Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale
Gli spiriti liberi
n. 5/6 - 2014 anno XXXX Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC
Elogio del coraggio
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on Luigi Ciotti e Papa Francesco si sono incontrati nella Chiesa di San Gregorio VII, a Roma, in occasione della veglia di preghiera per le vittime della mafia, organizzata dall’Associazione Libera. Un lungo elenco di 842 persone che hanno perso barbaramente la vita per ribadire la necessità di un impegno condiviso per cercare di combattere un fenomeno che è culturale e sociale, oltre che crimina-
le. Soltanto con la collaborazione collettiva potrà esserci la possibilità di contenimento e di vittoria sui disastri indotti dalle mafie. Da questo punto di vista possiamo vedere in don Ciotti e Papa Francesco due forti sostenitori dell’importanza della legalità e soprattutto due esempi di come la libertà sia il terreno indispensabile per la crescita delle persone e della collettività. Il procedere di Luigi e di Francesco tenendosi per mano, l’offerta al Papa della stola di don Giuseppe Diana per impartire la benedizione, sono apparsi ai nostri occhi come il simbolo confortante di un’alleanza per l’affermazione del coraggio e della libertà di pensare e di parlare seguendo le proprie idee. Come ricorda don Ciotti, la
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vita va vissuta con coraggio, compreso quello ordinario di fare i conti con la nostra coscienza.
SOMMARIO In copertina: Papa Francesco indossa la stola di don Giuseppe Diana, ucciso dalla camorra.
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Senza fretta, con nuovi occhi Libera estate Volontariato all’estero: come fare per... Case per ferie & enti religiosi I mercatini di solidarietà Nonprofit del cuore Bambini diversi tra le nebbie del loro passato Norme giuridiche e Giurisprudenza Il risk management nei servizi sociosanitari Colpo d’ala
TEMPO DI VACANZA ONLUS di assistenza a persone sordocieche Via Montecerno, 1 60027 Osimo (AN) Come sostenerci: bomboniere, bigliettini, lettere personalizzate per far diventare i propri momenti di festa anche occasioni di solidarietà. info@legadelfilodoro.it www.legadelfilodoro.it
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Senza fretta, con nuovi occhi di Domenico Volpi*
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vari secondo l’età e il sesso. In vacanza, dovrebbero imparare (e noi con loro) a essere liberi. Che significa questa possibilità? Liberi da orari e impegni stretti, abbiamo detto, ma per fare cosa?
ormai prossimo il tempo delle vacanze estive, attesissime da adulti e bambini. Ma chi lavora ha un periodo di ferie assai più ridotto di quello a disposizione dei propri figli e nipoti, che può allungarsi fino a circa tre mesi. Sono 90 giorni, 2160 ore, 129.600 minuti, un tesoro di tempo che sembra enorme: che farne? Anche il più limitato tempo degli adulti brilla all’inizio come cosa preziosa e al termine sembra spesso essere scivolato di mano come un pugno di sabbia. Vacanza è parola che deriva dal verbo latino vacare, nel senso di “essere vuoto”: come lo riempiremo è una responsabilità personale ed educativa. Certo, è sperabile che avremo tutti guadagnato in abbronzatura, aria buona, distensione e nuove esperienze. Ma molti rischiano di coltivare il rimpianto di non avere tratto dal tesoro delle vacanze quello che avrebbe potuto dare.
Il “l i b eri da” ci do v rebbe di re che sono i mportanti i cambi di orari o (se non si riducono al giacere della pigrizia) di ambiente, di passatempi (bloccarsi davanti alla TV è uno spreco, come il viaggiare in automobile guardando un gioco sul tablet!); liberi da occupazioni e preoccupazioni (lasciamo fuori dai nostri pensieri l’ufficio e diluiamo bene i compiti delle vacanze dei ragazzi). Liberi anche dalla fretta (elogio della lentezza) e dalla frenesia: chi trasforma le vacanze in un turbine di attività, chi ha programmato di fare tutto ciò che non ha potuto fare nell’inverno, chi vuol viaggiare senza lunghe soste si troverà sfinito.
Pri ma prezi o s a co nqui s ta do v rebbe es s ere l ’us o i ntel l i gente del tempo l i bero, una grande occasione educativa che genitori ed educatori non dovrebbero sprecare. Durante l’anno scolastico, i bambini e i ragazzi sono spesso eterodiretti, governati da altri: orari scolastici, orari di famiglia, orari di palestre e altri impianti sportivi, tempo impegnato dai compiti e da impegni
Il “l i beri per” è aperto a mol te prospetti ve, e la fantasia può inventare ogni variante. È possibile scegliere che cosa preferiamo. È possibile far scegliere ai nostri figli, non imponendo sempre soluzioni prefabbricate da noi. Scegliere mète, passatempi, giochi, pause... Proviamo elencare solo alcune di tali possibilità: • Ritrovare il gusto di stare insieme, in fa-
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miglia, senza che qualcuno debba scappare via di corsa; gusto di parlarsi con calma, di “raccontarsi”, di ridere per le stesse cose, di conversare senza la TV accesa e l’orologio al polso. Moglie e marito hanno più possibilità di confidarsi senza fretta e di scambiarsi attenzioni. Genitori o educatori e ragazzi hanno più occasioni di parlarsi sugli argomenti più vari (e non di scuola e di impegni). Si nomina tanto l’importanza del dialogo: invece di lamentarci che esso non esiste tra le generazioni, cerchiamo di metterlo in pratica! Si realizza anche con il confrontare i gusti, con lo scegliere insieme uno spettacolo, un passatempo, una serata (non tutte, per carità!) conciliando le rispettive esigenze ma anche trovando il modo di divertirsi veramente tutti. Quando poi si possono trascorrere alcuni giorni nella casa dei nonni, si acquistano ricordi, tradizioni, esperienze, saggezze, in un preziosissimo scambio intergenerazionale. • Imparare a osservare, che è più che vedere: è guardare con occhio attento. Osservare la natura: dalle sue manifestazioni grandiose (le albe e i tramonti, le vette, il mare in tempesta...) alle piccole meraviglie che occhi distratti e orecchie ottuse rischiano di non cogliere: un fiore cresciuto sulla nuda roccia, le venature di un sasso, il canto di un uccello, la vita di una colonia d’insetti... Osservare le bellezze dell’arte: contemplarne l’armonia con gli occhi, fissarne la memoria in una foto; se poi l’adulto usa un manuale turistico per indicare uno stile architettonico, per raccontare un episodio storico avvenuto nel luogo, per nominare un grande artista, nasce nei ragazzi un abbinamento libro-storia-artecultura che rimane come abitudine nella vita... Osservare le opere dell’uomo: una diga, un viadotto, un porto... • Aprirci a realtà diverse dal nostro solito ambiente: nel luogo dove soggiorniamo in vacanza o dove siamo andati in gita vi sono paesaggi, ambienti, persone, attività umane, colori, odori, situazioni nuove, tutti elementi che vanno accostati senza chiusure mentali, senza pregiudizi (se sono dentro di noi, i bambini li assorbiranno inconsciamente). Nuove relazioni e nuovi confronti, invece, ci arricchiranno e forse dureranno nel tempo. Gli “altri” da conoscere sono anche i giovanissimi e gli adulti del posto i quali, specie nelle località di soggiorno
estivo, sono impegnati nel lavoro. Ai nostri ragazzi occupati a lamentarsi potremo indicare chi le vacanze non le fa ed è al servizio degli altri. Una visita al porto, alla malga estiva, a un’agenzia turistica, a un albergo, potranno far capire su quanta fatica altrui si regge il nostro piccolo o grande turismo. • Riconquistare le proprie serate: una passeggiata per vedere la luna sul mare, una partita a carte o un gioco da tavolo all’aperto godendo il fresco, un cerchio di amici che cantano e scherzano... Bambini e ragazzi parteciperanno e ricorderanno che “non esiste solo la TV” come passatempo sovrano e che i contatti umani possono essere più piacevoli e interessanti delle “amicizie” su facebook. • Avere un contatto più diretto con le cose, con gli elementi della natura (questo vale per chi vive in città tutto l’anno in un ambiente “artificiale”): toccare il legno, la corteccia, le foglie, i sassi, le conchiglie, gli animali domestici... Soprattutto la sabbia è il giocattolo ideale che prende tutte le forme della fantasia, che imbratta senza sporcare, che si manipola in tanti modi. Queste sono esperienze essenziali per “i bambini del cemento e della plastica”. Nel l a di stensi one del tempo l i bero, l’educatore scoprirà così quali cose interessano i ragazzi, qual è la loro capacità di inventiva, o al contrario quanto siano condizionati dalle mode, dalla pubblicità, dai passatempi prefabbricati. Cercheranno con delicatezza di suggerire scelte diverse, le provocheranno, condurranno anche verso scoperte nuove. Il problema è conciliare libertà e rischio delle scelte dei giovanissimi con una stimolante capacità di proposta dei famigliari e degli educatori. Il tempo libero può anche essere utilizzato per un viaggio turistico più o meno ampio, a seconda delle possibilità economiche. Anche in periodo di crisi c’è chi riesce a programmare vacanze esotiche, magari profittando di qualche “offerta speciale”. In questi casi, sarebbe bene avere qualche conoscenza prima di partire per non arrivare su una costa asiatica o africana nella stagione dei monsoni, o in un periodo di eccessiva calura, o quando si sviluppano certi insetti, o persino in situazioni di guerriglia divampante. E occorrono istruzioni per non rischiare di vestire, bere, mangiare, parlare e comportarsi in modi non adatti alla cultura del luogo. In
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part i col are i gi ovani s s i m i , ci t t adi ni d’Europa e del mondo, dovranno prepararsi a viaggiare senza cercare spaghetti al dente a Parigi, bistecche a Pechino e prosciutto al Cairo. Scoprire e accettare, apertura e disponibilità sono le parole delle vacanze e dei viaggi. Non dimentichiamo che si può viaggiare anche… a chilometro zero. Molti ragazzi non conoscono la propria città se non in qualche luogo solito e celebre: e alcuni non sono mai usciti dal proprio quartiere. Una “esplorazione guidata” della propria città e dei suoi dintorni può trasformare in viaggio un semplice spostamento in tram o in trenino o in autobus. Un parco pubblico si presta a cento osservazioni naturalistiche e umane. E dovremo avere l a cura di portare con noi , i n vacanza, qual che l i bro, dato che finalmente non ci sarà più l’alibi di non avere tempo per leggere. Poi, da una storia letta o ascoltata possono nascere giochi, costruzioni, fantasie, progetti, con una forte rivalutazione della comunicazione orale e diretta, personale e non virtuale. Nelle altre stagioni, le letture sono spesso strumentali: si legge per studiare, per documentarsi, per preparare un intervento; in estate dovremmo leggere anche per piacere, per interesse, per evasione, per pensare senza fretta e senza schemi prefissati, per ritrovare parole e competenze, per recuperare un capolavoro della letteratura o incontrarlo per la prima volta, e per capire il mondo, gli altri e noi stessi. Oggi sembrano prevalere i nuovi media, ma la parola resta comunque la regina della comunicazione. Ogni frase letta accende nella mente di ciascuno un… canale televisivo assolutamente personale, con immagini mentali diverse da persona a persona, fino a determinare la diversità e quindi l’importanza di ogni individuo. La parola orale mette in comunicazione diretta le persone, direi le mette in vibrazione, aggiungendo al suono labiale l’intonazione, le pause, i gesti di chi parla. Va usata con amore e con prudenza perché può ferire, convincere, ammaliare, provocare in positivo e in negativo. Comunicare con i bambini narrando o leggendo loro una fiaba, o raccontare ai ragazzi episodi di vita vera, è dunque un modo per stabilire con loro un contatto autentico non assimilabile al chattare via computer. La parola scritta ci immette nella corrente della storia: trasmette conquiste ed errori del
passato, fa capire il presente, permette di progettare il futuro. È stata l’invenzione che più ha contribuito e contribuirà al progresso dell’umanità: ora che ci accorgiamo che, come le fotografie e i film sbiadiscono, così anche le bande magnetiche lentamente si smagnetizzano, possiamo meglio riflettere sul sapere che ci è arrivato su antiche pergamene e tavolette di argilla. Queste considerazioni ci invitano a rilanciare la lettura fra gli educandi. Infatti essa non è un’attività spontanea: è un innesto culturale che, come tutti gli innesti, può attecchire o no. Affinché la lettura attecchisca occorre: • considerare i libri come parte della vita normale, familiare e di comunità, non come meri strumenti scolastici, e perciò usarli in tutte le occasioni: per ridere, per commuoversi, per indignarsi, per viaggiare, per cucinare, per costruire, per giocare, ecc.; • fare in modo che i libri siano presenti ovunque, che i giovanissimi “inciampino” in essi in tutte le occasioni; • proporre (senza imporre) libri: a) corrispondenti agli interessi del minore in quel momento; b) divertenti, coinvolgenti, interessanti; c) lunghi quanto il ragazzino riesca a leggere: né esigui e banali né “mattoni” che mettano timore in chi non possieda ancora le abilità di una lettura veloce; d) bene illustrati, almeno per i più piccoli (la categoria editoriale più vivace è oggi quella degli albi per i bambini, abituandoli prestissimo – fin dai due o tre anni – a interpretare le figure e ad ascoltare le storie); • fondare la comunicazione educativa più sulle domande che sulle risposte: suscitare la voglia di sapere, la curiosità in ogni campo, magari andando a cercare sui libri le risposte invece di fornirle già fatte. E perché non fare delle vacanze l’occasione di cominciare a inventare una “nostra” storia, da scrivere di volta in volta, da alimentare con quello che ci accade e con quello che leggiamo? Obiezione di qualche educatore: “Ma io non sono capace di inventare storie nuove per i miei ragazzi!”. Tranquillo: loro sono capaci. E casomai, cominciamo a rivoltare le storie vecchie, divertendoci tutti a capovolgere antiche fiabe o nuove serie tv.
*S crittore, fondatore del “S ervizio per la letteratura giovanile”.
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Libera estate di Antonella Patete
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ono tanti i modi per trascorrere un’estate utile e dilettevole. Mentre l’anno scolastico volge al termine o ci si accinge a preparare gli ultimi esami universitari è possibile dare un’occhiata alle proposte per trascorrere una vacanza diversa. Dove l’impegno civile si sposi con la crescita personale e – perché no? – con il piacere di fare nuove esperienze. Chi comincerà a guardarsi intorno, dunque, scoprirà che ci sono offerte per tutti i gusti: dai campi all’estero a quelli sul territorio italiano, dall’impegno ambientalista a quello centrato sulla promozione dell’inclusione sociale, mettendosi in gioco da qualche giorno fino a alcune settimane. Allo stesso modo diverse sono le organizzazioni che propongono campi progettati fino ai minimi particolari, in modo da tranquillizzare i ragazzi che si accingono a passare un’estate diversa e le loro famiglie. E’ il caso dello S ci , il S ervi zi o ci vi l e i nternazi onal e, un movimento di volontariato laico nato nel lontano 1920 e oggi presente in 43 Paesi del mondo. Attivo sul fronte della pace e del disarmo, come anche dei diritti umani e degli stili di vita sostenibili, lo Sci organizza campi di volontariato internazionale dai dieci giorni alle tre settimane, per un impegno quotidiano dalle quattro alle sette ore. Al momento i progetti attivi sono 714, orientati su diverse aree tematiche: protezione ambientale, animazione con i bambini, attività con rifugiati, organizzazione di festival culturali, lavori manuali. Nei campi si lavora insieme a un piccolo gruppo di volontari provenienti da tutto il mondo. “Grazie allo Sci ho avuto l’opportunità di partecipare a due progetti internazionali in Kenia con un’associazione per la promozione dello sviluppo locale – afferma un volontario attraverso un video pubblicato sul
sito dell’organizzazione www.sci-italia.it –. Durante il mio primo progetto abbiamo costruito una nuova aula nella scuola del luogo. Alle prese con un mix di culture diverse, tutti andavamo avanti un passo alla volta, pole poleper dirla in lingua swahili e tutti vivevamo quell’esperienza come un gioco di pazienza. Tra noi si è creato uno scambio gioioso che ci ha arricchito reciprocamente e ci ha dato la possibilità di comprenderci meglio gli uni con gli altri, di essere più tolleranti, più disponibili e più aperti. Ma soprattutto ci ha insegnato a prendere le cose così come vengono, e ad apprezzare il loro valore reale, a dispetto di qualsiasi barriera”.
A scuola di antimafia Tornano anche quest’anno i campi della legalità nelle terre confiscate alle mafie e i laboratori di formazione promossi da Li bera, il coordinamento antimafia nato per volontà di don Luigi Ciotti nel 1995 a cui oggi aderiscono circa 1500 associazioni, scuole e realtà di base. Attraverso queste iniziative i luoghi un tempo simbolo del potere mafioso non solo divengono liberi e produttivi, ma durante l’estate attraggono centinaia di giovani che decidono di restituirli alla comunità, animandoli di azioni di democrazia e giustizia sociale. “Sono 33 i campi organizzati quest’anno e il numero delle richieste è in continuo aumento – afferma Roberto De Benedittis, responsabile nazionale “Estate liberi” –. Andando nei terreni confiscati e incontrando i ragazzi che lavorano nelle cooperative che li gestiscono si riesce a capire senza mediatori come si svolge l’attività di contrasto diretto alle mafie”. La caratteristica fondamentale dei campi organizzati da Libera è, infatti, proprio la visione delfenomeno mafioso tramite il confronto con i familiari delle vittime, le istituzioni e gli attivisti del territorio. “I ragazzi vivono con noi, mangiano e dormono con noi e ci aiutano a curare il vigneto e il pescheto – spiega Ciro Corona, presidente dell’Associazione (R)esi stenza di S campia (Napoli) –. Poi il pomeriggio incontriamo i testimoni privilegiati del quar-
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tiere e facciamo un giro nelle viscere delle Vele di Scampia allo scopo di far capire ai ragazzi che questo non è più il quartiere della camorra, che qui sta perdendo terreno”. Molti i luoghi interessati dai campi antimafia, tra questi anche Qui ndi ci in provincia di Avellino, dove i giovani si danno appuntamento in un bene confiscato ad Adriano Graziano, soprannominato O’ Professore e capo dell’omonimo clan, più volte arrestato per associazione a delinquere, estorsione, tentato omicidio e altri reati. “Questo bene verrà riconvertito in un laboratorio di maglieria artigianale – chiarisce Anna Celotti, responsabile del locale campo estivo –. I familiari delle vittime vengono a trovarci per parlare con i ragazzi e raccontare loro le proprie storie. La memoria è una delle attività cardine di Libera”. A Pol i stena, in provincia di Reggio Calabria, don Pino De Masi è il referente del coordinamento antimafia per la Pi ana di Gi oi a Tauro. “Qui durante l’estate si assiste all’invasione di centinaia di giovani – riferisce –. Vedere questi ragazzi girare nei comuni della Piana o lavorare nei terreni confiscati è stato un motivo di incoraggiamento per i nostri ragazzi”. I campi sono attivi in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Lazio. Per fare un’esperienza di volontariato e di formazione civile sui terreni confiscati alle mafie e gestiti dalle cooperative sociali di Li bera Terra è possibile scrivere alla mail oppure telefonare al numero 06/69770335. L’offerta è molto vasta e comprende anche campi cosiddetti speciali come quelli dedicati ai minorenni o alle famiglie.
Costruire la pace con calce e cazzuola
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Una proposta sicuramente fuori dagli schemi è quella portata avanti dagli Uni versi tari costruttori , un gruppo di volontari impegnati nella costruzione di edifici a favore di comunità di accoglienza rivolte a tossicodipendenti e disabili. Il gruppo, nato negli anni S essanta all’interno dell’Università di Padova, organizza campi di una settimana, nel corso dei quali i parte-
cipanti lavorano otto ore al giorno in un cantiere edile. “La partecipazione ai campi di lavoro è aperta a persone di età compresa tra i 16 e i 75 anni – spiegano i promotori –. Non serve essere universitari, il nome vuole ricordare solo le nostre origini. Non è neppure necessario avere competenze in campo edile, i lavori sono organizzati in base alle capacità individuali e si è sempre affiancati da persone esperte. Si richiedono scarpe antinfortunistiche e guanti da lavoro, per non gravare sulle realtà che aiutiamo; chiediamo un contributo di 100 euro a settimana che comprende vitto, alloggio e assicurazione”. Per il 2014 sono già in preparazione due campi estivi, a Mo ro l o , in provincia di Frosinone, dove i volontari parteciperanno alla ristrutturazione della casa famiglia della comunità Papa Giovanni XXII che si occupa di persone in situazioni di disagio e a Vi l l afrati (Palermo) dove lo scopo è quello di collaborare alla realizzazione della fattoria didattica della comunità “Di pi ngi l a p ac e ”. P er info: sito Internet www.univeristaricostruttori.it oppure mail segreteria@universitaricostruttori.it.
Da turista a ecoturista Tutti centrati sulla scoperta e il rispetto della natura sono, poi, i campi estivi organizzati dal WWF, rivolti non solo agli adulti ma anche ai ragazzi delle scuole superiori, dai 14 ai 17 anni. “Attrezza il tuo zaino, metti la borraccia, il taccuino e la macchina fotografica e preparati per una fantastica esperienza... e che ci sia il cuore per vedere, sentire, conservare assieme agli amici lo spettacolo della natura – si legge sul sito dell’organizzazione –. Dimenticavamo: è necessario che nello zaino non ci sia la mamma o il papà! Un po’ di indipendenza per alcuni giorni fa proprio bene”. Ma l’intento non è solo di provare nuove avventure e conoscere nuovi amici. Perché – spiegano gli organizzatori – partecipare ai campi del WWF vuol dire anche proteggere la biodiversità, dando un contributo concreto al lavoro dell’associazione. Tra le proposte per l’estate 2014 “Via da casa, a zonzo con gli asini”, un trekking a bordo di somaro lungo un tratto del Grande Anello dei Sibillini laziali, “Wildwatchers alla scoperta del Delta”, un viaggio per conoscere le specie ittiche che popolano il fiume Po, oppure “Come pesci, con i pesci, il mare senza segreti all’Isola d’Elba”, un soggiorno per imparare a guardare i fondali con l’occhio esperto del biologo marino.
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VOLONTARIATO ALL’ESTERO: COME FARE PER…
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er fare un’esperienza di volontario all’estero sono necessari alcuni requisiti fondamentali, tra i quali, spesso, una buona conoscenza della lingua del Paese in cui si desidera operare (o almeno dell’inglese). Normalmente occorre essere maggiorenni. Talvolta viene anche valutato lo stato di salute e psicofisico, per accertarsi che la persona sia in grado di adattarsi a particolari condizioni climatiche e ambientali. Alcuni percorsi possibili: • il volontariato di medio o lungo termine, rivolto principalmente a chi ha già avuto precedenti esperienze internazionali o in Italia; • il “servizio di volontariato europeo”, finanziato dalla Commissione Europea e rivolto a tutti i giovani europei di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Prevede un soggiorno per un periodo che va dai 2 ai 12 mesi, con copertura dei costi di vitto e alloggio; • il servizio civile volontario, con il quale si può prestare la propria attività anche presso enti operanti con progetti all’estero, per interventi di pace e cooperazione fra i popoli. E’ rivolto ai giovani dai 18 ai 28 anni e dura un anno. Tra le associazioni che organizzano percorsi di volontariato all’estero, vi sono le organi zzazi oni non g o v e rn at i v e ( ON G) , il cui elenco completo è consultabile sul sito www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Partner/ONG/ONG.asp, ove si può visitare il sito web di ciascuna ONG e scegliere in base alle proprie esigenze e ai requisiti richiesti. Il volontariato all’estero è possibile anche presso organi zzazi oni i nternazi onal i : ad esempio United Nations Volunteers (UNV) è un programma per la pace promosso dall’ONU; così come l’UNICEF, che sostiene programmi nei P aesi in via di sviluppo. P er iscriversi si può visitare il sito www.newsletter.unicef.it/iscrizione/reclutamentoVolontari. La più importante rete a livello internazionale di organizzazioni che promuovono il servizio volontario è l’Al l i ance of European Vol untary S ervi ce Organi sati ons. Tra gli altri ne fanno parte Lunari a, che propone campi di lavoro nazionali e internazionali sui temi dell’ecologia e della pace, anche con progetti per scambi giovanili; YAP Ital i a (Youth Acti on for Peace Ital i a) che organizza campi per iniziative di sviluppo locale, inclusi campi rivolti a giovani volontari dai 15 ai 17 anni; Afri ca Oggi , associazione di ispirazione cristiana che organizza campi estivi presso alcune missioni; Afsai , che organizza esperienze formative sia brevi (da 2 a 16 settimane) che più lunghe (da 6 mesi a 1 anno); Amnesty Internati onal che organizza campi di lavoro in Italia, per giovani dai 14 ai 24 anni, sul tema dei diritti umani; ARCS - Arci Cul tura e S vi l uppo, Associ azi one Ital i a-Ni caragua, Cari tas che organizza cantieri della solidarietà in Italia e all’estero; Emmaus Ital i a, Focsi v Vol ontari nel Mondo federazione di enti di volontariato internazionale che offre possibilità di esperienze nei Paesi in via di sviluppo; GapYear, Li bera coordinamento di oltre 1.500 enti (gruppi, scuole, realtà di base ecc.) impegnate nel diffondere la cultura della legalità, con campi di lavoro sui terreni confiscati alle mafie; IBO Ital i a, Mani Tese, S ervi zi o Ci vi l e Internazi onal e (S . C. I. ) con campi di lavoro di 2-3 settimane; Un Al tro Mondo, Uni versi tari costruttori per la costruzione di comunità di accoglienza; Vi des di ispirazione salesiana; Vi s che organizza esperienze di volontariato estivo nei Paesi in via di sviluppo, dopo una formazione di circa un anno. Sul sito web del Centro di servi zi o per i l vol ontari ato della propria regione è possibile visionare le proposte di campi estivi delle organizzazioni aderenti.
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Di taglio un po’ diverso, ma comunque fondati sul turismo responsabile e la difesa degli ecosistemi, sono i campi estivi di volontariato promossi da Leg am bi ent e. Dalle isole minori alle cime montane, dai borghi più suggestivi alle spiagge e i fondali più ricchi di vita sono tanti i modi per intervenire concretamente a difesa della legalità, del patrimonio culturale e della biodiversità. A cominciare dalla lotta contro le ecomafie e la criminalità ambientale, diventata negli ultimi anni il marchio di fabbrica
dell’organizzazione. E il lavoro? Può essere molto vario: si va dalla pulizia e la manutenzione dei sentieri alla registrazione delle specie esistenti su un dato territorio fino alla riparazione dei muretti a secco. Tutto all’insegna di poche parole d’ordine: il tuo tempo libero per un mondo migliore. Per info si può telefonare al numero 06/86268323 oppure scrivere a per i campi in Italia e a volontariato@legambiente.it per i campi in Italia e a outgoing@legambiente.it.
FISCO
Case per ferie & enti religiosi La gestione fiscale e le problematiche IMU Replichiamo – aggiornato in base alla più recente normativa – l’articolo sulle leggi fiscali già pubblicato, con successo, lo scorso anno.
le finora svolte. Si sottolinea infatti il principio che qualora l’ente religioso abbia una sola personalità giuridica, una soltanto sarà la Partita IVA, valida pertanto per tutte le Case filiali con attività, presenti sull’intero territorio nazionale.
di Federico Rossi *
Tenuta co ntabi l i tà e as s enza di v i di mazi o ne dei Reg i s tri co ntabi l i L’avere una Partita IVA per lo svolgimento di un’attività commerciale, come quella di Casa per Ferie, comporta di conseguenza la tenuta della contabilità, o rdi nari a o ppure s empl i fi cata, con la tenuta di appositi registri contabili su cui annotare le operazioni relative a costi e ricavi della Casa per Ferie, unitamente alle movimentazioni finanziarie di entrata ed uscita per la contabilità ordinaria. Gi à da mo l t i an n i ri s ul t a co mun que s o p p re s s o l ’o bbl i g o di v i di mazi o ne dei reg i s tri co ntabi l i presso il Tribunale, l’Ufficio del Registro delle Imprese e/o l’Ufficio IVA territorialmente competente. Solo per il Libro Giornale e il Libro degli Inventari, registri obbligatori unicamente per coloro che sono in contabilità ordinaria, è presente l’obbligo di apporre su detti registri n. 2 marche da bollo, di € 16,00 l’una, per ogni 100 fogli.
O
ccorre in primo luogo premettere che tanto ai fini I V A , quan t o ai fi n i del l e i m p o s t e di re t t e , l’attività ricettiva, anche se di natura extra-alberghiera, come quella di Casa per Ferie, viene considerata in ogni caso, atti v i tà co mmerci al e, qualunque sia lo scopo per la quale viene esercitata. Dal punto di vista fiscale, infatti, non ha importanza l ’as s en za del fi n e di l ucro p er co n s i derare o men o un’attività come “commerciale”, ma unicamente la predisposizione e l’esistenza di un’organizzazione di mezzi, nonché l’abitualità e la sistematicità delle attività poste in essere. Proprio la legge IVA (D.P.R. 633/72), all’art. 4, comma 5, stabilisce che sono considerate i n o g ni cas o co mmerci al i – “... le prestazioni alberghiere o di alloggio e la somministrazione di pasti… ”.
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Ri chi es ta di attri buzi o ne del l a Parti ta IVA Prima di iniziare un’attività commerciale, come quella di Casa per Ferie, nel caso di specie, occorre predisporre apposita richiesta di attri buzi o ne del l a parti ta IVA. Tal e ri ch i es t a dev e es s ere fat t a en t ro 3 0 g i o rn i dall’inizio dell’attività, in via telematica, all’Agenzia del l e En t rat e, facen do i n o g n i cas o ri feri men t o all’Ufficio competente in base al domicilio fiscale dell’ente, pertanto indipendentemente dall’ubicazione della Casa per Ferie, utilizzando l’apposito modello. Nella richiesta devono essere menzionate le attività svolte ed i luoghi di svolgimento delle attività, nonché il luogo in cui sono tenuti i registri contabili e deve essere indicato il rappresentante legale. Ad ogni attività svolta corrisponde uno specifico Codice ISTAT: nel caso in esame il codice da attribuire è 552040. Al riguardo si segnala che l’ente religioso potendo svolgere “più attività”, potrebbe essere già in possesso di Partita IVA: in questo caso anziché di apertura, si tratterà di v ari azi o ne IVA, aggiungendo appunto detta attività a quel-
Reg i s tri co ntabi l i , termi ni e mo dal i tà di reg i s trazi o ne I libri contabili che una Casa per Ferie deve tenere ai fini IVA sono i seguenti: 1 . Reg i s tro deg l i acqui s ti su cui annotare le fatture relative ai beni ed ai servizi acquistati, numerate progressivamente e suddividendo imponibile ed imposta, distinti secondo l’aliquota applicata. A tale riguardo, tenuto conto che l’attività di Casa per Ferie è un’attività imponibile, con applicazione del 1 0 % di IVA s ul l e f at t ure / ri c e v ut e f i s c al i emes s e, ciò consente all’ente di detrarre l ’IVA sui propri acquisti di beni e servizi inerenti specificatamente l’attività svolta. Nel cas o i n cui l ’en t e rel i g i o s o , un i t amen t e ad un’attività di Casa per Ferie, svolga anche un’attività di Casa di Riposo, piuttosto che di Scuola, ovvero un’attività esente ex art. 10/D.P.R. 633, al fine di non vedere pregiudicata la detraibilità dell’IVA sugli acquisti effettuati dalla Casa per Ferie, può effettuare un’o pzi o ne, ex articolo 36 del D.P.R. 633/72, separando l’attività esente da quella imponibile.
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2 . Reg i s tro del l e fatture emes s e su cui annotare in ordine progressivo e con riferimento alla data della loro emissione le fatture emesse per dette operazioni imponibili, distinguendo l’imponibile e l’ammontare dell’imposta (aliquota 10%). Può es s ere emes s a fattura no rmal e, non essendovi più obbligo di fattura fiscale. Si sottolinea che l’ente religioso, per tale attività, non ha tuttavia l’obbligo di emissione della fattura, se non nel caso in cui la stessa venga espressamente richiesta all’atto di effettuazione dell’operazione, ovvero all’atto del pagamento e/o all’atto della presentazione del conto. In as s enza di ri chi es ta ri s ul ta s uffi ci ente l ’emi s s i o ne di ri cev uta fi s cal e. 3 . Reg i s tro dei co rri s petti v i g i o rnal i eri su cui annotare i co rri s petti v i derivanti da prestazioni ricettive di Casa per Ferie, nonché le s o mmi ni s trazi o ni di al i menti e bev ande medi ante apparecchi di di s tri buzi o ne auto mati ca, per le quali si sono emesse ricevute fiscali distinguendo gli importi secondo l’aliquota IVA applicabile. Si precisa che nulla vieta di registrare le fatture emesse nel presente registro dei corrispettivi. Se è stato istituito il Registro delle fatture emesse, queste non vanno comprese nel Registro dei corrispettivi. Se non è stato istituito, devono essere annotati anche i corrispettivi risultanti dalle fatture emesse (anche quelle relative ad immobili, beni strumentali e le autofatture), includendo nel corrispettivo anche l’imposta ed indicando il numero iniziale e finale delle fatture. 4 . Reg i s tro di cari co s tampati fi s cal i (ri cev ute fi s cal i ) su cui, una volta, andavano indicati il numero degli stampati acquistati con l’indicazione della serie e dei numeri iniziali e finali, è s o ppres s o . Luo g o di tenuta dei reg i s tri Il luogo ove sono tenuti i registri deve essere s eg nal at o n e l l a Co mun i c az i o n e i n i z i al e al l ’ Ag e n z i a del l e Entrate e nelle successive comunicazioni, qualora vi siano variazioni. Se la tenuta dei registri è pres s o un co ns ul ente, all’ente religioso dovrà essere stata rilasciata un ’ ap p o s i t a at t e s t az i o n e , firmata dallo stesso professionista, ove risultano elencati tutti i registri contabili presenti presso lo studio, con data e firma del professionista medesimo. Attestazione da esibire ai verificatori (Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate) all’atto di un eventuale accesso presso i luoghi ove si svolge l’attività di Casa per Ferie.
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Al i quo te IVA da appl i care Le prestazioni di al l o g g i o e di s o mmi n i s t raz i o n e di al i me n t i e b e v an de s c o n t an o l ’ al i quo t a de l 1 0 % (n. 120 e n. 121 Tabella A – Parte III D.P.R. 633/72). Per le somministrazioni di alimenti e
bevande effettuate mediante di s tri buto ri auto mati ci , in quanto può considerarsi prestazione accessoria alla prestazioni ricettiva, l’aliquota da utilizzare risulta comunque essere quella del 1 0 % (prev i s i o ne o bbl i g ato ri a per tutti dal l ’1 . 1 . 2 0 1 4 ). Attenzione: l’uso dei locali, impianti ed attrezzature della Casa per Ferie per finalità diverse dall’alloggio come ad esempio l ’us o di s al e per co nv eg ni di s tudi o , mo s tre, co nferenze e s i mi l i sconta l’IVA nella mis ura o rdi n ari a del 2 2 % (Ci rco l are Mi n i s t eri al e 9/380640 del 14/02/1980). Ri cev uta fi s cal e: chi è s o g g etto al l ’o bbl i g o del ri l as ci o Le prestazioni rese dai complessi ricettivi rientrano tra le operazioni per le quali c’è obbligo, come detto, di emissione di ricevuta fiscale. So no s o g g etti al l ’o bbl i g o del l a ri cev uta fi s cal e coloro che effettuano pres tazi o ni al berg hi ere, comprese quelle rese da co mpl es s i ri cetti v i co mpl ementare a carattere turi s ti co -s o ci al e, tra le quali rientrano le Case per Ferie. Sono soggetti al predetto obbligo tutti i co ntri buenti che effettuano prestazioni alberghiere di alloggio rilevanti ai fini dell’IVA, co mpres i , quindi, g l i enti no n co mmerci al i (enti religiosi o associazioni religiose, culturali o assistenziali) che effettuano prestazioni di alloggio, essendo tali attività considerate in ogni caso commerciali. Per pres tazi o ne al berg hi era deve intendersi compresa non soltanto la pres tazi o ne di al l o g g i o , ma anche tutta una serie di operazioni ad essa co nnes s e o d acces s o ri e (ad es . l av anderi a, g arag e, preno tazi o ni , ecc. ). Mo mento di ri l as ci o del l a ri cev uta fi s cal e La ricevuta fiscale deve essere emessa nei seguenti momenti: • Al l ’atto del pag amento del co rri s petti v o to tal e o parzi al e, antecedente o s ucces s i v o al l a ul ti mazi o ne del l a pres tazi o ne; ciò vuol dire che s e v i ene dato un anti ci po , diversamente da quanto accadeva in passato, dev e es s ere ri l as ci ata ri cev uta fi s cal e per l ’i mpo rto anti ci pato . • In o g ni cas o al l ’atto del l ’ul ti mazi o ne del l a pres tazi o ne. Se al momento della ultimazione della prestazione il co rri s petti v o no n v i ene pag ato , in tutto o in parte, deve esserne fatta menzione sul documento stesso e la ricev ut a fi s cal e emes s a l a mo men t o del p ag amen t o dell’importo dovuto deve contenere gli estremi di quella precedentemente rilasciata. Se al momento della ultimazione della prestazione il co rri s petti v o è g i à s tato pag ato , in tutto o in parte, per effetto di un anticipo, la ricevuta fiscale deve contenere l’indicazione degli estremi di quella precedentemente emessa (Decreto Ministeriale 30/03/1992). La prestazione si intende per ultimata normalmente al momento della presentazione del conto.
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La ricevuta fiscale dev e es s ere ri l as ci ata per ci as cuna pres tazi o ne e si considera uni ca quella fornita a due o più persone purché sia richiesto un unico conto. Mo dal i tà di ri l as ci o del l a ri cev uta fi s cal e La ricevuta fiscale può essere emessa da bollettino a ricalco “madre e figlia” dal soggetto che effettua la prestazione. La sezione figlia deve essere consegnata al cliente. Le Case per Ferie possono ottenere i due esemplari anche mediante stampa di due copie anziché con il modello a ricalco (Risoluzione Ministeriale 30/7/1998 n. 96/E). La ri cev uta fi s cal e dev e co ntenere: • I dati di identificazione del prestatore del serv izio; • La natura, la qualità e la quantità dei serv izi oggetto della prestazione; la ricev uta fiscale può contenere l’indicazione “pensione completa” o “mezza pensione” e quella del relativ o corrispettiv o, nonché la speci f i caz i o n e dei g i o rn i di p erm an en z a (C. M . 3/380101); • L’ammontare del corrispettiv o dov uto, comprensiv o dell’IVA. Fattura ri l as ci ata i n l uo g o del l a ri cev uta fi s cal e Se, come già anticipato, v i e n e ri c h i e s t a dal c l i e n t e la f at t ura, il gestore della Casa per Ferie è tenuto a rilasciarla e dovrà indicare separatamen t e n el l a s t es s a l ’i mp o n i b i l e e l ’i mp o s t a in rel azi o n e all’ammo n t are c o mp l e s s i v o del corrispettivo addebitato al cliente. Cas i ti pi ci per una Cas a per Feri e: 1 . Pres tazi o ni acces s o ri e al l a pres tazi o ne al berg hi era (pri ma co l azi o ne, l av anderi a, g arag e, ecc. ) Le prestazioni accessorie (lavanderia, garage, prima colazione, ecc.), se pagate dal cliente indipendentemente dalla prestazione principale (alloggio), sono escluse dall’obbligo della ricevuta fiscale. Questa dovrà essere emessa, pertanto, anche per le prestazioni accessorie solo se il cliente le paga unitamente all’alloggio ed in questo caso andranno distintamente annotate nel documento (R.M. 9/380640 citata). 2 . Pres tazi o ni acces s o ri e (ex tra, bev ande o pi etanze) nei pranzi a prezzo fi s s o o nel trattamento di pens i o ne Vanno indicate distintamente nella ricevuta fiscale o fattura (se richiesta dal cliente) unitamente all’indicazione di pranzo a prezzo fisso o pensione, anche se consistono in s o mmi n i s t razi o n e di s o l e b ev an de (R.M. 9/380640 citata).
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3 . Pres tazi o ni al berg hi ere e s o mmi n i s t raz i o n i di p as t i i n di -
pendenza di co nv enzi o ni (ag enzi e di v i ag g i o , enti , ecc. ) anche a co mi ti v e La ricevuta fiscale per le prestazioni alberghiere e le somministrazioni di alimenti e bevande a favore di soggetti diversi dal committente (agenzie di viaggi, ecc.), in virtù di contratti o convenzioni, va rilasciata al momento della ultimazione della prestazione al committente del servizio o ad un suo incaricato, se presente o, in mancanza, ad uno dei soggetti nei confronti del quale la prestazione o la somministrazione è stata effettuata. Se la ricevuta viene rilasciata al committente presente che pagherà il conto, la ricevuta fiscale non presenta elementi particolari; se, invece, il committente presente pagherà, in base alla convenzione, (ad esempio mensilmente), la ricevuta fiscale conterrà la dicitura di “corrispettivo non pagato”; se invece la ricevuta fiscale viene rilasciata al cliente, al posto dell’ammontare del corrispettivo, deve essere indicato il nominativo del committente che effettuerà il pagamento ed il riferimento alla convenzione, la cui prova deve essere data da atto scritto precedentemente stipulato od anche mediante la sola corrispondenza commerciale. Se il servizio viene reso nei confronti di co mi ti v e è sufficiente rilasciare la ricevuta fiscale ad un component e del l a co mi t i v a, i n g en ere al cap o g rup p o (R. M. 25/381077 del 13/16/1980). 4 . Pres tazi o ni al berg hi ere co n trattamento di pens i o ne co mpl eta o mezza pens i o ne Come detto precedentemente, nel caso di soggiorno continuato con pagamenti frazionati, ad esempio settimanali, deve essere rilasciata ricevuta fiscale per la parte di corrispettivo pagato. All’ultimazione della prestazione, la ricevuta fiscale conterrà il riferimento alle precedenti ricevute fiscali già emesse. In caso in cui un cliente con trattamento di mezza pensione consumi, durante il soggiorno, pasti aggiuntivi, questi dovranno essere separatamente indicati nella ricevuta fiscale. Nel caso di passaggio dal trattamento di mezza pensione a quello di pensione completa, dovrà essere rilasciata una sola ricevuta fiscale con la precisa indicazione dei periodi di trattamento a mezza pensione e a pensione intera. Caparra co nfi rmato ri a (art. 1 3 8 5 C. C. ) E’ una forma di liquidazione del danno, pattuita dai contraenti prima dell’eventuale inadempimento, che lascia libera comunque la parte non inadempiente di pretendere l’esecuzione o la risoluzione del contratto, oltre al risarcimento dei danni, secondo i principi generali del Codice Civile. Non costituisce pertanto un’anticipazione del prezzo, quanto i l ri s arci mento del danno in caso di ingiustificato inadempimento nella esecuzione del contratto (ad esempio mancato arrivo della comitiva, per il giorno prestabilito, nella Casa per Ferie). In quanto non si può configurare come anticipo, e quindi non costituisce corrispettivo per la prestazione dei ser-
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v i zi , è e s c l us a da l c a m p o di a p p l i c a z i o n e del l ’IVA (art. 6 D.P.R. 633/72), pertanto no n ri chi ede l’emissione di ricevuta/fattura. Naturalmente, ove al momento dell’adempimento la caparra è imputata alla prestazione dovuta, essa diviene parte del corrispettivo pattuito e, come tale, concorre alla formazione della base imponibile. IMPOSTE DIRETTE In via generale, gli enti non commerciali (enti religiosi) sono obbligati, ai sensi dell’art. 20 D.P.R. 600/1973, al l a t e n ut a de l l a c o n t ab i l i t à, l i mi t at ame n t e al l ’atti v i tà co mmerci al e s v o l ta. In base alla predetta norma, gli enti religiosi che svolgono un’attività ricettiva devono pertanto tenere s cri tture co ntabi l i e per tale attività sono o bbl i g ati a tenere co ntabi l i tà s eparata dall’attività istituzionale (art. 109 T.U.I.R.). Reg i mi co ntabi l i e di determi nazi o ne del reddi to I regimi contabili utilizzabili principalmente dagli enti religiosi per la contabilità separata dell’attività commerciale sono: • regime ordinario; • regime semplificato. Reg i me o rdi nari o Deve essere utilizzato dagli enti religiosi che svolgono attività ricettiva, in quanto prestazione di servizi, con ri cav i s uperi o ri a 4 0 0 . 0 0 , 0 0 euro , salvo opzione in ogni caso. Attenzione: per l’ente religioso il volume dei ricavi, tenuto conto dell’uni ci tà dell’ente medesimo deve essere valutata ”complessivamente”, tenuto conto appunto dei ri cav i di t ut t e l e Cas e Fi l i al i co n at t i v i t à p res en t i sull’intero territorio nazionale. Chi è in regime di contabilità ordinaria oltre alla tenuta dei registri prescritti ai fini IVA, è tenuto all’obbligo delle seguenti scritture contabili: • l i bro g i o rnal e e l i bro deg l i i nv entari ; • reg i s tro dei beni ammo rti zzabi l i . L’ente è tenuto alla redazione di un bi l anci o (Conto economico e Stato Patrimoniale), con tutte le regole previste per l’imprenditore civile (competenza, inerenza, criteri di valutazione delle singole poste, determinazione costi promiscui, ecc.). La tassazione avviene quindi in base al bilancio.
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Reg i me s empl i fi cato Può essere applicato dagli enti religiosi che no n hanno s uperato nell’anno precedente, salvo opzione per il regime ordinario, i l l i mi te di 4 0 0 . 0 0 0 , 0 0 euro di ri cav i . La contabilità semplificata comporta l’obbligo di tenere i registri IVA anche ai fini delle imposte sui redditi e pertanto occorre annotare separatamente in tali registri anche gli elementi estranei alla normativa IVA, quali:
• co mpo nenti po s i ti v i e neg ati v i no n IVA (es. interessi passivi) entro 60 giorni; • retti fi che ai ri cav i ed ai co s ti secondo il criterio di competenza, entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi; • valore delle ri manenze, con indicazione distinte per categorie omogenee delle quantità, del valore, dei criteri di valutazione, entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi. La tenuta del registro beni ammo rti zzabi l i è facoltativa; le relative annotazioni possono essere eseguite, anziché sull’apposito registro, nel reg i s tro deg l i acqui s ti , entro il termine della presentazione della dichiarazione dei redditi (art. 2 D.P.R. 695/1996). Co ns erv azi o ne s cri tture co ntabi l i e do cumentazi o ne (art. 2 2 D. P. R. 6 0 0 / 7 3 ) Le scritture contabili obbligatorie devono essere conservate ai fini fiscali fino a quando non siano definiti gli accert amen t i rel at i v i al co rri s p o n den t e p eri o do d’imposta, anche oltre il termine stabilito dall’art. 2220 C.C. (10 anni dalla data dell’ultima registrazione). Lo stesso vale per gli originali delle lettere, dei telegrammi e fatture ricevute e le copie delle lettere, dei telegrammi spediti e delle fatture emesse. Di chi arazi o ne IRES – Mo del l o UNICO ENC Ai fini della tassazione IRES, l’ente religioso dovrà presentare il Modello Unico per gli Enti Non Commerciali e n t ro i l 3 0 S e t t e mb re de l l ’ an n o s uc c e s s i v o a quello a cui si riferisce il periodo di imposta, compreso tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre, es cl us i v amente i n v i a tel emati ca. La misura dell’imposta dovuta risulta essere pari al 1 3 , 7 5 %, a condizione, ovviamente, che l’ente religioso sia in possesso di personalità giuridica. Al riguardo si segnalano talune iniziative degli Uffici fiscali mirate all’applicazione dell’aliquota piena IRES (27,50%). L’ente religioso pagherà l’IRES sull’imponibile derivante dal reddito d’impresa della Casa per Ferie, unitamente all’imponibile derivante dalle eventuali altre tipologie di reddito presenti (reddito dei fabbricati, terreni, capitale, diversi). Di chi arazi o ne IRAP (Impo s ta Reg i o nal e Atti v i tà Pro dutti v e) L’ente religioso è soggetto passivo dell’IRAP, da corrispondere in misura ordinaria pari al 4 , 2 5 %, salvo diversa misura applicabile da ciascuna Regione. L’imposta risulta applicabile all’attività commerciale sulla base di un risultato, differente da quello relativo ai fini IRES definito “Valore della Produzione”. Si ribadisce peraltro come l’ente religioso risulti altresì soggetto ad IRAP anche per quanto concerne la sfera istituzionale. In presenza di retribuzioni o compensi erogati nella sfera istituzionale, infatti, gli stessi costituiranno base imponibile per l’applicazione del 4, 25%, salvo diversa misura applicabile da ciascuna Regione.
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La dichiarazione IRAP costituisce apposita dichiarazione rispetto al Modello Unico - ENC. I. M. U. (Impo s ta Muni ci pal e Uni ca) – Es enzi o ne ed ul ti mi i nterv enti l eg i s l ati v i A tale riguardo occorre fare riferimento, da ultimo, al De c re t o Mi n i s t e ri al e 1 9 n o v e mb re 2 0 1 2 , n . 200. Prima di tutto, vengono ridefinite le atti v i tà ri cetti v e di Casa per Ferie, da svolgersi con “modalità non commerciali”: - a t t i v i t à r i c e t t i v e : at t i v i t à ch e p rev edo n o l’accessibilità limitata ai destinatari propri delle attiv ità istituzionali e la discontinuità nell’apertura nonché, relativ amente alla ricettiv ità sociale, quelle dirette a garantire l’esigenza di sistemazioni abitativ e anche temporanee per bisogni speciali, ov v ero sv olte nei confronti di persone sv antaggiate in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali o familiari, e s c l us e i n o g ni cas o l e at t i v i t à s v o l t e i n s t rut t ure al b erg hi ere e p ara-al b erg hi ere di cui all’articolo 9 del decreto legislativ o 23 maggio 2011, n. 79. Ecco le condizioni poste dal decreto per godere di ESENZIONE IMU: Lo s v o l g i ment o di at t i v i t à ri cet t i v e s i ri t i ene effet t uat o co n “mo dal i t à no n co mmerci al i ” s e l e s t es s e s o no s v o l t e a t i t o l o g rat ui t o o v v ero di et ro v ers ament o di co rri s p et t i v i di i mp o rt o s i m b o l i c o e , c o m un que , n o n s up e ri o re al l a met à dei co rri s p et t i v i medi p rev i s t i p er anal o g he at t i v i t à s v o l t e co n mo dal i t à co nco rrenz i al i nel l o s t es s o amb i t o t erri t o ri al e, t enut o anche co nt o del l ’as s enz a di rel az i o ne co n i l co s t o effet t i v o del s erv i z i o .
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UTILIZZAZIONE MISTA (Cas a per Feri e e Co muni tà Rel i g i o s a) L’estensione dell’esenzione anche agli immobili ad uti l i zzazi o ne mi s ta (istituzionale e commerciale), seppure pro quota, secondo determinati rapporti di proporzionalità, è risultata possibile solo a partire dal periodo di imposta 2013, da poco terminato. Fino al 31.12.2012 l’utilizzo di un’unica struttura immobiliare per Casa per Ferie, unitamente alla presenza di uno spazio riservato a Comunità Religiosa, comportava, i n cas o di accert amen t o del Co mun e, i l p ag amen t o dell’ICI/IMU sull’intero complesso, ovvero commisurata alla totalità degli spazi. L’art. 5 del D.M. 19 novembre 2012 n. 200 disciplina l’individuazione del rappo rto pro po rzi o nal e a partire, come detto, dal 2013, prevedendo che laddove non risulti possibile, tecnicamente, procedere ad un apposito frazi o namento catas tal e, è data la possibilità di calcolare l’IMU proporzionalmente allo spazi o ut i l i zzat o p er l o s v o l g i men t o dell’attività ricettiva di Casa per Ferie. Detto rapporto proporzionale di cui al
co mma 3 del l ’arti co l o 9 1 -b i s del Decreto Leg g e n . 1 de l 2 0 1 2 , è determinato con riferimento allo s pazi o , al numero dei s o g g etti nei confronti dei quali vengono svolte le attività con modalità commerciali ovvero non commerciali e al tempo . SPAZIO Per le unità immobiliari destinate ad una utilizzazione mista, la proporzione è prioritariamente determinata in base alla superficie destinata allo svolgimento di tali attività, svolte con modalità commerciali, rapportata alla superficie totale dell’immobile. SOGGETTI Per le unità immobiliari che sono indistintamente oggetto di un’utilizzazione mista, la proporzione è determinata in base al numero dei soggetti nei confronti dei quali sono svolte le attività con modalità commerciali, rapportato al numero complessivo dei soggetti ai quali l’ente rivolge la sua attività. TEMPO Nel caso in cui l’utilizzazione mista è effettuata limitatamente a specifici periodi dell’anno, la proporzione è determinata in base ai giorni durante i quali l’immobile è utilizzato per lo svolgimento di tali attività con modalità commerciali. Le percentual i determi nate per ci as cun i mmo bi l e, si applicano alla rendi ta catas tal e dello stesso in modo da ottenere la base imponibile da utilizzare ai fini della determinazione dell’IMU dovuta. Va utilizzato un apposito MODELLO DI DICHIARAZIONE IMU da presentare con riguardo alle variazioni degli anni 2012 e 2013. La norma ha indicato, come scadenza per la presentazione delle dichiarazioni, il 30 Giugno dell’anno successivo a quello per il quale si sta effettuando il versamento dell’imposta. No n ab b i amo p arl at o di IUC ( Imp o s t a Un i c a Co munal e), composta da IMU, di cui si è detto, TASI e TARI, su cui torneremo, quando si avrà un quadro più chiaro di quello odierno. Possiamo accennare, solo per quanto riguarda il tributo per i servizi indivisibili (TASI), che il Decreto Legge 16/2014, richiamando l’art. 91-bis del D.L. 1/2012 sull’IMU, stabilisce che godono dell’esenzione solo gli immobili utilizzati per lo svolgimento di attività istituzionali con modalità non commerciale. Nel caso in cui l’immobile venga utilizzato per entrambi i fini, istituzionali e commerciali, l’esenzione è riconosciuta solo sulla porzione di unità immobiliare dedicata all’attività non commerciale. ___________________ Co n i l pres ente s cri tto s i è cercato di fo rni re un co ntri buto , quanto pi ù s i nteti co ed ag g i o rnato a TUTTI co l o ro che quo ti di anamente s i tro v ano a do v er affro ntare l e di v ers e pro bl emati che di un a Cas a p e r Fe ri e . S p e ri amo di e s s e re s t at i s uffi ci entemente chi ari , nel l a co ns apev o l ezza che g es ti re, o g g i , s i g ni fi ca es s ere co nti nuamente ag g i o rnati . Ahi mè, v i etato addo rmentars i !!! * dottore commercialista - rev isore contabile - consulente di enti religiosi E-mail: studiorossicurina@consulenzaentireligiosi.it Website: www.consulenzaentireligiosi.it
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I mercatini di solidarietà di Sergio Zanarella
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n occasione delle festività molte Associazioni organizzano raccolte fondi sotto forma di mercatini, per finanziare le proprie attività; nel concreto spesso il meccanismo utilizzato è quello di distribuire beni realizzati dai volontari o donati da terzi dietro presentazione di un’ offerta libera. Per capire bene come è disciplinata la materia e entro quali limiti può essere svolta questa attività bisogna tenere in considerazione quanto previsto dal testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). L’art. 143 del testo unico stabilisce che le entrate derivanti da raccol te pubbl i che di fo ndi realizzate occasionalmente in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze, campagne di sensibilizzazione sono escluse dal pagamento di qualsiasi tipo di tributo. L’esclusione da qualsiasi imposta sui redditi è prevista anche quando vengano offerti ai cosiddetti sovventori beni di modico valore e servizi. Il termine s ovventori ha un significato centrale per capire il genere di attività che viene posto in essere dalle associazioni in occasione dei mercatini, anche perché spesso l’offerta richiesta deve avere comunque un minimo da cui partire e questo deve essere conciliato con il fatto che l’art. 143 del Tuir parla di offerta libera. E’ chiaro che il rapporto sovventore/organizzazione deve essere al di fuori degli schemi tipici delle attività commerciali, in cui pago una determinata somma per aspettarmi in cambio un determinato bene o servizio.
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In pratica le associazioni allestiscono i propri spazi nelle piazze per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle proprie attività rivolgendosi a un pubblico indistinto e a coloro i quali sovvenzionano l’ente a partire da una certa cifra. L’Associazione, considerando la propria convenienza a farlo soprattutto in termini di economicità, può dare in cambio beni di modico valore che ha ricevuto gratuitamente o il cui costo sia stato molto inferiore alla donazione minima rice-
vuta. In tali termini il bene che viene donato dall’Associazione è facilmente configurabile come puro ringraziamento ad un proprio sostenitore e non come controprestazione per il pagamento ricevuto. Per non essere considerata commerciale tale attività deve essere svolta o ccas i o nal mente, in coincidenza con una celebrazione o ricorrenza dell’ente, o comune alla cittadinanza, la legge non stabilisce parametri numerici per stabilire quando la raccolta sia occasionale o meno; inoltre i beni offerti devono essere di modico valore e in tal senso ci può venire incontro l’art. 2, comma 2 del DPR 633/1972, che stabilisce che non costituiscono cessioni di beni da un punto di vista commerciale lo scambio di beni la cui produzione o il cui commercio non rientra nell’attività propria di impresa ed il cui costo unitario non sia superiore a 25 euro. Il modico valore, dal tenore della norma, è previsto solo per i beni, ma l’Associazione, come detto sopra, può fornire anche servizi e in questo caso non ha nessun contenimento del valore da tener presente. Un esempio in tal senso è l’organizzazione di un concerto di benefi ci enza per il quale le Associazioni possono richiedere un contributo minimo secondo lo schema previsto per l’offerta di beni, lasciando la possibilità di donare somme inferiori al minimo a chiunque e dando la possibilità a chi fa una donazione oltre una certa soglia di poter assistere al concerto. Per quanto riguarda il requisito dell’occasionalità per le Associazioni in generale la legge non pone alcun limite né sulla frequenza con cui può essere realizzata l’iniziativa né sulla durata della stessa; di certo non è pensabile però che un’Associazione organizzi tali eventi in modo continuativo. Un limite di due volte l’anno è previsto invece per le associazioni sportive dilettantistiche dall’art. 25 della legge 133/1999. In occasione della realizzazione di tali even-
FISCO - NON PROFIT
ti può avvenire che anche aziende private mettano a disposizione delle proprie risorse per la buona riuscita della raccolta fondi, spesso il contributo volontario fornito è di supporto logistico e organizzativo. Le Associazioni ricambiano facendo un pubblico ringraziamento alle aziende che le hanno sostenute: bisogna però fare attenzione che il meccanismo non ricada nella sponsorizzazione (vendita di spazi pubblicitari). Si sconsiglia in tal senso di non dare ampia visibilità ai loghi e ai marchi delle aziende sostenitrici, anche perché la risoluzione 356/E/2002 specifica che qualora il ritorno pubblicitario sia maggiore dell’apporto economico dato si debba riscontrare fra Associazione e azienda un rapporto a prestazioni corrispettive e quindi di natura commerciale: l’esposizione di marchi, commerciali e simili, in pubblici eventi è difatti sempre considerata una prestazione di sponsorizzazione, mentre le aziende che in queste occasioni affiancano le Associazioni per la realizzazione delle proprie campagne di sensibilizzazione devono avere alla base un vero e proprio ani m us donandi . Bisognerà di volta in volta valutare la sussistenza di tale animus donandi rispetto all’esposizione me-
diatica ottenuta dall’azienda, nonché le dimensioni e la rilevanza dell’evento. Tutte le entrate realizzate nella raccolta fondi sono es o nerate dal pag amento di qual s i as i tri buto sia di carattere locale che nazionale, per cui i fondi ottenuti possono essere utilizzati tutti per la realizzazione degli scopi istituzionali. Ai fini Iva le attività poste in essere godono di un regime di esclusione per le somme ricevute dai sovventori, mentre per gli acquisti di beni e servizi che l’Associazione dovesse affrontare per la realizzazione dell’evento l’Iva rimane un costo a carico dell’Associazione. L’art. 20 del Dpr 600/1973 pone come unico obbligo a carico dell’Associazione quello di redigere entro quattro mesi dalla realizzazione dell’evento un rendiconto in cui vengano riportate tutte le attività economicamente rilevanti svolte in occasione dell’evento. Non esiste alcun obbligo per le Associazioni di realizzare raccol te fondi vi rtuose, in cui cioè le entrate siano maggiori delle spese sostenute; è quindi possibile che una raccolta fondi possa essere infruttuosa e addirittura incidere negativamente sulle casse dell’ente. Ciò che la legge tutela in questo caso è la trasparenza e la buona fede del donatore, il rendiconto separato dell’evento serve proprio a dimostrare la capacità della singola Associazione di riuscire a destinare la maggior parte dei fondi raccolti alla causa sostenuta e ovviamente il donatore è più disposto a sostenere realtà che realizzano raccolte fondi virtuose piuttosto che in perdita. Sarebbe auspicabile incentivare anche legalmente modi e forme di pubblicazione di tali dati al fine di rendere accessibile al pubblico di riferimento tutte le informazioni dell’Associazione che richiede i fondi.
CONTRO IL NON PROFIT
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iovanni Moro, autore del libro “C ont ro i l non profi t ”, si interroga sui criteri di individuazione e classificazione di tutte le organizzazioni di questo settore, che hanno, sì, alcuni elementi comuni ma che non possono essere unite tutte in un “insieme magmatico”. Moro contesta la definizione stessa di “non profit”, residuale e ambigua: ad esempio, alcune organizzazioni danno una risposta ai bisogni sociali, altre curano passioni o interessi. Non si possono quindi equiparare, sia a livello di comunicazione sociale sia sul piano del trattamento giuridico e fiscale, una mensa per i poveri con un circolo culturale. Valuta poi i “dati abnormi” delle statistiche di settore e l’“effetto alone”, cioè quella buona o cattiva opinione (ad es. nei casi di truffa) su alcune organizzazioni che contagia anche le altre (erroneamente) considerate simili. Moro offre una possibile riclassificazione, invitando anche a considerare e misurare ciò che le organizzazioni fanno e non solo ciò che è scritto nel loro statuto.
NON PROFIT
Nonprofit del cuore di G. Paolo Manganozzi
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’eco di un recente dibattito (Giovanni Moro: “Contro il nonprofit”) mi fa tornare volentieri a un vecchio editoriale che invitava a riflettere sulla opportunità (necessità) di superare “la solidarietà delle partite di calcio, dei festival canori, delle donazioni a occhi chiusi, anche da parte delle Istituzioni. Tutte manifestazioni che rendono passiva l’opinione pubblica attraverso offerte che giustificano il sottrarsi a una mobilitazione personale di partecipazione, di progettualità, nella lotta all’esclusione sociale. La politica del massimo di soddisfazione col minimo sforzo “.
In quell’editoriale Luciano Tavazza affermava senza sfumature che in fatto di solidarietà le tensioni morali e i convincimenti debbono vincere sulle emozioni-spettacolo, perché ”il privato sociale più che di soldi ha bisogno di studio, più che di mezzi necessita di progetti, più che di servizi di politiche sociali”.
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Tali affermazioni erano legate, e lo sono ancora oggi, al fatto che il dibattito sulle connotazioni e il ruolo del non profit strizza l’occhio più al volume degli affari possibili che non allo studio e alla sperimentazione sui temi degli interventi a favore dei bisogni delle persone. C’è insom-
ma la preoccupazione per il rischio di una solidarietà vittima di forme di speculazione finanziaria, soltanto visualizzata dal display, lontana dall’anima, per effetto del caldo alibi di un’offerta in denaro. Affiora il disagio che il rullo del totalizzatore faccia evaporare il disimpegno personale da assuefazione. Idee senza grinze -peraltro rafforzate, nel caso di uomini-immagine, dal rischio di colossali “bidoni”- che sembrano avere una loro indubbia validità se riferite a enti promotori (per esempio le fondazioni, comprese quelle bancarie) che non si pongono in maniera critica di fronte alle loro iniziative per liberarle da possibili speculazioni e finalizzarle a una solidarietà vera, ricca di progetti. Infatti, circa la “demonizzazione” delle “manifestazioni del cuore” qualche dubbio esiste, almeno nel senso che non ci si può spingere verso una generalizzazione senza confini. E’ vero che il limitarsi a offrire qualche soldino può sortire effetti oppiacei sul piano del coinvolgimento nel problema e nella ricerca delle situazioni da rimuovere che quel problema ha all’origine; può essere vero però che un grande atleta sponsorizzatore della donazione del midollo osseo riesca a sferzare spiriti dormienti e che la preghiera di Kilgour sulla pagine di un giornale abbia più forza di mille discorsi per far scoprire all’handicap il senso della vita e della speranza. D’altra parte, perché ci commuoviamo e gridiamo al miracolo di fronte a un bel film che denuncia storture e attanaglia la coscienza? Delegare freddamente il proprio impegno a un assegno circolare o a una moneta può essere una semplificazione pigra per non sentirsi “fuori” o, magari, per prenotarsi presunte benevolenze umane e divine, ma non si può escludere che quella delega fredda possa diventare una componente necessaria all’interno di un sistema che coalizza
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le forze per colpire un bersaglio. Una radicalizzazione dei concetti espressi in apertura rischia di far guardare con occhio sospetto anche una lotteria o un mercatino per il finanziamento di un gruppo e non far tenere presente che il dono di una somma in denaro può partire da un contesto simile a quello che fece grande la Vedova agli occhi di Dio. L’importante è non attribuire a un atto benefico il significato di una presenza attiva nel volontariato.
Il problema credo sia un altro e riguarda l’onestà con cui la solidarietà-spettacolo buca gli schermi:onestà nell’escludere falsi obiettivi; onestà nell’usare linguaggi fuori dall’enfasi e dal ricatto; onestà nel gestire economicamente le iniziative dando loro il carattere della trasparenza anche per quanto riguarda il cachet dei partecipanti. Non perché essi siano obbligati a esibirsi gratuitamente ma perché ogni volto risulti senza maschera (bastano quelle di carnevale).
LA PREGHIERA DI KILGOUR Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà. Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio. Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: mi ha fatto povero per non essere egoista. Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro. Domandai a Dio tutto per godere la vita: mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto. Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite. Sii lodato, o mio Signore: fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io! Kirk Kilgour è stato grande nazionale Usa di Pallavolo. Ha giocato anche in Italia (Ariccia club volley). Rimase paralizzato ai quattro arti per un incidente banale. Ha vissuto fino alla morte (2002) su una sedia a rotelle svolgendo comunque attività di giornalistacommentatore sportivo. Ha recitato questa preghiera, da lui stesso composta, davanti a Giovanni Paolo II, nel corso della Giornata giubilare dei malati.
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Bambini diversi tra le nebbie del loro passato di Giovanni Santone
Valerio - anni 11
Lo spunto per queste note mi è stato dato dalla lettura del libro “Philomena” di Marthin Sixsmith su una vera storia di adozioni e dall’articolo di Isabella Bossi Fedrigotti sull’utero in affitto.
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n Nuova Proposta n. 9/10-2013 abbiamo pubblicato alcune note sull’equiparazione dei figli, con il titolo tratto dalla commedia del lontano 1946 di Eduardo de Filippo: ‘E’ figlie so’ffiglie”. Quanto tempo è passato da quel 1946! Occorre arrivare all’inizio del 2014 per veder compiuto un iter normativo che riconosce, in linea di principio, che i figli sono tutti eguali. Tanto per memoria ecco i riferimenti della recente normativa sulla equiparazione dei figli naturali, adottivi e legittimi: Decreto legislativo 28-12-2013 n. 154 in G.U. 0801-2014, che attua la legge di pari oggetto 10-12-2012 n. 219 in G.U. 17-12-2012. E’ rimasto però qualche “distinguo” per i figli nati da incesto: sono previste differenti procedure di competenza del giudice. In ogni caso una nuova norma soggiace nell’applicazione alle seguenti variabili: le circolari esplicative e le persone chiamate a renderla operativa. E non è cosa di poco conto.
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Ma tornando ai bambini, si scopre che ci sono ancora figli “anomali”.
Infatti, sempre più persone vanno all’estero per poter avere un fi gl i o trami te l ’utero i n affi tto. Al riguardo qualche riflessione mi viene suggerita da un articolo a firma di Isabella Bossi Fedrigotti, apparso sul Corriere della Sera del 28 febbraio 2014. La Fedrigotti prende spunto da una sentenza del Tribunale di Milano, che assolve una coppia italiana che si è procurata un neonato in Ucraina, tramite l’utero in affitto (pratica legale in quel Paese e in molti altri, ma non in Italia), per porre l’interrogativo: esiste il diritto ad avere figli? A parte i costi di una tale operazione nei diversi Paesi (dai tremila ai sessantamila euro e oltre), quello che fa riflettere è l’impressione, come scrive l’Autrice dell’articolo, che si tratti di un commercio riservato a compratori ricchi. Tornando alla decisione del Tribunale, la motivazione dell’assoluzione dei due coniugi è così motivata: una condanna danneggerebbe il bambino, che andrebbe restituito alla madre naturale (e sicuramente vivrebbe in un ambiente non confortevole) o dovrebbe essere affidato a un istituto per l’infanzia (non certamente preferibile a una famiglia). Queste le considerazioni dopo che una creatura è stata messa al mondo. Ma quello che induce a una riflessione è la pratica di procurarsi un figlio con il metodo segnalato, cioè con la scelta di una madre-contenitore. Con tale pratica si sconvolge il principio che è il bambino ad avere diritto a una famiglia, quella che l’ha generato, o a una famiglia sostitutiva, se in stato di abbandono, come avviene con l’adozione, anche se quella internazionale spesso non è favorita per i tempi lunghi e per i costi elevati (non sempre giustificati). Un figlio a tutti i costi, anche con un percorso francamente anomalo, pone qualche interrogativo s e i l bambi no, quando ha raggiunto una certa età, vogl i a conos cere l a s ua s tori a. Come e in che modo gli verrà raccontata? Quali reazioni potrebbero esserci? E se quel bambino nell’età matura leggesse le motivazioni della suddetta sentenza del Tribunale di Milano, come potrebbe reagire?
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E più in generale qualche interrogativo sulla loro origine potrebbero porselo anche i figli adottivi. Qualche spunto è suggerito dal citato libro “Philomena”. Infatti i due bambini strappati dalle madri naturali e dati in adozione così commentano il loro abbandono: “le nostre mamme non ci hanno voluto perché eravamo cattivi, ci odiavano. Così ci hanno mandati via”. In altre occasioni ricordano la loro madre naturale in questo modo: “qualche volta sento la mancanza, altre volte la odio, ma so, sento che non può essere una persona cattiva, la ricordo buona e io quello cattivo. Deve avermi odiato per qualcosa che ho fatto e per la persona che ero, altrimenti perché mi avrebbe abbandonato?” Oppure ci sono figli adottati i quali ritengono che “la vera madre mi odiava e non voleva occuparsi di me”. E non sempre il figlio adottato è convinto da quello che dicono i nuovi genitori: “ hai mai pensato che forse tua madre ti ha dato in adozione perché troppo giovane e non poteva prendersi cura di te, anche se ti amava, come qualunque madre ama il figlio?”. In ogni caso occorre tener presente che l’abbandono è un evento traumatico, anche se avviene al momento della nascita. Secondo gli esperti i bambini continuano a ricordarlo, sia pure a livello inconscio. Altre volte i bambini adottati idealizzano la loro origine. In ogni caso mai denigrare i genitori naturali. Una sintesi della propria storia è riassunta da quello che una bambina scriveva anni fa: “la mia mamma (è la mamma adottiva) ama molto me e anche mia sorella (anch’essa adottata); io da piccola ero in collegio perché i miei genitori mi avevano abbandonata, non so perchè, ma quando una mamma e un papà mi hanno voluta, il mio cuore si è riempito di una grande gioia”. E poi che dire delle storie che si sentono raccontare da persone, ormai adulte e mature, di essere state trattate, nel periodo di ricovero in orfanotrofio o in istituti, come oggetti, tanto che venivano chiamate non con il nome, ma con un numero? E come non condannare quegli impiegati comunali di stato civile che in tempo passato hanno dato ai bambini abbandonati, appena nati e affidati ai brefotrofi, un cognome allusivo della loro origine di figli “illegittimi”, che ancora oggi segna la loro vita? Mettiamo un po’ di ordine: al primo posto la famiglia, che va sostenuta e aiutata, quando è in difficoltà, a crescere i propri figli. L’Italia ha una legge (149/2001) che ricorda questo
principio. Poi vengono le altre soluzioni, come l’affidamento, in caso di abbandono temporaneo, o l’adozione, se vi è uno stato di abbandono accertato in modo definitivo. Non così pare sia avvenuto, se leggiamo la sentenza del 21 gennaio scorso della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La storia è quella di una madre che mette al mondo un bambino concepito con un uomo che la lascia. La madre, anche per motivi di salute, non può seguire il figlio in modo adeguato, che pertanto viene affidato a terzi. In sintesi, i servizi sociali segnalano al Tribunale per i minorenni la situazione, che ritengono di abbandono, che viene dichiarato e pertanto il bambino è dato in adozione. La Corte Europea ha però condannato l’Italia, motivando, tra l’altro, che “non si è sufficientemente operato per facilitare i contatti tra madre e figlio e, inoltre, le autorità competenti avrebbero dovuto prendere misure concrete per permettere al minore di vivere con la propria madre”. Senza entrare nella valutazione della decisione della Corte Europea, rimane valido il principio, già richiamato, che un bambino non può essere dichiarato adottabile prima che lo Stato e la Regione e il Comune (vedi la richiamata legge 149/2001) abbiano svolto fino in fondo il loro compito di aiuto al genitore a superare le proprie difficoltà. Forse, nel caso specifico (si spera isolato) si potrebbe pensare che chi di competenza non abbia valutato fino in fondo la situazione e il possibile aiuto da dare alla madre. Comunque nessuno si pone il problema, come per altre analoghe situazioni, di quali sofferenze vengano inflitte al bambino e di quali conseguenze potranno esserci nella sua vita futura. In conclusione, gli operatori sociali dei comuni e delle strutture che ospitano minori in difficoltà, che sono i primi responsabili della segnalazione dello stato di abbandono, debbono svolgere ogni accertamento sulla situazione familiare, che deve essere di incapacità assolutamente definitiva ad accudire il minore. In passato, ma ancora oggi, c’è qualcuno che insinua il sospetto che con l’adozione può succedere che si tolgano i bambini alle famiglie povere per darli ai ricchi, che hanno la possibilità, come indicato in queste note, di procurarsi un bambino anche con altri modi, quali quello dell’utero in affitto. E questo con tutti i dubbi e le perplessità che tale pratica può suscitare. E si deve anche tener presente che non è prioritario il diritto ad avere un bambino a tutti costi.
* a cura di Alessio Affanni e Sergio Zanarella
Norme giuridiche e Giurisprudenza n.157 STATO ELIMINATA OGNI DISEGUAGLIANZA NORMATIVA TRA FIGLI LEGITTIMI E NATURALI Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 5 dell’8 gennaio 2014 Pubblicato il Decreto Leg i s l ati v o n. 1 5 4 del 2 8 di cembre 2 0 1 3 che elimina ogni residua discriminazione rimasta nel nostro ordinamento fra i figli legittimi e quelli naturali, garantendo la completa eguaglianza giuridica degli stessi. La riforma era stata avviata con la Legge n. 219 del 10 dicembre 2012, che ha introdotto nel nostro ordinamento questo principio generale, al quale doveva far seguito un decreto che adeguasse le disposizioni del codice civile in materia di figli e successioni. Il nuovo Decreto, pertanto, innovando gli articoli del codice civile, stabilisce: • l’introduzione del principio dell’unicità dello stato di figlio, anche adottivo, e conseguentemente l’eliminazione dei riferimenti presenti nelle norme ai figli “legittimi” e ai figli “naturali” e la sostituzione con il termine di “figlio”; • il principio per cui la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo con i genitori; • la sostituzione del termine “potestà genitoriale” con quello di “responsabilità genitoriale”, anche in caso di separazione, divorzio, nullità e annullabilità del matrimonio, nonché per i figli nati fuori dal matrimonio; • il termine di cinque anni dalla nascita del figlio per proporre l’azione di disconoscimento della paternità; • il diritto dei nonni di mantenere “rapporti significativi” con i nipoti minorenni, così come il diritto di frequentarli in caso di separazione o divorzio dei genitori; • il diritto all’ascolto dei minori, se capaci di discernimento, all’interno dei procedimenti che li riguardano; • per i figli nati fuori dal matrimonio, il termine di dieci anni entro il quale accettare l’eredità.
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LEGGE DI STABILITA’ 2014 Supplemento ordinario n. 87 alla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 302 del 27 dicembre 2013 Pubblicata la Leg g e 2 7 di cembre 2 0 1 3 n. 1 4 7 contenente le disposizioni di bilancio annuale e pluriennale dello Stato (cosiddetta Leg g e di s tabi l i tà per i l 2 0 1 4 ). E’ composta da un unico articolo di 749 commi. Esaminiamo le disposizioni relativ e al terzo settore e alle politiche sociali. • IVA per di s tri buto ri auto mati ci di al i menti e bev ande: al comma 173 si prevede che, a partire da gennaio 2014, potrà essere applicata l’aliquota IVA del 10 % per tutte le somministrazioni di alimenti e bevande effettuate tramite
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di s t ri b ut o ri aut o mat i ci , a p res ci n dere dal l uo g o di ubicazione degli stessi (fino al 2013 si applicava l’aliquota IVA agevolata del 4 % per la somministrazione effettuata da distributori automatici collocati in stabilimenti, ospedali, case di cura, uffici, scuole, caserme e altri edifici, anche di enti associativi, destinati alla collettività). tari ffe po s tal i ag ev o l ate: al comma 336 si stabilisce che viene mantenuto, per il triennio 2014-2016 (fino al 31 dicembre 2016) il regime di sospensione delle agevolazioni tariffarie postali per gli enti non profit. Fino al medesimo termine continuerà invece ad applicarsi la sola agevolazione tariffaria per le spedizioni di prodotti editoriali da parte delle associazioni e organizzazioni senza fini di lucro iscritte nel Registro degli operatori di comunicazione (ROC) e delle associazioni d’arma e combattentistiche. s creeni ng neo natal e per l a di ag no s i preco ce di pato l o g i e: al comma 229 si prevede che il Ministro della salute, con decreto, potrà stabilire di effettuare anche in via sperimentale lo screening neonatale per la diagnosi precoce di patologie metaboliche ereditarie per la cui terapia, farmacologica o dietetica, esistano evidenze scientifiche di efficacia terapeutica. Viene istituito inoltre presso l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.na.s.) un Centro di coordinamento sugli screening neonatali. di s tri buzi o ne g ratui ta ag l i i ndi g enti di pro do tti al i mentari : al comma 236 si stabilisce che le ONLUS che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, ceduti dagli operatori del settore alimentare (inclusi quelli della ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica) dovranno garantire un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti, ciascuno per la parte di competenza. Prevista la predisposizione di specifici manuali nazionali di corretta prassi operativa. IMU per enti no n co mmerci al i : al comma 719, ai fini dell’IMU, si stabilisce che gli enti non commerciali presentano la dichiarazione richiesta esclusivamente in via telematica, secondo le modalità indicate da apposito decreto del Minis t ero del l ’eco n o mi a e del l e fi n an ze. Il v ers amen t o dell’imposta va poi effettuato in tre rate di cui l’ultima, a conguaglio, deve essere versata entro il 16 giugno dell’anno succes s i v o a quel l o p er i l qual e s i s t a p ag an do l ’i mp o s t a (l’esigenza della rateizzazione è dettata dal fatto che solo a fine anno l’ente potrà verificare l’entità delle attività commerciali svolte e quindi potrà stabilire se e quanta imposta deve versare o se c’è la possibilità di esenzione). Gli enti non commerciali potranno eseguire i versamenti del tributo anche con eventuale compensazione dei crediti vantati nei confronti del Comune. 5 per mi l l e per i l 2 0 1 4 : al comma 205 si stabilisce anche per il 2014 la possibilità di destinare a enti del terzo settore il 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (con riferimento alle dichiarazioni dei redditi 2013). Le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille nell’anno 2014 sono (già) quantificate nell’importo (e
*consulenza per enti non profit - www.studiononprofit.it - www.facebook .com/studiononprofit.snp
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nel limite massimo, quindi) di euro 400 milioni. Le somme pervenute ai beneficiari e non utilizzate entro il 31 dicembre di ciascun anno possono essere utilizzate nell’esercizio successivo. reg o l amento per i co ntri buti a i s ti tuti cul tural i : al comma 382 si precisa che il Governo adotterà, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, un regolamento che disciplini la trasparenza e pubblicità dei procedimenti per l’assegnazione dei contributi statali, mirando alla semplificazione e celerità dei procedimenti nonché alla definizione dei requisiti degli istituti culturali richiedenti. co ntras to al l a v i o l enza di g enere: al comma 217, per il finanziamento del Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità è incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. s o s teg no al l ’edi to ri a: al comma 261 si indica che è istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, destinato ad incentivare gli investimenti delle imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all’innovazione tecnologica e digitale e all’ingresso di giovani professionisti qualificati. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 31 marzo di ciascun anno del triennio, è definita la ripartizione delle risorse del predetto Fondo. Fo ndo per l e no n auto s uffi ci enze: al comma 199 è autorizzata la spesa di 275 milioni di euro per l’anno 2014 per gli interventi di pertinenza del Fondo per le non autosufficienze, ivi inclusi quelli a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica. Il Fondo è ulteriormente incrementato di 75 milioni di euro per l’anno 2014, da destinare esclusivamente in favore degli interventi di assistenza domiciliare per le persone affette da disabilità gravi e gravissime, incluse quelle affette da sclerosi laterale amiotrofica. Fo ndo per i nuo v i nati : al comma 201 si prevede che, al fine di contribuire alle spese per il sostegno di bambini nuovi nati o adottati appartenenti a famiglie residenti a basso reddito, è istituito per l’anno 2014 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un Fondo per i nuovi nati. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri verranno stabiliti i criteri per l’erogazione dei contributi e l’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) delle famiglie che potranno richiederli. ri chi edenti as i l o : al comma 204 il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo è incrementato di 3 milioni di euro per l’anno 2014, per la realizzazione di iniziative complementari o strumentali necessarie all’integrazione degli immigrati nei Comuni che sono sedi di centri di accoglienza per richiedenti asilo con una capienza pari o superiore a 3.000 unità. as s i s tenza s ani tari a: al comma 231 si modificano le disposizioni del Codice dell’amministrazione digitale (decret o l eg i s l at i v o 7 marzo 2 0 0 5 , n . 8 2 ) e v i en e i s t i t ui t a l’Anagrafe nazionale degli assistiti (ANA). L’ANA assicurerà alla singola ASL la disponibilità dei dati e degli strumenti per lo svolgimento delle funzioni di propria competenza e garantirà l’accesso ai dati da parte delle pubbliche amministrazioni per le relative finalità istituzionali. Con il subentro dell’ANA, la ASL cesserà di fornire ai cittadini il libretto sanitario personale e sarà facoltà dei cittadini di ac-
cedere in rete ai propri dati ovvero di richiedere una copia cartacea degli stessi. • s erv i zi o ci v i l e: al comma 253, in attuazione della legge 6 marzo 2001, n. 64 (legge nazionale sul servizio civile) è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016, per l’istituzione in via sperimentale di un contingente di corpi civili di pace destinato alla formazione e alla sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale. All’organizzazione del contingente si provvede ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77. • s o s teg no a i mpres e che co l l abo rano co n i s ti tuti di ri cerca e s co l as ti ci : al comma 56 viene istituito un fondo, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015, destinato al sostegno delle imprese che si uniscono in associazione temporanea di imprese e che operano in collaborazione con istituti di ricerca pubblici, università e istituzioni scolastiche autonome pubbliche sulla base di progetti triennali da questi presentati attraverso procedure selettive indette dal Ministero dello sviluppo economico, volti a sviluppare i seguenti princìpi e contenuti: ricerca e sviluppo di software e hardware, creazione di comunità on line e fisiche per la collaborazione e la condivisione di conoscenze, condivisione di esperienze con il territorio, sostegno delle scuole del territorio attraverso la diffusione del materiale educativo sulla cultura dei mak ers. • s o s teg no a ev enti che pro muo v o no l a co no s cenza s to ri ca: al comma 309 è autorizzata la spesa di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016 al fine di promuovere la conoscenza degli eventi della prima guerra mondiale e di preservarne la memoria in favore delle future generazioni attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, pubblicazioni e percorsi di visita, anche prevedendo il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado in un percorso didattico integrativo. • i mpo s ta di reg i s tro : al comma 737 si stabilisce che agli atti aventi ad oggetto trasferimenti gratuiti di beni di qualsiasi natura, effettuati nell’ambito di operazioni di riorganizzazione tra enti di natura politica, sindacale, di categoria, religiosa, assistenziale o culturale, si applicano, se dovute, le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura fissa di 200 euro ciascuna. A partire dal 1° gennaio 2014 tale imposta di registro (di 200 euro) si applica anche agli atti pubblici, alle scritture private autenticate e alle scritture private presentate per la registrazione presso gli uffici dell’agenzia delle entrate. • detrai bi l i tà fi s cal e s ul l e do nazi o ni effettuate a enti no n pro fi t: ai commi 575 e 576 si stabiliva che dal 31 gennaio 2014 nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche si riducevano le percentuali di detraibilità fiscale per erogazioni liberali a favore dei soggetti del terzo settore, che passavano dal 19 al 18 % per il periodo d’imposta 2013 e al 17 % per il periodo d’imposta 2014. Quest’ultima disposizione è stata tuttavia successivamente abrogata dall’art. 2 del Decreto Legge n. 4 del 28 gennaio 2014, pubblicato su Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 23 del 29 gennaio 2014. Restano pertanto in vigore le percentuali di detraibilità fiscale attualmente esistenti.
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REGIONI CALABRIA REQUISITI ORGANIZZATIVI E STRUTTURALI DEI SERVIZI EDUCATIVI PER LA PRIMA INFANZIA Supplemento straordinario n. 7 del 30 settembre 2013 al Bollettino Ufficiale Regione Calabria n. 18 del 16 settembre 2013 Approvato il Reg o l amento reg i o nal e n. 9 del 2 3 s ettembre 2 0 1 3 finalizzato alla definizione dei requisiti organizzativi e strutturali di tutti i servizi educativi per la prima infanzia e delle procedure per l’autorizzazione al funzionamento e per l’accreditamento. La Legge regionale n. 15/2013 già descrive le peculiarità delle diverse tipologie di servizi. Tutti gli spazi dei servizi educativi per la prima infanzia, interni ed esterni, devono rispettare la normativa vigente in materia di urbanistica ed edilizia, protezione e sicurezza, di igiene e sanità pubblica, di barriere architettoniche e smaltimento dei rifiuti. Il personale educatore è responsabile della cura e dell’educazione di ogni bambino, elabora e attua il progetto educativo e cura la continuità con altri servizi locali, nonché con la scuola dell’infanzia. Il/la co o rdi nato re/ co o rdi natri ce pedag o g i co / a (figura richiesta per gli enti che intendono ottenere l’accreditamento) svolge compiti di indirizzo, verifica del lavoro educativo e della relativa documentazione. Il pro g etto educati v o del s erv i zi o deve prevedere almeno l’organizzazione degli spazi, la programmazione delle attività educative, l’articolazione della giornata, il rapporto con il territorio e gli strumenti operativi del gruppo educativo, quali tecniche di osservazione, documentazione e valutazione. Per quanto riguarda la parteci pazi o ne del l e fami g l i e, il progetto educativo deve prevedere, tra l’altro, spazi e momenti di condivisione, colloqui individuali e riunioni dei genitori dei bambini appartenenti allo stesso gruppo per un confronto sugli aspetti connessi all’esperienza educativa nell’ambito della sezione. Ai fini dell‘accreditamento si richiedono requisiti aggiuntivi rispetto a quelli dell’autorizzazione al funzionamento. So l o i s erv i zi a g es ti o ne pri v ata, che s o ddi s fano tutti i requi s i ti ri chi es ti dal l ’auto ri zzazi o ne o s eg nal azi o ne di i ni zi o atti v i tà, po s s o no ri chi edere l ’accredi tamento , che è co ndi zi o ne i ndi s pens abi l e per l ’acces s o a fi nanzi amenti pubbl i ci . Ogni servizio accreditato deve dotarsi di una carta dei s erv i zi che rimane a disposizione di tutti gli interessati (genitori, personale, funzionari, associazioni di tutela, ecc.). I servizi accreditati sono aperti a tutti i bambini senza discriminazione di alcun tipo. Qualora vengano accolti bambini con patologie certificate deve essere prevista una unità di personale in più a carico del Comune, secondo gli accordi previsti in convenzione. I gestori, pubblici e privati, dei servizi per l’infanzia dovranno provvedere alla copertura assicurativa del personale e dei bambini. Vengono inoltre indicate n o rme s p e c i f i c h e ( re qui s i t i s truttural i , o rg ani zzati v i e pro fes s i o nal i ) per o g ni ti po l o g i a di s erv i zi o (inclusi i Centri per bambi ni e fami g l i e). Si a l ’a ut o ri z z a z i o n e a l f un z i o n a m e n t o c h e l ’accredi tamento (co nces s o dal Co mune) hanno una du-
rata tri ennal e e possono essere ri nno v ate s u ri chi es ta del s o g g etto g es to re al meno tre mes i pri ma del l a s cadenza se permangono i requisiti strutturali e organizzativi previsti. La domanda è presentata dal gestore o dal legale rappresentante al Comune in cui si intende aprire un servizio per bambini in età zero-tre anni, utilizzando un fac-simile di domanda predisposto dall’Ufficio regionale competente. La domanda dovrà contenere i dati e la documentazione indicata nel presente provvedimento. Per i Centri per bambini e famiglie e gli spazi gioco per bambini sarà necessario presentare la segnalazione certificata di inizio attività almeno 30 giorni prima della data presunta di apertura del servizio per permettere il sopralluogo al gruppo tecnico.
LOMBARDIA INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA E DEI SUOI COMPONENTI FRAGILI Bollettino Ufficiale Regione Lombardia n. 45 del 4 novembre 2013 Con Del i berazi o ne del l a Gi unta Reg i o nal e n. 8 5 6 del 2 5 o tto bre 2 0 1 3 sono stati stabiliti interventi a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili. Le persone destinatarie delle azioni di questo provvedimento sono quelle che vivono una condizione di fragilità determinata: • dagli esiti di patologie che hanno prodotto limitazioni delle capacità funzionali (persone con gravi disabilità, anziani in condizione di non autosufficienza anche per alzheimer o altre demenze senili); • da necessità di una soluzione abitativa con caratteristiche di protezione sociale e sociosanitaria; • da conseguenze di comportamenti che determinano uno stato di dipendenza patologica (persone affette da ludopatia); • da danni fisici e psicologici prodotti da azioni di maltrattamento, abuso e violenza (minori). E’ compito della ASL: • effettuare la valutazione multidimensionale della persona, che tiene conto dei contesti sociali di vita (condizione familiare, abitativa e ambientale); • redigere il Pro g etto Indi v i dual e di As s i s tenza che delinea il percorso di sostegno e di assistenza e indica i possibili interventi da attivare, gli attori coinvolti, le modalità e i tempi di verifica. La pers o na/ fami g l i a i nteres s ata dev e ri v o l g ers i al l a ASL, con cui concorderà il Piano di assistenza individuale e, sulla base di un elenco fornito dalla stessa ASL, sceglierà il soggetto erogatore delle prestazioni. Tra le azioni previste ci sono anche la mi s ura di res i denzi al i tà l eg g era, per persone che necessitano di una soluzione abitativa con caratteristiche di protezione sociosanitaria, la mi s ura di res i denzi al i tà per mi no ri co n g rav i s s i ma di s abi l i tà e la mi s ura RSA/ RSD aperta, nei casi di demenza/alzheimer o altre patologie di natura psicogeriatrica. Prevista anche la mi s ura di pres a i n cari co ambul ato ri al e del l e pers o ne affette da g i o co d’azzardo pato l o g i co . Per quanto concerne la mi s ura i ndi cata co me co muni tà mi no ri , si tratta di accoglienza e presa in carico di minori vittime di abuso/violenza/maltrattamento, presso strutture residenziali autorizzate che garantiscono l’assistenza sociosanitaria, interventi di carattere educativo, l’accompagnamento nelle fasi processuali e l’assistenza psicologica.
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SANITA’
Il risk management nei servizi sociosanitari di Maurizio Giordano
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i stima che in Italia vengano ricoverate ogni anno in strutture sanitarie e sociosanitarie circo otto milioni di persone; di queste circa il 4 per cento (oltre 300.000) escono dalle strutture con danni o malattie dovuti a errori o disservizi; le morti oscillano, secondo le diverse stime, tra 14.000 e 50.000. E’, dunque, un problema di estrema gravità che chiama in causa tutta l’area direttamente o indirettamente collegata con la sanità. In tema di rischi e responsabilità dei dirigenti e dei professionisti impegnati nei servizi sociosanitari e sanitari, ma in genere in tutti i servizi alla persona, c’è una letteratura così fitta da invogliare, forse, lo studioso e l’accademico, ma, sicuramente, da scoraggiare l’operatore: quegli, cioè, che non ha il tempo né la preparazione specifica per approfondire e confrontare le varie tesi ed entrare nei singoli aspetti giuridici, ma sente la necessità di avere una cornice di riferimenti normativi, giurisprudenziali, tecnici, operativi entro la quale muoversi con una certa serenità nel suo lavoro quotidiano. A costoro consigliamo un agile volumetto scritto da Luca Degani insieme con Oliviero Rinaldi, Massimo Monturano, Andrea Lopez e Marco Ubezio – un concentrato delle professionalità interessate: “Principi di risk management nei servizi sanitari e sociosanitari” Maggioli Editore, 2013, 120 pgg, €16). Gli autori inquadrano il problema nel pro-
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cesso evolutivo del diritto alla tutela della salute nell’attuale scenario socio-economico, soffermandosi in particolare sulle questioni del consenso informato, della trasparenza e comunicazione e della garanzia del diritto, che sono strettamente connesse al tema del rischio dell’operatore e della sua responsabilità. Il clinical risk management è, d’altronde, strettamente collegato sia al rapporto paziente-operatore-responsabile, sia al complessivo quadro sanitario e agli stessi limiti delle risorse pubbliche e private che si possono ripercuotere sulle garanzie del paziente. Vengono descritti i modelli di analisi del rischio maggiormente seguiti: analisi reattiva, attraverso i cinque fattori delle relazioni sugli incidenti, dei dati amministrativi ed informatici, degli indizi, della revisione, dell’analisi dei casi; analisi proattiva: scomposizione del processo in macroareee, ulteriore articolazione di queste, loro analisi (situazione esistente, funzione, criticità). Il percorso che ne emerge si articola in tre fasi, accompagnate dall’elenco completo delle raccomandazioni ministeriali in materia: identificazione dei rischi (rilevazione degli eventi sfavorevoli), valutazione e analisi dei rischi (probabilità e severità degli eventi), trattamento dei rischi. Vengono altresì esaminate e illustrate diverse ipotesi organizzative e strumentali con una sorta di vademecum per giungere a una articolata proposta di modello di Risk management-IEO (dall’Istituto di Europeo di Oncologia di Milano, che lo ha elaborato e sperimentato) applicabile nel settore sociosanitario di grande interesse per l’UNEBA.
L’UNEBA mette a disposizione dei propri associati un “Manuale disciplinare dell’Ente Assistenziale” dove vengono illustrati i vari aspetti del procedimento disciplinare e suggeriti gli accorgimenti opportuni allo scopo di rispettare la legislazione del lavoro, le sentenze della magistratura, la contrattazione collettiva e gli eventuali regolamenti interni. Gli associati possono trarre il manuale dalla parte riservata del sito www.uneba.org. Coloro che lo desiderino, possono averne una copia stampata facendone richiesta alla Segreteria nazionale (Tel. 06.59.43.091) al prezzo di euro 10,00 a copia.
COLPO D’ALA
Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.
Viaggiare con gli occhi e con il cuore Pensare a un viaggio come a un percorso nel silenzio; cogliere lo stupore per la natura che vive; preoccuparsi di carpire sensazioni più ancora che scattare fotografie; alimentare lo spirito della scoperta. Più che souvenir, acquistare emozioni.
GP. M. (Viaggio tra le dune del Namib)
Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale Direttore Responsabile: MAURIZIO GIORDANO Redazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303 e - mail: info@uneba.it - sito internet: www.uneba.org Autorizzazione del Tribunale di Roma N. 88 del 21/2/1991 Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.it Stampa: Consorzio AGE Arti Grafiche Europa - Roma
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Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBA Finito di stampare nel aprile 2014