I
n quei tempi, a Parigi, quando le dattilografe tornavano a casa…
Ticchete tac !
Quando i fruttivendoli sbaraccavano e le pasticcerie tiravano giù le serrande…
Tracchete tra !
Quando gli operai del gas prendevano l’ultimo metrò…
tro-trò tro-trò !
Quando il buio calava sulla città e la torre Eiffel si illuminava in tutte le pubblicità…
tattarat tà !
Allora… Si accendevano i caffè, le balere, i lampioni e i night club !
A
llora, fra pittori stravaganti, borseggiatori squattrinati, musicisti indemoniati, diavoli rossi affaticati, e ballerine
delle Folies Bergères…
Pep perep pè !
Allora… Tutto diventava niente e la musica diventava tutto.
TuTto tot tò !
9
A
llora puntualmente, tutte le sere, bisognava cercarlo.
CHE TARLO CHE TARLO !
« Dov’è ? Dov’è Django ? » « Non lo so ! » « Come non lo sai ? Fra poco tocca a lui ! » « Ehi, tu ! Ragazzino, vieni con me… Andiamo a caccia del manouche ! » Che risate, tutte le sere la stessa storia. Di corsa a cercarlo fra i caffè, le roulotte degli zingari e i tavoli da biliardo.
Sciubi dabi do !
10
N
ei mitici anni ruggenti, Parigi era piena di fenomeni ! Le dame dai cappellini stravaganti andavano pazze per la
musica musette ed erano impazienti di danzare. E allora di corsa, in quel mondo sotterraneo, sali le scale, scendi le scale, chiedi, domanda, supplica… Dovevano assolutamente trovarlo prima che lo spettacolo cominciasse ! « Ehi, Maurice ! Ma perché non lo sbatti fuori, quel manouche ? » diceva sempre Narcisse, il fisarmonicista cieco. E rideva. « Scherzi ? Quel ragazzo andrà lontano ! » gli rispondeva l’altro. « È il più fenomeno dei fenomeni. È il MIO fenomeno ! » « Puah ! Ne ho visti troppi che dovevano andare lontano e non si sono mossi da qui ! » ripeteva il cieco, che non aveva mai visto nulla dalla nascita. E rideva sguaiato, come un indemoniato.
Uahahaha ha !
13