Nuova Proposta maggio giugno 2015

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale

2015 anno della luce: un’occasione per riflettere

n. 5/6 - 2015 anno XXXXI Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC


disegno di FDS

Quando le mani si illuminano…

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ornare a casa avvertendo il peso della fatica di un giorno e desiderare nei quaranta minuti di tram una pausa nei pensieri un “acquario”, dentro il quale godere di un po’ del silenzio che viene dalle fantasie futili. Sedersi con aria assente e scoprire una Signora -cinquanta anni?- che ticchetta sul palmo destro del Figlio –quindici anni?cieco sordo e muto: un incontro di mani capace di accendere una grande luce per proporre un messaggio tattile, possibile soltanto per il miracolo che nasce da un amore ininterrotto. Penso alle luci che sanno accendere ogni momento quanti lavorano -vivono- per le persone che non possono vedere udire parlare, penso agli operatori del “Filo d’oro” per esempio, e mi supera ogni capacità di comprensione. Chi sono questi angeli o maghi capaci di girare l’interruttore che può estrarre, almeno in parte, dall’isolamento totale? Chi sono questi geni del metodo, della costanza senza pause e del cuore che riescono a rompere il buio per donare i lampi di una realtà non posseduta? Non ho saputo darmi una riposta. Allora ho provato a scrivere questo colloquio silenzioso:

Al l a tua vi ta, amore, subi to han tol to -furto, rapi nal a l uce e i suoni , sol o l asci andoti l a l i nfa degl i al beri per crescere i tuoi stel i dentro l ’acquari o bui o e deserto. Di stratti (o pi etosi ?) ci han concesso l e mani -l e tue, l e mi eper i nventare i l prodi gi o che ogni i stante ri nnova. Le tue mani aperte a conchi gl i a al ti cchetti o del l e mi e di ta: vocabol ari o di sperato e povero, fi l o col mondo. S i ri pete così , nel grembo nuovo, i l mi o dono total e che un paradosso amaro rende dol oroso: darti me stessa e l asci arti bambi no, “cosa” -i o che ti vorrei una stel l a-, senza pensi eri tuoi . G. Paol o Manganozzi

SOMMARIO Copertina: L’anno della luce ci “provoca” sul tema delle tecnologie basate sulla luce, offrendoci spunti didattici e motivi per iniziative legislative.

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Luce del giorno, Luce della notte Spettri di luce Illuminarsi di immenso Energie della Luce o energie delle Tenebre? Assenza di luce Luce nera Facciamo luce sulle leggi Disabilità visiva Fatturazione elettronica Reazione a catena Convenzione Uneba Roma - Oil Company Colpo d’ala


Luce del giorno, Luce della notte di Mauro Manganozzi

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l fascino della luce è indiscutibile, non va tenebre nella Bibbia pur essendo in opposidimostrato, è evidente. Gli uomini, infatzione non si possono sempre definire semti, hanno faticato non poco a prendere coplicemente come contrari. scienza che le principali fonti di luce non soP rima di tutto la luce viene celebrata no un dio, ma delle semplici creature. Il teall’inizio della creazione come principio di sto della Genesi mette la separazione della bontà e di sapienza, le tenebre che coprono luce dalle tenebre nel primo giorno e la creal’abisso sono simbolo del caos e del terrore zione del sole, della luna e delle stelle nel che vengono dissipati dall’ingresso della luquarto giorno. Un testo veramente rivoluzioce chiarificatrice, capace di dare il ritmo al nario se si tiene presente che le grandi potempo che nasce insieme a lei (Gn 1,2-3). La tenze politiche e culturali dell’epoca, a partiluce è destinata alla vittoria escatologica, il re dall’Egitto, attribuivano a queste fonti di giorno finale sarà sempre luminoso (Zc luce un’identità divina. 14,7), infatti “gli eletti Per gli egiziani “Ra”, il S i eger Koder - La Creazi one vedranno la faccia del sole, era anche il dio Signore e porteranno il principale del pantheon. suo nome sulla fronte. Oggi si da per scontato Non vi sarà più notte e che sole, luna e stelle non avranno più bisonon sono divini in prigno di luce di lampada, mo luogo perché si coné di luce di sole, perché noscono le regole della il Signore Dio li illumifisica che li governano, nerà e regneranno nei sema soprattutto perché, a coli dei secoli” (Ap 22, partire dalla Genesi, ab4-5). La notte e le tenebiamo imparato a lodare bre non sono però cattiDio per il dono di creave in assoluto, non solo ture così fascinose e imperché il Signore ha la portanti per la vita facoltà di porvi un limidell’uomo. San Francete, ma anche perché di sco, nel Cantico delle Dio si può dire che: creature, ci guida a loda“nemmeno le tenebre re il Signore per il sole per te sono tenebre, e la così bello che diventa immagine della belnotte è luminosa come il giorno; per te le telezza di Dio stesso, il fuoco perché riscalda e nebre sono come luce” (Sal 139,12). Mistelibera dalla paura della notte, le stelle e la luriosamente infatti anche l’esperienza della tena tanto preziose nel cielo notturno. nebra (della malattia, del dolore, del non senL’opposizione tra luce e tenebre rappresenta so) può guidare l’uomo verso la luce di Dio, un simbolismo tra i più importanti a tutti i l’unico capace di dare senso anche alle cose e livelli: antropologico, culturale, religioso, alle esperienze che sembrano non averne. biblico, trasversale a tutta l’esperienza umaNell’Antico Testamento il termine luce ritorna. La luce significa vita (Gb 3,16.20), salna molte volte nel libro di Giobbe, evidentevezza (Sal 27,1), felicità (cfr. Is 60), benedimente il simbolismo di cui si è parlato risulzione e benevolenza divina (Sal 36,10). Al ta efficace nel caso di Giobbe, giusto martocontrario le tenebre rappresentano la morte, riato, il cui male in eccesso avrà come esito la solitudine, la malattia, la lontananza (Sal la rinnovata iniziazione al mistero di Dio. 88,7.13.19), ma anche l’ottenebramento inGiobbe in mezzo alla prova perde ogni luce tellettivo e morale (Sal 82,5). Le cose però interiore ed entra nella notte oscura nella quanon sono così semplici, infatti la luce e le le arriva a riscoprire Dio. Lungo il suo cam-


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mino Giobbe arriva a “maledire il proprio giorno” (Gb 3,1ss), esprime il desiderio impossibile di cancellare dal calendario il giorno della propria nascita (Gb 3,4-6). La vita del giusto sofferente quindi incappa in fasi tenebrose nelle quali si arriva a provare risentimento verso Dio stesso. Nella risposta di Dio a Giobbe il simbolismo luce/tenebre viene usato per ribadire la signoria di Dio sul creato e l’esistenza di un progetto divino che ingloba tutti gli aspetti del reale (Gb 38,1921). Soltanto Dio infatti conosce la via della luce e dove sono le tenebre e l’uomo non può fare altro che restare in ascolto del progetto di Dio, confidando che anche la tenebra possa avere una parte importante nella rivelazione di Dio all’uomo (Gb 42,2.5). I salmi e i profeti Per ciò che riguarda i profeti il giorno del Signore è quello annunciato per il giudizio divino pendente sul peccato (Is 5,20). Stranamente i profeti parlano di “giorno di tenebra” (Am 5,18) per indicare la forza tremenda del giudizio divino che tutto sconvolge come un fuoco divorante (Ml 3,19). Nel giorno di Yhvh i giusti e Gerusalemme risplenderanno di luce divina, mentre avverrà un capovolgimento dell’ordine della creazione, infatti non solo non ci sarà più l’angoscia, ma il giorno di comunione col Signore dura per sempre (Is 30,26; Zc 14,7; Ap 21,23). Soprattutto i salmi usano il simbolo della luce in modo abbondante e per esprimere significati diversi. Per esempio il Sal 19,2-3 spiega come l’alternanza del giorno e della notte scandisce il tempo che deve essere dedicato alla lode di Dio: “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera della sue mani; il giorno al giorno ne affida il messaggio, la notte alla notte dà la notizia”. La luce identifica il volto di Dio che è l’unico bene da ricercarsi da parte dell’orante (Sal 4,7; 31,17; 67,2; 80,4). Nel Sal 139 le tenebre a la luce sono indifferenti al Signore, le trascende entrambe ed entrambe lo rivelano: “per te le tenebre non sono scure, e la notte è chiara come il giorno, come le tenebre così è la luce”. Luce del mondo Nel Vangelo Gesù parla di sé come della luce: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Il senso di queste parole è molto ricco, ma se ne possono cogliere almeno gli aspetti principali. Il primo è quello teologico: l’inizio della lettera agli ebrei spiega sinteticamente come Gesù è il

culmine della storia attraverso la quale Dio si è rivelato agli uomini: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente” (Eb 1,13). In Gesù “luce del mondo” si vede la gloria di Dio perché ci ha insegnato a chiamare Dio “Padre”, ma anche perché nelle sua carne ha mostrato le caratteristiche dell’identità divina, tra cui la più grande e la più intima è quella della misericordia. Gesù è luce anche perché mostra il progetto antropologico di Dio finalizzato a restituire all’uomo l’immagine e somiglianza divina. Gesù ha acceso una luce mostrando che la caratteristica principale dell’uomo secondo la volontà di Dio è quella di essere totalmente donato agli altri, lontano da ogni egoismo. In particolare l’episodio delle tentazioni nel deserto mostra come Gesù rifiuta la possibilità di utilizzare la natura divina a suo vantaggio, ma anche quello della preghiera nel giardino del Getsemani, quando Gesù si abbandona alla volontà del Padre, mostra come il centro della sua vita sia fuori di lui. La l uce del battesi mo Per queste ragioni siamo invitati a riceve la luce di Cristo fin dal nostro battesimo, queste le parole con cui viene consegnata la candela accesa dal cero pasquale: “A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce; e perseverando nella fede, vada incontro al Signore che viene, con tutti i Santi, nel regno dei cieli”. Che cosa vuol dire che un bambino deve vivere illuminato dalla luce di Cristo? In primo luogo che sia una persona capace di scegliere il bene piuttosto che il male. La luce inoltre rappresenta la fede capace di illuminare tutte le vicende della vita; in questo senso Gesù è luce in quanto è il maestro e il testimone che davanti a noi chiarisce e mostra il percorso da seguire. Cristo è anche la fiamma nella quale bisogna passare per essere purificati. Il rapporto con lui consente di individuare ed eliminare ciò che nella vita di una persona è superfluo, la fiamma di Cristo brucia il peccato, specialmente nel sacramento della penitenza. In questo cammino impegnativo il Signore è luce perché accompagna, incoraggia, conforta.


Spettri di luce di Domenico Volpi

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l racconto della creazione secondo la Bibbia inizia con “Sia la luce”, e solo dopo si narra della formazione del sole e della luna. Non è il sole che crea la luce, ma viceversa. La luce come forza creativa è quella del Bigbang, l’esplosione di energia da cui è nato l’universo. Così ne scrive Susanna Tamaro: “Dal vuoto è nato un intollerabile bagliore, si è sparso nello spazio […] Dalla luce è nato l’universo, schegge impazzite di energia proiettate nello spazio e nel tempo hanno formato le stelle, i pianeti, il fuoco, la materia”.

ministratrice dei nostri amori. Un po’ del suo fascino è diminuito da quando sul suo suolo si è posato un passo “piccolo per un uomo, importante per l’umanità”.

Le prime energie luminose di cui ha beneficiato l’uomo sono quella del Sole, fonte indispensabile di luce e di calore per la vita di piante e animali, e i raggi freddi della Luna che illumina le notti. Al tempo stesso, il viaggio dei due grandi luminari nel cielo poneva l’umanità in atteggiamento pensoso di disponibilità verso il mistero e di ricerca verso l’extraterreno. Altri pensieri nascevano dal lontano bagliore delle stelle stampate sulla volta celeste in lento moto. Tutti i popoli hanno costruito una propria mitologia su queste luci. Per gli egizi, Osiride e Iside erano gli dèi principali, eppure un faraone, Amenofi IV, osò pensare a un dio unico e provvidente che fece simboleggiare come un disco solare con piccole mani protese verso l’umanità.

Due fonti di energia non dipendono dal sole: quella geotermica, che utilizza il calore interno del nostro pianeta e si rende visibile solo nella lava incandescente dei vulcani, e quella nucleare rivelata dal grande sole di Hiroshima.

Il fascino dei due astri ha ispirato poeti e artisti di tutti i tempi. Francesco d’Assisi, nel Cantico delle Creature, loda “lo frate sole / lo quale jorna et allumini noi per lui; / et ello è bello e radiante con grande splendore” e “sora luna e le stelle / in celu l’ai formate clarite et pretiose et belle”. Ma è la luna la star celebrata dai più. Il rinascimentale Lorenzo il Magnifico ne confronta lo splendore con quello degli astri (non ancora svelati da Galileo): “La luna in mezzo alle minori stelle / chiara fulgea nel ciel queto e sereno / quasi ascondendo lo splendor di quelle”. Per i Seicentisti, è una “conchiglia d’argento” o “del padellon del ciel la gran frittata”. E Leopardi la interroga sui destini umani: “Che fai tu dunque in ciel, dimmi che fai, luna silente e vagabonda…”. Poi le canzonette hanno invocato una luna “marinara” o “caprese”, comunque “pallida” am-

Se la luna suscita i sentimenti e le maree, dai raggi del sole dipende ogni forma di vita e quindi di energia: quella solare (dagli specchi di Archimede ai pannelli odierni), ma anche l’eolica e l’idraulica per i moti dei gas atmosferici e dell’acqua provocati dall’irraggiamento.

Possi amo far osservare ai ragazzi che i quattro elementi costitutivi del mondo secondo i filosofi greci - aria, acqua, terra e fuoco - concorrono tutti a fornirci energia, e scoprire con loro in quali diversi modi e per quali utilizzazioni. Il fuoco, ad esempio. Rischiarò i focolari degli uomini primitivi e migliorò la loro alimentazione con la cottura, tenne lontane le belve intimorite dalle fiamme e, per millenni, fu la conquista più preziosa. Scendeva con il fulmine dal cielo, temuto e benedetto, era prerogativa degli dèi ma Prometeo ne fece dono agli uomini. Per conservare il fuoco si consacravano vergini guardiane e per riaverlo morivano i guerrieri, finché avvenne la più grande delle invenzioni umane: i vari modi di accendere il fuoco secondo la volontà umana, e da ciò la ceramica, la fusione dei metalli e così via, fino ai motori a scoppio e ai razzi. Il fuoco voleva dire luce, e sarebbe interessante far ripercorrere ai nostri ragazzi, abituati a spingere un interruttore, la lunga via dei mezzi d’illuminazione e dei materiali usati: le torce o fiaccole (resina e grasso), le lucerne (olio), le candele (cera), i lumi a petrolio, il gas, e infine l’elettricità, che i futuristi acclamarono come motore del mondo nuovo (“O volontà fulminea, o libera elettricità…” celebra Luciano Folgore) e che Pirandello vede così: “Fremiti e guizzi di


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luce per tutte le stanze, come scoppiettii di riso infantile nella severità d’un silenzio comandato”.

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L’Anno della Luce è, per molti aspetti, l’anno dell’elettricità. Di essa ci serviamo in ogni istante e quindi ne siamo anche servi. Quando viene a mancare la corrente, ci sentiamo perduti, nulla più funziona attorno a noi. Dedico un largo spazio al riassunto di un acuto racconto di Stefano Benni, che meriterebbe di essere letto per intero. L’Autore narra l’arrivo dell’elettricità in un paesello sei decenni fa. “Il paese si illuminò di cento lampadine, e si fece festa. Il buio della piazza fu sconfitto dai lampioni, gli insetti impazzirono. Le lampade a petrolio divennero oggetti d’arredo e le candele invecchiarono nei cassetti”. Grazie a un amico, la ricevette anche il solitario Grandocca, analfabeta, nella capanna tra i boschi. “La accendeva ogni notte e si divertiva a vedere le farfalle e gli insetti che ballavano tutto intorno”. Poi, l’amico gli portò una scatolina. “Aveva una coda sottile. Lui la collegò, la scatolina si illuminò e venne fuori una voce. Era una radio. Grandocca restò a bocca aperta. Poi si mise a girare intorno alla scatolina e a esaminarla come per scoprire chi c’era dentro. A un certo punto prese un falcetto e stava per tagliarla in due, quando la voce cessò e iniziò una musica. Allora Grandocca si mise seduto per l’emozione.” Ma il bosco fu venduto e si scoprì che da un traliccio partiva un lungo filo: lo tagliarono. “Così quando Grandocca tornò la luce non funzionava e la radio era

muta. Allora accese un fuoco e ce la mise vicino per scaldarla. Ma la radiolina era morta. E lui sentì, per la prima volta, il silenzio del bosco, il buio e la solitudine.” L’amico, che aveva messo il filo, gli spiegò che la luce e la radio funzionavano perché prendevano energia dal traliccio. “Mangia quella roba lì? –chiese Grandocca– Fa come fanno gli alberi con l’acqua?” La storia si conclude tragicamente quando vanno a dirgli che anche la baracca deve scomparire: “Cercarono Grandocca dappertutto, poi videro delle orme nella neve e le seguirono. Il taglialegna era morto ai piedi del traliccio, congelato. Sul corpo aveva le bruciature dell’alta tensione. Vicino a lui, la radiolina. Aveva provato a salire in cima a quello strano albero. Perché doveva pur darle da mangiare.” Da questa nostra rapida rassegna sono rimaste ultime le stelle. È una loro abitudine, dato che anche Dante termina ognuna della tre cantiche della Commedia con la parola “stelle”. Dagli spazi siderali non arrivano influenze sui destini umani, anche se gli astrologi seminano ancora oroscopi su quasi tutti i giornali. Come viene detto nel film Watchmen, “la luce impiega tanto per raggiungerci. Tutto quello che vediamo delle stelle sono solo vecchie fotografie”. Ma sulla base di queste lontanissime luci si sono orientati per millenni i naviganti e i viaggiatori. Il loro merito è quello di avere obbligato il bipede umano a tenere alta la testa e a guardare in alto. Perché, secondo Le Corbusier, “Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio, ma non un uomo che ha paura della Luce”.

Stralci da due commenti, pervenuti alla Redazione, all’articolo di Giovanni Santone pubblicato su Nuova Proposta n.1-2.2015, pp. 11 e 12 La ringrazio dell’articolo pubblicato su Nuova proposta. Direi che condivido, anzi, espri mo forte preoccupazi one sia sul versante della riforma della giustizia minorile (rischio soppressione dei tribunali per i minorenni) per la quale come garanti a livello nazionale abbiamo fatto una proposta al ministro della giustizia, sia per l’attuazione della L.R. 37/2013 che unifica in un’unica istituzione tutte le autorità di garanzia (difesa civica, garante infanzia e garante detenuti) che avverrà con la prossima legislatura regionale. … Aurea Di ssegna – Pubblico Tutore dei Minori per il Veneto. * * * L’ottimo articolo di Giovanni Santone ci induce a segnalare che nel “Patto per la salute 2014-2016” approvato dal Governo e dalle Regioni il 10 luglio 2014, è previsto, all’articolo 6, che le Regioni disciplinano l’integrazione delle attività sanitarie, sociosanitarie e sociali, particolarmente per le aree della disabilità, della salute mentale adulta e del l ’et à ev ol ut i v a, del l ’assi st enza ai m i nori e delle dipendenze. Confidiamo che venga soppressa detta discriminante disposizione. Andrea Ci attagl i a e Francesco S antanera CSA - Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base.


Illuminarsi di immenso di Alessio Affanni

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el proclamare l’Anno internazionale incentrato sul tema della luce e delle sue applicazioni, le Nazioni Unite hanno riconosciuto l’importanza di accrescere a livello mondiale la consapevolezza su come la luce sia alla base di tecnologie per promuovere lo sviluppo sostenibile e per fornire soluzioni alle sfide globali nei campi dell’energia, dell’istruzione, dell’agricoltura e della sanità. Tra i programmi di quest’Anno internazionale c’è quello di promuoIl 20 dicembre 2013 vere una migliore coml’Assemblea Generale delle prensione del ruolo centrale della luce nel monNazioni Unite ha proclamato do moderno e futuro, ma il 2015 Anno internazionale anche quello di celebrare della Luce e delle tecnologie anniversari degni di nota. basate sulla Luce (IYL 2015) La scelta, infatti, è ricaduta sul 2015 per una serie di ricorrenze: la realizzazione dei primi studi di ottica da parte dello studioso islamico Ibn Al-Haytham, nel 1015, la formulazione dell’effetto fotoelettrico per opera di Albert Einstein, nel 1905, i progressi nella trasmissione di luce con fibra ottica raggiunti a partire dai risultati ottenuti dal fisico Charles K. Kao nel 1965. Questo evento annuale riunisce molti soggetti diversi, tra cui le società e gli enti scientifici, le istituzioni educative, le piattaforme tecnologiche, le organizzazioni nonprofit e partner del settore privato – come ha precisato John Dudley, presidente del comitato direttivo dell’IYL 2015. L’Anno internazionale della Luce è stato approvato da unioni scientifiche internazionali e dal Consiglio internazionale della scienza e ha più di 100 partner e sponsor provenienti da più di 85 Paesi, tra i quali figurano anche la Società Astronomica Italiana, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e la Società Italiana di Fisica. L’inaugurazione ufficiale dell’iniziativa a livello internazionale si è svolta il 19 gennaio a Parigi, presso la sede dell’Unesco, mentre in Italia è avvenuta il 26 gennaio a Torino.

Scienza illuminata

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Sul sito internet www. l i g ht2 0 1 5 . o rg , traducibile in italiano, sono riportate le

i nformazi oni s ul l a l uce e s ui s uoi i mpi eghi passati , attual i e futuri . Ad esempio una sezione è dedicata alla luce laser, utilizzata sia nella scansione degli oggetti alla cassa dei negozi di alimentari o per l’ascolto dei CD per arrivare fino alla chirurgia di precisione o nell’industria, come mezzo per tagliare spesse piastre d’acciaio. Ma scienziati e ingegneri continuano a trovare sempre nuovi impieghi: in futuro questa tecnologia potrà migliorare le diagnosi di cancro, aumentare la connessione internet, produrre energia da fonti alternative e perfino migliorare le ricerche esplorative della materia dello spazio. L’elettronica, che è stata la protagonista di uno dei principali sviluppi tecnologici del XX secolo, si appresta ad essere sempre più affiancata e progressivamente sosti tui ta dal l a fotoni ca, la scienza che studia il comportamento delle particelle di luce (fotoni), destinata a divenire protagonista per tutto il XXI secolo. In altre sezioni del sito viene illustrato anche il campo di appl i cazi one del l a l uce nel l a ri cerca e nel l ’os s ervazi one: è alla base del funzionamento sia dei microscopi scientifici che dei telescopi astronomici. A supporto dell’osservazione, ma anche della visione: le tecnologie fotoniche sono utilizzate per esaminare, correggere e testare la vista umana. Esiste un‘intera gamma di occhiali fino alla correzione laser, alle terapie di fotodinamica, agli ausili per ipovedenti e agli impianti di retina. I progressi ci sono e potrebbero anche entrare, in un futuro prossimo, nell’utilizzo quotidiano. Ad esempio con le tecnologie mobili, come gli smartphone. Già esistono, infatti, per i cellulari di nuova generazione, applicazioni e dispositivi aggiuntivi per rilevare e diagnosticare alcune malattie come la degenerazione maculare legata all’età, la correzione di rifrazione e altre anomalie nel campo visivo, ma anche in grado di monitorare il diabete, le malattie renali e le infezioni del tratto urinario, grazie a misuratori e tester colorimetrici che rendono più chiaro il trattamento da effettuare, sia per i pazienti che per i medici. Ma potranno esservi ulteriori


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impieghi anche in chirurgia: ad esempio per evitare perdite di vite umane durante l’intervento chirurgico a causa dell’assenza di dati sui livelli di ossigeno nel corpo del paziente. Tale situazione, tra l’altro, può verificarsi anche in casa o per strada, a seguito di trauma: un’azienda americana ha sviluppato un dispositivo (un ossimetro), che attraverso lo smartphone consente la misurazione dei livelli di ossigeno. Ma la luce è un elemento chiave anche per le grandi strutture di ricerca scientifica noti come sincrotroni e Free Electron Laser (FEL), presenti anche in Italia (Elettra a Trieste e Dafne nei laboratori di Frascati). Macchine giganti con un acceleratore di particelle in grado di creare una luce così intensa che può rivelare dettagli atomici e molecolari: vengono utilizzati dagli scienziati per la ricerca in fisica, ingegneria, farmacologia e in molti altri campi. Nel sito internet dell’Anno internazionale vengono fornite numerose informazioni anche su queste macchine e su questi studi. Ma allo stesso tempo vengono mostrati anche alcuni giochi-esperimenti interessanti da poter effettuare con alunni in età scolare o con studenti più grandi, variando la complessità dell’esperimento in base all’età, per facilitare lo studio e l’apprendimento dei fenomeni e degli effetti della luce.

Insieme, giorno per giorno Un’ulteriore riflessione accompagna questo evento internazionale: è quello delle fonti energeti che al ternati ve ai combustibili fossili e di un uso sostenibile e responsabile dell’energia (ad esempio utilizzando le lampade LED al posto delle lampadine ad incandescenza, con un notevole risparmio annuo sui consumi). I pannelli fotovoltaici sono solo un modo di ricavare energia luminosa e di convertirla in una sorgente utilizzabile: secondo alcuni scienziati, lo studio dei fotoni potrebbe avere delle grandissime applicazioni anche in quest’ambito. A proposito di inquinamento luminoso e di un uso razionale dell’energia elettrica, la trasmissione radiofonica RAI2 – Caterpillar ha promosso a febbraio la Giornata dedicata al risparmio energetico “M’i l l umi no di meno”, collegato all’Anno internazionale della Luce. E’ stato proposto un interessante esperimento nazionale sull’inquinamento luminoso al quale hanno potuto partecipare cittadini di qualunque età e senza particolari conoscenze o strumenti: sono stati spenti, per un momento della giornata, luci e dispositivi non necessari, con l’invito ad osserva-

re il cielo. Ha partecipato anche l’astronauta italiana, S amantha Cri stoforetti , che in concomitanza con l’evento ha scattato una foto dalla stazione spaziale dell’ISS. All’iniziativa “M’illumino di meno” hanno aderito anche numerose scuole, università e il Ministero dell’Istruzione. In particolare è stato realizzato anche un decal ogo per i l ri sparmi o energeti co, proprio per sensibilizzare le nuove generazioni: contiene suggerimenti relativi anche alla cottura dei cibi, al lavaggio degli indumenti, all’areazione dei locali e perfino al livello di pressione delle gomme dell’auto, che incide sui consumi di carburante. Su questo tema, chiaramente, come chiede anche la UE, è importante che anche la pubblica amministrazione di ciascun Comune faccia la sua parte, sostenuta anche dalla spinta e dall’impegno delle persone ivi residenti. C’è già un patto dei sindaci che potrebbe portare a buoni risultati, riducendo i consumi di energia sia nel funzionamento degli uffici che nell’erogazione dei servizi.

Futuro da illuminare Luce come vita, quindi. In tutte le sue forme. Ad esempio negli studi di optogenetica, la scienza che studia e sonda i circuiti neuronali del cervello, la ricerca sta mostrando interessanti possibili sviluppi: un clamoroso esperimento del MIT di Boston (finora effettuato solo su animali) ha dimostrato che è possibile, con una luce particolare in grado di intervenire sull’attività dei neuroni, modificare i ricordi spiacevoli o post traumatici, cancellandoli. Moltissime le potenziali applicazioni future, dalla cura della depressione alla tossicodipendenza. Ma già dal 2009 le ricerche sull’optogenetica hanno fornito preziose informazioni per la comprensione dei meccanismi di sviluppo di patologie quali la malattia di Parkinson, l’autismo e la schizofrenia. Già esiste la fototerapia, che è una tecnica terapeutica basata sull’utilizzo della luce: il suo impiego in psichiatria è cresciuto negli ultimi trent’anni a partire dalla scoperta della sua efficacia nel trattamento del disturbo affettivo stagionale. Per chi volesse addentrarsi nella scoperta e nella conoscenza della luce e dei suoi utilizzi, in un’apposita sezione del sito internet www. l i g ht2 0 1 5 . o rg sono indicati gli eventi in programma nel corso dell’anno in varie località, in tutta Italia: tra questi si segnalano anche attività per istituti d’istruzione e, in generale, iniziative “illuminanti” per giovani e adulti.


Energie della Luce o energie delle Tenebre? 2015ANNO INTERNAZIONALE DELLA LUCE

di Cesare Silvi (*)

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el 1964 la Yale University pubblicò il libro “D i re c t U s e o f S u n ’ s Energy ” (L’uso diretto dell’energia solare) di Farrington Daniels, uno scienziato statunitense che ricoprì un ruolo da protagonista durante il progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica e diventato dopo la IIa guerra mondiale, all’età di 58 anni, uno dei maggiori promotori e sostenitori dell’uso dell’energia solare rinnovabile, vale a dire dell’energia contenuta nella radiazione che il Sole invia ogni giorno sulla Terra nelle sue forme diretta e diffusa, che a loro volta si trasformano in parte nelle energie delle correnti di acqua e aria, delle foreste ed altri vegetali. Daniels, con il suo libro fu di grande ispirazione per le giovani generazioni degli anni cinquanta del Novecento. Creò una grande speranza da contrapporre ai timori e alle speranze suscitate dall’inizio dell’era atomica. Cinquant’anni dopo l’Anno internazionale della luce offre un’eccezionale occasione per riflettere sull’uso dell’energia della Luce del Sole.

Una storia ancora da scrivere Per raccontarne storia e attualità, il GSES propone di fare riferimento a due distinte età: una prima, “primitiva o antica“, durata dal momento della comparsa dell’uomo sulla terra fino a 200 anni fa; la seconda, “moderna o futura“, appena iniziata. Nella prima età, l’uomo, esposto quotidianamente alle infinite manifestazioni naturali, codifica immagini ed emozioni legate alla Luce del Sole. Paura e meraviglia danno origine a miti e religioni. In questa prima età l’energia della Luce del Sole è utilizzata dall’uomo in modo essenzialmente empirico. Scopre il fuoco, impara a crearlo e conservarlo, senza tuttavia capire che cosa esso sia. Lo utilizza per cuocere i cibi, fondere i metalli, fabbricare i mattoni,

il vetro e la calce viva, sviluppare l’agricoltura. Utilizza il legno delle foreste per costruire case e città. Impara a utilizzare le correnti di aria ed acqua, anch’esse create dall’energia irradiata dal Sole, per azionare ruote a vento e ruote ad acqua. La più rivoluzionaria invenzione solare dell’antichità, quella del vetro piano per finestre nella Roma imperiale del I sec. d.C., integrata funzionalmente ed esteticamente negli edifici di tutto il mondo, è tuttora la principale tecnologia per catturare la Luce e il calore del sole per il comfort luminoso e termico dei nostri ambienti di vita e di lavoro. Nell’attuale mondo è come se vivesse un’antica ‘anima’ solare riconoscibile nelle forme delle nostre città, nei paesaggi urbani e rurali, nella stessa geografia del nostro territorio e nella nostra cultura. Con l’uso della sola energia solare rinnovabile, fino ad appena 200 anni fa, si sono sviluppate quindi tutte le civiltà del mondo. Le ultime rivoluzioni scientifica ed industriale, la scoperta e larga diffusione dell’uso dei combustibili fossili, più recentemente dell’energia nucleare, hanno creato negli ultimi decenni un contesto favorevole per impegnarci per lo sviluppo e l’affermazione di quella che abbiamo proposto di chiamare l’ età solare ‘moderna o futura’, fare con la Luce del Sole le stesse cose che siamo riusciti a fare con i combustibili fossili e nucleari, per esempio vapore ed elettricità. Negli ultimi 500 anni, grazie ai metodi d’indagine, diventati sempre più “razionali” e scientifici, tanti aspetti della natura e delle scoperte del passato, hanno potuto essere esplorati più approfonditamente di quanto non fossimo riusciti a fare quando si potevano utilizzare metodi praticamente solo empirici. Abbiamo così potuto penetrare i misteri del fuoco, della sua restituzione, durante il processo di combustione, dell’energia della Luce immagazzinata nella legna da ardere attraverso l’intelligente processo della fotosinte-


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si clorofilliana, dell’origine dell’energia del vento e delle cadute d’acqua e cominciato a capire il rapporto esistente tra la Terra e il Sole per lo svolgimento della vita sul nostro pianeta. In un tempo dopotutto relativamente breve, se confrontato con la storia dell’uomo sulla Terra, abbiamo svelato, quindi, le proprietà intime della Luce, sia visibile che invisibile all’occhio umano, la sua doppia natura ondulatoria e corpuscolare e della rappresentazione e spiegazione dei quanti di luce o fotoni e della sua interazione con la materia.

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Una modernità vecchia di 400 anni

Grafi co s chemat i co , no n i n s cal a che i l l us t ra l e ri s o rs e energ et i che di s p o ni b i l i s ul l a Terra – 4 8 0 EJ ~ 1 0 mi l i ardi di Tep (To nnel l at e equi v al ent i di p et ro l i o , co ns umo mo ndi al e nel 2 0 0 2 )

Nel mondo antico, nelle religioni, nelle tradizioni, nella poesia, nell’arte ciò che ha colpito inizialmente l’uomo è stata la parte visibile luminosa della radiazione solare, mentre non sembra che sia stata nemmeno sfiorata l’idea che la radiazione solare contenesse dell’energia a noi invisibile. La svolta comincia a prendere forma nel 1600. Essa è ben sintetizzata in una lettera di Galileo Galilei del 23 marzo 1614 a Monsignor P. Dini, nella quale si legge “direi, parermi che nella natura si ritrovi una sustanza spiritosissima, tenuissima e velocissima, la quale diffondendosi per l’Universo penetra per tutto senza contrasto, riscalda, vivifica e rende feconde tutte le persone viventi, e di questo spirito par che il senso stesso ci dimostri il corpo del Sole esserne ricetto principalissimo”. Grazie al pensiero e al metodo di indagine dell’ultima rivoluzione scientifica, abbiamo potuto penetrare così i segreti più intimi della Luce del Sole. Ne abbiamo compreso la sua natura elettromagnetica, vale a dire il suo manifestarsi allo stesso tempo con proprietà sia elettriche che magnetiche scandite nella loro intensità dagli intensi sette colori della parte visibile nello stupefacente fenomeno dell’arcobaleno.

È come se fossimo riusciti negli ultimi 500 anni a fotografare in tutti i suoi dettagli la Luce, della quale avevamo vagamente intuito la sua natura in tutta la sua grandiosità. In parallelo alle conoscenze sulla Luce hanno progredito quelle relative alle forze di coesione delle molecole e della materia, consentendoci di scoprire e capire sempre meglio i fenomeni elettrici, elettromagnetici, elettrochimici, termoelettrici, fotoelettrici, fotochimici, biolettrici. Queste nuove conoscenze sono solo alcuni dei principali elementi distintivi che fanno una netta differenza tra l’uso che abbiamo fatto dell’energia solare nell’età solare primitiva o antica e l’uso che, grazie ad esse, abbiamo cominciato a farne nel presente e che potremmo farne nel futuro. Basti pensare agli sviluppi della tecnologia fotovoltaica che consente di convertire la radiazione solare direttamente in elettricità, la forma di energia della modernità, la quale al tempo della pubblicazione del libro di Daniels stava muovendo appena i primi passi. Si tratta di prime conquiste che stanno spalancando un immenso universo di possibilità per l’uso dell’energia solare sulla Terra. Chiudo questo mio scritto con l’immagine a lato che illustra, in una rappresentazione tridimensionale non in scala, l’entità e i tipi di risorse energetiche disponibili sulla Terra. È evidente, confrontando i vari cubi, che l’energia contenuta nella Luce del Sole, rappresentata dal cubo grande, è tra le risorse energetiche disponibili sulla Terra quella più abbondante e più diffusa. Qualità queste ben note ai nostri antenati che non conoscevano i combustibili fossili e nucleari, in quanto nascosti nel sottosuolo e nelle tenebre. Cosa è cambiato quindi dall’età solare primitiva o antica all’età solare moderna? Abbiamo capito come a fatta la Luce ed abbiamo imparato a manipolarla per fare con essa le stesse cose che facciamo con i combustili fossili e nucleari. Anche i romani sapevano manipolare la Luce, ma noi della Luce ne sappiamo molto di più degli antichi romani. Pertanto per il nostro futuro possiamo puntare sulle energie abbondanti, diffuse e rinnovabili della Luce del Sole e abbandonare le energie delle Tenebre, non rinnovabili e destinate ad esaurirsi.

(*) Presidente uscente del Gruppo per la storia dell’energia solare (GSES)


Assenza di luce di Alessio Borghese

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’ tutto buio… sento il cuore in gola. Tutti i sensi lavorano al massimo. Avanzo lentamente nella stanza. Le mie braccia sono tese in avanti, con le mani cerco di toccare qualcosa, prima di urtare contro un ostacolo. Ogni tanto oggetti bassi mi colpiscono all’altezza del ginocchio: punto debole per chi s’avventura nelle stanze buie!... Penso che dovesse avere questa sensazione il mio alunno, che chiameremo Luca, non vedente dalla nascita, ogni volta che si muoveva nell’aula. Ma non era così: Luca sembrava muoversi meglio di tutti, il problema era cercare di leggere; scrivere appunti era impossibile, così come utilizzare la lavagna e quindi tutti i mezzi idonei all’apprendimento a disposizione di ogni alunno. Forse oggi ci sono scuole e mezzi più consoni alla situazione di Luca, con testi in braille o altri dispositivi digitali. Ma una ventina di anni fa questo non era possibile: altri tempi. Facevamo miracoli, sia io che la scuola. Ogni volta che riuscivo a spiegargli bene qualcosa, era un “mattoncino” di esperienza che Luca metteva da parte. Un giorno sono riuscito a fargli distinguere, col tatto, i vari componenti elettronici sul circuito stampato, e a fargli realizzare delle saldature di alcune resistenze sullo stesso stampato, aiutandosi anche con l’olfatto: un’operazione medio-facile per qualsiasi alunno dotato di vista. Edmund Husserl, nel suo volume “Idee per una Fenomenologia pura”, afferma che la conoscenza di un oggetto è dovuta al “vissuto” che si ha con l’oggetto stesso, ossia lo si conosce effettivamente solo se si possiede l’esperienza dell’intera forma e della materia di cui è composto. La conoscenza, qui ndi , è l egat a al “vi ssut o” ci oè all’esperienza di quell’oggetto: non è necessario che io lo veda se percepisco la sua struttura anche solo con il tatto. Perché sarò in grado di riconoscerlo dalla sua forma, dal materiale di cui è fatto, dal ricordo che quell’oggetto ha lasciato impresso nella mia memoria.

Penso che anche Luca riconoscesse il suo bastone appena lo sfiorava con le dita, distinguendolo da tutti gli altri oggetti. Il suo “vissuto” con il bastone superava ogni altro tipo di conoscenza, e ogni altra esigenza di conoscenza, perché era diventato il prolungamento del suo braccio, era parte di sé. Rischiamo di non accorgerci e di non renderci conto di tutto questo, perché nella quotidianità compiamo gesti come accendere la luce, prendere un libro e leggerlo, vedere la televisione, e così via, in maniera ormai quasi meccanica e scontata. Se invece vivessimo al buio, tutti questi gesti così semplici diventerebbero improvvisamente complicati, perché dovremmo affidarci agli altri sensi e al “vissuto” che abbiamo con ciò che ci circonda. Ma ritorno a Luca e a quella giornata di spiegazioni e di esperienze con oggetti, forme, odori e materiali di elettronica, al termine della quale mi dice, quasi commosso: “Prof, lei per me è come una lampada per una persona che entra in una stanza buia”. Inizialmente non ho dato molto peso a questa frase; ma poi essa ha risuonato dentro di me e mi sono emozionato, sia perché ho pensato a come Luca potesse immaginare una stanza illuminata, ma anche perché ho capito che Luca imparava, apprendeva e scopriva la realtà e l’interazione con essa anche attraverso di me. Imparava anzitutto le nozioni che avevo il compito di trasmettergli, ma così facendo potevo anche illuminare “la sua strada della conoscenza”. Per lui ero, quindi, una specie di lampadina che da luce, che può accendere, di tanto in tanto, gli oggetti in una stanza buia, rendendoli tangibili e permettendogli così di intravedere il percorso da seguire. Ho immaginato, quindi, di essere in una stanza completamente buia. Sensazioni di disagio e paura potrebbero prendere il sopravvento. I movimenti sarebbero limitati, in quanto solo attraverso il tatto e l’attenzione consapevole sarebbe possibile


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muoversi al suo interno. Non conoscendo quello che circonda il mio corpo, la mia mente creerebbe figure più o meno veritiere, a seconda delle interpretazioni dei miei sensi in quel momento. Un rumore improvviso potrebbe peggiorare la situazione. Le cose cambierebbero se si accendesse una piccola luce. A questo punto il bagliore illuminerebbe gli oggetti circostanti, la mia mente comincerebbe a costruire immagini a seconda delle mie percezioni visive: in alcuni casi potrebbe migliorare la situazione, in altri invece potrebbe materializzarsi quello che avevo temuto potesse esistere. In ogni caso andrei verso questo bagliore proprio per riuscire a vedere meglio l’ambiente circostante. Se la luce aumentasse di intensità, la mia mente inizierebbe ad avere immagini sempre più chiare e deduzioni sempre più accurate, fin quando l’ambiente circostante sarebbe familiare: molto probabilmente i disagi iniziali scomparirebbero insieme alle ansie e alle paure. Il buio è semplicemente la non percezione della presenza della luce. Non è una forza opposta e contraria: la realtà che scopro,

appena l’ambiente si illumina, era già tutta lì, nonostante i miei timori e la mia poca fiducia. Che scoperta, comprendere qualcosa di evidente che tuttavia non vedevo! Sì, io ero stato una lampada per Luca, ma Luca era stato una lampada per me. Luca aveva ricevuto una fonte di luce da me e io avevo ricevuto una fonte di luce da lui. Come io sono stato fonte di luce per la sua conoscenza, Luca è stato fonte di luce per la mia coscienza. Ed era una luce che scaldava, che non illuminava solo la stanza, gli oggetti e la mente ma anche l’anima. O meglio, che ha fatto brillare la luce già presente nel mio animo, come una scintilla che diventa bagliore dopo che è stato tolto un velo che impediva di percepirla. Una luce che ancora oggi mi emoziona, ripensandoci, tanto reale quanto intangibile. Una luce che ho sentito come uno scambio di energia vitale tra noi. Ho imparato anche io una lezione fondamentale da Luca e cioè che l’assenza di luce è una nuova dimensione di conoscenza e che si può essere illuminati anche al buio.

ANNA DEI MIRACOLI

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elen Keller, sorda e cieca dall’età di 19 mesi, viene aiutata e sostenuta dall’educatrice Anne Sullivan, che riesce ad insegnarle la lettura in Braille, ad ascoltare toccando le labbra e sentendo le vibrazioni della trachea e infine anche a parlare. Alla sua vicenda è stato dedicato il romanzo The Miracle Worker, da cui è stato tratto il film noto in Italia con il titolo Anna dei miracoli. Il film venne poi rappresentato anche a teatro: in Italia, con la memorabile interpretazione di Mariangela Melato. La storia si svolge in Alabama, negli anni ‘20. La piccola Helen Keller, viene affidata alla governante Annie Sullivan, nata cieca e guarita dopo una serie di interventi chirurgici. La donna si rende immediatamente conto che il pietismo con cui la famiglia si relaziona alla bambina è d’ostacolo alla sua educazione. Dopo due settimane, Annie, coi suoi differenti metodi, pare essere riuscita soltanto a mitigare gli eccessi di Helen ma non a farle capire il nesso esistente tra le parole che le ha insegnato e le cose a cui fanno riferimento. La famiglia Keller, però, è soddisfatta perché la bambina sembra più educata e serena. Ma una volta a casa, Helen ricomincia a comportarsi in maniera indisciplinata, sfruttando la consueta indulgenza dei genitori. Ne segue uno scontro verbale tra Annie e il padre di Helen, ma la sorpresa si verifica quando la bambina, vicina alla fontana del giardino, riesce a pronunciarne la parola «acqua!», mettendo subito dopo in relazione i nomi che ha imparato a compitare con la realtà presente fuori dalla villa, in un crescendo entusiasmante e profondamente emozionante. Helen, nella vita reale, è poi diventata una brava scrittrice e un’oratrice. Nel 1903 pubblica la sua autobiografia The story of my life. È il primo di una serie di 11 libri e di numerosi articoli. Dopo essersi laureata in legge, Helen si impegnerà in numerose cause per i diritti dei disabili ed in molte altre questioni progressiste, come il voto alle donne ed il controllo delle nascite.


Luce nera di Paola Springhetti

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uando arriva il grande buio attorno a noi, ci costringe a prendere coscienza della fragilità delle nostre vite, a fare i conti con quanto dipendiamo da un sacco di cose: tecnologie, semplici oggetti, meccanismi che seguono loro regole di funzionamento. E che le impongono anche a noi, le loro regole. I black out fanno danni, ma soprattutto fanno paura e, come tutte le cose che fanno paura provocano, reazioni di viltà, ma anche di eroismo; episodi di violenza, ma anche di solidarietà. Alla fine, ci rivelano quello che realmente siamo. I black out – intesi come le interruzioni di energia che fanno cadere nel buio intere città e territori – non sono rari. L’ultimo, in Italia è stato il 6 marzo scorso in Abruzzo: è arrivato dopo 24 ore di pioggia, neve e inondazioni e ha colpito più o meno 250mila persone che abitavano in 103 comuni. È saltata la linea elettrica, si è bloccata l’autostrada, altre strade sono state sommerse dalle acque, è mancata l’acqua nelle case. Non è stato certo uno dei black out più gravi della storia. Ma per chi c’è dentro, non è possibile una graduatoria: quando manca l’energia, ci sembra di trovarci nella preistoria: ci sentiamo isolati dal mondo perché non ci sono più trasporti, non più telefoni (se non altro perché le linee si intasano e le batterie dopo un po’ si esauriscono), non più radio né Tv né computer. Ci manca il comfort del riscaldamento e dell’acqua calda, o dell’aria condizionata se è estate. Nei freezer e nei frigoriferi i cibi vanno a male e non sappiamo dove comperarne altri perché i negozi sono chiusi. Le fabbriche si fermano, gli ospedali forse no, perché hanno i generatori, ma gli uffici pubblici e le scuole sì. Se sei abituato al rasoio elettrico neanche la barba ti puoi fare: i gesti più quotidiani, che sei abituato a ripetere in modo quasi automatico, diventano difficilissimi, quando non impossibili. Insomma, la vita si ferma. Se poi il black out arriva che sei in metropolitana o comunque fuori casa, rischi di dover chiedere consigli agli homeless su come passare la notte.

In Italia il black out più grave è avvenuto il 28 settembre del 2003, alle tre e mezza del mattino. L’intero Paese (tranne la Sardegna e Capri) è rimasto al buio per 12-24 ore, a seconda delle zone. Una dramma ovunque, ma a Roma c’era la notte bianca e quindi un sacco di gente per le strade e per di più è scoppiato un temporale (nella Capitale i guai non vengono mai soli). Così, alle tre e mezza del mattino, migliaia di persone si sono trovate intrappolate nella metropolitana e si calcola che ammontassero a un milione quelle che sono rimaste fuori al buio sotto la pioggia. Centralini del 118 intasati, stazione Termini impazzita, due grandi ospedali (Fatebenefratelli e Cto) che scoprono di avere scorte di gasolio troppo scarse per alimentare i gruppi elettrogenici: bastano solo per un’ora. Del resto il 2003 è stato l’anno dei black out (che siano contagiosi?). Pochi giorni prima ce n’era stato uno a Copenaghen e un mese prima tra Stati Uniti (New York) e Canada (Toronto): più di 50 milioni di persone erano rimaste senza corrente. New York ha sofferto di black out periodici, ma quello del 2003 è stato forse il più pesante: morirono 11 persone per cause in qualche modo collegate all’assenza di energia elettrica: incidenti, incendi, intossicazioni da monossido di carbonio, infarti a causa delle decine di piani di scale salite a piedi. Ci furono centinaia di migliaia di pendolari, che non riuscirono a tornare a casa e passarono la notte per le strade. Il primato però spetta all’India, dove nel luglio 2012 sono rimaste senza corrente 600 milioni di persone. E comunque, tornando indietro nel tempo fino al 1965, ci sono stati black out più o meno gravi in varie regioni italiane, in Francia, Germania, Buenos Aires, Colombia, Brasile, Filippine, Nigeria, Algeria, Messico, Atene, Egitto, più volte in India e, come già detto, negli Stati Uniti. Insomma sono eventi rari, ma neanche poi così tanto, e sarebbe quindi il caso di prepararsi ad affrontarli. Forse è per questo che proprio a marzo, il 19 e il 20, si è svolto a


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Bolzano un congresso internazionale della protezione civile proprio sui black-out. Sicuramente ha colto impreparate le autorità - ma anche i cittadini - il primo grande buio di cui si ha memoria: quello –in Americadel 1965, che provocò il panico, lasciando poi un senso di fragilità nella memoria collettiva, in quegli anni molto fiduciosa nel progresso e nelle tecnologie. Erano circa le 17.30 del 9 novembre e rimasero al buio, per 12 ore, 30 milioni di persone sparse in 200mila Km quadrati, con le città di Boston, Ottawa, Philadelphia, Toronto, oltre a New York. Si spensero le luci e le vetrine, ma soprattutto i semafori, così, quando la gente si riversò nelle strade, queste si trasformarono in un immenso ingorgo. Si spensero anche le luci sulle piste di atterraggio, e gli aerei di linea non riuscivano ad atterrare. Negli ospedali, i generatori erano insufficienti, e le operazioni chirurgiche dovettero essere sospese, anche quelle urgenti. Si racconta che fu a questo punto che si vide il meglio e il peggio. Il meglio erano i cittadini che cercavano di aiutare chi era nei guai più di loro, improvvisandosi vigili per regolare il traffico, ingegnandosi a tirare la gente fuori dagli ascensori o a sostenere gli anziani. Il peggio erano quelli che ne approfittavano per spaccare vetrine, rubare, rapinare la gente che cercava di raggiungere un luogo sicuro. C’è chi dice che, nove mesi dopo, ci fu un’impennata nelle nascite dei bambini: molte coppie evidentemente si erano rifugiate sotto le lenzuola. Ma il dato non è verificato e appare un po’ improbabile, anche se è divertente pensare che sia stato proprio così, cioè che sia possibile affrontare la grande paura con la forza che deriva da un grande abbraccio. Del resto la stessa cosa si narra a proposito del black out successivo, quello del 1977, che colpì New York e la contea di Westchester, e probabilmente questo basta a far pensare che si tratti più di

una leggenda metropolitana che di altro. Però gli americani riescono a mettere sempre un tocco speciale nelle loro avventure, e nel’65 il tocco speciale è stato che proprio allora, durante il black out o forse proprio grazie ad esso, sono stati avvistati gli alieni, sotto forma di decine di sfere luminose che si muovevano veloci. Noi italiani, invece, questa capacità visionaria non ce l’abbiamo, e dei black out ci bastano e avanzano gli aspetti drammatici. A meno che la colpa non sia degli alieni, che preferiscono gli Stati Uniti al Bel Paese. Comunque, fu il black out del ‘77 a fare più paura, tanto che viene ricordato come il peggiore, nonostante gli abitanti della città avessero già vissuto l’esperienza precedente, per cui ci si poteva aspettare che fossero più preparati ad affrontarla. Avvenne a luglio, in una notte molto calda. Anche quella volta ci furono episodi di solidarietà e perfino di festa: al Greenwich Village la gente ballò e suonò per le strade al lume di candela. Ma New York mise in mostra la sua parte peggiore soprattutto a Brooklyn, Harlem e South Bronx, quartieri che furono devastati da bande di giovani che approfittarono dell’oscurità per saccheggiare negozi, rapinare persone, rubare automobili. Ci furono più di 3.700 arresti, i pompieri intervennero in oltre 1.000 incendi e il peggio è che si contarono perfino 1.700 false chiamate per depistare le forze dell’ordine. Probabilmente in quei pochi anni, tra il ‘65 e il ‘77, qualcosa era cambiato nella città: di sicuro c’era crisi, e la crisi porta tensione e disgregazione. Nei quartieri “alti” si può ballare, negli altri si scatena la violenza, perché il buio dà coraggio a chi è pieno di rabbia. Insomma, la cattiveria e la bontà ce li abbiamo dentro, entrambi: sono dentro le singole persone, e sono dentro le comunità. Il buio può tirare fuori l’uno o l’altro, dipende da quanto abbiamo accumulato - dell’una o dell’altra - quando la luce è ancora accesa.


Facciamo luce sulle leggi La normativa a tutela dei diritti delle persone con minorazioni visive

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di Salvatore Nocera

Gli accertamenti medico legali Per avere la qualifica legale di minorato della vista occorre una certificazione della commissione dell’ASL di residenza, integrata da un medico dell’INPS (DPCM n.185/2006). Qualora tale certificazione rechi la dicitura “rivedibile” la persona deve sottoporsi a visita alla scadenza; sarà però l’ASL a dover chiamare l’interessato e la precedente certificazione mantiene i suoi effetti sino a rilascio di quella successiva. Da tale accertamento deriva il diritto alla pensione (purchè non si superino certi limiti reddituali). L’indennità o l’assegno di accompagnamento spetta ai soli ciechi assoluti o ventesimisti, qualunque siano le loro condizioni economiche. Diversa è la certificazione di handicap ai sensi della L. n.104/1992, che assicura per i ciechi assoluti il diritto di precedenza nell’accesso a tutti i servizi previsti dalla stessa legge (art.3, comma 3), nonché il diritto alla scelta prioritaria della sede di lavoro più favorevole e il diritto di tre giorni di permessi retribuiti o, in alternativa, di due anni di congedo retribuito in tutto il rapporto di lavoro per chi – coniuge, parente o affine entro il terzo grado – presta assistenza al cieco assoluto.

La normativa sull’integrazione scolastica Premesso che le norme sull’autonomia scolastica debbono combinarsi con altre norme fondamentali, esaminiamo le seguenti specificazioni.

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Il regolamento dell’autonomia scolastica, approvat o con DP R n. 275/ 1999, all’articolo 21, comma 2, lett. c, prevede espressamente la regola dell’integrazione scolastica come principio generale inserito in quello dell’individualizzazione degli in-

terventi didattici. Tale individualizzazione richiama il principio già sancito nell’art.12, comma 5, della L. 104/1992 e, per i minorati visivi richiama implicitamente la L. n.360/1976 che pretende la realizzazione nella scuola di interventi di servizi scolastici forniti dalle ASL e dagli Enti locali. Fra esse sono da individuare e distinguere le competenze della provincia che, ai sensi della L. n.67/1993, è tenuta a fornire nelle scuole di ogni ordine e grado l’assistenza scolastica, consistente sia in assistenti per l’autonomia e la comunicazione a scuola sia assistenti educativi anche fuori scuola; le competenze dei comuni consistono invece fondamentalmente nella trascrizione dei libri in braille e di sussidi didattici specifici rientranti nella normativa delle singole regioni sul diritto allo studio. Le competenze delle ASL si sostanziano prevalentemente nella certificazione di handicap in situazione di gravità. Per gli alunni ipovedenti i compiti delle ASL si sono ampliati a seguito della L. n.138/2001 che ha ridefinito il concetto di “ipovedente”, prendendo in considerazione, oltre alla riduzione di acutezza visiva, anche quella del campo visivo; si comprende quanto questo nuovo aspetto sia importante, ad esempio, per la scelta dell’aula e della posizione del banco rispetto alle sorgenti luminose.


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Di grande interesse si rivela inoltre per i compiti delle ASL il decreto del Ministero della Salute in data 28 aprile 2003, che definisce di competenza istituzionale delle stesse gli interventi terapeutici, di riabilitazione e di “integrazione e recupero sociale”. E’ questa una norma che consente di colmare un grosso vuoto spesso giustamente lamentato circa l’educazione all’orientamento spaziale dei minorati visivi, fino ad oggi trascurato dalla scuola, specie materna, e pur fondamentale per l’educazione motoria dei bimbi minorati visivi. Da ora in poi è certo che le ASL, direttamente o in convenzione con associazioni e centri specializzati, sono tenute a garantire prevalentemente con le proprie risorse queste attività, considerate dal Ministero come “riabilitative”. I compiti dell’amministrazione scolastica sono fondamentalmente quelli di assegnare un insegnante specializzato per un certo numero di ore di sostegno didattico (art.13, commi 3 e 5, della L. n.104/1992) una cattedra completa per i ciechi assoluti (sentenza Corte cost. n. 80/2010) e, per gli alunni pl uri m i norat i , di assi curare pure l’assistenza igienica tramite i collaboratori scol ast i ci : not a m i ni st eri al e prot . 3390/2001 e artt. 47, 48 e tab. A del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola del 2007. Compito infine dell’istituzione scolastica autonoma è quello di assicurare la programmazione didattica secondo un progetto predisposto da tutto il consiglio di sezione o di classe, anche ai fini della formazione delle classi (DPR n.81/2009, artt. 4 e 5, comma 2) e del numero di ore di sostegno didattico in deroga (art.1, comma 605, lett. B, L. 296/2007) della sentenza della Corte Cost. n.80/2010 e del-

la L. n.122/2010, art. 9, comma 15 e art. 10, comma 5. La scuola deve annualmente approvare o aggiornare il POF (piano dell’offerta formativa) cui si aggiunge il PAI (piano annuale dell’inclusività). Sulla base del POF annualmente viene elaborato il bilancio che comprende, tra le altre, le spese per l’integrazione scolastica anche degli alunni con minorazioni visive. E’ questo un momento importantissimo perché si tratta di decidere della programmazione e dell’acquisto di ausili e sussidi, sulla base dei finanziamenti trasferiti dal Ministero con vincolo di destinazione per l’integrazione scolastica, con particolare attenzione ai minorati visivi (L. n.69/2000) confluiti ora nel fondo della L. n.440/1997. E’ su questi due pilastri, il POF e il bilancio, che si reggono i piani didattici personalizzati degli alunni, in particolare di quelli con minorazione visiva. E’ il dirigente scolastico che deve istituire il gruppo di l avoro d’i st i t ut o per l’integrazione scolastica di cui all’art. 15, comma 2 della L. n.104/1992, composto di docenti, non docenti, di studenti (nelle scuole superiori) di operatori dei servizi territoriali e di genitori. E’ tale gruppo che elabora le proposte per il POF e per il collegio dei docenti e che offre la sua consulenza al dirigente scolastico. Con la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, la Circolare ministeriale n. 8/2013 e la Nota ministeriale del 22 novembre 2013, i suoi poteri sono stati ampliati comprendendo tutte le politiche scolastiche inclusive rivolte anche agli alunni con DSA (disturbi specifici di apprendimento) e con ulteriori BES (bisogni educativi speciali). Quanto fin qui detto, vale espressamente


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per le scuole statali, ma esso deve riferirsi pure a quelle non statali “paritarie”, in forza della L. n.62/2000 che ha posto per gli enti che chiedono la parità l’obbligo di accettare le iscrizioni degli alunni con disabilità e quindi pure dei ciechi. Queste scuole, pubbliche, come ad esempio quelle materne comunali, o private, godono di una maggiore libertà di scelta del proprio personale. Per esempio, gli insegnanti per le attività di sostegno possono essere scelti liberamente senza la necessità di rispettare le graduatorie provinciali presso gli uffici scolastici provinciali. Essi godono inoltre di finanziamenti pubblici, che sono maggiori per le scuole elementari “parificate”, cioè convenzionate con lo Stato che in base alla convenzione deve dare un apposito contributo pari a quasi l’intero stipendio dell’insegnante per le attività di sostegno. Se trattasi di scuole non convenzionate spetta loro solo un piccolo contributo previsto dalla L. n.62/2000, pari a circa duemila euro l’anno.

L’inserimento lavorativo Anche ai ciechi si applica la legge quadro sul collocamento lavorativo mirato su progetto (L. n.68/1999). Rimangono però in vita numerose leggi speciali che, avendo istituito albi nazionali, oggi regionalizzate, assicurano il collocamento con riserva in alcune professioni. Così gli insegnanti ciechi possono insegnare nelle scuole secondarie e hanno diritto, a loro scelta di portare in classe, a proprie spese, un assistente di loro fiducia in forza dell’art.1 della L. n.270/1982; gli insegnanti ciechi possono insegnare nelle scuole dell’infanzia e primarie solo come docenti per il sostegno, dovendo stare in compresenza coi docenti curricolari. Per i masso-fisioterapisti cfr. la L. n. 686/1961 e la L. n.403/1971; per i centralinisti telefonici cfr. L. n.113/1985. L’art. 7 della stessa legge ha aperto la strada per l’accesso dei ciechi anche ai pubblici impieghi e alla carriera direttiva negli stessi. Oltre all’esercizio delle libere professioni, si sta sempre più allargando il numero dei ciechi che si avviano alle professioni informatiche, sia come lavoratori autonomi che come dipendenti.

L’assistenza economica

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La L. n.382/1970 riconosce il diritto alla pensione ai ciechi assoluti. Ai ciechi con un

residuo visivo non superiore a un ventesimo è riconosciuto un assegno, che è inferiore per chi ha un residuo fino a un decimo; chi ha un residuo superiore a un decimo ha lo stesso trattamento degli invalidi civili. Inoltre a tutti i ciechi assoluti è riconosciuto il diritto all’indennità di accompagnamento, che non è legato al reddito, a differenza delle pensioni che è dovuto al solo titolo della cecità assoluta.

La riabilitazione I ciechi assoluti godono dell’esenzione totale dal pagamento del ticket per le cure mediche e la riabilitazione. Essi godono pure del diritto di accedere alle prestazioni protesiche previste dal “nomenclatore tariffario” che si va sempre più aprendo anche ad ausili non tradizionali, come i programmi informatici di sintesi vocale, la barra braille, lo scanner per la lettura. E’ pure riconosciuto il diritto all’acquisto di strumenti per l’autonomia com e un regi st rat ore, un com put er, l’autoveicolo, su cui si paga l’IVA al 4%; il 19% del presso pagato è detraibile dall’IRPEF, purchè ci sia stata una prescrizione dello specialista dell’ASL.

Altre agevolazioni I Comuni sono tenuti all’assegnazione di cani-guida che possono legalmente circolare sui mezzi di trasporto. Agevolazioni tariffarie sono pure riconosciute per i viaggi in treno; presso le principali stazioni ferroviarie e gli aeroporti esistono servizi di assistenza per i viaggiatori con disabilità.

Diritti civili Sino all’entrata in vigore del Codice Civile del 1942 i ciechi dovevano essere interdetti. L’art. 415 dell’attuale Codice Civile stabilisce che si procede all’inabilitazione solo se il cieco non è stato istruito. E’ orami riconosciuta la validità della firma dei ciechi in forza della L. n.18/1975 e la giurisprudenza ha riconosciuto la validità del testamento olografo, cioè scritto in braille tutto di pugno del cieco.

N B: P er approfondimenti sul diritto all’integrazione scolastica si veda il sito www.aipd.it, cliccando su scuola e poi su schede normative. Per gli altri diritti si veda il sito www.handylex.org


Disabilità visiva di Renato Frisanco

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O

ggi sappiamo che la disabilità non è di per sè una condizione di segno negativo e ineluttabile se non come conseguenza dell’interazione con un ambiente ostile. La distinzione lessicale tra “handicap“ e “disabilità“ segna un cambiamento culturale nel modo di vedere le persone con una menomazione. Esse, infatti, sono condannate ad una vita distante e separata da quella “normale” solo se a tale menomazione si aggiunge un ostacolo sociale, un handicap appunto, ovvero una barriera architettonica o culturale che fa di essi degli “esclusi” o dei soggetti marginali. Pertanto per attuare politiche sociali efficaci occorre promuovere interventi finalizzati ad abbattere le barriere, di qualsiasi natura, che ostacolano il processo di inclusione delle persone con disabilità nel tessuto sociale. In questo processo giocano un ruolo importate la società civile e le organizzazioni dei cittadini, in primis quelle degli stessi disabili.

La rete dell’associazionismo e le nuove opportunità

Attuare la piena cittadinanza Il nostro Paese è da sempre tra i più avanzati nella legislazione sociale a tutela dei disabili, ma non è altrettanto in prima linea per quanto riguarda l’attuazione dei principi e delle disposizioni in direzione della loro piena cittadinanza. Le carenze culturali e istituzionali al riguardo risultano attenuate perché è attiva una ragnatela di associazioni che a livello nazionale e locale garantiscono tutela e servizi ai disabili in generale, e nella fattispecie a quelli visivi. Associazioni che nascono spesso dall’iniziativa dei disabili, protagonisti di iniziative senza dare deleghe e attendere concessioni, facendosi mobilitatori di coscienze e di risorse. Le loro associazioni sono di effettivo traino delle politiche sociali, codificando bisogni emergenti, chiedendo il riconoscimento di diritti e speri-

mentando nuovi servizi, rivendicando così uno status di “normalità“ per i disabili. La funzione delle associazioni è da sempre preziosa testimonianza che anche il disabile più grave è una risorsa di umanità da valorizzare nelle sue potenzialità e per il suo valore di persona, riferimento centrale con cui misurare l’impegno della solidarietà e il livello di civiltà. Inoltre esse, tutelando i bisogni e promuovendo le aspettative dei disabili di una vita più piena possibile, promuovono la qualità della vita di tutti i cittadini e il rispetto delle “altre” diversità.

I dati statistici In Italia non vi sono molti dati disponibili e recenti sui disabili visivi che vengono aggregati a tutti i soggetti con difficoltà sensoriale e di comunicazione. Le statistiche risultano datate - il quadro ufficiale della disabilità in Italia risale a Istat 20041 - oltre che frammentate e non sempre in grado di stimare i cittadini che in età senile diventano disabili per una “malattia visiva”, come la maculopatia che provoca la perdita della visione centrale o il glaucoma che induce la perdita del campo visivo2. Secondo l’OMS, che ha lanciato un progetto per l’eliminazione di tutta la cecità evitabile entro il 2020, in Italia nel 2006 l’82% dei soggetti con disabilità visiva aveva oltre 50 anni. Tra le diverse fonti consultabili vi è quella sugli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie. Nell’anno scolastico 2013-2014 risultavano essere 6.040 gli alunni con tali menomazioni, pari al 4% di tutti gli alunni disabili certificati (Istat 2014). La prima rilevazione citata rivelava che circa una famiglia su due, con soggetti disabili, riceve aiuti. Nella maggior parte dei casi si tratta di aiuti gratuiti provenienti da persone non coabitanti, dalla rete di solidarietà, peraltro maggiore dove le istituzioni sono in grado di erogare interventi adeguati e tempestivi, di supportare le famiglie con disabili

1 Nel 2004 in Italia le persone disabili di sei anni o più che vivono in famiglia erano due milioni e 600

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mila, pari al 4,8% della popolazione. La disabilità è un problema che coinvolge soprattutto gli anziani, infatti, quasi la metà delle persone con disabilità, un milione e 200 mila, ha più di ottanta anni. 2 Secondo le stime Istat 2004 i non vedenti in Italia nel 2004 erano 350 mila, un numero che non comprende però gli ipovedenti.


facilitando la loro integrazione all’interno della società. Solo il mix virtuoso di iniziative dei cittadini e di intervento pubblico di sostegno sembra garantire una discreta capacità di promuovere il protagonismo dei disabili nella nostra società.

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Associazionismo e disabilità visiva

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Quale è oggi il peso dell’associazionismo per la disabilità visiva nel nostro Paese, la sua diffusione e le attività svolte? Si può parlare di un associazionismo storico in quanto ha origini per lo più remote. La prima associazione nazionale e la più importante per diffusione e per spettro di attività promosse e gestite nel nostro P aese è l’Uni one Ital i ana dei Ci echi e degl i Ipo v edenti (U.I.C.I.), nata a Roma nel 1920 con «funzioni di rappresentanza e tutela dei loro interessi morali e materiali». Dopo la legge quadro sul volontariato l’UICI ha promosso, come strumento operativo di sostegno ai disabili (accompagnamento, lettura, assistenza scolastica, compagnia...) una rete nazionale di volontariato, l’Uni o ne Nazi onal e Ital i ana Vol ontari pro Ci echi (l’U.N.I.Vo.C.) oggi presente in 15 regioni con 44 sezioni provinciali. All’UICI si deve anche la creazione del Centro Ricerca Scientifica sulla riabilitazione (I.RI.Fo.R.), un Centro studi e riabilitazione, l’Agenzia per la Promozione del Lavoro dei Ciechi (A.L.A), e il Centro nazionale del Libro Parlato. Infine l’UICI è collegata con la Biblioteca Italiana per i Ciechi, con il Club Italiano del Braille e con l’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità (I.A.P.B.). Un’altra storica e diffusa associazione è il Mo v i mento Apo s to l i co Ci echi (MAC), sorto a Roma nel 1928 e di ispirazione confessionale, in quanto associato alle comunità ecclesiali diocesane, attivo soprattutto sul piano della formazione e della «promozione di comunità civili accoglienti alle differenze». Ancor prima era sorta la Federazi one Nazi onal e del l e Isti tuzi oni pro Ci echi (Firenze, 1921) allo scopo di sostenere l’associazionismo e creare sinergie tra diversi istituti alle prese con il problema di trovare soluzione alla produzione di materiali didattici speciali per l’istruzione dei non vedenti. Tale Federazione, che oggi raggruppa 23 enti tra cui anche l’UICI e l’UNIVOC, ha ottenuto nel corso di quasi un secolo di storia importanti traguardi in termini legislativi a vantaggio dei disabili visivi e solo recente-

mente (1997) la garanzia da parte dello Stato di un finanziamento a sostegno della sua funzione. Altre due più recenti associazioni completano questa rete e sono: la Lega del Fi l o D’Oro, fondata ad Osimo (An) nel 1964 da Sabina Santilli, sordocieca dall’infanzia, grazie all’aiuto di un gruppo di volontari, proprio per aiutare chi non vede e non sente. Essa dispone di sei centri residenziali accreditati dove svolge attività socio-riabilitativa e due sedi territoriali (Roma e Napoli); l’As s oci azi one Di s abi l i Vi s i vi , nata nel 1970 per riunire i radioamatori ciechi, è anch’essa un’associazione nazionale di promozione sociale e culturale dei non vedenti ed ipovedenti. Ha esteso le proprie attività in tutti i settori tecnologici che si prestano ad incrementare l’autonomia e l’integrazione sociale dei disabili visivi italiani. L’importanza di queste associazioni sta nel fatto che presiedono dinamicamente ai bisogni dei disabili visivi per ampliarne lo spettro delle risposte e con esse una piena cittadinanza. Non si accontentano di prestazioni di base e assistenziali (sostegni vari) né di tipo sanitario-riabilitativo sempre più avanzate, ma si fanno carico dei bisogni complessi ed evolutivi che spaziano dal tempo libero, allo sport (fino alle Paralimpiadi), alla libera fruizione della cultura e dei luoghi di lavoro, di socializzazione e svago non diversamente dagli altri cittadini. In tal modo esse intervengono per mettere a disposizione dei disabili ausili (es. sistemi ottici, visori), dispositivi e tecnologie perché possano utilizzare apparati e strumenti di comunicazione di ultima generazione o costruiti ad hoc per compensare i deficit visivi (personalizzazione di sistemi operativi e software informatici dedicati, browser informatici specifici...) non prima di averli informati, anche con strumenti nuovi come “Tecno“, il notiziario radiofonico sullo sviluppo delle tecnologie loro dedicate e rese così accessibili. Ad esempio, essi oggi possono partecipare a corsi di scultura o a visite guidate assecondati da visioni o mappe tattili appositamente studiate. Così come utilizzare telefoni di ultima generazione, i cosiddetti “smartphone“ dotati di strumenti per l’accessibilità o app dedicate come il Dragon Dictation (iOs, iPhone e iPad, gratis), un’applicazione di riconoscimento vocale che permette di dettare i propri messaggi testuali e quindi aggiornare il proprio status su Facebook, twitter, mandare sms e email. Il mondo evolve e i disabili visivi possono oggi vincere la sfida di essere “normali” nella diversità.


FISCO

Fatturazione elettronica di Federico Rossi e Fabio Rocci (*)

Nuove procedure nei confronti della Pubblica Amministrazione

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a “fattura elettronica” è un documento, firmato digitalmente, scambiato tra un fornitore e un cliente, gestito per tutto il suo ciclo di vita (10 anni) in modalità esclusivamente elettronica. La trasmissione delle fatture elettroniche avviene attraverso il Sistema di interscambio (Sdi) istituito dal Ministero dell’economia e delle Finanze e gestito dall’Agenzia delle Entrate con la partecipazione della SOGEI - Società Generale di Informatica S.p.A.. Parte integrante di questo sistema è la conservazione sostitutiva dei documenti in formato digitale.

Riferimenti normativi

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La normativa in materia IVA (art. 21 del DPR n. 633/72, modificato dalla L. 228/2012) dispone che per fattura elettronica si intende la “fattura che è stata emessa e ricev uta in un qualunque formato elettronico” e “la fattura, cartacea o elettronica, si ha per emessa all’atto della sua consegna, spedizione, trasmissione o messa a disposizione del cessionario o committente.” Co n l a Ci rco l are n . 1 8 / E del 2 4 . 6 . 2 0 1 4 , l’Agenzia delle Entrate ha evidenziato che, al fine di distinguere la fattura elettronica da quella cartacea, non rileva il tipo di formato originario (elettronico o cartaceo) utilizzato per la sua creazione, bensì il fatto che la fattura sia trasmessa o messa a disposizione in formato elettronico dal destinatario (e da questi ricevuta ed accettata). Ad esempio, non può essere considerata elettronica la fattura creata in formato elettronico con un software di contabilità o di elaborazione di testi inviata e ricevuta in formato cartaceo, mentre è elettronica la fattura creata in formato cartaceo e successivamente trasformata in un documento informatico per essere inviata e ricevuta tramite un canale telematico (ad esempio, posta elettronica), a condizione che la stessa soddisfi i requisiti di legge (autenticità dell’origine, integrità del contenuto e leggibilità). L’articolo 1, co. 209-214, L. n. 244/07, come modificato dall’art.10, co.13-duodecies, lett.a), D.L. n. 201/01, convertito dalla L. n. 214/11, ha introdotto l’obbligo di “fatturazione elettronica” nei confronti della Pubblica amministrazione (di seguito Pa) disponendo che le ammini-

strazioni e gli enti non possono accettare le fatture emesse o trasmesse in forma cartacea e, pertanto, non possono procedere ad alcun pagamento, nemmeno parziale, sino all’invio in forma elettronica. L’obbligo di fatturazione elettronica verso la Pa decorre: • dal 6 Giugno 2014 per Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti nazionali di previdenza e assistenza sociale individuati dall’Istat (INPS, INARCASSA, CNPADC, ENPAM, CIPAG, ENPACL, ecc); • dal 31 Marzo 2015 per tutti i restanti enti e organismi della Pubblica Amministrazione, ivi comprese le Amministrazioni locali. Trascorsi 3 mesi dalle date sopra indicate le Pa non possono procedere ad alcun pagamento, nemmeno parziale, sino all’invio delle fatture in formato elettronico (Art. 6, co. 6, D.M. n. 55/13).

Il processo di fatturazione elettronica La fattura elettronica è rappresentata da un file XML (eXtensible Markup Language), secondo il formato della FatturaPA (unico formato accettato dal Sdi), sul quale viene apposta la firma elettronica qualificata che garantisce l’autenticità dell’origine e l’integrità del contenuto. La trasmissione del file firmato e autenticato è vincolata alla presenza del codice identificativo univoco dell’ufficio destinatario della fattura riportato nell’Indice delle Pa. Nelle fatture elettroniche emesse nei confronti della Pa devono essere indicati: • il Codice identificativo di gara (CIG), salvo gli specifici casi di esclusione della tracciabilità ex Legge n. 136/2010; • il Codice Unico di Progetto (CUP) per le fatture riferite a opere pubbliche, manutenzioni straordinarie, interventi finanziari da contributi comunitari nonché se previsto ai sensi dell’art. 11, Legge n. 3/2003. In mancanza di detti codici la P.A. non può effettuare il pagamento della fattura. La fattura elettronica si considera trasmessa per via elettronica e ricevuta dalle amministrazioni solo a fronte del rilascio della ricevuta di consegna da parte del Sistema di interscambio (art. 2, co. 4, D.M. n. 55/13): il soggetto che ha invia-


FISCO 21

to la fattura avrà una ricevuta di consegna nel caso in cui l’inoltro abbia avuto esito positivo, ovvero una notifica di mancata consegna nel caso in cui l’esito sia negativo. Il rilascio da parte del Sdi della ricevuta di consegna è sufficiente a provare sia l’emissione della fattura elettronica, sia l’avvenuta ricezione da parte della Pa committente. Alla luce di quanto esposto possiamo sintetizzare di seguito le fas i del pro ces s o di fatturazi o ne el ettro ni ca: 1. creazione di un file in formato .xml; 2. firma digitale del file; 3. invio del file alla SOGEI S.p.A. per le procedure di controllo (gestore del Sistema di Interscambio); 4. esito dei controlli effettuati dalla SOGEI S.p.A.; 5. esito del committente (Pa); 6. archiviazione della fattura elettronica attraverso il “sistema di conservazione elettronica”. In merito al punto 6 va precisato che la modalità el et t ro n i ca v a o s s erv at a n o n s o l o p er l’emissione della fattura e per la sua trasmission e, ma an ch e p er l a co n s erv azi o n e e l’archiviazione della stessa: per le fatture emesse alla P.A. vi è l’obbligo di conservazione elettronica, mentre per le altre fatture è possibile scegliere tra la conservazione analogica (cartacea) e la conservazione elettronica. Ai sensi dell’art. 1, comma 209, Legge n. 244/2007, è obbligatorio conservare elettronicamente le fatture elettroniche emesse nei confronti della Pa. Tale obbligo vale sia per l’emittente che per il destinatario della fattura il quale, implicitamente, è vincolato ad accettare il processo di fatturazione e conservazione elettronica. La conservazione elettronica può essere effettuata conservando digitalmente in proprio i documenti, oppure affidando la conservazione a terzi, situazione, quest’ultima, più comune e percorribile, considerando le caratteristiche e i requisiti del sistema di conservazione. Il sistema di conservazione deve infatti garantire: • identificazione certa del soggetto che ha formato il documento e dell’amministrazione o dell’area omogenea di riferimento; • integrità del documento;

• leggibilità e agevole reperibilità dei documenti e delle informazioni identificative. Da un profilo tecnico – pratico, il processo di fatturazione elettronica necessita di: • un software per la creazione del file: messo a disposizione gratuitamente dall’Agenzia dell e En t rat e s ul s i t o www. ag en zi aen t rat e. g o v . i t , o p p ure, a p ag amen t o , da cas e di software private; • un dispositiv o di firma digitale per firmare il file: è possibile ritirare tale dispositivo presso la competente Camera di Commercio oppure è possibile acquistarlo da aziende private autorizzate presenti nell’apposito elenco consultabile sul sito http://www. agid.gov.it; • una casella di posta elettronica certificata (PEC): servizio offerto da aziende private autorizzate presenti nell’apposito elenco consultabile sul sito http://www. agid.gov.it; • un s i s t em a di co n s erv az i o n e el et t ro n i ca (conserv azione sostitutiv a): è possibile conservare le fatture elettroniche stipulando un contratto con aziende / case software specializzate. Come anticipato, dal prossimo 31 Marzo 2015 la Pa riceverà - e pagherà - solo fatture elettroniche. Tale obbligo ha l’obiettivo di rendere più efficiente il rapporto tra la Pa e i propri fornitori, cercando di garantire certezza, minori costi e maggior rapidità dei pagamenti. In questo primo periodo sono state non poche le difficoltà dovute all’adeguamento alle nuove procedure e ciò, ovviamente, ha anche generato dei nuovi costi. Con il tempo tali procedure diverranno semplice prassi e magari le intenzioni del legislatore si tradurranno in risultati. I numerosi e continui interventi in materia fiscale (purtroppo non sempre coordinati tra di loro), come ad esempio lo split pay ment (“scissione dei pagamenti”)1 , però, complicano la situazione e ostacolano il processo di assimilazione delle nuove prassi. A proposito di interventi: ultimamente si è parlato della possibilità di introdurre la fatturazione elettronica anche nei rapporti tra privati. Attendiamo ulteriori informazioni a riguardo. (*) Studio Curina et Rossi info@curinarossi.it www.consulenzaentireligiosi.it Tel.0657289016

1 Il meccanismo della scissione dei pagamenti (art. 1, comma 629, lettera b), legge n. 190/2014; circolare n. 1/E del 9 febbraio 2015) prevede che, in relazione agli acquisti di beni e servizi effettuati dalle Pa, per i quali queste non siano debitori d’imposta (cioè per le operazioni non assoggettate al regime di inversione contabile), l’IVA addebitata dal fornitore nelle fatture dovrà essere versata dall’amministrazione acquirente direttamente all’erario, anziché allo stesso fornitore, scindendo il pagamento del corrispettivo dal pagamento della relativa imposta. Tale meccanismo ha generato dubbi soprattutto dal punto di vista tecnico – pratico: come compilare la fattura elettronica in questi casi?


ONLUS

Reazione a catena di Fiorenzo Fantinel

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a “Fondazione di Comunità della S inistra Piave per la qualità di vita” è una fondazione di interesse collettivo avente caratteristiche di Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (O.N.L.U.S.), iscritta al n. 473 del Registro della Regione Veneto delle Persone GiuriAncora una “formula” per pro- diche di diritto privato. La muovere attività di solidarietà F ondazione di comunità opera in un territorio di 28 sociale sul territorio. Comuni che compongono Dopo la “Casa della Salute” l’ambito territoriale di com(N.P.1/2-2015) e “Dottor Tre- petenza dell’Azienda ULSS7 Veneto, che conta no” (N.P. 3/4-2015), ecco la una popolazione di 220.000 scheda di una “Fondazione di Coabitanti. La Fondazione di munità”: un esempio di nuovo Comunità pone il suo fonwelfare che sollecita l’interesse damento nei v al o ri e gli interventi dei più diversi ope- dell’appartenenza, della parratori, dai cittadini all’Università tecipazione e della corresponsabilità con lo scopo di Bocconi, dagli Enti pubblici alla promuovere attività aventi Diocesi e ai Sindacati. esclusivo perseguimento di solidarietà sociale nel campo dell’assistenza sociale e socio-sanitaria, per sostenere il benessere e l’inclusione sociale delle persone nella vita della comunità.

donatore. Essa persegue come strategia la solidarietà diffusa nel territorio secondo un modello partecipativo che richiede: • una cittadinanza consapevole e responsabile; • istituzioni che ne promuovono la partecipazione e il dialogo; • investimenti sulla fiducia e sulla collaborazione; • una solida rete sociale come valore. Le attività di raccolta fondi attraverso la campagna noci, azioni di marketing solidale, donazioni e lasciti, sono una risposta dell’impegno sociale espresso da questo territorio. Dal 2009 la Fondazione di Comunità Sinistra Piave ha avviato una singolare raccolta fondi attraverso la collaborazione dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero della Diocesi di Vittorio Veneto che rappresenta circa il 60% delle donazioni raccolte nel triennio 2011-2013. Attualmente si stanno sviluppando iniziative in collaborazione con realtà produttive di eccellenza del territorio, marketing solidale, azionariato diffuso con il coinvolgimento dell’imprese e delle organizzazioni sindacali, donazioni pianificate, lasciti e contributi da parte di singoli cittadini attraverso il 5x1000.

Mission e obiettivi La Fondazione di Comunità Onlus è un ente no profit che nasce nel 2006 per una scelta dei 28 Comuni e dell’Azienda ULSS7 di Pieve di Soligo ed il sostegno di Banca della Marca, con l’obiettivo di consolidare la cultura di una comunità che si fa carico dei propri bisogni e promuove la solidarietà, in tutte le sue forme. Dal 2007 ad oggi le iniziative promosse dalla Fondazione hanno coinvolto oltre 300 Associazioni e più di 1000 Volontari che, con le loro azioni, hanno creato una solida rete di aiuto e permesso di realizzare interventi e progetti innovativi finalizzati a migliorare la qualità di vita delle persone più fragili che vivono accanto a noi.

Raccolta fondi

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Rispetto alla Fondazione tradizionale, la Fondazione di Comunità non ha un grande

Azioni e progetti La Fondazione ha già raccolto, in questi anni, più di 500.000 euro per finanziare progetti tesi a contrastare situazioni di fragilità personale e familiare a beneficio di oltre 1.000 persone. Nel biennio 2010-2012 sono state sostenute, attraverso bandi , alcune iniziative sociali di associazioni del territorio nell’area della di sabi l i tà, della fami gl i a, della sal ute mental e e degli anzi ani . Nel 2014 sono stati sostenuti progetti di rilievo sociale riguardanti: • percorsi di accompagnamento educativo per genitori e bambini in difficoltà; • sostegni nella ricerca di un’occupazione sostenibile per le persone con disabilità; • percorsi alternativi per lo sviluppo di autonomie per le persone con disabilità.


ONLUS

Inoltre, nel 2014 , sono state avviate nuove collaborazioni per reperimento fondi nel territorio: • raccogl i l ’ol i o e doni un tesoro, iniziativa che coniuga il rispetto dell’ambiente e la solidarietà verso le persone fragili. SAVNO (Servizi Ambientali Veneto Nord Ovest) attraverso la raccolta differenziata dell’olio alimentare sosterrà i progetti della Fondazione di Comunità; • tanto buon l atte, tante buone azi oni - progetto Pol l i ci no: acquistando il latte fresco Soligo, la Latteria dona alla Fondazione un centesimo per ogni litro venduto con l’obiettivo di contribuire alla serenità di tanti bambini in difficoltà; • confezi one Natal i zi a: “Le cose buo-

ne che san di buono”, eccellenze del territorio come BIBANESI, CUZZIOL, C ONS OR ZIO C ONEGLIANO-VALDOBBIADENE, LAZZARIS, SOLIGO condividono l’obiettivo di raccogliere risorse per progetti sociali per il nostro territorio. “Fondazione di Comunità della Sinistra Piave per la qualità della vita” – Onlus Via Ortigara 131 - 31015 Conegliano (Treviso) – info@fondazionesinistrapiave.it – tf. 0438 663865 Questa scheda vuole essere la “provocazione” per un approfondimento necessario e puntuale sullo spirito diffusivo che anima i protagonisti della Fondazione (ndr).

CONVENZIONE UNEBA-ROMA OIL COMPANY forni t ura agl i A ssoci at i di GA S NA TUR A LE – ENER GIA ELETTR IC A

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’11 febbraio 2015 è stata sottoscritta tra Uneba e Roma Oil Company una convenzione per la fornitura agli Associati Uneba, sull’intero territorio nazionale, di gas naturale ed energia elettrica a condizioni agevolate ed assistite. Roma Oil Company nasce da Fiorentina Oil Company, da più di trent’anni nel settore della fornitura di energia, e da Estra Energie S.r.l., l’azienda del gas e della luce del Centro Italia forte dei suoi quasi 600.000 clienti e fornitore CONSIP per la Pubblica Amministrazione. Nella parte riservata di www.uneba.org gli Associati potranno trovare il testo originale della Convenzione. Roma Oil Company applicherà condizioni economiche scontate in convenzione agli aderenti all’UNEBA per la fornitura di gas metano. Tali condizioni agevolate prevedono: • S conto non i nferi ore a 2, 5 €cent/ smc da attual e forni tore • Pagamento a 60 gg • Nessun deposi to cauzi onal e • Fatturazi one mensi l e o bi mestral e. Roma Oil Company s.r.l. mette inoltre a disposizione degli Associati UNEBA una consulenza dedicata, volta a verificare la possibilità di applicare particolari agevolazioni fiscali. Tali agevolazioni i nci dono per ci rca i l 30% del l ’i mporto total e annuo della spesa per il gas metano. Sarà la Roma Oil Company a seguire tutto l’iter burocratico presso gli Uffici delle Dogane competenti (senza alcun costo per il cliente) garantendo l’applicazione delle imposte agevolate, se spettanti, sin dal primo giorno di fornitura. A titolo puramente esplicativo sono molteplici le attività che hanno diritto all’applicazione delle accise ridotte, fra le quali: case per ferie, altre tipologie assimilabili alle attività alberghiere, orfanotrofi, case di riposo per anziani, strutture atte a ospitare indigenti, mense etc. Per ottenere una consulenza o una valutazione della propria situazione ogni Ente aderente all’Uneba potrà contattare i referenti Roma Oil Company s.r.l. a numeri telefonici dedicati, precisati nella parte riservata del sito, ovvero inviando una fattura dell’attuale gestore all’indirizzo mail dedicato, anch’esso reperibile nella parte riservata, lasciando i propri riferimenti per poter essere ricontattati dal personale preposto. Relativamente alle utenze di energia elettrica, Roma Oil Company, fornirà agli aderenti, con le stesse modalità, una consulenza in rapporto alla singola situazione tariffaria dell’Associato ed alla sua localizzazione.


COLPO D’ALA

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

Trasparenze “Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro”. Elisabeth Kubler Ross

Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale Direttore Responsabile: MAURIZIO GIORDANO Redazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303 e - mail: info@uneba.it - sito internet: www.uneba.org Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 88 del 21/2/1991 Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.it Stampa: Arti Grafiche Pomezia (Roma)

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Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBA Finito di stampare nel marzo 2015


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