L’arte è il sistema di comunicazione più emozionale:
un viaggio attraverso il quale trasporti
pensieri, idee, creatività,
imballati e custoditi come merce di consumo
a cura di Paolino Cantalupo
Vince Napolitano
T
utte le discipline hanno i loro tempi gloriosi, e per il design questi non sono certamente i migliori: la sua massima espressione la si associa giustamente ad epoche di grandi cambiamenti e di riforme, e se queste condizioni vengono a mancare, il design perde forza di attrazione sulle menti migliori. Che il concetto, generico o specifico, di “produzione” nel nostro sistema economico sia in piena crisi ed in fase di decadenza, è difficile da accettare e gli oggetti ancora ci piacciono, producono senso e desiderio di possesso a volte morboso, spesso fuori luogo ma, soprattutto… fuori tempo. Ecco allora che questo terzo millennio ci vede impegnati ad affrontare una questione fondamentale, vitale: quella ecologica, che potrebbe, dovrebbe essere, allo stato attuale e per l’immediato futuro, la vera, nuova “missione” del design. L’impegno, di stravolgere progressivamente e strumentalizzare a buon fine tutta la tecnologia evoluta a disposizione, facendoci allontanare da un concetto non più praticabile di “produzione” di massa e da tutte le evidenti, disastrose conseguenze ed effetti collaterali negativi che esso ha prodotto ed ancora continua a produrre. Per quel che mi riguarda, vivo in maniera concreta (escludendo il periodo di studi e di pratica) di architettura e design da circa 30 anni. Da sempre il mio studio-laboratorio ArchideA - Italian Interior Design, si affida concettualmente e nella pratica quotidiana ad una regola fondamentale: l’idea pura, assoluta, integrale di creatività, motore che alimenta il “mestiere di designer”, precorrendo in un certo senso i tempi e sostituendo il concetto di produzione di massa con quello di “creazione” dell’oggetto, di un interior, di un manufatto artistico. Un’applicazione lenta, attenta, meticolosa e sartoriale all’architettura ed al design integralmente creativa, rende concreta la possibilità di intervenire con soluzioni e pezzi unici, personalizzati, resi a ciascun tipo di esigenza individuale, materia duratura quindi, possibilmente… eterna.
IL MESTIERE DI DESIGNER VINCENZO NAPOLITANO
N
atura morta è la rappresentazione pittorica di oggetti inanimati, ben nota a tutti. Natura morente è, invece, lo scenario disperante di denuncia disegnato da Vince Napolitano. Natura minacciata, violata, dissacrata. L’arte di Napolitano, infatti, è teatro di incubi definitivi, cartografia del male moderno, nata da uno stile apocalittico. Figure che si stagliano in maniera raggelata su superfici di materiali innovativi, difficilmente riscontrabili nella produzione artistica. Un’arte che sgretola sicurezze, apre ferite. Eclatanza iconografica che, in un ossimoro, distanzia la miseria della realtà, interponendo un velo di dolore tra noi e il mondo. Napolitano sembra un reporter di resti sopravvissuti a un cataclisma. La catastrofe è già avvenuta e Napolitano è lì a fissarne in immagini i sedimenti e le incrostazioni. Memorie iperrealiste o neorealiste che sembrano trasmesse dalla clandestinità e comunicano brividi metafisici. Egli sceglie, per le sue narrazioni, materiali originali, che credo di non avere altre volte visto in arte. Sulle sue superfici di PVC trasparente termo estensibile, Napolitano riporta l’energia di una natura soffocata, asfissiata, ma ancora energia: vitalità non rassegnata a spegnersi. Arte non consolatoria, ma indagatrice: nelle opere di questo artista non ci sono memorie esistenziali personali, abbandoni autoreferenziali, ma creazioni che nascono da un intento etico, le quali, poi, però, si slanciano fuori da ogni controllo concettuale, in forme fantasiose, fantasmagoriche. Pittura della catastrofe e della rinascita. Infatti, dopo, o nel mezzo di rappresentazioni raggelanti, ecco, improvvisamente, una dissonanza creativa aprire una linea di possibilità e di colore all’interno dello spazio. Qualcosa nasce o si annuncia, rompendo la monotonia della descrizione. Le opere di Napolitano passano, infatti, dal neorealismo raggelante, alle seduzioni barocche di un nuovo astrattismo. Egli sembra, in questo modo, non voler rinunciare alla speranza, al desiderio, alla pulsione
LA BIOARTE BAROCCA PAOLINO CANTALUPO vitale, non solo della propria natura, ma della natura tutta. Armonie dinamiche si dipanano sulle sue singolari superfici. Vince Napolitano parte da rappresentazioni naturali ancestrali (acqua, aria, terra, fuoco), per distendersi in immagini surreali. La figurazione viene prima salvaguardata, poi tradita. I colori sono come estratti da piante, cieli e terra e messi in relazione con la luce in asimmetrie suggestive. Materia e lucentezza, colore e forme, si animano in “sintesi disgiuntive” e creative, in forme barocche. Si evidenzia, così, la lateralità di un artista che guarda, come in disparte, la tristezza del reale e non l’accetta. Ne disegna frammenti algidi, per poi fuggire nel dinamismo di possibilità figurative audaci, che si dispiegano senza la prudenza formale della simmetria e della proporzione, approdando a una piacevolezza visiva che contagia gioia. Danze colorate della fantasia, come resistenza tenace allo squallore, desiderio del piacere. Respiro liberato. Linee che rompono l’abbrutimento quotidiano e riaprono la vita. Linee solari, inattese come bagliori. Linee di fuga leggere come cieli, filamenti di immagini sospese fuori dal mondo, in fuga dal mondo. Ma quella di Napolitano è anche un’arte che riconduce all’oggetto. Egli manipola e trasforma materiali grezzi o oggetti ritrovati con la sapienza delle sue mani, in un momento in cui l’arte sembra aver dimenticato la manualità: grandi artisti contemporanei, come Jeff Koons o Cattelan, non toccano le loro opere, si limitano a idearle, altri le realizzano. Vince Napolitano,invece, ama la materia e ama mettervi mano. Egli si diverte a manipolare ed assemblare materiali riciclati dallo scarto industriale in un creazionismo post duchampiano. Usa materiali in trasformazione cosmogonica per riabilitare ciò che il mondo dimentica o trascura, e, così facendo, salda l’arte povera a un approccio etico. Arte concettuale, realista e poverista insieme.
Così, in qualche maniera, Napolitano torna alla natura, ai materiali della natura. Innanzitutto il legno: trattato come un’epidermide, come carne e perimetro della carne, esaltato nelle forme grandi delle cornici, quasi egli volesse far contenere le sue invenzioni dalla natura stessa, o come a volerle consegnare alla natura naturans, alla grande madre (Deus sive natura). La sua arte povera combina il ready made (l’oggetto ritrovato, dimenticato o abbandonato) con la pittura. Aggrega e trasforma il materiale in combine painting . A differenza di Rauschemberg, qui non c’è ironia ma amore forte per ciò che la modernità trascura e avvilisce e che lui riabilita. on ironia, dunque, ma “contro dolore” che si riscatta e si rigenera in nuove fantasie barocche. Nuove geometrie ritmiche, oscillazioni, irregolarità, pause, disequilibri. Nelle opere di Napolitano l’asimmetria abita con l’armonia: musica della sorpresa, Jazz puro. ”Suonala ancora, Vince”.
ERUPTION
TUTTA COLPA DEL VESUVIO
MAGMA
NICHT AUF DIE SEITE LEGEN IL PROGETTO ORIGINARIO
VINCENZO NAPOLITANO
N
el piazzale di un grosso capannone industriale, cataste di pedane da trasporto di grosse e piccole dimensioni abbandonate da tempo: materiale mortificato dai segni dell’usura, dall’ossidazione, e dalla ruggine, scarto inservibile lasciato a marcire alle intemperie invernali e dal sole d’agosto. Sono passati più di 15 anni da quando da quella catasta prendo quattro assi di legno, le pulisco accuratamente, le unisco riparando e sostituendo con un rudimentale ed apparentemente improbabile intarsio dello stesso materiale o in lamiera di ferro arrugginito le parti ammalorate dal cancro della ruggine o della ossidazione. Usando gli stessi chiodi arrugginiti caduti a terra e raddrizzandoli come mi avevano insegnato mio nonno e mio padre, ottengo la costruzione di una struttura, un telaio. Poi taglio una porzione ben misurata di un telo di materiale plastico da imballaggio, lo avvolgo e lo fisso in tensione intorno a quella stessa struttura e parto così, come ogni giorno, per un’altra avventura creativa, “imballando” in quel manufatto un dubbio più che legittimo: che cosa ci sarà da fissare, imprimere su di un telo trasparente tra tutto l’infinito che si può vedere o immaginare oltre esso? Fate la prova: prendete anche voi quattro pezzi di legno, uniteli e vien fuori un rettangolo, un oggetto elementare, povero, comune, una cornice con 4 confini da superare, uno spazio chiuso e limitato da oltrepassare, ottenuto con un lavoro fatto di manualità e di impegno fisico che si predispone ad esperienze di approfondimento concettuale e di ricerca creativa. L’arte è il sistema di comunicazione più emozionale, un viaggio attraverso il quale trasporti pensieri, idee, creatività imballati e custoditi come merce di consumo.
BIOPHILIA
IL FUTURO
“N
icht auf die seite legen” è “ il vagone merci”, il “container”, mezzo del viaggio che approderà in varie specifiche destinazioni: la prossima, futura, in progress sarà Biophilia, progetto ispirato alle teorie di Edward O. Wilson, fondatore della “sociobiologia” come estensione delle teorie darwiniane. Gli esseri umani sono biologicamente predisposti a cercare il contatto con le forme naturali: l’incontro partecipativo con questa complessa geometria è necessario tanto quanto lo è il metabolismo di elementi nutritivi e di ossigeno. Nel frattempo però abbiamo anche sviluppato dipendenza dalla tecnologia, i cui effetti collaterali limitano o danneggiano la nostra stessa predisposizione “biofilica”. Eppure non c’è mai stata realmente separazione tra “techne” e natura, ed il fuoco è proprio un esempio prodotto dalla genialità dell’uomo e dalla natura. Ma la rivoluzione industriale ha progressivamente creato ed incrementato una distanza, un distacco che potrebbe essere irreversibile. Sembrerà paradossale la mia convinzione, ma, ora e per il futuro, proprio grazie ad una tecnologia cosi sofisticata a disposizione, potremmo ricomporre un totale ricongiungimento tra esseri umani e natura: consapevolezza e senso di colpa insieme possono aiutarci a costruire un secolo fantastico, animato da una nuova rivoluzione umanistica, una concreta e nuova possibilità di incontro con le forme naturali proprio grazie al sano utilizzo di una “tecnologia” che ne aveva provocato il distacco. Il mio intento, per questo progetto futuro, sarà produrre una “concept-exibhition”, capace di fissare aspetti della natura e della
BIOLANTERNA
FESTA DELLE FATE 2011
vita cercando di evidenziare, passando dal dramma all’ironia, dalla denuncia-provocazione al sarcasmo, la fase di passaggio da quella condizione di distacco, causata dalla contaminazione tecnologica, al possibile e doveroso ricongiungimento: esperimento, in forma di provocazione e di dialogo artistico, ricerca di un reale punto di partenza tra arte, natura e tecnologia, dimensioni apparentemente inconciliabili, dialogo forzoso che cercherà, ad ogni suo processo evolutivo, di sfociare in una visione d’insieme. L’arte è il nostro sistema di comunicazione più emozionale, esprime il significato di ogni possibile argomento, la scienza è lo strumento per capire la natura della realtà e come e di cosa essa è composta: in forma sperimentale e con spirito di ricerca, proverò, spero con coerenza, a mettere insieme tutto questo, in un “viaggio” verso un’emozionante storia sulla natura della realtà, sullo stato delle cose e sulle prospettive future.
ONCE UPON A TIME IN THE
CITY
EARTH
FREQUENCIES
DETAILS
DETAILS
BLU
CAOS
RUST
TRANSPARENCY BECOMES THE CONCRETE
V
ince Napolitano works in Interior Architecture, Design and Decorations. He is an Italian-born Interior Designer and has been working in artistic graphics and handicrafts since he was 16 yrs old. When Napolitano was 20, he transferred for a short period to Germany where he worked in a Graphic and Art Design atelier. After this experience he returned to Italy to continue studying Architecture in Naples. With this preparation he was ready to move on to a new series of experiences with the intention of expanding his creative endeavors within the world of Architecture, Design & Artistic Handicrafts. Napolitano, through the creation of his uniquely personal art form, reminds us that in certain ways nothing is useless. He continues by saying that while many other designers attempt to create a fashion, he is in search of a concept, and to him, whether in vogue or not in vogue, if something has a positive effect on future generations, it will serve as being productive even if it is viewed simply as fashion. All this came about while working with a woodworker as they attempted to recover some beams which were used as pallets during shipping. The objective grew to make use of the salvaged wood to construct a smaller box which could be adapted for use in other expeditions. Little by little it became aware to Napolitano that all the aspects of these beams, the imprints of the expediters, the rusted holes left by the nails which had been pried from the beams, any impressions made through the wear or use on the beams in the course of its travels, created something of interest or fascination. Naturally such attention and intuition which brought about these ideas, didn’t happen by chance. It was a direct connection to very personal concepts developed over the years of study and work within the architectural medium. History, memory all play a part in the impressionable aspect of this concept. A piece of architecture, even as seemingly insignificant as a beam, can offer a connection to a period of history: a stained surface weathered by time, non-slip surfaces having been changed by time, are some of the
LA TRASPARENZA SI FA CONCRETEZZA I
l progetto Nicht auf die seite legen nasce circa quindici anni fa nonostante – ci racconta Vincenzo Napolitano – la sua “frequentazione dei siti industriali e delle grandi officine artigiane, organizzate per la lavorazione di materiali pregiati destinati al mondo dell’achitettura, delle costruzioni e del design, risalga a molto prima”. La sua stretta collaborazione e poi l’amicizia e familiarità con alcuni imprenditori della sua area di appartenenza lavorativa (in primis Giuseppe Mingarelli), gli ha dato “sempre libero accesso a capannoni, officine e piazzali. Certo, il tema del riciclo dei materiali anche nel campo dell’arte e del design, soprattutto oggi, non è più una novità”, anzi: in alcuni casi sembra stia diventando una semplice moda. “Niente di male, per certi aspetti”, aggiunge Napolitano, che prosegue: “moda o non moda, se questo continua ad avere un effetto quantomeno educativo per le generazioni future, ben venga, anche sotto le sembianze di una semplice moda”, appunto. Per quel che lo riguarda, comunque, tutto è nato mentre cercava di recuperare con un operaio alcune assi da una grossa cassa da imballaggio in un piazzale di un’officina: “lo scopo, allora , era semplicemente di usare quei legni per costruire una cassa più piccola, adatta alle mie esigenze, per una spedizione. Man mano che riuscivo a svellere ciascun’asse, mi rendevo conto che le scritte impresse su di esse, i marcati segni dell’usura o degli agenti atmosferici, i fori dei chiodi segnati dalle sbavature di ruggine ecc. avevano qualcosa di interessante, di affascinante. Naturalmente tale attenzione e tale intuizione non era affatto casuale.” Tutto era collegato, in realtà, ad un concetto molto personale: “lo avevo sviluppato durante i tanti anni di studi e di pratica della materia Architettura. La storia, la memoria, i ricordi restano impressi sulle grandi architetture così come su un elemento apparentemente insignificante come un asse di legno, e sono leggibili attraverso un decoroso disfacimento: superfici corrugate dal tempo e dall’usura, antisdrucciolevoli, sono gli elementi fondamentali
LA TRASPARENZA SI FA CONCRETEZZA
fundamental elements in which a history can make an impression on us. By the use of these materials and the recovering of the creative aspects of these beams, as an example the weathering process et.al., Napolitano sensed that expanding his ideas could profit by exchanging creative input with others who also shared similar sensibilities. That is how “Nicht auf die seite legen” was born. The phrase directs attention, and is what one usually finds written on the pallets being used in transport. Literally translated it says: Do not turn on its side! Indicating that the parcel must remain in its upward ‘this side up’ position. Hence, the commercial phrasing becomes, within its new use, an aspect of Art. To incorporate this, Napolitano has chosen as his medium, pvc transparent to produce his paintings. In this way, the transparent canvas, once completed, is stretched over the transport beams which now become part of the finished art piece. Ultimately, beyond the introduction of used materials as part of his paintings, Napolitano also has a hand in developing his own colors. Resins are chosen to create colors ultimately personally designed. This has led to an expansion of technique where the process can extend beyond the artistic elements of producing fundamentally a painting. Napolitano as an interior architect, with his specific skill range, has been able to apply this technique within a broader aspect of interior design. The resins used in his pvc transparent canvases can be used with optimal success on other transparent materials such as plexiglass and glass and also in decorating large one-piece surfaces which are virtually impossible to work with under traditional applications. Vince Napolitano began a career intrigued by the world of Architecture and Interior Design. This has grown into an attraction beyond the usual perimeters of the industry. With his new techniques and continued curiosity, he has entered into a creative atmosphere which has ventured into new territories while remaining true to his original fascination.
TRANSPARENCY BECOMES THE CONCRETE su cui la storia, i ricordi si possono aggrappare e possono arrivare a noi ed alla nostra sensibilità, e rimanere impressi.” Così, attraverso l’uso ed il recupero creativo di quelle assi, in quel momento, Napolitano ha cominciato ad alimentare l’illusione di fare evolvere meglio e traferire ad altri questo concetto e, ovviamente e soprattutto, di condividerlo. Nasce così “Nicht auf die seite legen”: è una delle scritte che comunemente si trova su alcune casse o pedane lignee da trasporto per materiali industriali. Letteralmente significa “non piegare sul lato”, o “non appoggiare sul lato”: per indicare al trasportatore che quel particolare materiale deve assolutamente viaggare in una posizione precisa. “Quella scritta è diventata un progetto creativo nel quale mi trovo ad elaborate, a sviluppare concetti o divagazioni tradotte poi graficamente e pittoricamente su di un telo di pvc trasparente”. La tecnica scelta, quella del pvc, è – ci dice Vince – “molto specifica: parte integrante del senso di coerenza che il progetto, altrimenti, non avrebbe mai potuto avere utilizzando la comune tela. La trasparenza del materiale offre possibilità di sperimentazione e di sviluppo pluridirezionali”: innanzitutto, le due superfici speculari “danno la possibile lavorare o sovrapporre, giocando con opacità e trasparenze, i soggetti pittorici o grafici da realizzare ed esprimere. Inoltre il pvc montato in tensione proprio come la comune tela, ha però l’ovvio vantaggio di lasciare a vista (intenzione di primaria importanza del progetto), il telaio realizzato con le suddette assi, protagonista a tutti gli effetti dell’opera nel suo insieme. Linee, segmentazioni grafiche e tutte le componenti cromatiche applicate al materiale plastico sono anch’esse il frutto di una lunga sperimentazione alchemica di resine di varia natura, di pigmenti e di inchiostri, prodotti ancoranti ecc. La tecnica di applicazione
che ho personalizzato e messo a punto in questi anni offre ampie possibilità di applicazione su diversi supporti e materiali. Il pvc usato per “NICH AUF DIE SEITE LEGEN”, inizialmente sembrava una estremizzazione dell’utilizzo dei prodotti sperimentati fino ad allora: poi in realtà anch’esso si è rivelato un esperimento con possibili sbocchi e campi di applicazione nel panorama delle scenografie d’architettura e d’interni”. Prima di arrivare all’elaborazione del progetto Nicht auf die seite legen, Napolitano aveva già messo a punto questa tecnica di rappresentazione che si evolve continuamente nella pratica quotidiana, soprattutto per i lavori in trasparenza. “Infatti, non credo esista ad oggi, una tecnica che, appunto in trasparenza, dia la possibilità di lavorare in continuità su lastre di vetro o materiale plastico sfruttando l’intera dimensione della pezzo per come l’industria la produce. Inoltre le linee di costruzione grafica, realizzate con speciali resine ed emulsioni di mia invenzione hanno la particolarità di poter essere colorate e trasparenti come le parti del soggetto vetrata, acquisendo così una prerogativa di maggiore coerenza rispetto ai presupposti estetici richiesti dall’effetto di trasparenza dell’intervento decorativo”. In parole povere: “le comuni tecniche di realizzazione di decorazione o di scenografia in trasparenza impongono il taglio in sezioni dei componenti almeno in pannellature 100×200 cm: la tecnica ArchideA ha superato ampiamente questo limite. Le linee di costruzione realizzare a piombo, a smalto, in fusione etc. sono opache o non hanno certo le possibilità cromatiche e di luminosità che la mia tecnica offre: decorare vetro e plxyglass di qualunque tipo e formato, legno laccato o naturale, lastre metalliche o acciaio e alluminio e finanche intere pavimentazioni, con effetti creativi ed artistici eccezionali. Infatti la possibilità di lavorare in continuità con linee fluide, grazie alle resine ed emulsioni di mia invenzione, permette l’applicazione di interventi decorativi di grande pregio anche a pavimento, appunto. Si può lavorare su un massetto speciale preparato per la resina, intervenire in continuità (non ci sono limiti di superfice) con il decoro e poi resinare con il prodotto trasparente a spessore e si ottiene una decorazione continua e calpestabile”.
INTERVISTA DI
MARCO ANCORA
Vince Napolitano esercita da circa trent’anni la professione di designer e creativo in architettura d’interni, design ed arti applicate. È titolare di ArchideA - Italian Interior Design. Ha partecipato a varie manifestazioni artistiche ed iniziative culturali in Italia e all’estero. Il suo progetto NICHT AUF DIE SEITE LEGEN è stato già esposto a: - Mobelmassa Stockholm Furniture Fair, (Sweden) febbraio 2008 - Complesso di Santa Apollonia, Salerno, febbraio 2010 - Massimo Milione Interiors, Salerno, aprile 2010 - “On the road”, Battipaglia (SA), maggio 2011 -”Festa delle Fate”, Pellezzano (SA), Giugno 2011 - Complesso Turistico “Baia dei Delfini”, luglio 2011 - Abbazzia S. Pietro a Li Marmi, Eboli (SA), luglio 2011 - Castello di Catellabate, Salerno, agosto 2011 - Chilometrozero, Salerno, aprile 2012 - Mini Hotel Salerno in City, Salerno, giugno 2012 - “Premio Scientifico Leonardo” - Salerno Energia, aprile 2013 - Fiat Galdieri Autosaloni, Fuorni (SA), giugno 2013
Vince Napolitano NICHT AUF DIE SEITE LEGEN © Vincenzo Napolitano Testi Paolino Cantalupo, Marco Ancora, Vincenzo Napolitano Catalogo realizzato da AD Servizi Impaginazione e grafica Luigileone Avallone Stampa PressUP, Roma, 2013 special thanks: Nino Galdieri della Galdieri Auto, Anna Castaldo, l’artista Marco Cecioni, Federico Concas presidente Associazione Culturale Agape, Associazione Scientifico-Culturale “Croce del Sud”, Gaetano Gioia e Linda Nogueira Maciel, Massimo Milione, Vincenzo Monda presidente “Associazione Amici dei Musei”, Marco Sabato, Joe Saporito per le traduzioni, il team del “Chilometrozero”, Gianluca Tesauro e Fabio Quinto, Lello Sozio e Titti Gaeta dell’Associazione “Officina 31”, Alex Rossetti e Massimo Graniti di “Mini Hotel in City”, Alberto Santimone di “Idea Spazio”, Luigi Centola dello “Studio Architettura Centola Associati”. Un ringraziamento particolare a Giuseppe e Luca Mingarelli per aver reso possibile questo progetto mettendo a disposizione le loro strutture aziendali.