Quale sarĂ il tuo destino?
Scopri il meraviglioso destino in serbo per te!
© 2000 - Chiesa di Dio Unita - Diritti Riservati. Questa pubblicazione non è in vendita: essa è donata gratuitamente dalla Chiesa di Dio Unita. Edizione speciale de I Difensori della Fede, rivista bimestrale senza scopi di lucro, edita dalla Chiesa di Dio Unita. La Chiesa di Dio Unita è un ente italiano associato alla UCGaia (United Church of God, an International Association.) Parte del testo di Quale sarà il tuo destino? è tratto dall’opuscolo What Is Your Destin? (1996) concesso dalla UCGaia. Tutte le citazioni sono tratte dalla Sacra Bibbia, versione riveduta in testo originale dal Dott. Giovanni Luzzi, salvo dove diversamente specificato. Traduzione e adattamento del testo italiano eseguito dalla Chiesa di Dio Unita. Stampa: Cromografica Europea - Rho (Milano).
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Qual è lo scopo dell’esistenza umana? Questo è il più grande interrogativo di tutti i tempi. Svelato nelle pagine della vostra Bibbia!
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erché esistiamo? Questo è il più grande interrogativo di tutti i tempi, un mistero che ha attanagliato gli esseri umani da quando essi cominciarono ad esistere. Nella prima infanzia ci chiediamo, «Da dove veniamo?» Più tardi nella maturità vogliamo sapere, «Cosa accadrà quando moriremo?» Ognuno di noi vuole, inoltre, comprendere quel breve lasso di tempo che gli appartiene, e si chiede «Qual'è il significato della vita?» Quasi tremila anni fa, un famoso re si poneva queste stesse domande mentre ammirava il cielo notturno adornato di stelle lucenti. Le sue meditazioni lo portarono ad apprezzare l’universo visibile e a domandarsi quale fosse in realtà il suo scopo. Le stelle, i pianeti e le enormi distese di spazio a lui visibili nei cieli lo riempirono di stupore e di timore reverenziale. Si domandava spesso che cosa rappresenta l’essere umano nel grande schema dell’universo. Quel re era Davide, eroe israelitico e autore di molti dei Salmi più famosi e più amati. In un eloquente tributo alla maestà di Dio e alla sua meravigliosa creazione, il re Davide scrisse: «Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura?» (Salmo 8:3, 4). Quasi tremila anni più tardi, l'astronauta Buzz Aldrin, dopo avere messo piede sulla luna, ripeté a circa un miliardo di radioascoltatori sulla terra quelle antiche parole di Davide. Trasmessa dall'Apollo 11 a mille miglia dalla terra, la voce di Aldrin fece riflettere ognuno sullo stupendo viaggio del suo equipaggio. Egli disse: «Mi viene in mente un versetto dei Salmi, che
dice: Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu ne abbia memoria?» (Peter Bond, Eroi Nello Spazio: da Gagarin al Challenger, Basil Blackwell Inc., New York, 1987 p.208). Il collega di Buzz Aldrin, Neil Armstrong, comandante di quella missione, scrisse più tardi di come egli fosse sopraffatto dal loro viaggio sulla luna e dalla bellezza stupefacente dell'universo che li circondava. Nello stesso tempo, egli apprezzò più che mai il nostro pianeta, gioiello blu sospeso nel cosmo, fissato al nulla ed ancora apparentemente brulicante di un’infinita varietà di vita. Il viaggio che gli astronauti fecero nello spazio cambiò per sempre la loro concezione di Dio e dell'uomo. Come il re Davide, anche lo scrittore americano del XIX secolo, Mark Twain, rimase colpito dalla bellezza del cielo, di quello Mediorientale in particolare. Si era accampato una volta vicino al Mare di Galilea, a quel tempo un panorama desolato e misero. Di notte, però, guardando il cielo, vide una scena completamente diversa. «E' la notte il momento migliore per vedere la Galilea», Twain scrisse, «Genessaret sotto queste lucenti stelle non ha niente di ripugnante. Genessaret con il riflesso brillante delle costellazioni che chiazzano pressocchè tutta la sua superficie... Mi dispiace di non aver mai visto il florido sfolgorio del giorno su di essa» (The Innocents Abroad, Reader's Digest Association, Pleantsville, New York, 1990, p. 329). Mark Twain concluse ricordando il significato speciale che la Galilea ha per l'umanità: «Nella luce delle stelle, la Galilea non ha confini ma racchiude la vastità 3
dei cieli, ed è un teatro che si incontra con la grandiosa Figura designata per stare in piedi sul suo palcoscenico e proclamare le sue alte delibere» (ibid., p. 329, 330). In quella notte stellata, lì in Galilea, Twain quasi sfiorò il destino d’ogni essere umano. Nel luogo dove fu rivelata per la prima volta una religione capace di trasformare il mondo, egli parlò, forse senza saperlo, di quel tempo futuro, quando l'umanità saprà il perché Dio si interessa di noi.
Un indizio circa il nostro destino In un passaggio profetico del libro di Daniele, ispirato da Dio e celato da migliaia di anni, vi è un indizio riguardante il nostro destino legato allo splendore dell’universo: «Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno ...I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la giustizia risplenderanno come le stelle in eterno» (Daniele 12:2, 3). Un primo passo per conoscere il nostro destino finale è capire in che modo la vita umana cominciò ad esistere sulla terra. Nella Genesi (1:26-28) è riportato un breve racconto riguardante la creazione da parte di Dio degli esseri umani. Ma il nostro raziocinio ci porta sempre a voler sapere il perché Egli ci creò. Quelle scottanti domande restano: Che cos'è la vita? Perché siamo sulla terra? Da dove veniamo? Chi ci ha creato? Dove stiamo andando? La Bibbia, il libro dei libri, risponde a queste domande di vitale importanza. Ci mostra la rivelazione e la verità ispirata da Dio (2 Timoteo 3:15-17; Giovanni 17:17) e ciò che abbiamo bisogno di sapere sullo scopo della vita. Nelle pagine che seguono, esploreremo lo scopo della vita umana, chi siamo, dove stiamo andando e il destino finale dell'umanità.
Un piano maestro concepito prima della creazione dell’uomo! Nel primo capitolo della Genesi leggiamo che Dio creò i cieli, poi la terra, popolandola di creature viventi. Il genere umano, invece, differiva dal resto della creazione di Dio: «Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Genesi 1:27). Il coronamento della creazione di Dio furono Adamo ed Eva, gli unici esseri terreni fatti a «Sua immagine». Questo racconto sulla creazione del primo uomo e della prima donna già ci suggerisce quale potrà essere il nostro destino. L'apostolo Paolo scrisse che Dio progettò la crea4
zione del genere umano, prevedendone e stabilendone il destino, molto prima che i nostri progenitori venissero creati. Questo progetto avrebbe coinvolto Gesù Cristo: «Dio ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità» (2 Timoteo 1:9). Ad Adamo ed Eva fu conferita la libertà di scegliere se seguire il loro Creatore ed instaurare una relazione con Lui, che li avrebbe introdotti all’immortalità, come simboleggiato dall'albero della vita (Genesi 2:9; 3:22), o decidere per se stessi ciò che era giusto o sbagliato, che li avrebbe condotto alla sofferenza e alla morte, come simboleggiato dall'albero della conoscenza del bene e del male (Genesi 2:16, 17; 3:1-6). Essi scelsero di allontanarsi da Dio e, a causa della loro ingrata motivazione e conseguente azione, Adamo ed Eva ereditarono la pena di morte (Genesi 2:17; Romani 5:12). Rigettando la via di Dio i loro discendenti - l'umanità - furono automaticamente corrotti dal peccato (Genesi 6:5; Romani 3:10-18). E da allora, l'umanità non ha saputo fare altro che continuare nella via che conduce alla sofferenza e alla morte (Proverbi 14:12; Romani 6:23; 8:7). Ma Dio aveva in precedenza designato per noi un Redentore, Gesù Cristo, «l'Agnello... ucciso fin dalla fondazione del mondo» (Apocalisse 13:8; La Nuova Diodati). Così, mediante il sacrificio di Gesù Cristo, noi possiamo essere riconciliati con Dio, esonerati dalla pena di morte e completamente perdonati (Colossesi 1:20-22). Possiamo così ricevere il dono di Dio, la «immortalità» (Romani 6:23; 8:11). Il farci ereditare l’immortalità è il grande proposito di Dio per noi.
Lo scopo supremo della vita umana Nei Proverbi leggiamo che «l'umiltà precede la gloria» (Proverbi 15:33; 18:12). Prima di donarci la vita immortale, il nostro destino finale, Dio vuole che impariamo l'umiltà passando attraverso l’esperienza fisica dell’esistenza umana. L'apostolo Paolo raccontò come Gesù Cristo, il quale umiliò Se stesso sperimentando la debolezza della carne umana, affrontò e superò tale esperienza. «Essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte...» (Filippesi 2:8). L'umiltà ci pone nella giusta disposizione mentale per imparare. Nel momento in cui diveniamo recettivi, Dio ci può rivelare la Sua strada. In qualità di creature pensanti, dobbiamo attraversare l’umiltà dell’esistenza umana, prima che ci venga concesso l'indescrivibile
onore che adempie il nostro destino finale. Dio ci promette, inoltre, di cambiare la nostra natura, facendola somigliare alla Sua essenza divina, trasfondendo in noi il Suo carattere. Dio si aspetta una crescita spirituale dell’uomo «finché tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d’uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo» (Efesini 4:13). Dio sta conducendo «molti figliuoli alla gloria» (Ebrei 2:10-11), in modo che noi si diventi membri della Sua «famiglia» (Efesini 2:19). Questa è la sorprendente verità, l'incredibile e stupefacente proposito di Dio per la vita umana, così come rivelato dalla Parola di Dio, la Bibbia. Per quanto sorprendente possa sembrare, fummo creati per essere trasformati in spirito, per diventare gli immortali figli di Dio, i fratelli minori di Gesù Cristo, il quale è «il primogenito fra molti fratelli» (Romani 8:29). Dio ci ha designati per diventare membri della Sua famiglia, Suoi veri e propri figli divini, nutriti della Sua stessa essenza divina (2 Corinzi 6:18; 2 Pietro 1:4). In uno dei suoi passaggi più profondi, l’apostolo Paolo sottolinea tale stupefacente verità: «Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con Lui, affinché siamo anche glorificati con Lui» (Romani 8:16, 17). «La creazione con brama intensa aspetta la manifestazione de’ figliuoli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a cagione di colui che ve l’ha sottoposta, non senza speranza però che la creazione stessa sarà anch’ella liberata dalla servitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figliuoli di Dio» (versetti 19-21). Paolo disse che la nostra trasformazione da mortali esseri umani a glorificati ed immortali figli di Dio, è l'evento più importante dell’intera creazione divina, rappresentazione del nostro destino finale. Alla fine Dio muterà i nostri corpi materiali a corpi composti di spirito (1 Corinzi 15:42-44), perché «carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né la corruzione può ereditare la incorruttibilità» (versetto 50). Affinché il nostro destino si realizzi, dobbiamo essere trasformati, rinascendo attraverso la risurrezione: «Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta
incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità. Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria!» (versetti 53, 54). Ciò a cui il volere di Dio ci ha dunque destinati è la «vita eterna», attraverso la risurrezione e la concessione dell’immortalità quali «figli di Dio». Questa è la straordinaria risposta alla domanda posta dal Re Davide e letta dall'astronauta Buzz Aldrin nel Salmo 8:4: «Che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi?» E’ sorprendente che l’uomo possa conoscere la risposta a quell’eterno dilemma, risposta che, in realtà, è stata da sempre conservata nella Parola di Dio.
Ciò che Dio si aspetta da noi Conoscere la risposta comporta comunque responsabilità e grandi prospettive di crescita. Non dobbiamo vivere passivamente senza far nulla. Dobbiamo agire, dando prova della nostra convinzione o fede nel nostro destino finale (Giacomo 2:26). Come discepoli di Gesù Cristo, abbiamo l’obbligo morale di imparare a percorrere il sentiero della vita di Dio, il sentiero della pace e dell'amore attraverso l'obbedienza ai Suoi comandamenti. «Perché questo è l'amor di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1 Giovanni 5:3). I comandamenti di Dio puntellano ogni giusto principio e valore morale. Prima di donarci l’immortalità, Iddio si aspetta che noi individualmente accettiamo i Suoi comandamenti, principi spirituali e valori morali. Così che noi possiamo imparare a vivere in pace con gli altri. Adoperarsi per la pace, ad esempio, è un valore religioso che tutti noi dovremmo imitare, così come si legge nelle parole di Cristo: «Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5:9). La vita sulla terra ci dà l'opportunità di interagire gli uni con gli altri in modo pacifico. Gesù Cristo venne sulla terra come «Principe della Pace» (Isaia 9:6). In futuro il Padre Eterno lo invierà di nuovo, questa volta con l’immortalità e potenza di Dio, per riportare la pace in un mondo lacerato dalla guerra (versetto 7). Dio si aspetta che tutti i Suoi figli accettino e rispettino i Suoi insegnamenti contenuti nella 5
Bibbia, affinché possano conoscere la via della pace. Il nostro destino prevede, infatti, una vita in totale armonia gli uni con gli altri per l'eternità.
Combattere l'influenza del maligno Perché non ci siano ostacoli alla realizzazione del nostro destino, dobbiamo riconoscere e combattere l'influenza di Satana sulle nostre vite. «Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo» (1 Pietro 5:8, 9). Gesù Cristo inviò Paolo ai popoli Gentili «per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati» (Atti 26:18). Per ottenere queste cose e il dono dell’immortalità è necessario allontanarsi dall’influenza di Satana e dalla vita peccaminosa. Satana, arcangelo decaduto (Isaia 14:12-14; Ezechiele 28:13-16), ha portato caos e morte sulla terra, e a tutta l'umanità. Egli è colui che ha la responsabilità di avere ingannato e condotto fuori dalla retta via il mondo intero, corrompendo e inquinando le menti ed i cuori degli esseri umani (Apocalisse 12:9). La sua influenza sull'umanità intera è stata così grande che egli è chiamato «il dio di questo mondo» (2 Corinzi 4:4). Dio, però, non intende permettere a Satana di esercitare in eterno la sua lacerante e corrotta influenza sull'umanità. Al ritorno di Cristo, Satana sarà, infatti, imprigionato per «mille anni», poi liberato per un breve periodo e, alla fine, gettato nelle tenebre per sempre (Apocalisse 20:1-3, 7; Giuda 6, 13). Rimossa così l'influenza di Satana, Dio assicurerà quella pace duratura e vera fra tutti gli esseri umani.
La morte sarà sostituita con la vita Un altro apparente nemico, l'ultimo che Dio allontanerà da noi, prima che si possa realizzare il nostro destino, è la morte (1 Corinzi 15:26). Dio sostituirà la morte con la vita immortale. Entrando nella dimensione dell’eternità, l’essere umano non potrà più morire. «Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda [definitiva]» (Apocalisse 20:6). La sofferenza e la morte sono inesorabili conseguenze dei peccati, in parte nostri e in parte di altri. Molti innocenti soffrono e pagano per altri, specie i più indifesi come i bambini. Anche se non sempre siamo colpevoli in modo diretto, noi siamo chiamati a pentir6
ci comunque delle nostre tendenze carnali per ricevere il perdono di Dio, incamminarci nella via di Dio e, alla fine, ereditare l’immortalità. Coloro i quali intraprenderanno questo cambiamento avranno da Dio la risposta in merito ai quesiti sulla morte e la vita e sul loro destino. «Infatti, poiché per mezzo di un uomo [Adamo] è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo [Cristo] è venuta la risurrezione dei morti» (1 Corinzi 15:21). Per i figli di Dio, la tomba è solo provvisoria. Nelle scritture la morte è descritta come un «sonno privo di coscienza» (Daniele 12:2; Ecclesiaste 9:10; 1Corinzi 15:20). Ma il «potente grido di Dio» (1 Tessalonicesi 4:13-17) risusciterà per primi «quelli che sono di Cristo»; e Dio darà loro dei corpi nuovi, composti di glorioso spirito immortale (1Corinzi 15:22, 35, 42-44). Quelli che vivono nella fedele obbedienza, credendo in Gesù Cristo, anche se muoiono, saranno risuscitati al Suo ritorno (1Tessalonicesi 4:13,16).
Le chiavi del Piano di Dio per la Salvezza dell’Umanità Gesù disse: «Non vi meravigliate di questo; perché l'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio» (Giovanni 5:28, 29). Al ritorno di Cristo, coloro che si saranno pentiti dei propri peccati, e rimasti fedeli a Dio sino alla fine, potranno diventare «figli immortali di Dio» a tutti gli effetti, adempiendo così il proposito di Dio stabilito fin dal principio. Tutti gli altri, che non hanno conosciuto il vero Dio, saranno risuscitati invece a vita fisica al compimento del regno millennario di Cristo in Terra (Apocalisse 20:5-6). Satana sarà già neutralizzato per sempre, mentre Cristo si accingerà a «rimettere il Regno nelle mani di Dio Padre» (1Corinzi 15:24-25). Senza l’influenza di Satana gli esseri umani, riportati in vita, potranno «aprire» e capire «i libri» della Bibbia. Anche i loro nomi potranno essere scritti nel «libro della vita», e i loro corpi mortali potranno essere anch’essi mutati in corpi di spirito immortale, se coglieranno l’opportunità di pentirsi e riconciliarsi con il loro Creatore. In caso contrario, subiranno «la morte seconda» [definitiva] mediante un fuoco che nessun umano potrà estinguere (Apocalisse 20:11-13; Matteo 11:20-24). Dio ha un meraviglioso piano per riconciliare a Sè l’umanità, ovvero per «condurre molti figliuoli alla glo-
ria» (Ebrei 2:10). Il Suo magnifico piano è simbolicamente rappresentato da «solennità» o feste sacre da Lui stesso comandate all’antico popolo d’Israele e in seguito confermate alla Chiesa del Nuovo Patto. Durante la sua prima festa di Pentecoste, in Gerusalemme, la Chiesa di Cristo diventa tale in virtù della discesa dello Spirito di Dio su tutti i credenti (Matteo 5:17-18; Atti 2:1; Efesini 4:20). Le feste sacre di Dio, elencate in Levitico 23, ci illustrano il piano di Dio per la salvezza dell’umanità. Esse rivelano le varie fasi del piano divino per trasformare la nostra predestinazione divina da potenzialità a realtà! Perciò Iddio ci comanda di osservare le Sue sante feste: allo scopo di farci comprendere il significato del Suo piano maestro, che rivela il perché Egli sembra essere assente, il quando Egli interviene e quale meraviglioso destino Egli ha in serbo per ognuno di noi (Isaia 46:10; Efesini 3:9) L’ammonimento di Dio, contenuto in Levitico 23 e in Matteo 5:17, di osservare settimanalmente il Sabato ed altre festività durante il corso dell’anno è indubbiamente rivolto ai Cristiani di tutti i tempi.
Feste di Dio ancora in vigore Nel presentare le Sue feste sante, Dio stesso disse: «Queste sono le solennità dell’Eterno, le sante convocazioni che proclamerete ai tempi stabiliti» (Levitico 23:4). E’ importante ricordare che queste sono feste «dell’Eterno», non d’Israele. Gli Israeliti furono comandati di celebrarle affinché fossero d’esempio alle altre nazioni (Deuteronomio 4:6). Ma la maggior parte di loro cessò di osservarle e per ciò furono dispersi fra le nazioni (Levitico 26). Gesù Cristo e i Suoi discepoli, e i primi Cristiani dopo di loro, invece osservarono la legge di Dio, il Sabato e le altre feste sante (Matteo 26:17; Marco 1:21; Luca 4:16, 31; 6:6; 13:10; Giovanni 2:23; 7:8-10, 14 37; Atti 2:1; 12:3, 4; 13:14, 42, 44; 16:13; 17:2; 18:4, 19, 21; 20:6, 16; 27:9; 1 Corinzi 5:7, 8). Le profezie narrano che, dopo il ritorno di Gesù Cristo, tutte le nazioni osserveranno queste feste per onorare ed adorare l’Iddio d’Abrahamo (Zaccaria 14:16-19). Con riferimento al tempo futuro, il profeta Isaia (66:23) scrisse: «Avverrà che, di novilunio in novi-
lunio e di sabato in sabato, ogni carne verrà a prostrarsi davanti a me, dice il Signore». Passeremo in breve rassegna tali festività per meglio comprendere il fantastico destino che Dio ha progettato per l'umanità.
Il Sabato: santo riposo settimanale L’elenco delle festività dedicate a Dio, in Levitico 23, inizia con il Sabato, il giorno di riposo settimanale, che va dal tramonto del venerdì fino al tramonto del Sabato. Il suo scopo principale è di ricordare al popolo di Dio che Colui che essi adorano è il Creatore dei cieli, della terra e di tutta l’umanità (Esodo 20:8, 11). Ma ha anche un ulteriore significato, in Ebrei 4:4-9, il Sabato settimanale, infatti, si riferisce ad un tempo di riposo e di pace, non ancora giunto, il regno di Gesù Cristo sulla terra (Apocalisse 5:10; 11:15; 20:4-6), tempo in cui la salvezza sarà resa disponibile a tutta l'umanità. Il paragone tra il Sabato settimanale e l’imminente regno millenario di Cristo sulla terra si conclude con le seguenti parole: «Rimane dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio» (Ebrei 4:9-13)! Coloro che vogliono realmente vivere la via di Cristo devono impegnarsi ad osservare il Sabato, in onore a Dio, affinché non dimentichino mai che il Creatore di tutte le cose ha promesso un tempo di pace coincidente con il ritorno di Cristo e la concessione della salvezza al mondo intero. Alcuni sistemi sociali negano ai credenti la libertà di santificare il Sabato. I sistemi che vanno contro le leggi di Dio sono destinati a fallire. Il Cristo libererà il mondo da tali sistemi. (Grazie a Dio, la legge italiana oggi tutela questa libertà religiosa.)
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La Pasqua La Pasqua (Levitico 23:5) venne istituita per la prima volta al tempo dell'Esodo di Israele dall'Egitto, quando Dio inviò l’angelo della morte affinché prendesse la vita dei primogeniti di quella terra. Solo le famiglie che avevano sacrificato un agnello ed avevano messo il suo sangue sugli stipiti delle loro porte furono risparmiate dalla morte (Esodo 12:12, 13). L'agnello sacrificato dall’antico Israele rappresentava il sacrificio compiuto da Gesù Cristo per tutta l’umanità (1 Corinzi 5:7). Gesù, come «Agnello di Dio» (Giovanni 1:29), diede la Sua stessa vita per riconciliarci a Dio Padre, espiando la pena di morte a cui l’umanità sarebbe altrimenti destinata (Efesini 2:16; Colossesi 1:20). Per ricevere questa riconciliazione dobbiamo pentirci, essere battezzati e ricevere lo Spirito Santo di Dio (Atti 2:38). Senza il sacrificio espiatorio di Cristo, non esisterebbero nemmeno i progetti divini che noi conosciamo. Il sacrificio di Gesù Cristo, «la nostra Pasqua», rese possibile la riconciliazione dell’uomo con Dio e diede inizio al meraviglioso progetto divino volto a permettere agli esseri umani destinati alla resurrezione di diventare, dopo la loro trasformazione in spirito, parte della famiglia di Dio. Le successive fasi del piano di Dio sono celebrate da festività anch’esse facenti capo al Sacrificio di Cristo, la «nostra Pasqua». La descrizione che segue spiega come questa feste svelino il misterioso travaglio e meraviglioso destino dell’uomo.
La Festa dei Pani Azzimi Inizialmente tale festa fu istituita in memoria della liberazione di Israele dall'Egitto (Esodo 12:15-20). Oggi il suo significato è molto più profondo. Ammonisce i Cristiani, liberati dai loro peccati mediante il sacrificio di Cristo, affinché a loro volta si liberino della cattiveria che ha percorso la loro vita e la sostituiscono con la rettitudine. Paolo comparò il peccato al lievito, notando che, come il lievito si diffonde nell’intera forma di pasta, così il peccato si diffonde per influenzare i diversi atteggiamenti della vita dell’essere umano: «...Non sapete che un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo [noi Cristiani] dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità» (1 Corinzi 5:6-8). 8
Questa festa simboleggia anche il perdono del peccato attraverso il battesimo. Paolo scrisse che l'attraversamento del Mare Rosso da parte degli Israeliti, al termine della Festa dei Pani Azzimi, era una prefigurazione simbolica del loro battesimo ed un esempio per tutta l’umanità (1 Corinzi 10:2, 6). Una volta che i nostri peccati sono stati perdonati, noi dobbiamo operarci per formare quello stesso carattere che il nostro Liberatore, Gesù Cristo, ci mostrò col Suo personale esempio (Efesini 2:10; Filippesi 2:5; 1 Giovanni 2:6). Gesù disse che Egli è «il pane della vita» (Giovanni 6:35). L'osservanza dei Giorni dei Pani Azzimi rappresenta il dovere Cristiano di emulare la «non lievitata», o perfetta, vita senza peccato di Gesù Cristo. La Festa dei Pani Azzimi, della durata di sette giorni, segue immediatamente la celebrazione della Pasqua. Durante questa festività ci si deve astenere dal lavoro il primo e l'ultimo giorno. Dio esortò affinché nessuno mangiasse qualsiasi tipo di pane che contenesse lievito, cioè il fermento, né lo introducesse in casa durante i sette giorni di questa festa (Levitico 23:6-8).
La Festa della Pentecoste La festa comandata successiva è la Pentecoste, un giorno di riposo e di assemblea osservato 50 giorni dopo il primo Sabato settimanale che cade durante i Giorni dei Pani Azzimi (Levitico 23:15, 16). Il suo significato è chiaramente espresso negli Atti. Avendo osservato il comando di aspettare in Gerusalemme (Atti 1:4, 5), i discepoli di Gesù Cristo ricevettero lo Spirito Santo, come promesso, proprio nel giorno preciso della Pentecoste (Atti 2:1-4)! Lo Spirito Santo li imbevve con il potere proveniente da Dio. Mediante la loro predicazione, divinamente inspirata, altri si pentirono, furono battezzati e ricevettero anch’essi lo Spirito Santo (versetti 37-41). La Chiesa del Nuovo Testamento era stata fondata. La Festa di Pentecoste, quindi, rappresenta il popolo di Dio, ovvero la Chiesa di Dio, che viene generata e rinnovata dal Suo Santo Spirito il quale guida i credenti nella verità di Dio (Giovanni 16:13), conducendoli nella retta via (Romani 8:4-14). Senza questo Spirito, non potremmo mai appartenere a Dio e a Cristo (versetto 9) e ci verrebbe preclusa la possibilità di far parte della Sua Chiesa (1 Corinzi 12:12, 13). Ricevere lo Spirito Santo di Dio è un passo essenziale per adempiere il nostro destino come membri della famiglia di Dio: infatti solo «...quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio» (Romani 8:14). Questa festa è anche nota come «Festa del Raccolto delle primizie» (Esodo 23:16), che celebra i primi grani
maturi del raccolto primaverile. Gesù Cristo e quelli convertiti in quest’era sono chiamati anche primizie del raccolto spirituale di Dio (1 Corinzi 15:20, 23; Giacomo 1:18). Il raccolto più grande di tutta l'umanità è rappresentato, invece, da due successive festività: la Festa di Tebernacoli e l'Ultimo Gran Giorno, che vedremo più avanti (Apocalisse 20:5).
La Festa delle Trombe La Festa delle Trombe, contraddistinta proprio dal suono delle trombe, è un giorno di riposo e di riunione, così come viene comandato in Levitico 23:24, 25. Rappresenta l’annuncio della seconda venuta di Gesù Cristo sulla terra, al suono dell' «ultima tromba», menzionata dall’apostolo Paolo (1Tessaloniocesi 4:16) e dall’apostolo Giovanni (Apocalisse 11:15). In quel tempo, coloro che sono morti in Cristo saranno resuscitati e, insieme ai Cristiani ancora viventi, saranno trasformati in esseri immortali e spirituali (1 Corinzi 15:51, 52; 1 Tessalonicesi 4:16, 17; Apocalisse 11:15). Apocalisse 20:6 dice: «Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni». Il destino finale dei credenti comincia sulla terra (Apocalisse 5:10) e non in cielo. Assisteranno Gesù Cristo nell'insegnare a milioni di persone il modo di vivere in armonia con i loro simili. L'umanità deve imparare a vivere in pace e in armonia, non in guerra (Michea 4:3, 4). Tutti i popoli finalmente impareranno dappertutto a progredire. I credenti, allora divenuti sacerdoti di Dio, parteciperanno alla meravigliosa opera che Dio ha già iniziato, «riconciliando con sé il mondo» per mezzo di Cristo (2 Corinzi 5:19). La pace globale sarà il risultato finale. La Festa delle Trombe annuncia il ritorno di Gesù Cristo come «Principe della Pace», ma il processo di pacificazione non sarà completato fino a che Dio non fermerà Satana, il diavolo, il provocatore di confusio-
ne, sofferenza e morte, dall'influenzare l'umanità per ben «mille anni».
Il Giorno delle Espiazioni Il Giorno delle Espiazioni, osservato col digiuno, il riposo dal lavoro e la partecipazione all’assemblea, come comandato in Levitico 23:27-32, costituisce un'altra pietra miliare del disegno divino. Per liberare l'umanità dal peccato, Dio deve prima deporre Satana, che costantemente ci tenta al fine di farci cadere nel peccato (Matteo 4:3). Allora tutti gli uomini e le donne potranno beneficiare dell'espiazione di Gesù Cristo per essere purificati da tutti i loro peccati. Uno dei primi atti di Cristo alla Sua seconda venuta, infatti, sarà legare Satana per «mille anni» (Apocalisse 20:1-3). Sarà allora che la riconciliazione del mondo mediante il sacrificio espiatorio di Cristo potrà davvero cominciare ed il genere umano godrà della pace guaritrice di Dio.
La Festa dei Tabernacoli La Festa dei Tabernacoli, comandata in Levitico 23:33-36, è un tempo per riunirsi ed allietarsi. Simboleggia il governo millenario di Cristo, l’era in cui Egli raccoglierà «le spighe di grano», i Suoi credenti, per metterli alla fine nel «granaio», il regno di Dio (Giovanni 4:35, 36). Questo pacifico regno millenario di Cristo avrà inizio a Gerusalemme e si propagherà ad ogni nazione. Isaia lo chiama il tempo durante il quale «Molti popoli vi accorreranno, e grideranno:Su, venite, saliamo al monte dell’Eterno, sì, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle Sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la Parola dell’Eterno. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance, 9
in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra» (Isaia 2:3, 4). Durante questo tempo di pace mondiale, ogni persona potrà conoscere la via di Dio, e potrà avere un'opportunità di salvezza. «Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: Conoscete l’Eterno!; poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice l’Eterno. Poiché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò del loro peccato» (Geremia 31:34). Allora «la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acque che lo coprono» (Isaia 11:9).
L'Ultimo Gran Giorno Infine, come comandato in Levitico 23:36, 39, un giorno di riposo segue immediatamente la Festa dei Tabernacoli. Questo giorno rappresenta il «Giudizio» del «Grande Trono Bianco», descritto in Apocalisse 20:11-13. A tutti gli esseri umani, morti senza aver mai sentito parlare del loro incredibile potenziale, sarà rivelato il vero scopo dell’esistenza umana. Tutti coloro che sono morti, come la regina di Saba, gli abitanti dell'antica Ninive e le persone vissute al tempo di Cristo, saranno resuscitati (Matteo 12:41, 42). Questa risurrezione è descritta dettagliatamente in Ezechiele 37:114. Il piano di Dio è chiaro: tutte le generazioni godranno dell'opportunità di conoscere la verità di Dio e venire a pentimento, in quanto Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati» e non vuole «che alcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento» (1 Timoteo 2:4; 2 Pietro 3:9). Questo raffigura il tempo in cui la grande maggioranza degli esseri umani sarà resuscitata fisicamente per ricevere l’opportunità di salvezza eterna. Migliaia di milioni di esseri umani riceveranno il dono della vita eterna, ravvedendosi e realizzando finalmente il loro destino. Tale meraviglioso piano rivela l'incredibile destino di tutti quelli che, grazie alla mediazione di Gesù Cristo, si arrendono a Dio e ricevono lo Spirito di Dio, il «seme incorruttibile» della vita eterna: essi condivideranno l’essenza divina di Dio come membri della famiglia di Dio. «Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio» (Apocalisse 21:7). Dio aveva progettato tutto questo prima dell'inizio del tempo. 10
Necessario agire su ciò che abbiamo imparato Questo ci riporta indietro al Re Davide e a Buzz Aldrin che lesse le riflessioni di Davide nel Salmo 8:3, 4: «Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura?» Il Salmo di Davide però continua, spiegando perché Dio si interessa al genere umano, il cui destino finale è stato precorso da Cristo: «Tu lo hai fatto di poco inferiore agli angeli; lo hai coronato di gloria e d'onore; tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi» (versetti 5, 6). Più tardi, l’apostolo Paolo (Ebrei 2:7, 8) aggiunge: «...Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte». Il nostro destino finale, quello di entrare nella famiglia di Dio, nel Suo Regno eterno, non è ancora giunto. In quel giorno, quali figli di Dio, avremo la saggezza, l’umiltà e il potere di governare la creazione di Dio, e gioire per l’eternità. Abbiamo visto che il nostro destino, lo scopo di questa esistenza fisica, è quello di divenire «figli di Dio». La chiave per capire la meta alla quale siamo «predestinati» è rivelata nelle feste annuali ordinate e consacrate da Dio. Dal simbolismo del sacrificio di Cristo nella Pasqua, alla risurrezione di quelli che devono venire ancora a pentimento, come rappresentato dall'Ultimo Gran Giorno, tutte le persone hanno la stessa speranza di raggiungere questo destino meraviglioso attraverso Gesù Cristo (1 Timoteo 2:3-6; Giovanni 17:18-24). La predestinazione dell’umanità è, dunque, più certa di quella che fu attentamente progettata dalla moderna tecnologia che ha portato l’uomo sulla luna. La Bibbia, riportando la garanzia dell'Iddio Onnipotente e di Gesù Cristo, non dubita della realizzazione di tale piano divino, che nessuna creatura, umana o satanica, potrà ostacolare. Questo è il destino che Dio ci offre. Possa il Dio della pace garantirci un cuore desideroso di sottomettere la nostra volontà a Lui, e che ci conceda di ricevere il Suo incredibile e meraviglioso dono dell’immortalità come Suoi figli, nel Suo Regno di vita eterna, giustizia, gioia e amore infiniti.
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