Uva da tavola magazine n 3

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Uva da Tavola L'informazione sulla viticoltura da tavola

www. u vad atavol a. com

MAGAZINE

Anno I 足 N. 3 luglio足agosto 2013

COPIA GRATUITA

L'intervista

Difesa

Ricerca

Ortofrutta moderna: controllo

Difesa dall'oidio: non solo

Crescita vegeto足produttiva

continuo, sicurezza delle

analisi e ricerca applicata

interventi fitosanitari

dell'uva da tavola (cv. Italia) in diversi regimi irrigui



SOMMARIO 3 5

Editoriale

Non solo D.P.I.

Ricerca Crescita

vegeto­produttiva

dell'uva

da

L'intervista

Ortofrutta moderna: controllo continuo, sicurezza delle analisi e ricerca applicata

14

Difesa Difesa

dall'oidio:

fitosanitari

20

non

solo

interventi

Innovazioni

Sistemi di supporto alle decisioni nella difesa delle colture

22

Non solo D.P.I.

Associazione aziende in sicurezza– Rutigliano (Bari)

tavola (cv. Italia) in diversi regimi irrigui

10

EDITORIALE

Salute

L'uva da tavola protegge la pelle dai raggi solari

UvadaTavola

Rivista di informazione tecnico scientifica sulla viticoltura da tavola Anno I ­ Numero 3

Luglio­Agosto 2013 Direttore responsabile Domenico Zagaria Redazione

Domenico Zagaria, Mirko Sgaramella,

Giuseppe Colucci, Michelangelo Stolfa

Hanno collaborato a questo numero Associazione Aziende in Sicurezza, Vitale Nuzzo, Stefano Martemucci, Marina Amodio, Angela Cortigiani,

Nicola Ciliberti, Pamela Cinquepalmi Direzione, redazione e segreteria

Via della Costituzione, 20 ­ 70016 Noicattaro (BA) info@uvadatavola.com Stampa

Grafica 080 ­ Modugno (BA) Reg.Tribunale di Bari

n° 723/12 del 22/03/12

"Si intende per dispositivo di protezione individuale [n.d.r. D.P.I.] qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal la­ voratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo" [art. 74 D.Lgs. 81/08].

La definizione data dal c.d. "Testo Unico" sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il D.Lgs. 81/2008, risulterà ai non addetti ai lavori di non facile comprensione se non addirittura fuorviante. Tale difficoltà interpretativa si accentua notevolmente se si considera che, ancora oggi, in molte realtà aziendali, specie se di piccole dimensioni, manca

una vera "cultura" della sicurezza e per i datori di lavoro risulta di conseguenza complicato mettere in atto appropriate azioni esimenti a

riguardo. Spesso, infatti, per molti titolari di impresa adempiere agli obblighi previsti dalla normativa in materia di salute e sicurezza nei

luoghi di lavoro significa semplicemente dotarsi di documenti che re­ stano "natura morta" nella quotidianità delle attività lavorative e che

di fatto non contribuiscono ad accrescere la sensibilità rispetto ad una tematica che sempre più assume risvolti sociali di non trascurabile entità.

La divagazione sul tema è propedeutica, oltre che necessaria, per ri­ marcare quanto importante sia per ogni datore di lavoro porre la giu­ sta attenzione verso gli aspetti prevenzionistici dei rischi in ambito

lavorativo al fine di prevenire patologie e malattie professionali di cui i lavoratori possono essere vittime, specie in caso di mancato utilizzo

dei D.P.I. "Fare sicurezza", tuttavia, non significa semplicemente do­ tare i lavoratori di tutti i Dispositivi di Protezione Individuale ma si­ gnifica, innanzitutto, porre in essere comportamenti e misure che

limitano le fonti di pericolo normalmente presenti in tutti gli ambienti di lavoro. Per questo il legislatore impone l’obbligatorietà dell’utilizzo

dei D.P.I. soltanto quando i rischi non possono essere evitati o suffi­ cientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di

protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorga­ nizzazione del lavoro.

La corretta prevenzione rispetto ai possibili incidenti di lavoro deve

pertanto avere alla base la consapevolezza che la sicurezza passiva offerta dal D.P.I. è residuale rispetto ad un comportamento diligente

del lavoratore il quale, duole dirlo, spesso si approccia alle attività la­ vorative con scarso senso di responsabilità. Non di rado, infatti, l’approccio tipicamente "machismo" al lavoro rappresenta un elevato fattore di rischio. [segue a pag. 4]

w w w . u v a da t a v o l a . c o m s eg u i c i a n c h e s u :


[segue da pag. 3] Tale atteggiamento è ancor più presente nelle

attività

lavorative

agricole

che

vengono

percepite

normalmente come "non" pericolose rispetto ad attività di tipo

industriale. In conclusione, quindi, l’imprenditore, in un ottica

di costante miglioramento delle condizioni di sicurezza sul la­ voro e fermo restando l’obbligo a suo carico di dotare i propri dipendenti dei corretti Dispositivi di Protezione Individuale,

dovrebbe investire prima di tutto nella loro formazione al fi­ ne di innescare il circolo virtuoso della "cultura della pre­ venzione".

Gianfranco Giordano

Presidente Nazionale Associazione Aziende in Sicurezza

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UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013


Ricerca

Crescita vegeto­produttiva dell’uva da tavola (cv. Italia) in diversi regimi irrigui

L

a capacità di alcune varietà di uva da tavola di

registrata è soprattutto dovuta alla bassa fertilità delle prime

elevato peso medio della bacca, induce la maggior

parte terminale (fig. 3), quindi da questo ne consegue che nel

formare grappoli di grandi dimensioni, accanto a un

parte dei viticoltori ad un uso eccessivo dell’acqua di irrigazione (fig. 1).

Nell’ottica di un miglior uso della risorsa idrica, non più

considerabile illimitata, è stata svolta nel triennio 2009­2011

a Castellaneta (TA), in c.da Gaudella, presso l’Azienda

agricola Martemucci, una prova sperimentale con lo scopo di valutare gli effetti di una diversa disponibilità idrica sullo

sviluppo vegeto­produttivo della cv Italia, una delle più

importanti varietà italiane di uva da tavola. Sono state confrontate piante ordinariamente irrigate (tesi I 100 o

Controllo) con piante in cui il volume irriguo era ridotto del 50% (tesi I 50) e del 75% (tesi I 25) (fig. 2).

I risultati medi del triennio 2009­2011 hanno mostrato che

una riduzione prima del 50%, e poi successivamente del 75% dell’irrigazione rispetto al Controllo, non ha influenzato la produzione in termini di quantità e qualità e non ha variato la

produzione per pianta tra le diverse tesi. Nei tre anni l’efficienza d’uso dell’acqua d’irrigazione è risultata essere fortemente condizionata dai volumi stagionali utilizzati nelle

tre tesi (tab. 1). La bassa fertilità reale media che è stata

gemme del capo a frutto, che poi via via aumenta verso la

caso dell’uva Italia è preferibile eseguire potature lunghe del capo a frutto.

Per quanto riguarda la crescita vegetativa (fig. 4), le tesi che hanno ricevuto un minor apporto idrico hanno fatto registrare lunghezze maggiori, in particolare si è osservato che le

differenze tra le tesi si stabiliscono precocemente, prima dell’inizio queste

della

stagione

differenze

irrigua.

possono

Poiché

dipendere

presumibilmente

da

una

diversa

caratteristica del suolo delle tre parcelle, o da una maggiore capacità di immagazzinamento delle piogge invernali, il suolo

è stato valutato mediante tecnica geoelettrica (fig. 5). Dai risultati è emerso che la tesi I 25, nonostante la minor acqua erogata, presenta una buona conduttività del suolo, a differenza della tesi I 50 e del Controllo che sono interessate

nello strato sotto superficiale da una zona poco conduttiva molto permeabile, che lascia percolare in profondità l’acqua d’irrigazione e delle precipitazioni invernali, giustificando quindi

le

differenze

vegetative

che

si

verificano

precocemente, ancor prima dell’inizio della stagione irrigua (fig. 6).

Fig. 1. Tendone di uva da tavola (cv. Italia) allevata a tendone a doppio

Fig. 2. Immagine da satellite del vigneto sperimentale. Sono evidenziate

impalco “Tipo Puglia”, irrigata mediante erogatori della portata di 8 L h­1.

in blu: tesi CONTROLLO o I 100; rosso: tesi I 50; verde: tesi I 25.

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Tabella 1. Risultati medi del triennio 2009­2011, in riferimento a: ­ Contenuto zuccherino (°Brix); ­ Diametro equatoriale max; ­ Peso fresco del grappolo; ­ Produzione per pianta; ­ Efficienza d’uso dell’acqua d’irrigazione.

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Fig. 3. Variazione della fertilità delle gemme lungo il capo a frutto in uva da tavola cv. Italia sottoposta a diversi regimi irrigui durante la stagione 2010. Valori medi di 10 germogli. Lettere diverse riferiscono differenze tra le medie a p<0.05 calcolate con Anova ad 1 fattore. Differenze non significative non evidenziate.

Fig. 4. Lunghezza totale degli organi assili per pianta con diversa disponibilità idrica della cultivar Italia, nel triennio 2009­2011. Valori medi di 10 germogli. Lettere diverse riferiscono differenze tra le medie a p<0.05 calcolate con Anova ad 1 fattore. Differenze non significative non evidenziate.

Infine, poiché l’uva da tavola rappresenta uno dei sistemi

agricoli con più elevata domanda energetica e più consi­ stenti impatti ambientali, dovuti soprattutto alla presenza

sin dall’impianto di strutture di sostegno e di copertura, il

vigneto in questione è stato sottoposto ad analisi energeti­ ca, economica e ambientale, dalla quale è emerso che le operazioni che assorbono più energia sono la difesa delle

piante e le lavorazioni meccaniche, soprattutto per i kg di gasolio e lubrificante utilizzati, mentre le operazioni più

impattanti in termini di CO2eq emessa sono, la fertilizzazio­ ne e l’irrigazione. Al contrario, in termini economici le ope­ razioni più costose sono quelle manuali "ad impatto zero",

per il peso che ha il costo del lavoro sul bilancio delle Fig.

5.

Acquisizioni

Syscal Pro.

geoelettriche

lineari

con

georesistivimetro

Iris

aziende agricole. In conclusione, nel sistema sperimentale

descritto, la riduzione dell’irrigazione non ha modificato la risposta produttiva della pianta per cui, visto anche l’impatto che

può avere sull’ambiente e sui co­ sti aziendali, se ne consiglia un più razionale uso.

Stefano Martemucci

Dott. in Scienze e Tecn. Agrarie

stefanomartemucci@alice.it Prof. Vitale Nuzzo

Università degli Studi della Basilicata

Dip. di Scienze dei Sistemi Coltu­ rali, Forestali e dell'Ambiente

vitale.nuzzo@unibas.it

Fig. 6. Tomografie delle tre tesi a confronto, acquisite in data 24 e 26 Giugno 2011, ante e post irrigazione.

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Costar WG

L

L’arma letale contro la tignoletta della vite (Lobesia botrana) e la strategia di difesa Certis a tignoletta (Lobesia botrana) si annovera tra i fitofa­ gi più diffusi e dannosi della vite. L’insetto sverna allo

stato di crisalide e normalmente svolge tre generazio­

ni in un anno causando ingenti perdite con soglie di danno elevate sulla coltura.

Per il controllo di Lobesia botrana Certis mette a disposizione dei viticoltori un innovativo mezzo di difesa, Costar WG.

Costar WG è un insetticida biologico altamente efficace contro i lepidotteri di numerose colture agrarie con azione

specifica su vite contro tignola (Eupoecilia ambiguella) e ti­ gnoletta (Lobesia botrana).

È un prodotto a base di Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki (Btk) di massima evoluzione che si contraddistingue per

l’esclusivo ceppo SA12, unico in Italia e capace di produrre una quantità di Criotossine pari a tre volte quella presente in

mento con Costar WG per l’ottenimento di una produzione a

la più alta potenza insetticida (90.000 U.I./mg di formulato).

fondamentale diventa il monitoraggio dei voli per l’individua­

un comune formulato a base di Btk che conferisce al prodotto

Costar WG si inserisce perfettamente in una linea di strategia

antiresistenza e mostra una efficacia paragonabile ai migliori standard chimici di riferimento.

Inserito in un programma di difesa sostenibile, consente l’ottenimento di produzioni a residuo controllato rispondendo

alle richieste sempre più restrittive di un mercato che presta la massima attenzione ai principi di sostenibilità ambientale.

residuo controllato. In una strategia di difesa sostenibile

zione di un corretto timing di applicazione. A tal fine si consi­ glia di monitorare gli adulti e posizionare, prima dell’inizio

della fase di sfarfallamento, le trappole a feromoni Pherocon Delta IV in numero di 2 per ettaro. Pherocon delta IV è una trappola Trecé, innovativa per forma e semplicità di utilizzo,

di durata fino 2­3 stagioni e specifica per Lobesia botrana e per i lepidotteri di piccole e medie dimensioni. VANTAGGI DI COSTAR WG

• Efficacia insetticida paragonabile ai migliori standard chi­

mici di riferimento;

• Nuovo ceppo SA12 esclusivo; • Nessun residuo;

• Breve intervallo di sicurezza (3gg);

• Ideale nei programmi di difesa integrata (IPM);

• Selettività nei confronti dei pronubi impollinatori e ento­

mofauna utile;

Strategia di difesa Certis

Per il controllo di Lobesia botrana, Certis ha messo a punto una strategia di difesa sostenibile che prevede

un primo

intervento con Mimic subito dopo le prime catture degli adulti

• Consentito in agricoltura biologica;

• Elevata sospensibilità in acqua e migliore copertura della

vegetazione.

(inizio fase di ovideposizione).

Per ulteriori informazioni:

Compound) ed agisce sulle larve per ingestione e per

Tel: 02 9609983 – Fax:02 96248746

Mimic (Tebufenozide 23%) è un Mac (Moulting Accelerator contatto, inducendo il processo di muta prematura portandole

alla morte. Dopo circa 10 gg intervenire con Costar WG alla

dose di 0,75 kg/ha. Costar WG esplica la sua massima atti­ vità nei confronti dei primi stadi larvali. In presenza di una fa­ se di cattura prolungata e, qualora necessario, intervenire

anche sulla terza generazione ed eseguire un ulteriore tratta­

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Certis Europe B.V. – filiale italiana Numero Verde: 800 589 389 info@certiseurope.it www.certiseurope.it

Mimic® Marchio registrato e prodotto originale Nippon Soda. CoStar® WG Marchio registrato e prodotto originale Certis USA.


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Servizio e Qualità

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ali zincati (profilati con lamiera zincata): sono ideali per vigneti, frutteti e recinti. I pali zincati sono

leggeri e resistenti. I vantaggi sono un più facile

montaggio e trasporto ed un conseguente risparmio sui costi di manodopera.

Profilo chiuso a tre angoli: il particolare profilo rende i nostri pali più resistenti a torsioni e flessioni. Essi resistono anche a particolari agenti chimici ed atmosferici.

La Serroplast non è solo un’azienda di produzione e vendita di film plastici: essendo sempre al passo con l’evoluzione del mercato, segue i clienti dalla realizzazione di un impianto fino alla sua copertura.

Siamo un’azienda con esperienza ma giovane allo stesso tempo. La qualità e il servizio sono i nostri punti di forza La scelta spetta a voi...

.


L'intervista

Ortofrutta moderna: controllo continuo, sicurezza delle analisi e ricerca applicata

N

Intervista alla Dott.ssa Maria Rosaria Taurino (Agro.Biolab Laboratory)

ell’autunno del 2005 alcune associazioni afferenti al

che fisiche e chimiche del suolo per la sua caratterizzazione

condussero un’indagine su frutta e verdura posta in

dei vari contaminanti come nitrati o bromuri. Esiste poi una

PAN (Pesticide Action Network) e a Greenpeace

commercio sugli scaffali dei supermercati di 5 paesi europei: Germania, Francia, Italia, Olanda e Ungheria. Gli autori di questa indagine, sulla base della numerosità delle sostanze

attive trovate in ogni campione, stilarono una classifica dei di­ versi punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Sulla spinta delle polemiche innescate dalle associazioni ambientaliste a seguito di quest’indagine, la GDO ha scelto di

adottare una linea molto severa in materia di residui di pro­ dotti fitosanitari, giungendo all'elaborazione di disciplinari di produzione talmente vincolanti da risultare ben più restrittivi rispetto alla stessa normativa europea vigente. Tali iniziative,

frutto di contratti privati, non sono solo una prerogativa della

GDO italiana, ma soprattutto di grandi catene distributrici eu­ ropee, che rappresentano un importante mercato di sbocco per i prodotti ortofrutticoli italiani.

L’attività di ricerca e sviluppo, oggi più che mai, è di primaria

rilevanza per la tempestiva verifica e soluzione delle proble­ matiche emergenti, spesso conseguenza dell’intensificarsi

delle segnalazioni di allerta alimentare e, in tale contesto, i la­ boratori di analisi chimiche giocano un ruolo fondamentale.

Per saperne di più, abbiamo intervistato la Dott.ssa Maria Rosaria

Taurino

che

da

13

anni

si

occupa,

all'interno

dell'Agro.Biolab Laboratory, di analisi dei residui dei fito­ farmaci in qualità di responsabile di laboratorio.

Di cosa si occupa l'Agro.Biolab Laboratory?

Agro.Biolab Laboratory si occupa principalmente di analisi di

residui di agrofarmaci negli alimenti. Oltre a questo, il labo­ ratorio

esegue

anche

analisi

collegate

al

monitoraggio

ambientale, della propria azienda o del proprio fornitore.

Da quanto tempo il vostro gruppo lavora in questo settore?

Il gruppo tecnico lavora in modo specializzato in questo setto­ re da più di dieci anni. Come facilmente immaginabile, si tratta di un ambito molto complesso perché ci sono un gran

numero di alimenti che possono essere analizzati, freschi e trasformati, ma anche matrici come foglie, acque e suoli. In

quest'ultimo caso, oltre alla determinazione delle caratteristi­

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relativa ai macro e micro nutrienti, eseguiamo anche analisi nuova tipologia di analisi verso le quali il laboratorio si sta

affacciando. Parliamo delle analisi relative alle cessioni di so­ stanze da parte del packaging. Di che si tratta?

Nuovi regolamenti europei del 2012 riguardano la cessione di sostanze derivanti dai materiali a contatto con gli alimenti. Gli operatori del settore hanno pertanto l'esigenza di capire se il

confezionamento ha apportato ulteriori contaminanti agli ali­ menti che saranno commercializzati. I prodotti agroalimentari vengono a contatto con materiali di natura differente come metalli, plastiche, cartoni che potrebbero rilasciare molecole e odori. I casi sono centinaia.

Quindi sono richieste anche analisi di questo tipo?

Il nostro laboratorio si sta affacciando in questi anni alla te­ matica. Oggi, inoltre, l’alimento non viene più considerato so­ lo dal punto di vista delle sue contaminazioni ma anche da quello della qualità. Si comincia a considerare l'alimento

anche per la presenza di vitamine, sali minerali, nutrienti di particolare pregio, come ad esempio i carotenoidi. Questo

permette di realizzare una etichetta dei valori nutrizionali del prodotto.

In futuro anche questo tipo di etichetta diverrà obbligatoria, in linea con le indicazioni della Comunità Europea e ciò non

varrà solo per i prodotti trasformati ma anche in parte per l'ortofrutta. Quali

saranno

i

prodotti

ortofrutticoli

all’obbligatorietà di queste indicazioni?

interessati

Tutti quei prodotti che hanno subito una trasformazione mini­ ma, anche il solo lavaggio ed imbustamento. Il fresco venduto

sfuso ovviamente sarà escluso, i mix pronti all'uso e più in

generale tutto quanto viene venduto imbustato dovrà essere

provvisto di etichetta nutrizionale. Questo a vantaggio del consumatore che potrà rendersi conto di quali sostanze sta assumendo con quell'alimento.

Parliamo di uva da tavola. Quali sono le più frequenti problematiche di cui bisogna tener conto?

Le problematiche sono più o meno analoghe a quelle che ca­ ratterizzano tutti i prodotti freschi che subiscono trattamenti


nel corso della loro fase di produzione. Un problema serio è

In genere si trovano i due o tre principi attivi utilizzati

che arriva in laboratorio non è raccolto in modo corretto. È fa­

sotto la media. In coda a queste molecole attese, si osserva­

legato alla modalità di campionamento. Spesso il campione

cile che gli operatori del settore non abbiano una buona

consapevolezza della variabilità dovuta al campionamento e si tende a sottovalutare che l'obiettivo dovrebbe essere quello di

avere un'idea della situazione media in campo. L'analisi chi­ mica per un lotto avente un’estensione molto grande è solo una fotografia di tipo statistico. E in statistica maggiori sono

le informazioni in ingresso, migliore è la valutazione in uscita.

Tipico per l'uva da tavola è la pratica di portare 1 o 2 grappoli interi avendo la pretesa di rappresentare così un campo intero

e questo è assolutamente sbagliato. Da notare inoltre che sul

campione medio che si utilizza per l'analisi possono non esse­ re presenti solo le molecole dei prodotti utilizzati, come in ge­ nere si tende a credere, ma anche altre molecole, altri principi attivi non utilizzati nella annata agraria in corso

.

Questo è un tema molto sentito. Approfondiamo le cau­ se del fenomeno.

Può succedere a volte di trovare sul campione dei residui di molecole utilizzate non nell'anno di campionamento ma nella

stagione precedente. Questo avviene perchè tali molecole so­ no rimaste nell'ambiente (sul terreno, sui teli, ecc.). Noi non

lavoriamo con un prodotto isolato dall'ambiente. Ogni grappo­ lo d'uva, immerso in tale ambiente, ogni anno è soggetto a moltissimi trattamenti.

Questa situazione può comportare in alcuni casi un accumulo

di prodotto invece che una sua degradazione. È per questo che ci sono casi in cui certe sostanze si ritrovano sul grappolo

nell'anno successivo al loro utilizzo. Tipico è il caso del telo,

un ricettacolo di molecole dei precedenti trattamenti, che possono

essere

progressivamente

rilasciate

e

finire

sul

grappolo. Tale ritorno può verificarsi in qualunque momento, anche poco prima della raccolta.

Ci sono altri aspetti critici da considerare?

Un punto molto sottovalutato è la preparazione delle miscele

utilizzate per i trattamenti. In fase di preparazione si ha

un'altissima variabilità che influenza notevolmente la succes­ siva degradabilità dei principi attivi.

La sensibilità degli strumenti di laboratorio utilizzati è sempre più alta. È proprio necessario disporre di stru­ menti con una soglia di rilevabilità così bassa?

È vero, le nuove tecniche analitiche consentono di raggiunge­ re rilevabilità decisamente più basse di quanto fosse possibile

dieci anni fa. È l'Europa che ci ha chiesto di cambiare e di raggiungere tali livelli di monitoraggio. Se l'uva è inviata in

Germania, in Inghilterra o negli Stati Uniti, dove le tecniche analitiche sono molto avanzate, dobbiamo aspettarci che le

nostre uve siano monitorate con i loro criteri. Il servizio che il laboratorio offre all'operatore è proprio quello di dire la nuda verità sul campione individuato.

Qual'è la situazione tipica che si riscontra per i campio­ ni di uva da tavola che giungono in laboratorio?

nell'ultimo periodo, riscontrati in concentrazioni in genere

no una serie di principi attivi in bassa concentrazione, le co­ siddette tracce. L'obiettivo del laboratorio è quello di fare la migliore fotografia del campione, in modo da mettere in

guardia l'operatore circa la presenza di eventuali altre so­ stanze utilizzate quattro, sei o più mesi prima. In questo caso spesso si attendono alcuni giorni poi si ripete l'analisi. Può

capitare, allora, che invece di ridursi, il numero di residui au­ menta

ulteriormente.

Perchè

nel

frattempo,

come

già

accennato, si sono verificate delle condizioni climatiche (piogge, temperature, condense, ecc.) che possono aver

causato il trasporto delle sostanze presenti sulla vegetazione

o sui teli fino al grappolo. Questo aumento del numero dei residui non può essere addebitato al laboratorio. Non si può pensare

si

tratti

di

un

problema

legato

alla

nostra

strumentazione, non possiamo permetterci di avere strumenti contaminati

.

Qual è la procedura seguita in laboratorio quando arri­ va un campione?

In laboratorio si lavora in condizioni di completo anonimato.

Agli analisti arriva un campione con un numero, come impo­ sto dal nostro accreditamento. Quando si incontrano residui non attesi non bisogna pensare subito che il laboratorio abbia fatto un errore.

L'operatore deve prendere coscienza che quello che individua il laboratorio qui in Italia è probabilmente quello che

riscontrerà anche il laboratorio in Germania che analizza i campioni per conto della GDO. Certo, si rischia di apparire

eccessivamente fiscali, ma penso che sia meglio sapere quali residui sono o non sono presenti prima che il prodotto parta. Anche perchè il danno di immagine per il nostro territorio,

derivante dall'associare alcune uve come dannose per la salute dei consumatori, è estremamente alto.

Invece la sensazione è che il laboratorio che individua più molecole sia quasi malvisto...

Ad un incontro con agronomi mi è stato chiesto: “come mai il tuo laboratorio trova sempre tanti residui?” Ho risposto: “Voi dovete dirci cosa volete dal laboratorio. Volete quello che vi serve o la realtà dei fatti?” Questa è la domanda di fondo che è necessario porsi per valutare l'operato di un laboratorio

.

Quale considerazione è riservata dagli operatori del settore uva da tavola all'attività dei laboratori di anali­ si?

Io credo che noi abbiamo il dovere di valorizzare le nostre uve

ed il nostro lavoro. Qui sul territorio esiste un substrato di persone, giovani con delle competenze e una formazione che

in passato i nostri genitori non avevano. La viticoltura da ta­ vola rappresenta un'isola all'interno di mille realtà, e noi purtroppo ci scontriamo ogni giorno con persone che non

prendono il lavoro dei laboratori di analisi sufficientemente sul serio.

UvadaTavola ­ n. 3

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Questo è molto grave, perchè si finisce per svilire tutto il la­

vocate sono rari, mentre è molto più frequente che capitino

fanno sistema. I laboratori tedeschi, solo per fare un esempio,

Ci saranno in futuro grossi stravolgimenti in questo

voro fatto sul territorio. Altrove, in altri siti internazionali,

sono uniti e difendono l'alta qualità e nessuno si permette di mettere in dubbio le loro analisi. Moltissimi invece si sentono

in diritto di poter mettere in dubbio le nostre analisi. Ma i me­ todi di analisi e i criteri di valutazione, nostri come del labo­ ratorio tedesco, sono esattamente gli stessi. Invece le

opinioni che abbiamo sui due lavori sono diverse, benchè il ri­ sultato ottenuto sia uguale. Così tutto il territorio, credo, perde di credibilità.

Qual è la percentuale di analisi nelle quali si riscontra­ no molecole non consentite in viticoltura da tavola?

Non è facilissimo rispondere a questa domanda, ma in gene­ rale parliamo di una percentuale piuttosto bassa. Quando pe­ rò succede le conseguenze che ne derivano sono abbastanza eclatanti. Basta un singolo caso per sollevare un polverone.

Possiamo dire che capiteranno due, tre casi l'anno, riferendoci a molecole individuate in percentuale significativa. Se invece

parliamo di tracce, la situazione è molto più grave, perchè la percentuale è molto più alta. Questo perchè oggi paghiamo

l'uso di prodotti utilizzati negli anni precedenti in modo indi­ scriminato, senza controllo di prinicipi attivi in concentrazione molto elevata. Sull'uva da tavola fu riscontrato il procimidone

l'anno successivo al suo ritiro e diventò un caso internaziona­ le, ne hanno parlato tutti. I casi legati a queste molecole re­

analisi con principi attivi sopra il limite massimo ammesso. campo riguardo la normativa europea?

No, Il grosso stravolgimento è stato rappresentato dall'armo­ nizzazione a livello europeo dei residui. Quello è stato un importante e lungo lavoro. Il regolamento in questo campo

deve essere ancora completato e subirà altre modifiche. A li­ vello europeo tutti i limiti sono stati alzati rispetto ai regola­ menti nazionali, non credo che ci saranno altre grosse modifiche.

In che modo la GDO valuta la qualità del prodotto ri­ guardo la presenza dei residui di prodotti fitosanitari?

La grande distribuzione ha delle regole proprie. Alcuni grandi distributori in Italia ed in Europa per dare un valore aggiunto

ai prodotti commercializzati cercano di abbassare quanto più

possibile i residui dei prodotti fitosanitari presenti. Cercano di fornire prodotti che non solo rispettano i limiti europei, ma

che abbiano anche un numero massimo di principi attivi, ad esempio 5, ma questo non è previsto nei regolamenti europei.

Spesso si chiede anche che siano presenti in concentrazione non superiore al 30 o 50% del valore massimo ammesso per legge. Vengono cioè utilizzati parametri più restrittivi rispetto ai limiti definiti per legge.

Mirko Sgaramella

Agronomo



Difesa

Difesa dall'oidio: non solo interventi fitosanitari

I

l fungo agente causale dell'oidio (Uncinula necator) è,

La diffusione del patogeno è stata favorita da condizioni cli­

gneto se non opportunamente controllato. Tra i suoi

ne­ingrossamento dell’acino) in cui, in concomitanza con i

come noto, capace di provocare danni molto seri al vi­

principali punti di forza vi è la capacità di conservarsi durante

l'inverno mediante più modalità (micelio svernante e cleisto­ teci) nonchè l'ampio intervallo climatico nel quale è capace di sopravvivere e svilupparsi (dagli 8 fino ai 30°C). A questo si aggiunge che la sua presenza nel vigneto non è sempre

immediatamente individuabile fin dalle prime fasi, fattore che permette al patogeno di propagarsi con maggiore facilità. Per tutti

questi

motivi

l'azione

infettiva

sui

grappoli

può

matiche ottimali associate ad una fase fenologica (allegagio­ primi interventi irrigui e le prime fertirrigazioni, la vite è

particolarmente sensibile agli attacchi del fungo. In diversi casi, purtroppo, l’adozione di una strategia di difesa basata esclusivamente sull’accorciamento dei turni di intervento con

prodotti antioidici e sulla rotazione (per quanto possibile) delle sostanze attive disponibili, è risultata spesso insuffi­ ciente.

raggiungere a volte connotazione devastante e difficilmente

I soli trattamenti antioidici non bastano

ratterizzano l'oidio, quindi, oggi la difesa si basa su interventi

l’unica soluzione possibile per garantire la sanità del vigneto

contenibile una volta insediatosi. Per le peculiarità che ca­ fitosanitari di carattere "preventivo–cautelativo" in un susse­ guirsi di trattamenti a partire, in genere, dalla immediata pre­ fioritura (e talvolta ancora prima).

L'oidio nella stagione 2013

Durante la stagione in corso, in diversi areali di produzione dell'uva da tavola, sono stati segnalati forti attacchi di oidio.

14

UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013

Sebbene l'utilizzo dei prodotti fitosanitari rimane ad oggi ed ottenere un prodotto che rispecchi gli standard qualitativi richiesti dalla GDO, altrettanto importanti risultano anche i cosiddetti aspetti di natura tecnico­agronomica. Questo per

via di un concetto generale sempre valido, ovvero che la

diffusione di ogni malattia è sempre il risultato della intera­ zione di tre fattori: pianta suscettibile, patogeno virulento e condizioni ambientali favorevoli alle infezioni.


I cleistoteci, strutture di conservazione del patogeno, sono fondamentali

Dopo l'invaiatura, col manifestarsi di condizioni ambientali favorevoli, il

per lo svernamento e le infezioni primarie primaverili.

rachide ed eventuali acini immaturi sono suscettibili ad infezioni tardive..

In teoria, agendo su uno dei tre fattori appena elencati, è

primaverili e la loro maturazione è influenzata direttamente

eliminando

della stagione.

possibile

ridurre

o

annullare

completamente

la

malattia,

l’inoculo

ad

svernante

esempio

dell’oidio,

coltivando un vitigno resistente o portando le temperature a valori inadatti allo sviluppo delle infezioni, si potrebbe evitare la comparsa della malattia. Purtroppo, mettere in pratica le

azioni appena descritte non è quasi mai concretamente possi­ bile.

All'agricoltore e al tecnico spetta allora il compito di tenere nella dovuta considerazione tutte quelle pratiche agronomiche

che, associate ad una razionale strategia di trattamenti fitosa­ nitari, permettano di attuare una ottimale difesa antioidica capace di minimizzare il rischio di infezioni gravi

.

Di seguito in questo articolo elencheremo brevemente sempli­

dalle condizioni climatiche che si verificano nella parte finale In linea generale, quanto più le condizioni climatiche di fine stagione favoriscono l’insorgenza di oidio, tanto maggiore

sarà la quantità di cleistoteci e/o di gemme infette che si formeranno

e,

di

conseguenza,

la

presenza

di

inoculo

nell’annata successiva. Se a fine estate e ad inizio autunno si verificano abbassamenti di temperatura, si avrà un anticipo

della formazione dei cleistoteci. Abbondanti piogge, invece,

tendono a dilavare questi ultimi dalla pianta. Si ricorda inoltre

che le basse temperature invernali possono provocare la morte del micelio svernante all’interno della gemma.

ci operazioni colturali e aspetti pedoclimatici che è importante

Macro e microclima

sere gestiti in parallelo all'esecuzione degli indispensabili

poco piovose, condizioni tipiche del clima mediterraneo.

tenere sotto controllo nel corso dell'anno e che dovranno es­ trattamenti fitosanitari al fine di assicurare un'adeguata difesa dall'oidio.

Lo sviluppo dell'oidio è favorito da primavere calde ed estati Questa generalizzazione è mediamente valida su ampie zone considerando lunghi intervalli di tempo (numerosi anni).

È il microclima invece ad influenzare la gravità delle infezioni

Il punto di partenza

La corretta pianificazione della difesa antioidica deve tenere

conto innanzitutto del livello di rischio presente nel vigneto: bisogna considerare le caratteristiche pedoclimatiche della

specifica zona di coltivazione, nonchè della presenza o as­ senza di germogli infetti per via gemmaria. Fondamentale ri­ sulta essere la conoscenza dell'andamento della malattia negli anni precedenti (così da quantificare la presenza di inoculo

svernante) e delle caratteristiche macro e microclimatiche del vigneto.

nel singolo vigneto, nella stagione in corso o in quelle immediatamente successive.

In particolare, la quantità, l’intensità e la distribuzione delle precipitazioni, l’andamento dell’umidità e delle temperature registrate nel corso della stagione all'interno del vigneto, incidono in maniera rilevante sull’evoluzione del fungo.

Le zone calde e asciutte soprattutto in primavera, come le

aree collinari o quelle con buona ventilazione, dove le piogge

asciugano velocemente, sono molto favorevoli agli attacchi di oidio.

Quantità di inoculo svernante

Pratiche agronomiche

senza del patogeno ad inizio stagione. Questa è conseguenza

rendendolo

La gravità delle infezioni è fortemente influenzata dalla pre­ della quantità di inoculo svernante (i cosiddetti cleistoteci all’interno delle screpolature della corteccia e/o di micelio nelle gemme infette). I

cleistoteci

sono

responsabili

delle

infezioni

primarie

Il microclima del singolo vigneto può essere migliorato sfavorevole

pratiche agronomiche.

alle

infezioni,

attuando

idonee

In generale va ricordato che l'elevato vigore vegetativo rende

la pianta più sensibile agli attacchi di oidio perchè risulta favorito l'ombreggiamento e lo scarso ricambio di aria. UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013

15


La defogliazione riduce l'ombreggiamento, favorisce l'ingresso di luce e garantisce l'uniforme distribuzione dei prodotti antioidici.

Le radiazioni luminose, garantite da un'adeguata penetrazione

fase, specie se le condizioni climatiche sono propizie per

conidi. In presenza di vegetazione fitta si osserva invece

immaturi che per diversi motivi sono presenti nel grappolo.

della luce solare nel vigneto, devitalizzano progressivamente i ristagno di umidità che, se protratta per lunghi periodi,

favorisce lo sviluppo dell'infezione oltre ad impedire l'uniforme distribuzione dei prodotti fitosanitari sulle piante.

l'evolvere di attacchi tardivi. Attenzione anche ai piccoli acini Questi sono ancora suscettibili e vanno a costituire un punto di innesco per nuove infezioni.

Per gli stessi motivi risultano importanti gli interventi di

Sensibilità varietale

sfogliature, discesa del grappolo, selezione del grappolo,

panorama mondiale delle varietà di uva da tavola. Conside­

potatura

al

verde

(eliminazione

del

doppio

germoglio,

eliminazione dell'acinino). Si tratta di operazioni comuni e banali ma che se non effettuate o effettuate con ritardo

rispetto al momento ottimale, possono causare non pochi problemi nella gestione del patogeno.

Esistono diversi gradi di tolleranza e suscettibilità all’oidio nel rando le varietà di maggior diffusione in Puglia, secondo

diverse pubblicazioni, quelle più sensibili sono le cv. Italia, Regina, Vittoria e Red globe.

Per quanto appena detto si raccomanda, inoltre, di mantenere

La difesa dall'oidio in sintesi

evitando eccessivi apporti idrici e concimazioni azotate,

conservazione durante l’inverno e ampi limiti climatici per lo

equilibrato

lo

sviluppo

vegeto–produttivo

del

vigneto,

essendo queste da considerare pratiche di forzatura che, indirettamente, favoriscono la diffusione della malattia.

Non abbassare la guardia dopo l'invaiatura

Raggiunta la maturazione il rachide del grappolo è ancora su­ scettibile agli attacchi di oidio, pertanto è raccomandata la di­ fesa con interventi antioidici "di chiusura" anche in questa

Le caratteristiche biologiche del fungo (duplice modalità di sviluppo), unite all’evoluzione incontrollabile che le infezioni possono assumere se non opportunamente gestite ed alla difficoltà di individuare i primi sintomi, rappresentano un ostacolo alla realizzazione di criteri razionali di intervento

contro l’oidio. La corretta gestione della malattia dovrà essere

condotta avendo cura di ripetere i trattamenti antioidici ad intervalli regolari, con turno più o meno ampio in funzione

delle condizioni climatiche e delle sostanze attive utilizzate. La

corretta strategia dovrà prevedere l'utilizzo di molecole di­ verse, caratterizzate da differenti meccanismi di azione e che

non abbiano in passato mostrato segni di induzione di resi­ stenza nel patogeno.

A questo dovrà affiancarsi la considerazione dei parametri pe­ doclimatici relativi allo specifico areale di produzione, la valu­ tazione della presenza di inoculo (germogli infetti per via gemmaria) corretta

derivante

gestione

dall'annata

dell'equilibrio

precedente,

nonchè

vegeto–produttivo

la

della

pianta, evitando eccessive concimazioni azotate, ed attuando

tutte quelle pratiche agronomiche di potatura verde che favo­ riscono la ventilazione ed una adeguata presenza di luce nel vigneto. Una delle varietà più suscettibili all'oidio è la Vittoria.

16

UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013

La Redazione

info@uvadatavola.com



OROLENE­OROPLUS:

teli

intelligenti

grazie

ad

approccio metodologico per la definizione di un risultato su base scientifica Ovvero

I

come

trasporre,

in

una

metodologia

scientificamente

corretta,

la

verifica

delle

indicazioni fornite da clienti e produttori derivanti da prodotti e soluzioni testate sul campo.

l maggior patrimonio di un azienda proiettata nel futuro

• Enti esterni certificati (Università, Centri di Ricerca Specia­

esperienziale che é in grado di polarizzare a sé.

Plastik ha sicuramente il vantaggio di ricoprire un'importante

quale

Plastik

è rappresentato dal capitale umano ed

Nel caso specifico dei teli per l’agricoltura, sin dalle origini, si

vengono a mixare dal mercato esigenze di vario genere: formulazioni adeguate per migliorare l’interazione con la luce solare ed ideali per resistere a nuovi prodotti chimici in uso. Soluzioni tecniche nuove per garantire un prodotto adeguato

alle continue mutazioni delle strutture in uso e macchine au­ tomatiche per la movimentazione dei teli stessi. Soluzioni di

packaging per garantire la più adeguata e semplice movi­ mentazione sul campo. I teli devono poter essere riutilizzati il più a lungo possibile. Tutte queste informazioni devono poter definire gli obiettivi per un nuovo sviluppo.

La spinta del mercato con le sue esigenze ed una politica aziendale volta al miglioramento continuo, come in uso in

Plastik da oltre 50 anni, ha portato nel 2006 l’ufficializzazione

del passaggio da Orolene , nato già 30 anni prima e bre­ ®

vettato dall'intuizione del fondatore di Plastik, Sig. Cattaneo,

a Oroplus , film ufficialmente brevettato nel 2012. Solo gra­ ®

zie ad un approccio scientifico è stato possibile definire i teli Orolene ed Oroplus "Intelligenti".

Abbiamo avuto modo di approfondire come la Ricerca e lo

Sviluppo in ambito "materie plastiche" risulti essere un ambiente complesso e con regole ben precise.

Se per tutte le esigenze tecniche, volte a migliorare l’utilizzo

sul campo dei teli, il riscontro oggettivo è quasi sicuramente il più immediato e semplice da reperire grazie al contributo dei

lizzati)

.

posizione a livello mondiale nel settore igienico sanitario (bu­ siness primario dell’azienda), ciò comporta la presenza di tecnici specializzati con competenze in ambito chimico e tecnici di processo, il tutto supportato da laboratori in grado di soddisfare ogni esigenza internamente.

Se oggi Orolene® ed Oroplus® vengono definiti intelligenti è grazie all’esito di analisi scientifiche certificate sulle nuove

formulazioni proposte che hanno permesso di confermare

quanto fino a poco tempo prima poteva essere considerata una semplice sensazione più o meno positiva del mercato. L'articolo

"Influence

of

Natural

and

Accelerated

Weathering on Performance of Photoselective Gree­

nhouse film" (Influenza dell'invecchiamento naturale ed accelerato sulle performance di un film fotoselettivo per

serra) apparso nel Maggio 2012 su Applied Polymer Science, è l’esempio che meglio rappresenta cosa si intende per approccio scientifico ad un nuovo progetto di Ricerca e Sviluppo.

Applied Polymer Science è la più rinomata rivista scientifica specializzata nelle materie plastiche a livello internazionale.

Si allega parte dell’introduzione dell’articolo in questione rea­ lizzato su formulazioni Oroplus®:

• La ricerca si propone di studiare gli effetti degli agenti atmosferici naturali e dell’invecchiamento su film a base di polietilene.

tanti clienti partner, per tutto ciò che riguarda l’efficacia di

• Sono stati presi in considerazione, film monostrato con

sativamente controverificare le prime impressioni ottenute

nenti pigmenti organici e un assorbente UV di benzofenone.

una nuova formulazione e l’esito di una prova, occorre tas­ con un approccio scientifico. Per ottenere

questo occorre poter disporre di una struttura

adeguata, un team tecnico dedicato ed un'organizzazione in grado di stabilire un rapporto di partnership con: • Produttori di Materie prime (Polimeri, Additivi) • Produttori di tecnologie

18

UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013

bassa densità lineare, e bassa densità di polietilene, conte­

• I campioni sono stati sottoposti ad agenti atmosferici natu­ rali o utilizzando due diversi procedimenti artificiali: lampa­ da UV e da camera QUV (Test sul campo e test di laboratorio).

Chiunque

fosse

interessato

contattare Plastik SpA.

all’intero

documento

può


In chiave scientifica su tale pubblicazione viene confermato

Il tutto sempre con la supervisione di tutti gli interlocutori

condizioni ideali in grado di soddisfare le condizioni generali

Ad oltre un anno dai primi test, quelle che oggi risulteranno

come i prodotti Plastik proposti oggi possono garantire le qui sotto citate (estratto dal documento):

L'esposizione ad un intenso irraggiamento solare, combi­ nato con molti fattori come umidità, inquinanti atmosferici,

sostanze chimiche e così via, è solitamente responsabile di una degradazione rapida sulle coperture in plastica. Questa criticità ha portato ad uno specifico interesse di ricerca verso la comprensione di tali complessi meccanismi, al fine di poter migliorare la durata di utilizzo delle coperture.

In questo quadro, il principale obiettivo dei ricercatori è

quello di aumentare la trasmissione PAR di film e di miglio­ rare allo stesso tempo lo spettro della luce, al fine di soddi­ sfare le esigenze delle piante o colture protette.

Oggi più di ieri, grazie alla spinta dei clienti che credono in

Plastik ed in questo suo approccio al miglioramento continuo, si

stanno

Oroplus

®

portando

avanti

nuovi

test

per

l’impiego

di

nel mondo della coltivazione di frutti di vario genere

oltre che dell’uva da tavola. I test hanno generato l’interessa­

interessati: Fornitori, Centri di ricerca, tecnici specializzati.

essere semplici impressioni sul campo, dovranno forzata­ mente passare da un'analisi scientifica al fine di poter ga­ rantire un risultato certificato sull’esito di diverse prove in varie parti del continente.

Tutte queste informazioni faranno parte delle conoscenze dell'intero sistema Plastik rappresentato da clienti partner che potranno usufruire di un know­how frutto di varie esperienze

in ambito internazionale su varie colture con diverse soluzioni e fornitori, che in partnership continueranno ad evolvere le loro proposte in funzione alle nuove esigenze del mercato, alle

università ed ai centri ricerca, collaboratori interni ed esterni vicini al mondo Plastik.

Il risultato ottenuto ha ulteriormente convinto Plastik a pro­ seguire nello sviluppo continuo di Oroplus® e ad essere

sempre più soggetto attivo nel portare le intuizioni e le pro­ blematiche del campo verso una risoluzione scientificamente corretta.

mento di diversi produttori in varie parti del mondo chiara­

Le persone che, a vario titolo, costituiscono il mondo Plastik e

Ciò che accomuna tutti questi progetti è che, partendo dalla

scondono l'impegno che un simile lavoro comporta. Sicura­

mente con esigenze e condizioni differenti tra loro.

funzione principale di Oroplus , ovvero "l'anti­pioggia", si ®

stanno testando, per esempio, l'anticipo di maturazione, il mi­ glioramento delle caratteristiche organolettiche e di colore

dei frutti, l'uniformità della diffusione della luce (frazione lu­ minosa PAR), la funzionalità della fotoselettività. Vi sono poi

test più avanzati, come la misurazione continua delle condi­ zione microclimatiche nel frutteto protetto da varie tipologie

di Oroplus . Questo per raggiungere una maggior consapevo­ ®

lezza circa l'importanza del microclima nella lotta guidata,

nell'uso più razionale dell'acqua irrigua e nel contrasto alla diffusione di alcune patologie e/o parassiti (Lotta Combinata).

che in esso vedono un sistema che genera idee, non na­ mente,

in

un

momento

come

l'attuale,

continuare

ad

impegnare energie umane ed economiche in progetti di svi­ luppo é oneroso e potrebbe apparire contraddittorio. La re­ sponsabilità che Plastik sente di avere verso chi in essa crede

(clienti partner e chi è interessato al bene del mondo agricolo) e che al suo sviluppo dà entusiasmo e fiducia, ne rafforza la determinazione a guardare oltre l'orizzonte della contingenza.


Innovazioni

Sistemi di supporto alle decisioni nella difesa delle colture

L

a difesa delle colture ha subìto, negli anni, una pro­

o delle popolazioni di fitofagi. Tecnici e agricoltori possono

dall’impiego di metodi semplici e poco rispettosi

tempestivo e razionale, le opportune strategie di difesa delle

fonda evoluzione che ha comportato il passaggio

dell’ambiente a metodi più complessi ed articolati. Questo è

stato determinato da cambiamenti culturali, scientifici e legi­ slativi. Ricerche scientifiche hanno permesso di migliorare le tecniche di difesa attraverso lo studio dello sviluppo delle

avversità in campo, dei più opportuni mezzi di controllo e del

loro impatto sull’ambiente. Inoltre, nel corso degli anni i pro­ dotti fitosanitari sono stati interessati da numerose normative europee.

Alla fine del 2009 sono stati approvati alcuni importanti provvedimenti riguardanti i prodotti fitosanitari, fra questi la direttiva 128/2009 relativa all’uso sostenibile e il regolamento

1107/2009 sull’immissione in commercio dei prodotti fitosani­ tari, che sono sicuramente quelli più rilevanti. Si tratta di norme che impongono alle multinazionali l’immissione in

commercio di prodotti fitosanitari ancora più sicuri, ai tecnici la scelta del prodotto da utilizzare attraverso metodi di difesa fitosanitaria

razionali,

compatibili

con

il

mantenimento

dell’ecosistema e con la salute del consumatore, e agli agri­ coltori l’impiego dei prodotti fitosanitari nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.

Lo scopo degli studi epidemiologici in patologia vegetale è quello di conoscere gli elementi chiave dello sviluppo delle

malattie in campo, ed utilizzare queste informazioni per gesti­ re le malattie in modo razionale con l’aiuto dei modelli mate­ matici. I modelli previsionali sulle malattie delle piante sono

una semplificazione delle relazioni che intercorrono tra pato­ geno, pianta e ambiente; gli elementi chiave che consentono lo sviluppo di una malattia nel tempo e nello spazio.

Studi sono stati effettuati anche in entomologia agraria per

studiare lo sviluppo delle popolazioni di insetti in relazione ai fattori ambientali. Questi studi hanno permesso di sviluppare

per alcuni fitofagi modelli matematici in grado di descrivere le dinamiche di popolazione e prevedere il loro sviluppo in campo.

Nella pratica i modelli matematici, in grado di prevedere lo

sviluppo in campo di malattie e fitofagi, possono entrare a far

parte di sistemi di avvertimento a livello territoriale o di siste­ mi di supporto alle decisioni computerizzati, utilizzabili da

agricoltori e tecnici a livello aziendale o di singolo appezza­ mento. Questi sistemi, utilizzando come input per i modelli dati raccolti in tempo reale da centraline meteo installate in

campo, consentono di prevedere l’andamento delle malattie

20

UvadaTavola ­ n. 3

luglio­agosto 2013

utilizzare queste informazioni per mettere in atto, in modo

colture. Per esempio, prevedere il mancato sviluppo di una

malattia in campo o l’assenza di un fitofago a causa di condi­ zioni non favorevoli, può evitare agli agricoltori l’applicazione

di prodotti fitosanitari con un impatto economico e ambientale positivo.

Al contrario, la previsione di condizioni favorevoli alle infezioni

di un patogeno o la presenza in campo di un determinato sta­ dio di un fitofago, può permettere ai tecnici e agli agricoltori di scegliere il più adeguato prodotto fitosanitario da applicare

al momento opportuno. L’utilizzo di queste informazioni per la difesa delle colture permette un minore e un più appropriato

utilizzo di prodotti fitosanitari nel rispetto delle attuali

normative europee, il raggiungimento di adeguati standard produttivi e un positivo impatto economico sul bilancio aziendale.

In Italia, a livello territoriale e pubblico, la regione dove i mo­ delli previsionali vengono maggiormente utilizzati nella previ­ sione e avvertimento per le avversità delle colture è l’Emilia Romagna

(www.ermesagricoltura.it/Servizio­fitosanitario/Di­

fesa­e­diserbo­delle­piante). In questa regione il Sistema di previsione e avvertimento per le avversità delle piante è un

servizio pubblico, gratuito per gli agricoltori, attivo già da di­ versi anni, che ha lo scopo di fornire indicazioni sui momenti più opportuni per eseguire i trattamenti di difesa attraverso

pagine web appositamente dedicate. Il Sistema, attivo per

alcune colture (tra cui la vite) e determinate avversità, punta a ottimizzare gli interventi fitosanitari e semplificare l'attività

di tecnici e agricoltori, nel rispetto delle attuali normative eu­ ropee.

L’utilizzo dei sistemi di supporto alle decisioni nella difesa

delle colture permette il raggiungimento di uno degli obiettivi

della direttiva 128/2009, che impone agli utilizzatori di fito­ farmaci, a partire dal primo gennaio 2014, il monitoraggio

degli organismi nocivi con metodi e strumenti adeguati. Tali strumenti

dovrebbero

includere

osservazioni

sul

campo

nonché sistemi di allerta, previsione e diagnosi precoce scientificamente validi.

Nicola Ciliberti

PhD Student

Agrisystem, Facoltà di agraria di Piacenza

nicola.ciliberti@unicatt.it



Salute

L'uva da tavola protegge la pelle dai raggi solari L'uva da tavola è in grado di proteggere la pelle dai danni

Lo studio sarà effettuato dall’Australasian Research Institute,

A sostenere questa tesi sono i ricercatori dell'Università di

"I danni da UV sono un grosso problema in Australia. Se sia­

provocati da un’eccessiva esposizione al sole.

Barcellona (Spagna) e del Consiglio Nazionale di Ricerca Spa­ gnolo, coordinati dalla Prof.ssa Marta Cascante del Diparti­ mento

di

Biochimica

e

Biologia

Molecolare,

che

hanno

presentato di recente i risultati di un loro studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.

sezione di ricerca del Sydney Adventist Hospital.

mo in grado di migliorare il processo di riparazione della pelle,

si può limitare il numero di mutazioni che possono essere po­ tenzialmente cancerogene", ha dichiarato la ricercatrice Olivia Szeto.

"I polifenoli presenti nell'uva inibiscono la generazione di radi­

Come noto, l'uva da tavola contiene moltissimi antiossidanti,

p38, per cui svolgono un'azione protettiva contro i raggi ultra­

di radicali liberi nelle cellule umane esposte ai raggi UVA e

cali liberi e, di conseguenza, l'attivazione degli enzimi JNK e violetti emessi dal sole", ha spiegato Cascante.

A breve anche alcuni ricercatori australiani effettueranno un nuovo studio che determinerà se gli estratti di uva possono

rafforzare la capacità della pelle di respingere i raggi UVA e

tra cui i flavonoidi. Sono proprio loro a ridurre la formazione UVB e, in questo modo, ne contrastano gli effetti nocivi. Contrastare

la

formazione

dei

rallentare l’invecchiamento cellulare.

radicali

migliorarne la capacità di autoriparazione in seguito ad espo­

significa

anche

Domenico Zagaria

sizione a questi ultimi.

Agronomo

I nostri numeri

• Oltre 500 produttori associati • Oltre 3000 ettari coltivati

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www.apocsalerno.it info@apocsalerno.it Direzione e Uffici

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Uffici zonali

Via Manfredonia 35, 71122 Foggia Tel e Fax +39 0881 707243

Dott. D. Petruzzelli Tel 338 4722092

Loc. Bonito, 81030 Cancello ed Arnone (CE) Tel +39 347 6114074




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