Estratto del libro - LE CARTE SPARSE - Corrispondenze garibaldine di Ippolito Nievo 1859-1861

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Alberto Barcella • Pietro Amorelli

LE CARTE SPARSE Corrispondenze garibaldine di Ippolito Nievo Approfondimenti di storia postale siciliana 1859-1861


PREFAZIONE

Collezionismo e storia, collezionismo ed arte, collezionismo e cultura sono binomi inscindibili che tanto hanno contribuito alla rivisitazione ed alla ricostruzione del passato dell’uomo. Un passato che per i collezionisti non è, e non deve essere, rimpianto verso i tempi andati, bensì fonte di studi per un esame consapevole del passato che aiuti, attraverso la conoscenza, a fornire alla società in cui viviamo nuovi elementi, nuovi stimoli. È ben noto che solo grazie a grandi collezionisti del passato oggi esistono tanti musei d’arte che spaziano nelle varie forme espressive dell’uomo (alle pinacoteche si sono affiancate tante importanti biblioteche, musei della ceramica, di numismatica, di filatelia e storia postale, solo per citarne alcuni). Sì, perché il collezionista - mi riferisco in particolare al campo oggetto di questa pubblicazione - oltre ad avere salvato in tanti casi dalla possibile distruzione documenti cartacei, li ha valorizzati, li ha studiati confrontandosi con altri, divenendo un esperto di quel settore e contribuendo alla ricostruzione, ad esempio, della storia e dei trasporti postali nel periodo che portò all’unità dell’Italia, dando infine alle stampe i risultati di quegli approfondimenti. La Sicilia nel periodo in esame, che va dal 1859 al 1861, fu l’ultima nel territorio italiano ad emettere propri francobolli (a distanza di circa 20 anni dal primo francobollo emesso in Inghilterra ed a distanza di circa 10 anni dai francobolli del Lombardo Veneto) e costituisce l’unico caso noto al mondo in cui, anziché provvedere alla emissione di nuovi francobolli con l’arrivo di Garibaldi, mettendo fuori uso quelli raffiguranti il re Ferdinando, si tornò al vecchio sistema prefilatelico in cui la corrispondenza postale veniva pagata dal destinatario. Ciò fin quando entrarono in uso in Sicilia i francobolli di Sardegna (1° maggio 1861) e mentre tutte le lettere che pervenivano dal resto d’Italia recavano invece i francobolli apposti che, in tanti casi, come evidenziato dai documenti riprodotti dagli autori, vennero asportati. In questo scenario i due collezionisti autori di questa opera, partendo ognuno da una lettera in proprio possesso indirizzata ad Ippolito Nievo ed esaminando l’altra corrispondenza dello scrittore custodita negli archivi - in particolare nella Biblioteca civica Joppi di Udine - se da un lato hanno aggiunto un tassello alla storia del patriota che naufragò nel viaggio tra Palermo e Napoli nel 1861, rendendoci partecipi della situazione in cui egli operò in Sicilia mantenendo attraverso le lettere i rapporti con i familiari, dall’altro hanno arricchito di una dotta pubblicazione il grande capitolo della Storia Postale italiana, della Sicilia, del periodo garibaldino, dei sistemi di posta emergenziali connessi ad una situazione insurrezionale. Giulio Perricone Presidente dell’Unione Filatelica Siciliana

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UN VALORE AGGIUNTO Le ultime lettere di (e per) Ippolito Nievo testimonianza inconsapevole per la storia postale Ippolito Nievo trascorre gli ultimi mesi della sua vita al seguito delle truppe di Garibaldi in Sicilia tra il maggio 1860 e i primi giorni del marzo 1861. Molte delle lettere di quel periodo, da lui scritte o a lui dirette, sono conservate alla Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine e offrono un punto di vista privilegiato sulla situazione politica italiana alla vigilia dell’Unità. Le carte sparse. La corrispondenza di Ippolito Nievo dal 5 maggio 1860 fino alla sua morte, il testo che Alberto Barcella e Pietro Amorelli dedicano a quegli ultimi mesi di Ippolito, accende l’attenzione su alcuni aspetti quasi inesplorati di questi scritti, ossia sugli elementi e segni “convenzionali” che si trovano sulle buste, o all’esterno della carta da lettere usata con funzione di busta; non vengono tralasciati però i testi delle missive che sono ripresi e citati per far meglio comprendere il significato di quei segni esterni. Sono questi i francobolli, i bolli, diversi per tipo e per colore, alcune sigle o numeri che all’occhio di un profano della storia della filatelia suscitano molte domande che invariabilmente rimangono senza una risposta. Il saggio dei due autori ci viene in soccorso e ci apre un mondo inedito, guidandoci dal luogo di partenza della lettera alla sua finale destinazione, attraverso le varie tappe di posta in un’Italia in formazione, con normative postali diverse, in parte già stabilite o in parte modificate nel corso di quel periodo, nel passaggio tra Regno borbonico, Regno di Sardegna e Lombardo Veneto. Valori diversi, a seconda degli Stati interessati, per i francobolli superstiti di cui spesso malauguratamente rimane solo il segno della loro esistenza sulle buste, vista una certa abitudine ancora spesso in uso di asportare il francobollo o, ancor peggio se possibile, di strapparlo, mutilando la busta, considerata abitualmente (anche ai nostri giorni) come un effimero contenitore di un documento, e non come un portatore di informazioni singolari. Testimonianze parlanti (e direi quasi urlanti) di questo diffuso costume sono le raccolte epistolari conservate nelle biblioteche e negli archivi che mostrano come un gesto abitudinario abbia in realtà oltraggiato le carte, che hanno valore e significato pieno solo nella loro completezza e integrità. I due esperti e consapevoli filatelici offrono pertanto di questi documenti di Ippolito una lettura aggiuntiva, dando alfine senso e significato a quegli elementi esterni, quasi del tutto estranei per chi scrive e per chi riceve le lettere, troppo spesso trascurati e sottovalutati. Francesca Tamburlini Responsabile Sezione manoscritti e rari Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine

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Carta della Sicilia pubblicata nel 1860 su Le tour du monde, rivista parigina edita dalla Librairie de l’Hachette et C. diretta da Edouard Charton.

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I COMITATI INSURREZIONALI SICILIANI Il sistema di posta nel maggio del 18601 Alberto Barcella

Nel corso del XIX secolo, in Sicilia si contarono numerosi moti rivoluzionari finalizzati a liberare l’isola dal dominio dei Borboni. Il principale, la rivoluzione del ‘48, scoppiato in gennaio a Palermo presso la Fiera Vecchia, rapidamente estesosi a tutta l’isola, procurò ai siciliani 16 mesi d’indipendenza, concludendosi tragicamente nella primavera del 1849. Dopo questa parentesi di libertà, la poliziesca restaurazione del governo contribuì ad esacerbare ancor più gli animi dei patrioti. Negli anni ‘50, oltre all’aspirazione autonomista, molto diffusa tra i nobili e le élites borghesi, iniziò ad affermarsi, con crescente intensità, l’attivismo dei movimenti risorgimentali che miravano all’unità d’Italia.2 Il collante che contribuì a conciliare le aspirazioni di questi due orientamenti politici sostanzialmente divergenti fu, senza dubbio, l’avversione alla dinastia regnante. Nei primi mesi del 1860 molti liberali, rincuorati dal felice esito della II Guerra d’Indipendenza, ritennero che i tempi fossero maturi per la rivoluzione. Gli emigrati siciliani svolgevano un’intensa azione politica per inviare un corpo di volontari sull’isola e intensificavano i contatti con i comitati rivoluzionari che segretamente tramavano in tutte le province dell’isola. Rosolino Pilo3 all’inizio della primavera del ‘60 abbandonò il suo esilio e raggiunse clandestinamente la Sicilia per coordinare l’opposizione ai Borboni; una volta sbarcato apprese che a Palermo si era già passati all’azione con la sfortunata rivolta della Gancia.4 Sebbene l’ordine nella capitale fosse rapidamente ristabilito dalle truppe borboniche, la rivoluzione era principiata e nel volgere di pochi mesi porterà alla liberazione della Sicilia dalla dominazione borbonica. 1

Il presente articolo è una rielaborazione di due miei precedenti lavori: La posta dei Comitati insurrezionali siciliani nel mese di maggio 1860, pubblicato nel numero unico per il 17° Campionato Italiano di Filatelia, Circolo Filatelico Bergamasco - 2013 e Il sistema di comunicazione tra i Comitati insurrezionali siciliani nel maggio del 1860 pubblicato nel n.31 della rivista Sicil Post, giugno 2015. 2 Gli ideali risorgimentali erano promossi in particolare dall’emigrazione siciliana; ossia da coloro che, successivamente al fallimento della rivoluzione del ‘48, per le loro idee politiche erano stati banditi dal Regno, oppure volontariamente avevano lasciato la patria per sfuggire alle persecuzioni del governo. 3 Rosolino Pilo (1820-1860), di nobile famiglia fu uno dei primi ad aderire alla rivoluzione del ‘48, per questo fu costretto all’esilio prima a Marsiglia e poi a Genova. Il 28 marzo 1860 con Giovanni Corrao si imbarcò clandestinamente per la Sicilia che raggiunse il 10 aprile. In maggio organizzò una colonna armata di circa mille volontari che guidò verso la capitale dell’isola, ma il giorno 21 cadde nei pressi di Monreale in uno scontro armato. 4 La rivolta della Gancia prese il nome dal convento dei Frati Minori Osservanti di Palermo dove, il 4 aprile 1860, Francesco Riso con circa sessanta compagni diede principio ad un’insurrezione presto sedata nel sangue.

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I COMITATI INSURREZIONALI SICILIANI

Fig.1 - 25 maggio 1860 - lettera del presidente del Comitato di Roccapalumba per il presidente del Comitato del capo-distretto di Termini. Bollo circolare con Trinacria “Roccapalumba” risalente al ‘48.

Fig.2 - 28 maggio 1860 - lettera del presidente del Comitato di Alia per il presidente del capo-distretto di Termini. Bollo in cornice ellittica “Comitato Comunale di Alia”.

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I COMITATI INSURREZIONALI SICILIANI

Fig.7 - Copia “conforme”, eseguita dal Comitato di Termini, del bollettino emanato da Garibaldi il 27 maggio 1860 in Palermo.

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I COMITATI INSURREZIONALI SICILIANI

Fig.19 - 27 maggio 1860 - lettera del presidente del Comitato di Castrofilippo per il presidente di Girgenti. Bollo amministrativo in doppio cerchio con Trinacria “Amministrazione Civile di Castrofilippo” risalente al ‘48.

Fig.20 - 26 maggio 1860 - lettera del presidente del Comitato distrettuale di Cefalù per il presidente di Petralia Soprana. Sul fronte, manoscritto Dal Comitato di Cefalù; a tergo, bollo con Trinacria “muta” in cerchio. 34


LE CARTE SPARSE La corrispondenza di Ippolito Nievo dal 5 maggio 1860 fino alla sua morte Alberto Barcella - Pietro Amorelli

L’occasione di scrivere un articolo sulla corrispondenza di Ippolito Nievo, nel periodo compreso tra l’inizio della Spedizione dei Mille e la sua tragica scomparsa nel naufragio dell’Ercole, nacque quando i due autori, scambiandosi informazioni sulla posta in Sicilia nel periodo della dittatura di Garibaldi, scoprirono di possedere entrambi un documento postale indirizzato allo scrittore. Iniziò così un’appassionante ricerca sugli epistolari pubblicati e negli archivi che costudiscono gli originali dei carteggi nieviani: una moltitudine di carte che il tempo ha disperso e l’avidità mista all’ignoranza di taluni danneggiato. Per la prima volta questi scritti sono stati studiati dal punto di vista storico postale, ponendo così una modesta tessera nel grande mosaico dei lavori di critica letteraria e dei saggi storici su uno tra i più importanti romanzieri italiani dell’Ottocento. Non è questa la sede per dilungarsi sulla biografia di Nievo, ma qualche cenno è indispensabile per introdurre l’oggetto delle nostre indagini. Ippolito nasce a Padova nel 1831 da Antonio, magistrato di agiata famiglia mantovana, e da Adele Marin, figlia di un patrizio veneziano e di una contessa friulana della famiglia Colloredo. Ippolito è il primo di sei figli, dei quali solo lui e altri tre raggiungeranno l’età adulta: Carlo (1836-1907), Elisabetta (18371926) e Alessandro (1839-1908). Nel 1837 il padre, trasferito per servizio a Udine, viene seguito dalla famiglia; Ippolito ha così l’occasione di frequentare il castello di Colloredo, fonte di ispirazione per Le Confessioni di un italiano, suo futuro capolavoro. Nel 1841 inizia regolari corsi di studio a Verona, ove riceve frequenti visite del nonno materno che eserciterà una fondamentale influenza sulla formazione letteraria del giovane. Nel 1847 Antonio è destinato alla pretura di Sabbioneta; ciò permette alla famiglia di riunirsi a Mantova nel palazzo avito ereditato dal padre dello scrittore, insieme alla villa di Fossato di Rodigo. Il Nostro, studente nel liceo cittadino, simpatizza per le idee liberali che lo porteranno nel ‘48 a partecipare al tentativo di insurrezione della città. Alla restaurazione dell’ordine, la famiglia, preoccupata per le conseguenze che la condotta del figlio poteva avere sulla carriera del padre, lo allontana da Mantova mandandolo prima a Cremona e poi in Toscana ove entrerà in contatto con il locale ambiente democratico. Rientrato in Lombardia nel 1850 ottiene la licenza liceale e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Pavia. L’anno seguente, emotivamente scosso per la rottura della relazione sentimentale con Matilde Ferrari, scriverà il suo primo romanzo: Antiafrodisiaco per l’amor platonico. Nel 1852, si trasferisce all’Università di Padova, e inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche. Conseguita la laurea nel 1855, frequenta uno studio notarile, ma presto preferisce dedicarsi all’attività pubblicistica, segnalandosi nel vivace mondo del giornalismo milanese. Nei suoi lunghi soggiorni nella città meneghina

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LE CARTE SPARSE

Fig.1 - Mantova, luglio 1860 - lettera di Adele per Ippolito, messa in posta a Gazzoldo (16 luglio) per Palermo. (Biblioteca Civica “V.Joppi” di Udine, F.p. 2553/18)

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LE CARTE SPARSE

Fig.4 - Corcoraci, 5 agosto 1860 - lettera di Alessandro per Ippolito, messa in posta a Messina (8 agosto) per Palermo. (Biblioteca Civica “V.Joppi” di Udine, F.p. 2550)

Fig.5 - Palermo, 10 agosto 1860 - lettera di Ippolito per Adele, rispedita da Genova (19 agosto) per Mantova. (Biblioteca Civica “V.Joppi” di Udine, F.p. 3957/22) 63


LE CARTE SPARSE

Fig.12 - Mantova, ottobre 1860 - lettera di Adele per Ippolito, messa in posta a Gazzoldo (29 ottobre) per Palermo. (Collezione Pietro Amorelli)

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LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860 Con alcune note sull’uso politico dell’iconografia postale Pietro Amorelli

Il 1° gennaio 1859 la Sicilia ebbe finalmente i suoi francobolli; ciò avvenne a distanza di un anno dall’emissione per le province continentali del Regno delle Due Sicilie. L’esigenza di estendere alla Sicilia l’uso dei francobolli era già stata manifestata nel decreto di emissione dei bolli napoletani (9 luglio 1857) che all’art.15 recitava: Per la corrispondenza delle lettere e la spedizione delle stampe tra i reali domini al di là del Faro si continuerà ad osservare provvisoriamente l’attuale sistema in vigore, fino a quando non si sarà adottato anche per i reali dominii al di là del faro l’uso dei bolli di posta. La fitta corrispondenza intercorsa dalla fine del 1857 a tutto il 1858 tra il Ministro per la Sicilia Giovanni Cassisi e il Luogotenente di S.M. il Re in Sicilia Principe di Castelcicala, pubblicata nel 1904 da Emilio Diena nel suo fondamentale testo Storia dei francobolli di Sicilia, illustra passo dopo passo tutte le tappe che portarono all’emissione dei francobolli di Sicilia. Fin dai primi contatti traspare la preoccupazione e l’esigenza di adottare dei colori che riuniti in qualsiasi modo non potessero offrire combinazioni di colore non riconosciute dal nostro Real Governo, così si esprime il Cassisi in una lettera del novembre 1857 al Principe di Castelcicala. Quest’ultimo, opportunamente, proponeva di stampare i bolli in colori diversi per ognuno dei valori in modo tale che fossero riconoscibili dagli impiegati postali già ad una semplice e veloce occhiata anche alla fioca luce di una lampada a olio, ma questi colori non dovevano poter comporre nelle affrancature il tricolore italiano o francese ritenuti simboli rivoluzionari e antiborbonici. L’aver deciso poi di rappresentare sui francobolli la sacra immagine del Re pose il problema dell’annullo postale da adottare. Non a caso nel febbraio 1858 il Luogotenente generale esterna al Cassisi le sue perplessità qualora si fosse adottato il bollo “Annullato” in uso nella parte continentale del Regno: l’apposizione di questo bollo avrebbe costituito una grave irriverenza nei confronti del sovrano e dunque sarebbe stato conveniente adottare un modello che obliterasse i francobolli ma non toccasse l’immagine del re. Fu così che nacque l’annullo a ferro di cavallo (Fig.1). È possibile che l’adozione di questo particolare tipo di annullo riuscisse a convincere il Re. Un tipo superstizioso come Ferdinando non avrebbe mai concesso l’uso della sua immagine senza prima assicurarsi della sorte che quest’ultima avrebbe avuto una volta attaccata alle lettere dei siciliani; probabilmente considerava di cattivo augurio il trattamento subito dalle immagini dei suoi “colleghi” europei deturpate sui francobolli da annulli pesanti ma molto efficaci. Bisognava attendere quindi la creatività siciliana per vedere il profilo del Re delle Due Sicilie sui francobolli.

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LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860

Fig.1 - Annullo a ferro di cavallo.

Fig.2 - Lettera da Palermo a Trapani del 14 aprile 1859 con francobolli perfettamente obliterati. L’annullo, ben posizionato, lascia libera l’immagine del sovrano e il valore facciale.

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LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860

Fig.13 - Lettera da Messina a Napoli del 24 aprile 1860. Ferri di cavallo apposti “a sfregio”.

Fig.14 - Lettera da Palermo a Messina del 3 maggio 1860. Ferro di cavallo apposto “a forca”.

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LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860

Fig.17 - Lettera schiava del 28 giugno 1860 di un foglio da Milazzo a Palermo (30 giugno 1860). (Collezione Alberto Barcella)

Fig.18 - Lettera da Messina a Livorno del 23 luglio 1860. Ultimo giorno d’uso a Messina dei francobolli borbonici. (Collezione Alberto Barcella)

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LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860

Fig.44 - Lettera schiava da Palagonia a Pachino del 23 maggio 1861, transitata a Catania il 26 maggio. È l’ultima data nota delle due sole lettere conosciute dopo il 1° maggio 1861 con l’ovale borbonico di Palagonia.

Fig.45 - Lettera da Lercara a Palermo del 14 novembre 1861. Coppia del cent.5 verde di Sardegna. Il ferro di cavallo colpisce in pieno le due effigi di Vittorio Emanuele II. (Collezione Alberto Barcella)

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INDICE

PREFAZIONE ................................................................................................................................ Giulio Perricone UN VALORE AGGIUNTO .......................................................................................................... Le ultime lettere di (e per) Ippolito Nievo, testimonianza inconsapevole per la storia postale Francesca Tamburlini

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I COMITATI INSURREZIONALI SICILIANI ........................................................................... Il sistema di posta nel maggio del 1860 Alberto Barcella LE CARTE SPARSE ....................................................................................................................... La corrispondenza di Ippolito Nievo dal 5 maggio 1860 fino alla sua morte Alberto Barcella - Pietro Amorelli LA POSTA E LA RIVOLUZIONE SICILIANA DEL 1860 ........................................................... Con alcune note sull’uso politico dell’iconografia postale Pietro Amorelli

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BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................. 108

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Alberto Barcella • Pietro Amorelli

Alberto Barcella, classe 1955, è collezionista da sempre, avendo iniziato da bambino a seguire il padre Giuseppe nella sua avventura filatelica. Tra le varie collezioni di Antichi stati italiani e di alcuni stati balcanici, la preferita è quella degli annullamenti siciliani dal 1859 al 1861, La Sicilia tra due re, con la quale in passato partecipò a competizioni filateliche. Il poco tempo che gli concede la sua attività imprenditoriale è diviso tra la famiglia e la passione per il proprio hobby. È membro di numerose associazioni filateliche: Circolo Filatelico Bergamasco, Unione Filatelica Lombarda, Associazione Italiana di Storia Postale, Associazione di Storia Postale Siciliana, Royal Philatelic Society. In passato, oltre ad alcuni articoli sulla storia postale siciliana, ha pubblicato con Giorgio Bizzarri, Angelo e Mario Zanaria per il Club di Montecarlo il volume Etats Pontificaux, monografia sui francobolli pontifici 1852-1870. Pietro Amorelli è nato ad Agrigento il 25 gennaio 1968 e risiede a Casteltermini (Ag) dove esercita la professione di Farmacista. È sposato con Anna Maria Miceli, anche lei farmacista, e ha due figli, Chiara (21 anni) e Francesco (18 anni). Ha coltivato da sempre una non organica passione filatelica ma, entrato in contatto con gli ambienti filatelici palermitani grazie all’entusiasmo trasmessogli da Gianfranco Jannuzzo, è passato ad interessarsi di storia postale siciliana collezionando prefilateliche della provincia di Agrigento (l’antica Girgenti). Da circa un decennio si dedica prevalentemente al periodo garibaldino. Colleziona inoltre ambulanti ferroviari siciliani e tutto ciò che riguarda la sua Casteltermini. Ha pubblicato articoli sul Sicil Post Magazine (rivista della Associazione di Storia Postale Siciliana) e sul numero unico stampato in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dei francobolli di Sicilia (Sicilia duemilanove). Dal 2006 è socio dell’Unione Filatelica Siciliana con la cui squadra ha vinto il campionato Cadetti 2010.

Alberto Barcella • Pietro Amorelli

LE CARTE SPARSE

Corrispondenze garibaldine di Ippolito Nievo Approfondimenti di storia postale siciliana 1859-1861

La Sicilia del 1859-1861 raccontata attraverso la storia postale e la corrispondenza di Ippolito Nievo. Alcuni approfondimenti sullo straordinario periodo, dalle atmosfere gattopardesche, che precedette nell’isola l’Unità d’Italia, analizzando gli effetti della rivoluzione sul sistema postale e la corrispondenza di un giovane geniale e idealista che trascorse in Sicilia gli ultimi mesi della sua vita al seguito delle truppe di Garibaldi. Dall’introduzione di Giulio Perricone Presidente dell’Unione Filatelica Siciliana I due collezionisti autori di questa opera [...] se da un lato hanno aggiunto un tassello alla storia del patriota che naufragò nel viaggio tra Palermo e Napoli nel 1861 [...] dall’altro hanno arricchito di una dotta pubblicazione il grande capitolo della storia postale italiana, della Sicilia, del periodo garibaldino, dei sistemi di posta emergenziali connessi ad una situazione insurrezionale.

LE CARTE SPARSE 1859-1861

Dall’introduzione di Francesca Tamburlini Responsabile Sezione manoscritti e rari Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine Il testo [...] accende l’attenzione su alcuni aspetti quasi inesplorati di questi scritti, ossia sugli elementi e segni “convenzionali” che si trovano sulle buste [...] non vengono tralasciati però i testi delle missive che sono ripresi e citati per far meglio comprendere il significato di quei segni esterni. [...] Il saggio dei due autori ci viene in soccorso e ci apre un mondo inedito, guidandoci dal luogo di partenza della lettera alla sua finale destinazione [offrendo] di questi documenti di Ippolito una lettura aggiuntiva.

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