GIORNATA INTERNAZIONALE DEI POPOLI INDIGENI DEL MONDO
La Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo di quest’anno è dedicata al tema “Agenda Post-2015: garantire salute e benessere ai popoli indigeni” e sottolinea l’importanza dell’accesso dei popoli indigeni ai servizi sanitari. La ricorrenza sarà celebrata a New York il dieci agosto, quando sarà presentato il secondo volume del rapporto sullo stato dei popoli indigeni. Il 2015 segna anche il trentesimo anniversario del Fondo volontario per i popoli indigeni, creato nel 1985 a sostegno della partecipazione indigena alle Nazioni Unite: (http://www.ohchr.org/EN/Issues/IPeoples/IPeoplesFund/Pages/IPeoplesFundIndex.as px). Nel corso di questi trent’anni, circa duemila esponenti di popolazioni indigeni sono stati finanziati dal Fondo (https://vimeo.com/129579278) Per informazioni sulla Giornata: www.un.org/en/events/indigenousday. YouTube: http://www.youtube.com/user/unitednations/videos?query=indigenous Schede monografiche sono disponibili in: http://www.un.org/en/events/indigenousday/resources.shtml http://social.un.org/index/IndigenousPeoples/ThematicIssues/Culture.aspx Per i media sociali, l’hashtag di riferimento è: #WeAreIndigenous
Diritti economici, sociali e culturali I diritti economici, sociali e culturali coprono una varietà di questioni rilevanti per i diritti dei popoli indigeni. Riguardano i vari aspetti socio-economici, compresi - tra gli altri - lo sviluppo, la salute, l’istruzione, la riduzione della povertà, il lavoro, l’alimentazione, la casa, l’acqua e i servizi igienici. Data la complessità e le ripercussioni finanziarie implicate nell’assicurare tali diritti a tutte le popolazioni e in tutti i paesi, sviluppati e non, ci si aspetta che gli Stati vadano verso la “progressiva realizzazione” di questi diritti economici e sociali. I diritti culturali hanno una rilevanza particolare per le popolazioni indigene poiché queste ultime sono culturalmente molto distanti dalla maggior parte delle società in cui vivono. I diritti
culturali includono la protezione di pratiche tradizionali e religiose, le lingue, i riti sacri, l’eredità culturale, la proprietà intellettuale, la storia, le tradizioni orali, ecc. La titolarità dei popoli indigeni a tutta una serie di diritti economici, sociali e culturali è garantita da diversi strumenti internazionali. Il principale strumento giuridico che articola tali diritti in termini più ampi è la Convenzione Internazionale per i Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESR in inglese, International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights). Altri strumenti internazionali fanno riferimento a diritti economici, sociali e culturali, in particolare per specifici gruppi di persone (per esempio la Convenzione per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale; la Convenzione per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione della Donna; La Convenzione per i Diritti dell’Infanzia; e la Convenzione per i Diritti delle Persone Disabili). La Dichiarazione delle Nazioni Unite per i Diritti dei Popoli Indigeni è lo strumento più importante sui diritti delle popolazioni indigene. Spiega dettagliatamente il modo in cui i diritti economici, sociali e culturali generali si applicano al contesto delle popolazioni indigene. Come evidenziato dalle disposizioni più rilevanti della Dichiarazione, i diritti economici, sociali e culturali delle popolazioni indigene devono essere considerati alla luce dei più ampi principi di autodeterminazione e di non discriminazione.[1] Le popolazioni indigene continuano a vivere in condizioni estremamente svantaggiose in termini sociali ed economici, se paragonate ad altri segmenti della società. A tal riguardo, esistono tutt’oggi numerose barriere al pieno esercizio dei loro diritti economici, sociali e culturali, specialmente nelle seguenti aree: (1) l’esistenza di informazioni e dati incompleti riguardanti situazioni ed bisogni sociali ed economici specifici; (2) l’accesso a programmi e servizi sociali ed economici culturalmente appropriati, comprendendo le zone rurali ed isolate, dove le popolazioni indigene spesso vivono; (3) la partecipazione delle popolazioni indigene alla progettazione e alla distribuzione di programmi e servizi sociali ed economici, a livello sia nazionale che internazionale, e il rafforzamento dell’auto-sviluppo delle popolazioni indigene; e (4) il riconoscimento e la protezione del suolo, dei territori e delle risorse dei popoli indigeni, che formano la base delle loro culture, dei loro mezzi di sostentamento e del loro sviluppo economico. Le Popolazioni Indigene e l’Agenda per lo Sviluppo Post-2015 Al Summit delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel settembre 2010, gli Stati membri hanno mosso i primi passi verso l’avanzamento dell’agenda per lo sviluppo oltre il 2015. Le popolazioni indigene hanno costantemente chiesto il riconoscimento delle loro identità distinte e del loro status politico di popolazioni indigene - cioè come titolari di diritti e agenti di cambiamento - nell’agenda per lo sviluppo post-2015. [1]
Si veda A/69/267, Rapporto del Relatore Speciale sui Diritti delle Popolazioni Indigene, Victoria Tauli Corpuz, all’Assemblea Generale delle NazioniUunite (2014).
Il maggior gruppo politico dei popoli indigeni ha espresso le proprie preoccupazioni in sei grandi aree: il bisogno di dati statistici unificati; il diritto a suolo, territori e risorse; consenso libero, informato ed antecedente; misure speciali che includano la salute, l’educazione, ecc.; l’accesso alla giustizia ed ai meccanismi di riparazione; e la partecipazione e la rappresentanza nei maggiori organismi politici. Inoltre, hanno specificatamente richiesto che i negoziati e i relativi processi dell’agenda per lo sviluppo post-2015 assicurino alle popolazioni indigene una significativa partecipazione ed un ampio accesso ai meccanismi incaricati di sviluppare indicatori, politiche nazionali, controlli e valutazioni.
Fame e Malattie Le popolazioni indigene costituiscono il 15% delle persone che vivono in povertà e circa un terzo dei 900 milioni[2] di poveri che nel mondo vivono in aree rurali. Oltre alle circostanze di estrema povertà, le popolazioni indigene soffrono di malnutrizione a causa della degradazione ambientale dei loro ecosistemi, della perdita del loro suolo e dei loro territori, e della diminuzione - in termini di abbondanza ed accessibilità delle loro fonti di cibo tradizionali. I dati disponibili indicano che il benessere complessivo e la continuità culturale delle popolazioni indigene sono direttamente legati alla possibilità di mantenere il loro tradizionale stile di vita, comprese quindi le pratiche alimentari e sanitarie. Ciononostante, le popolazioni indigene si trovano a dover affrontare enormi diseguaglianze in termini di alimentazione e malnutrizione, di accesso a trattamenti medici e di qualità della sanità, e questo anche nei paesi sviluppati. I programmi costituiti per combattere le malattie spesso non raggiungono le popolazioni indigene a causa della povertà, della mancanza di accesso a servizi sanitari e farmaceutici, barriere linguistiche e culturali ed isolamento geografico. Per questo, le popolazioni indigene presentano una qualità della vita peggiore ed hanno un’aspettativa di vita ridotta rispetto alle loro controparti non indigene. Inoltre presentano livelli altissimi di mortalità infantile e materna, problemi cardiovascolari, HIV/AIDS ed altre malattie. Le donne delle popolazioni indigene mostrano problemi di salute particolarmente gravi ma hanno comunque un ruolo primario nel sovraintendere alla salute e al benessere delle loro famiglie e comunità. Le popolazioni indigene soffrono spesso in modo sproporzionato di disturbi mentali quali depressioni, abuso di droghe e suicidi. Un incremento nel controllo delle popolazioni indigene sull’ideazione e sulla distribuzione dei servizi sanitari è un aspetto fondamentale del loro diritto all’autodeterminazione e alla non discriminazione, e tale diritto è stato anche accostato a servizi medici più accessibili e ad una migliore assistenza sanitaria. È quindi cruciale che i modelli di servizi sanitari tengano in considerazione anche i concetti indigeni di salute e che rinforzino i sistemi sanitari gestiti da indigeni. Ciò significa anche stabilire meccanismi chiari di cooperazione tra il personale medico, le comunità, i guaritori tradizionali, i decisori politici e gli ufficiali dei governi al fine di [2]
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assicurare che le risorse umane rispondano al profilo epidemiologico e al contesto socio-culturale delle popolazioni indigene.
Giovani: autolesionismo e suicidio Una persona su cinque ha un’età compresa tra i 15 ed i 24 anni. Come ha affermato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, “mai come adesso il momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta è stato così pieno di sfide, ma allo stesso tempo colmo di opportunità”. Prendendo in considerazione il fatto che sono stimati 370 milioni di indigeni nel mondo, ci sono più di 70 milioni di giovani indigeni a livello globale. Questo numero potrebbe essere ancora più alto, poiché i popoli indigeni hanno delle proporzioni maggiori di giovani rispetto ai popoli non indigeni all’interno degli stessi paesi. I dati disponibili suggeriscono che i popoli indigeni presentano in maniera sproporzionata degli alti tassi di suicidio tra i giovani. Nonostante le ragioni per il suicidio giovanile siano complesse e difficili da definire, le interferenze all’interno e la distruzione delle strutture culturali ha causato delle tensioni per molte generazioni ed ha contribuito largamente ai comportamenti suicidi. I giovani indigeni di oggi affrontano una sfida che riguarda il trovare un equilibrio tra il loro posto all’interno della loro comunità indigena e all’interno della società convenzionale in cui vivono. I giovani si possono sentire marginalizzati in entrambe, sperimentando una sensazione d’isolamento socio-culturale. Questo isolamento, aggravato dalle contemporanee manifestazioni di discriminazioni, come gli alti livelli di povertà e di disoccupazione, può contribuire agli alti tassi di suicidio riscontrati da determinati popoli indigeni. Inoltre, l’isolamento geografico e culturale limita l’accesso ai servizi di molti giovani indigeni. Essi hanno meno opportunità di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria, tra cui anche un’assistenza psichiatrica. Le ingiustizie storiche, come conseguenza della colonizzazione e dell’espropriazione della loro terra, delle loro regioni e delle loro risorse che molti popoli indigeni hanno sofferto e che continuano a soffrire, devono essere risolte in larga misura. Tutto questo ha avuto un grande impatto sui popoli indigeni per diversi aspetti, incluso il loro benessere fisico e mentale, ma anche sui giovani indigeni che sono frustrati dalle nuove sfide che devono affrontare a causa della loro identità e cultura distintive. Bisogna sottolineare che i suicidi sono commessi non solo dai giovani e che qualsiasi mezzo per affrontare l’autolesionismo e il suicidio giovanile deve tenere in considerazione il fatto che anche i bambini indigeni possono - e qualche volta succede - che si tolgano la vita.