orizzonte impresa 6/2015

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Anno XVI n. 6 - 2015

Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio

Autorizzazione del Tribunale di Roma n.231 del 2/6/2000 - Poste Italiane spa - sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - Art. 1, Comma 1, DCB Roma

SPECIALE: Ad EXPO la “Giornata dell’Agricoltura italiana”. Oltre 1.000 imprese giunte dal Lazio Commissione Europea: via libera agli aiuti UE, 25 milioni alla zootecnia italiana Legge di stabilità 2016: mai così agricola

La rivista è consultabile gratuitamente online sul sito di Coldiretti Lazio www.lazio.coldiretti.it

EDITORIALE:

IL PRESIDENTE:

PRIMO PIANO:

“Guerra del latte”, con i consumatori chiediamo l’intervento dell’Antitrust

Olio d’oliva, dopo un’annata nera riparte la produzione in qualità e quantità ma… attenzione alle frodi

Approvato il PSR Lazio 2014-2020



In copertina: Giubileo della Misericordia

Editoriale di Aldo Mattia

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Il Presidente di David Granieri

Olio d’oliva, dopo un’annata nera riparte la produzione in qualità e quantità ma… attenzione alle frodi

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Primo Piano di Andrea Fugaro LAZIO

Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio Iscrizione al Roc n° 12420 Editore Impresa Verde Lazio srl Via R. Piria, 6 lazio@coldiretti.it www.lazio.coldiretti.it Direttore responsabile Aldo Mattia aldo.mattia@coldiretti.it Redazione Andrea Fugaro Alessandra Cori Collaboratori Simone Di Colantonio Gianluigi Terenzi Maurizio Ortolani Abbonamenti Ordinario: Eu 10,00 Onorario: Eu 20,00 Sostenitore: Eu 50,00 Tramite c/c postale n. 82689027 intestato a: Federazione Regionale Coldiretti del Lazio o rivolgersi alle sedi della Coldiretti Progetto grafico e impaginazione Grafiche Delfi Italia s.r.l. Stampa Grafiche Delfi Italia s.r.l.

Approvato il PSR Lazio 2014-2020

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L’Opinione di Nazario Palmieri

Le frodi nel settore agroalimentare

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SPECIALE

La “guerra del latte”, dal blitz di Lodi alla risoluzione di Roma

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L’agricoltura in Europa di Andrea Fugaro

Commissione Europea: avanti con la semplificazione della PAC

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L’agricoltura in politica di Andrea Fugaro

Tutela delle biodiversità per legge: definito il ruolo di agricoltori “custodi”

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Giubileo

Messaggio dei Vescovi per la 65ª Giornata Nazionale del Ringraziamento

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Cronache di Alessandra Cori

Giubileo della Misericordia, una grande esperienza spirituale e un’opportunità di crescita, non solo economica

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EPACA di Gianluigi Terenzi

Giorgio Grenzi è il neopresidente della Federpensionati Coldiretti eletto dalla XI Assemblea Generale

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Riflessioni di Paolo Carlotti

Dopo Parigi il santo nome di Dio, nome di pace e non di violenza

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Il Punto di Campagna Amica

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Questa rivista è inviata agli oltre 40.000 associati Coldiretti del Lazio, ai principali rappresentanti delle Istituzioni e Amministrazioni locali ed ai più qualificati opinion leaders delle filiere agroalimentari laziali. 1

NOVEMBRE DICEMBRE

“Guerra del latte”, con i consumatori chiediamo l’intervento dell’Antitrust


EDITORIALE di Aldo Mattia

“Guerra del latte”, con i consumatori chiediamo l’intervento dell’Antitrust Intanto la Regione faccia la sua parte … Per il giusto prezzo anche nel Lazio n contemporanea alla mobilitazione di migliaia di allevatori della Coldiretti che da sabato 7 novembre per una settimana hanno presidiato a Lodi gli stabilimenti della Lactalis, anche la Coldiretti Lazio ha organizzato il 10 novembre, a Roma, davanti al Centro Commerciale Euroma2, una maxi manifestazione con allevatori provenienti da tutte le province della regione. In particolare i produttori di latte laziale della Coldiretti, chiedono il rispetto della legge 91 del luglio 2015 che, in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione. Infatti, gli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all’uso della polvere di latte nei formaggi e yogurt Made in Italy. Fallito il tentativo di far saltare la legge n. 138 dell’11 aprile del 1974 che ha garantito da oltre 40 anni il primato della produzione lattiero casearia italiana, il latte viene sottopagato a 34 centesimi al litro nonostante i costi di produzione siano in media compresi tra i 38 ed i 41 centesimi al litro proprio secondo lo studio ufficiale realizzato in riferimento alla legge 91 del luglio che impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione. Con la manifestazione abbiamo voluto dare utili consigli ai consumatori e lanciare un appello ai cittadini ad aiutare Coldiretti a “salvare le stalle italiane, i territori, il patrimonio di genuinità, sicurezza e trasparenza del vero Made in Italy, costringendo le multinazionali e le industrie del settore lattiero-caseario a dichiarare l’origine dei prodotti che mangiamo

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Aldo Mattia, Direttore di Coldiretti Lazio

e a pagare il giusto prezzo agli allevatori”. Infatti, in Italia il latte fresco viene pagato dai consumatori oltre il 30% in più rispetto ai tedeschi e il 20% in più rispetto ai francesi. In sostanza soggetti come la multinazionale francese Lactalis attraverso i marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli vuole comprare il latte italiano alla stalla a prezzi tedeschi e venderlo a prezzi italiani. Infatti, gli allevatori vedono oggi ritirato il loro prodotto a circa 34 centesimi al litro mentre i consumatori continuano a pagarlo oltre quattro volte di più. I centesimi degli allevatori si trasformano così in euro sullo scaffale e in profitti milionari per i grandi marchi distributori. Per questo chiediamo che l’Antitrust porti a termine nel più breve tempo possibile l’indagine conoscitiva aperta lo scorso maggio con la quale intendeva verificare che le divergenze così evidenti tra il prezzo alla stalla e quello al consumo non siano il frutto di pratiche commerciali non troppo trasparenti e soprattutto non rispettose delle leggi sulla corretta trasparenza. La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003 con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Galbani e della Locatelli e poi nel 2011 con la Parmalat ed infine all’inizio del 2015 con l’acquisto del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge la strana storia della Centrale del Latte di Roma che vede coinvolto sempre il colosso transalpino. Nel marzo del 2010 una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat; pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo quasi sei anni, non ha ancora avviato le procedure di recu2

pero delle proprie azioni. Secondo la Coldiretti Lazio il progetto per il recupero della Centrale deve prevedere un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda. Tuttavia, la battaglia di Coldiretti Lazio continua dopo l’intesa raggiunta con la multinazionale Lactalis sul prezzo del latte al livello nazionale che prevede in tutto il Nord per il prossimo trimestre un aumento di 2,1 centesimi al quale va aggiunto il centesimo garantito dal Ministero delle Politiche agricole con aiuti straordinari dell’Unione Europea. Un accordo che, secondo l’ufficio studi della Coldiretti, tra effetti diretti ed indiretti sul mercato nazionale del latte porterà almeno 340 milioni di euro su base annua in più nelle stalle italiane, se ci sarà responsabilmente un allineamento di tutti i soggetti industriali presenti sul territorio nazionale. Una boccata di ossigeno alle imprese che si trovano in un grave momento di difficoltà ma ora ci sono le premesse negoziali necessarie per la definizione di contratti standard indicizzati ai costi di produzione sulla scia di quanto verificatosi nel Nord anche per il latte laziale. Gli industriali del nostro territorio non possono rimanere indifferenti alle conseguenze della nostra mobilitazione che dal febbraio scorso ha permesso di spostare i rapporti di forza dentro la filiera oltre che ottenere misure indirette a favore delle stalle italiane tramite l’abolizione dell’Imu e dell’Irap contenuta nella Legge di Stabilità. La Regione deve svolgere non solo il suo ruolo di mediatore e propulsivo tra le parti a tutela del lavoro degli allevatori laziali ma anche garantire interventi a sostegno del settore sfruttando le risorse provenienti dal nuovo Piano di Sviluppo Rurale recentemente approvato favorendo investimenti e sviluppo della zootecnia laziale.


IL PRESIDENTE di David Granieri

Olio d’oliva, dopo un’annata nera riparte la produzione in qualità e quantità ma… attenzione alle frodi opo un 2014 da dimenticare, buone le attese per la nuova produzione di olio di oliva sia in termini qualitativi che quantitativi. A determinare tali previsioni, nel complesso positive, una stagione caratterizzata da condizioni climatiche prevalentemente favorevoli e dalla sostanziale assenza di problemi fitosanitari rilevanti. Il pericolo mosca è stato scongiurato soprattutto grazie alle alte temperature che si sono registrate nei mesi estivi, il cui protrarsi, però, unitamente alla prolungata assenza di precipitazioni, ha ostacolato in alcune zone il normale sviluppo vegetativo degli oliveti, impedendone la piena carica produttiva. Dalle indagini svolte sul territorio la fase della fioritura relativa alla campagna 20152016 è stata giudicata generalmente buona, se non ottima particolarmente nelle aree tradizionalmente soggette ad alternanza per motivazioni legate tanto alle cultivar dominanti, quanto alle modalità di conduzione degli oliveti. A ciò va aggiunta l’assenza di significativi fenomeni climatici che abbiano impattato negativamente in questa fase fenologica. Anche l’allegagione è risultata buona: infatti, le condizioni climatiche sono state favorevoli e hanno determinato la trasformazione di un’alta percentuale di fiori in frutti. Il monitoraggio della mosca olearia ha evidenziato percentuali di infestazioni largamente al di sotto delle soglie di intervento facendo presagire un ottimo livello qualitativo. Nel nostro Lazio la produzione attesa è stimata in +40% rispetto alla campagna 2014-2015. Nella sabina romana e reatina si prevede una produzione addirittura superiore di oltre il 40% a quella dello scorso anno. La primavera con temperature medie piuttosto elevate e priva di piogge ha purtroppo contenuto l’allegagione. L’estate calda e siccitosa ha evitato gli

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David Granieri, Presidente Coldiretti Roma e Lazio

attacchi di mosca olearia e nel mese di settembre, le olive tanto da tavola, quanto da olio, si presentavano esenti da attacchi fitopatologici. Si tratterà, dunque, di un prodotto sano a beneficio della qualità organolettica dell’olio che ne risulterà. Anche in provincia di Latina e Frosinone le previsioni raccontano di un’annata ottima sia qualitativamente che quantitativamente se paragonata a quella dello scorso anno (+50%). L’altro areale olivicolo rilevante laziale, il viterbese, conferma la crescita delle produzioni sebbene con una percentuale più contenuta (+25%). Tuttavia, i recenti scandali sulle truffe dell’olio hanno aumentato la diffidenza dei consumatori come pure la diffusione di prodotti di importazione di bassa qualità. Una situazione intollerabile in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo a contare su 533 varietà di olive e 43 oli tutelati dall’Unione Europea. Per approfittare, al contrario, dell’ottima annata Made in Italy e Made in Lazio, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. Se si vuole comperare un buon extravergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione. A favorire le frodi è certamente anche il record di importazioni con l’arrivo dall’estero, nel 2014, di ben 666 mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38% rispetto all’anno precedente. Occorre controllo e serietà per difendere un settore strategico del Made in Italy con l’Italia che è il secondo produttore mondiale di olio di oliva dopo la Spa3

gna con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. L’Italia è però anche il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Un comportamento che favorisce le frodi che vanno combattute anche con l’applicazione della disciplina del settore. Nonostante l’esistenza di una rigorosa cornice normativa definita con la legge 9 del 2013 fortemente sollecitata dalla Coldiretti che ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore, occorre denunciare una diffusa disapplicazione delle norme previste a partire dal mancato controllo di regimi di importazione che non consente di verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per l’olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva. Inoltre mancano ancora i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d’oliva individuandone le caratteristiche mentre mancano anche le sanzioni per inadempienza, che prevedono l’uso obbligato dei tappi antirabbocco nella ristorazione dove continuiamo a trovare le vecchie oliere indifferenziate, ad ulteriore beffa e danno per i consumatori. Una disapplicazione della legge che si estende poi al mancato contrasto nei riguardi dei marchi ingannevoli che inducono spesso in errore i consumatori che non sono in grado di conoscere esattamente cosa portano a tavola.


PRIMO PIANO di Andrea Fugaro

Approvato il PSR Lazio 2014-2020 Per gennaio 2016 attesi i primi bandi di attuazione l percorso per l’avvio del nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione Lazio ha fatto segnare un primo importante passo verso la sua concreta attuazione con l’approvazione dello stesso da parte degli Uffici comunitari avvenuto lo scorso 17 novembre. A questo punto, entro la fine dell’anno dovrebbero essere approvati da parte del Comitato di sorveglianza i criteri di selezione per permettere alla Regione di emanare i primi bandi di accesso alle misure di intervento, in particolare per l’insediamento giovani e gli investimenti in azienda, il mese di gennaio del 2016. Si tratta di spendere entro il 2020 780 milioni di Euro per lo più destinati al miglioramento della competitività del sistema agricolo ed agroalimentare laziale di cui saranno beneficiari principalmente le imprese agricole che operano nel territorio investendo in qualità, innovazione, nuove forme di commercializzazione del prodotto. Agli stanziamenti provenienti da Bruxelles si aggiungono 24 milioni

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di Euro di aiuti di stato aggiuntivi che la Regione ha inteso destinare a misure coerenti al soddisfacimento dei fabbisogni individuati e alla strategia del programma delineata. Spiccano pertanto i 10 milioni di Euro aggiuntivi per gli investimenti nelle aziende agricole ma soprattutto i 5 milioni per la misura

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destinata ad offrire servizi di consulenza alle imprese agricole e forestali portando la sua allocazione totale vicino ai 20.000.000 di Euro. La Regione Lazio, con un ampio e fattivo coinvolgimento del partenariato economico e sociale interessato, ha costruito un PSR in linea con le indicazioni comunitarie. Primo punto fondamentale in tale processo è stata l’essenziale individuazione dei fabbisogni di intervento condotta sulla basi di un’approfondita analisi dei punto di forza e debolezza del sistema agricolo laziale elaborata in funzione delle 6 priorità di intervento comunitarie dello Sviluppo rurale, ma soprattutto sulla base delle reali esigenze manifestate dai territori, dalle imprese e da chi li rappresenta. Il tutto con l’obiettivo di non disperdere le risorse in rivoli di scarsa efficacia ed efficienza attuativa. L’elaborazione della strategia di azione necessaria al raggiungimento degli obiettivi e delle priorità dell’Unione in materia di Sviluppo Rurale ha condotto al seguente impianto generale del PSR lazio 2014-2020.


PRIMO PIANO di Andrea Fugaro

N.

Priorità

Strategia (Tramite parole chiave)

Misure principali e stanziamento

Capitale umano, cooperazione, reti tra agricoltura-alimentare-foreste, innovazione, ricerca, formazione

M. 16: 25 milioni di Euro

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Trasferimento conoscenze in agricoltura, forestazione e aree rurali

M. 1: 6,6 milioni di Euro M. 2: 12,6 Milioni di Euro Totale: 44,2 milioni di Euro

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Competitività di tutti i tipi di agricoltura e vitalità imprese, promozione innovazione

Modernizzazione, nuove tecnologie, orientamento al mercato, diversificazione, ricambio generazionale

M. 4: 117 milioni di Euro M. 6: 81 milioni di Euro Misura 4.3: 25 milioni di Euro Totale: 223 milioni di Euro

Organizzazione catene alimentari e benessere animale 3

Competitività, integrazione filiere, aggregazione, più valore alle produzioni agricole, promozione qualità, catene corte

M. 3: 12,6 milioni di Euro M. 4.2: 77,6 milioni di Euro M. 14: 13 milioni di Euro M. 16: 25 milioni di Euro Totale: 128,2 milioni di Euro

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Preservare e migliorare ecosistemi collegati all’agricoltura

Transizione verso una “low carbon economy”

Biodiversità, paesaggio, acqua, erosione suoli

M.10: 44 milioni di Euro

Aree con particolari vincoli, fertilizzanti

M. 13: 43,6 milioni di Euro

Uso di acqua, energia, rifiuti, emissione-conservazione-sequestro CO2,

Diverse Misure: 50 milioni di Euro

M. 11: 113,8 milioni di Euro

Totale: 201,4 milioni di Euro

M 8: 22,5 milioni di Euro Totale: 72,5 milioni di Euro

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Sviluppo potenziale occupazionale e sviluppo rurale

Diversificazione, creazione-sviluppo lavoro e piccole imprese, inclusione sociale, povertà, sviluppo locale

M.7.3 40 milioni di Euro Leader/GAL: 60 milioni di Euro Diverse misure: 25 milioni di Euro Totale: 125 milioni di Euro

È evidente quindi che le priorità strategiche possono essere ulteriormente sintetizzate come segue: ¥ Centralità dell’impresa agricola e del sistema delle imprese agroalimentari; ¥ Giusto equilibrio tra “politiche attive” (investimenti strutturali) e “politiche compensative” (Indennità); ¥ Interventi tesi a riequilibrare gli effettui derivanti dall’applicazione della PAC - Aiuti diretti;

¥ Individuazione di criteri di selezione che avvantaggiano le filiere ritenute più strategiche e competitive nonché che sostengono territori e settori più bisognosi; ¥ Centralità di politiche della qualità e di sostegno alle filiere con particolare attenzione alle filiere corte; ¥ Una strategia ad hoc per la montagna; ¥ Centralità delle politiche per i giovani, il ricambio generazionale e la formazione; 5

¥ Innalzamento dei tassi di intervento pubblico: gli investimenti sono finanziati tutti al 40% innalzato a 60% se effettuati da giovani imprenditori; ¥ Semplificazione burocratica; ¥ Centralità del ruolo della consulenza aziendale. Una volta individuata la strategia, il PSR accosta a ciascun fabbisogno di intervento le misure attraverso le quali concretamente intervenire scegliendolo nel menù offerto dalla regolamentazione comunitaria.



L’OPINIONE di Nazario Palmieri

Le frodi nel settore agroalimentare e frodi nel settore agroalimentare sono ormai realizzate in maniera più che raffinata ed hanno un’origine squisitamente economica in quanto le materie utilizzate per la sofisticazione o l’adulterazione, hanno il vantaggio di avere un prezzo più basso delle Nazario Palmieri, analoghe materie prime Dirigente che caratterizzano i prodotti superiore italiani e in particolare del Corpo forestale quelli di qualità come le dello Stato Denominazioni d’origine geografica e i prodotti biologici. Tutto ciò rappresenta anche la naturale conseguenza della globalizzazione dei mercati e dell’evoluzione della domanda dei consumatori in quanto, da un lato i mercati offrono una vastissima gamma di prodotti provenienti da ogni parte del Pianeta a prezzi più che competitivi, e, dall’altro i consumatori sono allettati dai prodotti esotici ma vanno anche alla ricerca di prodotti di qualità registrata e di origine italiana che però non intendono e non possono pagare ad un prezzo ritenuto eccessivo per i bilanci familiari, ma equo se non addirittura in perdita per i bilanci degli agricoltori. La sofisticazione agroalimentare si sviluppa quindi sulla presentazione dei prodotti e sul marketing al fine di offrire al consumatore ciò che desidera di più, attraverso messaggi pubblicitari e indicazioni in etichetta che riportano menzioni ingannevoli che il consumatore non percepisce finendo per acquistare prodotti a basso costo e ad un prezzo più che raddoppiato o triplicato in modo da favorire guadagni sproporzionati da parte

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degli operatori commerciali della relativa filiera. Gli organi di controllo si sono però mossi con estrema sollecitudine adeguandosi al mutare del reato di frode alimentare. Tra questi il Corpo forestale dello Stato, la cui attività operativa si caratterizza per grande capacità di flessibilità e adattamento, in particolare attraverso il Nucleo Agroalimentare Forestale (NAF) presente su tutto il territorio nazionale. Si è detto che la “globalizzazione” ha fatto nascere un sistema di frodi a carattere internazionale e mondiale ed ecco che il controllo è divenuto parallelamente di tipo “globale” proprio per effetto dell’impulso che il NAF ha dato in questa direzione costringendo anche altri organismi di controllo italiani e internazionali ad aggiornare il metodo di lotta alle frodi agroalimentari. Altre indagini in corso scaturiscono direttamente dagli stakeholders italiani e internazionali come i consorzi di tutela del Prosecco, del formaggio Gorgonzola e dell’olio Toscano, del Whisky scozzese o dello Champagne. L’attività dei NAF, ovviamente, non si esaurisce nelle operazioni internazionali e di cooperazione con altri organismi di controllo, ma comprende innanzitutto un’intensa azione di contrasto alle nuove frodi commesse sul territorio nazionale. A titolo di esempio si possono ricordare i casi di “evoluzione” delle frodi che ha riguardato il nostro settore oleario. Come è noto dal 2009 la normativa comunitaria obbliga gli operatori 7

ad inserire in etichetta dell’olio extravergine di oliva, il luogo di origine del prodotto, seppure con la minimale indicazione di “miscela di oli comunitari” oppure “miscela di oli comunitari ed extracomunitari” o anche “miscela di oli extracomunitari”. Queste indicazioni generiche riportate in etichetta lasciano però il consumatore nel dubbio sulla effettiva origine geografica in quanto è pressoché impossibile trovare in etichetta al posto di “miscela di oli comunitari” l’indicazione “origine Spagna e Grecia” o altri Stati membri. Tuttavia con l’entrata in vigore della norma si è assistito anche ad una proliferazione sui mercati di oli extravergine etichettati fraudolentemente come italiani, ma provenienti da altri Stati membri e paesi extracomunitari. Ciò dovuto essenzialmente a due grosse criticità del sistema di controllo: l’assenza di sistemi di indagine analitica ufficiale atti a discriminare le differenze in tema di origine e il valore legale nullo del documento di trasporto. Il modus operandi del sistema illegale prevede anche il coinvolgimento di imprese cd. “cartiere”, che emettono falsa documentazione sull’origine nazionale dell’olio extravergine di oliva, il quale spesso risulta di origine comunitaria o extra comunitaria e di laboratori che ne certificano la genuinità merceologica legale. In questo modo il prodotto giunge alla fase d’imbottigliamento designato come “italiano”, pronto per il confezionamento e la distribuzione sul mercato.



SPECIALE

di Alessandra Cori

La storica mobilitazione della Coldiretti svolta nel mese di novembre 2015 ha visto coinvolti allevatori, soci Coldiretti di tutte le regioni e le principali associazioni dei consumatori (Adiconsum, Federconsumatori, Adusbef, Codacons, Movimento consumatori).

senza dubbio la battaglia dell’anno, in termini di mobilitazione generale per il coinvolgimento di tutte le regioni, da nord a sud. Una mobilitazione storica: oltre 20.000 allevatori coinvolti, centinaia di camion, tir e cisterne intercettati, decine di iper e supermercati presidiati in tutte le regioni. Distribuiti circa 300.000 volantini ai consumatori per spiegare i motivi della protesta. Si chiude, con la maxi manifestazione di novembre, un anno di grande impegno per la Coldiretti, segnato da altri due grandi eventi: il blocco al valico del Brennero di prodotti provenienti dall’estero diretti in Italia pron-

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ti a diventare “Made in Italy” e l’assemblea generale svoltasi questa volta nella straordinaria cornice dell’Expo di Milano. Tutto ha inizio venerdì 6 novembre con l’annuncio di una maxi mobilitazione a Lodi, precisamente ad Ospedaletto Lodigiano. Un annuncio che, sin da subito, è risuonato come una chiamata generale alle migliaia di allevatori soci, in pieno stile Coldiretti, caratterizzato da una forte aggregazione quando in ballo ci sono grandi temi che riguardano da vicino

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SPECIALE

l’economia del Paese. Come nel caso del prezzo del latte e della tutela del reddito degli agricoltori. Ancora prima dell’alba di sabato 7, migliaia di allevatori provenienti da tutta Italia avevano lasciato campagne, stalle, prati e pascoli, e con mucche e trattori al seguito, davano il via all’“assedio”. Il luogo scelto per il blitz: il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore anche in Italia.

Il motivo è puntare i riflettori su quello che viene definito il “ricatto” degli industriali, ovvero l’accordo che fissa a 34 centesimi al litro il prezzo del latte alla stalla. La richiesta degli allevatori è chiara: alzare il prezzo per riuscire a coprire almeno i costi di produzione che si aggirano mediamente sui 38-41 centesimi, con un margine che, denunciano gli stessi allevatori, “non consente neanche di dare da mangiare agli animali e costringe alla chiusura, per un pugno di centesimi,

attività tramandate per generazioni, a tutto vantaggio delle importazioni di bassa qualità che vengono spacciate come Made in Italy per la mancanza, inoltre, di un sistema trasparente di etichettatura”. Il latte in cifre. Nel 2015, secondo quanto emerso dal dossier Coldiretti “L’attacco al latte italiano, fatti e misfatti”, hanno chiuso circa 1.000 stalle, oltre il 60% delle quali si trovava in montagna, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’am-

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biente e sulla qualità dei prodotti. Sono sopravvissute a fatica appena 35mila stalle. Questo per effetto della decisione, secondo la Coldiretti, che l’industria ha preso unilateralmente, di tagliare i compensi per il latte alla stalla di oltre il 20% rispetto allo scorso anno, per gli allevamenti della Lombardia dove si produce quasi la metà del latte italiano ed è quindi un punto di riferimento nazionale. “Il prezzo del latte riconosciuto oggi agli allevatori è – sottolinea la Coldiretti – inferiore a quello di venti anni fa e vengono proposti accordi capestro che fanno riferimento all’indice medio nazionale della Germania, con una manovra speculativa del tutto ingiustificata e quindi inaccettabile perché la produzione italiana di latte si distingue per le elevate caratteristiche qualitative. D’altra parte – denuncia la Coldiretti – la stessa multinazionale francese si guarda bene dal praticare sul mercato italiano gli stessi prezzi di vendita al consumo per latte e formaggi della Germania”. Secondo stime riportate da Coldiretti, ogni giorno in Italia passano 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’in-

saputa dei consumatori. Nell’ultimo anno, hanno addirittura superato il milione di quintali le cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Considerato che a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall’estero, c’è il rischio concreto che il latte straniero possa per la prima volta superare


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Dall’inizio della crisi: hanno chiuso più di 3 stalle al giorno; si sono persi 32.000 posti di lavoro; le montagne sono state abbandonate; c’è meno “verità” e sicurezza sulle tavole delle nostre famiglie e nei prodotti che diamo ai nostri bambini

quello tricolore. E per ogni milione di quintali di latte importato in più scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura. “A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila occupati nell’intera filiera” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “in gioco c’è un patrimonio del Made in Italy alimentare che ha garantito all’Italia primati a livello internazionale ma anche un ambiente ed un territorio unico

SPECIALE

che senza l’allevamento rischia l’abbandono ed il degrado”. Lo studio sui costi di produzione del latte bovino, elaborato in esecuzione della legge 91 del luglio 2015, evidenzia che nel giugno 2015 in Lombardia i costi medi di produzione del latte oscillano da un minimo di 38 centesimi al litro per aziende grandissime di oltre 200 capi di pianura, a prevalente manodopera salariata, con destinazione a formaggi DOP, fino ad un massimo di 60 centesimi al litro per aziende piccole di 20-50 capi di montagna/collina, a prevalente manodopera familiare, con destinazione del latte a formaggi DOP. Quando la prima giornata di presidio, caratterizzata da momenti di tensione per le strade limitrofe bloccate e rese intransitabili per alcune ore per la massiccia affluenza degli allevatori e dei loro camion fermi sulle vie di accesso allo stabilimento, volge al termine,

l’adrenalina scorre ancora. La protesta non cala con il calare del sole e si decide di proseguire ad oltranza, preparandosi ad una notte all’addiaccio tutti uniti. Si organizzano grigliate di carne e viene distribuito del buon vino che non basta però a stemperare la

Sintesi della protesta • Si sostituisce nei formaggi italiani il latte della Madre Patria con latte di provenienza sconosciuta, senza l’indicazione dell’origine in etichetta e senza trasparenza sugli ingredienti utilizzati. Solo 1 busta di latte UHT su 4, vendute in Italia, contiene latte italiano! • Si pompano nelle vene delle industrie semilavorati di latte (cagliate, caseine e caseinati) di pro-

venienza straniera, per produrre formaggi, yogurt e mozzarelle, spacciandoli per Made in Italy. Una mozzarella su 2 consumate in Italia è prodotta con cagliate straniere! • Si paga il latte agli allevatori pochi centesimi, meno di quanto costa produrlo! • Si lascia contemporaneamente inalterato – fra i più alti livelli in Europa – il prezzo per i consumatori.

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SPECIALE

tensione. Dal centro di distribuzione dei prodotti di Ospedaletto Lodigiano si decide di impedire l’uscita, il mattino seguente, dei camion per rifornire i supermercati ed i centri commerciali di tutta Italia per l’apertura settimanale con la folta presenza degli allevatori sulle strade con un centinaio di trattori ai margini e mucche al pascolo nel giardino dello stabilimento che rende impossibile la circolazione.

Gli allevatori non si muoveranno da lì fino a quando non sarà fissato un giusto prezzo. In uno stato di presidio permanente gli allevatori però non dimenticano che è la 65/ma Giornata nazionale del Ringraziamento che la Coldiretti festeggia dal 1951 in tutta Italia, per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori. In sintonia con Papa Francesco e la sua enciclica “Laudato sii” nel messaggio dei Vescovi si invita a dare vita ad “un ‘nuovo patto’ tra consumatori e agricoltori che generi spazi di libertà e responsabilità per entrambi”. “Occorre condividere e approfondire riflessioni da tempo avviate in Italia e a livello internazionale, su modelli agricoli e pratiche produttive che espropriano gli agricoltori e le comunità locali di questa responsabilità”, afferma il messaggio di quest’anno che conclude con un invito ad andare incontro all’agricoltore, soprattutto ai giovani che stanno tornando alla terra, “un fenomeno che in Italia mostra segnali arricchiti 12

da una splendida capacità innovativa, sia nei prodotti che nei processi. I momenti di raccoglimento e di festa non rallentano il ritmo della protesta che prosegue con gli interventi dei partecipanti che richiamano numerosi cittadini interessati al problema che li investe indirettamente in qualità di consumatori (che pagano il prezzo del latte allo scaffale quattro volte di più di quello alla stalla!). Gli interventi si susseguono da un palco allestito su un rimorchio dal quale parlano anche il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo e dirigenti nazionali e locali della Coldiretti ma anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina che garantisce il sostegno del governo alla lotta degli allevatori. Alcuni cittadini solidarizzano con i manifestanti offrendo loro cibi e vino e ascoltandoli succedersi sul palco dove portano le loro storie e manifestano le loro difficoltà. “Avete preso i nostri marchi non vi daremo le nostre mucche” gridano in molti. Massiccia la presenza delle forze dell’ordine per garantire l’ordine pubblico ed il tranquillo svolgimento della manifestazione che non presenta particolari problemi anche se non mancano momenti di tensione e si decide che non è ancora tempo di lasciare il luogo della protesta. Ci si prepara per la terza notte consecutiva. Il terzo giorno consecutivo di presidio passa dunque con i festeggiamenti di una giornata del Ringraziamento particolare. Con il presidente Moncalvo che ringrazia il Santo Padre per le parole pronunciate al termine dell’Angelus con le quali auspicava “che tutti agiscano come amministratori responsabili di un prezioso bene collettivo, la terra, i cui frutti hanno una destinazione universale”, esprimeva “gratitudine al mondo agricolo”, e incoraggiava “a coltivare la terra


vede coinvolto sempre il colosso transalpino. Nel marzo del 2010 una Sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat; pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo cinque anni, non ha ancora avviato le procedure di recupero delle proprie azioni. Secondo la Coldiretti il progetto per il recupero della Centrale deve prevedere un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda. Riferendosi invece alla questione dell’etichettatura, Moncalvo aggiunge: “Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero per la decisione del governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell’ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorin modo da custodirne la fertilità affinchè produca cibo per tutti, oggi e per le generazioni future”. Inoltre, con l’arrivo di manifestanti dalle regioni del centro e del nord Italia viene preparato il formaggio con il vero latte italiano, fatto poi assaggiare ai dirigenti della multinazionale. Con la luce del giorno tornano numerose le inconfondibili bandiere giallo verdi e sono tantissimi gli striscioni con slogan con un’unica richiesta: il rispetto della legge 91 del luglio 2015 che, in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione. E per difendere le proprie produzioni di fronte al rischio concreto che l’Italia perda per sempre la propria produzione di latte perché oggi quasi la metà del latte consumato da noi, secondo al Coldiretti, viene dall’estero. Alcuni manifestanti gridano un antico proverbio bergamasco “A la (v)àca a ‘s móns ol làcc, mia ‘l sànch!”, “alla vacca si munge il latte, non il sangue” mentre altri innalzano cartelli con le scritte “Made in Italy ostaggio di una multinazionale straniera”, “Avete preso i nostri marchi non vi daremo le nostre mucche”. Il presidente Moncalvo, sempre dal palco di Ospedaletto Lodigiano, invoca a gran voce l’intervento dell’Antitrust anche in Italia per verificare l’esistenza di comportamenti scorretti da parte della Lactalis nel pagamento degli allevatori dopo che la multinazionale francese è stata già multata in Francia e Spagna. “Esiste un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, ad opera dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono”, dice il presidente Moncalvo nel chiedere l’intervento dell’Antitrust “poiché i prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui”. La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003 con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Galbani e della Locatelli e poi nel 2011 con la Parmalat ed infine all’inizio del 2015 con l’acquisto del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge, denuncia la Coldiretti, la strana storia della Centrale del Latte di Roma, che

so, con l’impegno diretto del presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della Coldiretti riuniti all’Expo. Una decisione supportata anche dalla petizione popolare Coldiretti alla quale hanno aderito decine di migliaia di italiani dopo la mobilitazione degli agricoltori dal Brennero a Bruxelles fino all’Expo”. “Si voleva imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Ed oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia di

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maggi spacciati come italiani per la mancanza di una normativa chiara in etichetta, ma anche per l’utilizzo di sottoprodotti, dalle cagliate alle caseine, che mettono a rischio la qualità. La guerra del latte giunge dunque in città. A Roma l’appuntamento è al Centro Commerciale Euroma 2 con il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo insieme al presidente e al direttore regionale del Lazio, David Granieri e Aldo Mattia alla guida dei direttori provinciali di Roma, Rieti, Latina, Frosinone e Viterbo. Salgono sul palco il presidente Granieri ed il direttore Mattia, per spiegare ai numerosi cittadini fermatisi ad ascoltare le motivazioni della colorata protesta, che i consumatori pagano il latte il 30% in più rispetto alla Germania e il 20% in piu’ rispetto alla Francia, e quat-

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arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori”,ha proseguito Moncalvo. Si arriva così a martedì 10 novembre, e la “guerra del latte”, dopo aver toccato, insieme a Lodi, le principali piazze italiane da nord a sud, si estende. Il popolo giallo degli allevatori si sposta dall’industria ai super-

tro volte di più nel passaggio dalla stalla allo scaffale. Ma anche le distorsioni economiche che strozzano gli allevatori e provocano l’abbandono delle stalle con effetti sul lavoro, sul territorio, sulla qualità dell’alimentazione e sul Made in Italy. Ad ascoltarli oltre 400 allevatori giunti dalle province laziali per difendere il latte italiano e proseguire la “guerra del latte”. Il loro obiettivo: far conoscere ai consumatori la vera origine del latte e la bontà dei formaggi fatti senza polveri o semi lavorati industriali. Nel Lazio sono 1400 le mercati e ai centri commerciali portando con sè le proprie mucche a rischio di estinzione con tanto di stalla al seguito, per fare conoscere ai cittadini i motivi della mobilitazione e ai più piccoli il vero sapore del latte e i suoi derivati, contro formaggi e semilavorati industriali. L’85% degli acquisti di latte, l’80% dello yogurt e il 70% di mozzarelle, secondo dati resi noti da Coldiretti, sono acquistati dagli italiani negli ipermercati e nei supermercati dove si è spostata appunto la “guerra del latte” per far conoscere ai consumatori la speculazione in atto sui prezzi dalla stalla allo scaffale ma anche l’inganno dei finto made in Italy. L’ incontro con i consumatori al momento di fare la spesa ha l’obiettivo di dare consigli utili nell’acquisto di prodotti lattiero-caseari per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy. Sotto accusa il latte, lo yogurt e i for14






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Consumatori italiani, aiutate COLDIRETTI a salvare le nostre stalle, i nostri territori, il patrimonio di genuinità, sicurezza e trasparenza del VERO MADE IN ITALY

nutrizionali. Per quanto riguarda invece la qualità, è da sottolineare come oltre il 45% delle nostre produzioni serve a realizzare i migliori formaggi del mondo la cui qualità e distintività è strettamente legata alla produzione di latte dei nostri territori. Presente anche il presidente nazionale di Coldiretti, Moncalvo che, in relazione alla questione dell’etichettatura dice: “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, ma anche l’indicazione delle loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “Non è un caso – continua Moncalvo – che l’89% dei consumatori ritiene che la man-

aziende nelle quali, con circa 53mila vacche, si producono 350mila tonnellate di latte ogni anno, rappresentando così il 3% della produzione di latte commercializzata in Italia. Ogni anno, nel Lazio, vengono importati dai paesi dell’Unione Europa latte e crema di latte per un valore vicino ai 20 milioni di euro. Di queste importazioni quasi il 50% provengono dalla Germania, addirittura arrivano al 100% di provenienza tedesca le importazioni di formaggi e latticini nel Lazio.Questi i dati diffusi da Coldiretti Lazio. L’iniziativa della Coldiretti trova, anche a Roma, il supporto e la partecipazione attiva delle principali organizzazioni dei consumatori, dal Codacons al Movimento consumatori, dalla Federconsumatori all’Adusbef.

“I centesimi degli allevatori – dice il direttore di Coldiretti Lazio, Aldo Mattia dal palco – si trasformano in euro sullo scaffale e in profitti milionari per i grandi marchi distributori”. “Gli allevatori italiani hanno perso in un anno oltre 550 milioni di euro perché il latte viene pagato al di sotto dei costi di produzione, mentre al consumo i prezzi non calano” gli fa eco il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. “Una caratteristica distintiva e straordinaria della produzione lattiero-casearia italiana – continua Granieri – è la sicurezza alimentare e la qualità che esprime. Le nostre stalle sono le più controllate al mondo (in media un controllo, diretto o in auto controllo, settimanale) e offrono un latte dalle elevate caratteristiche

canza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole che ha coinvolto 26.547 partecipanti dal novembre 2014 a marzo 2015”. “Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, dato questo che il consumatore medio non sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta”, denuncia il direttore Aldo Mattia. “L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione – continua il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy”. 19

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L’etichettatura. Nella guerra del latte, l’altro tema è quello della tracciabilità “per portare sul mercato – sostiene la Coldiretti – il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, ma anche con l’indicazione delle loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti. Non è un caso – conclude la Coldiretti – che l’89%

dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, secondo la consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole. Così la mobilitazione si sposta davanti alla sede centrale dell’Antitrust, di Piazza Verdi, a Roma. La causa. Il 12 novembre si riunisce a Roma, presso il ministero delle Politiche agricole il tavolo sul latte con Assolatte che scatena nuove reazioni negli allevatori in stato di agitazione. “C’è la volontà di alimentare tensioni nel Paese con la provocatoria offerta di un centesimo in più per litro di latte che umilia il lavoro quotidiano degli allevatori italiani. Si vuole deliberatamente destabilizzare il

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Costringiamo insieme le multinazionali e le industrie del settore lattiero caseario a dichiarare l’ORIGINE dei prodotti che mangiamo e a pagare il GIUSTO PREZZO agli allevatori! 20

sistema proprio nel momento in cui la ripresa dei consumi, dell’economia e dell’occupazione fa ben sperare anche per l’agroalimentare che è la principale voce di spesa dei cittadini. Si rischia di annacquare i buoni risultati per il settore agricolo realizzati con la legge di stabilità varata dal Governo Renzi. Una comoda sponda per le forze che non credono nel Paese e vogliono mantenere bloccata l’Italia. Si tratta di una chiara dimostrazione che la multinazionale francese Lactalis, insieme ad altri industriali vuole colpire il vero Made in Italy, fatto con latte italiano. Sembrano prevalere le ragioni di un patto scellerato tra Lactalis, quota parte dell’industria e i grandi traders del latte, per puntare sulla produzione straniera da rivendere ai consumatori italiani a prezzi


maggiorati fino al 50 per cento rispetto a quelli di altri Paesi Europei. Il disegno è chiaramente quello di far chiudere il maggior numero di stalle per dimezzare la produzione italiana e lucrare sull’importazione di latte da Paesi con meno controlli e bassa qualità. La Coldiretti non permetterà che questo accada e alza il livello della mobilitazione per difendere le stalle, il lavoro, il territorio da coloro che non rispettano la legge e vogliono umiliare il Paese”. Così si leggeva in un comunicato della Coldiretti appena terminato il tavolo al Ministero. Così il 13 novembre, viene organizzato un blitz della Coldiretti davanti alla sede dell’Antitrust a Roma dove gli allevatori, di fronte al centesimo offerto che definiscono un’elemosina, chiedono “l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco”. “La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia dipende da 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione e i compensi riconosciuti”, denuncia il presidente Moncalvo. Una data che segna una svolta nella guerra del latte. Infatti una delegazione guidata dal presidente Roberto Moncalvo consegna ai vertici dell’Antitrust un dossier contenete un’ampia analisi dei costi di produzione e dei prezzi al consumo, acquisita e registrata dall’Ufficio Protocollo dell’Agcm. La Coldiretti incassa, quel giorno, l’assicurazione dai funzionari dell’Antitrust di un pronto e rapido interessamento degli Uffici per l’esame della pratica, con l’impegno a concluderlo nei primi giorni di dicembre. Vengono valutate anche le decisioni delle due Autorità francese e spagnola sulle intese concluse dai principali operatori che ha già portato alla condanna delle principali industrie lattiero-casearie, tra le quali la Lactalis stessa. Un incontro avvenuto dopo una mattinata piuttosto vivace con allevatori di Coldiretti che rovesciano latte in polvere, il simbolo del “ricatto degli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione”, sul piazzale dell’Antitrust.

Il 26 novembre l’epilogo. La battaglia del latte è vinta. Arriva l’annuncio del raggiunto accordo sul prezzo del latte. “Un primo risultato concreto della nostra mobilitazione che ha coinvolto decine di migliaia di allevatori con presidi nelle industrie e nei supermercati dove abbiamo trovato il sostegno convinto dei cittadini nella difesa del latte, delle stalle e delle nostre campagne”. È il commento del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, all’intesa raggiunta con la multinazionale Lactalis sul prezzo del latte alla stalla che prevede “in tutto il Nord per il prossimo trimestre un aumento di 2,1 centesimi rispetto al prezzo fatturato a ottobre 2015, che verrà conteggiato a partire dal mese di dicembre e fino al mese di febbraio compreso, al quale vanno aggiunti il centesimo garantito dal Ministero delle Politiche Agricole con aiuti straordinari dell’Unione Europea ma anche le risorse che le regioni lattiere direttamente interessate possono mettere a disposizione se vorranno sostenere gli allevatori delle loro realtà territoriali. Secondo l’ufficio studi della Coldiretti tra effetti diretti ed indiretti sul mercato nazionale del latte l’accordo porterà almeno 340 milioni di euro su base annua in più nelle stalle italiane, “se ci sarà responsabilmente un allineamento di tutti i soggetti industriali presenti sul territorio nazionale”. “È una boccata di ossigeno alle imprese che si trovano in un grave momento di difficoltà ma la battaglia della Coldiretti continua nelle sedi istituzionali per arrivare al più presto alla corretta identificazione dei prodotti che usano latte italiano con l’indicazione in etichetta, che impedisca di spacciare come Made in Italy il prodotto importato”. Insomma, come dire, abbiamo vinto la battaglia. Ora resta da vincere la guerra. Quella della trasparenza, della qualità. Del merito.

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L’AGRICOLTURA IN… EUROPA di Andrea Fugaro

Commissione Europea: avanti con la semplificazione della PAC C

ontinua la discussione nella nell’Unione Europea sulla semplificazione della Politica agricola comune (PAC). Nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri agricoli la Commissione Europea ha proposto l’attuazione delle misure di semplificazione di atti delegati e di riforma della PAC, in particolare per quanto riguarda l’attuazione del regolamento relativo all’organizzazione comune dei mercati (c.d. Ocm unica) e il regolamento sui

controlli nelle aziende agricole dal 5% al l’1% della dimensione del campione. Inoltre, la Commissione ha anche immaginato la possibilità di “controlli preliminari preventivi” come parte integrante del processo della domanda di aiuto. Secondo le nuove regole, le amministrazioni nazionali dovrebbero identificare le anomalie delle domande presentate dagli agricoltori, consentendo loro di apportare correzioni sino a 35 giorni dopo la sca-

bilità di trasferire fondi tra le misure di sostegno accoppiato volontarie e modulare di conseguenza l’entità degli aiuti a seconda delle economie di scala in modo da indirizzare ulteriormente i pagamenti verso i piccoli agricoltori. Per quanto riguarda poi l’Ocm unica, è intenzione di Bruxelles semplificare le norme di commercializzazione, i regimi di sostegno del vino, le organizzazioni di produttori, l’identificazione della car-

pagamenti diretti (ad eccezione delle misure di greening). Tali misure saranno adottate alla fine di quest’anno (2015) per la loro applicazione a partire dal 2016 L’ultima serie di modifiche proposte dalla Commissione, che dovrebbero già applicarsi al prossimo anno, si riferiscono a controlli in loco, ai giovani agricoltori e al sostegno accoppiato facoltativo. In particolare Controlli in loco - L’Esecutivo comunitario ha proposto una riduzione dei controlli in loco dove i tassi di errore globali sono inferiori al 2% rendendo possibile per alcuni regimi di aiuto, di ridurre i

denza del termine di presentazione, senza infliggere loro sanzioni. Giovani agricoltori - Nel tentativo di semplificare le norme applicabili al regime per i giovani agricoltori, la Commissione offrirà la possibilità alle autorità nazionali di una maggiore discrezionalità per tener conto dei giovani agricoltori organizzati in entità giuridiche o in sistemi di partenariato in modo che possano beneficiare di tali aiuti. Aiuto accoppiato - Con le proposte di modifica si intende dare maggior flessibilità e sussidiarietà agli Stati membri in merito all’applicazione dell’aiuto accoppiato, con la possi-

casse e i meccanismi commerciali. Nella primavera del 2016 poi, l’esecutivo Ue ritiene inoltre necessario l’adozione di ulteriori misure di semplificazione dell’Ocm e del greening dei pagamenti diretti, per darvi l’attuazione nel 2017. Inoltre, non è da escludere, anche se attualmente solo nelle intenzioni comunitarie, un ulteriore semplificazione della PAC, come ad esempio per la definizione di “agricoltore attivo” così come si sta pensando ad una maggiore flessibilità per modificare i programmi di sviluppo rurale per incorporare i cosiddetti strumenti finanziari e per permettere i necessari adattamenti in corsa.

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L’AGRICOLTURA IN… POLITICA di Andrea Fugaro

Tutela delle biodiversità per legge: definito il ruolo di agricoltori “custodi” a legge che tutela le biodiversità agraria e alimentare ottiene un consenso traversale in Parlamento e viene approvata definitivamente il 19 novembre 2015 nel suo secondo passaggio al Senato. Il provvedimento legislativo ha lo scopo di definire un quadro normativo unitario per le attività già avviate dallo Stato e dalle Regioni, in attuazione dei trattati internazionali ratificati dall’Italia e delle strategie definite a livello europeo e nazionale. La legge ha come punti qualificanti l’istituzione di un anagrafe delle biodiversità, la Rete e il Portale nazionale e un Comitato permanente, che costituiscono, nel loro insieme, il sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare. In particolare: l’Anagrafe della biodiversità, dove saranno indicate le risorse genetiche a rischio di estinzione; la Rete nazionale, che si oc-

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cuperà di preservare le risorse genetiche locali; il Portale nazionale, composto da un sistema di banche dati contenenti le risorse genetiche presenti su tutto il territorio italiano; il Comitato permanente, che garantisce il coordinamento delle azioni tra i diversi livelli di governo. La legge prevede, altresì, l’avvio di un Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e istituisce un Fondo di tutela per sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori. Viene anche stabilito che il piano triennale di attività del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria debba prevedere interventi per la ricerca sulla biodiversità agraria e alimentare, sulle tecniche necessarie per favorirla, tutelarla e svilupparla. È evidente che la tutela della diversità, della tipicità, della qualità garantisce un’agricoltura sostenibile e che l’erosione del patrimonio ge-

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netico agrario è dovuta all’inquinamento, ai cambiamenti climatici, all’impiego di fertilizzanti chimici e a metodi di coltivazione intensivi, alla globalizzazione dei mercati e al controllo delle multinazionali sulle sementi. “L’Italia possiede un patrimonio unico di biodiversità, che rappresenta un valore non solo da difendere ma anche da valorizzare”, ha commentato il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, e ”la legge sulla tutela della biodiversità, con l’obiettivo di salvaguardare la distintività delle nostre ricchezze naturali, vegetali e animali, rappresenta un passo fondamentale in questo senso”. Il ministro sottolinea che “con questo provvedimento si riconosce il ruolo attivo che gli agricoltori svolgono come custodi del paesaggio e della biodiversità, per la conservazione dei nostri territori”.


L’AGRICOLTURA IN… POLITICA di Andrea Fugaro

LA LEGGE: guida alla lettura L’articolo 1 declina l’oggetto e le finalità del provvedimento. L’articolo 2 delinea le definizioni, con particolare riguardo alle risorse genetiche, alle risorse locali, agli agricoltori e allevatori «custodi». L’articolo 3 prevede l’istituzione dell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, che indica tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica a rischio di estinzione o di erosione genetica, previa verifica dei requisiti. Lo stesso articolo stabilisce che le risorse genetiche iscritte all’Anagrafe sono mantenute sotto la responsabilità ed il controllo pubblico e non sono assoggettabili a diritto di proprietà intellettuale o ad altro diritto o tecnologia che ne limitino l’accesso o la riproduzione agli agricoltori, né possono essere oggetto di protezione tramite privativa per ritrovati vegetali. Sono inserite di diritto nell’Anagrafe anche le specie in via di estinzione secondo la classificazione FAO. Viene inoltre istituita la Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare. Con l’articolo 5 viene istituito il Portale nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato a costituire un sistema di banche dati interconnesse e a consentire un’opera di diffusione delle informazioni e di monitoraggio. L’articolo 6 demanda al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e alle Regioni il compito di individuare i soggetti pubblici e privati per attivare la conservazione ex situ delle risorse genetiche locali, mentre è rimessa alle Regioni l’individuazione degli agricoltori custodi per attivare la conservazione in situ delle risorse genetiche locali a rischio. L’articolo 7 interviene sulle modalità di aggiornamento del Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e delle Linee guida nazionali per la conservazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario. L’articolo 7 prevede anche che i dati del Piano siano aggiornati periodicamente e in ogni caso almeno ogni cinque anni. L’articolo 8 istituisce il Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare di cui fa parte anche un rappresentante del ministero della Salute. Con l’articolo 9 si interviene sul codice della proprietà industriale, al fine di esplicitare che non sono oggetto di brevetto le varietà vegetali iscritte all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, nonché le varietà dalle quali discendono produzioni contraddistinte da marchi certificati.

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L’articolo 10 istituisce, a decorrere dal 2015, il Fondo per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, destinato in particolare a sostenere le azioni degli agricoltori e degli allevatori nell’ambito del provvedimento. L’articolo 11 interviene in tema di commercializzazione di sementi di varietà da conservazione, estendendo il diritto alla vendita di tali sementi tramite la vendita diretta e in ambito locale e introducendo il diritto al libero scambio delle sementi all’interno della Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Si demanda allo Stato e alle Regioni la realizzazione di periodiche campagne promozionali di tutela e valorizzazione della biodiversità, prevedendo appositi itinerari per promuovere la conoscenza delle risorse genetiche locali iscritte all’Anagrafe e per lo sviluppo dei territori interessati. Con l’articolo 13 si prevede la possibilità di promuovere l’istituzione di comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare quali ambiti locali derivanti da accordi tra agricoltori, associazioni, enti e istituzioni pubbliche. Sono previste azioni di sensibilizzazione, come l’istituzione della Giornata della biodiversità, o iniziative e azioni presso le scuole volte alla conoscenza dei prodotti agroalimentari e delle risorse locali. Nell’articolo 16 si prevedono interventi per la ricerca sulla biodiversità da inserire nel piano triennale di attività dell’attuale Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), al finanziamento dei quali dovrà essere riservata una quota annuale nell’ambito dello stanziamento di competenza del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. L’articolo 17 detta disposizioni di attuazione mentre l’articolo 18 dispone la copertura finanziaria del provvedimento.


GIUBILEO

“Mi associo ai vescovi nell’auspicare che tutti agiscano come amministratori responsabili di un prezioso bene collettivo, la terra, i cui frutti hanno una destinazione universale. Sono vicino con gratitudine al mondo agricolo, e incoraggio a coltivare la terra in modo da custodirne la fertilità affinché produca cibo per tutti, oggi e per le generazioni future” Papa Francesco, Angelus, domenica 9 novembre 2015

Messaggio per la 65ª Giornata Nazionale del Ringraziamento 8 novembre 2015

Il suolo, bene comune Celebriamo questa Giornata del Ringraziamento a pochi mesi dalla pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco (LS), che invita tutti gli uomini che abitano la terra alla “cura della casa comune”. Già Papa Benedetto XVI ci ricordava che “ciò implica l’impegno di decidere assieme… con l’obiettivo di rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino”1. La creazione è un processo ancora aperto nel quale l’azione dell’uomo è un riflesso dell’azione creatrice di Dio. Papa Francesco lo fa usando le parole dell’etica e della Dottrina sociale, ma radicandole anche – con Francesco d’Assisi – nel linguaggio della bellezza e della meraviglia: “Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”2. La stessa Enciclica invita, però, anche ad ascoltare con attenzione il grido della terra: richiamando l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, essa osserva che “Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione” (n. 89, che rimanda al n. 215 di EG). L’umanità rappresenta l’elemento che apre la terra verso nuove armonie o nuovi disordini, in base alle scelte che operiamo; sarebbe sconsiderato chi distruggesse il territorio da cui dipende la propria vita. Una realtà fondamentale a rischio Proprio quest’ultimo riferimento ci introduce anche al tema della Giornata del Ringraziamento 2015, che le Nazioni Unite hanno dichiarato Anno Internazionale del Suolo. Nel farlo, esse hanno sottolineato come il suolo abbia una valenza insostituibile in ordine alla produzione di cibo, ma anche per la tutela della biodiversità e per la mitigazione del mutamento climatico. È, dunque, un bene comune fondamentale: come ben sa il mondo agricolo, così profondamente legato alla sua qualità e disponibilità perché quando il suolo si degrada, grave è il rischio per il futuro dell’umanità. Non sempre, infatti, l’uomo coltiva e custodisce la terra come amministratore responsabile (Gen 2,15) e sul suolo vengono, così, a riflettersi quegli squilibri che a partire dal cuore umano trovano espressione nella società e nell’economia. Lo richiama lo stesso papa Francesco, quando osserva che “la violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi” (LS n. 2). Peccato è anche l’inquinamento, che colpisce la salute di tanti e che può essere causato “dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale” (LS n. 20; cf. anche n. 8). L’Enciclica giunge ad evocare la figura di Caino per indicare quanto profondamente la rottura dell’alleanza col prossimo spezzi anche il radicamento nella terra e la possibilità di godere dei suoi frutti: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano da [questo] suolo” (Gen 4,11 citato in LS n. 70). Davvero in tanti contesti il suolo appare come “maledetto”: l’opera di uomini impedisce ad altri di godere dei suoi frutti ed addirittura di poterlo abitare in pace.

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Benedetto XVI, Messaggio per la XLI Giornata Mondiale della Pace 2008, n. 7. Francesco, Lett. enc. Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 12.

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GIUBILEO

Le sfide Tale prospettiva evidenzia la rilevanza delle numerose sfide che stanno dinanzi a chi voglia vivere oggi una positiva relazione con la terra, corrispondendo alla vocazione divina in una pratica di cura e di custodia. Vorremmo richiamarne alcune, che appaiono di particolare rilievo in tal senso. * Si tratta in primo luogo di custodire la fertilità del suolo: occorre condividere e approfondire iflessioni da tempo avviate in Italia e a livello internazionale, su modelli agricoli e pratiche produttive che espropriano gli agricoltori e le comunità locali di questa responsabilità. La denuncia dell’eccessiva dipendenza della produzione agricola dai prodotti chimici va collocata in una diversa visione del rapporto tra produttori e consumatori; un “nuovo patto” che generi spazi di libertà e responsabilità per entrambi. Riflessioni aperte alla ricerca di nuove soluzioni lungo tutta la filiera alimentare: dalla produzione al consumo, fino ai “nuovi stili di vita”. Solo così sarà possibile garantire che la terra possa continuare a produrre cibo per tutti, oggi e per le generazioni future. * Si tratta anche di prestare attenzione alle destinazioni d’uso della terra, che talvolta ne distorcono la struttura ecosistemica. Come osserva il n. 23 della LS in alcune aree la stessa “deforestazione per finalità agricola” è fattore problematico per il suolo; ma sono proprio i problemi della gestione del suolo in Italia che ci mettono davanti all’urgenza di uscire da una logica della provvisorietà, denunciando i costi del non fare. Solo se assegniamo al suolo un’opzione riservata nelle traiettorie dello sviluppo, possiamo ricavarne soluzioni utili davanti all’incombere dell’abbandono e di forme speculative e di sfruttamento. Le comunità devono dotarsi di strumenti di valutazione e di scelta per riconoscere e promuovere quelle iniziative individuali e di reti di soggetti che tutelando il suolo si aprono alla valorizzazione dei beni comuni. La prudenza dell’agricoltore, il bilanciamento tra progresso scientifico e consuetudini, tradizioni, che avevano al centro la durevolezza del rapporto uomo-territorio, vanno riconosciute e rivalutate; parte di quella bellezza che ammiriamo da un finestrino di un mezzo in corsa (auto, treno) è frutto di questa saggezza contadina che non è scomparsa, ma sa rigenerarsi. * Anche più grave su scala internazionale, il fenomeno del land grabbing – l’accaparramento di terra da parte dei soggetti con maggior disponibilità economica – che rischia di distorcere le strutture agroalimentari di molte aree, orientandole a produzioni che ben poco hanno a che fare con le esigenze della popolazione locale. * Il fenomeno che abbiamo appena citato chiama in causa la questione del diritto dell’accesso alla terra e alle risorse ittiche e forestali, in breve quei beni comuni di cui la DSC proclama la “destinazione universale”. Papa Francesco riporta una dichiarazione dei Vescovi del Paraguay in cui si sottolinea come il diritto alla terra deve essere garantito, “perché il suo esercizio non sia illusorio ma reale”. La comunità internazionale ha reagito agli scandali del “land grabbing” osservando un “grande percorso di dialogo” che ha portato all’approvazione, nel 2012, presso la FAO di “Linee guida volontarie per una governance del diritto alla terra e alle risorse naturali”. Un preciso programma che prevede procedure per la difesa e tutela dei diritti dei più deboli, ma la cui applicazione è affidata alla discrezionalità dei governi. C’è, ancora, l’esigenza di ripensare all’importanza delle politiche agricole per lo sviluppo dell’agricoltura familiare, là dove queste non esistono; nonché, ai loro processi di riforma dove esse esistono andando incontro all’agricoltore per quello che egli fa in una visione produttiva multifunzionale, sostenibile e attenta ai beni comuni; allontanandosi da logiche di sfruttamento intensivo sempre più slegate dal “territorio”. Riforme che possono favorire un ritorno alla terra, in particolare dei giovani, un fenomeno che in Italia mostra segnali arricchiti da una splendida capacità innovativa, sia nei prodotti che nei processi, contribuendo a quella diversificazione dell’agricoltura che abbraccia forme di agricoltura sociale e civica, che introducono la “reciprocità” nell’agire economico. Questioni complesse, che esigono coinvolgimento, approfondimento e vigilanza attenta da parte di comunità ecclesiali che su molte questioni tecniche non potranno che stimolare il dibattito tra i competenti (LS n. 61), in vista di un discernimento ben informato e dell’assunzione di personali responsabilità nelle scelte morali. Una sfida educativa Quella che il capitolo VI dell’Enciclica LS individua come compito specifico delle comunità ecclesiali è, invece, l’attenzione per la dimensione educativa e formativa. Si tratta, in particolare di apprendere a rinnovare la nostra percezione del mondo, imparando a sentirsi parte di parte di una comunione creaturale sulla terra di tutti e a percepirsi come amministratori di un prezioso bene comune, i cui frutti hanno una destinazione universale. Di imparare soprattutto la dimensione del ringraziamento, mettendosi alla scuola indicataci dall’Eucaristia; in essa, infatti unito al Figlio incarnato “tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico” (n. 236). La pratica di chi lavora la terra si scopre in tale prospettiva inserita in un cammino che orienta la terra stessa verso il suo creatore: “L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso” (n. 236). Celebriamo, dunque, con gratitudine e speranza la festa del ringraziamento, come abitatori e custodi responsabili della terra affidataci, facendo nostre le parole di papa Francesco: Signore Dio, Uno e Trino, comunità stupenda di amore infinito, insegnaci a contemplarti nella bellezza dell’universo, dove tutto ci parla di te. Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine per ogni essere che hai creato. Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti con tutto ciò che esiste. Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra, perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te. Roma, 6 ottobre 2015 Memoria di San Bruno

LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE

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CRONACHE

Giubileo della Misericordia, una grande esperienza spirituale e un’opportunità di crescita, non solo economica di Alessandra Cori

ccogliere adeguatamente milioni di pellegrini e visitatori in arrivo nella Capitale per il grande appuntamento del Giubileo della Misericordia, secondo la volontà di Papa Francesco che ha saputo conquistare uno straordinario seguito, mettere in campo opere e servizi necessari a dare loro ospitalità e ristoro. Questo l’impegno preso per tutto il periodo giubilare che Coldiretti Lazio attuerà attraverso i 60 mercati che ha sparsi sul territorio regionale, e le numerose iniziative in programma. Un impegno che esattamente due mesi fa, la Federazione ha preso organizzando un

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convegno a Roma dal titolo “Giubileo e Legalità”, per affrontare con le Istituzioni il tema dell’accoglienza e della trasparenza nella fornitura dei servizi e per discutere progetti e opportunità in vista di un appuntamento che rappresenta un’occasione di riscossa unica per la Capitale e per il Paese. “Con il Giubileo occorre far compiere alla società un cambio di passo, guardando al cibo come fattore etico e culturale, puntando sull’educazione (a scuola ed in famiglia) per “coltivare” sin da subito una coscienza collettiva a riguardo anche rispetto al rapporto con l’ambiente nel quale viviamo e che siamo chiamati a curare perché fonte di vita e soprattutto della sua qualità. Ecco quindi un’occasione per ripensare gli sprechi alimentari, in un momento nel quale il cibo


CRONACHE

diventa sempre più prezioso e spesso diseguale la sua distribuzione alla popolazione nel mondo. Un momento per riflettere sul consumo di risorse che non sono infinite, come l’acqua, che dovrebbe essere consumata in quantità sufficiente al semplice fabbisogno, donando anche, nel caso del cibo, il superfluo dove ci sia”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. “Il Giubileo è portatore di importanti valori, gli stessi che ispirano l’attività quotidiana dei nostri produttori, impegnati in un’offerta alimentare fondata sulla convinzione che il vero valore aggiunto sia quello della sostenibilità ambientale con il km 0, del rapporto di fiducia tra produttore e consumatore, della tutela del suolo agricolo, in quanto l’attività agricola è fondamentale non solo per la produzione di beni alimentari ma anche per il suo contributo a disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e valorizzare il territorio. Per ricevere i circa 25 milioni di pellegrini attesi nella Capitale, Coldiretti Lazio ha realizzato un’importante struttura nel Porto di Civitavecchia, il “Terminal del Gusto”, presentata lo scorso aprile. Un vero e proprio “Villaggio” dove trovare il meglio della produzione agroalimentare italiana, le eccellenze enogastronomiche locali del Lazio, il contatto diretto con i produttori, posizionato nel più suggestivo porto storico del Mediterraneo, incorniciato tra la darsena romana, le mura di Urbano VIII con il mascherone del Bernini e il Forte Michelangelo. La prima grande opera realizzata anche per il ristoro dei pellegrini, con un significativo impatto occupazio-

nale. Dal Giubileo potrebbe anche derivare un effetto positivo sull’occupazione, considerando che l’appuntamento del 2000 portò ad un calo del tasso di disoccupazione di un punto percentuale rispetto all’anno precedente”. Così il direttore di Coldiretti Lazio e presidente del “Terminal del Gusto”, Aldo Mattia, nel sottolineare che “gli asset cibo e turismo sono le leve competitive strategiche per sostenere la ripresa economica”. Visitatori e pellegrini in arrivo a Roma dal mare avranno la possibilità, nel “Terminal del Gusto”, di consumare prodotti freschi direttamente sul posto in apposite aree ristoro, oppure di acquistarli per riempire la “bisaccia del pellegrino” per la giornata ma an-

che comperare souvenir da far recapitare a domicilio attraverso un ordine on line. Tra l’altro, secondo una stima della Coldiretti circa il 35% della “spesa giubilare” dei turisti andrà proprio per il cibo, tra pranzi, cene e spuntini ma anche per l’acquisto di prodotti tipici come ricordo dell’evento. Secondo stime della Coldiretti, proverrà dall’estero oltre il 30% dei pellegrini in arrivo in Italia per il Giubileo straordinario. L’azione rinnovatrice del Pontefice – rileva la Coldiretti – e lo straordinario seguito che ha saputo conquistare tra i fedeli, e non solo, dovrebbero consentire di ripetere il successo del precedente appuntamento giubilare, mantenendosi sugli stessi numeri del 2000 nonostante le difficoltà economiche legate alla crisi. 28


E PAC A di Gianluigi Terenzi

Giorgio Grenzi è il neopresidente della Federpensionati Coldiretti eletto dalla XI Assemblea Generale miliano, figlio di coltivatori diretti, Grenzi ha vissuto tutta la storia sindacale contemporanea della Coldiretti da dirigente locale dei Giovani fino all’attuale carica. Nel suo discorso di insediamento, oltre a ringraziare il presidente uscente Mansueto per l’ottimo lavoro svolto, ha voluto sottolineare con orgoglio le sue origini ed il percorso professionale fatto di molteplici incarichi a livello locale e nazionale fino alle sue più recenti esperienze nella centrale cooperativa Ue.Coop. passando attraverso i Consorzi Agrari, la Bonifiche ed in diverse Associazioni dei produttori. “La nuova agricoltura che ha saputo conciliare innovazione e tradizione non può fare a meno del patrimonio di esperienza degli anziani all’interno delle nostre aziende dove sono una grande risorsa da trasferire all’intera società che ha fame di conoscenza del mondo agricolo, come conferma il crescente protagonismo degli agricoltori pensionati nella società civile, dalle scuole agli orti urbani fino ai progetti di integrazione dei soggetti più deboli”. Questo è quanto affermato da Grenzi davanti all’affollata platea dei Presidenti delle Associazioni provinciali, interprovinciali e regionali dei pensionati Coldiretti riunita a Roma nel Salone delle Statue di Palazzo Rospigliosi.

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Questa dichiarazione rappresenta una sorta di Manifesto dell’azione che intraprenderà la Federpensionati nei prossimi cinque anni, proseguendo e portando a compimento la strada intrapresa già da tempo da Coldiretti Forza Sociale. Nell’ambito del dibattito assembleare è parso particolarmente in sintonia con quanto 29

affermato da Grenzi l’intervento del presidente dell’Associazione Regionale del Lazio Gino Taticchi nel quale emerge il ruolo attivo del pensionato come modello di traino culturale, economico e sociale, mettendo in evidenza valori come la gratuità, la memoria e la dipendenza reciproca che caratterizzano tutte le iniziative dei pensionati Coldiretti. Il Presidente della Coldiretti Moncalvo nel suo intervento augurale si è detto convinto delle capacità di Grenzi di proseguire la strada che ha fatto della Federpensionati una risorsa morale ed umana straordinariamente attiva e partecipe della vita dell’organizzazione. È stata anche nominata la nuova Giunta nazionale della Federpensionati Coldiretti che è composta dai tre vicepresidenti Franca Sertore, Gottfried Oberstaller e Leonardo Gorgoglione nonché da Marino Bianchi, Gina Ghelfi e Giovanni Girasole. La presenza di numerosi “nipotini” dei partecipanti all’assemblea ha testimoniato quanto ancora forte sia il legame generazionale tra “tradizione” ed “innovazione” in un mondo che sta di fatto facendo da traino all’economia del paese.


RIFLESSIONI di Paolo Carlotti

Dopo Parigi il santo nome di Dio, nome di pace e non di violenza el mese di novembre abbiamo assistito nuovamente, increduli e un po’ sgomenti, agli attentati terroristici di Parigi, una violenza giustificata nel nome di Allah, nel mone di Dio. Papa Francesco all’Angelus della domenica successiva ha bollato a chiare lettere come una bestemmia questa associazione, dichiarando l’assoluta incompatibilità tra ogni forma di violenza, in qualsiasi modo motivata, e ogni autentica esperienza religiosa. Ecco le sue stesse parole: «Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia»! Questa incompatibilità esiste non solo per i cattolici, ma per ogni credente sia esso cristiano o mussulmano o buddista o induista ecc. Ogni uomo – e non solo il cristiano con la sua fede e con il suo ascoltare il magistero papale – con la sua semplice ragione può arrivare a concludere come ha concluso in modo così chiaro Papa Francesco. È importante oggi sapere con chiarezza che credere ad una violenza contro la dignità e i diritti dell’uomo giustificata in termini religiosi, è un grande errore e una chiara degenerazione e non è invece un

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d. Paolo Carlotti, Consigliere ecclesiastico regionale

modo lecito, come sarebbe qualsiasi altro, di vivere l’esperienza religiosa. È sempre vero il classico principio che afferma di condannare il peccato ma non il peccatore, ma questo non può voler significare che non si debba rendere innocuo per la società civile colui che l’aggredisce violentemente, senza diventare però a nostra volta aggressori o ingiusti nei suoi confronti, perché anche il delinquente non perde la sua dignità di uomo che va sempre rispettata trattandolo secondo un sistema penale giusto ed umano. Certo in passato anche i cristiani hanno associato la violenza e la guerra al nome di Dio e questo ci deve rendere umili, ma non pavidi o conniventi, di fronte al terrorismo ‘religioso’. Tuttavia oggi il cristiano non giustifica più alcuna violenza in nome di Dio, mentre altri lo fanno. Sono solo schegge impazzite? O possono contare su letture tendenziose della fede? Ci domandiamo che cosa possiamo fare noi. Per alcuni versi la questione è demandata alle pubbliche autorità e alla loro inaggirabile responsabilità verso la società civile. Tuttavia qualcosa possiamo fare. Siamo in un contesto, anche in Italia e non solo in alcuni paesi europei, di pluralismo religioso, dove accanto a chi vive la propria fede cristiana, c’è chi non ne ha nessuna o chi ce l’ha mussulmana o ebrea. Quando non ci si conosce, è facile che nasca indifferenza e freddezza ed è facile trattare l’altro come una cosa ed è facile poi abusarne con violenza. È importante invece diffondere una cultura del rispetto vicendevole, anche del rispetto 30

della fede altrui in cui non si crede e a cui non si aderisce. È importante il dialogo con coloro che hanno una fede diversa o non ce l’hanno, anche permettendo loro di avere luoghi di culto, anche se i cristiani soffrono in alcuni paesi discriminazione ed emarginazione. Questo numero arriverà nelle vostre case in prossimità del Natale. Desidero portare a tutti voi l’augurio natalizio di un Buon e Santo Natale del Signore Gesù. In quest’anno della misericordia e della tenerezza di Dio non possiamo dimenticare che la più grande tenerezza di Dio è la nascita del suo Figlio per noi a Betlemme, per salvarci da ciò da cui non eravamo in grado di salvarci da soli, dal peccato. È questa la bella notizia che risuona in tutto il mondo: Dio salva tutti gli uomini, anche quelli che non credono in Lui, anche quelli che lo rifiutano, anche quelli che ritengono Dio sia un’invenzione, un’illusione, un raggiro o addirittura una semplice barzelletta. Dio riuscirà a salvare tutti, rispettando la dignità di tutti. Facciamogli credito a questo Bambino, un credito agevolato, molto agevolato! È questo il mio augurio per ogni lettore di Orizzonte Impresa, per ogni Federazione Coldiretti, per ogni uomo di buona volontà! In quest’anno santo della sua tenerezza, il Signore ci faccia la grazia di superare l’indifferenza verso i bisogni, materiali e spirituali, del chiunque altro e ci doni la grazia del suo amore, caldo ed esigente, tenero e forte. Buon Natale!, Sì anche quest’anno è giusto dire Buon Natale!


ETICHETTATURA, ARRIVA L’OPUSCOLO CHE AIUTA A “DECIFRARE” GLI ALIMENTI CAMPAGNA AMICA E UNIONE EUROPA INSIEME PER UNA SPESA CONSAPEVOLE. NASCE UNA BREVE GUIDA PER CONOSCERE TUTTE LE INSIDIE CHE SI NASCONDONO DIETRO A UN’ETICHETTA are la spesa: un gesto quotidiano, semplice ma non scontato. Un gesto da fare con consapevolezza e, soprattutto, sicuri di quello che stiamo per mettere nel nostro carrello”. Così si apre la pubblicazione di Campagna Amica sull’etichettatura “Fai la spesa con consapevolezza!

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Etichettatura, tutto quello che c’è da sapere”. Un tema importante, che riguarda tutti. Per questo l’attenzione dell’ Unione Europea, con l’accento posto dalla Politica Agricola Comune (PAC) alla sicurezza consumatori a tavola. Con questo nuovo opuscolo si possono avere tutte le informazioni utili per orientarsi

nella “giungla” degli scaffali o tra banconi carichi di prodotti che spesso non si riescono a “decifrare”. Allora ecco anche una guida che spiega l’origine degli alimenti, indica quali sono le informazioni obbligatorie che un’etichetta deve avere e anche dove e come sono scritte.

AGRIMERCATO LAZIO: PATRIZIO NICOLAI, NOMINATO NUOVO PRESIDENTE entisette anni di Tuscania, Patrizio Nicolai, è il nuovo presidente di Agrimercato Lazio, l’associazione per la gestione dei mercati dei produttori agricoli in vendita diretta aderenti al circuito di Campagna Amica. La nomina è avvenuta al termine dell’assemblea dei soci svoltasi ai primi di novembre. L’associazione gestisce attualmente una trentina di mercati nel Lazio. Perito agrario, Patrizio Nicolai, è un giovane imprenditore nel settore zootecnico con un’azienda di famiglia, “Azienda agricola Nicolai Felice” di Tuscania ed una sua azienda ed un agriturismo, sempre a Tuscania, l’”Azienda agricola Nicolai Patrizio”, nella quale effettua anche vendita diretta.

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Fondazione Campagna Amica Via Nazionale 89a Tel. 06/489931 campagnamica.it

All’attivo, Patrizio, nonostante la sua giovane età, ha già un’intensa attività sindacale che ha svolto per circa sei anni alla guida del movimento giovanile della Coldiretti prima provinciale e poi regionale nel Lazio. Al momento dell’insediamento il

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presidente ha ribadito il proprio impegno a continuare nello sviluppo e gestione dei mercati di Campagna Amica mettendo come valore aggiunto tutta la propria energia di giovane imprenditore unita all’esperienza maturata all’interno della Coldiretti.


STAGIONALITÀ DEL PESCE, IMPARA A CONOSCERE COSA OFFRE IL NOSTRO MARE a ruota realizzata con il sostegno dell’Unione Europea per sapere quando e quali pesci comprare.

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Miglio zero. La nuova frontiera della stagionalità passa dal pesce e dalla ruota che Campagna Amica, con il progetto “La Campagna ti informa” cofinanziato dall’Unione Europea, ha realizzato per aiutare i consumatori a conoscere cosa offre il nostro mare. Sì perché anche il pesce, ovviamente, ha la sua stagionalità e per averlo fresco, locale e, appunto, stagionale, bisogna sapere quale pesce in quel momento si può trovare tra le acque che lambiscono il nostro Stivale.

Ma come funziona la stagionalità del pesce? Le varie specie pescate nei nostri mari si possono trovare tutto l’anno e in tutte le regioni. Ciò che ne definisci la stagionalità sono le grandi quantità in cui vengono catturate in certi periodi e in certi luoghi, frutto dei naturali cicli biologici. Questo ne determina un netto calo del prezzo sui mercati, essendo disponibili in maggiori quantità rispetto al resto dell’anno. Nella ruota “Miglio Zero” di Campagna Amica sono riportate alcune specie che hanno queste

caratteristiche e che, se acquistate in loco, a miglio 0, permettono di comprare pesce freschissimo a basso costo. Uno strumento utile, facile da consultare e divertente anche per i più piccoli che possono così cominciare a capire l’importanza del cibo e della stagionalità anche grazie alle altre ruote sempre firmate Campagna Amica della frutta e della verdura.

APERTA UNA NUOVA BOTTEGA ITALIANA A ROMA

Azienda agricola “IL RANCH” di Katia Martelli Via Pisa, 8 (loc. Configni - Rieti) PRODOTTI AZIENDALI 32




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