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N.6 –Dicembre 2012
INTERVISTE: Grimnote – Maieutica – Tothem – One Man Pier – Cardiophobia – Jacqui Taylor RECENSIONI: Die Vanity – Seventh Veil – Synfulira – Hell Theater – Goldenseed – Kaosmos – In Sight – Motorfingers – Back Crawl – Diabolical Bog – Lourder – Grimnote – Sunpocrisy – Midnite Sun – Sin Sound – Addiction For Destruction – sinezamia – Ombra del Punk – Television 60’s – Yerbadiablo – Lilium – Big Steel Shit COMPILATION FREE DOWNLOAD: L’angolo della follia vol.16 dicembre 2012 thrash /heavy LA VERA STORIA DEL ROCK AC/DC L’ANGOLO DELLE PAROLE SPAZIO ALLE BAND: Dunkelrot LIVE – FILM: Death race INIZIATIVE: Steampunk
Editoriale E' arrivata la fine dell'anno. Un anno piuttosto travagliato e preoccupante, per certi versi, ricco e denso per altri. Senza entrare troppo nello specifico e, visto che a noi interessa parlare di musica e arte, si potrebbe tracciare un bilancio inerente a questo; Seremmo dei presuntuosi a voler tirare le somme su vasta scala. Preferiamo restare nei nostri limiti, nelle nostre competenze di piccola fanzine underground. Ebbene c'è da dire che siamo molto contenti di come stanno andando le cose. Siete numerosissimi, e siete in aumento cari lettori, e vi ringraziamo per questo. Speriamo di potervi offrire sempre il meglio, ma invece vi offriamo solo il massimo che possiamo fare, dare, pensare e proporre. Per noi è motivo di orgoglio questa fanzine, prima che essere un impegno. Un impegno a cui solo la passione può fa fronte. Auspichiamo che il fuoco di questa passione possa essere sempre mantenuto vivo. Finora lo è e lo è anche grazie a voi, cari lettori! Un ringraziamento pubblico va fatto da parte mia anche a Martina Tosi che è a capo di tutto quello che vedete, e ai miei colleghi dello staff. Da questo mese parte anche una rubrica inerente i testi delle vostre canzoni. Vi verrà spiegato nella pagina della rubrica come partecipare. Che dire dunque, sotto col prossimo numero... buona lettura!! BR1
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http://www.mediafire.com/?b1d4342gkh7jxo2 Nati nel Luglio 2010 con l'incontro dei giovani chitarristi Andrea e Mattia cercano subito un batterista e trovano a disposizione Stefano. Iniziano le prove nella cantina di Ste dove il gruppo inizia a fare cover Hard Rock e Heavy Metal ma per un problema di disturbo vengono cacciati dalla cantina. Stefano però ha subito un posto per rimpiazzare, un ex magazzino edile vuoto... ecco che si trasferiscono lì. Era ora di trovare un bassista e dopo alcune prove con dei bassisti reclutati in giro che però non soddisfanno il bisogno della band, chiamarono Alessandro, amico dei 3 e chitarrista fino a quel momento. Il gruppo gli chiese se avesse voluto prendere in mano il 4 corde, esitò un pò ma alla fine decise che non era una brutta idea. Iniziarono le prove e il gruppo prese un nome: Existence Con il tempo e le influenze di Andrea e Mattia il gruppo passò ad un genere più aggressivo che riportasse alle correnti thrash anni 80 e iniziarono anche a comporre pezzi propri. Nel mentre fecero alcune date insieme ad altri gruppi locali. Il gruppo decise di cambiare nome nell'estate 2011 e dopo varie idee decisero il nome Parasite.Nel mentre avviene un cambio di formazione, Mattia mette da parte la chitarra per dar spazio solo alla voce. La band continua a fare live nella zona ed ecco che nel novembre 2011, fanno da spalla agli Exxperior (Thrash Metal from Germany) Sfregio ( Porno Alcoolic Thrash 'n' Roll) e ai torinesi Endovein (Thrash Metal) in una data a Torino, dove, dopo alcuni imprevisti durante le registrazioni, distribuiscono la loro prima demo: Human Destruction. Arriva un imprevisto, alcuni iniziano a scambiarli per una band dal nome simile e allora decidono di cambiare nome, ACIDITY, (si spera il definitivo) e distribuiscono una nuova demo: BLINDED BY IGNORANCE!! Dopo l'uscita della loro prima demo, gli Acidity iniziano a lavorare per l'Ep d'esordio, che viene successivamente registrato nel Giugno 2012 e che uscirà in Settembre.
http://www.facebook.com/pages/Acidity/326254780743829?ref=ts&fref=ts 4 giovani thrashers fuori di testa decidono di formare una band metal e iniziare a farsi un nome in zona lodi. L'idea nasce a maggio 2011 quando Razor(chitarra solista),appena trasferito a Casalpusterlengo(LO),conosce Steele(bassista) a una festa della birra i due decidono di iniziare questo progetto,ma purtroppo per via della zona non trovano subito qualcuno disposto a suonare il genere,passano alcuni mesi prima di completa re la line up. Verso luglio i 2 decidono di invitare Gunshoot(batterista) per "una jam".....il risultato sembra promettere bene,a settembre la line up viene completata con l'entrata di Voxa(cantante) e la loro prima vera prova. Le cose procedono bene quando a ottobre gunshoot decide di prendere "una pausa" per via dei molti progetti in cui era impegnato. La band cerca un batterista nei 2 mesi successivi senza alcun risultato. Poco dopo Gunshoot decide di riprendere questo progetto e finalmente la band può iniziare a dedicarsi a comporre dei pezzi di ,registrare una demo e cosa più importante.......DISTRUGGERE!!! http://www.facebook.com/pages/DeathonatoR/272528152773901?ref=ts&fref=ts
I Devilass si formano a Potenza nel 2008, dall'incontro nelle aule di Scienze Geologiche dell'Università della Basilicata di Giovanni Di Donato, Antonio Nappi e Giuseppe Cupparo, a cui subito dopo si aggiunge Giuseppe D'Addurno. A tutti e quattro piace la musica, e soprattutto prediligono il Metal; i loro gusti sono simili, subito si crea un'intesa e così dopo poco tempo salta fuori l'idea di form are una band. All'inizio sembra un'idea quasi irrealizzabile, fondata sull'astrazione, ma poi si incomincia a comporre qualche pezzo originale, e definitivamente si creano i Devilass (precedentemente chiamati Devilkiss). Segue qualche prova con il bassista Danilo Catalano, che subito abbandona la band per impegni di lavoro, poi toccherà a Leo Russo, che aiuterà il gruppo alle selezioni per un concorso di band, che purtroppo non vincerà, per abbandonare subito a causa di impegni scolastici. Ai Devilass manca ancora un cantante, un growler che deve completare il gruppo e scrivere i testi sulle originali melodie. I Devilass incontrano sulla loro strada Giuseppe Laginestra, alias Grezz Metal, presentato agli altri membri del gruppo da Antonio Nappi. La simpatia è reciproca, l'affiatamento si crea dai primi momenti, e la voce di Grezz Metal si adatta al genere crudo e martellante del gruppo, abbassandosi di tono e alzandosi di volume. Dopo due anni di musica,concerti( in Basilicata e Campania) e divertimenti vari, i Devilass abbandonano il loro singer Giuseppe "Grezz" Metal Laginestra per motivi personali, reclutando alla voce il talentuoso Miguel Josè Mastrizzi, che si adatta perfettamente ai testi ed alle melodie scritti dai chitarristi Giovanni e Giuseppe; dopo pochi mesi il batterista Giuseppe Cupparo, impegnato in altri progetti musicali,si allontana dalla band lasciando il posto al giovane Teodoro Falanga. All'alba dei tre anni di attività, i cinque musicisti stanno preparando il loro primo album, grazie all'appoggio di molti artisti lucani e di moltissimi fan di Potenza e soprattutto dei paesi limitrofi;contando sulle persone che per questi primi anni hanno sostenuto il gruppo e stanno costantemente vicino ai cinque membri del Culo del Diavolo! https://www.facebook.com/pages/Devilass/120415021311526
I Fallen Fucking Angels nascono nel 1997 con l’intento di suonare un puro e incontaminato heavy/speed metal ispirato da bands come Exciter, Militia, Razor, Savage Grace, Metalucifer, Destructor, Anvil e Agent Steel mescolato con un bel pizzico di NWOBHM (Iron Maiden, Tysondog, Saxon…), di metal europeo di bands come Muro, Tankard, Mania, Solitaire, primi Grave Digger e con la vena scanzonata e rock’n’roll di Motorhead e Twisted Sister. I primi demos (periodo 1999 / 2002) servono a far conoscere la band nella provincia di Lucca e a creare il primo repertorio del gruppo con le prime versioni delle varie ‘Asskickers’, ‘Bombman’, Anticop’ ecc… ma è con l’entrata in line up del cantante Luca “Fils” Cicero (attuale vocalist degli Axevyper) che i FFA producono il primo EP ‘Metal Against MTV’. I riscontri sono positivi e dopo poco viene dato alle stampe anche il democd ‘Summer Holocaust’, per presentare il nuovo chitarrista Lord Kain (proveniente dagli Ars Bellica). Con questa formazione la band inizia una buona attività live (in cui spiccano lo show con i leggendari Helstar e un minifestival in compagnia dei Devastator) e nel 2005 realizza il primo full-length ‘Fat Totalitarian Metal’. Alla fine del 2005 il gruppo è praticamente sciolto, ma la perseveranza del drummer Filippo Belli porta ad un’inattesa rifondazione con una line up nuova di zecca: in assenza di un vero singer è proprio Filippo a diventare il lead singer (come il suo idolo Dan Beehler…) e viene affiancato dal bassista Gianluca “Tera” Erra e dal chitarrista Stefano Giusti (anche nei conterranei Twilight Zone). Riparte la produzione di materiale proprio e il biennio 2003-2005, dopo un Ep di presentazione vede arrivare il secondo full length (‘Everything Concernin’ Pork’) e la partecipazione al “Revenge Of True Metal” festival di Rovereto (TN), insieme a Warbringer, Assedium, Baphomet’s Blood, National Suicide, Torment e gli storici thrashers inglesi Onslaught. Il biennio 2008-2010 è un po’ instabile a livello di line up e se questo si traduce in un’assenza di uscite discografiche (tranne la partecipazione allo split ‘Versilian Tsunami’ insieme ad altre bands versiliesi come Monolith, Axevyper, Twilight Zone e Scavenger), l’attività live non si ferma, con serate sparse in Toscana e nel nord Italia e la partecipazione alla seconda edizione del prestigioso ‘Play It Loud’ a Bologna, insieme a Exciter, Jag Panzer, Jaguar, Bud Tribe, Wotan, Holy Martyr ecc… Finalmente la line up si assesta con l’innesto del giovane guitar hero Alberto Moriani e l’esperto bassista Leo Tomei (ex Tornado) e inizia la produzione di materiale per la realizzazione del nuovo full-length. La line up esordisce a Livorno alla seconda edizione del ‘Made In Hell’ festival e nel 2011 realizza uno split single con Ul Mik & Longobardeth con la canzone ‘Stopper’, da cui viene tratto anche un videoclip. I lavori per la realizzazione di ‘Italian Restaurant’ impegnano il gruppo nel febbraio-marzo 2012 e nel frattempo alcuni nuovi pezzi vengono presentati durante le partecipazione ai festival ‘Acciaio Italiano Festival’ (Marmirolo – MN, in compagnia di Skanners, TIR, Dangerzone, Impero delle Ombre, Morgana, Cidodici e Graal) e al terzo ‘Icciano Metal Fest’ (Icciano – PG)
www.facebook.com/pages/FFA-Speed-Metal-Barbeque/218385094923223 HATE GIVING DAY è un progetto di Aldo Steppa, che si concretizza nel 2012. Nato a Napoli nella primavera del 1975, Steppa partecipa nel 1993 alla Campagna in Kosovo come fuciliere assaltatore presso il 6º Reggimento Bersaglieri, ma viene congedato l'anno successivo, dopo la Campagna di Somalia, per gravi disturbi psichici. Profondamente segnato dagli orrori della guerra, egli sente il bisogno di un completo isolamento e si trasferisce a Magnitogorsk, in Russia, dove trova lavoro come operaio in un'acciaieria. Da sempre appassionato di Heavy Metal e amico d'infanzia di Raffaele Lanzuise (bassista dei napoletani Nameless Crime), decide con l'aiuto di quest'ultimo e del chitarrista Franco Cerimonia, di mettere in musica tutte quelle atrocità che ancora lo tormentano. "One For All, All For Hell" è il risultato finale, ma anche il primo passo di quest'avventura. L'EP è stato prodotto da Maddalena Bellini ed alla sua realizzazione hanno partecipato vari personaggi della scena underground, tra cui Dario Guarino, Alessandro Romano, Claudio Acampora, Lysa Form. ALDO STEPPA - vocals FRANCO CERIMONIA - guitars RAFFAELE LANZUISE - bass/guitars DARIO GRAZIANO – drums www.facebook.com/hategivingday Gli Horror Vacui nascono nel 2006 dalle menti di Mauro "Truciolo" Carapacchi (chitarra) e Renato "Renzo" Fabrizi (batteria) di Rieti con il desiderio di suonare cover thrash metal di gruppi come Megadeth, Metallica, Pantera, Sepultura, Overkill etc.. subito ai due si affiancano Andrea Salvi (basso), Massimiliano "Max" Mancini (Chitarra) e Mauro "Micio" Spadoni (Voce): le basi d'acciaio degli Horror Vacui erano state forgiate. La riproposizione delle più belle e violente canzoni thrash degli anni '80 dal vivo incendiano i locali in cui gliHorror Vacui si esibiscono, ma è solo nel 2008 che, con l'ingresso di Emanuele "Bassman" Festuccia al basso, l'attività live li porta ad esibirsi anche fuori dalla realtà reatina. Quello stesso anno aprono il "Rock Under Rocks" a Grotti, e partecipano a varie rassegne musicali in molti locali di Roma. Nuove Cover vengono inserite in scaletta: come alcuni dei successi dei Carcass , Death etc. La barriera del death metal è stata dunque abbattuta e lo stile del combo si comincia a strutturare su un chitarrismo ricco di groove e assoli laceranti, una sezione ritmica granitica e un cantato violentissimo. L'esperienza live permette al gruppo di perfezionare le proprie armi e nel 2009 si cimentano nella scrittura delle loro prime tre canzoni. L'impatto live delle nuove canzoni è ancora più incalzante e decisivo tanto che porta il gruppo a far uscire un piccolo demo omonimo con questi tre pezzi prodotto e distribuito autonomamente. Dalla fine del 2009 e per tutto il 2010 il gruppo moltiplica le proprie esibizioni live arrivando a suonare sempre più spesso nei locali della capitale; inaugurano inoltre un mini-tour che li porta dall' Emilia Romagna al Sabina Metal Fest aprendo l'evento per gruppi di rilievo come gli Skulldriver e gli Ebola al Metal in Prison Fest della M.A. Production. Nel corso del 2010 gli Horror Vacuicontinuano a scrivere canzoni creando un proprio repertorio molto vasto. Verso la fine del 2010 riescono finalmente ad avere una sala di registrazione dove poter affinare il proprio stile in vista del CD che viene però rinviato per dar spazio alle esibizioni live dove la band da il meglio di sè. Proseguono infatti i concerti che li vedono protagonisti anche di eventi importanti a livello nazionale come il "Metal Monster Festival" a Bologna. Alla fine del 2012 viene terminato il primo CD interamente autoprodotto e finanziato dal titolo "AFTER DAWN". Quelli proposti sono dieci brani di abrasivo metal che se da un lato ripropone l'amore per il thrash-death metal della storia, dall'altro introduce degli elementi propri del gruppo caratterizzati dalla spinta eterogenea dei singoli componenti con l'intento di spaccare nuovi muri sonori. http://www.facebook.com/horrorvacuisound?ref=ts&fref=ts Gli Insulter nascono a settembre del 2010 come gruppo thrash rozzo e ignorante con Alessandro Vangi alla batteria, Stefano Viola al basso e Aldo 'Mister Ui' Fontemaggi alla chitarra e voce (già in attività con altri progetti musicali, in particolare la black/hc band Whoregasm). Inizialmente suonano un thrash leggermente influenzato anche da altri generi, e dopo un anno di attività registrano la prima canzone "Virgin Pussy, Cracked Ass" a cui seguirà dopo alcuni mesi il demo "Random Insults"
registrato e prodotto amatorialmente. Dopo un periodo di relativo silenzio, gli Insulter stanno ultimando quello che sarà il loro Ep con una qualità decisamente superiore a quella del demo, registrato con pochi fondi e pochi mezzi, sempre senza perdere il gusto per i suoni sporchi e ignoranti. Anche il genere è leggermente cambiato, passando a un thrash più influenzato anche dal grindcore. A chi interessasse farlo, raccomandiamo di seguirci sulla pagina Facebook dove troverà anche i link per scaricare il demo! http://www.facebook.com/pages/Insulter/135167713207227?ref=ts&fref=ts I Lady Reaper nascono nel vicino 2011 "marzo per l'esattezza" a Roma entrando in sala con il nome "Narita" per poi cambiarlo prima del debutto al liceo L.Manara. messi da parte 18-20 pezzi (alcuni da musicare altri musicati) nell'anno seguente suoneranno in posti come: -Closer -Shamano -comitato monteverde (un intero live alla stazione) per poi,nell'estate del 2012,chiudersi in studio per registrare un demo di 3 pezzi (2 originali e 1 cover dei kiss). Il Genere non può che essere Heavy Metal old school/hard rock con vari accenni ad altri sottoGeneri "metallari". ci teniamo a farvi sapere che il rock non è morto...si è solo addormentato per un po...in attesa di generazioni più promettenti!!! http://www.facebook.com/pages/Lady-Reaper/253839634652752?ref=ts&fref=ts I Murder Spree nascono nel novembre del 2010 e si fanno largo nella scena underground dei castelli romani proponendo un thrash ruvido,violento, senza mezzi termini....a marzo 2012 viene registrato ''MEDIABOMB'' primo e.p. della band, 20 minuti di vera follia omicida....primavera 2013 rientreranno in studio per dare vita al primo full lenght UNITED FOR THRASH?!?!? http://www.facebook.com/pages/MurderSpree/142475322476402?ref=ts&fref=ts L’Ep PROJECT CZAR II è il nuovo capitolo heavy alternative rock del progetto solista di Ivan Perugini, cantante e chitarrista, da anni attivo sulla scena hard & heavy italiana con i suoi Sun King, dopo l’album PROJECT CZAR del 2008 registrato con l’aiuto dei Sun King. E’ lo stesso Ivan che ci descrive il progetto così: “Il Project Czar nasce come necessità di impedire che l’oblio si appropri di
canzoni che altrimenti non riuscirei, per questioni anche stilistiche, di libertà espressiva, ad inserire appieno nei Sun King. Attualmente sto cercando di portare le canzoni anche nella dimensione live grazie ad Alessandro Fermani al basso e Mauro Tosoni alla batteria. Inizialmente il primo cd Project Czar: Ivan nacque con canzoni che avevo composto con mio fratello Massimo e con i prodromi di quella che sarebbe poi stata la formazione tipo dei Sun King. Ma, vista la mia “furia” compositiva, ho scelto di dar vita a questo secondo capitolo del progetto”. “Mi sono cimentato io stesso come batterista nel brano “In Signo Tauri, perché volevo una batteria dallo stile scarno ed
essenziale, ed ho coinvolto una cantante lirica, Ilva Bassi, per l’intro, e l’ex cantante dei Centvrion Germano Quintabà, con cui ho condiviso strofa e ritornello, soprattutto per la tematica. Ovvero, il richiamo metaforico alla lealtà ed alle gesta della X Legio di Giulio Cesare; è una critica all’atteggiamento della classe politica attuale che sta beffeggiando il cittadino italiano a dispetto della professionalità, ad esempio, del fu capitano Maurizio Poggiali, scomparso circa tre lustri fa, per cause da imputare a colpe altrui. Visto che si parlava di Roma, chi meglio di Gemano?” Prodotto da Ivan Perugini Registrato e mixato al Potemkin Studio di Andrea Mei a Civitanova Marche da Paolo Ojetti Tracklist: 1. Am I Alive / 2. Falling Star / 3. Gimme All / 4. In Signo Tauri Formazione: Ivan Perugini – Vocals, Guitars, Drums on “In Signo Tauri” / Alessandro Fermani – Bass / Roberto Tesei – Drums /Giampiero Santini – Drums on “Gimme All” http://www.facebook.com/ProjectCzar/info?ref=ts
Rage ofSouth: band trash-crossover-nu metal formata da 4 elementi (Tano-Leo-SalasSmok), nata nel 2006 proveniente dall’estremo sud dell’italia. . . la Sicilia!!! Il loro sound nasce da una miscela vorticosa di potenza e melodia. Come schiocchi di lampi, scorci vari di suoni sono dovuti ad un’impronta etnica del loro paese. Il sound si è via via evoluto nel tempo grazie ad una gavetta come cover band! Infatti la band dal 2000, con il nome di R.O.M (read only memory), porta in scena per le strade canzoni di gruppi eccelsi del calibro dei System of a down - Pantera - Korn - Limp bizkit - Deftones - Slipknot Machine head. Quest’ultimo li segna in maniera significativa, influenzando il loro stile individuale. I loro testi, che oltre tutto si uniscono in simbiosi con il sound che offre il metal, trattano la realtà sociale da loro più sentita. Il gruppo cerca di far emergere problematiche scomode da affrontare, denunziando la corruzione della società. La regione di provenienza della band, la Sicilia, viene spesso raffigurata allegoricamente da tre scimmie: la prima, rappresentata con le mani sulle orecchie, indica il rifiuto ad ammettere ciò che si è sentito; la seconda, rappresentata con le mani sugli occhi, indica il rifiuto ad ammettere ciò che si è visto; la terza, rappresentata con le mani sulla bocca, indica il rifiuto di voler denunziare ciò che si è visto o udito. Tale simbolo delinea il concetto di omertà. Pertanto, la band decide di rappresentarsi con un volto di scimmia che vede, sente e parla. Dai ritmi graffianti e ruggenti trasmettono un’incredibile potenza che coinvolge tutti coloro che li ascoltano. La band è a lavoro ormai da un anno nella ricerca di una identita sonora, e sta completando il lavoro in studio per l'uscita del primo album " I see, I Say, I hear" che uscira nei primi mesi del 2013 (data da rilasciare). La band nel frattempo ha rilasciato la prima song che farà parte dell'album e rilascerà altri pezzi da ascoltare liberamente nei portali mediatici dalle prossime settimane. Per chi volesse seguire la band: www.facebook.com/rageofsouth
Jerico - Bass :: Panduk - Guitar ::Khaynn - Screamer :: Alcio - Guitar :: Luca - Drums (last update: 15/01/12) Veteran metalheads S.R.L. have signed a deal with Revalve Records for the release Of their sixth album, long waited album “De Humana Maiestate”. Rage, Pain, Anger, told in italian language with a great sound storyboard with influences covering a wide range of musical styles, from Thrash metal La storica Band SRL I veterani S.R.L. firmano un accordo con la revalve records per il rilascio del loro atteso sesto album “De Humana Maiestate”. Rabbia, Dolore, Ira, raccontati da una graffiante e sofferta interpretazione nella madre lingua di “Dante”.. una grande opera divisa in atti e supportata da uno stile musicale unico Che miscela dosi di thrash metal e death metal melodico. Lots of people ask us the meaning of our name. S.R.L. is the Italian acronym for "Società a Responsabilità Limitata (Limited Liability Company)". Usually this is way some partners join their efforts to reach a common goals, but it can also means how the people (the society/company) has a limited liability (responsibility) in the daily occurrences. At the same time, it is a tribute to all the great italian rock bands of the 70s, like PFM (Premiata Forneria Marconi) and BMS (Banco del Mutuo Soccorso). Someone has described us as "the Minstrels of Y2K" because we sing about the daily life, and all the things every one could live! We believe in Rock music as the only way to express ourselves, but we've always tried to develop our personal sound! That's the reason why we are labelled in such different ways: Italian rock, Crossover, Thrash Metal, Melodic Death and so forth! Honestly, we're not interested in labelling our music, so we describe it just as Heavy Metal with Lyrics in Italian language. S.R.L. was born in the 1992 in Terni, Umbria, (the “green heart" of Italy). We do believe that our strenght lies in our ability to mix the different backgrounds of each member and transform them in the music we play. At the moment, S.R.L. is working on the new release, "De Humana Maiestate" to be released on 2012... http://www.s-r-l.it/ SAGROS born in early 1997 with the intention to form a thrash metal band with classical roots, influenced mainly by European representative bands, mixing speed and harshness of the riffs from the 80's but with touches of what we did in the 90's.
At the end of 1998 the band recorded his first musical production in a home in Cali, it would take the title "Fuego Eterno" recording which retains the master and which is expected in the near future take a limited number of copies. Later in 2000 SAGROS recorded his first professional music production at ATOM STUDIOS in Cali, which was entitled "Silencio" thanks to the great support of HATE PRODUCTIONS, we present our first original cassette had an excellent presentation which included four songs which the band could visit for firts time many cities across the country with renowned Colombian bands. In 2004 the band entered a work stoppage and then in 2005 started working on what would be his second production "PATHS OF DEATH", this Ep were released "40 copies - limited"and had 4 songs, this EP is mainly distributed between promoters and organizers of events locally and nationally. SAGROS returns in 2006 to the stage with new alignment with which the band goes back to ATOM STUDIOS in Cali, to record their second EP entitled "FREEDOM LIES IN CHAINS" material that was a great reception from the local scene and national levels. With this new material the band released a lot more and had the opportunity to participate in regional festivals nationwide. "TORMENTOUS WAY OF LIFE" is the name of the collection that was presented in 2009, of which only 50 copies were released, this material was produced by the band way home and had 4 unreleased songs from the band and 4 songs live at some local concerts. In the same year the band had the opportunity to be the opening act for KREATOR, EXODUS, ICED EARTH and MORTAL SIN Bogota, achieving more recognition nationally. The band enter to ALL MUSIC STUDIOS in Cali Colombia , to record what would be his third EP titled "FOR YOUR BLOOD" which featured 3 songs and which participated in various South American compilations. 2011 is a year full of good things for the band, which had the opportunity to be the opening act for VITAL REMAINS in HATRED SOUNDS FESTIVAL VII and others nationally renowned festivals, also SAGROS had the opportunity to be opening act for TESTAMENT and road for first time in "Suramerica Full of Anger tour 2011" with over 30 dates in different countries. The band is currently celebrating its first 15 years of existence providing gigs in various metal festivals all over the Colombian territory and working on what will be his debut CD "Anger BLINDS THE MIND" which will be released by the Colombian label HATEWORKS in January of 2012. http://www.facebook.com/pages/SAGROS/49456738598 Gli Shoggoth nascono nel giugno 2003, dall'incontro fortuito di Marco e Luca, allora appena conoscenti, che si ritrovarono nella bolgia sotto il palco dei Metallica all'Heineken Jammin Fest. La carica ricevuta in quel concerto motivò i due giovani chitarristi a metter su una band. Di li a pochi mesi la formazione era già completa grazie all'inserimento di Roberto al basso, Antonio alla voce e Sebastiano. alla batteria. La band sviluppò subito un repertorio di brani propri e covers per iniziare l'attività live, debuttando nella primavera seguente. Nel 2003 uscì un primo singolo intitolato "Control", mentre l'anno seguente la band produsse "...Prelude", EP contenente 4 brani autoprodotti, che riscosse un discreto successo tra gli amici e le 'zines, alla cui registrazione partecipò Edodado M. per le linee di basso. Negli anni seguenti la band subì vari cambi di line-up senza mai smettere di comporre propria musica, definendo uno stile che attingeva a piene mani dal thrash e groove metal anni '90, strizzando un occhio al metalcore e al crossover south-americano. L'intensa attività live li portò a suonare in tutta la Sardegna e con le principali bands del panorama underground sardo e non solo: Sadist, Paul Di Anno, Within Your Pain, Holy Martyr, To ED Gein, Skasico, Alcoholizer, Arhithmia, Necromessiah, Devarsteiner, Smashhead, Deathcrush, Chaoswave, Megahera, Burning Ground, No Mercy... solo per citarne una parte. Nel 2008 esce un nuovo EP che mostra al mondo come la band si sia evoluta: Ghosts of Our Time è stato il primo tassello della nuova era della band, con una formazione oramai stabile da un paio di anni grazie all'ingresso di John al basso. Il 2010 iniziano le sessioni di registrazione del primo vero disco della band, ma di li a poco John abbandona la band e subentra Roberto F. Questo ritarda in parte la conclusione delle registrazioni che averrà solo nel settembre 2011. Sempre nel 2011 la band registra il suo primo videoclip ufficiale, pubblicato l'11 settembre. La data non è stata scelta casualmente: le tematiche che la band tratta nelle proprie canzoni riguarda il disagio e la paura che inconsciamente ha pervaso le menti delle persone dopo l'11 settembre 2001, paura che è stata anche coltivata dai media e dalla politica.
Nel Febbraio 2012 esce finalmente "THE AGE OF TERROR" primo vero disco della band, contenente 10 tracce che riassumono tutta la rabbia e la storia di una band che ha fatto dell'underground una scelta di stile. www. facebook.com/shoggothrash I SANGED sono nati nel Luglio del 2009 a San Cipriano D'Aversa, dalla passione di un thrasher purosangue: Rino "Fury" Bortone. Nel gennaio 2011, Vincenzo Ozz Mazzone entra a far parte della band come secondo chitarrista solista/ritmico. Finalmente entra a far parte della formazione anche un nuovo batterista, il 13 luglio 2011, ma per ragioni personali lascia la postazione per poi farvi ritorno il 31 dicembre 2011. Dal 30 Luglio ad Agosto, la band entra in studio per registrare il loro primo Ep: The threat of aggression (demo, 2012, autoprodotta).Nell'estate del 2012 la formazione si arricchisce con il nuovo bassista: Giacinto "Giax" Bianchi. http://www.facebook.com/SangedOfficial THRASH BOMBZ Il gruppo si forma negli ultimi mesi del 2010 a dicembre dello stesso anno registriamo la nostra demo "Sicilian Way of Thrash!!!". Siamo in procinto di registrare un nuovo ep che si intitolerà "Mission of Blood", la formazione attuale è composta da Ur (chitarra ritmica/basso) Skizzo (chitarra solista/batteria) e Thrash Maniac (voce). http://www.facebook.com/thrashbombz?ref=ts&fref=ts
Con nato nel 2004, da un'idea di Diego Millan formatura di un nastro con l'intenzione di sviluppare una musica primase dove velocità e potenza, ma senza dimenticare, ovviamente, la melodia. Il passare del tempo, come il passaggio dei vari componenti che formano nel suo giorno, e quelli che sono oggi parte del gruppo, sono stati responsabili per modellare lo stile di vanagloria, dando più nitida la svolta con l'arrivo di Luis M. Merino, l'attuale cantante. La quantità di registrazioni vocali dominato da Luis, Vantando svegliò in vena e l'ansia di prendere la loro musica ad un altro livello compositivo sempre nell'ambito del metal estremo, e quindi offrire al pubblico un lavoro di qualità, ben sviluppato, in ogni momento cercando di portare la freschezza e che l'aria di rinnovamento, quanto forte questa volta per la scena musicale attuale. Testo inquietanti e voci estreme, accompagnati da musica potente e atmosfere dark, oltre ad altri dispositivi elettronici tinte passaggi, è parte di ciò che può essere trovato in ogni opera di vanagloria, ottenendo in tal modo trasmettere la forza di tutto ciò che ci spaventa, a tratti inquietante, o per lo meno, non ci lascia indifferenti, dal profondo della nostra mente. http://www.facebook.com/VANAGLORIAMETAL Formada no Rio de Janeiro, WARFX é uma banda essencialmente de METAL, mais especificamente o THRASH. Desde seu início em 2001 buscou seguir uma linha diferente da maioria das bandas do estilo, construindo seu trabalho em cima do peso, velocidade e agressividade herdados da influência das grandes bandas da Bay Area norte americana, mas ao mesmo tempo procura quebrar dogmas e fugir dos clichês e fórmulas prontas, sem abandonar as raízes fincadas por bandas como Metallica, Megadeth e Testament. Em 2006, a banda grava seu primeiro disco : War Songs! Contendo 10 faixas inéditas, War Songs foi um disco quase conceitual, tendo como tema central as guerras do mundo atual e seus desdobramentos políticos e sociais, além de músicas com temas variados como as faixas Love Sux e Betrayer. O álbum de estréia foi muito bem recebido pelo público e crítica proporcionando ao WARFX a oportunidade de atuar como banda de abertura do TESTAMENT em sua passagem pelo Brasil em 2007 e vencer a seletiva do W:O:A Metal Battle em 2010. Riffs trabalhados e levadas pesadas são o alicerce das melodias e solos que definem a música do WARFX e dão características peculiares ao som, que mescla mudanças de andamento instrumentais a variações de timbres e interpretações vocais viscerais que fazem de
cada apresentação ao vivo da banda uma experiência única! Composta atualmente por - PEDRO FONTES (vocais), LUCAS SANTOS (guitarra), RODRIGO BETTENCOURT (guitarra), JEAN PORTO (baixo) e ALEX PORTO (bateria), WARFX encontra-se revigorada e a todo vapor, com aquela que já é considerada pelo público a sua melhor e definitiva formação! Em 2012 a banda está ensaiando e produzindo a gravação do seu segundo álbum - o primeiro com o novo lineup - e sua divulgação em shows por todo o Brasil, mostrando um novo trabalho, com uma nova cara, mas sempre mantendo a identidade enraizada no som pesado e moderno que é a marca registrada do WARFX!!! http://www.facebook.com/warfxbrasil
A tutte le band, stiamo organizzando compilation mensili freedownload di ogni genere da allegare al nostro magazine Undergroundzine con più di 1000 visite e download mensili. Per chi partecipa alle compilation, ha la possibilità di votare la propria band attraverso un sondaggio sul nostro sito www.undergroundzine.com. Per il 1° Classificato …….intervista Per il 2° Classificato ……mettiamo a disposizione 2 pagine della nostra Webzine dove potete inserire quello che volete. PER CHI è INTERESSATO A PERTECIPARE INVIATE A Compilationuz@gmail.com Angolodellafollia1@gmail.com -BRANO IN MP3 -BIOGRAFIA -FOTO BAND -LOGO -GENERE -LIBERATORIA COMPILATA (scaricabile da http://www.mediafire.com/view/?7scih2v7c94ekrg) AGGIUNGETECI SU FB http://www.facebook.com/undergroundwebzineII http://www.facebook.com/langolo.compilation?ref=ts&fref=ts SITI INTERNET www.undergroundzine.com
www.angolodellafollia.com
INTERVISTE Diamo il benvenuto ai GRIMNOTE band alternative metal/rock del padovano. Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..….. Ciao a tutti!! Noi siamo i GrimNote, una rock band emergente del Padovano, questo per noi è il terzo anno di attività, il terzo anno in cui scriviamo, componiamo, e proponiamo live la nostra musica, un misto di Hard, Pop e Alternative Rock con liriche in inglese, italiano e spagnolo. Abbiamo di recente pubblicato il nostro primo album che ci ha permesso di approdare alla nostra prima label, la LadyMusicRecords, il che è stato per noi un traguardo importante che non ci aspettavamo di raggiungere dopo soli tre anni (uno di assestamento della line-up e due effettivi di produzione ed esibizione). Fondamentalmente siamo 4 ragazzi che si divertono, sia in sala prove che, soprattutto, sul palco! Come mai avete scelto questo nome Grimnote? Il nome fa riferimento direttamente al nostro stile e alla nostra musica, per questo teniamo a precisare che la traduzione di “grim” nel nome non è “truce” o “bieco” o simili, ma “caparbio”, “risoluto”, “persistente”, quindi la traduzione letterale del nome sarebbe “nota persistente”. Questo perché nel comporre la nostra musica abbiamo adottato involontariamente uno stile che, pur ricordando sonorità già sentite, ci caratterizza fortemente e ritorna in quasi tutti i pezzi. Ciò, unito alla travolgente carica dei live permette ai questi di entrare in testa a chi li ascolta, che spesso si trova a canticchiarli o a ricordarli anche dopo solo un primo ascolto. Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi? Ognuno di noi viene da contesti musicali differenti e ascolta gruppi dei generi più svariati di rock, metal, punk, blues, funk, pop…ciò ci influenza in modo molto meno diretto e ossessivo di quanto non farebbe un singolo gruppo o genere. Anche singolarmente ci piace farci influenzare da svariati gruppi ma senza lasciare che il nostro personale stile non continui comunque a svilupparsi in maniera indipendente e personalizzata. Per fare qualche esempio direi che personalmente (chi vi scrive è Edoardo “Dodo” Fusaro, cantante) mi ispirano molto band come Pearl Jam, Nickelback, Godsmack, Black Stone Charry oltre a molte altre i cui cantanti sanno utilizzare timbri potenti e graffianti alternandoli con sonorità più dolci e pulite. Il nostro batterista, Marco “Zanna” Zanini ascolta o ha ascoltato ogni genere e sottogenere di rock, punk e metal esistenti e gli piace ispirarsi ai batteristi di band come Godsmack, Black Stone Charry, Halestorm. Giovanni “Giobo” Bergamin, il chitarrista unisce l’ascolto di rock band con sonorità prevalentemente “glam” anni 80 come Reckless Love, Guns‘n’Roses, Motley Crue, a grandi chitarristi solisti come Gary Moore o Joe Satriani, oltre a rock-pop band italiane come i Rio. Il bassista Antonino “Tony” Isca invece è più vicino a gruppi come Red Hot Chili Peppers, The Doors e Muse. Complessivamente un bel minestrone insomma! Avete appena sfornato il vostro cd, cosa vi aspettate dalle webzine e dai vostri fan? Il web e più precisamente webzine, forum vari, web radio e social network sono il palcoscenico del nuovo millennio. Danno la possibilità a giovani band come la nostra di farsi sentire, proporre la propria musica, promuovere album ed eventi. La nostra label si sta dando un gran da fare per sfruttare al meglio tutte le possibilità che il web offre. Per quanto riguarda i nostri fan, sempre più numerosi acquistano, ascoltano e apprezzano il nostro lavoro e ai nostri live si lasciano coinvolgere da noi e dal nostro rock. In effetti sono loro la nostra principale soddisfazione e fonte di ispirazione ed energia per continuare il nostro percorso!
Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano? Spero di non risultare banale affermando che il disco parla fondamentalmente dei giovani. Ascoltando i 10 pezzi e leggendone i testi si possono cogliere senza sforzo riferimenti a molte delle situazioni in cui si trovano a vivere i giovani di oggi e di ieri: il desiderio di farsi sentire, di essere ascoltati, l'inquietudine, la curiosità e a volte l' incertezza derivati dal pensiero del futuro, l'amore nelle sue varie forme e sfaccettature, la voglia di divertirsi, la consapevolezza che domani si raccoglierà ciò che oggi viene seminato... Non cerchiamo di fare la predica ne di voler essere d'esempio a chicchessia, cerchiamo solo di essere una voce, uno specchio di una realtà, un punto di vista. A voi coglierlo. Come nasce una vostra canzone? La maggior parte dei nostri brani nasce da un'idea di uno di noi, che può essere un bel giro di chitarra, o un testo, un riff di batteria, o semplicemente un tema. Questo viene proposto agli altri in sala prove e se piace e convince viene studiato, modificato, elaborato, fino a far prendere forma al pezzo. In tutte le canzoni ognuno di noi mette
un pezzo della sua arte e del suo personale stile, il che da alla nostra musica un carattere più vario e proprio per questo motivo più apprezzato dal pubblico Quale canzone è il vostro “cavallo di battaglia” e perché? È difficile se non impossibile per noi preferire una canzone in assoluto sulle altre, ma diciamo che quella che sta avendo maggior successo per ora è Screaming Underground, traccia che da il nome all’album. Ascoltando critiche e pareri da amici, fan e musicisti d’esperienza crediamo sia per il “tiro” della canzone e per l’energia che trasmette, soprattutto suonata dal vivo. Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare nei locali? Generalmente organizzare live appaganti e che garantiscano un minimo di ritorno economico e di soddisfazione personale non è mai facile quando si propone musica originale. Dopo due anni di esperienza in questo senso siamo giunti alla conclusione che per il momento limiteremo le uscite a due-tre al mese, cosa che garantisce live di spessore in locali ed eventi di spicco dove il pubblico accorre più numeroso e il compenso è maggiore. Ciò naturalmente non significa che non suoniamo fondamentalmente per passione. Se non ci fosse quella ci saremmo sciolti da un pezzo. Avete in programma dei Live? Nel mese di dicembre ci esibiremo in due serate live, la prima, sabato 1 nella birreria paninoteca Britannia Pub a Fossalunga di Vedelago (TV), la seconda, sabato 15 nella piazza centrale di Trebaseleghe (PD). Progetti futuri? Dopo la presentazione dell'album e qualche serata a pubblicizzarlo siamo tornati a studiare e a rinchiuderci in sala prove per partorire nuove idee, nuove proposte, nuova musica insomma, avvalendoci anche del valido contributo del tastierista Alessandro Moro, già turnista della band in studio e ora anche in live. Oltre a questo inizieremo a breve a convertire il nostro repertorio in chiave acustica, osa che ci aprirà le porte su nuove realtà e nuovo pubblico e presto entreremo nuovamente in studio per incidere un nuovo EP di 4 o 5 tracce ottenuto con la vincita di un contest. Questo per quanto riguarda il breve termine, mentre per la prossima estate stiamo cominciando a pianificare, con l'aiuto della label e del produttore e arrangiatore del disco, Riccardo Damian, una piccola tournée in una delle capitali del rock mondiale: Londra. Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori! Siamo noi a ringraziarvi molto per lo spazio concessoci e per l’opportunità di promuovere ancora una volta la musica originale. I modi per sostenere le band come la nostra sono molti e costano poco: un “mi piace” su facebook, un commento o una critica a un pezzo, decidere per un sabato sera di non andare ad ascoltare i soliti tributi ma piuttosto i ragazzini che suonano musica propria. Noi crediamo nella nostra musica e nel percorso che abbiamo deciso di intraprendere, quindi metteteci alla prova e staremo a vedere il futuro cosa ci regalerà. ROCKnROLL!!
Martina Tosi
Diamo il benvenuto ai MAIEUTICA gruppo gia recensito nel numero n.2 di agosto….. Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..….. Ciao Martina! Grazie infinite per lo spazio che ci concedi su UndergroundZine! I Maieutica nascono a Padova, una città grigia ed industrializzata, con l'obiettivo di mantenere vivo nell'ascoltatore quello sprazzo di curiosità e di spirito critico che fenomeni transitori e mode dominati dal cosiddetto "mainstream" stanno cercando di spegnere. Nel corso degli anni abbiamo evoluto una linea di pensiero che ci sta portando a compiere un percorso musicale ed interiore alla ricerca della verità. "Logos", il nostro nuovo album, è semplicemente il punto nel quale siamo ora ma non è un punto di arrivo, semplicemente una tappa. Come mai avete scelto questo nome Maieutica? Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare un attimo indietro nel tempo di circa 2500 anni. A quei tempi il filosofo Socrate coniò questo suo metodo di indagine denominato appunto "maieutica" che consisteva nel porre più domande possibile all'interlocutore mettendo in evidenza e facendo emergere le contraddizioni e le incongruenze del pensiero di quest'ultimo. In questo modo nascevano pensieri e vedute personali che abbattevano una costruzione mentale imposta dall'esterno. Noi abbiamo preso in prestito questo concetto e "cerchiamo" di applicarlo alla musica. La nostra musica cerca di porre delle domande e far sorgere il dubbio nella testa di chi ascolta. Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi? Non c'è un preciso gruppo o un filone al quale ci ispiriamo ma diverse realtà alle quali attingiamo e che vengono mescolate ad altre influenze fino alla creazione di qualcosa che ci suoni nuovo ed originale. Il comune denominatore è dato da un'attitudine rock-oriented ma le contaminazioni spaziano liberamente senza confini, da Battiato ai Carcass passando per Beethoven e Pat Metheny. Ogni componente del gruppo ha un suo proprio background che spesso stride con quello degli altri. Una cosa del genere in altre situazioni può portare a conflitti ma nel nostro caso ci sprona ad aprire i nostri orizzonti e a far tesoro delle ricchezze date dalle nostre diversità. Spesso per questo modo di intendere la musica siamo accostati al progressive, un genere che amiamo ed al quale ci ispiriamo molto ma che non rende appieno l'idea di quello che facciamo. Avete appena sfornato il vostro cd “Logos”, cosa vi aspettate dalle webzine e dai vostri fan? Abbiamo lavorato molto duro per dare alla luce un disco che ci soddisfacesse appieno. Ora stiamo lavorando altrettanto duramente per portarlo all'attenzione sia della critica che del pubblico. Non ci aspettiamo che webzine e fan vengano da noi a chiederci del disco ma cerchiamo attivamente di farlo ascoltare a più gente possibile. Sappiamo che è un periodo difficile perché ormai siamo bombardati da nuovi gruppi e spiccare in questo marasma non è semplice. Noi ce la mettiamo tutta. Crediamo molto in questo disco e ci piacerebbe farlo ascoltare a chiunque possa essere interessato.
Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano? Il nostro messaggio cambia a seconda di chi ci ascolta. Quello che vogliamo fare con la nostra musica è porre degli interrogativi poi ognuno, nel suo percorso, troverà le proprie verità. E' l'ascoltatore che alla fine ci e si risponde. Per quanto riguarda i testi "Logos" non è un concept ma ogni singolo pezzo racconta una storia. Le tematiche comprendono un po' tutto quello che ruota attorno alla nostra vita e trattano tanto di argomenti intimistici e riflessivi quanto di quello che effettivamente succede nel mondo. Un filo conduttore dei nostri testi può essere la presa di coscienza di una data problematica, l'accettarla e il superarla. Come nasce una vostra canzone? Solitamente è sempre un singolo componente che porta un'idea, un riff o un brano già completo. A questo punto gli altri membri cercano di arrangiare e costruire il pezzo ognuno secondo i suoi gusti. Questa è l'intelaiatura provvisoria ma la vera e propria svolta viene data una volta inserito il testo. La musica in questo modo verrà adattata alle liriche creando un percorso non solo testuale ma anche musicale, uscendo spesso dagli schemi della forma-canzone. Quale canzone è il vostro “cavallo di battaglia” e perché? Questa è una domanda molto scomoda per noi nel senso che, avendo un repertorio di brani molto diversi tra loro come sonorità, troviamo difficile identificare un pezzo in particolare. Per "Logos" abbiamo fatto uscire un singolo, "Sinestetica apparenza", corredato da uno splendido videoclip, che ha riscosso numerosi consensi per il suo essere molto diretta e facilmente assimilabile fin dal primo ascolto. Oltre a questa noi abbiamo un rapporto speciale con le suite, brani lunghi nei quali riusciamo ad esprimere tante sfaccettature del nostro sound. "Natale di s'odio" e "Tre" tratte da "Logos" o "Trascendenza" tratta dal nostro primo album "Ego Pensante" rappresentano appieno questo concetto. Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare nei locali? Da quello che abbiamo potuto constatare in tutta Italia la situazione per la musica originale non è il massimo. I locali ci sono, non moltissimi a dire la verità, ma il vero problema è proprio culturale. A un locale conviene chiamare una tribute band perché i numeri gli danno le ragioni di farlo. Per forza di cose i gruppi con un proprio repertorio originale vengono relegati in serate già di per se povere, come mercoledì o giovedì sera lasciando il week end alle tribute. Finché la situazione culturale non cambia le cose rimarranno pressoché identiche a oggi e la musica originale verrà considerata come una musica di serie B. Avete in programma dei Live? L'attività live è fondamentale per noi. Siamo sempre alla ricerca di nuove date e nuove occasioni per far sentire la nostra musica dal vivo. Per essere sempre al corrente sulle nostre date vi invitiamo a consultare il nostro sito www.maieutica.info oppure contattarci attraverso un social network a vostro piacere. Stiamo inoltre sperimentando per rendere il live un vero e proprio spettacolo, con oggetti di scena e contaminazioni teatrali. A causa di problemi tecnici, di cattive acustiche o di volumi sfasati o eccessivi, spesso il messaggio di un gruppo viene perso o non compreso correttamente. Noi teniamo
molto a questo per cui vogliamo catturare lo spettatore, a volte anche con la forza e coinvolgerlo, metterlo in primo piano e dargli una chiave di lettura per la nostra musica. E' una sorta di ribellione alla classica forma del concerto rock ed è già stata sperimentata da Maestri come gli Area o Frank Zappa. Vogliamo far si che gli spettatori non vengano considerati come "il pubblico", ma che siano i veri protagonisti della serata. Non si sa mai cosa può succedere! Progetti futuri? Attualmente stiamo cercando di promuovere al meglio "Logos" attraverso recensioni, interviste e approfondimenti. Allo stesso tempo l'attività e le sperimentazioni live proseguono senza sosta. Nel tempo libero invece stiamo lavorando a nuovi pezzi che comporranno il seguito di "Logos" ma è ancora presto per parlarne. Non stiamo con le mani in mano insomma. Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori! Grazie infinite a tutto lo staff di UndergroundZine per lo spazio che ci avete dedicato. Vogliamo salutarvi citando un altro Maestro, Buddha: "Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato". E' giunto il momento di dare una bella svolta alla nostra vita e percorrere strade prima inesplorate. Siate sempre pensanti! Alla prossima!
Martina Tosi
Abbiamo l’onore di intervistare sulle nostre pagine la gothic band romana TOTHEM che sta per pubblicare il loro secondo disco Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..…..
I Tothem sono una band romana nata nel 2003 ma che si divide poco dopo la pubblicazione del primo EP. Si riforma nel 2010 con tre nuovi elementi e pubblica dopo pochi mesi il promo “Osaka Bed & Breakfast” che in breve tempo diventerà sold out, risultato avvalorato dalla possibilità di scaricare l’EP gratuitamente da internet. Come mai avete scelto questo nome Tothem?
Il nome Tothem ha un duplice significato: il primo è quello mitologico del simbolo Totem, il secondo è il gioco di parole di To Them…che è poi lo scopo della nostra musica…e cioè condividerla con chi ci ascolta. Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi?
Veniamo tutti da background differenti e quello che senti è il punto di incontro tra diversi gusti. Siamo molto legati alla musica del passato (‘70/’80/’90) e il nostro obiettivo (ambizioso senza dubbio) è quello di guardare avanti senza dimenticarsi di quello che la musica è stata, creando qualcosa di nuovo. Paradossalmente il Gothic è il genere meno ascoltato da tutti. Credo sia impossibile fare musica oggi senza tener conto dei grandi del rock…sono loro che hanno tracciato la via da seguire. A breve uscirà il vostro nuovo album”Beyond the Sea” ci date qualche anticipazione..
Sarà un album composto da 12 tracce che ripercorrono il senso della vita al di là del mare. Sia nell’artwork che nei brani si avrà l’idea di fare un viaggio con noi e con le nostre emozioni. E’ stato un lavoro che ci ha impegnato quasi un anno ma che ci soddisfa pienamente. Non potevamo fare di meglio. Se “Osaka Bed & Breakfast” è stata una partenza…con “Beyond the Sea” troverai una macchina ben rodata. Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano?
In generale non abbiamo una tematica specifica da trattare o un messaggio preciso. Questo album però è nato e cresciuto in un periodo non facile…che ha condizionato (a mio avviso in modo positivo) la stesura del disco. Quando si ha qualcosa da dire o da raccontare, anche se si tratta di un evento tragico, la musica aiuta a rialzarti. Come nasce una vostra canzone?
Portiamo idee in sala e ci lavoriamo su. Principalmente nascono da me (Black Cyril) o da Marco. Leo e Andrea curano contemporaneamente la parte ritmica mentre Roslen si arrovella sulla linea vocale ;-) Quale canzone è il vostro “cavallo di battaglia” e perché?
Non saprei. Dal nostro Ep di 5 brani possiamo trarre almeno 3 di cavalli di battaglia. Non scelti da noi ma da chi ci ascolta. Direi che Light of soul è una ballata amata da chiunque. Cross the line e Rescue invece sono apprezzate di più da un pubblico Rock. Cosa fareste voi per migliorare la scena Underground Italiana?
Domanda complessa e non facile da rispondere. Vediamo tante cose che non vanno in Italia ed è un peccato perché ci sono gruppi veramente validi. Però quando suoni all’estero ti accorgi che nel campo siamo un paese arretrato. Si ha la sensazione che qui interessi a pochi o a nessuno della musica dal
vivo. Sappiamo muoverci solo per i grandi gruppi (e in quel caso siamo i migliori al mondo). La gente (compresi noi stessi) dovrebbe frequentare di più i live club. Come dicono in molti se tutti quelli che suonassero ogni tanto andassero a sentire altre band i locali sarebbero pieni. Avete in programma dei Live?
Ci stiamo muovendo per organizzare la presentazione del disco. A dicembre abbiamo già un paio di date a Roma che annunceremo a breve. Speriamo di risuonare presto anche all’estero. Con che band famosa vi piacerebbe salire sul palco?
A questa domanda non posso risponderti. Come ti ho detto veniamo da background musicali differenti…ognuno di noi ti direbbe un gruppo. Posso parlare per me (Black Cyril). Mi piacerebbe salire su un palco con Brian May. Progetti futuri?
Attualmente nel nostro futuro vediamo solo la promozione e diffusione della nostra musica attraverso il nuovo disco. Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori!
Grazie Martina, a risentirci a breve spero! Per chi volesse ascoltare la nostra musica e seguirci può andare su i seguenti siti: www.facebook.it/tothemband (nuova fans page) www.reverbnation.com/tothem www.facebook.it/page.tothem Per contattare la band e ordinare il disco potete scriverci a: tothemstaff@libero.it
Martina Tosi
Abbiamo qui con noi Pier l’ideatore della one man band che poi è diventata una band vera e propria ovvero i ONE MAN PIER Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..….. Ciao!!!! From Cittadella (PD)......OneManPier (il cantabarista)!!!! Che dire..OneManPier..è il nome dietro cui mi nascondo io..Pierpaolo..giovane cantautore cittadellese.. Poi però fortunatamente,a condividere con me quest'avventura ho altri 3 super amici... Enrico,Charlie e Davide..... Come mai avete scelto questo nome One man Pier? OneManPier perchè..attenzione attenzione..il progetto inizialmente doveva essere una one man band!! OneManPier,essendo un progetto nato da me (Pier),doveva essere appunto un'avventura singola,e il nome gioca appunto con la somiglianza al termine "one man band"... poi invece il tutto si è ampliato.. per fortuna;) prima è arrivato Enrico alla batteria,poi Davide al basso ed infine Charlie alla chitarra... Dal vivo molte volte ci si muove in duo,in trio ecc ecc a seconda delle esigenze dei locali.. ma comunque la band al completo è composta da noi 4..anche se il progetto resta comunque a nome mio,in quanto autore dei brani ed ideatore del progetto.. Oltre al nome OneManPier,nei manifesti o comunque quasi ovunque,viene aggiunto tra parentesi il termine "cantabarista" che è un appellativo che alcuni critici avevano dato a Rino Gaetano..per definire la sua musica "sempliciotta",quasi "da bar"... Al nostro nome è aggiunto ciò,non tanto per paragonarci a Rino,per carità,lui è assolutamente unico ed inarrivabile..ma perchè comunque crediamo,o almeno speriamo,che la nostra sia una musica semplice,in cui chi l'ascolta possa riconoscersi in qualche maniera.. Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi? Allora..come punto di riferimento "comune" abbiamo preso appunto il grandissimo Rino Gaetano,di cui eseguiamo anche un paio di cover nei live.. e quindi comunque ci muoviamo in un filone folk/rock/popolare,che risente molto del cantautorato.. Poi ognuno di noi ha gusti tanto differenti..Charlie ascolta molto blues e molto metal,Davide prevalentemente Ska,reggae e funky;Enry invece ama un pò di tutto,dall'elettronica al punk. Io invece,resto fedele al cantautorato sia italiano che estero..ma non disdegno nemmeno del buon rock'n'roll...e sopratutto non rinnego il mio passato punk;) Avete appena sfornato il nuovo singolo “Disoriento e assente”, cosa vi aspettate dalle webzine e dai vostri fan? Si!..è appena uscito questo nuovo brano (lo si trova su youtube!)dal titolo "Disorientato ed assente", che vanta la collaborazione con Roberto "FREAK" Antoni..storica voce degli Skiantos,nonchè scrittore ed attore conosciuto in tutta Italia. Il brano è differente dai nostri soliti standard..in quanto è molto più "punkeggiante"...chitarre elettriche e ritmi molto più sostenuti..è un brano che affonda sicuramente nelle nostre esperienze musicali passate,in quanto ognuno di noi ha suonato o ha almeno amato il punk alla Ramones,Derozer,Punkreas ecc ecc... Proprio per questo inoltre,ci è venuta l'idea di proporlo a Freak per collaborare,in quanto gli Skiantos rappresentano uno dei capisaldi del punk italiano. Beh comunque..a noi è piaciuto molto realizzarlo,ci siamo divertiti,e sopratutto con Freak è stata un'esperienza unica..è una persona fantastica e molto disponibile!nonchè fonte inesauribile di idee e di esperienze vista la sua trentennale carriera! Dai fan e dalle webzine???...diciamo solo che speriamo sia di gradimento! ;) Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano? Messaggi veri e propri da dare non ne abbiamo credo..noi scriviamo dei vari aspetti della quotidianità..dei sogni,delle paure,delle gioie..di tutto ciò,visto dalla nostra sensibilità e dalle nostre emozioni..e come gia detto all'inizio,l'unica cosa che speriamo è che la gente che ascolta le nostre canzoni,possa in qualche modo riconoscere dentro di esse,qualche sua piccola storia/avventura quotidiana...o perchè no,inventarsi qualcuna di queste storie...
insomma...liberi di usare la fantasia! Come nasce una vostra canzone? Solitamente il brano lo abbozzo io (sia testo che musica) e poi lo porto in saletta prove,dove tutti insieme vediamo di svilupparlo al meglio.. Ognuno di noi,ha gusti musicali molto differenti come gia detto,e questo si è rivelato davvero un bene..perchè ciascuno può metterci del suo.. Poi avendo anche la fortuna di avere Charlie che è diplomato in chitarra (nonchè insegnante) ed Enry Potter che è un pò tuttofare ..aiuta molto.. cerchiamo di mettere in gioco sia il gusto che l'esperienza personale insomma.. Quale canzone è il vostro “cavallo di battaglia” e perché? il nostro cavallo di battaglia è "Salutami ancora",che tra l'altro sarà presente nella vostra compilation di gennaio..non c'è un motivo ben preciso perchè l'abbiamo scelta.. semplicemente ci piace molto e ci da la carica..sperando che dia una bella scossa anche a chi l'ascolta.. Di questo brano si trova pure il video in youtube. Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare nei locali? La scena strettamente legata alla nostra Cittadella,è molto vasta. Ci sono moltissime band che suonano i più svariati generi..però purtroppo si..mancano i locali dove poter suonare. I luoghi sono davvero pochi,e la maggior parte di essi sotto il "dominio" delle cover/tribute band..per cui per gruppi come il nostro,che cercano di creare qualcosa di originale,il terreno non è proprio fertile diciamo... comunque questo problema penso non sia presente solo nel padovano o nel Veneto in genarale..credo sia una cosa ben più vasta... Avete in programma dei Live? A brevissimo no..abbiamo suonato molto in primavera ed in estate... i live ripartiranno da gennaio... Progetti futuri? Ora stiamo buttando giù del materiale nuovo..ci piacerebbe far uscire un nuovo disco per la prossima primavera/estate... per il resto..l'obbiettivo futuro resta sempre uno..suonare suonare suonare suonare live!!! Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori! Beh..che dire..grazie sicuramente a voi che ci avete donato questo spazio.. e grazie a chi leggerà questa intervista.. seguiteci on line su facebook! www.facebook.com/onemanpier
Martina Tosi
Abbiamo incontrato i CARDIOPHOBIA band indie rock di Rimini che hanno appena pubblicato il loro cd dal titolo Retrò Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..….. Ciao a tutti i lettori. Siamo i Cardiophobia, band indie rock di Rimini, con due dischi all’attivo: l’omonimo Cardiophobia del 2011, e l’ultimo arrivato Retrò, uscito il 15 novembre 2012. Vi presentiamo brevemente i due album: Cardiophobia è il nostro disco di debutto, e con il suo singolo Come Quando Piove ha riscontrato notevoli apprezzamenti nell’ambiente indipendente, ricevendo tante critiche positive sulle webzine nazionali. Sull’onda di Cardiophobia, abbiamo girato l’Italia aprendo i concerti di rinomati artisti, e suonando nelle migliori rassegne di musica emergente. Retrò, il nostro secondo disco, è nato invece come un progetto più particolare. Composto da sette cover in cui abbiamo interpretato liberamente sette grandi canzoni del passato, è stato registrato in presa diretta, senza tagli né editing. Il tutto, per offrire agli ascoltatori un sound simile a quello dei grandi dischi del passato, e un approccio più vero e autentico al nostro modo di suonare e di concepire la musica. Come mai avete scelto questo nome Cardiophobia? La scelta del nome è ricaduta su Cardiophobia perché rappresentava e rappresenta ancor oggi il nostro modo di vedere e di approcciarci alla realtà, di pensare e proporre la nostra musica. Cardiophobia è sinonimo di un ansia costante, di un conflitto permanente con il proprio cuore ed i propri sentimenti, che spinge ad affrontare la quotidianità in maniera diversa: meno razionale e più introspettiva. Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi? Ognuno di noi ha le sue particolari influenze, ed ha contribuito a suo modo a formare il sound della band. I filoni che ci hanno maggiormente influenzato sono stati quelli del cantautorato italiano, dell’alternative rock nazionale e internazionale, e della scena britannica dell’ultimo decennio. Tuttavia, i nostri ascolti e le nostre influenze sono sempre in costante evoluzione. Essendo già al lavoro sul prossimo disco, contiamo di stupire ulteriormente i nostri ascoltatori e la critica musicale, che già aveva ben accolto il nostro album d’esordio. Avete appena sfornato il vostro cd “Retrò”, cosa vi aspettate dalle webzine e dai vostri fan? La speranza è di continuare il cammino intrapreso così ottimamente nel nostro primo disco. Il primo singolo estratto da Retrò, Friction, ha registrato un buon successo di ascolti, e l’album sta già facendo parlar bene di sé. Ci aspettiamo che le webzine diano la giusta visibilità al nostro lavoro, e che i nostri fan possano apprezzare l’interpretazione delle nostre cover, che gettano una luce diversa e cardiophobica su 7 indimenticabili canzoni. Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano? Il nostro primo disco affronta delle tematiche molto legate alla nostra interiorità, ed analizza la nostra realtà quotidiana attraverso una chiave di lettura molto introspettiva. Spesso, i testi delle nostre canzoni sono stati definiti ermetici, proprio perché il loro significato, all’apparenza di difficile comprensione, può parlare non solo al nostro io cardiophobico, ma a quello di tutti gli ascoltatori, ognuno dei quali può attribuire alle parole un significato e delle immagini proprie.
Come nasce una vostra canzone? Le nostre canzoni nascono da sempre in maniera molto spontanea, durante le molte ore che trascorriamo nella nostra sala prove. Fortunatamente, le idee sono sempre tante, dunque non vi è una procedura standard alla quale ci atteniamo con rigore. Solitamente, si parte da un riff di chitarra o da una linea vocale, che inizialmente sono la base della canzone, attorno alla quale vengono costruite la struttura e l’arrangiamento. Tuttavia, se molto spesso le idee fluiscono liberamente, altre volte abbiamo invece bisogno di uno studio più accurato delle linee melodiche da utilizzare, ad esempio lavorando sulle registrazioni effettuate durante le sessions di prova. Quale canzone è il vostro “cavallo di battaglia” e perché? A detta di molti, Come Quando Piove, il singolo estratto dal nostro album d’esordio, è il nostro cavallo di battaglia, anche se noi ci sentiamo sinceramente legati con ognuna delle nostre canzoni. La canzone è nata dal bisogno di esprimere una forte necessità, un bisogno insito in noi e probabilmente in tutto il genere umano. Questa necessità è rappresentata da una speranza di salvezza o di miglioramento della propria vita, che riponiamo spesso in altre persone. Una salvezza così tanto agognata, quanto impossibile da raggiungere. A questo proposito, vi invitiamo a vedere il videoclip della canzone sul nostro canale Youtube. Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare nei locali? La scena underground riminese è molto attiva e fiorente se si parla di cantautorato acustico, ma se si parla di indie rock o alternative, a parte qualche eccezione di ottimo livello, le prospettive non sono poi così buone. Lo spazio per suonare purtroppo è sempre poco, e monopolizzato dalle cover band, mentre i pochi locali che propongono musica originale si trovano costretti a chiudere o a cambiare programmazione, a causa dell’assenza di pubblico. Tuttavia crediamo che questo sia un problema generale a livello nazionale, e siamo convinti che le band che non molleranno e continueranno a credere nelle proprie potenzialità, alla fine l’avranno vinta. Avete in programma dei Live? Al momento stiamo effettuando un Radio Tour nel corso del quale stiamo promuovendo il nostro nuovo album Retrò, con molte interviste e passaggi. Per quanto riguarda i live, ci sono ancora lavori in corso, ma vi consigliamo di seguire le nostre pagine social perché sono in vista novità importanti ed innovative da questo punto di vista. Progetti futuri? Pur essendo uscito pochi giorni fa Retrò, ci teniamo a precisare che l’esperienza delle cover sarà soltanto un momento di passaggio per la nostra band. Siamo al lavoro già da diverso tempo sulla composizione di nuovi brani inediti. L’obiettivo è quello di entrare in studio di registrazione appena sentiremo i pezzi maturi al punto giusto, e appena riusciremo a dare un senso più forte e concreto alle numerose idee che stiamo sviluppando. Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori! Grazie a voi per lo spazio, e a tutti i lettori. Ne approfittiamo per invitarvi sulle nostre pagine social e sul nostro sito internet www.cardiophobia.it per ascoltare in esclusiva i nostri due dischi e vedere i nostri videoclip.
Martina Tosi
Abbiamo
intervistato
la
chitarrista
inglese
JACQUI
TAYLOR
Hello and welcome to UndergroundZine, tell us a bit 'of you ....... Hi UndergroundZine, it's great to be featured here. I am the female guitarist Jacqui Taylor, I have been playing the guitar since a very early age; and have written, recorded and produced two of my own instrumental albums “Free Spirit” and “Brain Candy” which are available from my website www.jacquitaylor.co.uk I am also currently very busy working together with world-renowned vocalist Martin Walkyier (exSabbat & ex-Skyclad) composing new music for the band The Clan Destined www.theclandestined.com What are your main influences? And which groups? I have quite a background of classical influences as I was brought-up with classical piano lessons, mixed together with my love for blues music like Stevie Ray Vaughan, Buddy Guy, and the legendary Jimi Hendrix and Janis Joplin. My current favourite bands are Dream Theatre, Pink Floyd & Amorphis; and lately I've been getting into the awesome Brazilian band Astronomusic! How did you make your "Free Spirit" and "Brain Candy" c.d.s; and what response do you expect from the webzines and your fans? I recorded and produced both my c.d.s by myself in my own home studio, this was the best way for me to work on my musical creations and to achieve the results I was after. The response to both of them has been very positive indeed; I have received some great reviews and very inspirational comments from my fans. Also my music has recently been featured on many websites and radio shows all around the world. What is the message you want to give the listener? What are the lyrics about? The music I have composed for my "Free Spirit" & "Brain Candy" c.d.s is all guitar instrumental tracks. I try to express myself through my guitar rather than by writing lyrics. When I write my music I try to paint pictures with sound, and to take the listener on an emotional journey with the dynamics of the tracks. I leave it up to the listener to decide how my music makes them feel. Tell us something about one of your songs? One of the tracks I'm most proud of is "Simple Complexities" from my "Brain Candy" album. It is my attempt to tell the story of the creation of life and the many wonders of the universe in a piece of instrumental music. I also have a track called "Udo's Encounter" on my "Free Spirit" c.d. which is about a man who has a close encounter with a UFO. Tell us a bit about the underground scene in your area, it is difficult to play in venues in the UK? There is a very good underground music scene in the UK right now. There are a lot of
great, young musicians who are making some very interesting and inspirational music in many different styles. I am currently spending a lot of my time in Nottingham (the Robin Hood city) which has a lot of good live venues and a healthy music scene. Are you planning to play live? I have recently played live with Martin Walkyier, helping him to perform tracks by his old band Skyclad. I will be playing again together with Martin in Russia in February 2013 and also in Brazil later next year. I currently have no plans to play my own instrumental music live as I'm very busy working on composing brand-new material for my third solo-album. Tell us something about your future projects? I've been collaborating with lots of talented musicians from all around the world in recent months; and at the moment I'm busy writing and recording songs together with Martin Walkyier for the next album by The Clan Destined. When I'm not busy doing this I'm thinking of interesting ideas for the new instrumental solo-album that I hope to have finished as soon as possible. Thank you very much and as always the last word goes to the band for the conclusions. All the best and good luck for future work! A very BIG thanks for featuring me on your excellent website!! I'd like to say hello and to all my fans out there and thank them for all their kind support. Hope you can come and check out my websites! Keep Rocking! Love and best wishes! Jacqui Taylor xxx www.jacquitaylor.co.uk www.reverbation.com/jacquitaylor
Martina Tosi
RECENSIONI Artista: Die Vanity Titolo Album: Ordinary Death of Something Beautiful Sito:http://www.facebook.com/pages/DieVanity/109782502469460 Voto:63/100 Genere: Gothic Rock Etichetta: logic(il)logic Diciamo che i Die Vanity sono “croce e delizia” di loro stessi. Il loro lavoro, che aldrò a spiegarvi, si chiama “Ordinary Death of Something Beautiful” è il primo album completo che esce dalle loro mani, va detto che prima di questo la band uscì con un EP dal titolo “Objects in Mirror Are Closer Than They Appear” (che tra le altre cose è il titolo di una bellissima canzone di Meatloaf di “Bat out of hell 2”) . In se per se il platter è oggettivamente fatto bene, ma ha al suo interno un problema e a mio avviso non è da poco. Ho provato più volte a riascoltarlo, magari scoprivo delle sfumature fino a poco fa non chiare, ma purtroppo non ho errato nella percezione, il risultato è rimasto lo stesso in tutti gli ascolti che ho fatto. Mi direte”Si ma e quindi?”, partiamo percui dalla parte tecnica in modo da dar corpo alla recensione e non terminarla in 3 righe, sia per non macanre di rispetto alla band (che non si merita un trattamento scortese) sia per voi lettori. L’album suona in modo ottimale, è ben strutturato, , suonato in modo dignitoso e con intensità; un buon lavoro è stato fatto pure a livello di produzione e arrangiamenti, con sonorità tipicamente gothic rock (alla fine degli anni 90 ed i primi del 2000 si sarebbe detto “suicide rock”, purtroppo questo pseudo termine ha lasciato il passo ad un più squallido “love metal”). In sostanza a questo cd manca un’anima. Mi chiederete “Perché dici ciò?”, il perché è presto detto: I Die Vanity stanno vivendo una scelta stilistica non del tutto propria. Ovvero si avvalgono in tutto e per tutto degli stilemi, arrangiamenti, sonorità e imitazione della voce di un gruppo finnico che ha per cantante il noto Ville Valo; quindi fanno ne più ne meno che la versione italiana degli HIM. Ammetto che in un primo momento ho persino pensato che fossero gli stessi HIM ad aver mandato, sotto mentite spoglie, il loro nuovo lavoro in modo da avere una recensione non artefatta visto il nome (cose che fecero diversi gruppi negli anni 90, uno su tutti i Type O Negative). Purtroppo i ragazzi avranno le loro idee, le loro proprie composizioni, ma soffrono troppo la dipendenza della band di Valo e purtroppo questa cosa va a discapito loro, proprio perché non si capisce fino in fondo dove finisca il “tributo alla band per loro fondamentale” e dove inizino i Die Vanity. Peccato, perché da quanto si sente, nelle undici tracce, le capacità e le potenzialità ci sono e si sentono; purtroppo, ripeto, aver un prodotto che ammicca troppo a quello che definisco “cd fast food” (ovvero facile l’acquisto e che “tutto sommato girucchia benone” ma che non rimane più di una stagione) oramai non basta più. Comunque facendo come mio solito cito le canzoni che comunque mi hanno dato un’emozione e che mi hanno colpito più di altre: “insert coin”, “something wrong”, “What we call love”e la titletrack “Ordinary death of something beautiful”. Rinnovo i miei auguri alla band, vi consiglio comunque l’acquisto se volete un album non troppo impegnativo e con un facile approccio sonoro, ancor più se siete fans degli HIM troverete musica per le vostre orecchie. Auguro, o meglio mi auguro, che il futuro possa portare alla band un distacco da questo cordone ombelicale che li lega a Valo e soci, per poter dimostrare che sono in grado di poter gestire la loro vena creativa senza doveri appoggiare al “già visto” e dimostrare che hanno i numeri per poter andare oltre il “vivere all’ombra di…”.
Alessandro Schumperlin
Artista: Seventh Veil Titolo Album: Nasty Skin Voto: 70/100 Genere: Hard Rock/Glam Sito: www.seventhveil.jimdo.com Etichetta: Atomic Stuff Che dire dei Seventh veil? Si potrebbe dire che nascono per “colpa” di Mötley Crüe e dei Backyard babies. (da notare che il nome del gruppo è stato, tra l’altro, suggerito da Mr. Nikki Sixx, trasformando il nome
del famoso strip club dove è stato registrato il video di “Girls girls girls”). Poco direte voi, secondo me non è poco anzi e già una soglia di partenza molto interessante. Diciamo che del loro cd l’unica cosa che sento possa dar loro un problema è il numero esiguo di canzoni presenti, però va detto che le tre canzoni lasciano intravedere già tutte le potenzialità di questa realtà musicale proveniente da Verona e, secondo me, hanno la capacità di riportare in pieno periodo hard rock anni '80 chi sta ascoltando. La band Scaligera dimostra che lo sleazy e il glam non si è fermato in California e men che meno si sia fermato a 30 anni fa. La band riporta in auge un genere oramai poco di “moda” ma sempre contemporaneo e di forte impatto. A livello tecnico nulla è lasciato al caso e tutti oltre a far la loro parte ci mettono anima e corpo. Essendo solo tre canzoni vedrò di farvi un track by track del cd: Aprono con la canzone che da il nome al EP “Nasty Skin”, si dimostra un pezzo catchy e accattivante capace di far muovere i corpi di tutti gli ascoltatori. Il seguente pezzo “Rock N' Roll Veils” è invece un brano più classico e che ricorda molto sia i Motley Crue (del periodo di Girls, girls, girls) che i Poison (di Look what the cat draghed in). Chiude l’EP “Jack N' Roll”, canzone anch’essa come le precedenti con un groove molto intenso e con un tiro molto concitato in tipico stile “party all nite long”. Attendendo che a breve la band possa presentarci il loro primo full-lenght , io vi consiglio di recuperarvi copia di questo EP e di continuare a seguire la band, perché merita attenzione e merita seguito . Di certo i Seventh veil hanno dimostrato che possono, o come minimo hanno le potenzialità per sfondare nel lambito rock and roll. Come spesso accade per le recensioni di EP così risicati non posso dare un voto molto alto. Quindi capirete il motivo di un voto così “basso” rispetto alle lodi che ho tessuto fino ad ora. MI RACCOMANDO supportate i Seventh veil, loro di certo sapranno darci delle nuove emozioni.
Alessandro Schumperlin Gruppo: Synful Ira Titolo Album: Between hope and fear Genere: Symphonic metal Voto: 75/100
Sito: www.facebook.com/pages/Synful-ira Etichetta: logic(il)logic Records I Synful Ira sono una band dedita al Gothic Metal. Nascono nel 2007 e pochi mesi fa è uscito in forma digitale il loro debutto “Between Hope and Fear” ad opera di logic(il)logic e distribuita anche da Andromeda. Ora potreste dirmi “ok, siamo al solito clone dei Lacuna coil” valutazione più sbagliata non c’è. Loro sono la riprova che si può fare gothic metal, senza dover per forza copiare i famosi, indipendentemente da tutto e senza doversi svendere. Il loro sound è ricco, aggraziato e curato oltre ad essere accattivante. L’album scorre molto facilmente e non ci sono intoppi di sorta, tecnicamente nulla da eccepire. Buoni gli arrangiamenti, interessanti le risoluzioni sonore in generale e le idee proposte sono di un certo spessore. Un pregio aggiuntivo a questo platter direi che è il fatto di poter essere di facile fruizione e facilmente digeribile, senza dover per forza suonar scontato e senza perdersi in amenità che con il goth non hanno nulla a che spartire. Complimenti alla band che è riuscita, quindi, a creare un qualcosa di poco scontato, cosa tutt’altro che semplice visto lo “stampino” con cui sovente alcune band si auto marchiano. Tengo a ricordarvi che l’album e recuperabile SOLO in formato digitale presso la loro etichetta, la casa di distribuzione oppure presso la band direttamente. I brani che sopra agli altri hanno una marcia in più direi che sono, in rigoroso ordine sparso: “Sound of life”, “Shining tracks”, “True lies”, “My friend”, “Inside my fear” e “Fatal temptation”. Insomma un ottimo debutto per una band che ha molto da dare e dire. Unico consiglio che mi sento di fare alla band, restate distanti alle sirene della “facilità compositiva” che spesso si vedono in giro (per la serie basta esser cloni di… per poter sfondare). Un consiglio a tutti voi, supportate i Synful Ira ne hanno bisogno e secondo me ne avete bisogno pure voi.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Hell Theater Titolo Album: Smell of Blood Genere Heavy/Thrash Voto: 75/100 Sito: http://www.facebook.com/helltheater?ref=ts&fref=ts Questo demo dei veneti Hell Theater anticipa l’uscita del loro full length “Reincarnation of Evil”, uscito a settembre di quest’ anno, è un lavoro si compone di sole quattro tracce, per un totale di diciotto minuti circa di musica. Diciotto minuti in cui sono concentrati Thrash Metal e Heavy Metal tradizionale di grande qualità, tematiche horror e una voce rabbiosa e feroce che nelle parti più acute ricorda senza troppa fatica quella del ‘maestro’ del genere King Diamond, pur essendo più bassa, più corposa, a tratti più epica e pur non raggiungendone la teatralità. Quattro canzoni senza praticamente cali di intensità, veloci e furiose come da miglior tradizione Thrash Metal e rocciose come solo il buon Heavy Metal di stampo tradizionale sa essere. Su tutte spicca la title track che cattura subito al primo ascolto con la sua cattiveria e la sua velocità. Breve durata ma intenso piacere, cosi si potrebbe riassumere in poche parole “Smell of Blood”. Il giudizio su questo gruppo è senza dubbio positivo, chi ha apprezzato questo piccolo gioiello dovrebbe senz’altro recuperare il prima possibile anche “Reincarnation of Evil”.
Valentina Lattanzi
Gruppo: Goldenseed Titolo album: The war is on my mind Genere: Heavy Metal Voto:78/100 Sito: http://www.facebook.com/GoldenseedMusic Etichetta: SG Records Terzo episodio della saga Goldenseed, creatura del chitarrista triestino Gabriele Pala, questo disco si presenta come un sapiente mescolamento di stili. Infatti dalla prima all’ultima traccia l’album spazia dal metal al progressive, con venature fusion e jazz, miscelati tra loro con rara maestria. Pur essendo estremamente complesso l’album è scorrevole e godibile, le strutture melodiche nonostante non siano per nulla scontate o banali non sono mai esageratamente barocche o incomprensibili, ma anzi risultano sempre eleganti e di grande effetto. Le tracce sono tutte strumentali, eccezion fatta per l’ultima, la veloce “(Dead) on the road” che vede la partecipazione del frontman dei Mayhem, Stian Johansen. Di certo non si corre il rischio di annoiarsi durante l’ascolto: in questo disco si passa con grande fluidità da tracce più delicate e introspettive come “Aragonite Sea” o “The Cathedral of Incarnation” ad altre decisamente più veloci e mordenti quali “GS1 Transition” o la già citata “(Dead) on the road”. Certo chi è in cerca di un disco di facile assimilazione e molto diretto farebbe meglio a rivolgere la sua attenzione altrove, se invece siete pronti a farvi trascinare in un lungo ed affascinante viaggio mentale allora avvicinatevi pure con fiducia a questo disco. Atmosferico, onirico e di grande effetto, piacerà soprattutto agli amanti del Progressive metal.
Valentina Lattanzi
Gruppo: Kaosmos Titolo Album: Demo 2012 Genere: Thrash Voto: 72/100 Sito:
http://www.facebook.com/KaosmosOfficialFanPage/app_178091127385
Antefatto, io per un piccolo periodo ho militato all’interno dei Kaosmos (siamo nella prima metà 2004), durante un periodo “zen” della mia vita Andrea Rasi mi chiese di cantare per il suo gruppo; la cosa non durò molto ammetto e fu per colpa mia. Il problema tra me e il gruppo si creò per questioni puramente lavorative (a quel tempo facevo i 3 turni) e quindi abbandonai il gruppo per non rallentarli. Dopo un periodo di silenzio tra me e Andrea, dovuto da vicissitudini diverse, ci ha riavvicinato, è proprio il caso di dire il fato, e sembrava quasi che ci fossimo sentiti la settimana prima. Ora mi trovo a recensire il loro Demo (ma per me è più un EP) e la cosa non può che farmi piacere. Conoscendo Andrea sapevo, in cuor mio, che non avrebbe mollato per nulla al mondo il suo progetto tanto che la determinazione di Andrea gli ha permesso d i recuperare “un pezzo” alla volta la line up che ha permesso di avere la stabilità per poter registrare e proporre le proprie canzoni in giro per il nord Italia. I cinque pezzi che compongono questo cd, loro lo definiscono Demo io direi EP a tutti gli effetti, sono un Thrash old style con delle piccole venature di Heavy anni 80. Per capirci è come mettere insieme Anthrax, Testament e Iron Maiden, sembra una bestemmia ma vi giuro che è reale ed è spettacolare. A impatto tecnico unico problema che trovo è la batteria troppo “finta”, nel senso che sembra finta per le scelte che la band ha utilizzato o nella registrazione o nella post produzione della linea di batteria, risulta troppo asettica, ma nel complesso non fa perdere grinta o anima ai pezzi, dalla mia consiglio per il prossimo cd di ragionar meglio sui suoni e sugli arrangiamenti di batteria. Detto questo, che potrebbe esser solo una questione di gusti, il platter fila come una locomotiva spedita alla massima velocità. Senza dimenticare che è e resta un cd autoprodotto. Il cantato rispetto al solito a cui siamo abituati è pulito e melodico senza toglier nulla al Thrash classico, dimostrazione che tecnica ed abilità, anche canora, possono coesistere sotto la bandiera del thrash. Dunque che dire in più di quanto ho già detto? Diciamo le canzoni che mi hanno colpito ovvio: “Believe in Your Feelings”, ”Walking in the Rain” e “Once Were Warriors”. Ma come ho detto prima hanno fatto un ottimo lavoro visto e considerato che è un’autoproduzione (e lo sottolineo nuovamente). A chiusura, oltre ad esortarvi di supportare la band, vi consiglio di andarli a vedere dal vivo danno il 200%. Consigliatissimi
Alessandro Schumperlin
Gruppo: In Sight Titolo Album: From The Depths Genere: Death Metal Voto: 90/100 Sito:h http://it-it.facebook.com/pages/In-sightBand/189465061094868 Etichetta :Logic(il)logic Che dire degli In sight? Che è da parecchio che sono sulla scena e non capisco come non abbiano riscosso un meritato successo già in tempi passati. In ogni caso c’è sempre tempo a rimediare come si suol dire. Il loro album completo di debutto è uscito lo scorso anno, dopo ben 16 anni, 3 E.P. autoprodotti e moltissime date tra nordItalia e Svizzera. Grazie all'unico membro fondatore che ha perseverato in tutti questi anni possiamo godere del primo full leght loro. Un album che sinceramente lo terrò tra le rivelazioni di questo 2012. Album che ha saputo ricordarmi momenti della mia “infanzia” e che ha captato emozioni che pochi album hanno saputo fare (e non solo quest’anno). Nessuna sbavatura e nessuna questione posso muovere a livello puramente tecnico, i 16 anni di esperienza sono serviti per stagionare, come il buon whiskey, delle canzoni che sono assolutamente registrate, prodotte e post prodotte in modo eccelso. Inoltre la formula di dicotomia vocale dimostra nuovamente che non vi è solo un modo per far metal e nello specifico death metal, nel senso che oltre al growl granitico e massiccio vi è una voce femminile molto intensa e senza stranezze da pseudo canto lirico. Questa combinazione tra rudezza maschile e
dolcezza femminile aumenta di gran lunga il valore aggiunto del cd. Le chitarre in pieno stile swedish death massacrano l’ascoltatore tra riff granitici e assoli al fulmicotone. La sezione ritmica è uno schiacciasassi che macina battiti al minuto come se niente fosse. "Winding Coil", "Frost Hate", "Insight","Informutation", “Parasite” e “Rary” in rigoroso ordine sparso sono le canzoni che mi hanno toccato più delle altre, ma come ho detto prima forse avrei dovuto unserire tutte le canzoni, dato la bellezza e la profondità delle stesse. Senza falsa modestia, della band non tanto mia, potrei asserire con calma che questo album ha tutti i numeri per sfondare e far sfondare anche la band. Direi che anche questo è un esempio di metal fatto bene qui in Italia senza andar a scomodare che che sia e in chi sa quale paese estero. Su gente, consiglio l’acquisto a tutti, supportate la band e supportate il metal italiano!
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Motorfingers Titolo Album: Black mirror Genere: Hard rock Voto:75/100 Sito: www.facebook.com/pages/Motorfingers/350397726327 Etichetta:Logic(il)logic/Andromeda Strano come una band italiana mi faccia venire in mente un gruppo di band americane e senza un vero e proprio rimando. Mi spiego ascoltanto l’album dei Modenesi Motorfinger, mi vengono in mente band del calibro di: Black label society, Kyuss, Queen of the stone age e Nickelback ma giusto per dare un poker di nomi e non esagerare con i rimandi. La cosa strana è che non fanno che fare la loro musica e la fanno anche bene, ma non voglio trarre in inganno chi legge, quindi faccio un minimo di chiarezza: A differenza di molte realtà che nel momento esatto in cui si dice “si ispirano a…”, “fanno un tributo a…” etc… so determina con ben chiare lettere il fatto che rimandano in modo aperto e limpido a questo o a quello, i Motorfingers non fanno nulla di tutto questo; loro riescono, con un’alchimia non da tutti, a dare la stessa sensazione, lo stesso groove ma senza “dover far tributo”. Anche se la band è relativamente giovane (nati nel 2008) dimostrano sapienza, originalità, coerenza e affinità con il tuttotondo della produzione di cd. Ovvero non ci sono errori di sorta o sbavature del caso. Tutto è pesato meticolosamente e messo a punto in modo da suonare al meglio e dando una risorsa in più alla band. Non basta avere le idee se poi non si è in grado di metterle in pratica, Questo non è il caso! La band ha idee e sa come farle andare a posto. Direi che le canzoni che mi sono rimaste più impresse sono state: “Fallen Brother” in primis poi “Bastard and saints” , “Out of control”, “My dreams” e “My soul” Ovviamente sono in ordine sparso, dovete andare a cercarle tra i nove pezzi di questo cd. Acquisto consigliato a chi vuole spaziare a 360° con il rock duro con più di una sfaccettatura, auguriamo alla band di continuare su questa strada, se non si perderanno in situazioni di stallo di certo potranno avere riscontri intensi ed interessanti su mercati esteri e non solo quello italico.
Alessandro Schümperlin Artista: BACK CRAWL Titolo Singolo: A Dorso Genere: Rock Label: Autoprodotto 2012 Sito: https://www.facebook.com/backcrawl Sulla scia e nello stile di Litfiba e Negrita arriva il primo lavoro discografico dei Back Crawl. Il lavoro si intitola “A Dorso”, e tutta la produzione musicale del disco è indirizzata a trasmettere in musica questa tensione (tutto sulle proprie spalle o alle spalle?) che il titolo richiama.
Non è un disco per deboli di cuore o per folkers, anzi. Lo sporco, dal suono al testo, è la sovrastruttura che caratterizza il sound della band. Le sette tracce che compongono il disco sono una costante rincorsa. A cosa? A manifestare la rabbia, l’ingiustizia che colpisce un’intera generazione, che è quella “persa” dei giovani di oggi. Lavoro, soldi, certezze: manca tutto, e per i Back Crawl ciò significa tensione, rabbia, da trasmettere in musica e parole. E arrivano così “Selvaggio”, “A Dorso” il singolo estratto o “Non Sai, gli episodi migliori a mio giudizio. Brani che colpiscono immediatamente, che fanno riflettere ed incazzare, ma vi invito a seguirli sulle pagine di facebook (https://www.facebook.com/backcrawl) ,oppure a cercare su youtube il loro videoclip del singolo. Brani come lo stesso “Altrove”, “Adesso come sei” o “Ti ritroverai” sono piccoli manifesti generazionali. Un disco assolutamente non estivo, anzi buio come le più cupe giornate invernali. Meritevoli di attenzione.
Gennaro Aurino Tracklist 1 – A Dorso 2 – Sexy Surf 3 – Non Sai 4 – Selvaggio 5 – Altrove 6 – Adesso come sei 7 – Ti ritroverai
Gruppo: Diabolical Bog Titolo Album: Il Cane di Gesù Genere: Thrash 80/Hardcore/metal Voto: 80/100 Sito: http://www.facebook.com/pages/Diabolical-BogRIP/127600677317370?ref=ts&fref=ts I DIABOLICAL BOG SONO UNA BAND FORMATASI NEL 2011, DEDITA AD UNA MUSICA DECISAMENTE VIOLENTA: THRASH 80, HARDCORE, METAL. IL TUTTO CONDITO DA BLASFEMIA GIà A PARTIRE DAL TITOLO DEL DEMO -IL CANE DI GESU'-. IL PRIMO PEZZO -TI AMO MA GIRATI- HA RIFF SERRATISSIMI E A PARTE IL BREAK AL SECONDO 34, IL RESTO DEL CANTANTO è INCOMPRENSIBILE. -BLASFICA- SI RIFà UN Pò ALLA SCENA N.W.O.B.H.M E VEDE RIFF DI SCUOLA IRON MAIDEN SUPPORTATI DA UNA RITMICA AGLI STEROIDI, -Ave Caesar, Meretrices Te Salutant- CONTINUA A CORRERE A ROTTA DI COLLO CON DEI BEI CORI E UN BEL BREAK VERSO IL MINUTO 2:00 MOLTO METAL E GUSTOSO, CHIUDE -A FORM OF LIE- DAL PROFUMO TRASH 80 IGNORANTISSIMO E PRIMORDIALE. TIRANDO LE SOMME, IL GRUPPO NON MOSTRA CEDIMENTI, UNICO RAMMARICO DA PARTE MIA è AVERE SOLO 4 PEZZI DI QUESTA BAND. NON VEDO L'ORA DI AVERE IL LORO ALBUM.
Lidel
Gruppo: Louder Titolo Album: Misraim Genere: Hard Rock /Grunge Voto: 80/100 Sito: www.facebook.com/loudersound I LOUDER SONO UNA BAND PRESA DI PESO DAI RUGGENTI ANNI 90 CHE VIDERO TRA I PROTAGONISTI DI QUEGLI ANNI BAND COME Soundgarden , Alice in Chains, Stone Temple Pilots. L'ALBUM DI 11 PEZZI SI CHIAMA -MISRAIM-, IL PRIMO PEZZO -MISRAIM- è UNA BADILATA IN FACCIA: RIFFONI ROCK CON UN Pò DI ALICE IN CHAINS SENZA ESSERE DEPRESSI O DECADENTI COME LORO, CON UNA SPRUZZATA DI VELVET REVOLVER. ANDANDO UN Pò AVANTI –PERFECT KILLER- CERCA DI USARE LA SOLUZIONE DELLE 2 VOCI DEGLI ALICE IN CHAINS, RISULTATO RAGGIUNTO CON SUCCESSO. IL QUINTO PEZZO -BEST OF MEè UNA SIMIL BALLATA CHE ESPLODE VERSO I 90 SECONDI CON UN BEL RITORNELLO, -LISTEN ME- è UN PEZZO MOLTO MOLTO MOLTO ENERGICO SIN DALL'INIZIO, BELLO TESO NEL SUO MID TEMPO E CONVINCENTE. -BETWEEN THE LINES- SI AGGANCIA AI PEARL JAM DI -VITALOGY- IN ALCUNE PARTI, FORSE ANCHE TROPPO. -BRAND NEW DAY- è IL PEZZO CHE PIU' MI PIACE DI LORO: UNA SIGNORA BALLATA ED UN CANTATO STREPITOSO. -ALL ALONE- è UN ALTRO PEZZO MOLTO ROCK, ADRENALINA E SUDORE. -TURN AROUND- è ANCORA PEARL JAM, CHIUDE -THE MASK- UN PEZZO SIMILE A QUELLO PRECENDENTE. TRALASCIANDO IL FATTO "VINTAGE", I LOUDER SONO UNA BAND MOLTO COMPATTA, CONVINCENTE.
Lidel Gruppo: Grimnote Titolo Album: Screaming Underground Genere: Alternative rock Voto: 70/100 Sito: http://www.facebook.com/pages/GrimNote-Rockband-page/220414974676091?ref=ts&fref=ts Etichetta: Ladymusicrecords I Grimnote sono un gruppo formatosi nella metà del 2009 nella città di Padovana di Piombino Dese e, dopo alcuni cambi di line up, trova la formazione attuale composta da: Marco “Zanna” Zanini alla batteria Edoardo “Dodo” Fusaro alla voce Antonio “Toni” Isca al basso Giovanni “Giobo” Bergamin alla chitarra L' album, che ha visto la luce sotto la label Ladymusicrecords nell' estate del 2012, si presenta da subito piuttosto semplice ed efficace, tipicamente rock dentro e fuori: piuttosto studiato il suono complessivo che emana, caldo e pastoso ricco di atmosfera americana old style, tanto per fare un esempio, il sound dei Grimnote è, seppur a tratti tipicamente folk (la Meta Lontana, Crow will come), riconducibile a gruppi come: Dio, i primi Judas Priest (per intenderci quelli di breaking the law) Danzing e via discorrendo per gruppi rock vecchio stampo senza dimenticare i primi Timoria. Tuttavia i quattro si snodano su diverse ritmiche non solo rock ma in crescendo e “quiet part” miscelando accordi pieni, suoni acustici a cruch e distorsioni moderate riuscendo ad ottenere un sound piuttosto pieno e personale, tenendo conto che questo è il loro primo lavoro.
La scelta del cantato italiano, spagnolo o inglese pare influire poco nella sostanza del lavoro in se, segno che i pezzi sono comunque validi e ben studiati (salvo per “pirati” dove il tutto risulta un po' forzato). Lo stile del “Dodo” ricorda, sui tratti più gravi e graffianti, un misto tra Kevin DuBrow e Russell Allen (sebbene sia ancora presto per dirlo!!). Difficile scegliere dei pezzi, in quanto l' album è piuttosto “bilanciato” ma senza troppi dubbi: “Burning my sky”, la ballad “la Meta Lontana”, la rockeggiante “Beautiful tits” che sprigiona la giusta e frizzante energia mentre in “Mirando el mar” riaffiora una certa atmosfera “Nomadesca”. I Grimnote, in sostanza, sono una band emergente che seppure al loro primo lavoro, hanno saputo combinare una buona miscela di rock che sicuramente verrà promossa dai più affezionati, con la speranza che in futuro ci regalino ancora grandi varietà e sfumature, contribuendo a caratterizzarli sul loro sound che, si auspica, sarà in forte evoluzione ed espansione!
Jown Crown Gruppo: Sunpocrisy Titolo Album: Samaroid Dioramas Genere: post metal/progressive metal Voto: 95/100 Sito: https://www.facebook.com/sunpocrisy Sunpocrisy è un progetto post-metal con il progressive nel sangue. La formazione, originariamente di 4 membri, si è allargata nel 2010 fino a contarne 6, postuma di un EP di 4 tracce che rivela i loro inizi, tale Atman ( autoprodotto, difficilotto da trovare nel web ). Il cambio di genere da Atman EP a Samaroid Dioramas, che andremo a osservare adesso, è sostanziale e fenomenale. Normalmente prima di passare ad una valutazione personale ed alla trasmissività dell'opera bisognerebbe fare un discorso sulla tecnica, sull'oggettività, sul genere e bisognerebbe parlare di confronti con altri gruppi o di somiglianze. Niente confronti, niente discussioni tecniche, niente di niente. Questa volta spostiamo tutto nel cestino ed iniziamo subito ad insinuarci in tutte le fessure e le cavità atmosferiche dei brani, sulla "soglia del Nirvana" che rappresenta l'album. Prima di tutto, per capire di cosa si parla, bisogna andare ad ascoltarsi le canzoni. Si parte con l'introduzione di Apoptosis, proprio una vera introduzione con un senso di collegamento e di ambietazione perfetti. L'intro infatti è molto ambient, un po' noise ma sopra tutto "al posto giusto nel momento giusto". Subito dopo parte l'escalation emozionante e avvolgente, senza fare distinzioni, di tutti i pezzi dell'album. Partendo da Apophenia inizia una storia narrata attraverso un linguaggio non convenzionale e coinvolgente, fatto di sonorità strane, armonie e sottofondi pacati. Si alternano growl e pulito, parti di synth e di chitarroni con tappeti di cassa. Si passa attraverso migliaia di note tra calma assordante e grinta velata. C'è sempre, o quasi, una chitarra in pulito che liberà le orecchie con giri ed arpeggi che definire stupendi è come metter la mano nel piombo fuso senza scottarsi. Ci sono parti che fanno venire i brividi, cosa che accade poco spesso a chi ha sentito ormai di tutto. Quando si chiude Dioramas, l'ultima traccia del capolavoro, c'è qualcosa in più nella testa di chi ha ascoltato. E' un lavoro molto particolare, complesso, probabilmente difficile da ascoltare e davvero pieno. Non c'è da dare dei meriti a singoli strumenti, é pura alchimia. Tutte le parti concorrono a montare una piramide di carte che arriva quasi alla cima. Metaforicamente parlando la cima non la raggiunge ancora per via del forte vento che tira nell'ambiente musicale odierno, e per via dei gusti personali. Ma la cima di una piramide è il punto più alto, ed è giusto che non sia stata ancora alzata l'ultima carta. Se verrà raggiunta, solo il tempo ce lo dirà. Io nel frattempo ringrazio i Sunpocrisy al completo e continuo ad ascoltare per la terza ( quarta? ) volta il loro album. Ciò che di solito è un consiglio sta volta è quasi un imperativo; quest'album va ascoltato.
tracklist: 1- Apoptosis 2- Apophenia 3- Φ - Phi 4- Vertex 5- Trismegistus 6- Samaroid 7- Samaroid / Dioramas 8- Dioramas
Sunti
Gruppo: Midnite Sun Titolo Album: Anyone Like Us? Genere: Hard Rock Voto: 87/100 Sito: www.midnitesunband.com Etichetta: Logic(il)logic Records Guardando la copertina, mi son detto” ummm…Questi mi sanno di Misfits style” e invece NO! Questo “Anyone like us?” è di certo un buon disco di metal e una di hard rock anni ottanta, ma non è punk rock come credevo all’inizio (ennesima dimostrazione che non si deve giudicare MAI il libro, e pure il cd, dalla copertina) Questo secondo album arriva dopo parecchi anni di travagliata vita della band. Nascono 12 anni fa, ma solo nel 2003 riescono ad avere una formazione stabile, due anni dopo hanno il loro esordio discografico ma dal 2005 ad oggi nulla. C’è chi in ambiente pensava fossero sciolti, invece loro con questo “Anyone like us?” dimostrano il contrario. Le dieci canzoni, di cui una cover famosissima anni ottanta, che fanno tranquillamente a gara con le band più blasonate d’oltreoceano, questo per farvi capire la situazione e il mood che questo cd propone e da all’ascoltatore. I nostri hanno stile e grinta da vendere e lo sfoggiano in tutta la lorocapacità in pezzi come “ Lost in a killing field”, “Right wrong way”,”Cannibal love”, “Postcards from my life”, “Inferno” e nella cover tutta stravolta di “The look” dei mai dimenticati Roxette. Sotto un certo aspetto i Midnite sun mi ricordano vagamente i “Brides of destruction” di Nikki Sixx come energia e in parte i Mr Big. I “Midnite sun” dimostrano oltre alla grande abilità compositiva ed esecutiva, che in Italia per ambiente rock si sta cominciando a camminare “come si deve” per quello che riguarda la parte tecnica e produttiva, slegandosi a stilemi che sono avvilenti e svilenti per i musicisti che vogliono proporre un sound fresco e non da naftalina (chi ha detto Vasco Rossi e Ligabue?). Vi consiglio vivamente di recuperare questo album, perché senza non potete fare e quando lo ascolterete la prima volta non saprete più farne a meno e vi chiederete soprattutto come avete fatto fino ad oggi senza questa ventata di freschezza sonora.
Alessandro Schumperlin
Artista: Sin Sound Titolo Album: From the Underground Genere: Rock Voto: 81/100 Sito: www.facebook.com/sinsoundfanclub Etichetta: Atomic stuff/Andromeda dischi Il debut albun dei Sin’sound “From The Underground” è molto particolare; nelle nove canzoni che compongono il platter troviamo un mix veramente inconsueto: Mettiamo insieme Eddie Vedder e certe sonorità dei Pearl Jam, mettiamoci due misure di Billy Idol del periodo “Cradle of love” e "Eyes Without a Face", una spruzzata di hard rock alla Led Zeppelin, uno spicchietto di Black sabbath (ovviamente primo periodo) e due parti di Rolling stones del periodo acido di “Let it bleed”. Mescolando il tutto lo proponiamo in modo nuovo e fresco eccovi servito il cocktail dei Sin’sound. La cosa interessante è che il tutto suona BENE e non ci sono forzature o stridii strani, il tutto scorre bene e crea un certo feeling tra le onde sonore della band e chi li ascolta. Questo è segno che la band questi pezzi li ha suonati sempre e comunque, ma fino a qui si potrebbe dire “dove sta la novità?”, la novità è che una cosa del genere non sempre è “normale”. Mi spiego meglio, la differenza di groove e di feeling la si sente sovente negli album, specie i primi, che hanno la doppia anima: quella da studio e quella da live. Nel loro caso l’anima è unica e molto corposa. Il sax e la tromba, che sono membri effettivi della band e non session o campionature, permette di argomentare doppiamente quello che ho pocanzi scritto, inoltre danno quella particolarità che ultimamente si è un filino persa in ambito rock (e non solo oserei dire). La band ci fa sapere che per le registrazioni hanno utilizzato meccanismi e metodi che arrivano dal secolo scorso! Nel senso che hanno deciso di registrare in analogico (vi lascio un paio di nomi e poi ditemi se li conoscete: effetto Echo Binson, il 24 tracce Studen A80 MKII) permettetemi il risultato è da leccarsi le orecchie e fa un baffo a molti che sono per la tecnologia a tutti i costi. Proprio per la serie non è importante come fai, ma cosa infondi. Loro con la parte tecnica hanno saputo fare veramente un miracolo; o forse dovrei dire che loro sono riusciti dove molti non riescono neppure grazie al digitale. Per le canzoni che mi hanno dato un’emozione in più direi con tranquillità, ed in ordine sparso, “Celebration of Apathy”, “New year’s reason to pray”, “Mr. Goodbye”, “I really like you’re back” e “Elisa”. La conclusione è semplicissima, album da avere a tutti i costi. Sia per un lungo viaggio per cui avete bisogno di una colonna sonora, sia per provare con rinnovato vigore sonorità così lontane dalla contemporaneità, ma ancora attualissime e poi diciamocelo avere delle perle di questo tipo in Italia fa sempre paicere, non c’è per forza da dover andare altrove a cercare i preziosismi musicali.
Alessandro Schumperlin Gruppo: Addiction for destruction Titolo Album: Neon light resurrection Genere: Hard rock/Glam rock Voto: 72/100 Sito: www.facebook.com/AddictionForDestructionOfficial Etichetta: Heart Of Steel Records/R.W.A.Music company Quando si parla di hard rock e di glam rock, subito ci viene in mente un periodo preciso ed una ubicazione geografica ben specifica: ci viene in mente la decade più eccessiva, ovvero gli anni 80 e ci salta in testa la bandiera a stelle e strisce. Possiamo, e dobbiamo, ammettere che più recentemente la cosa si è spostata a livello geografico e tante buone band di hardo rock sleazy ora provengono dalla scandinavia, e non solo, o da altre parti
del vecchio continente. Ora come ora però se vi dicessi “Russia” di certo potrebbe venirvi in mente il gruppo delle Pussy Riot, capisco MA gli Addiction for destruction non hanno bisogno di atti plateali (si può essere d’accordo o no con le riot, ma qui a noi interessa parlar di musica e non di implicazioni politiche) ma aver messo nelle orecchie “Neon for Resurrection” mai mi sarei detto che gli A.F.D. fossero russi, e più nello specifico da Mosca. A livello tecnico abbiamo un prodotto molto professionale: suoni, arrangiamenti e post produzione impeccabile e forse un filino troppo pulita e asettica per il genere e senza grosse novità. Se per l’ultima parte c’è poco da fare; non siamo più nel periodo in cui si sentono mille band che fanno glam e quindi abbiamo un calo di idee su come modernizzare i suoni, la prima parte è più un mio gusto personale. I dieci brani che compongono questo cd sono: decisi, accattivanti e forse un filino troppo prevedibili. La cosa però non disturba troppo anzi le canzoni tengono l’ascoltatore incollato sul cd dall’inizio alla fine. Il gruppo dimostra che “i compiti a casa” li ha fatti e in modo diligente. Canzoni quali “My Resistance”, “Feelin’ Fine”, “(I Don’t Care) You’re Nothing” , la title track “Neon ligth resurrection” e “Rock and roll to you” ricordano band storiche del genere (Mötley Crüe, Poison, Ratt e Skid Row giusto per far qualche nome) e rimandano in modo inequivocabile ai fasti del periodo glam e speed rock. Tenendo conto che questo è il loro esordio, direi che possiamo promuoverli con un buon voto e che attendiamo il prossimo cd per dare una valutazione aggiuntiva e vedere, o meglio ascoltare, nel prossimo cd se la band si è evoluta (e lo speriamo tanto) o se la band si è “seduta” su di se.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Sinezamia Titolo Album: La fuga Genere: Dark wave Voto: 88/100 Sito: http://www.facebook.com/sinezamia L'avventura artistica, e di vita della band dal nome Sinezamia inizia nel maggio del 2004, arrivano fino a noi con questo album “La fuga” che ci riporta notte tempo, anzi note tempo indietro di trenta anni. Perché dico che ci porta indietro di trenta anni (ma volendo anche qualche cosina in più), perché la band prende il suono dei primissimi Litfiba, dei Diaframma e di tutta la scenda dark wave italiana, sublima il tutto e ciò che ne esce dalla sublimazione la mette su supporto moderno qual è il cd e lo propone a noi. I Sinezamia hanno già dato prova della loro capacità e della loro attitudine nel 2007 con l’ EP dal titolo “Fronde”. L'Ep, conteneva sette tracce, una meno di questo album, molto fuori dagli schemi che ci si sarebbe attesi; non tanto per un’aspettativa mancata all’interno della band, ma semplicemente per il periodo temporale in cui uscì. Come se non bastasse l’anno successivo verranno inseriti nel libro "Music for to die" di Mick Mercer, non meno importante è pure il tour che li tenne occupati quasi per tutto l’anno 2008. Nel 2009 il gruppo fece uscire un secondo EP dal titolo “Sacralità”, che questa volta era composto da soli quattro brani ma tenendo sempre ben definita la rotta da tenere come band, ovvero grande qualità e grande cura per la composizione. Questo fa aumentare il giro di conoscenza del nome della band e a promuovere al meglio il singolo “Ombra” che sarà il preludio al loro primo album di inediti appunto “La Fuga”. Questo per fare un minimo di cronistoria della band e darvi maggiori informazioni possibili per poter al meglio recepire e gustare le loro sonorità. Come ho scritto in incipit, per quello che mi riguarda “La fuga” è il manifesto di rinascita della Dark wave italiana, perché è innegabile ascoltando gli otto pezzi che il gruppo ha forti capacità compositive, grandi idee innovative pur restando fedeli a certi archetipi, ma mai risultando scontati o poco creativi. Per quello che riguarda poi la parte tecnica abbiamo da doverci ripetere, grandi idee, grandi capacità nel portare le idee sulla carta e da li in melodie. Devo dire che al primo ascolto ho avuto persino il timore che fossero inediti dei Litfiba pre “Eneide di Kripton” o di B side e versioni scartate dei Diaframma del periodo tra “Siberia” e “3 volte lacrime”. Le canzoni che mi hanno toccato nel profondo sono: “Ghiaccio nero”, “Nella distanza”, “Venezia”, “Ombra”, e “Frammenti”, ma volendo potrei dirli tutti e otto, perché realmente ho fatto fatica a fare questa scelta dato che le canzoni mi
hanno riportato veramente indietro di moltissimi anni. La Fuga è un ottimo album e i Sinezamia dimostrano nuovamente la loro sapienza e capacità , di certo ne sentiremo ancora parlare e sicuramente .
Alessandro Schümperlin
Gruppo: Ombra del punk Titolo Album: Senza te (singolo) Genere: punk Voto: s.v. Sito: ombradelpunk@gmail.com Mi trovo a recensire un solo pezzo degli ombra del punk dal titolo senza di te- , la musica è parecchio adolescenziale pur avendo dei buoni spunti, il testo tutto sommato è discreto e meglio di certo pattume ascoltato in tv, il volume della voce è totalmente da rivedere, è troppo alta e compressa. Una traccia logicamente dice davvero troppo poco per poter dare un giudizio. Da ascoltare con piu' pezzi a disposizione per poter dire qualcosa di piu' preciso.
Lidel
Gruppo: Television 60’s Titolo Album: Celbr-Hate Genere: Hard rock Voto: 82/100 Contatti
https://www.facebook.com/pages/Television-60s/45437782028
Etichetta: Street symphonies/Andromeda Se pensate che i Television 60’s provengano dagli USA o dalla Scandinavia vi state sbagliando e di grosso, loro sono una band italiana e con la nuova fatica chiamata "Celebr-Hate", propongono del sano e rozzo rock and roll che non permetterà a nessuno di star fermo con il corpo. Abbiamo quindi da valutare queste otto tracce in puro spirito rock. Per chi ha bisogno a tutti i cosi di un rimando ben specifico e che possa inquadrare in canoni definiti e preconfezionati, direi che la band propone una miscela esplosiva di punk rock misto a street & roll. A livello tecnico la band ha fatto in sala di incisione un buonissimo lavoro, abbiamo le sonorità tipiche di quello che vi ho scritto poco sopra con le capacità tecniche e le conoscenze meccaniche attuali, in modo da dare si un lavoro in pieno spirito street, ma con gli accorgimenti che vanno dati ad album che escono in questi anni. La band dimostra, come se ce ne servisse prova, di avere i numeri per andare oltre. Non solo in senso lato, ma di poter valicare con facilità le alpi e di poter presentare il rock and roll in “Italian style” senza sfigurare minimamente rispetto a mostri sacri o a band affermate, che siano americane o svedesi non è assolutamente importante; la musica e soprattutto il rock and roll non è minimamente recintabile in uno stato o in un artista. Le chitarre, con la voce, il basso e la batteria non fanno altro che macinare suoni e virtualmente macinano chilometri. Direi che i pezzi che potrebbero colpirvi, almeno a me hanno dato molto, saranno questi quasi certamente: “Bad behaviours”, “Don’t call back”, “Sex circus”, “Seek salvation, find damnation” e“Get wasted”. Ma come sovente dico non sono gli unici pezzi del cd o che gli altri pezzi non sono degni di nota. Questo è un album da ascoltare dall’inizio alla fine. E se per una volta anziché seguire a prescindere l’ennesima band fotocopia proveniente dalla Svezia, si seguisse chi è in grado di dare sensazioni ed emozioni partendo da casa nostra, sarebbe un peccato? Io direi proprio di no, forse questa sarebbe la una cosa fatta bene e soprattutto sarebbe il momento di dare auge a chi fa musica e la fa bene.
Alessandro Schümperlin
Gruppo: Yerbadiablo Titolo Album: Jester in Brick Lane Genere: rock / indie rock Voto: 95/100 Sito: http://www.facebook.com/pages/Yerbadiablo/187711264596993 Etichetta logic(il)logic/Andromeda dischi Partiamo da una cosa non da tutti il nome della band Yerbadiablo è indice di ciò che accadrà nel momento preciso che inserirete il cd nel lettore. Perché? Mi chiederete, perché la Yerba Del Diablo altri non è che la Datura (sia stramonium che inoxia) ovvero la pianta allucinogena, che porta anche a morte. Quindi con questo esordio abbiamo delle potenziali allucinazioni auditive che ci assaliranno. Quindi già dal nome della band capirete anche voi perché questa è una delle recensioni meno convenzionali che ho dovuto fare. Il progetto Yerbadiablo è una one man band proveniente da Bologna e fa una cosa che sinceramente è tanto semplice e disarmante, quanto inaspettata e insolita: fonde insieme, in un mostruoso meltin’ pot, una miriade di generi i quali in molti casi sono assolutamente distanti e normalmente intangibili tra di loro. Yerbadiablo riesce di fatto a mescolare insieme: funky, punk, prog rock anni 70, reggae e delle venature di fusion (almeno questo è quello che ho trovato io, ma sono certo che ad ogniuno di voi la lista potrebbe tranquillamente allungarsi) arrivando ad un sublimati particolare a cui aggiunge testi in inglese e in spagnolo tutto in tredici canzoni. Queste tredici canzoni compongono un album unico e si chiama “Jester in Brick Lane” che l'album d'esordio pubblicato pochi mesi fa, nello specifico agosto scorso. Riuscire a definire in poche parole questo puzzle multicolor è assolutamente impossibile. Quindiu per poterlo catalogare l’ho definito rock/ indie rock, ma vi giuro che come non mai la nomenclatura inserita in fondo alla recensione è quanto mai limitativa. Vi esorto quindi ad immergervi nel'ascoltato dell'interno cd, sapendo che le tredici canzoni vanno prese non solo con un clima goliardico, ma che più di altri album è da prendere in modo rilassato e divertito. OVVIO che se siete alla ricerca dei purismi di sorta, lasciate stare; questo però vi limiterà tantissimo e perderete l’occasione di sentire cosa è il crossover puro e crudo. Ovviamente il crossover nel senso più ampio del termine, ovvero la commistione tra generi che normalmente non sarebbero convissuti nella stessa canzone e nello stesso album. Come ho scritto sopra il cantato è sia in inglese che in spagnolo, in alcuni casi è frammisto nella stessa traccia e non solo da traccia a traccia; la formula comunque funziona e pure bene. Musicalmente è indiscussa e limpida la capacità tecnica del nostro super man band (altro che one man band), che risulta assolutamente a suo agio sia nel multicolore songwriting, che nelle preziose esecuzioni agli strumenti e non ultimo la postproduzione del tutto, riuscendo a dare sia il senso di grezzezza tipica del punk, che di una certa vena naif tipica del prog rock targato anni 70. Mi ha molto colpito, più di altri strumenti, l’utilizzo del flauto traverso che il più punti mi ha ricordato i suoni dei i Jethro Tull e il modo particolarissimo di Ian Andersen di usare il flauto. Ma questo è uno dei tanti momenti particolari e emotivamente intensi. Un disco oggettivamente fuori da tutti gli schemi di “normalità musicale” che risulta incredibilmente bello e godibilissimo. Con tranquillità posso affermare che “Jester in Brick Lane” è in assoluto una delle uscite più fuorvianti e mentalmente destabilizzanti che mi siano mai capitate di ascoltare; sono curioso di scoprire cosa ci riserverà il futuro de Yerbadiablo sperando che resti in questa linea di non linea e in questa voglia di andare oltre gli schemi standardizzati che troppo spesso anche noi recensori abbiamo messo. immancabili nelle mie recensioni le canzone che mi hanno trasmesso qualche cosa e sono le seguenti: “Z' étoile”, “Towards winay marka”, “Back to the monkey” , “Niebla”, “Panamerika”, “Sulphurea” e “Yerbadiablo”. Vi giuro che più di altre volte avrei voluto mettere tutte le canzoni dell’album.
Alessandro Schümperlin
Gruppo: Lilium Titolo Album: Black, dear Genere: Death “post” HC Voto: 83/100 Sito: http://www.facebook.com/pages/Lilium/30357547685 I lilium sono band genovese, che annovera nel suo passato un EP dal titolo “Others” del 2008 ed un demo della’nno prima dal titolo “Helpless heroes”. Ammetto che la loro dicitura come genere mi sta molto stretta. Perché sono dell’idea che oltre le parole parlino i fatti e loro di fatti con questo albun ne fanno molti e sinceramente il dover vedere che si definiscono: Post hardcore / post-metal/ sludge ambient mi pare una forzatura non utile alla band. Cosa voglio dire? Semplice: loro hanno i numeri e non credo minimamente che avere la “medaglia” di queto pseudo genere o quell’altro pseudo sotto genere serva a vender di più a a renderli appetibili. Loro presentano un album d’esordio che è una fucilata deep in your face dal primo all’ultimo secondo. Per quanto mi riguarda non sono “post” nulla, perché il metal non è morto come non è morto l’hardcore, loro sono all’interno di una realtà musicale che si chiama heavy metal, al cui interno si trovano i sottogeneri, quali il death metal, il crossover (che oramai nei primi anni 2000 è stato ribattezzato nu metal, per dare un tono in più a mio avviso) ed hanno della capacità e delle canzoni riconducibili ad ambienti più hard rock o se vogliamo a tutti i costi allo stoner. Questo loro album di debutto è di eccellenza e di carica emotiva intensa, “Black, dears” è composto da otto tracce di pura energia. Se , per capire il meccanismo di base, vi dovessero piacere Korn, Deftones e Soulfly con un pizzico di Madball sono il gruppo per voi. I Lilium sono una band con molto da dire, hanno dimostrato in fase compositiva di poter inserire un muro sonoro compatto e massiccio, senza perdersi in monotoni blasbeat o in riff triti e ritriti. La cosa particolare, e li va ammesso il termine “ambient” che hanno utilizzato delle armonizzazioni e degli arrangiamenti (in alcuni punti) molto liquidi con sonorità inconsuete rimandando di fatto alla copertina dell’album “ Solitude”, “XIV”, “Entropia”, “Caris” le canzoni che a più riprese mi hanno colpito pesantemente e mi hanno lasciato senza fiato. Ennesima dimostrazione di ciò che ho scritto in inizio recensione: I Lilium non hanno bisogno di etichettare la loro musica in post hc, post metal etc… Loro hanno i fatti che parlano per loro. Persino una canzone come “Oak tree” che supera i sette minuti, cosa non comune di questi temi, crea delle emozioni e delle sensazioni non da poco; riescono in quei minuti a mescolare con sapienza rabbia, arminia e calma in parti uguali e in pathos incredibile. I Lilium hanno consegnato un album davvero eccezionale, un peccato non tenerlo in considerazione. L'album è suonato in modo sapiente e prodotto in modo coinvolgente. Un'esperienza meravigliosa che devo consigliare vivamente a tutti voi di provare. Consiglio anche alla band di non rincorrere troppo le etichette e le nomenclature ma di continuare così sulla loro strada della composizione con il cuore.
Alessandro Schumperlin
Artista: Big steel shit Titolo: Shit happens Genere: Hard & Heavy Voto: 75/100 Sito: www.facebook.com/bigsteelshit Come dice il titolo del loro cd “Shit happens” ovvero, tradotto letteralmente: “la merda capita”; nel senso non che non sono bravi o che quello che hanno proposto è scadente, ma solo che nel mandarmi il materiale da recensire, oltre alle canzoni mi hanno mandato anche i testi, MA si sono scordati della copertina. Peccato veniale sia chiaro. Ma andiamo per gradi, la band nasce nel 2006 e dopo varie vicissitudini (e come spesso accade cambi di line up) approda all’esordio due anni fa con l’album “Greavy”, sembra quasi un mix tra i termini grunge e heavy.
Il “greavy”come titolo del primo cd è anche, se vogliamo, in un certo senso il lite motiv che porta avanti la band in questo album, dato che ci troviamo canzoni che sono sofferte e pesanti allo stesso tempo, buon feeling e buon groove attraversa le undici canzoni del cd. A differenza del solito, faccio in modo inverso… vedo di paretire prima dalle canzoni che mi hanno colpito dando un senso ed una motivazione della mia scelta. Si comincia subitissimo con una bordata già con la opener “lard” e si va avanti in rimandi più o meno marcati con gli Alice in chains con pezzi quali “Didn’t meant” o “Stoned by reality”, frammisti a chitarre pesanti tipiche di un certo heavy anni ottanta e novanta, vedi “It barks rage” o “industrial fever”, ma la cosa è assolutamente godibile e non distonica specie poi in una traccia che rimanda vagamente ai System of a down qual’ è “Waiting for the bus”. Tecnicamente il suono è intenso, calibrato al punto giusto e curato. Buona la parte di songwritting come buona è la parte post produttiva; specie poi sapendo che si sarebbe potuto cadere nel “già visto e già sentito” ma tengo a sottolineare che il gruppo tarantino ha saputo destreggiarsi benissimo nel proporre rimandi stilistici grunge e heavy classico senza lasciar in secondo piano l’essenza della band stessa. In conclusione posso con tranquillità affermare che la band ha saputo creare un cd di tutto rispetto, buonissimo da colonna sonora per un lungo viaggio, tanto quanto per una rilassata introspezione da farsi nella propria camera. Attendiamo il prossimo futuro, e come sempre quando ho tra le mani un prodotto di qualità faccio il mio “proclama” SUPPORTATE LA MUSICA ITALIANA FATTA CON IL CUORE E CON LA MENTE! Acquistate il cd e supportate i Big steel shit non ve ne pentirete!
Alessandro Schumperlin
INIZIATIVE
Chi è Steampunk Italia (in pillole) L'Associazione Culturale Steampunk Italia nasce nell ottobre 2011 dalla volontà di dieci ragazzi piemontesi, uniti dalla passione per questo movimento, che decidono di fondare la prima associazione italiana steampunk per riunire tutti gli appassionati del paese sotto un unico gruppo. L'Associazione ha come obiettivo quello di promuovere lo steampunk in tutte le sue forme organizzando eventi vari e diversi tra loro che possano cosi valorizzare i diversi aspetti del movimento. Non solo estetica ma arte a 360 gradi: letteratura, cinema, fotografia e illustrazione, ogni ramo è contagiato da questa cultura che fonde storia e fantascienza. Uno dei punti che sta più a cuore a Steampunk Italia è senza dubbio il riciclo. Riciclare il non riciclabile è infatti uno dei motti dell'associazione. I fondatori costruiscono da sè ciò che indossano e producono recuperando materiali che normalmente vengono scartati quali tubi, manometri, lampadine rotte, scarti di pelle e cuoio, ottone e altro ancora e cercano di insegnare a grandi e piccoli a fare lo stesso tramite tutorial e laboratori per bambini. Dalle fiere del fumetto ai concorsi letterari a tema, dalle serate in discoteca alle conferenze, dalla musica ai cortometraggi, dalle mostre alle news settimanali sul portale internet e sui vari social, in un anno di attività Steampunk Italia ha già all'attivo parecchie organizzazioni ed ha presenziato a moltissimi eventi. A metà strada tra la rievocazione storica e il teatro, ecco la definizione giusta per la prima associazione italiana sullo Steampunk. www.steampunkitalia.com steam@steampunkitalia.com Responsabile Stampa Steampunk Italia
COSA E' LO STEAMPUNK "Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima?" Questa è la domanda che definisce al meglio cosa l'atmosfera Steampunk. Questa corrente, che non abbraccia solo l'estetica ma l'arte in tutte le sue forme, nasce da un filone della narrativa fantascientifica e si ambienta in un passato alternativo, in prevalenza quello vittoriano, dove tecnologie futuristiche vengono sviluppate con i mezzi dell'epoca quali ingranaggi, vapore, ed i primi esempi di energia elettrica pulita. Seppur scrittori come Verne, Doyle e Wells siano considerati i precursori di questo genere, lo steampunk nasce negli anni ottanta con le opere di Powers, Jeter e soprattutto di Gibson e Sterling. Il termine Steampunk però compare in un titolo solamente nel 1995 con "La Trilogia Steampunk" di Paul di Filippo. Ciò che contribuisce poi a divulgare su ampia scala la conoscenza del genere è la nascita di fumetti, giochi e soprattutto le varie trasposizioni cinematografiche che portano lo Steampunk al grande pubblico. Alcuni esempi? "La lega degli uomini straordinari" già fumetto trasportato sullo schermo, "La macchina del tempo" già libro trasformato in film e molti altri... Lo Steampunk ha, come ogni cultura, varie sfaccettature ma sono individuabili due filoni principali: lo steampunk "storico" e quello fantasy. Il primo presenta luoghi e personaggi storici, ridefinisce il concetto di storia immaginando alternative date dallo sviluppo di una diversa tecnologia e tende più verso la fantascienza. Il secondo è invece ambientato in un mondo del tutto immaginario, popolato da creature fantastiche e leggendarie come ogni fantasy che si rispetti. Uno degli aspetti caratterizzanti che accomuna le diversi correnti è il "fai da te". Oggetti di costume, armi, equipaggiamenti vengono costruiti dall'appassionato e adatti al suo personaggio. Musica, cinema, letteratura, moda, illustrazione..ogni ramo è stato abbracciato da questa cultura che ben si presta ad appassionati di ogni età e luogo. Famosissima in America e Inghilterra ora inizia a prendere piede anche nel resto del mondo riuscendo ad accendere curiosità e conquistare chiunque inizi ad avvicinarsi ad essa... Responsabile Stampa Steampunk Italia
L'ANGOLO DELLE PAROLE rubrica letteraria a cura di BR1 Inauguriamo in questo numero di dicembre questa nuova rubrica all'interno del nostro magazine. Si tratta molto semplicemente di uno spazio in cui verranno pubblicati, e magari anche commentati, i testi che voi amici lettori ci invierete. Possono essere i testi delle vostre canzoni, o delle poesie che tenete nel cassetto da anni. Possono essere i testi del vostro ultimo demo, o il frutto di una improvvisazione dettata dall'istinto. Tutto quello che volete. L'unico limite che vi chiedo è che i testi siano in italiano, o tradotti in italiano; questo per poter velocizzare la lettura e la valutazione. Ogni mese i migliori lavori presentati verranno pubblicati in questo spazio. Potete inviare i vostri scritti direttamente al mio indirizzo br1undergroundzine@libero.it con allegati (se vi aggrada) una vostra foto, e una vostra breve presentazione. In questo numero propongo due testi di Martina Tosi, la nostra caporedattrice. Spero di leggervi numerosi!!! Sommergetemi di testi!!! Alla prossima! BR1
WITHOUT THE END CIRCONDATA DA PERSONE MASCHERATE DEOVE SI DIVERTONO A GIUDICARE SENZA CONOSCERE LA VERITA' FACENDOTI SENTIRE UNA NULLITA' C'E TEMPO MA NON PER CANCELLARE IL PASSATO PER TORNARE INDIETRO C'E TEMPO PER RIMARGINARE TUTTE QUESTE FERITE NON RIUSCIREMO A DARE UN SIGNIFICATO A QUESTA SITUAZIONE C'E TEMPO MA NON PER CANCELLARE IL PASSATO PER TORNARE INDIETRO C'E TEMPO PER RIMARGINARE Martina Tosi
PARANOIR cosa è successo non lo so ma non pensavo certo che tutto questo succedesse proprio a noi in te qualcosa è cambiato fissato confuso svanito nell'ombra di un cielo sbiadito a fidarmi ho sbagliato e ti ho raccontato forse troppe cose di me collezione di maschere per tormentarmi ancora collezione di maschere per collezione di maschere per cancellarmi ora collezione di maschere per purtroppo conosci i sogni miei ma questa volta ho capito che quello che provo deve restare dentro di me ma tutto questo è banale fa male la tua doppia faccia nella solitudine spenta infelice senza alcun peccato non ti ho perdonato è più forte di me.... Martina Tosi
AREA FREE DOWNLOAD Gruppo:MERCATO DEL VAGO Titolo Album: Tempi Genere: Alternative Rock Link:
http://mercatodelvago.bandcamp.com
Gruppo:GARDENJIA Titolo Album: Ievads Genere: Ambient, progressive Metal Link:
http://gardenjia.bandcamp.com/album/ievads
Gruppo:ANDRE NON DORME Titolo Album: EP Collection Vol.6 Genere: punk Link:
http://andrenondorme.bandcamp.com/
Gruppo:MARY GOES TO VIETNAM Titolo Album: Mu Ep 2012 Genere: Rock Link: http://www.mediafire.com/?2o6m531qmqcm52l
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LA VERA STORIA DEL ROCK LA VERA STORIA DEL ROCK – 2 AC/DC
Questo mese ci dedichiamo ad una delle band di maggior successo e popolarità del panorama hard-rock di tutti i tempi: gli AC/DC. Più di 200 milioni di album venduti, oltre 70 milioni soltanto negli stati uniti, esibizioni live coinvolgenti e mastodontiche, stile inconfondibile di chitarre e di vocalità, oltre a velate contaminazioni blues e rock’n’roll hanno contribuito a connotare questo gruppo con un marchio di fabbrica indelebile da quasi quarant’anni, e assolutamente lontano dalla “ruggine” come dimostra la passione del pubblico anche negli ultimi travolgenti concerti, tutti rigorosamente sold-out. Le origini Gli AC/DC vedono la luce a Sydney alla fine del 1973 pertanto vengono spesso classificati come una band australiana, in realtà i due storici fondatori, i fratelli Angus e Malcolm Young, come quasi tutti i componenti del gruppo, sono scozzesi, e dovettero emigrare a causa delle difficoltà economiche familiari. Inizialmente la formazione, oltre ai 2 faratelli (chiatarra solista e chitarra ritmica) vedeva Dave Evans alla voce, Larry Van Kriedt al basso e Colin John Burgess alla batteria, tuttavia già da subito il gruppo non era soddisfatto né delle capacità vocali né degli atteggiamenti troppo “modaioli” del cantante, che era solito esibirsi con giganteschi “zatteroni”, non proprio l’emblema di un gruppo rock, e quindi si misero alla ricerca di un cantante che potesse contemporaneamente rappresentare il vero frontman del gruppo. L’incontro con Bon Scott (anch’egli scozzese) fu il classico colpo di fulmine e la svolta fondamentale della band. Anche al basso vi furono degli avvicendamenti (spesso dovuti ad incomprensioni con i fratelli Young), fino alla definitiva comparsa, nel ’77, di Cliff Williams. Infine, come spesso avviene in ambito rock, anche alla batteria si sono succeduti diversi musicisti, di cui vale la pena ricordare Simon Wright, per gran parte degli anni ’80, Chris Slade, nella prima metà dei ’90 e soprattutto Phil Rudd, dal ’77 al 1983 e dal ’94 ad oggi. Con l’avvento di Scott gli AC/DC diedero vita ad un vero e proprio tour de force: i loro primi anni di attività infatti furono caratterizzati da numerosissimi live e da una assidua presenza in sala di registrazione, a testimonianza della fruttuosa vena realizzativa della band, come dimostrato dai sei album realizzati in cinque anni. Era il 1978 e la band aveva raggiunto una buona popolarità in Australia ed in alcuni paesi europei, ma mancava ancora la consacrazione internazionale, soprattutto statunitense, a cui il gruppo sembrava tenere molto. Ed il successo planetario arrivò puntuale nel 1979, con l’album “Highway to hell”. Si tratta di una vera e propria “bomba” musicale in cui gli AC/DC riuscirono ad arricchire i propri brani con elementi di varietà ed originalità stilistiche senza però (e questo secondo me è un enorme punto a loro favore) piegarsi a logiche commerciali né snaturando la loro cifra musicale. I cinque ragazzi cavalcarono subito l’onda, dando vita a un maestoso tour mondiale in cui si esibirono in alcuni degli stadi più importanti del mondo (fortunato chi fu presente a Wembley, nel ’79, quando salirono sul palco insieme agli Who).
A questo punto la loro carriera sembrava destinata ad un brillante futuro, ma inaspettatamente, all’inizio del 1980, esattamente il 19 febbraio, nella Renault 5 di un suo amico, fu ritrovato il corpo senza vita di Bon Scott, stroncato, probabilmente, da un abuso di alcool. Com’è ovvio, data anche la leadership conquistata dal cantante in quel periodo, le sorti della band sembravano segnate, e gran parte dei fan era certa del prossimo scioglimento (anche gli Young, in seguito, avrebbero ammesso di aver seriamente preso in considerazione tale ipotesi), tuttavia i fratelli decisero che, sebbene provati del dolore gli AC/DC non potevano finire così la loro storia, appena cominciata, e si misero alla ricerca di un nuovo cantante. Fecero alcune audizioni, nessuna delle quali pienamente convincente finchè un fan del gruppo inviò loro una cassetta con delle registrazioni di un certo Brian Johnson, che fu contattato per un provino durante il quale cantò un pezzo degli AC/DC ed uno di Tina Turner. Fu l’inizio di una nuova era per la band. La voce di Johnson era più acuta e strillata di quella di Scott, ma nel complesso era piuttosto simile, e quindi adatta ad eseguire anche i pezzi cantati dal predecessore. Ciononostante è sempre ingiusto fare paragoni, e probabilmente anche cercare punti di contatto tra la voce e la personalità di due frontman, necessariamente diversi e peculiari. Ognuno di noi rimarrà inevitabilmente legato ad uno dei due, probabilmente quello più vicino alla propria età, tuttavia non si può non riconoscere che entrambi hanno portato, nonostante la presenza dei due Young sia sempre stato un elemento imprescindibile, gli AC/DC al livello di una delle più significative hard-rock band di sempre. L’ingresso di Johnson nel gruppo si concretizza subito con l’incisione di un nuovo album, quel “Back in black” che consegnerà definitivamente la band alla storia. Copertina interamente nera, naturale tributo a Scott e soprattutto l’indimenticabile suono di campane che introduce la canzone di apertura, “Hells bells” oltre ad un gran numero di canzoni meravigliose hanno reso questo album il secondo più venduto di sempre nella storia della musica, dopo “Thriller” di Michael Jackson. La ciliegina sulla torta fu costituita dall’ennesimo tour mondiale di presentazione del disco, con la comparsa della celebre enorme campana del peso di quasi due tonnellate, fatta forgiare appositamente da Angus e Malcolm con lo stemma della band, che diventerà poi un elemento quasi fisso nelle esibizioni del gruppo. Gli AC/DC sono riusciti a far diventare un punto di forza quello che per molte band avrebbe potuto rappresentare il punto di non ritorno, e gli assoli di Angus, le schitarrate di Malcolm, i proverbiali acuti di Johnson e prima ancora di Scott, insomma il riconoscibilissimo “muro di suono” degli AC/DC continuerà a colpire le orecchie dei loro fedelissimi fan per molti anni ancora, portando con sé una grande fetta di hard-rock! Curiosità Nel 2003 gli AC/DC sono entrati nella Hall of Fame Il 31 dicembre del 2001, nel New Mexico, alcuni album della band sono stati bruciati con l’accusa di satanismo Al gruppo è stata intitolata una strada a Madrid ed una a Melbourne Nel 2004 Angus e Malcolm Young sono stati classificati al terzo posto nella classifica dei 100 migliori chitarristi di sempre Gli AC/DC sono l’unica band al mondo che è stata per quattro edizioni headliner al festival “Monster of rock” Per chi li vuol conoscere Album: Let there be rock (1977): forse il primo disco in cui la band fa vedere di che pasta è fatta. Veloce, diretto, esplosivo. Highway to hell (1979): l’album della maturità, della pienezza del suono, della nascita del fenomeno AC/DC. L’ultimo di Scott. Imperdibile Back in black (1980): la consacrazione mondiale. Hard rock alla massima potenza. Il primo di Johnson. Per chi suona la campana? Fatela suonare nei vostri stereo. Canzoni: Hell bell, You shook me all night long, For those about to rock (we salute you), Who made who, She’s got balls, T.N.T., Thunderstruck, Live: For Those About to Rock - Live in Moscow 1991 (1993). La celebrazione della fine della dittatura comunista (insieme a Pantera, Metallica e Black Crowes), quasi un milione di persone, il più grande evento hard’n’heavy di sempre! L’interSvista
Oggi siamo veramente emozionati. Ci troviamo di fronte a delle leggende dell’hard-rock in carne ed ossa. Gli AC/DC. Vederli così da vicino e così in forma fa venire quasi la pelle d’oca. Soprattutto Angus sembra un ragazzino, col suo tipico vestito da scolaretto. Anche se, forse il bavaglino con Winnie the Pooh, il ciuccetto e il pannolino sono un po’ troppo estremi… D: Prima di tutto vorrei togliermi una curiosità:quando avete cominciato, nella lontana Australia, avreste mai immaginato tutto questo successo?
Risponde Brian: Assolutamente no, conta che inizialmente dovevamo andare a provare nei meandri più
nascosti dei deserti australiani, perché il governo diceva che da quando suonavamo noi i Maori avevano fatto richiesta per essere assunti nelle banche svizzere, poi quando cominciarono a suicidarsi anche i canguri, fumo costretti ad andare in giro travestiti da nani da giardino D: Veniamo al nome, deriva da “corrente alternata/corrente continua” che vostra sorella vide su un ferro da stiro e che le sembrava appropriato per simboleggiare la vostra energia, giusto? Risponde Malcolm: No, in realtà tornavamo da un viaggio in Italia e sono le iniziali delle cose che allora andavano più di moda: Adriano Celentano e la Democrazia Cristiana. Adesso fanno sicuramente parte del passato, giusto? D: Ehm, lasciamo perdere… piuttosto, Angus, raccontaci come è nata la tua proverbiale camminata, l’hai ripresa da Chuck Berry, no? Risponde Angus (mangiando caramelle gommose): in realtà gnam gnam volevo fare quella gnam di Chuck Norris o don Chuck castoro, ma erano gnam gnam troppo difficili… D: Si dice che il suono della mastodontica campana effettuato da Brian all’inizio di Hell bells e dedicato a Bon sia uno dei più potenti e commoventi tributi del rock. Come è nata l’idea? Risponde Brian: In realtà per caso. Io ero un fervente chierichetto e la campana mi è stata donata dal mio caro parroco (anzi ne approfitto per salutarlo: ciao Don Dolone, non dimenticherò mai le lezioni notturne in sagrestia a parlare della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Soprattutto dei pesci). A un concerto la gente faceva un gran casino perché fummo chiamati all’ultimo minuto per sostituire i Jalisse e loro rivolevano i soldi del biglietto. Fu l’unico modo per farli stare zitti. D: E come andò il concerto? R: Male, ma un sacco di camionisti si convertirono e Don Dolone ancora mi ringrazia… D: Qual è stata secondo voi la svolta della vostra carriera? Risponde Malcolm: Quando abbiamo introdotto i distorsori di ultima generazione Risponde Brian: Quando il mio parroco mi ha insegnato a cantare a cappella Risponde Angus (facendo il ruttino): Quando hanno inventato i chupa chups D: Cosa ne pensate delle accuse di satanismo che ogni tanto vi sono state rivolte? Risponde Malcolm: Sono tutte idiozie. Certo, se ascolti i nostri dischi al contrario si sente tutto l’inferno di Dante, il “Faust” di Goethe, “La liceale, il diavolo e l’acqua santa” di Lino Banfi e “I numeri della bestia” con 666 muratori di Campobasso e Cicciolina vestita da tigre della Malesia, ma sono solo coincidenze. Anzi spesso abbiamo pensato di denunciare qualche giornalista, ma gli avvocati sono diventati troppo cari. Soprattutto le loro anime D: Ed infine, Angus, veniamo al tuo famosissimo vestito da scolaretto. Come è nato? Risponde Brian: Volevamo simboleggiare, in esplicita dicotomia con la possanza musicale da noi sciorinata durante i concerti, la cristallina purezza dell’infanzia e l’implicito assioma della mancanza di barriere ideologico/culturali peculiari di tale età, mediante un velato quanto inequivocabile ossimoro, poi assurto ad icona intrinseca del fenomeno hard rock che in cotal guisa… Interviene Angus (facendo una puzzetta): Ma quale scolaretto! Io sono vestito da Power Ranger! Interviene Malcolm: Ehm Angus, mi sa che non era una puzzetta, fammi controllare il pannolino…
Ci scusiamo con i gentili lettori ma siamo costretti ad interrompere l’intervista per cause indipendenti dalla nostra volontà e dal nostro olfatto. Ringraziamo comunque i fantastici AC/DC e diamo appuntamento a tutti con la prossima puntata di “La vera storia del rock”. Al prossimo mese. (Aprite quella finestra, maledizione!)
Il sondaggio Chi è per voi il vero cantante/frontman degli AC/DC?
Bon Scott
Brian Johnson
Rispondete al sondaggio su www.undergroundzine.com Gabba
Spazio film Ciao ragazzi, oggi volevo presentarvi questa nuova rubrica dedicata ai film. Il film che vi presento è del 2008 dal titolo DEATH RACE Death Race è un film distopico del 2008 diretto da Paul W. S. Anderson e conJason Statham. Il film è un remake di Anno 2000: La corsa della morte del 1975, diretto da Paul Bartel e prodotto da Roger Corman, con David Carradine e Sylvester Stallone. GENERE: Azione Trama Nel 2012 tutte le nazioni vanno in crisi. La disoccupazione e la criminalità salgono ai massimi livelli. Il sistema carcerario collassa, e il governo USA lo affida a delle corporazioni private, che tentano di ricavarne il massimo profitto trasmettendo via web a pagamento delle gare mortali tra carcerati. La più famosa è la Death Race, consistente in una gara a bordo di auto corazzate, modificate per trasportare armi di vario tipo che si attivano tramite l'uso di tre specifiche pedane (in un sistema molto simile ai videogiochi). Il più famoso dei piloti, Frankenstein, muore mentre finisce una corsa, ottenendo, comunque, la sua quarta vittoria (dopo cinque vittorie il condannato è libero). Jensen Ames, ex-campione NASCAR e ora ridotto a modesto operaio di una fonderia, si ritrova vittima della chiusura del suo posto di lavoro insieme a centinaia di altri operai. Dopo il suo ritorno a casa, un uomo mascherato irrompe in casa sua uccidendo sua moglie e lo incastra mettendogli il coltello in mano dopo averlo tramortito. Jensen si ritrova così in galera, condannato per l'omicidio della moglie. La direttrice del carcere lo obbliga a prendere il posto di Frankenstein (morto all'insaputa del pubblico), sapendo che Jensen era stato un pilota a suo tempo. Aiutato dai meccanici dell'ex-Frankenstein (Coach, Lists e Gunner) e dal navigatore, la bella Case, cercherà di conquistare la propria libertà in pista, ma capisce subito che qualcosa non va e che le circostanze gli sono stranamente avverse. Durante le varie fasi, Jensen indagherà a fondo sul motivo per cui lo hanno incastrato, ma soprattutto sul motivo per cui lo vogliono tenere in prigione. Allo stesso tempo, deve anche sopravvivere alle folli corse, tentando di uccidere i suoi avversari: Machine Gun Joe, Pachenko (che si scoprirà essere l'assassino della moglie), il cinese 14K, Hector Grimm, Riggins, Carson, Travis Colt e Said.
SCENE DEL FILM
Live report Live Report: Steve Vai at Alcatraz – Milano 12/11/2012
A seguito del suo ultimo lavoro, The story of Light, il noto chitarrista italo – statunitense torna in Italia in tour con tre tappe di cui la conclusiva all' Alcatraz di Milano. A seguito ci si trova davanti una line-up di tutto rispetto fatta di volti già noti a gli affezionati di Vai (e non solo!) a cominciare da Philip Bynoe al basso, come nel lontano '96, a seguire i suoi ultimi fidi accompagnatori Dave Weiner (chitarra / tastiere / sitar ), Jeremy Colson (batteria) e alla “new entry” Deborah Henson-Conant” all' arpa / tastiere.
Come stabilito, l' “alieno” della sei corde non si fa attendere e subito dopo le 21:00 dapprima attira l' attenzione da dietro le quinte coi suoi classici “Yu-huuuu?” elettrici e di seguito irrompe sul palco squarciando l' Alcatraz con “Racing The World” e “Velorium” mentre nell' aria si sprigiona un sound compatto eppure ricco di sfumature e giochi di feedback quale solo Vai è capace di offrire. Sweep, tapping, legati, riff granitici e stacchi bionici da parte di tutta la band fanno si che i fans esplodano alla fine di ogni traccia. A farla da padrone è, oltre all' indubbia padronanza dello strumento ed alle difficili composizioni personalizzate su ogni sfumatura, il personaggio quale Vai sa essere: schiacciante come pochi, mancato cabarettista, nobile giullare, padrone della scena e Musicista con la M rigorosamente maiuscola.
Difatti si concede più volte al pubblico e si fa capire in un italiano grezzo ma proprio per questo proposto più volte poiché parte della persona che Vai è: un egocentrico Maestro che ama la considerazione e lo scherzoso avvilire, poiché.. come dice lui stesso: “sono Steve Vai!!”. Il resto del gruppo per forza di cose sta al gioco ma il livello è altissimo: molte le parti soliste proposte da tutti i componenti, dal pezzo acustico solista di Dave Weiner al solo della Henson-Conant condito da un' insolita arpa pluri effettizzata e distorta. Per non parlare di Bynoe che si propone addirittura con tanto di arco e contrabbasso o di Jeremy Colson che, al rientro di Vai sulla scena, sparisce e rientra solo dopo esser stato richiamato a gran voce dalla folla con una batteria elettrica a tracolla (denominata Strap-On dallo stesso J.C.), dotata di decine di personalizzazioni tra cui: led, teschietti, imbragatura con logo VAI e un teschio “parlante” comandato a distanza con cui lo stesso Vai sidiverte e viene deriso. Con questi unusuali strumenti sicuramente non da palco Rock / Metal, viene eseguita “salamanders in the sun” e parti delle suite del chitarrista, scomponendole in un ordine non proprio da cd. Infine? Beh non poteva mancare il Vai TECNOLOGICO con maschera protettiva stile “giardiniere” e tuta personalizzata da led, guanti con led e chitarra Ultra – Zone, la stessa della copertina dell' omonimo album. Ed ecco che, ancora una volta ci travolge con OOOO fino a ritornare sul palco, invitare due fan e organizzare in men che non si dica una “jam session” seguita da, oserei dire, un pezzo inedito... grezzo, certo, ma che tutto sommato colpisce. Probabilmente lo ritroveremo più in la. Una cosa è sicura: circa 3 ore di show letteralmente dominate e quasi per nulla pesanti. Non ho visto nessuno andar via anzi, ogni volta che mi giravo avevo sempre più gente dietro e la cosa interessante è che il buon Steve ha attirato un pubblico davvero multigenere e di ogni età... In sostanza Vai ha detto: “oggi sarà il mio ultimo show in Italia per questo tour.. e quindi, voglio che per voi sia indimenticabile!!!” Steve & company: obbiettivo raggiunto.
John Crown
SPAZIO ALLE BAND DUNKELROT è musica aggressiva, tagliente e diretta. DUNKELROT è il rosso scuro della rabbia, della passione e della determinazione. DUNKELROT è la band alternative metal interamente femminile,formata da Giulia (voce), Elena (chitarra), Sonia (basso) e Lory (batteria). Quattro ragazze caratterizzate da diverse influenze musicali, unite dal profondo desiderio di fare musica propria e di fare propria la musica. Le Dunkelrot nascono nella primavera del 2010 dall’idea di Chiara (ex chitarra ritmica) e Giulia di creare una rock band femminile. Con l’arrivo nei mesi successivi delle altre componenti le sonorità si spostano definitivamente sul metal. Il gruppo non perde tempo e già dall’inizio del 2011 si dedica all’attività live, esibendosi in tutta la Lombardia su palchi rinomati tra cui il Rock ‘n’ Roll di Rho (MI), il Blue Rose Saloon di Bresso (MI), il Legend 54 di Milano il Theatre di Rozzano (MI) e il J Cafe' di Livraga (LO). Nell'aprile 2012 registrano il demo “Mistress Fear”, composto da quattro brani scelti fra gli inediti scritti. Il demo riceve recensioni molto positive da varie webzines e dal prestigioso magazine Metal Maniac. Il 4 giugno 2012 le Dunkelrot approdano in radio e "Choke e "Mistress Fear vengono trasmesse su Radio Fondi durante il programma "Back in Rock". Con l’aggiunta di due brani, le Dunkelrot sono pronte ad entrare in studio a fine dicembre per registrare il loro album di debutto e farsi conoscere ad un pubblico sempre maggiore.
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CURIOSITA' GIULIA: Ama la rabbia di Corey Taylor e la coraggiosa dolcezza di Tori Amos. Usa la musica per emozionarsi e per emozionare. Appassionata di film di Christopher Nolan, videogiochi e fumetti, dei quali sporadicamente è anche sceneggiatrice.
ELENA: A 13 anni i Metallica mi hanno fatto venir voglia di suonare la chitarra. Suonare è come sognare, niente riesce a farmi sfogare più di stare su un palco. Sto cercando di imparare il tedesco, ho un debole per le lingue germaniche!
LORY: Suono la batteria da ormai 9 anni e con le band passate ho esplorato diversi generi e maturato una discreta esperienza. La musica è per me un’emozione, introspezione, libertà dell’anima, e allo stesso tempo uno strumento per comunicare idee e spingere a riflessioni. Per questo motivo amo fare musica e vorrei che la nostra musica fosse tutto questo.
SONIA: Ho deciso di suonare il basso 5 anni fa dopo aver ascoltato gruppi come The Cure, Joy Division, Led Zeppelin, Cream ecc. che mi hanno fatto appassionare al suono pieno, caldo e oscuro di questo strumento. Le Dunkelrot sono la prima band con cui ho la possibilità di creare qualcosa e di esprimere la mia musica
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