MINISTERO DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI PALERMO
DIPARTIMENTO DI PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE SCUOLA DI PROGETTAZIONE ARTISTICA PER L’IMPRESA
DIPLOMA ACCADEMICO DI PRIMO LIVELLO IN PROGETTAZIONE DELLA MODA
CONTEMPORANEO SICILIANO Dialoghi possibili tra arte e moda nel solco di Carla Accardi
di VALENTINA SMIRIGLIA 6623
Relatore PROF. VITTORIO UGO VICARI
A.A. 2012-2013
Ai miei genitori e a mia sorella, che hanno sempre creduto in me, con la speranza di non deluderli mai.
Indice generale Introduzione
p. 9
Capitolo primo: Note isolane d’arte contemporanea
p. 13
1.1 La situazione in Sicilia dal Secondo Dopo Guerra ad oggi 1.2 Le istituzioni museali presenti sul territorio
p. 13 p. 42
1.2.1 Fondazione La Verde-La Malfa. Il Parco dell’Arte
p. 47
1.2.2 Fondazione Puglisi Cosentino per l’arte
p. 51
1.2.3 Fondazione Orestiadi- Museo delle Trame Mediter- p. 55 ranee 1.2.4 GADAM-Galleria d’Arte Moderna Antonino Meli
p. 59
1.2.5 Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea p. 61 “Giuseppe Sciortino” 1.2.6 Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contempo- p. 65 ranea “Lucio Barbera” 1.2.7 Godranopoli
p. 69
1.2.8 MaCs
p. 71
1.2.9 Montevergini Museo d’Arte Contemporanea di Si- p. 73 racusa 1.2.10 Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico p. 77 Corrao” 1.2.11 Museo Epicentro Arte Contemporanea su matto- p. 81 nelle 1.2.12 Museo Guttuso
p. 83
1.2.13 MUSEUM- Osservatorio dell’ 1.2.7 Godranopoli
p. 87
1.2.14 Pinacoteca “Giambecchina”
p. 89
1.2.15 Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro”
p. 91
1.2.16 Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello”
p. 93
1.2.17 RISO- Museo Regionale d’Arte Moderna e Con- p. 95 temporanea della Sicilia 1.2.18 ZAC- Zisa Zona Arte Contemporanea
p. 99
1.2.19 Belice/Epicentro della Memoria Viva
p. 103
1.2.20 FAM-Fabbriche Chiaramontane Arte Contempo- p. 107 ranea 1.2.21FARM Cultural Park
p. 109
1.2.22 Fondazione Antonio Presti- Fiumara d’Arte
p. 111
1.2.23 Fondazione Brodbeck
p. 115
1.2.24 Fondazione Sambuca
p. 117
1.2.25 Fondazione Sant’Elia
p. 119
1.2.26 GAM
p. 121
1.2.27 Museo degli Angeli
p. 125
1.2.28 Museo F.A.N.G.O. (Fondazione Artisti Nutrimento p. 127 Grande Opera) 1.2.29 Museum & Fashion – Marelle Ferrera XVI Museo p. 129 Biscari 1.2.30TaoArte 1.3 Artisti siciliani: una rassegna critica
p. 133 p. 135
1.3.1 Carla Accardi
p. 137
1.3.2 Rosario Arizza
p. 141
1.3.3 Gianfranco Anastasio
p. 145
1.3.4 Ugo Attardi
p. 149
1.3.5 Vittorio Ballato
p. 153
1.3.6 Calogero Barba
p. 155
1.3.7Angelo Barone
p. 159
1.3.8Felice Canonico
p. 161
1.3.9 Sebastiano Carta
p. 163
1.3.10Lorenzo Cascio
p. 165
1.3.11 Antonio Freiles
p. 169
1.3.12 Pippo Gambino
p. 173
1.3.13 Mimmo GermanĂ
p. 177
1.3.14 Giuseppe Greco
p. 181
1.3.15 Piero Guccione
p. 185
1.3.16 Anna Guillot
p. 189
1.3.17 Beniamino Joppolo
p. 193
1.3.18 Elena La Verde
p. 195
1.3.19 Gaetano Lo Manto
p. 197
1.3.20 Elio Marchegiani
p. 199
1.3.21 Mariella Marini
p. 203
1.3.22 Concetto Maugeri
p. 207
1.3.23 Saro Mirabella
p. 209
1.3.24 Ignazio Moncada
p. 213
1.3.25 Melchiorre Napolitano
p. 217
1.3.26 Alvaro Occhipinti
p. 219
1.3.27 Pino Pinelli
p. 221
1.3.28 Antonio Recca
p. 225
1.2.29Giuseppina Riggi
p. 227
1.3.30 Alfredo Romano
p. 229
1.3.31 Enzo Rovella
p. 231
1.3.32 Sabo
p. 233
1.3.33 Salvo
p. 237
1.3.34 Antonio Sanfilippo
p. 241
1.3.35 Antonio Scordia
p. 245
1.3.36 Filippo Scroppo
p. 247
1.3.37 Francesco Simeti
p. 249
1.3.38 Turi Sottile
p. 253
1.3.39 Giusto Sucato
p. 257
1.3.40 Togo
p. 261
Capitolo secondo: Carla Accardi
p. 277
2.1 Gli anni di formazione e quelli di Forma 1
p. 277
2.2 Gli anni Cinquanta: segni di un cambiamento
p. 284
2.3 Legami e intrecci con altre forme d’arte
p. 289
2.4 Consacrazione della “Signora dell’Astrattismo”
p. 297
Capitolo terzo: progetto
p. 313
3.1 Composizione e scelta del pattern
p. 313
3.2 Scelta e modalità di stampa del tessuto
p. 314
3.3 Modalità di utilizzo dei tessuti: collezione di cappe per p. 316 l’A/I 2014/2015 Apparati Indice delle illustrazioni
p. 349
Catalogo degli Artisti selezionati
p. 359
Bibliografia
p. 373
Sitografia
p. 377
Introduzione Il presente progetto mira ad instaurare un dialogo tra i linguaggi dell’arte contemporanea e la progettazione di moda, utilizzando come tramite il design tessile. Si è scelto di circoscrivere la ricerca alla Sicilia per mettere in luce il vasto talento isolano prendendo in considerazione un periodo di tempo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sino ai giorni nostri. Attraverso questo studio è stato possibile stilare un elenco di artisti ivi operandi, arrivando a sceglierne uno solo, vale a dire Carla Accardi, la quale per il suo stile, il suo saper giocare con differenti campi dell’arte avvicinandosi spesso alla moda, risulta essere, a nostro avviso, colei che permette di sviluppare al meglio un progetto di design tessile e fashion design che parta dal segno d’arte. Il metodo di lavoro utilizzato è stato, oltre allo studio di una letteratura e di un’editoria specializzata, quello di dialogare con i luoghi di conservazione dell’arte contemporanea: di fondamentale importanza l’osservazione da vicino delle opere, cosa che ha permesso di ampliare la ricerca. Attraverso questo metodo è stato possibile conoscere i protagonisti della stagione artistica siciliana presa in considerazione, con una prima selezione critica, per sua stessa natura in continuo divenire, scaturita dallo studio di opere rispondenti a criteri di valutazione ben precisi: lo stile, non figurativo, doveva essere ben coniugabile con il design tessile; infatti attraverso lo studio e la rivisitazione delle opere si è creato un pattern che ha permesso la realizzazione di tessuti stampati, poi affidati a una ditta specializzata nel settore. Il risultato di tale ricerca ha portato alla maturazione di un quadro selettivo che ha permesso di inserire nello studio alcuni artisti e non altri, sebbene quelli non presenti siano anch’essi protagonisti importanti della stagione artistica siciliana dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Carla Accardi sembra essere, a nostro avviso, colei che meglio 11
risponde alle istanze primarie della tesi che, lo ricordiamo nuovamente, si sviluppa nell’ambito di progettazione del tessile e della moda. I tessuti così concepiti hanno condotto alla creazione di una collezione di cappe che riprendono l’abbigliamento popolare siciliano del XIX secolo. Essa è stata posta – ed è questo il fine più alto di un corso di studi di “Progettazione Artistica per l’Impresa” – all’attenzione dell’azienda Vuedu Factory di Daniela Vinciguerra, Palermo, con cui è stato definito un preaccordo di collaborazione per la prossima immissione sul mercato delle idee e della missione che il progetto qui esposto intende perseguire. Ringraziamenti Doverosi sono i ringraziamenti alle personalità e agli enti che hanno permesso lo sviluppo e la messa a punto del progetto: in primo luogo mi preme ringraziare il Prof. Vittorio Ugo Vicari, relatore del progetto di tesi, il quale per primo vi ha creduto e ha permesso di svilupparlo al meglio; la Prof.ssa Gianna di Piazza per la consulenza storico – artistica gentilmente fornitami; la Prof.ssa Roberta Lojacono per la consulenza progettuale alla definizione e allo sviluppo della collezione: attraverso le sue direttive il progetto ha potuto ampliarsi al meglio; altro merito che va attribuito alla Prof.ssa Lojacono è quello di essersi impegnata in prima persona nella ricerca di un’azienda disposta a collaborare al progetto, cosa che ha contribuito fortemente a dare un valore aggiunto a progetto di tesi. Ringrazio infine il Prof. Sergio Pausig per la sua consulenza progettuale nell’ambito del tessile e per la costituzione dell’impianto di comunicazione esterna di tutti gli elaborati. Inoltre ringrazio Domenico De Lisi, studente del corso di Design Grafico presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, per la realizzazione del logo; la signora Albina Miceli per la consulenza sartoriale; 12
Giulia Drago e Noemi Mangano per l’amichevole collaborazione nella realizzazione del servizio fotografico. Tra gli enti, ringrazio le istituzioni museali ed i loro dirigenti ed operatori: RISO- Museo Regionale d’Arte Moderna e contemporanea, Palermo; Ezio Pagano, direttore di MUSEUM – Osservatorio per l’Arte Contemporanea in Sicilia, Bagheria; Fondazione Puglisi Cosentino, Catania; Grazia Papale, collaboratrice della Fondazione La Verde – La Malfa, San Giovanni La Punta; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe Sciortino”, Monreale; Donatella Castrovinci dell’Ufficio San Marco Turismo, San Marco d’Alunzio; Uffico Turistico, Sant’Angelo di Brolo; Museum & Fashion – Marella Ferrera XVI Museo Biscari, Catania; GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Pixartprinting srl; Vuedu Factory, Palermo. Carla Accardi scompare improvvisamente il 23 febbraio 2014, quando la presente tesi era già in fase di stampa. La sua morte rende chiara la mancata occasione di un’intervista che avrebbe dovuto completare il nostro progetto. Pur non avendola conosciuta personalmente un ultimo ringraziamento va a lei e alla sua arte che tanto ci ha ispirato.
13
Capitolo primo Note isolane d’arte contemporanea
1.1 La situazione in Sicilia dal Secondo dopoguerra ad oggi La Seconda Guerra mondiale (1939 – 1945) sembra essere, tra i “grandi” eventi del Novecento, ciò che più d’altri ha determinato le linee direttrici della nostra civiltà sociale, culturale e politica. Cambiano i modi di pensare e cambia il modo di fare arte, segno che l’arte stessa non è solamente una riproduzione sistematica, ma che va ben oltre, nascondendo in se significati profondi e simbolici. Si assiste in questi anni a un cambiamento che, sebbene fosse iniziato nel secolo passato, ora si fa più evidente. Nonostante nell’Ottocento, con Georges Seurat1 (fig. 1), e Paul Cézanne2 (fig. 2) e Arndold Böcklin3, (che sono alcuni dei nomi più noti dell’arte del XIX secolo), si sia assistito a una materializzazione dell’oggetto artistico attraverso l’identificazione del colore con la materia pittorica, mentre lo schema della struttura del quadro rimaneva quello tradizionale: colori stesi su un supporto posto in verticale e vernici finali. Ora, con la fine del secondo conflitto bellico tale schema si modifica e, sull’onda delle Avanguardie Storiche4; vengono introdotti nuovi materiali, estranei al quadro come pezzi di carte o cartone, metalli, materiali plastici5. Ma il cambiamento più significativo è senza dubbio il modo di dipingere: non più in verticale, ma in orizzontale. L’artista pone la sua tela per terra e nel comporre l’opera vi danza sopra quasi fosse uno sciamano, uno stregone che fa arte ispirato dalle sue sensazioni, creando segni che non devono essere necessariamente riconducibili a qualcosa di figurativo6. Dopo il 1945 l’arte si contraddistingue per il suo carattere internazionale e per il suo dialogo tra Europa e Stati Uniti. Molti artisti europei, come Pablo Picasso7 o Salvador Dalì8, scappano dal Vecchio Continen15
fig. 1
fig . 2 16
te, in preda ai sistemi totalitari, per rifugiarsi negli Stati Uniti. Là, libero dalle imposizioni del Fascismo e del Nazismo, si stava sviluppando un tipo di arte che non teneva conto del figurativismo, ma si basava sul segno, su qualcosa che non fosse legato alla forma visibile, che fosse invece espressione della propria interiorità. Questa corrente artistica si serve di una nuova concezione segnica e gestuale e viene oggi identificata come Informale: un astrattismo amorfo e scarsamente strutturato, basato sulla velocità di esecuzione, sull’impiego di elementi graficamente differenziati o di ampie superfici colorate. Vengono quindi utilizzati segni sprovvisti di un significato concettuale evidente, distanti da ogni riferimento a figurazioni preesistenti. Molti sono gli artisti, americani ed europei, che si avvalsero di questo linguaggio ed ognuno a suo modo, spinto da differenti ragioni, riuscì a modificarlo. Tra i nomi più celebri ricordiamo: Jackson Pollock (Cody, 1912 – Long Island, 1956), padre dell’Espressionismo Astratto (fig. 3), Hans Hartung (Lipsia,1904 – Antibes, 1989), artista del segno ma in cui la componente gestuale appare evidente (fig. 4), e Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900 – 1972) che giunge a costruire un vero e proprio cifrario e a ridurre il segno a una scrittura (fig. 5) (per le loro biografie ragionate, v. infra, cap. 2). Quindi, nonostante stili e luoghi di provenienza differenti, l’elemento comune rimane il segno che serve a comprendere sia l’aspetto personale di ogni singolo artista che il volere della società di cambiare, di lasciarsi alle spalle il passato, la guerra e tutto l’orrore da essa provocato e di guardare oltre, cercando di costruire un futuro migliore basato sulla consapevolezza che ciò che conta non è necessariamente visibile agli occhi, ma molto spesso risiede nell’interiorità di ognuno di noi. La situazione siciliana degli stessi anni sembra essere arrivata a un punto fermo: la guerra pare abbia provocato poche scosse alla situazione artistica isolana che già ristava in una condizione di stasi. Gli anni tra le due guerre sono ricchi di avvenimenti che portano l’arte isolana a prendere due direzioni opposte, ma comunque importanti per 17
fig. 3
fig. 4
fig. 5 18
capire la situazione artistica degli anni immediatamente successivi. Da una parte troviamo un’arte legata alla tradizione: un’arte accademica, che si sviluppa sulla scia dei grandi maestri isolani di inizio secolo, come Francesco Lojacono9, Michele Catti10 e Antonino Leto11. Sul fronte opposto si verifica un desiderio di svecchiamento da parte di molti artisti isolani, che ispirati e guidati dall’opera di Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 1876 - Bellagio, 1944) scrivono: prima, il Manifesto dei futuristi siciliani nel 192112 per poi impegnarsi in prima persona nello svecchiamento della cultura e della società siciliana a partire dagli anni Trenta. Tra le maggiori personalità attive in questo senso, è doveroso ricordare artisti come Pippo Rizzo, Vittorio Corona, Giovanni Varvaro e Giulio d’Anna, i quali contribuirono con le oro opere - ma anche attraverso l’organizzazione di mostre collettive sull’isola e fuori dai confini isolani - a far emergere una nuova vena dell’arte, come del resto stava accadendo nel resto d’Italia - e cercarono di far conoscere il più possibile la loro iniziativa ai propri conterranei. Le risorse però rimangono sempre discutibili e gli artisti emergenti sentono il bisogno di andare altrove per crescere, vedendo in grandi città come Roma o Milano i luoghi delle meraviglie dove poter apprendere per poi tornare arricchiti di una nuova consapevolezza sull’isola. Ed è proprio al nord, a Milano, che nel 1934 quattro giovani palermitani espongono per la prima volta le loro opere presso la galleria il Milione. Si tratta del “Gruppo dei Quattro”, composto da altrettante personalità destinate a diventare punto di riferimento per i loro conterranei: Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Nino Franchina e Giovanni Barbera. Quei particolarissimi artisti creano opere che tengono conto della modernità e dell’esperienza futurista, ma che non dimenticano delle proprie origini siciliane. Le opere di Guttuso di questi anni, sono quelle che più esplicitamente sottolineano questo concetto13. Nonostante questa importante esperienza, la modernizzazione della cultura siciliana appare ancora lontana, ed alla situazione contribuisce fortemente lo scoppio del secondo conflitto bellico. Gli orrori della 19
guerra provocano la morte di molti giovani talenti; si fa il caso di autori come il catanese Tino Condorelli. Altri dopo il servizio militare, svolto al nord, vi si trasferiscono definitivamente, come ad esempio Attilio Vella. Ma se apparentemente nulla pare smuovere la situazione, in realtà tutto è già cambiato. Il fenomeno dell’immigrazione, che caratterizza la realtà siciliana sin dal secolo precedente, diventa in questi anni un fenomeno caratterizzante. Se nei primi del Novecento pittori e scultori si trasferivano a Milano, Firenze o Roma per formarsi artisticamente e poi tornare sull’isola, come fece il pittore trapanese Elio Romano, che si trasferì prima a Roma e poi a Firenze, per poi tornare in Sicilia con lo scoppio della guerra. A partire dagli anni Trenta la situazione si modifica: l’artista che vuole fare strada nel mondo dell’arte abbandona la Sicilia per ampliare la sua rete di rapporti umani e culturali. L’esperienza fuori “confine” dei giovani artisti del tempo non è però una fuga che taglia tutti i legami isolani: questi non si infrangono; al contrario, si tende continuamente a sottolineare la propria connotazione siciliana. Molti sono i personaggi che in questo periodo compio tale esperienza: Carmelo Cappello, Filippo Scroppo, Beniamino Joppolo solo per citarne alcuni. Ben presto gli emigrati divengono un nuovo punto di riferimento: Renato Guttuso in questo senso è un esempio molto chiaro. L’artista di Bagheria, nonostante risiedesse a Roma dove poi morì, divenne un punto di riferimento per coloro che si trasferivano nella capitale, ma nello stesso tempo non dimenticò mai le sue origini, chiedendo di essere sepolto nella sua città natale, nella villa che oggi ospita il museo a lui dedicato (fig. 6) (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). A partire dagli anni Quaranta, si assesta lo stereotipo di una pittura siciliana “figurativa” di tema prevalentemente contadino, che si intreccia all’universo neorealista; realtà, quest’ultima che pare essere il vero mo 20
fig. 6
tivo conduttore di tutta la linea pittorica meridionale sin dall’Ottocento. Nello stesso tempo, grazie alle sollecitazioni nazionali, si va a sviluppare anche un tipo di arte non figurativa, ma astratta, che sottolinea la ricerca degli artisti isolani verso qualcosa di nuovo, di moderno. Questo nuovo fronte artistico fa nascere un dibattito e una lotta artistica tra generi artistici: vince la figurazione e il ruralismo. Ma paradossalmente gli artisti residenti si tirano fuori dal neorealismo, a partire soprattutto dalla fine di questo decennio. Questi artisti sembrano essere alienati da tutto il contesto sociale nazionale, distacco che durerà fino agli anni Cinquanta. Ne è un esempio M.M. Lazzaro che recensendo la Biennale del 1950 equivoca i significati dell’arte nascente, sottolineando la condizione di alienazione dei siciliani. Per i pittori residenti il ruralismo risponde alle proprie esigenze e sembra essere la via più facile per arrivare al successo: piace al grande pubblico ed ha il consenso di intellettuali e di critici. Così si idealizza la campagna contro l’industria e il progresso tecnologico. 21
Gli anni Cinquanta segnano l’apice della banalizzazione del sicilianismo rurale che nel corso del decennio sfocia in una vera e propria crisi. La sua progressiva demotivazione lo rende ben accetto al gran numero di artisti e intellettuali isolani e fa si che la “condizione siciliana” si sostituisca all’attualità in modo che in essa si sviluppi la morte della vecchia cultura europea. Il realismo in questione, privo di qualsiasi senso di denuncia sociale, diventa la manifestazione di un malcontento antinordista: il contadino siciliano, così come il sottoproletario diventano l’emblema di una condizione che non ha alcuna speranza di riscattarsi e che nuota in un mare di vittimismo e autocommiserazione. Questi elementi si fondono e fanno emergere un’immagine della Sicilia stereotipata che diventa metafora di un meridionalismo piagnone e nullafacente. Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio del decennio successivo, però, si assiste a un cambiamento che non avviene sull’isola ma di cui si fanno promotori molti isolani. Nel giugno del 1946 si forma a Roma il gruppo “Forma 1”, che nell’aprile dell’anno successivo vede la pubblicazione del suo unico manifesto: Mensile di Arti Figurative Forma 1. Di questo movimento artistico che si schiera contro il realismo, e di conseguenza anche contro lo stereotipo siciliano, fanno parte: Mino Guerrini, Achille Perilli, Piero Dorazio, Giulio Turcato e Ugo Attardi. Ma molti sono anche i nomi dei siciliani: Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Pietro Consagra e Concetto Maugeri (fig. 7) (per ulteriori approfondimenti stilistici degli artisti non siciliani, v. infra, cap. 2). Il loro interesse si sviluppa verso le articolazioni della Gestalt14, riallacciandosi all’esperienza dell’avanguardia europea, per poter giungere a una nuova definizione del concetto di forma, diventando il punto di partenza per le ricerche del gruppo che si basano soprattutto sul rapporto che c’è tra modernità della forma e contenuto rivoluzionario. Elemento comune per gli artisti che condividono questa breve ma intensa esperienza, è la predilezione per il colore come elemento sensibile alla 22
forma e alla struttura. Gli anni successivi all’esperienza di “Forma 1” vedono i vari artisti che ne avevano fatto parte diversificare la propria ricerca. Questa esperienza rimarrà comunque importante ed essenziale per gli sviluppi delle carriere di ognuno di loro. Per quel che riguarda il caso dei siciliani, Carla Accardi, dopo l’esperienza di “Forma 1” e un breve periodo di crisi, trova una nuova energia e un segno maturo che si sviluppa con il metodo del “togliere”, continuamente teso ad assecondare le pulsioni soggettive. Antonio Sanfilippo sviluppa una tendenza segnica geometrizzante. Pietro Consagra dirige la sua ricerca scultorea verso il rapporto che c’è tra plasticità e luce. Consagra è l’unico fra i siciliani di “Forma 1” che conserva un rapporto molto stretto con la Sicilia, per la quale realizzerà diverse opere. Tra i partecipanti al gruppo, il meno noto Concetto Maugeri è profondamente influenzato dalla Scuola Romana15. Questa esperienza, dunque, segna un momento di ripresa della situazione artistica isolana, momento in cui si tenta di riallacciare i legami
fig. 7 23
con le esperienze di modernità che si stavano consumando nel resto d’Italia: si apre in questi anni la sezione della galleria d’arte “Art Club” di Catania. Ma purtroppo sull’isola regna la confusione: gli intellettuali non riescono a cogliere l’essenza di questa nuova arte e gli artisti residenti preferiscono orientarsi verso il decorativismo che contribuisce a creare un’immagine della Sicilia arretrata e stereotipata. A questa situazione di stasi contribuisce notevolmente la stampa isolana, che appare scettica e ostile a ogni tipo di novità. Nonostante ciò, però, si cerca di fare qualcosa per evitare che la situazione arrivi a un punto di non ritorno: nel novembre del 1946 viene organizzata la prima Biennale di Palermo, esposizione alla quale parteciparono, tra gli altri: Carlo Carrà16 Primo Conti17 e Mario Sironi18. In questi anni è però Catania che si pone come polo di riferimento per lo svecchiamento della cultura artistica nell’isola; viene, infatti, organizzata da Rodolfo Pallucchini (Milano, 1908 – Venezia, 1989) e Stefano Bottari (Fiumedinisi, 1907 – Bologna, 1967) la XIX Promotrice, riservata ai catanesi, che ha come scopo principale lo scambio fra la Biennale di Venezia e i siciliani. La manifestazione viene presentata prima a Catania e dopo qualche mese a Palermo. Successivamente le opere esposte si spostano a Venezia e a Messina cercando di coinvolgere tutto l’ambiente artistico italiano, creando un asse espositivo nazionale che avesse come riferimento le città di Venezia, Roma e Catania. A questa manifestazione parteciparono nomi importanti come: Nunzio Sciavarrello e Ildebrando Patamia, meglio noto come Edocle Lessini. Tutti gli sforzi fatti risultano vani a causa dell’indifferenza degli amministratori catanesi, ma anche perché negli stessi anni, nel 1949, Palermo si propone, in alternativa a Napoli, come sede di un’altra manifestazione artistica, la Biennale del Mediterraneo19: Carmelo Cappello, Sebastiano Carta, Nino Franchina, Renato Gurruso, Lia Pasqualino Noto, M.M. Lazzaro, Giuseppe Migneco, Pippo Rizzo, Giuseppe Mazzullo, Sebastiano Carta, Giambecchina, e Nunzio Sciavarrello sono i nomi più noti che presero parte a questa iniziativa. 24
Anche se la manifestazione rimane un avvenimento isolato, serve a dare una spinta a molti artisti isolani a partecipare alla Biennale del 1950. Inoltre, sulla sua scia vengono organizzate, nel corso degli anni successivi, molte manifestazioni locali volte a pubblicizzare la propria arte. Tra le manifestazioni più significative, doveroso è ricordare la prima edizione della Mostra Vita e Paesaggio di Capo d’Orlando20, nata nel 1955. Tutti questi sforzi per fa emergere l’ambiente isolano e per farlo distaccare definitivamente da ciò che è stato in passato risultano vani: l’aria che si respira è di confusione, perché il divario che c’è tra modernità e figurativismo risulta essere molto evidente. La presentazione improvvisa di linguaggi diversi provoca la sensazione che l’arte moderna sia solo qualcosa di confuso, che non esiste. Gli anni Cinquanta appaiono, quindi, come il momento in cui a causa della confusione, non solo artistica, ma anche intellettuale e politica, non si sa bene cosa voglia dire “arte moderna”. Le cose sembrano muoversi alla fine del decennio e soprattutto all’inizio di quello successivo, quando si cerca di migliorare la situazione della pubblica istruzione: nasce infatti l’Istituto d’Arte di Catania, a lungo diretto da M.M. Lazzaro. Con questa mossa si cerca di scuotere l’ambiente isolano che, in questi anni, vede l’artista come un essere inutile che non giova, anzi peggiora, la non facile situazione locale. A quanto pare, sono gli anni Sessanta che provocano una scossa: i giovani artisti siciliani iniziano a parlare di Informale e di Astratto. In tal senso, doveroso è sottolineare l’opera letteraria di Nicolò D’Alessandro (Tripoli, 1944) il quale nel 1975 pubblica Situazioni della pittura in Sicilia (1940-1970) (Celebres, Trapani, 1975) sottolineando la sua vicinanza con il moderno, con l’Informale, che allora viene celebrato alla Biennale del 1960. Esso è visto dai giovani artisti isolani come il faro che può far luce sulla condizione artistica siciliana, come un appiglio per entrare a far parte del moderno e prendere parte al dibattito naziona25
le, dal quale erano stati esclusi. I giovani artisti così, vedono ancora una volta nell’immigrazione la strada da seguire per evadere da una terra che ha poco da offrire. Ora però i motivi predominanti sono cambiati: se un tempo si emigrava perché era il “grande Nord” ad attirare i meridionali, ora è la Sicilia a mandarli via, perché essa appare una terra dove è impossibile vivere, dove a causa delle contraddizioni, delle violenze e della cattiva gestione delle risorse economiche il futuro non è garantito, anzi molte volte non esiste proprio. Nello stesso tempo, però, è doveroso sottolineare una tendenza opposta, che nasce proprio per coloro che decidono di restare e che vuole creare istituzioni per far si che la cultura nel territorio esista e diventi qualcosa di essenziale nella vita di ognuno. Viene costituita, ad esempio, l’Accademia di Belle Arti di Catania alla fine degli anni Sessanta, che nasce dopo molto tempo dall’apertura dell’Accademia di Palermo (1886), già Scuola del Disegno nel 1780. L’artista Nunzio Sciavarrello si impegna in prima persona per la nascita di questa scuola che vuole diventare il punto di riferimento per l’arte di tutta l’isola. La Figura di Francesco Carbone21, inoltre, tra gli anni Sessanta e Settanta, nella Sicilia orientale risulta essere di fondamentale importanza: egli promuove diverse riviste specializzate, tra cui la più nota è «Presenzasud»22. Contemporaneamente a Palermo il musicologo Nino Titone (Palermo 1934 – 2013), lo scrittore Gaetano Testa (Mistretta, 1935) e Paolo Emilio Caparezza (Roma, 1937) pubblicano due edizioni della rivista «Revort»23. A seguito delle contestazioni giovanili del 1968, anche in Sicilia si respira un vento di cambiamento e rinnovamento sociale e culturale. I giovani polemizzano contro le istituzioni che non compiono il loro dovere come dovrebbero, contro le strutture scarse, quando non del tutto inesistenti. Nella produzione artistica domina la denuncia sociale e nascono gruppi che voglio instaurare un nuovo dialogo tra arte e pubblico. Le ten26
denze predominanti sono la Pop24 e la Land Art25. Con la fine degli anni Sessanta e soprattutto con gli inizi degli anni Settanta, si sente l’esigenza di riflettere sul patrimonio artistico già presente, prendervi spunto in modo che possa diventare oggetto di studio ed essere conosciuto. Inoltre, si solleva un altro polverone, legato alla questione delle strutture museali: mancano i luoghi e le collezioni che si occupino di un modo di fare arte sviluppato nel contemporaneo. Mancano le strutture specializzate nelle maggiori città siciliane, da Catania (che sarà provvista di un’istituzione che si occupa di arte contemporanea solo dal 2008: la Fondazione Puglisi Cosenetino) a Messina26 e anche a Siracusa27. Nei primissimi anni Settanta nasce una corrente artistica, prettamente italiana, che raccoglie molti consensi tra i siciliani e che tenta di recuperare la manualità artistica, fatta di pittura, scultura e disegno, e vuole riappropriarsi della soggettività. Questo movimento artistico viene denominato Transavanguardia e il suo maggiore teorico è Achille Bonito Oliva28. Riferimento importante è il processo creativo che si è sviluppato con in Manierismo cinquecentesco, quando viene adottata una sensibilità attraverso modelli linguistici che non vengono citati nelle loro purezza iniziale, ma attraverso una contaminazione e un’identificazione personale. Gli artisti della Transavanguardia utilizzano un’ottica precaria, superando i punti di vista privilegiati che permette all’opera d’arte di acquisire infinite possibilità di realizzazione. Tra i più importanti nomi che presero parte a questo movimento ricordiamo: Sandro Chia29, Francesco Clemente30 , Enzo Cucchi31, Nicola De Maria32, Mimmo Paladino33 e Mimmo Germanà. Questo movimento entra in relazione con l’ambiente artistico siciliano, in un momento in cui questo si stava rigenerando. Esemplare risulta essere, in questo senso, l’esperienza della città di Gibellina (Tp). Il 15 gennaio 1968 la città situata nell’entroterra occidentale dell’isola viene colpita e rasa al suolo da un terribile terremoto. 27
A seguito di questo tragico evento, l’allora sindaco Ludovico Corrao34 decide di ricostruire la città non in modo sistematico, ma tenendo conto della contemporaneità artistica: per tale evento vengono invitati tutti i maggiori personaggi della scena artistica contemporanea sia siciliana che nazionale. Chiave di volta di questa ricostruzione fu la creazione di un luogo dove si viva meglio e dove il tessuto sociale venga ricompattato in maniera moderna, capace di confrontarsi con il nuovo e di crearlo. Si cerca di dar vita, con questo progetto, a una città nuova, quasi ideale che diventi il simbolo di una ricostruzione straordinariamente originale. Il nuovo centro abitato viene collocato più a valle, in prossimità della rete ferroviaria e lì, si da vita a quello che è considerato un museo en plain air, unico esempio in Sicilia. Attualmente la città non possiede ancora una connotazione definitiva, ma va considerata come un cantiere in continuo corso d’opera. L’ingresso principale è contrassegnato da un’opera di Pietro Consagra, Stella, Ingresso al Belice (1981) (fig. 8). L’artista, inoltre, realizza altre opere architettoniche per la città: Mee-
fig. 8
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ting (1976), le Porte del Cimitero (1977), La città di Tebe (1988), Tris (1988), Portale d’ingresso all’Orto Botanico (1996); queste, pur essendo opere architettoniche risentono dell’animo d’artista del suo ideatore; pertanto non sono realizzate per la pura funzionalità, ma vanno viste come vere e proprie opere d’arte, tenendo conto dell’aspetto estetico. La realizzazione della Chiesa Madre (1972) viene, invece, affidata a Ludovico Quaroni35. La costruzione viene posta nel punto più alto della valle, in modo che possa essere vista da tutta la città: le sue funzioni si sviluppano dentro un parallelepipedo a base quadrata e il suo centro simbolico è posto all’interno di una sfera, in uno dei vertici superiori del poligono, dove è situato l’altare. Gli architetti Franco Purini36 e Laura Thermes37 realizzano Il sistema delle Piazze (1982 – 1992): cinque piazze in sequenza (Piazza Rivolta del 26 Giugno 1937, Piazza Fasci dei Lavoratori, Piazza Monti di Gibellina, Piazza Autonomia Siciliana, Piazza Portella delle Ginestre) legate tra di loro da un sistema lineare di porticati. Molto importante per Gibellina è lo spazio museale, dove l’arte contemporanea può trovare il giusto spazio. Due sono i musei che si occupano di questo: il Museo Civico “Ludovico Corrao” e il Museo delle Trame Mediterranee, sede della Fondazione Orestiadi. Ivi sono conservate le molte opere degli artisti, nazionali ed internazionali, che hanno collaborato alla ricostruzione della città. (per le loro schede museologiche v. infra, cap. I, § 2). Nello stesso tempo però, Gibellina non vuole dimenticare il passato, anzi lo vuole interpretare. A fare ciò pensa Alberto Burri38 che compatta le macerie del vecchio centro nel gigantesco Cretto (1973), composto da enormi blocchi di cemento bianco alti circa un metro e mezzo, che ripercorrono in parte l’antico tracciato viario della città mantenendo vivo il ricordo di ci ciò che è stato (fig. 9). Oltre che da punto di vista squisitamente artistico, la città di Gibellina si impegna ad organizzare manifestazioni letterarie e teatrali: a partire dal 1983, vengono organizzate periodicamente le Orestiadi di Gibelli29
na, trilogia ispirata a Eschilo. Promotore e organizzatore di tale evento è stato Emilio Isgrò che ha allargato la sfera dei propri interessi dalla poesia visiva all’impegno di scrittore teatrale. Per tali motivi, poiché la città di Gibellina è stata capace di mettersi i gioco nel contemporaneo è divenuta un punto di riferimento per tutta la Sicilia. Molto importante per la storia della città è l’arrivo di Joseph Beyus39 nel 1984. Durante la sua permanenza sull’isola l’artista tedesco ha modo di visitare il luoghi del terremoto, quelli ricostruiti e meditando sul rapporto che c’è tra la vita, l’arte e la natura decide di porre al centro del suo contributo per la città l’albero, segno di rinnovamento e di fiducia nel futuro. Quindi, la Difesa della natura (1984), opera di Beuys, va vista sia sotto l’aspetto ecologico ma soprattutto in senso antropologico: in difesa dell’uomo, dei valori umani e della creatività. Nel 2011 in occasione dell’ottantesimo anno di vita del maestro, il Comune di Gibellina ha varato in progetto “Il Sacro Bosco di Beyus” che mira alla riqualificazione e alla valorizzazione dell’ex baraccopoli; il progetto
fig. 9
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prevedeva di piantare circa trecento querce simbolo di rinascita e di speranza. Ancora oggi la città di Gibellina risulta essere un punto di riferimento per l’arte contemporanea siciliana, un luogo dove l’arte ha contribuito per prima alla rinascita e alla ricostruzione di questo luogo. Gli anni Ottanta vedono fiorire molte iniziative dedicate all’arte contemporanea, che risultano essere importanti per la creazione di un sistema dell’arte in Sicilia. Dopo l’avviamento dei lavori di ricostruzione di Gibellina, attraverso cui si riconosce all’opera d’arte contemporanea un importante valore per la società, in un’altra parte dell’isola, tra le provincie di Messina e Palermo, si mette in moto un meccanismo che cerca di rivalutare il territorio locale, rigenerare la cultura ed opporsi all’abusivismo edilizio che in quegli anni vi imperversava; nasce così Fiumara d’Arte, da un’idea di Antonio Presti40, che rivaluta la fiumara di Halaisos, culla della civiltà sviluppatasi attorno alla chora di Halesa a partire dal V secolo a.C. Attraverso questo progetto Presti tenta di dare un’alternativa all’emigrazione economica che sembrava essere l’unica alternativa per gli abitanti del territorio. Molte sono le battaglie che questo particolare mecenate ha dovuto affrontare per veder decollare il suo progetto: sul versante occidentale della fiumara si assisteva alle trattative per la realizzazione di un poligono di tiro, mentre dall’altra parte si sviluppava un progetto per la cementificazione e il riassetto idrico del fiume Tusa; controversie che si trascineranno per circa dieci anni e che vedranno accusare le opere del parco di abusivismo. Fortunatamente, nel maggio 2007, viene approvata la Legge Regionale 6/60 in sostegno della Fiumara d’Arte, che scagiona le opere dalle accuse di abusivismo e consacra il parco a luogo dove l’arte contemporanea può vivere. Accanto a queste motivazioni, ve n’è un’altra, di carattere personale che spinse Presti a mobilitarsi per la creazione del progetto, primo museo a cielo aperto dell’isola: nel 1982 muore suo padre e lui decide di 31
dedicargli un monumento; lo fa in modo pubblico, rivolgendosi a Pietro Consagra che realizza La materia poteva non esserci (fig. 10), collocata alla foce del fiume Romei. La scultura viene completata ed esposta al pubblico nel 1986, data che coincide con l’apertura della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’arte. Nel 1988 Paolo Schiavocampo, realizza Una curva gettata alle spalle del tempo, una scultura – totem d’acciaio corten. Nel 1989 Antonio di Palma41 realizza Energia Mediterranea, nei pressi di Motta d’Affermo, dopo aver vinto il concorso indetto da Presti l’anno precedente. Anche Italo Lanfredini42 partecipa al concorso e nel 1989 realizza il Labirinto di Arianna, posta su un’altura che da origine alla fiumara. L’opera, in cemento armato, si rifà alla versione più arcaica del labirinto, derivante dal modello cretese ed è composta da una spirale. Ancora nel 1989 Piero Dorazio e Graziano Marino43 decorano la caserma dei carabinieri di Castel di Lucio realizzando dei pannelli decorativi in ceramica applicati ai parapetti dei balconi. I due artisti utilizzano le cromie accese del blu e del rosso, realizzando dei motivi astratti per ravvivare l’austera costruzione. Hidetoshi Nagasawa44 realizza, nello stesso anno, la Stanza di barca d’oro sul letto del fiume Romei. L’opera è raggiungibile attraverso un percorso accidentale ed è ricavata tra la roccia: Nagasawa la riveste con lastre d’acciaio e inserisce li la barca di ottone dorato sospesa e capovolta. Oggi però la stanza è stata chiusa e non possibile ammirare la barca, destinata a una fruizione mentale, che, secondo la filosofia orientale a cui aderisce l’artista, non è un male: l’opera negata alla vista può continuare a esistere nel pensiero e può essere percepita perfino in modo più intenso. Nel 1989 viene realizzata l’opera di Tano Festa45 il Monumento per un poeta morto (fig. 11), opera meglio nota come La finestra sul mare. L’opera viene eretta a un anno dalla morte dell’artista avvenuta nel 1988. Tra il 1990 e il 1993 viene realizzato il Muro di ceramica (fig. 12), ribattezzato Muro della Vita, che si trova lungo la strada provinciale che collega Castel di Lucio e Mistretta. Per realizzare tale opera vengono invitati quaranta artisti provenienti da tutta Europa che realizzano delle 32
creazioni in terracotta che verranno poi applicate sul muro di contenimento. E ancora, per sette anni, dal 1990 al 1996 viene organizzato nel comune di Pettineo Un chilometro di tela, evento cheprevede la realizzazione di una tela lunga un chilometro decorata da molti artisti provenienti da tutto il mondo, ma anche dai cittadini locali. Durante questo evento gli artisti stranieri sono adottati per un giorno da una famiglia del posto offrendo un cambio una loro opera. Tutte le famiglie che prendono parte all’iniziativa ricevono anche una targa che espongono sulla porta della propria casa che denuncia la presenza dell’opera e accoglie chiunque voglia ammirarla in nome della condivisione. Nel 2008, Mauro Staccioli46 realizza in territorio di Motta d’Affermo 38° Parallelo: un tetraedro titanico cavo realizzato in acciaio corten, parzialmente sprofondato nel territorio roccioso e che presenta una fessura lungo lo spigolo occidentale. Come un faro introverso, testimone consapevole del ciclico irreversibile dello scorrere del tempo, cattura la luce solare attraverso la fessura. La piramide è costruita su una leggera altura, un avamposto sul mare rivolto verso gli scavi di Halaesa, situato sul trentottesimo parallelo. A complemento del parco territoriale così concepito, Antonio Presti decide di realizzare un luogo di riposo per tutti coloro che vanno ad ammirare le opere della Fiumara d’Arte: nasce così Art Atelier sul mare. L’albergo si trova a Castel di Tusa e si propone come un contenitore di arte contemporanea: in tal modo l’ospite è anche visitatore, e non vive solo un rapporto contemplativo con l’arte ma ha la possibilità di intessere con essa un fitto rapporto. L’hotel è composto da quaranta stanze, venti di cui sono decorate da artisti che si sono ispirati alla bellezza del territorio circostante47. Nella provincia di Messina, e nella città stessa, si rilevano una serie di iniziative di rilevante spessore nell’ambito dell’arte contemporanea. L’amministrazione della Provincia Regionale di Messina, dal 1983 al 1992, promuove ed organizza periodicamente delle mostre introducendo la città in una felice stagione di opportunità artistiche e culturali 48. 33
fig. 10
fig. 11
fig. 12 34
Da allora la promozione e la conoscenza delle arti visive contemporanee a Messina ha registrato un incremento d’interesse sia di pubblico che di addetti ai lavori: nascono molti spazi espositivi volti proprio a questo intento, come la libreria Hobelix49. Inoltre, dal punti di vista pubblico, questo periodo ricco di mostre ha permesso alla Provincia Regionale di Messina di acquisire un cospicuo numero di opere, tali da far nascere, qualche anno dopo la Galleria Provinciale d’Arte Moderna e contemporanea “Lucio Barbera”, che oggi sembra essere l’unico punto di riferimento per l’arte contemporanea in città (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Nonostante sia presente una GAMM (Galleria d’Arte Moderna Messina) all’interno del Palacultura, questa risulta essere chiusa al pubblico, a causa di problemi organizzativi. Va ricordato un altro importante intervento per lo sviluppo dell’arte in Sicilia. Nel 1980, da un’idea di Francesco Carbone nasce a Godrano, un piccolo centro nell’entroterra palermitano, Godranopoli, progetto che comprende una pinacoteca che porta il nome del suo ideatore, e un museo Etno-antropologico che illustra la civiltà contadina attraverso i mestieri e gli attrezzi da lavoro di un tempo e una Biblioteca di Storia e Cultura Siciliana. Attraverso questo progetto Carbone vuole andare oltre al concetto di museo tradizionale e fondere il passato, fatto di folklore, e il presente dell’isola che sente invece l’esigenza di integrasi al resto del mondo, in un periodo in cui il concetto di cultura andava a fondere diverse forme d’arte. A questo progetto collabora attivamente anche l’artista Giusto Sucato, amico di Carbone, che dona alla Pinacoteca molte opere. Carbone, attraverso Godranopoli vuole riscattare la Sicilia e scinderla dal simbolo di terra di nessuno a cui l’isola è stata ancorata per molto tempo, accostandola alla contemporaneità della cultura, senza però dimenticare le proprie origini (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo l’arte 35
contemporanea riceve sempre più consensi; lo si evince anche dall’attenzione rivoltagli da un’editoria specialistica. Tra le pubblicazioni più note ricordiamo: «Kalos Arte in Sicilia: rivista bimestrale di cultura» edita a Palermo dal 1989, specializzata in pubblicazioni d’arte di carattere divulgativo, con particolare attenzione per l’aspetto storico-artistico, la cultura e le tradizioni locali. Accanto a questa ricordiamo anche «Carte d’Arte Internazionale» edita a Messina da un’idea dell’artista Antonio Freiles, suo direttore. Nonostante le due riviste siano edite nella stessa regione hanno raggi d’interesse molto diversi. «Kalos» si rivolge a uno spaccato di società che si interessa della cultura, della tradizione e dei personaggi che hanno segnato la storia, sia recente che remota, della Sicilia; frequenti sono gli articoli riguardanti scoperte archeologiche risalenti a quando l’isola era parte della Magna Grecia. Molto più rari invece sono gli interventi riguardanti la storia contemporanea, quella attuale, se non per delle sporadiche eccezioni come mostre o eventi. Ciò però, non toglie importanza alla rivista, che risulta essere una delle poche realtà ad occuparsi degli avvenimenti locali con uno sguardo approfondito, dato dal fatto che è edita nel capoluogo siciliano. «Carte d’Arte» si rivolge a un pubblico più particolareggiato e d’arte contemporanea. A differenza della rivista palermitana, quella di Freiles non si limita a trattare avvenimenti regionali, ma espande la sua attenzione all’internazionalità dell’arte. Frequenti sono gli articoli riguardanti personalità europee piuttosto che eventi che si svolgono oltre i confini del nostro paese; a differenza di «Kalos», la rivista messinese quasi mai si occupa di argomenti siciliani se questi non sono strettamente collegati alla contemporaneità dell’arte. L’aspetto “internazionale” della rivista va sottolineato perché essa spinge l’intera isola a mettersi a confronto con la contemporaneità dell’arte di tutto il mondo. I Novanta sono anni “d’oro” per l’arte contemporanea siciliana, in cui 36
nascono iniziative, sia pubbliche che private, volte ad esaltarla e che porranno le basi per la nascita di istituzioni ancora più importanti che prenderanno avvio nel nuovo millennio. E’ doveroso sottolineare la presenza nel capoluogo siciliano di una cittadella della cultura situata all’interno degli ex capannoni industriali adiacenti al castello della Zisa, denominati pertanto “Cantieri Culturali alla Zisa”, un tempo sede delle una delle più grandi e prestigiose imprese esistenti in Sicilia: le Officine Ducrot. Grazie ad essi in pochi anni Palermo riuscirà a tenere testa alle più importanti città industrializzate di tutta Europa, nel panorama di fine Ottocento. La fabbrica nasce ufficialmente nel 1891 sotto la direzione di Carlo Golia come filiale della ditta torinese Solei Herbert & C., che importava mobili dalla Francia ed era specializzata nel commercio di stoffe per mobili e arredi. Ma è da quando la direzione passa a Vittorio Ducrot50 che essa decolla grazie anche alla collaborazione con Ernesto Basile51. Il binomio avrà grande successo e la ditta Ducrot diventerà il cantiere esecutivo delle idee moderniste di Basile. Sarà lui stesso a progettare il marchio dell’azienda, biglietti pubblicitari e carte intestate dandole un volto d’avanguardia. In questi anni vengono aperti numerosi padiglioni che ospitano diversi laboratori (sala disegno, reparto ebanisteria, sala macchine, reparto cesello, reparto intaglio, reparto tappezzerie, reparto decorazione, reparto pittura, fonderia, fabbrica specchi e scuola di disegno). Con la Prima Guerra Mondiale, Ducrot converte la produzione della fabbrica: vengono ora fabbricati idrovolanti per il Governo italiano, inglese e francese, in modo da assicurarsi un lavoro sicuro a differenza di tutte le altre aziende palermitane che in quegli anni andarono in banca rotta. Con la fine della guerra egli dovette convertire nuovamente la produzione: non più elementi d’arredo ma grandi incarichi di arredi navali per yatchs, navi private e transatlantici. Ed è in questi anni che arriva la collaborazione con la ditta Mucoli. Dagli anni Trenta, nonostante le varie riconversioni, la ditta dovrà far fronte a una grave crisi fino ad arrivare a cedere l’impresa a un grup37
po finanziario diretto dall’ingegnere genovese Tiziano De Bonis, che cambierà il nome in “S. A. Ducrot Mobili, Sede Genova – Officine Palermo”. Con la Seconda Guerra Mondiale parte degli stabilimenti vengono venduti all’ingegnere Angelo Ambrosini, con cui nasce l’Aereonautica Sicula. Nel dopoguerra la ditta converte la produzione nella costruzione di carrozze ferroviarie, ma Ambrosini è costretto a vendere; subentra così la SOFIS (Ente a Partecipazione Pubblica Regionale) che fonde l’aeronautica Sicula con OMSSA (Officine Meccaniche Siciliane Società Anonima) dando vita all’IMER (Industrie Meccaniche Regionali). Le attività dell’ex stabilimento Ducrot cessano definitivamente nel 1968. Nel 1971 viene indetta l’asta fallimentare e l’area viene rilevata dal Comune. A seguito dell’abusivismo edile degli anni Settanta, dell’istanza del piano regolatore del tempo, che prevedeva la demolizione dell’intera area industriale dismessa per far posto a degli edifici residenziali, tra gli anni Ottanta e Novanta, grazie alla prima giunta Orlando (1985 – 1990) gli ex capannoni Ducrot sono diventati Cantieri Culturali, ereditando le stesse ambizioni di un tempo: portare Palermo alla ribalta della scena internazionale. A partire dal 1996 tali spazi vivono un periodo di grande sviluppo: in questo anno viene inaugurata la Galleria Bianca, destinata a spazio espositivo, lo Spazio Zero, destinato a spettacoli teatrali. L’anno successivo vengono aperti lo Spazio Tre Navate, adibito a mostre e attività teatrali, la Grande Vasca, luogo espositivo per giovani artisti, la Sala di Lettura e lo Spazio ’97. Il 1998 è l’anno in cui si registra il boom, anno ricco di iniziative ed eventi: grazie alla collaborazione con l’Assessorato alla Cultura di Palermo viene ristrutturato e inaugurato lo Spazio Ducrot e la sala Blu Cobalto. Nel 2001 vengono inaugurati gli spazi dedicati al Goethe Institute, le Centre Culturel Franҫais e Istituto Gramsci. 38
Nel nuovo millennio vengono stanziati progetti per la nascita della Scuola del Cinema e del MMAC (Museo Mediterraneo di Arte Contemporanea). Il museo nasce da un’idea di Eva Di Stefano52 che propone uno spazio espositivo fortemente incentrato su un’idea di mediterraneità, che abbia uno stretto legame con il proprio territorio. E’ probabile che la posizione decentrata rispetto al resto d’Europa che è stato un limite per il Mediterraneo, possa diventare un punto di forza. Con il MMAC si mira a creare un nuovo epicentro della cultura e dell’arte, dando voce a tutti quei paesi e a tutte quelle realtà che finora non ne hanno avuta. Oltre al museo, i Cantieri Culturali dispongono anche di un cinema, il “De Seta”. Nel corso degli anni sono state organizzate numerose mostre dedicate all’arte, al cinema, al teatro e alla musica; nonostante ciò però, dopo uno start up estremamente incoraggiante, le attività dei Cantieri hanno vissuto un periodo oscuro. Solo recentemente hanno ripreso quota, con l’affidamento alle grandi istituzioni culturali della città di Palermo di alcuni loro spazi: accanto al Goethe Institute, all’Istituto di Cinema, le Centre Culturel Franҫais altri spazi vengono affidati all’Accademia di Belle Arti di Palermo, al Teatro Biondo e al Conservatorio di Musica “V. Bellini”. Molte sono le associazioni cittadine e regionali che collaborano attivamente alla sussistenza dei Cantieri; grazie alle loro iniziative è stato possibile, ad esempio, riaprire il cinema “De Seta”, chiuso al pubblico da anni, che oggi viene gestito da un comitato scientifico composto da esponenti del Goethe Insitute, l’Istitut Franҫais e l’Istituto di Cinema che curano la programmazione ad ingresso gratuito. Vengono poi riqualificati i vecchi locali dismessi del MMAC facendo nascere lo ZAC - Zisa Zona Arti Contemporanee, con il contributo di molti docenti dell’Accademia di Belle Arti (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Ancora a Palermo e nello stesso torno di anni il caso più noto di spazio 39
museale del contemporaneo è il museo RISO, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia (fig. 13), che apre le porte nel 2008 cercando di creare un archivio di artisti siciliani oppure operanti in Sicilia. Della collezione permanente fanno parte nomi isolani illustri dell’arte dal secondo dopoguerra, ma anche giovani emergenti che hanno bisogno di farsi conoscere. L’istituto si caratterizza per le numerose collaborazioni con le istituzioni scolastiche e universitarie che, attraverso visite guidate, stage e tirocini, avvicinano i giovani al museo e all’arte in genere. In tal modo, “educando” sin dalla tenera età, l’adulto di domani potrà portare avanti la tradizione artistica siciliana che è molto ricca di personaggi, di storie e di opere, ma che rischia di essere cancellata se non entra a contatto con la vita quotidiana di tutti. La collezione raccoglie opere di vari artisti: da coloro che hanno segnato il panorama isolano a partire dal secondo dopoguerra (Accardi, Sanfilippo, Consagra, Salvo), alla generazione che ha permesso di rin-
fig. 13
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vigorire l’ambiente artistico palermitano a partire dal 1996, riunita nella la cosiddetta “Nuova Scuola di Palermo”: Alessandro Bazan, Francesco De Grandi, Andrea Di Marco e Fulvio Di Piazza53. Il loro lavoro è molto importante perché, attraverso la sperimentazione, sono riusciti a rianimare l’ambiente artistico palermitano. Accanto all’attività museale RISO propone un vero e proprio archivio dinamico della documentazione dei giovani artisti siciliani; molto importante è anche l’attività editoriale incentrata su «Riso/Annex. I quaderni di Riso», pubblicazione a cadenza periodica che si caratterizza per il suo aspetto tematico, fungendo da rivista e da catalogo che giova molto ai giovani artisti emergenti nell’ambiente isolano (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Una manifestazione importante per l’ambiente artistico palermitano è “Il Genio di Palermo”. Tale evento, organizzato e diretto dalla stessa Di Stefano e promosso dall’assessorato alla cultura del comune di Palermo, ha come scopo principale di far conoscere al grande pubblico i giovani artisti palermitani. Nel corso della manifestazione essi aprono le porte dei loro atelier situati soprattutto nel centro storico della città: in tal modo, oltre a porre luce sulle nuove forme del contemporaneo, si pone l’attenzione sui luoghi più suggestivi della città. Attraverso questa manifestazione, che si svolgerà dal 1996 al 2005, anni in cui le attività culturali e artistiche cittadine sono in gran fermento, è stato possibile restituire Palermo ai palermitani che vivono nel contemporaneo, ma che non si dimenticano delle grandi opere del passato. Purtroppo però, anche “Il Genio” ha subito una battuta d’arresto: nel 2005 è stata organizzata la sua ultima edizione. Più recentemente, nel 2013, viene organizzata da Vittorio Sgarbi54 la Prima Biennale Internazionale di Palermo. La manifestazione (1001/03-01-2013) ha come scopo di porre la città di Palermo come centro di un evento culturale contemporaneo; inoltre, essacerca di dare attenzione a tutte quelle personalità fuori dal giro ufficiale dell’arte. 41
Sgarbi, insieme al direttore critico e presidente del comitato scientifico, Paolo Levi55 e a Sandro Serradifalco56 ideatore ed organizzatore dell’evento, ha invitato più di settecento artisti da tutto il mondo a partecipare, con un totale di circa ottocento opere, suddivise nelle sezioni di paesaggio, figura, scultura, acquerello e informale. In tempi di tagli alla cultura, la Biennale di Palermo appare come un fiore nel deserto. Un progetto ambizioso che malgrado il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali, della Provincia di Palermo, della Regione Siciliana (Assessorato Regionale ai Beni culturali) e della Provincia di Palermo, è stato messo in piedi in regime di autofinanziamento: ciascun artista in mostra ha di fatto contribuito economicamente alla sua realizzazione, pagando in toto le spese di trasporto delle proprie opere e in parte i costi di allestimento. Grande importanza, inoltre, si è data ai luoghi di esposizione; sono sono stati scelti monumenti storici della città: il Loggiato di San Bartolomeo57, Villa Malfitano Whitaker58, il Teatro Politeama59 e il Complesso Monumentale Guglielmo II60 a Monreale; tutti luoghi che hanno segnato la storia artistica a culturale isolana, che non vogliono essere dimenticati ma esaltati da tale manifestazione; perciò la Biennale viene considerata capace di valorizzare le tecniche del passato ed esaltare i più innovativi mezzi espressivi. Non solo a Palermo, ma anche a Catania tra gli anni Novanta e i Duemila fioriscono le iniziative pro l’arte dei giorni nostri. Nascono molte istituzioni destinate a diventare punto di riferimento per gli artisti emergenti, ma anche per coloro che hanno già fatto strada; nel 2008 La Fondazione Puglisi Cosentino (fig. 14), ad esempio, per volere di Alfio Puglisi Cosentino61 , di cui porta il nome. La Fondazione, situata in pieno centro storico, vuole porsi come punto di incontro tra passato, presente e futuro. Da anni viene proposta una Sezione Didattica con un programma che prevede studio, educazione e diletto. Inoltre, essa si impegna periodicamente ad organizzare mostre 42
ed eventi volte ad esaltare sia il passato che il contemporaneo; molti anche i laboratori, i convegni, le attività didattiche e di ricerca. Molto importanti poi, sono le relazioni tra artisti e pubblico, cosa che contribuisce alla trasformazione virtuosa del proprio territorio. Fitto è infine il rapporto con scuole e Università, segnale che anche questa istituzione museale ha compreso quanto sia importante il luogo di formazione degli artisti di domani. Frequentemente la Fondazione ha organizzato stage e mostre in collaborazione con le Accademie di belle arti di Catania e Palermo (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Negli ultimi tempi nasce, ancora a Catania, un museo regionale di arte contemporanea, il MaCs - Museo Arte Contemporanea Sicilia (fig.15), inaugurato nel 2013 (per la sua scheda museologica v. infra, cap. I, § 2). Questa nuova istituzione è ulteriore segnale che l’arte contemporanea non è decaduta, finita o addirittura mai iniziata, soprattutto in un territorio difficile come la Sicilia. Al contrario, negli ultimi tempi, si registra un cambiamento di rotta rispetto all’interesse verso il contemporaneo: una cifra destinata a cresce, a condizione però che le istituzioni, sia pubbliche che private, sappiano gestire al meglio le attività economiche e culturali delle istituzioni museali. Solo attraverso la creazione di luoghi dove l’arte può esistere ed essere conosciuta si può auspicare a un futuro in cui sia presente. E’ fonfig. 14 damentale che in noi siciliani si 43
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rafforzi la consapevolezza della possibilità di poter continuare una tradizione artistica che veda la nostra terra sempre al centro dei fenomeni culturali d’avanguardia, così come è stato per tanti secoli.
1.2 Le istituzioni museali presenti sul territorio L’istituzione museale è di fondamentale importanza per la creazione del legame che c’è tra arte e pubblico; è quel tassello che permette la diffusione dell’arte e che fa si che questa arrivi al grande pubblico. Nella nostra terra la “cultura del museo” è a tratti attardata, ancora di più nella considerazione che si ha di un museo di arte contemporanea; un’arte dai significati complessi e non evidenti che stenta ad arrivare alla gente comune. Sono poco incidenti, quindi, le istituzioni museali presenti sul territorio che si fanno carico di questo peso e che si espongono in prima linea per la diffusione dell’arte dei giorni nostri o del passato recente, 44
a causa di molteplici ragioni che, pur non essendo oggetto di questo studio, possono essere genericamente individuate in debiti d’ordine strutturale, infrastrutturale, istituzionale e di gestione. Accanto a questa problematiche, si aggiungono anche difficoltà di found rising: le istituzioni, sia pubbliche che private, si trovano di fronte ad un’endemica penuria di fondi che non aiuta, anzi rischia di schiacciare l’esistenza delle istituzioni stesse. Nonostante ciò, si registra un cambiamento recente ancorché circoscritto ad alcuni ambiti e non altri; l’arte contemporanea sembra iniziare a toccare l’attenzione di molti e in questo processo alcune istituzioni museali siciliane giocano un ruolo chiave: la programmazione di eventi, di mostre, la pubblicità riservata alle collezioni permanenti e temporanee hanno suscitato l’interesse del grande pubblico e una maggiore diffusione di questa grande fetta di cultura che è parte della nostra società. La didattica, inoltre, risulta essere l’elemento chiave per la diffusione del contemporaneo; attraverso workshop, visite guidate e giornate dedicate alle scuole e ai ragazzi è più semplice suscitare l’attenzione di coloro che sono il nostro futuro. Se fino a poco tempo fa erano poche le gallerie che prestavano attenzione all’arte contemporanea, ora fioriscono le iniziative pubbliche e private che si interessano a questo mondo. Qui di seguito sono elencate, in ordine alfabetico, e descritte le maggiori istituzioni museali presenti sul territorio che si sono esposte in prima persona, che hanno sfidato le varie problematiche ed hanno permesso la diffusione dell’arte dal secondo dopoguerra ad oggi. Caratteristica comune a tutte le istituzioni scelte (in legenda segnate nel seguente modo: ● musei pubblici; ● musei privati; ● altre tipologie di musei) è l’aver messo l’accento sull’arte contemporanea tutta, ma in particolare su ciò che riguarda la pittura, facendo si che questo mondo, oscuro per molti, potesse essere messo in luce, conosciuto e ammirato dal grande pubblico. 45
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1.2.1 Fondazione La Verde La Malfa. Il Parco dell’arte ● Via Sottotenente Pietro Nicolosi, 29 95037,Trappeto, San Giovanni La Punta (Ct) parcodellarte@libero.il, tel. +39 095 7178155 www.fondazionelaverdelamalfa.com Direttore: Alfredo La Malfa
La Fondazione nasce nel 2008 per volere di Elena La Verde, pittrice e appassionata, che dopo una vita passata a collezionare opere d’arte decise di creare un luogo dove queste potessero essere ammirate. La Fondazione occupa gli spazi della villa di proprietà dell’artista, costruita agli inizi degli anni Settanta dall’ingegnere Enzo La Malfa, suo marito, come casa di abitazione della propria famiglia. A partire dal 2000 Elena La Verde sente l’esigenza di trasformare il proprio luogo di abitazione in un luogo di cultura dove conservare e tutelare le proprie creazioni; così inizia a posizionare nel parco una serie di sue istallazioni, dando vita a quello che era il suo sogno, contrariamente alle opinioni del marito, che porterà all’apertura ufficiale della Fondazione. ElenaLa Verde è stata direttrice della Fondazione sino alla sua morte, avvenuta nel 2012, successivamente, suo figlio Alfredo La Malfa, le è succeduto. La collezione è ricca e diversificata: il criterio di raccolta è stato quello di accogliere qualsiasi opera d’arte, di qualsiasi tipo senza nessuna distinzione. Queste occupano sia gli spazi esterni del parco, che quelli interni della villa; nel parco sono distribuite istallazioni di Elena La Verde e di Giusto Sucato; nello spiazzo centrale vengono organizzati eventi di ogni genere: sfilate di moda, rappresentazioni teatrali e, inoltre, qui ogni anno nel mese di giugno viene organizzata la cerimonia che celebra l’anniversario della nascita della Fondazione. Gli spazi interni della villa, costruita su più livelli, ospitano la collezione d’arte che comprende pitture, sculture, litografie, disegni e fotografie. Nel piano a cui si accede dall’ingresso principale è nata da poco 49
la sala “La Verde”, che corrispondeva al salone di casa, in cui oggi sono presenti esclusivamente opere dell’artista proprietaria della villa. Il piano sottostante ospita la pinacoteca con opere di artisti di fama mondiale, tra cui: Franco Angeli (Roma, 1935 – 1988), Ugo Attardi, M.M. Lazzaro, Renato Guttuso, Sebastiano Carta, Giusto Sucato, Mimmo Germanà, Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) e Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920). E’ presente una galleria del costume con abiti, ed accessori dal XVII al XIX secolo, che Elena La Malfa ha interamente restaurato ed esposto al pubblico; è presente anche una collezione di libri e manoscritti antichi che contribuiscono ad ampliare ed arricchire la collezione della Fondazione. All’interno della villa è presente anche una sala conferenze che corrisponde alla vecchia “sala pizzeria” della casa, che conserva ancora oggi la cucina originaria del XIX secolo. La zona notte, che si trova al primo piano della costruzione, è in fase di allestimento per la realizzazione di nuove sale che permetteranno di ampliare la collezione. La Fondazione si impegna periodicamente a ospitare corsi e stage di pittura, scultura e fotografia rivolti ad adulti e bambini in modo da avvicinare la gente comune appassionata al mondo dell’arte.
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1.2.2 Fondazione Puglisi Cosentino per l’Arte ● Palazzo Valle, Via Vittorio Emanuele 122, 95131 Catania info@fondazionepuglisicosentino.it, tel. +39 095 7152228, fax +39 095 7153835 www.fondazionepuglisicosentino.it Direttore: Alfio Puglisi Cosentino
La Fondazione è stata aperta nel 2008, per volere di Alfio Puglisi Cosentino e occupa gli spazi di Palazzo Valle nel centro storico di Catania; è un luogo dove l’arte di ogni tipo e genere può venire a contatto con il pubblico. Essa è tra le poche realtà del meridione a proporre una sezione didattica che garantisca occasioni di studio e che ha avviato uno stretto rapporto con scuole e Università, contribuendo alla trasformazione virtuosa del territorio. La fondazione è ospitata in un edificio tra i più rappresentativi del Barocco siciliano, progettato dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini (Palermo, 1702 – Milazzo, 1768). Gli interventi di recupero del Palazzo - realizzati tra il 2004 e il 2008 grazie al contributo della Finsole Spa, che sponsorizza la Fondazione, e ai finanziamenti regionali - sono stati condotti in accordo con la Sovrintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, ma è importante sottolineare che tutte le mostre organizzate dalla Fondazione sono state finanziate interamente dal privato, senza nessuna convenzione pubblica. Nell’atrio sono presenti opere permanenti di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934) e Jannis Kounellis (Atene, 1935), nella corte interna si trova una ceramica di Carla Accardi. Oltre allo spazio espositivo è presente uno spazio per la didattica: fitti i rapporti con le istituzioni scolastiche e universitarie con le quali sono state organizzate mostre e incontri. La Fondazione si avvale di un comitato scientifico composto da soci fondatori, soci ordinai e amici della Fondazione stessa, che collaborano attivamente nell’organizzazione degli eventi. Tra le più importanti mostre ricordiamo: Burri e Fontana, Materia e 53
Spazio, dal 15-11-2009 al 16-05-2010, a cura di Bruno CorĂ (Silvana Editoriale, Catania 2009); Pre-Visioni. Artisti emergenti dalle Accademie di Catania e Palermo, dal 13-12-2009 al 28-02-2010, a cura di Daniela Bigi e Ambra Stazzone, in collaborazione con le Accademie di Belle Arti di Catania e Palermo (Silvana Editoriale, Catania 2009); Carla Acardi. Segno e Trasparenza, dal 06-02-2011 al 12-06-2011, a cura di Luca Massimo Barbero (Silvana Editoriale, Catania, 2011); Carla Accardi, dal 05-10-2011 al 18-05-2012 a cura di Luca Massimo Barbero. Palazzo Valle ospita anche una sede della Fondazione Roma Mediterraneo, presieduta da Emanuele Francesco Maria Emanuele, nata nel 2008, che ha come scopo principale quello di sostenere iniziative culturali, sociali e artistiche comuni ai paesi del Mediterraneo. Insieme alla Fondazione Puglisi Cosentino, la Fondazione Roma si impegna a organizzare mostre ed eventi artistici, tra cui la mostra Louise Nevelson dal 28-09-2013 al 19-01-2014 a cura di Bruno CorĂ (Silvana Editoriale, Catania 2013).
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1.2.3 Fondazione Orestiadi - Museo delle Trame Mediterranee ● Baglio di Stefano, contrada Salinella snc, 91024 Gibellina (Tp) museotrame@orestiadi.it, tel. +39 092 467844, fax +39 092 2467855 Rue Bach Hamba, 9 Dar Bach Hamba 1000 Tunisi www.fondazioneorestiadi.it Direttore Museo delle Trame Mediterranee: Enzo Fiammetta Direttore sez. Arte Contemporanea: Achille Bonito Oliva
Il museo delle Trame Mediterranee rappresenta un’interpretazione aperta alle culture del Mediterraneo attraverso manufatti artistici provenienti da tutte le terre bagnate da questo mare, considerato come centro propulsore di cultura. Fu voluto fortemente da Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina, suo fondatore e direttore sino alla morte avvenuta nel 2011; oggi la direzione è affidata a Enzo Fiammetta. Esso è diviso in due sezioni: una dedicata alle culture del Mediterraneo e un’altra dedicata all’arte contemporanea. La sezione dedicata alle culture del Mediterraneo prevede l’esposizione di gioielli, ceramiche e costumi tipici dei vari luoghi, attraverso cui capire quali sono i legami tra i popoli che vi si bagnano e mettere in luce il suo ruolo nei processi di diffusione e combinazione di civiltà tanto diverse tra di loro. La sezione dedicata all’arte contemporanea, realizzata nel granaio del Baglio di Stefano (che è un ex casale agreste sede della Fondazione), ha invece come scopo principale l’attenzione sull’arte dei giorni nostri e la sua diffusione. Tale sezione è diretta da Achille Bonito Oliva; qui sono conservati alcuni degli interventi artistici che contribuirono alla ricostruzione della città di Gibellina: le macchine di Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, 1926), le opere di Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, Pietro Consagra, Mimmo Paladino e Joseph Beyus, tutti artisti che si sono impegnati in prima persona e hanno dato il loro contributo al progetto di ricostruzione. Nel Baglio propriamente detto sono esposte opere di Mimmo Paladino (La montagna di sale) e di Pietro Consagra (La cancellata esterna) che sottolineano, ancora una volta, la volontà di integrare alla vita di 57
ogni giorno l’arte contemporanea, in modo che questa possa diventare parte della quotidianità degli abitanti di Gibellina. Dal 2000, poi, la Fondazione Orestiadi ha aperto una nuova sede in Tunisia, presso Dar Bach Hamba, palazzo settecentesco nel cuore della medina di Tunisi. L’edificio ospita una collezione permanente seguendo le linee guida della sede principale di Gibellina, promuovendo iniziative artistiche e culturali volte ad esaltare i giovani artisti locali. Accanto all’attività artistica propriamente detta, la Fondazione Orestiadi organizza periodicamente, dal 1981, delle manifestazioni letterarie e teatrali: le Orestiadi di Gibellina, fondate da Ludovico Corrao, di cui promotore ed organizzatore è Emilio Isgrò; queste sono suddivise in trilogia, ed ispirate all’opera di Eschilo Orestea (composta da tre tragedie: Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi), recitate in un dialetto siciliano inventato da Isgrò. Come nell’opera di Eschilo, le Orestiadi di Gibellina vogliono riproporre il tema del riscatto dell’uomo, in questo caso a seguito del terremoto del 1968. L’intento di Corrao, organizzando tale evento, fu quello di sottolineare il fatto che l’uomo anche di fronte alle difficoltà può trovare la forza per rialzarsisi e ricostruire, riferendosi, con tale riflessione all’evento sismico che colpì la valle del Belice nel 1968. Le Orestiadi sono organizzare ogni estate e si svolgono presso il Baglio di Stefano o il Cretto di Alberto Burri. Tra le rappresentazioni ricordiamo: Agamennuni (1983) di Emilio Isgrò; La Sposa di Messina (1990) di Elio De Capitani; Metamorfosi di una melodia (1992) di Amos Gitai; Verso Machbeth (1998) di Eimuntas Nekrosius; Il Silenzio (2000) di Roberto Canziani; Omaggio a Ludovico Corrao (2013) di Emilio Isgrò.
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1.2.4 GADAM – Galleria d’Arte Moderna “Antonino Meli” ● Palazzo Meli, via Aluntina, 98070, San Marco d’Alunzio (Me) info@sanmarco-turismo.it, tel. 0941 797339 www.sanmarco-turismo.it Direttore: Aldo Zisa
GADAM – Galleria D’Arte Moderna “Antonino Meli” nasce a San Marco d’Alunzio (ME) nel 2013 con l’intento di valorizzare il patrimonio artistico del centro nebroideo. L’istituzione si trova in pieno centro storico e occupa gli spazi di Palazzo Meli, storica residenza appartenuta allo scrittore Antonino Meli che il Comune ha acquistato e ristrutturato. Antonio Arcodia (coordinatore per lo sviluppo culturale e artistico di San Marco) è stato il referente del Comune che ha supervisionato i lavori, insieme a un gruppo di giovani che si sono impegnati in prima persona per la realizzazione del progetto, che prevede un susseguirsi di mostre temporanee dedicate all’arte contemporanea. Inoltre, insieme alla galleria è stata istituita una biblioteca specializzata, uno spazio eventi e un internet cafe. La mostra inaugurale - Transizione Permanente: dal riscatto oggettuale della Pop Art all’ obliquo ritorno alla figurazione, dal 10-11-13 al 10-12-13, a cura di Felicia Lo Cicero (GADAM, San Marco d’Alunzio 2013) porta con se il concetto fondamentale di tutta la galleria: valorizzare il patrimonio artistico e culturale presente e divenire punto d’incontro tra passato e presente. Tra gli artisti presenti: Mimmo Germanà, Andrea Di Marco, Tano Festa, Franco Angeli, Mario Schifano, Mimmo Rotella e Vittorio Ballato. Inoltre, nel giorno di apertura di GADAM è stato inaugurato anche Il Km della cultura: percorso attraverso le vie storiche del paese che mira a esaltare i luoghi culturalmente importanti del centro storico, che si possono riconoscere attraverso dei simboli colorati sparsi per tutto il centro. 61
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1.2.5 Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea“Giuseppe Sciortino” ● Piazza Guglielmo II, 90046 Monreale (Pa) Tel. 091 6405443 Direttore: Salvatore Autovino
La Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe Sciortino” di Monreale nasce per volere della nobildonna Eleonora Nora Posabella (Nuoro, 1913 – Roma, 2003) titolare della Galleria “Del Vantaggio” di Roma, che volle far dono alla città di Monreale di una Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che ospitasse opere del Novecento Italiano; è intitolata a Giuseppe Sciortino (Monreale, 1900 – Roma, 1971), critico d’arte e scrittore, compagno della Posabella, originario della città siciliana. La Galleria viene inaugurata nel 1986 e occupa gli spazi dell’ex Monastero dei Benedettini, in pieno centro storico. La collezione è formata da opere – tempere, oli, acquerelli, litografie, disegni, ceramiche e sculture – donate dalla Posabella in tre diversi momenti: nel 1986, anno di apertura, nel 1997 e nel 2002; di questa, una corposa parte è formata da opere della stessa Posabella e inoltre sono presenti molti artisti tra cui ricordiamo: Carlo Carrà, Bruno Caruso, Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino 1963), Giorgio De Chirico (Volò, 1888 – Roma, 1978), Emilio Greco, Renato Guttuso, Fausto Pirandello (Roma, 1899 – 1975), Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964), Mario Schifano, Vittorio Corona, Ugo Attardi, e Pippo Rizzo. Oltre alla collezione permanente, sono organizzate periodicamente delle mostre temporanee che avvicinano la Galleria alla contemporaneità dell’arte; tra le quali ricordiamo: Omaggio ad Eleonora Mostra collettiva, dal 14/04/2012 al 19/05/2012; Non una di più, 08-23/03/2013, a cura dell’Associazione RicercArte; Immagini in itinere Giuseppe Scalici, 05-20/04/2013. La Galleria ha ospitato nel 2012 e nel 2013 il “Premio Internazionale 63
per la Pace”, a cura dell’associazione G.O.M.P.A. (EA editore, Palermo 2013). Nel 2013 è stata scelta come location per la Prima Biennale di Palermo, insieme ad altri luoghi storici di Palermo, e ha ospitato parte degli artisti (Prima Biennale Internazionale di Palermo, EA editore, Palermo 2013). All’interno del Monastero, inoltre, è presente: una sezione di Arte Antica in cui spiccano opere di importanti artisti come Pietro Novelli (Monreale, 1603 – Palermo, 1647) e Giuseppe Velasco (Palermo, 1750 – 1827), e un Museo etno-antropologico che descrive l’antica società contadina siciliana con esempi di abiti, macchine da scrivere e vecchi utensili da lavoro.
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1.2.6 Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Babera” ● Via XXIV Maggio, 46 98020 Messina beniculturali@provincia.messina.it, tel. +39 090 7761667 Direttore: Angela Pipitò
La Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera” di Messina viene avviata dalla Provincia Regionale di Messina nel 1998. Questa istituzione riveste un ruolo di primaria importanza nella definizione dei nuovi scenari artistici contemporanei ed è da considerarsi il fulcro artistico più importante per la città peloritana. Tra gli anni Ottanta e Novanta la Provincia Regionale di Messina si è impegnata molto nel settore artistico e culturale attraverso l’organizzazione di mostre ed eventi tra Messina e Taormina, tra cui: Fontana dal 20-12-1986 al 25-01-1987, Palazzo dei Leoni di Messina, a cura di Tommaso Trini (s.i.t., Messina 1986), Sanfilippo opere 1957 – 1967, dal 18-05-1991 al 11-06-1991, presso la Chiesa del Carmine di Taormina, a cura di Guido Ballo (s.i.t., Taormina 1991). Tutto ciò ha portato alla costituzione di una collezione d’arte di proprietà della Provincia abbastanza considerevole che ha permesso la nascita di una Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Nel 1997 una commissione presieduta dal critico Lucio Barbera (1942 – 2011) – a cui poi viene dedicata la Galleria – organizza la struttura museale: nei locali del Palazzo della Provincia, un tempo usati come falegnameria. L’anno successivo, il 1998, sancisce la nascita ufficiale della Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, che si avvale della valorizzazione della Sovrintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina. La collezione è composta da artisti molto importanti nel panorama italiano e internazionale, tra cui: Lucio Fontana, Alighiero Boietti (Torino, 1940 – Roma, 1994), Giò Pomodoro (Orciano di Pesaro, 1930 – 2002), Mario Mafai, Giuseppe Santomaso (Venezia, 1908 – 1990), Alexander 67
Liberman (1912 – 1999), Franco Angeli, Corrado Cagli (Ancona, 1912 – Roma, 1976) Renato Guttuso, Mariella Marini, Togo, Giulio Turcato, Antonio Freiles, Alvaro Occhipinti Gianfranco Anastasio. E’ presente, poi, una sezione dedicata agli scritti di Salvatore Quasimodo (Modica, 1901 – Napoli, 1968) in cui sono presenti articoli di giornali e scritti del poeta siciliano. La Galleria, poi, si impegna ad ospitare anche delle mostre temporanee, tra le quali ricordiamo: Omaggio a Mazzullo nel centenario della nascita (1913 – 2013) dal 16-12-2013 al 16-01-2014 a cura di Virginia Buda (Di Nicolò Edizioni, Messina, 2013.
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1.2.8 Godranopoli ● Via Umberto, 14 90030 Godrano (Pa) turismo@comunedigodrano.it, Tel. +39 091 8208403, +39 349 8664492 www.pinacotecafrancescocarbone.it Direttore: Vincenzo Deguardi
Godranopoli nasce da un’idea di Francesco Carbone e Giusto Sucato e si trova nel piccolo centro di Godrano, paese dell’entroterra palermitano. Ha come scopo fondamentale la pacifica convivenza del passato e del presente isolano. Il progetto viene inaugurato nel 1980 e comprende un Museo Etno–antropologico, una Pinacoteca e una Biblioteca. Il Museo Etno–antropologico illustra la civiltà contadina attraverso i mestieri e gli attrezzi da lavoro di un tempo: sono ricostruiti gli ambienti pastorali dell’entroterra palermitano di cui Godrano è tipica espressione. La Pinacoteca è dedicata a Francesco Carbone; essa si è potuta formare grazie a Carbone stesso, che ha donato quasi interamente la sua collezione privata formata da opere di diverse tendenze figurative; si trova al piano superiore e raccoglie opere di artisti siciliani e non a partire dal Secondo Dopoguerra, tra cui: Giusto Sucato, Giuseppina Riggi, Raphael Stradiotto (Mantova, 1955), Torquado La Mattina (Ferretino, 1955) Sono poi presenti opere di artisti di maggior fama come Braque e Picasso. Infine è presente anche una Biblioteca di Storia e Cultura Siciliana. Per il suo tramite Carbone è voluto andare oltre al concetto di museo tradizionale e fondere il passato, fatto di folklore, e il presente dell’isola che sente invece l’esigenza di integrasi al resto del mondo, in un periodo in cui il concetto di cultura andava fondendo diverse forme d’arte. Tale progetto, unico in Sicilia, tende a sperimentare un processo interculturale fra tradizione ed innovazione raccogliendo in esso il maggior numero di discipline.
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1.2.9 MacS ● Via Crociferi, Via San Francesco, 30, 950124 Catania info@museomacs.it, tel +39 095 7152207,+39 342 3017376 www.museomacs.it Direttore: Giuseppina Napoli
MacS (Museo di arte contemporanea Sicilia) è un’istituzione recente, inaugurata nel 2013 col duplice intento di valorizzare i beni culturali della Sicilia e promuovere l’arte contemporanea locale, nazionale e internazionale. La sede di tale istituzione è il complesso monumentale del monastero delle Benedettine, nel centro storico di Catania, che è tornato fruibile a seguito di un restauro che ha permesso di destinare uno spazio al MaCs; inoltre l’intervento di restauro ha permesso il ritrovamento di una domus romana, elemento che accresce l’importanza dell’intero complesso, in cui è possibile ammirare l’arte di tutti i tempi: da quella classica latina alla contemporanea. Il museo aspira a diventare un contenitore dove possano coesistere sia i grandi maestri del passato recente, ma anche i giovani ai quali è offerta la possibilità di debuttare in uno spazio ove la “sensibilità e la multimedialità contemporanee” – fatta di pittura, scultura, fotografia e video arte – coesistano. Nonostante l’istituzione sia molto giovane, si è impegnata ad organizzare diverse mostre, acquistando delle opere che andranno a formare la collezione permanente del museo. Nel corso del 2013 sono state organizzate tre mostre: Gesualdo Prestipino- Sculture,07-04/27-05-2013, a cura di Giuseppe Meli (Gesualdo Prestipino-Sculture, Giuseppe Meli, a cura di, Ed. MaCs, Catnia, 2013); Furia Corporis - Alfio Giurato, 2806/15-09-13, a cura di Alberto Agazzani (Furia Corporis- Alfio Giurato Alberto Agazzani a cura di, Ed. MaCs, Catania, 2013); Ad Immagine Suam, dal 21-12-2013 al 30-11-2014, a cura di Alberto Agazzani (Ad Immagine Suam, NFC Ed., Catania, 2013). 73
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1.2.10 Montevergini Museo d’Arte Contemporanea di Siracusa ● Via Santa Lucia alla Badia, 196100 Siracusa officemontevergini@libero.it, tel. +39 0931 24902 www.comune.siracusa.it Direttore: Salvatore Lacagnina
Montevergini Museo Civico d’Arte Contemporanea di Siracusa è situato nel centro storico di Ortigia, ed ha sede presso l’ex convento di Montevergini, le cui origini risalgono al XIV secolo. Negli anni Novanta, l’edificio è stato restaurato e destinato ad ospitare mostre d’arte contemporanea. La Galleria è stata istituita nel 1997; attualmente la direzione è affidata a Salvatore Lacagnina. L’inaugurazione risale al 2001 con la mostra Invasione Italiana (Invasione Italiana, Montevergini Museo Civico d’Arte Contemporanea di Siracusa, Siracusa, 2001) nel corso della quale sono stati presentati i giovani artisti italiani che compongono la collezione di prestiti di cui si dota la Galleria. Tra di essi ricordiamo Betty Bee (Napoli, 1963), Bianco-Valente (Giovanna Bianco, Latronico, 1962 – Pino Valente, Napoli, 1967), Pier Paolo Campanini (Ferrara, 1964), Gianmaria Conti (Sassuolo, 1970), Miltos Manetas (Atene, 1964), Marzia Migliora (Alessandria, 1972), Brigitte Niedermaier (Merano, 1972), Perino & Vele (Emiliano Perino, New York, 1972 - Luca Vele, Rotondi, 1975), Gabriele Picco (Brescia, 1974). Nel 2002, inoltre, l’artista siracusano Alfredo Romano ha donato una sua opera, Madonnina, che oggi campeggia sulla facciata esterna dello spazio espositivo. L’attività di Montevergini non si limita alla produzione di mostre d’arte, ma promuove la cultura contemporanea nella sua interezza con presentazioni di libri, rassegne cinematografiche, performance musicali, rappresentazioni teatrali, attività didattiche per bambini e visite guidate. La natura dei luoghi e della storia di Siracusa ha imposto una linea guida alle scelte espositive: attivare un dialogo tra le ricerche artistiche più attuali e la tradizione storico culturale della città. La posizione pe75
riferica di Siracusa, rispetto alle grandi direttrici europee, consente di porre interrogativi importanti sulle riflessioni artistiche contemporanee che riguardano l’identità dei luoghi o la tradizionale il rapporto con la storia e le relazioni tra novità e tradizione. A partire da questo punto di vista privilegiato e decentrato, sono nate mostre come quella di Enzo Cucchi ed Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 - Milano,2007), nella quale sono state installate due sculture archeologiche del V secolo (Salvatore Lacagnina (a cura di), Ettore Sottass, Enzo Cucchi, catalogo mostra, Montevergini, Museo Civico d’Arte Contemporanea di Siracusa, Siracusa, 2001). Inoltre, Montevergini ha aperto i suoi spazi all’arte realizzata su internet con la mostra LOADING. Videogiochi geneticamente modificati, a cura di Valentina Tanni (LOADING. Videogiochi geneticamente modificati, Montevergini, Museo Civico d’Arte Contemporanea di Siracusa, Valentina Tanni a cura di ,Siracusa, 2003) . Altro importante avvenimento è il progetto Necessary Kids, una residenza per artisti, che ha visto protagonisti Bianco-Valente, Marzia Migliora e Gabriele Picco nel 2002, e Charles Avery (Oban, 1973), Piotr Uklanski (Varsavia, 1986) e Costa Vece (Herisau, 1969) nel 2003 (Necessary Kids, 2002, Montevergini Museo d’Arte Contemporanea di Siracusa, Salvatore Lacagnina, a cura di, Siracusa, 2002). In occasione di queste residenze, sono stati realizzati workshop formativi per studenti delle accademie siciliane, con lo scopo di offrire nuove opportunità di dialogo e di confronto alla giovane ricerca siciliana, che soffre troppo spesso di una mancanza di confronto con la ricerca internazionale.
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1.2.11 Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao” ● Viale Segesta, 91024 Gibellina (Tp) Tel. +39 092467428, fax +39 092469756 Direttore: Caterina Zummo Direttore MAD: Sergio Pausig
Il Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao” di Gibellina nasce grazie alle donazioni artistiche di numerosi artisti, chiamati dal sindaco Ludovico Corrao, di cui il museo porta il nome, per ricostruire “artisticamente” la città a seguito del terremoto del 1968. Esso, da sempre attento alle nuove tendenze, in questo momento ricco di nuove sollecitazioni tese alla formazione di nuove collezioni, può essere considerato il punto di riferimento dell’Arte Contemporanea in Sicilia. Molti artisti hanno lasciato il loro contributo alla città e hanno permesso anche la formazione della collezione del museo. Fra i primi ad aderire all’appello del sindaco furono gli artisti siciliani: Pietro Consagra, Carla Accardi ed Emilio Isgrò. Successivamente ne aderirono altri: Giulio Turcato, Arnaldo Pomodoro, Gino Severini (Cortona, 1883 – Parigi, 1966), Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) i quali hanno collaborato alla ricostruzione della città e hanno lasciato il loro contributo all’interno del museo. Significativo, inoltre, è l’apporto che Mario Schifano ha voluto lasciare, organizzando nel 1984 un laboratorio nel corso del quale realizza dieci grandi quadri ispirati al territorio, poi donati al museo. Grazie alla collaborazione di questi artisti sensibili alla causa di Gibellina, nel corso degli anni il museo ha accumulato una corposa collezione permanente, ma causa dei ristretti spazi espositivi molte opere vengono conservate nei magazzini ed esposte ciclicamente. La collezione raccoglie opere pittoriche, grafiche, scultoree e insieme a queste sono conservate anche le miniature delle architetture cittadine 79
realizzate dopo il terremoto; inoltre è presente anche una documentazione fotografica che rimanda al disastro del terremoto. Un ampio spazio espositivo è dedicato alle mostre temporanee, come ad esempio quella dedicata a Lorenzo Cascio: Tema cuore colore dal 21/12/12 al 21/03/12 (Tema cuore colore, Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina, 2012). Molto importante è anche l’aspetto didattico estremamente curato dal museo; al suo interno è presente una biblioteca riccamente fornita; inoltre da poco è nata una nuova sezione facente parte dell’istituzione: MAD- Museo Laboratorio delle Arti Decorative. Tale sezione è un laboratorio attivo in cui si approfondiscono le tecniche di decorazione, lo studio delle tecniche pittoriche tradizionali e le nuove sperimentazioni. Sono presenti corsi di Design dell’Accessorio Moda e del Gioiello, il tutto supervisionato da Sergio Pausig (Gorizia, 1954), che oltre ad essere direttore di tale iniziativa è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
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1.2.12 Museo Epicentro Arte contemporanea su mattonelle ● Via Mercurio, 71 98051 Gala di Barcellona P.G. (Me) epicentromuseo@virgilio.it, tel. e fax +39 0909771295 www.museoepicentro.com Direttore: Nino Abbate
Il museo è situato nei pressi di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) dove Nino Abbate (ivi, 1955), ideatore e direttore del museo, ha dato vita a questo singolare contenitore d’arte contemporanea. Punto nodale della filosofia del museo è la realizzazione di mattonelle di ceramica di dimensioni 30x30 cm su cui gli artisti, invitati a partire dal 1994, sono chiamati a esprime il proprio stile e la propria sensibilità. Unico elemento comune è il supporto, che contribuisce a dar vita a un’istituzione museale unica nel suo genere. Nel corso degli anni, si è andata costituendo una collezione che comprende i maggiori artisti del secolo: Carla Accardi, Pietro Consagra, Ettore Sottass, Alessandro Bazan, Enzo Mari (Novara, 1932), Gillo Dorfles (Trieste, 1910); artisti diversi tra loro, anagraficamente e per formazione, che hanno contribuito alla creazione di una collezione museale certamente fuori dal comune. Negli ultimi anni il museo si è aperto anche alla fotografia e sono stati invitati alcuni tra i più importanti fotografi nazionali ed internazionali, tra cui Ferdinando Scianna. Si dall’anno della sua apertura il museo si impegna ad organizzare annualmente la manifestazione “Artisti per Epicentro”, nel corso della quale gli artisti, diversi ogni volta, contribuiscono ad ingrandire e variare la collezione presente nel museo.
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1.2.14 Museo Guttuso ● Villa Cattolica, via Rammacca, 9 90011 Bagheria (Pa) villacattolica@tiscali.it, tel. +39 091 943902, fax +39 091 933315 www.museoguttuso.it Direttore: Dora Favatella Lo Cascio
Il museo è ospitato all’interno dei locali di Villa Cattolica, espressione della poetica del Barocco Siciliano di metà Settecento. Il committente è Francesco Bonanno principe di Cattolica (1675 – 1739) Grande di Spagna e Capitano di Giustizia della città di Palermo. Alla fine dell’Ottocento la Villa viene acquistata da Gioacchino Scaduto (Licata, 1898 – 1979) e destinata ad abitazione ed a sede di opificio per la produzione di conserve alimentari. Nel 1973 il Comune di Bagheria affitta il piano nobile della Villa per ospitare la donazione “Renato Guttuso” e nello stesso anno viene inaugurato il museo dedicato all’artista. Tra gli anni Ottanta e Novanta la collezione del museo si arricchisce sia di opere donate dal Maestro che acquisite dall’istituzione stessa. Sempre in questi anni il Comune acquista completamente la villa e nel giardino della stessa viene collocato il monumento funebre che ospita le spoglie di Guttuso, realizzato da Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Roma, 1991). Nei primi anni Duemila è stata aperta un’ulteriore sala espositiva che accoglie artisti dal primo Novecento fino ai contemporanei. Il piano terra ospita opere che vanno dal XVIII secolo alla prima metà del XX secolo: presenti Onofrio Tomaselli (Bagheria, 1866 – Palermo, 1956), Pina Calì (Casteldaccia, 1905 – Palermo, 1949) e Domenico Quattrocchi (Bagheria, 1872 – 1941). Nello stesso piano, è presente la “Mostra del Carretto”, nella quale sono esposti molti esempi di carretti siciliani e testimonianze fotografiche che illustrano la costruzione e la decorazione di questo particolare mezzo di trasporto. Il piano nobile è dedicato al Novecento contemporaneo; un’ampia parte è dedicata a Guttuso: tale sezione vuole ricostruire l’attività artistica del maestro, dalle opere giovanili sino a quelle mature; inoltre, in 85
questa sezione, sono presenti nomi illustri come Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Ugo Attardi, Sebastiano Carta, Lia Pasqualino Noto e Tano Festa. Infine, al secondo piano, sono presenti le sezioni di fotografia e di disegno, con opere di Ferdinando Scianna, Giuseppe Tornatore e Sandro Scalia. Per quanto riguarda il disegno, tra le altre, sono presenti opere di Ugo Attardi, Bruno Munari (Milano, 1907 – 1988) e Piero Dorazio.
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1.2.15 MUSEUM - Osservatorio dell’arte contemporanea in Sicilia ● Via Luigi Cherubini, 12 90011 Bagheria (Pa) museumbagheria@tin.it, Tel. +39 091968020, +39 091967693, +39 338 6516463 www.museum-bagheria.it Direttore: Ezio Pagano
MUSEUM – Osservatorio dell’arte contemporanea in Sicilia nasce a Bagheria da un’idea di Ezio Pagano (Bagheria, 1948). Ha come obiettivo principale la promozione e la tutela dell’arte contemporanea di artisti di origine siciliana ed operanti in Sicilia nel XX secolo. Tale istituzione nasce nel 1994 ma è stata inaugurata ufficialmente nel 1997; dall’anno successivo è diventata sede di tirocini formativi e stage in collaborazione con le Università di Palermo e di Siena. MUSEUM risulta essere importante anche perché è l’unico esempio di museo privato che si occupa di arte contemporanea in un contesto turistico–culturale fortemente legato al Barocco Settecentesco, come quello della città di Bagheria. All’interno del museo è presente un archivio storico in continuo aggiornamento, che raccoglie testimonianze degli artisti siciliani e qui operanti nel XX secolo; sono presenti inoltre, una videoteca e una biblioteca specializzata. La collezione permanente è suddivisa in due sale e comprende opere pittoriche, scultoree, fotografiche, istallazioni e di video arte; tra gli artisti presenti ricordiamo: Carla Accardi, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo, Renato Guttuso, Nino Franchina, Elio Marchegiani, Paolo Schiavocampo, Antonio Freiles, Pippo Rizzo, Alessandro Bazan, Ferdinando Scianna, Sandro Scalia, Emilio Isgrò e Togo.
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1.2.13 Pinacoteca “Gianbecchina” ● Palazzo Sgadari, Via Convento Cappucci, 1 90024 Gangi (Pa) tel. +39 0921501192 www.comune.gangi.pa.it www.gianbecchina.it Direttore: Alessandro Becchina
Palazzo Sgradai, edificio ottocentesco di proprietà dell’omonima famiglia gangese, ospita il Museo Civico della città, intitolato a Giambecchina. Il Comune di Gangi nel 1995 acquista l’edificio e lo fa diventare sede onoraria di quest’istituzione. Nonostante un Museo Civico esista a Gangi sin dal 1958, questo è stato abbandonato per lungo tempo; viene riqualificato solo nel 1997 quando il maestro Giambecchina dona alla città una cospicua parte di sue opere, facendo così ampliare la collezione del museo. Nel 2001, poi, si forma la “Fondazione Giambecchina” che ha sede sempre a palazzo Sgradai. Nasce così la Pinacoteca interamente dedicata al maestro, che oggi è ospitata il primo piano del museo e di cui Alessandro Becchina figlio del pittore, è direttore. Nonostante l’artista non sia nato a Gangi, egli è profondamente legato al posto, a tal punto da diventarne cittadino onorario e questo museo è il modo della città per rendergli omaggio. L’istituzione, oggi si sviluppa su tre livelli differenti, ognuno dei quali ospita una collezione differente: una sezione dedicata ai ritrovamenti archeologici datati tra il VII e VI secolo a. C.; la Pinacoteca dedicata a Giambecchina, e il Museo delle Armi sorto nel 2007.
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1.2.17 Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro” ● Centro Culturale Polivalete “Antonio Librizzi”, via del Fanciullo 98071, Capo d’Orlando (Me) Tel. +39 0941 912946 www.orlandocontemporaneo.com Direttore: Enzo Sindoni
La pinacoteca “Tono Zancanaro” si trova al primo piano del Centro Culturale Polivalente di Capo d’Orlando, all’interno del quale sono presenti anche la Biblioteca Comunale e l’Antiquarium. La pinacoteca è stata allestita per la prima volta nel 1955, a seguito della prima rassegna Vita e paesaggio di Capo d’Orlando, mostra internazionale di pittura voluta fortemente dall’allora sindaco della città, Tullio Trifilò, evento che diventa importante e noto nel panorama artistico isolano. Nel corso degli anni la pinacoteca ha avuto modo di ospitare numerose opere provenienti da questa manifestazione e nel 2004 diventa ufficialmente “Pinacoteca Comunale Tono Zancaro” dedicata all’artista Antonino Zancanaro (Padova, 1906 – 1998) che con la città ebbe un rapporto privilegiato. Nel corso degli anni sono approdati negli spazi del museo personalità illustri tra cui: Giuseppe Migneco, e lo stesso Antonio Zancanaro. Dal 20/07/13 al 04/08/13 è presente la personale Carte Nere di Gianni Caruso (Dekamerè, 1943); tra le altre mostre importanti ricordiamo: la 38° edizione della rassegna Vita e Paesaggi di Capo d’Orlando, intitolata Settanta, dal 08/08/13 al 23/10/13, curata da Giacomo Miracola; e L’Arte Contemporanea per uno sviluppo culturale, 7/21-12-2013, collettiva di pittura a cura di Alessandro Celli.
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1.2.16 Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello” ● Collegio Capizzi, via Cardinale de Luca, 95034 Bronte (Ct) Tel. +39 095 7747111, +39 327 7585360 Direttore: Enrico Ciraldo
La Pinacoteca nasce grazie alla collaborazione tra il Comune di Bronte e l’artista brontese Nunzio Sciavarrello, che ha voluto donare alla sua città parte della sua collezione privata. Questa realtà è ospitata nei locali del Real Collegio Capizzi, istituzione fondata da Ignazio Capizzi (Bronte, 1708 – Palermo, 1783) nel 1778, e ha l’obiettivo di promuovere un’offerta culturale al passo con i tempi e in grado di arrivare ai giovani. A seguito dei lavori di restauro che hanno riportato il Collegio agli antichi splendori, nel 2005 tali locali vengono ceduti alla municipalità e nel 2007 viene inaugurato il museo. La collezione è divisa in due parti: la prima è costituita da una raccolta di opere di maestri di livello nazionale, ed una seconda da artisti siciliani di varie epoche e province che si sono accostati a Sciavarrello. Le opere rappresentano un excursus artistico dei maestri del Novecento ed un’importante testimonianza del panorama artistico siciliano e nazionale fra secondo e nono decennio del Novecento. Sono infatti presenti opere di Sebastiano Milluzzo, Carla Accardi, Concetto Maugeri, Filippo Scroppo, Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975) ed Emilio Isgrò.
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1.2.18 RISO Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Sicilia● Palazzo Belmonte, Corso Vittorio Emanuele, 365 Palermo tel. 091587717 www.palazzoriso.it Direttore: Sergio D’Alessandro
RISO, Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea della Sicilia rappresenta la prima realtà pubblica in Sicilia che si occupa di arte contemporanea in cui sono presenti artisti siciliani operanti in Sicilia. Il museo occupa gli spazi di Palazzo Riso, in pieno centro storico, e la sua ubicazione è fondamentale per lo sviluppo dell’arte contemporanea; attraverso mostre specifiche si vuole far avvicinare ad essa una porzione maggiore e diversificata di pubblico. Il palazzo fu commissionato nel 1780 dal principe di Belmonte e nel XIX secolo divenne proprietà della famiglia Riso. Durante la Seconda Guerra Mondiale venne colpito da una bomba e da allora fu abbandonato. Successivamente la Regione Siciliana acquistò l’edificio e, a partire dagli anni Novanta, inizia i lavori di restauro. Il 2008 è l’anno in cui viene inaugurato ufficialmente il museo, primo esempio pubblico di arte contemporanea in Sicilia. La sua attività da allora è stata molto fitta; accanto ad essa si è sviluppato una raccolta dei giovani artisti siciliani ed operanti in Sicilia, in modo da crearne una documentazione denominata S.A.C.S. (Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia). Intensa è anche l’attività editoriale svolta dall’istituzione, che periodicamente pubblica «Riso/Annex. I Quaderni di Riso» (Electa), pubblicazioni tematiche che fungono da riviste e da cataloghi. Molto attiva è poi la collaborazione con le altre istituzioni cittadine, regionale e internazionali: frequenti gli stage e i tirocini formativi organizzati con le scuole, le università e le accademie con lo scopo di far conoscere la realtà artistica siciliana contemporanea e legarla fortemente al territorio locale in modo da produrne crescita. 97
La collezione permanente è suddivisa in tre sezioni e distribuita nei due piani dell’edificio: della“Prima generazione” fanno parte gli artisti siciliani che hanno rinnovato il linguaggio dell’arte a partire dal secondo dopoguerra: Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Pietro Consagra, Salvo ed Emilio Isgrò; “Nuove Proposte I/II” è composta dalle più aggiornate ricerche siciliane: artisti che hanno affrontato, attraverso la pluralità dei linguaggi artistici, le tematiche siciliane come denuncia sociale. Fanno parte di questa sezione: Alessandro Bazan, Andrea Di Marco, Croce Taravella, Francesco De Grande, Fulvio Di Piazza, Domenico Mangano, Canecapovolto, Laboratorio Saccardi, Loredana Longo, Giuliana Lo Porto, e Francesco Simeti. Infine, vi è la sezione “Nuove Proposte III”: artisti non siciliani che restituiscono allo spettatore il proprio personale sguardo sulla Sicilia. Di questo gruppo fanno parte: Jannis Kounnelis, Richard Long (Bristol, 1945), Giovanni Anselmo, Paola Pivi (Milano, 1971), Lili Reynaud–Dewar (La Rochelle, 1975), Christiano Boltanski (Parigi, 1944) e Luca Vitone (Genova, 1964). Oltre alla collezione permanente il museo ospita anche delle mostre temporanee: tra le più recenti ricordiamo Più a Sud. Un progetto per Lampedusa, a cura di Paola Nicita, 17 -05/30-09-2012, con opere di Francesco Arena, Emanuele Lo Cascio e Sislej Xhafa (Mousse Pubblishing, Milano, 2012). Inoltre, RISO, tenendo conto dell’importanza dei luoghi di formazione, nel 2013 ha aderito a un evento promosso ed organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Palermo, Invasioni 2013 Accademia in Mostra (Seristampa, Palermo, 2013), prestando per l’occasione alcune sale espositive.
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1.2.19 ZAC-Zisa Zona Arti Contemporanee ● Cantieri Culturali alla Zisa, via Paolo Gili, 4 90138 Palermo Comitato scientifico: Alessandro Bazan, Daniela Bigi, Francesco De Grandi, Gianna Di Piazza, Eva Di Stefano, Paolo Falcone, Luciana Giunta, Francesco Pantaleone, Antonella Purpura, Alessandro Rais, Sergio Troisi ed Emilia Valenza
ZAC-Zisa Zona Arti Contemporanee nasce come idea di museo non tradizionale, luogo di ricerca dai confini aperti e costantemente in definizione, una “Zona” appunto, com’è il territorio stesso della creatività attuale in continuo moto. La sede di questa istituzione è lo spazio che doveva ospitare il MMAC (Museo Mediterraneo d’Arte Contemporanea) presso i Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo. Dopo il fervore culturale che aveva interessato gli spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa tra la fine degli anni Novanta e gli inizi dei Duemila, questi spazi hanno subito un periodo di abbandono. Negli ultimi tempi però si è registrato un cambio di rotta ed essi sono tornati a nuova vita. Gli spazi destinati al MMAC sono stati riqualificati facendo nascere lo ZAC- Zisa Zona Arti Contemporanee. Tale riuscita si deve al contributo di molti docenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo che compongono il comitato scientifico del museo; questo ha lottato affinché il progetto potesse realizzarsi; inoltre molto importante è stato l’intervento del movimento civico “I cantieri che vogliamo”, che si è battuto per la riqualificazione dell’intera area. Nel luglio 2013 viene inaugurata la prima mostra del museo interamente prodotta da ZAC – Zisa Zona Arti Contemporanee: Azīza. Vi hanno partecipato circa ottanta giovani artisti che hanno collaborato con progetto/laboratorio “IN WORK_Artisti per ZAC”. La collezione permanente è distribuita nell’unica e immensa sala del museo, composta da opere pittoriche, sculture, fotografie ed installazioni. I nomi che formano la collezione sono quelli di circa novanta artisti giovanissimi, per lo più formatosi presso la stessa Accademia di Belle Arti di Palermo, caratteristica che sottolinea l’importanza dei luoghi di formazione. 101
Tra loro ricordiamo: Chiara La Loggia (Palermo, 1983), Roberto Rinella (Palermo, 1984), Martina Di Trapani (Palermo, 1984), Linda Randazzo (Palermo, 1978), Katia Licari (Sciacca, 1984), Sergio D’Amore (Palermo, 1978) e Maria Cariato (Mazzarino, 1985).
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Altre tipologie di musei contemporanei ● Qui di seguito sono elencate in ordine alfabetico e descritte altre tipologie di museo che si occupano di arte contemporanea ma che non trattano specificamente la pittura; esse sono comunque importanti per completare il panorama museale presente in Sicilia.
1.2.20 Belice/EpiCentro della memoria viva● Via Empedoncle, 7/a 91024 Gibellina (Tp) info@epicentrobelice.net, tel. e fax +39 0924 69000 Direttore: Giuseppe Maiorana
Belìce/Epicentro della Memoria Viva è un museo in continuo divenire, perché nasce come luogo aperto e vissuto dalla gente, come uno spazio espositivo in continua evoluzione che si arricchisce di nuovi contributi di chi vive o di chi visita il Belìce. La struttura è del 2011 e racconta i diversi segmenti della storia, della memoria e della coscienza della Valle del Belìce. È ospitata in una porzione del piano terra della struttura del CRESM (Centro Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione), ed è caratterizzato da un percorso espositivo suggestivo ed esplorativo che si compone di interazioni tra fotografia, video, scrittura creativa e teatro i quali rappresentano la coscienza storica della gente del territorio belicino; inoltre, qui sono raccontate lotte e mobilitazione popolare prima e dopo il terremoto del 1968. Attraverso diverse iniziative quali stage, laboratori e attraverso la collaborazione con altre istituzioni museali presenti sul territorio, si vuole sostenere e promuovere questa terra per arrivare a un cambiamento responsabile. Il progetto di allestimento tiene in considerazione come una determinata area territoriale possa riacquistare un diverso interesse turistico e 105
culturale mediante una operazione di salvaguardia e di valorizzazione, specie se messo in relazione con la coscienza e la memoria. Lo spazio è suddiviso in tre sezioni: gli avvenimenti passati, presenti e futuri dell’area belicina. Il fruitore, attraversando questo luogo potrà trovare informazioni, immagini, documenti e testimonianze dirette di chi ha vissuto e continua a viverlo; avrà la possibilità di visionare l’archivio del Centro Studi e Ricerche per la Piena Occupazione, del Centro Studi Valle del Belìce, del CRESM e del Centro Studi per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci. Lo spazio si propone di divenire luogo sempre più vivo al fine di dare la possibilità ai nuovi viaggiatori, ma anche ai cittadini della Valle, di contribuire a renderlo tale con la partecipazione attiva attraverso le testimonianze materiali o le esperienze raccontate.
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1.2.21 FAM Fabbriche Chiaramontane, Arte Contemporanea galleria permanente ● Piazza San Francesco, 1 92100, Agrigento info@fabbrichechiaramontane.com, tel. +39 0922 27729 www.fabbrichechiaramontane.com Dirette dall’Associazione “Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento”
FAC è l’acronimo di “Fabbriche Chiaramontane, Arte Moderna Galleria Permanente” ed è una realtà museale che occupa gli spazi del complesso architettonico di stile chiaramontano edificato nel XIV secolo da Federico Chiaramonte ad Agrigento. Esso ingloba le antiche fabbriche, la chiesa e una piccola cappella. Tali luoghi sono stati trasformati in spazi espositivi dall’Associazione “Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento”, ente morale che si forma ad Agrigento nel 2000 e si prefigge lo scopo di comunicare l’arte al pubblico attraverso mostre e manifestazioni, cercando di tenere vivo il dialogo con le istituzioni, gli addetti ai lavori e i collezionisti. All’interno di FAC sono presenti una sala espositiva, una Biblioteca e una sala lettura; il giardino antistante invece viene utilizzato come sede di congressi ed eventi. L’area espositiva ha ospitato oltre alle mostre, diverse attività promosse dall’Università degli Studi di Palermo, dalla Provincia Regionale di Agrigento e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. L’Associazione, inoltre, si impegna a collaborare con enti pubblici e privati con lo scopo di valorizzare l’arte e la cultura.
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1.2.22 FARM Cultural Park ● Cortile Bentivegna, Favara, (Ag) info@farm-culturalpark.com, tel. +39 0922 34534 Direttore: Florinda Saieva
FARM Cultural Park è una galleria d’arte e residenza per artisti situata a Favara: è il primo parco turistico culturale nato in Sicilia. Esso sorge all’interno del cortile Bentivegna, a sua volta costituito da altri sette piccoli cortili che ospitano altrettante costruzioni arabe. Il progetto nasce nel 2004 da un’idea di Andrea Bartoli (Catania, 1970), marito del direttore, che crea un Centro Culturale e Turistico Contemporaneo diffuso, insediato nella parte più antica del Centro Storico di Favara. L’idea fondamentale è quella di creare un’arte accessibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori: la programmazione di eventi è mirata a raggiungere questo obiettivo, attraverso mostre temporanee ed installazioni permanenti, residenze per artisti, workshop con giovani e bambini, presentazioni di libri, concorsi di architettura, lettura, portfolio di artisti e numerose presentazioni in Italia e all’estero. Altro scopo che FARM vuole perseguire è quello di recuperare il centro storico di Favara e di farlo diventare un’attrazione turistica al pari della Valle dei Templi di Agrigento. Nel corso degli anni esso è stato perseguito e FARM Cultural Park risulta essere una delle mete turistiche più visitate.
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1.2.23 Fondazione Antonio Presti - Fiumara d’Arte ● Castel di Tusa (Me), Santo Stefano di Camastra (Me), Mistretta (Me), Castel di Lucio (Me), Motta D’Affermo (Me), Pettineo (Me). Museo Albergo ArtAtelier sul mare, Via Cesare Battista, 4 98078 Castel di Tusa (Me) info@ateliersulmare.it tel. +39 0921 334295 fax.+39 0921 334283 www.ateliersulmare.com Direttore: Antonio Presti
Fiumara d’arte è la fondazione nata nella provincia di Messina per volere di Antonio Presti nel 1982, con cui vuole fare elogio alla bellezza attraverso la valorizzazione dei territori locali. Prende il nome di fiumara perché questo parco, che è l’unico esempio di museo a cielo aperto della Sicilia, si trova nella fiumara dell’Halaisos. Evento che fece decollare l’iniziativa è la morte di Presti padre; in tale occasione suo figlio volle dedicargli un monumento commissionato a Pietro Consagra che realizza La materia poteva non esserci, collocata alla foce del fiume Romei. La scultura è composta da due quinte accostate e perforate che creano un gioco di trasparenze. L’opera viene esposta al pubblico nel 1986, data che coincide con l’apertura della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’arte. In seguito, altri artisti vengono coinvolti nell’iniziativa: nel 1988 Paolo Schiavocampo realizza Una curva gettata alle spalle del tempo, scultura-totem in acciaio corten posta a Castel di Lucio. L’anno seguente Antonio di Palma realizza Energia Mediterranea: un’onda di circa venti metri di cemento armato di colore blu Klein, attornata da gruppi di pietre. Il 1989 vede la presenza di molti artisti: Italo Lanfredini realizza il Labirinto di Arianna, opera di cemento armato che ricorda l’esempio cretese; Piero Dorazio e Graziano Marino realizzano Arethusa, che prevede la decorazione della caserma dei carabinieri di Castel di Lucio attraverso mattonelle di ceramica decorate in una sintesi tra architettura e arte applicata, Idetoshi Nagasawa realizza la La Stanza di Barca d’Oro, opera sul torrente Romei è raggiungibile attraverso un percorso ricavato nella roccia e dopo un angusto corridoio; ivi è possibile ammirare la barca di ottone dorato capovolta e 113
sospesa; Tano Festa nello stesso anno realizza Monumento per un poeta morto, eretto a un anno dalla sua morte. Tale opera è nota anche come la Finestra sul mare, poiché ha la forma di un rettangolo alto circa venti metri, realizzato in cemento armato. Dal 1990 al 1993, un gruppo di quaranta artisti decorano con delle creazioni in terracotta un vecchio muro di contenimento facente parte della strada provinciale tra Castel di Lucio e Mistretta. Nel 2008 Mauro Staccioli realizza 38° Parallelo: una piramide di acciaio corten la cui posizione corrisponde al 38° parallelo. La Fiumara d’arte prevede anche delle manifestazioni: Un Chilometro di tela, organizzata a Pettineo dal 1990 al 1996. Per l’occasione, artisti internazionali decoravano a fianco dei cittadini locali una lunga tela. Negli stessi giorni gli artisti soggiornavano nelle case degli abitanti del paese e in cambio donavano loro un’opera. Nelle case di coloro che parteciparono all’evento è appesa una targa che indica la presenza dell’opera e invita tutti coloro che volessero ammirarla ad entrare e farlo in nome della condivisione. A completamento del parco, Presti realizza Art Atelier sul Mare: un hotel sito a Castel di Tusa, aperto dal 1991, dove la ricezione turistica si fonde col concetto di museo. Venti delle quaranta stanze sono decorate da artisti nazionali e internazionali che hanno voluto contribuire a creare questo luogo magico. Tra le iniziative culturali dell’associazione di Presti si inserisce anche “Meridiani di Luce”; il tema dell’iniziativa è la Bellezza intesa come modo per acquisire la propria identità. Come luogo per sviluppare tale idea è stato scelto il quartiere periferico di Librino a Catania, dove è stato creato un Museo Internazionale a cielo aperto. Qui è presente un muro di cemento trasformato in una Porta della Bellezza dagli allievi del’Accademia di Belle Arti di Catania, in collaborazione con i giovani del quartiere. La manifestazione ha come missione quella di proteggere i bambini del quartiere, che diventano i bambini del mondo:attraverso varie manifestazioni artistiche che denunciano e difendono l’infanzia negata. 114
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1.2.24 Fondazione Brodbeck ● Via Gramignani ,93 95121 Catania info@fondazionebrodbeck.it, tel. +39 095 7233111, fax. +39 095 2933777 www.fondazionebrodbeck.it Direttore: Paolo Brodbeck
La fondazione nasce da un’idea di Paolo Brodbeck, direttore del museo, nel 2007, si trova all’interno di un complesso postindustriale situato nel cuore della vecchia Catania, nel quartiere storico di San Cristoforo. L’ isolato nel quale ha sede la Fondazione è stato soprannominato “Fortino”; sia per le mura che, cingendo lo spazio, ricordano la struttura di un piccolo forte, sia perché si trova vicino al quartiere storicamente così denominato. La sede della Fondazione è composta da un’area di seimila metri quadri e si presenta come una cittadella composta da quindici capannoni che si affacciano su tre piccole corti. Il complesso risale alla fine dell’Ottocento ed ebbe vari impieghi: inizialmente fu adibito alla produzione di liquirizia ed alla lavorazione della frutta secca; durante la Seconda Guerra Mondiale fu utilizzato come presidio militare e infine divenne deposito del consorzio agrario e falegnameria. Attualmente sono stati ristrutturati 600 metri quadri destinati a spazi per mostre temporanee, residenze d’artista, foresteria e un laboratorio progettuale; un modulo operativo che, arricchito della presenza della collezione Paolo Brodbeck, verrà esteso all’intero complesso la cui ristrutturazione è prevista nel prossimo quinquennio. Lo scopo principale di tutto il progetto è di trasformare l’intera area in una cittadella, polo di riferimento per l’arte contemporanea. Innovativa risulta essere la modalità di produzione e presentazione delle opere, che si fonda sulla capacità di attivare sinergie interne, creando un connubio tra i percorsi artistici proposti, i programmi di residenza d’artista e l’offerta turistico culturale, elementi indispensabili per la gestione economica della fondazione. 117
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1.2.25 Fondazione Sambuca ● Palazzo Sambuca, via Alloro, Palermo www.fondazionesambuca.org Direttore: Marco Giammona
La Fondazione Sambuca nasce nel 2009 a Palermo ed è concepita come un sistema diffuso per l’arte contemporanea. Gli ideatori sono Marco Giammona, Rossella Giammona, Paolo Falcone e Fulvio Reina, sostenuti da un gruppo di aziende nazionali e internazionali legate allo sviluppo della città. La sua denominazione nasce da una delle sedi deputate della fondazione stessa, situata in pieno centro storico a Palermo nel quartiere della Kalsa: Palazzo Sambuca. Nel 1999 l’ingegnere Marco Giammona, con un gruppo di amici e committenti, acquista il palazzo e crea la Sambuca Costruzioni, dando il via al restauro che porterà Palazzo Sambuca ad un nuovo splendore. La cavallerizza del palazzo, che conserva intatto tutto il suo fascino settecentesco, è destinata a sede espositiva permanente. La fondazione vuole mettere in evidenza il concetto di “museo diffuso” che teorizza la creazione di una rete di spazi espositivi che ridisegnano la città. Essa si pone come centro di ricerca e di sperimentazione dell’arte, creando una rete di collaborazioni con altre istituzioni, enti e musei che ripensano alla città come un sistema per l’arte contemporanea. Tra i luoghi scelti per realizzare il proprio progetto vi è l’Oratorio di San Lorenzo, anch’esso situato nel centro storico di Palermo. Edificato nel 1570, l’Oratorio conservava la Natività di Caravaggio (Michelangelo Merisi detto, Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610), oggi scomparsa. La Fondazione, insieme all’associazione “Amici dei Musei Siciliani”, ha organizzato una manifestazione che commissiona ad artisti nazionali ed internazionali la produzione ispirata proprio al tema della natività. Attraverso quest’evento i due enti vogliono sottolineare uno scopo fondamentale: mettere in relazione il passato con il presente valorizzando i luoghi storici della città di Palermo attraverso l’arte contemporanea. 119
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1.2.31 Fondazione Sant’Elia ● Via Maqueda, 81, 90133, Palermo provinciapa@libero.it tel. +39 091 8887767 www.provincia.palermo.it Coordinatori: Maria Rosa Di Benedetto, Simone Fardella, Salvatore Serio, Gheri Traina, Francesco Trapani, Maurizio Rotolo, Valentina Sabella, Cesare Mari, Francesco Barbato, Marcello Agolino.
Il Palazzo del Marchese di Santa Croce, poi Trigona di Sant’Elia, è la sede espositiva di mostre temporanee patrocinato dalla Provincia di Palermo. Il palazzo fu costruito tra Cinque e Seicento, ma l’attuale prospetto risale al XVIII secolo. Nel 1984, dopo essere passato per diverse famiglie, viene acquistato dall’amministrazione provinciale che, a seguito di un adeguato intervento di restauro che ha riportato il palazzo agli antichi splendori, ha destinato questo luogo a spazio espositivo. Dal 2010 è sede della Fondazione Sant’Elia, nata per volontà della Provincia Regionale di Palermo per la tutela e valorizzazione del suo patrimonio e la promozione di eventi artistici e culturali, diventando presto un polo culturale di riferimento per la città di Palermo e per il territorio. Molte le mostre temporanee organizzate al suo interno tra cui: “Francesco Clemente Frontiera di immagini”, dal 24/11/2013 al 02/03/14 a cura di Achille Bonito Oliva (Palermo, 2013).
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1.2.27 GAM ● Via Sant’Anna, 21 90133 Palermo Tel. 091 8431605 - fax 091 8889893 www.galleriadartemodernapalermo.it Direttore: Antonella Purpura
La GAM (Galleria Arte Moderna) nasce nel 1910, quando in tutta Italia stavano nascendo gallerie consimili, ed ospita una collezione fatta di opere che raccontano la storia dell’arte a partire dal Neoclassicismo sino al secondo dopoguerra. Lungamente ospitata in alcuni locali del Teatro Politeama, solo recentemente, a partire dal 2006, la sede del museo è diventata il Complesso Monumentale di Sant’Anna alla Misericordia. Attualmente GAM possiede un ordinamento scientifico curato da studiosi e critici e coordinato da Fernando Mazzocca, di cui fa parte anche la direttrice Antonella Purpura. Le opere selezionate ricostruiscono i percorsi di un gusto che rappresenti l’arte moderna in Italia soprattutto alle Biennali di Venezia. La collezione permanente raccoglie opere di illustri nomi siciliani, italiani e internazionali a partire dal Neoclassicismo sino alla prima metà del Novecento ed è suddivisa nei tre piani dell’edificio. Tra i più noti ricordiamo: Francesco Lojacono, Onofrio Tomaselli, Michele Catti, Renato Guttuso, Pippo Rizzo, Lia Pasqualino Noto, Giovanni Barbera, Carlo Carrà, Franz Won Stuck (Tettenweis, 1963 – Monaco di Baviera, 1928). Molto importanti sono gli artisti dei giorni nostri: la Galleria infatti dedica loro uno spazio espositivo dove allestire delle mostre temporanee; tra queste ricordiamo: Il Passaggio difficile dedicata a Francesco De Grandi, in collaborazione con l’associazione Ars Mediterranea e la Galleria Aike-Dell’arco (Palermo-Shangai) (Il Passaggio Difficile, 3009/30-10-2011,GAM, Marco Bazzini et alii, a cura di, Flaccovio Editore, Palermo, 2011) Almanacco o diario per il diletto comune dedicata 123
ad Andrea Di Marco (Almanacco o diario per il diletto comune, 23/3110-2010, GAM, Beatrice Buscaroli, Helga Marsala, Silvana Editoriale, Palermo, 2010).
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1.2.28 Museo degli Angeli ● Ex Convento di San Francesco, via I° Settembre, 15 98060 Sant’Angelo di Brolo (Me) Tel. +39 0941 533361 fax +39 0941 533010 www.museodegliangeli.it Direttore: Francesco Scorsone
Il Museo degli Angeli si trova all’interno del complesso architettonico del Convento di Santa Maria degli Angeli di Sant’Angelo di Brolo; è composto da monastero, chiostro e Chiesa annessa, risale alla metà del 1500 e fu costruito dall’ordine dei Minori Osservanti. E’ stato recentemente acquistato dal Comune di Sant’Angelo di Brolo e dopo un lungo restauro è stato riconvertito a sede museale ed aperto nel 2007. L’ istituzione, che occupa il primo piano del monastero, è unica nel suo genere: essa conserva una collezione permanente di opere (sculture, pitture e fotografie) aventi a soggetto l’angelo in tutte le sue sfaccettature; non si è imposto a nessun artista uno specifico modo di rappresentazione, ognuno di loro ha rappresentato il tema seguendo la propria sensibilità artistica, sottolineando come l’angelo e l’angelologia siano un fenomeno di studio che investe sempre di più e da più parti l’intera comunità internazionale. Nelle tre sale del museo sono ospitare opere di artisti di fama nazionale ed internazionale, tra cui: Giusto Sucato, Giuseppina Riggi, Mauro Cappotto, Vittorio Ballato, Elena La Verde, Calogero Barba e Paolo Schiavocampo. Inoltre, sono presenti delle schede nelle quali è descritta e spiegata la figura dell’angelo in relazione alla religione cristiana, il suo ruolo nell’iconografia e il suo rapporto con l’uomo. Oltre alla collezione permanente, il museo ha organizzato anche delle mostre temporanee tra le quali ricordiamo: Pagine a Colori (personale di pittura di Vinny Scorsone, dal 29/ 07/2012 al 30/08/2012) e Blu 71 “il Grande Blu-ff” a cura di Vinny Scorsone, in collaborazione con la Galleria d’Arte Studio 71 di Palermo (dal 29/09/2012 al 30/10/2012). 127
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1.2.29 Museo F.A.N.G.O.(Fondazione Artisti Nutrimento Grande Opera) ● Giampilieri, (Me) museodelfango@libero.it www.museodelfango.it Direttore: Michele Cannaò
Il Museo F.A.N.G.O nasce nel 2009 da un’idea di Michele Cannaò (1955), Sara Montani,(Milano, 1951) Togo e Guido Oldani (Melegnano, 1947), che hanno voluto dare il loro contributo a seguito del disastro ambientale avvenuto a Giampilieri e Scaletta Zanclea l’1 ottobre 2009. Per attuare il progetto i suoi ideatori hanno chiamato a raccolta i colleghi artisti al Palazzo della Permanente di Milano per un happening dedicato alla tragedia. Nasce così un “Museo del Fango” fatto di dipinti, sculture, filmati, poesie, racconti e quanto dell’arte possa costituire argine culturale come simbolo di rinascita proprio da quell’elemento che provocò il disastro. Il primo nucleo della raccolta viene esposto in anteprima al Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina, capolavoro dell’Arte Gotica, di proprietà della famiglia De Spuches Duchi di Santo Stefano di Briga e Principi di Galati; nel 1964 viene acquistato dal Comune di Taormina e destinato spazio espositivo. E’ una sede di prestigio per un omaggio dovuto a ricordo di quanti sono morti, seppelliti dalla montagna di Giampilieri e dal fango di Scaletta Zanclea. Un omaggio al senso civico e alla dignità di quanti, in ogni parte del Paese, vogliono vivere la loro terra da cittadini e in sicurezza. Le opere della raccolta verranno poi messe in mostra nella scuola di Scaletta Zanclea per essere collocate dal luglio 2010 nella sede provvisoria del museo presso il Circolo U. Fiore, in attesa del completamento della sede definitiva. Molti gli artisti presenti, tra cui: Alvaro Occhipinti, Dario Ballantini (Livorno, 1964), Mariella Marini, Michele Cannaò e Togo. 129
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1.2.30 Museum & Fashion – Marella Ferrera XVI Museo Biscari ● Piazza Duca Genova, 27, Catania info@marellaferrera.com, tel. +39 095 2503188, +39 336 868851 www.marellaferrera.museo.com Direttore: Marella Ferrera
Il museo nasce nel 2008 grazie all’iniziativa della stilista Marella Ferrera (Catania, 1960), che riapre gli antichi locali del museo Biscari in occasione del 250° anniversario della sua prima apertura. Attraverso questo progetto la stilista catanese vuole che ciò che ha reso grande l’arte siciliana del passato entri in contatto con ciò che accade oggi nell’arte contemporanea attraverso il fashion, che è certamente una parte importante della cultura e dell’arte odierna. Il museo fu fondato da Ignazio Paternò Castello V principe di Biscari (1719–1786), che nel 1752 ne affidò la progettazione e la realizzazione all’architetto Giuseppe Palazzotto; nel 1757 fu coniata la medaglia commemorativa della fondazione del museo, ma solamente nel 1758 ne avvenne l’effettiva inaugurazione. Morto il Palazzotto, l’incarico di architetto della fabbrica fu affidato a Francesco Battaglia, che progettò l’ampliamento del museo e l’allestimento della nuova ed accresciuta collezione. La fama del Museo Biscari si diffuse rapidamente all’interno delle principali Accademie Europee e diviene meta dei viaggi culturali dell’epoca. L’allestimento del 1784 è quello definitivo: il Museo, suddiviso nelle due sezioni di Antiquaria e di Naturalia, si distribuiva intorno a due cortili separati da un vestibolo colonnato. La vasta sezione di Antiquaria, composta dalla “Galleria dei marmi” e dalle Stanze dei “Vasi etruschi” e delle “Terrecotte” era collocata attorno al perimetro dei due cortili, mentre la Galleria di Storia Naturale occupava le stanze a confine con l’odierna piazza Duca di Genova. Ivi l’impianto originario ad unica elevazione, distribuito su due gallerie espositive di “Vasi figurati” e Collezioni Naturalistiche”, è stato nel tempo profondamente modificato e 131
soprelevato, ed è qui che oggi ha sede l’istituzione: Museum & Fashion – Marella Ferrera XVI Museo Biscari. Nella sua nuova accezione la Ferrera lascia immutata la suddivisione del museo in due gallerie: Naturalia ed Antiquaria; la Galleria Antiquaria farà rivivere nella memoria il ricordo di quello che nel Settecento era considerato il terzo museo d’Italia ed oggi ospita sia alcune creazioni della Ferrera, ma anche mostre temporanee, mentre La Galleria Naturalia ospità il nuovo atelier MF. La prima mostra ospitata nei locali ristrutturati è stata Oltre l’Abito… il Pensiero che sottolinea in concetto fondamentale del progetto: unire l’arte propriamente detta con il fashion (Catania, 2004). Il museo, inoltre, si impegna a sponsorizzare eventi che mirano a esaltare l’artigianato e la manifattura siciliana; a tal proposito è importante citare Best of fashion, <fud>& design, dal 15-11-2013 al 06-01-2014 esposizione di accessori moda, cibi, bevande, ceramiche e manifatture interamente realizzate in Sicilia artigianalmente da aziende locali.
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1.2.32 TaoArte ● Corso Umberto, 19 98039 Taormina (Me) info@taormina-arte.com, tel. +39 0942 21142, fax. +39 0942 23348 www.taormina-arte.com Direttore: Egilio Giardina
TaoArte è un’associazione culturale nata a Taormina nel 1983 con l’intento di organizzare eventi culturali e artistici: la manifestazione che segna la sua nascita è il Taormina Film Fest, la cui prima edizione risale al 1983, nel corso del quale vengono consegnati i Nastri d’Argento presso il Teatro Antico. Nel corso del tempo l’associazione si è ampliata, creando altre sezioni in cui si è specializzata: musica e danza, teatro, cinema e mostre d’arte. TaoArte sin dal 1983 collabora attivamente con la Provincia Regionale di Messina nell’organizzare, a Taormina e a Messina, molte mostre tra cui, ricordiamo: Sanfilippo opere 1957 – 1967 dal 18-05-1991 al 1106-1991 presso la Chiesa del Carmine di Taormina (Sanfilippo Opere 1957-1967, 18-05/11-06-1991, Chiesa del Carmine, Taormina, Ballo Giudo (a cura di), dVd Marlowe, Messina, 1991). Il Comitato organizzatore è formato dal Sindaco di Taormina, dal Sindaco di Messina, dal Presidente della Provincia di Messina e dal direttore del Taormina Film Fest. Molte le manifestazioni organizzate. In particolare ricordiamo le mostre: Panorami di Luce di Antonio Nunziante dal 04-08-2012 al 3009-2012 presso la Chiesa del Carmine di Taormina, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Sicilia e la Provincia Regionale di Messina (Panorami di Luce, 04-08/20-092012, Chiesa del Carmine, Taormina, Morgana Giuseppe, Farinotti Rossella (A cura di), TaoArte, Taormina, 2012;); Glass Mixtures di Silvio Vigliaturo, dal 09-06-2012 al 29-07-2012 presso la Chiesa del Carmine (Glass Mixtures, 04-08/20-09-2013, Chiesa del Carmine, Taormina, Valerio Vigliaturo (a cura di), TaoArte, Taormina, 2012). 135
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1.3 Artisti Siciliani: una rassegna critica L’artista siciliano viene qui trattato a parte, poiché a nostro avviso, egli nasce e si forma in condizioni particolari rispetto al resto d’Italia: per educazione e contesto in cui sovente si forma. La Sicilia è una terra bella ma anche molto problematica, che provoca paradossalmente due conseguenze: chi nasce siciliano ha per tutta la vita un legame molto stretto con la sua terra e con le sue radici, ma nello stesso tempo sente il bisogno di fuggire via, a causa di tutto le cose che non vanno, come l’economia, la gestione politica, il lavoro che manca e talvolta l’arretratezza economica e culturale. Questa è anche la sorte della maggior parte degli artisti siciliani, che spesso non trovano il giusto spazio dove esprimersi e cercano continuamente di evadere. Molti si trasferiscono altrove, in Italia o all’estero, comunque in luoghi dove potersi esprimere liberamente, dove poter apprendere e dove poter conoscere le più aggiornate ricerche artistiche, ma nel cuore e nella mente avranno sempre la propria terra, e faranno di tutto per tornarci. Gli artisti sotto elencati, in ordine alfabetico e secondo una selezione critica funzionale agli scopi della presente tesi, sono alcune tra le personalità più importanti che, a nostro giudizio, hanno segnato la storia artistica a partire dal secondo dopoguerra. Utilizzeremo pertanto due “espressioni chiave” che corrispondano alla loro funzionalità: il pensiero di ritorno e la coniugabilità con il design tessile. Il pensiero di ritorno Diversi per stile e per formazione, hanno tra di loro alcune caratteristiche comuni: in primo luogo il fatto di aver lasciato la propria terra, a causa dei suoi limiti, per andare e coltivare altrove la propria vocazione artistica, ma nonostante ciò, non l’hanno dimenticata e in un modo o nell’altro hanno fatto si che questa si ripresentasse sul loro cammino. 137
La coniugabilitĂ con il design tessile Altra caratteristica comune è il loro modo di fare pittura: stili diversi ma tutti perfettamente coniugabili con il design tessile, che è poi lâ&#x20AC;&#x2122;obiettivo ultimo della tesi e che, pertanto, nella nostra disamina finisce per voler essere un criterio pregiudiziale di selezione.
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1.3.1 Carla Accardi (1924-2014) Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Dopo il diploma di liceo classico frequenta saltuariamente l’Accademia di Belle Arti di Palermo, per poi trasferirsi a Firenze. Nella città toscana non trova il giusto stimolo artistico e per questo nel 1946 si trasferisce a Roma. Nello stesso anno compie, insieme a Maugeri, Consagra, Sanfilippo, Attardi e Turcato un viaggio a Parigi che sarà di fondamentale importanza per la nascita del movimento “Forma 1”. Nel 1947 firma il manifesto del movimento ed espone, nell’autunno dello stesso anno, insieme a Sanfilippo (che sposerà nel 1949), Attardi, Consagra, Dorazio, Mugeri, Guerrini, Perilli e Turcato alla Galleria Art Club di Roma. Nel 1951, a seguito di una crisi artistica, la Accardi si allontana stilisticamente da “Forma 1” per intraprendere un percorso artistico personale fondato sulla poetica e sul segno, che si articola per insiemi di segmenti pittorici bianchi su fondo nero. Dopo varie personali, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, nel 1964 viene invitata alla Biennale di Venezia con una Sala personale. A partire dal 1965 la sua sperimentazione di nuove tecniche e materiali si fa più evidente: nascono così lavori realizzati su un materiale nuovo e particolarissimo, il sicofoil. La sua carriera artistica si apre anche al colore, ma alla base della sua arte vi sono sempre i segni e la sperimentazione, elementi che fanno si che nel 1988 venga nuovamente invitata alla Biennale di Venezia con una Sala personale. Molte le mostre in tutta Europa nelle principali città e molti i riconoscimenti a lei attribuiti che hanno permesso di consacrarla come una delle più importanti figure artistiche del secolo. Muore improvvisamente il 23 febbraio 2014. 139
Presenze nei musei Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli; Collezione Peggy Guggenheim, Venezia; GNAM, Roma; MACRO, Roma; MAP- Museo Arte Plastica, Castiglione Olona; MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto; Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina; RISO Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Palermo; Fondazione Puglisi Cosentino, Catania; Museo Epicentro, Barcellona Pozzo di Gotto; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina,; Museo Guttuso, Bagheria; MUSEUM, Bagheria;
Bibliografia essenziale Accardi, Attardi, Sanfilippo,, 1950, Galleria Bergamini, Enrico Prampolini (a cura di), s.i.t., Milano, 1950. Bonito Oliva Achille, Carla Accardi- l’Arte il campo del togliere, 1982, Galleria Spolverini, s.i.t.,Roma, 1982; Idem, Accardi: il campo del togliere, Milano, 1986; Idem, Il Sogno dell’Arte, Edizioni Spirali, Milano, 1981; Idem, Carla Accardi: pietrose istanze, 2000, Galleria Astuni, Fano,Ravenna, Essegi, 2000. Carla Accardi, 1990, Museo Civico “Ludovico Corrao” di Gibellina, Giuseppe Apella (a cura di), Edizioni della Cometa, Roma, 1990. Carla Accardi: Segno e Trasparenza, dal 06-02-2011 al 12-06-2011, Fondazione Puglisi Cosentino, Luca Massimo Barbero (a cura di), Silvana Editoriale, Catania, 2011. Carla Accardi: la vita delle forme= the life of forms, Silvana Editoriale, Roma, 2011. Carla Accardi, 05/23-07-1952, Galleria il Cavallino, Alfredo Menzio (a cura di), s.i.t., Venezia, 1952. Carla Accardi,16/30-06/1955 , Galleria San Marco, Hereward Lester Coocke (a cura di), s.i.t., Roma, 1955. Carla Accardi,1954, Galleria l’Asterisco, Ponente Nello (a cura di), s.i.t., Roma, 1954; Carla Accardi, 1957, Galleria dell’Ariete, Michel Tapiè (a cura di), s.i.t., Milano, 1957. Carla Accardi, 1961, Parma Gallery, Lionello Venturi (a cura di), s.i.t., New York, 1961. 140
Carla Accardi: opere 1947 – 1997, Trapani, 1998, Claudio Cerritelli (a cura di), Charta, Milano, 1998. Catalogo della XXXII Biennale di Venezia, 20-06/10-10-1964, Biennale di Venezia, Carla Lonzi, Venezia, 1964. Celant Germano, Carla Accardi, edizioni Charta, Milano 1999. Dalla Chiesa Giovanna, Colloquio con Accardi, Edizioni della Cometa, Roma, 1983. Dorfless Gillo, Carla Accardi, 1964, Galleria Notizie, s.i.t.Torino, 1964. Ferrario Rachele, Le signore dell’Arte: quattro artiste italiane che hanno cambiato il nostro modo di raffigurare il mondo, Mondadori, Milano, 2012. Levi Corrado, Carla Accardi, Università di Milano, Milano, 1980. Meneguzzo Marco, Battaglia Olgiati Danna (a cura di), Accardi, Consagra: La svolta degli anni Sessanta, 2007, Milano, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2007. Tempere di Carla Accardi,, 16-11/01-12/1950, Galleria Age d’Or, Giulio Turcato (a cura di), s.i.t., Roma, 1950.
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1.3.2 Rosario Arizza (1951) Rosario Arizza è nato ad Avola, in provincia di Siracusa, nel 1951, dove oggi vive e lavora. Si diploma all’Istituto d’Arte di Siracusa e si dedica subito alla pittura astratta. Nei primi anni Novanta viaggia in tutta Europa, lavora ed espone in Germania e a Parigi. Nel 2001 viene invitato a Gibellina e realizza dieci grandi opere che oggi sono conservate al Museo Civico della città. La sua filosofia è intensa e portatrice dell’identità mediterranea, fatta di toni densi e caldi che ricordano la sabbia del mare e i colori della terra. Attraverso l’uso generoso della materia e del colore, che rimane sempre protagonista, Arizza ha saputo trasportare sulla tela queste sensazioni. Nel corso degli anni la sperimentazione è stata elemento fondamentale per la sua ricerca, ma nello stesso tempo egli è rimasto fedele alla consapevolezza che la materia sia l’elemento fondamentale della sua arte. Molte le mostre a lui dedicate; tra le più recenti ricordiamo: Forme/ informe reperti e opere visionarie, dal 02/31-08/13, a cura di Joan Abellò e Manuel Bonet, presso i locali del Museo Regionale Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari. Presenza nei musei Museo civico “Ludovico Corrao”, Gibellina; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Abellò J. , Bascuñana M. Múñoz, Romano M.(a cura di), 2011, Palermo, Falcone edizioni, Palermo, 2011. Forme/informe reperti e opere visionarie, 02/31-08/13 Joan Abellò, Manuel Bonet (a cura di), Museo Regionale Archeologico Luigi Bernabò Brea, Lipari, 2013. Rosario Arizza: del lirismo in pittura,2010,Museo de Obra grafica de San Clemente 143
(Cuneca), Bonet Manuel (a cura di), Falcone, Bagheria, 2010. Rosario Arizza: tra sogno e sublime, 2009, Palermo, Joan Abellò, Nino Muccio (a cura di), EM Falcone, Bagheria, 2009. Rosario Arizza: Texstures, Ezio Pagano Editore, Bagheria, 2004.
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1.3.3 Gianfranco Anastasio (1956) www.gianfrancoanastasio.it Gianfranco Anastasio è nato a Messina nel 1956; si laurea in architettura nel 1985. Nel corso degli anni Ottanta si inserisce nel panorama artistico cittadino con l’aiuto della libreria Hobelix che gli permette di esporre le sue opere. Il suo lavoro coniuga sentimento della materia e analisi dello spazio, in un una prassi pittorica che è insieme conoscitiva e operativa. La pittura per lui è idea esperienziale di realtà che si matura nella concretezza del suo farsi. La sua figura poetica ricorrente è la soglia intesa come metamorfosi, confluenza, attraversamento da cui scaturisce un luogo e un tempo in cui le tensioni dialettiche diventano, fissandosi, percepibili nella loro coincidenza e distinzione. Presenza nei musei Fondazione Sambuca, Palermo; Galleria Carte Bianca fine arts, Catania; Galleria Comunale d’Arte Moderna, Palazzo Ràcani Arroni, Spoleto; Galleria Ferrari, Verona; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Anastasio Gianfranco, Note a termine di una mostra, s.i.t., 2008. Caramel Luciano, Premio Marche, Ancona, 1990. Novità da Anastasio, 2008, Galleria Carte Bianche, Enrico Crispolti (a cura di), Messina, s.i.t., 2008. Corgnati Martina, La misura del tempo, Torino, s.i.t., 1989. Dipingere pittura, 2006, Teatro Vittorio Emanuele, Lucio Barbera (a cura di), s.i.t., Messina, 2006. 147
Frazzetto Giuseppe, Aforisma Blu, s.i.t., 1990; Gianfranco Anastasio, 17-12-2011/09-01-2012, Fondazione Sambuca, Marina Giordano(a cura di), Effegieffe, Saponara Marittima. Nous, 1992, Galleria Arrigo Arte Contemporanea, Patrizia Ferri (a cura di), Messina, s.i.t., 1992. Porte Eretiche, 2009 Galleria Fortuna Arte, Marco Meneguzzo (a cura di), Messina, s.i.t., 2009.
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1.3.4 Ugo Attardi (1923-2006) www.ugoattardi.com Ugo Attardi nasce a Sori, in provincia di Genova, nel 1923, da padre siciliano e madre toscana. Durante gli anni del Fascismo fu costretto, insieme alla famiglia, a lasciare la Liguria per tornare in Sicilia. A Palermo fu incuriosito dall’arte e dalla pittura in particolare e in questi anni inizia a frequentare prima l’Accademia di Belle Arti e poi la facoltà di Architettura. Nel 1945 si trasferisce a Roma deciso a fare il pittore e lì stringe delle forti amicizie con Consagra e Guttuso. Nel 1947 prende parte all’esperienza di “Forma 1”, firmando il Manifesto del movimento e partecipando alle mostre, ma già dal 1949 la sua attenzione si allontana dal rapporto estetico della forma. Nei primi anni Cinquanta si orienta verso l’Espressionismo e accanto all’attività artistica, che spazia dalla pittura alla scultura, affianca quella politica all’interno del Partito Comunista Italiano. Viene invitato per ben tre volte alla Biennale di Venezia: nel 1952, nel 1954 e nel 1978. Muore a Roma nel 2006.
Presenza nei musei Fondazione La Verde – La Malfa, San Giovanni La Punta; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe Sciortino”, Monreale; MAMbo, Bologna; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; Museo Guttuso, Bagheria. 151
Bibliografia essenziale Accardi, Attardi, Sanfilippo,, 1950, Galleria Bergamini, Enrico Prampolini (a cura di), s.i.t., Milano, 1950. Ragghianti Carlo Ludovico, Attardi: scultura, pittura, incisione, Editori Riuniti, Roma, 1976. Soupault Philippe, Attardi: le sculture, Carte Segrete, Roma, 1981. Tonelli Marco, UmanitĂ e lentezza di Ugo Attardi,s.i.t. 2007. Ugo Attardi, 1994, Comune di Ferrara, Ferrara, s.i.t.1994. Ugo Attardi, 1966, Galleria Narcisio, Torino, s.i.t. 1966. Ugo Attardi: opere 1947-2003, Fondazione Federico II, Palermo, 2003. Masi Alessandro, La lunga onda del mare, s.i.t., s.l.,2007. Ulivi Ferruccio, Ugo Attardi: mostra antologica, Editori Romani Associati, Roma, 1985.
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1.3.5 Vittorio Ballato (1977) www.vittorioballato.it Vittorio Ballato è nato a Messina nel 1977. L’interesse per il mondo dell’arte emerge sin dall’infanzia, Nel 2001, inizia il suo approccio pittorico, con le copie di Kirchner, Picasso, e Munch. Si dedica allo studio fisionomico e paesaggistico classico fino al 2004, anno in cui la sola figuratività diviene espressione onirica, esplicitata in una numerosa serie di dipinti. L’approccio e la scoperta con il proprio sé si espande sulla tela a chiazze, a macchie informali, circoscritte da evidenti contorni, quasi con l’intento provocatorio di volersi necessariamente affidare alla forma. Seguono una serie di dipinti espressionisti con tecnica mista nei quali prende corpo l’idea di una sensibilità universale che richiama a sé il tutto e sconvolge la visione tramite una scarica elettrica che implica una presa di coscienza. Questo sconvolgimento pittorico lo porta sino alle porte del graffitismo, di cui esplora le risorse e l’irrimediabilità del gesto affidandosi ad una spirale emozionale devastante che lascia inerme il fruitore, sconvolgendone le certezze e stimolandolo alla riflessione. Attualmente vive e lavora a Sant’Angelo di Brolo. Presenza nei Musei Museo degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo.
Bibliografia essenziale Angeli per un Museo, 30-01/10/02-2013, Museo degli Angeli, Sant’Angelo di brolo, s.i.t., 2013. Giuffrè Nino, Rime e Sonetti/Vittorio Ballato, Armenio, Brolo, 2009. Vittorio Ballato, 01-12-2013,Via Libertà 38, s.i.t., Palermo, 2012. Lumen Coloribus Umbras, 04/18-09-2011, Giardina di Palazzo Corvajana, s.i.t., Taormina, 2011. 155
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1.3.6 Calogero Barba (1958) Calogero Barba nasce a Mussomeli (Cl) nel 1958. Consegue la maturità d’Arte Applicate e successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Attualmente vive tra Palermo e San Cataldo e detiene la cattedra di Ornato e Figura Modellata presso il Liceo Artistico di Palermo. Inizialmente il suo approccio artistico è vicino alla scultura, successivamente invece si dedica anche alla pittura; lo si evince dal fatto che nelle sue opere pittoriche l’elemento plastico è molto presente. Molto importante, inoltre, è il recupero della territorialità topografica, delle tradizioni e degli oggetti da lavoro che fonde con la mitologia e la simbologia, elementi che danno vita alla sua particolare ricerca estetica. Presenza nei musei Godranopoli, Godrano; Museo Civico “Ludovico Corrao”, Gibellina; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Altre corrispondenze : “gli antri” della creatività come sinestesia “dispersa” : Calogero Barba, Peppe Sabatino, 1998, Galleria Qal’at Artecontemporanea, Vitaldo Conte (a cura di), s.i.t., Caltanissetta, 1998. Art Diary, Politi edizioni, Milano, 1993. Bignardi Massimo, Calogero Barba: *materie sull’irrequieta superficie, Galleria studio 71, s.i.t., Palermo, 2000. Calogero Barba : soggetti/concetti 1977-2007 : Palazzo Sgadari, Mussomeli dal 26 al 29 luglio 2007, Paruzzo, Caltanissetta, 2007. Calogero Barba: Archeologie fuori posto, 1996, Galleria Qal’at Artecontemporanea, Franco Spena (a cura di), Caltanissetta, 1996; Calogero Barba: contrapposti: convergenti/divergenti, Marcello Palmitieri (a cura di), Scirocco, Terrasini, 2002. Calogero Barba: ludico/orale/magico/fare,1995, Galleria Qal’at Artecontemporanea, Francesco Carbone (a cura di), s.i.t.,Caltanissetta, 1995. Calogero Barba: Transustanziazione virtuale,2002 Foggia, Milano, Eugenio Miccini (a cura di), Il Vello d’Oro, Caltanissetta, 2002; Cipolla Giuseppe, et alii, Arte antropo157
logica contemporanea in Sicilia: Calogero Barba, Giusto Sucato,1993, Centro latino di studi e promozione sociale Nicolò Barbato, Partinico, s.i.t., 1993. D’Alessandro Nicolò (a cura di), Pittura in Sicilia, Dal Futurismo al Postmoderno, La Ginestra ed., Palermo, 1991. Spena Franco, Trasgressioni impossibili / Calogero Barba, M Duchamp stampa, Caltanissetta, 1993.
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1.3.7 Angelo Barone (1957) Angelo Barone è nato a Modica, in provincia di Ragusa, ma da oltre vent’anni vive e lavora a Milano. Sin dalla sua formazione si approccia alla pittura con serierà intellettuale e fede incondizionata al suo essere artista, cosa che gli ha permesso di lavorare anche con la scultura e l’architettura senza mai abbandonare la pittura e la fotografia.
Presenza nei musei C. & A. Gallery, New York; Fondazione di Palazzo Bricherasio, Torino; Galleria La Corte, Firenze; Salone di Villa Romana, Firenze. Bibliografia essenziale Abitare la battaglia,1984, Galerie Peter Noser Galerie, Angelo Barone (a cura di) , s.i.t.,Zurigo, 1984. Cavellini Piero, Barone Angelo, Angelo Barone: attorno al luogo, Fox edizioni, Firenze, 2009.
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1.3.8 Felice Canonico (1922-1997) Felice Canonico nasce a Messina nel 1922 e inizia la sua attività artistica nella sua città da giovane. Negli anni Cinquanta si trasferisce a Milano e li continua a dipingere. Il trasferimento comporta un cambio di rotta nel suo modo di dipingere, tanto drastico che nella sua carriera si possono distinguere due periodi: il primo, risalente a quando viveva ancora in Sicilia, più dolce e legato alla sua terra; un secondo periodo invece ha inizio con il trasferimento a Milano nel corso del quale i tono si irrigidiscono e si avvicina sempre più all’astratto. Nel corso della sua carriera verrà invitato a diverse manifestazioni di carattere nazionale ed internazionale tra cui la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Muore nella città lombarda nel 1997.
Presenza nei Musei Galleria d’Arte San Carlo, Milano; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Canonico,1995, Fondachelli Fantina, s.i.t., Messina, 1995. Canonico, 1969, Galleria Blu, s.i.t., Milano, 1969. Canonico,1988, Sicania, Messina, 1988. Canonico: Falchi arte moderna,, Galleria Falchi, s.i.t., Milano, 1978. Canonico: Messina, Teatro Vittorio Emanuele: 4-28 luglio 1988, 04-/28-07-1988, Teatro Vittorio Emanuele, s.i.t., Messina, 1988. Canonico: febbraio 1961, 02-1961, Galleria Blu, Giuseppe Marchiori (a cura di), s.i.t., Milano, 1961.
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1.3.9 Sebastiano Carta (1913-1973) Sebastiano Carta nasce a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa nel 1913. Sin da ragazzo è affascinato dall’arte e questa sua passione lo porta a lasciare la Sicilia, superando le opposizioni della famiglia, e a trasferirsi a Roma. Molto importante per la sua formazione è l’incontro con Filippo Tommaso Marinetti, artista che lo fa avvicinare al Futurismo. Dal 1944 si allontana dal Futurismo e insieme a Giovanni Stradone (Nola, 1911 – Roma,1981), Piero Dorazio, Cesare Zavattini (Luzzara, 1902 - Roma, 1989) e Renato Guttuso fonda la “Casa Rossa”, gruppo di cultura antiborghese. Successivamente si sposta prima a Pavia e poi a Como, dove aderisce al gruppo “Valori Primordiali” ispirato dall’architetto Giuseppe Terragni (Meda, 1904 – Como, 1946) A partire dagli anni Cinquanta si avvicina a un Astrattismo Concettuale vicino alla Bauhaus. Muore nel 1973 a Roma ad appena 60 anni.
Presenza nei musei Fondazione La Verde – La Malfa, San Giovanni La Punta; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Museo Guttuso, Bagheria; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Frisone Daniela, Tra simbolismo e futurismo, verso Sud, Metauro, 2009. Pagano Ezio et alii, Pensieri sull’arte, s.i.t., Bagheria, 1979. Sebastiano Carta, Battaglia all’Eliseo, s.i.t., Roma, 1971. 165
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1.3.10 Lorenzo Cascio (1940) www.cascio.it Lorenzo Cascio nasce a Sciacca nel 1940, ma attualmente vive e lavora a Portofino. La sua carriera artistica inizia in Sicilia da giovane: si dedica alla pittura, alla scultura e anche alla ceramica. Successivamente si trasferisce in Liguria dove insegna scultura presso l’Istituto Statale d’Arte di Chiavari. Affianca l’attività didattica a quella artistica esponendo nelle maggiori sale espositive del mondo. I suoi motivi ispiratori sono i Miti Omerici e quelli della cristianità che ripropone con una sensibilità contemporanea. Accanto a questi temi, ve n’è un altro che ispira Cascio, soprattutto nella pittura: i cavalli. Tali personaggi sono realizzati con irruenza materica e attraverso una pittura innovativa: spesso utilizza il collage che si lega con un’originale tecnica ad olio. Molto importante per lui è il gesto e il segno che si rinnova prendendo spunto dai miti odierni come il mondo della moda; le sue figure non sono più vestite con pelpi, ma sono figure eteree che incarnano la contraddittoria estetica moderna. Tra le mostre a lui dedicate ricordiamo : Tema cuore colore presso il Museo Civico “Ludovico Corrao” di Gibellina (21/12/12 al 21/03/13 - Tema cuore colore, Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina, 2012). Presenza nei musei Biblioteca Comunale, Sirmione; Biss Museum of Fine Arts, Santa Fè; Fondazione Leonardo Sciascia, Racalmuto; Galleria d’Arte Moderna De Luca, Belluno; Gonzaga University Museum, Spokane; Museo Civico “Ludovico Corrao”, Gibellina; 167
Museo di Crema e del Cremasco, Crema; Museo del Maggio Egubino, Gubbio; Museo della Regione Toscana, Firenze; Museo Internazionale di Scultura all’Aperto, Portofino.
Bibliografia essenziale De Paoli Gianfranco, Lorenzo Cascio, Microlito, Recco, 1984. Dimensione 2 :necessità o pretesto, 1986, Galleria d’Arte Studio 71, s.i.t., Palermo, 1986. Lorenzo Cascio: un artista, le sue opere, 2009, Galleria d’Arte Cascio, s.i.t., Portofino, 2009. Tema cuore colore Lorenzo Cascio, 21-12-2012/23-03-2013, Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina, s.i.t.,2012.
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1.3.11 Antonio Freiles (1943) Antonio Freiles nasce a Terme Vigliatore in provincia di Messina nel 1943, dove risiede attualmente. Verso la fine degli anni Sessanta la sua attenzione è volta all’uso delle carte, che stratificate e unite al colore costituiscono un elemento indivisibile; questo studio porta alla creazione, a partire dal 1979 delle Chartae, opere realizzate con polpa di cellulosa incorporate al colore. Alterna questa espressione con la produzione di libro-oggetto e con la pittura. Ha partecipato a diverse rassegne internazionali come la Biennale di Cracovia, la Biennale di Ibiza e la Quadriennale di Roma. Ha insegnato presso le Accademie di Belle Arti di Reggio Calabria e Sassari e attualmente insegna Decorazione Multimediale presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Inoltre, si dedica anche all’editoria: nel 1990 fonda la rivista «Carte d’Arte Internazionale» edita a Messina che dirige ancora oggi. Presenza nei musei Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Leopold Hoesch Museum, Dürer; Museo Guttuso, Bagheria; MUSEUM, Bagheria; Pinacoteca Comunale, Capo d’Orlando; Tate Gallery, Londra; Bibliografia essenziale Antonio Freiles: La serie Eminentia ed altri Libri d’artista, 20-06/16-05-2013, Provincia Regionale, Caterina Di Giacomo (a cura di), s.i.t., Messina, 2012. Antonio Freiles, Kalòs, Palermo 2000. 171
Antonio Freiles: Chartae, 1988, Carte dâ&#x20AC;&#x2122;arte mostre, Catania, 1988. Antonio Freiles: il respiro del colore, Mazzotta, Milano, 1986. Parmeggiani Sandro, Inquiete geometrie, Parma, 2000. Strano Carmelo, Antonio Frelies, Galleria Morone, Milano, 1995. Trutty Coohill Patricia, Antonio Freiles:eminentia, Carte dâ&#x20AC;&#x2122;Arte, Messina, 1986.
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1.3.12 Pippo Gambino (1935-2004) www.pippogambino.it Il pittore e incisore Pippo Gambino nasce a Porto Empedocle, 1935,ma subito dopo si trasferisce a Palermo. Il padre lavora nell’amministrazione dell’Accademia di Belle Arti, istituzione a cui poi lui si iscriverà, e sin da piccolo matura in lui una forte passione per l’arte. Dal 1953 viaggia per tutta Europa confrontandosi con le varie avanguardie continentali. In questo periodo inizia la sua produzione artistica che si rivela febbrile e tesa a dimostrare il suo impegno verso la conquista di una dimensione espressiva. Accanto alla carriera di pittore affianca anche quella di professore, nell’Accademia di Roma, in particolare. Muore a Palermo nel 2004. Nel 2004 gli è stata dedicata una mostra presso gli aereoporti di Roma Pippo Gambino il linguaggio dei segni, 05/09/2004. Presenza nei musei Galleria Il Colombo, Venezia; Museo della Cultura, Mosca; Palazzo dei Diamanti, Ferrara. Bibliografia essenziale Apuleo Vito, Massimo Riposati, Pippo Gambino: opera pittorica, Edizioni Carte Segrete, Roma, 1988. Gambino incisore, Servello G. (a cura di), Edizone d’arte Ghelfi, Verona, 1972. Gambino pittore, Biason Renzo (a cura di), Edizione d’arte Ghelfi, Verona, 1973. Gerbino Aldo, Quel frangersi d’ombra : figure, frantumi naturali e urbani: Pippo Gambino, opere 1950-1997, A. Lombardi, Palermo, 1997. Pippo Gambino: aspettando le lunghe ombre della sera,2002, Galleria d’arte Studio 71, VinnyScorsone (a cura di), s.i.t., Palermo, 2002. Pippo Gambino: opere grafiche,30-05/30-06-1985, Galleria MR, Ugo Attardi, Dario 175
Micacchi (a cura di), s.i.t., Roma, 1985. Pippo Gambino: opera incisoria 1954-1994 : 15-31-1996/15-31-10-1996, Guzel Sanatlar Matbaasi A. S., Istituto Italiano di cultura di Insanbul (a cura di), Instambul, 1996. Pouchard Ennio (a cura di), dipinti 1955-1995: Giuseppe Gambino, GMV, Treviso, 2003.
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1.3.13 Mimmo Germanà (1944-1992) Mimmo Germanà nasce a Catania nel 1944. Inizia la sua carriera da autodidatta lasciandosi influenzare dal clima post-concettuale. Il primo riconoscimento gli viene conferito durante il servizio militare, svolto in Friuli Venezia Giulia, dove vince un premio di pittura estemporanea. Dagli anni Ottanta comincia un nuovo percorso pittorico nel movimento “Transvanguardia”, sotto la supervisione di Achille Bonito Oliva, al quale aderiscono anche Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Mimmo Paladino e Nicola De Maria. Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia e nel 1987 riceve il Premio Gallarate. Le sue opere si contraddistinguono perché riesce a rappresentare i colori e gli odori del mediterraneo i cui temi fondamentali sono figure di donne dai caratteristici volti ovali. Muore a Busto Arsizio nel 1992. Recentemente gli è stata dedicata una mostra presso il Real Albergo dei Poveri a Palermo curata da Achille Bonito Oliva (Mimmo Germanà, 08-03-13/09-06-13, Real Albergo dei Poveri, Achille Bonito Oliva (a cura di)Palermo, 2013). Presenza nei musei MAMbo, Bologna; Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Catalogo della Mostra Germanà, 12/27-07 2005, Palazzo Barberini, Roma, ,s.i.t., Roma, 2005. Dipinto mediterraneo: omaggio a Mimmo Germanà, 16-07/16-08-1994, Fondazione Orestiadi di Gibellina, Achille Bonito Oliva (a cura di), Gibellina, s.i.t.1994. 179
Gallo Francesco, Mimmo Germanà. Sogno poetico, Istituto Europeo Promozione Arte Contemporanea Editore, Catania, 2006. Mimmo Germanà : trasparenza teorica all’ombra del disegno, 1994, Fondazione Orestiadi di Gibellina, Achille Bonito Oliva (a cura di), s.i.t., Gibellina, 1994. Mimmo Germanà, 08-03/09-06-2013, Real Albergo dei Poveri, Achille Bonito Oliva, s.i.t., Palermo, 2013. Mimmo Germanà 1944-1992, 2013, Achille Bonito Oliva (a cura di) Kalos, Palermo, 2013. Sulla parola: Isgrò, Salvo, Germanà e gli altri : le parole nell’arte tra sessanta e settanta, 2011, Agrigento, Marco Meneguzzo (a cura di), Silvana Editoriale, Milano, 2011.
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1.3.14 Giuseppe Greco (1972) http://ec2.it/giuseppegreco/ Giuseppe Greco nasce a Torino nel 1972 ma si trasferisce da piccolo a Mistretta (Me), dove si diploma presso il liceo classico “Alessandro Manzoni”. Nel 1999 si laurea in Architettura presso l’Università di Palermo. Dal 2002 si occupa di restauro, museografia e allestimento, che lo ha portato a dirigere i lavori di recupero architettonico del settecentesco Palazzo Mastrogiovanni Tasca di Mistretta. Per quanto riguarda la pittura i sui lavori si distinguono per la capacità di esprimere la tradizione siciliana, attraverso un linguaggio espressivo contemporaneo e unico, diretto e immediato. Dal 2011 insegna Storia dell’Architettura, Storia dell’Arte e Metodologia della Progettazione presso l’Accademia di Belle Arti “Leonardo Da Vinci” di Capo d’Orlando. Nel 2013 è tra i partecipanti della I Biennale di Palermo. Attualmente vive e lavora a Capo d’Orlando dove ha aperto un laboratorio d’arte nel quale si occupa di architettura e art design. Presenza nei musei Castello di Roccavaldina, Roccavaldina; Palazzo Comunale, Reitano; Palazzo Comunale, Mistretta; Galleria Crisoart, New York; Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro”, Capo d’Orlando. Bibliografia essenziale Gli occhi della Sicilia, dicembre, 2012 – febbraio, 2013, 12-2012/02-2013, Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro”, Giuseppe Greco (a cura di), Fanzine, Capo d’Orlando, 183
2013. L’Arte Contemporanea per uno sviluppo culturale, 7/21-12-2013, Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro”, Alessandro Celli (a cura di), s.i.t., Capo d’Orlando, 2013. The ways of art- V edizione, 2012, galleria Crisoart, Rosi Raneri (a cura di), New York, 2012.
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1.3.15 Piero Guccione (1935) www.pieroguccione.it Piero Guccione, pittore e incisore, nasce a Scicli (Ragusa) nel 1935. Studia all’Accademia di Belle Arti di Catania, ma nel 1954 si trasferisce a Roma dove continua gli studi. Prende parte, insieme agli artisti Ugo Attardi, Ennio Calabria (Tripoli, 1937) e Giuseppe Guerreschi (Milano, 1929 – Nizza, 1985), al gruppo “Il pro e il contro” che rappresenta un punto di riferimento per la pittura realista di quegli anni. Nella seconda metà degli anni Sessanta partecipa alle esperienze della Nuova figurazione, che rifacendosi al Realismo Esistenziale, afferma una linea di continuità con la tradizione figurativa. La pittura e la grafica appaiono come liriche ricerche ottico-percettive, in cui i toni morbidi nascono da una texture cromaticamente ed emozionalmente composita. Guccione ha partecipato inoltre a numerose mostre nelle gallerie italiane ed estere. La Galleria Il Gabbiano di Roma ha presentato le sue opere nelle principali Fiere d’Arte Internazionali: alla Kunstmesse di Basilea, alla FIAC di Parigi, alla C.LA.E. di Chicago e a The Armory Show di New York nel 1988. Presenza nei musei GNAM, Roma; MAMbo, Bologna; Metropolitan Museum of Art, New York; Museo d’Arte “Costantino Barbella”, Chieti; Museo del Risorgimento, Brescia; MUSEUM, Bagheria; Palazzo Reale, Milano.
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Bibliografia essenziale Piero Guccione: intorno all’orizzonte, 25/23-11-2006, Galleria d’Arte 61, Alaimo Cristina, Davide Lacagnina (a cura di), s.i.t., Palermo, 2006. Variazioni: Palazzo dei Leoni, 16 maggio – 28 giugno 1992, 16-05/28-06-1992, Palazzo dei Leoni Messina, Lucio Barbera (a cura di), Sellerio, Palermo, 1992. Gesualdo Bufalino, L’estasi dello sguardo: Bufalino e Guccione, Fondazione Gesualdo Bufalino, Comiso, 2006. Piero Guccione: opere 1962 – 2000, 2001, Palermo, Maurizio Calvesi (a cura di), Il Cigno, s.i.t., Roma, 2001. Piero Guccione: antologica grafica, 1983, S. Sciascia, Francesco Gallo (a cura di), Caltanissetta, 1983. Piero Guccione: Castello Ursino: opere dal 1957 al 2009, 2009, Castello Ursino, Guido Giuffrè (a cura di), il Cigno Galileo Galilei, Roma, 2009. Guccione: il Mediterraneo: opere 1973 – 2010, 2010, Marco Goldi (a cura di), Linea d’Ombra Libri, Treviso,2010. Guccione: La luna, il mare, le pietre e altre cose, 2001, Conegliano Veneto, Marco Goldi ( a cura di), Linea d’Ombra Libri, Conegliano, 2001. Piero Guccione: opere recenti, 1998, Marco Goldi (a cura di), Electa, Milano, 1998. ,Guccione: pastelli 1974 – 1996, 1997, Marco Goldi (a cura di), Electa, Milano, 1997. Mario Grasso, Azzurri Meridiani dell’es: aspetti della pittura di Piero Guccione, Baglieri, Vittoria, 2011. Piero Guccione,, 1970,Galleria d’arte Forni, s.i.t., Bologna, 1970. Piero Guccione, Piero Guccione, 1990, Galleria Basile, s.i.t., Palermo, 1990. Piero Guccione: antologia grafica, 1990, Marini Editore, Treviso, 1990. Piero Guccione: dal 7 al 31 maggio 1968, 07/31-05-1968, Galleria d’arte il Gabbiano, s.i.t., Roma, 1968. Piero Guccione: Ex Convento di San Francesco , Sciacca 14 luglio – 15 agosto 1990, 14-07/15-08-1990, Ex Convento di San Francesco, Sciacca, Sellerio, Palermo, 1990. Piero Guccione: le opere monumentali, 2011, Il Cigno GG Edizioni, Roma, 2011. Piero Guccione, 1971, Enzo Siciliano (a cura di), Il Gabbiano edizioni d’Arte, Roma, 1971. Siciliano Enzo, Sontag Susan (a cura di), Piero Guccione, Fabbri Editore, Milano, 1989.
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1.3.16 Anna Guillot (1950) Anna Guillot è nata a Pisa, ma dal 1963 vive e opera in Sicilia. E’ docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, e vive ad Enna Il suo linguaggio spazia dalle esperienze concettuali a quelle minimaliste, arricchite dalle ricerche puro – visibiliste gestaltiche. Nelle sue opere la scrittura è molto presente e possiede una duplice valenza: esteticamente è segno – forma, linguisticamente è significante. Nel corso della sua carriera la Guillot si è avvicinata anche ad altri ambiti oltre che quello pittorico collaborando attivamente con periodici culturali, tra cui «Carte d’Arte Internazionale» di Antonio Freiles. Inoltre ha svolto anche un’intensa attività curatoriale. Dal 2007 l’interesse per la ricerca tecnologica applicata all’oggetto libro è confluito nel progetto KoobookArchive/Lab_KA, l’archivio-laboratorio di sperimentazione con fotofoglio aperiodico. Dal 2010 pubblica “french–Guillotine”. Presenza nei musei Art–Atelier sul Mare, Castel di Tusa; Cape JFK, New York; Fondazione Bartoli – Feltrer, Cagliari; Godranopoli, Godrano; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; MUSEUM, Bagheria; MUSINF, Museo Comunale d’Arte Moderna e dell’Informazione, Senigallia. Bibliografia essenziale Anna Guillot: a me stessa, 2010,Giovanna Fontana (a cura di), Ezio Pagano ed., Bagheria, 2010. 191
Anna Giullot: 1995 – 2001, 2001, Casa di Rigoletto, Mantova, Eugenio Miccini, Gabriella Dalesio (a cura di), Carte d’Arte ed.,Messina, 2001. FallaSalvatore Enrico, Anna Guillot: it is, Carte d’Arte, Catania, 1994. Le icone del silenzio e della parola: Anna Guillot, Franco Spena(A cura di) , Marchel Duchamp ed., Caltanissetta, 1997.
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1.3.17 Beniamino Joppolo (1906-1963) Beniamino Joppolo nasce a Patti, in provincia di Messina, nel 1906 e si dedica alla pittura, alla drammaturgia e alla politica. Si laurea in Scienze Politiche presso l’università di Firenze e nel corso della sua vita fu autore sia di opere pittoriche ma anche di diversi romanzi e testi per il teatro. Fu esiliato varie volte durante il ventennio Fascista per le sue idee esplicitamente contro il regime. Nel dopoguerra si trasferisce a Milano dove fonda con Lucio Fontana il movimento dello Spazialismo, di cui redasse il primo e secondo manifesto (1947 – 1948). Successivamente si trasferisce a Parigi con la famiglia dove si occupa principalmente di pittura e di letteratura. Muore nella capitale francese nel 1963. Presenza nei musei Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina; Museo Epicentro, Barcellona Pozzo di Gotto.
Bibliografia essenziale Beniamino Joppolo, tra segno e scrittura (1946-1954),12-1984/01-1985, Museo civico “Ludovico Corrao”di Gibellina, Sellerio editore, Palermo 1984. Giroud Michel, Abumanesimo: Audiberti, Joppolo, Bulzoni, Roma, 1984. Perrone Domeica, I sensi e le idee: Brancati, Vittorino, Joppolo, Sellerio, Palermo, 1985. Idem, L’ esistenzialismo narrativo di Joppolo tra ipotesi surrealista e scrittura espressionistica, Stampatori tipografici associati, Palermo, 1982. Samec-Luciani Annette, Deux ecrivains abhumanistes: Audiberti-Joppolo : thèse de Doctorat en Littérature générale et comparée, Tesi datt. edizioni, Université Pascal Paoli, Corse, 1990.
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1.3.18 Elena La Verde (1933 – 2012) www.elenalaverde.it Elena La Verde nasce a Catania nel 1933. Fin da giovane si interessa alle diverse forme espressive dell’arte: musica, letteratura, pittura e poesia. Inizia a dipingere negli anni Sessanta da autodidatta dopo un viaggio in Spagna. Si iscriverà solo successivamente all’Accademia di Belle Arti di Catania, diplomandosi nel 1992. La sua prima personale di scultura e pittura risale al 1977 alla Galleria d’Essai di Milano. Nel 2008 fonda la Fondazione La Verde - La Malfa Il Parco dell’arte a San Giovanni La Punta, vicino Catania, che porta il nome della pittrice e del marito, Enzo La Malfa; occupa gli spazi della villa e del parco di proprietà dell’artista che ha voluto collezionare molte opere d’arte: pittura, scultura, istallazioni e anche collezioni d’abiti d’epoca. Muore a San Giovanni La Punta nel 2012. Presenza nei musei Fondazione La Verde La Malfa - Il Parco dell’arte, San Giovanni La Punta; Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe Sciortino”, Monreale; Museo degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo.
Bibliografia essenziale Elena La Verde, David Bianco (a cura di), Tipoedizioni, Troina, 2007. Elena La Verde, 01/20-10-1977, Galleria D’Essai, Milano, Giuseppe Zecchino (a cura di), s.i.t. Milano, 1977. Il Grande Blu-ff, 29-09-2012/20-10-2012, Galleria d’Arte Studio 71, Palermo, 27-102012/31-12-2012 Museo Degli Angeli, Studio 71, Palermo, 2012, Sant’Angelo di Brolo, Vinny Scorsone (a cura di), s.i.t., Palermo 2012.
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1.3.19 Gaetano Lo Manto (1944) Gaetano Lo Manto nasce a Conegliano Veneto, in provincia di Treviso, nel 1944. Compie gli studi a Palermo e successivamente intraprende la carriera di pittore nel corso della quale si è occupato di pittura, murales e installazioni 3D; inoltre, ha anche realizzato progetti per l’arredo e per la decorazione d’interni in cui i dettagli, preziose e marcati sono molto curati. Dal 1966 insegna presso il Liceo Artistico “Eustachio Catalano” di Palermo, dove attualmente è titolare della cattedra di figura e ornato modellato. Attualmente vive e lavora a Palermo ed partecipa attivamente alla vita culturale della città. Presenza nei Musei Collezione Arte Contemporanea, Monza.
Bibliografia essenziale Dimensione 2: necessità o pretesto, 1986, Galleria d’Arte e Studio 71, s.i.t., Palermo, 1986. Gaetano Lo Manto: sonora impervia materia: opere 1980-1985,2006, Provincia Regionale di Palermo, Idem, s.i.t., Bagheria, 2006. Nulla dies sine linea: Gaetano Lo Manto, disegni, Galleria Elle Arte, Aldo Gerbino (a cura di), s.i.t., Palermo, 2002. Romano Tommaso, L’Isola Diamascien: acqueforti e acquetinte di Gaetano Lo Manto, Casa della Poesia, Milano, 1985.
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1.3.20 Elio Marchegiani (1929) www.eliomarchegiani.com Nasce a Siracusa nel 1929 e inizia a dipingere da autodidatta. Dopo l’incontro con Mario Nigro (Pistoia, 1917 – Livorno, 1992) inizia a organizzare mostre ed incontri culturali, ma è la conoscenza e l’amicizia con Gianni Bertini (Pisa, 1922 – Caen, 2010) che gli suggerisce di lasciare la provincia per viaggiare e visita città come Parigi, Roma, Milano e Bologna. Nel 1959 partecipa alla Quadriennale di Roma e successivamente, trasferitosi a Firenze fa parte del “Gruppo 70”, iniziando una solidale amicizia con Giuseppe Chiari (Firenze, 1926). L’attenzione a Giacomo Balla, Marcel Duchamp e Lucio Fontana ed ai legami fra scienza e immagine costituiscono la base del suo lavoro a partire dagli anni Sessanta. Nel 1968 viene invitato alla Biennale di Venezia. Insegna presso l’Accademia di Belle arti di Urbino dal 1983 al 1988. Nel 1986 dopo aver partecipato, a un convegno promosso dal C. N. R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche) inizia a interessarsi al problema del restauro e la conservazione delle opere d’arte contemporanee. Fonda così la nuova Scuola di Restauro e Tutela degli Oggetti d’Arte e di Cultura Contemporanea del Comune di Morro D’Alba nelle Marche, operativa dal 2004 al 2007. Presenza nei musei Ambasciata d’Italia, Repubblica di San Marino; Galleria Civica d’Arte Moderna, Gallarate; GAM, Torino; Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna; GNAM, Roma; 201
MAMbo, Bologna; MART- Museo d’Arte Modena e Contemporanea, Trento e Rovereto; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Elio Marchegiani, Galleria Studio la Città, Guido Ballo (a cura di), s.i.t., Verona, 1974. Elio Marchegiani, 1977, Belforte stampa,Livorno, 1977. Elio Marchegiani: chiarificazioni 1950-1971, Mansata, Genova, 1971. Elio Marchegiani, La grande scacchiera, Belforte stampa, Livorno, 1977. Elio Marchegiani, In segno di…, La nuova foglio, Bellenza, 1978. Carola Pandolfo Marchegiani (a cura di), Elio Marchegiani: linee di produzione 19572007, Carte Segrete, Roma, 2007.
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1.3.21 Mariella Marini (1942-2012) Mariella Marini nasce a Messina nel 1942. Frequenta i corsi di tecniche calcografiche e litografiche presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Nel 1979 torna in Sicilia e apre un laboratorio e una stamperia calcografica a Messina, dove gli artisti messinesi emergenti potevano fare pratica, diventando per loro un punto di riferimento. La sua perizia tecnica l’ha condotta a sperimentare sulla lastra gli effetti concettuali del polimaterico con assemblaggi di garza , polpa di carta e cera con l’ausilio di tecniche incisorie antiche e moderne. Si avvicina alla pittura negli anni Ottanta, tiene la sua prima mostra nel 1984. Da quell’anno sino al 1990 le composizioni diventano più articolate, il gioco dei colori più complesso. Scomparsi i riferimenti al paesaggio, si rivela così il carattere e il significato della pittura della Marini: in una condotta di lavoro progressiva, dialettica, che è un costante interrogarsi sulle proprie ragioni. Anche da paziente, nella malattia, l’artista aveva preso il sopravvento. Mariella Marini, infatti, aveva chiamato i colleghi a donare le proprie opere per rendere più accogliente il reparto di Ematologia del Policlinico di Messina, dove muore nel 2012. Presenza nei musei Castello di Spadafora, Spadafora; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Museo del Fango, Giampilieri,; MUSEUM, Bagheria.
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Bibliografia essenziale Giordano Giovanna, Mariella Marini, Associazione Hobelix, Hobelix editrice, Messina, 1986. Mariella Marini Creazioni filtrazioni, 1990, Galleria il Mosaico, Giovanna Giordano, Lucio Barbera (a cura di), s.i.t., Messina, 1990. Mariella Marini: cromazione:7-20 febbraio 1987, 07/20-02-1987, Associazione Hobelix, Hobelix editrice, Messina, 1987. Mariella Marini, Provincia regionale di Messina, 1990, Litografia Faccini, Messina, 1990. Mariella Marini: terradimezzo: 20 marzo- 18 aprile 2010, 20-03/18-04-2010, Fortunaarte, Messina, 2010.
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1.3.22 Concetto Maugeri (1919-1951) Concetto Maugeri nasce a Catania nel 1919 e muore a Roma nel 1951. Prende parte attivamente e con entusiasmo alle mostre del gruppo “Forma 1”. Trasferitosi nel 1937 a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti, è profondamente influenzato dal clima della Scuola Romana, che lo interessa anche per le implicazioni di ordine etico, stringendo amicizia con tutti i suoi componenti tra cui: Mario Mafai, Antonietta Raphael Corrado Cagli e Giuseppe Capogrossi. Successivamente incontra Giulio Turcato e Pietro Consagra e aderisce a gruppo “Forma 1”, ma non firma il manifesto perché assente da Roma, ma ciò non gli impedisce di partecipare attivamente alla vita del gruppo, partecipando alle sue mostre iniziali. Nei primi anni Quaranta realizza diversi studi di figura e paesaggi che attestano la sua adesione alla lezione del tonalismo. Abbandonata poi la figurazione rivela interessi per il Post-Cubismo ma anche per una rilettura del Futurismo Romano. Purtroppo la sua carriera viene stroncata dalla morte che lo colpisce a soli 32 anni. Presenza nei musei Museo Guttuso, Bagheria; MUSEUM, Bagheria.
Bibliografia essenziale Maugeri Salvatore, Ritorno nella memoria, Panda Edizioni, Padova, 1984.
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1.3.23 Saro Mirabella (1914-1972) Saro Mirabella nasce a Catania nel 1914. Sin dall’adolescenza dimostra una eccezionale disposizione al disegno e prende la decisione di seguire la propria vocazione per l’arte. Nel 1936 lascia la sua città e si stabilisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di S. Luca e la scuola libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti ed entra in contatto con gli artisti siciliani nella capitale, come i componenti del gruppo “Forma 1”. Durante la guerra partecipa alla Resistenza come partigiano. Dopo la liberazione è assunto, come assistente di Guttuso, all’insegnamento di Figura Disegnata, al Liceo Artistico di Roma. Diverrà poi per concorso, titolare della stessa cattedra, e sarà poi nominato direttore dello stesso Liceo. Muore improvvisamente nel 1972, a soli 57 anni. Presenza nei Musei Galleria d’arte Moderna, Firenze; GNAM, Roma; Galleria del premio Suzzara, Mantova; Istituto di Storia dell’Arte, Pisa; Museo Puskin, Mosca; MUSEUM, Bagheria; Palazzo dei Normanni, Palermo.
Bibliografia essenziale Saro Mirabella: mostra retrospettiva 1946-1972, 1984, Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro” di Capo d’Orlando, Franco Grasso (a cura di), s.i.t., Capo d’Orlando, 1984. Saro Mirabella: tra realismo e astrattismo: Palermo 12 ottobre- 12 novembre 2000, 12-10/12-11-2000, Associazione culturale il Garaffo, Idem, s.i.t., Palermo, 2000. Mirabella:Galleria Porto di Ripetta, 1971, s.i.t., Roma, 1980. 211
Saro Mirabella,1971, Galleria Flaccovio, s.i.t., Palermo, 1971; Il sentimento della storia dei disegni di Saro Mirabella , MUSEUM Pagano Ezio (a cura di), Ezio Pagano edizioni, Bagheria, 2006; Saro Mirabella, 1971, Sansepolcro, Tarducci Gabriella (a cura di), s.i.t., Sansepolcro, 1971.
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1.3.24 Ignazio Moncada (1932-2012) Ignazio Moncada, erede di una nobile famiglia palermitana, nasce nel capoluogo siciliano nel 1932. Nel 1952 compie un viaggio a Parigi, e qui si avvicina alla pittura e alle opere dell’Avanguardia Russa. La sua prima mostra personale è quella organizzata alla Gallerie Davray di Parigi dove presenta una serie di dipinti non figurativi su vetro e successivamente si trasferisce stabilmente in Francia. Nel 1973 soggiorna in Liguria dove si avvicina all’arte della ceramica e nell’estate di quello stesso anno soggiorna a Santo Stefano di Camastra (Me) dove apprende la tecnica antica della decorazione delle terrecotte. Nel 1974 torna in Italia e si trasferisce a Milano; nel 1979 partecipa attivamente alla ricostruzione della città di Gibellina distrutta dal terremoto nel 1968. Dal 1982 si cimenta nella decorazione dei pannelli di plastica che solitamente coprono i lavori di restauro dei grandi monumenti: tale tecnica viene definita “Pont Art” e Moncada è il suo ideatore. Il primo esempio di “Pont Art” si verifica durante i lavori si restauro del Duomo di Milano nel 1982. Successivamente Moncada decora molti ponteggi dei palazzi in costruzione. Questo intervento ha come scopo principale di fondere l’arte con la nascita delle nuove città. Nel 2007 la Triennale di Milano ospita una sua sala personale esponendo delle ceramiche. Muore a Milano nel 2012. Presenza nei musei Museo Guttuso, Bagheria; MUSEUM, Bagheria.
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Bibliografia essenziale Colli G. et alii, Percorsi dell’astrazione a Milano, s.i.t., Milano, 1995. Crippa D., Moncada. danze 1985-1986,s.i.t., Portofino 1986. Ignazio Moncada ,1979, Palazzo dei Diamanti, Stefano Agosti (a cura di), s.i.t., Ferrara, 1979. Ignazio Moncada, 1991, Palazzo Steri, Guido Ballo (a cura di), s.i.t., Palermo, 1991. La Stella arte contemporanea, 2002, Albisola Capo, Luciano Caprile (a cura di), Albisola ,2002. Ignazio Moncada, 1984, Expo Art Bari, Luciano Caramel (a cura di), s.i.t., Bari,1984; Ignazio Moncada,2001, Annunciata Spazio, Idem, s.i.t., Milano, 2001. Ignazio Moncada, 1985, Galleria del Naviglio, Flavio Caroli (a cura di), s.i.t.,Milano, 1985. Ignazio Moncada, 1998 , Claudio Cerritelli (a cura di), Galleria Vinciana, s.i.t., Milano, 1998. Ignazio Moncada, 1971, Galleria Dell’Obelisco, Enrico Crispolti (a cura di), s.i.t.,Roma, 1970. Ignazio Moncada, 1970, Studio Condotti, Maurillo Mendez (a cura di), s.i.t., Roma,1974. Ignazio Moncada: mostra antologica 1953-1993, 1993, Civica d’Arte Moderna, E. Pontiggia, S. Zanella (a cura di), s.i.t., Gallarate, 1993. Ignazio Moncada, 1979,Sala Comunale D’Arte Contemporanea, Roberta Sanesi (a cura di), s.i.t., Alessandria, 1979. Ignazio Moncada, 1973, Galleria Il Punto, Emilio Villa ( a cura di), s.i.t., Torino,1973.
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1.3.25 Melchiorre Napolitano (1949) Melchiorre Napolitano nasce a Palermo nel 1949; nella stessa città completa gli studi e si laurea in Architettura. Insegna Discipline Pittoriche dal 1973 al 2007 presso il Liceo Artistico Statale di Palermo. Attualmente vive ed opera nel capoluogo siciliano. La sua attività artistica prende avvio nel 1966 e da allora ha allestito molte personali, in Italia e all’estero. Presenza nei musei Galleria Orizzonti, Catania; Godranopoli, Godrano; Istituto Italiano di Cultura, Lione; Museo Civico di Palazzo dei Consoli, Gubbio.
Bibliografia essenziale Catalogo d’Arte Moderna Italiana n. 40, Editoriale Giorgio Mondadori, 2004. Francesco Gallo Mazzeo, Paolo Levi, Dialogo tra forme, Giorgio Mondadori Editore, 2009. Gallo Francesco, ALKIMIE Visioni, impressioni, Campo Edizioni d’Arte, 2007. Idem, Artisti allo specchio, Centro Studi Erato, 2009. PRESENZE, Trasparenze, Volumi,Catania, 2012. Sgarbi Vittorio , I giudizi di Sgarbi, Novantanove artisti dai cataloghi di arte moderna e dintorni, Giorgio Mondadori Editore, 2005. Idem, Lo stato dell’arte, State of the Arts, Istituti Italiani di Cultura nel Mondo, Skira Editore, 2011.
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1.3.26 Alvaro Occhipinti (1938) Alvaro Occhipinti nasce a Messina, ma nel 1960 si trasferisce a Milano e li inizia a frequentare l’ambiente culturale e artistico e inizia a partecipare a molte mostre. Dalle sue opere si evince una forte sperimentazione e ricerca che lo porteranno a una continua rielaborazione di linguaggio e di pensiero. Dal 1969 rivolge il proprio interesse verso l’Espressionismo Figurativo, la Figurazione Geometrica e la Pittura di ispirazione Pop. Molti i viaggi effettuati in tutto il mondo, soprattutto in Africa e in America del Sud, luoghi che hanno influenzato molto la sua produzione artistica. Attualmente vive e lavora a Milano. Presenza nei musei Collezione permanente galleria d’arte moderna e contemporanea “Silvio Zanella” MAGA- Museo arte Gallarate; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Museo del Fango, Giampilieri; MUSEUM, Bagheria.
Bibliografia essenziale Alvaro,1983, Galleria Antiquarius, s.i.t., Cremona, 1983. Alvaro: ombre come segno archetipo,1987, s.i.t., Sirmione, 1987. Alvaro: dialoghi di forme, Lucio Barbera (a cura di), Messina, 1989. Lucio Barbera, Artisti della Permanente, Alvaro & Togo conversAzioni,s.i.t. Milano, s.d. Alvaro: mostra personale dal 15 al 27 ottobre 1977, 15/27-10-1977, Galleria Bolzani, Luciano Budigna (a cura di), s.i.t., Milano, 1977.
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1.3.27 Pino Pinelli (1938) www.pinopinelli.it Pino Pinelli nasce a Catania nel 1938, dove avviene la sua prima formazione artistica. Nei primi anni Sessanta si trasferisce a Milano, che in quel periodo è particolarmente ricca di fermenti culturali e dove il dibattito artistico dominato dalla presenza di Lucio Fontana e Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963). In questa fase di riflessione e di ricerca, in cui tenta di creare un nesso fra tradizione e innovazione, tutta la sua attenzione è rivolta alla superficie della pittura, per cercare di attraversarla. Queste esperienze, in cui l’artista si esprime con tele di grandi dimensioni, lo collocano nella cosiddetta “Pittura Analitica”. Nel 1975, viene investito da una crisi con la quale ha messo in discussione il suo ruolo di artista europeo: si sentiva schiacciato dal peso della storia, da ciò che c’era stato nel passato in Europa e particolarmente in Italia, ed è indotto a cercare un nuovo senso della pittura, a pensare la pittura piuttosto che farla. In questi anni riduce le dimensioni delle sue opere che diventano citazione del concetto di pittura stessa. Nello stesso anno, invitato da Giorgio Cortenova a Rimini, alla mostra “Empirica” Pinelli compie il primo strappo dal monocromo e con la presentazione di una piccola opera, dove alla tela ha sostituito la pelle di daino, si allontana dall’idea di quadro e di superficie dipinta, individuando un nuovo campo di indagine. Nel 1976 la sua pittura subisce un cambiamento ancora più drastico abbandona la superficie del quadro e dissemina lungo la parete frammenti di pittura, sottolineando l’attenzione per la manualità e l’importanza del colore.
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Presenza nei musei Museo del Novecento, Milano; MUSEUM, Bagheria.
Bibliografia essenziale Griffa, Pinelli: spazialitĂ ritmiche, 2011, Tommasi Luca (a cura di), s.i.t., Monza, 2011 One man show: Pino Pinelli, 1999, Arte studio Invernizzi, s.i.t., Milano, 1999. Pino Pinelli,, 1979, Arta Studio, s.i.t., Milano, 1979. Pino Pinelli,, 1970, Galleria il Punto, s.i.t.,Torino, 1970. Pino Pinelli,, 1982, V. Turchetto, s.i.t., Udine, 1982. Pino Pinelli: novembre 1992, 11-1992,, M. Allegrini (a cura di), s.i.t., Brescia, 1992. .
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1.3.28 Antonio Recca (1957) www.antoniorecca.it Antonio Recca nasca a Catania nel 1957 dove si forma artisticamente. Negli anni Ottanta si trasferisce a Milano dove continua la sua ricerca artistica spaziando in molti ambiti artistici, dalla moda al design. Queste esperienze lo hanno portato sempre a cogliere la trasversalità dei linguaggi e la contaminazione di diverse discipline. Recca è uno dei pochi artisti siciliani che si è relazionato con la moda, realizzando importanti opere di design tessile. Successivamente torna a Catania dove attualmente vive. Nel corso della sua vita rimane fortemente legato alla sua terra e lo si evince anche nei soggetti che realizza: molto spesso sono paesaggi riletti in chiave poetica, visionaria, solare e anche cupa. Le sue opere si collocano nell’ambito dell’Espressionismo Astratto arricchito dalla lezione dell’Informale Segnico. Presenza nei musei GAN Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Noto; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; NOA Nuova Organizzazione d’Arte, Milano.
Bibliografia essenziale Fazzina Ornella, Paesaggi in nero, Galleria Carta Bianca, Catania, 2011. Sampugnaro Silvia Lucia, Antonio Recca So Sleep. So Smooth. A Simphony in colours, Centro Voltaire, Catania, 2012.
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1.3.29 Giuseppina Riggi (1959) www.giuseppinariggi.it Giuseppina Riggi è nata a San Cataldo in provincia di Caltanissetta nel 1959, dove tutt’ora vive e opera. Si è formata all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel corso di Scultura. Attualmente insegna al Liceo artistico della sua città. La sua ricerca artistica è improntata verso il segno plastico come luogo d’appartenenza del corpo. Partecipa due volte alla Biennale di Venezia: nel 2007 e nel 2011. E’ tra i partecipanti alla realizzazione della Porta della Bellezza, progetto fortemente voluto da Antonio Presti che ha riqualificato il quartiere Librino di Catania. Presenza nei musei Godranopoli, Godrano; Museo Civico, di Praia a Mare; Museo degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo; Museo Domestico, Pettineo; Museum, Bagheria; Palazzina delle Arti “La Rosaia”, La Spezia.
Bibliografia essenziale Barbera Barbera, La Sicilia è un Arcipelago, i contemporanei dell’arte, Columbus Citizens Foundation, New York, 2011. Di Genova Giorgio, II Perugino, C.E.R.P. Rocca Paolina, Perugia, 2011. Le forme visive del concetto, 1997, Galleria Studio 71, Francesco Carbone (a cura di), s.i.t., Palermo, 1997. Tondo Italiano, 2000, Kaupunginkirjaston Galleria Viitasari, Alberto Ferretti (a cura di), Finlandia, 2000.
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1.3.30 Alfredo Romano (1948) Alfredo Romano nasce a Siracusa e dopo aver frequentato li la scuola si trasferisce a Torino, dove attualmente vive e lavora. Si approccia all’arte non sono attraverso la pittura, ma anche con installazioni tridimensionali, rimanendo sempre legato all’arte concettuale. Egli si esprime attraverso forme inedite che hanno la capacità di relazionarsi con il mondo esterno. Nel corso della sua vita rimane fortemente legato alla sua città natale; nel 2002 infatti, quando viene inaugurato Montevergini – Museo d’Arte Contemporanea di Siracusa, gli fa dono di una sua opera, Madonnina¸ che è ancora oggi esposta nel museo. Presenza nei Musei Galleria Giorgio Persano, Torino; Montevergini, Galleria Civica Arte Contemporanea, Siracusa; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; MUSEUM, Bagheria.
Bibliografia essenziale Alfredo Romano, 2002, Siracusa, s.i.t., 2002. Alfredo Romano, 1996, Galleria Giorgio Persano, s.i.t., Torino, 1996. Cappuccio Elio, Alfredo Romano, Hopefulmonster, s.i.t., Torino, 2002.
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1.3.31 Enzo Rovella (1966) www.enzorovella.com Enzo Rovella è nato nel 1966 a Catania, dove attualmente vive e lavora. Inizia ad esporre nel 1992 in una collettiva tenuta alla galleria Cefalì di Catania. L’anno dopo tiene la sua prima personale ad Acireale. Tra le sue principali esposizioni spiccano la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia nel padiglione Sicilia, Nel 2011 espone alla Fondazione Sambuca di Palermo curata da Paolo Falcone. Attualmente, affianca l’attività pittorica a quella espositiva, dirige, infatti, nella sua città la Galleria Carte Bianche Fine Arts spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia d’autore, aperta nel 1997. Presenza nei musei Art - Atelier sul mare, Fondazione Antonio Presti- Fiumara d’Arte,Castel di Tusa; Biblioteca Nazionale Universitaria, Torino; Fondazione Sambuca, Palermo.
Bibliografia essenziale Barbera Lucio, Universi, 2010, Galleria Antonio Battaglia, s.i.t., Milano, 2010. Blitz, 1994, Galleria Porta Rossa, Francesco Gallo (a cura di), s.i.t., Catania, 1994. Enzo Rovella, 1999, Gallerina Carta Bianca Fine Arts, s.i.t., Catania, 1999. Macchia si spande, pittura ad occhio, 1993, Galleria Alta Aureola, Francesco Gallo (a cura di), s.i.t., Acireale 1993. Paesaggi astratti, 1997, Galleria Rosanna Musumeci Arte Contemporanea, Demetrio Paparoni (a cura di), s.i.t., Prato, 1997.
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1.3.32 Sabo (1916-1975) Sabo, Salvatore Bonura, nasce a Palermo nel 1916, dove muore nel 1975. Nella sua vita dipingere è sempre stato molto importante e nonostante abbia vissuto diverse esperienze, alla fine è alla pittura che si dedica. Si ispira ai pupi del teatro siciliano e successivamente scopre i mostri. L’opera di Sabo, come è soprannominato l’artista, è una molteplicità di occhi irremovibili, un sistema bloccato di sguardi multipli senza palpebra che non conosce riposo. Viene collocato all’interno di quel gruppo di artisti che non sono diventanti artisti per formazione, ma per caso; fa parte infatti dei cosiddetti “Outsider” dei disadattati, che esprimono la loro realtà interiore attraverso l’arte. Questo tipo di arte viene raccolta sotto la dicitura di “Art Brut” termine coniato da Jean Dubuffet (Le Havre, 1901 – Parigi, 1985), artista francese che nel 1945 usa questo termine per indicare l’arte istintiva, selvatica, inconsapevole, fatta da personalità particolari: autodidatti veggenti, schizofrenici, coloro, cioè, che vivono ai margini della società e che trasferiscono nei propri manufatti il peso dei loro deliri. Dubuffet al fine di far conoscere al mondo il frutto delle sue ricerche organizzò nella città di Parigi una mostra, che si aprì nel 1949 e a partire dal 1976 regalò la collezione alla città dove fu fondato un museo-anti-museo, istituzione che costituisce un lascito straordinario per l’arte del XX secolo. Presenza nei musei Collection de l’Art Brut, Losanna; Fabuloserie, Dicy ; Museo Civico “Ludovico Corrao”, Gibellina; Palazzo Milo, Trapani.
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Bibliografia essenziale Di Stefano Eva, Irregolari. Art Brut e Outsider Art in Sicilia, Kalos, Palermo, 2008. Eadem, Le Matriarche. Opere di Sabo e BSD Moro, Fondazione Orestiadi, s.i.t., Gibellina, 2011. Eadem, Sabo, 1987, Museo Civico “Ludovico Corrao”, s.i.t., Gibellina, 1987. Fagone Vittorio et alii, Sabo, 1975, Civica Galleria d’Arte Moderna, s.i.t., Palermo, 1975.
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1.3.33 Salvo (1947) Salvatore Mangione in arte Salvo, nasce a Leonforte in provincia di Enna nel 1947. La sua formazione artistica avviene a Torino a partire dagli anni Sessanta, quando entra a contatto con l’Arte Povera. Nella prima parte della sua produzione frequenti sono elementi di sperimentazione come la focalizzazione sul proprio io, il compiacimento narcisistico e l’affermazione di se. In questi anni si ritrae ironicamente come un santo, un guerriero volendo ribadire il valore soggettivo dell’opera d’arte e il potere del suo artefice. Sono di questi anni le lapidi di marmo in cui realizza delle incisioni. Intorno al 1973 inizia a dedicarsi alla pittura tradizionale e figurativa e al medium pittorico tradizionale per rivisitare i musei e rileggere le opere del passato. Ripropone iconografie classiche e soggetti mitologici con un segno volutamente arcaico, colori puri e un insieme compositivo dalle proporzioni fuori scala. Negli anni Ottanta il tratto va oltre la presentazione iconografica dell’immagine; Salvo in questi anni descrive per indagare tra i principi costitutivi e gli elementi primari che stanno alla base della realtà. L’immagine che ne esce fuori è composta da un nitore compositivo, una essenzialità di forme, volumi e colori, spesso accompagnati da giochi di luce e contrasti cromatici, che costituiscono la cifra stilistica dell’autore. A partire dagli anni Ottanta, inoltre, la sua notorietà si consolida anche a livello internazionale e da allora la sua attività espositiva prosegue con grande successo tra Torino, dove vive e lavora, Europa e Stati Uniti. Presenza nei musei GAM, Torino; MAMbo, Bologna; MAG, Museo Alto Garda, Arco; 239
MUSEUM, Bagheria; RISO, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, Palermo.
Bibliografia essenziale Salvo, 1986, Galleria il Milione, Renato Barilli (a cura di), s.i.t., Milano, 1986. Salvo, 2007, GAM, Castagnoli Pier Giovanni (a cura di), s.i.t., Torino, 2007. Salvo,2000, San benedetto del Tronto, Skira, Milano, 2000. Salvo,1994, Galerie der Stuttgart, s.i.t., Stuttgart, 1994. Salvo:là, 1995, Galleria In Arco, s.i.t., Torino, 1995. Salvo: universo a colori, 2010, Studio d’arte Raffaelli, s.i.t.,Trento, 2010. Salvo: 16 febbraio 2001, 16-02-2001, Galleria Toselli, FrancoToselli (a cura di), s.i.t., Milano, 2011.
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1.3.34 Antonio Sanfilippo (1923-1980) Antonio Sanfilippo nasce a Partanna, in provincia di Trapani nel 1923. Studia al Liceo Artistico di Palermo insieme a Pietro Consagra e Ugo Attardi, con i quali instaurerà una forte amicizia ma anche un sodalizio artistico. Successivamente si trasferisce a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, ma nel 1942 è costretto a tornare a Palermo a causa degli eventi bellici; nonostante ciò frequenta anche in Sicilia l’Accademia di Belle Arti dove incontra Carla Accardi, che sposerà nel 1949. Nel 1946 i due artisti si trasferiscono prima a Firenze e poi a Roma e qui aderiscono al formalismo e firma, con gli amici Pietro Consagra, Ugo Attardi, Piero Dorazio, Mimmo Guerrini, Achille Perilli, Giulio Turcato il Manifesto del gruppo “Forma 1” dando vita all’omonimo gruppo di avanguardia di ispirazione marxista. Molto importante per la sua formazione sono i viaggi a Parigi: uno effettuato prima della firma del Manifesto , nel 1946, e uno dopo, nel 1951 dove ha modo di conoscere le più aggiornate ricerche artistiche internazionali. Espone alla XXIV Biennale di Venezia del 1948; parteciperà anche alle edizioni del 1954 e del 1964 e, con una sala personale, a quella del 1966. Nel 1960 diviene assistente di Giuseppe Capogrossi al Liceo Artistico di Roma. Partecipa alla ricostruzione della città di Gibellina, donando al comune molte opere oggi esposte al Museo Civico della città. La sua fu sempre una ricerca basata sul segno, dal 1963 si interessò a vivaci cromie, ma il segno rimase sempre alla base della sua arte. Muore a Roma in un incidente stradale nel 1980. Presenza nei musei GAM, Torino; MACRO, Roma; 243
MAMbo, Bologna; MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto; Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gibellina; Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina; MUSEUM, Bagheria. RISO, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, Palermo.
Bibliografia essenziale Accardi, Attardi, Sanfilippo,, 1950, Galleria Bergamini, Enrico Prampolini (a cura di), s.i.t., Milano, 1950. Antonio Sanfilippo, 1954, Galleria dell’Asterisco, Nello Ponente, s.i.t.,Roma, 1954. Antonio Sanfilippo, 1959, Galleria del Cavallino, Renato Giani (a cura di), s.i.t., Venezia, 1959. Antonio Sanfilippo, 1952 Galleria del Cavallino, Giuseppe Marchioni (a cura di), s.i.t., Venezia 1952. Sanfilippo Opere 1957-1967, 18-05/11-06-1991, Chiesa del Carmine, Taormina, Giudo Ballo (a cura di), dVd Marlowe, Messina, 1991. Antonio Sanfilippo, 1971, Galleria Editalia-Qui Arte Contemporanea, Idem, s.i.t., Roma, 1971. Antonio Sanfilippo, 1969, Galleria Flori, Nello Ponente, s.i.t., Firenze, 1969. Antonio Sanfilippo, 1965, Galleria Il Naviglio, Marisa Volpi Orlandini (a cura di), s.i.t., Milano,1965. Patera Benedetto, Antonio Sanfilippo: artisti del trapanese, Arti Grafiche Corrao, Trapani, 1959. Idem (B), Antonio Sanfilippo:la poesia del segno-colore, Ariete, Palermo, 1991;Idem (C), Sanfilippo, Kalos Maestri Sicilia, Palermo, 1991. Sanfilippo,1951, Galleria Age d’Or, Corrado Cagli, s.i.t., Roma, 1951. Sanfilippo: Ricchezza e mobilità dell’immaginario,1983, Museo Civico “Ludovico Corrao”, Giovanna Dalla Chiesa (a cura di), s.i.t., Gibellina, 1983. Sanfilippo: disegni, 1964, Galleria Arco d’Alibert, Murillo Mendes (a cura di), s.i.t., Roma, 1964. Sanfilippo, 1956, Vetrina della Strozzina, Nell Ponente, s.i.t., Firenze, 1956. Scherzo per Sanfilippo,1969, Galleria Flori, Cesare Vivaldi (a cura di), s.i.t., Firenze,1969. Sanfilippo: La galassia del segno, 1980, Galleria Nazionale d’arte moderna, Idem, s.i.t., Roma, 1980.
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1.3.35 Antonio Scordia (1918- 1988) www.archivioantonioscordia.it Antonio Scordia è nato a Santa Fè nel 1918 da genitori siciliani e si trasferisce in Italia all’età di tre anni. La sua pittura si situa nel clima della Scuola Romana ma con accenti più espressionistici. Inizialmente la sua pittura è legata al figurativo, ma nel corso del tempo si allontana progressivamente da questa fino ad arrivare all’astratto. È invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1952. Vi ritorna nel 1954 e nel 1956 con una sala personale, dove riceve il Premio della Biennale. Nel 1954 partecipa alla X Triennale di Milano. Espone nel 1957 alla Biennale di San Paolo del Brasile. È invitato ad esporre in tutti i cinque continenti. Nel 1964 è nuovamente invitato, con una sala personale, alla Biennale di Venezia. Collabora con Fellini per la scenografia del film Satiricon del 1969. Muore a Roma nel 1988. Presenza nei musei Galleria Bianca Pilat, Milano; Galleria Editalia, Roma; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Antonio Scordia, 1973, Galleria Blu, s.i.t., Milano, 1973. Antonio Scordia, 1954, Galleria il Bolino,s.i.t., Buenos Aires, 1954. Antonio Scordia, 1976, Galleria Panda, s.i.t., Padova, 1976. Antonio Scordia: 1945-1988, 1989, Erice, Electa, 1989, Milano. Antonio Scordia:25 marzo- 6 maggio 1979, 25-03/06-05-1979, Padiglione d’Arte Contemporanea, s.i.t., Ferrara, 1979. Scordia, 1968, Galleria dell’Ariete, Cesare Vivaldi (a cura di), 1968, Milano. 247
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1.3.36 Filippo Scroppo (1910-1993) Filippo Scroppo nasce a Riesi, in provincia di Caltanissetta nel 1910. Nel 1934 si trasferisce a Torino dove si laurea il Lettere e da avvio ai suoi interessi culturali e artistici. Espone per la prima volta nel 1940 alla III Provinciale del Sindacato delle Belle Arti di Torino. Fu uno degli esponenti del M.A.C. (Movimento Arte Concreta). Ai suoi esordi, tra gli anni Trenta e Quaranta, egli fa riferimento ad un linguaggio espressionista. Negli anni Cinquanta si orienta sempre più verso l’Astrazione Geometrica. Nel 1951 partecipa all’esposizione “Arte astratta e concreta” presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. A partire dal 1960, abbandona definitivamente il linguaggio figurativo per dedicarsi alla raffigurazione di “immagini mentali”. Espone alla Biennale di Venezia nel 1948, nel 1950, nel 1952 e nel 1962; alla Quadriennale di Roma nel 1948, nel 1951 e nel 1965. Muore a Torre Pellice (To) nel 1963. Presenza nei musei Civica Galleria d’Arte Contemporanea “Filippo Scroppo”, Torre Pellice; Galleria Arte Contemporanea, Torino; MAMbo, Bologna; MUSEUM, Bagheria. Bibliografia essenziale Filippo Scroppo e il M.A.C. torinese (1948-1956), 2002, Civica Galleria d’arte contemporanea Filippo Scroppo, s.i.t., Torino, 2002. Scroppo,1960, Galleria La Bussola, Albino Galvano, (a cura di), s.i.t., Torino 1960. Filippo Scroppo Un artista tra pittura e critica,2002, Hopefulmonster, PinoMantovani et alii (a cura di), Torino, 2005. Scroppo (Tempere), 1968, Il Cancello d’arte oggi, s.i.t., Bologna, 1968. 249
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1.3.37 Francesco Simeti (1968) www.francescosimeti.com Francesco Simeti è nato a Palermo nel 1968, attualmente vive tra New York e la Sicilia. Si è imposto nel panorama dell’arte contemporanea grazie a sculture, installazioni e interventi di arte pubblica che ha esposto e realizzato presso importanti istituzioni in Italia e all’estero, in particolare presso la Columbia University di New York, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nel 2006 ha partecipato alla Quadriennale di Roma. Nel 2009 ha vinto il concorso “Una Facciata per Palazzo Riso” bandito dal Museo RISO con l’obiettivo di realizzare un allestimento temporaneo sulla facciata del palazzo che prestasse particolare attenzione al rapporto tra spazio museale e area urbana circostanza. Con Proscenico (2009) Simeti si ispira alle processioni celebrate ogni anno a Palermo in onore di Santa Rosalia, patrona della città: l’opera con una serie di motivi luminosi, evoca le luminarie presenti durante tali occasioni di festa, realizzando un intervento scenografico strettamente collegato con la città. Nella sua produzione frequenti sono le immagini d’orrore, distruzione ambientale e sofferenza, offerte dai media; tali immagini sono modificate al computer per creare composizioni fotografiche e pittoriche in cui fa leva l’ambiguità di ciò che è mostrato e la difficoltà di capirlo davvero. Presenza nei musei Columbia University, New York; Galleria d’Arte Moderna, Bologna; RISO, Museo d’arte contemporanea della Sicilia, Palermo; Museo Epicentro, Barcellona Pozzo di Gotto. 251
Bibliografia essenziale Simeti Francesco, Acrobazie 4, Corraini, 2008. Simeti Francesco, Il laboratorio dellâ&#x20AC;&#x2122;immaginario. Teoria e metodologia generale, Cortina Edizioni, Verona, 2012.
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1.3.38 Turi Sottile (1934) Turi Sottile nasce nel 1934 ad Acireale. Frequenta gli studi classici e comincia a studiare i grandi maestri del passato: soprattutto Matisse, Picasso, Delacroix e poi Mondrian ed Hartung dai quali trae linfa per il suo futuro di artista. Intorno agli anni Cinquanta si interessa, più per gioco che per reale convinzione, all’Arte Concettuale. Nel suo studio, infatti, lavora a situazioni simulate di scontri automobilistici, di bufere in agguato dietro persiane chiuse e, parallelamente, all’invenzione dell’ “acqua solida” e altro. Nel 1973 si trasferisce a Roma e da lì viaggia in tutto il mondo. Turi Sottile è un artista che ha dedicato alla pittura le sue energie migliori e necessita ormai di cimentarsi in un teatro d’azione più complesso; non è un solitario e nel dialogo, nello scontro, anche nella polemica, il suo segno si esalta, lo spirito di ricerca si acuisce quilibrio di masse, equilibrio cromatico, la ricerca delle texture, delle trasparenze, delle velature, della luce, sono prerogative immancabili nella sua pittura, come pure l’introduzione di nuovi mezzi e supporti altri, diversi, che sostituiscono la tela tradizionale e che costituiscono una sua invenzione e ricerca, seguita dall’apparizione sulla tela di nuovi elementi (microballs,iridescenze, rifrangenze), creando così situazioni di luminosità variabili che interagiscono con la mobilità dell’osservatore. Presenza nei musei M.A.P.P. Museo d’Arte Contemporanea Pietralata, Roma; Museo Civico, Taverna. Bibliografia essenziale Mostra personale di Turi Sottile: Sala esposizioni Azienda Autonoma a cura di Salsomaggiore Terme, 1971, Salsomaggiore Terme, Grafarte, Milano, 1971. 255
Parentesi/di Turi Sottile, 1996, Galleria d’Arte Comunale, Aldo Gerbino (a cura di), s.i.t., Trapani, 1996. Turi Sottile: opere 1958-1998, Enzo Billardello (a cura di), Litografia Principe, Roma, 1999. Turi Sottile, Modestamente, Prova d’Autore, Catania, 2000. Turi Sottile, 1975, Galleria d’Arte l’Acquila, Catania, 1975.
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1.3.39 Giusto Sucato (1950) www.giustosucato.siciliana.it Giusto Sucato nasce a Palermo nel 1950 e si forma artisticamente da autodidatta. Attualmente vive e opera a Misilmeri. Trascorre l’infanzia in Sicilia in un periodo storico fortemente legato al mondo contadino e pastorale e alle sue tradizioni, ad un certo punto della sua vita comincia a rimodellare e rimontare i vecchi arnesi contadini o artigianali, per ricercarne una finalità artistica in armonia con i gusti e le tradizioni, ma soprattutto con la natura, quasi in contrapposizione al mondo tecnologico che avanza con ritmo e logiche opposte. Tali elementi saranno sempre fonte di ispirazione per lui. La sua prima mostra viene organizzata presso il Palazzo Comunale di Misilmeri nel 1974 alla quale seguono molte rassegne nazionali ed internazionali. Giovanissimo incontra Francesco Carbone, e a partire dagli anni Settanta i due iniziano a realizzare “Godranopoli”, nel piccolo centro di Godrano, in provincia di Palermo.Questo progetto artistico comprende la valorizzazione del passato attraverso un museo Ento – Antropologico della cività contadina e l’esaltazione del presente attraverso una Pinacoteca d’Arte Moderna e Contemporanea. Presenza nei Musei Centro d’Arte e Cultura “Il Brandale”, Savona; Fondazione La Verde – La Malfa, San Giovanni La Punta; Godranopoli, Godrano; Museo Domestico, Pettineo; Museo degli angeli, Sant’Angelo di Brolo; MUSEUM, Bagheria.
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Bibliografia essenziale Cipolla Giuseppe et alii, Arte antropologica contemporanea in Sicilia: Calogero Barba, Giusto Sucato,1993, Centro latino di studi e promozione sociale Nicolò Barbato, Partinico, s.i.t., 1993. Giusto Sucato: sedie, 1998, Fiumara d’Arte, Francesco Carbone et alii (a cura di), s.i.t. Castel di Tusa, 1998. Giusto Sucato: passio: dai giorni della sofferenza, 2004, Associazione culturale Studio 21, Vinny Scorsone (a cura di), s.i.t., Palermo, 2004. Giusto Sucato, 2005 Il Giardino delle Muse, s.i.t., Palermo, 2005. Giusto Sucato, 1999, Spazio V31, Vincenzo Tomasello (a cura di), s.i.t., Catania, 1999. Il Grande Blu-ff, 29-09-2012/20-10-2012, Galleria d’Arte Studio 71, Palermo, 27-102012/31-12-2012 Museo Degli Angeli, Studio 71, Palermo, 2012, Sant’Angelo di Brolo, Vinny Scorsone (a cura di), s.i.t., Palermo 2012. Le soglie della Memoria,1981, Accademia di Belle Arti, Palermo, 1981. Riciclaggio come ipotesi di una diversa civiltà dell’oggetto di consumo,1982, Accademia di Belle Arti, s.i.t., Palermo, 1982.
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1.3.40 Togo (1937) togo37.wix.com Enzo Migneco, in arte Togo, pittore e incisore, nasce a Milano nel 1937. A causa del secondo conflitto mondiale si è spostato in vari luoghi del mondo: da Adis-Abeba a Roma e infine a Messina, sua città d’origine. Negli anni Cinquanta inizia la sua attività artistica esponendo in alcune mostre d’arte a Messina. Ma alla fine del 1962 un po’ per sfuggire al clima provinciale, un po’ perché attratto dalla grande metropoli, si trasferisce a Milano. Nella città lombarda intraprende un’importante carriera artistica: la sua prima mostra personale viene organizzata nel 1966 alla Galleria Laurina di Roma. Successivamente si cimenta nella tecnica dell’incisione, che approfondirà nel corso degli anni. Negli anni Ottanta fonda con Leopoldo Paratore le Edizioni dello Scarabeo, edizioni di grafica e di libri d’arte. Nel 2000 viene eletto membro del Consiglio Direttivo della Permanente di Milano, incarico che ha mantenuto fino al 2006, e nel 2002, dallo stesso Ente gli viene affidata l’organizzazione della VIII Triennale Nazionale dell’Incisione. Nel corso della sua carriera ha partecipato a diverse manifestazioni nazionali ed internazionali: nel 2011 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Presenza nei musei Chie Art Gallery, Milano; Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina; Museo del Fango, Giampilieri; Museo del Mare, Siracusa.
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Bibliografia essenziale Barbera Lucio, Artisti della Permanente, Alvaro & Togo conversAzioni,s.i.t. Milano, s.d. Cavicchi Alberto, Togo incisioni,Edizioni Scarabeo, Milano, 1983. De Micheli Mario, Togo,Teodorani Editore, Milano, 1970. Togo : incisioni, 1995, Consolo Vincenzo (a cura di), s.i.t., Milano, 1995. Forme pure di colore, 2007, Permanente, Poli Francesco (a cura di), s.i.t., Milano, 2007. Togo, Raffaele De Garda (a cura di),Diffusione Arte Contemporanea, Milano, 1981. Togo, 1972, diffusione Arte Contemporanea, s.i.t., Milano, 1972. Togo:novembre-dicembre 1986: mostra personale, 11/12-1986, Mosaico Galleria dâ&#x20AC;&#x2122;Arte, s.i.t., Messina, 1986.
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Note al capiolo primo 1
Georges Seurat (Parigi, 1958 – Gravelines, 1891). Gli inizi di Seurat furono certamente impressionisti, ma ben presto, a partire dal 1886, sentì il bisogno, nella tecnica soprattutto, di superare l’Impressionismo, per andare oltre. Mise a punto una tecnica personale, chiamata “divisionista” che consisteva nell’accostamento di colori puri. Questa tecnica si basa sugli studi effettuati negli stessi da Michel-Eugéne Chevreul su contrasto simultaneo: i colori accostati sulla tela sarebbero stati ricomposti e fusi dalla retina dell’occhio degli osservatori senza l’intervento meccanico del pittore. Perché questo potesse verificarsi occorreva che i colori fossero depositati sulla tela attraverso piccoli tratti o puntini, da qui il termine Pointillisme. Con la messa a punto di questa nuova tecnica Seurat supera l’Impressionismo e da a questo tipo di pittura una sistematicità e le conferisce una dignità scientifica. 2 Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 – 1906) trascorse tutta la sua vita in Francia. Entrò in contatto con i pittori impressionisti e partecipò alle loro esposizioni; dall’Impressionismo Cézanne apprese il dipingere en plain air e la ricerca basata sulla luminosità. Tuttavia però, l’esperienza impressionista fu per lui fu solo l’inizio di una ricerca che lo vide tormentarsi nella speranza di giungere a quella verità essenziale delle cose che l’impressione visiva non poteva esaurire. La sua ricerca lo conduce alla certezza che è la geometria, che influenza tutte le cose e a cui tutto deve essere ricondotto. Le sue figure, pur nell’essenzialità delle forme, acquistano maggiore monumentalità, mentre l’uso del colore determina piani, curve e spigoli. Per tali ragioni Cézanne è considerato il precursore del Cubismo, movimento artistico che parte dalla scomposizione di tutte le forme del mondo in forme geometriche e arriva, tramite questo, alla scomposizione e alla rappresentazione della quarta dimensione: il tempo. 3 Arnold Böcklin (Basilea, 1827 – San Domenico di Fiesole, 1901). è stata una figura rappresentativa della storia dell’arte in Germania. Inizialmente fu un paesaggista, ma, grazie ai frequenti viaggi in Italia, fu influenzato dal Romanticismo: all’interno dello stile dell’Art Nouveau, fu un simbolista. La sua pittura si rivela mitologica: creature oniriche tra architetture classiche, simbolismi, allegorie e un richiamo spesso ossessivo alla morte. Böcklin influenzò pittori surrealisti come Max Ernst e Salvador Dalí; ebbe una influenza anche su Giorgio de Chirico 4 Movimenti di ricerca artistica e culturale nati nei primi anni del Novecento. Il termine “Avanguardia” viene preso in prestito dal linguaggio militare e indica quei soldati che si trovano nelle prime file dell’esercito. Le Avanguardie Storiche vengono definite tali perché sono i primi movimenti artistici che spingono il linguaggio artistico a rinnovarsi e a modernizzarsi. Rientrano tra le Avanguardie: Fauvismo, Cubismo, Futurismo, Astrattismo, Dadaismo e Surrealismo. 5 Le Avanguardie Storiche rivoluzionano il rapporto che c’è tra artista e quadro: se fino a poco tempo prima l’artista realizzava la sua opera tramite pennello e colori, ora vengono introdotti altri elementi. Il Favuismo (1905) è considerato, seguendo un ordine cronologico, la prima esperienza pittorica moderna e si basa sulla convinzione che il colore va svincolato da qualsiasi contatto con la realtà: la pittura deve essere istintiva e immediata, e per far ciò deve avvicinarsi ai disegni dei bambini. Il maggiore rappresentante di tale movimento Henri Matisse (1869 – 1954) Il Cubismo (1907), che si basa sulla rappresentazione della quarta dimensione, cioè il tempo, utilizza diversi materiali come carta o cartone per tale scopo; questo movimento artistico introduce anche le tecniche del collage e del frottage. 266
I cubisti, di cui senza dubbio Pablo Picasso (1888 – 1973) è il più noto, mirano alla scomposizione dell’oggetto abbandonando completamente la visione prospettica e naturalistica. Il Futurismo (1909) ha come obiettivo fondamentale l’esaltazione del futuro e delle nuove tecnologie; le tecniche pittoriche risentono dell’esperienza divisionista e ci si allontana dall’esperienza figurativa per arrivare a creare delle composizioni astratte che mirano a rappresentare il movimento. Inoltre anche questo movimento artistico si apre al collage e al frottage, mirando a includere tutte le forme d’arte nella rivoluzione artistica. Filippo Tommaso Marinetti (1876 – 1944) è il maggior teorico del movimento, colui che scrive e pubblica il manifesto del 1909, e accanto a lui ricordiamo anche Giacomo Balla (1871 – 1958) e Umberto Boccioni (1882 – 1916). L’Astrattismo(1909) fonda la sua poetica sulla convinzione che ogni artista dovrebbe obbedire a una necessità interiore, cosa che si può manifestare sottoforma di rappresentazione svincolata dalla realtà e dalla figurazione. La musica è considerata un elemento essenziale per esternare le proprie emozioni e trasportarle sulla tela. Gli artisti che presero parte a questo movimento non si limitarono alla pittura, ma si approcciarono anche all’architettura e al design. Vasilij Kandinskij (1866 – 1944) è il maggiore rappresentante. Il Dadaismo (1916) è il movimento artistico più nonsenso di tutte le Avanguardie Storiche. Gli artisti che ne presero parte sono coloro che più di tutti si distaccano dalla realtà figurativa: utilizzano materiali comuni rivalutando il loro significato tradizionale. Man Ray (1890 – 1976) e Marcel Duchamp ( 1887 – 1968) sono gli artisti che meglio rappresentano la poetica di tale movimento. Il Surrealismo(1924) si basa sullo studio dell’inconscio: gli artisti surrealisti rappresentano sulla tela ciò che l’inconscio, che si manifesta nel sogno, gli suggerisce. Tali artisti, tra cui Salvador Dalì (1904 – 1989), per arrivare al loro scopo utilizzano tecniche particolari: Frottage e collage sono tra le più frequenti, ma il loro stile pittorico è molto variegato, e spazia dall’astratto al figurativo. 6 Questo cambiamento viene definito da Clement Greemberg “crisi della pittura da cavalletto” (Il Luogo dell’arte oggi. Crisi della Pittura da cavalletto, Jaka Book, Milano 1988). Ormai l’artista non pone più la sua tela su un supporto verticale, ma la poggi a terra, modificando così il dialogo tra i due. Si assiste così a una perdita dell’aura, come sottolinea Walter Benjiamin nel suo saggio L’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, (Einaudi, Torino 20118, prima ed., Parigi 1936): se cambia il supporto e se cambia il suo rapporto con colui che realizza l’opera d’arte, si va a modificare e a perdere l’essenza dell’opera d’arte stessa, denominata “aura”. Se però non esiste più il supporto tecnico della tela posta in maniera tradizionale su un cavalletto, come prevede la tradizione artistica, l’aura scompare. In realtà questo concetto viene rivalutato successivamente da Rosalind Krauss, che nel 1955 scrive Reinventare il Medium (Mondadori, Milano 20055, prima ed. ingl., Londra 1955). Il saggio spiega i significati dell’arte dei giorni nostri e rivaluta il pensiero di Benjamin sottolineando il fatto che, con l’utilizzo di supporti diversi da quelli tradizionali l’aura non si perde, ma si muta. Essa non si identificherebbe dunque con il supporto poiché esso è soltanto un medium, un mezzo che aiuta ad arrivare alla vera essenza dell’opera d’arte. Con il cambiamento del supporto si assiste, di conseguenza, a una modifica del medium, ma il significato dell’opera d’arte rimane immutato. 7 Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) è considerato uno dei maggiori artisti del XX secolo. Dopo l’infanzia passata in Spagna, si trasferisce in Francia e, a 267
Parigi inizia la sua ricerca, che lo porterà alla nascita del Cubismo (1907) di cui lui è il maggiore promotore. Durante il periodo in cui l’Europa era sottomessa ai sistemi totalitari, lo stile dell’artista era disapprovato e non gli era permesso di esporre. Questo però non gli impedì di continuare a creare. Durante questi anni, proprio per sottolineare il suo dissenso agli eventi bellici, l’artista si trasferisce negli Stati Uniti e realizza la celebre “Guernica” (1937), opera che riprende i bombardamenti bellici nell’omonima città spagnola, ma l’artista decide che questa, simbolo della distruzione e dell’orrore delle guerra, dovesse tornare nella sua patria solamente quando sarebbe stata libera da qualsiasi sistema totalitario; pertanto l’opera rimase per lungo tempo al MoMa di New York, per poi tornare in Spagna alla caduta del sistema Franchista, nel 1981. Oggi è esposto al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. 8 Salvador Dalì (Figueres, 1904 – 1989) è il personaggio nel quale il Surrealismo trova la propria espressione più completa. Da giovanissimo si sposta dalla Spagna a Parigi dove può esprimere a pieno titolo la sua arte. La sua adesione al Surrealismo è sincera e spontanea. Importante per lui sono gli studi effettuati, negli stessi anni, da Freud e da Breton riguardo al sogno e alla Psicoanalisi. Dal 1940, a causa della situazione bellica e dell’occupazione nazista della Francia, si rifugia negli Stati Uniti, dove rimane per qualche decennio diventando uno degli artisti più richiesti. Successivamente tornerà in Spagna, dove rimarrà fino alla sua morte. 9 Francesco Lojacono(Palermo, 1838 – 1915) è considerato il più importante paesaggista dell’Ottocento siciliano. Fu uno dei primi che si servì della fotografia per realizzare le sue opere. A diciotto anni si trasferì a Napoli per affinare la sua tecnica pittorica e successivamente si spostò a Firenze e imparò la lezione dei Macchiaioli e fu nella città toscana che espose per la prima volta, nel 1864. Dal 1872 insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1878 espose le sue opere all’Esposizione internazionale di Parigi, e viene soprannominato “pittore del sole” per la sua capacità di infondere luminosità nelle tele, consolidando così, la sua fama internazionale. Nel 1891/1892 partecipò all’Esposizione nazionale di Palermo, e nel 1895 partecipò alla prima Biennale di Venezia. Ha modo di conoscere e di stringere una forte amicizia con Gabriele D’Annunzio (Pescara, 1863 – Gardone Rivera, 1983). Muore a Palermo nel 1915. 10 Michele Catti(Palermo, 1855 – 1914). Per sottrarsi alle pressioni dei genitori che avevano deciso di avviarlo agli studi giuridici, e per seguire liberamente i propri interessi volti più alla pittura,Michele Catti fuggì di casa e trovò ospitalità presso lo scrittore Luigi Natoli (Palermo, 1857 – 1941), il quale lo introdusse negli ambienti artistici palermitani. Dopo un breve apprendistato presso il pittore Francesco LoJacono, lo abbandonò per accostarsi in modo più diretto alla natura. L’unico suo viaggio fuori della Sicilia, alla quale rimase sempre legato, avvenne nel 1883, quando con Natoli si recò a Roma dove per alcuni mesi frequentò lo studio del pittore Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 1851 – Francavilla Al Mare, 1929). Ne tornò con il rafforzato convincimento di doversi interamente dedicare alla realtà della terra della gente siciliana. Dopo il 1885 i suoi interessi si volsero ad un impressionismo mediato attraverso la pittura di Antonino Leto, risolto con una pennellata sempre più rada e larga, in cui la luce sfalda la forma, appiattendo le immagini contro uno sfondo indefinito. Dai primi anni del Novecento si possono datare le sue opere più mature, caratterizzate da una pennellata liscia e da un disegno sicuro e vibrante con cui reagì allo sfaldamento delle forme delle opere precedenti. In particolare amò tristi atmosfere autunnali, cieli grigi e fredde giornate ventose in cui i sottili e raffinati accordi dei toni spenti velano di melanconia una realtà quotidiana semplice e priva di ogni retorica. 268
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Antonino Leto(Monreale, 1844 – Capri, 1913) si forma a Napoli e diventa uno dei maggiori esponenti del Verismo nel Sud Italia. Nel 1874 si trova a Roma in seguito alla vincita del Concorso per il Pensionato Artistico di quella città dove stringe amicizia con Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, 1851 – Francavilla Al Mare, 1929). Si trasferisce a Firenze, per ragioni di salute, e approfondisce la lezione dei Macchiaioli prima di recarsi a Parigi dove frequenta Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 – SaintGermain-en-Laye, 1884). Due anni più tardi è a Capri dove si dedica a ritrarre con colori vibranti di luce gli angoli più caratteristici dell’isola e i suoi abitanti intenti alle loro occupazioni. Nel 1889 è presente all’Esposizione Universale di Parigi e nello stesso anno si stabilisce definitivamente a Capri dove muore, nel 1913. L’anno seguente viene organizzata a Venezia una sua mostra retrospettiva che si ripete nel 1924. 12 Tale evento segna un momento molto importante per la cultura siciliana del tempo, poiché gli artisti e i letterati che ne prendono parte vedono in questo Movimento un modo per distaccarsi dalla tradizione culturale isolana ed un modo per essere identificati come un’alternativa a questa. Accanto a una connotazione artistica, esistono anche altri motivi che vedono il Futurismo come un mito evasivo: l’aspetto politico è senza dubbio uno di questi. Se in un primo momento, precedente alla Prima Guerra Mondiale, Futurismo voleva dire essere degli interventisti, successivamente, questo aspetto muta: ora la guerra non è vista più come un momento di svecchiamento, ma come un evento disastroso che porta solo al dolore e alla sofferenza. In entrambi i casi però, il Futurismo isolano rimane una connotazione marginale: nonostante sia un momento di distacco dalla tradizione, a un certo punto, con il solidificarsi del regime fascista, sarà sostituito da un ritorno all’ordine. Nello stesso tempo però, sarà di fondamentale importanza per gli sviluppi della cultura artistica siciliana immediatamente successiva, evidenziando il suo carattere contraddittorio. Tra i firmatari del Manifesto del 1921 ci sono personalità illustri tra cui: il letterato Salvatore Quasimodo (Modica, 1901 – Napoli, 1968), il poeta Giovanni Antonio Di Giacomo, Detto Vann’Antò (Ragusa, 1891 – Messina, 1960) e i pittori Vittorio Corona e Pippo Rizzo. 13 Prediamo a esempio “Crocifissione” esposta per la prima volta nel 1941, in occasione del Premio Bergamo: l’opera iniziata dall’artista durante il servizio militare è carica di forza espressiva e di spirito rivoluzionario, tanto da portare la Chiesa Cattolica ad accusare Guttuso di eresia. Evidente è il richiamo allo stile cubista e a Picasso, che qualche anno prima aveva dipinto “Guernica”: il cavallo è un chiaro omaggio all’opera dello spagnolo e nello stesso tempo l’animale lega il dipinto a un’altra grande opera, il Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis di Palermo; elemento che contribuisce a collegare l’opera alla Sicilia, così come le case sullo sfondo richiamano la terra natia dell’artista: squadrate e appena abbozzate, sono case del tempo, che si possono ritrovare nel territorio siciliano e non di certo quelle del Golgota; anche il ponte che si intravede è chiaramente riconducibile agli innumerevoli esempi di architettura arabo-normanna presente in Sicilia. Questi particolari sono essenziali per capire la poetica che Guttuso, insieme ai suoi colleghi, voleva portare avanti: seguire la modernità, attraverso uno stile nuovo, senza però dimenticare i propri luoghi d’origine. 14 La parola Gestalt in tedesco significa forma, schema, rappresentazione. Nella filosofia occidentale gli studi dedicati alla Forma hanno coinvolto generazioni di filosofi con opinioni spesso contrastanti. Se nell’antico la forma era qualcosa di immutabile ed eterno che non si poteva vedere, nel corso dei secoli questa definizione è mutata fino a diventare qualcosa che è in continuo movimento. Nonostante una ricca storiografia, ancora oggi non esiste una definizione chiara e completa di questo problema. 269
Viene definita “Scuola Romana” o “Scuola di via Cavour” un gruppo di artisti attivo nella capitale tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, i quali adibiscono a studio una stanza situata in un appartamento, proprio di via Cavour. Tale sodalizio di artisti può dirsi spontaneo ed eterogeneo: ciò che li accomuna non è tanto lo stile artistico, volto soprattutto alle Avanguardie europee, quanto un legame di amicizia. Tra i nomi più noti che aderiscono al gruppo, ricordiamo: Antonietta Raphaël e Mario Mafai(Roma, 1902 – 1965), che furono coloro che andarono ad abitare in via Cavour, e poi ancora Mario Sironi, Mario Tozzi, Achille Funi e successivamente anche Giuseppe Capogrossi. 16 Carlo Carrà (Quarargento, 1881 – Milano, 1966) inizialmente si avvicina al Futurismo firmando il Manifesto dei pittori futuristi nel 1910. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e tale avvenimento lo segna talmente tanto che alla fine del conflitto viene ricoverato in un ospedale psichiatrico a Ferrara. Nella città emiliana conosce Giorgio De Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978) e si avvicina alla pittura Metafisica, nel 1914. La sua esperienza metafisica sarà breve ma molto intensa, a causa della sua problematica amicizia con De Chirico. In seguito Carrà volge il suo interesse artistico verso il Realismo Magico caratterizzato da una minuziosa resa dei detagli, ispirato dal ritorno all’ordine degli anni Venti. Nel 1941 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Brera e risiede stabilmente a Milano, dove muore nel 1966. 17 Primo Conti (Firenze, 1900 – Fiesole, 1988) pittore e compositore, si avvicina da giovane all’arte. Aderisce al Futurismo dopo aver incontrato Balla e Marinetti a Napoli. Nel 1941 divenne titolare della cattedra di pittura dell’Accademia di belle arti di Firenze. Dal 1947 al 1957 fu presidente della Società delle Belle Arti Tra gli anni Cinquanta e Sessanta attraversò una profonda vocazione mistica ed entrò a far parte dell’Ordine Francescano. Muore a Fiesole nel 1988. 18 Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), insieme a Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882 – Chieti, 1916) e Fortunato Depero (Malosco, 1892 – Rovereto, 1960), è considerato il più originale pittore italiano legato alle esperienze del Futurismo italiano su scala europea. Si trasferisce da Sassari a Roma dove lascia gli studi di ingegneria per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Negli anni Trenta i suoi interessi si avvicinano alla grafica, alla scenografia e alla pittura muraria, realizzando delle opere che esaltano il regime Fascista. Negli anni Quaranta ritorna a una pittura da cavalletto e nascono delle opere plastiche che si avvicinano all’Astrattismo. Nel 1965 gli viene dedicata una retrospettiva alla Quadriennale di Roma, mentre dal 2011 l’Accademia di Sassari porta il suo nome. 19 La manifestazione nasce come centro di propulsione della cultura del Mezzogiorno, aperta a tutte le aree del Mediterraneo in modo da mettere in contatto le varie culture ivi presenti. La proposta trova larghi consensi politici e si pone come emblema di metamorfosi di un sicilianismo che non è più arretrato ma che entra a pieno titolo con il moderno, si proietta verso il Mediterraneo e, di conseguenza, si fa conoscere al mondo. 20 La mostra Vita e paesaggio di Capo d’Orlando è una manifestazione fortemente voluta dall’allora sindaco della città, Tullio Trifilò. Sin dalla sua prima edizione, sono passati, per la Pinacoteca “Tono Zancanaro” di Capo d’Orlando, personaggi illustri e importanti del panorama artistico culturale italiano e internazionale. Tra i nomi celebri ricordiamo: Giuseppe Migneco, Antonio Zancanaro e Mario Mirabella. Nel 2013 la mostra è arrivata alla sua XXXVII ed è intitolata Settanta. 21 Francesco Carbone (Cirene,1923 – Palermo, 1999) durante la sua vita ha viaggiato ed operanto in tutto il mondo. A Buenos Aires è stato redattore del Correo de Los 15
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Italianos. A Palermo ha fondato il Centro di Ricerche Estetiche “Nuova Presenza”, la rivista «Presenzasud» che hanno dato un forte impulso alla conoscenza e al dibattito delle più aggiornate avanguardie artistiche in Sicilia. Negli anni Ottanta ha fondato “Godranopoli” progetto culturale che comprende una Pinacoteca di Arte Moderna e un Museo Ento-Antropologico e una Biblioteca di Storia e Sultura Siciliana. Ha insegnato dal 1985 al 1990 presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e ha diretto l’Accademia di Belle Arti “Picasso” della stessa città. Muore a Palermo nel 1999. 22 Il periodico di cultura contemporanea «Presenzasud» nasce per volere di Francesco Carbone nel 1968, edito dal Centro di Ricerche Estetiche “Nuova Presenza” di Palermo. Attraverso questa pubblicazione si mette in relazione la cultura contemporanea, isolana che in questi anni tenta di liberarsi dalle strettoie categoriali, e aprirsi alla più aggiornate stagioni dell’arte internazionale grazie ai contatti che il Centro di Ricerche Estetiche aveva con le aree europee e americane. Con «Presenzasud» quindi gli avvenimenti culturali isolani vengono messi in luce, sottolineando anche qui, come nel resto del mondo dell’arte, il nuovo carattere di interdisciplinarietà. 23 «Revort» nasce da un’idea di Nino Titone, Gaetano Testa e Paolo Emilio Caparezza, personalità di spicco nell’ambiente culturale italiano che decidono di unire le loro forze in nome dell’arte contemporanea. Nel 1965 esce la prima edizione della rivista e tre anni più tardi, nel 1968, viene pubblicato il secondo ed ultimo numero. Lo scopo di tale pubblicazione era quello di promuovere ciò che accadeva negli ambienti culturali esteri nel contemporaneo, in modo che questo potesse essere noto anche a Palermo, luogo di pubblicazione della rivista. Le riviste vengono accompagnate da altrettante mostre che si intitolano “Revort 1”, quella del 1965 (presso la Galleria d’Arte Moderna di Palermo dal 2 al 16 settembre 1965) e “Revort 2” quella del 1968. 24 Corrente artistica del secondo dopoguerra che deriva dalla parola inglese “Popular Art”, ovvero arte popolare. Questa corrente è in netta contrapposizione con l’Espressionismo astratto e rivolge la propria attenzione verso gli oggetti, i miti e le leggende della società dei consumi. Gli artisti, seppur con modi differenti, utilizzano il medesimo linguaggio della televisione e della pubblicità per esprimersi, in modo da avvicinarsi e comprendere a pieno la società contemporanea metropolitana che si fonda sul consumo 25 La Land Art è una forma d’arte che prevede l’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale. Nasce alla fine degli anni 60’ e tra i suoi più noti protagonisti ricordiamo: Richard Long (Bristol, 1945) e Christo (Gabrovo, 1935)e Jeanne-Claude (Casablanca, 1935 – New York, 2009). Anche la Sicilia è molto attiva in questo contesto, nel 1977, infatti, si tiene a Messina la mostra Mediterranea 2 (la prima edizione si era tenuta nel 1975) che prevede un folto catalogo di artisti locali che si occupano di queste nuove ricerche. L’intento principale è di creare collaborazioni tra le istituzioni, le forze culturali e politiche, indispensabile per far emergere quanto di più buono poteva offrire la cultura siciliana. Anche Carbone si occupa di questa tematica artistica promuovendo alcuni interventi artistico – estetici nel territorio di Godrano e del Gorgo con azioni dal titolo suggestivo dal forte carattere di denuncia, tra cui ricordiamo: Fauna al Negativo (conigli di polistirolo collocati nel bosco), Il Lago Ribaltato (enorme telo di plastica steso su tutto il perimetro del lago), S.O.S. per la terra ( polvere per calce per scrivere un grande S.O.S. visibile a parecchi chilometri di distanza). Queste performances che si sono svolte nel 1972, hanno visto una collaborazione di vari artisti tra cui: Enzo Indaco, Francesco Carbone, Franco Pappalardo, Enzo Chiappara e Niccolò D’Alessandro. Tale avvenimento è molto importante per l’ambiente artistico isolano perché rappresenta il primo esempio di Land Art in Sicilia. 271
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Solo recentemente Messina si è dotata di una galleria che si occupa di arte contemporanea: nel 1998 viene inaugurata la “Galleria Provinciale d’Arte Moderna e Contemporanea” dedicata a Lucio Barbera, dove sono conservate opere dei maggiori artisti messinesi che hanno fatto carriera nella seconda metà del secolo scorso e di artisti internazionali come Lucio Fontana (Rosario, 1899 – Varese, 1968). 27 La prima galleria dedicata all’arte contemporanea presente a Siracusa è la galleria civica “Montevergini - Museo d’Arte Contemporanea di Siracusa”, istituita nel 1997. 28 Achille Bonito Oliva nasce a Caggiano nel 1939. Dopo la laurea in giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli si iscrive alla facoltà di Lettere dove coltiva la sua passione per la poesia. E’ considerato colui che pone le basi per la nascita e la promozione della Transavanguardia, che teorizza nel 1980 con l’opera La Transavanguardia Italiana (Politi Editore, 1980). Con lui la figura del critico d’arte si modifica notevolmente: il critico non deve essere sostenitore di una poetica in particolare, ma deve comportarsi da “cacciatore” per scovare le più aggiornate ricerche presenti sul mercato. Insegna storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, città dove vive. Nel 1993 è stato il curatore della Biennale di Venezia. Collabora attivamente anche con l’ambiente artistico siciliano, essendo il direttore della sezione dedicata all’arte contemporanea del Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina. 29 Sandro Chia (Firenze, 1946) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze e li entra in contatto con le Neoavanguardie Europee. Negli anni Ottanta aderisce alla corrente della Transavanguardia fondata da Achille Bonito Oliva e si avvicinerà al figurativo . Attualmente vive tra la Toscana e New York. 30 Franscesco Clemente (Napoli, 1952) dopo un breve periodo di studio presso la facoltà di Architettura di Roma si trasferisce a Torino dove inizia a esporre le sue fotografie e le sue illustrazioni e viene influenzato dai surrealisti. Negli anni Ottanta prende parte al movimento della Transavanguardia che auspica alla manualità, alla gioia e ai colori della pittura dopo gli anni dell’Arte Concettuale. Attualmente vive a New York con la sua famiglia. 31 Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949) dopo un primo approccio all’Arte Concettuale diventa uno dei maggiori esponenti della Transavanguardia, movimento teorizzato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva. Molto spesso le sue opere pittoriche sono accompagnate da opere poetiche scritte dal lui stesso, che contribuiscono a dare un forte valore simbolico alle sue produzioni. 32 Nicola De Maria ( Foglianese, 1954)aderisce al movimento della Transavanguardia, ma a differenza dei suoi colleghi, il suo lavoro si incentra soprattutto sull’Astrattismo e sull’approccio pittorico con il quale i limiti bidimensionali della tela entrano in relazione con lo spazio circostante. Ha partecipato alle edizioni del 1980, 1988 e 1990 della Biennale di Venezia e a molte manifestazioni estere. Attualmente vive e lavora a Torino. 33 Mimmo Paladino (Paduli, 1948) rimane affascinato da giovane dall’arte, dopo aver visitato la Biennale di Venezia nel 1964. La sua prima mostra viene organizzata nel 1968 a Napoli, e in questa occasione viene presentato da Achille Bonito Oliva che lo avvicina al movimento della Transavanguardia. Affianca alla passione per la pittura quella per la scultura e per la fotografia. Insieme a Bonito Oliva, approda a Gibellina, e per la città realizza uno dei simboli della ricostruzione: La Montagna di Sale (1990). 34 Ludovico Corrao (Alcamo, 1927 – Gibellina, 2011) si laurea in Giurisprudenza ma si dedica anche all’attività politica: fu eletto deputato nella lista DC nel 1955. Nel 1958 diviene assessore regionale ai Lavori pubblici e l’anno successivo viene rieletto nell’U272
nione Siciliana Cristiano Sociale. Nel 1963 viene eletto nel PCI, come Indipendente di sinistra, alla Camera dei Deputati. Dal 1968 è Senatore della Repubblica nel collegio di Alcamo. Nello stesso anno viene eletto Sindaco di Gibellina e a lui si deve la ricostruzione della città dopo il disastroso terremoto avvenuto nel gennaio di quell’anno. Rimane sindaco della città fino agli anni Ottanta ed ivi affianca l’attività politica a quella culturale, costituendo la Fondazione Orestiadi dove viene assassinato nel 2011 da un immigrato suo dipendente. 35 Ludovico Quaroni (Roma, 1911 – 1987) dopo la laurea nel 193,4 partecipa a diversi concorsi con progetti che evidenziano la sua attenzione per correnti razionaliste e rivisitazioni del classicismo. Dopo un lungo periodo di prigionia in India, nel dopoguerra riprende la sua attività sia nel campo della didattica (insegna all’Università di Firenze e di Roma)sia in quello professionale impegnandosi soprattutto nell’urbanistica: molti i progetti per il comune di Roma e di Matera. Tra le opere architettoniche ritroviamo la Chiesa Madre di Gibellina e gli uffici Fiat di Torino. 36 Franco Purini (Isola del Liri, 1941) è un architetto italiano tra i principali esponenti del Neorazionalismo italiano. Dopo la laurea affianca l’attività progettuale a quella didattica, insegnando al Politecnico di Milano, allo IUAV di Venezia, alla “Sapienza” di Roma e all’Istituto superiore di architettura di Reggio Calabria. Nel 2006 è stato il curatore del nuovo padiglione italiano in occasione della X mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia ed è membro dell’Accademia Nazionale di San Luca. Per Gibellina realizza la Casa del farmacista (1980),la Casa Pirrello (1990) e, in collaborazione con Laura Thermes, Il Sistema delle Piazze (1982 – 1992). 37 Laura Thermes (Roma, 1943) architetto, fin dagli anni Settanta intraprende un intenso sodalizio professionale e di vita con Franco Purini (1941) con il quale conduce un “Laboratorio compositivo” a Roma, che si caratterizza per la qualità e vivacità di scambi culturali. Il sodalizio è ben visibile anche a Gibellina, dove i due collaborano per la realizzazione del Sistema delle Piazze (1982 – 1992). Insegnano entrambi Progettazione Architettonica, rispettivamente presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria. 38 Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995) si laurea in Medicina e partecipa alla Seconda Guerra Mondiale come ufficiale medico. Finita la guerra si trasferisce a Roma dove espone per la prima volta nel 1948. In questi anni inizia a creare i primi “sacchi” stampati, vedendo in questo materiale un elemento nuovo. Partecipa, nel 1951, alla fondazione del Gruppo Origine insieme a Mario Ballocco (Milano, 1913 – 2008), Giuseppe Capogrossi (Roma,1900 – 1972) e Ettore Colla (Parma 1898 – Roma, 1968). L’anno successivo presenta alla Biennale di Venezia l’opera “In Grande Sacco”. Dagli anni Settanta si dedica ai “Cretti” , sudari di cemento con cui riveste le macerie della città di Gibellina rasa al suolo dal terremoto del 1968. Muore a Nizza nel 1995 e a dieci anni dalla sua scomparsa, nel 2005, le Scuderie del Quirinale gli dedicano una retrospettiva. 39 Joseph Beyus (Kleve, 1921 – Dusseldorf, 1986). Durante la seconda guerra mondiale fu pilota dell’aviazione tedesca. Partecipò all’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo cadde oltre le linee nemiche; riuscì a salvarsi perché fu trovato da un gruppo di tartari nomadi che lo curarono. Riuscito a sopravvivere, finì in un campo di prigionia inglese. Da questa esperienza egli trasse motivi di ispirazione che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua attività artistica e che ha come filo conduttore il rapporto che l’uomo ha con se stesso e con la natura; nelle sue opere infatti molto evidente è questo carattere ecologista. Finita la guerra si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Dussel273
dorf, e agli inizi degli anni Sessanta ne divenne professore, ma ne fu licenziato nel 1972 per aver organizzato uno sciopero. Negli anni sessanta partecipò alle attività di Fluxus compagine artistica sia americana che europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa. Diviene uno dei maggiori rappresentanti dell’arte concettuale della seconda metà dell’Novecento e in lui si fondono l’essere uomo e artista insieme: non solo arte fine a se stessa, ma arte volta a fare qualcosa di buono. Non ha caso Beyus prende parte al movimento dei Verdi in Germania e anche il contributo dato per Gibellina nel 1984 ha come soggetto principale gli alberi, come segno di speranza nel futuro. Muore a Dusseldorf nel 1986. 40 Antonio Presti (Messina. 1957) Dopo la scomparsa del padre, nel 1983 abbandona gli studi per portare avanti l’impresa paterna, un’avviata azienda a Santo Stefano di Camastra (Me) specializzata nella produzione di materiali per la costruzione di strade. All’età di 29 anni capisce che la via aperta dal padre non rappresenta il suo futuro e in suo ricordo immagina un percorso artistico che esprima continuità tra la vita e la morte, a simboleggiare la conservazione della memoria attraverso l’arte contemporanea, nasce così la Fiumara d’Arte. All’interno delle iniziative culturali dell’associazione di Presti si inserisce anche “Meridiani di Luce” e il tema principale di tale iniziativa è la Bellezza inteso come modo per acquisire la propria identità. Luogo per sviluppare tale idea è stato scelto il quartiere periferico di Catania, dove è stato creato un Museo Internazionale a cielo aperto. Qui è presente un muro di cemento che stato trasformato in una Porta della Bellezza dagli allievi del’Accademia di Belle Arti di Catania in collaborazione con le scuole e gli oratori del quartiere. La manifestazione inoltre ha come mission quella di proteggere i bambini del quartiere, che diventeranno anche i bambini del mondo: attraverso varie manifestazioni artistiche loro denunceranno e difenderanno l’infanzia negata a molti di loro. 41 Antonio Di Palma (William Lake, 1963) studia a Firenze; la sua arte spazia tra scultura e pittura. La sua pittura è informale e si ispira ai grandi maestri come Kandinskij, mentre la sua scultura e primitiva e policroma. Artista dal forte virtuosismo tecnico, vive tra il Canada, dove è nato, e Firenze. 42 Italo Lanfredini (Sabbionetta, 1948) frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze per poi trasferirsi a quella di Brera. Successivamente insegna discipline plastiche e disegno visivo all’Istituto d’Arte “Giulio Romano” di Mantova. A partire dagli anni Novanta la sua scultura acquista dimensione più ampia con opere che dialogano con la sua anima e con il territorio circostante. Attualmente vive e lavora a Silenziosa, in provincia di Mantova. 43 Graziano Marino (Todi, 1957) verso la metà degli anni ‘70 si rese conto che nella carriera di un artista non è sufficiente la cultura nozionistica delle scuole d’arte, ma che è necessario apprendere il mestiere di pittore presso la bottega di un maestro già affermato. Nel 1975 conosce Piero Dorazio il quale gli propone di lavorare al suo fianco in qualità di assistente. Fin dagli inizi della sua attività un elemento costante della sua pittura è stata la preoccupazione per l’effetto di insieme della luce piuttosto che per il segno o la materia. La cura di ogni dettaglio mirava in definitiva a creare un immagine obbiettiva. Nel 1978 Dorazio e Marino, insieme con Giuliana Soprani e Nino Caruso, fondano il centro Internazionale della ceramica Montesanto, dove Marino assume la carica di direttore artistico e coordinatore. Durante tale periodo ha modo di conoscere e collaborare con alcuni tra i più grandi protagonisti del panorama artistico internazionale, quali Max Bill e Carla Accardi. Attualmente Graziano Marino vive e lavora a Todi, 274
dove organizza numerose manifestazioni artistiche a sostegno dei giovani pittori. 44 Idetoshi Nagasawa (Tonei, 1940), pittore e architetto, nasce in un piccolo paese della Manciuria, dove il padre prestava servizio come medico militare, durante la Seconda Guerra Mondiale. Al termine del conflitto dovette lasciare il paese e si trasferì a Tokyo dove studiò progettazione d’interni. Successivamente abbandonò la carriera di architetto per dedicarsi interamente all’arte e lasciò il Giappone per trasferirsi in Occidente. Nelle sue opere la natura e la memoria collettiva rappresentano i punti principali della sua poetica, insieme alla complessa relazione tra Occidente e Oriente, tra passato e futuro. Ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia e attualmente Nagasawa vive a Milano dove insegna presso la Nuova Accademia di Belle Arti. 45 Tano Festa (pittore, scultore e fotografo, Roma 1938 – 1988) frequenta l’Istituto d’Arte a Roma e si diploma nel 1957 in fotografia. Espone per la prima volta nel 1961 presso la galleria La Salita di Roma ed è protagonista della scuola Pop Romana accogliendo con rigore formale le esperienze New Dada. Successivamente Festa si avvicina anche alla tradizione Rinascimentale italiana, soffermandosi soprattutto su Michelangelo e sui suoi interventi alla Cappella Sistina e alle Cappelle Medicee interpretando questi lavori come immagini pubblicitarie, nel 1966. Partecipa alla Quadriennale di Roma del 1965 e, dopo un periodo di scarsa creatività, viene invitato alla Biennale di Venezia del 1980. Muore a Roma dopo una lunga malattia. 46 Mauro Staccioli (Volterra, 1937). Dopo un primo periodo in cui sperimenta la pittura e l’incisione, dalla fine degli anni sessanta si dedica alla scultura, elaborando le sue forme in stretto dialogo con la società e lo spazio urbano. Il suo percorso di ricerca lo indirizza verso una “scultura-segno” che si pone in stretta correlazione con il luogo per il quale e nel quale è realizzata. Fin dai primi anni Settanta sceglie l’ambiente urbano e sposta l’asse di intervento dell’artista cercando, con la scultura, di rispondere alle istanze della società tutta. La sua scelta linguistica si caratterizza per coerenza, essenzialità delle forme e perfetta adesione agli ambienti. Staccioli procede in un modo assolutamente rigoroso studiando gli ambienti, la storia e le caratteristiche dei luoghi nei quali è chiamato a realizzare un’opera. Con il suo lavoro segna il luogo, esplicitandone la sua più intima natura e nello stesso tempo modificando la consueta percezione di coloro che si trovano ad attraversarlo 47 Tra gli artisti che prendono parte a tale iniziativa ricordiamo: Mario Ceroli (Castel Frentano, 1938) nel 1990 realizza la stanza intitolata La bocca della verità; Paolo Icaro (Torino, 1936) nel 1991 realizza la stanza Il nido, nello stesso anno Hidetoshi Nagasawa (Tonei, 1940) realizza Mistero per la luna; l’anno successivo Michele Canzonieri (Palermo, 1944) realizza Linea d’ombra, Mauro Mochetti (Roma, 1940) realizza Energia e Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940) realizza La stanza del mare negato. Il 1993 è la volta di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) che realizza Su barca di carte d’imbarco, di Mauro Staccioli (Volterra, 1937) che realizza Trinacria,e di Raul Ruiz (Puerto Montt, 1941 – Parigi, 2011) che realizza La torre di Sigismondo. L’anno successivo Agostino Ferrari (Milano, 1938) e Renato Curcio (Monterotondo, 1941) realizzano la stanza intitolata Sogni tra segni. Nel 1995 lo stesso Antonio Presti, Adele Cambria (Reggio Calabria, 1931) e Dario Bellezza (Roma, 1944 – 1996) rendono omaggio a Pier Paolo Pasolini con La stanza del profeta. Il 1996 vede Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) e Graziano Marini (Todi, 1957) realizzare La stanza della pittura e Luigi Mainolfi (Rotondi, 1948) realizzare Terra e fuoco. Nel 2006 ancora Antonio Presti, Agnese Purgatorio ( Bari, 1954), Danielle Mitterrand (Verdun, 1929 – Parigi, 2011) e Cristina Bertelli realizzano la stanza dei Portatori d’acqua. Nel 275
2007, poi, Vincenzo Consolo (Sant’Agata di Militello, 1933 – Milano, 2012), Ute Pika (Francoforte, 1957) e suo marito Umberto Leone (Castelvetrano, 1961) realizzano Lunaria – Contrada senza nome, e Sislej Xhafa (Peje, 1970) realizza Hammam. Due anni più tardi, Tobia Ercolino realizza Doppio sogno. Nel 2010 Mimmo Cuticchio (Palermo, 1948) realizza La stanza dell Opra e l’anno successivo, il 2011 Pepi Morgia (Genova, 1950 – 2011) realizza La stanza della luce. 48 Tra le mostre organizzate ricordiamo: Sanfilippo opere 1957 – 1967 dal 18-05-1991 al 11-06-1991 presso la Chiesa del Carmine di Taormina (Sanfilippo opere 1957 – 1967, 18-08/11-06-1991, Chiesa del Carmine, Guido Ballo (a cura di), s.i.t., Taormina, 1991). 49 La libreria Hobelix è lo spazio espositivo della Cooperativa omonima nato nel 1978. Qui vengono avviati, già dai primi anni Ottanta, una serie di iniziative al fine di documentare la produzione di molti artisti siciliani e messinesi, tra cui ad esempio Gianfranco Anastasio. 50 Vittorio Ducrot (Palermo, 1867 – Roma, 1942) è il figlio dell’ingegnere ferroviario Victor Ducrot e di Marie Roche; i genitori di origine francese si erano stabiliti in Sicilia dopo un temporaneo soggiorno a Malta che aveva fatto seguito al loro trasferimento in Egitto. Rimasta vedova, la Roche si risposa con Carlo Golia, proprietario della Solei Herbert & C. Dopo gli studi effettuati in Svizzera, Vittorio assunse la direzione dell’azienda scongiurandone il fallimento del patrigno e staccandola definitivamente dalla Solei Herbert: nasce così “Ditta Ducrot, successore di C. Golia & C e di Solei Herbert & C.”. Al bene di questa azienda Ducrot dedicò tutta la vita. Le sue idee erano moderniste sia in campo aziendale che in campo socialle: egli mirava a un miglioramento delle condizioni di lavoro degli operai, cui corrispondeva un paternalistico trattamento verso i dipendenti che, oltre ad eque retribuzioni, godevano di evolute forme assistenziali fra cui indennizzi per infortuni, alloggi, corsi di avviamento professionale per i figli, servizio di assistenza sociale, ecc.. Inoltre Ducrot. aspirava alla emancipazione dai repertori della tradizionale ebanisteria; in vista di tale obbiettivo, egli attese all’aggiornamento professionale dei disegnatori, costituendo una biblioteca fornita delle migliori riviste internazionali di arte decorativa moderna. Alla sua morte avvenuta a Roma nel 1942, oltre al titolo di cavaliere del lavoro, grande ufficiale del Regno e vicepresidente dell’Aeronautica sicula, conservava quello di presidente della S. a. Ducrot; e ancora col suo nome, divenuto sinonimo e garanzia di alta qualità di mobili e arredi, la fabbrica palermitana avrebbe continuato a operare per quasi trent’anni. 51 Ernesto Basile (Palermo, 1857 – 1932), figlio dell’architetto Giovan Battista Basile, dopo gli studi dell’architettura classica, ma anche arabo-normanna diviene il maggiore rappresentate del Liberty palermitano per quanto riguarda l’architettura. A lui si deve la progettazione di numerose ville del palermitano e inoltre molto importante è la sua collaborazione con le la ditta Ducrot per la quale realizzò numerosi elementi d’arredo che rispecchiano lo stile modernista di cui lui si fa promotore. Attraverso tale collaborazione è stato possibile portare in alto il nome di tale azienda e con se quella di Basile e della sua Città. Muore a Palermo nel 1932, quando quella che sarà la sua ultima opera (la Chiesa di Santa Rosalia) non è ancora completata. 52 Eva Di Stefano ha studiato Filosofia e Storia dell’Arte a Palermo, Vienna e New York. Dal 1992 insegna Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo. Ha svolto un’intensa attività di critico d’arte e si è sempre impegnata nella promozione dei giovani artisti siciliani. 53 Il termine “Nuova Scuola di Palermo” viene utilizzato per la prima volta nel 1998 da Alessandro Riva (Milano, 1964), critico d’arte e giornalista, che tra le pagine di «Arte 276
Mondadori» individua Bazan, De Grandi, Di Marco e Di Piazza come suoi componenti. 54 Vittorio Sgarbi (Ferrara, 1952), critico d’arte, si laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna, specializzandosi in Storia dell’Arte. Affianca all’attività didattica e culturale quella politica: è stato infatti eletto sia al Parlamento italiano che al Comune di Milano nel 2008; successivamente viene eletto sindaco della città di Salemi (Tp). Viene poi nominato Soprintendente speciale della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico per il polo museale della città di Venezia. Nel 2011 viene incaricato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali di curare il Padiglione Italia della Biennale di Venezia. La Biennale di Palermo fa seguito a quest’esperienza. 55 Paolo Levi (Torino, 1935) è un critico d’arte e giornalista. Inoltre unisce una solida esperienza sui rapporti nazionali tra arte e finanza. Autore di diversi testi critici sulle maggiori personalità artistiche è anche organizzatore di molte mostre ed eventi culturali. Nel 2013 collabora all’organizzazione della Prima Biennale di Palermo in qualità di direttore critico. 56 Sandro Serradifalco è un critico d’arte ed organizzatore di eventi culturali. Molto vicino alle tematiche culturali e artistiche palermitane, ha curato diverse mostre in tutta Italia ed è tra gli ideatori della Prima Biennale di Palermo. 57 Il Loggiato di San Bartolomeo fu edificato nella prima metà del XIII secolo dalla confraternita di San Bartolomeo, ed era in origine un ospedale. La configurazione attuale risale al 1608 quando il vicerè Marchese di Siviglia fece allargare il complesso dotandolo di un grande cortile. In seguito ai bombardamenti del 1943 dell’antico ospedale rimase solo il loggiato che viene restaurato nei primi anni del nuovo millennio. 58 Villa Malfitano Whitaker è una villa realizzata nell’Ottocento dalla famiglia Whitaker ed è dotata di un maestoso parco che costituisce un vero e proprio orto botanico. La palazzina è di stile Neoclassico e al suo interno sono conservati al meglio gli arredi originali e gli arazzi fiamminghi del XVI secolo. 59 Il teatro Politeama Garibalidi fu iniziato da Giuseppe Damiani Almayeda nel 1867 e inaugurato nel 1874. Il termine “politeama” indica un luogo dove avvengono rappresentazioni di vario genere. La costruzione doveva essere un’opera di grande importanza per la Città con lo scopo anche di impiegare una gran massa di artigiani ed artisti, soprattutto, locali. La struttura dell’ingresso è caratterizzato da un arco di trionfo di ispirazione neoclassica sormontata da una quadriglia con un Apollo di bronzo. La sala ha la forma di un ferro di cavallo, una doppia fila di archi e una galleria suddivisa in due ordini. 60 Il Complesso Monumentale Guglielmo II si trova a Monreale, alle porte di Palermo. All’interno del complesso è ospitata la Galleria Civica d’Arte Moderna “Giuseppe Sciortino”. La galleria nasce per volere della nobildonna Eleonora Posabella che dona all’istituzione più di duecento opere, nelle quale si può individuare un viaggio nella storia dell’arte del Novecento. 61 Alfio Puglisi Cosentino (Catania, 1943) è figlio di Salvatore Puglisi Cosentino, proprietario della ditta Latte Sole S.p.A. Sin da piccolo è vicino all’arte, passione che rimarrà tale per tutta la sua vita. Da adulto continua a dirigere la ditta del padre, ma si dedica anche all’immobiliare, rimanendo sempre affascinato dall’arte. Nel 2004 da vita alla Fondazione Puglisi Cosentino per l’Arte a favore dell’arte classica, moderna e contemporanea con fini di studio educazione e diletto. Tale circostanza fa di lui un mecenate moderno, tra i più importanti della Sicilia contemporanea.
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Capitolo Secondo Carla Accardi 2.1 Gli anni della formazione e quelli di Forma 1 Carla Accardi (fig. 201) è, tra le tante personalità artistiche siciliane maturate a partire dal secondo dopoguerra, colei che ha segnato maggiormente la scena artistica nazionale ed internazionale, portando in alto anche il nome della sua terra d’origine. Considerata “la signora dell’astrattismo”, è stata scelta in seno a questo studio di progettazione artistica per l’impresa perché: siciliana, perché portatrice di un tratto espressivo ritenuto maggiormente utile rispetto ad altri per le finalità tessili e di moda qui perseguite, per il portato mediatico dei suoi segni, oggi riconosciuti in tutto il mondo, e perché a nostro avviso ella dimostra più di altri nel contemporaneo che la Sicilia è una terra in cui il talento è ben coltivato. Le sue opere subiscono un cambiamento nel corso della sua maturazione artistica; ma già dai lavori giovanili emerge un suo carattere di doppio statuto che evolverà successivamente, sviluppando appieno la poetica del suo segno. Carla Accardi nasce a Trapani il 9 ottobre del 1924 da Antonio Accardi, ingegnere civile, e da Vita Scalabrino, nata e cresciuta a Roma ma proprietaria delle antiche saline trapanesi “Galia”. Frequenta le scuole regolari a Trapani e consegue la maturità presso il Liceo Classico della città “E. Ximenes”. Nel corso della sua adolescenza mostra molto interesse verso l’arte, da quella egizia a quella contemporanea. Successivamente ottiene da privatista la maturità artistica dall’Accademia di Belle Arti di Palermo, che frequenta per qualche mese. Sin dalle opere realizzate in questo periodo si nota il desiderio di vo279
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ler rendere circolari gli opposti, sottolineando il fatto che due elementi contrastanti non possano vivere di luce propria, ma sono in stretta relazione l’uno con l’altro. In questo periodo la Accardi si cimenta in una serie di autoritratti (fig.202) con cui si pone dinnanzi a se stessa, come se volesse studiarsi e capire dove voler andare, cercando di comprendere quale fosse il dialogo tra se e il mondo. Il piano educativo e ambientale, inoltre, influiscono fortemente sulla sua formazione artistica: il paesaggio trapanese, vuoto e luminoso, si fonde con il suo interesse per l’arte egizia e l’architettura da cui è affascinata. Il 1945 è un anno importante per la giovane Accardi. Vi incontra, tra i corridoi dell’Accademia palermitana, Antonio Sanfilippo, incontro che segnerà una svolta per la sua carriera ma anche per la sua vita privata: i due giovani, infatti, si trasferiranno insieme fuori dai confini siciliani - sorte che tocca alla maggior parte degli artisti della loro generazione che desiderano crescere culturalmente - e si sposeranno nel 1949. Così, insieme a Sanfilippo si trasferisce a Firenze dove frequenta l’Accademia di belle Arti. La scena che si trova davanti è segnata da una disputa tra figurazione e astrazione, spaccatura ancora in corso quale retaggio di una vecchia cultura europea basata sulla separazione dei saperi, che la nuova generazione vuole abolire. Nel 1946-47, a Roma come Milano, vengono pubblicati diversi manifesti che oscillano tra l’esaltazione della rappresenta-
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zione verosimile e la sua decostruzione attraverso la materia e la luce, senza tener conto dell’ambiente sociale e reale1.L’elemento che accomuna tutti questi movimenti è la volontà di far crescere artisticamente l’Italia in modo che questa si svecchi e si allontani da canoni novecentisti ritenuti ormai arretrati, ed entri a pieno titolo a far parte del dibattito internazionale. L’esperienza fiorentina però, dura poco, perché nella città toscana la Accardi non trova i giusti stimoli: i suoi compagni di corso si interessano ad artisti italiani del Novecento come Giorgio Morandi, mentre lei preferisce spaziare oltre i confini nazionali, verso Matisse e Picasso. Alla fine del 1945 si trasferisce stabilmente a Roma e nella capitale inizia a frequentare lo studio di Renato Guttuso, dove instaura una fraterna amicizia con Pietro Consagra, Piero Dorazio2, Mino Guerrini3, Achille Perilli4, Ugo Attardi e Giulio Turcato5. A Natale del 1946, per uno scambio internazionale di studenti della Gioventù Comunista, compie insieme a Consagra, Turcato, Sanfilippo, Maugeri e Attardi, un viaggio a Parigi che sarà di fondamentale importanza per la loro formazione artistica. Nella capitale francese visita il Musée de l’Homme, si interessa all’arte africana che ha influenzato i cubisti, frequenta la Galerie Billier6 dove si da appuntamento la Nuova Scuola di Parigi7 e incontra insieme a Sanfilippo, Alberto Magnelli8 e Hans Hartung9. Questo viaggio fa maturare nell’animo dell’artista il convincimento di un impegno più deciso alla pittura aperta all’Europa. A Parigi, il 15 marzo 1947, nello studio di Guttuso, la Accardi firma, insieme ad Attardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato, il primo e unico manifesto chiamato Mensile di Arti Figurative Forma 1 (fig. 203), che uscirà nell’aprile successivo a Roma. Con tale gesto, il gruppo vuole mettere in luce la presenza dell’arte astratta anche in Italia cercando di far rientrare il Bel Paese nel dibattito contemporaneo. Gli operatori italiani, all’indomani della guerra giudicavano ancora l’arte astratta come qualcosa che non avesse basi solide per poter decollare, 282
fig. 203 283
quindi di vita breve. L’impegno degli artisti di Forma1 fu proprio quello di abolire tale luogo comune, in un paese come l’Italia che proveniva da un ventennio dove l’ordine e la concretezza erano il pane quotidiano, e di far crescere la nuova arte per far crescere contemporaneamente anche il paese in modo da adeguarlo con il resto d’Europa. Dopo l’esperienza parigina tutti loro si soffermarono, quindi, sullo studio delle avanguardie europee e, in particolare, su artisti come Kandiskij, Klee, Mondrian e Malevic. Gli artisti di Forma 1 decisero di tagliare tutti i legami con le eredità novecentiste, neonovecentiste e realiste italiane, in modo da poter creare una nuova eredità da lasciare ai posteri. Questa tabula rasa nei confronti della compattezza e della pesantezza del contesto culturale italiano del dopoguerra, i rapporti evidenti con le avanguardie storiche dell’inizio del secolo, fanno del gruppo Forma 1 il primo nucleo di rottura vera, il primo esempio di inserimento di un pensiero plastico italiano in una prassi di interrelazione con la cultura artistica internazionale, la più sperimentale del dopoguerra. Il loro interesse si sviluppa verso le articolazioni della Gestalt10, riallacciandosi all’esperienza dell’avanguardia europea, per poter giungere a una nuova definizione del concetto di forma, diventando, il punto di partenza per le ricerche del gruppo, che si basano soprattutto sul rapporto che c’è tra modernità della forma e contenuto rivoluzionario. Elemento comune per coloro che condividono questa breve ma intensa esperienza, è privilegiare il colore come elemento sensibile alla forma e alla struttura. Il gruppo espone ufficialmente per la prima volta dal 20 ottobre al 5 dicembre 1947 alla Galleria Art Club di Roma, aperta da Dorazio, Guerrini e Perilli, e questa è la prima mostra d’arte non figurativa del dopoguerra. All’esposizione partecipano: Consagra, Dorazio, Maugeri, Perilli, Turcato, con un introduzione di Emilio Vedova11. La Accardi, espone insieme a Sanfilippo ed Attardi nel novembre dello stesso anno, 284
sempre alla galleria Art Club. Inoltre, prende parte con i componenti del gruppo alla mostra Arte Giovane Italiana tenutasi presso il Festival della Gioventù di Praga. Carla Accardi è l’unica donna del gruppo Forma 1 e questo segna un momento importante, perché sottolinea la nuova connotazione della donna: non più angelo del focolare, ma personaggio che insieme all’uomo scrive la storia. Lei e suoi compagni si rendono conto che i contrari e le differenze non devono essere destinati allo scontro, ma alla convivenza, facendosi conciliabili. In tal senso riprendono i Futuristi, i quali, qualche decennio prima puntavano sugli opposti e su un diverso tipo di pittura per creare il futuro12. Gli artisti di Forma 1, da tale presupposto, esaltano gli ideali futuristi e mirano alla creazione di un nuovo linguaggio visivo scardinato da qualunque legame con il passato e con la figurazione. Ora si vuole creare un dialogo tra le opposizioni, costruendo un linguaggio artistico che racchiuda in se tutte le situazioni formali e informali: niente più figurazione rigida, ma transito tra le condizioni del vedere. Con il trasferimento a Roma, nel 1946, la Accardi respira finalmente l’aria che tanto sognava: un’aria di novità, volta alle esperienze europee, che non fosse chiusa al passato o ai confini italiani, ma che volgesse al futuro, imbevuta di un vento di rinnovamento. Il viaggio compiuto a Parigi non è che la conferma delle sue sensazioni: nella capitale francese la Accardi, insieme ai suoi compagni di viaggio, è spinta dalla sollecitazione di emanciparsi dalla soggezione al reale per entrare in una materializzazione oggettiva del proprio pensare e sentire, che si realizza attraverso le forme e il colore, con linee e spazi astratti. Oltre cha all’ideologia artistica, ciò che accomuna questi artisti è anche il pensiero politico: tutti fanno parte della “Gioventù Comunista”, tratto che sottolinea, ancora una volta, la volontà di staccare con il passato, che in Italia voleva dire vent’anni di dittatura e di chiusura totale, per guardare al futuro con occhi nuovi, gli occhi di chi vuol entra285
re a pieno titolo nel dibattito contemporaneo. Sulla base di queste convinzioni, la Accardi crea una serie di Scomposizioni (1947) (fig 204) che studiano il rapporto tra pensiero e vedere. Molto evidente, in questi lavori è il legame con il Futurismo e con le Compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla13. Tali opere sono composte dalla fluttuazione di forme, da spazi geometrici aperti, da triangoli e da linee sfumate che creano un modo continuo tra colore e forma; nello fig. 204 stesso tempo però, si avverte già un equilibrio tra opposti creato dai colori e dai segni che non sono chiusi in se stessi, ma aperti al dialogo.
2.2 Gli anni Cinquanta: segni di un cambiamento Il 1950 è un anno importante per la carriera dell’artista, sottolineato dal fatto che proprio allora tiene la sua prima personale, esponendo 15 tempere alla Galleria Age d’Or di Roma (fig. 205). La mostra viene presentata da Giulio Turcato, che loda l’operato della Accardi sottolineando il suo essere donna moderna che ha sdoganato i vecchi pregiudizi legati alla figura femminile dedita alla casa e alla famiglia, ma che si è posta come punto di riferimento per la modernità; egli infatti afferma: Queste 15 tempere di Carla Accardi sono la sua ultima produzione. Ha sempre esposto in gruppo perché a differenza di tutte le altre pittrici italiane, ha capito la serietà di un movimento. Ossia, una siciliana venuta a Roma due o tre anni fa, ha sradicato da se quei pregiudizi di falsa maternità o modestia per cui tutte le pittrici 286
hanno la loro discendenza assolutamente segnata da Rosalba Carriera.[14]A parer mio in questi ultimi sguazzi della Accardi, per la prima volta possiamo vedere come una donna concentri sul rosso una determinata composizione; non è affatto vero che una pittrice debba essere delicata a tutti i costi; anzi possa benissimo esprimere un pensiero con forza e un giudizio sulla forma più di qualsiasi altro pittore. Decade completamente la situazione particolare di servilismo atavico cui senza accorgersene la maggior parte crede ancora come al mondo delle stesse fisse di Aristotele e di Tolome.15
Nel 1951 torna a Parigi con Sanfilippo, ormai suo marito, dove incontra nuovamente Magnelli e Hartung e si aggiorna su novità espressive del movimento che la avvicinano alle tendenze della cultura europea. Successivamente, i due artisti tengono una personale alla Libreria Salto di Milano16, punto di ritrovo del MAC17. Lo stesso anno si chiude ufficialmente l’esperienza di Forma 1, esperienza breve ma intensa che segnerà la carriere di tutti gli artisti che ne hanno preso parte. Nonostante nel 1950 sia stato pubblicato un secondo manifesto, chiamato Forma n. 2, le sorti di questi artisti erano già destinate a dividersi e le loro carriere indirizzate a continuare singolarmente. Nel caso particolare della Accardi, il 1951 segna anche un momento importante della sua vita personale: nasce sua figlia Antonella. Tra il 1949 e il 1952 i colori si pietrificano e le forme e i contorni si fanno più evidenti. Per la Accardi inizia un periodo di studio introspettivo, in cui il segno e il dialogo tra opposti risultano fondamentali. fig. 205
I lavori di Pollock18, Mathieu19 e 287
Tobey20, che in questi anni giungono in Italia21 sono molto importanti, in un momento di transizione che porta l’artista a legare i segni verso un’identità coesiva degli opposti, che si chiariscono sulla tela con elementi bianchi su fondi neri che non si lasciano definire, ma si accavallano, si intrecciano in una struttura labirintica (figg. 206-207). Attraverso questo studio la Accardi è riuscita a rendere inseparabili gli aspetti razionali e quelli emozionali, congiungendoli attraverso il segno. Nonostante la grande ammirazione per Pollock e la lezione imparata da lui, la Accardi non si lascerà mai andare al dripping22(fig. 208) ma preferisce controllare la sua gestualità attraverso i segni: il bianco abita il nero, il positivo il negativo, in un groviglio impossibile da decifrare senza comprendere tutto l’insieme. Questi anni, quindi, sono segnati da un cambiamento, al quale contribuisce certamente la fine dell’esperienza di Forma. Ora la Accardi, cerca di trovare un suo stile personale, che risponda sempre ai canoni artistici moderni ma che sia ancor di più “suo”. Essenziale per questa sua ricerca è stato il confronto e lo studio dei lavori di Giuseppe Capogrossi23, colui che, prima degli altri, intraprende in Italia una poetica fondata sul segno. Ma se Capogrossi si sofferma sul segno in se, andando a creare un alfabeto personale composto di tratti sempre simili, la ricerca della Accardi si basa sulla relazione che c’è tra il segno e la superficie, tra in bianco e il nero, tra l’interno e l’esterno, tra il finito e l’infinito, mettendo in evidenza che tutti questi elementi, pur essendo contrastanti e opposti tra loro, sono anche complementari e quindi non possono esistere l’uno senza l’altro. I suoi sforzi vengono riconosciuti internazionalmente nel 1955, quando Michel Tapié24 la invita alla rassegna internazionale Individualità d’oggi alla galleria Spazio di Roma, a cui partecipano anche Burri, Capogrossi e Fontana. Inoltre, nello stesso anno, partecipa anche alla mostra Individualités d’Aujourd’hui tenutasi a Parigi, presso la Galerie Rive Droit. Le sue prime opere in bianco e nero sono invece esposte, 288
fig. 206
fig. 207 289
sempre nello stesso anno, alla Galleria San Marco di Roma. La mostra è presentata da H. Lester Cooke25. Sono molti i riconoscimenti e le partecipazioni a manifestazioni importanti che culminano con la presenza alla XXXII Biennale di Venezia, nel 1964, alla quale partecipa con dieci opere. Sul catalogo viene presentata da Carla Lonzi26, che scrive:
All’origine dell’opera di Carla Accardi c’è un atto di vitalismo così integrale da essere interamente definito dal comportamento.[…] La Accardi ha spontaneamente agito, fin dall’inizio, senza che le si presentasse il problema di una traumatica perdita di certezze ideologiche e culturali di fronte alla quale emergere come vittima, ma accettando i motivi di trasformazione di sé come motivi di apertura e sviluppo reale […]. In questo senso la Accardi è passata attraverso l’informale, ma avvertendone la presenza come dato ovvio del preesistente. Questo atteggiamento appare già in tutta la sua lucidità intorno al 1954 quando la verità esistenziale dell’angoscia cominciava ad essere offerta come tavola i meditazione escludente qualsiasi accenno di superamento. […] La Accardi ha compiuto dei gesti che hanno spostato la sua attività oltre all’Informale, e non c’è dubbio che ciò sia avvenuto proprio nella quotidiana operazione di far convergere tutte le sue energie su un complesso di prospettive del mondo all’interno delle quali manifestarsi come parte non essenziale. […] La Accardi ha trovato un modo di visualizzare il caos degli stimoli psichici, di classificarli per affinità morfologica e intensità di suggestione, di controllarne l’indefinito fluire. In questa operazione il problema del tempo non è mai stato formulato poiché era sempre esattamente il problema in questione, e formularlo sarebbe stato come cercare nel cassetto gli occhiali che si hanno davanti al naso. Ed è proprio nel carattere implicito delle sue soluzioni che la Accardi rivela il fondamento originario di una condizione femminile. La quale, appunto, si è costruita nella disposizione ancestrale a percorrere avanti e indietro il mistero esistenziale di essere quell’ “altro” a cui è impossibile riconoscersi nell’immagine che la società gli propone.27
2.3 Legami e intrecci con altre forme d’arte La ricerca basata sul segno-colore di Carla Accardi iniziata nei primi anni Cinquanta, si evidenzia con la sperimentazione di nuove tecniche e superfici trasparenti di sicofoil28,materiale innovativo che sarà un valido alleato per le opere dell’artista a partire da questi anni. Alla fine degli anni Cinquanta l’arte dell’Accardi si apre al colore e 290
i grovigli si colorano di tonalità piene: il viola, il blu, l’azzurro il rosso insieme al bianco e al nero creano armonia sulla tela. I rapporti tra positivo e negativo si intrecciano, non si mutano e prolungano forme e curve. Dal 1962 il segno si fa controllato: se inizialmente si segue una casualità incontrollata, ora i loghi sono frutto di uno studio pittorico più approfondito. Ragione di questo cambiamento è senza dubbio il contesto storico che negli anni va a modificarsi: i Sessanta sono il decennio delle
fig. 208
contestazioni giovanili, in cui si diffonde la cultura Pop29. La Accardi, partecipando a una cultura ante-pop e salvaguardando la sua concezione di arte legata all’Informale, ricerca un percorso intermedio che salvi il segno e non lo renda impersonale. Così i grovigli si allineano e si radunano insieme al colore. Altro elemento esaltato è la luce, che viene anch’essa veicolata dai colori. A partire da questa convinzione, per esaltare e studiare la luce la Accardi inizia ad utilizzare superfici diverse dalla classica tela e introduce, nella sua pittura, il sicofoil: materiale trasparente che si lascia attraversare dalla luce, la quale attraverso il colore muta di intensità e tono; per il suo tramite possiamo nuovamente vedere gli studi futuristici su Giacomo Balla che richiamano gli inizi della sua carriera. Attraverso l’intensità di segno, a seconda del suo tremolio, possiamo scorgere diversi stati d’animo che sono, ora, ancor di più accentuati dall’utilizzo del nuovo supporto. Nascono in questi anni i Rotoli (1965) (fig. 209):pitture-sculture che si 291
basano sul rapporto che c’è tra consistenza e inconsistenza e si piegano su se stessi andando a creare una colonna che acquisti solidità. La loro intenzione non è quella di sconvolgere i valori della pittura, ma di arricchirla di una forma superiore in cui gli elementi che la compongono (la forma, il colore, la materia, lo spazio, la trasparenza e la luce) creino un effetto superiore. Nel corso degli anni, lo studio porta l’artista a creare opere che integrano al loro interno la luce, la materia, fusa alla tridimensionalità e di conseguenza all’ambiente architettonico; nascono, quindi, opere come: Tenda (1966-67) (fig. 210), Ambiente Arancio (1966-68) (fig. 211)e Triplice Tenda (1969-71) (fig. 212), in cui il rinvio al messaggio luminoso si manifesta sotto forma di cavità di luce. Tenda, nasce da un ampliamento del concetto di rotolo, che diventa prima cono e poi tenda, creando uno spazio composto da superfici trasparenti; ispirata alle tende arabe, essa è un tempio effimero che nello stesso tempo protegge dal mondo esterno. Il suo essere trasparente sottolinea il dialogo tra opposti, evidente nel linguaggio dell’Accardi. Quest’opera è seguita da Ambiente Arancio, ulteriore studio del lavoro precedente. L’artista vuole espandere in tutto l’ambiente circostante, dal pavimento al letto, il suo pensiero riguardo lo studio della luminosità. L’idea di uno spazio o di un luogo, quasi sacro, dove poter esprimere a pieno titolo la sua personalità si concretizza con Triplice Tenda, in cui arte pittorica bidimensionale e architettura si fondono. L’opera, ampia e spaziosa, e si avvicina alla figura del cerchio sottintendendo uno spazio cosmico quasi simbolico. Nel corso degli anni Sessanta la sua fama arriva anche oltre oceano: nel 1967 viene invitata al Padiglione Italiano della Esposizione mondiale di Motreal e alla Exhibition of italian contemporary art tenutasi al Museo d’Arte Moderna di Tokyo. A partire dagli anni Sessanta le ricerche artistiche fanno spaziare l’interesse dell’Accardi a diversi campi dell’arte e tali considerazioni si fanno più evidenti. Ma il suo interesse verso altre forme d’arte ha una 292
fig. 209
fig. 210 293
fig. 211
fig. 212 294
storia più lontana: già nel 1949 realizza per sé una spilla scultura – che riprende una guache degli anni di Forma 1 –d’oro, brillanti, coralli e perle che si fa realizzare dalla storica ditta orafa Cazzaniga30. Questo legame con il design del gioiello continua anche in tempi più recenti: nel 1998 collabora con la ditta orafa Valadier31 disegnando una collezione in tiratura limitata di gioielli d’artista composti da anelli, orecchini ciondoli e spille32(figg. 213-216). La Accardi, però, si accosta anche al mondo della moda: del 1959 è una collaborazione con le Sorelle Fontana33; per l’occasione Carla Accardi realizza il design di una stoffa. Prima di lei i Futuristi e i Surrealisti si sono cimentati nello scambio tra pittura e progettazione della moda, perciò questa collaborazione fa dell’Accardi una degna erede delle Avanguardie storiche. Tale collaborazione risulta essere molto rilevante, tanto che nel 2004, il nuovo direttore artistico della Maison Fontana, Marco Coretti34 la reinterpreta in una collezione d’alta moda. A seguito di questa vicenda anche altri artisti si accostano alla moda, come nel caso di Giuseppe Capogrossi che negli stessi anni realizza dei tessuti per Germana Maruccelli35. Ma i legami con altre forme d’arte non si limitano solo a quest’occasione: nel 1964 realizza un arazzo per la nave Raffaello36 (fig. 217). Questo progetto nasce a seguito della collaborazione che prevede la decorazione di importanti Transatlantici come la nave Leonardo da Vinci, e prevede l’inserimento all’interno della nave di alcuni arazzi realizzati da artisti come Corrado Cagli, Antonio Corpora (Tunisi, 1909 – Roma, 2004), Giuseppe Capogrossi, Giuseppe Santomaso e Giulio Turcato. Dopo quest’esperienza si continuò a percorrere questa strada nella decorazione dei due Transatlantici gemelli Raffaello e Michelangelo che dal 1965 al 1975 percorrevano la rotta Genova – New York. Molti artisti contribuirono realizzando degli arazzi che vengono generalmente posti nel Salone delle Feste e nei Soggiorni di Prima Classe. Tra gli artisti scelti - da una commissione artistica presieduta da Giulio Carlo 295
fig. 213
fig. 214
fig. 215
fig. 216 296
fig. 217 297
Argan - ricordiamo : Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Giulio Turcato e Giuseppe Santomaso, che realizzano degli arazzi per il Transatlantico Michelangelo. Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Achille Perilli, Mimmo Rotella e Giulio Turcato sono alcuni dei nomi che firmano gli arazzi per la Raffaello, che in totale sono ventidue e tutti della stessa dimensione: 230x120 cm. Questi artisti furono scelti perché esponenti illustri della stagione Informale italiana e in quanto tali rispondevano alle caratteristiche di non figurazione richieste; inoltre importante è sottolineare come questo progetto rende effettivo l’aspirazione alla sintesi delle arti tale sin dalla metà del XIX secolo. Le forme dell’Accardi, che si interrogano sul segno e sulla possibilità dell’accumulo ben si adattano all’arazzo e la sua “scrittura segnica” che viene efficacemente restituita dal tessitore nello stacco del diverso tono del fondo bianco e dei segni neri. Tutti gli arazzi vengono realizzati dalla ditta arazziera Scassa37. Nel 1975, a causa della crisi petrolifera e della diminuzione del traffico transoceanico, il Parlamento Italiano vara una legge (n° 684 del 20-12-1974) che radia le turbonavi appartenenti alla Società Italiana di Navigazione dal servizio. Le opere d’arte che si trovavano al loro interno vengono prese in consegna dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e, in particolare gli arazzi, vengono affidati alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, dove oggi sono conservati. Nel 2011 a questi arazzi è stata dedicata una mostra, presso il Museo Diocesano di Gaeta realizzata dalla a dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, diretta da Anna Imponente con la collaborazione dell’ Associazione Nazionale Marinai d’Italia: Arte in Mare (Arte in Mare, 16/25-10- 2011, Museo Diocesano, Imponente Anna (a cura di), Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Gaeta, 2011). Il contributo che Carla Accardi da al dialogo tra arte pittorica e tessile lo 298
si evince anche nel 1974, quando realizza una serie di lenzuoli esposti alla Galleria Editalia di Roma a cura di Maurizio Fagiolo: Sette Lenzuoli (8/31-05-1974, Galleria Editalia, Roma) Negli anni Ottanta inizia ad accostarsi al mondo della ceramica realizzando una serie di piatti in collaborazione con l’Azienda gibellinese Nuove Ceramiche Gibellina azienda nata nel 1982 a seguito all’istituzione di una scuola di formazione di ceramica per le maestranze capaci di realizzare opere progettate da architetti o artisti, da collocare all’interno della nuova città,ricostruita dopo il sisma del 1968. Di questo rapporto tra arte e città il grande pannello in ceramica, realizzato dalla stessa Accardi Sequenza di rapporti con il Sud, collocato nel portico del palazzo di città, ne è quasi il manifesto. Accanto a lei, altri artisti come Arnaldo Pomodoro e Pietro Consagra partecipano a questo progetto. L’utilizzo della ceramica continua anche negli anni Duemila: del 2004 sono infatti i coni di ceramica smaltata e il pannello decorativo posto nell’atrio di Palazzo Valle, sede della Fondazione Puglisi Cosentino (Vie alternative, 2010-) (fig. 218) Quindi, in definitiva, fare pittura a partire dalle sperimentazioni su sicofoil è un ulteriore modo che l’Accardi utilizza per stringere legami tra la pittura ed altre forme d’arte, come se nel suo modo di fare arte e di vedere il mondo tutte le forme espressive potessero ricongiungersi. Nel cimentarsi in queste nuove esperienze e collaborazioni ritorna comunque il filo conduttore di tutta la sua carriera: unire gli opposti che in realtà non sono tali ma dipendono gli uni dagli altri.
2.4 Consacrazione della “Signora dell’Astrattismo” Nel 1976 arriva il secondo invito alla Biennale di Venezia, giunta alla sua XXXVIII edizione, dedicata ad Arte-Ambiente e curata da Germano Celant; la Accardi vi partecipa con Tenda. Parteciperà anche all’edizio 299
fig. 218
ne del 1978 nell’ambito della rassegna Dalla natura all’arte- dall’arte alla natura con una sua opera-dittico del 1960. Gli anni Ottanta sono anch’essi ricchi di avvenimenti che segnano positivamente la carriera dell’artista, ma su tutti, ve ne è uno che segna la sua vita privata: nel 1980 scompare tragicamente suo marito Antonio Sanfilippo, a seguito di un incidente stradale. L’evento, per quanto luttuoso, non le impedisce tuttavia di continuare a creare opere che faranno di lei una delle più importanti artiste italiane ancora viventi. Nello stesso anno, ad esempio, l’Architetto Corrado Levi, docente presso l’Università di Milano, tiene una serie di lezioni su di lei, evento che sottolinea l’importanza di Carla Accardi come artista sulla scena artistica italiana. Nel 1983 l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, diretto da Marco Miele, le dedica una importante mostra con opere di sicofoil di 300
diversi periodi ed acquista alcuni dipinti per la sede dell’istituto. In questi anni, paradossalmente la Acardi abbandona il sicofoil per riavvicinarsi alla tela, che diventa grezza, di canapa. Questo ritorno coincide con un momento storico di ritorno al Materialismo. In Italia sono gli anni in cui si sviluppa la Transavanguardia, movimento artistico prettamente nostro che rimanda alla figurazione e alla pittura, riallacciandosi ai canoni rinascimentali e manieristi. Le opere dell’Accardi risentono di questo cambiamento e diventano più ricche di grovigli, intrecci e colori; i fondi rimangono non colore ma si integrano con i grovigli. Nel 1986 il Museo Civico “Ludovico Corrao” di Gibellina organizza la mostra Forma 1947-86 curata da Giovanni Joppolo, Gabriella Di Milia e Annette Molochet. L’anno successivo la Accardi è ancora in Sicilia, sempre a Gibellina: il suo legame con la cittadina siciliana sarà molto stretto a partire dall’invito del sindaco Luovico Corrao, che invita lei ed altri artisti siciliani, come Pietro Consagra ed Emilio Isgrò, ma anche personaggi nazionali come Mario Schifano, Giulio Turcato, Arnaldo Pomodoro, Gino Severini, Alighiero Boetti, Fausto Melotti, Giuseppe Uncini a partecipare attivamente alla ricostruzione del centro raso al suolo dal terremoto del 1968. Tutti questi artisti contribuiscono a realizzare delle opere, architettoniche, pittoriche, ambientali, che danno vita a Gibellina Nuova, città ricostruita, ma anche primo esempio di museo a cielo aperto della Sicilia. Grazie al contributo di questi artisti è stato poi possibile creare una collezione permanente presente al Museo Civico della città. Nel 1988 Carla Accardi viene nuovamente invitata alla Biennale di Venezia nell’ambito della quale le viene dedicata una sala personale. Per l’occasione vengono esposti alcuni grandi dittici ed opere recenti scelte da Giovanni Carandente e Guido Ballo. L’anno successivo è invitata da Norman Rosenthal e Germano Celant alla mostra Italian Art in the 20th century alla Royal Academy of Art di 301
Londra. Importante segnalare questo, perché la Accardi è l’unica donna a parteciparvi, sottolineando la sua importanza per la critica nazionale ed estera. Sempre nel 1989, Barry Schwabsky, giornalista di «Arts Magazine», sul numero di dicembre della rivista le dedica un articolo molto lusinghiero a seguito di una personale tenutasi a New York nel settembre dello stesso anno, alla Galleria Salvatore Aia, in cui vengono esposti i dittici della Biennale del 1988 ed alcune opere inedite. Alla fine di questo decennio i colori si fanno più caldi e compaiono nella sua tavolozza arancioni, gialli e verdi brillanti. Questa nuova combinazione crea un nuovo rapporto, sempre basato sulla relazione degli opposti ma meno impositivo e più pacato. Nei primi anni Novanta le sue opere vengono esposte in numerose mostre nazionali e internazionali. Dal 1994 gli insiemi sono composti da zone tremolanti e confuse determinate da linee ondeggianti e tratti spezzati, ma pieni di energia instabile. Nel 1996 si inaugura l’opera permanente realizzata in mosaico per la metropolitana di Roma e nello stesso anno le viene conferito il titolo di “Accademico di Brera” a Milano, e l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce” dal Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, a Roma. Dal 1997 fa parte, come consigliere, della commissione per la Biennale di Venezia. I primi anni Duemila sono segnati da linee curve e sinuosità che assumono la consapevolezza di una forte logica. Questo nuovo corso fa avvicinare l’artista all’immagine del labirinto, in cui le immagini del razionale e dell’irrazionale si mescolano e si perfeziona il dialogo tra i due estremi. Nel 2000 nasce Casa Labirinto (fig. 219). Ivi i meandri architettonici delimitati da pareti si spostano sulle superfici e si trasformano in muri trasparenti composti da segni neri speculari che sono il riflesso della specularità degli spazi interni, come se l’opera andasse a costruire un 302
senso doppio. Del 2008 è l’evento realizzato presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma Superficie in Ceramica (fig. 220), con elaborazione sonora di Gianna Nannini Passi di passaggio. L’installazione è composta da un pavimento fatto di piastrelle in gres dipinto, superficie in ceramica, che copre interamente la prima sala dello spazio AuditoriumArte, con segni alternati di colore verde e cobalto su sfondo bianco. L’elaborazione sonora di Gianna Nannini, concepita per accompagnare i passi del pubblico sul pavimento dell’Accardi, è stata registrata dall’artista sulla Piazza Rossa di Mosca e rielaborata in occasione della mostra romana. Nella seconda sala sono presenti altre opere dell’Accardi, tra cui l’opera inedita Si dividono invano (2006) di dodici metri di lunghezza. La mostra è stata realizzata nell’Auditorium Parco della Musica di Romam promossa dall’Associazione RAM RadioArteMobile e curata da Achille Bonito Oliva (Accardi Nannini, 21-11-2008 / 7-01-2009, a cura di Achille Bonito Oliva, Fondazione Musica, Roma 2008). L’ultima mostra personale risale al 2011, presso la Fondazione Puglisi Cosentino di Catania, curata da Luca Massimo Barbero: Carla Accardi. Segno e Trasparenza (06-02-2011 / 12-06-2011, Silvana Editoriale, Catania 2011); ivi: Carla Accardi, 05-10-2011 / 18-05-2012, a cura di Luca Massimo Barbero, ma senza edizione in catalogo. Carla Accardi ha vissuto a Roma, nella sua casa-studio di via del Babbuino fino al giorno della sua morte, avvenuta improvvisamente il 23 febbraio 2014. La sua attività artistica non si è mai fermata, così come la sua ricerca che è sempre stata tesa al piacere di trovare e di trovarsi, così da offrire altre aperture, verso altre scoperte che non hanno mai fine. In tutti i lavori dell’Accardi possiamo riscontrare un filo conduttore sottile che oscilla tra l’astrazione e la concretezza, che spazia tra diverse forme d’arte, accomunate tra loro dalla ricerca di accomunare gli opposti. 303
fig. 219
fig. 220 304
Note al capitolo secondo
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Tra il 1946 e il 1952 nascono in Italia una serie di movimenti, accompagnati dai rispettivi manifesti, i quali hanno ideologie diverse, ma sono tutti accomunati dalla volontà di svecchiare il panorama artistico italiano. Tra i più noti ricordiamo: il Manifesto Blanco, pubblicato dal Lucio Fontana nel 1946 che da avvio al movimento dello Spazialismo. Esso afferma l’importanza di un nuovo modo di concepire lo spazio, abbandonando la pittura da cavalletto; nel 1946 viene pubblicato anche il Manifesto del Realismo, meglio noto come Oltre Guernica. Esso si pone come obiettivo l’impegno politico; gli artisti che vi aderirono si impegnavano, pertanto a legare realtà e figurazione; tra questi il movimento MAC (Movimento Arte Concreta), nato nel 1948 a Milano da un idea di Gillo Dorfless, Bruno Munari e Attanasio Soldani, e il Gruppo Forma 1, nato nel 1947 a Roma; 2 Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) dopo gli studi di architettura intraprende un percorso pittorico che lo porterà alla creazione, insieme ad altri suoi colleghi, del gruppo Forma 1, e all’esaltazione dell’informale. Molti i riconoscimenti in Italia e all’estero: negli anni Sessanta fonderà il dipartimento di School of Art presso la Pennsylvania University di Philadelphia. 3 Mino Guerrini (Roma, 1927 – Rimini, 1990), è tra i fondatori, nel 1945, del gruppo Forma 1. Successivamente i suoi interessi si spostano dalla pittura al giornalismo e al cinema. 4 Achille Perilli (Roma, 1927) dopo gli studi presso il liceo classico, intraprende giovanissimo la carriera di pittore, co-fondando il gruppo Forma 1 nel 1947. Negli stessi anni fonda insieme al suo collega e amico Mino Guerrini, la Galleria “Age d’Or” a Roma. Nel 1962 partecipa con una sala personale alla Biennale di Venezia. 5 Giulio Trucato (Mantova, 1912 – Roma, 1995) è tra i fondatori più anziani del gruppo Forma 1. Dopo gli studi effettuati a Venezia, ha modo di viaggiare in tutta Italia e di aderire al gruppo di ispirazione marxista nel 1947. Partecipa alla Biennale di Venezia del 1942. Se nella prima parte della sua carriera il suo modo di fare pittura è composto da colori accesi e forti, nel corso del tempo i toni si smorzano e si riempiono di materiali estranei alla tela, come ad esempio la sabbia. 6 La Galleria Billier si trova in Rue de la Boetie, storica via parigina, vicino agli Champs-Élysées. E’ tra le più note gallerie d’arte francesi perché qui, sin dagli anni Venti si incontra la Scuola di Parigi. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta diventa ancora più nota perché all’interno di essa si riuniscono ed espongono i maggiori artisti del momento, appartenenti al Tachisme, l’equivalente francese dell’Espressionismo Astratto Americano; hanno esposto qui artisti come Hans Hartung e Alberto Magnelli. 7 La Nuova Scuola di Parigi (Nouvelle École de Paris) prende il nome dalla Scuola di Parigi, che si sviluppa nella capitale francese a partire dal secondo decennio del Novecento e comprende artisti non francesi che in questa terra cercano fortuna, i quali non si accomunano per lo stile ma appunto per la loro diversa provenienza geografica. Tra i nomi più celebri ricordiamo: Pablo Picasso (Malaga 1991 - Mougins 1973), Amedeo Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920) e Marc Chagall (Vitebsk, 1887 - Saint-Paulde-Vence, 1985). La Nuova Scuola di Parigi, prendendo spunto dal movimento dei primi del Novecento, è attiva tra il 1945 e il 1960. Anche in questo caso il nome non si riferisce a uno stile, ma piuttosto è considerato un punto di riferimento per tutti quelli 305
artisti, francesi e non, che si cimentavano nella pittura astratta ed informale. Numerose le mostre organizzate, a partire dal 1950, per sollecitare le coscienze della gente comune. Tra gli artisti che presero parte a questo movimento ricordiamo: Jean-Michel Atlan (Constantine, 1913 - Paris, 1960), Jean Dubuffet (Le Havre, 1901 - Parigi, 1985) e Hans Hartung. 8 Alberto Magnelli (Firenze 1888 - Meudon, 1971) intraprese l’attività pittorica nel 1907. Sin dal 1911 ebbe contatti e fece conoscenza con i Futuristi fiorentini, pur senza mai aderire a tale movimento. Gli anni precedenti alla Prima Guerra Mondiale sono molto importanti per la sua formazione, perché è in questi anni che si avvicina alla pittura di astrazione geometrica: molto importante in questo senso il viaggio a Parigi effettuato nel 1913. Successivamente, anche se il Futurismo fiorentino stava decadendo, lui rimase fedele all’astrattismo geometrico; i colori si fecero più cupi, lo stile privo di ambientazione e atemporale: questo stile è stato definito “Realismo Immaginario”. Negli anni Trenta, per sfuggire alle ideologie Fasciste che non condivideva, si trasferisce definitivamente a Parigi e nel corso del tempo aderì a pieno titolo all’Astrattismo d’oltralpe. Negli anni Quaranta, finita la guerra, divenne il punto di riferimento della nuova generazione italiana che in lui vedeva un maestro di libertà e di stile. Partecipa a molte manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali come la Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma e la Biennale di San Paolo. Muore a Meudon, nel 1971. 9 Hans Hartung (Lipsia, 1904 - Antibes, 1989),dopo aver studiato filosofia e storia dell’arte all’Università di Lipsia, frequentò le Accademie di Belle Arti di Dresda, Monaco e Lipsia stessa. Nel 1935 si trasferì in Francia e successivamente prese la cittadinanza. Si distingue dagli altri perché ebbe la capacità, per primo, di trasferire sulla tela, in nitidi disegni, lo slancio sicuro del suo braccio. È possibile cogliere mutamenti nella sua pittura, ma sono variazioni sul tema: egli non giunse per gradi al non figurativo, ma vi partì fin dalle prime prove e vi rimase. I primi dipinti astratti di Hans Hartung risalgono agli anni Trenta, ma è solo nel dopoguerra che l’energia del suo segno diventa la struttura portante del quadro. Fu allievo di Kandinskij al Bauhaus e durante in Nazismo si rifugiò in Spagna. Dal 1945 riprese a dipingere: nella giovinezza era partito da macchie fino ad approdare, ora, in segni scuri che si accavallano, si incrociano, si aggrovigliano su fondi luminosi, in cui il colore trapassa da una gamma all’altra con vibrazioni struggenti. È poi approdato a enormi tele ove il fondo verde-azzurro è qua e là scalfito da nervosi, sottili graffi, quasi il segno di un lampo o di una stella cadente. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1960 ottenendo il massimo premio. Muore ad Antibes nel 1989. 10 La parola Gestalt in tedesco significa forma, schema, rappresentazione. Nella filosofia occidentale gli studi dedicati alla Forma hanno coinvolto generazioni di filosofi con opinioni spesso contrastanti. Se nell’antico la forma era qualcosa di immutabile ed eterno che non si poteva vedere, nel corso dei secoli questa definizione si è tramutata fino a diventare qualcosa che è in continuo movimento. Nonostante gli studi, ancora oggi non esiste una definizione chiara e completa di questo problema. 11 Emilio Vedova (Venezia, 1919-Venezia, 2006), pittore e incisore italiano, inizia la sua carriera da autodidatta. A partire dagli anni Cinquanta si avvicina al Neocubismo e a una pittura dalle tematiche politico-esistenziali in cui la gestualità automatica ed astratta ha trovato sfogo. La sua carriera artistica è caratterizzata da una costante volontà di ricerca e forza innovatrici. Nel 1942, aderisce al Movimento antinovecentista “Corrente”. Partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto “Oltre Guernica”. Nel 1948 partecipa alla sua prima Biennale di 306
Venezia, manifestazione che lo vedrà spesso protagonista: nel 1952 gli viene dedicata una sala personale, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura, nel 1997 il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile la cui estrema e difficile realtà lo colpirà profondamente. Nel 1961 realizza al Teatro La Fenice le scenografie e i costumi per Intolleranza ‘60 di Luigi Nono, con il quale collaborerà anche nel 1984 al Prometeo.Tra le ultime mostre personali di rilievo ricordiamo la grande antologica al Castello di Rivoli nel 1998 e, dopo la sua scomparsa nel 2006, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e alla Berlinische Galerie di Berlino. 12 Il Futurismo nasce in Italia, per poi diffondersi nel resto d’Europa, in un periodo (il manifesto viene pubblicato il 9 Febbraio del 1909, scritto da Filippo Tommaso Marinetti che ne coniò anche il nome) di notevole evoluzione, in cui tutto il mondo dell’arte e della cultura era stimolato da numerosi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici e le nuove scoperte tecnologiche. Dal nome stesso del movimento si può capire quali siano i suoi ideali: si vuole esaltare il futuro e le tecnologie. Se la prima fase fu caratterizzata da un’ideologia guerrafondaia e fanatica (in contrasto con altre avanguardie) ma spesso anche anarchica, la seconda stagione ebbe un effettivo legame con il regime fascista, nel senso che abbracciò gli stilemi della comunicazione governativa dell’epoca e si valse di speciali favori. Nel 1910 a Milano i “giovani artisti d’Italia” avevano pubblicato i manifesti sulla pittura futurista. Tra i maggiori esponenti ricordiamo Giacomo Balla e Umberto Boccioni. Dal punto di vista concettuale, il Futurismo naturalmente non ignora i principi cubisti di scomposizione della forma secondo piani visivi e rappresentazione di essi sulla tela. Cubista è senz’altro la tecnica che prevede di suddividere la superficie pittorica in tanti piani che registrino ognuno una diversa prospettiva spaziale. Tuttavia, mentre per il Cubismo la scomposizione rende possibile una visione del soggetto fermo lungo una quarta dimensione esclusivamente spaziale (il pittore ruota intorno al soggetto fermo cogliendone ogni aspetto), il Futurismo utilizza la scomposizione per rendere la dimensione temporale il movimento. 13 Giacomo Balla nasce a Torino nel 1871 e muore a Roma nel 1958. Prende parte al Futurismo firmando il manifesto di Marinetti del 1909. La sua pittura è inizialmente caratterizzata da una forte ispirazione sociale e dalla tecnica divisionista, che consiste nel dipingere attraverso dei puntini e piccoli segmenti accostati sulla tela utilizzando i colori primari e complementari. Successivamente si sofferma a studiare la luce e i colori messi in relazione con il movimento. Tali studi portano alla realizzazione delle sue Compenetrazioni Iridescenti a partire dal 1912. Balla usa questi quadri per analizzare l’oggetto, cercando di rappresentarne l’essenza e, quindi, andando già oltre il Futurismo stesso. Questo tipo di ricerca, importante da riscoprire, non è andata persa negli anni e nei movimenti artistici successivi al Futurismo; essa si può riconoscere ancora nelle correnti artistiche del secondo dopoguerra. Le compenetrazioni di Balla metterebbero così il Futurismo e la sua arte in una posizione centrale dell’arte contemporanea: il movimento artistico nato con Martinetti, seppur mai liberato dalla responsabilità storica delle sue aderenze politiche, sarà però rivalutato nei suoi aspetti di prassi e fondazione astratta. 14 Rosalba Carriera (Venezia, 1673 - Venezia 1757) pittrice e ritrattista italiana, è una delle poche figure femminili presenti sulla scena artistica italiana e per questo rimane per lungo tempo un punto di riferimento per le giovani che vogliono approcciarsi alla pittura. Cominciò la sua carriera artistica dipingendo le tabacchiere con quelle figure di 307
damine graziose che divennero poi la sua fortuna trasposte in miniature su avorio. Fu la prima che utilizzò tale soluzione, dando ad esso la lucentezza che sarà poi caratteristica delle sue opere su tela. Fu inoltre la prima a non seguire le regole accademiche che volevano una miniatura di tratti e punti brevi e ben amalgamati: lei invece vi trasportò il tratto veloce caratteristico della pittura veneziana. 15 Tempere di Carla Accardi,16-11/01-12/1950, Galleria Age d’Or, Turcato Giulio (a cura di), s.i.t., Roma, 1950. 16 La Libreria Il Salto di Milano diventa, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, punto di riferimento per il nuovo pensiero artistico che in questi anni si stava sviluppando. Nel 1948 ospita il gruppo MAC e i Concetti Spaziali di Lucio Fontana. Questo spazio insieme a molte Gallerie private nate nel medesimo torno di anni, diede un grosso contributo per la diffusione dell’arte astratta in Italia. 17 MAC è l’acronimo di Movimento Arte Concreta, movimento artistico nato nel 1948 a Milano da un’idea di Attanasio Soldati (Parma, 1896- Parma, 1953), Gillo Dorfles (Trieste, 1912) e Bruno Munari (Milano, 1907-Milano, 1998). Il suo fine era di promuovere l’arte non figurativa ed in particolare un tipo di astrattismo libero da ogni imitazione e riferimento con il mondo esterno, di orientamento prevalentemente geometrico. Il nome del movimento si rifà ad una accezione del termine “concreto”, usato nel senso detto, introdotto inizialmente negli anni Trenta da Kandinskij. Il Concretismo si oppone, quindi, oltre che alla figurazione, anche all’astrazione cosiddetta “lirica”. Il MAC esordì con una mostra collettiva tenuta alla Libreria Salto di Milano nel dicembre 1948. Negli anni seguenti, il movimento si struttura con una rete organizzativa diffusa in varie città, oltre Milano, come Torino, Genova, Firenze, e comprendente non solo pittori o scultori, ma anche architetti, industrial designer e grafici. Quest’ultima caratteristica del gruppo può essere messa in relazione con la molteplicità di interessi di due figure come Dorfles e Munari. 18 Jackson Pollock (Cody, 1912 – Long Island, 1956) cresce in Arizona e in California e qui entra in contatto con la cultura popolare indiana e pellerossa, che resterà un importante punto di riferimento per la sua carriera. Nel 1928 frequenta la Manual High School of Los Angeles, ma ne viene espulso e così due anni dopo si reca a New York dove studia presso l’Art Students League. Per tutti gli anni Trenta viaggia molto, ma nel 1935 si trasferisce stabilmente a New York dove entra a far parte del WPA Federal Art Poject, promosso dal governo americano per sostenere gli artisti rimasti senza lavoro durante la crisi. Nel 1936 scopre la pittura di Picasso e i surrealisti gli permettono di rompere definitivamente con le provinciali influenze americane. Nel 1942 conosce Lee Krasner: sarà lei a introdurlo negli ambienti più interessanti di New York, a presentargli, tra gli altri, personaggi come De Kooning. Il sodalizio con lei giocherà un ruolo importantissimo nel suo percorso artistico e umano, i due infatti si sposeranno nel 1945. Le esperienze di Mirò, Gorky e quelle contemporanee di De Kooning contribuiscono ad accrescere il suo interesse per il segno e l’automatismo, come espressione immediata e diretta del proprio sentire. In questa fase, le sue opere restano allusive a forme riconoscibili e non approdano subito alla totale astrazione. Nel 1943 tiene la prima personale alla galleria di Peggy Guggenheim a New York, Art of This Century. La collezionista gli offre un contratto che dura fino al 1947 e che gli permette di dedicarsi esclusivamente alla pittura. In questa fase si evidenzia l’assimilazione del linguaggio delle avanguardie europee (Surrealismo, Cubismo e Picasso) animata da quella che diventerà la componente forte della sua pittura: la carica segnica e gestuale. Nel 1952 ha luogo la prima personale a Parigi, allo Studio Paul Facchetti, e la prima retrospettiva al Bennington College 308
nel Vermont, organizzata da Clement Greenberg. Partecipa a diverse collettive, tra cui quelle annuali al Whitney Museum of American Art di New York a partire dal 1946, e alla Biennale di Venezia nel 1950. I suoi lavori sono conosciuti ed esposti in tutto il mondo, ma non viaggia mai fuori dagli Stati Uniti. A partire dal 1947, le sue superfici si fanno sempre più grandi, come più grandi si fanno i pennelli, così da consentire un sempre maggiore distacco dalla tela. Nel 1949 adotta la tecnica del Dripping che prevede l’utilizzo del colore attraverso la gocciolatura del pennello direttamente sulla tela che ora è posta per terra orizzontalmente; ciò che ne viene fuori sono una serie di grovigli, di segni, di macchie, di spruzzi e di aloni realizzati coinvolgendo tutto il corpo dell’artista e il segno è governato dalla gestualità del braccio. Negli ultimi dipinti di questo periodo, per cui il critico Greenberg inventò il termine di “Action painting”, si aggiungono spesso sabbia, ciottoli, filo metallico, pezzi di vetro. Dal 1950 al 1952 Pollock raggiunge risultati di intensità quasi delirante che traducono le sue tensioni interne in quadri esclusivamente bianchi e neri. Nel 1950 firma la protesta degli Irascibili; nello stesso anno espone tre opere alla XXV Biennale di Venezia e Peggy Guggenheim organizza contemporaneamente per lui, in città, una mostra al Museo Correr. Afflitto da sempre dall’alcool, contro il quale ha anche molto combattuto con alterne fortune, ricomincia a bere oltre misura e dal 1954 rallenta la sua attività. Muore in un incidente stradale a New York l’11 agosto 1956. Ritenuto il maggior rappresentante dell’Action Painting e dell’Espressionismo astratto, ha rappresentato un momento importante della ricerca artistica del secolo scorso e la prima affermazione del mondo statunitense come nuovo centro dell’arte nella seconda metà del ‘900 19 Georges Mathieu (Boulogne-sur-Mer, 1921 – Boulogne-Billancourt, 2012) è tra i più significativi rappresentanti dell’arte gestuale. Comincia a dipingere nel 1942 dopo aver studiato filosofia e diritto e dopo aver conseguito la laurea in inglese, che gli consentirà, dopo la guerra, di lavorare a Parigi come responsabile delle pubbliche relazioni per la compagnia marittima americana U.S. Lines. Comincia a dipingere quadri non figurativi nel 1944, praticando un’astrazione libera e gestuale. A partire dal 1947, si fa notare per la sua applicazione del colore direttamente dal tubetto. Nel vivo del dibattito teorico, organizza diverse mostre in favore dell’Abstraction Lyrique, di cui diventa punto di riferimento. Questa nuova astrazione, gestuale, lirica, informale o tachiste, si spoglia delle tradizioni e delle regole fino ad allora predominanti, per mettere in primo piano i fenomeni puramente pittorici. Il pensiero filosofico del tempo contribuiva a sostenere le convinzioni degli artisti impegnati a sviluppare una forma di pittura gestuale, a vivere l’esperienza pittorica in modo nuovo, con un coinvolgimento corporeo totale. E’ il primo ad essere consapevole delle affinità tra la pratica dell’astrazione lirica e l’Espressionismo astratto e a mettersi in contatto con le gallerie americane. Espone per la prima volta nel 1946, al 6° Salon des moins de 30 ans,, alla Galerie des Beaux-Arts di Parigi, e nel 1950 tiene la sua prima mostra personale alla Galerie René Drouin a Parigi. Muore nel 2012 a Boulogne-Billancourt, alle porte di Parigi. 20 Mark Tobey (Centreville, 1890 – Basilea, 1976) si forma all’Art Institute of Chicago lavora a New York come illustratore, disegnatore di moda e decoratore d’interni. Dal 1922 è a Siattle e si interessa ai procedimenti tecnici della pittura e della calligrafia cinesi e si avvicina alle filosofie orientali. Viaggia molto sia in Europa che nel Vicino Oriente, e successivamente si trasferisce in Inghilterra dove insegna presso Dartington Hallo. Alla fine degli anni Trenta torna negli Stati Uniti ed elabora un linguaggio personalissimo dalle grafie sottili e vibranti, tendenzialmente monocrome, da lui definite “white writing”. Nel 1960 si stabilisce stabilmente a Basilea dove prosegue i suoi studi 309
e dove muore nel 1976. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’influenza, politica, sociale e artistica che gli Stati Uniti d’America hanno sull’Europa è notevole. Evento che segna la fine dell’era delle dittature e l’inizio di un nuovo periodo storico è la Biennale di Venezia del 1948, in cui i paesi partecipanti vogliono rivendicare il primato della cultura e delle arti sulle barbarie della guerra. Quest’evento segna anche la consacrazione di movimenti artistici che, già ampiamente conosciuti in America, acquistano successo anche nel vecchio continente. Tra i più importanti personaggi, certamente Jackson Pollock si fa promotore di un nuovo modo di fare pittura, che si può identificare con l’Espressionismo astratto: non più tela verticale e pennello, ma tela disposta per terra e pennellate di colore che vi danzano sopra creando segni dettati dalle sensazioni personali. Pollock, con la supervisione di Peggy Guggenhiem, partecipa alla Biennale del 1948 e si consacra come simbolo di una nuova era. Nel 1950 viene organizzata una personale dell’artista al Museo Correr di Venezia e successivamente alla Galleria Il Naviglio di Milano. Lo scambio tra Italia e Stati Uniti è sottolineato, però anche da altri eventi: nel 1949 il MoMa di New York organizza la mostra Twenty-Century Italian Art che comprende avanguardie storiche come il Futurismo, ma anche giovani artisti come Lucio Fontana e Afro. In Italia, nel 1950 la Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma si avvicina all’arte astratta con l’esposizione American Abstact Artists e nel 1951con la mostra Arte Astratta e Concreta in Italia; quest’ultimo evento apre le porte a artisti come Mino Guerrini, Piero Dorazio e Achille Perilli. Tra il 1951 e il 1952, infine, vengono pubblicate le foto di Hans Namuth che ritraggono Pollock che dipinge per terra camminando sopra la tela; queste fotografie consacrano ulteriormente la figura dell’artista e contribuiscono a creare un nuovo ideale, spazzando via quelli di prima della guerra. 22 Il dripping è la tecnica di pittura utilizzata da Pollock, diffusasi tra gli anni Quaranta e Sessanta: è un modo di dipingere in cui il colore viene fatto sgocciolare (drip in inglese) spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele. L’opera che ne risulta enfatizza l’atto fisico della pittura stessa. Pollock la compie con procedimenti automatici, gesti incondizionati e spontanei, come i surrealisti. I suoi lavori non nascono come “arte studiata” ma si affidano in parte anche a il caso, dipingendo in modo impulsivo e istintivo. 23 Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900-1972). Negli anni Venti del Novecento compie un viaggio a Parigi che diventa di fondamentale importanza per la sua formazione artistica. Tornato a Roma, espone per la prima volta nel 1932 presso la galleria Il Milione di Milano, insieme a Corrado Cagli ed Emanuele Cavalli. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il suo linguaggio approda sulle sponde dell’Astrattismo e diventa un illustre esponente della Scuola Romana insieme a Lucio Fontana, Alberto Burri e Renato Guttuso. Questo movimento artistico vuole rinnovare il linguaggio artistico romano riallacciandosi all’esperienza futurista. Ma Capogrossi, pur facendo tesoro degli insegnamenti futuristi, li supera arrivando a creare un linguaggio tutto proprio fatto di segni che compongono un suo alfabeto personalissimo. Con questo nuovo linguaggio va a collegarsi all’Espressionismo astratto, che negli stessi anni si sviluppa in America e pone le basi per lo sviluppo di un’arte gestuale, fatta di sensazioni espresse con il segno anche in Italia. 24 Michel Tapié (Senouillac, 1909-Parigi, 1978) è stato uno dei maggiori critici d’arte del secondo Novecento. Promotore dell’Arte astratta, fu colui che coniò il termine francese Tachisme, che è l’equivalente francese dell’Espressionismo Astratto. 25 Hereward Lester Cooke (Princenton, 1916- 1973) è stato un pittore e curatore americano. Ha collaborato con le più importanti gallerie nazionali, come la National Galery 21
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of Art di Washintong D.C. Inoltre, ha collaborato, dal 1969 e per dieci anni, con il governo americano nei programmi di sponsorizzazione dell’arte per la selezione di artisti che lavorano attivamente con la NASA. 26 Carla Lonzi (Firenze, 1931-Milano, 1982), scrittrice e critica d’arte, oltre che molto amica di Carla Accardi. Le due donne si conobbero negli anni Cinquanta ed instaurarono un forte legame di amicizia, composto anche da una forte stima reciproca. Carla Lonzi, è l’autrice delle edizioni Rivolta Femminile, manifesto pubblicato nel 1970 in collaborazione con la Accardi ed Elvira Banotti; il “manifesto” contiene in nuce tutti gli argomenti d’analisi che il femminismo avrebbe fatto propri: l’attestazione e l’orgoglio della differenza contro la rivendicazione dell’uguaglianza, il rifiuto della complementarità delle donne in qualsiasi ambito della vita, la critica verso l’istituto del matrimonio, il riconoscimento del lavoro delle donne come lavoro produttivo e, non ultimi, la centralità del corpo e la rivendicazione di una sessualità autonoma svincolata dalle richieste maschili. Carla Lonzi e il gruppo da lei fondato rappresentarono un’avanguardia perché furono in grado di anticipare con largo margine i punti focali che sarebbero poi appartenuti all’intero movimento femminista, riuscendo ad intuire sin dal principio l’imprescindibilità di alcune pratiche quali il separatismo e l’autocoscienza. Rappresentarono anche un’esperienza assolutamente originale, per alcuni caratteri distintivi come l’utilizzo costante della scrittura e l’importanza ad essa attribuita, e la conseguente pubblicazione di numerosi testi attraverso la fondazione di una propria casa editrice. 27 Catalogo della XXXII Biennale di Venezia, 20-06/10-10-1964, Biennale di Venezia, Lonzi Carla, Venezia, 1964. 28 Lastra di plastica molto sottile, solitamente trasparente, derivante dal plexiglass. 29 La cultura Pop fa riferimento ai movimenti culturali e artistici nati negli anni Sessanta, meglio conosciuti come Pop Art, termine che deriva dalla parola inglese “popular art”, ovvero arte popolare. La corrente artistica è in netta contrapposizione con l’Espressionismo astratto, considerato troppo intellettuale, e rivolge la propria attenzione verso gli oggetti della vita quotidiana e la società dei consumi. In un mondo dominato dal consumo, la Pop art respinge l’espressione dell’interiorità e dell’istintività e guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l’uomo contemporaneo. È infatti un’arte aperta alle forme più popolari di comunicazione: i fumetti, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. Il fatto di voler mettere sulla tela o in scultura oggetti quotidiani elevandoli a manifestazione artistica si può idealmente collegare al movimento svizzero Dada, ma completamente spogliato da lla sua carica anarchica, provocatoria e critica. Il maggiore esponente di tale corrente è certamente Andy Warhol (Pittsburgh 1928-New York 1987). 30 La ditta Cazzaniga viene fondata Angelo Cazzaniga (Roma, 1908 – 1976) comunemente chiamato Giorgio alla fine degli anni Venti. Il f iglio Paolo ( Roma, 1940) continua l’attività del padre negli anni Settanta apre un altro negozio. Attualmente, il pronipote di Angelo Cazzaniga, Giorgio ( Roma, 1967) dirige l’azienda di famiglia. All’inizio la produzione Cazzaniga è legata a forme e motivi assunti dal liberty, dal déco, dalla mode blanche e da tipologie tipiche degli anni Quaranta .Dagli anni Cinquanta sono stati creati gioielli originali che connotano uno stile, caratterizzato dall’uso dell’oro, nelle sue diverse valenze cromatiche, accuratamente lavorato a incisione, sbalzo e cesello da abilissimi artigiani. Il modulato effetto luministico - cromatico è impreziosito da smalti e da una vasta gamma di gemme preziose di taglio differente. I soggetti privilegiati sono fiori, foglie, farfalle e insetti. I monili più frequenti sono: spille, collane, bracciali, anelli; non mancano gemelli e pendenti-spille raffiguranti ma311
scheroni e meduse. Paolo conferma un percorso di continuità con lo stile Cazzaniga con il tempo afferma una sua linea specifica più geometrica e sintetica 31 Il marchio Valadier nasce dallo studio e dalla conoscenza di ambiti disciplinari eterogenei quali l’architettura e il design, la pittura e la scultura, l’artigianato e le arti decorative, dai quali seleziona e realizza progetti volti al mondo della gioielleria. Ideatori del progetto sono Maria Eugenia Muratori , architetto e designer e Paolo Paolillo, mercante di pietre preziose, esperto di arte orafa nonché appassionato collezionista di arte moderna e contemporanea. Il nome Valadier evoca la grande tradizione orafa romana di Luigi Valadier, nel legame con l’architettura del figlio Giuseppe, sottolineando la volontà di fondere in un unico progetto i diversi ambiti disciplinari.Per quanto riguarda la realizzazione degli oggetti, Valadier si rivolge ad un ventaglio selezionato di artigiani ognuno dei quali ha competenze specifiche nei vari settori; parliamo quindi di orafi, argentieri, incisori, cesellatori, incastonatori, tutti dotati ormai di sistemi di produzione avanzata; inoltre collabora con ditte che lavorano materiali alternativi a quelli specifici del settore orafo al fine di soddisfare tutte le esigenze dettate dal design. 32 Anche Pietro Consagra aderisce a questo progetto realizzando, come l’Accardi, una collezione in tiratura limitata di gioielli d’artista composti da anelli, orecchini ciondoli e spille. 33 Le Sorelle Fontana, Zoe (1911-1978), Micol (1913) e Giovanna (1915-2004) sono le fondatrici dell’omonima casa di moda che ha sede ha Roma. Le sorelle Fontana, con il loro atelier, furono tra le prime a dare un vivace impulso al Made in Italy, rendendo così famoso lo stile italiano nel mondo e divennero il simbolo della dolce vita italiana. I loro abiti sono conservati nei più importanti musei del mondo: dal Metropolitan di New York, al Louvre di Parigi. 34 Marco Coretti nasce a Roma dove studia arte, ma successivamente si trasferisce a Parigi, dove ha modo di sviluppare le sue conoscenze. Nel 1997, è tornato in Italia dove ha creato i suoi primi accessori moda e scarpe. Nel 2004 è diventato direttore creativo della Maison Fontana e l’anno successivo è stato scelto dal Comune di Roma e di AltaRoma come art director di The Ages of Fashion, un progetto pensato per il recupero di haute italiano couture. La sua passione per l’alta moda e le arti in generale, lo ha portato a collaborazioni con artisti del calibro di Carla Accardi. 35 Germana Maruccelli (Settignano, 1905 - Milano, 1983) impara i rudimenti del mestiere nella sartoria degli zii Chiostri; successivamente si sposta a Milano e a Parigi, dove si forma artisticamente come sarta e figurinista. Nel 1951 partecipa alla sfilata della sala Bianca organizzata da Giovan Battista Giorgini e dal dopoguerra in poi colloca le sue creazioni vicine alle arti figurative, rifacendosi, ad esempio al Quattrocento fiorentino (Linea “Fraticello”, 1954). Anche la collaborazione con Capogrossi riprende questa linea di pensiero. Muore a Milano nel 1983. 36 L’arte arazziera in voga in Italia fino alla metà dell’Ottocento ritorna tale a partire dagli anni Trenta del secolo successivo, quando incontra quella propriamente detta. In questi anni sono i futuristi che si impegnano in questo senso realizzando le cosiddette “case d’arte”. L’eredità di questo progetto viene raccolta da personalità di spicco degli anni Trenta e Quaranta tra cui Mario Sironi, Enrico Prampolini e Le Corbusier (La Chaux-de-Fonds, 1887 – Roquebrune-Camp-Martin, 1965), i quali partendo dal presupposto di voler superare l’arte tradizionale permettono di coniugare diversi aspetti dell’arte come l’architettura, la pittura, la scultura e l’arte dell’arazzo. Inoltre, altra, importante personalità dell’arte che prende parte a questa rivoluzione è l’architetto Gio Ponti (Milano, 1891 – 1979) che attraverso le pagine di «Domus» condusse la sua battaglia per l’affermazione di uno stile italiano che coinvolgesse diversi aspetti dell’arte. 312
Anche il MAC collabora attivamente nell’attuazione di tale progetto cercando di abbattere le barriere tra arte e tecnica. Fanno seguito una serie di manifestazioni pubbliche e private che esaltano questo concetto e che hanno come soggetto l’esaltazione e l’esposizione dell’arazzo: Nel 1953 a Roma, a Venezia e a Napoli fu allestita la mostra “Arazzi francesi dal medioevo ai nostri giorni”, in cui vennero esposti esempi dell’arazzeria francese attraverso i secoli; nel 1953 il Ministero della Pubblica Istruzione decise di istituire una scuola di arazzeria presso il laboratorio di Eroli a Roma. Nel 1957 la galleria del Fiore di Milano, diretta da Luciano Cassuto e legata all’attività del gruppo MAC espose alla Triennale una serie di opere tessute su cartoni di Giuseppe Ajmone (Carpignano Sesia, 1923 – Romagnano Sesia, 2005), Enrico Bordoni (Savona, 1904 – 1969), Alfredo Chighine (Milano, 1914 – Pisa, 1947), Gianni Dova (Roma, 1925 – Pisa, 1991), Alberto Magnelli, Enrico Prampolini, Mauro Reggiani (Nonantola, 1897 – Milano, 1980), Anastasio Soldati ed Ettore Sottsass . ,eseguiti dalla scuola di Eroli. 37 La ditta Scassa ha sede ad Asti e nasce nel 1957 per volere di Ugo Scassa (Portacomaro, 1928). L’azienda si trova all’interno della Certosa di Valmanera e ospita oltre ai laboratori di tessitura, dei laboratori di restauro di arazzi antichi e un museo. Inizia il suo percorso con il nome Italia Disegno, laboratorio di produzione di tappeti annodati a mano, ma si trasforma già nel 1960 in laboratorio di tessitura di arazzi con telai ad alto liccio, in quell’anno vinse il concorso per la decorazione del salone delle feste del Transatlantico Leonardo da Vinci Qualche anno dopo, con una nuova firma Arazzeria Scassa, il laboratorio continua la produzione per la decorazione delle navi Michelangelo, e Raffaello.
313
Capitolo Terzo Il progetto La collezione qui proposta mira a instaurare un dialogo tra quelli che sono i linguaggi dell’arte contemporanea siciliana – dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sino ad oggi – e la progettazione tessile e di moda, utilizzando come tramite il design tessile. La pittura di Carla Accardi sembra essere, a nostro avviso, il mezzo migliore con il quale far incontrare queste due realtà artistiche, perché attraverso la sua personalità, il suo stile e le sue opere è un’illustre rappresentante della stagione artistica presa in considerazione; a tal fine si è scelto di utilizzare come tramite il design tessile; in tale settore la pittura dell’Accardi si è già confrontata in passato, in un proficuo incontro tra arte, tessili e moda (vedi supra, § 2, p. 293). Su alcuni dei suoi quadri è incentrata la collezione qui proposta: di cappe ispirate all’abbigliamento contadino Ottocentesco.
3.1 Composizione e scelta del pattern A seguito dello studio della storia, della poetica e delle forme di Carla Accardi sono state scelte delle opere - che per i loro segni e le loro forme, potevano ben sposare la causa. Partendo da esse, sono state rielaborate le strutture che hanno portato alla creazione di patterns di dimensioni 30x30 cm. Le opere prese in considerazione sono state scelte per la loro collocazione: tutte le opere da cui scaturiscono i patterns sono conservate permanentemente, o sono state ospitate durante delle mostre temporanee, nei musei siciliani studiati; si è deciso di prendere in considerazione solo queste opere, non perché siano più importanti di altre, ma per sottolineare il fatto che l’analisi condotta mira ad esaltare il talento siciliano e tutto ciò che il territorio può offrire. Le opere prese in considerazione sono: Capriccio spagnolo, 1982 (tav. 1); Concentrico blu, 1960 (tav. 2); Diversi grigi, 1954 (tav. 3); Formella di ceramica, 2008, (tav. 4); Grande viola scuro, 1968, Museo (tav. 5); L’isola, olio su tela, 1950, (tav. 6); Residui caduti n°2, 1998, (tav. 7); 315
Rosso verde, 1967(tav. 8); Segni e trasparenze (tav. 9); Verde e cobalto, 2008, (tav. 10); Vie alternative, 2010 (tav. 11). Il pattern rappresenta una porzione di tessuto e la sua caratteristica fondamentale è quella di essere riproducibile serialmente, in maniera tale da poter realizzare un disegno seriale riproducibile all’infinito. Molto importante è la simmetria dei suoi bordi: dove finisce una forma ne deve cominciare necessariamente un’altra, per garantire un percorso di continuità. Tutto il processo è stato eseguito al computer, utilizzando Adobe Photoshop. Anche l’aspetto tonale è stato preso in analisi: se inizialmente i colori dei pattern rimanevano quelli presenti nei quadri, successivamente, la ricerca formale si è spinta oltre, cercando di accostare nuove tonalità cromatiche per ampliare la ricerca (Tavv. 4-5).
3.2 Scelta e modalità di stampa del tessuto La scelta dei tessuti sui quali realizzare la stampa è ricaduta su delle semplici tele di coltone, tessuto ampiamente usato dall’Accardi come supporto per le sue opere, che mira a fare da filo conduttore a tutto il progetto. Altro elemento fondamentale è la tecnica di stampa. Dopo un’accurata ricerca, la scelta è ricaduta sulla serigrafia. Questa antica tecnica, giova oggi delle innovazioni tecnologiche ed utilizza l’ausilio dei computer. Essa permette di realizzare una stampa uniforme su una quantità industriale di tessuto. Se la stampa serigrafica artigianale utilizza ancora un telaio manuale, di dimensioni ridotte, oggi la stampa digitale semplifica il processo e permette di realizzare quantità enormi di tessuto stampato in breve tempo. Molto importante è stato trovare un’azienda specializzata nel settore. Inizialmente la ricerca era circoscritta al territorio locale, ma purtroppo non esiste in Sicilia un’azienda capace di produrre stampe serigrafiche su stoffa di grande formato. Ampliando lo sguardo ai confini nazionali ed internazionali, attraverso il web è stata effettuata una ricerca specifica e una selezione di aziende. Molto valida è risultata l’azienda britannica Spoonflower.com (www.spoonflower.com) specializzata nella realizzazione di stampe digitali su diverse superfici, tra cui i tessuti. Tutto 316
il processo avviene su internet, attraverso il sito: l’utente, si registra, crea il suo pattern, decide dimensioni, andamento e tessuto e ordina il prodotto che arriva a casa. Unica pecca di quest’azienda è la comunicazione: il sito è interamente e unicamente in lingua inglese e non esiste una versione in italiano, pertanto bisogna avere delle basi linguistiche e tecniche specifiche per poterlo utilizzare. Di conseguenza la scelta è ricaduta sull’azienda italiana Pixartprinting srl, con sede a Quarto d’Altino, (Ve); come nel caso di Spoonflower, essa svolge la sua attività su internet (www.pixartprinting.it); l’utente si registra e svolge tutte le attività on line. Il sito è suddiviso in diverse sezioni d’interesse – prodotti di piccolo formato, riviste, cataloghi, libri, allestimenti d’interni, tessuti, packaging, esposizioni, ristorazione – ognuno con al loro interno dei menu ancora più specifici. Per quel che riguarda i tessuti sono presenti diverse finalità di stampa: canavas, borse, t-shirt e tessuti con patterns; quest’ultimo era quello più consono al progetto. L’azienda mette a disposizione una serie di pattern prestabiliti, ma è possibile anche inviarne uno proprio, definito pattern libero. Essa mette a disposizione dell’utente un manuale che spiega passo passo tutti gli step da seguire: scelta del pattern, come comporlo, come comporre la decorazione, eventuali errori da evitare e inoltre, vi è indicata la scala di colore da utilizzare per la buona riuscita della stampa (CMYK). Il manuale inoltre, informa l’utente che a seconda della composizione chimica del tessuto i colori originari possono apparire leggermente diversi, ma senza mai allontanarsi troppo dall’originale. E’ poi possibile scegliere il tipo di tessuto - tra velo di cotone, cotone, lino pesante e cotone pesante -, il verso della decorazione e il metraggio – è possibile stampare dai 50cm sino ai 5m di lunghezza - mentre l’altezza varia dai 120 ai 150 cm. Accanto alle variabili decorative è riportato il prezzo, che cambia a seconda del tessuto e si somma alle spese di spedizione. Successivamente, si invia il file pdf del pattern scelto – lo si può inviare direttamente sul sito o spedire un cd - e nel giro di dieci giorni arriva il tessuto a casa. L’azienda informa l’utente sui tempi di spedizione, dalla partenza sino alla conferma: è persino possibile visualizzare il percorso del pacco attraverso dei link che l’azienda invia all’utente. In ogni caso, le date di consegna sono state sempre rispettate, senza mai alcun ritardo. Inoltre essa è fornita di un servizio clienti sempre a disposizione dell’utente. Inizialmente si è deciso di ordinare delle prove di tessuto, scegliendo la tela di cotone, che sono risultate subito soddisfacenti: il colore, nonostante sia meno carico rispetto all’equivalente digitale – ma ciò dipende 317
dal supporto e dalla composizione fisica del tessuto – è rimasto nelle tonalità indicate e la qualità della stoffa risulta essere buona (Tav. 12).
3.2 Modalità di utilizzo dei tessuti: collezione di cappe per l’a/i 20142015 Successivamente si è pensato alla modalità di utilizzo dei tessuti realizzati. Fonte d’ispirazione è stata l’abbigliamento popolare ottocentesco delle donne siciliane. Dopo attenti studi si è presa in considerazione la rielaborazione della mantella: capo d’abbigliamento esterno in origine a ruota, senza maniche, spesso con cappuccio che solitamente si indossava come copri spalla. Con la mantella – o mantellina – la donna usciva di casa in ogni occasione ed era un abbigliamento che durava tutta la vita. Questa poteva essere di diversi tipi e spesso si modificava a seconda della zona d’appartenenza: nella provincia di Messina è di semplice panno nero, mentre in quella di Palermo può essere anche di colore bianco, di lana; a Ragusa, invece, giunge fino ai piedi; a Catania le nobildonne le potavano bianche e ricamate, mentre le altre le avevano di colore nero o rosso, quelle delle contadine erano invece di lana o di panno azzurro. Possono anche essere riccamente decorate, talvolta lavorate all’uncinetto. Accanto alla mantella, a completamento dell’abbigliamento, la donna siciliana poteva anche indossare uno scialle, spesso di seta nera, con delle trine per bordure o di stoffa colorata. In ogni caso questi indumenti, che sono tra i più caratteristici dell’abbigliamento popolare, denotano un’influenza araba, così come il coprimiseria e la fadigghia, che fanno parte della famiglia dei manti; il primo è un cappotto, con cappuccio, che copre la donna dalla testa ai piedi e viene chiamato con questo nome perché, nasconde qualsiasi altro capo sottostante e di solito viene usato dalle donne più povere per coprire i capi più dismessi. La fadigghia è invece un manto che documenta il passaggio da uno stato sociale all’altro dell’indossatrice: solo le maritate lo indossavano, la fadigghia infatti, componeva il corredo nuziale, preannunciando la maternità. Nel giorno del matrimonio la donna indossa un mantello (che poi si trasformerà in velo) la gliupa: questo gli viene donato dallo sposo, può essere indossato dalle donne anche durante le feste importanti, lasciando scoperti solo naso e occhi, cosa che accadeva soprattutto nel trapanese. Solitamente il manto avvolgeva la donna ed, eccetto il giorno del matrimonio, era di colore nero: di seta per le nobildonne 318
e di semplice mussola per le popolane, ma in entrambi i casi scendeva dalla testa intorno al corpo e si fissava su uno dei fianchi a seconda della zona. (Tavv. 13-14) Partendo dallo studio di queste forme si è andata a rivisitare la classica mantella tenendo conto anche della composizione del tessuto: essendo una tela di cotone, si è cercato di realizzare dei capi dalle linee semplici e rette, mantenendo immutato l’aspetto di capospalla senza maniche, con poche cuciture e spesso con dei tagli per permettere il movimento delle mani. Si è inteso giocare con le asimmetrie tra il davanti e il dietro, ma anche tra le due parti davanti, in modo da creare movimento. In tal modo spesso le lunghezze si accorciano e vanno da capi che arrivano alla vita, fino a quelli che sfiorano il ginocchio, ed altri ancora che coprono solo la parte alta del busto e le spalle. Al tessuto stampato si è affiancata la maglina di lana. La scelta nasce dal fatto che, essendo la mantella un capo essenzialmente invernale deve servire a combattere il freddo e questa maglia si presta bene allo scopo; inoltre, sempre per il motivo appena citato, si è pensato di imbottire i tessuti con dell’ovatta, e unire il tutto tramite una trapunta che riprendesse il motivo decorativo di fondo, in maniera tale che questo fosse riportato anche sulla maglia. Nel risultato finale si ha un tessuto composito formato da diverse tipologie tessili che fanno da fodera e da esterno, una scelta ha portato all’idea di cappe che possano essere utilizzate da entrambi i lati, dunque double face. Il taglio semplice dei capi ha aiutato molto questa soluzione. Ricorrente è l’idea di utilizzare il tessuto decorato per arricchire i particolari del capo: viene utilizzato anche negli orli, nelle tasche e nelle cinture. Per quel che riguarda le chiusure, si alternano le classiche abbottonature a bottoni – a doppio petto o centrali – a quelle realizzate con delle zip, che danno un tocco di modernità al capo (Tavv. 15-16). Molto importante, nella composizione dei modelli, è stato l’ausilio della tecnica del dripping: comporre direttamente sul manichino varie prove di modello, riuscendo a verificarne l’effetto finale a contatto con le forme del corpo umano, cosa che con il semplice schizzo su carta sarebbe stato più difficile da intuire (Tavv. 17-18). Lo studio di queste forme ha portato alla realizzazione di una mini collezione di bozzetti, dei quali ne sono stati realizzati alcuni, utilizzando due dei tessuti stampati. Per la realizzazione dei prototipi ci si è affidati a una sarta professionista affinché questi potessero godere di una qualità sartoriale elevata. 319
Il progetto così concepito è stato posto all’attenzione dell’azienda Vuedu Factory di Daniela Vinciguerra, Palermo, con cui è stato definito un preaccordo di collaborazione per la prossima immissione sul mercato delle idee e della missione che il progetto qui esposto intende perseguire. La scelta di far sviluppare il progetto nasce dall’esigenza di puntare a concludere il ciclo che il corso di studi di “Progettazione Artistica per l’Impresa” prevede: mettere in relazione i progettisti con il mondo del lavoro. Vuedu Factory , inoltre, corrisponde per stile e per concept agli ideali che il progetto sviluppa, motivazione che ha portato a voler interagire proprio con quest’azienda (Tavv. 19-26). A completamento del progetto è stato realizzato anche un logo, segno di riconoscimento della progettista, mantenuto anche durante la produzione in accordo con Vuedu Factory. Questo, realizzato da Domenico De Lisi, studente del corso di Design Grafico presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, si ispira anch’esso alle forme dell’Accardi e si compone in due lettere SV (Smiriglia Valentina) (Tav. 27); ne sono stati realizzati due: un negativo e un positivo, quest’ultimo è risultato come il più appropriato ed è stato scelto come definitivo (Tav. 27b).
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Tav. 1
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Tav. 2
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Tav. 3
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Tav. 4
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Tav. 19
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Tav. 22
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Tav. 24
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Tav. 25
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Tav. 26
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Tav. 27
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Apparati
Indice delle illustrazioni
fig. 1
Georges Seurat, Una domenica pomeriggio sull’isola della p. 14 Grande-Jatte, olio su tela, 1883/85, The Art Institute, Chigago
fig. 2
Paul Cézanne, I giocatori di carte, , olio su tela, 1890, Musée p. 14 d’Orsay, Parigi
fig. 3
Jackson Pollock, Foresta incantata, olio e smalto sintetico su p. 15 tela, 1947, P. Guggenheim Collection, Venezia
fig. 4
Hans Hartung, T-1956-19, olio su tela, 1956, GNAM, Roma
fig. 5
Giuseppe Capogrossi, Superficie 399, olio su tela, 1961, MART, p. 15 Rovereto
fig. 6
Renato Guttuso, Crocifissione, olio su tela, 1941, GNAM, Roma p. 19
fig. 7
Gruppo Forma 1, 1947, Roma
fig. 8
Pietro Consagra, Ingresso al Belice, acciao inox, 1981, Gibellina p. 26
fig. 9
Alberto Burri, Cretto, cemento, 1973, Gibellina
fig. 10
Pietro Consagra, La materia poteva non esserci, cemento arma- p. 32 to, 1986, Tusa
fig. 11
Tano Festa, Monumento per un poeta morto, cement armato e p. 32 armature ferrosa, Reitano
fig. 12
Artisti vari, Muro di ceramica, cemento armato e ceramica, p. 32 1990/93, Mistretta
fig. 13
Palazzo Belmote-Riso, Palermo
p. 38
fig. 14
Palazzo Valle, Catania
p. 41
fig. 15
MaCs, Catania
p. 42
fig. 16
Pianta della Sicilia
p. 44
fig. 17
Elena La verde, Le grandi forbici, materiali vari, 2009, Fond. La p. 49 Verde- La Malfa, S.Giovanni La Punta
fig. 18
Sala La Verde, Fondazione La Verde-La Malfa, San Giovanni p. 49 La Punta
fig. 19
Galleria del costume, Fondazione La Verde-La Malfa, San Gio- p. 50 vanni La Punta
fig. 20
Amedeo Modigliani, Senza titolo, bronzo, Fondazione La Verde- p. 50 La Malfa, San Giovanni La Punta
fig. 21
Palazzo Valle, Catania
fig. 22
Jannis Kounellis, Senza titolo, ferro, 2009, Fondazione Puglisi p. 53 Cosentino, Catania
fig. 23
Carla Accarsi, Vie alternative, smalto ceramico su gres, 2010, p. 54 Fondazione Puglisi Cosentino, Catania
fig. 24
Giovanni Anselmo, Senza titolo, 2008, Fondazione Puglisi Co- p. 54 sentino, Catania
p. 15
p. 21 p. 28
p. 53
351
fig. 25
Baglio di Stefano, Gibellina
p. 57
fig. 26
Mimmo Palladino, Montagna di Sale, Gibellina
p. 57
fig. 27
Pietro Consagra, Cancello, Gibellina
p. 57
fig. 28
Arnaldo Pomodoro, Macchina, 1981, materiali vari, Museo delle p. 58 Trame Mediterranee, Gibellina
fig. 29
Giulio Turcato, Le libertà, vetroresina su stele, 1973, Museo del- p. 58 le Trame Mediterranee, Gibellina
fig. 30
Gioielli tunisini, Museo delle Trame Mediterranee, Gibellina
p. 58
fig. 31
Palazzo Meli, San Marco d’Alunzio
p. 60
fig. 32
Transizione Permanente:dal riscatto oggettuale della Pop Art p. 60 all’ obliquo ritorno alla figurazione, C. Mostra, 2013
fig. 33
Ex Monastero dei Benedettini, Monreale
fig. 34
Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe p. 63 Sciortino”, Monreale, particolare
fig. 35
Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe p. 64 Sciortino”, Monreale, particolare
fig. 36
Museo Ento-Antropologico, Monreale
fig. 37
Galleria Provinciale d’Arte Contemporanea “Lucio Barbera”, p. 67 Messina
fig. 38
Galleria Provinciale d’Arte Contemporanea “Lucio Barbera”, p. 67 interno, Messina
fig. 39
Galleria Provinciale d’Arte Contemporanea “Lucio Barbera”, p. 68 interno, Messina
fig. 40
Giuseppe Mazzullo, Trinacria, pietra lavica, 1975, Galleria p. 68 Provinciale d’Arte Contemporanea “Lucio Barbera”, interno, Messina
fig. 41
Granaio,Godrano
p. 70
fig. 42
Galleria “Francesco Carbone”, interno, Godrano
p. 70
fig. 43
Monastero delle Benedettine, Catania
p. 72
fig. 44
MaCs, Catania
p. 72
fig. 45
Montevergini Museo d’Arte Contemporanea di Siracusa, inter- p. 75 no, Siracusa
fig. 46
LOADING. Videogiochi geneticamente modificati, catalogo mo- p. 75 stra, Siracusa
fig. 47
Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, Gi- p. 79 bellina
fig. 48
Sala Schifano, Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico p. 79 Corrao”, Gibellina
fig. 49
Pietro Consagra, Modellino per Meeting, materiali vari, Museo p. 80 Civ. d’Arte Cont. “L. Corrao”, Gibellina 352
p. 63
p. 64
fig. 50
La sposa di Messina, bozza copertina, 1990, Museo Civ. d’Arte p. 80 Contemporanea “L. Corrao”, Gibellina
fig. 51
Museo Civico d’Arte Contemporanea “Ludovico Corrao”, inter- p. 80 no, Gibellina
fig. 52
Museo Epicentrio, Barcellona Pozzo di Gotto
fig. 53
Pietro Consagra, Formella, smalto su ceramica, Museo Epicen- p. 82 trio, Barcellona Pozzo di Gotto
fig. 54
Museo Epicentrio, interno, Barcellona Pozzo di Gotto
p. 82
fig. 55
Villa Cattolica, Bagheria
p. 85
fig. 56
Sala Novecento Contemporaneo,Museo Guttuso, Bagheria
p. 85
fig. 57
Sala Novecento Contemporaneo, particolare, Museo Guttuso, p. 86 Bagheria
fig. 58
Giacomo Manzù, Monumento funerario di Renato Guttuso, mar- p. 86 mo, Museo Guttuso, Bagheria
fig. 59
MUSEUM, Bagheria
p. 88
fig. 60
MUSEUM, interno, Bagheria
p. 88
fig. 61
MUSEUM, interno, Bagheria
p. 88
fig. 62
Emilio Isgrò, Cancellature squadrate, inchiostro e china su car- p. 88 ta, 1979, MUSEUM, Bagheria
fig. 63
Palazzo Sgradai, Gangi
p. 90
fig. 64
Gianbecchina, La guardiana, olio su tela, 1981, “Pinacoteca Giambecchina”, Gangi
p. 90
fig. 65
Centro Culturale Polivalente, Capo d’Orlando
p. 92
fig. 66
Pinacoteca Comunale “Tono Zancanaro”, Capo d’Orlando
p. 92
fig. 67
Real Collegio Capizzi, Bronte
p. 94
fig. 68
Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello”, Bronte
p. 94
fig. 69
Palazzo Belmonte Riso, Palermo
p. 97
fig. 70
Sala Nuove Proposte I/II, RISO Museo Regionale d’Arte Moder- p. 97 na e Contemporanea della Sicilia, Palermo
fig. 71
Sala Prima generazione, RISO Museo Regionale d’Arte Moder- p. 98 na e Contemporanea della Sicilia, Palermo
fig. 72
Sala Nuove proposte III, RISO Museo Regionale d’Arte Moder- p. 98 na e Contemporanea della Sicilia, Palermo
fig. 73
ZAC, Palermo
p. 101
fig. 74
ZAC, interno, Palermo
p. 101
fig. 75
Martina Di Trapani, 21 grammi, acrilico su tela, 2013, ZAC, Pa- p. 101 lermo
fig. 76
Belice/EpiCentro della memoria viva, interno, Gibellina
p. 105
fig. 77
Belice/EpiCentro della memoria viva, interno, Gibellina
p. 105
353
p. 82
fig. 78
Conplesso architettonico Federico II, Agrigento
p. 108
fig. 79
FAC, interno, Agrigento
p. 108
fig. 80
Coritle Bentivegna, Favara
p. 110
fig. 81
Coritle Bentivegna, Favara
p. 110
fig. 82
Piero Dorazio, Graziano Marino, Artethusa,Castel di Lucio
p. 113
fig. 83
Paolo Schiavocampo, Una curva gettata alle spalle del p. 113 tempo,acciaio corten, 1988, Castel di Lucio
fig. 84
Italo Lanfredini, Labirinto di Arianna, 1989, cemento armato, p. 113 Castel di Lucio
fig. 85
Mauro Staccioni, 38° parallel, 2008, Motta d’Affermo
fig. 86
Tano Festa, Monumento per un poeta morto, cemento armato e p. 114 armature ferrosa, Reitano
fig. 87
Fondazione Brodbeck, Catania
p. 116
fig. 88
Fondazione Brodbeck, interno, Catania
p. 116
fig. 89
Palazzo Sambuca, Palermo
p. 118
fig. 90
Fondazione Sambuca, Palermo
p. 118
fig. 91
Palazzo Sant’Elia, Palermo
p. 120
fig. 92
Palazzo Sant’Elia, corte interna, Palermo
p. 120
fig. 93
Francesco Clemente, Captive pleasures, olio su tela, 2010
p. 120
fig. 94
Palazzo Sant’Anna, chiotro, Palermo
p. 123
fig. 95
Sala Neoclassicismo, GAM, Palermo
p. 123
fig. 96
Sala 1900/1945, GAM, Palermo
p. 123
fig. 97
Museo degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo
p. 126
fig. 98
Museo degli Angeli, formella di ceramica, Sant’Angelo di Brolo p. 126
fig. 99
Museo degli Angeli, interno, Sant’Angelo di Brolo
p. 126
fig. 100
Museo del F.A.N.G.O., logo
p. 128
fig. 101
Permanente di Milano, 2009
p. 128
fig. 102
Palazzo Biscari, Catania
p. 131
fig. 103
Museum & Fashion – Marella Ferrera XVI Museo Biscari, in- p. 131 segna, Catania
fig. 104
Galleria Antiquaria, Museum & Fashion – Marella Ferrera XVI p. 131 Museo Biscari, Catania
fig. 105
TaoArte, locandina 2011
p. 134
fig. 106
Chiesa del Carmine, Taormina
p. 134
fig. 107
Carla Accardi, Azzurro-Arancio, vinilico su tela, 2003, MACRO, p. 140 Roma
fig. 108
Carla Accardi, Rosa-Nero, vernice su sicofoil, 1967, Castello di p. 140 Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli 354
p. 114
fig. 109
Carla Accardi, Ideogramma su bianco, casein su tela, 1954, Col- p. 140 lezione dell’artista, Roma
fig. 110
Carla Accardi,Formella di ceramica, smalto su ceramica, 2008, p. 140 Museo Epicentro, Barcellona Pozzo di Gotto
fig. 111
Rosario Arizza, Senza titolo, olio su tela, 2007, Collezione pri- p. 143 vata
fig. 112
Rosario Arizza, Senza titolo, olio su tela, 2006, Collezione pri- p. 143 vata
fig. 113
Rosario Arizza, Senza titolo, olio su tela, 2006, Collezione pri- p. 143 vata
fig. 114
Gianfranco Anastasio, Gli occhi per vedere, olio su tela, 1989, p. 147 Galleria Prov. “L. Barbera”, Messina
fig. 115
Gianfranco Anastasio, Coro, olio su tavola, 2008, Galleria Carte p. 147 Bianche fine art, Catania
fig. 116
Gianfranco Anastasio, Corale, olio su tela, 2008, Galleria Carte p. 147 Bianche fine art, Catania
fig. 117
Ugo Attardi, Macchia, guache su carta, 1961, MUSEUM, Ba- p. 151 gheria
fig. 118
Ugo Attardi, Vetrata a giardi, olio su tela, 1947, Museo Guttuso, p. 151 Bagheria
fig. 119
Ugo Attardi, Ulisse, bronzo, Fondazione La Verde- La Malfa, p. 152 San Giovanni la Punta
fig. 120
Ugo Attardi,Studio per il matto assassin, matita su carta
fig. 121
Vittorio Ballato, Natura morta, tecnica mista, 2013, Collezione p. 154 privata
fig. 122
Vittorio Ballato, Sant’Angelo centro storico, tecnica mista su p. 154 tela, Collezione privata
fig. 123
Vittorio Ballato, Senza titolo, tecnica mista su tela, 2011, Museo p. 154 degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo
fig. 124
Calogero Barba, Angelo di terra, olio su tela, 2011, Museo degli p. 157 Angeli, Sant’Angelo di Brolo
fig. 125
Calogero Barba, Spallata minolaterale a sinistra, olio su tela, p. 157 2009, Collezione privata
fig. 126
Angelo Barone, Dall’interno, dittico, tecnica mista su tavola, p. 160 2009, Galleria Carta Bianche fine art, Catania
fig. 127
Angelo Barone, Tuttocittà,legno, 2009, Galleria Carta Bianche p. 160 fine art, Catania
fig. 128
Felice Canonico, Ateneo, tecnica mista, 1969, MUSEUM, Ba- p. 162 gheria
fig. 129
Felice Canonico, Fratelli pescatori, olio su tela, 1953, Gall. p. 162 Prov. D’A. Cont. “L. Barbera”, Messina 355
p. 152
fig. 130
S. Carta,Virgilio accompagna Dante, olio su carta, 1940, Fond. p. 164 La Verde-La Malfa, S. Giovanni La Punta
fig. 131
Sebastiano Carta, Composizione, tecnica mista, 1942, Collezione p. 164 privata
fig. 132
Sebastiano Carta, Fuga Paesaggio, tecnica mista su carta, 1970, p. 167 Collezione privata
fig. 133
Lorenzo Cascio, Cavalli, tecnica mista, 2012, Collezione privata p. 167
fig. 134
Lorenzo Cascio, Indossatrici, tecnica mista, 2010, Collezione p. 171 privata
fig. 135
Antonio Freiles, Senza titolo, tecnica mista, 1999, Collezione p. 171 private
fig. 136
Antonio Freiles, Pittura, Olio su tela, 1990, Galleria Prov. D’Ar- p. 171 te Contemporanea “L. Barbera”, Messina
fig. 137
Antonio Freiles, Situanzione, olio su tela, 1982, Galleria Prov. p. 171 D’Arte Contemporanea “L. Barbera”, Messina
fig. 138
Antonio Freiles,Pittura, olio su tela, 1994, MUSEUM, Bagheria p. 175
fig. 139
P. Gambino, Locandina, Pippo Gambino-il linguaggio dei segni p. 175 Alitalia per l’arte, 06/09-2004, Roma
fig. 140
Mimmo Germanà, Senza titolo, olio su tela, Museo delle Trame p. 179 Mediterranee, Gibellina
fig. 141
Mimmo Germanà, Il giocoso giardino lontano, olio su tela, p. 179 1988, MAMbo, Bologna
fig. 142
Giuseppe Greco, Eurolandia la città delle illusioni, tencica mi- p. 183 sta, 2011, Collezione privata
fig. 143
Giuseppe Greco, Gli occhi, tecnica mista, 2012, Collezione pri- p. 183 vate
fig. 144
Piero Guccione, Studio,olio su tela, 1965,MAMbo, Bologna
fig. 145
Piero Guccione, La plage de Punta Corvo, olio su tela, 2005, p. 187 Galerie Claude Bernard, Parigi
fig. 146
Piero Guccione, Paesaggio, tecnica mista su tela, 2005, Colle- p. 188 zione privata
fig. 147
Piero Guccione, Paesaggio, litografia, 1975, Collezione privata
fig. 148
Anna Guillot,Inside, stampa digitale su tela, 2004, MUSEUM, p. 191 Bagheria
fig. 149
Anna Guillot,Veritas, installazione, 2010, Convento del Carmi- p. 191 ne, Sutera
fig. 150
Concetto Maugeri, Senza titolo, olio su tela, 1951, Collezione p. 194 privata
fig. 151
Concetto Maugeri, Corsa di elementi, olio su tela, 1951, Colle- p. 194 zione privata
356
p. 187
p. 188
fig. 152
Elena La Verde, Ulivo, olio su tela, 1974, Fondazione La Verde- p. 196 Malfa, San Giovanni La Punta
fig. 153
Elena La Verde, Frammenti, terracotta e bronzo, 1992, Museo p. 196 degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo
fig. 154
Elena La Verde, Bosco di notte, tecnica mista, 2008, Fondazione p. 196 La Verde-La Malfa, San Giovanni La Punta
fig. 155
Gaetano Lo Manto, Lotta tra galli, tecnica mista, 2005, Collezio- p. 198 ne Arte Contemporanea, Monza
fig. 156
Elio Marchegiani, n cerchio virtuale, olio su tela, 1977, Colle- p. 201 zione privata
fig. 157
Elio Marchegiani, Grammature di colore, pigmenti su ardesia, p. 201 1977, MUSEUM
fig. 158
Mariella Marini, Cromazone, olio su tela, 1990, Galleria Provin- p. 205 ciale d’Arte Contemporanea “Lucio Barbera”, Messina
fig. 159
Mariella Marini, Cosmologia, tecnica mista su legno, 1998, MU- p. 205 SEUM, Bagheria
fig. 160
Concetto Maugeri, Interno Via Ripetta, tempera su tela, 1951, p. 208 Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello”, Bronte
fig. 161
Concetto Maugeri, Natura morta, olio su tela, 1940 ca., MU- p. 208 SEUM, Bagheria
fig. 162
Saro Mirabella, Composizione, olio su tela, 1948, Collezione p. 211 privata
fig. 163
Sara Mirabella, Blu e rossi, olio su tela, 1966, Collezione privata p. 211
fig. 164
Ignazio Moncada, Senza titolo, collage di stoffe su tela, 1990, p. 215 MUSEUM, Bagheria
fig. 165
Ignazio Moncada, Pensando a Cirana, olio su tela, 1990, MU- p. 215 SEUM, Bagheria
fig. 166
Ignazio Moncada, Esempio di Pont Art, Milano
fig. 167
Melchiorre Napolitano, Landscape, tecnica mista su tela, 2012, p. 218 Collezione dell’artista
fig. 168
Melchiorre Napolitano, Landscape Tribute to Gustav Klimt, tec- p. 218 nica mista su tavola, 2012, Collezione privata
fig. 169
Alvaro Occhipinti, Territori, acrilico su tela, 1986, Gall. Prov. p. 220 D’Arte Contemporanea “L. Barbera”,Messina
fig. 170
Alvaro Occhipinti, Topoi Leopardiani, tecnica mista su carta, p. 220 1998, MAGA, Gallarate
fig. 171
Alvaro Occhipinti, Mesopotamia, acrilico su tela 1966, MU- p. 220 SEUM, Bagheria
fig. 172
Pino Pinelli, BL, 2 elementi, 2008 Blau Courtesy Kreissparkasse, p. 223 Rottwell
fig. 173
Pino Pinelli, L’alterazione del triangolo, pittura acrilica su tela, p. 223 1971, Collezione Privata 357
p. 215
fig. 174 fig. 175
Pino Pinelli, Pittura R, pittura acrilica su tela, 1975, XLII bien- p. 223 nale di Venezia Pino Pinelli Pittura R, 5 elementi, 1995, MUSEUM, Bagheria
p. 223
fig. 176
Antonio Recca, Outskirt, tecnica mista su forex, 2010t Collezio- p. 226 ne privata
fig. 177
Antonio Recca, Vendicari, tecnica mista su forex, 2011, Colle- p. 226 zione privata
fig. 178
Giuseppina Riggi, Angelo, tecnica mista su tela, 2011, Museo p. 228 degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo
fig. 179
Giuseppina Riggi, Porta della bellezza, Catania
p. 228
fig. 180
Alfredo Romano, Icone, 2007, MUSEUM, Bagheria
p. 230
fig. 181
Alfredo Romano, Feritorie (omaggio a Guttuso), installazione, p. 230 1994, MUSEUM, Bagheria
fig. 182
Enzo Rovella, New colours, acrilico su tela, 2008, Galleria Carte p. 232 Bianche fine art, Catania
fig. 183
Enzo Rovella, Red forest, acrilico su tela, 2007, Collezione pri- p. 232 vata
fig. 184
Sabo, Io con.. olio su tela, 1970, Museo Civico d’Arte Contem- p. 235 poranea “Ludovico Corrao”, Gibellina
fig. 185
Sabo, Maternita, olio su tela, 1970, Collezione privata
fig. 186
Salvo, Mattino a Punta del Hidago, olio su tela, 1947, Collezio- p. 239 ne privata
fig. 187
Salvo, Salvo e Boietti come i sette savi che scrutano il moto degli p. 239 astri, 1969 emulsione fotografica,RISO, Palermo
fig. 188
Antonio Sanfilippo, Senza Titolo 1, olio su tela, 1996, Museo p. 243 Civ. d’A. Cont. “Ludovico Corrao”, Gibellina
fig. 189
Antonio Sanfilippo, Senza Titolo, olio su tela, MART, Rovereto
fig. 190
Antonio Sanfilippo, Senza titolo, tempera su tela, 1961, RISO, p. 243 Palermo
fig. 191
Antonio Scordia, Giallo-Rosa, olio su tela, 1973, MUSEUM, p. 246 Bagheria
fig. 192
Antonio Scordia, Taormina, olio su tela,1984, Galleria Banchi p. 246 Nuovi, Roma
fig. 193
Filippo Scroppo, Incastri, 1949,acrilico su tela,Galleria d’Arte p. 248 Contemporanea Filippo Scroppo, Torre Pellice
fig. 194
Filippo Scroppo, Contrasti, olio su tela,1959, MUSEUM, Ba- p. 248 gheria
fig. 195
Francesco Simeti, Astro, tecnica mista, 2006, Collezione private p. 251
fig. 196
Francesco Simeti, Città d’oro, tecnica mista, Collezione privata
fig. 197
Turi Sottile,Voci Rubate al vento, acrilico su tela, 2003, Museo p. 255 Civico, Taverna 358
p. 235
p. 243
p. 251
fig. 198
Giusto Sucato, Ovale, tecnica mista su legno, 2011, Fondazione p. 259 La Verde-La Malfa, S. Giovanni La Punta
fig. 199
Giusto Sucato, Porta, tecnica mista su legno, Fondazione La p. 259 Verde-La Malfa, S. Giovanni La Punta
fig. 200
Togo, Cariddi, olio su tela, 1989, Galleria Provinciale d’Arte p. 263 Conremporanea “Lucio Barbera”, Messina
fig. 201
Carla Accardi, 1986
fig. 202
Carla Accardi, Autoritratto, tempera su tela, 1940, Collezione p. 279 privata
fig. 203
Mensile di arti figurative Forma 1,manifesto, 1947
fig. 204
Carla Accardi, Scomposizione, olio su tela, 1947, Collezione p. 284 Lea Vergine, Milano
fig. 205
15 tempere di Carla Accardi, catalogo mostra, Galleria Age p. 285 d’Or, 1951, Roma
fig. 206
Carla Accardi, Negativo n° 8, caseina su tela, 1955, Collezione p. 287 dell’artista, Roma
fig. 207
Carla Accardi, Ideogramma su bianco, 1954, caseina su tela, p. 287 Collezione privata, Roma
fig. 208
Jackson Pollock mentre dipinge, fotografia, 1950
fig. 209
Carla Accardi, Rotoli,vernice su sicofoil, 1965, Castello di Rivo- p. 291 li Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli
fig. 210
Carla Accardi, Tenda, vernice su sicofoil, 1965-66, Collezione p. 291 privata, Torino
fig. 211
Carla Accardi,Ambiente Arancio, installazione 7 elementi, 1966- p. 292 68, Collezione dell’artista, Roma
fig. 212
Carla Accardi, Triplice tenda, vernice su sicofoil, 1969-71, Col- p. 292 lezione dell’Artista, Roma
fig. 213
Carla Accardi per Cazzaniga, Anello, oro bianco e diamante, p. 294 1998
fig. 214
Carla Accardi per Cazzaniga, Orecchini, platino e diamanti, p. 294 1998
fig. 215
Carla Accardi per Cazzaniga, Ciondolo, platino e diamanti, 1998 p. 294
fig. 216
Carla Accardi per Cazzaniga, Spilla, oro giallo e diamanti, 1998 p. 294
fig. 217
Carla Accardi, Astratto, arazzo, 1964, GNAM, Roma
fig. 218
Carla Accardi, Vie alternative, smalto ceramic su gres, 2010, p. 299 Fondazione Puglisi Cosentino
fig. 219
Carla Accardi, Casa labirinto, installazione, pannelli in Perspex, p. 302 Collezione dell’artista
fig. 220
Carla Accardi, Pavimento in ceramica, 2008, Collezione dell’ar- p. 302 tista, Roma
p. 278
359
p. 281
p. 289
p. 295
Calalogo degli Artisti selezionati
ACCARDI Carla (Trapani, 1924 - Roma, 2014) dopo aver frequentato il liceo classico nella sua città si trasferisce per un breve periodo a Palermo, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti; successivamente, insieme ad Antonio Sanfilippo (che nel 1949 sposerà), si trasferirà prima a Firenze e poi a Roma, dove tutt’ora risiede. Nel 1947 firma il manifesto del gruppo “Forma 1” di ispirazione marxsista. A partire dal 1951, dopo un periodo di crisi interiore, intraprende una ricerca basata sul segno e sull’incontro degli opposti. Negli anni Sessanta si avvicina a un nuovo materiale, il sicofoil, che sarà molto presente nei suoi lavori.Partecipa a molte manifestazioni nazionali e internazionali, tra cui la Biennale di Venezia del 1954, del 1976 e del 1978 e del 1988. Muore a Roma il 23-02-2014. ARIZZA Rosario (Avola, 1951) si diploma all’Istituto d’Arte di Siracusa e si dedica subito alla pittura astratta. Negli anni Novanta ha modo di viaggiare nelle più importanti città d’Europa dove ha modo di far conoscere la sua pittura. Nel 2001 realizza dieci opere per il Museo Civico “Ludovico Corrao” di Gibellina. La sua filosofia è portatrice di un’intensa identità mediterranea fatta di colori e toni caldi che ricordano i toni del mare e della terra. Attualmente vive e lavora ad Avola. ANASTASIO Gianfranco (Messina, 1956) nasce a Messina dove si laurea in Architettura. Inizia a inserirsi nel mondo della pittura nel corso degli anni Ottanta, quando espone presso la Galleria Hobelix della sua città. Il suo lavoro coniuga sentimento della materia e analisi dello spazio, in un una prassi pittorica che è insieme conoscitiva e operativa. La pittura per lui è idea esperienziale di realtà che si matura nella concretezza del suo farsi ATTARDI Ugo (Sori, 1923 – Roma, 2006) nasce in Liguria da genitori siciliani, ma durante il Fascismo torna in Sicilia dove si avvicina alla pittura: frequenta l’Accademia di Belle Arti di Palermo e poi anche la facoltà di Architettura. Nel 1945 si trasferisce a Roma dove prende parte al gruppo “Forma 1” e nel 1947 ne firma il manifesto. Negli anni Cinquanta affianca alla produzione pittorica anche quella politica, entrando a far parte del Partito Comunista. Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia: a quella del 1952, 1954 e 1978. Muore nel 2006 a Roma. BALLATO Vittorio (Messina, 1977) si avvicina al mondo dell’arte attraverso le opere di Kirchner, Picasso, e Munch. Si dedica allo studio fisionomico e paesaggistico classico fino al 2004, anno in cui la sola figuratività diviene espressione onirica, esplicitata in una numerosa serie di dipinti. L’approccio e la scoperta con il proprio sé si espande sulla tela a chiazze, a macchie informali, circoscritte da evidenti contorni. Attualmente vive ed opera a Sant’Angelo di Brolo. BARBA Calogero (Mussomeli, 1958) consegue la maturità d’Arte Applicate e successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Molto importante è per lui il recupero della territorialità topografica, delle tradizioni e degli oggetti da lavoro che fonde con la mitologia e la simbologia, elementi che danno vita alla sua particolare ricerca estetica. Attualmente vive tra Palermo e San Cataldo e detiene la cattedra di 361
Ornato e Figura Modellata presso il Liceo Artistico di Palermo. BARBERA Giovanni (Palermo, 1909 – 1935) scultore palermitano, si forma artisticamente presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo siciliano. Giovanissimo, nel 1932, partecipa alla III Mostra Sindacale Siciliana e inizia a farsi conoscere nell’ambiente artistico isolano. Nel 1934 partecipa alla mostra “Venti Artisti Siciliani”tenuta al Teatro Massimo, insieme a Guttuso, Franchina e Pasqualino Noto; questi quattro artisti formeranno nello stesso anno il “Gruppo dei Quattro”, determinati a rinnovare il linguaggio artistico siciliano. Purtroppo però, la prematura morte, che colpì il Barbera nel 1935, non gli permise di crescere artisticamente e di lasciare un segno ancor di più tangibile nel panorama artistico del secondo Novecento. BARONE Angelo (Modica, 1957) si approccia alla pittura con serierà intellettuale e fede incondizionata al suo essere artista, cosa che gli ha permesso di approcciarsi alla pittura, alla scultura e alla fotografia. Attualmente vive a Milano. BAZAN Alessandro (Palermo, 1966) frequenta l’Accademia di Belle Arti di Urbino ed esordisce nel 1989, quando espone alla Galleria La Robina di Palermo. Tra gli anni Novanta e i Duemila partecipa a diverse manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali: nel 2003 è presente alla Biennale di Venezia. Dalla seconda metà degli anni Novanta forma insieme a Di Piazza, Di Marco e De Grandi la “Nuova Scuola di Palermo” con l’intenzione di far rivivere la scena artistica palermitana che risiedeva in una situazione di stallo. Attualmente Bazan affianca all’attività di pittore a quella di insegnante: è docente di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. La sua pittura è composta da colori accesi e da scenari contemporanei e caotici e da un segno espressivo ben visibile insieme alle pennellate mosse e corpose. CANECAPOVOLTO (Gruppo composto da Alessandro Aiello, Enrico Aresu e Alessandro De Filippo) nasce a Catania nel 1992. Il lavoro del gruppo parte dal cinema, ma va oltre a questo e si volge in una continua ricerca supportata da diversi mezzi, come film acustici, video istallazioni e happening. Attraverso questi espedienti Canecapovolto sabota l’immagine attuando strategie di spiazzamento. Le tematiche affrontate fanno riferimento all’universo sociale, con una considerazione particolare per la società dello spettacolo. CANONICO Felice (Messina, 1922 – Milano, 1997) artista messinese, si approccia alla pittura sin da giovane. Negli anni Cinquanta si trasferisce a Milano e lì la sua carriera si rinnova notevolmente, tanto da far dividere la sua opere in due fasi ben distinte: la prima nel periodo siciliano e la seconda, appunto dopo il trasferimento a Milano. Partecipa a numerose esposizioni collettive, tra queste la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Muore a Milano nel 1997. CAPPELLO Carmelo (Ragusa, 1921 – Milano, 1996). Ancora giovanissimo Cappello inizia la sua carriera artistica come intagliatore di carretti siciliani. Nel 1930 si trasferisce a Milano dove frequenta i corsi serali alla Scuola Superiore di Arti applicate all’Industria del Castello Sforzesco. Grazie a una borsa di studio può seguire i corsi di Marino Marini all’ISIA di Monza. Nel 1937 debutta come scultore e l’anno successivo tiene la sua prima personale presso la Galleria Bragaglia di Roma. Molte le sue partecipazioni a varie edizioni della Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. Dopo 362
una sua prima fase figurativa è attratto dalla scultura di Henry Moore (Castel Ford, 1989 – 1986); il suo personale linguaggio è rivolto alla declinazione di ritmi lineari e volumetrici: componenti costanti delle sue strutture sono la curva, legata nel cerchio oppure marcata nell’ ellissi, in un rigoroso equilibrio dei rapporti bidimensionali. Muore a Milano nel 1996. CARTA Sebastiano (Priolo Gargallo, 1913 – Roma, 1973) sin da ragazzo appassionato all’arte si trasferisce a Roma, dove incontra Marinetti, che lo avvicina al Futurismo. Successivamente so trasferisce a Pavia e a Como e fonda il gruppo “La Casa Rossa” di ispirazione antiborghese. Nel corso degli anni Cinquanta si avvicina a un Astrattismo Concettuale simile alla Bauhaus. Muore a Roma nel 1973. CARUSO Bruno (Palermo, 1927) da giovane si laurea in Giurisprudenza, ma si dedica all’arte: pittore, scultore e scrittore, rivolge la sua attenzione verso gli aspetti etici e civili dell’uomo con temi come la Sicilia, la guerra e la natura. Ha collaborato attivamente con importanti testate giornalistiche come «L’Ora» di Palermo. Inoltre gli vengono conferite molte onorificenze: la Medaglia d’Oro alla Cultura dal Presidente della Repubblica, la laurea Honoris Causa in Lettere e Filosofia dall’Università di Palermo e il Premio Archimede destinato ai siciliani nel mondo. Dal 1959 vive a Roma, dove risiede attualmente. CASCIO Lorenzo (Sciacca, 1940) nasce a Sciacca e li comincia la sua carriera come ceramista, ma si dedica anche alla pittura e alla scultura. Successivamente, si trasferisce in Liguria e li affianca alla carriera d’artista quella di insegnante presso l’Istituto Statale d’Arte di Chiavari, sino al 1983. Attualmente vive e lavora a Portofino, ma il suo legame con la Sicilia è molto fitto: nel 2012 è stata infatti presentata una sua mostra presso il Museo Civico “Ludovico Corrao” di Gibellina: Tema cuore colore (dal dal 21/12/12 al 21/03/12). CONDORELLI Benedetto, noto come Tino (Catania, 1878 – 1950) si trasferisce da giovane a Napoli per intraprendere gli studi presso l’Accademia di Belle Arti. Il suo gusto e il suo stile sono di impronta tardo romantica e la sua tavolozza piuttosto scura. Alterna l’attività di pittore a quella di organizzatore culturale: fonda nel 1930 il Museo Belliniano a Catania e istituisce l’associazione “Amici dei Monumenti”, nel 1937. CONSAGRA Pietro (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005) è considerato uno dei maggiori scultori siciliani contemporanei. Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo si trasferisce a Roma, dove nel 1947 prende parte al gruppo “Forma 1”, firmandone il manifesto e partecipando attivamente alle mostre del gruppo. Partito da una ricerca sui materiali, in seguito ha realizzato rilievi scultorei quasi bidimensionali, nei quali tende ad annullare lo spessore sino a giungere alle lamine sottili. Per la sua terra, la Sicilia, nonostante risiedesse da tempo a Milano, realizza diverse opere: dall’opera posta per la Fiumara d’Arte alle varie sculture realizzate in occasione della ricostruzione di Gibellina, dove è stato sepolto nel 2005 anno della sua morte. CORONA Vittorio (Palermo, 1901 – Roma, 1966) è tra i maggiori rappresentanti del Futurismo Siciliano: ne firma il manifesto del 1921. Frequenta l’Accademia di Belle 363
Arti di Palermo conseguendo l’abilitazione all’insegnamento al disegno. Il suo apporto alla pittura futurista fu di notevole rilievo e anticipò l’aereopittura già a metà degli anni Venti. A partire dal 1927 lavorò presso l’ufficio tecnico delle Officine Ducrot influenzandone le scelte operative di design. Dal 1934 subì diversi trasferimenti: Vibo Valentia, Merano e Aqui Terme, e nel 1956 si trasferì stabilmente a Roma insegnando alla scuola d’arte di Marino. Nella capitale muore nel 1966. D’ANNA Giulio (Villarosa, 1908 – Messina, 1978) vive la sua infanzia a Palermo e dopo la Seconda Guerra Mondiale si stabilisce a Messina. Con Palermo mantiene sempre i contatti; dal momento in cui si dedica pienamente alla pittura vede nel capoluogo dell’isola il centro più vivo e dinamico nell’ambito delle arti figurative, soprattutto con la presenza dei futuristi: Vittorio Corona, e Pippo Rizzo , punti di riferimento nella sua attività artistica e del giovanissimo Renato Guttuso, che conosce alla fine degli anni venti, con il quale consolida una forte amicizia. Fu il primo pittore messinese ad esporre alla XIX Biennale di Venezia nel 1934 ed alla II Quadriennale di Roma, l’anno successivo. La sua ricerca artistica si orienta verso l’Aereopittura, declinazione del Futurismo che si afferma negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale. Come espressione del mito della macchina e della modernità caratteristico del movimento marinettiano, l’Aeropittura manifesta l’entusiasmo per il volo, il dinamismo e la velocità dell’aeroplano. La scelta aeropittorica risponde anche a un’esigenza autobiografica di D’Anna, rivelandosi subito come bisogno di evasione e aspirazione a quei viaggi che riesce a compiere solo con l’immaginazione, senza un’esperienza diretta di volo. DE GRANDI Francesco (Palermo, 1968) inizia la su attività artistica giovanissimo, partecipando ad una collettiva nel 1993. Successivamente prende parte insieme a Bazan, Di Marco e Di Piazza alla “Nuova Scuola di Palermo”. Nella sua pittura elemento permanente è la forza della pittura stessa: nelle sue opere non ci sono metafore ma puro linguaggio e muto messaggio. I suoi lavori sono popolati da personaggi fantastici e paesaggi immaginari che evocano uno spazio senza tempo, quasi a ricordare i paesaggi di Friedrich. DI MARCO Andrea (Palermo, 1968 – 2012) fa parte del gruppo di artisti che ha operato a Palermo negli anni Novanta, cercando di recuperare la pittura come linguaggio privilegiato: la”Nuova Scuola di Palermo” Il suo linguaggio è composto da scenari urbani popolati da strani personaggi come pupazzi o altre creature estrapolate dai fumetti. Purtroppo la sua ricerca artistica si è dovuta interrompere a causa della morte che lo ha raggiunto prematuramente, in seguito a uno shock anafilattico. DI PIAZZA Fulvio (Siracusa, 1969) di diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e subito dopo prende parte insieme a Bazan, De Grandi e Di Marco alla “Nuova Scuola di Palermo”. Nella prima parte della sua carriera le sue opere hanno un chiaro richiamo al fumetto; successivamente, invece, l’accezione fantastica prende il sopravvento. La sua grande capacità disegnativa è sottolineata dai tanti esserini che popolano le sue tele composte da molti toni di colori. La sua presenza è stata registrata in molte manifestazioni artistiche, tra cui la Quadriennale di Roma nel 2008. FRANCHINA Nino (Palmanova, 1912 – Roma, 1987), scultore e disegnatore, nasce in Friuli, ma dopo soli pochi mesi, la famiglia, originaria di Sant’Agata Militello, si 364
trasferisce a Palermo; qui l’artista trascorre infanzia e prima giovinezza sino al servizio militare e si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Entra a far parte del “Gruppo dei Quattro” insieme a tre giovani artisti conterranei: Renato Guttuso, Giovanni Barbera e Lia Pasqualino Noto; insieme lasciano la Sicilia alla volta di Milano dove espongono alla Galleria del Milione. Affascinato dall’accoglienza ricevuta a Milano, Franchina decide di rimanervi per circa un anno insieme a Guttuso. La prima mostra personale è del 1943 presso la Galleria Minima di Roma. Lo stile fin qui è caratterizzato da un disegno intimista e da un’esplicita rappresentazione realistica degli oggetti. Il conflitto mondiale e le drammatiche esperienze umane conseguenti, indurranno l’artista a importanti mutazioni stilistiche: i suoi taccuini, prima dedicati prevalentemente a nudi e ritratti, dal 1943 al 1945, si popolano di soggetti, uomini e donne, straziati dal dolore, simbolo dell’umanità sacrificata alla follia bellica. Privilegia l’uso della china rossa, in quanto strumento fortemente espressivo, che simboleggia violenza e terrore. Nel 1946 lavora alla prima di una serie di sculture. Nello stesso anno aderisce al “Fronte Nuovo delle Arti” e espone alla Galleria della Spiga di Milano. Dal 1948 al 1950 risiede a Parigi: qui può conoscere e studiare le opere dei grandi maestri dell’avanguardia che determinerà una successiva trasformazione in senso astratto della sua ricerca artistica. Franchina, infatti, va stilizzando sempre più la figura fino a perdere completamente il rapporto con l’immagine riconosciuta. Al cambiamento stilistico, contribuisce l’influenza delle Avanguardie Storiche, in particolare quella Futurista. Dalla metà degli anni Cinquanta sottopone l’eleganza delle sue forme aerodinamiche a un trattamento della materia di matrice informale Tra il 1961 ed il 1970, Franchina sviluppa un tema ricorrente nella sua scultura, quello dei Paladini di Francia. Negli anni successivi si dedica a costruzioni monumentali ed intensifica la sua partecipazione a mostre nazionali ed internazionali. Muore a Roma nel 1987. FREILES Antonio (Terme Vigliatore, 1943) appassionato d’arte sin da sempre si specializza nella creazione di una tecnica materica fatta con la polpa di cellulosa chiamata “Chartae” in cui il colore si incorpora alla materia che alterna con la pittura. Ha partecipato a diverse manifestazioni nazionali ed internazionali, tra cui la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia. Accanto all’attività artistica ha affiancato quella editoriale, fondando nel 1990 la rivista specialistica «Carte d’Arte Internazionale» edita a Messina. GAMBINO Pippo (Porto Empedocle, 1935 – Palermo 2004) da piccolo si trasferisce a Palermo dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Viaggia per tutta Europa e si confronta con le Avanguardie Continentali. Accanto alla carriera di pittore affianca anche quella di professore, nell’Accademia di Roma, in particolare. Muore a Palermo nel 2004. GERAMANA’ Mimmo (Catania, 1944 – Busto Arsizio, 1992) inizia la sua carriera da autodidatta. Prende parte, nel corso degli anni Ottanta al movimento della “Transavanguardia” , che rilancia una nuova figurazione fatta di colori caldi, in opposizione alla freddezza di toni che caratterizza la pittura del decennio precedente. La sua pittura è carica di riferimenti simbolici ed è composta da toni caldi e forti. Partecipa alla Biennale di Venezia del 1980. Muore a Busto Arsizio nel 1992. 365
GIANBECCHINA (Pseudonimo di Giovanni Becchina) (Sambuca di Sicilia, 1909 – Palermo, 2001) frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove conosce Pippo Rizzo che lo esorta a partecipare a un concorso per una borsa di studio all’Accademia di Belle Arti di Palermo: lo vince, torna in Sicilia e conclude gli studi. Negli anni Trenta è molto vicino al “Gruppo dei Quattro” con i quali condivide le idee anticonformiste e nuove. Espone alla XXI Biennale di Venezia e nello stesso anno si trasferisce a Milano. Torna in Sicilia dopo la guerra e lavora come restauratore agli edifici danneggiati dal conflitto. Durante la sua vita molto intensa è stata la sua attività organizzativa, allestendo mostre in tutta l’Isola. Muore nel 2001 e nello stesso anno gli viene intitolato un museo a Gangi (Pa), la Pinacoteca Giambecchina. GRECO Emilio (Catania, 1911 – Roma, 1995) è stato uno scultore siciliano. Si avvicina precocemente alla scultura: quando frequentava le scuole elementari era solito osservare le sculture greco- romane, passione che gli rimase per tutta la vita. Tuttavia la Catania del tempo non riusciva a dargli i giusti stimoli culturali, pertanto parte e nel corso della sua vita ha modo di girare tutto il mondo. Il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo Puškin di Mosca gli hanno dedicato una sala permanente di sculture e opere grafiche. A Catania, gli viene dedicato un museo, che offre una collezione di numerose litografie e acqueforti. Viene attualmente considerato uno dei più grandi scultori del Novecento. Muore a Roma nel 1995. GRECO Giuseppe (Torino, 1972) nasce a Torino ma si trasferisce da piccolo a Mistretta (Me). Si laurea in Architettura presso l’Università di Palermo e inizia a occuparsi di restauro, museografia e allestimento, ma rimane vicino alla pittura. Partecipa alla Biennale di Venezia del 2013. Attualmente vive e lavora a Capo d’Orlando dove ha aperto un laboratorio d’arte nel quale si occupa di architettura e art design. GUCCIONE Piero (Sicli, 1935) studia all’Accademia di Belle Arti di Catania, ma nel 1954 si trasferisce a Roma dove continua gli studi. Prende parte, insieme agli artisti Ugo Attardi, Ennio Calabria (Tripoli, 1937) e Giuseppe Guerreschi (Milano, 1929 – Nizza, 1985), al gruppo “Il pro e il contro”. Nella seconda metà degli anni Sessanta partecipa alle esperienze della Nuova figurazione, che rifacendosi al Realismo Esistenziale, afferma una linea di continuità con la tradizione figurativa. GUILLOT Anna (Pisa, 1950) il suo linguaggio spazia dalle esperienze concettuali a quelle minimaliste, arricchite dalle ricerche puro – visibiliste gestaltiche. Nelle sue opere la scrittura è molto presente e possiede una duplice valenza: esteticamente è segno – forma, linguisticamente è significante. Collabora con la rivista «Carte d’Arte Internazionale» e attualmente vive ad Enna. GUTTUSO Renato (Bagheria, 1911 – Roma, 1987) manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura. Durante l’adolescenza iniziò anche a frequentare lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena diciassettenne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo dove si trasferì per gli studi liceali e poi all’Università a Napoli. Tornato a Palermo apre uno studio e con la pittrice Lia Pasqualino Noto e gli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina forma il “Gruppo dei Quattro”. Un soggiorno di tre anni a Milano fa maturare la sua arte sociale, seguito da un impegno morale e politico. L’artista non cesserà mai di lavorare in anni 366
difficili come quelli della guerra ed alterna, specie nelle nature morte, gli oggetti delle case umili della sua terra, a squarci di paesaggio del Golfo di Palermo a una collezione di disegni intitolata “Massacri”, che circolarono clandestinamente dato che ritraggono le repressioni naziste. All’indomani della Liberazione un anelito di speranza torna ad alitare nella pittura del maestro. La figura femminile diventa dominante nella pittura. Alle Elezioni Politiche del 20 giugno 1976 fu eletto al Senato della Repubblica per il PCI, per il quale disegna anche il logo. Alla morte donò alla città natale, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale museo di Villa Cattolica, dove egli stesso venne sepolto; la sua tomba è opera dello scultore Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Roma, 1991). INDACO Enzo (Paternò, 1940) si diploma all’Accademia di belle Arti di Palermo. Inizia la sua attività artistica nel 1960 e nel 1965 tiene la sua prima mostra al Circolo dei Professionisti di Paternò. E’ uno dei protagonisti della Land Art siciliana insieme a Franco Pappalardo. Attualmente vive a Catania dove è titolare della cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti. ISGRO’ Emilio (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) è uno dei nomi più noti e prestigiosi a livello internazionale dell’arte italiana a cavallo tra secondo Novecento e Duemila. Innovatore e teorico della “Cancellatura”, apre le porte di un nuovo linguaggio che ha cominciato a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa delle origini. La sua attività artistica però non si limita solo alla pittura, ma spazia anche in altri ambiti: dagli scritti teorici ai libri d’artista. Molto importante è la sua produzione teatrale, soprattutto in occasione delle Orestiadi di Gibellina, manifestazione organizzata nella città siciliana a partire dal 1983, per volere del sindaco Ludovico Corrao. JOPPOLO Beniamino (Patti, 1906 – Parigi, 1963) è stato un letterato, artista e drammaturgo;laureatosi in Scienze Politiche a Firenze, fu fervente antifascista e per questo arrestato e confinato. Nel dopoguerra si trasferì a Milano, e, nel 1947, cominciò a dipingere, e fondò, con Lucio Fontana (Rosario, 1899 – Varese, 1968), il Movimento dello Spazialismo. Nel 1954, si trasferì a Parigi con la moglie e i due figli e Joppolo si dedicò principalmente alla pittura, alla scrittura e nella città francese morì nel 1963. LA VERDE Elena (Catania, 1933 – San Giovanni La Punta, 2012) si interessa sin da giovane all’arte in senso ampio: dalla musica alla letteratura. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Catania negli anni Ottanta, ma la sua passione per la pittura pare sia nata durante un viaggio in Spagna nel corso degli anni Settanta. Nel 2008 fonda insieme al marito la Fondazione La Verde – La Malfa – Il Parco dell’Arte, a San Giovanni La Punta, vicino Catania. Questa Fondazione è un museo molto particolare dove vengono raccolte le più disparate esperienze di arte contemporanea tra cui: scultura, pittura, fotografia e installazioni. Muore nel 2012 a San Giovanni La Punta. LABORATORIO SACCARDI (Gruppo composto da: Vincenzo Profeta, Marco Barone, Giuseppe Borgia e Tothi Folisi) nasce a Palermo dove attualmente opera. I componenti del gruppo utilizzano i vari linguaggi dell’arte come la pittura, la fotografia, o il video perseguendo un obiettivo ludico e dissacratorio nei confronti dei temi affrontati. Laboratorio Saccardi si fa beffa del mondo della pittura e del mondo del lavoro e deri367
dono il sistema artistico e intellettuale. Molto spesso nelle loro opere sono rappresentati i più importanti personaggi dell’arte moderna o della politica sotto forma di parodia. LAZZARO Domenico Maria, detto Mimì (Catania, 1905 – 1968) sin da adolescente instaurae un fitto legame con Filippo Tommaso Marinetti e subito dopo espone a diverse mostre futuriste. Ha modo di viaggiare in tutta Italia nel corso degli anni Venti; alla fine di questo decennio tornerà a Catania per fondare insieme a Nunzio Sciavarrello l’Istituto d’Arte della città etnea. Negli anni Trenta è un assiduo frequentatore della Scuola Romana e ha come riferimenti Chagall e la Raphael, mentre negli anni Quaranta segue l’Espressionismo visionario di Scipione e Mafai e l’astrazione malinconica di De Pisis e negli anni successivi fa tesoro, in scultura, della lezione di Moore e della produzione post – cubista di Picasso. L’astrazione è la conclusione finale del suo ellittico percorso artistico, teso alla “promozione culturale dell’isola”. LESSINI Edocle (pseudonimo di Ildebrando Patamia) (Acicastello, 1905 – 2005) Parte da una forma di pittura Neo – sintetista, cioè una forma di Astrattismo Lirico, che non ha nessun legame con la realtà. Successivamente si allontana da questo, virando verso una figurazione più consueta. Muore ad Acicastello nel 2005.
LO MANTO Gaetano (Conegliano Veneto, 1944) compie gli studi a Palermo e successivamente intraprende la carriera di pittore. Insegna presso il Liceo Artistico “Eustachio Catalano” di Palermo, dove attualmente è titolare della cattedra di figura e ornato modellato, città dove risiede. LO PORTO Giuliana (Catania, 1970) nasce a Catania dove vive e lavora. La sua formazione si caratterizza per la multidisciplinarietà di interessi artistici e anche per il teatro. Da qui scaturiscono performance, installazioni e collaborazioni con gruppi teatrali;lavori incentrati sul concetto del valore della vita e della morte. LONGO Loredana (Catania, 1967) vive e lavora a Catania. Nelle sue opere l’elemento autobiografico è sempre presente e rappresenta un doppio binario:la sua stessa immagine diventa centrale, attraverso performance, video, installazioni e fotografia; inoltre anche l’elemento famigliare diviene per motivo di riflessione. MANGANO Domenico (Palermo, 1976) è un pittore palermitano che vive e lavora tra Palermo e Roma. La sua ricerca artistica inizia alla fine degli anni Novanta e si concentra sull’analisi delle piccole storie marginali, fuori dalla cultura globalizzata. Molto importante per la sua formazione è un viaggio fatto negli Stati Uniti dove ha modo di continuare la sua ricerca e di crescere artisticamente: al suo ritorno in Italia, infatti propone una nuova serie di lavori e per la prima volta si cimenta nella pittura e nella scultura, ma il linguaggio rimane sempre federe alla sua ricerca artistica. MARCHEGIANI Elio (Siracusa, 1929) inizia a dipingere da autodidatta. Successivamente inizia a viaggiare visitando Roma, Firenze, Bologna e Parigi, aprendosi alla cultura e all’arte europea. Nel 1959, dopo aver partecipato alla Quadriennale di Roma prende parte al “Gruppo 70” insieme a Giuseppe Chiari. Insegna Pittura all’Accade368
mia di Belle Arti di Urbino dal 1983 al 1988. Dagli anni Ottanta si avvicina a un altro aspetto dell’arte, quello della conservazione e del restauro e fonda successivamente la Nuova Scuola di Restauro e Tutela degli Oggetti d’Arte e di Cultura Contemporanea del Comune di Morro D’Alba nelle Marche, operativa dal 2004 al 2007. MARINI Mariella (Messina, 1942 – 2012) è un’artista messinese che nel corso del tempo diventa un punto di riferimento per i suoi concittadini più giovani, permettendo loro di formarsi nel suo studio. Frequenta la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia per poi tornare in Sicilia; nel 1984 tiene la sua prima mostra e la sua carriera si protrae per tutti gli anni Novanta e Duemila fino alla morte avvenuta nel 2012 nella sua città a causa di una lunga malattia che però non l’ha allontanata dalla creazione di opere d’arte. MAUGERI Concetto (Catania, 1919 – Roma, 1951) lascia la Sicilia nel 1937 per frequentare l’Accademia di Bella Arti di Roma. Alla fine degli anni Quaranta prende parte al gruppo Forma 1, ma viene fortemente influenzato anche dalla Scuola Romana. Muore a Roma a soli trentadue anni. MAZZULLO Giuseppe (Graniti, 1913 – Taormina, 1988) occupa un posto di rilievo nel panorama della scultura italiana del Novecento, rielaborando le tendenze passate e contemporanee: da Auguste Rodin (Parigi, 1840 – Meudon, 1917) alla Scuola Romana. Nel 1939 si trasferisce a Roma dove prende parte alla vita culturale della città. Negli anni Sessanta inizia a lavorare direttamente la pietre, mantenendo però, la tendenza alla rievocazione del mitico e dell’arcaico. Negli anni Settanta le sue opere divengono sempre più primitive e bidimensionali. Nel decennio successivo introduce l’uso della tempera, che conferisce accenni pittorici e grafici alle opere scultoree. Nonostante vivesse stabilmente a Roma ebbe sempre un forte legame con la sua terra: a Taormina morì nel 1988 e nella stessa città è stata istituita una Fondazione che porta il suo nome e che conserva alcune delle sue opere più note. MIGNECO Giuseppe (Messina, 1908 – Milano, 1997) viene ricordato come uno dei maggiori Espressionisti del Novecento. Nel 1931 si trasferisce a Milano e inizia la sua attività artistica, nella quale si riscontrano cenni biografici. Nel 1937 è tra i fondatori del movimento di “Corrente” che raggruppa artisti provenienti da diversi orizzonti culturali, con il comune intento di aprirsi alla cultura moderna europea, rifiutando l’isolamento culturale imposto dalla politica fascista; a tale gruppo partecipano, tra gli altri: Renato Guttuso, Giacomo Manzù ed Emilio Vedova. Nel dopoguerra Migneco affina il suo gusto per il “realismo sociale” subendo l’influsso dei pittori murari messicani. Nel 1958 partecipa alla XXIX Biennale di Venezia. I suoi colori sempre forti e vivaci che ricordano la sua Sicilia dai tratti violenti e netti, i volti duri e coraggiosi rendono le sue tele espressione della lotta esistenziale. Muore a Milano nel 1997. MIRABELLA Saro (Catania, 1914 – Roma, 1972) nel 1936 lascia la sua città e si stabilisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di S. Luca e la scuola libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti ed entra in contatto con gli artisti siciliani nella capitale, come i componenti del gruppo “Forma 1”. Insegna presso il Liceo Artistico di Roma, città dove muore nel 1972. 369
MONCADA Ignazio (Palermo, 1913 – Milano, 2013) erede di una nobile famiglia palermitana, nel 1952 compie un viaggio a Parigi, e qui si avvicina alla pittura e alle opere dell’Avanguardia Russa. Dal 1982 si cimenta nella decorazione dei pannelli di plastica che solitamente coprono i lavori di restauro dei grandi monumenti: tale tecnica viene definita “Pont Art” e Moncada è il suo ideatore. Muore a Milano nel 2013. NAPOLITANO Melchiorre (Palermo, 1949) si laurea in Architettura presso l’Università di Palermo. Dal 1973 al 2007 insegna Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale di Palermo. Attualmente vive ed opera nel capoluogo siciliano. OCCHIPINTI Alvaro (Messina, 1960) nasce a Messina, ma nel 1960 si trasferisce a Milano e li inizia a frequentare l’ambiente culturale e artistico e inizia a partecipare a molte mostre. Rivolge il proprio interesse artistico verso l’Espressionismo Figurativo, la Figurazione Geometrica e la Pittura di ispirazione Pop. Attualmente vive e opera a Milano PAPPALARDO Franco (Catenanuova, 1938) inizia a dipingere nel 1960 sperimentando tecniche nuove come il collage o materiali di recupero. La sua prima mostra si tiene alla Galleria “Metropolitan” di Catania nel 1963. Nel 1965 si trasferisce a Milano dove, l’anno successivo, tiene alla Galleria Fiori Oscuri una personale dei suoi prototipi. Vengono organizzare diverse personali a lui dedicate in tutta Italia e soprattutto in Sicilia. Si appassiona alla Land Art e insieme a Indaco è uno dei maggior esponenti per la Sicilia. Oggi vive a Bologna e continua la sua carriera artistica. PASQUALINO NOTO Lia (Palermo, 1909 – 1988) è figlia di Antonino Noto, ginecologo fondatore dell’omonima clinica privata a Palermo. Studia con insegnanti privati manifestando subito il suo amore per la pittura. A undici anni segue gli insegnamenti del maestro e artista Onofrio Tomaselli. Si sposa con Guglielmo Pasqualino, il quale diventerà direttore sanitario della clinica di famiglia, che prenderà il nome di Clinica Noto-Pasqualino. Negli anni Venti si avvicina alla pittura futurista e inizia a partecipare alle prime mostre. Entra in contatto con il pittore futurista Pippo Rizzo, professore all’Accademia di belle arti di Palermo; da lui la giovane pittrice riceve i primi riconoscimenti e incoraggiamenti. Espone per la prima volta nel 1929 alla II Mostra Sindacale Siciliana; da quel momento sarà costantemente presente alle principali manifestazioni siciliane e nazionali. Nel 1932 la sua prima personale è organizzata presso il Teatro Massimo di Palermo. Poco dopo la giovane pittrice incontra Renato Guttuso e due scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina, tutti appena ventenni: nasce una profonda amicizia, accomunata dalla ricerca di una personale identità artistica; insieme condividono un desiderio di mutamento, di non allineamento al tentativo del regime di imporre una pittura di Stato attraverso la corrente novecentista si forma quindi il “Gruppo dei Quattro” che si impone all’attenzione nazionale proponendo un’alternativa polemica al nuovo accademismo classicheggiante caratterizzato dalla purezza delle forme e dall’armonia nella composizione appiattito nel ruolo di arte di regime. I quattro riescono, seppur per breve tempo, a conquistare la terza pagina de «L’Ora» dove pubblicano vivaci articoli di protesta. Lia Pasqualino Noto rimane a Palermo, mentre gli altri suoi compagni si trasferiscono al Nord, e continua a portare avanti da sola quell’esigenza di rinnovamento del gusto palermitano perseguito. Nello stesso tempo inizia una intensa attività di gallerista che sarà di fondamentale importanza per il panorama artistico pa370
lermitano. PINELLI Pino (Catania, 1938) nei primi anni Sessanta si trasferisce a Milano, che in quel periodo è particolarmente ricca di fermenti culturali e dove il dibattito artistico dominato dalla presenza di Lucio Fontana e Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963). In questa fase di riflessione e di ricerca tenta di creare un nesso fra tradizione e innovazione cercando di attraversare la pittura. Nel 1976 la sua pittura subisce un cambiamento drastico abbandonando la superficie del quadro e disseminando lungo la parete frammenti di pittura, sottolineando l’attenzione per la manualità e l’importanza del colore. RECCA Antonio (Catania, 1957) Negli anni Ottanta si trasferisce a Milano dove continua la sua ricerca artistica spaziando in molti ambiti artistici, dalla moda al design. Queste esperienze lo hanno portato sempre a cogliere la trasversalità dei linguaggi e la contaminazione di diverse discipline. Le sue opere si collocano nell’ambito dell’Espressionismo Astratto arricchito dalla lezione dell’Informale Segnico. Attualmente vive e lavora a Catania. RIGGI Giuseppina (San Cataldo, 1959) Si è formata all’Accademia di Belle Arti di Palermo nel corso di Scultura. Attualmente insegna al Liceo artistico della sua città. La sua ricerca artistica è improntata verso il segno plastico come luogo d’appartenenza del corpo. Partecipa due volte alla Biennale di Venezia: nel 2007 e nel 2011. Attualmente vive e lavora a San Cataldo. RIZZO Pippo (Corleone, 1887 – Palermo, 1964) fu uno dei maggiori esponenti del Futurismo siciliano. Si trasferì a Palermo per frequentare l’Accademia di Belle Arti e fu allievo di Ettore de Maria Berger (Napoli, 1850 – Palermo, 1938). Rimase affascinato dal Futurismo durante un viaggio a Roma e ne prese parte firmando il Manifesto dei Futuristi Siciliani. A partire dal 1929 si allontana dal Futurismo per avvicinarsi alle tematiche di Novecento seguendo la svolta di Carlo Carrà. Nello stesso anno diviene Segretario del Sindacato fascista degli artisti siciliani. Nel 1936 viene nominato direttore dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Muore a Palermo nel 1964. ROMANO Alfredo (Siracusa, 1948) nasce a Siracusa nel 1948, dove si forma artisticamente. Successivamente si trasferisce a Torino e attualmente vive tra la Sicilia e il Piemonte. L’opera di questo artista è ascrivibile all’area dell’arte concettuale, in cui la ricerca è volta all’elaborazione di forme inedite e alla loro particolare capacità di relazione con il mondo esterno. ROMANO Elio (Trapani, 1909 – Catania, 1966) si trasferisce, da piccolo, con la famiglia a Catania, poiché il padre, magistrato, venne trasferito nella città etnea; qui ebbe modo di iniziare i suoi studi pittorici. Nel 1928 andò a Roma a frequentare la Scuola Libera del Nudo e l’anno successivo si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo la Seconda Guerra Mondiale torna in Sicilia e trovando la sua casa bombardata decide si rimanere sull’isola e inizia ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Catania: nella città siciliana muore nel 1966. Si applicò con una sempre maggiore concentrazione al proprio lavoro, perfezionando e personalizzando lo stile. Pur nel suo isolamento, Romano mantenne i contatti e le attività culturali partecipando a mostre sempre più numerose e prestigiose. È stato presente alle Biennali di Venezia del 1936 e 371
del 1950. Lo stile di Romano deriva dall’Impressionismo ed ha una evidente tendenza alla struttura realistica. Le sue opere hanno una composizione tonale in cui i colori sono in stretto rapporto l’uno con l’altro. La tematica preferita delle sue composizioni è quella della vita di tutti i giorni, con particolare riguardo ai paesaggi ed agli oggetti tipici della Sicilia. ROVELLA Enzo (Catania, 1966) inizia ad esporre nel 1992 in una collettiva tenuta alla galleria Cefalì di Catania. L’anno dopo tiene la sua prima personale ad Acireale. Affianca l’attività pittorica a quella espositiva, dirige, infatti, nella sua città la Galleria Carte Bianche Fine Arts spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia d’autore, aperta nel 1997 a Catania dove vive e lavora. SABO (pseudonimo di Salvatore Bonura) (Palermo, 1916 – 1975) Viene collocato all’interno di quel gruppo di artisti che non sono diventanti artisti per formazione, ma per caso; fa parte infatti dei cosiddetti “Outsider” dei disadattati, che esprimono la loro realtà interiore attraverso l’arte. Questo tipo di arte viene raccolta sotto la dicitura di “Art Brut” termine coniato da Jean Dubuffet (Le Havre, 1901 – Parigi, 1985). Nella sua vita dipingere è sempre stato molto importante e nonostante abbia vissuto diverse esperienze, alla fine è alla pittura che si dedica. Si ispira ai pupi del teatro siciliano e successivamente scopre i mostri. SALVO (Salvatore Mangione) (Leonforte, 1947) nasce in provincia di Enna, ma si trasferisce a Tornino, dove avviene la sua formazione artistica. Negli anni Sessanta entra in contatto con l’Arte Povera e inizialmente si serve della fotografia per avviare il suo percorso artistico, esponendo alla Galleria di Gian Enzo Sperone. In questi anni le sue opere sono colme di elementi che si focalizzano sulla scoperta del proprio io e dell’affermazione di se attraverso un linguaggio ironico. A partire dagli anni Settanta si dedica alla pittura figurativa tradizionale impiegando cromie accese e soggetti classicheggianti. Gli anni Ottanta consacrano la sua fama anche a livello internazionale. Nel corso della sua carriera è stato invitato a diverse manifestazioni nazionali ed internazionali tra cui la Biennale di Venezia nel 1976 e nel 1984. Attualmente vive e lavora a Torino. SANFILIPPO Antonio (Partanna, 1923 – Roma, 1980) frequenta il liceo artistico di Palermo e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Palermo che frequenta per qualche anno, prima di trasferirsi prima a Firenze e poi a Roma, insieme a Carla Accardi, che nel 1949 diventerà sua moglie. Prende parte al gruppo Forma 1, firmando il Manifesto del 1947 insieme ad Accardi, Attardi, Guerrini, Tutcato, Perilli e Muaugeri. Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia: nel 1948,1954, 1964 e 1966. Muore a Roma a seguito di un incidente stradale nel 1980. SCALIA Sandro (Ragusa, 1959), fotografo. Si forma artisticamente a Milano ma torna in Sicilia, a Palermo dove attualmente vive e insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. La sua fotografia è sempre fortemente pittorica nelle cromie, nelle luci e nelle scene. SCHIAVOCAMPO Paolo (Palermo, 1924) nasce a Palermo ma da giovane si trasferisce a Milano, dove vive stabilmente dal 1948. Ha frequentato le Accademie di Milano e 372
Venezia. La sua carriera artistica spazia dalla pittura alla scultura e ha realizzato diverse opere sia in Italia che all’estero. Per la sua terra d’origine, la Sicilia, ha collaborato alla ricostruzione di Gibellina Nuova e alla Fiumara d’Arte di Antonio Presti. SCIANNA Ferdinando (Bagheria, 1943) è un fotografo siciliano, probabilmente uno degli artisti che ha saputo rendere omaggio alla sua terra attraverso uno sguardo attento e approfondito e rigorosamente in bianco e nero. La sua formazione artistica avviene a Milano. Diventa membro dell’agenzia internazionale di fotografia Magnum Photos; la sua ricerca compositiva e formale dell’immagine è sempre lucida e presente delineando la geometria delle forme, riuscendo a svelare i sentimenti più profondi dei suoi soggetti. Attualmente vive e lavora a Milano. SCIAVARRELLO Nunzio (Bronte, 1918 – Catania, 2013) frequenta la scuola comunale di disegno. In un primo tempo, nel 1932 al seguito di un esperto decoratore si occupa di pittura murale ed affresco. Nel 1934 va a Roma, per un breve soggiorno, poi nel 1936 vi si trasferisce, e si trova impegnato nelle problematiche della Scuola Romana. Scoppiata la guerra, è sui Balcani, ma, nel 1942 rientrato a Roma riprende il lavoro ed elabora le incisioni dedicate alla libertà alle condizioni sociali e alla condanna della violenza. Approfondisce gli studi e la ricerca sul valore e sulla funzione del segno, che si rivelerà determinante per tutta la sua opera. Nel 1945 rientrato a Bronte realizza dipinti e incisioni e nel 1950 si trasferisce a Catania, dove fonda l’Istituto d’Arte e dove vive tuttora. Inoltre, recentemente ha fondato a Bronte il Museo Civico che porta in suo nome. SCORDIA Antonio (Santa Fè, 1918 – Roma, 1988) si trasferisce in Italia all’età di tre anni. La sua pittura si situa nel clima della Scuola Romana ma con accenti più espressionistici. Inizialmente la sua pittura è legata al figurativo, ma nel corso del tempo si allontana progressivamente da questa fino ad arrivare all’astratto. Partecipa alla Biennale del 1952, 1954, 1956 e 1964. Collabora con Fellini per la scenografia del film Satiricon del 1969. Muore a Roma nel 1988. SCROPPO Filippo (Riesi, 1910 – Torre Pellince, 1993) da giovane si trasferisce a Roma, Firenze e successivamente a Torino, dove risiede stabilmente e dove si laurea in lettere. Nel dopoguerra la sua passione per la scrittura si fonde a quella per la pittura. Nel 1948 e nel 1950 partecipa alla Biennale di Venezia e nel1948, 1951 e 1965 alla Quadriennale di Roma. Dal 1948 al 1980 insegna presso l’Accademia Albertiniana di Torino. SIMETI Francesco (Palermo, 1968) è un artista palermitano che vive tra la Sicilia e New York. Si è imposto nel panorama dell’arte internazionale grazie a installazioni, video e opere pittoriche. Ha esposto e realizzato presso importanti istituzioni in Italia e all’estero, in particolare presso la Columbia University di New York, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna. SOTTILE Turi (Acireale, 1934) inizia a studiare i grandi maestri del passato: soprattutto Matisse, Picasso, Delacroix e poi Mondrian, De Kooning, Hartung e Twombly, dai quali trae ispirazione. Intorno agli anni Cinquanta si interessa, più per gioco che per reale convinzione, all’Arte Concettuale. Nel suo studio, infatti, lavora a situazioni 373
simulate di scontri automobilistici, di bufere in agguato dietro persiane chiuse e, parallelamente, all’invenzione dell’ “acqua solida” e altro. Nel 1973 si trasferisce a Roma e da li viaggia in tutto il mondo. SUCATO Giusto (Palermo, 1950) nasce a Palermo e si forma artisticamente da autodidatta. Cresce in una Sicilia dove il lavoro contadino e pastorale è fortemente legato con la vita di tutti i giorni; questo suo legame con la campagna e con il lavoro sarà un elemento persistente in tutta la sua carriera. Da giovane incontra Francesco Carbone e i due insieme danno vita a “Godranopoli” un progetto che tenta di rivalutare il passato e di esaltare il futuro. Questo progetto comprende un museo Etno – Antropologico della civiltà contadina e una Pinacoteca d’Arte Moderna e Contemporanea a cui Sucato ha donato molte opere. TAVARRELLA Croce (Polizzi Generosa, 1964) compie la propria formazione pressla (Pa), Palermo e Roma. E’ tra gli artisti più rappresentativi della creatività siciliana contemporanea. Nel 1990 lavora come scenografo alla RAI e partecipa alle edizioni del 1998, 1999 e 2000 del Genio di Palermo. Nel 2000 vince il premio della Giuria del concorso palermitano che gli permette di andare per qualche mese a Berlino dove realizza un’istallazione, nel 2001. Tavarrella si dedica alla pittura, alla scultura, alle istallazioni e all’arte ambientale, sempre attraverso uno sguardo fortemente espressivo in continua ricerca di tecniche e materiali. TOGO (pseudonimo di Enzo Migneco) (Milano, 1937) nasce a Milano da genitori siciliani. Nel corso della sua vita viaggia in tutto il mondo, ma dalla fine della Seconda Guerra Mondiale risiede stabilmente a Messina, dove inizia la sua attività artistica. Negli anni Sessanta si trasferisce a Milano dove la sua carriera artistica decolla. Nel corso della sua carriera ha partecipato a diverse manifestazioni nazionali e o l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Attualmente vive e lavora tra Castellana Sicud internazionali: nel 2011 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. VARVARO Giovanni (Palermo, 1888 – 1973) si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Il suo approccio alla pittura avviene dalla seconda metà degli anni Venti, quando entra in contatto con Rizzo e Corona e pertanto si avvicina fortemente al Futurismo, anche se per un breve periodo. Dei suoi lavori in questo ambito infatti, rimane poco. Il suo interesse per l’arte, però, non si rivolge soltanto alla pittura ma coinvolge diverse espressioni artistiche, tra cui ricordiamo l’insegnamento presso l’Istituto d’Arte con la cattedra di disegno e la direzione della sezione decorativa della Fabbrica di Ceramiche Florio. Colleziona e restaura oggetti della tradizione siciliana e si appassiona alle musiche popolari. Muore nella sua città natale a quasi 85 anni. VELLA Attilio (Grotte, 1901 – Milano, 1973) nasce in provincia di Agrigento, ma si trasferisce a Milano dove aderisce al Secondo Futurismo, durante gli anni Venti. Leopere di questi anni sono paesaggi di impronta cubo-futurista. Successivamente la sua ricerca si indirizza alla matrice astratta, nel ambito del geometrico.
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