimanalelavita.it CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 2 OTTOBRE 2013


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