Post Italy , Valentina Miorandi

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VALENTINA MIORANDi

opera civica (TN)

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Post Italy



VALENTINA MIORANDi Post Italy

Kaleidoscope Press


Il progetto Opera Civica (TN), 2010-2011, è reso possibile grazie al sostegno della Provincia autonoma di Trento. The project Opera Civica (TN) for the years 2010–11 is made possible thanks to the support of the Provincia autonoma di Trento.


Il rinnovato cammino artistico intrapreso dalla Fondazione Galleria Civica ha significativi punti di contatto con i progetti che la Provincia autonoma di Trento ha messo in campo in questi anni nell’ambito delle Politiche Giovanili. Non lo si ripeterà mai abbastanza: sono i giovani i protagonisti decisivi della nostra autonomia! Autonomia non è quella cosa che sta dentro i palazzi della politica, non è istituzione fossilizzata, non è localismo. La sfida, oggi, è trasmettere l’idea di glocal perchè vogliamo partire dal locale per arrivare al globale. I ragazzi abitano territori – intesi come spazi e tempi – spesso sconosciuti agli adulti e per questo dobbiamo offrire loro la percezione che la nostra autonomia speciale è un grande antidoto alla solitudine, è un sogno collettivo, il luogo della creatività e della costruzione del futuro. Per questo è caloroso e convinto il sostegno a Opera Civica (TN), progetto con cui la Fondazione Galleria Civica vuole affidare un’attenzione particolare alla realtà emergente dell’arte contemporanea trentina. Lo vuol fare per individuare, rafforzare e sostenere nel territorio le nuove professionalità legate a un settore in continuo sviluppo. Lo vuol fare per individuare e valorizzare il panorama culturale della contemporaneità, per fornire il supporto di nuovi linguaggi e di sensibilità creative al tema cardine dell’autonomia trentina. Questo catalogo monografico, il secondo di una serie di sei dedicati a giovani artisti under 35, è un significativo esempio di questo nuovo cammino. La novità è importante. Sei giovani artisti – la seconda è Valentina Miorandi – potranno infatti realizzare ed esporre il loro progetto artistico, a sua volta poi destinato al catalogo monografico. È questo percorso di fiducia e responsabilità la cifra dell’iniziativa della Fondazione Galleria Civica. L’essersi messi in ascolto, scandagliando il panorama culturale giovanile della nostra terra, per restituire visibilità, spazio, opportunità. Perché anche il linguaggio del contemporaneo ci può e ci deve aiutare nell’affrontare l’omologazione strisciante, nel ribadire la forza della nostra storia, sapendo al contempo guardare avanti, là dove innovazione, arte, formazione, economia, ricerca, saperi possono incontrarsi.

Lorenzo Dellai Presidente della – President of Provincia autonoma di Trento

The updated artistic programming of the Fondazione Galleria Civica has significant points of contact with the projects implemented in recent years by the Autonomous Province of Trento, as part of the Youth Policy. It cannot be stated often enough: young people are the decisive protagonists in our independence! Autonomy does not exist only within the political establishments, nor is it fossilized, or a form of localism. The challenge today is to convey the “glocal” idea because we want to leave the idea of local and arrive at global. Youth inhabits territories – understood as space and time – that are often foreign to adults, and we must offer them the perception that our special autonomy is a great antidote to loneliness, a collective dream, a place for creativity and building the future. For this reason, there is warm and committed support for Opera Civica (TN), a project with which the Fondazione Galleria Civica wishes to give special attention to the emerging reality of contemporary art in Trento. Its aim is to identify, strengthen and support our area’s new professions that are linked to a continually growing field. The aim is to identify and enhance the cultural landscape of contemporary art, to provide support for the new idioms and creative sensibilities that lie at the heart of Trento’s autonomy. This monographic catalogue, the second in a series of six dedicated to young artists under 35, is a significant example of this new direction, and new directions are important. Six young artists – the second is Valentina Miorandi – will have the opportunity to create and exhibit their works, which will in turn be documented in a monographic catalogue. This direction involving trust and responsibility is at the centre of Fondazione Galleria Civica’s initiative. Sounding out, probing, plumbing the depths of the cultural terrain of youth in our area, is a way to restore visibility, space and opportunity. Because even the idiom of contemporary art can and must help us in dealing with underlying approval, reaffirming the strength of our history, knowing at the same time how to look ahead to where innovation, art, education, business, research, and knowledge all find a meeting point.



Numero Uno, 2010 Materiali vari – Various materials 24 x 40 cm Edizione – Edition 1 Collezione privata – Private collection, Trento Pagina seguente – Next page: Post Italy, 2011 Stampa su carta di giornale, plexiglass Print on newspaper, plexiglass 68 x 53 cm Edizione – Edition 5 Courtesy l’artista – the artist




Inno Nazionale d’Italia 2011, 2010-2011 Incisione sonora su vinile 33 giri – 33 rpm vinyl recording 1’ 49’’, 50 x 70 cm Edizione – Edition 5 Collezione privata – Private collection, Bolzano Pagina seguente – Next page: Numerabilis, 2008 Video installazione, lettore DVD, plexiglass Video installation, DVD player, plexiglass 2’34”, 15 x 50 cm Edizione – Edition 3 Collezione Fondazione Bartoli-Felter, Cagliari





Mine Fields, 2009 Video 4:3, b/n – 4:3 video, b/w, 3’54’’ Edizione – Edition 3 Courtesy Arte Boccanera, Trento Venti Locali, 2010 Stampa su blue back – Print on blue back 70 x 100 cm Edizione – Edition 7 Courtesy Arte Boccanera, Trento



Top 20, 2010 Site-specific project, Sabot Gallery Riproduzione di n. 20 schede bibliotecarie dei 20 libri più letti all’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Romania, nell’anno 2010 Reproduction of 20 library cards of the 20 books most borrowed at the Italian Cultural Institute in Bucharest, Romania, in 2010 12,5 x 7,5 cm cad. – each Courtesy Arte Boccanera, Trento VERGANGENHEITSBEWÄLTIGUNG, 2009 Stampa digitale su pvc – Digital print on pvc 210 x 280 cm Edizione – Edition 1 Courtesy Arte Boccanera, Trento



Alter EcO, 2009 Registrazione sonora – Sound recording, 6’04’’ Edizione – Edition 1 Courtesy Arte Boccanera, Trento


indice Opera Civica (tn)

Andrea Viliani

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CONOSCENZA INVESTIGATIVA

LUIGI MENEGHELLI

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Conversazione con VALENTINA MIORANDI

BARBARA CASAVECCHIA

biografia

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contents 2

Opera Civica (tn)

Andrea Viliani

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Circumstantial Knowledge

LUIGI MENEGHELLI

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Conversation with VALENTINA MIORANDI

BARBARA CASAVECCHIA

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biography


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opera civica (tn)

La Fondazione Galleria Civica di Trento riserva, con il programma Opera Civica (TN), un’attenzione particolare alla realtà dell’arte contemporanea emergente trentina, allo scopo di individuare, rafforzare e sostenere sul territorio le nuove professionalità legate al settore culturale, in costante sviluppo. Mirando a offrire un supporto attivo e integrato alla produzione di nuovi progetti, avvicinando fra loro artisti e pubblico, apportando, attraverso ampie collaborazioni, un contributo sia alla valorizzazione della creatività giovanile sul territorio del Trentino sia del territorio stesso, Opera Civica (TN) si propone di rilanciare il concetto e la funzione stessa di una “Galleria Civica”, di elaborare e collegare fra loro le pratiche artistiche, la formazione, l’innovazione e la ricerca umanistica e scientifica, al networking. Opera Civica (TN) si propone di facilitare la produzione e l’esposizione di opere d’arte di giovani artisti trentini, e la redazione di un primo catalogo monografico, destinandoli alla fruizione pubblica e alla collettività, e fungendo quindi da piattaforma istituzionale responsabile

della crescita e affermazione non solo di singole individualità ma di tutta una scena artistica. Alcuni progetti editoriali – la prima monografia retrospettiva, strumento essenziale all’analisi di una pratica artistica – sono poi riservati ad artisti mid-career, la cui pratica ha particolarmente influenzato le generazioni più giovani, contribuendo a riplasmare la scena e la pratica artistica di un territorio, cogliendone potenzialità e mutamenti in atto. Le opere, nella relazione dinamica con il pubblico e nel dibattito che esse innescano, ci restituiscono uno scenario in movimento, e acquistano lo status di “opere civiche”, cioè opere da un lato realizzate da artisti appartenenti alla comunità locale, in un periodo di prolungata collaborazione formativa e progettuale con un’istituzione culturale del territorio, e, dall’altro, opere riservate a un dialogo altrettanto attivo e pervasivo con la comunità locale in cui entrambi, artista e istituzione, operano e a cui si rivolgono. Nello stesso tempo Opera Civica (TN) è anche strumento di un’inedita cooperazione fra dimensione pubblica locale e sguardo sul mondo. Opera Civica (TN) porta l’arte contemporanea

With the program Opera Civica (TN), the Fondazione Galleria Civica di Trento is devoting particular attention to emerging contemporary art in the Trentino region, with the objective of identifying, reinforcing and supporting in the territory new professional competences linked to the cultural sector, which is constantly growing. Aiming to provide active and integrated support for the production of new projects, bringing together artists and the public and making, through wide-ranging collaborations, a contribution to the promotion of creativity among the young in the region of Trentino as well as of the territory itself, Opera Civica (TN) proposes to relaunch the concept and function of a “Civic Gallery,” fostering and connecting up artistic practices, training, innovation and humanistic and scientific research through networking. Opera Civica (TN) aims to facilitate the production and exhibition of works of art by young artists in Trentino, and to compile a first monographic catalogue that will make them accessible to the public and the community. Thus it will act as an institutional platform responsible

for the growth and success not just of individuals but of an entire art scene. A number of publishing projects—such as the first retrospective monograph, an essential tool for the analysis of an artistic practice—will also be devoted to mid-career artists whose work has had a particular influence on the younger generations and helped to shape the artistic scene and practice of the region, reflecting its potentialities and the changes that are underway. The works, in their dynamic relationship with the public and in the debate that they trigger, show us a scenario in movement and acquire the status of “civic works,” i.e. works on the one hand produced by artists belonging to the local community, over a period of prolonged collaboration in training and planning with a regional cultural institution, and on the other works that establish an equally active and pervasive dialogue with the local community in which both, artist and institution, operate and which they address. At the same time Opera Civica (TN) is the instrument of an unprecedented cooperation between the local public dimension and an open-


andrea viliani prodotta sul territorio nel contesto multiforme, sociale e produttivo del territorio e del network dell’arte contemporanea, dando consistenza concreta alla pratica di un museo diffuso, di una galleria veramente “Civica”, che permette agli artisti di non restare chiusi nei luoghi deputati alla fruizione dell’arte (il “museo”) ma di aprirsi alla comunità, al suo sistema fluido di relazioni e interessi, alla riflessione condivisa sui temi dell’identità e i linguaggi e della contemporaneità: in ultima analisi, quindi, alla condivisione di una riflessione comune sulle idee di contemporaneità e sul ruolo della cultura oggi. Il programma Opera Civica (TN) prosegue il suo percorso d’indagine con il primo catalogo monografico di Valentina Miorandi, il quale presenta un’analisi della sua ricerca artistica e raccoglie una documentazione completa di tutti i lavori dell’artista. La ricerca di Valentina Miorandi si sviluppa a partire dall’osservazione del quotidiano, suggerendone una modalità di lettura che altera gli elementi compositivi della narrazione, per arrivare a una comprensione più ampia del contemporaneo. La sua indagine si avvale di differenti linguaggi

espressivi, utilizzando non solo gli strumenti del video e della fotografia, ma anche quelli dell’installazione visiva e sonora, in una costante analisi della società attuale. Nelle sue opere Valentina Miorandi focalizza l’attenzione sulla narrazione di eventi e situazioni quotidiane, sui possibili spostamenti di significato che consentono una visione differente di ciò che sembra già noto. Desidero ringraziare l’artista e gli autori dei testi a catalogo per aver concepito insieme a Kaleidoscope Press il secondo volume di questo grande progetto, significativo per la Fondazione Galleria Civica di Trento e per il suo territorio, e nuovo strumento di ricerca per l’arte contemporanea. Andrea Viliani Direttore Fondazione Galleria Civica Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento

3 ness to the outside world. Opera Civica (TN) brings the contemporary art produced in the region into the multiform, social and productive context of the territory and the network of contemporary art, giving concrete substance to the practice of a territorial museum, a truly “civic” gallery that will allow artists to emerge from their confinement in the places appointed for art (e.g. the “museum”) and open themselves up to the community, to its fluid system of relationships and interests, to a shared reflection on the themes of identity and languages and of contemporaneity: in the last analysis, therefore, to a common deliberation on contemporary ideas and on the role of culture today. The Opera Civica (TN) program continues its research with Valentina Miorandi’s first monographic catalogue, which presents an analysis of her artistic research and show a complete view of all the artist’s works. Valentina Miorandi’s research develops from the scrutiny of the everyday life, suggesting a reading modality that alters the compositive elements of the narration, to arrive at a broader understanding of the present-day

reality. Her investigation makes use of different expressive languages, using not only the tools of video and photography, but also those of visual and sound installation, in a continuous analysis of today’s society. In her works, Valentina Miorandi focuses on the narration of events and everyday situations, on the possible shifts of meaning that enable a different vision of what already seems known. I would like to thank the artist and the authors of the texts in the catalogue for having conceived together with Kaleidoscope Press the second volume in this ambitious project, of great significance for the Fondazione Galleria Civica di Trento and for the region, as well as a new instrument of research for contemporary art. Andrea Viliani Director Fondazione Galleria Civica Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento


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CONOSCENZA INVESTIGATIVA “Si tratta piuttosto di possibilità, non di soluzioni” — R. Tiravanija

Tutta l’opera di Valentina Miorandi (video, installazioni, fotografie, interventi di Public Art) dà l’impressione di procedere per stratificazione di immagini ordinarie e conosciute, per addizione di restauri, ritrovamenti, prelievi: una specie di peregrinazione continua che nasconde invenzioni e scarti dietro il sussiego di un paziente e rispettabile repertorio visivo universale. Lei affronta gli stereotipi della nostra civiltà senza particolari acrobazie, derive linguistiche, metafore visionarie: preferisce una sorta di “understatement” (almeno apparente) o una riservata distanza rispetto alle tematiche e ai soggetti che rappresenta. È come se volesse sfuggire all’angusta idolatria dell’evidenza, ai ricatti dell’esperienza oculare, a quella che Calvino avrebbe definito “l’esattezza del peso delle cose”. Invece della realtà concreta dà conto solo dei suoi effetti, alleggerisce il linguaggio e gli fa assumere una consistenza rarefatta, per meglio (in)seguire i dati oggettivi e le incrinature che essi portano in sè. È attraverso la leggerezza che Miorandi incalza i segreti del mondo, è attraverso la levità che può introdurre formulazioni congetturali o proposte interpretative dei fatti. Se si osservano le stampe che sembrano evidenziare delle scritte tracciate su dei cuscini (Far Far Away o Leave me alone, entrambe del 2009) ci accorgiamo presto che le parole non sono tracce, ma semplici pieghe e che quindi il messaggio (di lontananza o di abbandono) è qualcosa di precario, se non addirittura di casuale. Non una suggestione verbale, ma un “brusìo della lingua”, un segno che finisce per acquistare un proprio essere, cessando di essere segno di un discorso. Si va oltre la semplice testimonianza visiva e oltre il velo delle pure apparenze,

Circumstantial Knowledge “It’s about possibilities, not solutions” — R. Tiravanija All of Valentina Miorandi’s work (videos, installations, photography, public art interventions) gives the impression of being a layering process of ordinary and familiar images, with the addition of restoration, findings, samples: it is a kind of ongoing pilgrimage that hides inventions and cast-offs behind the haughtiness of a patient and respectable universal visual repertoire. She confronts the stereotypes of our civilization with no special stunts, nonsequiturs, or visionary metaphors: she prefers a sort of “understatement” (apparently, at least) or a reserved distance from the themes and subjects she represents. It is as if she wished to flee from the distressing idolatry of the evidence, to the extortion of the eye’s experience, to what Calvino would have called “the exactness of the weight of things.” Instead of concrete reality, she gives only an account of its effects. She lightens the language and makes it take on a rarefied consistency, to better follow (pursue) the objective data and the rifts within it. It is through lightness that Miorandi pursues the secrets of the world. It is through levity that she is able to introduce conjectural formulations or interpretative proposals of the facts. If we look at the prints that seem to show writing traced on cushions (Far Far Away or Leave Me Alone, both from 2009), we realize quickly that the words are not traced, but are merely creases, and therefore the message (of distance or abandonment) is something precarious, if not random. Not a verbal suggestion, but a “language buzz,” a sign that ends up taking on a life of its own, ceasing to be the sign of discourse. It goes beyond the simple visual evidence, and well beyond the veil of pure appearances, to shift the data towards the chain of its


LUIGI MENEGHELLI per spostare i dati verso la catena delle loro possibili diramazioni, che è poi il piano primo della “ricerca”: quello cioè di far combaciare i dati o di metterli in contraddizione tra di loro, di fare ipotesi, di conseguire una verità o di istituire un mistero. Così la stessa realtà fotografica appare talmente allargata da perdere l’aspetto oggettivo e da produrre una molteplicità di letture e di incalzanti interrogativi. Come in un “giallo” che si rispetti l’artista introduce l’insuperabile dialettica che separa l’icasticità del dire dall’invasività del vedere. È come se ci chiedesse: “vedete delle scritte o è la scrittura che vi fa vedere?”. E anche quando Miorandi rivolge la propria attenzione al video (ed è nella maggior parte dei casi), lei pare aggrapparsi sempre alla consistenza apparente della realtà (a cronache quotidiane, a fatti storici, a presupposti scientifici, ecc.). Ma lo fa ammantando invariabilmente la stessa realtà di una trafila di ombre, di un alone di fuggevolezza, di improbabilità. In ambito letterario Roberto Saviano ne “La bellezza e l’inferno” scrive: “La verità non è misurabile: parametri, prove, risultati di indagine non dicono mai la verità, ma si avvicinano ad essa, ne circoscrivono il campo”. Ebbene, anche le strategie operative che l’artista trentina mette in campo, soprattutto nei primi video, è orientata a trovare i modi per argomentare l’attendibilità di una formula, per riflettere sul senso di una cerimonia, per sondare le trame invisibili (o complesse) di un fatto. Non mira a rischiarare gli eventi, a ordinarli, a riportarli dentro coordinate inequivocabili. Si tratterebbe di mere operazioni didattiche, di puri procedimenti illustrativi. Per cui opta per un tipo di azione quasi inversa: sceglie di confondere i fatti, di aggrovigliarli, di proiettarli su uno scenario nel quale risalta la loro incompiutezza o problematicità. Così in Mgh (un lavoro commissionato dal Museo Madre nel 2008), Miorandi alterna e intreccia

5 possible ramifications, which is the first plane of the “research”: namely, that of making the data match or contradict itself, speculating, arriving at the truth or setting up a mystery. Thus the same photo appears to be enlarged to the point of losing its objective aspect and producing a number of interpretations and pressing questions. As in a “who-done-it” that respects the conventions, the artist introduces the insuperable dialectic that separates the vividness of speaking from the invasiveness of seeing. It is as if she were asking us, “Do you see the writing or is it the writing that makes you see?” And also when Miorandi turns her attention to video (and this is in most cases), she always seems to cling to the apparent consistency of reality (daily news, historical facts, scientific assumptions, etc.). But she does it by invariably blanketing the same reality with a line of shadows, a halo of fleetingness, of improbability. Roberto Saviano in “La bellezza e l’inferno (Beauty and the Inferno)” writes: “The truth is not measurable: parameters, trials, survey results never tell the truth, but they move close to it, and they limit the field.” Well, even the operational strategies that the artist from Trentino puts into play, especially in the first video, are aimed at finding ways to argue the reliability of a formula, to reflect on the meaning of a ceremony, to probe the invisible (or complex) schemes of a fact. She does not aim at illuminating events, putting them in order, bringing them into unambiguous coordinates. These would merely be didactic exercises, purely illustrative procedures. For this reason, she opts for a type of almost reverse action: she chooses to confuse the facts, to tangle them, to project them onto a scenario in which their unfinished or problematic nature stands out. In Mgh (a work commissioned by the Museo Madre in 2008) Miorandi alternates and intertwines the talks


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CONOSCENZA INVESTIGATIVA

gli interventi di tre fisici che discutono sull’”energia potenziale”, con una serie di immagini della periferia abbandonata di Napoli Est. L’energia potenziale, si sa, coincide con l’idea del corpo fermo, della posizione sospesa e quindi diventa metafora di una periferia dimenticata, di un luogo dismesso, anche se non negato. È una realtà in attesa di mutarsi in “energia cinetica”, come quella evidenziata da una sfera in caduta che viene proiettata verso un tragitto indefinibile. In Numerabilis (sempre del 2008) viene ripresa la distribuzione dell’eucarestia fatta ai fedeli durante il rito della Messa. Una cerimonia che assume i connotati di una sequenza ai limiti della “parodia”, sia per la ripetitività dei gesti che per l’elemento sonoro che richiama il tintinnio dei registratori di cassa di un supermercato. In Waterproof (del 2009) vengono ripercorse le tappe filmate dello scandalo Watergate, con Nixon che scherza fuori scena prima di annunciare alla nazione le proprie dimissioni (“Ritoccatemi il naso”, “fatemi le ultime foto”). È tutto materiale d’archivio (in b/n e a colori), interrotto dal nuotare grandioso e ottuso di un Cyprinus carpio che in qualche modo replica o allude al “sogno d’immortalità” e di potere del presidente messo sotto accusa. Ma ciò che maggiormente colpisce nel video non è l’intersecarsi di testimonianze d’archivio e di inserimenti simbolici, quanto il susseguirsi di immagini repertoriali e di “dark frames”: di sequenze nere in cui le parole pronunciate appaiono “sottotitolate”, come se ogni forma di vita si fosse dileguata, andata a fondo, diventando pura distanza, titolo di coda, the end. In questo video di Miorandi non c’è una trama lineare, una “narratività” consequenziale. Si procede per salti logici e non logici. I fotogrammi sembrano quasi schiantarsi tra di loro, affastellarsi, mescolarsi. È un po’ come se l’artista lasciasse ancora “a vista” gli strumenti del suo operare o come se

Circumstantial Knowledge of three physicists who discuss “potential energy,” with a series of images of the abandoned outskirts of East Naples. The potential energy, as we know, coincides with the idea of the still body, the suspended position, and then it becomes a metaphor of a forgotten suburb, a disused though not rejected place. It is a place waiting to turn into “kinetic energy,” like that emphasized by a falling sphere on an indefinable trajectory. In Numerabilis (also from 2008) she again uses the theme of distribution of the Eucharist to the faithful ​​ during the rite of the Mass. A ceremony that takes the form of a sequence on the brink of “parody,” both because of the repetition of the gestures and the sound that recalls the beeping sound of cash registers in a supermarket. In Waterproof (from 2009) the filmed stages of the Watergate scandal are retraced, with Nixon joking off stage before announcing his resignation to the nation (“Ritoccatemi il naso [might catch me picking my nose]),” “fatemi le ultime foto [likes to take a lot of pictures]).” It is all material from the archives (in b/w and colour), interrupted by the grandiose and obtuse swimming of a Cyprinus carpio (Common carp) that in some way replicates or alludes to the “dream of immortality” and the power of the impeached president. But what is most striking in the video is not so much the intersection of archival testimonials and symbolic insertions, but the succession of reportorial images and “dark frames”: black sequences in which the pronounced words appear to be “subtitled,” as if every life form had dispersed, gone to the bottom, becoming pure distance, film credits, the end. In this video of Miorandi’s, there is no linear plot or consequential “narrative.” It moves forward by logical and illogical leaps. The frames seem to crash together, to jumble and mix. It’s a little as if the artist had left her


LUIGI MENEGHELLI attuasse un’operazione conoscitiva di quelle che sono le tecniche o i procedimenti del suo fare (delle inquadrature, dei ritmi, degli intervalli, ecc.). Il suo è ancora un lavoro in fieri, in cui metodo e pratica si scambiano volentieri le parti. Del resto, è un giro d’anni in cui l’artista, dopo la prima esperienza teatrale all’Università di Lettere e Filosofia di Bologna, collabora con tutta una serie di artisti (come Zimmerfrei, Marinella Senatore, Rosa Barba, Stefania Galegati), cogliendo di volta in volta modi diversi di approccio all’immagine: da Zimmerfrei l’esplorazione del paesaggio come luogo da ascoltare e interpretare, da Senatore la ricerca della “dimensione narrativa della luce”, da Barba la passione per i margini e gli interstizi della storia, da Galegati il tentativo di sondare l’ambiguità dei rapporti “tra realtà e rappresentazione”. Non si tratta però di mixare i differenti processi operativi, ma di produrre un linguaggio “ulteriore”. Montando e smontando più codici espressivi, facendo esperienze delle loro fonti concrete, se non dei loro momenti genetici, Miorandi raggiunge una cifra stilistica assolutamente personale, dove nulla appare compiuto appieno e dove invece tutto prende la forma di ciò che si trasforma, che scorre via, che non si riesce mai ad afferrare fino in fondo. Il suo può essere definito come il sistema dello scarto, come la deviazione introdotta in un moto lineare, come lo “spostamento” instaurato nella norma. Non un cambiamento di scena, ma una fenditura o una alterazione che si apre sulla stessa scena che si sta svolgendo. Possono essere immagini di degrado urbano inserite tra un discorso scientifico e l’altro (in Mgh), l’intrusione di un ticchettio nella solennità di un cerimoniale (Numerabilis) , o l’inceppamento del flusso di testimonianze repertoriali con continue stasi, rallentamenti, vuoti d’immagini (Waterproof). Ma

7 working tools “exposed” or had heightened the awareness of her working techniques or processes (the shots, rhythms, intervals, etc.). Hers is still a work in progress, in which method and practice willingly exchange roles. Moreover, it is a tour of the years in which the artist, after her first theatre experiences at the University of Bologna, collaborated with a range of artists (like Zimmerfrei, Marinella Senatore, Rosa Barba, Stefania Galegati), taking different approaches to the image each time: with Zimmerfrei, the exploration of the landscape as a place for listening and interpreting; with Senatore, the research into the “narrative dimension of light”; with Barba, the passion for the margins and the interstices of history, with Galegati, the attempt to probe the ambiguity of the relationship “between reality and representation.” It is not however about mixing the different working processes, but about producing an “ulterior” language. By assembling and disassembling numerous expressive codes, making their concrete sources, if not their genetic moments, into experiences, Miorandi arrives at a very personal stylistic formula, where nothing appears to be fully completed and where instead everything takes the shape of that which transforms it, that flows away, that you are never able to fully grasp. Her system can be defined as one of discards, as the deviation in a linear movement, like a “shift” in the established norm. Not a change of scene, but a slit or an alteration that opens onto the same scene that is unfolding. They can be images of urban decay inserted between one scientific discourse and another (in Mgh), the intrusion of a beeping sound in the solemnity of a ceremony (Numerabilis), or the jamming of the reportorial testimonials with continuous static moments, delays, empty frames (Waterproof).


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CONOSCENZA INVESTIGATIVA

si potrebbe continuare con altri esempi, come il video del 2009 dal titolo Mine Fields dove, all’interno di quel gioco quasi distratto e indifferente di far scoppiare le bolle dei fogli di pluriball, si percepisce di tanto in tanto l’esplosione inquietante di una mina, o anche l’installazione sonora Alter Eco, dove “una voce automatica” viene interrotta da urla improvvise che sembrano mettere in discussione, nel loro barbarico echeggiare, ogni indicazione di spazio e di tempo, ecc. Siamo immancabilmente davanti a quello che il filosofo Pier Aldo Rovatti chiama un “sopravvenire”: qualcosa che sopravviene come il risveglio dopo il sonno, come un fatto nuovo che ci cambia e che dà un tocco diverso alla nostra esperienza. Miorandi rifugge dalla semplice registrazione di una realtà fermata, fissata nella sua incontestabile evidenza: le sue testimonianze contengono sempre un elemento di alterità, di segretezza. Ma è proprio attraverso la produzione di una deduzione, di un venir meno, di un dislocarsi che funzionano queste visioni. Con il video Cross Broadway (del 2009) cambia radicalmente il modo di riprendere, ma soprattutto cambia il modo di insinuarsi nella molteplicità di eventi e di figure che sfilano davanti all’obiettivo. A prima vista sembra che l’occhio di Miorandi sia animato da una voracità insaziabile, da un’attenzione bulimica per tutto ciò che gli si pone davanti allo sguardo. In realtà la macchina da presa fissa in un’inquadratura unica tutta la liquidità della vita, dei segni, dei messaggi, tutta la fluidità dei corpi, delle insegne luminose, delle autovetture che transitano per il crocevia di Broadway. Ogni cosa appare manifesta, esplicita, ma non si va oltre l’attestazione astratta di esistenza, oltre la superficie mutevole di oggetti e figure. All’artista non interessa scavare negli eventi, rico-

Circumstantial Knowledge But we could continue with other examples, such as the video entitled Mine Fields from 2009, in which, within that almost distracted and indifferent game of bursting the bubbles in sheets of bubble wrap, we hear, every so often, the disturbing explosion of a mine. Or there is the sound installation Alter Eco, where “an automated voice” is interrupted by sudden screams that seem to question, with their barbaric echoing, any indication of time and space, etc.. We are invariably in front of what the philosopher Pier Aldo Rovatti calls a “happening”: a similar occurrence to waking suddenly from sleep, like a new fact that changes us and gives a different touch to our experience. Miorandi shies away from simply recording a reality stopped, fixed in its indisputable evidence: her testimonials always contain an element of otherness, of secrecy. But it is precisely through the production of an inference, a lack of some sort, a displacement, that these visions work. With the video Cross Broadway (from 2009) the filming method radically changes, but above all, what changes is the way it insinuates itself into the numerous events and figures that parade before the camera. At first glance it seems that Miorandi’s eye might be motivated by an insatiable greed, by a bulimic attention to everything that passes before her gaze. In fact, the camera captures in one single shot all the liquidity of life, the signs, the messages, all the fluidity of bodies, of illuminated signs, of cars passing through the Broadway intersection. Everything seems manifest, explicit, but does not go beyond the abstract statement of existence, or beyond the changing surface of objects and figures. The artist is not interested in digging through the events, or reconstructing the hidden history. Her video, shot in a single flat sequence, bears some resemblance to Warhol’s Empire, with the varia-


LUIGI MENEGHELLI struirne la storia sommersa. Il suo video, girato in un unico piano sequenza, potrebbe essere avvicinato all’Empire di Warhol, con la variante che la telecamera di Warhol registra per ore solo il cambiare del colore del cielo o l’accendersi della luce alle finestre, mentre qui le immagini sono talmente numerose che si sovrappongono e si confondo tra di loro. Ma simile è la tendenza a ricondurre il visibile a un puro segno infinitamente ripetuto, come simile è l’atteggiamento indifferente, quasi assente tenuto di fronte al reale. L’operazione che compie Miorandi di trascrivere un ipotetico nome o professione accanto (o sotto) alla persona che entra nell’inquadratura (First Knight, Lady Ann, The Messenger, Sentinels, Martin at the age of 21) non è il tentativo di dare una plausibilità a delle esistenze altrimenti sconosciute o di offrire loro un attimo di celebrità, ma piuttosto quello di fornire ipotesi e congetture attraverso l’immaginazione, di partecipare all’arbitrarietà, all’indistinguibilità, al mistero di quella folla immensa in perenne vertiginoso movimento. Il nome utilizzato come fosse un mestiere (o viceversa) condurrebbe casomai all’idea di un’America che offre a tutti la possibilità di un’ingenuità (o estraneità) bruta: alle cose, ai volti, ai cieli, ai corpi stessi che sembrano “dissolversi nel loro frenetico affaccendarsi” (Baudrillard). Ma in Miorandi non c’è mai un intendimento di denuncia (o di giudizio) nei confronti di una determinata situazione sociale o politica. Lei lascia che siano le immagini che scorrono disorganizzate, frammentate ad aprire lo sguardo, a produrre un processo di costruzione della realtà in chi osserva, a suggerire un allargamento conoscitivo, partendo da un punto di vista minimale, come può essere appunto un angolo di New York. E, sempre, una certa distanza dai fatti Miorandi la mantiene anche quando affronta icone che fanno parte della nostra cultura e del nostro immaginario: da

9 tion that Warhol’s camera records for hours only the changing colour of the sky or lights turning on in the windows, while here the images are so numerous that they overlap and mingle with each other. But there is also a similar tendency to relate the visible to a pure, infinitely repeated sign, just as the indifferent, almost absent attitude toward reality is similar. Miorandi’s operation of transcribing a hypothetical name or profession next to (or below) the person who steps into the frame (First Night, Lady Ann, The Messenger, The Butler, Servants, etc.) is not an attempt to give plausibility to the otherwise unknown lives or give them a moment of fame, but rather using the imagination to provide hypotheses and conjectures, to participate in arbitrariness, indistinguishability, the mystery of that vast crowd in its perennial dizzying movement. The name used as if it were a trade (or vice versa) could suggest the idea of an ​​ America that gives everyone the chance for a brute naivety (or lack of involvement): in things, faces, the heavens, the very bodies that appear to “dissolve into their hectic bustle” (Baudrillard). But in Moriandi there is never any intention of lamenting (or judging) a particular social or political situation. She leaves it to the images that run by, disorganized, fragmented, to open people’s eyes, to induce to viewer to construct a reality, suggesting a broadening of knowledge, starting from a minimalist point of view, precisely like a corner of New York. And, again, Moriandi maintains some distance from the facts even when dealing with icons that are part of our culture and our imagination: from Hollywood to Marilyn to Hitler. And she does this through the subtle and irreverent reinvention of the known world. She does not want to empty it of its most recognizable contours or sabotage that concentrated power that only some


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CONOSCENZA INVESTIGATIVA

Hollywood a Marilyn a Hitler. E lo fa attraverso sottili o irriverenti reinvenzioni del mondo conosciuto. Non vuole svuotarlo dei suoi contorni più riconoscibili né sabotare quel concentrato di forza che solo certi suoi simboli possiedono: preferisce spostarlo fuori da se stesso e investirlo di una parossistica tensione fantasmatica, soprattutto preferisce inoculare un’ironia virale capace di togliere ogni aura ai miti, ogni grandiosità alle leggende. Così la stampa dal titolo Holywood (“Il bosco sacro”, del 2009), che a prima vista sembra riprodurre la scritta a caratteri cubitali posta su una delle colline di Los Angeles come simbolo del cinema americano, in realtà si dà come una “parola a perdere”: Holywood invece di Hollywood. Un salto semantico, una lacuna ortografica “un simbolo perduto”, ma anche (come in “Disparition” di Georges Perec, un intero romanzo scritto senza l’uso della lettera “e”) una autentica invenzione (o amplificazione) dell’universo verbale-visivo, un suo “sontuoso sovrappiù”. In Marilyn (una stampa del 2011) ci troviamo di fronte ad un ascetico punto nero che allude all’indimenticabile neo della Divina. Solo che lei non c’è. Se Warhol la moltiplicava, universalizzandola, banalizzandola, qui è eliminata del tutto: è tolta perfino la sua immagine e lasciato unicamente un segno codificato (il suo neo), quasi a evidenziare come il reale sparisca dietro le proprie rappresentazioni. In Vergangenheitsbewältigung (una stampa del 2009) Miorandi con un esilarante trucco assume le sembianze di Hitler. Ma come succede in Him di Cattelan, non ha quale obiettivo solo quello di mettere in gioco la figura negativa del “male radicale”, ma anche quello di far risaltare tutto il potere mediatico e simbolico di questa immagine. L’appropriazione che lei ne fa è un modo per entrare nella memoria collettiva e, attraverso un’azione dissacratoria, realizzare un autentico gesto iconoclastico.

Circumstantial Knowledge of her symbols possess: she prefers to shift it away from herself and give it a paroxysmal ghostly tension, and she particularly prefers a viral irony capable of removing any aura of myth, any grandiosity from the legends. Thus, the print entitled Holywood from 2009, which at first sight seems to reproduce the writing in block letters on one of the Los Angeles hills as a symbol of American cinema, in fact, comes across as a “disposable word”: Hollywood instead of Hollywood. A semantic leap, a gap in the spelling, “a lost symbol,” but also (as in “Disparition” by Georges Perec, a novel written deliberately avoiding the use of the letter “e”) a genuine invention (or amplification) of the verbal and visual universe, one of her “sumptuous surpluses.” In Marilyn (a print from 2011) we are faced with an aesthetic black dot that refers to the unforgettable mole of La Divina. Except that she’s not there. If Warhol multiplied her, universalized her, trivialized her, here she is eliminated entirely: even her image is removed and only a codified mark is left (her mole), almost emphasizing the way the real disappears behind its representations. In Vergangenheitsbewältigung (a print from 2009) Miorandi uses a hilarious trick to resemble Hitler. But as happens in Him by Cattelan, she not only aims to bring into play the negative figure of “radical evil,” but also to bring out all the media-oriented and symbolic power of this image. Her appropriation of it is a way to enter the collective memory and, through a profane action, make an authentically iconoclastic gesture. However, the distance (which we discussed earlier) should not be understood as a separation or detachment from social issues, but as a way to become alert (or listen) to everything that happens around us: a way to experience the distance, to cover it, to measure it in every way possible, by calcu-


LUIGI MENEGHELLI Allora, però, la distanza (di cui abbiamo parlato prima) non va intesa come separazione o distacco dalle questioni sociali, ma come un modo per essere all’erta (o in ascolto) di tutto quello che ci accade intorno: un modo per sperimentare la distanza, per percorrerla, misurarla in tutte le maniere possibili, calcolando lo spazio che invariabilmente si apre tra noi e il mondo, tra noi e gli altri, tra noi e una qualsiasi cosa. Così, la distanza diventa anche la scena della rappresentazione, la dimensione in cui si porta alla presenza tutto quello che tende a sparire nell’assenza (nell’indifferenziato). Forse è per questo che, pur sospendendo ogni giudizio di valore, Miorandi vuole esserci, farsi “protagonista”, vivere in presa diretta i fatti che ci mostra. Anzi, lei ricorre perfino al supporto decisivo della sua presenza fisica per rendere incontrovertibili le sue testimonianze. A volte si tratta di prove (in)scritte nel suo stesso corpo, impresse nella sua carne. Ed è il caso della sua voce che risuona in Alter Eco o del suo assumere identità differenti. Ma, in tempi recenti, il suo lavoro va sempre più generando spazi di relazione in cui l’io si dispone verso una “discussione” illimitata con l’“altro” e “una partecipazione attiva a quello che è stata definita la ‘Civiltà della prossimità’”. Nell’Inno Nazionale d’Italia (2011), ad esempio, registra un coro che canta alcune delle parole più incisive della “Costituzione” (come “Democratica / Fondata sul lavoro / indivisibile”, ecc.) È un modo per innescare nell’osservatore una specie di “ricerca del rimosso” e avviare una riscoperta di ciò che è andato perduto o dimenticato. A tutta prima una consunzione del testo originario, in realtà un’accentuazione dei suoi sensi più segreti. Ma a contare è lo stato d’incontro e di comunità che il coro riesce ad attivare con le sue magiche coreografie e a cui non vuole sottrarsi

11 lating the space that invariably lies between us and the world, between us and others, between us and anything. Thus, the distance also becomes the scene of the representation, the dimension in which everything that tends to disappear into the absence (into the undifferentiated) is brought forward as a presence. Perhaps that is why, while suspending all value judgments, Miorandi wants to be there, become the “protagonist,” and directly experience the facts she shows us. In fact, she even uses the decisive support of her physical presence to make her evidence incontrovertible. Sometimes there is evidence written or inscribed on her own body, imprinted in her flesh. And the voice resonating in Alter Eco or taking on different identities is hers. But recently, her work has been increasingly involved with generating spaces of relationship in which the id is open to an unlimited “discussion” with the “other” and an “active involvement in what has been called the ‘Civilization of proximity’.” In Inno Nazionale d’Italia (Italian National Anthem – 2011), for example, she shoots a video in which a choir sings some of the most incisive words of the Italian “Constitution” (such as “Democratic/Based on work/indivisible,” etc.) It is a way to trigger in the viewer a kind of “search for the repressed” and initiate a rediscovery of what has been lost or forgotten. What seems at first like a consumption of the original text is in fact an accentuation of its most secret meanings. But what counts is the encounter and community that the choir activates with its magical choreographies, which even the artist does not want to evade. This holds true up to the work in progress, of Post Italy, (one of the events promoted by the Opera Civica (TN) della Fondazione Galleria Civica di Trento, 2011). Starting by opening a blog, Miorandi has been


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CONOSCENZA INVESTIGATIVA

neppure l’artista. Fino ad arrivare all’esperienza in progress di Post Italy (tra gli eventi promossi da Opera Civica (TN) della Fondazione Galleria Civica di Trento, 2011). Partendo dall’apertura di un blog, Miorandi raccoglie una serie di informazioni e notizie (tipo “1/4 dei mammiferi e 1/3 degli anfibi sono a rischio estinzione) e facendole affiggere su dei manifesti sparsi per la città. È un chiaro gesto di infrazione nei confronti di quella che è la profusione di immagini “in cui non c’è più niente da vedere”: è l’apertura di uno spazio di pensiero in mezzo alla fantasmagoria del codice “pubblicitario”. Il titolo Post Italy potrebbe anche richiamare un’idea di postumo, di collocato oltre la fine. Ma per l’artista significa, utopisticamente, guardare al dopo, al futuro, al “da farsi”. E questo, anche attraverso gli annunci che vengono “postati” nel blog: vero legami che uniscono gli individui, autentica contaminazione di soggettività e collettività. Tutto il lavoro di Miorandi non rinuncia mai a dialogare con il reale. Lei si fa carico di essere testimone, di provare a capire, comunicare, partecipare. Ma sfugge a qualsiasi retorica della verità, la dribbla con continue deviazioni e scarti di senso. Non le interessa penetrare in ogni angolo, rovistare tra le prove più nascoste. Il suo scopo non è produrre dimostrazioni inconfutabili, quanto proporre ipotesi indiziarie. Non vuole definire, ma alludere, non vuole certificare ma ipotizzare. Per lei importante è spostare l’attenzione dal dato alle sue possibili ramificazioni. E, questo, anche quando prospetta di “abitare un mondo in comune”. Ancora si riferisce ad una trama di rapporti che proliferano all’infinito. Per Miorandi l’arte è questo: la coscienza di non poter cambiare il mondo, ma anche la coscienza di poter cambiare il nostro modo di guardarlo e di immaginarlo.

Circumstantial Knowledge collecting information and news (like “1/4 of all mammals and 1/3 of amphibians are threatened with extinction) and having it posted on billboards around town. It’s a clear act of infringement in relation to the profusion of images, “in which there is nothing to see”: it is the opening of an area of ​​thought in the middle of the phantasmagoria of the “advertising” code. The title Post Italy may also recall an idea of something posthumous, to place at the end. But for the artist it means, unrealistically, looking at the aftermath, towards the future, to the “things to be done.” And this is also the case with the ads that are “posted” on the blog: true links between individuals, authentic contamination of subjectivity and community. None of Miorandi’s work ever refuses a dialogue with reality. She bears witness, trying to understand, communicate, participate. But she shies away from any rhetoric of truth, constantly dribbling with deviations and scraps of meaning. She does not care to penetrate every corner, rummaging in the most deeply hidden evidence. Her purpose is not to produce irrefutable demonstrations, but to propose circumstantial hypotheses. She does not want to define, but to allude, suggest, not to certify but to hypothesize. For her, it is important to shift attention from the statistic to its possible ramifications. And this is also the case when she proposes “inhabiting a shared world.” Again she is referring to a web of relationships that proliferate indefinitely. For Miorandi this is art: the awareness of not being able to change the world, but also the awareness of being able to change the way we look at it and imagine it.


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conversazione con VALENTINA MIORANDI

BARBARA CASAVECCHIA Con Post Italy un progetto composto da una serie di affissioni pubbliche collocate nello spazio urbano di Trento, hai cercato di far filtrare all’attenzione del pubblico alcune notizie e statistiche poco festose che raramente trovano spazio sui mezzi di comunicazione di massa, dalla percentuale ridotta di donne nel Parlamento italiano (meno del 20%), a quella del nostro p.i.l. destinata alle famiglie con bambini (solo 1.4), al numero di mammiferi a rischio di estinzione sulla superficie del pianeta Terra (un quarto). È una delle “puntate” di un tuo progetto più ampio, che hai intitolato Mad in Italy. Come è iniziato e perché si chiama così? VALENTINA MIORANDi Io vengo dall’esperienza e dallo studio del teatro (mi sono laureata a Bologna) e dei documentari, ho studiato filmmaking alla New York Film Academy e direzione della fotografia all’ESCAC di Barcellona. E ho lavorato come assistente alla regia per artiste quali Rosa Barba, Elisabetta Benassi, Stefania Galegati, Marinella Senatore. La modalità della collaborazione mi piace molto, così come il lavoro di gruppo, la commistione di più specificità professionali che si pongono in rete attorno a un progetto. Per il mio lavoro d’artista mi trovo a procedere più spesso in solitudine, così ho approfittato di una commissione pubblica – per un intervento in occasione dell’edizione 2010 di Gemine Muse, in contemporanea al Festival dell’Economia di Trento – per creare una piattaforma comune utilizzabile per il libero scambio di informazioni, proposte e di competenze: Mad in Italy. Presso l’Upload Project di Trento ho esposto l’etichetta Numero Uno di questo nuovo brand, sotto vetro e in una teca come il famoso, primo decino di Paperon de’ Paperoni. E allo stesso tempo, in piazza Cesare Battisti, il giorno 2 giugno – la festa della Repubblica – ho orchestrato il primo “prodotto”

conversation with VALENTINA MIORANDI With Post Italy, a project consisting of a series of billboards placed in public urban spaces in Trento, you attempted to leak to the public some news and not-so-festive statistics that rarely find space in mass communication; the low percentage of women in Italian Parliament (less than 20%), our GDP destined for families with children (only 1.4), and the number of endangered mammals on the surface of planet Earth (a fourth). This is an “episode” from one of your larger projects, that you entitled Mad in Italy. How did it begin and why did you call it this? VALENTINA MIORANDi My experiences and studies are in theatre (I graduated in Bologna) and documentary. I studied filmmaking at the New York Film Academy and photography direction at the ESCAC in Barcelona. And I worked as an assistant director for artists such as Rosa Barba, Elisabetta Benassi, Stefania Galegati, and Marinella Senatore. I like collaborative work a lot, as well as working in groups, the mingling of many specific professional contributions becoming part of a support network working on a project together. For my work as an artist, I often find myself going it alone, so I took advantage of a public commission – a work for the 2010 edition of Gemine Muse, in conjunction with the Festival of Economics in Trento – to create a common platform that could be used for the free exchange of information, suggestions and expertise: Mad in Italy. With the Upload Project in Trento, I displayed the label Numero Uno (Number One) of this new brand, putting it under glass in an exhibit case like the famous first dime earned by Scrooge McDuck. And at the same time, in Piazza Cesare Battisti, on June 2nd – the Feast of the Republic – I orchestrated the first “product” in my line, a new National Anthem of Italy (www.valentinamiorandi.com/inno.html) that was then recorded on vinyl. BARBARA CASAVECCHIA


BARBARA CASAVECCHIA della mia linea, un nuovo Inno Nazionale d’Italia (www.valentinamiorandi. com/inno.html), poi inciso su vinile. È ancora un work in progress: ogni volta che viene interpretato dal coro, tutti i presenti sono invitati a parteciparvi. Succede abbastanza spesso, così il cerchio si allarga. Perché Mad in Italy? Si chiama così (con omissione di una lettera, a suggerire un’idea di “non finito”, di cosa da costruire, rispetto al trademark del Made in Italy, cioè di fattura italiana) perché nelle mie intenzioni questo progetto vuole fare da trampolino a delle situazioni allargate, da innescare, affinché ne nasca una reazione collettiva a catena. Una piattaforma che cresca, ospitando altri progetti tramite collaborazioni esterne. Non riesco a condividere la sensazione di fallimento ed impasse generazionale di molti miei coetanei: credo sia importante darsi da fare, creare sempre occasioni di confronto e discussione. E che questo sia un compito cruciale, per un’artista.

B.C.

V.M.

Adesso Mad in Italy è anche un blog. L’idea di fondo di Mad in Italy è creare contatti e fare rete. Mi piace infrangere i confini dell’autoproduzione di un’idea, per tentare di crearmi connessioni sempre nuove. A Trento, per fortuna, viviamo in una gran bella zona, ricca di prospettive, ma a volte è bene ricordarsi che le relazioni con altre persone, città, regioni e nazioni sono utili, anzi, indispensabili. E poi non mi piace improvvisarmi professionista in campi che non conoscono.

B.C.

V.M.

B.C.

Il primo obiettivo che ti sei data non era da poco: riscrivere l’inno nazio-

14 It’s still a work in progress: every time the choir performs it, everyone present is invited to participate. It happens quite often, and this way the circle widens. Why the title Mad in Italy? V.M. I called it this (omitting a letter, suggesting a sense of something “unfinished”, to be built, as compared to the trademark Made in Italy) because my intentions are that this project be like a springboard to extend situations, to trigger things, so that a collective chain reaction is created. A platform that grows, hosting other projects through other outside collaborations. I’m unable to share the feeling of failure and impasse that many of my peers feel: I think it’s important to get busy, always creating situations for comparison and discussion. And this is a crucial task for an artist. B.C.

Mad in Italy now has a blog. The basic idea of Mad ​​ in Italy is making contacts and networking. I like to break the boundaries of the self-production of an idea, in order to continually create new connections for myself. In Trento, fortunately, we live in a very beautiful area, full of prospects, but sometimes it’s good to remember that relationships with other people, cities, regions and nations are useful, indispensable, in fact. And also, I don’t like to suddenly have to try to be a professional in a field I don’t know.

B.C.

V.M.

The first goal you gave yourself was no small task: rewriting the national anthem, replacing Mameli’s verses with the concepts and keywords of the Constitution of the Italian Republic. B.C.


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conversazione con VALENTINA MIORANDI

nale, sostituendo ai versi di Mameli i concetti e le parole-chiave della Costituzione repubblicana. V.M. Pensavo già da un po’ di lavorare con un’orchestra, ma il progetto avrebbe richiesto troppo tempo, con le mie sole forze. Gemine Muse mi ha dato l’occasione giusta per ripescarne l’idea, coinvolgere un musicista (Emanuele Lapiana) e il maestro Claudio Vadagnini del Coro Paganella, composto da una settantina di uomini e donne di diversa età ed estrazione, quasi a simboleggiare un campione di popolo italiano. Poco prima, avevo letto la Costituzione, accorgendomi che molti miei amici e concittadini non l’hanno mai aperta. Insieme, abbiamo deciso di adottare un linguaggio musicale assolutamente popolare, una melodia facile e cantabile da tutti, che ti entri in testa e impari a memoria senza fatica. Il progetto ha funzionato e mi ha gratificato, vedendo come, a ogni nuova esecuzione, generasse un senso di appartenenza. Su diversi piani. In seguito, l’abbiamo cantata anche a Bologna per il Giorno della Memoria, con grande coinvolgimento. In seguito, i coristi l’hanno interpretata di nuovo e adesso, oltre a chiedermi se rifaremo presto una performance, la stanno promuovendo al mio posto. B.C. Non ti spaventa un po’ la retorica dell’inno patrio, soprattutto quest’anno, in cui ricorre il centocinquantesimo anniversario dalla nascita dell’Italia? V.M. Non lo so, credo che dipenda dalle intenzioni con cui si fa una cosa del genere. Io, qui, non ne ho sentita. Certo, c’è sempre la possibilità che un progetto che ha a che fare con la politica sia retorico o scontato. L’intenzione, per me, è stata semplice: volevo trovare un modo immediato di comunicare.

conversation with VALENTINA MIORANDI I had been thinking for a while of working with an orchestra, but the project would have taken too much time if I’d had to do it on my own. Gemine Muse gave me the right occasion to bring up the idea again, getting a musician (Emanuele Lapiana) involved, and Maestro Claudio Vadagnini of the Coro Paganella, which is made up of seventy men and women of different ages and backgrounds, as if to symbolize a sample of the Italian people. Shortly before that, I had read the Constitution, realizing that many of my friends and fellow citizens have never looked at it. Together, we decided to adopt a very popular musical language, with an easy melody that could be sung by everyone, that gets into your head and that you learn by heart effortlessly. The project worked and I was gratified to see how, with each new performance, a sense of belonging was generated. On different planes. As a result, we also sang in Bologna for Memorial Day, and there was great involvement. Following this, the singers performed it again and now, in addition to wondering if we’ll be performing it again soon, they’re promoting it in my place. V.M.

Doesn’t the rhetoric of the patriotic anthem scare you a little, especially this year, which marks the one hundred and fiftieth anniversary of the birth of Italy? V.M. I don’t know. I think it depends on what your intentions are when you do something like this. I didn’t feel that here. Of course, there’s always the possibility that a project that has to do with politics can be rhetorical or taken for granted. My intention was simple: I wanted to find an immediate way to communicate. B.C.

B.C.

Have you worked on the theme of national identity?


BARBARA CASAVECCHIA Hai lavorato sul tema dell’identità nazionale? È un argomento sul quale mi piace riflettere, nonostante la vertigine indotta del mettere le mani su oggetti tanto importanti. Sono certa che, se lo avessimo scandagliato di più, questo patrimonio di appartenenza, ora molto andrebbe diversamente. Poi c’è il problema delle rigidità ideologiche, ormai sclerotizzate, per cui una parola come “partecipazione” è assolutamente di sinistra, mentre “patria” è di destra. Io ho la pulsione a scardinare le cose che non mi piacciono, creare cortocircuiti, mettere sale sulla ferita. Vorrei che, salendo su un piedistallo, mi riuscisse il miracolo di far cambiare alle persone il proprio modo di pensare. Ci sono distanze e problemi? Bene! Evidenziamole, parliamo del problema, confrontiamoci. Io ho 29 anni, ma con i miei coetanei non ho grandi scambi su questo piano. Tanto più che non ho risposte pronte, perché mi piace trovarle insieme.

B.C.

V.M.

Funziona come un blog anche Post Italy, un’altra tappa di Mad in Italy, che utilizza più piattaforme di comunicazione, dal sito online alle affissioni pubbliche, a (prossimamente) un canale TV sperimentale. V.M. Di nuovo, sono partita da una commissione, stavolta della Fondazione Galleria Civica. Ho deciso di utilizzare il budget a mia disposizione per sviluppare una modalità diversa di comunicazione, acquistando e utilizzando in modo alternativo spazi dedicati alla pubblicità commerciale o alle affissioni elettorali. Il mio obiettivo era rendere visibili in città – come tu dicevi prima – temi e notizie “oscurati”, per farne oggetto di riflessione e discussione. So che esistono associazioni che lavorano sul territorio le cui informazioni non riescono mai a raggiungere i mezzi di comunicazione di massa. O camB.C.

16 It’s a topic I like to think about, despite the vertigo that comes from handling such important themes. I’m sure that if we’d probed this heritage of belonging some more, now a lot of things would be different. Then there’s the problem of ideological rigidity, which has become sclerotic lately, so a word like “participation” is absolutely left-wing, while “homeland” is right-wing. I have the urge to disrupt the things I don’t like, create short circuits, put salt on the wound. I would like it if, up there on a pedestal, the miracle of changing people’s way of thinking happened to me. Are there distances and problems? Good! Let’s highlight them, talk about the problem, confront each other. I’m 29 years old, but I don’t have great discussions and exchanges with my peers on this level. Especially since I have no ready answers, because I like to find them together with others.

V.M.

B.C. Another thing that also works as a blog is Post Italy, another stage of Mad in Italy, that uses multiple media platforms, from the online site to public billboards, and (soon) an experimental TV channel. V.M. Again, I started with a commission, this time the Fondazione Galleria Civica. I decided to use the budget at my disposal to develop a different means of communication, by buying and using, in an alternative way, space dedicated to commercial advertising or election posters. My goal was to make – as you said earlier – “blacked out” topics and news items visible in the city, to make them the subject of reflection and discussion. I know there are associations working in the country whose information can never reach the means of mass communication. Or awareness campaigns that fall entirely on deaf ears. So, I decided to occupy some spaces


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conversazione con VALENTINA MIORANDI

pagne di sensibilizzazione del tutto inascoltate. Così, ho deciso di occupare alcuni spazi (dei cartelloni stradali da 6 metri x 3, lungo le vie più trafficate) dove di solito s’incontrano réclame di bibite o slogan politici stereotipati, per fare “controinformazione” e per professare la libertà di espressione. Post Italy è nato comunque con l’idea di diffondersi su più media, come un virus, e il blog è figlio della stessa logica. Non m’interessava creare un canale “chiuso”, circoscritto alla sola sfera della Rete. Per avviare il progetto, ho contattato varie persone e istituzioni, invitandole a postare dati e conoscenze specifici, accumulati per esperienza lavorativa o di studio. Inoltre, ho chiarito che avrei accettato solo informazioni corredate da documentazioni verificabili, come per esempio i sondaggi certificati CENSIS sulle pari opportunità. Una volta raccolti i dati, mi sono limitata a “ritrasmetterli”, trascrivendoli a mano (non sempre in prima persona) per spiazzare le abitudini di lettura del pubblico, e senza operare particolari selezioni sui contenuti. A quelle, ha provveduto l’entità del budget, che non mi ha permesso di moltiplicare all’infinito le affissioni, imponendomi di contenerne il numero entro una ventina, da maggio a fine anno. Spero che evolvendosi, Post Italy possa accogliere altre proposte contenutistiche avanzate dai suoi stessi partecipanti. Sul canale digitale History Lab della Fondazione Museo Storico del Trentino, troverà spazio tutto quello che è arrivato, anche se è necessario cambiare il format per renderlo adatto al mezzo televisivo. Per me l’importante è coinvolgere altri interlocutori, mantenere sempre collettivo il processo. B.C. Il titolo del tuo progetto per la Fondazione Galleria Civica di Trento, Opera Civica (TN), fa riferimento al cives, definizione latina del cittadino a pieno

conversation with VALENTINA MIORANDI (the 6 x 3 meter billboards along the main thoroughfares), where one usually encounters advertisements for beverages or stereotyped political slogans, to display “counter-information” and to profess freedom of expression. Post Italy, was born, however, with the idea of spreading it across multiple types of media, like a virus, and the blog is the child of the same logic. I wasn’t interested in creating a “closed” channel, restricted to the sphere of the Net. To start the project, I contacted various people and institutions, inviting them to post specific information and knowledge, accumulated through work experience or study. In addition, I explained that I would accept only information accompanied by verifiable documentation, such as certified CENSIS polls on equal opportunities. Once the data was collected, I simply “retransmitted” it, transcribing it by hand (not always in first person) to shake up the reading habits of the public, and without making specific selections of the content. These used up the entire budget, which did not allow me to multiply the billboards, forcing me to keep the number to twenty, from May to the end of the year. I hope that by evolving, Post Italy can handle other proposals for content made ​​by its own participants. On the digital channel of the Historical Museum Foundation of Trentino, History Lab, there will be space for everything that arrives, even if it is necessary to change the format to make it suitable for television. For me the important thing is to involve other contributors, maintain a collective process. The title of your project for the Fondazione Galleria Civica di Trento, Opera Civica (TN), refers to cives, the Latin definition of a citizen with full rights in a city – the polis, to continue going back to the Greek root. And from B.C.


BARBARA CASAVECCHIA diritto di una città – la polis, per continuare a risalire all’indietro alla radice greca. E da qui all’etimologia di un aggettivo come “politico”. Col tuo lavoro, vuoi mai compiere un gesto politico? V.M. Sì, nel senso del creare un’occasione di libera partecipazione collettiva. Perché sono convinta, come uno dei partecipanti ha scritto sul blog, citando Gaber, che “la libertà è partecipazione”. Attiva. Credo che non si debba perdere il senso di questo agire, che si sappia che è possibile farsi sentire e dire la propria, senza scoraggiarsi a priori. È la base di ogni democrazia. Ci sono tanti esempi di arte pubblica in cui la comunicazione pubblicitaria, e in particolare i billboards, sono stati oggetto di un détournement critico da parte degli artisti, che li hanno utilizzati come strumento di costruzione di una maggiore consapevolezza civile rispetto a temi scomodi. Uno per tutti, è un lavoro celeberrimo di Felix Gonzales-Torres, Senza Titolo (1991), la foto di un letto matrimoniale vuoto, affissa in dieci punti diversi di New York, con l’impronta di due teste impressa sui cuscini – la metafora di un’assenza, una perdita, quella del compagno dell’artista, Ross, scomparso a seguito dell’AIDS. Sugli stessi binari, si possono citare tanti progetti ironici, dissacranti del collettivo canadese General Idea. O ricordare che nel 2008, a Milano, per la sua mostra “It is Difficult”, Alfredo Jaar chiese agli abitanti di riflettere su quindici quesiti (Questions Questions/ Domande Domande), riprodotti su manifesti e poster disseminati ovunque, dalle fiancate degli autobus alle strade principali: “cos’è la cultura?”, “la cultura è critica sociale?”, “la cultura è necessaria?”, “abbiamo dimenticato la cultura?”, e via di seguito. Tu a chi ti sei ispirata? V.M. Ho una relazione da autodidatta con le arti visive, che sto ancora stuB.C.

18 here to the etymology of a word like “politics.” With your work, do you ever want to make a political gesture? V.M. Yes, in the sense of creating an opportunity for free collective participation. Because I’m convinced, as one of the participants wrote on the blog, quoting Gaber, that “freedom is participation.” Active. I think that we mustn’t lose the meaning of this action, that a person should know that they can be heard and have their say, without being discouraged from the outset. It’s the foundation of every democracy. There are many examples of public art in which advertising, and in particular billboards, have been the object of a critical détournement by artists, who have used them as a tool for building a greater public awareness with respect to uncomfortable issues. One for everyone is a famous work by Felix Gonzales-Torres: Untitled (1991), a photograph of an empty double bed, posted in ten different places in New York, with the imprint of two heads imprinted on the pillows – the metaphor for an absence, a loss, that of the artist’s companion, Ross, who died of AIDS. Along the same lines, we can cite the many ironic, irreverent projects of the Canadian collective General Idea. Or remember that in 2008, in Milan, for his exhibition “It Is Difficult,” Alfredo Jaar asked the inhabitants to think about fifteen questions (Questions Questions/Domande Domande), reproduced on manifestos and posters scattered everywhere, from the sides of buses to the main roads: “What is culture?,” “Is culture social criticism?,” “Is culture necessary?,” “Have we forgotten culture?,” and so on. Who inspired you? V.M. I have a self-taught relationship with the visual arts, and I’m still studyB.C.


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conversazione con VALENTINA MIORANDI

diando. Conosco il lavoro di Torres e Jaar, ma per questo progetto mi sono semplicemente guardata attorno, sfruttando il medium dell’affissione pubblica. Mi ero studiata un libro dell’economista Pierluigi Sacco, Italia Reloaded, che analizza il sistema culturale in Italia e suggerisce come si potrebbe ripartire proprio dalla cultura. Ho letto vari saggi sui mass media e passato in rassegna tanti blog e siti, come per esempio quello della Fondazione Ahref (www.ahref.eu), che riflette sulla qualità dell’informazione. Quali reazioni hai raccolto? Buone. Non ho ricevuto critiche né obiezioni. Molti, vedendo i testi scritti a mano, hanno registrato la distanza dalla pubblicità e mi hanno scritto per raccontarmelo, quindi credo che il mio piccolo tentativo di scardinare la comunicazione monodirezionale del consumo sia in parte riuscito. Una professoressa di economia mi ha inviato una correzione. C’è stato un passaparola tra quanti che mi conoscono, ma è altrettanto vero che le affissioni hanno generato nuove adesioni al blog. È un processo lento, bisogna guadagnarsi la fiducia di coloro che ti affidano le proprie opinioni, dar loro la certezza che non verranno manipolate, come spesso succede. La mia prospettiva critica si riassume tutta nella struttura del lavoro: è lì, quello che dovevo dire. In ogni caso, questa è ancora una fase di studio del progetto, per verificare come va. Quando si sposterà sulla piattaforma digitale, magari tutto cambierà indirizzo, diventando meno generico. Sto andando avanti un passo alla volta. Mi piacerebbe coinvolgere altri esperti, soprattutto di comunicazione, per discutere su come costruire un format televisivo.

B.C.

V.M.

conversation with VALENTINA MIORANDI ing. I know the work of Torres and Jaar, but for this project I simply looked around, making use of the medium of public billboards. I had studied a book by the economist Pierluigi Sacco, Italia Reloaded, which examines the cultural system in Italy and suggests how it would be possible to get going again by starting precisely with the culture. I’ve read various essays on mass media and gone through many blogs and sites, such as that of the Foundation Ahref (www.ahref.eu), which reflects on the quality of information. What kind of reactions have you had? V.M. Good ones. I haven’t received any criticisms or objections. Many people, on seeing the texts written by hand, registered the distance from advertising and wrote to tell me about it, so I think that my little attempt to disrupt the one-way consumption communication has been partly successful. A professor of economics sent me a correction. There was word-of-mouth among those who know me, but it’s equally true that the billboards have generated new subscribers to the blog. It’s a slow process. You must earn the trust of those who trust you with their opinions, give them the assurance that they will not be manipulated, as often happens. My critical perspective is all summed up in the structure of the work: it’s there, the thing that I needed to say. In any case, this is still a study phase of the project, to see how it goes. When you move to the digital platform, maybe everything will change direction, becoming less generic. I’m going forward one step at a time. I’d like to involve other experts, especially those in communications, to discuss how to build a television format. B.C.


BARBARA CASAVECCHIA Valentina Miorandi Nasce a Trento nel 1982. Dopo la laurea in Teorie e Pratiche teatrali presso l’Università di Bologna nel 2005, vince due borse di studio, per il master in regia cinematografica alla New York Film Academy (2006) e per il master in direzione alla fotografia all’ESCAC di Barcellona - Escola Superior de Cinema de Catalunya i Audiovisivi (2007). Il lavoro di Valentina Miorandi si inserisce nell’ ampio contesto contemporaneo dei multi-media, secondo un processo di attenta selezione e di gestione delle immagini. La ricerca di Miorandi si sviluppa a partire dall’osservazione del quotidiano, suggerendone una modalità di lettura che altera gli elementi compositivi della narrazione, per arrivare a una comprensione più ampia del contemporaneo. La sua indagine si avvale di differenti linguaggi espressivi, utilizzando non solo gli strumenti del video e della fotografia, ma anche di quelli dell’installazione visiva e sonora, in una costante analisi della società attuale. Nelle sue opere Miorandi focalizza l’attenzione sulla narrazione di eventi e situazioni quotidiane, sui possibili spostamenti di significato che consentono una visione differente di ciò che sembra già noto.

B.C. Le informazioni che hai deciso di pubblicare sono d’interesse generale, dall’estinzione della nostra fauna ittica, ai dati sui detenuti in Italia o il resoconto della Natural Economy Foundation sul nucleare. Non pensi che se le avessi tarate su un raggio più locale, la tua Opera Civica (TN) avrebbe raccolto risposte e commenti più immediati? V.M. I dati mi sono arrivati così e io mi sono limitata a distribuirli. E comunque, volevo allargarne il più possibile raggio. In Trentino, è facile adottare una prospettiva autoreferenziale, parlare solo del nostro microcosmo, mentre mi piacerebbe che, al contrario, la struttura delle nostre relazioni si allargasse. Tuttavia, ci sono situazioni locali, legate per esempio ai trasporti o al trattamento dell’acqua, che potrebbero senz’altro diventare oggetto di discussioni utili.

Perché ti interessa tanto la dimensione pubblica? V.M. M’interessa rendere visibili cose che non lo sono e adottare sempre uno sguardo funzionale, cioè fare qualcosa che serva alle persone che vengono a vedere le mie opere. Credo nel fatto di trasmettere degli input: non occorre che siano tanto visibili. Amo la storia, mi piace la politica e anche farla. Da piccola leggevo in classe i programmi della destra e della sinistra, sentendo la necessità di confrontarmi in prima persona con entrambi, per sviluppare il mio punto di vista senza condizionamenti. Come idealista, sono stata ferita, ma continuo a pensare che con l’arte si possa cambiare una porzione – magari microscopica – della realtà. E poi, non mi piacciono le operazioni elitarie! B.C.

20 The information you’ve decided to publish is of general interest, from the extinction of our fish, to the data on prisoners in Italy, or the report of the Natural Economy Foundation on nuclear energy. Do you think that if you had kept them within a more local radius, your Opera Civica (TN) would have garnered more immediate feedback and comments? V.M. The data arrived like that so I simply distributed it. Anyway, I wanted to broaden its range as much as possible. In Trentino, it’s easy to adopt a selfreferential perspective, to only speak of our microcosm. But I would like it if, on the contrary, the structure of our relations broadened. However, there are local situations, related for example to transport or water treatment, which could well become useful subjects of discussion. B.C.

Why are you so interested in the public realm? I am interested in making visible the things that are not and in always taking a functional viewpoint, i.e., doing something to serve the people who come to see my works. I believe in the act of transmitting the input: it doesn’t need to be that visible. I love history, I like politics and I like doing politics too. As a child, in class, I read the programs of both the right wing and the left, feeling the need to compare both personally, to develop my point of view without conditions. As an idealist, I was wounded, but I still think that with art you can change a portion – perhaps microscopic – of reality. And also, I don’t like elitist operations!

B.C.

V.M.

Valentina Miorandi She was born in Trento in 1982. After graduating in Theory and Practice of Theatre at the University of Bologna in 2005, he received grants from the New York Film Academy (2006) and the ESCAC – Escola Superior de Cinema de Catalunya i Audiovisivi in Barcelona (2007). Her work can be seen as part of a wider context of multimedia practices, and develops through a process of careful selection of and intervention onto images. Miorandi’s research stems from the observation of every-day life, suggesting to alter its narrative elements to get to a wider comprehension of the world. Her investigation is addressed to analyze contemporary society and employs different media, from video and photography to sculpture and sound installation. In her works, Miorandi focuses her attention on the narration of daily events and situations, on shifts of meaning that allow for a different vision of what seems to be familiar.


MARILYN 2012


Pagina precedente – Previous page Marilyn 2012, 2011 Stampa inkjet UV su alluminio Inkjet UV print on aluminium 60 x 80 cm Edizione – Edition 1 Courtesy Arte Boccanera, Trento Holywood, 2009 Stampa digitale su pvc Digital print on pvc 240 x 160 cm Edizione – Edition 1 Courtesy Arte Boccanera, Trento



Cross Broadway, 2011 Installazione composta di video, 5’27”, e n. 8 stampe giclèe su carta cotone montate su alluminio – Installation composed of video, 5’27’’ and 8 giclèe prints on cotton paper mounted on aluminum 83 x 50 cm cad. – each Edizione – Edition 3 Courtesy Arte Boccanera, Trento



Only You, 2010 Forex, 180 x 60 cm Edizione – Edition 1 Collezione privata – Private collection, Trento



1 Second of Universal Measures - Serie 7, 2009 N. 24 stampe fotografiche in involucro di plastica sottovuoto N. 24 photographic prints in plastic wrap vacuumed 15 x 12 cm cad. – each Edizione – Edition 1 Courtesy Arte Boccanera, Trento Beautiful Sign, 2011 Lastra lucida, stampa giclèe su carta cotone montata su alluminio Polished slab, giclèe print on cotton paper mounted on aluminum 80 x 110 cm Edizione – Edition 5 Collezione privata – Private collection, Roma





Leave Me Alone, 2009 Stampa giclèe su carta cotone Giclèe print on cotton paper 60 x 40 cm cad. – each Edizione – Edition 3 Courtesy Arte Boccanera, Trento




provincia autonoma di trento

Comune di Trento

Presidente President Lorenzo Dellai

Sindaco Mayor Alessandro Andreatta

Assessore Cultura, Rapporti Europei e Cooperazione Councillor for Culture, European Relationships and Cooperation Franco Panizza

Assessore Cultura, Turismo e Giovani Councillor for Culture, Turism and Youth Lucia Maestri

Dirigente Servizio Attività Culturali Manager of Cultural Activities Claudio Martinelli Responsabile Politiche Giovanili Spokesman of Youth Affairs Francesco Pancheri

Dirigente Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili Manager of Culture, Turism and Youth Office Clara Campestrini Capo Ufficio Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili Head of Culture, Turism and Youth Office Donatella Turrina

Fondazione Galleria Civica Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento Presidente Chairman Danilo Eccher

Assistente di Direzione Director’s Assistant Chiara del Senno

Consiglio di Amministrazione Board of Directors Mauro Pappaglione Mario Garavelli

Assistente curatore Assistant curator Giulia Corradi

Revisore dei conti Accounting Auditor Filippo Degasperi Comitato Scientifico Scientific Committee Gerald Matt Hans Ulrich Obrist Roberto Pinto Direttore Director Andrea Viliani

Soci Fondatori Founding Members Comune di Trento Andrea Bert, Renzo Colombini, Daniele Dalfovo, Michele Dalfovo, Mario Garavelli, Mauro Giacca, Mauro Pappaglione, Paola Stelzer, Jurgen Todesco, Loris Todesco, Markus Walter Wachtler

Servizi Educativi Educational Services Francesca Piersanti Roberta Carturan Angela Margoni Reception Rosa Cammarota

Amici Friends Paola Ambrosi Rangoni, Fabio Bartolini, Marta Boglioli Ziglio, Gianfranco de Bertolini, Mauro De Iorio, Dario Ghidoni


VALENTINA MIORANDi Post Italy Collana a cura di Series edited by Andrea Viliani Volume a cura di Book edited by Barbara Casavecchia Coordinamento generale Project Management Giulia Corradi Progetto grafico Graphic Design Studio Filippo Nostri Impaginazione Layout Kaleidoscope Press Redazione Copy-editing Cristina Travaglini Pubblicato da Published by Kaleidoscope Press Stampato da Printed by Tipolitografia La Reclame, Trento Testi di Texts by Barbara Casavecchia Luigi Meneghelli Andrea Viliani Traduzioni dall’italiano Translations from Italian NTL, Firenze Stephen Conway Crediti fotografici Photo credits Valentina Miorandi ISBN 978-88-97185-10-9 In collaborazione con In collaboration with

L’artista ringrazia The artist would like to thank Silvana Antonioli Barbara Casavecchia David Cerdà Giulia Corradi Micol Cossali Daria D. Pervain Lorenzo Dalmonego Giuseppe Ferrandi Emanuele Lapiana Giuseppe Laterza Giorgia L. Boccanera Guido Knycz Lucia Maestri Luigi Meneghelli Musici Cantori Marco Ober Marco Olivotto Coro Paganella Michel Pedri Chiara Santuari Cristina Travaglini Elena Tonezzer Claudio Vadagnini Andrea Viliani Marco Vicini e tutti coloro che con la loro partecipazione hanno reso possibile l’avanzare del progetto Post Italy – and everyone who has taken part in the accomplishment of this project.



ISBN 978-88-97185-10-9

9 788897 185109


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