nuova proposta dicembre 2014

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale

1968 Parigi 2014 Hong Kong: studenti protagonisti

n. 11/12 - 2014 anno XXXX Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC


Parigi chiama Hong Kong

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964-Berkeley (campus universitario), 1968-Parigi (La Sorbona), 1989-Pechino (p.za Tienanmen), 2014-Hong Kong sono separate dallo spazio e dal tempo ma sono legate dal nome dei protagonisti: gli studenti e le loro istanze gridate. Già nel 1964 i temi della libertà nel suo significato più generale e del primato del diritto di accesso alla cultura hanno varcato i confini degli Stati Uniti d’America e della Francia per diventare voci di almeno altri trenta Paesi (Italia compresa) in un dilagare di lotta, anche cruenta, e di fantasia. Il Nobel a Malala Yousafzai e a Kailash Satyarthi ne appare come l’odierno prolungamento. Molto spesso parliamo di primato della scuola senza riflettere, e quindi agire, sulla sua reale capacità di innescare e alimentare il progresso, senza ricordare che nella scuola si sono illuminati i germi di analisi e speranze capaci di generare anche le spinte contro la sua pigra conservazione. I figli contro la madre. E ciò anche quando le rivolte aspre hanno assunto i nomi gentili dei fiori. Così, dopo i garofani e i girasoli ecco gli ombrelli colorati di Hong Kong, aperti non in opposizione alla pioggia ma ai vapori degli spray urticanti della polizia. E proprio dei colori e dell’età di quei figli della scuola (Joshua Wong, il leader, ha 17 anni, come Malala: ironia della kabbalà?) la Cina, forse ricordando Tienanmen, teme in qualche modo la determinazione, tanto più oggi che i social network sono grandi amplificatori della rivolta. * * *

Parlando di eccessi violenti del Sessantotto e delle loro ricadute si è detto di buoni e di cattivi maestri. Tra i primi è stato ed è riconosciuto don Lorenzo Milani che, relegato a Barbiana –atomo del Mugello-, unì alle “Esperienze Pastorali” quelle per la promozione dell’istruzione, per rendere anche i poveri capaci di parlare in una società dominata da chi possedeva cultura. Stella orientatrice della sua straordinaria scuola era la convinzione che “Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. GP.M. In copertina: due dei tanti simboli partecipativi delle rivolte studentesche

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SOMMARIO 3 4 8 11 14 16 18 20 21 24

Auguri abusati Attenzione, accoglienza, cura, misericordia Quale scuola... ...Aspettando Godot La “buona scuola” e l’inclusione degli alunni disabili Volontariato e Iva: una finta agevolazione L’albero degli zoccoli Ridere per vivere... run Norme giuridiche e Giurisprudenza Colpo d’ala


E’ NATALE

Auguri abusati di Domenico Volpi

“B

uon Natale” sono le parole più usate del mes e di dicembre, e forse di ogni mese dell’anno. Usate, ma spesso abusate, travisate, strumentalizzate. Quasi tutti le pronunciano, ma molti ne hanno perso il senso. La notte dell’Incarnazione, il primo grande Mistero della religione cristiana, è diventata la notte dell’attesa di un vecchio dalla barba bianca vestito di rosso, un certo Babbo Natale, che stranamente si moltiplica davanti ai negozi, sui cartelli pubblicitari, nelle trasmissioni televisive, tanto da essere diventato il simbolo principe della festività. Le corna delle renne hanno sostituito le ali degli angeli. Molti identificano il Natale con i dolci e il banchetto. Senza negare il valore della convivialità e del ritrovarsi alla stessa tavola (“Natale con i tuoi…”), convinciamoci che a questo scopo non è necessaria l’esibizione di cibi ricercati, specialmente in tempo di crisi, ed elogiamo chi ottiene il massimo dei risultati con la minima spesa. È anche il giorno dei regali: quelli attesi dai bambini sono sempre più sofisticati e tecnologici sopprimendo manualità e creatività, e spesso quelli scambiati fra gli adulti sono unicamente un obbligo sociale. Persino il modo di fare gli auguri si banalizza, e da una colorata cartolina o da una calorosa lettera si passa ai messaggini: un augxnat inviato a decine o centinaia di destinatari è il segno che il mittente non ha né parole né tempo né voglia di cercare un rapporto personale con una telefonata o con una missiva.

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La radice prima della Festa si è impallidita o è scomparsa. Tante persone non rivolgono il pensiero al Gesù Bambino che nasce, a Lui non si rende onore. Il nome di Betlemme significa “casa del pane”, ma si preferisce pensare a panettoni, pandori, parrozzi ecc. dal lato solo gastronomico, senza avvertire il valore simbolico che segnala la preziosità del pane. Lo stesso Presepio, che ancora appare in tante case delle famiglie cristiane e nelle chiese, viene visto sovente come un ornamento, più che come una rievocazione nello spirito in cui lo volle san Francesco a Greccio. In diverse scuole, educatori ignoranti hanno espulso il presepio tradizionale sbandierando la multiculturalità, quasi fosse impossibile, da parte di bimbi e famiglie di religioni diverse, l’accettare di festeggiare la nascita di un bambino (chiunque si creda che egli sia).

È soprattutto la cultura laica occidentale che ha svalutato il concetto naturale di nascita: le culture di tutte le religioni la considerano ancora come “miracolo” (“cosa da ammirare”). Ed è comunque la nascita di una Persona che ha cambiato la storia umana. Anche certi simboli –alcuni dei quali di origine pagana – come l’albero, il vischio, le luminarie e varie usanze tradizionali, sono visti solo nel loro aspetto “decorativo” e come espressione di una gioia artificiale piuttosto che nel significato che il cristianesimo, tramandandoli, ha dato loro: gioia profonda per l’avvento del Salvatore, segno di vita rinascente, splendore del Creato in festa, luce che squarcia le tenebre. Di solito, si augura un “Buono e felice Natale”, ma dobbiamo essere coscienti che per milioni di bambini questo Natale non sarà felice. La banalizzazione dei significati e lo sfruttamento pubblicitario consumistico sono in conflitto con la condizione mondiale dei bambini. Quasi la metà di loro vive in condizioni di povertà, 5 milioni l’anno muoiono per fame o malnutrizione, più di 100 milioni sono quelli senza la possibilità di frequentare una scuola, 20 milioni sono vittime di abusi, 1.200.000 ogni anno sono resi schiavi, venduti come oggetti, e centinaia di migliaia sono stati e sono arruolati a forza negli eserciti di fazioni in lotta in vari Stati dell’Africa e dell’Asia, obbligati a uccidere e a farsi uccidere. Come augurare un “Buon Natale” ai bambini cristiani siriani in fuga, agli iraqeni sotto le bombe, a quelli che gremiscono i barconi degli emigranti, ai giovanissimi coinvolti nelle cento guerre e guerriglie che insanguinano il mondo e a quelli che popolano le baraccopoli di tutti i continenti? Non crediamo di essere fuori dai problemi: le periferie degradate esistono anche da noi, la povertà è cresciuta, i ragazzi sono arruolati dalle mafie in mancanza di lavoro e di attenzione ai loro problemi. Buon Natale, dunque, ma non solo a parole vaghe e distratte. Ciascuno può fare qualcosa per diffondere gioia e speranza (che spesso sono la stessa cosa): acquistare consapevolezza, informarsi e diffondere notizie, evitare sprechi, appoggiare iniziative di carità e di giustizia, aiutare concretamente i vicini. È con questo spirito che auguriamo Buon Natale ai nostri lettori.


FAMIGLIA

Attenzione, accoglienza, cura, misericordia di Mons. Vincenzo Apicella *

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er una com bi nazi one, che può apparire casuale solo a chi non è abituato a tenere in conto i progetti della P rovvidenza, la III Assemblea generale straordinaria del S inodo dei Vescovi si è conclusa alla vigilia della Beatificazione di Papa Paolo VI, colui che seppe tradurre in forma concreta e stabile l’ispirata intenzione del suo predecessore, San Giovanni XXIII, di ristabilire in modo permanente lo stile sinodale nella vita della Chiesa Cattolica Romana. Di questa preziosa consegna Papa Francesco ne ha fatto uno dei punti qualificanti del suo Pontificato, tanto da indire contemporaneamente due Sinodi del Vescovi, a distanza di un anno l’uno dall’altro e sullo stesso tema della famiglia. Qualcuno ha fatto notare che anche il primo Sinodo convocato da San Giovanni Paolo II, all’indomani della sua elezione a Vescovo di Roma, trattava dello stesso argomento ed ha attribuito la somiglianza alla provenienza di ambedue dalla conduzione diretta di una grande Diocesi, il che aiuta a percepire le priorità dei problemi e delle sfide, che la Chiesa è chiamata ad affrontare. Certamente, la famiglia non è un problema, ma una risorsa, che però, come tutte le risorse, oggi corre il rischio dell’inquinamento, se non dell’esaurimento. E’ necessari o, al l ora, che l a gi oi a dell’evangelizzazione si estenda anche a questo ambito, che è quello originario e permanente di ogni esistenza umana ed anche quello in cui più massicciamente si fanno sentire le mutazioni culturali e sociali in cui siamo tutti coinvolti. Papa Francesco ha dettato all’inizio lo stile ed il metodo dei lavori sinodali, presen-

ziando poi a tutte le Congregazioni, senza intervenire nel dibattito, salvo concluderli con un applauditissimo discorso finale. Lo stile doveva essere quello di “parlare chiaro”, con libertà e senza giri di parole, con la piena consapevolezza della propria responsabilità episcopale, ma, prima ancora, di “ascoltare con umiltà” quanto gli altri vescovi avevano da comunicare, nella ricerca della via su cui il Signore stesso intende condurre il Suo gregge. Se questo è stato lo stile dei lavori, non si vede perché debba aver suscitato tanta meraviglia la diversità delle opinioni su tanti argomenti scottanti e la vivacità della discussione, che ricorda quella delle Sessioni conciliari di cinquant’anni fa, segno di vitalità e di passione apostolica. Anche il metodo ha ricalcato la stesso percorso, articolandosi su tre momenti dello stesso impegno: “ascoltare”; ascoltare anzitutto “la gente”, i suoi problemi concreti, le sue ansie, le sue gioie e le sue fatiche nel contesto sociale e culturale di oggi e questo, per la prima volta, è avvenuto anche nella fase preparatoria del Sinodo, con un questionario a cui sono state chiamate a rispondere tutte le Diocesi del mondo. Quindi l’ascolto di Cristo, della sua Parola, dell’Evangelo, che illumina la nostra storia e che per la Chiesa è l’unico e insostituibile punto di riferimento, di cui siamo costituiti servi e non padroni, interpreti ed annunciatori, senza cedimenti o accomodamenti, pertanto chiamati ad una fedeltà che non può tollerare alcuna alterazione dei contenuti fondamentali della fede. Infine l’ascolto reciproco, che nel Sinodo ha trovato ampio spazio, soprattutto nel tornante tra le due settimane, quando * Vescovo di Velletri-S egni


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si è trattato di discutere il documento che sintetizzava la prima fare dei lavori, quella delle Congregazioni generali, per essere poi esaminato e rielaborato nei 10 Gruppi minori, divisi per aree linguistiche, in modo da pervenire ad una Relazione finale. A questo punto i 183 Padri sinodali hanno espresso ben 470 modifiche o aggiunte e anche delle 62 proposizioni della Relazione fi nal e t re non hanno raggi unt o l ’approvazi one dei due t erzi dell’Assemblea, essendo così rinviate ad un ulteriore approfondimento. Le tre proposizioni riguardano i temi più spinosi e controversi: sulla possibilità che i divorziati e risposati possano accedere ai sacram ent i del l a P eni t enza e dell’Eucarestia, sul rapporto tra la Comunione sacramentale e quella spirituale, sull’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale. Su questi argomenti occorrerà pervenire a formulazioni più chiare e condivise e a questo si potrà lavorare nel prossimo anno, in vista dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, prevista per l’ottobre 2015. Sì, perché, insieme alla chiarezza ed alla trasparenza (sono state pubblicate tutte le relazioni dei Gruppi minori, oltre a quella della sintesi di metà percorso, insieme a tutti i voti ottenuti dalle proposizioni della Relazione finale), un’altra delle caratteristi-

che che rendono questo Sinodo veramente “straordinario” è di essere, come è stato detto, un work in progress, cioè un lavoro che non ha voluto essere definitivo, ma servire soprattutto ad aprire delle piste su cui si dovrà ulteriormente procedere. Detto tutto questo, ci si può chiedere qual è il lascito di queste due intense settimane di fatica a cui si sono sottoposti i Padri sinodali? Quali dati, quali indicazioni e prospettive sono emersi? Da osservatore esterno, vescovo, ma non partecipante direttamente ai lavori, mi sembra di doverne sottolineare almeno tre: l ’ at t e g g i am e n t o di f o n do che l a C hi es a i nt ende as s um ere, l a v al o ri zzazi o ne di quanto apparti ene al l a real tà umana del matri mo ni o , l ’Ev ang el o del l a fami g l i a c ri s t i an a p ro p o s t o c o m e v i a e no n s e m pl i c e m e nt e c o m e no rm a g i uri di ca. Le parole che tornano più spesso negli interventi e nei documenti prodotti sono: attenzi one, accogl i enza, cura, accompagnamento, mi s eri cordi a. Un clima positivo di accoglienza e di gioia si sta ormai diffondendo gradualmente nell’aria che si respira nella Chiesa, a partire da quel formidabile documento program m at i co di papa F rancesco che è l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium , credo il documento più citato dai Padri in questi giorni, insieme alla Fami-


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liaris Consortio e ai Documenti conciliari. Non possiamo innanzitutto tradire la parola stessa Ev-angelo, che ha proprio come contenuto originario la gioia, la speranza, il valore sacro di ogni persona, per la quale si apre la promessa concreta e realizzata in Gesù di Nazareth della riconciliazione con il Padre, del perdono nello Spirito e, in definitiva, della Resurrezione in Cristo. Tutto questo non è soltanto “forma”, è il contenuto principale del messaggio cristiano e deve avere il primato su tutto il resto e deve essere proposto e percepito prima di tutto il resto e tutto il resto è ordinato ad esso. Ciò non vuol dire cedere alla tentazione di un “buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle, che tratta i sintomi e non le cause e le radici”, come ha detto il Papa nel discorso conclusivo, dopo aver parlato dell’altra tentazione, quella “dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere”. Questo atteggiamento di fondo, ormai, non può più essere eluso e, provvidenzialmente, sembra essere un punto di non ritorno nel l o sl anci o m i ssi onari o dell’evangelizzazione, che Papa Francesco col suo ministero e la sua testimonianza vuole trasmettere a tutte le realtà ecclesiali. In secondo luogo, il Sinodo ha evidenziato una importante sottolineatura conciliare: “facendo nost ro l ’i nsegnam ent o dell’Apostolo secondo cui tutta la creazione è stata pensata in Cristo e in vista di Lui (Cf. Col.1,16), il Concilio Vaticano II ha voluto esprimere apprezzamento per il matrimonio naturale e per gli elementi validi presenti nelle altre religioni (Cf. Nostra Aetate, 2) e nelle culture nonostante i limiti e le insufficienze (Cf. Redemptoris Missio, 55). La presenza dei semina V erbi nelle culture (Cf. A d Gentes, 11) potrebbe essere applicata, per alcuni versi, anche alla realtà matrimoniale e familiare di tante culture e di persone non cristiane. Ci sono quindi elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio cristiano – comunque fondato sulla relazione stabile

e vera di un uomo e di una donna – che in ogni caso riteniamo che siano ad esso orientate.” (Relazione finale, 22). Questi principi, espressi nella seconda parte, “Lo sguardo su Cristo”, vengono ripresi negli orientamenti pastorali della terza parte, in cui si afferma: “Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà… Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso.” (Relazione finale, 41). Il matrimonio e la famiglia sono realtà, che, prima di essere illustrate nel Liber

S cripturae, sono già contenute nel Liber naturae, anche se questa rimane una natura lapsa, cioè ferita dal peccato. Da questo peccato siamo liberati in virtù della grazia, che sgorga incessantemente dal costato aperto del Signore Nostro Gesù Cristo, Crocefisso e Risorto: è Lui il Nymphios, lo Sposo, il Nuovo Adamo da cui trae la sua esistenza la Nuova Eva, la Chiesa, la Sposa. E’ in virtù di questa grazia, alla quale va riservato sempre il primato (EG,112), che possiamo vivere ed annunciare L’Evangelo del Matrimonio cristiano, che proprio per questo è stato riconosciuto dalla Chiesa come Sacramento. Ma la grazia suppone la natura, sanandola, non in modo automatico e magico, bensì accompagnando la natura nel suo faticoso cammino di guarigione, che inevitabilmente passa anch’esso attraverso la croce.


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Ne fanno esperienza quotidiana tutti i batt ezzat i , che, sant i fi cat i dal l o S pi ri t o nell’acqua battesimale, sono chiamati a vivere concretamente ogni giorno di più questa santità, che non viene dalle nostre opere, ma dalla fede in Cristo Gesù. Sappiamo tutti quanta fatica occorre per portare accesa fino alla fine la lampada che ci è stata consegnata il giorno del nostro Battesimo e quante volte diventiamo anche noi “lucignoli fumiganti”. Non per nulla nella storia della Chiesa la prassi del sacramento della Penitenza o Riconciliazione è andata soggetta a tanto grandi e profonde trasformazioni, a partire dai tempi apostolici, con buona pace dei “montanisti” o “donatisti” di ogni epoca. Nel Sinodo si è parlato di “legge della gradualità”, concetto già sotteso in molti passi dell’Evangelii Gaudium, in tutto il primo capitolo, soprattutto dal n. 34 al 49, ma anche nei paragrafi 169-173 e nel primo dei quattro grandi principi enunciati nel capitolo quarto: “Il tempo è superiore allo spazio” (EG,222-225). Per tutto questo l’Evangelo della famiglia va annunciato come via e orizzonte di vita e non trasformato in pura norma giuridica, riportando alla mente che nella frase di Gesù: “all’inizio non fu così” (M t.19,8) la parola “inizio” (archè) va tradotta con “principio”, principio costitutivo permanente che va sempre più esplicitato e vissuto e non semplice status quo ante, inizio cronologico a cui dovremmo tornare. D’altra parte la sofferenza di tante famiglie “irregolari” nasce proprio dalla maturazione di una sensibilità umana e cristiana assente al momento del primo Matrimonio, per cui, secondo alcuni Padri, “andrebbe

considerata la possibilità di dare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del Matrimonio, tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento” (Relazione finale, 48). Nei Gruppi minori si è detto, comunque, che “legge della gradualità” non significa “gradualità della legge” ed il Papa, nel discorso conclusivo, ha ringraziato i Padri perché essi hanno avuto sempre “davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum (Cf. Can.1752). E questo sempre senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita (Cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et S pes, 48)”. Molte altre annotazioni andrebbero fatte a partire da quanto è emerso nel Sinodo: il ruolo delle legislazioni nazionali ed internazionali, le enormi disparità culturali nell’ambito stesso della Chiesa, le situazioni drammatiche dovute ai conflitti, alle persecuzioni, all’emigrazione forzata, alla povertà, alle violenze, la necessità per la famiglia stessa dell’apertura al servizio, senza dimenticare che, anzitutto, il Sinodo ha sentito “il dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà con cui tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione” (R elazione finale, 1). Il lavoro ora continua e non solo più per i Padri sinodali, ma per tutta la Chiesa, per tutti noi, che, cum Petro et sub Petro, siamo tenuti a farci carico di quella realtà sacra ed insostituibile che si chiama “Famiglia”.


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Quale scuola… di Alessio Affanni

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opportuno iniziare questo discorso da coloro che la scuola la vivono, in primis studenti, famiglie ed i ns egnant i . A propos i t o dei pri m i , una ricerca svolta su un campione di 650 ragazzi dalla Fo ndazi o ne Ex o dus ci racconta che il 63,1% dei ragazzi dai 16 e i 18 anni è a rischio di dispersione scolastica, con una percentuale che rimane alta anche nella fascia tra i 14 e i 16 anni (49,8%). Tra i comportamenti a rischio ci sono un rapporto distorto col cibo, eccessiva l i t i gi os i t à e Mentre si discute la riforma illedella “buona scuola”, proviamo condotte gali o uso di ad ascoltare cosa la scuola sostanze nocive (e probaci sta raccontando. bilmente – fenom eno che la ricerca non può forse rilevare – un malessere, a monte, che nasce da situazioni difficili o di non curanza nei rapporti familiari). Contestualmente, il “1 2 ° R ap p o rt o s u s i curez z a, qual i t à e acces s i b i l i t à a s cuo l a”, presentato il 18 settembre scorso da Ci ttadi nanzatti v a, fa rilevare che 4 scuole su 10 hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, con interventi che spesso non vengono più effettuati, metà delle scuole in zona a rischio sismico e alcune a rischio idrogeologico. In tutto sono stati monitorati 213 edifici scolastici in 14 regioni, con dettagliate indicazioni, oltre che sulle strutture, anche sul livello di sicurezza interna ed esterna, basata anche sugli episodi di vandalismo e bullismo verificatisi (una scuola su tre ha subìto, nell’ultimo anno, atti di vandalismo; una su dieci è stata al centro di episodi di bullismo, in alcuni casi sfociati in casi di microcriminalità). A tal proposito, tra l’altro, il Ministero dell’Interno sta attivando un numero telefonico, valido per tutta Italia, al quale si potrà inviare un sms per denunciare spacciatori e casi di bullismo presenti

nelle vicinanze delle scuole(c’è da augurarsi che questo strumento venga utilizzato in modo assennato). La segnalazione arriverà direttamente agli operatori della Questura. Un’altra indagine dell’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva riguarda gli as i l i ni do co munal i : 309 euro al mese è il costo medio in Italia per mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, con notevoli differenze territoriali fra nord, centro e sud. Al nord Italia si registrano le città con i costi più alti. E un bimbo su tre resta (ancora) senza posto, con punte del 71% in Basilicata e del 65% nel Lazio. COS A S I E’ PENS ATO DI FARE, i n attes a del l a ri fo rma o rg ani ca del l a s cuo l a? Un decreto ministeriale ha lanciato, a partire dall’anno scolastico 2014/ 2015, l a s peri m ent azi one dell’apprendistato per gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori (al ternanza s cuo l a/ l av o ro ). Un tentativo per provare a dare una risposta, intanto, non ai problemi di chi inizia il percorso scolastico o di chi lavora all’interno della scuola ma degli studenti che si apprestano a terminare gli studi, cercando di arginare i dati allarmanti sulla disoccupazione giovanile. In questa direzione (come raccontavamo sul n. 7-8/2014 di Nuova Proposta) va visto anche il Pi ano Garanzi a Gi o v ani , che dopo i primi mesi mostra luci e qualche ombra, secondo quanto riferisce l’analisi del centro studi Adapt (sulle offerte pubblicate nel portale nazionale appositamente creato). C iò è dovuto, a quanto pare, ad annunci pubblicati che spesso non sono in linea con gli obiettivi del Piano indicati dal Ministero del lavoro, in quanto molti di essi non provengono da aziende ma ricalcano le offerte delle agenzie per il lavoro e, spesso, non sono rivolti a giovani in cerca di prima occupazione. Come sempre, quando si parla di riforme,


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non va trascurata nemmeno quella – urgente – della pubblica amministrazione... Tornando al l a s peri m ent azi one per l’apprendistato degli studenti, l’obiettivo è di consentir loro di inserirsi in un contesto aziendale già prima della conclusione del loro percorso scolastico e del diploma, alternando la frequenza scolastica con la formazione e il lavoro in azienda. Prima di arrivare alla convenzione con la singola scuola, l’azienda interessata sottoscriverà un protocollo d’intesa con i Ministeri dell’Istruzione e del Lavoro (o i loro uffici periferici) e le Regioni interessate, in cui saranno specificati indirizzi e criteri per individuare scuole e studenti, il numero minimo di ore da svolgere sul posto di lavoro e i sistemi di monitoraggio e valutazione. L’impresa dovrà, ovviamente, avere i re-

quisiti per la formazione degli apprendisti, anche minorenni. Ogni studente-apprendista sarà accompagnato da un “piano formativo personalizzato”, che espliciterà il percorso di studio e di lavoro, e da un sistema di tutoraggio aziendale e scolastico. Possibili anche specifiche attività formative congiunte, tra scuola e impresa: per l’interazione tra apprendimento in aula ed esperienza di lavoro si potrà infatti utilizzare fino al 35% dell’orario annuale delle lezioni. I periodi di apprendistato saranno valutati e certificati come crediti ai fini dell’ammissione all’esame di Stato.

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M a, i n t an t o , c o m e , v a p e r g l i al unni i tal i ani ? E’ s o ddi s facente l a l o ro capaci tà? Ce lo raccontano i dati emersi dalle rilevazioni 2014 dell’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del

sistema educativo di istruzione e di formazione) che monitora annualmente i livelli di apprendimento degli alunni italiani relativamente alla comprensione della lettura e alla matematica. Nel “R ap p o rt o ” presentato lo scorso 10 luglio presso il Ministero dell’istruzione, si evidenzia un divario meno marcato tra le diverse regioni e con gli istituti tecnici che recuperano terreno sui licei, soprattutto per la matematica. Le rilevazioni sono il risultato di prove standardizzateeffettuate nelle classi di scuola primaria e secondaria, con ci rca 13. 200 s cuol e coi nvol t e e 2.287.745 studenti che hanno sostenuto i test. Ma co me do v rà es s ere l a s cuo l a, per es s ere una “buo na s cuo l a”? Il progetto governativo sulla “buona scuola”, del quale si sta molto parlando in questo periodo, ha una parte iniziale molto consistente dedicata al problema dei precari, con l’ideadi sistemare queste pendenze che riguardano 150mila insegnanti. Il progetto prevede poi una rimodulazione dei programmi scolastici (più musica, arte ed educazione fisica), un rapporto più stretto tra istituti professionali e mondo del lavoro e il compimento dell’attesa digitalizzazione della scuola. Il rapporto è sintetizzato in 12 punti (ma è consultabile anche integralmente) e spiega il piano straordinario di assunzioni dei precari fino al 2015, dal 2016 l’accesso solo tramite concorso e con docenti non più supplenti ma stabili, dal 2015 i dati on line di ogni scuola e un registro nazionale dei docenti, lo snellimento delle pratiche burocratico-amministrative più impeditive ela stabilizzazione del Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF). Un piano organico per rivoluzionare la scuola italiana, insomma, che a quanto stima l’Ocse (ma lo avevamo già intuito) appare in serio ritardo rispetto ad altri Stati europei. MOLTE LE PROPOS TE PRES ENTA TE s ul s i t o i nt ernet l abuo nas cuo l a. g o v . i t, dove ogni spazio di di-


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scussione ha un coordinatore e un gruppo di lavoro. A dire il vero, il dibattito sembra essersi in parte anche spostato nelle piazze, con la manifestazioni di studenti, insegnati e sindacati. La protesta lamenta una riforma che non appare così partecipativa, non sembra eliminare i problemi di precarietà lavorativa e sembra voler sommessamente privatizzare la scuola pubblica (riferendosi alla possibilità di finanziamenti privatidi sostegno). Con un aggancio anche alle rimostranze di docenti in attività che sentono non tutelata la loro posizione lavorativa. MA C ’E’ U N MOD O P ER P A R TEC IP A R E A L D IBA TTITO? Sì, entro i l 1 5 no v embre 2 0 1 4 s ul s i to i nternet l abuo nas cuo l a. g o v . i t è possibile segnalare la propria idea o proposta concreta di riforma o descrivere una sperimentazione in corso o proporre un nuovo progetto collegato all’obiettivo del programma di riforma. Oppure si può aderire a quelle già presenti o commentarle. Occorre una previa registrazione al sito. E’ anche possibile organizzare dibattiti a scuola, in assemblea di classe, in consiglio di classe o in collegio dei docenti. Anche le associazioni o le organizzazioni possono accreditarsi sul sito e segnalare il dibattito che stanno realizzando. Nel sito, tra l’altro, è presente la mappa dei dibattiti in corso o in programma.

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Tra l e p ro p o s t e i n v i at e , vi sono quelle che auspicano che la scuola stimoli gli studenti a non essere semplici consumatori digitali, ma a divenire creativi anche nell’utilizzo di questi applicativi (ad es. imparando ad utilizzare gli strumenti di programmazione). L’invito è chiaramente anche rivolto ai docenti, invitati ad aprirsi a queste esperienze e ad integrarle nelle loro metodologie didattiche. Altre segnalazioni si ripropongono di individuare soluzioni per rendere meno gravosi i costi per gli studi sostenuti dalle famiglie, in particolare quelle più in difficoltà (ad es. alternative all’acquisto dei libri di testo, mediante sistemi di riutilizzo o interventi fiscali). C’è anche la proposta di coinvolgere i volontari in servizio civile, affinché possano dare un contributo nella missione educativa.

Numerose anche le proposte per eliminare lacci normativo-burocratici che limitano le scuole e chi ci lavora o ci studia o deve gestirle. Ci sono anche alcune indicazioni provenienti da persone che lavorano nel settore, tra le quali la richiesta della presenza – all’interno di ogni scuola – di un pedagogista e di un educatore, per svolgere le funzioni strumentali attualmente svolte dai docenti. Tali figure potrebbero anche assolvere a un ruolo di coordinamento e di supporto ai docenti, di consulenza pedagogica alle famiglie e di sostegno agli studenti. Si segnala anche l’esigenza di diminuire il numero degli alunni per ciascuna classe, anche ai fini del miglioramento della didattica. Da affrontare anche – in maniera adeguata – il discorso dell’inclusione scolastica, per garantire un adeguato apprendimento anche a studenti in situazione di disagio. Alcuni insegnanti fanno presente il difficile compito (con annessa responsabilità) di vigilare sui comportamenti degli studenti, suggerendo l’adozione di buone prassi che determinino una maggiore collaborazione nei ragazzi. Potrebbe essere interessante anche una riflessione collegata alla ri fo rma del terzo s etto re, per capire se, ad esempio, si possa pensare a una nuova tipologia di impresa sociale che possa da un lato contribuire a fornire nuovi ambiti occupazionali per chi insegna e che, dall’altro, possa proporsi (anche) come ente sussidiario di istruzione/formazione accessibile a tutti gli studenti, considerando la sempre più obiettiva difficoltà del sistema pubblico, anche nella sostenibilità economica, di fornire risposte adeguate. C ’è chi chi ede l ’i nt roduzi one dell’educazione alimentare nelle scuole per arginare il dilagare dei disturbi alimentari tra i giovanissimi e c’è chi propone di inserire nei programmi scolastici anche l’educazione all’intercultura e a quella sentimentale. Questa potrebbe essere abbinata, oltre che all’educazione civica, anche all’insegnamento dell’etica (con la partecipazione dei genitori), se si vogliono dare, soprattutto ai giovanissimi, buoni esempi/punti di riferimento che li aiutino a diventare anche adulti coscienti e responsabili. Tutti chiedono, comunque, una buona scuola, nella quale si possa imparare ad apprendere, a fare, a vivere e a convivere.


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…Aspettando Godot di A.A.

Disposizioni per i docenti

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Prevista la creazione di banche ore con le ore che ciascun docente “guadagna” (e che così “restituirà” alla scuola) nelle giornate di sospensione didattica autonomamente deliberate ad inizio anno dal C onsiglio d’istituto. Di fatto, pochissime ore l’anno per ciascun docente, ma che potrebbero costituire un “patrimonio” per la scuola. Tutte le attisvolte La riforma della scuola presen- vità dai docenti, tata dal Governo è consultabile sia individuali che collesul sito internet istituzionale giali, contrilabuonascuola.gov.it e indica buiranno al le linee di intervento che si riconoscivorrebbero attuare e che sono mento di credi ti di datti state oggetto di dibattito c i (per aver in questi mesi. Per sapere migliorato la didattica e il con certezza cosa avverrà livello di apnella scuola occorre tuttavia prendimento attendere i provvedimenti degli studenti), formati normativi. E i relativi v i (per aver tempi di attuazione. accresciuto il proprio livello professionale mediante formazione, a cui tutti i docenti sono tenuti, più l’eventuale attività di ricerca e produzione scientifica promossa) e pro fes s i o nal i (conseguiti all’interno della scuola per aver contribuito al miglioramento organizzativo). Periodicamente, ogni 3 anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) potranno maturare uno scatto di retri buzi one e uno “scatto di competenza”, sulla base dei crediti maturati. Per un professore di scuola secondaria il valore di ogni scatto triennale potrebbe essere di circa 60 euro netti al mese. Previsto il docente mentor, che segue per la scuola la valutazione, coordina le attività di formazione degli altri docenti, sovrintende alla formazione dei colleghi, accompagna il percorso dei tirocinanti e aiuta il preside nei compiti legati alla valorizzazione delle risorse umane nell’ambito della didattica. Il

docente mentor è scel to dal Nucl eo di v al utazi o ne i nterno , tra i do centi che per tre tri enni consecuti vi hanno avuto uno scatto di competenza (per questi primi anni, transitoriamente, verrebbe scelto in relazione ad una prima documentazione dei crediti curriculari). Complessivamente ci sarà un numero particolarmente limitato di docenti mentor. Rimarranno in carica per tre anni, retribuiti con un’indennità di posizione e potranno essere riconfermati. A proposito del portfol i o del docenti : esso è costituito dai crediti didattici, formativi, e professionali riconosciuti durante la carriera e dal curriculum personale; tali dati saranno inseriti in un Regi stro nazi onal e dei docenti , che sarà in formato elettronico e certificato e sarà consultabile dai dirigenti scolastici, che a certe condizioni e nel rispetto della continuità didattica, potranno scegliere le professionalità più adatte per potenziare la propria scuola, coerentemente con le attività programmate nel proprio istituto. Un gruppo di lavoro dedicato e composto da esperti del settore lavorerà per un periodo di tre mesi per formulare il quadro i tal i ano di competenze dei docenti nei diversi stadi della loro carriera. Il Registro nazionale sarà attivo a partire dall’anno scolastico 2015-2016 e dovrebbe assolvere a una funzione organizzativamente molto rilevante: sia per individuare i docenti da impiegare in ciascuna scuola ma anche per facilitare la mobilità dei docenti, da posti su cattedra a posti come organico dell’autonomia e viceversa, così come tra scuole diverse. Previste, in ogni caso, misure di integrazione funzionale sia trasversale (tra istituti) che verticale (all’interno di ciascun istituto) degli organici. Le reti di scuole, inoltre, individueranno un docente di riferimento per ogni rete: tale docente catal i zzatore sarà referente per i propri colleghi e loro sostegno per le pratiche di innovazione didattica. Ogni scuola dovrà individuare i propri punti di forza e di debolezza e sviluppare un Pi ano tri ennal e di mi g l i o ramento che


SCUOLA

avrà al centro i risultati degli studenti, il loro apprendimento e successo formativo.

Misure per gli studenti Si intende estendere l’utilizzo della metodologia sperimentata per l’apprendimento delle lingue straniere: si chiama CLIL (Content and Language Integrated Learni ng). L’uso del CLIL, già obbligatorio per il quinto anno dei licei e degli istituti tecnici dal prossimo anno scolastico (20142015), verrebbe esteso anche nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado. Si parla anche di un P i ano nazi o nal e che consenta di i ntrodurre i l codi ng (l a pro g rammazi o ne) nel l a s cuo l a i tal i ana, per fare in modo che gli alunni imparino a risolvere problemi complessi applicando la logica informatica anche attraverso modalità ludiche. A tal fine si intende lanciare l’iniziativa Co de. o rg , aggregando associazioni, università e imprese, per portare l’esperienza nel maggior numero di scuole possibili. P revista l’introduzione dell’obbligo dell’al ternanza scuol a-l avoro (curiosamente è stato abbreviato nell’acronimo ASL) negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e l’estensione di un anno nei professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno. Alle ore di alternanza partecipano anche i docenti, che dovranno essere formati come tutor dei ragazzi in azienda, e che insieme all’azienda costruiscono il progetto formativo dei ragazzi. Si intende anche diffondere, attraverso protocolli ad hoc, il programma speri mental e di apprendi s tato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8 bis del D.L. 104/2013. Prevista anche la Bottega scuol a: si intende creare (specialmente al centro-sud Ita-

lia) esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere anche imprese di minori dimensioni o tramandare i “mestieri d’arte”. Oltre alle mura dell’edificio scolastico, vi saranno anche i “l aboratori del terri tori o”, pubblici e privati (come gli incubatori, ecc.): trattasi di nuovi spazi formativi a disposizione della scuola (non gestiti direttamente dalla scuola, se non attraverso modelli “a rete”), per i quali si prevede una strategia di accreditamento e “voucher innovativi” a valere su Fondi strutturali europei (PON). Non solo. Gli istituti di istruzione superiore e professionale potrebbero diventare i mpres e di datti che, cioè commercializzare beni o servizi prodotti (incluse nuove soluzioni digitali sviluppate dagli studenti, quali ad esempio la stampa 3D) o svolgere attività di “i mpresa formati va strumental e”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. Si parla anche di un piano di “S ervi zi o ci vi l e per l a Buona S cuol a”, creando un sistema di incentivi “leggeri” (come crediti formativi per studenti universitari) e liste di formatori accreditati per l’attività volontaria nella scuola. Ques to s i s tema benefi cerà di una col l aborazi one con i l terzo settore, tramite un patto intergenerazionale (per esempio, con insegnanti e altri professionisti in pensione), e con i mprese – molte hanno programmi di Responsabilità Sociale d’Impresa che prevedono banche del tempo per i propri dipendenti a cui attingere per missioni specifiche, come ad esempio per docenze di alfabetizzazione digitale.

Trasparenza Nelle scuole sarà promossa la gestione attraverso la modalità del bi l anci o parteci pato, coinvolgendo studenti e rappresentan-

MI PIACE LA SCUOLA

“S

i scriveva con il pennino e con l’inchiostro che stava in ogni banco dentro un buco. Scrivere era una pittura, si intingeva il pennino, si facevano cadere gocciole finchè ne restava una e con quella si riusciva a scrivere una mezza parola. Poi si intingeva di nuovo. Noi della povertà asciugavamo il foglio con il fiato caldo. Sotto il soffio, il blu dell’inchiostro tremava cambiando colore. Gli altri asciugavano con la carta assorbente. Era più bella la nostra mossa che faceva vento sopra il foglio steso. Invece gli altri schiacciavano le parole sotto il cartoncino bianco”.

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da: Erri De Luca, “Il giorno prima della felicità” – Giangiacomo Feltrinelli, Milano 2014


SCUOLA ti dei genitori, per obiettivi didattici coerenti con le finalità strategiche del Piano di miglioramento, ad esempio con attività laboratoriali innovative, competenze di produzione e creatività digitale, i sopra citati percorsi di imprenditorialità e di alternanzascuola lavoro. La stabilizzazione delle risorse dovrebbe servire anche per consentire alle scuole un’adeguata e tempestiva programmazione basata su un budget triennale. In ossequio alla trasparenza, il MIUR intende creare anche una banca dati nazi onal e sul l a scuol a, la Data S chool . Il Ministero metterà anche a disposizione una piccola parte delle proprie risorse per organizzare premi l egati al desi gn i nnovati v o dei s erv i zi , coinvolgendo creativi, studenti, docenti e il personale della scuola. Ciò anche al fine di creare soluzioni comunicative dei servizi ritenute migliorative del rapporto con i cittadini, come “Scuola in Chiaro”, per l’iscrizione scolastica online dei propri figli.

Interventi pubblici e privati per il sostegno alle scuole

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Previste misure economiche per migliorare, ristrutturare o recuperare l’edilizia scolastica, con risorse aggiuntive a quelle già stanziate, attraverso le quali sono state già avviate alcune opere. Nell’ambito dell’iniziativa per la dotazione tecnologica della scuola, in collaborazione con le Regioni, si intende altresì sviluppare pi ani straordi nari per l a connetti vi tà del l e “aree i nterne”. L’obiettivo è di partire dai contesti più isolati, anche sfruttando i “centri s co l as ti ci di g i tal i ”, ossia la possibilità di collegare le scuole dei centri più piccoli e remoti con una “scuola madre” attraverso le tecnologie digitali. Per tale azione di connettività, coordinata da Mini-

stero dello Sviluppo Economico in sinergia con le Regioni, si prevede il rifinanziamento di un bando per il wi-fi nelle scuole anche per il 2015 e 2016, per un totale di circa 15 milioni di Euro. S i pensa anche a uno strumento per incentivare tutti i cittadini all’uso di m e c c an i s m i di m i cro f i nanzi amento di ffus o a favore della scuola, il cosiddetto cro wdfundi ng (raccolta fondi). In particolare per il sostegno di progetti didattici, premiando i più innovativi o di maggiore impatto sociale nei contesti più difficili. In tale direzione anche lo S chool Bonus: sarebbe un bonus fi scal e per un portafogl i o di i nvesti menti pri vati nel l a scuol a (da parte di cittadini, associazioni, fondazioni o imprese). Lo School Bonus potrebbe trovare immediata applicazione nell’opera di potenziamento e riqualificazione degli istituti scolastici, dei loro laboratori tramite l’acquisto di nuove tecnologie o per l’apertura prolungata della sede. Analogo è lo S chool Guarantee, che mira a premiare l’i nves ti mento nel l a s cuol a c h e c re a o c c u p az i o n e g i o v an i l e . L’impresa che investe risorse su un istituto tecnico o professionale – ad esempio finanziando percorsi di alternanza scuola-lavoro, ricostruendo un laboratorio o garantendone l’utilizzo efficiente – potrà ricevere incentivi aggiuntivi rispetto allo School Bonus, nel momento in cui si dimostri il “successo formativo” dei processi di alternanza e didattica laboratoriale sviluppati nella scuola di riferimento. Si vogliono sperimentare anche altri strumenti finanziari: le obbl i gazi oni ad i mpatto s oci al e (i cosiddetti S oci al Impact Bonds), strumenti di raccolta di investimenti privati dove la remunerazione del capitale investito è legata al raggiungimento di un determinato risultato sociale. Già utilizzato negli Stati Uniti, ad esempio, dove tali risorse investite sono state utilizzate per aiutare i bambini provenienti da contesti difficili affinché non avessero problemi nell’ingresso della scuola dell’infanzia, con conseguenti risparmi, nel tempo, in corsi di recupero.


DISABILITA’

La “buona scuola” e l’inclusione degli alunni disabili di Salvatore Nocera

I

l documento del Governo sulla scuola è molto ampio e, anche attraverso la sollecitata consultazione on line, può offrire al Parlamento una serie di proposte innovative, tra le quali quella per la valutazione dei docenti, in passato costata le dimissioni al ministro Berlinguer. In tale documento (160 pagine) la parte dedicata all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è concentrata nella sola pagina 78: sembra un po’ pochino.

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Ciò che balza subito agli occhi è però che i problemi dell’inclusione si concentrano tutti sugli “insegnanti di sostegno”, come se fossero l’unica e più importante risorsa per una “buona” inclusione scolastica. E’ certo positivo che si preveda l’immissione in ruolo di un notevole numero di docenti curricolari e per il sostegno, in quanto trattasi non già di nuovi “ingressi”, ma di docenti che stanno nella scuola da anni e talora da decine di anni come precari, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento. Si tratta quindi di stabilizzarli evitando così il precariato e garantendo la continuità didattica, vero miraggio ormai da anni per i nostri alunni, specie per quelli con disabilità. La continuità didattica sarà realizzata anche con la creazione di “organici funzionali di reti di scuole”, cioè docenti per il sostegno che avranno non più come sede una sola scuola ma un insieme di scuole vicine, in modo da poter essere una risorsa permanente per gli alunni; così si eviterà che un docente per il sostegno rimanga incardinato ad una scuola anche se per quell’anno non vi sono alunni con disabilità e che invece altrove vi sia un numero di alunni con disabilità superiore al numero stabilito di docenti per il sostegno dell’organico di diritto dell’anno precedente, con problemi di ritardi nel raggiungimento delle scuole con maggiori carenze. Ciò che però preoccupa è l’assenza della risorsa fondamentale per una buona inclusione scolastica e cioè la formazione dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive. Le associazioni aderenti alla F I S H, Federazione Italiana per il S uperamento dell’Handicap si sono battute lo scor-

so anno affinchè nell’art 16 della L. n. 128/2013 fosse previsto l’obbligo di formazione in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive. Senza questa importante strategia si avrà il permanere e l’aggravarsi del fenomeno della delega dei docenti curricolari ai soli colleghi per il sostegno, con lo snaturamento della cultura e la prassi inclusiva italiana e della crescita esponenziale dei ricorsi al TAR per ottenere il massimo delle ore di sostegno da parte di quei genitori che vedono i propri figli abbandonati in fondo all’aula o peggio fuori di essa nelle ore in cui non è presente in classe il docente per il sostegno. Pertanto una “buona scuola” deve assicurare anche una “buona inclusione”, anche se vuole risparmiare sui crescenti costi delle cause perdute presso i TAR. P er stimolare un dibattito su tutto ciò, l’Osservatorio scolastico dell’Associazione Italiana Persone Down ha partecipato alla “consultazione” con il documento che di seguito si riporta integralmente.

Gli alunni con disabilità esclusi dal processo di valutazione delle scuole e del sistema di istruzione (Dir. 11/14) In attuazione del DPR n° 80/ 13 il MIUR ha emanato la Direttiva n° 11/14 che prevede nel triennio 2014-2017 l‘avvio del l ’aut o v al ut az i o ne del l a qual i t à del l e scuol e e del si st em a di i st ruzi one. L eggendo la direttiv a sem brerebbe che sia l’autovalutazione che la valutazione esterna delle scuole, effettuata da dirigenti tecnici ministeriali ed esperti, si fondi escl usi v am ent e, o quasi , sui risultati degli apprendimenti realizzati nelle singole scuole (parag. a1, punto 1; parag. a4 e parag. a5). A tal fine l’IN V A L S I entro ottobre 2014 fornirà alle scuole indicatori per l’autovalutazione ed “Entro marzo 2015 la Conferenza per il coordinamento funzionale per il Sistema Nazionale di V alutazione adotterà, su proposta dell’INVALSI, i protocolli di valutazione delle scuole e gli indicatori di efficienza ed efficacia per individuare le scuole da sottoporre a valutazione esterna.” “La v alutazione è finalizzata al m iglioram ento della qualità dell’offerta form ativa e degli appren-


dim enti e sarà particolarm ente indirizzata: • alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico; • alla riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli studenti; • al rafforzamento delle competenze di base degli studenti rispetto alla situazione di partenza; • alla valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro.”

za de g l i al u n n i co n di s ab i l i t à dal l ’auto v al utazi o ne e dal l a v al utazi o ne esterna del l a qual i tà del l e scuol e i tal i ane. Mentre tale esclusione è tollerabile nella valutazione comparativa coi livelli degli apprendimenti delle scuole di altri Paesi, che non realizzano l’inclusione generalizzata degli alunni con disabilità come in Italia, ciò non è ammissibile per l’autovalutazione interna e per la valutazione esterna della scuola italiana effettuata dall’Italia. S i chi ede pertanto che g l i i ndi cato ri per l ’autoval utazi one, che dovranno essere predisposti dall’INVALSI entro ottobre 2014 (parag. a1), i cri teri di effi caci a ed effi ci enza per l a val utazi one esterna del l e scuol e, che verranno predisposti entro marzo 2015 (parag. a2), gl i i ndi catori per l a val utazi one dei Di ri genti S col asti ci , da predisporre entro dicembre 2014 (parag. a3), nonchè i l rapporto sul l a val utazi one di si stema, da predisporre annualmente a partire da ottobre 2015 (parag. a4), prevedano espressamente i ndi catori struttural i , di processo e di esi to per mi surare i l i vel l i del l a qual i tà i ncl usi va del l e nostre scuol e. Esempi di indicatori: 1. S truttural e: “Nella scuola è stato istituito e funziona il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione scolastica (GLI), di cui all’art. 15 comma 2 della L. n° 104/92?” 2. Di pro ces s o : “Per la formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), di cui all’art. 12 comma 5 della L. n° 104/92, viene convocata e partecipa la famiglia dell’alunno con disabilità?” 3. Di esi to: “Per la valutazione agli esami conclusivi del Primo Ciclo d’istruzione si tiene conto solo dei progressi realizzati rispetto ai livelli iniziali degli apprendimenti, sulla base del PEI che deve essere formulato tenendo conto delle effettive capacità e potenzialità dell’alunno, secondo quanto stabilità dall’art. 16 comma 2 della L. n° 104/92?”

Da quanto sopra sembra che l ’autoval utazi one e l a v al utazi o ne es terna s i fo ndi no quas i escl usi vamente sui l i vel l i di apprendi mento degl i studenti realizzati nelle scuole, rilevati soprattutto tramite le prove INVALSI. Ora la Nota INVALS I-MIUR del 18/ 02/ 2014 es cl ude dal l ’i ns eri mento nel l e medi e nazi onal i deg l i apprendi menti i ri s ul tati del l e prove s vol te da al unni con di s abi l i tà i ntel l etti va (che sono quasi l’80% degli oltre 200.000 alunni con disabilità frequentanti le scuole statali), mentre si rimette alla discrezionalità delle singole scuole se far entrare nelle medie i risultati di alunni con disabilità sensoriali e motorie. Ci ò escl ude di fatto l a presen-

L’INVALSI ha già un precedente positivo con una ricerca effettuata nel 2005 e pubblicata nel 2006 (vedi www. i nval si . i t/ i nval si / downl oad. php?pag e=ri s ques ts i s tema e s cheda no rmati v a n° 316. Pri ma ri cerca INVALS I s ul l a qual i tà del l ’i nteg razi o ne s co l as ti ca a. s . 2 0 0 5 -0 6 ) cui però non sono seguite analoghe ricerche sistematiche negli anni successivi. Si chiede al MIUR e all’INVALSI che vogliano immediatamente tener conto di quanto richiesto. Diversamente si corre il ri s chi o di no n v al utare per nul l a i l po s i ti v o l av o ro i ncl us i v o s v o l to i n mo l te s cuo l e i tal i ane e, anzi, che vengano premiate le scuole che si preoccupano solo del miglioramento dei livelli d‘apprendimento degli alunni non disabili, trascurando la propria qualità inclusiva.

CIECHI E SORDI Ital i a Integrazione tra studio e lavoro; giovani tra 15 e 19 anni 4% Abbandono scolastico 17,6% Contatti tra scuola e imprese 0,4%

Germani a

Europa

22% 12,6% 70%

“L’andamento della consultazione on line sulla buona scuola conferma che i principali temi di accesa discussione sono quelli che stanno “dentro la scuola” e non “tra scuola e realtà”... E’ importante parlare di insegnanti, graduatorie, supplenze e risorse, ma al tema scuola-lavoro viene riservata scarsa attenzione. Del resto nell’agenda proposta dal ministero solo due punti su 12 riguardano la scuola e il lavoro... La disoccupazione giovanile (44,2%) ha molto a che fare con la scarsa comunicazione tra i due mondi... Sono almeno dieci le proposte attuabili. Innanzitutto un piano di orientamento nazionale, dalla scuola media, per accompagnare le scelte e rafforzare le iscrizioni alle discipline tecnico-professionali. Va resa obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni delle superiori. Anziché soffocarlo, l’apprendistato avrebbe bisogno di un rilancio sia per l’acquisizione di qualifiche sia per l’alta formazione (modello duale). Gli imprenditori che svolgono attività di formazione per i giovani vanno incentivati e premiati”… Dati e commento sono stati stralciati dall’articolo di Walter Passerini “Così la scuola può aiutare l’occupazione”, in “La Stampa” del 18.10.2014.

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FISCO

Volontariato e Iva: una finta agevolazione di Sergio Zanarella

L

e Associazioni di volontariato hanno un particolare rapporto con l’Iva, difatti l’art. 8 della legge n. 266/1991 dispone che le operazioni effettuate dalle organizzazioni di volontariato, costituite per fine di solidarietà, non si considerano cessioni i beni né prestazioni di servizi ai fini Iva. Il tenore della norma sembrerebbe lasciar sperare in una sostanziosa agevolazione; di fatto però così non è, in quanto tutte le organizzazioni di volontariato sono considerate dei consumatori finali e come qualsiasi altra persona che va a comprare un bene lo paga per l’intero, compresa quindi l’Iva che non può scaricare. Difatti tutte le operazi oni atti ve delle organizzazioni di volontariato (tutti i beni e servizi che offrono ai propri assistiti) sono essenzialmente gratuite e al di fuori di tali attività tali organizzazioni possono fare soltanto iniziative di raccolta fondi. Entrambe queste attività sono da considerare non commerciali e quindi in nessun caso è necessario per una organizzazione di volontariato aprire una partita Iva. Ne viene quindi fuori che ogni qualvolta esse acquistano un bene lo pagano “Iva compresa” e non facendo mai attività di vendita vera e propria non sono possessori di partita e perciò non entrano nel meccanismo di carico e scarico dell’Iva, anzi se la caricano soltanto come costo su tutto ciò che comprano. In conclusione, le operazioni delle organizzazioni di volontariato non sono esenti Iva, ma sono fuori dal campo di appl i cazi one del tributo e questo di certo non si traduce in un vantaggio economico.

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Diverso è il discorso per le Onlus costituite ai sensi del d.lgs. 460/97; tali enti infatti vengono costituiti per creare un ambito occupazionale nel campo della solidarietà e possono svolgere una vera e propria attività di vendita di beni e servizi nei settori espressamente previsti dal decreto; in virtù

delle attività di solidarietà svolte il legislatore concede delle agevolazioni fiscali tra cui la principale è la decommercializzazione delle entrate ai fini delle imposte sui redditi: in pratica le Onlus non pagano Ires nonostante vendano i propri servizi sul mercato. Tale esenzione da imposta dei redditi è la conseguenza della decommercializzazione ex lege delle attività svolte dalle Onlus che pur comportandosi come vere e proprie imprese nello scambiare i propri beni, vengono trattate come organizzazioni che svolgono la propria attività gratuitamente ai fini delle imposte sui redditi. Invece è differente il trattamento ai fini Iva; infatti per quanto riguarda questo tributo le attività svolte dalle Onlus sono assoggettate ad Iva ed esistono soltanto puntuali casi di esenzione: • trasporto di malati o feriti con veicoli appositamente equipaggiati (art. 10, n. 15); • prestazioni di ricovero e cura, compresa la somministrazione di medicinali, presidi sanitari e vitto (art. 10, n. 19); • prestazioni educative dell’infanzia e della gioventù e prestazioni didattiche di ogni genere, incluse quelle per la formazione, l’aggiornamento, la riqualificazione-riconversione professionale e le prestazioni relative all’alloggio, al vitto e alla fornitura di libri e materiali didattici, ancorché fornite da istituzioni, collegi o pensioni annessi, dipendenti o funzionalmente collegati alle strutture di detti organismi (art. 10, n. 20); • prestazioni socio-sanitarie, di assistenza domiciliare o ambulatoriale, in comunità e simili, in favore degli anziani e inabili adulti, di tossicodipendenti e di malati di AIDS, degli handicappati psicofisici, dei minori anche coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza, rese direttamente (art. 10, n. 27- ter). Qualora una Onlus svolga una delle atti-


FISCO vità in elenco può emettere una fattura in esenzione Iva, in tutti gli altri casi deve essere emessa una fattura con la maggiorazione dell’aliquota Iva sul corrispettivo richiesto. Quando invece una Onlus acquisti un bene è un soggetto passivo Iva, quindi la paga, ma essendo titolare anch’essa di una partita Iva, non è un costo sostenuto in quanto consumatrice finale ma può detrarla facendo la differenza dell’Iva sulle vendite rispetto a quella sugli acquisti effettuati. Il problema si pone per le attività svolte dalle Onlus che sono esenti da Iva: in questo caso infatti la legge non consente la detrazione dell’Iva stessa sugli acquisti per cui si ritorna all’iniziale situazione delle Onlus che in alcuni casi sono equiparate ai consumatori finali per cui l’Iva la pagano e basta.

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In breve, il tributo Iva è assai indigesto agli organismi del terzo settore mentre non rappresenta un problema per le società. E’ da questo presupposto che nasce il malcontento generale di tutti i soggetti del terzo settore che vedono assorbiti dall’Iva una parte dei propri fondi raccolti, senza possibilità di recuperarli in nessun modo. E la domanda che sorge è la seguente: è gi usto tassare l a sol i dari età? Questa domanda, da sempre presente nelle teste degli attori del non profit, è giunta alla ribalta mediatica con la campagna NoProfi tNoIva che molte associazioni stanno portando avanti, dopo che C o rri ere del l a S era e Tg La7 hanno dichiarato di dover pagare circa trecentomila euro di Iva sui fondi raccolti per costruire una scuola a Cavezzo, il paese più colpito dal terremoto dell’Emilia nel 2012. Questo vuol dire che se una organizzazione non profit riesce a costruire attraverso le donazioni una struttura per i bisognosi o se un ente privato decide di restaurare per beneficenza una scuola o un ospedale, lo Stato

chiederà loro di pagare circa il 10% di imposta sul valore aggiunto. Questo è ciò che è successo a Corriere della Sera e Tg La7: che dei tre milioni di euro raccolti attraverso la campagna ‘Un aiuto sùbito’ per costruire una scuola dopo il terremoto dell’Emilia, hanno dovuto sborsare trecentomila euro di Iva. Il tutto diventa ancor più paradossale se si considera che da punto di vista fiscale è molto più conveniente elargire denaro a un partito piuttosto che alle organizzazioni umanitarie e assistenziali. “La sperequazione - si legge sul sito di info-cooperazione è ancora più significativa se si pensa che per una donazione, per esempio di trentamila euro, nel caso dei partiti la detrazione è pari a 7.800 euro, mentre nel caso del no profit resta a 536 euro”. Anche da questo punto di vista sono tante le aspettative che si ripongono nella riforma del settore, e poiché la tendenza dei disegni di legge è quella di accorciare il più possibile la distanza fra profit e non profit chissà se anche dal punto di vista del trattamento Iva si riuscirà ad ottenere una maggiore perequazione. Come semplice spunto di riflessione si riportano alcuni brani di un intervento di Dan Pallotta, attivista e organizzatore di raccolta fondi in America dove le cose sembrano accadere sempre prima: Voglio parlare di come ciò che ci hanno indotto a pensare riguardo il donare, la beneficenza e il settore non profit, sta minando in realtà le cause che amiamo. La filantropia è il mercato dell’amore. E’ il mercato per tutte quelle persone per le quali non esiste nessun altro mercato. I problemi sociali sono enormi, a confronto le nostre organizzazioni sono minuscole e abbiamo un sistema di credenze che le mantiene piccole. A bbiamo due regolamenti, uno per il settore non profit e uno per il resto del mondo economico. E’ un apartheid e discrimina il settore non profit in diversi ambiti ...di cui il primo è la remunerazione. Quindi nel settore for profit più valore si produce, più soldi si guadagnano. Ma non ci piace che le organizzazioni non profit usino i soldi per incentivare le persone a produrre di più nel sociale. Abbiamo una reazione viscerale all’idea che qualcuno faccia un sacco di soldi nell’aiutare altre persone. E’ interessante che non abbiamo le stesse reazioni viscerali di fronte al fatto che le persone guadagnino un sacco di soldi non aiutando gli altri.


AGRICOLTURA SOCIALE

L’albero degli zoccoli

di Daniela Russo

L

’agricoltura sociale è una pratica solo parzialmente nuova, una retro-innovazione, che associa tradizioni e stili propri delle comunità rurali tradizionali a bisogni delle società contemporanee. Difatti l’agricoltura sociale non è del tutto scollegata dalla tradizione agricola e rurale italiana connotata da caratteri di accoglienza e inclusione sociale, nonché dalla presenza dei valori di solidarietà e mutuo aiuto. Nel mondo contadino ogni persona trovava sempre una mansione da svolgere, a differenza del mercato del lavoro attuale in cui sempre di più sono le fasce della popolazione che vedono lontane le opportunità di impiego.

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Le campagne italiane sono ricchissime di storie e pratiche che riguardano il prendersi cura del l e persone, basta ricordare la diffusa ospitalità nei confronti soprattutto dei più indigenti; il vegliare nelle serate invernali stando tutti insieme per educarsi reciprocamente alla socialità e permettere agli anziani di trasmettere ai giovani la memoria, i saperi e quei valori essenziali per dare un senso alla vita; lo scambio di mano d’opera tra le famiglie agricole nei momenti più intensi dei lavori aziendali; i sistemi di regolazione del possesso aventi un’implicita tendenza verso la distribuzione egualitaria delle risorse, a partire dagli usi civici delle popolazioni locali sui terreni di proprietà collettiva. Facile quindi comprendere come il termine

ag ri co l tura s o ci al e indichi un ambito in cui l’attività agricola coniuga la sua funzione produttiva con lo s vol gi mento di una funzi one s oci al e. Si tratta cioè di tutte quelle esperienze e progetti di agricoltura “etica” e socialmente responsabile, in cui essa diventa uno strumento di terapia, riabilitazione, integrazione lavorativa e anche di semplice benessere per persone svantaggiate e con difficoltà di inserimento lavorativo (per esempio disabili mentali e fisici, ex detenuti, tossicodipendenti, minori, emigrati). L’attività agricola, quindi, ospita e coinvolge queste fasce deboli della popolazione in progetti di formazione e inserimento, di accoglienza e di integrazione. In questo modo la stessa conoscenza dei processi del lavoro agricolo, l’ambiente, i tempi e i ritmi della campagna, appaiono un’occasione facilitante e “terapeutica”, una concreta possibilità per intervenire su tante forme di disagio. Il fenomeno è in crescita, soprattutto fra i produttori biologici: come conferma una recente indagine di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) nel triennio 2007-2010 l’incidenza nel settore agricolo, privato e cooperativo, delle realtà che praticano l’agricoltura sociale è passata dal 24,3% a circa il 33% del totale. Le fattori e s oci al i sono il punto di riferimento per fare agricoltura sociale. Svolgono la loro attività in diversi campi:


AGRICOLTURA SOCIALE 19

dal reinserimento sociale di persone appartenenti a fasce deboli all’accoglienza non occasionale di anziani ai servizi educativi per bambini. La fattoria sociale è quindi uno degli aspetti della diversificazione multifunzionale dell’azienda agricola e rappresenta una evoluzione delle fattorie didattiche. Tutti gli attori del non profit, ognuno con il proprio modello organizzativo e operativo, possono svolgere un ruolo importante in questo approccio solidale all’agricoltura. Per le organizzazioni di volontariato, in particolare, il nuovo volume pubblicato da Cesvot “L’innovazione in agricoltura sociale. Progettazione e strumenti di lavoro per le associazioni” offre alle associazioni percorsi e strumenti operativi per progettare e realizzare interventi efficaci di agricoltura sociale. Nella premessa del volume si mette in evidenza come un’associazione può operare secondo almeno tre approcci, che prevedono un diverso ruolo e impegno del volontariato: 1. il primo guarda all’agricoltura sociale come una pratica volta a rafforzare l’azione tradizionale del volontariato, dell’assistere e del dare supporto a persone più deboli; 2. un secondo è quello che vede le pratiche di agricoltura sociale organizzate come servizi innovativi da parte di soggetti che, in questo modo, riescono meglio a interloquire con il mondo dei servizi socio-sanitari, attraverso una ragi one soci al e, quel l a dell’associazionismo e del non profit, che consente di praticare attività per loro natura, al limite tra più settori (agricolo, dell’educazione, del sociale, delle azi oni sani t ari e). In quest o caso un’azione professionalmente competente nell’uso degli animali e delle piante a fine co-terapeutico prende la forma di un servizio strutturato che, normalmente, viene offerto ai servizi pubblici come alle famiglie nei termini vicini a quelli di una prestazione (ad esempio ciò ricorre spesso nel caso di attività di ippoterapia); 3. un terzo appare innovativo nei principi come nel ruolo giocato dal volontariato e promuove, in una logica di giustizia sociale e di sussidiarietà tra una pluralità di attori pubblici e privati, tra cui anche il privato di impresa, un modo nuovo di co-produrre, in tandem, valori economici e valori sociali.

Sebbene il libro presenti le tante buone prassi avviate sul territorio della regione Toscana, offre un approccio metodologico alla materia che può essere valido per tutte le Associazioni che intendono cimentarsi in questa attività. L’agricoltura sociale si sta diffondendo in tutta Italia, vuoi come co ns eg uenza del l a cri s i , ma anche per volontà di molti giovani di tornare, dopo anni di abbandono, ad occuparsi della terra, facendo del lavoro agricolo un laboratorio di sperimentazione di pratiche e sistemi produttivi nuovi. In una società dove aumentano gli individui sotto la soglia di povertà e diminuiscono le risorse pubbliche destinate al sostegno delle fasce deboli della popolazione, cresce l’attenzione verso l’agricoltura, intesa come giacimento di risorse naturali e culturali da mettere a frutto per realizzare progetti in grado di assicurare un’esistenza dignitosa. Ragionare di agricoltura sociale innovativa, quindi, implica la capacità di mettere in discussione profonda il modo in cui le imprese, lo Stato, i cittadini, si rapportano nei processi di creazione e di distribuzione dei beni privati come di quelli pubblici, così come dell’opportunità di ripensare i ruoli tra i diversi interlocutori. E’ questa, s i curam ent e, la part e di ffi ci l e dell’agricoltura sociale, molto di più del realizzare le singole esperienze di campo, ma è anche la parte più stimolante, in quanto rimette in ballo i singoli attori nella rigenerazione del modo di vivere e fronteggiare attivamente il cambiamento. In questa prospettiva, l’agricoltura sociale, più che una forma di diversificazione aziendale (quale è l’agriturismo), rappresenta una possibile forma di economia e di agricoltura civica, dove, i meccanismi del mercato, del dono e della reciprocità operano, in forma combinata, nella regolazione degli scambi locali tra diversi membri della comunità, in una rinnovata visione di responsabilità e partecipazione attiva. In particolare sta emergendo fortemente come le pratiche di agricoltura sociale facilitino percorsi di inclusione attiva e rappresentino uno strumento tramite cui le persone siano accompagnate verso il progressivo inserimento in questa conoscenza del saper col ti vare che oltre a rafforzare competenze professionali specifiche e a generare opportunità lavorative, da a chi le pratica quella piacevole sensazione di sapienza intesa come saper fare cose concrete.


UNEBA

Ridere per vivere... run UNEBA Lazio incontra i Clown Dottori

N

ell’ambito delle iniziative che Uneba Lazio sta portando avanti, a vantaggio degli Associati, per creare una rete di contatti con associazioni ed Enti che condividano la nostra passione e la nostra determinazione, ne segnaliamo una di particolare interesse alla quale abbiamo aderito con entusiasmo. Si tratta della proposta dei Clown Dottori di Ridere per Vivere Lazio, impegnata in una raccolta fondi da destinare al sostegno delle proprie attività sociali. Per comprendere meglio l’iniziativa, che si è svolta nella verde cornice di Villa Pamphilii a Roma, abbiamo incontrato il Presidente della Cooperativa Onlus Sig. Gianluca Folcarelli.

pediatrici dell’Azienda Ospedaliera San Camillo - Forlanini.

E’ una novi tà per RIDERE per VIVERE l ’organi zzazi one di una mani fes tazi o ne del g enere “po di s ti co ”: qual i erano gl i obi etti vi ? Per la prima volta abbiamo pensato e creato un evento come questo della “mini-maratona” che coinvolgesse grandi e bambini, per correre insieme e per uno scopo importante: sostenere il lavoro prezioso che i clown dottori di Ridere per Vivere portano avanti, da oltre 15 anni, in tutti i reparti

Qual i at t i v i t à sono st at e sv ol t e nel l a gi ornat a? All’aspetto artistico, oltre che al tema solidale, va sicuramente il merito del successo dell’intera giornata. Abbiamo infatti allestito una speciale area, il Villaggio del Sorriso, con un ricchissimo programma destinato a grandi e piccoli: spettacoli clown, fiabe animate, giochi didattici e musica ed ospiti speciali. Il Villaggio ospitava inoltre importanti realtà associative vicine a noi è con cui abbiamo il piacere di collaborare: Uneba, Alba, Sanes, Piccoli Giganti.

A l l a m ani fes t az i o ne c’è s t at a una buona ades i one di part eci pant i , chi si et e ri usci t i a coi nv ol gere? Per quanto avessimo pensato che il “tamtam ” prom ozionale ed il passaparola, ci avrebbero portato ad un buon num ero di partecipanti, mai ci saremmo aspettati una simile adesione ed un coinvolgimento così entusiastico al nostro evento: atleti professionisti e amatoriali, tante famiglie, personale degli Ospedali dove lavoriamo, associazioni podistiche, bambini delle scuole, e tanti curiosi e sensibili cittadini hanno corso sabato mattina per la nostra causa.

Prev edet e una seconda edi zi one? Consideriamo questa maratona la prima edizione di un evento che intendiamo ripetere ogni anno, ci auguriamo con lo stesso spirito e lo stesso respiro gioioso ed emozionante di questa. Al essandro Baccel l i

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* a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella

Norme giuridiche e Giurisprudenza n.159 STATO

per l’ospitalità a persone con disabilità e, infine, per servizi relativi alla formazione del titolare o del personale dipendente. Con successivo decreto del Ministro dei beni culturali e del turismo saranno definite le tipologie di spese che godono di questa agevolazione e le procedure per la loro ammissione al beneficio. Per favorire la nascita di nuove iniziative turistiche vengono inoltre s empl i fi cate l e pro cedure ammi ni s trati v e di apertura del l e atti v i tà ri cetti v e (con le agevolazioni fiscali per le start up innovative, più esenzioni d’imposta se si tratta di imprese costituite da persone che non hanno compiuto 40 anni d’età).

BENEFICI FISCALI PER CHI SOSTIENE LA CULTURA E PER GLI ESERCIZI RICETTIVI Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 175 del 30 luglio 2014

Il De c re t o Le g g e n . 8 3 de l 2 0 1 4 (convertito in Leg g e n. 1 0 6 del 2 0 1 4 ) contiene nuove misure in materia di tutela del patrimonio culturale, sviluppo della cultura e rilancio del turismo. Meritano rilievo le norme di seguito elencate. • Di s po s i zi o ni per fav o ri re l e ero g azi o ni l i beral i da parte dei pri v ati a s o s teg no del l a cul tura (il cosiddetto “art bo nus ”) attraverso il beneficio, p er i do n at o ri , di un c re di t o d’ i m p o s t a . La c i rc o l are de l l ’ Ag e n z i a de l l e e n t rat e n . 2 4 / E de l 3 1 l ug l i o 2 0 1 4 specifica quali sono le modalità per effettuare le liberalità e per l’utilizzo dell’agevolazione. Le erogazioni liberali devono essere effettuate con modalità tracciabili e danno diritto al bonus le erogazioni destinate alla manutenzione, alla protezione e al restauro di beni culturali pubblici (anche quelli gestiti da soggetti concessionari o affidatari), oltre che al sostegno di istituti e luoghi della cultura pubblici. Determinano, inoltre, un credito d’imposta le erogazioni fatte per realizzare nuove strutture e per restaurare o potenziare quelle esistenti, sia se appartenenti a fondazioni lirico-sinfoniche, sia se di proprietà di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo. Il credito d’imposta per le donazioni effettuate è riconosciuto alle persone fisiche e agli enti non commerciali (in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi) nonché ai soggetti titolari di reddito d’impresa. Gli enti beneficiari delle donazioni comunicano al Ministero dei beni culturali l’ammontare delle erogazioni ricevute e provvedono altresì a darne pubblica comunicazione, indicando anche la destinazione delle risorse ottenute. Viene inoltre introdotta una parziale liberalizzazione dell’autorizzazione alla riproduzione e divulgazione delle immagini di beni culturali per finalità senza scopi di lucro quali studio, ricerca, espressione creativa e promozione della conoscenza del patrimonio culturale. • Di s po s i zi o ni per fav o ri re l ’atti v i tà deg l i es erc i z i ri c e t t i v i , riconoscendo crediti d’imposta del 3 0 % p er l a ri s t rut t urazi o n e edi l i zi a e l’ammodernamento delle strutture ricettive e per le spese sostenute a partire dal 2014. Viene anche riconosciuto un credito di imposta per spese relative a impianti wi-fi e siti web ottimizzati, programmi informatici per la vendita diretta di servizi e pernottamenti, pubblicità per la promozione di servizi, servizi di consulenza per la comunicazione e il marketing digitale, strumenti per la promozione di proposte innovative

IMU E TASI: PROROGA DEL TERMINE DELLE DICHIARAZIONI 2012 E 2013 Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 226 del 29 settembre 2014

Con Decreto del Mi ni s tro del l ’eco no mi a e del l e fi nanze del 2 3 s ettembre 2 0 1 4 è stato comunicato il di fferi mento al 3 0 no v embre 2 0 1 4 del termine per la presentazione della dichiarazione IMU e TASI deg l i en t i n o n co mmerci al i , rel at i v a ag l i an n i 2 0 1 2 e 2013. Si ricorda che è prevista l’es enzi o ne dal versamento di tali imposte in caso di utilizzazione non commerci al e del l ’i mmo b i l e e ch e, a deco rrere dal l ’an n o 2014, tale criterio di esenzione si applica anche per il Tributo per i servizi indivisibili (TASI). Tenuti al versamento dell’imposta sono, dunque, solo gli enti non commerciali che utilizzano in tutto o in parte l’immobile anche per lo svolgimento di attività commerciali (al riguardo si segnala l’interrogazione in Co mmi s s i o n e Fi nanze n. 5 -0 3 2 2 1 , con la quale il Governo ha fornito chiarimenti circa l’esenzione dall’IMU e dalla TASI degli immobili di enti non commerciali utilizzati per attività sanitarie e socio-sanitarie). In caso di utilizzo promiscuo dell’immobile la tassazione è solo parziale. E’ da tenere presente che anche per gli immobili esenti è comunque richiesta la presentazione della dichiarazione IMU/TASI ENC (in caso di esenzione totale e parziale, va indicato il grado di esenzione dal tributo). Con il Decreto del Mi n i s t e ro de l l ’ e c o n o mi a e de l l e f i n an z e de l 2 6 g i ug n o 2 0 1 4 è stato approvato il mo de l l o di di chi arazi o ne IMU e TASI da utilizzare, con le relative istruzioni.

RIPARTO DI RISORSE TRA LE REGIONI PER LA FORNITURA DEI LIBRI PER ALUNNI MENO ABBIENTI Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 169 del 23 luglio 2014

Con Decreto del Mi ni s tero del l ’i s truzi o ne, uni v ers i tà e ri cerca del 1 4 l ug l i o 2 0 1 4 è stato reso not o i l ri p art o t ra l e Reg i o n i p er l ’an n o s co l as t i co

*consulenza per enti non profit - www.studiononprofit.it - www.facebook .com/studiononprofit.snp

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2 0 1 4 / 2 0 1 5 del l a s o mma co mp l es s i v a di € 103.000.000,00 per la fornitura dei libri di testo in favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori. In allegato al decreto le due tabelle che indicano le risorse ripartite per ciascuna Regione. Il piano di riparto dei fondi è stato decretato in base alla distribuzione degli alunni meno abbienti stimata sulla base della percentuale delle famiglie con reddito disponibile netto (inclusi i fitti figurativi) inferiore a € 15.493,71 per ciascuna Regione.

PROGRAMMA DI AZIONE BIENNALE PER I DIRITTI E L’INTEGRAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITA’ Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 303 del 28 dicembre 2013

Approvato il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, con Decreto del Pres i dente del l a Repubbl i ca del 4 o tto bre 2 0 1 3 . Le priorità di azione nelle seguenti linee di intervento: • rev i s i o ne del s i s tema di acces s o e ri co no s ci mento del l a certi fi cazi o ne del l a co ndi zi o ne di di s abi l i tà (primo obiettivo è la riforma della Legge 104/92, con un procedimento unitario di valutazione/accertamento della condizione di disabilità); • l av o ro e o ccupazi o ne (maggior efficacia del collocamento mirato previsto dalla Legge 68/99); • po l i ti che, s erv i zi e mo del l i o rg ani zzati v i per l a v i ta i ndi pendente e l ’i ncl us i o ne nel l a s o ci età (contrasto delle situazioni segreganti e non rispondenti alle scelte delle persone con disabilità, inclusa la manifestazione della loro volontà negli atti negoziali e contrattuali che li riguardano); • pro mo zi o ne e attuazi o ne dei pri nci pi di acces s i bi l i tà e mo bi l i tà; • p ro c e s s i f o rmat i v i e d i n c l us i o n e s c o l as t i c a (potenziare l’inclusione scolastica degli alunni con BES); • s al ute, di ri tto al l a v i ta, abi l i tazi o ne e ri abi l i tazi o ne (misure di sostegno alla fase prenatale e neonatale, nonché politiche di integrazione sanitaria e socio-sanitaria).

REGIONI LIGURIA ISTITUZIONE DELL’AGENZIA REGIONALE PER I SERVIZI EDUCATIVI E DEL LAVORO (ARSEL) Bollettino Ufficiale Regione Liguria n. 1 del 2 gennaio 2014, parte I

La Regione Liguria, con la Leg g e Reg i o nal e n. 4 3 del 2 4 di cembre 2 0 1 3 , ha dato vita ad ARSEL, Agenzia Regionale per i Servizi Educativi e il Lavoro, quale unica struttura per le politiche educative, formative e occupazionali. In raccordo con l’Università degli studi di Genova è istituita la Co ns ul ta reg i o nal e per i l di ri tto al l o s tudi o uni v ers i tari o , quale organo consultivo di ARSEL. La Regione inoltre programma l’offerta sussidiaria di percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli

istituti professionali di Stato (IPS), nell’ottica del contrasto alla dispersione scolastica.

MOLISE MISURE DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE Bollettino Ufficiale Regione Molise n. 28 del 16 ottobre 2013

Con la Le g g e Re g i o n al e n . 1 5 de l 1 0 o t t o b re 2 0 1 3 sono state approvate misure di contrasto alla violenza di genere. Vengono previsti: • i Ce n t ri an t i v i o l e n z a con funzioni di prima assistenza e sostegno psicologico; • le Di mo re dei Di ri tti per attività di sostegno ed accoglienza, anche dei bambini. La Regione provvede all’istituzione di una Linea telefonica 1522 gratuita per l’assistenza continua. Presso la Giunta regionale è istituito il Tav o l o di co o rdi namento reg i o nal e quale sede di confronto sulla materia. La Regione dovrà altresì adottare il Pi ano reg i o nal e tri ennal e di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne.

PIEMONTE INTERVENTI A SOSTEGNO DELLE ADOZIONI DI MINORI DI ETA’ SUPERIORE AI DODICI ANNI E/O CON HANDICAP ACCERTATO Bollettino Ufficiale Regione Piemonte n. 44 del 31 ottobre 2013

Con Del i berazi o ne del l a Gi unta Reg i o nal e n. 1 0 6 4 5 6 del 7 o tto bre 2 0 1 3 sono stati approvati i criteri in materia di interventi a sostegno delle adozioni di minori di età superiore ai dodici anni e/o con handicap accertato ai sensi della legge 104/1992. Ulteriori informazioni sono reperibili presso gli uffici della Direzione Politiche sociali e politiche per la famiglia.

SARDEGNA INTERVENTI DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE E ALLO STALKING Bollettino Ufficiale Regione Sardegna n. 42 del 19 settembre 2013

Con la Leg g e Reg i o nal e n. 2 6 del 1 2 s ettembre 2 0 1 3 vengono apportate nuove norme sui centri antiviolenza e sulle case di accoglienza per le donne vittime di violenza. La Regione promuove attività di carattere educativo-sociale, anche attraverso il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche. Gli s po rtel l i anti -s tal ki ng offrono attività di consulenza legale e assistenza psicologica in favore delle vittime. Prevista l’istituzione di una rete anti v i o l enza che sarà sede di confronto e scambio di buone prassi operative. La rete è coordinata dall’Assessorato regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale.

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FIGURE

Madre Teresa Gospar carisma e creatività al servizio dei giovani

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a statura umana-spirituale di Madre Teresa Gospar riusciremo a comprenderla solo nel tempo, e per quel tanto che lo Spirito Santo intenderà svelarci”. Così scrive l’associazione Gruppo di Betania nel ricordare la sua presidente, a 75 anni. Madre Teresa era anche consigliere nazionale Uneba e responsabile dell’area Minori di Uneba di Lombardia Ecco una sintesi della sua vita di impegno per gli altri, curata dal Gruppo di Betania. Mdr. Teresa Gospar ha operato per tutta la vita al servizio della speranza: donna di s trao rdi nari o cari s ma e creati v i tà, quoti di anamente ha proposto l a passi one per l a vi ta e l ’amore i ncondi zi o nato per l ’al tro , i n parti co l are per l e “sue” ragazze. E’ stata fondatrice e presidente dal 1980 di una grande e articolata struttura, l’Associazione Gruppo di Betania onlus. L’Associazione, composta da laici e religiose, opera attraverso sezioni operative e servizi specializzati in relazione educativa: Villaluce, La Zattera, Casa del Sorriso, Villa Monetti, Insieme si può Spazio Giovani, Progetto Diadema. All’interno dell’Associazione la prima e più rilevante Sezione operativa, che ha accolto negli anni adolescenti in difficoltà affidate dai Servizi Sociali in base a provvedimenti dei Tribunali per i Minorenni, è stata Villaluce Progetti Servizi Comunità Educative. Con la scelta di questo nome, l’allora Arcivescovo di Milano Carl o Mari a Marti ni aveva propiziato il cammino di un gruppo di religiose decise a svolgere la loro missione in modo nuovo, in una soci età pi ù accogl i ente e pi ù sensi bi l e al l a condi vi si one del l a sofferenza per andare i ncontro al bi sogno con pi ù pazi enza e to l l eranza restituendo il ruolo di protagonista a chi doveva intraprendere un percorso educativo. Ha sempre evidenziato la necessità di ac-

compagnare ogni giovane verso la completa autonomia, aiutando ognuno a raggiungere una adeguata formazione professionale, a trovare un lavoro e una casa, cercando di garantire quei diritti che in qualche modo erano stai loro negati. Negli anni Mdr. Teresa ha collaborato con Enti Pubblici (Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano, Tribunale Ordinario e Tribunali per i Minorenni) ed Enti Privati ed Ecclesiastici (Uneba, Cari tas , F o ndazi o ne Cari pl o ) portando sempre la voce di tanti giovani e adolescenti che altrimenti non avrebbero potuto esprimere le proprie necessità e i propri desideri. Tra i riconoscimenti nel 1980 riceve l’Attestato di Benemerenza Civica del Comune di Milano; successivamente nel 1995 è Medaglia d’Argento di Benemerenza Civica del Comune di Milano presentando l’opera educativa di Villaluce, nel 1996 riceve la Medaglia d’Oro di Riconoscenza dalla Provincia di Milano e nel 2002 la Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica del Comune di Milano. Oltre ad essere invitata a numerosi interventi pubblici e consulenze, dal 2001 è coordinatrice della Commissione Area Minori UNEBA. Dal 2003 Responsabile dei consulenti educativi del Centro Eugenio R adice F ossati, S ervizio dell’Associazione Familiare conVoi onlus, promossa dall’Associazione Gruppo di Betania onlus. Dal 2007 è membro della Commissione Consultiva Area Servizi alla Persona della Commissione Centrale di Beneficienza della Fondazione Cariplo. Nel 2007 è socia fondatrice della Fondazione Malattia del Sangue onlus. Nel 2 0 1 2 è no mi nata Co ns i g l i era Nazi onal e UNEBA e dal 2013 è Pres i dente del l a Co mmi s s i o ne Mi no ri Uneba Regi one Lombardi a.


COLPO D’ALA

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

BUONI e CATTIVI ...“Ci sono le persone che fanno qualche mossa buona e una quantità di cattive. Per farne una buona ogni momento è giusto, ma per farne una cattiva ci vogliono le occasioni, le comodità. La guerra è la migliore occasione per fare fetenzie. Dà il permesso. Per una buona mossa invece non ci vuole nessun permesso. da: Erri De Luca, “Il giorno prima della felicità” Giangiacomo Feltrinelli, Milano 2014

Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale Direttore Responsabile: MAURIZIO GIORDANO Redazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303 e - mail: info@uneba.it - sito internet: www.uneba.org Autorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991 Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.it Stampa: Arti Grafiche Pomezia (Roma)

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Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBA Finito di stampare nel novembre 2014


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