Arte contemporanea e Cives

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ARTE CONTEMPORANEA E CIVES Pratiche di artivismo


Il periodo di inattività della Galleria Civica di Trento è stato un pretesto per iniziare un lavoro collettivo volto ad intercettare i bisogni e le relative proposte per il rafforzamento e il miglioramento del sistema dell’arte contemporanea nella nostra Regione. Il percorso intrapreso nel maggio 2012 ha voluto suscitare nell’opinione pubblica una particolare attenzione rispetto alle dinamiche attorno cui si muove l’arte contemporanea ed i suoi attori. Gli incontri, le tavole rotonde, i talks sono stati, dunque, organizzati in spazi pubblici in un'ottica di informazione, formazione e ascolto con le istanze del contemporaneo. Gli artisti promotori dell’iniziativa hanno voluto raccogliere in questo documento i contributi di tutti coloro che sono intervenuti e hanno partecipato al libero scambio di idee, proposte ed esperienze professionali sulla base delle quali poter formulare delle proposte da sottoporre alla Vostra attenzione.


Lettera Civica scritta il 5 maggio 2012 Pubblicata sul quotidiano locale Il Trentino in data 13 settembre 2012

E la Civica? Perché nessuno ci informa sul suo futuro? Dal 5 aprile non se ne è saputo più nulla. I “cives” ne stanno sentendo la mancanza: non più una mostra da mesi, non un laboratorio, nessun nuovo artista con cui creare un dialogo. Non più la possibilità di sfogliare l’ultimo numero di Nero, Exibart, Mousse, Cura, Kaleidoscope, Frieze e altre riviste d’arte. L’aria è asfittica, manca l’ossigeno. La consapevolezza che il sistema culturale trentino stia crescendo in tutte le sue strutture si è ormai trasformata in coscienza. A questo punto è arrivato il momento di concentrarsi sempre di più sulla formazione e la produzione culturale, per far sapere quello che offriamo e quello che possiamo rappresentare a livello nazionale e internazionale. E questo oltre ad essere ovviamente conseguente a scelte politiche a monte, pensiamo sia responsabilità di noi artisti. Per affermare l’identità culturale del nostro territorio gli artisti hanno bisogno di formazione, di promozione, di sostegno e di un contesto internazionale. Il confronto con il contesto internazionale è necessario altrimenti l’artista rimane isolato in una situazione apparentemente autosufficiente, in realtà autoreferenziale. La chiusura della Galleria Civica rischia di vanificare il lavoro di crescita fatto in questi ultimi anni anziché promuoverlo strategicamente. Da persone che si sono formate, che hanno partecipato e usufruito delle attività della Galleria Civica di Trento ci sentiamo – in quanto fruitori in prima linea – di scrivere qualche riflessione per sottolineare i punti di forza che la Galleria Civica vorremmo mantenesse e su cui maggiormente si investisse. Riportiamo alla memoria alcuni dei progetti più sperimentali e più incisivi che la “Civica” abbia proposto in questi ultimi anni. “Neverending Cinema” (2005) a cura di Zimmerfrei durante la direzione di Fabio Cavallucci, in cui in pochi mesi centinaia di cittadini hanno partecipato a produzioni cinematografiche (distribuite poi nei più importanti musei italiani ed esteri). Un progetto “civico”, in cui artisti internazionali, artisti locali, cittadini, “non addetti ai lavori” hanno partecipato insieme, intessuto relazioni durante un processo creativo. “Opera Civica” (2011), a cura del Direttore Andrea Viliani, un’occasione più unica che rara per i giovani artisti trentini, che ha permesso ad alcuni di noi (finora 6 e speriamo che la possibilità si possa estendere a tanti altri) di accrescere le nostre professionalità proponendo progetti culturali di ampio respiro e misurandoci con il sistema dell’arte a livello internazionale. Le decine di workshops con artisti di fama internazionale che in questi dieci anni sono stati un’occasione di alta formazione culturale per tutti. E’ necessario sostenere e incentivare le professionalità dei ruoli dell’arte affinché chi opera nel settore riesca a rappresentare appieno le proprie qualità. Fondamentale è che la Civica riesca ad essere un connettore tra spazi pubblici e privati, fondazioni, tra Università e poli internazionali. Deve essere messa nelle condizioni di investire nella formazione di base e avanzata, di progettare produzioni culturali capaci di coinvolgere altre realtà territoriali, organizzare residenze per artisti, instaurare


collaborazioni internazionali, informare e coinvolgere costantemente la collettività. La chiusura della Galleria Civica di Trento apre un vuoto che è necessario colmare. Se questo significa ripensarne e riformularne l’assetto strutturale e organizzativo, è comunque importante non lasciar cadere il progetto culturale di fondo. Va individuato il modo di ripristinare un luogo che sia fucina di arte e di cultura, un laboratorio che costruisca le basi per lo sviluppo di uno dei settori economici strategici per il futuro del Trentino e dell’Italia. Non investirci sarebbe una scelta perdente e poco lungimirante. Firmato: Tatiana Festi, Federico Lanaro, Francesco Mattuzzi, Jacopo Mazzonelli, Valentina Miorandi, Laurina Paperina, Matteo Rosa. Sostenitori: Firme raccolte: 1) ELEONORA CUMER 2) ANTONIO VIGANO’ 3) FABIO BIFFI 4) ROSA BARBA 5) ANNAMARIA GELMI 6) MARIANNA MARTINONI 7) STEFANIA PALUMBO 8) GIGIOTTO DEL VECCHIO 9) EMILIA CAMPAGNA 10) DOMENICO DE CHIRICO 11) VALENTINA BARBAGALLO 12) MIKE FEDRIZZI 13) FILIPPO ANDREATTA 14) SABINA LORENZI 15) ELISA FANTIN 16) LORENZO FACCHINELLI 17) ROBERTO MESSINA 18) ANDREA BERTABONI 19) GIULIA MAGNABOSCO 20) LUCA COSER 21) PIERGIORGO BARDI 22) ODDO 23) LUCIA LEONARDI 24) ROBERTO ZIRANU 25) STEFANO ASSILLI 26) FRANCO ZUANETTO 27) CHIARA SANTUARI 28) SERGIO BORTOLOTTI 29) CLAUDIO PARENTELA 30) ALBERTO DETASSIS 31) SALVATORE TULIPANO 32) ROBERTA SEGATA 33) ROLANDO TESSADRI 34) RICCARDA TURRINA 35) GIGI ZOPPELLO 36) MARCO ANESI 37) VALENTINA MARCHEL

38) ANDREA MASSARELLI 39) FRANCESCA RIZZOLI 40) ERIKA FONTANARI 41) SELLY TRESOLDI 42) BEATRICE FORCHINI 43) MICOL COSSALI 44) LUCA CALDINI 45) ANGELO DEMITRI MORANDINI 46) PIETRO WEBER 47) COSTANZA GARAVELLI 48) ROBERTA SEGATA 49) VALERIA MARCHI 50) PUCCI 51) ANDREA PREGL 52) CRIS VECLI 53) SERBAN SAVU 54) STEFANIA GALEGATI SHINES 55) ENZO PEZZELLA 56) JUAN CARLOS CECI 57) KUNI GUNDE 58) DANIA STIEVANO 59) VERONICA BELLEI 60) ELISA PICONE 61) RUEDIGER WITCHER 62) MARCO CHIESA 63) ALDO COLELLA 64) DANIELE NEURO 65) BEATRICE FORCHINI 66) MARIO GARAVELLI 67) PIGI BARDI 68) ANNA PEENO

69) SALVATORE TULIPANO 70) GIULIANO PANARONI 71) DAVIDE TRIMELONI 72) RAFFAELLA TATANGELO 73) LUCIA LEO 74) FRANCO MARCONI 75) DANIELE CAMAIONI 76) PEPPE PICCICA 77) MIRELLA MIGLIORATO 78) GABRIELLA BATTISTIN 79) ANNA TAZZI 80) CAMILLA FOMIATTI 81) CARLA GALVAGNI 82) HECTOR HECTOR 83) ROBERTA ROSE CAVALLARI 84) UMPA D’ADDIO 85) VITTORIA DI CRISCIO 86) FRANCA ZAPPELLA 87) JESSICA LIGUORI 88) KATIA TUFANO 89) SERGIO GIOIELLI 90) ADRIANO PETRUCCI 91) GIGLIOLA DI CECCO 92) IMAO PIENAAR 93) ELISA AJELLI 94) ANDREA GALUPPINI 95) ROBERTO ZIRANU 96) ALBERTO DETASSIS 97) MICHELA SGROTT 98) FRANCO ZUANETTO 99) ILLA GOR


100) MARTA DA RE 101) MASCIA STIEVANO 102) ANGELO DE FRANCESCO 103) GIORGIA LUCCHI 104) SERENA OSTI 105) INGO PERRMANN 106) SARA SCIORINO 107) CARLO MIORANDI 108) MARIO COSSALI 109) MONICA BAGGIA 110) CARMEN STANGA 111) GIOVANNI MELILLO 112) KURT BAUMGARTENER 113) ROSANNA MUSUMECI 114) ADRIANO PAPPALARDO 115) GIANCARLO LAMONACA 116) TINA ZIVAGO

117) DANIA STIEVANO 118) BARBARA RITTER 119) OMAR BALZANELLI 120) ANTON AUER 121) MARTINE PARISE 122) DENIS ISAIA 123) MARTINA VAIDER 124) BEATE WEYLAND 125) THEO PIETRACUPA 126) FELIX PIETRACUPA 127) CARMEN OBKIRCHER 128) ANNA QUINZ 129) FABIO DALVIT

130) INES ZUCCHELLINI 131) LINDA VIGIANI 132) MARCO SEGABINAZZI 133) JUDITH WIELANDER 134) GAIA GUARIENTI 135) GIAMPIERO PILERI 136) DOBRILA DENEGRI 137) JULIA TROLP più 147 “I like” da Facebook


TAVOLA ROTONDA APERTA Where are we going? Giornata del contemporaneo 6 ottobre 2012 Galleria Civica di Trento via Belenzani 44, Trento


Tavola rotonda Where are we going? Contributo scritto di Anna Quinz - direttrice creativa Franzmagazine Bolzano, 6 ottobre 2012 Il Trentino e il vicino Alto Adige sono territori ricchi, in termini di economia e in termini di cultura. Sono però territori non perfetti, ma perfettibili. Nell’ambito culturale e - nello specifico – in quello dell’arte contemporanea, c’è ancora molto da fare. Ci sono luoghi belli che ancora non hanno la necessaria vitalità; ci sono idee forti e nuove che ancora non hanno il necessario supporto politico ed economico; ci sono istituzioni invecchiate e giovani che faticano a trovare una loro collocazione all’interno del sistema; ci sono spazi per esporre ma non ancora abbastanza spazi per produrre. E poi, c’era la Galleria Civica. Non che fosse un luogo perfetto. Anch’essa era, come sua la terra, perfettibile. ma portava in sé il seme giusto e soprattutto un primo spiraglio di ciò che il Trentino e l’Alto Adige dovrebbero e potrebbero fare nell’ambito “arte contemporanea”. Dunque, che la Civica oggi non esista più è un danno grave e un buco incolmabile per il territorio. Per il Trentino in primis, ma anche per l’Alto Adige che verso la Civica guardava, che la Civica frequentava, che nella Civica credeva (noi almeno, di sicuro). Ecco perché noi di Franzmagazine, nella persona della sottoscritta Anna Quinz (direttrice creativa del progetto), sosteniamo a pieno la battaglia dal basso dei giovani artisti trentini che in difesa della Civica si stanno attivando come forse mai nessuno prima dalle nostre parti. Franz, condivide con quello che la Civica era e con gli intenti degli artisti, la medesima voglia di produrre arte e cultura sul territorio per il territorio con il territorio, guardando al di là del territorio; il bisogno di luoghi di incontro e scambio, di confronto e critica; la necessità di creare senso civico e senso della cultura, in un sistema di rete che apra le porte delle due province, l’una verso l’altra e insieme verso “l’altro”. E solo partendo dal basso, da chi ha toccato con mano l’esperienza dell’avere e del non avere la Civica, si può pensare di ricostruire un luogo non solo fisico che permetta tutto quello di cui facevo menzione. Le istituzioni hanno il dovere e il diritto di ascoltare le reali esigenza dei diretti interessati e cercare soluzioni. I cittadini hanno il dovere e il diritto di segnalare le proprie necessità e di sapere che esse saranno raccolte. La via da percorrere non è semplice, gli interessi in gioco molti, le congiunture economiche non favorevoli. Ma è significativo che la “battaglia” sia cominciata, che abbia un suo momento di dialogo durante la Giornata del Contemporaneo – rispondendo alla chiamata all’arte di AMACI -, che siano proprio gli artisti a reclamare un luogo che comunque era “istituzionale”. Se gli artisti – e noi con loro – lo reclamano a gran voce, è perché quel luogo serviva. A loro, ai curatori, ai giornalisti, alla comunità.


Dall’Alto Adige, sperando che non sia più necessario parlare della Galleria di Trento o del Museo di Bolzano, ma di luoghi per l’arte e la cultura comuni e condivisi, ci impegniamo come Franzmagazine, come appassionati fruitori d’arte e come cittadini a dire la nostra, a partecipare alla mobilitazione, a darne notizia per sensibilizzare e coinvolgere quante più persone possibile. Da Brennero a Rovereto, strizzando l’occhio a tutti coloro che stanno più su, più giù, al di là.


Tavola rotonda Where are we going? Contributo scritto di Micol Cossali – regista cinematografica e attivista culturale Rovereto, 6 ottobre 2012 Desidero partecipare al dibattito aperto sul futuro della Galleria Civica di Trento, anche se non posso essere presente direttamente all'incontro di oggi. Anzitutto ricordando, come più volte è stato fatto da molte voci, che la Galleria Civica nella sua storia si è dimostrata (nei suoi momenti migliori) necessaria e capace di svolgere un ruolo sovracomunale, provinciale e non solo, di connessione tra il territorio e il mondo internazionale dell'arte contemporanea. La sperimentazione è a mio avviso la chiave con cui è da intendersi questa connessione. E' stata questa sperimentazione, con tutti i rischi e le incognite che ha portato con sé, che ha prodotto i frutti più interessanti di questa storia: – riuscire a far crescere talenti locali in un orizzonte nazionale e internazionale, – riuscire a realizzare produzioni di artisti nazionali e internazionali sul territorio, coinvolgendo attori locali. Se questo progetto viene preso in carico dalla Provincia con un rapporto con il Mart, si può aprire un orizzonte positivo. La prospettiva internazionale del Mart ben si addice, ma non c'è dubbio che debbano essere aperte nuove vedute non strettamente “museali”. Perché abbia seguito la parte più interessante del progetto della Galleria Civica, non si può prescindere dal fatto che il Mart, o chi per esso, debba farsi carico di queste istanze di sperimentazione, in cui un ruolo centrale giocano la formazione, la produzione e la ricerca. Quello di cui c'è bisogno è un centro di sperimentazione e formazione nell'ambito artistico che sappia dialogare, come ha fatto la Galleria Civica in passato, con le diverse espressioni della sperimentazione e della ricerca artistica contemporanea lasciando il campo aperto alle forme/informi del nuovo. I modi in cui si possa realizzare questa nuova flotta, con il Mart come nave ammiraglia e la futura Galleria Civica come nave pirata, forse sono più d'uno. Ma non c'è dubbio che si debba trovare una nuova piattaforma in cui alimentare e far crescere un luogo di ricerca e sperimentazione nell'ambito dell'arte contemporanea. E se il Mart sarà un soggetto centrale dovrà essere in grado di fare proprie queste esigenze.


Tavola rotonda Where are we going? Intervento scritto di Gliulia Casula – artista Nuoro, 6 ottobre 2012 Il mio contributo vuole essere quello di portare a conoscenza alcuni esempi di realtà interessanti e recenti attive in Sardegna. Ti scrivo di seguito alcuni nomi e relativi link di progetti interessanti da cui la Galleria Civica può prendere spunto per il suo nuovo progetto culturale. Sarebbe interessante fare rete e ripetere e continuare a condividere esperienze. Spero ti possa essere utile! un abbraccio a presto! Il progetto INNESTI nato nel settembre 2011 è finalizzato a promuovere nella città di Cagliari occasioni di incontro, confronto e approfondimento con artisti di rilievo internazionale. Vuole contribuire a creare le condizioni e le premesse per futuri innesti di esperienze, presenze e opere in luoghi della Sardegna connotati da forti identità, allo scopo di generarne di nuove. http://www.bertafilava.com Funivie veloci è nata dal desiderio di creare una rete di luoghi espositivi gratuiti ed itineranti. In queste zone instabili permanenti l'arte occupa e prende forma integrandosi nello spazio e questo a sua volta determina le occasioni e i linguaggi. Se è vero che il comportamento sociale è legato all'ambiente circostante, dovremmo modificare quest'ultimo per intervenire sull'affettività degli individui. Funivie veloci vive della partecipazione delle persone che mettono a disposizione case, cantine, cucine, garage, scantinati e degli artisti che desiderano esporre le proprie opere. A partire dall'Aprile del 2007 un piccolo gruppo di persone decide di mettere su una rete aperta di nuovi spazi espositivi in città. www.funivieveloci.altervista.org Cherimus nasce nel 2007 a Perdaxius (in Sardegna) su iniziativa di tre amici: Marco Colombaioni, Matteo Rubbi e Emiliana Sabiu. L’associazione ha I’obiettivo di innescare un rapporto nuovo fra arte, cultura e piccole realtà locali. Per questo invita artisti da tutto il mondo a un confronto diretto con le persone, con i luoghi, con possibili processi di innovazione culturali ed economici. ln questo modo sostiene un tipo di arte che non assume solamente modelli preesistentie consolidati, ma piuttosto li rimette in discussione, a confronto con la realtà e i suoi problemi. Cherimus è una parola sarda che in italiano significa “vogliamo”. www.cherimus.net


Tavola rotonda Where are we going? Contributo di Art to Art via e-mail 6 ottobre 2012 ore 13:41 Carissimi, vi scrivo a nome dell'associazione Art to Art. Mi rincresce non poter presenziare alla Tavola Rotonda ma vorrei almeno portare il mio contributo in questa modalità. Penso di esprimere il pensiero comune dell'associazione dicendo che anche noi consideriamo, oltre che importante, necessario il ripristino di una struttura pubblica in cui sia possibile riprendere un discorso e una attività intorno all'arte contemporanea. Lo spirito civico si intende tale quando risponde alle necessità di una intera comunità e nello specifico oltre al mondo artistico, che sente in primis il peso di questa mancanza, c'è anche un pubblico. Un pubblico che, per la mia esperienza legata al mondo universitario, è stato spesso formato da studenti trentini e non solo. Soprattutto per gli studenti fuori sede e stranieri, che più di tutti, vista la mia attività all'interno del Tavolo delle Associazioni, sono impegnati nell'associazionismo, la Galleria Civica ha rappresentato nel tempo un punto di riferimento importante proprio grazie alla sua caratteristica di respiro internazionale. Quando uno studente decide di intraprendere la carriera universitaria e sceglie l'Università fa solitamente delle valutazioni che non sono strettamente legate solo alla qualità dell'offerta didattica. Una città universitaria deve rispondere anche ad altri requisiti e l'attenzione per una offerta culturale di alto profilo penso sia uno di questi. Ma se a Venezia, Milano, Bologna e Modena, solo per citare alcuni centri a noi vicini, continuano ad esistere luoghi affini alla storica Galleria Civica è altresì vero che in questi casi il rapporto con il mondo universitario è visto non solo sotto il profilo della fruizione ma anche e soprattutto come una risorsa. Chiamandoci a portare alcune nostre idee per una Nuova Galleria Civica penso che anche il mondo universitario trentino possa avere molto da dire e contribuire per un nuovo modello di contemporaneità. Sono convinta che un approccio interdisciplinare potrebbe dare nuova linfa e quindi catalizzare l'attenzione di un pubblico più allargato andando ad alimentare in questo modo un volano fatto di molteplici competenze. Da quando opero in Art to Art ho sempre cercato di creare dei gruppi costruiti proprio attorno a questa idea di messa in pratica di conoscenze e competenze diverse. Inoltre la mia visione per una futura civica è quella di un vero centro di contemporaneità che dovrebbe continuare e anzi incrementare il suo respiro internazionale visto che anche il pubblico non è mai stato strettamente locale. Vorrei infine fare un'ultima osservazione legata ad una idea di programmazione futura. Penso infatti che sia importante dare continuità al progetto iniziato con Opera Civica ma sono convinta che ciò non basti perchè senza imput esterni e forme di dialogo costruite a livello nazionale e internazionale si corre il grosso rischio di creare un ambiente asfittico e poco produttivo. Vi auguro un buon lavoro. Alessandra Benacchio


Tavola rotonda Where are we going? Contributo ricevuto tramite e-mail di Luca Coser – artista Il giorno 06 ottobre 2012 16:55 ciao valentina... ho ricevuto la tua mail di invito... so che leggerai questo messaggio mentre sarai presente nelle sale della civica... io non sono intervenuto non perchè disinteressato, al contrario lo sono, mi sono care le sorti di uno spazio come la civica, al quale sono legato profondamente per vicende umane e professionali... quello che mi spaventa e mi ha fatto desistere sono, le premesse... LA CITTA' NON PUO' FARE A MENO DELLA CIVICA, LA CIVICA E' UN BENE DELLA CITTA'... io sono uno di quelli che la civica l'ha vista nascere, ero alla prima inaugurazione negli spazi dell'ex santa chiara, e ho seguito la sua storia (e non superficialmente) fino ad oggi... quello dal quale bisogna partire è la seguente domanda: può la città "oggi" rinunciare alla civica? e la risposta è: si, oggi può SE NON DIVENTA QUELLO CHE AVREBBE SEMPRE DOVUTO ESSERE, ovvero non uno spazio simil-museale dove fare mostre a grossi personaggi per servire da trampolino ai diversi direttori, ma SPAZIO APERTO E IN DIALOGO CON IL TERRITORIO ... ma non a parole, nei fatti, e nei fatti significa che I CITTADINI devono O entrare in galleria e partecipare con entusiasmo alla fruizione delle iniziative OPPURE percepire che in quel luogo si fa ricerca e laboratorio culturale-artistico, (meglio se tutte e due le cose) e quindi in ogni caso comprendere che è un buon investimento sul futuro. questo non significa trasformare la civica in una sagra di dilettanti allo sbaraglio, ma gestirla in perenne equilibrio con quelli che sono gli interessi NON DEI DIRETTORI, MA DELLA CITTA'... il giorno che al di la delle chiacchiere si farà un tavolo ristretto sul futuro della civica partendo dal presupposto che - OGGI LA CITTA' (E NON I DIVERSI GIOVANI O VECCHI ARTISTI) ALLA CIVICA PUO' RINUNCIARE, A MENO CHE... - io, se chiamato, sarò felice di partecipare. nel frattempo credo che l'entusiasmo meritevole di voi giovani (e non dei vecchi vestiti da giovani in cerca del contributo provinciale) sia l'arma migliore per tenere alta l'attenzione... e di questo nel mio piccolo vi ringrazio. ciao! luca


TALK 1 Università e Archivio 13 novembre 2012 Galleria Civica di Trento via Belenzani 46, Trento

Intervengono: Sara Fontana Associazione Art to Art Simone Frangi Denis Isaia Francesco Scasciamacchia


Talk 1 Università e Archivio Intervento di Sara Fontana Trento, 13 novembre 2012 In questo breve testo tenterò di sintetizzare gli elementi emersi durante la prima parte del tavolo di lavoro tenutosi lo scorso 13 novembre presso la Galleria Civica di Trento, una discussione aperta dedicata alla funzione dell’università, della formazione e dei progetti d’Archivio in relazione alla Galleria Civica. Sono profondamente convinta che l’Università e la Galleria Civica possano essere in sinergia reciproca, pur svolgendo compiti nettamente distinti. L’Università si concentra sul trasferimento del sapere, ma proprio a causa del numero importante di studenti finisce per essere il cuore pulsante della vita culturale cittadina. Dall’altra parte, il potenziale pubblico della Galleria Civica sarebbe proprio quella fascia di cittadini più avidi di sapere e di esperienze, siano essi trentini o residenti temporanei, in gran parte rappresentata dagli studenti universitari. Il perseguimento da parte della Galleria Civica di un’attività al servizio della città non comporta però l’isolamento nell’esclusivo contesto cittadino. Al contrario, sottintende l’inserimento all’interno di una rete territoriale più vasta. Una rete generata grazie alla creazione di nuovi rapporti di partenariato con enti geograficamente vicini, alla promozione di scambi di residenze con centri di cultura stranieri o alla riattivazione di gemellaggi un tempo già attivi. Considerando infine che la Galleria Civica ha alle spalle una storia di quasi un quarto di secolo, le prospettive di rapporto con l’Università potrebbero essere giocate sia in senso retrospettivo, con la ricostruzione di una storia di questa istituzione e il riordino dell’eventuale eredità (materiale o meno) lasciata alla città, sia nel senso di sviluppi futuri, con un attivo coinvolgimento di risorse umane nelle attività che l’istituzione vorrà promuovere. Tornando all’incontro del 13 novembre, mi sembra utile evidenziare la partecipazione di alcune studentesse, in gran parte iscritte al corso di laurea magistrale in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali, che hanno prontamente colto l’occasione per poter discutere e condividere alcuni obiettivi fondamentali per il loro percorso formativo all’interno dell’Università. Il motivato interesse degli studenti di storia dell’arte contemporanea, ma anche di molti neo-laureati nella stessa disciplina, è sicuramente legato alla prospettiva di poter trovare nella Galleria Civica un ente istituzionale radicato nella città e di indubbio prestigio sul piano nazionale - un concreto canale di tirocinio e una palestra di addestramento per poter completare il corso di studi fondamentalmente teorico previsto in ambito accademico. Molti di questi studenti sembrano avvertire attualmente una sorta di penalizzazione e di frustrazione nei confronti dei colleghi modernisti e medievalisti, come pure degli archeologi, i quali disporrebbero - a loro giudizio - di un maggior numero di occasioni di pratica e di confronto, a cominciare dalla tappa obbligatoria del tirocinio, che in questo ateneo resta un momento importante del ciclo di studi, sia triennale che


magistrale. La presenza sul territorio di un ristretto numero di gallerie e fondazioni private, come pure di istituzioni pubbliche, dedicate esplicitamente all’arte contemporanea rischierebbe quindi di penalizzare, sotto questo aspetto specifico del tirocinio, i contemporaneisti. Da qui la necessità di trovare nuove modalità operative, attraverso le quali gli studenti possano compiere una prima esperienza reale degli sbocchi professionali possibili all’interno del sistema dell’arte. Durante le lezioni che hanno preceduto l’incontro del 13 novembre, ho quindi raccolto i suggerimenti proposti dagli studenti, in parte poi espressi direttamente dagli interessati nel corso della serata. Insieme ci siamo posti molte domande riguardo alla Galleria Civica, domande che soltanto in parte sono state evase e che a loro volta hanno generate altre domande a cascata. Esiste una collezione d’arte permanente? In caso contrario, perché non cominciare a creare le condizioni per incentivare una serie di donazioni che possano formare nel tempo un nucleo di partenza per eventuali iniziative? Esiste un data base degli artisti trentini? Sì, esiste. Tuttavia si potrebbero ipotizzare anche dei data base delle gallerie private, delle associazioni, dei gruppi artistici …. Come si articolarono in passato alcuni episodi virtuosi di collaborazione instaurati dalla Galleria Civica, ad esempio con l’Opera Universitaria di Trento? Quali i punti deboli? Quale destino ebbero la web TV affidata agli studenti e il bar/pub aperto nella Galleria Civica? Esclusa l’ipotesi di studiare la collezione permanente, e nell’attesa di poter studiare una nuova futura collezione, le strade percorribili nell’immediato sarebbero a nostro parere le seguenti: -­‐

Offerta di tirocinio / stage, rivolti agli studenti di storia dell’arte contemporanea, con lo svolgimento di un’attività didattica differenziata su vari livelli e destinata a tutte le fasce d’età

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Sempre in riferimento all’attività di tirocinio / stage, incentivazione del contributo e della partecipazione da parte di altre discipline (ad esempio economia), accanto a quelle strettamente storico-artistiche

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Assegnazione di tesi di ricerca volte a ricostruire la storia ultra ventennale della Galleria Civica, considerando che tale istituzione riuscì a varcare fin dalle sue origini i confini cittadini e provinciali, oltre che regionali, e che vide allestire nelle sue sale nomi di assoluto rilievo nel panorama artistico internazionale

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Promozione della creatività giovanile mediante l’organizzazione di laboratori di varie discipline (video, musica, scrittura ….)


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Organizzazione da parte degli studenti di una mostra di giovani artisti, anche concepita come work in progress, accompagnata da una serie di incontri con operatori del settore e da diverse iniziative atte a richiamare l’attenzione sia sull’evento che sul contenitore

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Presentazione di libri, studi o iniziative di genere diverso

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Organizzazione di concorsi (fotografici, di scrittura …..), anche destinati alle scuole

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Collaborazione alla nascita/rinascita di una rivista espressa dalla stessa Galleria Civica, affinché l’esemplare esperienza di “Work” non vada totalmente perduta

Tutte le attività sopra citate potrebbero essere svolte e/o condivise dagli studenti, in cambio di uno o più crediti formativi in relazione all’impegno richiesto, secondo modalità che l’Università dovrebbe definire di anno in anno, in relazione al programma pianificato dalla Galleria Civica e di concerto con l’offerta di stage proposta dalle altre istituzioni del territorio. In tal senso credo possa essere garantita la piena disponibilità degli studenti ad accogliere e assecondare le future nuove esigenze che potranno essere espresse dalla rinata Galleria Civica. Ripensando agli obiettivi sopra delineati, sarebbe infine auspicabile l’individuazione di adeguate forme di collaborazione tra gli studenti universitari e associazioni come “Art to Art”, già attive da tempo sul territorio e in ambito accademico, sempre nella prospettiva di un lavoro sinergico, all’interno di una vera e propria rete, in funzione della Galleria Civica.

Sara Fontana, storica dell’arte, dal 2009 è professore a contratto di Storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Musicologia (Cremona) dell’Università degli Studi di Pavia e nell’a.a. 2012-2013 è titolare del corso di Storia dell’arte contemporanea I-LM presso l’Università degli Studi di Trento. Si è dedicata soprattutto allo studio dell’arte italiana del Novecento, da inizio secolo fino agli anni settanta, analizzando l’opera di alcuni protagonisti dimenticati come Aroldo Bonzagni, Umberto Milani e Claudio Costa. Coordinatrice dell’archivio Francesco Messina presso la Fondazione omonima a Milano. Cura mostre d’arte contemporanea in gallerie e spazi istituzionali e svolge attività di pubblicista.


Talk 1 Università e Archivio Intervento di Francesco Scasciamacchia Londra, 13 novembre 2012 L'idea di archivio oggi, o meglio l'idea di un posto fisico che raccolga portfolio degli artisti che operano sul territorio va ripensata secondo parametri che possano rispondere a meccanismi contemporanei legati a: mobilità, globalizzazione, e flussi di informazioni ubiqui. La creazione di una postazione fissa corre il rischio di azzerare un processo di scambio e l'attivazione di possibili dinamiche che favoriscano la promozione e la mobilità di artisti locali in contesti internazionali. La mia proposta quindi intende concepire due binari paralleli, da un lato il materiale storico presente in archivio MART, come possibile strumento di mappatura socio-antropologica del contesto artistico trentino, dall'altro un nuovo strumento: un archivio mobile e leggero. Per la realizzazione di questo nuovo archivio la strategia operativa che proporrei è costituita da una piattaforma virtuale in cui si invitano tutti gli operatori del contesto a mettere a disposizione il proprio network nazionale e internazionale (curatori, critici, altri artisti ecc.) a far parte di questo progetto. Si partirebbe dalla costituzione di un primo nucleo di artisti e curatori locali che uploadano in formati standard uno statement sul loro lavoro, tre immagini e un loro contatto email. Ognuno di loro poi invita il proprio network a far parte della piattaforma. A cadenza regolare (tipo ogni tre mesi) si può utilizzare una postazione fisica che preveda la realizzazione di un progetto che sia frutto del dialogo fra il contesto internazionale e quello locale, mostre, dibattiti, performance etc. In cui ognuno formalizza il risultato o quello che ha acquisito grazie a questo scambio. Per quanto riguarda invece il materiale storico presente al Mart, io direi che un possibile modo per riattivare quel materiale giacente, non è quello di un archivista, ma di una serie di artisti giovani e curatori che scandaglino in quel materiale e che possano narrarci una storia differente rispetto a quella ufficialmente predicata nei libri, manuali ecc. Una specie di materiale che possa essere riinterrogato, rimaneggiato, in modo immaginario. Francesco Scasciamacchia (Maglie, 1982) ha ottenuto la sua laurea specialistica in Economia per l’Arte e la Cultura all’Università Bocconi a Milano.Ha lavorato durante questi anni per instituzioni pubbliche e private, come DOCVAViafarini, Milano; MART, Rovereto e Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano. Recentemente ha lavorato come news editor per l’edizione italiana della rivista Flash Art. Attualmente è al suo secondo anno di dottorato presso Queen Mary University of London, con un progetto sulle arti performative come un possibile strategia per l’immaginazione politica e sociale nel museo post-industriale.


Talk 1 Università e Archivio Intervento di Denis Isaia Trento, 13 novembre 2012 Inizio prendendo a prestito il concetto di mobilità su cui Vessel ha costruito il suo programma in Puglia. Il desiderio anche per Trento è quello di declinarlo nel suo sostantivo mobilitazione. Nello specifico del nostro discorso si è dibattuto sull'opportunità di una riattivazione dell'archivio degli artisti trentini. Essa è stata rapportata soprattutto alla capacità di stimolare, rappresentare e promuovere una scena. Dal mio punto di vista il rischio da scansare è quello di creare strutture e strumenti di tipo celebrativo. L'uso celebrativo dell'arte rimanda a modalità politiche di cui è piena la storia ed il cui male peggiore va individuato nella creazione di un senso condiviso umiliante per le capacità intellettuali dei singoli che compongono la collettività. A questi modelli bisogna opporre prospettive di tipo generativo. Ovvero approcci normativi e gestionali che possano attivare i percorsi di crescita personale (si cresce attraverso il confronto e l'intrapresa) e di cui il gruppo di cui civis è una prima bozza. Su questi presupposti ho steso qualche domanda a mo' di esempio che può aiutarci ad applicare questi principi: Non privare le arti del senso. Possiamo accompagnare e in alcuni casi sostituire l'infilata di mostre con progetti di avvicinamento al dibattito internazionale, finanziamento di progettualità, creazione di reti di pensiero, finanziamento di nuove prospettive applicative per le arti? Condividere i percorsi. Meglio un direttore bravissimo o meglio un gruppo di lavoro immaginato come una rete di governo in grado di adattarsi al tempo, escludere ed includere di volta in volta chi ha più energie attive per farlo? Lavorare sull'efficacia. Meglio un catalogo ben confezionato o il finanziamento di un progetto di ricerca da applicarsi anche alle arti con specifica progettualità e relative verifiche?

Denis Isaia - Ricercatore culturale e curatore d'arte contemporanea. La sua ricerca si concentra sulle pratiche laterali in un'ottica di indagine non pregiudiziale e orientata alla valorizzazione di nicchie culturali non sistematizzate. Nel 2006 avvia il concorso per giovani curatori Best Art Practices con il tema mostre in spazi non convenzionali. Nel 2007 vince il premio per giovani curatori Borsa Arte Giovane di Genova con la mostra. Del paese e altre storie. Nel 2008 è assistente dei Raqs Media Collective con cui co-cura i 45 eventi in 111 giorni del progetto Tabula Rasa. Nello stesso hanno avvia la prima edizione del Premio alle passion la seconda luna. Nel 2009 avvia il progetto curatoriale cosa ho visto di bello, un'indagine sulla descrizione e sulla narrazione del bello contemporaneo. Da luglio dello stesso anno e per tutto il 2010 è direttore del progetto artistico di Anna Scalfi indeposito, un deposito gratuito di opere d'arte. Nel 2010 concentra la sua ricerca sul ruolo del curatore nelle dinamiche della Storia dell'arte e avvia la seconda edizione del Premio europeo alle passioni la seconda luna di cui cura anche l'archivio e dirige le attività sul territorio. Nel 2011 è cofondatore della Cooperativa 19, una piattaforma di lavoro per le professioni culturali. Nel 2012 è parte del board curatoriale del Docva Documentation Center for Visual Art. Ha curato progetti collettivi e mostre personali fra cui: From and to, Ognuno è internazionale al suo presente, Qatees, Three stories of balance on the threshold of fiction, Il titolo è il pubblico, La gioia e l'azzardo, Panorama4.


TALK 2 Call for Curators 28 novembre 2012 Palazzo Thun, via Belenzani 19, Trento

Intervengono: Daniele Capra Denis Isaia Lorenzo Pezzani Federico Mazzonelli Chiara Ianeselli Martina Oberprantacher Angelika Burtscher - Lungomare


Talk 2 Call for Curators Intervento di Lorenzo Pezzani Londra, 28 novembre 2012 Intanto partirei con una riflessione abbastanza ovvia ma che non dovrebbe essere sottovalutata: quella della Galleria Civica é una situazione che non riguarda e non dipende solamente dai tagli alla cultura operati dal Comune e dalla Provincia di Trento, ma va piuttosto vista e analizzata all'interno delle pratiche di austerità che stanno distruggendo il sistema della cultura e dell'educazione in tutta Europa e oltre. Certo, come sempre accade problemi "locali" e specifici si innestano su questioni più ampie, ma mi sembra fondamentale non perdere di vista il fatto che i tagli che si sono abbattuti sulla Civica hanno alla radice le stesse dinamiche che negli ultimi anni hanno portato alla chiusura di tante istituzioni artistiche e più in generale hanno trasformato artisti e lavoratori della cultura in precariato cognitivo. La risposta a questa situazione non può essere quindi solamente la ricerca generica di nuove “logiche di rete” come affermato dall'assessore in una recente intervista, ma non può prescindere da un'analisi di quei meccanismi politico-finanziari che ci hanno portati a questa situazione e da un confronto con quelle iniziative che hanno iniziato ad immaginare gli strumenti teorici e pratici per ripensare in modo radicale il ruolo dell'arte e della cultura in generale. Quindi, in primo luogo, penso che il nuovo corso della Civica dovrebbe iniziare proprio come una riflessione su questi temi, inaugurando una fase di transizione (di breve e ben definita durata) che sia occasione per ripensarne radicalmente funzione, obiettivi e modo di funzionamento. Una fase di transizione Ripensare la Civica come “Bene Comune” (per dirla con un termine ormai inflazionato ma che mantiene comunque un suo perché) significherebbe concretamente, per esempio, organizzare una serie di incontri e di eventi ad essi collegati (piccole mostre, concerti, dibattiti pubblici, ecc.) insieme ad alcuni dei promotori delle iniziative che in tutta Italia (Teatro Valle e Nuovo Cinema Palazzo a Roma, Macao a Milano, S.a.L.E. Docks a Venezia, ex-asilo Filangeri a Napoli, ecc.) hanno fatto dell'arte un mezzo di critica e di trasformazione del presente. Iniziative di questo tipo da cui prendere spunto ce ne sono state tante in Europa (solo per un esempio da uno dei paesi più colpiti dai tagli, l'Olanda: il progetto "I can't work like this" che si é tenuto a Casco, Utrecht: http://www.cascoprojects.org/?entryid=490; e senza andare troppo lontano, Fabio e Bianca di Bolzano hanno realizzato varie iniziative simili nell'ambito del loro progetto “Cantiere per pratiche non affermative”: http://pratichenonaffermative.wordpress.com/) e tutto quello di cui ci sarebbe bisogno in questa fase (perlomeno come condizione minima) sarebbe uno spazio (una sala dove possono starci 40-50 persone), un proiettore, un grande tavolo, delle sedie, una connessione internet, un supporto organizzativo e un piccolo budget per pagare qualche viaggio e poche altre cose.


Questa fase permetterebbe anche di aprire una discussione importante e necessaria sul modello di gestione economica su cui la civica dovrebbe reggersi. In questo senso un interlocutore fondamentale potrebbe essere proprio il Teatro Valle, che in questi mesi sta cercando di elaborare (ha elettorato?) "un modello di gestione economica che vada oltre il pubblico e il privato e sia basato sull’azionariato diffuso e sul finanziamento pubblico garantito da principi costituzionali, […] nuove forme economiche sostenibili che pongano come priorità i diritti dei lavoratori dello spettacolo". O ancora si potrebbe guardare alla gestione dell' ex-asilo Filangeri, che si basa “non sull’assegnazione dello spazio (che rimane invece nella titolarità del Comune) a un soggetto fisso e determinato, ma a tutti quei soggetti (singoli lavoratori, gruppi, associazioni, cooperative ecc.) che agiscono professionalmente nei campi del lavoro immateriale, che quando hanno bisogno di fruire di quello spazio e di condividerne i mezzi di produzione di cui si sta dotando, si auto organizzano in maniera partecipata attraverso l’incontro e il confronto in una pubblica assemblea” (vedi la relativa delibera del comune di Napoli qui: https://docs.google.com/file/d/0B-3AwALpiOec2R5TUJaa0tlXzg/edit). Certo ognuna di queste esperienze ha le proprie caratteristiche che dovrebbero essere adattate alle specificità di uno spazio come la Civica. Penso per esempio che nel caso della Civica la possibilità di ospitare esperienze autogestite dovrebbe convivere con la possibilità di avere un direttore artistico che possa elaborare in un certo arco temporale un progetto artistico ben definito. Tutte queste questioni potrebbero essere affrontate nel corso di questa fase di transizione e in dialogo con le amministrazioni. La “nuova” Civica Anche se, come detto, ritengo che la nuova configurazione della Civica dovrebbe emergere da questa fase di transizione, ci sono alcune spunti di discussione che vorrei mettere sul tavolo. Se penso a come vorrei diventasse la “nuova” Civica, penso ad un laboratorio di ricerca che si concentri principalmente (ma non esclusivamente) sulle arti visive e sonore, in cui fare "mostre" non sia l'unico orizzonte possibile (e forse neanche il più importante) ma la cui attività sia orientata attorno a tre “assi”: 1. la galleria come luogo di incontro/confronto/dibattito: Una delle grandi qualità della Civica (perlomeno negli anni in cui ero più spesso a Trento, non so se la situazione sia cambiata recentemente) é stata quella di trasformare, attraverso una serie di eventi e occasioni di incontro, una galleria in un luogo di dibattito/ascolto/visione/educazione collettiva piuttosto che in uno spazio principalmente espositivo tout court (anche partendo dal dato di fatto che negli attuali spazi non sono facilmente utilizzabili come spazio espositivo). Secondo me questa é una ricchezza che andrebbe valorizzata e uno degli strumenti con cui si potrebbe fare é quello della “residenza artistica”. Le residenze, se pensate in una logica di scambio e arricchimento reciproco, potrebbero infatti diventare uno strumento per sviluppare un rapporto più


stabile con artisti, curatori, e lavoratori culturali in genere. Da una parte agli artisti “in residence” si offrirebbe come “materiale di lavoro” il contesto socio-culturale del Trentino (gli archivi culturali e artistici, il territorio e le istituzioni -Università, musei e festival- ma anche cori, associazioni, operai, ecc.) e la possibilità di realizzare dei lavori con essi; dall'altra si approfitterebbe della presenza di tali lavoratori culturali per permettere ad un vasto pubblico composto da artisti “locali” ma anche da non-addetti ai lavori di incontrarli e imparare da essi attraverso workshop, eventi e dibattiti (un esempio per favorire lo scambio con gli artisti “locali” potrebbe essere quello elaborato dalla Delfina

Foundation

di

Londra

con

il

progetto

“Artist

to

artist”:

http://delfinafoundation.com/programmes/residency-programme/collaborations/artist-to-artist/).

In

questa prospettiva non tutte le residenze si dovranno concludere con una mostra. Certo mostre continueranno ad essere organizzate, ma meno frequentemente e magari neanche all'interno della galleria stessa ma in spazi ad hoc (offerti per esempio da altre istituzioni: un artista che abbia lavorato sull'archivio video del Museo Storico potrebbe per esempio esporre alle Gallerie; un altro che abbia lavorato con il MUSE potrebbe farlo all'interno di tale museo, ecc.). 2. la galleria come spazio di formazione: Approfittando della presenza di artisti/architetti/musicisti/curatori in residenza ma offrendo la possibilità anche di altri incontri, la galleria potrebbe/dovrebbe diventare ancora di più uno spazio formativo. Da una parte si potrebbero organizzare workshop, cicli di incontri e proiezioni dedicati a specifici gruppi. Per fare qualche esempio concreto: gli studenti/professori del corso di “Conservazione e gestione dei beni culturali” potrebbero beneficiare di un ciclo di seminari su vari aspetti della curatela condotto da un curatore in residence; i dipendenti del Museo Storico che si dedicano ad History Lab potrebbero prendere spunti di riflessione da un workshop su come gli artisti contemporanei usano immagini storiche all'interno dei loro lavori; oppure si potrebbe per esempio immaginare (giusto per citare un paio di progetti in cui mi sono recentemente imbattuto) di far collaborare l'artista slovena Marjetica Potrc (che ha realizzato qualche tempo fa il progetto “la Semeuse” -http://www.leslaboratoires.org/en/ctxnode/560/108- ai “Laboratoires d' Aubervilliers”, Parigi) con l'associazione trentina “La Pimpinella” (http://www.lapimpinella.org/), che già collabora con il MUSE; eccetera eccetera. La galleria dovrebbe anche disporre di un archivio (fisico e online) che comprenda gli “esiti” di tutte queste iniziative (video, pubblicazioni, ecc.), i cataloghi/video degli artisti in residence e oltre. Un modello per un'iniziativa di questo genere potrebbe essere il progetto “Eflux Video Rental” (http://www.e-flux.com/program/e-flux-video-rental-found-a-home-2/).

Tale

archivio

dovrebbe

essere il più possibile accessibile e dotato di equipaggiamento audio e video che permetta non solo di visionare/ascoltare tutto il materiale contenuto ma anche di organizzare ciclii di proiezioni e discussioni. Un altro interessante modello di archivio (in questo caso non specificatamente artistico, ma comunque interessante perché concepito come archivio “vivo” e non come polveroso magazzino) potrebbe essere questo: http://maydayrooms.org/about-mayday-rooms-2/.


3. spazio di collaborazione interdisciplinare: Penso che il significato di questo punto emerga chiaramente dagli esempi fatti finora. Se l'arte contemporanea diventa sempre più un mezzo per esplorare tematiche storiche, scientifiche ed economiche, allora le già citate istituzioni (Museo Storico, l'Università, il MUSE, il MART) e i vari eventi che vengono organizzati a Trento (il Filmfestival della montagna, il Festival dell'economia, ecc.) possono e debbono diventare luoghi (in senso figurato e non) di intervento da parte degli artisti che ruotano intorno alla nuova Civica. Tali collaborazioni (a cui tali istituzioni potrebbero contribuire anche finanziariamente) non sarebbero certo una replica di attività già svolte in maniera autonoma da tali istituzioni, in quanto ogni artista porterebbe comunque una prospettiva tipicamente propria dell'“arte contemporanea” (qualsiasi cose questo voglia dire) sui temi/oggetti di ricerca su cui una data istituzione lavora normalmente. Per concludere aggiungo solamente che, contro tutti i bilanci e le valutazioni che valutano l' "efficacia" e la "rilevanza" delle istituzioni culturali in numero di visitatori, numero di mostre realizzate e incassi, la presenza e l'attivismo di una nuova generazione di artisti che proprio alla Civica ha avuto l'occasione, spesso per la prima volta, di entrare in contatto con il mondo dell'arte contemporanea, mi sembra la prova lampante dell'importanza cruciale che la Civica ha giocato nel panorama culturale di Trento. Tale fondamentale presenza non può essere ignorata. Lorenzo Pezzani is a researcher based in London. His work focuses on the spatial politics and visual cultures of migration, human rights and media. After having studied architecture and worked as assistant curator for Manifesta7, he engaged in 2008 in the activities of the Centre for Research Architecture (Goldsmiths, University of London) where he obtained an MA and where he is currently PhD candidate. In 2010 he was a resident at the Decolonizing Architecture Art Residency in Bethlehem and he is now a research fellow in the ERC project “Forensic Oceanography” and a contributor to the on-going body of work “Model Court”. His practice-based research projects, moving across diverse disciplines and media, have been presented in exhibitions and talks at, among others, the 4th International Architecture Biennale in Rotterdam (2009); Tate Modern (2010) and Chisenhale Gallery (2011) in London; Henie Onstad Art Centre in Oslo (2011); HEAD in Geneva (2012); and ZAK in Karlsruhe (2012).


Talk 2 Call for Curators Intervento di Martina Oberprantacher Trento, 28 novembre 2012 La percezione che avevo della Galleria Civica era quella di uno spazio che proponeva delle mostre, degli artisti e dell’arte ad altissimo livello. La Galleria Civica dava accesso a ricerche nel campo dell’arte in modo molto approfondito. La Galleria Civica offriva la possibilità di confrontarsi con una realtà d’arte molto varia che teneva conto delle tendenze contemporanee senza lasciarsi condizionare da queste. La Galleria Civica teneva conto di essere uno spazio ‘civico’, pensato per una comunità consistente di persone che fanno e non fanno parte del mondo dell’arte. Per questo ritengo importante che una struttura come la Galleria Civica venga mantenuta in futuro per garantire alla Regione del Trentino/Alto Adige una realtà d’arte varia e indipendente. Per la (futura) Galleria Civica ritengo importanti le seguenti considerazioni: la Galleria Civica dovrebbe trovare il coraggio di mettere in discussione l’arte contemporanea (come anche il suo contenuto ed il suo sistema legato spesso a meccanismi egemoniaci) come dovrebbe mettere in discussione se stessa. Mettersi in discussione come galleria vuol dire rendere trasparente chi parla/espone/cura e quale sia il punto di vista, quale sia la prospettiva. Vuol anche dire garantire una fruizione a tutte le persone dimostrando sensibilità verso le categorie gender, class, race e queer, verso tutte le fascia d’età e livelli di formazione. Un esempio significativo che posso portare dalla mia esperienza lavorativa in campo della mediazione culturale è la pratica curatoriale intrapresa dalla (ex) Head of Programming Sally Tallant che all’interno della Serpentine Gallery ha sviluppato il modello di struttura lavorativa chiamato "integrated programming", creato, appunto, per combattere i meccanismi egemoniaci che sono un aspetto spesso distintivo di istituzioni come gallerie e musei. (Vedi: http://www.tate.org.uk/download/file/fid/7285) Mettersi in discussione come Galleria Civica non significa solo accettare concezioni di cultura contemporanea diversa dalla propria, ma anche confrontarsi in modo autentico e approfondito con queste e di confrontarsi in modo autentico e approfondito con comunità molto varie tra loro, con persone con gradi diversi di interesse verso l’arte contemporanea. Questo significa dare spazio ad un scambio con il pubblico attraverso dei progetti a lungo termine, attraverso pratiche processuali, attraverso dei formati nuovi e sperimentali, attraverso delle collaborazioni nelle quali tutte le persone possano avere ruoli equivalenti (senza nascondersi dietro la retorica della pseudo-partecipazione strumentalizzando le persone coinvolte e senza vestire solamente il ruolo di benefattore), attraverso la mediazione d’arte che dà la possibilità alla galleria di essere contemporanea: di riflettere e di creare arte contemporanea.


Mag.a, M.A. Art Education (ausstellen & vermitteln) Martina Oberprantacher (*1979 in Bozen. Lebt und arbeitet in Bozen und Zürich) Studium der Kunstgeschichte, Philosophie und Ur- und Frühgeschichte an der Universität Innsbruck und an der Freien Universität zu Berlin. Mehrjährige Mitarbeit am MUSEION, Museum für moderne und zeitgenössische Kunst in Bozen, im Bereich Ausstellungsvermittlung. Kunstvermittlerin bei der Manifesta 7, 2008. Im Jahr 2009 Leitung der Ausstellungsvermittlung der Landesausstellung „Labyrinth::Freiheit“ zusammen mit Barbara Campaner und Hannes Egger. Von September 2010 bis Juni 2012 Besuch des Masterstudiengangs Art Education, ausstellen und vermitteln, an der Zürcher Hochschule der Künste. Abschluss mit der Masterthesis „Ausstellen und Vermitteln als gleichwertige Praxen? Die Entwicklung einer Frage am Beispiel des Integrated Programming der Serpentine Gallery“. Seit Februar 2011 wissenschaftliche Mitarbeiterin am Institute for Art Education Zürich im Rahmen des Forschungs- und Entwicklungsprojektes zu „Kultur macht Schule“ der Fachstelle Kulturvermittlung des Kantons Aargau.


Talk 2 Call for Curators Intervento di Nina Stricker Trento, 28 novembre 2012 Quale futuro per la Galleria Civica - centro di ricerca per la contemporaneità di Trento?

Penso che indipendentemente dalla sede - seppure si presenta attraente la centralità e conformazione degli spazi precedentemente utilizzati in via Balenzani - e dalla gestione prima autonoma, ora in prospettiva da far confluire in quella del MART, la Galleria Civica debba dare innanzitutto continuità al percorso intrapreso come centro di ricerca, luogo di sperimentazione, laboratorio per essere in futuro la punta più contemporanea del museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, il luogo di una cultura in essere QUI ED ORA, fotografata nell'istante del proprio svolgersi senza la necessità di maturare un giudizio di qualità durevole nel tempo come quello tipicamente e necessariamente storicizzante di un museo. Dalle tavole rotonde e discussioni con gli artisti e operatori locali bolzanini e trentini è innanzitutto emersa la priorità del volere un luogo VIVO e ATTIVO che secondo me non è a priori incompatibile con la collocazione di un archivio come quello dell'ADAC nella stessa sede, dove però l'archivio, la storia e il passato devono e possono essere solo una base da cui far partire qualcosa di nuovo e non un deposito fine a se stesso. Le economie e le possibili sinergie di una gestione congiunta con quella di uno dei principali musei di arte moderna e contemporanea a livello nazionale sono evidenti, ma affinché un centro di ricerca sulla contemporaneità posso avere la necessaria flessibilità e agilità operativa per agire innanzitutto in stretta sinergia con le proposte di associazioni locali da coinvolgere maggiormente nella programmazione dovrebbe assumere la configurazione di una divisione autonoma da un punto di vista economicofinanziario, con un proprio budget e un proprio responsabile - un semplice responsabile progetto, non necessariamente un secondo direttore - che per le decisioni strategiche faccia riferimento comunque ai vertici amministrativi e alla direzione scientifica del museo ma che sia dotato della necessaria libertà decisionale - nell'ambito di un budget annuale prestabilito - per le scelte di programmazione e pianificazione organizzativa per poter interagire con l'esterno. Altrimenti il rischio è quello di perpetuare in quella che dovrebbe essere un'area aperta al territorio e meno strutturata le logiche organizzative complesse e la burocrazia connessa tipiche di una struttura di dimensioni mediograndi. Personalmente immagino la futura Galleria Civica come una specie di "project room" del MART, un'opportunità per il museo madre stesso di uno spazio libero dalle contingenze di più flessibile gestione e di maggiore apertura alle proposte soprattutto giovani ed emergenti del territorio (e anche nazionali/internazionali ma mediate dalle associazioni attive sul territorio), creando attraverso la collaborazione con il tessuto culturale locale anche meccanismi di coinvolgimento nei confronti di fasce di utenza soprattutto giovani e maggiori consensi in generale continuando così a svolgere quella


funzione "civica" di promozione della partecipazione a livello cittadino che caratterizzava la gestione o almeno le ambizioni della precedente istituzione. Uno simile spazio può anche accogliere quelle proposte transdisciplinari ovvero una programmazione anche collaterale e pensata laddove possibile in sintonia con l'offerta espositiva della sede principale di Rovereto, quali appuntamenti musicali, performance teatrali, proiezioni ecc. coinvolgendo gli attori e i pubblici di altri comparti artistici anche nell'ottica di una cultura contemporanea che sul versante della produzione è sempre meno organizzata per compartimenti stagni, mentre sul versante dell'utenza restano da superare i settorialismi che ancora caratterizzano la fruizione. Nina Stricker, project manager - Dopo una laurea in storia dell'arte presso la Facoltà di Lettere di Perugia con una tesi sul quality management applicato alle strutture museali e un master in "Arts and Heritage Management" conseguito nel 2005 con borsa di studio Luiss presso la Luiss Management Guido Carli di Roma, Nina Stricker si occupa dal 2005 di project management, marketing e comunicazione per conto di organizzazioni culturali in diversi settori spaziando dall'allestimento di percorsi museali a Roma a festival di musica classica come il Festival delle Nazioni di Città di Castello focalizzando la propria attività su progetti di mediazione culturale di contenuti solitamente riservati alla fruizione d'élite come la musica classica e l'arte contemporanea e puntando sull'accessibilità allargata al grande pubblico con eventi di forte impatto comunicativo all'insegna della divulgazione e del coinvolgimento. Alle collaborazioni in campo organizzativo affianca l'attività didattica come cultrice di lezioni presso l'Università degli Studi di Perugia nel settore del diritto e dell'economia dei beni culturali e presso enti di formazione privati nel campo dell'arte contemporanea. Dal 2009 collabora come junior project manager all'organizzazione della fiera internazionale d'arte di Bolzano, kunStart, occupandosi principalmente dell'acquisizione internazionale attraverso la visita delle principali fiere di settore in Italia, Spagna, Austria, Svizzera e Germania. Nel 2012 ne assume la direzione dando a questa realtà periferica una nuova linea orientata esclusivamente all'arte contemporanea emergente e riposizionando la manifestazione grazie a una fitta rete di collaborazioni con le istituzioni regionali di arte contemporanea e un forte coinvolgimento del territorio in un'ottica "glocale" di esaltazione delle specificità locali di una realtà fortemente caratterizzata come quella del Trentino-Alto Adige messa in relazione con la dimensione internazionale attraverso l'espansione delle partecipazioni dall'area tedesca oltreconfine e l'introduzione di focus geografici dedicati a realtà geograficamente distanti come il Giappone e la Corea. Attualmente collabora come consulente con le edizioni italiane della fiera di successo internazionale Affordable Art Fair e con la prossima edizione di SWAB a Barcellona.


Talk 2 Call for Curators Intervento di Chiara Ianeselli Trento, 28 novembre 2012 In data 6 ottobre avevo partecipato alla settima puntata della vicenda Galleria Civica, al cui seguito compare una lettera indirizzata all’Assessore alla Cultura Franco Panizza e alla Direttrice del Mart, la dott.ssa Collu, lettera scritta collettivamente, grazie ad un costruttivo dialogo tra le persone che hanno partecipato ai vari incontri. In questo documento, sono di fatto elencati gli ingredienti per l’ideale galleria civica. L’ideale nuova civica si propone di: - avere una piattaforma progettuale in grado di confrontarsi, sviluppare ed attivare una serie di situazioni operative, nello specifico: - realizzare, vista la vocazione turistica del nostro territorio, progetti di residenza / scambio con altre realtà italiane e straniere sia a livello artistico che curatoriale. - assolvere al ruolo di una struttura laboratoriale-sperimentale, per la realizzazione ed il supporto di nuove tipologie operative e progettuali nel settore della cultura contemporanea. - sviluppare di progetti in grado di riaprire un dialogo con la città e il territorio attraverso percorsi creativi che generino connessioni con l’Università e le altre realtà museali, nell’ottica del rilancio di un dibattito artistico-culturale che coinvolga cittadini e operatori di settori strategici del territorio. - rafforzare di una rete culturale pubblica e privata alla quale è necessario fornire nuovi strumenti di coordinamento e integrazione. A questo proposito sarebbe importante indicare e rendere operativi soggetti specifici che agiscano in tal senso all’interno della galleria stessa, vista l’attuale mancanza di uno o più referenti specifici in rapporto a tale progettualità. - essere necessariamente un luogo fisico di riferimento nella e per la città di Trento, rinnovando tuttavia le modalità di gestione dei progetti realizzati al suo interno a partire da una piattaforma gestionale maggiormente condivisa ed accessibile dalla comunità culturale. Penso che questi propositi siano sicuramente condivisibili da chiunque e che più o tutti abbiano delle idee similari sulla funzione veramente civica della galleria. Ora non penso che abbia molto senso aggiungere altri buoni propositi o rimpinguare il sogno civica, rischio autoreferenzialità totale. Allo stato dell’arte le decisioni, come ha ricordato l’Assessore Comunale Maestri, saranno prese a monte e a noi, anche da quanto si riconferma, spetta eventualmente il ruolo di proporre dei progetti e assolutamente non una struttura. Gabriele Lorenzoni, responsabile ADAC, archivio documentazione artisti contemporanei, ha fatto il punto sul suo ruolo all’interno dell’archivio del Mart ed ha provato ad immaginare una dimensione d’archivio riportata a Trento. Sarebbe appunto possibile sviluppare dall’archivio una piattaforma progettuale, un osservatorio come si diceva già negli altri incontri, che permetta un dialogo in grado di permettere un’apertura sul territorio. Per quanto riguarda chi ci lavorerà non sta sicuramente ai presenti dirlo. Ovviamente sarebbe auspicabile fosse un terreno di prova per giovani curatori ed artisti, anche in dialogo con le istituzioni sul territorio aperte alla sperimentazione e in generale alla ricerca: CIMeC - Centro interdipartimentale Mente/Cervello, FBK Fondazione Bruno Kessler, Università degli Studi di Trento, FMST Fondazione Museo storico del Trentino.


Ormai diversi anni fa ho partecipato ad un workshop organizzato dall’Università degli Studi di Trento dal titolo Project Management Events che ha posto un piccolo gruppo di artisti/curatori in dialogo con la Civica e la sua struttura, dal direttore alll’ufficio stampa alla didattic. Praticamente un progetto a budget zero, che ci ha permesso di seguire lo sviluppo di una mostra ed il suo allestimento. Situazioni che per un giovane curatore sono ovviamente un laboratorio didattico necessario. transizione Penso abbia senso dunque ragionare in merito a una visione vicina a quella che si profila essere possibile della presenza dell’ADAC in Civica. Ecco perché vorrei parlare molto brevemente e in maniera molto semplice di questo progetto a cura di Giacomo Zaganelli, con cui sto collaborando dal titolo “La mappa dell'abbandono Italiana”. Si tratta di un lavoro di ricerca e creazione di un network nazionale sulla tematica del patrimonio in disuso. La dotazione di una sede, a Trento (a pennello dato il patrimonio in disuso in cui ci troveremmo e non ci fossero novità), permetterebbe la coordinazione del progetto che vede l’interazione di una serie di organismi (tra cui anche diverse associazioni culturali) e istituzioni (universitarie – al Politecnico di Milano hanno raccolto vari dati attraverso delle tesi e dei progetti ma non in maniera sistematica) ma anche Comuni e uffici catastali. Non si tratta di un archivio polveroso, destinato ad invecchiare con l’obsolescenza tecnologica e non in grado di stare al passo con i tempi ma di un progetto, come dice Zaganelli che “si struttura rispettivamente nell'attività di mappatura-catalogazione, effettuata attraverso una piattaforma web condivisa dove tutti gli utenti possono contribuire all'espansione (coinvolgimento digitale), nell'organizzazione di una serie di tavole rotonde / incontri / conferenze / workshops (coinvolgimento fisico/intellettuale) e in una serie di eventi di riattivazione di spazi in disuso per offrire possibilità a realtà sociali, culturali e artistiche di sviluppare propri progetti temporanei all'interno di questi (azione e pratica)”. Si potrebbe utilizzare Trento come progetto pilota. Associazioni ad oggi coinvolte: Spazi Indecisi (Forlì), Temporiuso (Milano), Manifetso 2020 (Trieste), Ri-Fabbrica (Liguria), Planimetrie Culturali (Bologna), Ri-generazione Urbana (Ferrara).

Chiara Ianeselli (Trento 1989), è un curatore indipendente con base a Trento. Laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi di ricerca su Roberto Crippa annovera tra le attività recenti il ruolo di curatorial assistant di Marcos Lutyens per l'Hypnotic Show e del progetto The Worldly House a dOCUMENTA(13). Nell’ultima edizione di Artissima a Torino ha ricoperto l’incarico di assistente curatore a Francesca Bertolotti, responsabile dei progetti curatoriali. Collabora per la curatela di esposizioni presso varie istituzioni, e al momento sta curando il progetto Fielding State alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia e alla galleria Arte Boccanera Contemporanea di Trento.


Talk 2 Call for Curators Intervento di Daniele Capra Trento, 28 novembre 2012 La civica che vorrei Modesti appunti per uno spazio inclusivo ed una utopia a portata di mano Che sia per molti Le istituzioni camminano sulle gambe degli uomini che le creano, incarnano e governano. Non so cosa sia esattamente una galleria civica, ma so che funziona se è un punto di riferimento e confronto culturale per il cittadino, se è cioè un luogo in cui chiunque può andare e sentirsi a proprio agio perché l’istituzione è pensata al servizio delle persone, con operatori attenti alla necessaria forma di intermediazione che il contemporaneo necessita. Inutile fare un luogo per le arti visive se non vi è un vero dialogo con tutto quello che la circonda. L’arte, che è complessa ed articolata per sua stessa esigenza ontologica, non può vivere in una monade, in un mondo sospeso che si nutre in forma autoreferenziale. Un’istituzione come una civica deve essere per molti e promiscua, per i tanti pubblici culturali di una città; per quelle persone che sentono la necessità di condividere quello che va oltre la banalità del quotidiano. Le opere sono fatte apposta per quello, per fare quelle domande cui ancora non si aveva pensato. Che sia attenta alle economie La civica può avere il ruolo di essere un collettore di interessi e non semplicemente quello di uno spazio che impiega soldi messi a disposizione da finanziatori pubblici e privati. Credo che sia necessario parlare la lingua di chi è attivo nel mondo del lavoro, per fare capire che la civica può essere un luogo in cui specchiarsi e riconoscersi. Le ristrettezze economiche sono poi un’opportunità per immaginare mostre in cui ridurre all’osso le spese, senza che necessariamente questo voglia dire fare le nozze coi fichi secchi. Tutt’altro. Si presti grande attenzione al budget, alle dinamiche di coinvolgimento territoriale, alle persone cui si può chiedere di fare qualcosa per tutti. Che abbia una programmazione aperta al mondo Trento è storicamente un luogo di snodo e passaggio tra nord e sud Europa. La civica sia luogo di passaggio per artisti e curatori. Oltre gli interessi di coloro che ne vorrebbero fare un centro localistico da particulare trentino, ma che sia invece un project space in cui chi lavora nel contemporaneo sia libero di interagire, fare proposte, collaborare. La civica può mettere in piedi un modello nuovo di pensare un’istituzione, che vada oltre ai modelli personalistici e divistici del sistema italiano.


Che sia libera ed autonoma La civica può essere autonoma, ma beneficiare delle economie di scala che la presenza di una grande istituzione come il Mart rende possibile. Uno spazio di autonomia di pensiero e di gestione, aperto alle istanze piÚ innovative del contemporaneo in grado di relazionarsi con una dimensione micro del tessuto cittadino. La civica sia libera, oltre le difficoltà di osare qualcosa di nuovo.

Daniele Capra (b.1976) independent curator and journalist. He curated over 50 shows in Italy, France, Czech Republic, Germany, Israel. He worked with Dena Foundation in Paris, Zoology and Comparative Anatomy Museum of Bologna, Dolomiti Contemporanee, Fondazione Galleria Civica of Trento, City of Milan, the Dada Museum in Haifa and the Tina-B Contemporary Art Festival in Prague. He worked as a curator for the Young European Artist Trieste Contemporanea Award in 2008 and 2009, and was member of the jury for the Tirana Onufri Prize.


RASSEGNA STAMPA


04 ottobre 2012 delle ore 08:12

E la Civica? Questa volta a dire la loro sono in sei: Tatiana Festi, Federico Lanaro, Francesco Mattuzzi, Jacopo Mazzonelli, Valentina Miorandi, Laurina Paperina e Matteo Rosa. Sei artisti trentini che chiedono spiegazioni sul destino che attende la galleria Civica della loro città. Oltre a questa lettera aperta, per il 6 ottobre, giornata del contemporaneo, hanno indetto una tavola rotonda nella stessa Galleria per stilare un progetto da proporre agli assessori. Intanto, ascoltiamoli in anteprima

sia fucina di arte e di cultura, un laboratorio che costruisca le basi per lo sviluppo di uno dei settori economici strategici per il futuro del Trentino. Non investirci sarebbe una scelta perdente e poco lungimirante.

fruitori in prima linea - di scrivere qualche riflessione per sottolineare i punti di forza che la Galleria Civica vorremmo mantenesse e su cui maggiormente si investisse. Riportiamo alla memoria alcuni dei progetti più sperimentali e più incisivi che la "Civica" abbia proposto in questi ultimi anni.

Il 24 settembre i soci privati e il Comune di Trento hanno firmato la liquidazione che sancisce la chiusura della Fondazione Galleria Civica di Trento. I "cives" ne stanno sentendo la mancanza: non più una mostra da mesi, non un laboratorio, nessun nuovo artista con cui creare un dialogo. Non più la possibilità di sfogliare l'ultimo numero di Cura, Exibart, Frieze, Kaleidoscope, Mousse, Nero e tante altre riviste d'arte contemporanea. L'aria è asfittica, manca l'ossigeno. La consapevolezza che il sistema culturale trentino stia crescendo in tutte le sue strutture si è ormai trasformata in coscienza. A questo punto è arrivato il momento di concentrarsi sempre di più sulla formazione e la produzione culturale, per far sapere quello che offriamo e quello che possiamo rappresentare a livello nazionale e internazionale. E questo oltre ad essere ovviamente conseguente a scelte politiche a monte, pensiamo sia responsabilità di noi artisti. Per affermare l'identità culturale del nostro territorio gli artisti hanno bisogno di formazione, di promozione, di sostegno e di un contesto internazionale. Il confronto con il contesto internazionale è necessario altrimenti l'artista rimane isolato in una situazione apparentemente autosufficiente, in realtà autoreferenziale. La chiusura della Galleria Civica rischia di vanificare il lavoro di crescita fatto in questi ultimi anni anziché promuoverlo strategicamente. Da persone che si sono formate, che hanno partecipato e usufruito delle attività della Galleria Civica di Trento ci sentiamo - in quanto

"Neverending Cinema" (2005) a cura di Zimmerfrei durante la direzione di Fabio Cavallucci, in cui in pochi mesi centinaia di cittadini hanno partecipato a produzioni cinematografiche (distribuite poi nei più importanti musei italiani ed esteri). Un progetto "civico", in cui artisti internazionali, artisti locali, cittadini, "non addetti ai lavori" hanno partecipato insieme, intessuto relazioni durante un processo creativo. "Opera Civica" (2011), a cura del Direttore Andrea Viliani, un'occasione più unica che rara per i giovani artisti trentini, che ha permesso ad alcuni di noi (finora 6 e speriamo che la possibilità si possa estendere a tanti altri) di accrescere le nostre professionalità proponendo progetti culturali di ampio respiro e misurandoci con il sistema dell'arte a livello internazionale. Le decine di workshops con artisti di fama internazionale che in questi dieci anni sono stati un'occasione di alta formazione culturale per tutti. È necessario sostenere e incentivare le professionalità dei ruoli dell'arte affinché chi opera nel settore riesca a rappresentare appieno le proprie qualità. Fondamentale è che la Civica riesca ad essere un connettore tra spazi pubblici e privati, fondazioni, tra Università e poli internazionali. Deve essere messa nelle condizioni di investire nella formazione di base e avanzata, di progettare produzioni culturali capaci di coinvolgere altre realtà territoriali, organizzare residenze per artisti, instaurare collaborazioni internazionali, informare e coinvolgere costantemente la collettività. La chiusura della Civica apre un vuoto che è necessario colmare. Se questo significa ripensarne e riformularne l'assetto strutturale e organizzativo, è comunque importante non lasciar cadere il progetto culturale di fondo. Va individuato il modo di ripristinare un luogo che

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Artivisti per la Civica #01: cosa è successo fino ad ora a Trento e dintorni?

Nel’ottobre 2011 il Comune di Trento annuncia che per problemi di bilancio è costretto a tagliare i finanziamenti alla Fondazione Galleria Civica. Interviene l’Assessore provinciale alla cultura Franco Panizza che si impegna a trovare una soluzione per salvare il progetto Galleria Civica. Nei mesi successivi si parla di una fusione all’interno dell’attività del MART, ma l’ipotesi non viene formalizzata in alcun accordo tra le istituzioni. Dal 5 aprile 2012 la galleria civica ha la saracinesca abbassata. Ma come? La cultura e la ricerca innescano l’innovazione creando occupazione e producendo progresso e sviluppo, e la Civica chiude?

Studi recenti sulle matrici delle interdipendenze settoriali dell’economia nazionale provano che: 100 euro di incremento di Pil nel settore culturale generano un aumento di 249 euro di Pil nel sistema economico complessivo (con un moltiplicatore pari a 2,49), di cui 75 euro nell’industria. Sul fronte delle ricadute occupazionali, per ogni incremento di una unità di lavoro nel settore culturale italiano l’incremento totale sulle unità di lavoro nel sistema economico è di 1,65. Allora sei giovani artisti trentini (Tatiana Festi, Federico Lanaro, Francesco Mattuzzi, Jacopo Mazzonelli, Valentina Miorandi, Laurina Paperina e Matteo Rosa)consapevoli del rischio che la


chiusura della civica vanifichi gli investimenti fatti fino ad oggi scrivono una lettera in difesa del progetto culturale di fondo e grazie a Franzmagazine raccolgono 300 firme di sospiranti sostenitori. L’estate passa nel silenzio e il 13 settembre si decide di pubblicare sui giornali locali la Lettera Civica. La stampa tiene alta l’attenzione sull’argomento Civica e gli investimenti in cultura. Il 24 settembre i soci provati e il Comune di Trento si trovano per firmare la liquidazione della Fondazione Galleria Civica, che cessa così di esistere. Il 24 settembre il collettivo formato da artisti, professori universitari, studenti e professionisti del sistema culturale si riunisce nella nuova sede dell’Università di Lettere di Trento per rispondere alla domanda “CHE FARE?”.

Il 29 settembre un’esponente del collettivo interviene leggendo la Lettera Civica alla “Chiamata per l’arte”, l’assemblea generale del mondo dell’arte contemporanea organizzato da AMACI nella piazza del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo a Roma, con l’obiettivo di raccogliere testimonianze e proposte da sottoporre al Ministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, e al Presidente del Consiglio, Mario Monti. Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale. L’articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sui giornali locali si leggono tagli al MART del 50-60%. La cultura deve tornare al centro dell’azione di governo. Porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte dell’intero Governo, significa che la strategia e le


conseguenti scelte operative, devono essere condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del Consiglio. Il nostro obiettivo è quello di incominciare a costruire un canale di dialogo con la parte politica portando proposte, idee ed esperienze accresciute anche grazie alla Galleria Civica per ripensarne e riformularne l’assetto strutturale e organizzativo. Riteniamo che vada al più presto individuato il modo di restituire ai “Cives” un luogo che sia fucina di arte e di cultura con respiro internazionale, un centro di formazione e produzione culturale, un laboratorio che costruisca le basi per lo sviluppo di uno dei settori economici strategici per il futuro del Trentino e dell’intera nazione. La Galleria Civica è un bene comune e sabato 6 ottobre invitiamo tutti a partecipare ad una tavola rotonda aperta attorno alla quale confrontarsi sulle esigenze culturali della comunità e per trovare innovative soluzioni che rilancino la Nuova Galleria Civica in un’ottica lungimirante. •

OCTOBER 6, 2012 12:30 PM

FRANZ


Sono un civis e voglio il civico museo Postato in Arte il 30 settembre, 2012

Un’altra occasione persa. La chiamata alle armi dell‘Amaci, associazione dei musei d’arte contemporanea d’Italia, sabato 29 settembre nel piazzale del MaXXI, si è risolta in una seduta di autocoscienza. Doveva essere un grande sit -in negli annunci, ma gli organizzatori che avevano già capito non sarebbe stato un bagno di folla, si erano limitati a improvvisare un palco e tre o quattro file di sedie. Già è strano vedere un sit in con le sedie, però passi. Quello che non passa era un clima in cui tutto veniva dato per scontato, come se fossimo in famiglia. Ristretta. Per esempio nessuno spiega quanti e quali sono i musei dell’Amaci, che configurazione e geografia hanno, dove ha colpito la spending review, quali stanno per chiudere e quali no, che mission si sono posti e via dicendo. Nella totale vaghezza invece, si discute di arte e libertà, valori assoluti e relativi, impressioni al sole calante, problemi dei galleristi e del mercato ( che c’entrano?) e molto” piove governo ladro”. Cosa che viste le ultime cronache ci sta anche bene, ma non chiarisce i problemi dei musei dell’Amaci.Finchè non prende la parola una ragazza del pubblico che si dichiara artista, ma dal piglio sarebbe da votare alle prossime amministrative!

Si chiamaValentina Miorandi, ha capelli cortissimi corvini, non arriva cinquanta di chili, salta sul palco agile come un folletto e parla della sua galleria civica:


quella di Trento che dopo la dipartita del direttore Fabio Cavallucci, fatto emigrare a dirigere musei in Polonia, diventò Fondazione sostenuta solo da un comune povero che dal 2009 taglia e ritaglia. Così nel 2012 destina al suo museo 280mila euro e per il 2013 zero euro. Allora la Provincia propone una fusione con il Mart di Rovereto, ma anche questa cosa cade nel nulla “Questa è galleria civica” dice la ragazza “e noi cives vorremmo notizie”. I cives artisti più che mai che in quella Civica Galleria, racconta, avevano riviste da consultare, video da vedere, artisti internazionali da incontrare e ricordano anche eventi collettivi come “Never-ending cinema” dove i ragazzi (e non solo) di Trento avevano proiettato i loro film a ccanto a quelli di artisti professionisti. “ Quindi rivogliamo la nostra galleria e soprattutto vogliamo essere coinvolti nelle vostre decisioni per questo abbiamo scritto una lettera aperta” dice il folletto trentino. E la legge con voce sicura . L’Espresso_30 settembre 2012_Ultima Visione di Alessandra Mammì


12 novembre 2012 delle ore 00:05

A Trento non mollano. Dopo la lettera aperta, si continua con l'assemblea

La Galleria Civica di Trento ormai è vuota, ma non le è certo passata la voglia di combattere: domani dalle 16 in poi, tutta la città è invitata in quello che rimane del museo per partecipare al primo dei tre tavoli di lavoro che si terranno durante il mese di novembre in un'ottica di informazione, formazione e ascolto con le istanze del contemporaneo. Domani sarà la volta de "Università e archivio", a cui interverrano Sara Fontana, docente dell'Università di Trento, l'associazione Art2Art, che cura il Piccolo Festival dell'Arte, all'ateneo della città, i curatori Simone Frangi di viafarini DOCVA, e gli indipendenti Francesco Scasciamacchia e Denis Isaia. Tre appuntamenti per condividere esperienze e avanzare proposte con l'obiettivo di raccogliere i risultati emersi in un documento di sintesi che verrà presentato a dicembre all'Assessorato alla Cultura della Provincia di Trento. Gli appuntamenti successivi, di cui vi daremo notizia, avranno come titolo "Curator/ Artist's Residence e Mediazione Culturale con il Territorio" e "Progetti d'Artista nel Tessuto Civico". In tutti i modi queste nuove attività sono finalizzate a non far calare l'attenzione su un'istituzione che a Trento e al suo territorio ha portato il meglio dell'arte contemporanea e portato un indotto non trascurabile, quantomeno in fatto di cultura. Valentina Miorandi, appartenente al gruppo che Exibart ha ospitato nello scorso ottobre in una lettera aperta sul destino della Galleria della città, dichiara: «Da persone che si sono formate, che hanno partecipato e usufruito delle attività della Galleria, sentiamo ora la responsabilità e la necessità di immaginare come potrebbe ripartire il nuovo progetto "Galleria Civica"». Se avete a cuore il destino della struttura non mancate, e fate sentire la vostra voce!

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Artivisti per la Civica #02: iniziare a immaginare la nuova Civica

Sabato 6 ottobre in occasione dell’ottava Giornata del Contemporaneo abbiamo organizzato una tavola rotonda aperta a tutti coloro che volevano intervenire e dire la loro sul futuro della Galleria Civica di Trento. Alle due di pomeriggio le saracinesche si riavvolgono, le porte d’accesso da via Cavour e via Belenzani si spalancano, le insegne al neon di Massimo Bartolini scintillano e invitano ad entrare! I “cives” incominciano ad arrivare, percorrono le sale vuote e si avvicinano al grande tavolo al centro della Galleria. Tutto è bianco, tutto è vuoto ma è molto familiare. Sul tavolo c’è una gran quantità di materiale cartaceo e i partecipanti incuriositi incominciano a sfogliare quello che trovano: ritagli di giornale su arte e sistema culturale, la rassegna stampa sugli ultimi avvenimenti della Civica, la Costituzione Italiana, alcuni numeri di Work (l’ ex magazine curato dalla Galleria Civica di Trento), il catalogo di Visible (www.visibleproject.org), e l’immancabile cartaceo di Franzmagazine! E’ tutto pronto. Siamo più di venti persone. Diretta streaming in REC e via al giro di presentazioni. Artisti, curatori, universitari, organizzatori di eventi culturali, performers e persone interessate sul futuro della loro Civica. Introduciamo l’incontro invitando tutti i partecipanti ad avere un atteggiamento propositivo… Iniziamo a leggere i contributi che ci sono arrivati: Alessandra Benacchio, dell’Associazione di Art to Art , Anna Quinz, direttrice creativa di Franzmagazine, Lorenzo Pezzani, curatore che lavora e ci scrive da Londra, Giulia Casula artista sarda, Paolo Posse di Cimema Palazzo di Roma, Micol Cossali regista cinematografica e attivista culturale, e molti altri ancora da tutt’Italia. Una giovanissima curatrice racconta la sua esperienza in alcuni centri d’arte low-budget a cui, suggerisce, ci si potrebbe ispirare.


Tutti in posizione: sguardo concentrato e si incomincia ad immaginare la nuova Civica! Ognuno di noi ha necessità, aspettative, idee diverse ma alcune parole ritornano negli interventi di ciascuno. Punti di vista molteplici gravitano attorno a priorità condivise: internazionalità, assetto laboratoriale, multidisciplinarietà, sperimentazione, rete con il territorio. L’immagine è sempre più chiara e concreta. Non si pensa ad uno spazio espositivo bensì ad una piattaforma in grado di intercettare nuove correnti, una sede operativa che riesca ad essere una cerniera tra il territorio e l’estero, al quale poter proporre progetti trasversali, che sia in grado di valorizzarne le risorse e di fare rete con le realtà che abbiamo già a disposizione per creare ricadute in grado di rafforzare il settore culturale. Interessata all’iniziativa ha voluto raggiungerci anche Lucia Maestri, assessore alla cultura del Comune di Trento. Ha preso parte alla discussione portando anche nuove informazioni. Da quanto lei riferisce risulta che lo spazio della Civica rimarrà quello di via Belezani, fino a quando i lavori di ristrutturazione del Palazzo delle Albere non saranno ultimati (2014). Ci rincuora che manchi solo una firma, poi il progetto Galleria Civica passerà nelle mani del MART e le attività riprenderanno con il primo di gennaio. Concorda anche lei sulle priorità emerse durante il confronto: “la sperimentazione e l’internazionalità sono il futuro”.

Questo è stato un primo momento importante di confronto che ha dimostrato che ci sono idee e voglia di partecipare. Il prossimo passo è un imminente incontro con le istituzioni coinvolte (Ass. Lucia Maestri, Ass. provinciale Franco Panizza, Direttrice MART Cristiana Collu) in cui il nostro collettivo sottoporrà i punti e le istanze prioritarie emerse da questa prima discussione. Siamo convinti che il nostro contributo possa essere utile per disegnare il nuovo assetto della Galleria Civica o quel che sarà…


27 novembre 2012 delle ore 06:10

A Trento non mollano. Secondo talk per ridisegnare la vita della Civica, ora anche inagibile

Temporaneamente inagibile, e suona un po' come l'ennesimo funerale. Stiamo parlando della Galleria Civica di Trento, per la quale domani si schiereranno in difesa il secondo gruppo di addetti ai lavori, stavolta un gruppo di curatori, che proveranno a delineare proposte per ridisegnare il nuovo progetto culturale della Civica. "Call for curators", questo il titolo della seconda tavola rotonda, riunirà le parole di Federico Mazzonelli, Denis Isaia, Daniele Capra, Lorenzo Pezzani, Martina Oberprantacher, Francesca Piersanti, Chiara Ianeselli e Judith Wielander/Matteo Lucchetti di visibleproject. org. Il luogo dove si potrà seguire l'intervento sarà reso noto seguendo il blog del collettivo di artisti che si sta impegnando perché la Civica possa avere un nuovo futuro in città: civestn. blogspot.it Informazione, formazione e ascolto con le istanze del contemporaneo, l'obiettivo dei talk della Civica è quello di raccogliere i risultati emersi in un documento di sintesi e presentarlo, il prossimo dicembre, all'Assessorato alla Cultura della Provincia di Trento. Un lavoro che si spera possa avere ricadute significative per la vita culturale della Galleria e del suo futuro. Aggiornamenti in corso.

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http://www.artribune.com/2012/11/ecco-come-cerchiamo-di-salvare-la-galleria-civica-di-trento-stavolta-sono-gli-artisti-ad-a

Ecco come cerchiamo di salvare la Galleria Civica di Trento. Stavolta sono gli artisti ad appellarsi ai critici: rompiamo i silenzi, quelli della politica e quelli dell’AMACI. Parla Daniele Capra Scritto da Daniele Capra | mercoledì, 28 novembre 2012 · 14 commenti

artribune.com

Sono stato invitato a partecipare – assieme ad altri colleghi curatori, tutti giovani – ad uno dei tre appuntamenti nei quali un gruppo di artisti trentini sta elaborando delle proposte da fare alla politica, in particolare all’Assessore alla Cultura della Provincia di Trento, in merito alla Galleria Civica del capoluogo, che è stata smantellata nei primi mesi dell’anno, nel roboante silenzio generale, Amaci compresa. È un’occasione per ripensare il ruolo degli spazi che si occupano di contemporaneo e forse anche per cambiare atteggiamento nei confronti delle istituzioni. In un momento di contrazione Assume vivid astro focus alla Civica di Trento economica la politica ha voluto tagliare su qualcosa, ed evidentemente la Fondazione che sosteneva la Civica andava meno nell’occhio di altri servizi al cittadino. Mi immagino quale sarebbe stata la reazione pubblica se avessero chiuso una scuola elementare di uno dei piccoli paesi di montagna o un ospedale, due punti di eccellenza della qualità di vita trentina. Ma per un politico tagliare sulla cultura va molto meno nell’occhio, tanto più se si taglia sul contemporaneo, che è settore complesso e non strategico per i numeri che fa. Ma è inutile parlare solo di responsabilità dei politici, poiché il vero problema è che la Fondazione Galleria Civica di Trento (discorso analogo si potrebbe fare per la maggior parte degli analoghi luoghi dediti al contemporaneo nel nostro paese) non è stata percepita come un patrimonio pubblico, come un’istituzione che fornisce un servizio a favore della collettività, quanto piuttosto come un organismo al servizio di una enclave o di una élite che – per sua stessa natura – tende ad essere esclusiva. Per così come era, sostanzialmente, quegli spazi sono stati percepiti cioè come di utilità più agli attori del sistema dell’arte che alle persone comuni che ne potevano avere accesso. Inutile obbiettare altro. Un’istituzione deve vivere delle persone che la usano, non solo per coloro che, pur competenti, ne sono addetti alla gestione ed alla governance. Come cantava Gaber, la libertà è partecipazione. È necessario quindi ripensare i modelli di fruizione degli spazi che fanno contemporaneo, immaginare nuovi ruoli di mediazione, nuovi modi di intercettare le persone comuni a partire dall’età infantile e giovanile per farle partecipare ai processi culturali, e non per farne bandierine da sventolare per qualche politico gloriosus (come il modello Goldin spinge a fare nel campo dell’arte antica). Le istituzioni camminano sulle nostre gambe, e sono felice che siano degli artisti ad avvertire questo problema, a manifestare non solo il disaccordo per una chiusura ma anche la necessità di ripensare un modello organizzativo. Sono felice che finalmente qualcuno dell’arte contemporanea si sporchi le mani, si scontri con i decisori politici, e non subisca quasi nel silenzio, come hanno fatto un presidente di Fondazione che sin dalla sua fondazione è parso inopportuno, ed un direttore preso probabilmente da altri progetti. È necessario combattere per avere, e confido che a condividere questa necessità siano anche i cittadini. Bisogna guadagnarsi la pagnotta, misurarsi e discutere con gli altri. Dopo anni di letargia in cui le decisioni sembravano non lambirci, è finalmente il momento di militare. - Daniele Capra leggi anche

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08/12/2012 02:51 AM


All artists are alike. They dream of doing something that’s more social, more collaborative, and more real than art. Dan Graham


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