"Fondare biblioteche è un po' come costruire ancora granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire."
MARGUERITE YOURCENAR
indice
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ABSTRACT INTRODUZIONE
1
1.1 1.2 1.3
2
2.1 2.2 2.3
PRIMA DELLE BIBLIOTECHE DO VRANNO ESISTERE I LIBRI
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23
il libro, strumento perfetto. le ragioni per cui internet non renderà inattuali le biblioteche. quando cambiano le variabili di spazio e tempo.
PERCHÈ COSTRUIRE NUOVE BIBLIOTECHE? per non ipotecare il nostro futuro. per nuove e antiche indispensabili funzioni. perchè gli edifici esistenti non sono più sufficienti.
35
3 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5
4
4.1 4.2 4.3 4.4
5
5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 5.6
6
6.1 6.2 6.3 6.4 6.4
LA MISSIONE DELLA BIBLIOTECA PUBBLICA
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il significato dell' "essere pubblico". la responsabilità di diffondere sapere. la responsabilità di diffondere creatività. nove, ineludibili prospettive. buoni propositi per il futuro.
LE NUOVE PIAZZE DEL SAPERE
67
piangere la scomparsa della panchina. riscoprire le piazze, coperte. imparare dai supermercati. portare l'arte nei luoghi pubblici.
PAESE CHE VAI, BIBLIOTECA CHE TROVI.
87
come si cambia, per non morire. il caso francese. il caso spagnolo. il caso inglese. il caso italiano. viaggiando s'impara.
UN PROGETTO PER IL SAPERE. il modello biblioteconomico. analizzare il contesto. dimensionare una biblioteca. campagne di rilievo. il progetto architettonico.
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BIBLIOGRAFIA ALLEGATI
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208
indice figure
1 libri della biblioteca di Oswald Mathias Ungers. Colonia, Germania. pag. 22 2 Un'immagine dal film “i Centochiodi” di Ermanno Olmi/ 2007 pag. 24 3 BOOKMOBILE DELLA LOS ANGELES PUBBLIC LIBRARY. Los Angeles, USA/ 1950 pag. 30 4 Jo Coenen - ARUP, OPENBARE BIBLIOTHEEK AMSTERDAM. Amsterdam, Olanda/ 2007 pag. 33 5 Alberto Kalach, BIBLIOTECA JOSÉ VASCONCELOS. Città del Messico/ 2006 pag. 34 6 Etienne-Louis Boullée, progetto della BIBLIOTHÈQUE DU ROI. Parigi/ 1784 pag. 37 7 Toyo Ito, MEDIATECA DI SENDAI. Sendai, Giappone/ 2000 pag. 38 8 Colin St. John Wilson, BRITISH LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1998 pagg. 39-40
9-10 Gunnar Asplund, BIBILIOTECA CIVICA DI STOCCOLMA. Stoccolma, Svezia/ 1928 pagg. 42-43 11 LIBRERIA COOP EATALY. Bologna, Italia/ 2008 pagg. 44-45 12 Archea Associati BIBLIOTECA COMUNALE DI NEMBRO. Nembro [BG], Italia / 2007 pagg. 46-47 13 Antonello da Messina (attivo 1456-1479), SAN GIROLAMO NEL SUO STUDIO. pag. 48 14-15 Beal & Blanckaert, MEDIATÉQUE DE L'ARMENTIÉRES. Armentières, Francia/ 2007 pagg. 50-51 16 Alsop & Stormer PECKHAM LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1999 pag. 53 17- 18 segnaletica interna IDEA STORE. Londra, Inghilterra. pagg. 54-55 19-20 attività alternative IDEA STORE. Londra, Inghilterra. pag. 56
21-22 Rem Koolhaas BIBLIOTECA DI SEATTLE. Seattle, USA/ 2004 pagg. 60-61 23-24-25 Giancarlo Mazzanti PARQUE BIBLIOTECA ESPAÑA. Medellin, Colombia/ 2007 pagg. 62-65 26 RPBW, CENTRO COMMERCIALE “VULCANO BUONO”. Nola, Napoli/ 2007 pag. 66 27 LE PANCHINE SULLA PIAZZA DEL LEOPOLD MUSEUM. Vienna. pag. 69 28 Adjaye Associates, IDEA STORE WHITECHAPEL. Londra, Inghilterra/ 2005 pagg. 70-71 29 BIBLIOTECA SALABORSA. Bologna, Italia/ 2001 pag. 73 30 Moshe Safdie & Associetes, "LIBRARY SQUARE". Vancouver, Canada, USA/ 1995 pag. 74 31 Moshe Safdie & Associetes, "THE CITY LIBRARY". Salt lake City, Utah, USA/ 2003 pag. 75 32 Massimo Pica Ciamarra, BIBLIOTECA "S. GIORGIO". Pistoia, Italia/ 2008 pag. 76 33-34-35 LAYOUT IDEA STORE. Londra, Inghilterra. pag. 79
36 DIE GROSSE FRACHT, Anselm Kiefer. (cm 460x690) Biblioteca San Giorgio, Pistoia, Italia. 2006-2007. pag. 81 37 DER RING, Mauro Staccioli. Elisenstrasse, Monaco di Baviera, Germania. 1996-2001 pag. 82 38 DICHIARO DI ESSERE EMILIO ISGRÒ, Emilio Isgrò. Centro per l'Arte contemporanea, Prato, Italia. pag. 84 39 AFGHANISTAN, Alighiero Boetti. Mart, Rovereto, Italia. 1988-89. pag. 85 40 Herzog & de Meuron, IKMZ BTU COTTBUS INFORMATION, COMMUNICATIONS AND MEDIA CENTER. Cottbus, Germania/ 2004 pag. 86 41-42 Herzog & de Meuron, IKMZ BTU COTTBUS INFORMATION, COMMUNICATIONS AND MEDIA CENTER. Cottbus, Germania/ 2004 pagg. 88-89 43-44-45 Du Besset/Lyon architectes, MEDIATECA REGIONALE A TROYES. Troyes, Francia/ 2002 pag. 91 46 Dominique Perrault, MEDIATECA DI VÉNISSIEUX. Venissieux, Francia/ 2001 pag. 92 47-48-49 Abalos & Herreros, BIBLIOTECA PUBBLICA DI USERA. Madrid, Spagna/ 2003 pagg. 93-94
50 Alsop & Stormer PECKHAM LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1999 pag. 95 51-52 Adjaye Associates WHITECHAPEL IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2005 pag. 96 53 Adjaye Associates CHRISP STREET IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2004 pag. 97 54 Bisset Adams BOW IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2003 pag. 97 55-56-57 Mario Bellini Architect(s) TORINO CULTURAL CENTER. Torino, Italia/ concorso: 2001. pagg. 98-99 58 il fronte principale e l'ingresso su piazza Tettamanzi. pag. 102 59 la sala di lettura per bambini, arricchita dagli spiritosi sgabelli disegnati da Philippe Starck. pag. 103 60 il blocco scale contenuto nell'ampliamento conduce alla sala polivalente del primo piano. pag. 103 61 dettaglio della vetrata angolare. pag. 103 62 l'arco di ingresso su via Passeri. pag. 104 63 la sala capitolare, la prima sala che si incontra dopo l'ingresso. pag. 115 64 la zona studio al piano superiore, un tempo corridoio di distribuzione per le celle dei monaci. pag. 105
65 l'uscita su via Severini, anticipata dal caffè letterario. pag. 105 66 l'area di ingresso della biblioteca su via Passeri. pag. 105 67 la veranda che affaccia sull'ampio parco interno della biblioteca. pag. 105 68 la sala studio adiacente la sala capitolare, con vista sul parco. pag. 105 69 il blocco ellittico dei bagni. pag. 106 70 il porticato ligneo che sostiene la copertura trasparente è stato accorpato all'edificio originario. pag. 106 71 la zona bambini, una delle ultime sale prima di giungere al caffè letterario. pag. 106 72 l'ex fornace sorge in una posizione leggermente rialzata e la sua ciminiera è visibile anche a lunga distanza. pag. 108 73 la zona di ingresso. pag. 109 74 il caffè letterario al piano terreno, vicinissimo all'ingresso. pag. 109 75 l'area bancone vista dalla zona narrativa. pag. 109 76 l'impulso di rinascita è tanto forte quanto il simbolismo dell'architettura, ancorato al passato industriale di questo quartiere cittadino. pag. 110 77 il fronte sud della biblioteca su via Pertini. pag. 111 78 l'atrio principale, ampio e spesso luogo di installazioni temporanee. Sopra il bancone di ingresso una proiezione mostra il numero di utenti all'intero della biblioteca. pag. 111
79 la piazza coperta, luogo di incontro e convivialità, arricchita nel suo centro dalla presenza di un albero e una vasca d'acqua. pag. 111 80 la sala studio al primo piano, sulla parete di fondo una tela dell'artista Anselm Kiefer . pag. 112 81 la zona bambini, il sistema di illuminazione è contenuto all'interno di forme fluide. pag. 112 82 la sala letture diverse dove si possono trovare quotidiani e riviste oltre a pub blicazioni speciali. pag. 112 83 l'articolazione del fronte est. pag. 113 84 quattro dei 26 camini di sole che attraversano la biblioteca. pag. 113 85 il verde esterno nel quale si inserisce l'anfiteatro, luogo dove i giovani si concedono pause dallo studio. pag. 113 86 il volume della biblioteca, distribuito su due piani, aggetta al livello superiore su uno spazio aperto in continuità con quello preesistente. pag. 114 87 i pannelli in policarbonato del rivestimento sfoggiano colori diversi a seconda delle funzioni degli spazi. pag. 115 88 vista interna della biblioteca nella zona a doppia altezza. pag. 115 89 patio interno, camino di aria e luce. pag. 115 90 la grande piazza coperta ha assolto, nel corso del tempo, alle funzioni più diverse: prima sala borsa, poi palazzetto dello sport, oggi luogo di incontro e di installazioni temporanee. pag. 116
91 veduta del portale di ingresso in Piazza Nettuno. pag. 117 92 il visibilissimo banco accoglienza e informazioni, posto in fondo alla piazza coperta, anticipa l'ingresso alle Scuderie. pag. 117 93 la sala colonnata delle Scuderie, dove si trova la sezione prestito. pag. 117 94 nella sezione prestito si possono trovare libri in 38 diverse lingue straniere. pag. 117 95 la zona "morbida" 0-3 anni con tappeti e cuscini. pag. 118 96 il piccolo anfiteatro per incontri e lettura nella zona 3-8 anni. pag. 118 97 vista della "Sala Collamarini grande", destinata al reference e alla consultazione generale. pag. 118 98 le zone di lettura a corpo libero su poltrone "Egg", lungo il ballatoio del primo piano. pag. 119 99 la sala studio al primo piano, una stanza protetta, adiacente al ballatoio. pag. 119 100 auditorium Enzo Biagi. pag. 119 101 lo spazio antistante alla biblioteca è costantemente occupato dal mercato multietnico. Evidente la relazione cromatica tra i teli delle bancarelle e la struttura bibliotecaria. pag. 120 102 la biblioteca nel contesto insediativo. pag. 121 103 il rivestimento a sbalzo occupa a terra uno spazio coperto che è una piazzetta di incontro, luogo di attraversamento, di sosta per osservare le vetrine della biblio teca e di protezione in caso di pioggia. pag. 121
104 la via a lato della biblioteca conduce a un centro commerciale. pag. 121 105 la porta automatica di ingresso a scorrimento. pag. 121 106 la promiscuità tra razze e culture diverse è percepibile soprattutto nella sezione bambini. pag. 122 107 uno dei segreti della biblioteca è la trasparenza e visibilità di funzioni e attività. pag. 122 108 le postazioni multimediali sono distribuite lungo il perimetro dell'edificio, non compartimentate. pag. 122
117 il grande volume aggettante è in realtà un messaggio simbolico e segnaletico per l'intero quartiere: da centinaia di metri si possono riconoscere il colore del rivestimento, le grandi lettere della parola "Library" e il "becco rosso" che spunta dalla copertura. pag. 126 118 veduta della grande piazza dominata dalla biblioteca, luogo di incontro e di manifestazioni di vario genere. pag. 127 119 opere d'arte rompono la regolarità della pavimentazione che circonda la biblioteca. pag. 127 120 vista dello spazio coperto da sotto. pag. 127
109 i montanti strutturali diventano scaffalature. pag. 122
121 la rete metallica che protegge la zona coperta della biblioteca: è antivandalica e permette l'eventuale affissione. pag. 128
110 aree consultazione al primo piano con scaffali ricurvi. pag. 123
122 l'atrio di ingresso della biblioteca, sul lato opposto è presente un negozio. pag. 128
111 atrio di ingresso della sala da ballo. pag. 123
123 i pod creano zone sottostanti "apparentemente protette" dove poter studiare. pag. 128
112 la zona lettura giornali e riviste è in continuità con l'area ristoro e gode della vista panoramica dell'ultimo piano. pag. 123
124 il banco informazioni/prestito visto dall'alto. pag. 128
113 la piazza che divide la biblioteca dalla vicina arteria veicolare è stata arricchita con la presenza di una fontana, purtroppo non funzionante durante la nostra visita. pag. 124 114 veduta esterna dell'edificio: sulla destra, subito dopo l'ingresso, una pensilina protegge le vetrine di alcune attività commerciali. pag. 125 115 appena varcata la soglia di ingresso ci si trova di fronte alla grande scala mobile che conduce al primo piano. pag. 125 116 la grande sala per la consultazione al primo piano. Gli arredi ricurvi creano nicchie dove è possibile leggere o lavorare al pc. pag. 125
125 in prossimità dei pod la copertura piana è interrotta e permette l'ingresso di luce oltre al ricambio d'aria. pag. 129 126 interno di uno dei pod di studio. pag. 129 127 la facciata rivolta verso la zona residenziale è composta di un mosaico di vetri di diverso colore. pag. 129 128 PRIMI ANNI '50, INNALZAMENTO DELLE PARETI PERIMETRALI DEL TEATRO PEDRAZZOLI. Fabbrico, Reggio Emilia. pag. 130
129 Hans Scharoun, STAATSBIBLIOTHEK. Berlino, Germania/ realizzazione 1978. pag. 135 130 Jo Coenen, OPENBARE BIBLIOTHEEK. Amsterdam, Olanda/ realizzazione 2007. pag. 139 131 1950, INIZIO DEI LAVORI. la febbrile attivitĂ di costruzione durante i giorni festivi: con la tecnica del "passamano" una lunga catena di operai portano i mattoni dove occorre. pag. 154 132 1953. muratori posizionavano i mattoni di recupero a sacco, l'interno della muratura veniva riempito con inerti e calce. pag. 155 133 1953. una vista che inquadra la zona sud del cantiere, la campagna sullo sfondo. pag. 155 134 1953. la calce veniva preparata a terra e portata in quota con il verricello o in secchi a mano. pag. 156 135 1953. casseri per le gettate della "Galleria", secondo livello del Teatro. pag. 156 136 1953. Alcuni problemi burocratici avevano comportato l'abbandono del cantiere per 14 mesi, durante i quali la costruzione veniva chiamata, per la sua imponenza, la "Muraglia cinese". pag. 157 137 1953. la copertura del Teatro, una struttura reticolare in tubolari. pag. 158 138 1954-55. Una delle prime assemblee a Teatro, nessun posto libero a sedere. pag. 158
139 1955. il Teatro è terminato, ma i problemi non sono finiti. pag. 159 140 2010. il Teatro oggi, dopo 55 anni. pag. 159 141 immagine parzialmente tratta da: Bruno Munari, Disegnare un Albero, Zanichelli, Milano, 1977 pag. 179 142 Piazza Santo Stefano. Bologna. pag. 181
indice tabelle
indice grafici
T1 un rapporto elaborato dalla Provincia di Reggio Emilia che fotografa la condizione di tutti i servizi bibliotecari all'anno 2008. pag. 142-143
G1 schema interpretativo delle funzioni nei tre livelli e dei flussi tra gli stessi. pag. 138
T2-T3 dimensionamento di superficie e numero di posti a sedere per una biblioteca di 5.000/10.000 ab. pag. 161 T4 dimensionamento del patrimonio documentale per una biblioteca di 5.000/10.000 ab. pag.162
G2 rappresentazione delle biblioteche comunali e speciali della provincia. pag. 141 G3 vista aerea del Paese di Fabbrico: lo schema grafico evidenzia attraverso fasce circolari la distanza del centro storico (e dei suoi servizi) da qualsiasi altro punto del paese. pag. 145
T5 dimensionamento delle superficie delle funzioni interne di una biblioteca di 7.500ab. pag.163
G4 vista aerea del Paese di Fabbrico: lo schema grafico evidenzia un'area di 1km di raggio entro la quale è racchiuso tutto l'agglomerato urbano. Questa è anche la massima distanza che occorre percorrere per raggiungere la biblioteca. pag. 153
T6 tabella comparativa delle caratteristiche dimensionali, patrimoniali, gestionali e prestazionali di alcune biblioteche visitate. pag.166-167
G5 un organigramma chiarisce le relazioni tra le diverse aree funzionali e le rispettive unitĂ ambientali interne. pagg. 164-165
indice allegati
indice tavole
I Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo. pag. 208
TAV1 PIANO TERRA +1.50m pag. 188-189
II Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche. pag. 230
TAV2 PIANO AMMEZZATO +4.70m pag. 191
III The Copenhagen Declaration. pag. 230
TAV3 PIANO PRIMO +6.70m pag. 192
IV Relazione illustrativa al progetto di legge regionale recante “Norme regionali per l’arte negli edifici pubblici”. pag. 232
TAV4 PIANO SECONDO +9.30m pag. 194
V Servizi bibliotecari della provincia di Reggio Emilia: indici statistici 2001-2008. pag. 236
TAV5 PIANO TERZO +13.10m pag. 195 TAV6 LIVELLO COPERTURA pag. 196-197 TAV7 PROSPETTO OVEST pag. 198-199 TAV8 PROSPETTO EST pag. 198-199 TAV9 SEZIONE LONGITUDINALE AA pag. 200-201
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AB STRACT
P
rima ancora di dichiarare la necessità di nuove biblioteche dovremo capire se in futuro esisteranno i libri. Così si apre la tesi, che in prima istanza indaga l’esistenza futura della biblioteca. A questo quesito preliminare risponde un percorso di ricerca personale durato un anno, nel quale la letteratura specializzata e un ampio itinerario di visite a realtà bibliotecarie (sia italiane che straniere) mi ha permesso di coglierne differenze ed analogie, punti di forza e debolezza. Soprattutto di conoscere le “piazze del Sapere”, nuovi paradigmi bibliotecari che si pongono come luoghi di incontro e di interazione tra individui e strumenti, naturali estensioni del suolo pubblico cittadino nelle quali la socialità (anche la più degradata) ritrova forme aggregative perse o ignorate da tempo. La biblioteca diviene così un nuovo e fondamentale riferimento civile posizionato strategicamente lungo vie di attraversamento o in prossimità di attività commerciali, un catalizzatore che innesca sinergie tra funzioni sia al suo interno che sul territorio che lo circonda. La biblioteca diviene un’icona urbana dall’immagine curata e fortemente riconoscibile. Queste conoscenze acquisite sono state riversate nel progetto architettonico che ha come principale obiettivo quello di trovare una sintesi coerente e organica tra gli innovativi “modelli bibliotecari” e il contesto sociale, culturale, urbanistico ed architettonico nel quale questo si inserisce. La biblioteca è collocata al piano terreno di un Teatro esistente, di grande valore simbolico per la comunità che sessant’anni prima l’ha eretto con ammirevole forza morale e lungimiranza. Una piazza del sapere, in stretta continuità con gli spazi esterni, che occupa il solido basamento del complesso, configurandosi come una piastra funzionale attraversata da vuoti e solcata da strade interne. Sopra questo livello un guscio architettonico in rame ricopre e custodisce altre funzioni, tra le quali il Teatro. I libri, per concludere, continueranno ad esistere solamente se persisterà l’identità culturale dei popoli, giunta a noi grazie al dialogo e all’incontro tra gli individui.
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INTRO DUZIO NE
“...sono serviti una primavera, un’estate, un autunno, due inverni, qualche tempesta e molto sole per ritrovare le mie Stagioni”.1
1
Blexbolex, Stagioni, Orecchio Acerbo editore, Roma. 2010.
V
oglio anzitutto precisare che abito in un piccolo paese di 6.700 abitanti della bassa pianura reggiana, Fabbrico, e che questo lavoro è nato e cresciuto come un sincero contributo, sebbene non esaustivo, alla mia comunità, alla quale sono fiero di appartenere. Cercherò ora di ripercorrere in sequenza rapida, come se avessi la possibilità di osservarle dal finestrino di un mezzo di trasporto veloce, le fasi del percorso che invece ho affrontato camminando, come è naturale che sia. Il lavoro parte più di un anno fa, quando, appena avviata un’esperienza amministrativa come consigliere comunale, decisi di impegnarmi in un percorso di ricerca riguardante il progetto di una struttura bibliotecaria nel mio stesso paese, mosso dal sentimento di responsabilità e di appartenenza ma ovviamente inconsapevole di cosa tutto questo significasse. Eravamo agli albori della crisi economica, che allora presagiva un'incertezza futura e che oggi ha reso più che mai tangibile la sua esistenza. Il progetto di una biblioteca appariva dunque tanto ambizioso quanto affascinante: perché rappresenta uno dei luoghi pubblici per antonomasia; per la complessità delle sue relazioni funzionali e sociali; perché investire in cultura in tempi di crisi è alquanto paradossale; perchè (ma questo lo scoprirò solo in un secondo momento) la biblioteca odierna è oggetto di profonde e radicali trasformazioni. Insieme al Sindaco e l’assessore competente, vengono valutate le diverse possibilità localizzative all’interno del territorio comunale. C’è bisogno di una biblioteca nuova, capiente, vicina al centro, che divenga nuovo riferimento culturale e civile per la popolazione, un luogo aperto capace di ricostruire un tessuto sociale, un tempo vera forza trainante della comunità. Si avvia così la fase di ricerca personale, che durante il tirocinio ha visto il contributo di tre personalità di riferimento per il lavoro successivo: l’ingegnere Daniele Soncini, responsabile del terzo settore del Comune di Correggio, il quale mi ha “accompagnato” nello studio dei documenti riguardanti il progetto della biblioteca comunale, realizzata nei primi anni duemila; Viller Masoni, direttore della stessa biblioteca che ne ha messo in luce il lato gestionale; Fausto Branchetti, responsabile dell’ufficio biblioteche della provincia di Reggio Emilia che mi ha illustrato lo
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stato dell’arte delle biblioteche reggiane ma soprattutto mi ha permesso di “salire in sella” al tema che sarebbe poi divenuto portante: le biblioteche come piazze sociali. Dopo aver letto “le piazze del Sapere”2, su esplicito invito di Branchetti decido di visitare biblioteche, unica via per cogliere a pieno l’offerta dei servizi al pubblico. Il primo itinerario di biblioteche, scelte nel centro nord della penisola italiana, mi conduce a Reggio Emilia, Modena, Bologna, Anzola Emilia (BO), Pesaro, Moie (AN), Perugia, Pistoia, Prato, Ranica (BG), Lonate Ceppino (VA). Un secondo itinerario, questa volta internazionale, mi porta a salire su un aereo con destinazione Londra, dove un vulcano islandese mi trattiene più a lungo del previsto. Nei 12 giorni di piacevole esilio londinese infatti, ho la fortuna di visitare Peckham Library, Swiss Cottage Library, National Art Library, la stupefacente British Library e l’interessante fenomeno Idea Store (Whitechapel, Chrisp street e Bow). Proprio le Idea Store rappresentano uno spartiacque sul piano formativo della mia ricerca personale: la biblioteca di conservazione che fino a quel momento ha dominato il mio immaginario, lascia posto a una nuova forma biblioteconomica: quella della piazza di incontro, luogo che raccoglie intrattenimento e socialità, spazio di attraversamento piuttosto che di sosta (come vorrebbe una biblioteca di conservazione tradizionale), di interazione piuttosto che di silenzio. Un punto di vista, quelle delle Idea Store, quasi “galileiano”, che ribalta e rinnova completamente l’immagine stereotipo della biblioteca: edificio fino ad oggi adibito alla polverosa conservazione dei libri, allo studio silenzioso e alla rigidità spaziale degli ambienti. La nuova biblioteca è un involucro edilizio contenente un sistema di funzioni diverse in sinergia tra loro, in grado di stabilire connessioni con il contesto insediativo nella quale si inserisce: è posizionata strategicamente su spazi fortemente "vissuti" dalla popolazione come mercati, luoghi di passaggio o di prossimità a centri commerciali. È un edificio dotato di un brand (un logotipo riconoscibile) e di un forte impatto (sociale) di immagine per le 2
Antonella Agnoli, Le piazze del Sapere, vedi bibliografia
sue caratteristiche figurativo-architettoniche. E’ un edificio che accoglie e che fa dell’accoglienza un presupposto irrinunciabile: sono amichevoli i rapporti tra personale e pubblico (di qualunque etnia e ceto sociale a questo appartenga), comodi e invitanti i suoi spazi. Un panorama tanto innovativo influenza e motiva le scelte progettuali che mi apprestavo a fare. Nel frattempo ero giunto alla definizione dell’area di intervento: il Teatro Pedrazzoli. L’idea di costruire la biblioteca su un luogo simbolo per la comunità, un “polo culturale naturale”, mi ha convinto a superare quelle incertezze dovute alle inevitabili criticità di un progetto flessibile (quale deve essere quello di una biblioteca) da collocarsi all'interno di un fabbricato esistente. Il Teatro Pedrazzoli venne eretto, dalla forza civile e morale della comunità fabbricese negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale (vedi par. 6.2). Questo edificio simbolo, casualmente posizionato in una favorevolissima area “ponte” tra il centro storico e la periferia del paese, diventa un oggetto architettonico da custodire e enfatizzare, nuovo riferimento spaziale, culturale e sociale per Fabbrico. La fase progettuale, che mi ha visto impegnato in questi ultimi mesi, ha messo in relazione tutti gli aspetti che ho qui brevemente accennato e che riporto approfonditamente nelle pagine che seguono. L'analisi è stata fortemente incentrata sullo studio compositivo degli spazi e delle funzioni della biblioteca, immaginata come una grande piazza in continuità con gli spazi esterni, un nuovo soggetto urbano capace di catalizzare e intercettare i flussi umani. Desidero concludere questa parte introduttiva osservando che la promozione della Cultura, qualsiasi sia la forma e qualunque siano le condizioni al contorno, è uno dei presupposti irrinunciabili perchè un cittadino si senta parte di una comunità, locale o nazionale che sia. Chi non crede in questa affermazione non crede nella Cultura, nel bene comune e nel “domani” di un Paese.
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1 1 libri della biblioteca di Oswald Mathias Ungers. Colonia, Germania.
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PRIMA DEL LE BIBLIO TECHE DO VRANNO ESI STERE I LIBRI 01. Libri e prostitute si possono portare a letto. 08. Libri e prostitute raccontano così volentieri e così bugiardamente come sono divenuti tali. In realtà, spesso neanche 02. Libri e prostitute intrecciano il tempo. Dominano loro se ne accorgono. Per anni si corre dietro a tutto “per amola notte come il giorno e il giorno come la notte.
03. Libri e prostitute non fan vedere a nessuno che per loro i minuti sono preziosi. Se però si entra in confidenza con essi, si finisce con l’accorgersi di quanta fretta abbiano. Mentre noi ci sprofondiamo in loro, non la smettono di contare.
04. Libri e prostitute hanno da sempre un amore infelice gli uni per gli altri.
05. Libri e prostitute: entrambi hanno un loro genere di uomini che vivono di loro e li maltrattano. I libri, i critici.
06. Libri e prostitute in case pubbliche. Per studenti. 07. Libri e prostitute: di rado vede la loro fine uno che
re”, e un giorno ecco sulla strada, corpus dalle misure ragguardevoli, quel che l’aveva sempre appena sfiorata “per studio”.
09. Libri e prostitute amano girare il dorso quando si mettono in mostra.
10. Libri e prostitute fanno scuola. 11. Libri e prostitute: “Da giovane sgualdrina, da vecchia beghina”. Quanti libri da cui oggi la gioventù è tenuta a imparare, hanno avuto un tempo cattiva reputazione!
12. Libri e prostitute mettono in piazza le loro beghe. 13. Libri e prostitute: le note a piè di pagina sono per gli uni quel che sono per le altre i soldi nella calza.1
li ha posseduti. Son soliti scomparire prima del disfacimento.
1
Walter Benjamin, Strada a senso unico, Einaudi, Torino 1983
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1.1 il libro, STRUMENTO PERFETTO.
D
a decenni si parla della “morte del libro” e la sua estinzione è stata così tante volte profetizzata che non meraviglia che esso goda di ottima salute: mai come in questo periodo infatti sono stati stampati al mondo così tanti libri e mai così alto è stato il consumo di carta come nell’era del bit e del digitale. Già all’inizio degli anni sessanta Marshall McLuhan annunciava l’avvento della “società dell’immagine” e del “villaggio globale” , espressioni oggi ridotte al rango di luoghi comuni, affermando inoltre che i processi cognitivi lineari introdotti dall’invenzione della stampa sarebbero stati ben presto sostituiti da processi percettivi e cognitivi completamente differenti, mediati attraverso le immagini televisive o altri tipi di strumenti elettronici, i quali avrebbero determinato il tramonto della “Galassia Gutenberg” 2. Tuttavia la “Galassia Gutenberg” non ha ancora lasciato il posto alla “Galassia Visuale” di McLuhan, né il libro è stato 2
Marshall Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare, Il saggiatore, Milano, 1995
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2 Un’immagine dal film “i Centochiodi” di Ermanno Olmi/ 2007.
ucciso dalla televisione o dal computer, come molti lettori ed epigoni del sociologo canadese avevano predetto. Senza voler entrare troppo nel merito della querelle possiamo però affermare con una certa tranquillità che “questo non ucciderà quello”, e che i libri continueranno ad esistere su supporto cartaceo probabilmente finchè esisterà l’uomo 3. I motivi sono di immediata comprensione. Il libro, nella forma che ha assunto a partire dal IV secolo d.C., è uno strumento tecnico perfetto, come lo sono la ruota, l’ombrello, il coltello, il martello. Come questi, può assumere molte forme a seconda delle tecnologie e del contesto socio-culturale che lo producono, ma rimane sempre e comunque un libro, il mezzo più pratico, economico e flessibile inventato dall’uomo per trasportare informazioni a basso costo: non necessita di batterie, non si blocca per errori di sistema, non diviene obsoleto dopo anni, si può leggere in qualsiasi situazione e condizione e pur avendo una durata ormai sempre più limitata da certamente maggiori garanzie di conservarsi nel tempo di qualsiasi supporto elettronico. Difficilmente dunque il documento su supporto cartaceo verrà completamente soppiantato dal documento su supporto digitale. Si tratta però di capire di quali libri stiamo parlando. Come spiega Umberto Eco ci sono due tipi di libri: quelli da leggere e quelli da consultare4. I primi sono quelli che presuppongono una lettura continua, lineare, sequenziale, ordinata, progressiva: il prototipo è il libro giallo, ma non sono da meno le opere letterarie in genere e anche buona parte della saggistica, opere per la loro finalità ricreativa o per il tipo di lettura riflessiva e prolungata che male si sposano con i vincoli imposti da uno schermo, fosse anche palmare 5. Il prototipo dei libri da consultare, invece, è il dizionario o l’elenco del telefono, ma possono considerarsi tali i manuali, le enciclopedie e le opere di reference in genere, nonché le stesse opere di letteratura e saggistica, quando sono sottoposte a particolari modalità di studio e approfondimento. Tutti questi testi possono essere contenuti su supporto digitale con enorme guadagno di spazio di conservazione, di tempo di consultazione e comodità d’uso. 3 4 5
Geoffrey Nunberg, a cura di, The Future of Books, Berkeley: University of California Press, 1997 Umberto Eco, From Internet to Gutenberg Part I-VI, conferenza tenuta da Eco presso la Italian Academy for Advanced Studies in America, 12 novembre 1996. Umberto Eco, I libri da consultare e i libri da leggere, in La bustina di Minerva, Bompiani, Milano, 2000
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“La lettura è cultura”,
disse il celebre saggista inglese Matthew Arnold. Purtroppo con l’avvento dell’era computer (all’incirca dal 1992), gli indici di lettura hanno subito un calo significativo in tutto il mondo. Appena due anni fa, il National Endowment for the Humanities ha pubblicato uno studio sconvolgente che rivelava un netto ed improvviso calo del numero di lettori durante gli ultimi vent’anni, con un picco negativo negli ultimi dieci. La percentuale di adulti dediti alla lettura di opere letterarie è scesa nel 2002 al 46% rispetto al 57% di appena vent’anni prima; ancora più in calo risultano le abitudini di lettura dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Dana Gioia del NEA sottolinea l’importanza che tale questione ha per le biblioteche: “ Leggere un libri richiede un grado di attenzione e di impegno attivi; la lettura è davvero un’abilità che si sviluppa in modo progressivo e dipende dagli anni di istruzione e di esercizio”. Quando una cultura perde tale abitudine, perde anche il desiderio di costruire luoghi per conservare i libri. Se smarriamo l’interesse ad occupare la nostra mente in senso progressivo nella lettura, viene meno anche la volontà di creare spazi che ospitino i libri. Così, all’improvviso, la situazione peggiora e ci si rende conto che le biblioteche sono davvero in difficoltà, anzi in serio pericolo. Per correggere i concetti pieni di buone intenzioni su ciò che sta diventando velocemente l’utopia di internet, si possono elencare una serie di ragioni per le quali la rete non può, non potrà e sopratutto, non dovrebbe soppiantare le biblioteche, né rendere inutile la costruzione di nuove.
1.2
saggio
Le ragioni per cui internet non renderà inattuali le biblioteche (né renderà inutile costruirne di nuove) Mark Y. Herring
Su internet non c’è tutto.
Con più di un miliardo di pagine web, non si direbbe di certo; eppure, su internet ci sono scarsi materiali essenziali e consultabili gratuitamente. Per quanto riguarda le biblioteche universitarie, ad esempio, è presente sul web soltanto il 20% circa di tutti i periodici ( e una parte ancora più inconsistente di libri), nonostante la grandiosa dichiarazione di Google di voler digitalizzare il patrimonio di una ventina delle più grandi biblioteche universitarie d’America. Qualsiasi bibliotecario universitario confermerà che la digitalizzazione e l’accesso online ai periodici accademici web-based valutati dagli specialisti secondo il sistema della revisione pa-
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ritaria (peer-review) sono piuttosto costosi. Senza dubbio, con una semplice ricerca si possono trovare sesso e divertimento. Se tuttavia si cerca “The Journal of Biochemistry” o “Physics today” ,i quali sono periodici di interesse universitario, per accedervi è necessario pagare una cifra importante. Inoltre, non è possibile consultarli sull’Open Web.
L’ago (la tua ricerca) nel pagliaio (il web) .
Internet è un’enorme biblioteca non catalogata, composta da milioni e milioni di siti. Ma utilizzando Google, Yahoo, Hotbot, Lycos, Dogpile (o qualisasi altro dei moltissimi motori di ricerca o metaricerca), non si esplora tutto il web. I motori di ricerca spesso promettono di trovare qualsiasi cosa ma non mantengono la parola data, mostrando solo un terzo circa di ciò che è davvero presente in rete. Inoltre, i siti esplorati non sono aggiornati quotidianamente, né ogni settimana e nemmeno ogni mese, a dispetto delle loro dichiarazioni. Se un bibliotecario dicesse: “ Ecco qui dieci articoli sui nativi americani; ne abbiamo altri quaranta ma non vi permetteremo di consultarli, non ora, non ancora, non fino a che abbiate tentato un’altra ricerca in un’altra biblioteca”, ci verrebbe una crisi di nervi. Internet agisce normalmente in questo modo e nessuno sembra farci caso.
Non esiste il controllo qualità.
Di sicuro abbiamo bisogno di internet; ma oltre a tutte le informazioni scientifiche, mediche e storiche (quando esse sono esatte), esiste anche un pozzo nero che un critico ha definito “la terra desolata di internet”. I giovani, quando non prendono lezioni sessuali sui siti porno, imparano la politica dalla Freeman webpage o le relazioni interrazziali dai siti del Ku Klux Klan e chissà cos’altro sulle migliaia di siti improntati al fanatismo. Non esiste, sul web, un controllo della qualità ed è probabile che non ce ne sarà mai uno. Al contrario delle biblioteche, che raramente, se non mai, raccolgono pubblicazioni si serie B, la futilità è spesso ciò che guida la rete.
Qualsiasi imbecille può mettere di tutto sul web e, a quanto mi risulta, la maggior parte lo fa. Ma non è solamente una questione di controllo della qualità: molte cose sul web sono meschinità e disinformazione. Quando l’Unione Sovietica era governata da un’oligarchia, conosciuta con il termine di “nomenklatura”, quasi tutto il mondo libero sapeva che i sovietici si servivano dell’arma della disinformazione; oggi la rete ne fa normalmente uso. La maggior parte dei siti violenti ringrazia giornalmente Google, che dà visibilità mondiale a personaggi che un tempo sarebbero passati di moda in un attimo.
Ciò che non si conosce può far male sul serio.
Il grande vantaggio per le biblioteche è stato la digitalizzazione di riviste costose, consultabili solo a pagamento in forma aggregata. Ma anche questi siti che riportano testi integrali, per quanto eccellenti possano essere, non sono sempre completi. Ciò che non si conosce può far male: gli articoli presenti su questi siti non sono sempre completi e spesso sono privi, tra le altre cose, delle note a piè pagina; spesso le tabelle, i grafici e le formule non sono leggibili (specialmente quando vengono stampati); i titoli delle riviste, in formato digitale, cambiano regolarmente e spesso senza nessun preavviso.
Ma non è forse vero che alcune biblioteche diventeranno completamente digitali?
No. Circa sei anni fa, la più innovativa università statale della California, ubicata a Monterey, ha aperto i battenti senza avere un edificio adibito a biblioteca. Ma negli ultimi anni ha acquistato decine di migliaia di libri visto che -sorpresa sorpresa- su internet non si riusciva a trovare quello di cui aveva bisogno. Il CalPoly (California Polytechnic State University), sede della più elevata concentrazione al mondo di ingegneri e fanatici del computer, si è dedicato per circa due anni al progetto di una biblioteca virtuale (interamente elettronica), giungendo a questa soluzione: una biblioteca tradizionale da
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42 milioni di dollari, naturalmente con una forte componente elettronica. In altre parole, non è possibile creare una biblioteca interamente virtuale; non ancora, non adesso e, prevedo, non finché saremo in vita. Il motivo di tutto ciò ha in gran parte a che fare con quanto è stato detto sui contenuti degli e-book, ossia che non c’è molto scelta. Ma la ragione può anche essere connessa alla fisiologia della lettura: da quando gli esseri umani leggono la pagina stampata, sono abituati a farlo con la luce alle spalle. Nella nostra nuova era cibernetica, invece, dobbiamo imparare a leggere con la luce che si riflette negli occhi e ciò procura maggiore affaticamento della vista, mal di testa e una gran quantità di disturbi. Inoltre nuovi studi dimostrano che davvero si apprende meno (non di più) leggendo sullo schermo. Questo perché riusciamo a cogliere al volo solo frammenti di piccole frasi? Chi lo sa. Ad ogni modo, oltre al fatto che apprendiamo di meno, ci accorgiamo sempre di più che anche i bambini sono esposti al serio rischio di non riuscire a leggere testi lunghi e complessi. Forse c’era da aspettarselo: il nostro Mondo Nuovo sembra produrre una generazione cresciuta sui computer che diverrà presto la più ignorante di tutte quelle che l’hanno preceduta.
E’ vero che le biblioteche virtuali ovvierebbero alla necessità di costruire costosi edifici in calce e mattoni?
Solo se ci si rassegna alla bancarotta, visto che il costo per digitalizzare tutto il materiale necessario a istruire i giovani è incredibilmente elevato. Ci vogliono decine di milioni di dollari solo per pagare i diritti di copyright, a meno che non si voglia ignorare la questione come fa Google ( e guarda dove tutto questo ha portato YouTube, in tribunale). Si tenga presente inoltre che questi costi sbalorditivi bastano appena per l’acquisto di una biblioteca virtuale in una sola università. Questia Media, una tra le più grandi biblioteche virtuali, ha speso 125 milioni di dollari per digitalizzare 50.000 libri da distribuire a gennaio 2001 (ma non alle biblioteche), per poi chiedere l’applicazione del “Chapter 11” [Normativa fallimentare statunitense], licenziare tre quarti del personale e
riorganizzarsi qualche anno dopo. Rimane il Progetto Gutemberg anche se alla disperata ricerca di fondi; mentre, dopo 30 anni di tentativi, proprio di recente Xanadu ha subito un crollo definitivo. E’ vero, Google è ancora vivo e vegeto e persegue il suo obbiettivo più importante da quando prima di diventare Google, il suo nome era Backrub. D’altra parte, nessuno sa come si farà a pagare per questo servizio, né quanto materiale metterà a disposizione (estratti, testi completi, ecc.), né quando ne potremo usufruire. In altre parole, non bruciamo subito la tessera della biblioteca!
Il mare di internet è davvero vasto, ma è anche poco profondo.
Guardare nell’abisso di internet è come avere le vertigini di fronte al vuoto. Ma il vuoto è rappresentato sia da quello che c’è che da quello che non c’è. Non esiste quasi nulla sul web che sia più vecchio di 15 anni. I siti che offrono l’accesso a una rivista, aggiungono sistematicamente quella dell’anno successivo mentre eliminano la precedente; dunque l’accesso ai documenti meno recenti è molto costoso. Su internet nulla è reale e non potrebbe essere altrimenti, considerato il modo in cui sono conservate le informazioni. Il JSTOR, una favolosa banca dati digitalizzata e molto costosa, ha tentato di rimediare al problema raccogliendo il primo numero uscito di ciascuno dei suoi periodici (ora se ne contano solamente poche migliaia). Ma nel luglio di quest’anno, “Science”, la più importante rivista scientifica esistente, è stata la prima a togliere i suoi contenuti da JSTOR. E’ l’inizio di una tendenza? Non si sa, ma è un segnale d’avvertimento che fa presagire qualcosa. Oltre tre secoli fa, Robert Burton nel bellissimo Anatomia della malinconia fece notare come “i moderni” fossero “nani seduti sulle spalle dei giganti”; mentre i moderni di oggi credono di essere giganti che sovrastano i nani della storia. Nel prossimo futuro sarà utile per gli studenti conoscere (e avere accesso a) testi accademici che non siano stati scritti solo negli ultimi 1015 anni. Intanto gli studenti ricavano qualsiasi informazione da Wikipedia, che aspira ad essere una fonte erudita ma è quasi inutile e piena di errori. (Un’università l’ha resa disponibile evidenziandone a colori le informazioni dubbie). [...] Di recente, un
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programmatore dell’università di Santa Cruz in California ha sviluppato una versione di Wikipedia in cui l’affidabilità o meno dei contenuti viene segnalata da un determinato colore, in modo che gli studenti abbiano la possibilità di riconoscere le informazioni dubbie o del tutto sbagliate. Ma questo è un esempio della nostra resa al dio dei bytes e bits, più che dell’autentico desiderio di fornire informazioni corrette. Compreremmo mai un’enciclopedia in cui un colore ti avverte della presenza di errori?! Quanto tempo ci vorrà per renderci conto dei pericoli di un mondo accademico esclusivamente basato sull’elettronica? Perchè insistiamo tanto per attribuire a queste fonti un ruolo di primaria importanza invece di tenerle semplicemente come risorse ausiliarie?
Internet è onnipresente, ma i libri sono portatili.
In un’indagine recente su coloro che comprano libri elettronici, più dell’80% ha dichiarato di gradire l’acquisto di libri cartacei su internet, ma non di consultarli sul web. Quasi mille anni di lettura di testi stampati sono parte integrante del nostro DNA ed è probabile che questo non cambierà per i prossimi 75 anni. Ovviamente si troveranno dei modi per risolvere i problemi che oggi riguardano la distribuzione di materiali elettronici, e gran parte di questi cambiamenti porteranno benefici. Ma il genere umano (almeno in un prossimo futuro) preferirà sempre rilassarsi con un buon libro piuttosto che con un laptop. Il web è uno strumento magnifico ma non è certo una panacea per gli studiosi; purtroppo, inoltre, non è che un povero sostituto della biblioteca e dei suoi servizi. E’ una folle idolatria considerare il web come qualcosa di più di un mero strumento. Le biblioteche sono le icone della nostra intelligenza culturale; rappresentano i santuari della conoscenza universale; considerarle obsolete significa firmare una sentenza di morte per la nostra coscienza collettiva, condannare al cestino dei rifiuti della storia ciò che è rimasto della nostra cultura. Nessuno meglio dei bibliotecari conosce il costo di gestione di una biblioteca. Siamo sempre alla ricerca di soluzioni per ridurre i costi, senza limitare il servizio. Internet è un mezzo straordinario, ma affermare (come fanno alcuni oggi) che soppianterà
le biblioteche è tanto sciocco quanto dire che da quando facciamo uso delle scarpe i piedi non servono più.
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1.3 quando cambiano LE VARIABILI DI SPAZIO E TEMPO.
L
e biblioteche vivono un periodo di enormi cambiamenti, questo è risaputo, dovuti alla diffusione delle Tecnologie di Informazione e Comunicazione (ICT) e ai fenomeni legati alla globalizzazione. Per quanto possa sembrare esagerato, possiamo affermare che probabilmente neanche la diffusione della stampa aveva inciso tanto sul mondo delle biblioteche: sia per la
durata di tale trasformazione (che soltanto nel XIX secolo avrebbe condotto a una effettiva riorganizzazione della biblioteca sotto il profilo biblioteconomico e architettonico); sia perché la portata del cambiamento, riguardo a contenuti e missione della biblioteca stessa, è stata più di natura quantitativa che qualitativa. Nella sua storia plurimillenaria la biblioteca ha sempre
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3 BOOKMOBILE DELLA LOS ANGELES PUBBLIC LIBRARY. Los Angeles, USA/ 1950. Le bookmobiles fornivano servizi bibliotecari in aree dove non vi erano sedi decentrate della biblioteca.
assolto a tre funzioni principali: la conservazione, la mediazione e la diffusione della conoscenza. All’evoluzione storica e tecnologica delle funzioni ha corrisposto l’evoluzione delle forme di organizzazione degli spazi, attraverso lentissimi mutamenti improvvisi e salti in avanti secondo una logica di continua ibridazione. Che cosa accade però quando le variabili di spazio e tempo cambiano drasticamente? Quando un servizio di reference viene effettuato via telefono, mail o chat? Quando la biblioteca stessa è digitale ed è possibile sfogliare manoscritti digitalizzati dal proprio computer? Che cosa succede se è possibile avere accesso immediato a milioni di documenti direttamente via Internet? Le linee guida dell’IFLA (International Federation of Library Association) sottolineano quanto la modifica dei supporti documentari e dei protocolli di comunicazione, il vertiginoso sviluppo di Internet e di possibilità di accesso all’informazione tramite la rete, l’automazione del lavoro bibliotecario avvenuta negli ultimi quindici anni e la diffusione di competenze sempre più avanzate da parte degli utenti stiano incidendo in tutto il mondo nel rinnovamento dei servizi e dell’architettura bibliotecaria. Questo cambiamento coinvolge sia le biblioteche di studio (scolastiche, universitarie, di ricerca), sia quelle pubbliche e vede un sostanziale spostamento dalle modalità di organizzazione delle collezioni alle modalità di mediazione e comunicazione; dal possesso dei documenti all’accesso ai documenti stessi; dalla messa a disposizione dei materiali documentari all’erogazione di servizi culturali e di reference più articolati. La cosa interessante è che non sono tanto gli strumenti tecnologici ma le modalità di utilizzo ad aprire nuovi scenari per l’utente che non solo può fruire di risorse documentarie ma può anche interagire con esse, implementarle e aggiornarle (un parallelismo potrebbe essere quello del passaggio dal Web 1.0 al dinamico 2.0). Questo vale anche per i servizi bibliotecari dove il coinvolgimento diretto degli utenti porta alla creazione, mantenimento e implementazione dei servizi stessi, sia mediante feedback, sia mediante partecipazione e scambio alle attività. Cambia anche il ruolo del bibliotecario dunque che si amplia notevolmente: gli spetta non soltanto il compito di somministrare agli utenti informazioni e dati predigeriti, bensì di trasmettergli le abilità e le competenze affinchè egli
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sia poi in grado di compiere i suoi percorsi di ricerca. Il bibliotecario deve infatti andare oltre la domanda espressa da parte dell’utente, condurli in un percorso guidato di ricerca e capire quali domande il contesto nel quale si trovano (la biblioteca) porrà ai cittadini, al fine di formulare un’offerta di servizi di qualità e sempre suscettibile di modifiche e suggerimenti. Queste abilità richiedono un continuo aggiornamento delle proprie competenze professionali che dovranno essere biblioteconomiche (organizzare, allestire e amministrarle raccolte), bibliografiche (orientarsi nel mare magnum della produzione documentaria) e documentaliste (progettare un’offerta informativa dinamica, accessibile e adeguata alle esigenze degli utenti). Cambiano inoltre le modalità stesse del servizio di reference, di assistenza e di informazione al pubblico: nelle biblioteche viene affiancata alle tradizionali postazioni di assistenza la presenza dello staff cosiddetto “floorwalking”, ossia circolante sui piani e facilmente identificabile dall’abbigliamento e dal cartellino, con l’obiettivo di mettere gli utenti maggiormente a loro agio nel relazionarsi direttamente con il personale piuttosto che doversi accostare a un bancone, di rendere disponibile l’assistenza proprio lì dove serve all’utente e di consentire al personale di intrattenere conversazioni più informali con gli utenti stessi, comprendendo di più e meglio ciò che essi desiderano. Ma le nuove biblioteche si arricchiscono anche di contenuti innovativi, offrendo servizi culturali e occasioni di socializzazione che travalicano il senso della biblioteca del passato, incentrata prevalentemente sulla conservazione dei libri, destinata a pochi, accessibile solo in parte, in determinati orari e condizioni, caratterizzata dal silenzio e dal rapporto individuale e solitario con il libro e il testo scritto. La biblioteca del presente accoglie ancora libri e mantiene intatto il suo core business, ma è diventata per tutti, permette la consultazione e il prestito anche di video, musica, riviste e giornali, consente e promuove l’accesso a internet e al mondo digitale, è incentrata sul dialogo (tra utenti e tra utente e bibliotecario) ed è sempre più accessibile. La biblioteca del futuro accoglierà ancora libri (su qualsiasi supporto e di qualsiasi foggia essi possano essere), sarà non soltanto “per tutti” ma anche per “ciascuno” (cioè fortemente incentrata sulla personalizzazione dei servizi
[
“le nuove biblioteche si arricchiscono anche di contenuti innovativi, offrendo servizi culturali e occasioni di socializzazione che travalicano il senso della biblioteca del passato, incentrata prevalentemente sulla conservazione dei libri, destinata a pochi...”
]
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4 Jo Coenen - ARUP, OPENBARE BIBLIOTHEEK AMSTERDAM.
Amsterdam, Olanda/ 2007 Nella zona di ingresso si trova un pianoforte, simbolo di accoglienza e di convivialità. il suo utilizzo è libero a tutti.
alla persona); consentirà e promuoverà l’accesso a tutti i media, incoraggiando l’acquisizione di competenze relative alle nuove tecnologie; sarà accessibile 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 (anche virtualmente); sarà sempre più un luogo di incontro e socializzazione, all’insegna della serendipità culturale; spazio interdisciplinare di interazione teso alla valorizzazione delle competenze individuali e allo sviluppo dei propri talenti (skills); vedrà gli utenti non solo come consumatori di cultura, ma anche come produttori (prosumers=producers+c onsumers), puntando non soltanto al dialogo ma anche alla partecipazione e alla cooperazione tra il personale specializzato e gli esperti dilettanti che potranno offrire le loro competenze e specializzazione nei vari settori. La biblioteca sarà il luogo dove incontrare persone, leggere un libro, guardare un film, ascoltare, comporre e registrare musica, assistere a una conferenza, svolgere una ricerca bibliografica, svolgere un corso di lingue o di formazione o per il tempo libero, fare arte, studiare da soli o in gruppo, progettare un sito web, scrivere una tesina scolastica, assistere a un concerto, leggere un giornale, chattare on-line, coltivare i propri hobbies, guardare la TV via cavo, etc… E’ un futuro non troppo lontano, basti pensare che la nuova biblioteca di Helsinki ha come motto “Knowledge, Skills, Stories”.
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PERCHÈ CO STRU IRE NUOVE BI BLIOTE CHE?
5 Alberto Kalach, BIBLIOTECA JOSÉ VASCONCELOS. Città del Messico/ 2006
“Dalla fine dell’Ottocento in poi la scienza ha segmentato il mondo reale in una miriade di saperi specialistici e più la conoscenza progredisce, più questa divisione si approfondisce: oggi abbiamo delle specializzazioni estremamente ristrette. Questo ha un effetto positivo sullo sviluppo, ma ci sono degli inconvenienti: un sapere troppo compartimentato rinchiude spesso i possessori di questo sapere al suo interno, li rende sordi e ciechi a ciò che accade alla porta accanto. Questa è la fonte delle peggiori catastrofi, come ha dimostrato il XX secolo appena terminato. Nulla è più
importante, oggi, che tornare all’idea di Montagne dell’uomo capace di “trasversalità”, di “attraversamenti” di queste divisioni.
Filosofi come Edgar Morin lo hanno detto e ripetuto a sazietà, ma non sempre sono stati intesi. E’ indispensabile trovare queste relazioni “orizzontali” tra i saperi, è indispensabile che un individuo adulto possa capire quali sono i rapporti tra le discipline e quali sono soprattutto i rischi dell’isolamento di una disciplina rispetto ad un’altra. Per questo sono convinto che lo spazio di una biblioteca sia uno dei pochi, anzi l’unico, dove si può creare questa trasversalità, questa interdisciplinarietà. La si può creare meglio che in una università anche se la missione di quest’ultima è insegnare. In realtà si inizia a specializzare i ragazzi fin dalla più tenera età, il che è drammatico. Oggi, con il pretesto di creare dei corsi di studio legati al mondo del lavoro, si creano dei corsi completamente sottomessi al lavoro futuro, il che è un modo miserabile di insegnare. Miserabile. Produrremo degli individui straordinariamente poveri di spirito. La biblioteca, invece, è uno dei rari luoghi dove si può cercare un libro e, cercandolo, se ne trova uno che non cercavamo. Io penso che sia quello che non cercavamo a essere il più importante.”1
1
Pierre Riboulet, Attraverso gli spazi: l’architettura della biblioteca come forma di comunicazione, Convegno “Comunicare la biblioteca : nuove strategie di marketing e modelli di interazione”, Milano.
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La prima domanda che sorge nell’affrontare il tema della costruzione di una nuova biblioteca è se valga davvero la pena farlo.
La domanda potrà sembrare retorica ai bibliotecari o a coloro che hanno un rapporto di assidua frequentazione di questi istituti, ma in realtà non è affatto scontata per la maggior parte dei comuni cittadini, che direttamente o indirettamente sono i finanziatori di questi istituti pubblici, e per la maggior parte dei politici, che ne sono i principali decisori. Lo sanno molto bene i bibliotecari d’oltreoceano che si trovano di volta in volta a dover sottoporre alla comunità locale, attraverso referendum, le richieste di finanziamento per il rinnovo o la costruzione della loro public library. Le biblioteche sono macchine costose, sia nella fase iniziale di realizzazione sia in quella della gestione ordinataria: una scarsa consapevolezza della loro importanza e una mancanza di adeguati finanziamenti erogati con continuità portano ben presto a un servizio carente e alla decadenza della loro funzione pubblica.
2.1 per non ipotecare IL NOSTRO FUTURO.
S
empre fortemente legate al contesto locale, le biblioteche sono documento e narrazione della comunità e ne interpretano la memoria e le ambizioni, il passato e il futuro. Non va sottovalutata la potenza simbolica di queste istituzioni e il carattere iconico delle relative architetture: prima ancora di chiederci se vale ancora la pena di costruire biblioteche dovremmo chiederci quale sia il sistema complesso di significati a cui esse alludono e in cui esse sono iscritte. Le biblioteche sono proiezioni concrete e possenti del sapere e del pensiero umano, simboli di un insieme di valori civici condivisi, metafore di un mondo civile che vale la pena di abitare, istituti della democrazia e della libertà, “granai per inverni a venire”, capisaldi urbani e spazi pubblici per antonomasia, infrastrutture sociali e culturali per eccellenza, presupposti fondamentali per lo sviluppo economico e sociale, finalizzati non solo a preservare il nostro passato, ma soprattutto a evitare di ipotecare il nostro futuro.
[
“Le biblioteche sono proiezioni concrete e possenti del sapere e del pensiero umano, simboli di un insieme di valori civici condivisi, metafore di un mondo civile che vale la pena di abitare”
]
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2.2 per nuove e antiche INDISPENSABILI FUNZIONI.
L
a biblioteca contemporanea non può più essere considerata (se mai ha potuto esserlo) come un mero deposito per la conservazione dei documenti, ma svolge una funzione assai più complessa di tipo sociale, civile e pedagogico, nella sua triplice veste di laboratorio e centro d’informazione, infrastruttura della conoscenza e luogo di aggregazione sociale.
6 Etienne-Louis Boullée, progetto della BIBLIOTHÈQUE DU ROI. Parigi/ 1784
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funzione prima. ABBANDONARSI ALLA LOGICA DEL LA SERENDIPITÀ.
Da sempre la biblioteca è centro di diffusione e trasferimento della conoscenza, in grado di raccogliere e di rendere disponibili un gran numero di risorse documentarie, incoraggiando rapporti interdisciplinari, promuovendo percorsi incrociati in una sorta di serendipità culturale,
dove è possibile trovare tutto quello che non si stava cercando, in ottemperanza alla regola secondo la quale il libro di cui si ha davvero bisogno è quello situato accanto al libro cercato. In tal senso la biblioteca si pone come efficace antidoto contro l’erronea percezione dell’esaustività della prima fonte informativa trovata, e contro il disorientamento provocato dalla miriade di altre fonti inutili.
La compresenza di una quantità così ampia di documenti liberamente a disposizione nello stesso luogo ha un valore irrinunciabile nello sviluppo culturale dell’individuo, consentendo una pluralità di scelte e di percorsi conoscitivi difficilmente possibile altrimenti. Le nuove tecnologie dell’informazione non inficiano questa funzione della biblioteca, anzi la amplificano.
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proprio per le sue caratteristiche ibride, può essere in grado di offrire occasioni di svago utili alla crescita culturale dell’individuo di qualsiasi età e all’impiego creativo del tempo libero. La biblioteca pubblica dovrà dunque consentire di coltivare particolari attitudini, partecipare a programmi, corsi formativi, conferenze e seminari, informarsi su eventi culturali o spettacoli, pianificare viaggi o gite, consultare libri di hobbistica e bricolage , oppure semplicemente passare il tempo a vagare senza uno scopo preciso nel settore di ingresso (browsing area), nel“La compresenza le novità e di una quantità così nell’area peampia di documenti riodici, ascolliberamente a dispotando un cd sizione nello stesso o guardando luogo ha un valore un film.
[
7 Toyo Ito, MEDIATECA DI SENDAI. Sendai, Giappone/ 2000
La biblioteca muta aspetto, funzioni e caratteristiche: non contiene più solo documenti cartacei ma anche documenti multimediali e strumenti di accesso a reti e archivi remoti. A quella di sviluppo culturale è strettamente correlata la funzione ricreativa propria soprattutto della biblioteca pubblica, la quale,
irrinunciabile nello sviluppo culturale dell’individuo, consentendo una pluralità di scelte e di percorsi conoscitivi difficilmente possibile altrimenti.”
]
funzione seconda. LA BIBLIOTECA CONSERVA LA TUA STORIA. La biblioteca, proprio per il suo forte radicamento nel territorio, è testimone della cultura e della memoria del luogo, centro di documentazione locale per eccellenza, e dovrebbe ospitare documenti inerenti il contesto sociale, le tradizioni, la storia, la geografia e la cultura del luogo che ospita, oltre a collezioni di particolare pregio frutto di donazioni e conservate in apposite sezioni a scaffale chiuso. Da un lato la sezione locale ha una valenza di tipo storico documentario, dall’altro ha una finalità di promozione e informazione sulla storia della città e del territorio. E’ evidente, di conseguenza, anche la necessità di cooperazione tra biblioteca e le altre istituzioni culturali locali, in particolare quelle focalizzate sulla memoria, come musei e archivi, e altre organizzazioni
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legate al patrimonio culturale (associazioni culturali, centri di cultura, fondazioni, associazioni sociali, associazioni di artisti, associazioni storiche, organizzazioni religiose, organismi non governativi), al fine non soltanto di rendere accessibili i contenuti legati alla storia locale, ma anche di promuovere il senso di appartenenza della comunità. Il passo successivo sarebbe quello di fare della biblioteca civica un vero e proprio centro di promozione e di raccolta della documentazione locale, unificando in un’unica biblioteca digitale le risorse storiche e documentarie locali, raccogliendo e rendendo liberamente accessibili documenti della storia cittadina e del suo territorio (testi, fotografie, manoscritti, lettere e diari, mappe, opere d’arte, registrazioni audio, filmati, fonti della tradizione orale, etc…) che sono solitamente conservate in archivi pubblici e privati. Le finalità sono molteplici: assicurare e promuovere l’accesso alle risorse documentarie; salvaguardare i documenti originali, evitando il deterioramento dovuto alla consultazione; supportare l’attività didattica nelle scuole primarie e secondarie nel campo della storia locale; diffondere la conoscenza del patrimonio storico, artistico e culturale della città e del suo territorio; ultimo, ma non di minore importanza, stimolare la partecipazione dei cittadini alla ricostruzione della storia locale attraverso il coinvolgimento nella creazione delle raccolte, e rendendoli partecipi dell’iniziativa.
funzione terza. IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA. La biblioteca dovrà farsi dunque porta di accesso del mondo dell’informazione, mettendo a disposizione le tecnologie e gli strumenti per accedervi, promuovendo non solo l’Information Technologies Literacy, ma anche e soprattutto la cosiddetta Information Literacy, essendo la prima la mera capacità tecnica di utilizzare le tecnologie informatiche e la seconda la ben più complessa capacità di interpretare il mondo circostante e di prendere decisioni appropriate fondate sulla compren-
8 Colin St. John Wilson, BRITISH LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1998
Al centro dell’edificio si trova una torre di tre piani, “The King’s Library”, contenente 65.000 volumi stampati insieme ad altri opuscoli, manoscritti e mappe raccolti dal Re Giorgio III tra il 1763 ed il 1820.
sione maturata da quell’interpretazione conoscitiva, in cui rientra l’abilità di capire come reperire le informazioni, pesarne il valore e l’attendibilità, utilizzarle in modo corretto. Oltre che porta di accesso, la biblioteca deve dunque essere anche bussola nel mare magnum del “docuverso” ipermediale. Il reference diviene dunque un servizio insostituibile che le biblioteche (specie le italiane) devono continuamente implementare: il ruolo del bibliotecario
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diventa non solo quello di guardiano, ma anche e soprattutto quello di facilitatore e navigatore migliorando qualitativamente il servizio grazie alla sua capacità interpretativa e relazionale, le sue competenze tecnicoinformatiche. Una biblioteca pubblica dovrebbe sempre farsi carico di raccogliere e diffondere le informazioni relative alla comunità, diventando un “centro informativo locale” (come raccomandato dal manifesto UNESCO) in col-
legamento con le reti civiche, l’associazionismo, le scuole, le agenzie sanitarie e gli altri enti e istituzioni locali, regionali o nazionali. Questa funzione è importante anche per fare della biblioteca pubblica un punto di riferimento e un servizio sociale in cui i cittadini possano realmente riconoscersi, documento della vita della comunità e strumento della sua identificazione culturale. I servizi informativi erogati dalla biblioteca potrebbero riguardare le seguenti aree di interesse: SCUOLA ED EDUCAZIONE PERMANENTE: informazioni sulle sedi; sui programmi scolastici e universitari; su borse di studio, master, corsi di formazione permanente, di formazione professionale, di lingua straniera e di italiano per gli stranieri, di aggiornamento per lavoratori, di specializzazione nelle varie discipline, etc. MONDO DEL LAVORO: informazioni su normativa sui profili professionali, associazioni di categoria e ordini professionali; concorsi; lavori stagionali; possibilità di lavoro all’estero; avviamento di un’attività; specifici servizi informativi di tipo tecnico o di Business Information/Business Counseling destinati ad aziende e professionisti. VITA SOCIALE: informazioni su attività di volontariato e cittadinanza solidale, difesa dei diritti, associazioni, etc. TEMPO LIBERO, CULTURA E SPORT: informazioni su eventi in corso nella città e nel territorio, manifestazioni e appuntamenti culturali, attività sportive, corsi per il tempo libero: teatro, musica, cinema, artigianato, pittura, ceramica, fotografia, etc. VIAGGI, VACANZE, TURISMO: informazioni su viaggi e turismo (documenti necessari, ambasciate e consolati, luoghi di pernottamento, agenzie turistiche, mezzi di trasporto, agevolazioni, raccomandazioni sanitarie, etc.) “Al di là della loro notevole utilità pratica”, nota in proposito Giovanni Solimine, “tali servizi sono importanti anche per l’effetto indotto che possono provocare, trasformando notevolmente l’immagine della biblioteca agli occhi di quei cittadini che non sono utenti abituali dei servizi di pubblica lettura.”
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funzione quarta. UNA CASA PER LA PRODUZIONE E CIRCOLAZIONE DEL SAPERE. Nella società contemporanea l’imperativo è quello di apprendere per tutto l’arco dell’esistenza: l’attività di studio non si può esaurire con la fase iniziale di formazione in cui ci si prepara ad entrare nel mondo del lavoro, né riguarda più soltanto coloro che esercitano una professione intellettuale. In misura diversa e con caratteristiche differenti, è necessario per tutti un continuo
aggiornamento di conoscenze e competenze, diversamente si è tagliati fuori dai flussi informativi e risulta depotenziata anche la capacità di partecipare alla vita associata. Secondo le statistiche correnti il Digital Divide, il “divario digitale” tra coloro che hanno la possibilità e le abilità per utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione e coloro che ne sono tagliati fuori, non accenna a diminuire. E’ evidente che il problema non è tanto (o solo) di natura economica, ma anzitutto di natura sociale: basti pensare alla diffusione capillare dei telefoni cellulari in Italia (primo posto al mondo), nonostante i costi di acquisto e gestione comunque ancora elevati.
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Il ruolo della biblioteca pubblica nell’ambito dell’istruzione è dunque di primo piano, poiché nella “Lifelong Learning Society” non è possibile ignorare tutte quelle persone che sono al di fuori del circuito formativo tradizionale e che, per i motivi più disparati, hanno bisogno di apprendere. La biblioteca deve dunque rilanciare la sua funzione di infrastruttura della conoscenza al servizio dell’apprendimento, puntando ad avere anche un’utilità sociale più vasta, rivolta a un’utenza più ampia di quella studentesca, diventando uno spazio organizzato per l’uso, la costruzione, la produzione e la circolazione del sapere, quindi un luogo nel quale il sapere non viene solo trasmesso, ma anche costruito. Un luogo in cui dall’uso del
sapere nasce nuovo sapere. Gli ambiti in cui la biblioteca pubblica può avere un ruolo nel campo della formazione sono molteplici: dai programmi di alfabetizzazione per l’uso delle tecnologie informatiche al supporto offerto agli studenti per i loro studi; dai programmi di insegnamento e auto-apprendimento delle lingue straniere ai corsi di formazione professionale organizzati in collaborazione con enti esterni. Per centinaia di anni la piazza è stata nelle città il centro di aggregazione sociale per eccellenza, un salotto della comunità, terreno collettivo di cultura e spazio per incontrarsi e comunicare: luogo aperto e accessibile a tutti, essa aveva la funzione di creare e consolidare il senso di appartenenza a una comunità.
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“La biblioteca deve dunque rilanciare la sua funzione di infrastruttura della conoscenza al servizio dell’apprendimento, puntando ad avere anche un’utilità sociale più vasta[...], diventando uno spazio organizzato per l’uso e la costruzione del sapere, per la produzione e la circolazione del sapere...”
9-10 Gunnar Asplund, BIBILIOTECA CIVICA DI STOCCOLMA. Stoccolma, Svezia/ 1928
]
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funzione quinta. COMBATTERE LA PRIVATIZZAZIONE DEI LUOGHI TERZI. Nei prossimi anni è ipotizzabile che i principali luoghi pubblici di socializzazione (anche e soprattutto per i giovani) saranno gli stadi e i grandi centri polifunzionali commerciali e di intrattenimento. In un libro pubblicato nel 1989, The Great, Good Place, Ray Oldemburg, sociologo americano, sosteneva l’importanza che hanno nello sviluppo e consolidamento della democrazia e della vitalità di una comunità quelli che egli chiama i “luoghi terzi” (in contrasto con i primi e i secondi luoghi rappresentati dalla casa e dai luoghi di lavoro o di istruzione, dove le persone trascorrono la maggior parte del tempo della loro vita). I “luoghi terzi” costituiscono un luogo sicuro e informale, un terreno neutrale dove le persone si sentono a loro agio e hanno modo di rilassarsi, incontrarsi, socializzare. Le caratteristiche di questi luoghi sono quelle di essere ad accesso libero o estremamente economico (“il prezzo di una tazza di caffè”), di essere accoglienti e confortevoli, di essere facilmente raggiungibili a piedi, di essere frequentati da utenti abituali. Le caffetterie e i pub sono “luoghi terzi” per antonomasia, di cui Oldemburg lamenta la progressiva scomparsa, sostituita da centri commerciali e altri posti che non sono altrettanto efficaci ai fini della socializzazione. La biblioteca può essere, più di un pub o di una caffetteria, un “luogo terzo” per eccellenza. La letteratura di settore, in particolare quella anglosassone, insiste molto sul fatto che la biblioteca, soprattutto negli Stati Uniti, è rimasto in effetti l’unico luogo realmente pubblico. Da tempo le università americane hanno capito che i luoghi più importanti dei campus non sono i laboratori di ricerca, bensì le biblioteche e le caffetterie, in cui possono avvenire scambi, contaminazioni e ibridazioni di interessi culturali tra individui portatori di differenti competenze e cognizioni. La biblioteca pubblica può favorire l’incontro e l’integrazione sociale di diverse culture, età e modi di vita, promuovendo lo scambio, la conoscenza, il rispetto reciproco, la salvaguardia della diversità, il consolidamento della
democrazia. All’eterogeneità dei servizi corrisponde una grande varietà di utenti: giovani, bambini, anziani, stranieri, uomini e donne di ogni età, estrazione sociale, professione e provenienza, che possono interagire variamente gli uni con gli altri, anche solo aiutarsi a vicenda nell’uso degli strumenti disponibili o dei servizi bibliotecari stessi.
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11 LIBRERIA COOP EATALY. Bologna, Italia/ 2008
La libreria, non lontano da Piazza Maggiore e dalla Salaborsa, è stata inaugurata nel dicembre 2008 e occupa lo spazio del vecchio cinema Ambasciatori. Eataly è aperta tutti i giorni fino alle 24 e al suo interno i libri si mescolano a sacchetti di riso e scatole di pelati, intere pareti di marche di vino o birra, tavoli dove bere un caffè o mangiare un piatto di salumi o formaggi.
In questo ambito, essa giocherà nel prossimo futuro la sua partita decisiva, anche e soprattutto in una situazione di arretratezza come quella italiana: al bivio tra la possibilità di acquisire un ruolo importante di catalizzatore sociale e il rischio di scomparire del tutto, soppiantata da altri servizi “pubblici”, dalle finalità commerciali più o meno palesi.
Le Amministrazioni pubbliche e per primi i cittadini stessi dovrebbero comprendere che è inammissibile delegare completamente a centri commerciali ed enti privati con fini di lucro l’organizzazione e la gestione del tempo libero delle persone e l’offerta dei relativi contenuti.
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2.3 perchè gli edifici esistenti NON SONO PIÙ SUFFICIENTI.
L
a risposta del perché non siano più sufficienti gli edifici bibliotecari esistenti è abbastanza semplice. Da un lato la produzione tipografica mondiale è cresciuta incredibilmente negli ultimi trent’anni (si calcola che sia raddoppiata dagli anni ’70 ai ’90), con conseguente aumento dei patrimoni bibliotecari; dall’altro sono aumentati esponenzialmente gli utenti che per le più svariate ragioni si rivolgono alle diverse biblioteche. Tale incremento dell’utenza è dovuto non solo all’aumento quantitativo di alcune fasce di utenza (studenti, ricercatori, professionisti, anziani, bambini, stranieri), ma anche alle nuove tecnologie, in quanto esse stesse inducono a nuove e più numerose richieste di informazioni (sia per l’affinamento delle esigenze informative sia per l’esigenza di acquisire il know-how tecnico necessario). Inoltre proprio le nuove tecnologie, che dovrebbero ridurre lo spreco di spazio, in realtà ne aumentano il fabbisogno. Se è vero infatti che si è guadagnato spazio grazie alla miniaturizzazione di certi documenti, è anche vero che il fabbisogno di spazio per ospitare la strumentazione informatica è sempre crescente e continuerà ad aumentare man mano che aumenteranno le dotazioni di attrezzature nelle sale di consultazione e reference. Cresce infine il fabbisogno di superfici più ampie per accogliere nuove attività e per sistemare a scaffale aperto il patrimonio documentario (in tutto o in parte) al fine di renderlo direttamente accessibile agli utenti, come prevedono le moderne teorie della biblioteconomia e come avviene nelle biblioteche anglosassoni da circa centocinquanta anni. A questo si aggiungono l’esigenza di una distribuzione interna delle funzioni assai differente rispetto a quella delle biblioteche tradizionali e la necessità di adeguare gli edifici per norme e impianti. Appare dunque chiaro come la maggior parte degli edifici bibliotecari sia inevitabilmente destinata a non rispondere più efficacemente alla loro funzione e a necessitare di rinnovamento, ampliamento o trasferimento in altra sede di nuova realizzazione.
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L’esperienza di questi ultimi due decenni (in Francia, in Spagna, ma anche in Italia) insegna inoltre che un nuovo edificio attira un pubblico assai più numeroso e nuove fasce di utenza, benché ovviamente saranno le qualità e le caratteristiche del servizio a garantire o meno l’assiduità di questi nuovi utenti. In questo settore, infatti, è la risposta a creare la domanda, soprattutto in una situazione come quella italiana che non ha molti esempi a cui fare riferimento, ma in cui è sperimentato che, laddove sia stato realizzato un efficace rinnovamento dell’architettura del servizio e dell’edificio, il consenso è stato sempre maggiore di qualsiasi aspettativa.
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“L’esperienza di questi ultimi due decenni insegna inoltre che un nuovo edificio attira un pubblico assai più numeroso e nuove fasce di utenza, benché ovviamente saranno le qualità e le caratteristiche del servizio a garantire o meno l’assiduità di questi nuovi utenti.”
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12 Archea Associati BIBLIOTECA COMUNALE DI NEMBRO. Nembro [BG], Italia / 2007
l’intervento ha previsto il recupero di un edificio risalente al 1897 e il suo ampliamento con l’inserimento di un corpo aggiuntivo a chiusura dell’impianto a corte, fino a quel momento aperto. Il nuovo volume è collegato al preesistente attraverso un basamento interrato.
3
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LA MIS SIONE DELLA BIBLIO TECA PUBBLI CA
“...la stanza di lettura sarebbe dovuta essere
dove una persona è sola vicino a una finestra; ho sentito che sarebbe dovuta essere uno spazio di lettura privato, una specie di luogo svelato nelle pieghe della costruzione.”1
“Amici miei. Voi amate il libro? Dato che solamente a coloro che amano il libro è rivolto il mio discorso, devo porre questa domanda all’inizio. Da altri il mio discorso sarebbe recepito forse come stupido, e sicuramente come superfluo. Tuttavia non vogliamo lasciare nulla nell’approssimativo; per questo dobbiamo intenderci ancor meglio su che cosa significhi qui la parola “amare”. Non solo cioè che nel libro si cerchi volentieri del diletto o delle distrazioni. E neppure che esso costituisca una fonte inesauribile di conoscenza, o una camera del tesoro, dalla quale profondità e bellezza di pensieri illuminino il lettore. Tutto ciò ciò sarebbe certamente amore, e amore non piccolo. Il quale tuttavia passerebbe per così dire attraverso il libro. Ma come è inteso qui, l’amore si rivolge al libro in se stesso e come tale. Chi ama
il libro, prende in mano, col sentimento di una tranquilla familiarità, quell’oggetto che così si chiama, stampato su carta e rilegato in tela o cuoio o pergamena. Lo sente come una creatura, che si tiene in
onore e si cura, e della cui concretezza materiale si è lieti. Non è per lui solo il mezzo a uno scopo, sia pure il più spirituale, bensì qualcosa di pienamente compiuto in se stesso, saturo di significati molteplici e capace di dare con ricchezza. Questo vero amante del libro lo si rico-
nosce già dal modo in cui lo prende dallo scaffale, lo apre, lo sfoglia e lo rimette a posto. D’altra parte, quello che io intendo non è tuttavia il puro bibliofilo, che considera il libro solo come prodotto estetico o come oggetto da collezione. [...] Ciò che io voglio dire può essere espresso anche in un altro modo: l’amore
per il libro è proprio di colui che se ne sta seduto alla sera nella sua stanza, mentre intorno è silenzio [...]ed ecco che, improvvisamente, i libri presenti nella stanza
13 Antonello da Messina (attivo 1456-1479), SAN GIROLAMO NEL SUO STUDIO.
diventano per lui come esseri viventi. Singolarmente viventi. Oggetti piccoli, eppure pieni di mondo. Che stanno lì senza muoversi e senza far rumore, e tuttavia pronti in ogni momento ad aprire le proprie pagine e a cominciare un dialogo che racconta del passato, che rimanda al futuro o che invoca l’eternità, e tanto più inesauribile, quanto più ne sa attingere colui che ad essi si avvicina.” 2 1 2
da G. Gattamorta, in Aa. Vv., L.I. Kahn. Itinerari, Officina, Roma 1996 Romano Guardini, Elogio del libro, 1948, Morcelliana, Brescia,1993.
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Tra le diverse tipologie di biblioteche esistenti, la “biblioteca pubblica” è per molti aspetti quella più complessa,
in quanto è caratterizzata da una molteplicità di funzioni talvolta contrastanti fra loro, e destinata a un’utenza generale ma non generica, con una missione che va oltre quella di conservare e rendere disponibili documenti e informazioni. Il termine “biblioteca pubblica”, in Italia come 14-15 in altri paesi d’Europa, è Beal & Blanckaert, suscettibile di diverse inMEDIATÉQUE DE L’ARMENTIÉRES. terpretazioni, ma è ormai Armentières, Francia/ 2007 riferito a istituti simili, per ruolo e funzioni, alle public library anglosassoni. Queste ultime si chiamarono così per distinguersi da biblioteche e club di lettura a carattere privato, sovvenzionati direttamente dai soci, diffusi nell’ottocento soprattutto dagli Stati Uniti. Esse si chiamarono “pubbliche” perché di proprietà dell’ente pubblico, finanziate direttamente dalla comunità locale e accessibili a tutti liberamente e gratuitamente. Nei paesi dell’Europa centrale e meridionale la situazione era radicalmente differente ed era già presente una tradizione plurisecolare sia di biblioteche private sia di biblioteche di proprietà di enti pubblici: in entrambi i casi, però, si trattava di istituti prevalentemente orientati alla conservazione e destinati ad un pubblico piuttosto limitato. In Italia come in altre nazioni, il modello anglosassone si è innestato sulla situazione preesistente, dando luogo nella seconda metà del Novecento a istituti ibridi, le “biblioteche civiche” o di “ente locale”. Esse, pur erogando servizi di pubblica lettura per la comunità locale, mantengono spesso anche alcune funzioni di conservazione, avendo solitamente avuto origine da raccolte storiche o donazioni, e vivono dunque una sorta di schizofrenia tra le opposte esigenze di conservazione e di divulgazione. Questa situazione, che ha spesso portato biblioteche civiche a fossilizzarsi in un ruolo non congruo alle finalità di una “biblioteca di pubblica lettura”, è stato affrontato e in parte superato negli ultimi vent’anni in alcune nazioni (tra cui Francia, Germania, in parte Spagna e Portogallo) grazie ad interventi ad ampio raggio, tesi a ripensare il sistema delle biblioteche pubbliche, i loro contenuti e il loro ruolo.
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3.1 il significato DELL’ “ESSERE PUBBLICO”.
L
e Linee Guida IFLA/UNESCO 2001 definiscono la biblioteca pubblica “un’organizzazione istituita, sostenuta e finanziata dalla comunità, tramite l’amministrazione locale, regionale o nazionale, oppure tramite forme di organizzazione collettiva. La biblioteca fornisce l’accesso alla conoscenza, all’ informazione e alle opere dell’immaginazione tramite una gamma di risorse e di servizi ed è aperta equamente a tutti i membri della comunità senza distinzione di razza, nazionalità, età, genere, religione, lingua, disabilità, condizione economica e lavorativa e grado di istruzione”. 3
Il primo elemento caratterizzante è quello della “pubblicità” della biblioteca pubblica, attribuendo a questo termine il significato originale di “essere pubblico”. Crocetti ha indicato le principali caratteristiche che fanno si che una biblioteca possa dirsi pubblica: il carattere di biblioteca generale e non specializzata; la gratuità di tutti i suoi servizi fondamentali; il carattere di forte “contemporaneità”, che deve tradursi in un continuo aggiornamento e monitoraggio dei bisogni dell’utenza di riferimento e il fatto di essere di proprietà dell’ente pubblico, come recita anche la definizione IFLA. Quest’ultima caratteristica non è scontata come potrebbe sembrare, visto che esistono in tutto il mondo anche biblioteche pubbliche di proprietà privata e considerando che l’appartenenza a ente pubblico è condizione né strettamente necessaria né tanto meno sufficiente. “Il fatto è che la condizione di pubblica la biblioteca non la riceve istituzionalmente ( e infatti giuridicamente questa condizione non è definita), ma se la deve guadagnare e confermare giorno per giorno: con la sua attività. Insomma una biblioteca è pubblica se funziona da biblioteca pubblica”. 4 3 4
linee guida IFLA/UNESCO, ALLEGATO I Luigi Crocetti, Pubblica, in La biblioteca efficace, Bibliografica, Mila no, 1992, pp.15-21
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Senza voler sottovalutare questo aspetto, ritengo tuttavia che una biblioteca di pubblica lettura debba comunque essere di proprietà pubblica e anzi dovrebbe essere sempre ospitata in edifici di proprietà di ente pubblico. Solo in questo modo essa potrà veramente essere svincolata da qualsiasi condizionamento e rispondere liberamente ai bisogni di tutti i membri della sua comunità. Benché questo aspetto possa sembrare marginale, esso non va sottovalutato, soprattutto considerando il fatto che sono sempre più numerosi gli spazi sociali che sembrano essere “pubblici” senza esserlo veramente. L’esempio più eclatante sono gli shopping malls, diventati, soprattutto in America e sempre più spesso anche in Europa, le nuove piazze e i luoghi di socialità per eccellenza. Essi assolvono ormai a funzioni ricreative, di aggregazione e di intrattenimento, ma dietro una amichevole scenografia di piazzette coperte e di panchine celano una realtà culturale mercificata in cui i bisogni sociali, i comportamenti e le modalità di interazione umana sono piegati alle esigenze del consumo commerciale e del marketing pubblicitario. Un ultimo aspetto tutt’altro che secondario è quello della modalità di finanziamento di questi istituti. Una delle caratteristiche fondamentali della public library è quella di essere finanziata direttamente dalla comunità che deve servire, con una specifica tassazione decisa mediante referendum. Questo comporta che la biblioteca, se vuole sopravvivere, non può fare a meno di svolgere una funzione attiva e propositiva nei confronti della comunità, offrendo un servizio adeguato ed efficiente da ogni punto di vista: aggiornato, amichevole e “centrato sull’utente”. Il fatto invece che in Italia le biblioteche pubbliche dipendano da enti comunali, provinciali, regionali o addirittura dal Ministero tende a mediare il rapporto tra la biblioteca e i suoi utenti, e la rende non dissimile da qualsiasi ufficio di ente pubblico, che purtroppo solitamente non ha nessuna delle caratteristiche di amichevolezza, disponibilità e spesso efficienza che sono richieste alla biblioteca pubblica.
[
“Il fatto invece che in Italia le biblioteche pubbliche dipendano da enti comunali, provinciali, regionali o addirittura dal Ministero [...] la rende non dissimile da qualsiasi ufficio di ente pubblico, che purtroppo solitamente non ha nessuna delle caratteristiche di amichevolezza, disponibilità e spesso efficienza che sono richieste alla biblioteca pubblica.”
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3.2 la responsabilità DI DIFFONDERE SAPERE. “La libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società. La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza, al pensiero alla cultura e all’informazione. La biblioteca pubblica, via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale per l’apprendimento permanente, l’indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali.”5
C
ome emerge chiaramente anche nella definizione delle Linee Guida IFLA/UNESCO, la biblioteca di pubblica lettura pone l’accento soprattutto su due delle tre funzioni basilari dell’istituto bibliotecario, mediazione e diffusione della conoscenza e dell’informazione, dovendo anzitutto garantire accesso alla conoscenza, all’informazione e alle forme di comunicazione. L’obiettivo ultimo della biblioteca pubblica è quello di favorire la libertà, il benessere e lo sviluppo della collettività e dei singoli individui, tentando di soddisfarne alcune fondamentali esigenze:
16 Alsop & Stormer PECKHAM LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1999.
la biblioteca si inserisce in un contesto di interventi tesi a migliorare la qualità di vita nelle periferia degradate di Londra.
*istruzione *informazione *sviluppo personale 5
Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche, ALLEGATO II
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*svago e uso creativo del tempo libero *interazione sociale.
Il Manifesto Unesco del 1994, che trova successivo riscontro delle Linee Guida IFLA/UNESCO del 2001, ribadisce e riassume al meglio gli obiettivi cardine di una biblioteca pubblica, affermandone il ruolo di volano dell’istruzione, della cultura e dell’informazione nella società contemporanea, in quanto “agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne”, incoraggiando i governi nazionali e locali a sostenere e impegnarsi attivamente nella creazione e nello sviluppo di biblioteche pubbliche. A sua volta la Copenaghen Declaration del 1999 6, promossa da PubliCA (azione concentrata della Commissione Europea per la promozione del ruolo delle biblioteche nella società dell’informazione), ha insistito sul ruolo di presidio delle biblioteche come agenti del benessere sociale, in relazione a quattro istanze fondamentali: democrazia e cittadinanza, sviluppo economico e sociale, formazione permanente, integrazione di differenti culture. Per esercitare pienamente questo suo ruolo, la biblioteca pubblica deve:
*provvedere alla raccolta, alla conservazione e all’archiviazione dell’informazione e della conoscenza;
*garantire la disseminazione e condivisione dell’informazione e della conoscenza, in sede o fuori sede;
*offrire strumenti adeguati per il recupero dell’informazione, allestendo efficaci dispositivi di mediazione e accesso;
*rispondere alle esigenze di istruzione e formazione; *offrire luoghi e occasioni di interazione sociale e aggregazione; 6
The Copenaghen Declaration, ALLEGATO III
*informare l’utenza attuale e sensibilizzare quella potenziale.
Presupposti irrinunciabili perché il suo ruolo possa esplicarsi al meglio sono:
*la libertà di accesso a tutti; *la gratuità di tutti i servizi fondamentali; *l’indipendenza dell’informazione e della documen-
tazione offerta, libera da qualsiasi tipo di pregiudizio, condizionamento ideologico o interferenza da fattori esterni (commerciali, politici, religiosi, ideologici, etc.);
*il legame con la comunità e il contesto di riferimento.
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Con questi obiettivi e su questi presupposti la biblioteca pubblica si pone come agency for change (con il duplice significato di “agente” e “agenzia”, ovvero ente, istituzione), con il fine ultimo di stimolare e aiutare lo sviluppo socio-culturale dell’individuo. Offrendo una vasta gamma di materiali a sostegno dell’istruzione e rendendo accessibile a tutti l’informazione, la biblioteca pubblica può apportare benefici economici e sociali agli individui e alla comunità, favorire la creazione e il consolidamento di una società informata e democratica, e aiutare le persone ad arricchire e sviluppare la loro vita e quella della comunità in cui vivono.
17-18 segnaletica interna IDEA STORE. Londra, Inghilterra. Le immagini sono state scattate negli Idea Store di Whitechapel e Bow e mostrano l’attenzione verso l’informazione e la sensibilizzazione dell’utente. 15. sulla porta dei bagni maschili è riportato il calendario dei corsi e seminari per ultracinquantenni che avranno luogo dentro la struttura bibliotecaria nei giorni a venire. Non manca l’invito alla partecipazione al rinfresco con tè e biscotti! 16. un pannello segnaletico ricorda i buoni motivi per iscriversi alla biblioteca: oltre ai libri si possono trovare contenuti multimediali e libero accesso a Internet.
3.3 la responsabilità DI DIFFONDERE CREATIVITÀ.
L
a biblioteca pubblica deve offrire opportunità per lo sviluppo creativo della persona, mettendo a disposizione “un ricco e variegato patrimonio di conoscenze e realizzazioni creative che nessun individuo potrebbe acquisire per conto proprio. L’offerta di grandi raccolte della letteratura e del sapere di tutto il mondo, compresa la letteratura locale, è stata un contributo importantissimo della biblioteca pubblica e costituisce tuttora una sua funzione indispensabile. La fruizione di opere dell’immaginazione e del sapere contribuisce grandemente all’educazione della persona e a uno svago che sia ricco di significato”. 7 La compresenza di una quantità così ampia di opere liberamente a disposizione nello stesso luogo ha un valore irrinunciabile nello sviluppo culturale dell’individuo, con7
linee guida IFLA/UNESCO, ALLEGATO I
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sentendo una pluralità di scelte e di percorsi conoscitivi altrimenti difficilmente possibile. Alla funzione di sviluppo culturale è strettamente correlata quella ricreativa e di svago, particolarmente accentuata in quei paesi dove il ruolo e l’importanza sociale di questo istituto sono ormai fatti consolidati e indiscutibili (come per esempio la Germania, i paesi anglosassoni, la Francia, i paesi scandinavi). La biblioteca pubblica, proprio per le caratteristiche ibride dei servizi offerti, può essere in grado di offrire occasioni di svago utili alla crescita culturale dell’individuo di qualsiasi età e all’impiego creativo del tempo libero, consentendogli di coltivare particolari attitudini, partecipare a programmi, corsi formativi, conferenze e seminari, informarsi su eventi culturali e spettacoli, pianificare viaggi o gite fuori porta, consultare libri su hobbistica e bricolage, oppure anche semplicemente vagare senza uno scopo preciso nel settore di ingresso (browsing area), “piluccando” nelle novità o nell’area periodici, ascoltando un cd o guardando un film.
19-20 attività alternative IDEA STORE. Londra, Inghilterra. Le due immagini testimoniano la presenza di sale dedicate ad attività collaterali rispetto a quelle bibliotecarie, negli Idea Store di Bow e Chrispstreet. La prima mostra un laboratorio dove si tengono corsi di vario genere (possibilità di prenotazione per chiunque), la seconda è una sala di danza.
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3.4 nove, ineludibili PROSPETTIVE.
1.
A
seguire viene brevemente descritto come le tendenze evolutive in atto dovrebbero o potrebbero influire sull’organizzazione dei servizi e degli spazi.
L’aumento degli utenti anziani comporta una diverso utilizzo della
biblioteca pubblica, che può diventare luogo di aggregazione e fornire servizi ricreativi. Questo può tradursi nell’approntamento di spazi con sedute informali per la lettura di libri e giornali, di salette per giochi da tavolo e spazi per la conversazione, per garantire maggiore accessibilità e utilizzabilità da parte di utenti che possono avere vari gradi di disabilità (motoria, visiva, uditiva, etc.), e che necessitano di particolari accorgimenti progettuali (oltre all’eliminazione La crescita della popolazione multietnica comdi barriere architettoniche, anche l’utilizzo porta la necessità di fornire specifici servizi di orientamento e infordi accorgimenti per la segnaletica, gli arredi, mazione, utili anche per soddisfare generiche esigenze informative e di l’esposizione dei documenti, la distribuzione orientamento da parte del cittadino straniero. La biblioteca potrebbe spaziale, etc.). attivare servizi per l’insegnamento della lingua italiana (corsi di didattica e/o strumenti per l’auto-apprendimento); inserire nelle collezioni una percentuale maggiore di documenti nelle diverse lingue straniere; offrire documenti inerenti le diverse culture per promuoverne la conoscenza da parte degli utenti italiani (al fine da un lato di favorire l’integrazione degli stranieri e, dall’altro, di incoraggiare reciproca coLa mancanza di luoghi pub- noscenza e rispetto delle relative culture e origini); rendere disponibili blici di socializzazione conferi- giornali esteri; incoraggiare gli stranieri presenti sul territorio ad atsce alla biblioteca pubblica il ruolo strategico tivare centri di incontro all’interno della biblioteca; predisporre una di punto di incontro e aggregazione sociale segnaletica bilingue e un servizio di informazioni ad hoc. per i cittadini di ogni età e provenienza. Questo implica destinare spazi per attività di relazione, conversazione e incontri e per attività collettive (riunioni di gruppi, conferenze, feste, iniziative legate al mondo del libro, della lettura e dell’editoria, etc.), allestendo parte dello spazio in maniera più informale e predisponendo punti ristoro integrati con il settore di ingresso.
2.
3.
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4.
I fenomeni di “ripiegamento nella dimensione del privato e della famiglia” e di ricerca di una
“qualità localistica” della vita e di un migliore “stile di vita” dovrebbero portare a una più accentuata valorizzazione degli aspetti relazionali, e di quei servizi (“informazioni di comunità”, documentazione locale, orientamento, etc.) che possono fare della biblioteca pubblica un punto di riferimento della vita cittadina, anche per i promotori di attività culturali e ricreative sul territorio (eventi culturali, fiere Il continuo aumento della popolazione stue manifestazioni, attività e informazioni turi- dentesca è uno dei fattori che maggiormente ha inciso sulle bistiche, spettacoli, etc). Si tratta di fare della bi- blioteche e sul loro funzionamento (o mal funzionamento). Contrariablioteca pubblica una vera e propria “agenzia mente ad altre nazioni europee, l’Italia non ha ancora avviato un serio di informazione locale” (collegata con le reti programma di adeguamento delle biblioteche universitarie e di quelle civiche, l’associazionismo, le scuole e gli enti scolastiche, che risultano drammaticamente insufficienti e provocano e le istituzioni locali pubblici o privati) dove un travaso di studenti nelle biblioteche pubbliche, spesso ridotte ad poter trovare informazioni sulla città, sulle at- aule studio. Gli studenti devono ovviamente essere ben accetti nella tività culturali e ricreative in corso e su tutto biblioteca, tuttavia la loro presenza non deve essere tanto prepondeciò che può interessare i cittadini di ogni età. rante da “scacciare” altri tipi di utenza. Gli studenti, che utilizzano prevalentemente materiali propri e solo occasionalmente sfruttano le risorse bibliotecarie, dovranno essere accolti in spazi adeguati, suddivisi a seconda dell’attività Per far fronte alla progressiva scarsità di risorse e investi- (salette per il lavoro di gruppo, individuali, spazi collettivi menti pubblici è necessario che la biblioteca operi una ottimizzazione di carrel di studio arredati in modo tale tutte le risorse, puntando anche sul valore aggiunto dato dal rapporto umano e re- da scoraggiare la conversaziolazionale e attivando oculate strategie di marketing e promozione dei suoi servizi ne). Tali spazi potrebbero anche per attirare i “clienti”. essere separabili del resto della Ma la scarsità di risorse si ripercuote anche sulle scelte progettuali, che devono biblioteca, per poter godere di puntare al risparmio energetico e all’utilizzo di prodotti e materiali durevoli, a bassa un orario prolungato di apertura manutenzione, facilmente sostituibili. La scarsità di risorse comporta inoltre do- ed essere eventualmente autogever garantire una buona flessibilità, per evitare ingenti spese si ammodernamento: stiti dagli studenti stessi. progettare spazi che possano essere usati in modo continuativo per differenti usi e pianificare una distribuzione delle funzioni interne tale da non richiedere più personale del necessario per il controllo o per l’esecuzione delle attività di servizio. Scarsità di risorse significa infine promuovere la cooperazione con altre biblioteche ed istituti, per evitare di investire in servizi o documenti che potrebbero essere facilmente forniti in collaborazione con altri.
5.
6.
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7.
attuali tendenze di crescita del no-profit e del terzo settore, la biblioteca Alla luce delle
pubblica dovrebbe rispondere ponendosi come punto di riferimento autorevole, promuovendo comportamenti eticamente responsabili attraverso la diffusione di informazioni sui più vari argomenti (consumo responsabile, salvaguardia dell’ambiente, risparmio energetico, sfruttamento del lavoro minorile, etc.), operando una sensibilizzazione mediante la promozione di pubblicazioni, libri e dibattiti, anche e soprattutto riguar- In un clima nel quale il problema “sicurezza” è all’ordine del do a quei libri o documen- giorno, è necessario fare in modo che la biblioteca sia un ambiente sicuro e percepito ti che non hanno grande come tale da tutti, evitando allo stesso tempo però di renderlo un ambiente in cui ci si diffusione nei canali com- sente controllati, ciò può essere fatto adottando scelte progettuali e accorgimenti poco merciali per le più svariate vistosi. In caso contrario gli utenti potrebbero avere la spiacevole sensazione di essere ragioni. sempre sotto controllo. Tali problemi vanno tenuti presenti in ogni aspetto del progetto, dalle scelte di localizzazione a livello urbano a quelle di progetto degli spazi esterni, fino agli spazi interni, che devono garantire sicurezza sia per gli utenti che per il personale. E’ dunque necessario fare in modo che ogni area della biblioteca sia ben visibile, evitare spazi troppo isolati e non controllabili (soprattutto gli spazi di servizio), “vicoli ciechi” nella distribuzione dei percorsi, un numero eccessivo di entrate-uscite, fino a prevedere in alcuni casi l’installazione In risposta alla sempre di dispositivi di sicurezza.
8.
9.
crescente richiesta di trasparenza e partecipazione da parte dei cittadini nei confronti
delle amministrazioni, le biblioteche pubbliche potrebbero fungere da punto di incontro tra amministrazione e cittadini, da un lato facendosi portavoce delle istanze emerse, dall’altro offrendo spazi alle amministrazioni per esporre chiarimenti e informazioni su temi importanti per la comunità (con bacheche informative fisiche o virtuali, ospitando forum sul sito internet, collocando box per la diffusione e la raccolta di questionari da parte dell’amministrazione e richieste da parte dei cittadini, etc.).
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3.4 buoni propositi PER IL FUTURO. I LIBRI NON BASTANO PIĂ™.
I
n molti paesi europei, e in tutti i paesi anglosassoni, le biblioteche pubbliche sono giustamente considerate il fiore all’occhiello delle amministrazioni comunali, gangli importanti del welfare locale, strumenti basilari di alfabetizzazione di massa, centri di gestione e diffusione delle informazioni per la comunità , servizi fondamentali per gli utenti
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21-22 Rem Koolhaas BIBLIOTECA DI SEATTLE. Seattle, USA/ 2004. la biblioteca di Seattle rispecchia a pieno l’idea di Koolhaas di creare un “blocco di informazioni”: un enorme magazzino nel quale sono raccolti tutti i sistemi e mezzi di comunicazione, vecchi e nuovi. Si tratta di un volume disarticolato che proietta all’esterno la complessità degli spazi e delle relazioni interne. I diversi sistemi informativi custoditi nella biblioteca, distribuiti su cinque piani, risultano integrati tra loro mediante la creazioni di spazi intermedi, luoghi di scambio deidcati alla lettura, all’incontro, all’intrattenimento.
svantaggiati e strategici per l’integrazione sociale. In Italia, al contrario, le biblioteche raggiungono percentuali di utenza che arrancano in media verso un 10%, faticosamente conquistato in parte grazie al pubblico di bambini e studenti. Né, d’altro canto potrebbe essere altrimenti. Forse, ancora prima di chiedersi come superare questa percentuale, ci si dovrebbe domandare perché mai una persona dovrebbe andare in biblioteca: in particolare perché dovrebbe farlo un adolescente, un giovane o un adulto che lavora (ammesso che possa andarci, data l’oggettiva impossibilità di frequentare biblioteche aperte solo nei giorni feriali e in orari d’ufficio). Da qui emerge una riflessione sostanziale: se una biblioteca pubblica offre soltanto servizi legati alla lettura, riuscirà, in Italia, a rivolgersi a stento al 20% della popolazione, considerando anche gli studenti e i bambini. Se una biblioteca pubblica (ovvero di pubblica lettura e non universitaria o di conservazione) offre un servizio efficiente ed efficace, rivolto però soltanto a una parte esigua della popolazione rischia di essere un investimento sbagliato. E d’altronde, le biblioteche risultano spesso un servizio pubblico che, pur essendo per definizione “per tutti”, nella realtà dei fatti finisce per essere solo per poche categorie di utenti (bambini, studenti, anziani, etc.), selezionate non in base a una scelta ponderata ma come conseguenza di altri fattori. È così che, ad esempio, gli orari di apertura o le scelte di localizzazione della biblioteca, che dovrebbero essere conseguenza di una strategia atta al raggiungimento di obiettivi socio-culturali e di servizio, diventano i fattori primari di definizione del servizio stesso e della missione della biblioteca.
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LA BIBLIOTECA COME CATALIZZATORE DELLA VITA URBANA. Per sopravvivere e rilanciare il suo ruolo, la biblioteca pubblica deve cercare di ampliare il suo target di riferimento, affermando più fortemente la sua funzione di luogo sociale di promozione di politiche e consumi culturali, puntando da un lato sull’implementazione dei servizi di informazione e di quelli tradizionali di supporto alla conoscenza e allo studio; dall’altro cercando di trovare spazio nel settore dell’intrattenimento culturale, del tempo libero e della formazione permanente. Si tratta di compiere un salto di qualità. La biblioteca deve diventare un catalizzatore della vita urbana: da un lato laboratorio di formazione e informazione, porta di accesso e strumento di orientamento nell’universo multimediale; dall’altro luogo di aggregazione sociale. Con questi presupposti diventa possibile attivare strategie
di rete e alleanze con altri soggetti del mondo della cultura, della formazione, dello spettacolo, del turismo, dell’intrattenimento; attivare strategie di promozione dei propri servizi e di raccolta di finanziamenti pubblici e privati. Diversamente, la biblioteca non riuscirà a competere con i mille altri soggetti privati e commerciali che le contendono lo stesso pubblico, nelle stesse ore. E’ sufficiente andare in una qualsiasi grande libreria o mediastore, per vedere persone che sostano e passano il tempo a leggere, a consultare riviste e giornali, a bere un caffè, senza necessariamente comprare. Mentre in Italia ancora si discute sul ruolo o addirittura sull’opportunità di costruire biblioteche pubbliche, in tutto il mondo, le biblioteche sono sottoposte a drastiche trasformazioni finalizzate ad adeguarle al cambiamento dei
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L’IMPORTANZA DEL LOOK. tempi e delle necessità delle comunità locali che devono servire, alle nuove sfide sociali, ai mutamenti dovuti alle tecnologie di informazione e comunicazione. Pensiamo alle biblioteche francesi e tedesche, alle interessanti sperimentazioni dei paesi scandinavi, alle biblioteche di Amsterdam e Rotterdam, alle pubblic library di Seattle, Salt Lake City e ad altre recenti biblioteche americane; a quelle catalane, alle Idea Store londinesi.
“Gli edifici giocano un ruolo importante nell’offerta delle biblioteche pubbliche e dovrebbero essere progettati per riflettere le funzioni del servizio bibliotecario, garantire l’accessibilità a tutti ed essere sufficientemente flessibili per accogliere servizi nuovi e diversi. Dovrebbero essere collocati vicino ad altre attività di comunità, per esempio negozi e centri culturali. Inoltre, quand’è possibile, la comunità dovrebbe poter utilizzare la biblioteca anche per ospitare, per esempio, incontri e mostre e, nel caso di edifici più grandi, per spettacoli teatrali, audiovisivi e multimediali." 8
L’architettura del servizio (l’organizzazione dei servizi, la qualità e varietà del patrimonio documentario) è condizione necessaria ma non sufficiente per rendere efficace una biblioteca. E’ determinante in tal senso l’architettura dell’edificio, non solo per consentire efficienza e funzionalità dei servizi offerti, ma anche per attrarre e consolidare nuovi utenti. Fondamentale è anche il ruolo che svolge il primo impatto, favorevole o sfavorevole, trasmesso dal “contenitore”. Le scelte architettoniche, oltre ad avere una evidente valenza funzionale, hanno un ruolo di primo piano nel comunicare un’immagine, nell’infondere nella comunità e nei potenziali utenti una certa percezione della biblioteca: un’immagine di efficienza e piacevolezza, allo stesso tempo rassicurante e accattivante, di affascinante luogo della memoria e dinamica fabbrica del futuro, di officina della conoscenza e dell’informazione. Il fatto che una biblioteca possa diventare una sorta di “cattedrale laica”, luogo di riferimento per la comunità dipende anche e non poco da scelte architettoniche e urbanistiche felici, dalla sua ubicazione nel tessuto della città, dalla progettazione degli spazi esterni e dei prospetti, degli spazi interni e della loro distribuzione, degli arredi e della loro disposizione, della grafica, delle strategie di 8
linee guida IFLA/UNESCO, ALLEGATO I
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marketing e di promozione propri sia delle biblioteche sia delle attività commerciali e dei servizi per il tempo libero. In questo caso, però, l’utilizzo di strumenti di marketing è finalizzato alla promozione di un servizio di tipo strettamente culturale ed educativo. In particolare, sono stati accentuati i particolari relativi al cosiddetto “brand”, ovvero all’individuazione di una sorta di marchio, un’identità forte che sia ben riconoscibile e che, soprattutto, ne aumenti il “valore percepito”. Questo è un aspetto che converrebbe approfondire: troppo spesso le biblioteche pubbliche italiane offrono i loro “prodotti” culturali ed erogano servizi anche di grande qualità come se li “distribuissero”, senza minimamente valorizzarli (spesso nella mentalità italiana “ciò che è gratis ha poco valore”). Guardando a un futuro molto vicino, quando recarsi in biblioteca non sarà più un dovere (essendo possibile acce-
dere in vari modi a un numero sempre maggiore di risorse documentarie), allora dovrà diventare un piacere. A tal fine è evidente che la biblioteca dovrà essere un luogo attraente, in grado di stimolare la creatività e l’apprendimento. O dovrà quanto meno essere un “luogo terzo” dove sia piacevole recarsi e trattenersi.
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23-24-25 Giancarlo Mazzanti PARQUE BIBLIOTECA ESPAÑA. Medellin, Colombia/ 2007.
da diversi anni Medellin, una tra le cittá colombiane piú densamente popolata, é soggetta ad un programma di riqualificazione e di sviluppo sociale. Questo centro urbano si situa in una zona collinare, ai limiti con la montagna, dove si é sviluppata una selvaggia costruzione di “favelas”, risultato tangibile della violenza e del degrado prodotto dal narcotraffico degli anni ‘80. Nel 2005 si promuove un concorso per la costruzione di un edificio multifunzionale, che in un unico volume, potesse assorbire le necessitá per la formazione culturale degli abitanti. La proposta progettuale vincente fu quella di dividere le diverse funzioni ( biblioteca, aule di insegnamento ed auditorium) in tre volumi distinti e riuniti da un’unica piattaforma; una scelta che avrebbe permesso di ottenere maggior flessibilità degli spazi ed autonomia dei diversi usi previsti. Medellin é una città situata a nord della Cordigliera delle Ande, la principale caratteristica del sito sono le sue montagne, capaci di definire l’identità e l’immagine della città: la montagna è l’elemento in cui il cittadino si riconosce. La proposta progettuale si ispira direttamente a questa immagine di paesaggio: più che un edificio é una geografia operativa, una superficie piegata e ritagliata come la montagna, alla quale si aggiungono volume, forma e spazio.
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LE NUO VE PIAZ ZE DEL SA PERE
“In meno di trent’anni la pubblica piazza – terreno di incontro della cultura – è quasi scomparsa, inghiottita
da un concetto radicalmente nuovo di aggregazione, strettamente legato alle relazioni di natura commerciale. Dopo centinaia di anni di attività mercantili
periferiche rispetto a – e derivate da - l’attività culturale, il rapporto si è rovesciato: oggi, le attività culturali che si svolgevano nella pubblica piazza sono state inglobate nei contri commerciali, diventando una merce di vendita come qualsiasi altra. I centri commerciali hanno creato una nuova architettura per ospitare l’incontro tra gli individui: un’architettura calata nel mondo del commercio in cui la cultura esiste solo come esperienza mercificata. […] La cultura del centro commerciale è figlia
dello sviluppo dei quartieri residenziali suburbani e della diffusione della cosiddetta “cultura dell’autostrada”. Una volta esclusiva degli Stati Uniti, i centri commerciali hanno aperto i battenti in ogni paese del mondo. […] Più della metà delle vendite al dettaglio viene realizzata in questi agglomerati. Ma, ciò che è ancora più importante, è che in que-
sti luoghi la maggior parte della gente trascorre il proprio tempo libero: […] sono questi gli ambiti in cui la
gente vive la propria esperienza sociale, dove si incontra per parlare e per discutere. Gli elementi della cultura che la nostra società riproduce e consolida vengono definiti tra le mura, nei passaggi coperti e negli atri ben illuminati dei centri commerciali. […] Naturalmente, la differenza più importante è che i centri commerciali sono domini privati con leggi e statuti propri che ne regolano l’accesso: anche se i vialetti, le panchine, gli spazi esterni alberati tendono a farlo identificare come spazio pubblico, in realtà il centro commerciale non lo è. Le attività commerciali che vi si esplicano non sono mai fine a se stesse, ma sempre strumentali alla sua missione principale, cioè la mercificazione di un’esperienza in forma di acquisto di beni e di intrattenimento.” 1
26 RPBW, CENTRO COMMERCIALE “VULCANO BUONO”. Nola, Napoli/ 2007
Ospita una piazza centrale di 160 metri di diametro a cielo scoperto, divisa in tre zone concentriche: la più interna con palco dedicata allo spettacolo; quella intermedia al commercio; la più esterna fa da corona alla costruzione ed è riservata a verde. 1
Jeremy Rifkin, L’era dell’accesso, Mondadori, Milano 2000
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La biblioteca pubblica è un’istituzione indissolubilmente legata alla città: il suo passato e il suo futuro sono strettamente legati a quelli degli spazi urbani, dei luoghi di incontro come le chiese, i
mercati, le piazze, luoghi in cui il cambiamento era stato profetizzato dall’architetto austriaco Camillo Sitte 120 anni fa. Nell’introduzione al suo libro “L’arte di costruire le città”, Sitte scriveva: “Il significato delle piazze lasciate libere al centro della città (foro o piazza del mercato) è cambiato sostanzialmente. Oggi, le piazze servono raramente alle grandi feste popolari e la vita di ogni giorno sembra abbandonarle sempre si più. Esse, spesso, non hanno altra funzione che quella che procurare aria e luce o di interrompere la monotonia dell’oceano edilizio o, al massimo, di valorizzare l’effetto architettonico di qualche edificio. Che differenza in confronto con l’Antichità! Le grandi piazze, allora, costituivano per ogni città un imperativo vitale, nella misura in cui si svolgeva una gran parte della vita pubblica che oggi, al contrario, viene relegata in locali chiusi. Nell’agorà a cielo scoperto, si riuniva il Consiglio delle antiche città greche. Il secondo polo della città antica, il mercato, può ancor oggi tenersi all’aperto, ma pur esso viene relegato sempre più nelle halles coperte.” 2 Qualche anno fa, il sociologo urbano Giandomenico Amendola aggiungeva: “La città moderna nasce intorno ai suoi luoghi pubblici, a partire da quelli piccoli dei caffè inventati nel ‘700 dalla borghesia come spazio del ragionare e di informazione dell’opinione pubblica. Piazze, strade, mercati, teatri costituiscono la dimensione pubblica e l’essenza stessa della città borghese dell’800. La crisi degli spazi pubblici della città contemporanea, rinsecchiti e ridotti a simulacri di una dimensione ormai scomparsa, sono insieme la causa e l’effetto dell’uomo metropolitano.” 3
2 3
Camillo Sitte, L’arte di costruire le città, Officine Grafiche dell'Editore Antonio Vallardi, Milano 1953 Giandomenico Amendola, La città postmoderna. Magie e paure della metropoli contemporanea; Laterza, Bari 2008
27 LE PANCHINE SULLA PIAZZA DEL LEOPOLD MUSEUM. Vienna.
Versatili, indistruttibili, frequentate e popolarissime nella stagione calda.
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4.1 piangere la scomparsa DELLA PANCHI NA.
“Sedersi lì sulla panchina significa non farsi trascinare dalla corrente, non fare la coda ad una cassa, non provarsi abiti, non indicare le vetrine. Non salire nemmeno sul tram quando arriva e si ferma li davanti […] la panchina insegna, tra gli altri, il valore della lentezza come raramente si impara dalla scuola” “ Se la panchina rischia l’estinzione è perchè è considerata pericolosa. E’ considerata pericolosa per la sua casualità e gratuità.” 4
L
e piazze sono il motore della democrazia, “l’essenza stessa” della città, quindi della convivenza civile e della formazione dell’opinione pubblica democratica. Purtroppo, negli ultimi anni si è affermata una concezione politica riduttiva, asfittica e procedurale e la commercializzazione dello spazio pubblico è progredita in fretta, facendo quasi scomparire i luoghi di scambio e di confronto. Fino a ieri, privare i cittadini di luoghi come la sala d’aspetto in stazione, o le panchine nei parchi, sarebbe stato considerato assurdo: oggi è una realtà in molte città, un tempo civilissime. 4
Beppe Sebaste, Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne, Laterza, Bari 2008
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La biblioteca non può sfuggire alla crisi dei luoghi pubblici se non si dà un nuovo compito: trasformarsi in un luogo di incontro, in una “piazza coperta” a disposizione di grandi e piccoli, ricchi e poveri, zingari e cardinali. Questo esige una riflessione approfondita da parte di amministratori, architetti e bibliotecari in merito a quali caratteristiche dovrebbero avere luoghi piacevoli, affollati e culturalmente stimolanti. Non bisogna rinunciare, infatti, al tentativo di fare biblioteche che assumano la funzione
di luoghi di scoperta, di sosta, di coesione sociale. In Italia, lentamente, i centri storici si stanno ripopolando di negozi e minisupermercati che sfruttano la mancanza di tempo delle famiglie e le difficoltà di muoversi per andare negli ipermercati di periferia. Anche le biblioteche
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dovrebbero tenere conto di questa nuova situazione nel progettare la propria rete. Piccole biblioteche di prossimità potrebbero essere un progetto importante nei prossimi anni, ricordando sempre che la visione dell’ambiente è normalmente quella di un soggetto in movimento: usia-
mo gli spazi pubblici per andare da qualche parte o magari solo per fare una passeggiata, ma comunque spostandoci, comportando perciò una visione parziale e progressiva del luogo nel quale ci si trova. Ritornando sulla riflessione di prima in merito a quali sono le caratteristiche che rendono un luogo pubblico un luogo piacevole e culturalmente stimolante, possiamo riassumerle in diversi punti:
DIMENSIONI
I luoghi che favoriscono l’aggregazione dei cittadini non possono essere troppo grandi. Esistono ragioni precise alla base di questa legge della “grandezza massima” di una piazza: siamo in grado di distinguere la espressioni di un viso solo fino ad una distanza di 25 metri e di riconoscere i movimenti altrui a 135 metri. Un ambiente che ci consente perciò di controllare i movimenti e di riconoscere le facce altrui viene percepito come rassicurante.
VARIETÀ
Malgrado la coerenza visiva ed estetica di uno spazio sia fondamentale, i luoghi conviviali devono offrire una varietà di funzioni e sono sempre ricchi di scoperte. Tranne per le piazze costruite per le esercitazioni militari, le piazze nascono come mercati e i mercati sono sempre stati luoghi di sorpresa, di conversazione, di contrattazione.
28 Adjaye Associates, IDEA STORE WHITECHAPEL. Londra, Inghilterra/ 2005
Ai piedi dell’edificio si trova costantemente il mercato multietnico. La scelta di costruire proprio in questo luogo la nuova biblioteca è dovuta proprio al fatto di unire sinergicamente le due funzioni, nell’intento di intercettare quel pubblico che esce con il solo obiettivo di fare compere. A rimarcare questa volontà dell’edificio di fondersi con il contesto è il suo stesso involucro vetrato, con pannelli verdi e blu come le strisce colorate dei teli che ricoprono le bancarelle.
LEGGIBILITÀ
Il termine è stato introdotto nel 1960 da Kevin Lynch per indicare la riconoscibilità di una parte della città e di una sua organizzazione coerente. Le persone si sentono a proprio agio se possono capire istantaneamente dove sono, quali sono le funzioni del luogo, come arrivare dove vogliono e come andarsene.
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SENSO DI SICUREZZA
Ogni ambiente viene immediatamente giudicato in termini di sicurezza da chi entra. Gli elementi di valutazione sono il tipo di persone già presenti e le caratteristiche strutturali del luogo (ben illuminato, frequentato anziché deserto, privo di “luoghi di imboscata”). Uno dei prezzi che paghiamo all’isteria degli ultimi anni attorno alla criminalità è il fatto che tutti ci sentiamo meno sicuri, indipendentemente dal luogo e dalla situazione concreta. Chi pianifica spazi pubblici, d’altro canto, non può ignorare il requisito di sicurezza, altrimenti lo spazio semplicemente non verrà utilizzato.
PUNTI DI INCONTRO
Le fontane rimangono il punto di incontro preferito dei cittadini, che però amano incontrarsi ovunque ci sia un pretesto per farlo. I punti di incontro possono essere di ogni tipo. Una scacchiera gigante si trova nel grandissimo atrio della biblioteca centrale di Rotterdam e i giocatori ci passeggiano dentro per spostare i pezzi. Ai due lati ci sono panchine per gli osservatori e per i giocatori che aspettano il loro turno. I bibliotecari sostengono che avere uno strumento per mettere in comunicazione fra loro persone che non si conoscono, magari di età, condizione sociale, e lingue diverse è molto importante.
COMFORT
Gli elementi di comfort di una piazza sono vari, ma ci si può concentrare su questi due aspetti: la possibilità di sedersi e l’ombra. In una piazza libera da automobili il numero di panchine, gradini, sedie e altri luoghi utilizzati dalla gente per sedersi non è mai sufficiente. Il successo dei caffè con le verande riscaldate anche d’inverno, dei chioschi con qualche tavolino, delle gelaterie vicino ad una chiesa testimoniano l’istinto primordiale di aggregarsi, possibilmente senza stare troppo in piedi. I luoghi conviviali dovrebbero offrire la possibilità di riposare qualche minuto su sedie messe a disposizione di tutti, considerando ciò come diritto primario dei cittadini. L’altro elemento chiave di un luogo frequentato è l’ombra. Le piazze assolate escludono, quelle alberate aggregano. Gli alberi, i punti di sosta così come i portici rendono immediatamente conviviale uno spazio, altrimenti troppo rigido, senza mediazioni tra il fuori e il dentro degli edifici.
[
“Uno dei prezzi che paghiamo all’isteria degli ultimi anni attorno alla criminalità è il fatto che tutti ci sentiamo meno sicuri, indipendentemente dal luogo e dalla situazione concreta.”
]
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4.2 riscoprire LE PIAZZE, COPERTE. 29 BIBLIOTECA SALABORSA. Bologna, Italia/ 2001
La piazza coperta, luogo d’incontro e snodo per accedere ai diversi piani dell’edificio. Ristrutturata di recente ha messo in evidenza gli scavi archelogici posti sotto la pavimentazione vetrata; la sua destinazione d'uso è mutata negli anni: prima sala borsa, poi campo per attività cestistica. Parte dello spazio è disponibile per mostre e installazioni temporanee.
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n futuro, le biblioteche a vocazione universale non potranno essere che “piazze coperte”, dei luoghi che abbiano almeno alcune caratteristiche delle piazze che sono state descritte. Le biblioteche dovrebbero dare la percezione di non essere troppo grandi (né troppo piccole, ovviamente). Dovrebbero essere in edifici facilmente “leggibili” e offrire un’ampia varietà di esperienze diverse nei vari momenti della giornata. Devono garantire un senso di sicurezza e di comfort, assieme ai punti di incontro informali, che possano invogliare i cittadini
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ad andarci senza una particolare ragione. Luoghi come questi sono più che mai necessari perché, negli ultimi anni, gran parte degli spazi di questo tipo sono stati eliminati dalla commercializzazione o dal senso di insicurezza. Se dalle piazze sono sparite le panchine, le biblioteche possono diventare delle piazze coperte dove ci siano sedie, poltrone, pouf, panchette, tappeti, gradini, magari cassette della frutta rovesciate o una semplice moquette pulita dove ci si possa sedere, passando qualche ora in un luogo gratuito. Il distacco di molti cittadini dalla politica e dall’informazione nasce dalla prolungata crisi della sfera pubblica, causata da un “doppio fenomeno, il totale orientamento al mercato delle istituzioni culturali e il soddisfacimento, immediato e parcellizzato, dei bisogni e dei consumi di massa.” 5 Non dobbiamo dimenticare che “pubblico” può aver valore solo se porta con sé l’implicito significato di “bene pubblico”, quindi di cooperazione, di dibattito, di solidarietà. Al contrario, in un mondo dove ci viene presentato come scintillante tutto ciò che è privato, l’ideologia dominante ha rovesciato il significato della parola “pubblico”, facendone sinonimo di mediocre, corrotto, oppressivo. Non si può ignorare il fatto che il successo o la scomparsa delle biblioteche pubbliche dipendono anche dalla vitalità e ricchezza della vita collettiva (che nella crisi magari tornerà ad essere più intensa). Un valido punto di partenza rimane The Great Good Place di Ray Oldenburg, che concettualizzò i luoghi di incontro non legati al lavoro né alla residenza come third places, posti dove la gente può stare insieme 5
Luca Ferrieri, Dei diritti e dei valori, Biblioteche oggi, 2008 (n. 4, p. 7-31)
30 Moshe Safdie & Associetes, "LIBRARY SQUARE". Vancouver, Canada, USA/ 1995
alla biblioteca si accede da un'ampia galleria illuminata dall'alto, su cui si affacciano anche gli uffici del Governo federale, attività commerciali e di ristoro. la biblioteca si sviluppa in un fabbricato di otto piani a pianta rettangolare, circondato da una corona elittica di gallerie sovrapposte.
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31 Moshe Safdie & Associetes, "THE CITY LIBRARY". Salt lake City, Utah, USA/ 2003
L'edificio si sviluppa su più piani ed è uno dei primi esempi di ibridazione pubblico-privato. la piazza centrale infatti è il fulcro del progetto attorno alla quale si sviluppano attività commerciali, auditorium, caffetterie e i servizi bibliotecari con i relativi spazi di studio e lettura che affacciano su di essa.
per il solo piacere di farlo. Nella sua lista non c’erano solo i caffè e i pub ma anche i distributori di acqua fresca e i barbieri. La tesi di Oldenburg era che tutti questi luoghi, dove si va per motivi apparentemente “funzionali”, sono in realtà dei centri di aggregazione spontanea, di conversazione, di scambio di opinioni, di controllo sui governanti, di impiego civico: in altre parole sono il tessuto connettivo di una democrazia vitale. Non tutti i luoghi pubblici vanno bene: devono avere certe qualità nascoste che li rendono più invitanti per i cittadini. Prima di tutto, devono essere posti neutrali, non connotati per l’appartenenza ad una persona, ad un’associazione, ad un’organizzazione politica o religiosa.
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Per Oldenburg devono essere posti “dove gli individui possono andare e venire come vogliono, nei quali a nessuno è richiesto di fare da padrone di casa e in cui tutti si sentono a loro agio”. Il secondo requisito è quello di essere dei luoghi di eguaglianza, in cui non si chiede a nessuno se fa il notaio o il pompiere, se si guadagna da vivere come operaio o come professore. “C’è una tendenza degli individui a selezionare i loro conoscenti, gli amici, e gli intimi fra coloro che gli sono più vicini come rango sociale. I thirds places, tuttavia, servono ad espandere le possibilità di fare nuove conoscenze mentre le associazioni formalizzate tendono a restringerle. I third places contrastano la tendenza a essere restrittivi nel godere degli altri perchè sono aperti a tutti e perchè enfatizzano qualità non limitate alle distinzioni di status prevalenti nella società. Nei
third places il carattere e il fascino della personalità di ognuno, non la sua posizione sociale, sono ciò che conta." 6 Infine, i luoghi popolari sono quelli in cui la conversazione è vivace, scintillante, coinvolgente, colorita. Putnam ammoniva che una democrazia non si riduce alle elezioni: può funzionare soltanto se i cittadini imparano a discutere e a confrontarsi civilmente in altre sedi. Questo tessuto di relazioni che rendono più piacevole la vita quotidiana, stimolano lo sviluppo economico e favoriscono l’autogoverno viene chiamato “capitale sociale”: una biblioteca pubblica ben gestita è un luogo che aumenta il capitale sociale di un territorio. La perdita dell’abitudine a ritrovarsi e confrontarsi in piazza, al bar è uno dei motivi che rendono la nostra democrazia un guscio vuoto. Non saranno l’urbanistica, da sola, né tantomeno le sole 6
Ray Oldenburg, The Great Good Place, 1989
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biblioteche ad invertire questo processo, ma di certo abbiamo bisogno di third places, luoghi che accolgono tutti e favoriscono esperienze collettive anche apparentemente banali. Le biblioteche pubbliche ospitano materiali e persone di ogni tipo, quindi sono esattamente ciò a cui pensano Oldenburg e Putnam: luoghi di esperienze comuni, territori dove il cittadino può venire in contatto con punti di vista diversi. In America, in Gran Bretagna e nei paesi nordici sono state, e sono, proprio le public libraries i punti di ritrovo più naturali per i gruppi di cittadini impegnati in attività che nascono dal basso: essi favoriscono iniziative di ogni tipo, dalle più politiche, alle più innocue, come i corsi di cucina. Questo ventaglio di attività contribuisce in modo decisivo a dare ai cittadini il senso di appartenere ad una comunità, fornisce luoghi di conoscenza e di mutuo soccorso, smussa i contrasti e attenua le tensioni, permette di migliorare costantemente le proprie capacità e di espandere i propri interessi. Fino al 1975, in Italia, non ci sarebbe stato bisogno di altre sedi di ritrovo a fianco delle parrocchie, delle case del popolo, delle sedi dei partiti e dei sindacati. Oggi, però, sono questi i luoghi più vuoti. Scomparse le “case della cultura”, restano le piazze o, dove esistono, le biblioteche che, se ben gestite, sono preziosi luoghi di incontro e di scambio tra i cittadini. Purtroppo, in una città sempre più reticolare, le biblioteche appaiono al cittadino più buchi neri che luoghi di contatto con l’universo, con scarsa densità di flussi e poche occasioni di scoperta. Chi le frequenta, quasi sempre ci va per uno scopo preciso, non per essere sorpreso dalle novità o per trovarci qualcosa di diverso da ciò che già conosce. Quin-
32 Massimo Pica Ciamarra, BIBLIOTECA "S. GIORGIO". Pistoia, Italia/ 2008
la zona di ingresso della biblioteca si configura come un ampia piazza di incontro e di sosta, con punti di accesso alla rete, la zona reference e isole di lettura. la biblioteca è stata realizzata recuperando antiche strutture industriali dismesse, la fisionomia esterna ne ricorda infatti le ampie campate di copertura.
di occorre progettare delle biblioteche che siano luoghi di passaggio, di scoperta casuale, di incontro. In città sempre più in preda alle paure del “diverso” la biblioteca è un luogo sicuro, dove si può constatare che la mamma nigeriana con il suo biberon non ha problemi diversi con la mamma italiana con i suoi pannolini. Sempre più in biblioteca si vedono donne immigrate, in alcuni casi è l’unico luogo sociale che frequentano, in genere come accompagnatrici dei figli. Nel pensare la biblioteca questo è un aspetto da prendere in considerazione, perché portare fuori i bambini è l’elemento che ha consentito alle donne di uscire di casa: dare loro un luogo di ritrovo e di socializzazione con persone esterne alle loro comunità è un passo importante sulla via dell’integrazione. In una biblioteca sociale sembra possibile il miracolo: persone lontane per età, condizione sociale, comportamenti e costumi condividono lo spazio di un atrio, di una terrazza o di una sala di lettura senza respingersi. Forse il fatto che la biblioteca accetta tutti è stato metabolizzato: quando i cittadini entrano capiscono che, per quanto diversi, tutti abbiamo qualche cosa in comune. Questo aiuta a migliorare la qualità della vita in tutta la città, ne fa un luogo più piacevole da vivere.
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4.3 imparare DAI SUPER MERCATI.
S
e si vuole costruire una biblioteca dove la gente si senta bene, il primo compito è quello di osservare i comportamenti delle persone, osservare cosa fanno quando entrano all'interno di un luogo, capire come si muovono. Nei grandi magazzini le merci vengono collocate sapendo che ogni edificio ha delle aree di maggiore frequentazione, definite “zone calde”, e delle aree meno visibili, dove il visitatore ha più difficoltà a recarsi, definite “zone fredde”. Vengono utilizzati perciò diversi stratagemmi per costringere i clienti ad attraversare tutti i reparti per trovare quello che cercano, contando sul fatto che nel percorso vedranno anche qualcosa che non erano tenuti a cercare e lo compreranno per impulso. Il layout della biblioteca deve perciò essere frutto di uno studio sui percorsi degli utenti in relazione al progetto di biblioteca che si ha in mente. Da questo punto di vista è interessante ragionare su quali saranno le “zone fredde” e quali quelle “calde”, e ciò sarà d'aiuto per ragionare sui diversi target di utenza, sulle diverse modalità di gestione dell'edificio, sulle strategie per fare in modo che l'utente
scopra e usi tutta la biblioteca. C'è bisogno di capire se le scelte che si fanno sono le più coerenti con il target di pubblico che vogliamo avvicinare, se i servizi e le collezioni sono disposti in modo razionale, qual è l'efficacia della segnaletica, come sono le relazioni degli utenti con il personale. L'osservazione consente di analizzare i comportamenti, in particolare quelli non verbali, e valutare come le persone reagiscano allo spazio architettonico, alle modalità di comunicazione, di utilizzo ed esposizione dei materiali, al tipo di organizzazione dei servizi. Adottando questo approccio, il dove collocare le collezioni non sarà definito a priori, ma diventerà il frutto di osservazioni costanti di come le persone si muovono e di cosa guardano, toccano, prendono sugli scaffali. Nella biblioteca di Evreux la narrativa, che come in tutte le biblioteche è il settore più utilizzato, è stata collocata al terzo piano proprio con l'obiettivo di portare l'utente a girare tutto l'edificio e scoprire tutti i servizi e i “prodotti” offerti dalla biblioteca, anche quelli collocati all'ultimo piano, dove in genere si preferisce collocare lo spazio studio. Se si vogliono tentare di mescolare diverse categorie di utenti, si può decidere di accostare prodotti che normalmente starebbero lontani fra loro. Nella biblioteca San Giovanni di Pesaro la scelta è stata quella di mescolare documenti e funzioni, con la speranza che tutti andassero in giro, scoprendo tutta la biblioteca e avendo la sensazione che nessuna sezione fosse loro preclusa. Il linguaggio più familiare ed universale per gli utenti è quello della società dei consumi: saperlo può favorire il contatto e la comunicazione con persone che altrimenti non si riuscirebbero ad avvicinare in altro modo. Tutti devono poter trovare ciò che cercano, e sopratutto ciò che non sapevano esistesse, a portata di mano. La biblioteca tendenzialmente conserva l'immagine di istituzione polverosa e per intellettuali. Se si vuole modificare la percezione del luogo, bisognerà partire dal creare zone di incontro tra le persone e di interazione tra il personale e gli utenti diverse da ciò che il pubblico si aspetta. L'importante è dare alla persona che entra per la prima volta la sensazione “fisica” di entrare in un edificio molto lontano dallo stereotipo della biblioteca
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di conservazione. L'ingresso costituisce il primo impatto con il luogo e va studiato con grande cura, va perciò studiato approfonditamente quali funzioni collocarci, come viene percepito dall'utente, le dimensioni, i colori e le luci, i segni di accoglienza e di benvenuto. Nulla vieta di destrutturare l'ingresso, anticipandolo all'esterno, come fanno i locali pubblici con i tavolini all'aperto.
33-34-35 LAYOUT IDEA STORE. Londra, Inghilterra.
(sopra a sx) A Bow, la zona di ingresso riunisce in un unico bancone la zona di prestito e informazioni con la caffetteria. (sotto a sx e destra) Le immagini, scattate a Whitechapel, documentano i vari servizi presenti all'interno della struttura bibliotecaria in una sorta di schema grafico ordinato secondo i livelli della biblioteca. Da notare l'uso dei colori e come alcuni di essi vengano messi in rilievo rispetto ad altri.
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4.4 portare L'ARTE NEI LUOGHI PUBBLICI.
P
ortare l'arte sul territorio pubblico rappresenta l'occasione di far uscire la creatività dai luoghi ad essa deputati, di porla a stretto contatto con un pubblico ampio e allo stesso tempo di caratterizzare o rivalutare l'ambiente cittadino. L'arte che più si avvicina a questo tipo di filosofia è la Public Art. Il termine Public Art nasce alla fine degli anni Sessanta per indicare sculture e/o installazioni collocate all'esterno e in spazi pubblici. Con la denominazione di arte pubblica (in inglese, Public Art) si indica una specifica modalità di presentazione e fruizione dell'arte che entra nel tessuto sociale e nella struttura urbana della città. Le opere sono pensate appositamente per il luogo, ossia sono site-specific: l'arte pubblica inizia infatti ad essere realizzata a partire dagli anni Settanta, nel momento della crisi della concezione urbanistica moderna, e si allontana dall'idea di monumento in quanto ha fini comunicativi e mai celebrativi.
“Alla base della Public Art sta il concetto di arte come forma comunicativa (si parla anche di social art o community art), specchio della molteplicità delle relazioni collettive, strumento di incentivazione e mediazione della genesi di aggregazione comunitaria, in grado di svolgere un ruolo attivo nelle dinamiche culturali e sociali del luogo in cui si colloca, arte che di quel luogo deve preservare la specificità, la storia, la memoria, il significato conferitogli dalla gente che lo frequenta, i contenuti simbolici o psicologici: sotto questo punto di vista, la Public Art si identifica come efficace mezzo per una riqualificazione non solo del territorio ma anche della vita relazionale della collettività che lo abita". 7
L’arte contemporanea si rivela uno degli strumenti più efficaci e visibili delle recenti strategie di promozione del patrimonio locale, sempre più spesso inserita nelle politiche turistiche e di marketing culturale di un numero ampio di amministrazioni, o chiamata in causa come protesi dell’architettura o del ridisegno urbano. Tuttavia, libero da protocolli disciplinari rigidi, il progetto d’arte contemporanea si dimostra in molti casi uno strumento critico e al contempo flessibile, capace di dialogare con la progettazione e i processi di rigenerazione urbana e di svolgere, in questo contesto, da un lato un ruolo propositivo per la comunità e, dall’altro, una funzione di supporto per i soggetti interessati (amministratori pubblici, urbanisti, progettisti ecc.) fornendo dati preziosi per la lettura del territorio. Un’arte in grado di misurarsi con metodologie che promuovono una riattivazione sociale attraverso strumenti innovativi caratterizzati da un atteggiamento ricettivo nei confronti di comportamenti, contenuti e cornici relazionali e culturali. 7
http://www.antithesi.info
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IN TEMA DI SPAZIO L'arte pubblica comprende un campo molto vasto che arriva a definire una prima possibile zona di coprogettazione fra l'arte, l'architettura, l'urban design, il landscape e l'interaction design. Accanto ai luoghi urbani considerati ambienti classici di intervento (stazioni e nodi del trasporto di massa, scuole, ospedali, piazze, strade) negli ultimi anni sono emerse ricerche artistiche che hanno potenzialmente eletto ogni luogo urbano, naturale o virtuale, come proprio campo di intervento. Innanzitutto perciò il concetto di luogo: un luogo pubblico appartiene alla collettività, e' accessibile ad una larga maggioranza di persone, e' aperto a molteplici modi d'uso e di senso. In esso non si assumono ruoli predefiniti che condizionano la visione, come nel Museo. Il percorso di ricerca dell'arte pubblica è partito da un'attività artistica centrata sulle dimensioni metriche dello spa-
zio come scultura insediata nei luoghi pubblici urbani ed è passata, a partire dagli anni '70, a un lavoro di arte come “relazione” con il contesto. Land art, Minimal art, arte concettuale, Fluxus e Performance hanno contribuito a spostare l'attenzione da una dimensione discreta e confinata dell'opera ad una dimensione aperta, interattiva, contingente e contestuale al suo ambiente fisico e percettivo. La stessa opera come manufatto artistico esposto in un luogo pubblico si è trasformata: dall'istituire con lo spazio ove è collocata una relazione dimensionale e metrica, tipica della scultura, all'agire oggi, al vivo e nell'immediato sul contesto del luogo pubblico o del territorio naturale. Congiuntamente anche la concezione di spazio pubblico è mutata. Da un'idea dimensionale, topografica e architettonica dello spazio urbano si è lentamente passati a quella di spazio di interazione. In questa evoluzione paradigmatica, il lavoro artistico è passato dalla collocazione di un oggetto da situarsi nello spazio urbano alla creazione di un agire artistico nel luogo pubblico.
36 DIE GROSSE FRACHT, Anselm Kiefer. (cm 460x690) Biblioteca San Giorgio, Pistoia, Italia. 2006-2007. Acrilico, emulsioni, ruggine, argilla, piombo fuso su tela con nave e libri in piombo. cm 460x690. L'opera è situata sulla parete di fondo della sala studio della biblioteca
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IN TEMA DI PUBBLICO In questo panorama emergono modalità teoriche e operative di intervento maggiormente orientate a cogliere nella definizione di “pubblico”, propria del termine public art, non soltanto un’indicazione di luogo, quanto la dimensione sociale e politica di un vivere collettivo diversificato e complesso. La ridefinizione di un’arte “pubblica” o public art coincide pertanto non solo con la ridefinizione dello statuto stesso di opera d’arte, ma della stessa nozione di “pubblico”. Ne consegue un diverso atteggiamento e una maggiore responsabilità da parte degli artisti e degli operatori
37 DER RING, Mauro Staccioli. Elisenstrasse, Monaco di Baviera, Germania. 1996-2001
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nell’affrontare il complesso reticolo di rapporti che si articolano nello spazio “pubblico” . Il cosiddetto genre public art ha posto il pubblico come suo centro problematico. A partire da questo “nuovo genere” di arte pubblica, l'accesso all'arte non è pensato come pura possibilità dell'opera di essere vista, nemmeno quando è collocata in spazi urbani aperti accessibili a tutti senza restrizioni. Prendere il pubblico come proprio campo di intervento è soprattutto il modo del new genre public art di concepire l'accesso all'opera come una pratica di condivisione con lo spettatore o con il pubblico dei cittadini. Il lavoro artistico prende come referente e soggetto un pubblico “ampio e differenziato”: i cittadini di una data città, gli abitanti di un quartiere o i passanti casuali e temporaneamente presenti negli spazi pubblici. In altre parole quello “spettatore non intenzionale” caratteristico dell'arte pubblica che incontra l'arte nei luoghi abituali e ordinari delle sue pratiche di vita. La maturazione di questa nuova prospettiva è un percorso che si riversa nelle pratiche d'arte contemporanee in molti modi. Si veda per esempio quella tendenza cosiddetta “relazionale” in cui l'opera crea una nuova forma di coesistenza opera/pubblico, e l'arte si offre come “modello di socialità che crea coabitazione”. Si può forse dire che un lavoro ha la possibilità di essere pubblico quando riesce a comunicare contenuti accessibili alla comunità alla quale decide di parlare e non si ferma a questioni puramente linguistiche.
ARTE SITE-SPECIFIC Nel dibattito che ha posto al centro il pubblico, ha trovato nuova forza anche il concetto di site specific. Proprio perché l'opera viene creata appositamente per le qualità e le caratteristiche del luogo in cui si colloca, essa non agisce imponendosi come un “oggetto esterno” sul luogo e sul pubblico, come è stato detto per la scultura, ma nasce con essi. Si tratta di un cambiamento radicale rispetto alla scultura precedente alle avanguardie, quando i monumenti erano pensati “prima” in studio e “poi” ingranditi nello spazio pubblico. Il centro creativo per l'artista era il suo studio e non il contesto di intervento. Rispetto a questa modalità, la scultura site specific lavora invece in situ, sul posto, costruendosi in relazione a quel luogo specifico. Le installazioni, opere fra l'arte e l'architettura che “hanno la funzione speciale di significare le situazioni in cui operano”, stanno in questo percorso. In questo ambito ricordiamo l'artista Mauro Staccioli, il quale fin dai primi anni Settanta, pioniere, sceglie l’ambiente urbano e sposta l’asse di intervento dell’artista cercando, con la scultura, di rispondere alle istanze della società tutta. La sua scelta linguistica si caratterizza per la coerenza, l’essenzialità delle forme e la perfetta adesione agli ambienti per i quali realizza le sue "sculture-intervento". Staccioli procede in un modo assolutamente rigoroso, studiando gli ambienti, la storia e le caratteristiche dei luoghi nei quali è chiamato a realizzare un’opera. Con il suo lavoro “segna” il luogo, esplicitandone la sua più intima natura e nello stesso tempo modificando la consueta percezione di coloro che si trovano ad attraversarlo. Egli ricerca e genera una “scultura-segno” che nasce dall’attenta osservazione di uno spazio e che dialoga con esso sottolineandone le caratteristiche e alterandone la consueta percezione, suscitando domande e possibili risposte. 8
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http://www.maurostaccioli.org
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LA COMMITTENZA PUBBLICA: "PERCENT FOR ART" Le leggi che destinano all'arte una percentuale del budget stanziato per la costruzione di un nuovo edificio sono forme contemporanee di finanziamento di opere d'arte negli spazi pubblici. La comparsa delle leggi percent for art negli Stati Uniti a partire dagli anni '60, ha permesso di trovare uno strumento legislativo su larga scala per fare uscire l'opera d'arte dal contesto specifico del museo e portarla in molte piazze e luoghi pubblici urbani. Il programma ha diversi scopi, dati dalla specifica destinazione dell'opera alla comunità e alla città. Gli obiettivi sono necessariamente a lungo termine: valorizzare il patrimonio artistico della città; dare qualità all'ambiente pubblico sia per i residenti che per i visitatori; incrementare l'accesso del pubblico all'arte; promuovere la comprensione e la consapevolezza dell'importanza culturale delle arti visive. Gli ambienti espositivi e di collocazione dei lavori comprendono una varietà di spazi pubblici, come biblioteche, ospedali, luoghi di transito, parcheggi, parchi, aeroporti, piazze e spazi pedonali. Anche in Italia, a coronamento di questa osmosi tra i grandi lavori pubblici e le imprese decorative, viene istituita dal Bottai nel 1942 un'apposita legge che stabilisce la destinazione del 2% dell'ammontare della spesa per un edificio pubblico a opere di abbellimento artistico. Esemplari banchi di prova di questo intervento dello stato nelle pratiche dell'arte sono il Palazzo di Giustizia di Milano e l'Università di Padova. Nel nostro Paese la committenza pubblica è impegnata in progetti di investimento e intervento nell'arte, con obiettivi di largo respiro e in programmi a lungo termine. In questo caso le finalità di intervento non sono solo legate alla valorizzazione o all'interpretazione dello spazio e del contesto architettonico. Come sottolinea la committenza, infatti, l'impiego di tale normativa del 2% consente all'ente pubblico di svolgere un ruolo fondamentale e necessario nel sostegno della nuova produzione artistica e nell'impianto del patrimonio artistico collettivo. Un elemento di novità è pensare ad interventi non solo ri-
feriti allo spazio costruito dell'ambiente architettonico, ma anche a un'opera d'arte che intervenga nella “sfera pubblica” come insieme di soggetti che questo spazio costituiscono e fruiscono. L'Emilia Romagna ha voluto sottolineare ulteriormente l'importanza di questo tipo di investimento sull'arte negli edifici pubblici, con un progetto di legge proposto nel 2006. L’articolo 1 di questa legge evidenzia le finalità che si intendono perseguire con il progetto di legge: “[...] esso, mediante l’incentivazione della realizzazione o della acquisizione di opere d’arte negli edifici pubblici, mira a favorire un maggior processo di identificazione e vivibilità dei luoghi attraverso quei valori estetici che solo l’integrazione tra tecniche artistiche e architettoniche può garantire: favorire una maggiore identificazione del cittadino coi luoghi pubblici, migliorare la vivibilità dell’ambiente urbano e, conseguentemente, la qualità della vita; incoraggiare i progetti che incentivino lo sviluppo armonico del territorio quale luogo d’identificazione per la collettività.” 9
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progetto di legge regionale recante “Norme regionali per l’arte negli edifici pubblici”, ALLEGATO IV
38 DICHIARO DI ESSERE EMILIO ISGRÒ, Emilio Isgrò. Centro per l'Arte contemporanea, Prato, Italia.
Sono famose le cancellature di testi, più o meno conosciuti, che caratterizzano l'opera di Emilio Isgrò. I segni evidenziano la trama del testo, mettendone in luce una forma nascosta.
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LA COMMITTENZA PRIVATA: I “NUOVI COMMITTENTI”
LAVORARE NELLE TRASFORMAZIONI DELLO SPAZIO PUBBLICO
Le iniziative della committenza privata in alcuni casi mirano a istituire e sperimentare un nuovo modello. In Italia, la Fondazione Adriano Olivetti di Roma, prendendo spunto dal modello francese, ha avviato il programma “Nuovi Committenti”, un modello per la produzione di opere d'arte per lo spazio pubblico, attivo a partire del 2000-01. Il programma prevede una figura professionale, il mediatore, frapposta fra l'artista e il pubblico che ne richiede la presenza.10 Nel programma infatti sono messi in gioco tre attori coordinati dalla Fondazione: il committente; il mediatore culturale, al quale è richiesto di essere la chiave di conoscenza del territorio; l'artista, il cui ruolo è sopratutto quello di tradurre un bisogno in un punto di forza e di interpretarlo creativamente. Gli artisti che realizzano opere secondo il modello Nuovi Committenti possono provenire da differenti ambiti disciplinari: arte visiva, fotografia, new media (video, suono), interventi urbani, architettura, cinema, musica, danza, teatro.
Abbiamo visto come lo spazio pubblico urbano sia oggi al centro degli interessi degli artisti. Le dinamiche economiche, sociali, politiche lì presenti vengono esplicitate dal loro lavoro attraverso azioni al vivo, che nascono da una domanda attorno alla natura degli spazi pubblici e sul possibile ruolo dell'artista in questo territorio in trasformazione. Siamo in presenza di un processo di disgregazione di quella compattezza del centro abitato e dello spazio pubblico verso uno spazio urbano decentrato e diffuso, un aggregarsi di vecchie città in nuove funzioni, di aree urbane espanse a macchia d'olio. E' in questo panorama di trasformazione del paesaggio urbano contemporaneo che il lavoro dell'artista e dell'arte pubblica assumono un ruolo fondamentale per contrastare la “perdita del centro urbano, sociale e culturale”. Ad essi spetta parte dell'arduo compito di ricostruire il nesso fra le persone e i luoghi scavando nella storia orale, nella tradizione scritta o del vissuto.
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http://www.fondazioneadrianolivetti.it
39 AFGHANISTAN, Alighiero Boetti. Mart, Rovereto, Italia. 1988-89.
tela su tavola cm 106 x 114 . Boetti, durante una sua visita in Afghanistan, commissionò la tessitura di questa tela ad alcune donne del luogo.
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PAE SE CHE VAI, BIBLIO TECA CHE TROVI
Questo capitolo tenta di operare una sintetica e didascalica sintesi dell’attuale politica bibliotecaria in europa. Percorreremo dunque le esperienze di alcuni paesi europei prima di giungere a delineare la situazione italiana, solo recentemente risvegliatasi da un ritardo imbarazzante rispetto a ritmi e paradigmi di altre nazioni. La sezione si conclude con i viaggi intrapresi nel corso di questi mesi di ricerca, viaggi che mi hanno condotto sia nel centro-nord della penisola italiana che all’estero e hanno consentito il raggiungimento di una consapevolezza maggiore sul funzionamento della macchinabiblioteca.
"Contrariamente a un'opinione assai frequente nell'ambiente dei bibliotecari e ampiamente diffusa dai loro organismi professionali compresa l'IFLA – affermava anni fa Michel Melot, presidente del Consiglio superiore delle biblioteche francesi – il movimento verso l'internazionalizzazione e l'unificazione della biblioteconomia non è per nulla incontenibile. La normalizzazione indispensabile degli scambi riguarda il trattamento dei documenti, ma per opposto, ogni nuova biblioteca con la sua originalità pone in evidenza il vincolo insostituibile delle abitudini documentarie e culturali con il proprio ambiente. […] Si sarebbe potuto credere che le restrizioni finanziarie degli anni Ottanta avrebbero accentuato una tendenza a banalizzare le costruzioni […] al contrario l'architettura delle biblioteche non è mai stata tanto diversa e talora addirittura sorprendente.” 1
40 Herzog & de Meuron, IKMZ BTU COTTBUS INFORMATION, COMMUNICATIONS AND MEDIA CENTER. Cottbus, Germania/ 2004
L'edificio vetrato della biblioteca si erge invitante di fronte all'ingresso principale del campus e da questo punto di osservazione appare come un corpo ancorato al parco. La sua forma, benchè sembri ispirata da quella di un'ameba, dimostra invece di essere la configurazione di diversi flussi interni di movimento.
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Michel Melot, le nuove biblioteche nazionali, in “BibliotecheOggi”
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5.1 come si cambia, PER NON MORIRE.
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er poter sopravvivere e confermare il suo ruolo nella società, la biblioteca cambia forma e aspetto, si arricchisce di nuove funzioni e attività, rinnova i canoni del servizio offerto.
La crisi diventa occasione di sfida e vede l'emergenza di nuovi modelli di biblioteche, modelli ibridi e mutanti, che si adeguano alla necessità del contesto in cui affondano le radici. Mai così tante biblioteche sono state costruite come negli ultimi anni e mai tanto differenti l'una dall'altra per architettura dell'edificio e del servizio. Nel corso del Novecento il mondo intero è stato conquistato e “colonizzato” dal modello anglosassone della public library, caratterizzato da scaffale aperto, gratuità, libero accesso a tutti, familiarità e “friendliness” (amichevolezza) dell'edificio e dei servizi offerti, reference finalizzato non solo a rispondere a domande di carattere bibliografico ma anche a fornire qual-
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41-42 Herzog & de Meuron, IKMZ BTU COTTBUS INFORMATION, COMMUNICATIONS AND MEDIA CENTER. Cottbus, Germania/ 2004
L'edificio vetrato della biblioteca si erge invitante di fronte all'ingresso principale del campus e da questo punto di osservazione appare come un corpo ancorato al parco. La sua forma, benchè sembri ispirata da quella di un'ameba, dimostra invece di essere la configurazione di diversi flussi interni di movimento. (a sinistra) La grande scala spiraliforme, con un diametro di sei metri, collega tutti i piani . la funzione di questo elemento fortemente plastico è anzitutto quella di orientare gli utenti. (sotto) una delle sale di lettura a doppia altezza.
siasi tipo di informazione utile alla comunità. Questo modello si è trasformato e adeguato alle esigenze del contesto di applicazione, dando origine ad altri tipi, che ad esso, in vario modo, si sono ispirati. Il primo è il modello scandinavo, che si sviluppa fin dagli anni Trenta del Novecento, estremamente amichevole e molto simile a quello anglosassone, che vede ancora oggi le biblioteche scandinave all'avanguardia nel settore (si pensi alla “Library10” di Helsinki; alle biblioteche danesi; al “Kulturhuset” o al recente progetto di ampliamento della biblioteca di Asplund a Stoccolma;etc.). Un altro modello è quello francese della médiathèque, caratterizzato dalla forte integrazione tra documenti cartacei e multimediali, la particolare attenzione agli strumenti e ai documenti audiovisivi, il forte interesse alla contemporaneità e alla propensione ad accostare altre attività e funzioni culturali a quella bibliotecaria. Vi è, infine, il modello tedesco alla dreigeteilte Bibliothek (biblioteca a tre livelli), caratterizzato da un'innovativa articolazione dell'architettura dell'edificio e del servizio in tre livelli. Ai due settori tradizionali della lettura/consultazione a scaffale aperto e del deposito chiuso/laboratori/ uffici ne viene infatti aggiunto un terzo, il “settore di ingresso”, di primo impatto con l'utente, organizzato come un supermercato(per questo detto anche “market”), focalizzato sulla lettura ricreativa e sull'attualità e fortemente centrato sull'utente, sulle cui esigenze vengono conformate l'organizzazione bibliotecaria e le collezioni stesse, sia in fatto di contenuti sia di comunicazione e allestimento. I tre modelli suddetti (anglosassone, francese, tedesco) sempre più spesso si intrecciano dando vita a nuove interessanti ibridazioni, che arricchiscono il panorama di riferimento, mentre le architetture degli edifici si diversificano tanto quanto le fisionomie di servizio. In tutto il mondo (e sempre più spesso anche in Italia) le nuove biblioteche, soprattutto se di importanza cittadina o regionale, vengono accolte in edifici di nuova concezione che, utilizzando il linguaggio architettonico per affermare la loro presenza e la loro missione, si caratterizzano per architettura e forme tali da diventare icone nell'immaginario collettivo, immediatamente riconoscibili e fortemente connotate. Ancora oggi il valore politico e simbolico dell'edificio biblioteca è di enorme importanza.
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La devastazione e il saccheggio di biblioteche e musei nazionali equivale ancora oggi alla conquista e alla sopraffazione definitiva di un popolo: la distruzione delle biblioteche nazionali di Sarajevo e Baghdad non è diversa dall'incendio dell'antica biblioteca alessandrina. Nazioni come la Croazia, l'Estonia, l'Algeria, l'Egitto, nonostante i gravi problemi di ordine economico e sociale, hanno avviato e portato a termine la costruzione di nuove grandi biblioteche (a Zagabria, Tallin, Algeri, Alessandria), simboli della loro rinnovata o ritrovata identità nazionale. Queste biblioteche non hanno nulla da temere dalla progressiva digitalizzazione dei supporti documentari, in quanto traggono legittimazione su un altro livello di significato, e anzi rispondono a preoccupazioni di visibilità che proprio la smaterializzazione elettronica mette in discussione. Ma questo particolare aspetto politico vale per tutte le biblioteche in genere, anche le più piccole, in quanto tutte rispondono al desiderio delle amministrazioni da un lato di fornire agli abitanti un servizio culturale, dall'altro di cristallizzare l'immagine della comunità in un'architettura simbolica (talvolta persino al rischio di trascurare le stesse esigenze biblioteconomiche). Da sempre, infatti, nel caso di nuovi edifici culturali (museali e bibliotecari in particolare), l'immagine dell'edificio pubblico è un problema di ordine politico e culturale prima ancora che architettonico, ed è finalizzata ad annunciare e affermare l'autorevolezza, il prestigio e l'efficienza dell'amministrazione che l'ha realizzata e dell'istituzione che in quell'edificio è collocata.
43-44-45 Du Besset/Lyon architectes, MEDIATECA REGIONALE A TROYES. Troyes, Francia/ 2002
(pagina precedente) Rispetto alla normale dotazione di una mediateca l'edificio ospita in più una collezione di fondi antichi di particolare pregio, inserita tra le attrazioni turistiche della città.
[
“In tutto il mondo le nuove biblioteche [...] vengono accolte in edifici di nuova concezione che, utilizzando il linguaggio architettonico per affermare la loro presenza e la loro missione, si caratterizzano per architettura e forme tali da diventare icone nell'immaginario collettivo, immediatamente riconoscibili e fortemente connotate.”
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5.2 il caso FRANCESE.
L
'importanza dell'immagine e del ruolo della biblioteca è stata compresa molto bene dalle amministrazioni e dai bibliotecari francesi, che a partire dagli anni ottanta hanno inaugurato nell'allora sonnolento panorama nazionale un nuovo modello di biblioteca, ribattezzato con il neologismo médiathèque, a sottolineare l'orientamento verso la contemporaneità e il mondo dei media. Per sviluppare nel pubblico il concetto di biblioteca di pubblica lettura meno tradizionale e più vicina al modello anglosassone, sottolinea Michel Melot, “il termine stesso di biblioteca rappresentava un handicap, in quanto veniva associato nell'immaginario collettivo francese all'idea di un luogo chiuso, polveroso, che intimidisce il frequentatore. Era pertanto difficile far capire all'elettorato che una biblioteca potesse essere un luogo pubblico frequentato
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da chiunque, o convincere un consiglio municipale che il comune doveva investire grosse somme di denaro di una biblioteca pubblica.” 2 Ma il nuovo modello francese era innovativo non soltanto dal punto di vista del servizio, caratterizzato da una forte integrazione di documenti (su supporto cartaceo, audiovisivo, e – oggi- digitale) e dall'offerta di svariate altre attività culturali annesse (esposizioni temporanee, spettacoli, feste del libro, conferenze, dibattiti, etc.), ma anche dal punto di vista dell'immagine, in quanto era prevalentemente ospitato in edifici costruiti ex-novo, con caratteristiche architettoniche moderne e accattivanti soprattutto per il pubblico giovanile. Il successo di questo modello, inaugurato dal prototipo (rimasto per molti versi un unicum nel panorama bibliotecario) della Bibliothèque Publique d'Information du Centre Pompidou, ha portato la Francia a quintuplicare in trent'anni il numero delle sue biblioteche, con una politica di investimenti ingenti ma oculati da parte dello Stato e delle amministrazioni pubbliche e locali, e un consenso senza precedenti da parte dei cittadini.
2
Michel Melot, Architettura e nuove tecnologie in biblioteca: una rasse gna di tendenze e realizzazioni in Francia, in "La biblioteca tra spazio e progetto".
46 Dominique Perrault, MEDIATECA DI VÉNISSIEUX. Venissieux, Francia/ 2001
L'idea era quella di creare una grande fabbrica, un contenitore per funzioni multiple e variabili, aperto alle informazioni provenienti da tutto il mondo. Per questo tutte le attività rivolte al pubblico sono state organizzate su un solo livello, in uno spazio in continuità con l'esterno, dotato di un ingresso a doppia entrata nella direzione est-ovest, una sorta di percorso urbano che, invitando all'attraversamento, sottolinea il grado di flessibilità d'uso e di accessibilità dell'edificio.
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5.3 il caso SPAGNOLO.
N
on molto diverso il percorso della Spagna, dove negli anni Novanta il numero delle biblioteche di pubblica lettura è aumentato del 62% e il numero degli iscritti è più che raddoppiato. Anche in questo Paese si è affermato un nuovo modello di biblioteca pubblica, contrapposto a quello consolidatosi negli anni Settanta e Ottanta, “quando si era perseguita la strada del recupero di vecchi edifici di interesse storico o si erano ubicate le biblioteche in edifici comunali scomodi e privi di attrattiva” e l'immagine della biblioteca che i cittadini avevano di conseguenza acquisito era quella di
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“un luogo dove si andava per motivi di studio e nel quale erano conservati fondi di valore patrimoniale da proteggere e custodire, […] con un alone di mistero a metà tra l'antico e il sacro, come delle chiese, nelle quali il cittadino medio non trovava nessuno stimolo a visitarle”. Intenzione dei bibliotecari e delle amministrazioni pubbliche era che le biblioteche fossero l'esatto contrario: “spazi di incontro tra cittadini di qualunque età e livello culturale, edifici confortevoli, moderni e piacevoli che invitassero a trascorrervi il tempo libero, biblioteche provviste di qualunque genere di supporto documentale, […] finalmente desiderabili per gli adulti, qualunque lavoro o professione svolgessero, per le casalinghe, per i giovani disoccupati, per i lavoratori della fabbrica o del negozio a fianco.” Biblioteche come supermercati dell'informazione e della cultura, dove però non è sufficiente predisporre e accumulare prodotti perché il pubblico desideri consumarli, poiché in Spagna ( e, potremmo aggiungere, in Italia) “la lettura e l'informazione non sono prodotti che si promuovono da soli raggiungendo il grande pubblico, ma hanno bisogno di essere pilotati da un marketing intelligente, che li renda appetibili da un buon numero di cittadini”. 3 Era dunque indispensabile costruire nuovi edifici bibliotecari o intervenire radicalmente su quelli esistenti, attraverso una stretta collaborazione tra architetti e bibliotecari, che portò alla predisposizione di un documento-guida in cui furono stabiliti i parametri minimi per la progettazione di una nuova biblioteca.
47-48-49 Abalos & Herreros, BIBLIOTECA PUBBLICA DI USERA. Madrid, Spagna/ 2003
3
Nuria Ventura Y Bosh, Linee guida per la costruzione di nuove biblioteche pubbliche, in "La biblioteca tra spazio e progetto"
(pagina precedente) La biblioteca assume come riferimento il tipico edificio a torre madrileno. L'edificio è distribuito in verticale a partire dall'atrio, collocato al piano terra in un ampio basamento. (sopra) All'esterno, sopra il basamento di cemento a vista di colore grigio chiaro, le facciate sono scandite da segni marcapiano entro i quali si compongono pannelli pieno grigio scuro e le asole di vetro riflettente. I pannelli frangisole apribili sono regolabili manualmente dall'interno per modulare la luce entrante. (sotto) Nelle sale di lettura il dosaggio della luce naturale sottolineano il carattere intimo dello spazio, con pareti a pannelli pieni serigrafati, appositamente disegnati dall'artista Peter Halley.
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5.4 il caso INGLESE. (idea store & co.)
50 Alsop & Stormer PECKHAM LIBRARY. Londra, Inghilterra/ 1999.
Sicuramente il progetto più originale tra le biblioteche londinesi. la biblioteca si trova al terzo piano, nel volume che aggetta sulla piazza coperta. I primi due livelli risultano invece poco inutilizzati.
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a diffusione delle public library nel Regno Unito risale alla seconda metà dell'Ottocento: alla battaglia combattuta sul piano politico e culturale da William Ewart, politico laburista, ed Edward Edwards, assistente bibliotecario della British Library, per la creazione di una rete di biblioteche gratuitamente accessibili a tutti, che portò alla promulgazione nel 1850 del Public Libraries Act con il quale si autorizzarono i comuni a creare una “free Library” finanziata da una tassa ad hoc. L'importanza attribuita alle biblioteche nel Regno Unito è facilmente ravvisabile nel forte radicamento che tutt'ora esse hanno a livello sociale, e dell'indice di impatto (che in alcuni casi supera il 60%) che hanno sulla popolazione. Non a caso, al manifestarsi negli anni Novanta di una crisi sempre più evidente delle public library, il governo ha stanziato fondi e avviato nuovi progetti per risollevare gli standard di funzionamento ed efficienza, rilanciando il ruolo delle biblioteche, che negli ultimi dieci anni si sono rinnovate profondamente diventando luoghi per la cultura a 360°, Learning Center per la Comunità e luoghi di integrazione sociale. Gli elementi chiave di questo rinnovamento sono essenzialmente quattro: People, Programs, Partners, Places. Lo slogan intende sottolineare che è necessario instaurare un circolo virtuoso che parta dalle persone (ovvero dall'analisi socio-demografica della comunità da servire per identificare i bisogni da soddisfare); elabori dei programmi di servizi, attività, eventi in grado di rispondere alle esigenze individuate; ricerchi dei partners per creare alleanze (con altri enti culturali – come musei e gallerie espositive; strutture pubbliche e private che operano nell'ambito dell'istruzione, dell'assistenza sociale, del turismo, della sanità, della pubblica amministrazione; esercizi commerciali di grande dimensione; emittenti radiofoniche locali); infine valorizzi la
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biblioteca come luogo di incontro e di socializzazione, realizzando edifici ben progettati in grado di ospitarne le molteplici attività. Gli esempi sono molti in tutto il Regno Unito, e declinano in modo differente questi diversi aspetti: tra i più interessanti vi sono la Peckham Library e le Idea Store a Londra; la Stratford Library del sobborgo londinese di Newham; la “Millenium Library” a Norwich. L'esperienza delle Idea Store è interessante non soltanto per l'esito raggiunto, ma anche per la metodologia applicata e per il processo di realizzazione. L'amministrazione di Tower Hamlets (213mila abitanti), uno dei comuni dell'East End di Londra, avendo deciso di investire nelle biblioteche e nei centri di formazione permanente per far fronte ai forti problemi di emarginazione, disoccupazione e per avviare un processo di riqualificazione sociale, culturale ed economica della comunità locale, ha avviato nel 1999 uno studio di sei mesi per valutare le esigenze reali della popolazione mediante sondaggi, ricerche di mercato e focus group. Dalla consultazione pubblica è emerso che il 98% di coloro che hanno risposto (sia utenti sia non-utenti) consideravano la biblioteca “un servizio importante” o “molto importante”, ma la maggior parte dei non-utenti riteneva che le biblioteche locali avessero un servizio scadente e fossero prive di attrattiva (le biblioteche di Tower Ham-
51-52 Adjaye Associates WHITECHAPEL IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2005.
Le due foto mostrano il grande salto che l'amminstrazione di Tower Hamlets ha deciso di compiere abbandonando, dopo 112 anni, la storica biblioteca in stile vittoriano (a destra) per trasferire tutte le collezioni nel nuovo stabile collocato pochi metri più avanti, lungo la medesima strada.
lets avevano infatti l'indice di impatto più basso del Regno Unito). I non-utenti affermavano inoltre che ciò che avrebbe potuto fare la differenza e avrebbe potuto attrarli in biblioteca sarebbe stato avere orari più ampi e l'apertura domenicale; una maggiore vicinanza a negozi e centri commerciali; poter trovare in biblioteca servizi di informazione del Comune e altre attività culturali; poter usufruire del servizio di prestito di audiovisivi e di un'offerta di collezioni librarie migliore e più aggiornata. In particolare, quello che emergeva era la necessità, da parte sia degli utenti che dei non-utenti, di unire la visita alla biblioteca con altre attività, prima fra tutte gli acquisti, e in particolare la spesa settimanale al supermercato. Questi risultati confermano il fatto che biblioteche collocate in prossimità di centri commerciali aumentano significativamente il numero
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53 Adjaye Associates CHRISP STREET IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2004.
La biblioteca, anche in questo caso, si inserisce in un contesto sociale multietnico dei sobborghi londinesi. il linguaggio architettonico è il medesimo di Whitechapel.
degli utenti, avviando con i centri commerciali stessi un circolo virtuoso di cui entrambi beneficiano. Il caso di Tower Hamlets mette in luce come l'esistenza di una biblioteca e la sua “vicinanza a casa” non sia di per sé sufficiente a garantire la frequentazione da parte dei lettori. Accessibilità e localizzazione non sono più fattori meramente geografici. La buona localizzazione di un servizio è oggi legata più al tempo che allo spazio, ovvero alla possibilità di coniugare più attività: il tempo è prezioso, e le persone spesso non possono o non vogliono andare appositamente in biblioteca, persino quando è a portata di mano. Se si vuole che le biblioteche diventino parte integrante della quotidianità delle persone, è necessario far sì che possano concorrere alla pari con gli altri competitori commerciali per ottenere il tempo e l'attenzione dei potenziali utenti.
54 Bisset Adams BOW IDEA STORE. Londra, Inghilterra/ 2003.
Questo Idea Store, a differenza dei precedenti, è in una posizione meno esposta degli altri, quasi eclissato dai numerosi edifici che lo circondano. i servizi bibliotecari sono al piano terreno di un edificio già esistente e anche per questo meno identificabili rispetto ai primi.
A tal fine, l'amministrazione di Tower Hamlets ha compreso che le biblioteche dovevano da un lato avere una diversa e più adeguata localizzazione, dall'altro dovevano accantonare l'immagine istituzionale e polverosa della biblioteca vittoriana, investendo molto sia sulla forma (l'architettura dell'edificio, la comunicazione e la grafica) sia sul contenuto (i servizi offerti). Di conseguenza, l'amministrazione ha avviato l'ambizioso progetto di sostituire le dodici “public library” esistenti con sette nuove biblioteche, chiamate “Idea Store”, localizzate in modo strategico, in aree molto frequentate e in prossimità di centri commerciali e mercati all'aperto, aperte sette giorni su sette, in grado di offrire non soltanto servizi di prestito e consultazione di libri e audiovisivi, ma anche servizi di informazione e attività per la cultura e la formazione, il tempo libero.
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5.5 il caso ITALIANO. 55-56-57 Mario Bellini Architect(s) TORINO CULTURAL CENTER. Torino, Italia/ concorso: 2001.
Un tipico caso di "insuccesso italiano" è quello del nuova biblioteca di Torino, uno dei progetti più ambiziosi d'Europa: una biblioteca di 120.000mq, con un bacino d'utenza di 1,7 milioni di abitanti e 5000 visitatori di media al giorno. Avrebbe dovuto essere la prima public library italiana realizzata sul modello anglosassone: uno spazio aperto e flessibile, dove recarsi non solo per fare ricerche. L'idea è invece desitinata a rimanere solo sulla carta: Banca Intesa, soggetto finanziatore del progetto, non sovvenzionerà i 220 milioni di euro (costo stimato dell'opera) a causa della crisi economica.
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opo decenni di assoluta stagnazione, negli ultimi anni anche in Italia sta crescendo l’attenzione politica e sociale verso la biblioteca pubblica. L’Italia sconta in questo settore una grave arretratezza: grande carenza legislativa a livello nazionale, eccessiva frammentazione delle competenze, perenne scarsità di finanziamenti, assenza di una politica unitaria e mancanza di programmi di ampio respiro. La situazione è diseguale a seconda della localizzazione geografica e presenta un quadro fortemente disomogeneo di non facile interpretazione. Le ragioni di tali carenze sono tante e affondano le radici nella storia italiana, sia nei tempi e nei modi di trasformazione degli istituti bibliotecari a seguito dell’Unità nazionale, sia nelle politiche di acculturazione e alfabetizzazione di massa del Novecento. All'Anagrafe delle biblioteche italiane risultano iscritte oltre 15mila biblioteche, delle quali quasi 6mila sono bi-
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blioteche pubbliche di ente locale (comuni e altri enti). Poche, tuttavia, sono le biblioteche pubbliche di ente locale con un patrimonio documentario adeguato (oltre la metà ha meno di 5mila documenti) e le dotazioni tecnologiche risultano essere ancora piuttosto scarse. Le differenze tra Nord e Sud del paese sono abbastanza rilevanti: nel Sud il rapporto tra il numero di biblioteche e cittadini residenti è nettamente più sfavorevole, con una percentuale di cittadini frequentatori di biblioteche che in alcune aree è inferiore al 10% (mentre in alcune regioni del nord al arriva al 17%). Tra le regioni più avanzate, anche a livello di servizi e di sistemi, vi sono Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna. Complessivamente, se la politica legislativa da parte dello stato è stata finora estremamente carente se non addirittura latitante, quella regionale non è stata priva di equivoci e ha prodotto risultati spesso insoddisfacenti, talvolta non tanto per mancanza di volontà politica, quanto per
l'assenza di strumenti attuativi da parte delle amministrazioni locali. La carenza più grave resta certamente la cronica miopia di gran parte dell'amministrazione pubblica, che da un lato stenta a valutare la reale importanza delle biblioteche come infrastrutture culturali essenziali per lo sviluppo sociale ed economico del paese, dall'altro continua a considerarle soprattutto come istituti deputati alla conservazione e non ancora come strumenti istituzionali per la diffusione e il trasferimento di informazione e conoscenza. Al contrario, la biblioteca pubblica va oggi osservata come centro di diffusione dell’informazione e della conoscenza e come luogo di aggregazione sociale: istituzione che può e deve essere fondamentale nel welfare locale, per il miglioramento della qualità della vita così come avviene all’estero, dove le biblioteche sono il fiore all’occhiello delle amministrazioni pubbliche locali. Non ultimo, troppe biblioteche italiane si concentrano su quello che considerano il loro unico “core business”: il libro e la promozione della lettura, tralasciando le altre finalità previste dallo stesso manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche: informazione, educazione permanente, socializzazione culturale, intrattenimento. La situazione sta lentamente cambiando. La legge costituzionale n. 3/2001, che attribuisce alle Regioni la competenza normativa esclusiva in materia di biblioteche pubbliche di ente locale, rappresenta un notevole passo avanti. Negli ultimi anni alcune amministrazioni regionali hanno investito in piani di sviluppo di edilizia bibliotecaria e molti centri urbani di piccola, media e grande dimensione hanno avviato la realizzazione di nuove biblioteche o il potenziamento dei servizi bibliotecari (Aosta, Torino, Milano, Trento, Bolzano, Genova, Pesaro, Bologna, Pistoia, Terni, Vimercate, Montebelluna, Rovereto, Lissone, etc.) dimostrando come in Italia nel settore della Cultura sia sempre l’offerta a creare la domanda, tanto che nuove biblioteche ben progettate hanno sempre un successo del tutto inaspettato, diventando un insostituibile punto di riferimento per la comunità e un importante risorsa per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio.
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5.6 viaggiando S'IMPARA. (diario di bordo)
Svezia Biblioteca Civica, Stoccolma
Germania
“I lettori sono viaggiatori.”
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l lavoro di ricerca raccoglie anche sopralluoghi effettuati nell'arco di questo periodo di studio e ricerca. Le visite alle biblioteche sono state occasioni formative per conoscere contesti sociali, culturali e ambientali differenti con i quali le strutture bibliotecarie interagiscono, ambienti interni dalle spazialità e matericità soprendenti, modalità gestionali e di relazione con il pubblico più o meno curate. Questo "bagaglio conoscitivo-emozionale" accumulato nell'arco di questi mesi rappresenta anch'esso una sorta di libro, o diario di bordo che si voglia dire, il cui contenuto viene riportato in sintesi nelle schede che seguono. Le schede di analisi riguarderanno solo alcune delle biblioteche visitate ritenute, per motivi che verrano palesati, aventi caratteri di contemporaneità e di particolare slancio verso soluzioni future. Vengono pertanto escluse a priori biblioteche quali quella di Stoccolma ad esempio, che pur essendo un capolavoro architettonico di indubbio valore, rimane una biblioteca pubblica di conservazione e non una nuova "piazza del sapere".
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Michel de Certeau, L’invention du quotidien, Paris, 1990.
Staatsbibliothek, Berlino
Inghilterra British Library, Londra Peckham Library, Londra Swiss Cottage Library, Londra IDEA STORE Bow, Londra IDEA STORE Chrispstreet, Londra IDEA STORE Whitechapel, Londra
Italia Biblioteca comunale Lorìa, Carpi [MO] Biblioteca Delfini, Modena Mediateca Civica, Anzola E. [BO] Biblioteca Sala Borsa, Bologna Biblioteca San Giovanni, Pesaro Biblioteca EFFEMME23, Moie [PS] Mediateca Sandro Penna, Perugia Biblioteca S.Giorgio, Pistoia Biblioteca Lazzerini, Prato Centro Culturale Gritti, Ranica [BG] Biblioteca comunale, Lonate Ceppino [VA]
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biblioteca comunale Elsa Morante Lonate Ceppino, Varese, Italia.
RECUPERO RESTUARO AMPLIAMENTO "la cultura come fusione laica di passato e presente." PROGETTO Biblioteca comunale "Elsa Morante" COMMITTENTE Comune di Lonate Ceppino PROGETTISTA DAP studio: Elena Sacco, Paolo Danelli
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il fronte principale e l'ingresso su piazza Tettamanzi.
STRUTTURE G.B. Scolari TEMPI DI REALIZZAZIONE 2007-2009 LOCALITÀ Piazza Don Angelo Tettamanzi, 1. Lonate Ceppino [VA], Italia SUPERFICIE UTILE 400 mq COSTO DI COSTRUZIONE 430.000 € PATRIMONIO 11.000 documenti POSTI A SEDERE 20 POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 4.846 unità
Avvicinandosi all'edificio percorrendo la piazza antistante si percepiscono due volumi distinti ma dialoganti tra loro. L'ampliamento ricorda la figura di un campanile mancante al vecchio oratorio. Ci si incunea nel sottile corridoio che li divide e si supera la soglia di ingresso. Sulla sinistra troviamo il nuovo blocco servizi, a destra la biblioteca, caratterizzata da un grande spazio aperto organizzato per aree specifiche: la zona reference con piccola emeroteca in prossimità della zona di ingresso, l’area bambini, le scaffalature e i tavoli per la consultazione. Al piano soprastante è stato realizzato uno spazio flessibile, per convegni ed esposizioni. Nel corpo di nuova realizzazione, salendo verso i livelli superiori, lo
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la sala di lettura per bambini, arricchita dagli spiritosi sgabelli disegnati da Philippe Starck.
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il blocco scale contenuto nell'ampliamento conduce alla sala polivalente del primo piano.
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dettaglio della vetrata angolare.
spazio interno si contrae. Oltre la quota del primo livello è stata realizzata una passerella inclinata che conduce ad un piccolo spazio illuminato da una finestra angolare. Internamente il volume di ampliamento è monocromatico, con pavimentazione in resina e smalto alle pareti. La scala e la passerella in metallo bianco hanno pedate in rovere. Nell’edificio storico la pavimentazione è in rovere e gli spazi della biblioteca sono allestiti con librerie in legno e divertenti sgabelli nella zona di infanzia a forma di gnomi. Il tutto da un senso di intimità e accoglienza, le due zone di lettura sembrano piccole piazzette di incontro in stretta continuità con la piazza.
P TERRA
P PRIMO
1 entrata 2 bagni 3 circolazione 4 ascensore 5 lobby 6 bibliotecario
7 sala lettura principale 8 sala lettura bambini 9 punto panoramico 10 ponte di connessione 11 sala conferenze 12 lucernario
FACCIATA PRINCIPALE
SEZIONE TRASVERSALE
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biblioteca comunale San Giovanni Pesaro, Italia. RECUPERO RESTAURO "Una promenade coperta diventa biblioteca." PROGETTO Biblioteca comunale "San Giovanni" COMMITTENTE Comune di Pesaro, Fondazione Scavolini PROGETTISTA Danilo Guerri, Massimo Carmassi, Gabriella Ioli STRUTTURE prof. Rodolfo Antonucci, Luciano Federici, Simona Ragaglia AREE VERDI Franco Panzini IMPRESA Cooperativa Atellana TEMPI DI REALIZZAZIONE 1998-2001 LOCALITÀ Via Passeri, 102. Pesaro, Italia SUPERFICIE UTILE 2050 mq COSTO DI COSTRUZIONE 2.107.500 € PATRIMONIO 52.000 documenti POSTI A SEDERE 250 POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 90.000 unità ca
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l'arco di ingresso su via Passeri.
La biblioteca di Pesaro la si scorge dopo aver percorso a piedi una lunga strada rettilinea e non fosse per gli enormi stendardi che invadono la strada, passerebbe quasi inosservata (la riconoscibilissima grafica, studiata appostitamente è anche "brand" della nuova biblioteca). Invece superata la porta di ingresso su via Passeri si ha la netta sensazione di percorrere una strada coperta, attraversando in sequenza i tanti servizi che la struttura offre. Duemilacinquanta metri quadrati, distribuiti in un corpo di fabbrica su due piani, modellato planimetricamente ad “L” a proteggere un ampio spazio verde. All’edificio è stato accorpato un lungo porticato: una serie di pilastri in laterizio e grandi capriate lignee con tiranti metallici
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la sala capitolare, la prima sala che si incontra dopo l'ingresso.
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l'area di ingresso della biblioteca su via Passeri.
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la zona studio al piano superiore, un tempo corridoio di distribuzione per le celle dei monaci.
la veranda che affaccia sull'ampio parco interno della biblioteca.
per sostenere la capace copertura trasparente. All’estremità giustapposte del complesso, via Passeri e via Severini, sono presenti due diverse possibilità d’entrata. L’edificio è accentuato in lunghezza, imponente: un'infilata di sale segnate da un numero elevato di porte finestre che si aprono sul giardino. Le principali sale di lettura, sovrapposte, sono collocate negli spazi che prima ospitavano la sala capitolare ed il refettorio dell’antico convento. I mattoni delle belle volte della sala Capitolare al piano terra sono stati messi a vista e sabbiati, non potendo, causa la forte umidità, adottare normali intonaci; eccezional-
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l'uscita su via Severini, anticipata dal caffè letterario.
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la sala studio adiacente la sala capitolare, con vista sul parco.
mente, moquette al suolo per insonorizzare. Nelle sale, lo spazio è flessibile, muta in funzione delle necessità degli utenti e l’avanzare delle acquisizioni. Il sistema di accesso è a scaffale aperto, con adiacenti isole più riservate dove leggere, guardare, ascoltare... “navigare”; perché la “San Giovanni” di Pesaro non è orientata alla conservazione ma ad una marcata e accelerata contemporaneità: non solo volumi ma anche musica, cinema e televisione, internet per tutti, fino al colorato reparto di libri e giochi per i più giovani. Le funzioni di minor superficie, servizi e guardaroba, ricavati entro volumi opachi,
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il blocco ellittico dei bagni.
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il porticato ligneo che sostiene la copertura trasparente è stato accorpato all'edificio originario.
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la zona bambini, una delle ultime sale prima di giungere al caffè letterario.
P TERRA
1 ingresso/iscrizioni/prestiti/restituzioni 2 saggistica adulti 3 area studio 4 audiolibri/fotocopiatrice/guardaroba/wc 5a informatica/lingue straniere 5b musica 5c/5d ragazzi
P SECONDO
P PRIMO
5e/5f bambini 5g iscrizioni/prestiti/restituzioni 5h genitori 6 caffè letterario 7 narrativa adulti/emeroteca/mediateca 8 area studio 9 guardaroba/wc
P SECONDO
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SEZIONI DI PROGETTO
ellittici, isolati nello spazio, rompono l’austera rigidità dell'edificio originiario. Al piano superiore, il lungo corridoio perpendicolare al corpo principale del complesso, che in passato dava accesso alle celle dei monaci, è stato occasione per una sistemazione alquanto efficace di tavoli di lettura, evocando l’armonia e la proporzione delle biblioteche storiche. E se il corridoio affrescato è troppo affollato, si può emigrare in veranda ed affacciarsi sul verde. Il lettore percorre questi spazi semplici e sobri, guidato dalle eleganti e vivaci soluzioni grafiche di Massimo Dolcini: loghi, segnaletica esterna ed interna e materiali informativi che accompagnano e coordinano l’immagine complessiva del progetto della biblioteca, affrancando i solidi materiali della costruzione dal loro peso verso la leggerezza e la visibilità della comunicazione.
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biblioteca "La Fornace" eFFeMMe23 Moie di Maiolati Spontini, Ancona, Italia.
RECUPERO "Una fornace Hoffman si trasforma in nuovo riferimento culturale territoriale."
PROGETTO Biblioteca "La Fornace" eFFeMMe23 COMMITTENTE Comune di Maiolati Spontini (AN)
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l'ex fornace sorge in una posizione leggermente rialzata e la sua ciminiera è visibile anche a lunga distanza.
PROGETTISTA Nazzareno Petrini, Raffaele Solustri, Anna Serretti STRUTTURE Raffaele Solustri, Marco Silvi IMPRESA Edil Atellana Soc. Coop. arl, Casagiove (CE) TEMPI DI REALIZZAZIONE 2003-2007 LOCALITÀ Via della Fornace, 23. Moie di Maiolati Sp. (PS), Italia SUPERFICIE UTILE 1190 mq PATRIMONIO 18.000 documenti POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 5.500 unità ca
Il complesso architettonico dell'ex fornace di Maiolati Spontini costruito a ridosso di una cava d'argilla costituisce una testimonianza di archeologia industriale. La nuova biblioteca-mediateca è infatti stata ricavata all'interno di un’ex fornace di laterizi. La biblioteca serve non solo il comune di Maiolati ma anche altri piccoli centri della Vallesina. Il profilo basso e piatto della vecchia fornace quasi non si percepisce giungendo sull'area fortemente dominata, invece, dal segno verticale dell'antico camino della fornace, vero e proprio "landmark". il piano terra è occupato da una serie di locali destinati a servizi per la collettività, quali sedi di associazioni presenti nel Comune di Maiolati Spontini e dal caffè lettarario adiacente l'ingresso. La biblioteca si sviluppa al primo e secondo piano, dove l'attenzione e'
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la zona di ingresso.
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il caffè letterario al piano terreno, vicinissimo all'ingresso.
P TERRA
P PRIMO
1 ingresso principale 2 caffè letterario 3 Gruppo Solidarietà 4 area riservata 5 sala Joyce Lussu 6 Informagiovani
7 area bancone 8 area novità 9 narrativa/saggistica adulti 10 quotidiani/riviste 11 spazio bambini e ragazzi 12 saletta per l'ora del racconto 13 spazio giovani 14 cinema/musica 15 informatica/scienze 16 poesia/teatro 17 Maiolati spontini e dintorni 18 spazio genitori 19 scaffale del mondo
l'area bancone vista dalla zona narrativa.
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P SECONDO
20 sala studio
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concentrata sul sistema organizzativo tipico delle contemporanee biblioteche-mediateche. La flessibilità data dagli arredi, facilmente spostabili, consente l'utilizzo della sala di lettura-consultazione-ricerca anche come sala conferenza per particolari eventi. Il modello di biblioteca che si è voluto realizzare è quasi totalmente a scaffale aperto, con una zona studio riservata al piano superiore soppalcato (la quale presenta gravi problemi di isolamento acustico), ma con vari spazi dove poter leggere un libro, ascoltare un disco, vedere un film, navigare in Internet, sfogliare un giornale, bere un buon bicchiere di Verdicchio. Interessante la circolarità dei percorsi che seguono la fisionomia dell'antico forno, e favoriscono una percezione unitaria delle diverse attività ospitate dalla biblioteca.
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biblioteca Forteguerriana San Giorgio Pistoia, Italia.
RECUPERO "un passaggio di stato: da industria di automobili a fabbrica di conoscenza." PROGETTO Biblioteca Forteguerriana "San Giorgio" COMMITTENTE Comune di Pistoia PROGETTO ARCHITETTONICO Pica Ciamarra Associati (Massimo Pica Ciamarra, Luciana de Rosa, Claudio De Martino), con Federico Calabrese,Angelo Verderosa, Franco Archidiacono STRUTTURE Giampiero Martuscelli
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l'impulso di rinascita è tanto forte quanto il simbolismo dell'architettura, ancorato al passato industriale di questo quartiere cittadino.
PROGETTO DEL VERDE Fabrizio Cembalo Sambiase PROGETTO IMPIANTI Antonio Dori ARREDI Antonio Sullo TEMPI DI REALIZZAZIONE 2000-2007 LOCALITÀ via S. Pertini. Pistoia, Italia SUPERFICIE UTILE 7.000 mq ca PATRIMONIO 250.000 documenti POSTI A SEDERE 700 ca POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 89.493 unità
Indubbiamente una delle nuove "piazze del sapere" per la sua stessa conformazione, la biblioteca forteguerriana sorge su un'area ancora ampimante da riqualificare. Parcheggiando l'auto la prima cosa che si nota sono i tanti opifici che affiancano la nuova biblioteca, ridotti ormai a silenziosi scheletri metallici. L'intervento è indubbiamente un forte segno di rinascita, questo lo si coglie sin da subito osservando il flusso ininterrotto di studenti, lavoratori e pensionati che attraversa il piazzale di ingresso. Il progetto deriva da un concorso in due gradi concluso nel settembre 2000 e fa riferimento ad un edificio industriale nell'area ex-Breda (zona est), oggetto di un importante piano di recupero anche per la sua posizione a stretto contatto con il centro storico di Pistoia. La Biblioteca si colloca quindi in un sistema industriale dismesso (la vecchia fabbrica San Giorgio, da cui prende il nome), assunto come ma-
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il fronte sud della biblioteca su via Pertini.
trice di un nuovo quartiere della città ed al quale la città dà un senso particolare. La nuova espressione architettonica intreccia la memoria della fabbrica con il senso di strumento di ricerca insito in una biblioteca, che non è mero "deposito" di conoscenza ma sempre più strumento di interazioni. La struttura si basa su tre navate voltate che coprono circa 4.000 mq. con uno spessore minimo di 40 metri dei corpi di fabbrica. Il concorso ne chiedeva la trasformazione in spazi per una Biblioteca con circa 350.000 volumi, 600 posti lettura, 100 punti multimediali; per la Biblioteca dei ragazzi, sala conferenze, uffici; per circa 7.000 mq. complessivi. Il progetto riutilizza le strutture verticali esistenti su maglia di 10 x 15 m., introduce solai orizzontali di gran-
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l'atrio principale, ampio e spesso luogo di installazioni temporanee. Sopra il bancone di ingresso una proiezione mostra il numero di utenti all'intero della biblioteca.
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la piazza coperta, luogo di incontro e convivialità, arricchita nel suo centro dalla presenza di un albero e una vasca d'acqua.
de luce, ridisegna le coperture a volta con nervature in legno lamellare, propone sui fronti longitudinali una figura compatta che si arretra nei terminali nord e sud, si scarnifica anche su parte dei laterali definendo un'immagine d'insieme che riporta a scheletro trafilato i segni preesistenti, smaterializzandoli. Elemento portante del sistema spaziale interno è la galleria centrale a tutta altezza, contrapposta alle zone laterali a più piani. Sulle volte di copertura è introdotta una sequenza di "camini di sole" di grande diametro, a doppia pelle in acciaio inox. Questi camini, dotati di copertura in vetro bassoemissivo, assicurano l'illuminazione naturale degli ambienti più profondi e consentono la ventilazione nell'in-
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la sala studio al primo piano, sulla parete di fondo una tela dell'artista Anselm Kiefer .
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la zona bambini, il sistema di illuminazione è contenuto all'interno di forme fluide.
tero edificio: l'aria esterna entra negli ambienti alle quote più basse e dopo essersi riscaldata per i carichi termici interni, viene estratta attraverso l'intercapedine dei camini, per naturale differenza di pressione. Quando la pressione del vento è insufficiente o il numero di persone troppo elevato, un sistema di controllo sensibile alle variazioni di anidride carbonica attiva i ventilatori disposti all'interno delle intercapedini dei camini, garantendo la corretta estrazione. L'aria esausta degli ambienti non serviti direttamente dai camini viene estratta dalla galleria centrale nella quale emerge un albero di grande altezza ed un piccolo patio adiacente il quale, oltre alla luce, consente l'ingresso dell'aria nella galleria e l'estrazione dagli spazi adiacenti, in particolare da quelli destinati a biblioteca ragazzi.
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la sala letture diverse dove si possono trovare quotidiani e riviste oltre a pubblicazioni speciali.
L'intervento esprime alcuni principi ai quali diamo molta attenzione nel concepire ogni progetto: l'esigenza che la costruzione dialoghi con quanto esiste al suo intorno e con quanto potrà esistere contribuendo a determinare nella città lunghi di condensazione sociale, identità riconosciute. L'architettura può quindi contribuire all'obiettivo di chi ha promosso l'intervento: realizzare un elemento catalizzatore a scala urbana.
P TERRA
1 atrio di ingresso 2 banco accoglienza/ informazioni/prestito 3 guardaroba 4 spazio commerciale 5 zona ristoro 6 ufficio 7 spazio polifunzionale 8 antitaccheggio 9 deposito chiuso 10 ufficio/laboratorio 11 galleria a doppia altezza 12 pc opac 13 reference 14 sezione bambini/ragazzi 15 spazio giovani 16 portico esterno 17 patio
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l'articolazione del fronte est.
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quattro dei 26 camini di sole che attraversano la biblioteca.
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il verde esterno nel quale si inserisce l'anfiteatro, luogo dove i giovani si concedono pause dallo studio.
P PRIMO
18 emeroteca 19 sala lettura a scaffale aperto 20 banco reference e distribuzione materiali da magazzino 21 audiovisivi 22 vuoto 23 ponte di collegamento 24 terrazza di lettura
P SECONDO
25 ingresso Centro documentazione 26 sala lettura e studio a scaffale aperto per studenti 27 uffici 28 Centro di documentazione
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centro culturale Roberto Gritti Ranica, Bergamo, Italia.
EX NOVO "Un volume sospeso sotto il quale ritrovare l'identità di un paese."
PROGETTO Centro Civico culturale "Roberto Gritti" COMMITTENTE Comune di Ranica PROGETTO ARCHITETTONICO DAP studio Elena Sacco, Paolo Danelli, Paola Giaconia STRUTTURE D. Arrigoni PROGETTO IMPIANTI Milano Progetti TEMPI DI REALIZZAZIONE 2007-2010 LOCALITÀ Passaggio Sciopero di Ranica 1909. Ranica (BG), Italia. SUPERFICIE UTILE 3.158 mq per il centro culturale, 885 mq per biblioteca PATRIMONIO 34.000 documenti POSTI A SEDERE 57 POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 6.044 unità COSTO DI COSTRUZIONE 4.405.000 €
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il volume della biblioteca, distribuito su due piani, aggetta al livello superiore su uno spazio aperto in continuità con quello preesistente.
Una stretta strada lastricata conduce dal municipio prospiciente la chiesa, all'area nascosta dalla presenza di un centro anziani, su cui sorge il centro culturale. Ranica è un piccolo centro, alle porte di Bergamo, che si è sviluppato come propaggine residenziale del capoluogo. In direzione opposta, la valle Seriana e le montagne sono lo scenario naturale nella cui forza si dissolve l’agglomerato urbano. Il progetto ha posto l’accento, in particolare, sul ruolo degli spazi aperti e sul progetto del “suolo” in quanto area pubblica in grado di attrarre flussi di utenti e di cittadini nei diversi orari della giornata. Il Centro è pensato per essere un catalizzatore della vita urbana: da un lato laboratorio di formazione e informazione, dall’altro nuova piazza per incontrarsi, comunicare, consolidare nei cittadini un senso di appartenenza
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i pannelli in policarbonato del rivestimento sfoggiano colori diversi a seconda delle funzioni degli spazi.
al proprio territorio: si apre alla vita della città accogliendo i flussi di attraversamento pedonali che penetrano fin dentro la massa edilizia, sollevata dal suolo. Il centro culturale Roberto Gritti ospita la biblioteca Civica (su due livelli), un piccolo auditorium, una scuola per l’infanzia e vari spazi per la cultura ed il tempo libero. L’edificio è organizzato su due livelli e, perimetralmente, il livello superiore aggetta fortemente rispetto a quello inferiore. L’idea è quella di un grande volume compatto, rivestito in policarbonato, che appare sospeso e sotto il quale il disegno degli spazi aperti si insinua e si fonde con il sistema degli accessi e degli spazi interni. Internamente due corti aperte al cielo perforano il grande volume sospeso portando aerazione e luce naturale al piano terreno. Alla semplicità e compattezza dei volumi esterni corrisponde la complessità degli spazi interni: I volumi che racchiudono gli spazi principali della biblioteca, infatti, sono tutti leggibili come forme geometriche tridimensionali che organizzano il percorso.
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vista interna della biblioteca nella zona a doppia altezza.
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patio interno, camino di aria e luce.
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P TERRA
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1 biblioteca 2 asilo 3 zona ristoro 4 patio
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1 biblioteca 5 associazioni 6 auditorium
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biblioteca municipale Salaborsa Bologna, Italia.
RECUPERO RESTAURO "una biblioteca come una città: sulla piazza centrale si affacciano spazi che destano meraviglia per il loro susseguirsi." PROGETTO biblioteca municipale "Salaborsa" COMMITTENTE Comune di Bologna PROGETTO ARCHITETTONICO Giordano Gasparini, Anna Maria Brandinelli, Roberto Scannavini, Gian Maria Labaa, Nullo Bellodi, Giovanni Maini TEMPI DI REALIZZAZIONE 1990-2001 LOCALITÀ Piazza Nettuno, 3. Bologna, Italia. SUPERFICIE UTILE 9.000 mq PATRIMONIO 300.000 documenti POSTI A SEDERE 407 POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 370.000 unità COSTO DI COSTRUZIONE 26.000.000 € ca
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la grande piazza coperta ha assolto, nel corso del tempo, alle funzioni più diverse: prima sala borsa, poi palazzetto dello sport, oggi luogo di incontro e di installazioni temporanee.
Poco prima di mettere piede nella celebre piazza maggiore di Bologna, all'ombra dell'opera del Giambologna, la fontana di Nettuno che domina la piazza omonima, si nota una scalinata con alzate molto lievi sulla quale decine di giovani si incontrano, ascoltano musica, leggono giornali. Questo è l'ingresso, apparentemente anonimo, della biblioteca SalaBorsa, dal 2001 costantemente vissuta dalla cittadinanza bolognese. La SalaBorsa occupa quella parte di Palazzo d'Accursio un tempo adibita appunto a sala borsa, è un paradigma da molti punti di vista nel panorama italiano. È una biblioteca pubblica multimediale di informazione generale, for-
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veduta del portale di ingresso in Piazza Nettuno.
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il visibilissimo banco accoglienza e informazioni, posto in fondo alla piazza coperta, anticipa l'ingresso alle Scuderie.
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la sala colonnata delle Scuderie, dove si trova la sezione prestito.
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nella sezione prestito si possono trovare libri in 38 diverse lingue straniere.
temente focalizzata sulla contemporaneità la multicultu- tindiani e periodici italiani e stranieri, con 28 posti e pc ralità e la multimedialità, particolamente curata dal punto multimediali; la "Sala Collamarini piccola" (interrato), di vista della programmazione dei servizi e della comuni- con la raccolta dei periodici, 38 posti a sedere, e spazi per la consultazione di video non ammessi al prestito; la "Sala cazione. L'intervento di recupero ha permesso il riuso dell'ottocen- Collamarini grande" (interrato), caratterizzata dal grande tesca Sala della borsa e dei suoi spazi annessi: la sala cen- lucernario a volta, destinata alla consultazione generale, trale con tre livelli sovrapposti di portici con colonnine in con 109 posti a sedere, pc e una sezione di documentaghisa e il pavimento in cristallo che mostra resti archeolo- zione locale. gici di una basilica romana e di edifici medioevali diviene La sezione prestito è collocato nelle Scuderie (piano tercosì una "piazza del sapere" (1000mq), vero e proprio set- ra), una sala longitudinale colonnata che rievoca le bibliotore di ingresso, di smistamento e di orientamento, spazio teche quattrocentesche. Qui vi è lo scaffale aperto con la per mostre e attività culturali. Da qui l'utente può recarsi fiction contemporanea e una parte della non-fiction, libri in verso le altre funzioni della biblioteca (prestito, sale lettu- lingue straniere (38 lingue, comprese arabo e cinese), documenti multimediali (cd-rom e cd audio non ammessi al ra, emeroteca, sezione bambini, spazi di ristoro etc.). sin dal primo giorno di apertura la biblioteca ha riscosso prestito). Tra gli scaffali vi sono numerosi posti a sedere, un consenso di proporzioni straordinarie, attualmente la in poltrona o al tavolo. media giornaliera è di 5.000 visite mentre nell'arco di un La restante parte della letteratura e della saggistica si trova anno si effettuano circa oltre 1 milione di prestiti. Dal portale sulla piazza si accede all'esedra Scuderia, Colonnato di ingresso, da qui si giunge direttamente Collamarini nella sezione bambini (sulla destra) oppuCorridoio del Bramante Grande re nella grande piazza coperta, sul fondo della quale si trovano il banco accoglienza Piazza Coperta e informazioni. Collamarini Dalla piazza si accede alle sale destinate Piccola alla consultazione oppure alla sezione prebiblioteca ragazzi stito. ingresso Le sale di consultazione sono: il "Corribiblioteca doio di Bramante", per la lettura di quobambini
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la zona "morbida" 0-3 anni con tappeti e cuscini.
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il piccolo anfiteatro per incontri e lettura nella zona 3-8 anni.
nel magazzino a scaffale aperto nell'interrato. La biblioteca dei ragazzi è suddivisa per fasce d'età. La sezione 0-3 anni è una saletta più appartata, con tappeti, cuscini, e una vasta scelta di materiali adatti ai più piccoli. La sezione 3-8 anni si trova in prossimità dell'ingresso, dove ci sono 30 posti a sedere, 4 pc multimediali, libri, audiovisivi e cd-rom: il materiale è a scaffale aperto, orga-
vista della "Sala Collamarini grande", destinata al reference e alla consultazione generale.
nizzato per argomento e per età. Un piccolo anfiteatro ospita incontri e letture per bambini e genitori e per le classi in visita. La sezione ragazzi 9-14 anni e la sezione adolescenti si trovano al piano interrato, nella "Sala Burattini" e negli spazi attigui. La "Sala Burattini" è un locale a doppia altezza illuminato dall'alto su cui affacciano le sezione 0-3 e 3-8 anni,
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P INTERRATO
P TERRA
1 biblioteca 2 auditorium 3 biblioteca ragazzi
4 ingresso 5 piazza coperta 6 biblioteca bambini / bebè 7 caffetteria
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le zone di lettura a corpo libero su poltrone "Egg", lungo il ballatoio del primo piano.
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la sala studio al primo piano, una stanza protetta, adiacente al ballatoio.
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auditorium Enzo Biagi.
è destinata ai ragazzi fino ai 14-16 anni, e viene utilizzata anche per incontri, corsi e attività di promozione. Nella sezione 9-14 vi sono 41 posti a sedere, pc multimediali e postazioni per audiovisivi. Per gli adolescenti vi sono libri, riviste, cd musicali, fumetti, enciclopedie multimediali, 10 posti a sedere, 1 pc multimediale, 2 postazioni audio.
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P PRIMO
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P SECONDO
8 spazio espositivo URBAN CENTER BOLOGNA
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IDEA STORE Whitechapel Whitechapel, Londra, Regno Unito.
EX-NOVO "una scatola di cultura che poggia sui banchi del mercato." PROGETTO Pubblic Library "IDEA STORE" Whitechapel COMMITTENTE London Borough of Tower Hamlets PROGETTO ARCHITETTONICO Adjaye Associates STRUTTURE Arup CONSULENZE Arup FaÇade (facciate), Mode (graphic design) con Peter Green IMPRESE Verry Construction Ltd., Konhaeusner Project, Managment International Ltd. (facciate), Structural Stairways e Gorge Fabrications (rivestimenti), Valley Joinery (forniture). TEMPI DI REALIZZAZIONE 2001-2005 LOCALITÀ 321 Whitechapel Road. Londra, Regno Unito. SUPERFICIE UTILE 4.500 mq PATRIMONIO 20.000 documenti ca POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 213.200 unità
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lo spazio antistante alla biblioteca è costantemente occupato dal mercato multietnico. Evidente la relazione cromatica tra i teli delle bancarelle e la struttura bibliotecaria.
Il fenomeno degli Idea Store rappresenta indubbiamente uno dei maggiori novità nel mondo della biblioteca pubblica che sempre più abbandona l'immagine di luogo di conservazione e abbraccia quella di casa della comunità, spazio ricreativo e di aggregazione. Arrivo con la metropolitana a Whitechapel in una giornata uggiosa, tipicamente inglese, e percorrendo l'ampio maciapiede rettilineo affollato di bancarelle vedo spuntare una nota di colore azzurro e verde dietro alcune abitazione in stile vittoriano. La nuova biblioteca è un oggetto architettonico estremamente riconoscibile e al tempo stesso perfettamente integrato con il tessuto edilizio circostante. Dei sette Idea Stores progettati dal Tower Hamlets Borough (dei quali
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la biblioteca nel contesto insediativo.
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il rivestimento a sbalzo occupa a terra uno spazio coperto che è una piazzetta di incontro, luogo di attraversamento, di sosta per osservare le vetrine della biblioteca e di protezione in caso di pioggia.
quattro sono già stati realizzati: Bow, Canary Wharf, Chrisp Street e Whitechapel), in sostituzione delle quindici strutture bibliotecarie di quartiere preesistenti, merita particolare attenzione quello realizzato a Whitechapel, sia per la rappresentatività del suo architetto, David Adjaye (1966- ), considerato una vera e propria star in Inghilterra, sia per l'importanza del quartiere di riferimento e per il particolare successo che l'edificio e i servizi in esso erogati hanno avuto, merito questo dell'architetto che ha saputo realizzare un'architettura pubblica che si integra perfettamente con l'ambiente circostante dell'East End londinese, e che si caratterizza per il valore simbolico, sociale, inclusivo e popolare agli occhi degli utenti. Il Whitechapel Idea Store si colloca lungo il lato nord di Whitechapel Road, nel punto in cui l'ampio marciapiedi ospita un grande e affollato mercato di strada. Sul lato est dell'Idea Store un passaggio pedonale conduce al vicino supermercato attraverso un grande parcheggio. Si potrebbe affermare che l'Idea Store da un lato si ispira agli altri grandi edifici che lo circondano, dall'altro cerca di creare una continuità ideale con il mercato di strada che si svolge davanti alle sue porte tutti i giorni, e che la facciata tenta di riprodurre con gli inserti di vetro verde e blu che richiamano i parasole delle bancarelle. L'edificio si trova molto vicino alla fermata della metropolitana (Whitechapel Station) e a numerose fermate di autobus, che esistevano già prima della nascita della biblioteca. La scelta della localizzazione è stata però attentamente
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la via a lato della biblioteca conduce a un centro commerciale.
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la porta automatica di ingresso a scorrimento.
studiata, sfruttando uno spazio precedentemente non utilizzato. L'area nella quale si trova l'Idea Store è parzialmente pedonale, ma d'altra parte va detto che la disponibilità di parcheggio è limitata, fatti salvi i posti macchina previsti dal vicino supermercato. Il Whitechapel Idea Store incarna perfettamente la strategia di servizio che sta a fondamento di tutti gli Idea Stores, ossia si configura come una biblioteca territoriale, un centro di formazione, ricerca e scambio sociale e culturale, uno spazio aperto per le idee, una zona di contatto tra saperi. Esso inoltre riempie di significato il termine "store", che da un lato evoca il negozio dell'angolo, una struttura finalizzata a un'offerta commerciale, dall'altro appare come un luogo di deposito, di conservazione e preservazione, racchiudendo dunque in un'unica struttura concezioni diverse della biblioteca. Il Whitechapel Idea Store è anche uno spazio sociale e di incontro, in cui è rappresentata la molteplicità delle identità urbane, con i suoi caratteri multietnici e multiculturali. All'interno l'edificio è semplice ma non austero, funzionale ma non noioso, grazie alle finiture di legno, al pavimento rosso in PVC, al sistema di illuminazione; sono inoltre numerosi i punti di affaccio, in particolare all'ultimo piano, dalle cui vetrate si aprono belle vedute su Whitechapel Road e sullo skyline della City di Londra. All'ultimo piano è presente un bar, il cui bancone è del tutto integrato con le scaffalature della biblioteca (al punto che su alcuni ripiani, anziché bottiglie e bicchieri, ci sono appunto dei libri). Davanti al bar si sviluppa inoltre
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106 la promiscuità tra razze e culture diverse
è percepibile soprattutto nella sezione bambini.
uno dei segreti della biblioteca è la trasparenza e visibilità di funzioni e attività
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le postazioni multimediali sono distribuite lungo il perimetro dell'edificio, non compartimentate.
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P TERRA
P PRIMO
1 hall d'ingresso 2 ufficio informazioni/prestito 3 archivio libri per bambini 4 archivio libri per ragazzi 5 laboratorio
6 spazio con attrezzature multimediali 7 zona intrattenimento bambini 8 aula per lezioni 9 aula per corsi di ballo
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i montanti strutturali diventano scaffalature.
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aree consultazione al primo piano con scaffali ricurvi.
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la sezione "emeroteca", arredata con comode poltrone e numerose altre sedute informali. Accanto agli spazi di lettura si sviluppano anche aule e altri spazi utilizzati per i corsi che, di giorno e di sera, si svolgono all'interno dell'Idea Store e che sono organizzati dal Tower Hamlets College e dalla London Metropolitan University. Quando non si tengono corsi chiunque può utilizzare
SEZIONE TRASVERSALE
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la zona lettura giornali e riviste è in continuità con l'area ristoro e gode della vista panoramica dell'ultimo piano.
queste aule come spazi di studio e di lettura. Tutte le IDEA STORE si configurano come lending libraries, ossia biblioteche destinate a favorire la circolazione del materiale bibliografico, pur presentando anche una significativa sezione di reference e un'ampia collezione di CD e DVD. Esse adottano la Classificazione Decimale Dewey, secondo la tradizione bibliotecaria inglese, ma utilizzano scaffali ricurvi e arredi espositivi non tradizionali; inoltre parte delle raccolte, ad esempio il materiale multimediale, è collocato secondo l'ormai consolidata tradizione delle grandi librerie multimediali, ossia su apposite rastrelliere che rendono più semplice il browsing e la scelta. Si utilizzano le vetrine sulla strada per esporre materiale bibliografico attraente e di attualità e si moltiplicano i punti di quick choice all'interno della biblioteca; si mettono i carrelli dei volumi appena restituiti a disposizione degli utenti come forma di selezione e di invito a visionare libri già consultati da qualcun altro; la sezione dei quotidiani e una piccola sezione di libri sono integrati con gli spazi destinati alla ristorazione, che sono strutturati senza soluzione di continuità con la biblioteca.
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IDEA STORE Chrisp street Poplar, Londra, Regno Unito.
RECUPERO AMPLIAMENTO "una lama di vetro fende un tessuto commerciale per generare nuova socialità." PROGETTO Pubblic Library "IDEA STORE" Chrisp Street COMMITTENTE London Borough of Tower Hamlets PROGETTO ARCHITETTONICO Adjaye Associates STRUTTURE Arup
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la piazza che divide la biblioteca dalla vicina arteria veicolare è stata arricchita con la presenza di una fontana, purtroppo non funzionante durante la nostra visita.
CONSULENZE Arup FaÇade (facciate), Mode (graphic design) con Peter Green IMPRESE William Verry Ltd., Konhaeusner Fassaden. Beratung. Planung. Gmbh (facciata) TEMPI DI REALIZZAZIONE 2001-2004 LOCALITÀ 1 Vesey Path. Londra, Regno Unito. SUPERFICIE UTILE 1.260 mq PATRIMONIO 20.000 documenti ca POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 213.200 unità
L'Idea Store in Chrisp Street sorge a Poplar, in un'area commerciale, anch'essa ad altà densità di traffico, dello stesso distretto; nella zona sono presenti un mercato, attivo dal dopoguerra, e una serie di complessi abitativi costruiti negli anni Cinquanta. In questo caso la biblioteca è stata realizzata usando uno spazio commerciale esistente, sulla grande piattaforma che prima ne costituiva la copertura. L'edificio si sviluppa lungo due livelli e se il piano terra è occupato quasi interamente da una lobby e da una sala per la lettura, le aree per la consultazione e destinate alle lezioni si trovano invece al piano primo. Come in Whitechapel, anche in questo edificio gli archivi sono sud-
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veduta esterna dell'edificio: sulla destra, subito dopo l'ingresso, una pensilina protegge le vetrine di alcune attività commerciali.
appena varcata la soglia di ingresso ci si trova di fronte alla grande scala mobile che conduce al primo piano.
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P TERRA
1 hall d'ingresso 2 sala di lettura 3 banco informazioni/prestito
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P PRIMO
3 banco informazioni/prestito 4 sala consultazione 5 aula per lezioni
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la grande sala per la consultazione al primo piano. Gli arredi ricurvi creano nicchie dove è possibile leggere o lavorare al pc.
divisi a seconda dell'età del lettore e occupano la maggior parte dello spazio disponibile. L'area per la consultazione è rivolta verso Vasey Path, il percorso commerciale che si snoda a lato dell'edificio. Solo in questo tratto la facciata è trasparente e permette di capire cosa avviene all'interno: un ulteriore invito a prendere parte alle attività proposte in linea con lo slogan di progetto: " imparare per tutta la vita".
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public library Peckham Southwork, Londra, Regno Unito.
EX-NOVO "una biblioteca sospesa nel cielo, sogno di rinascita per un quartiere."
PROGETTO Pubblic Library "Peckham" COMMITTENTE Southwark Education and Leisure Departement PROGETTO ARCHITETTONICO Alsop & Stormer
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il grande volume aggettante è in realtà un messaggio simbolico e segnaletico per l'intero quartiere: da centinaia di metri si possono riconoscere il colore del rivestimento, le grandi lettere della parola "Library" e il "becco rosso" che spunta dalla copertura.
STRUTTURE Adams Kara Taylor Engineers ACUSTICA Applied Acoustic Design IMPRESE KM Europa Metal AG (rivestimento in rame) TEMPI DI REALIZZAZIONE 1997-2000 LOCALITÀ 122 Peckham Hill Street. Londra, Regno Unito. SUPERFICIE UTILE 2.300 mq POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO 257.700 unità COSTO DI COSTRUZIONE 4.500.000 ₤ ca
La biblioteca, situata nel sobborgo londinese di Southwork, è rappresentativa del ruolo che un intervento architettonico può svolgere nel processo di trasformazione di aree urbane marginali e problematiche sotto il profilo sociale al fine di migliorarne le condizioni di vivibilità. Puntando sulla duplice funzione di servizio culturale aperto a tutti e di luogo centrale per la vita del quartiere, grazie anche alla presenza di spazi pubblici ad esso connessi, l'edificio assume un'importanza primaria, svolgendo un'azione quasi educativa nel sollecitare le relazioni e favorire l'integrazione nell'ambito della comunità locale. Parte del programma di riqualificazione di un'area caratterizzata da un tessuto residenziale molto modesto e piuttosto degradata sia per la carenza di
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veduta della grande piazza dominata dalla biblioteca, luogo di incontro e di manifestazioni di vario genere.
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opere d'arte rompono la regolarità della pavimentazione che circonda la biblioteca.
strutture di servizio che di spazi di aggregazione, la mediateca ha costituito, sin dalla sua inaugurazione, un punto di riferimento riscuotendo l'approvazione da parte degli abitanti della zona. Tutto questo è dovuto a due motivi principali: un'immagine architettonica poco convenzionale, mediante la quale i progettisti sono riusciti a intepretare con grande semplicità formale il ruolo di soglia, elemento di mediazione tra due condizioni urbane differenti giocato dalla mediateca; la progettazione dell'edificio insieme ad un ampio spazio pubblico, una sorta di piazza con altri servizi a carattere sociale, che costituisce il necessario completamento della zona di espansione residenziale più recente e crea una pausa nel trafficato quartiere di Southwork. Il volume complessivo, a forma di "L" rovesciata, crea un porticato dall'ordine gigante che, oltre a sottolineare il valore urbano dell'edificio, accompagna gradualmente i passanti dallo spazio pavimentato della piazza all'interno. L'impianto distributivo è invertito: le sale aperte al pubblico occupano,
PLANIMETRIA GENERALE
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vista dello spazio coperto da sotto.
infatti, gli ultimi due livelli, mentre nel blocco più sottile dei primi tre piani si trovano l'ingresso con scale e ascensori e gli uffici. All'altezza di 12 metri da terra, in un ampio open space con vista della città su tre lati, sono organizzate le principali funzioni della biblioteca : accoglienza, servizio restituzione e prestito, consultazione, sala multimediale, sala lettura e sala bambini. La loro separazione avviene attraverso sottili diaframmi vetrati e elementi di arredo (librerie metalliche a giorno, sedute e piani di lavoro in acciaio e vetro) disposti in modo apparentemente casuale per sottolineare l'atmosfera informale del servizio pubblico, pensato per la frequentazione abituale di persone che
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la rete metallica che protegge la zona coperta della biblioteca: è antivandalica e permette l'eventuale affissione.
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l'atrio di ingresso della biblioteca, sul lato opposto è presente un negozio.
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i pod creano zone sottostanti "apparentemente protette" dove poter studiare.
il banco informazioni/prestito visto dall'alto.
P TERZO
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1 atrio di ingresso/distribuzione 2 bancone informazioni/prestito 3 zona consultazione/lettura 4 biblioteca dei bambini 5 postazioni pc 6 area studio
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P QUARTO
7 spazio di distribuzione 8 pod sala bambini 9 pod centro studi Afro-caraibico 10 pod sala riunioni
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11 spazio commerciale a doppia altezza 12 uffici 13 biblioteca
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in prossimità dei pod la copertura piana è interrotta e permette l'ingresso di luce oltre al ricambio d'aria.
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interno di uno dei pod di studio.
possono leggere, studiare o semplicemente incontrarsi, ritrovando in quegli ambienti un clima quasi domestico. Le attività che richiedono maggiore concentrazione e silenzio (la sala riunioni, il centro studi Afro-Caraibici e il centro bambini) sono collocate all'interno di tre cellule spaziali autonome, modellate plasticamente e rivestite con materiali dalla differente finitura e colorazione. Poggiate su colonne a circa 2.50 metri dal piano della sala, queste cellule formano zone raccolte al di sotto, divenendo gli elementi strutturanti lo spazio libero della sala di
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la facciata rivolta verso la zona residenziale è composta di un mosaico di vetri di diverso colore.
lettura, segni del carattere ludico voluto dai progettisti per esorcizzare l'idea di ambiente asettico e austero solitamente associata alle biblioteche. Due di queste cellule sono più alte della copertura piana della sala potendo così ricevere aria e luce direttamente, quella centrale in particolare svetta con una pensilina rossa, visibile a distanza insieme alle grandi lettere dell'insegna "Library". Nell'insieme le soluzioni architettoniche e la scelta dei materiali (come la facciata verso la zona residenziale a nord trattata con pannelli di vetro variamente colorati, gli esili e lunghi sostegni metallici inclinati del fronte principale sulla strada rivestito in rame prepatinato nella parte superiore aggettante, completamente vetrato sull'ingresso), mantenute all'interno di una misura formale appropriata al caso, denunciano l'obiettivo, peraltro riuscito, di realizzare un forte segnale di identificazione della nuova immagine di Peckham, riscattando la scarsa qualità architettonica del luogo e suscitando interesse e coinvolgimento da parte dei cittadini. Non a caso la biblioteca ha vinto il Premio Stirling nel 2000 e, visitandola dopo dieci anni dalla sua apertura, si può constatare come venga abitualmente frequentata dai giovani ma anche da mamme coi bambini, costituendo la principale attrazione di un più ampio spazio urbano.
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UN PRO GETTO PER IL SAPERE. [una biblioteca]
128 PRIMI ANNI '50, INNALZAMENTO DELLE PARETI PERIMETRALI DEL TEATRO PEDRAZZOLI. Fabbrico, Reggio Emilia.
Il Teatro fu intitolato a Franco Pedrazzoli, uno dei volenterosi operai che una domenica del maggio 1950 perse la vita nel lavori di recupero di mattoni con i quali il Teatro venne eretto. I mattoni venivano estratti da case fatiscenti o ponti in disuso (come nel caso di Pedrazzoli) e portati in cantiere, dove una lunga catena umana li trasferiva dalle carriole o dai carri per portarli all'altezza necessaria, un gesto che rappresenta tutta la coesione e la forza morale della comunità di allora.
“Entrando nello scriptorium ci trovammo in un opificio di sapienza e di pietà e di scienza, in un bastione di fortezza, in un ricettacolo di santi, in ciò dicevo a me stesso, risiede la grandezza dell’ordine benedettino, nella produzione e riproduzione della conoscenza, e nel difendere il tesoro del mondo cristiano e la parola stessa di Dio. Finché queste mura resisteranno, la parola divina sarà custodita.” 1
L'insediamento della nuova amministrazione comunale, risalente al giugno 2009, aveva posto come uno dei pilastri portanti del futuro mandato quello della realizzazione di una nuova struttura bibliotecaria. Un'impegno che suonava, e suona tuttora, come una necessità reale della comunità, piuttosto che una retorica e provvisoria proposta da campagna elettorale. La biblioteca odierna, situata nella via centrale e accorpata alla struttura municipale soffre di una forte carenza dimensionale e pur trovandosi in una posizione centrale e strategica, risulta disaggregata dalle altre offerte culturali presenti sul territorio. La scelta di affrontare il progetto di una biblioteca è fortemente connessa alle intenzioni di ristrutturazione di questo servizio da parte dell’attuale Amministrazione Comunale di Fabbrico, un piccolo paese della provincia reggiana nel quale abito. Il servizio bibliotecario presente sul territorio comunale risulta avere dati di utenza tra i più bassi della provincia, da anni è opinione comune quella di individuare una nuova struttura che assolva a questo funzione in modo più efficiente e si ponga come punto di riferimento per la comunità tutta. Forte è stata la spinta politica alla creazione di un polo che riunisse al suo interno tutte le attività culturali presenti sul territorio: associazioni di varia natura, centro giovani e anziani, scuola di danza e musica, cinema e teatro. Il lavoro che qui di seguito esporrò ha seguito e approfondito questa linea di pensiero inseguendo obiettivi logici ed “emozionali” nelle scelte di progetto. Prima tra tutte sicuramente quella localizzativa. Una biblioteca pubblica è un organismo complesso, la cui riuscita è connessa non solamente a soluzioni dimensionali, funzionali e formali ma direi piuttosto a molteplici “istanze silenziose e latenti” della comunità nella quale essa si inserisce, che se non doverosamente ascoltate ne decretano l’insuccesso in termini di utenza. 1
Eco Umberto, Il nome della rosa, Bompiani, Milano, 1980.
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I DIECI COMANDAMENTI (O RACCOMANDAZIONI) di Faulkner-Brown In occasione dell'IFLA Library Building Seminar, tenuto a Brema nel 1977, Harry Faulkner-Brown, architetto consulente per le biblioteche e influente membro dell'IFLA, enucleò quelli che i suoi colleghi avrebbero in seguito chiamato i “dieci comandamenti di Faulkner-Brown”: dieci requisiti che dovrebbe avere la biblioteca ideale. Non sempre essi sono tutti completamente applicabili, come riconosce lo stesso autore, e la maggiore o minore importanza di ognuno di loro dipende dal tipo di biblioteca, dalla sua missione e dal contesto di applicazione.
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FLESSIBILITÀ
L'edificio della biblioteca deve anzitutto essere flessibile. Deve essere progettato con schema distributivo, maglia strutturale e sistemi impiantistici tali da consentire agevoli cambiamenti nella distribuzione interna delle funzioni. I muri interni dovrebbero essere il minor numero possibile e le partizioni dovrebbero essere ottenute mediante arredi o con pareti e schermi mobili. Ugualmente, la dotazione impiantistica deve poter essere facilmente modificata e implementata, secondo metodi inizialmente non prevedibili.
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COMPATTEZZA
L'edificio della biblioteca deve essere compatto. Un edificio compatto è quello in cui i percorsi sono semplici e ridotti all'essenziale, al fine di ottenere economie di spazio e di tempo sia per il personale che per gli utenti. Un edificio compatto è anche più efficiente da un punto di vista energetico.
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L'edificio della biblioteca deve essere accessibile. La biblioteca deve essere facilmente accessibile dall'esterno, con l'entrata ben individuabile e visibile, ma anche di facile lettura e orientamento al suo interno, con funzioni e percorsi facilmente identificabili. Deve inoltre essere priva di barriere architettoniche.
ACCESSIBILITÀ
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ESTENSIBILITÀ
L'edificio della biblioteca deve essere ampliabile. La Quinta legge di Ranganathan enuncia: “La biblioteca è un organismo in crescita”. La biblioteca è come un organismo vivente, che deve poter crescere. Nella realizzazione di una biblioteca dovrebbe essere lasciata un'area adiacente libera per un successivo ampliamento, e l'edificio stesso dovrebbe essere progettato e costruito in modo tale da renderne quanto più semplice possibile l'allargamento.
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05 VARIETÀ
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ORGANIZ ZAZIONE
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COMFORT
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COSTANZA DEI DATI AMBIENTALI
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SICUREZZA
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ECONOMIA
L'edificio della biblioteca deve essere variato. La “varietà” si esplica nell'ampia offerta di documenti, di supporti e di spazi morfologicamente diversi tra loro, destinati alla lettura, alla consultazione, allo svago e alla socializzazione. Ma lo stesso vale per l'edificio, che deve possedere un'adeguata varietà di spazi in rispondenza alle necessità delle funzioni previste. L'edificio della biblioteca deve essere organizzato. La Seconda e la terza legge di Ranganathan enunciano: “A ogni lettore il suo libro”; “A ogni libro il suo lettore”. La Quarta afferma “risparmia il tempo del lettore” con il corollario “Risparmia il tempo del personale”. Una biblioteca organizzata è un luogo in cui i materiali sono sistemati in modo tale da essere facilmente rintracciati, reperiti, utilizzati. La distribuzione deve essere semplice ed efficace, di facile comprensione e di semplice utilizzo. L'architettura dell'edificio deve essere altrettanto efficace dal punto di vista distributivo e organizzativo. L'edificio della biblioteca deve essere confortevole. Gli spazi interni devono avere requisiti tali da garantire il benessere degli utenti, sia dal punto di vista del comfort termo-igrometrico, visivo e acustico, che dal punto di vista del comfort psicologico. L'edificio della biblioteca deve avere un ambiente costante. Nella biblioteca non devono esserci sbalzi nei livelli di illuminazione, di temperatura, di umidità, sia ai fini del comfort degli utenti che per la buona conservazione dei documenti. Le norme in materia di temperatura e umidità relativa considerano accettabili: temperatura: ..................18°C÷21°C umidità relativa: ............50%÷60% (mai oltre il 65%) L'edificio della biblioteca deve essere sicuro. Deve essere garantita la sicurezza per i documenti (da furto o danneggiamento), per le attrezzature e per gli interni (da atti vandalici o uso improprio), per gli utenti e per gli addetti (da comportamenti devianti o da pericoli legati all'edificio stesso, ad esempio in caso di incendio). L'edificio della biblioteca deve essere economico. La biblioteca deve essere economica per costo di costruzione, ma anche per gestione e manutenzione, che rappresentano i costi di maggiore incidenza. Questo comporta l'utilizzo di materiali durevoli, di facile manutenzione e facilmente reperibili; significa inoltre adottare sistemi e tecniche costruttive tali da garantire un'adeguata efficienza energetica.
134
6.1 il modello BIBLIO TECO NOMICO.
L
a definizione della fisionomia bibliotecaria e della fisionomia bibliografica sono alla base dell'elaborazione del programma biblioteconomico e funzionale, strumento indispensabile per lo sviluppo del programma edilizio, che definisce le caratteristiche spaziali, distributive, tecniche e dimensionali a cui il progetto architettonico dovrà dare forma. Un'efficace articolazione dei servizi al pubblico si fonda essenzialmente su una organizzazione degli spazi improntata ai principi dell'accoglienza e della promozione dell'accesso all'informazione e ai documenti. I primi servizi che gli utenti incontreranno sono i servizi di orientamento e di informazione generale, passando poi all'utilizzo dei servizi di lettura e consultazione di base e, a seguire, a quelli di approfondimento. A questi tre livelli di servizio dovrebbero corrispondere la successione delle “aree logiche” in cui vengono articolate le funzioni e gli spazi, al fine di una “graduale” scoperta della biblioteca e dei suoi servizi da parte del pubblico. La biblioteca è costituita essenzialmente da due “macro-aree” funzionali, strettamente integrate tra loro: l'area riservata ai servizi interni e quella destinata ai servizi al pubblico. Nella prima sono svolte tutte le operazioni tecniche che consentono il funzionamento della macchina bibliotecaria, compresi i magazzini a scaffale chiuso, mentre nella seconda vengono messi a disposizione degli utenti servizi e risorse e si esprime in pieno tutta la potenzialità della biblioteca.
IL MODELLO TEDESCO A TRE LIVELLI. L'area dei servizi al pubblico può essere suddivisa in tre livelli reinterpretando alcuni aspetti del modello biblioteconomico della dreigeteilte Bibliothek. Il prototipo della dreigeteilte Bibliothek nasce nei primi anni settanta ad opera di Heinz Emunds, allora direttore della biblioteca civica di Munster, e si diffonde rapidamente nella ex- Repubblica Federale Tedesca. Il punto di partenza di Emunds fu la constatazione che in una biblioteca pubblica una parte della domanda di informazione non specializzata non può essere soddisfatta dalle consuete forme di catalogazione e allestimento delle collezioni. Oltre ai due tipi tradizionali di ricerca e classificazione dei documenti (per soggetto e per autore), Emunds individuò dunque una terza modalità, basata su quello che egli chiamò “il terzo interesse”: la classificazione per temi o, appunto per aree di
135
interesse. A partire da questa modalità di raggruppamento egli predispose un nuovo settore della biblioteca, il “Settore di Ingresso” o “Primo Livello” (chiamato Nahberich, ovvero “ambito vicino”), che si andava ad aggiungere ai due tradizionali settori: quello di lettura/consultazione a scaffale aperto (che diventava dunque il “Secondo Livello”, il Mittelbereich, ovvero “ambito intermedio”) e quello del magazzino (il “Terzo Livello”, il Fernbereich, ovvero “ambito lontano”). La caratteristica principale di questo approccio è già dichiarata nel nome attribuito a ogni settore, che è identificato in base alla sua “prossimità” o “lontananza”: il punto da cui è “misurata” tale distanza è l'utente medio, su cui bisogni e comportamenti la biblioteca deve essere centrata e organizzata. 129 Hans Scharoun, STAATSBIBLIOTHEK. Berlino, Germania/ realizzazione 1978. una vista dell'ampia sala di lettura e studio.
Anche la collocazione e la presentazione del materiale documentario vengono ripensate, al fine di soddisfare i bisogni informativi più generici e meno strutturati da parte dell'utente medio. Da un lato viene perseguita una forte integrazione dei diversi supporti, presentando assieme i documenti cartacei, audiovisivi e multimediali relativi allo stesso argomento; dall'altro le raccolte vengono ordinate per generi e aree di interesse, e non per disciplina, presentando i documenti in modo più simile a quello di negozi e librerie (molti libri esposti di piatto, su scaffali bassi, etc.). I tre livelli funzionali, disposti secondo un ordine di progressivo approfondimento, si possono pertanto riassumere nel modo seguente:
136
L1
L2
INFORMAZIONE GENERALE ORIENTAMENTO NOVITÀ E ATTUALITÀ RIVISTE E GIORNALI TEMI DI INTERESSE PRESTITO
CONSULTAZIONE E REFERENCE LETTURA DIVULGAZIONE STUDIO PRESTITO
Il primo livello è quello a più forte impatto di pubblico ed è finalizzato a fornire servizi di accoglienza, orientamento, informazione generale, presentazione di novità editoriali e documenti legati all'attualità, una parte dei servizi di reference. Questo livello potrà essere più o meno sviluppato a seconda della dimensione della biblioteca, della sua fisionomia e, ovviamente, delle risorse umane e finanziarie a disposizione, puntando maggiormente su alcuni servizi o perseguendo per tutti lo stesso grado qualitativo. Quest'area, comunemente detta “settore di ingresso”, è quella che accoglie il visitatore (sul modello della browsing area delle public area anglosassoni e del market delle biblioteche tedesche), ed è quella che può maggiormente riuscire a connotare la biblioteca in modo innovativo. Essendo la prima area che l'utente incontra entrando nella biblioteca, essa deve avere caratteristiche di immediatezza, accessibilità, riconoscibilità, informalità e centralità rispetto alle altre funzioni. L'aspetto fondamentale è che questo spazio dovrà assumere una valenza seduttiva rispetto ai contenuti che intende veicolare. Non deve essere semplicemente uno spazio di circolazione e orientamento, bensì un ambiente ben caratterizzato e articolato, anche architettonicamente, nel quale avvengono attività che hanno in comune la necessità di essere vicine all'ingresso e di avere requisiti di particolare amichevoleza e ospitalità.
Nel secondo livello sono situati i servizi tradizionalmente erogati dalle biblioteche: esposizione del patrimonio documentario, lettura, consultazione e studio. Rientrano in quest'area funzionale anche alcuni documenti di consultazione generale (di supporto ai materiali a carattere prevalentemente monografico), perciò l'area reference dovrà essere integrata con quelle di lettura e studio, e una parte di quei materiali dovrà essere qui presente in copia, mentre l'informatica potrà consentire l'utilizzo ubiquitario di banche dati e documenti digitali. Il secondo livello è quello che maggiormente connota la biblioteca pubblica come biblioteca per tutti, un “luogo in cui l'utente può accedere direttamente, prendere visione delle novità e sfogliare i libri, scegliere liberamente ciò che gli serve senza dover ricorrere al catalogo e anche, senza essere intimidito dalla presenza del bibliotecario, accrescere i propri interessi culturali e di lettura. L'azione che si intende esercitare attraverso questa sezione è un'azione promozionale e divulgativa, che tende a mantenere e conservare il ruolo del libro e della lettura, cui affianca oggi una più articolata e variegata offerta informativa attraverso l'uso del multimediale.” 2
Settore di ingresso:
Settore a scaffale aperto:
2
Giovanni Solimine, a cura di, La nuova biblioteca pubblica di Pistoia, Le linee generali del progetto biblioteconomico.
137
L3
S
STUDIO, APPROFONDIMENTO CONSULTAZIONE PRESTITO DOCUMENTI DAL MAGAZZINO
SALE POLIFUNZIONALI AUDITORIUM ESPOSIZIONI ATTIVITÀ COMMERCIALI/DI RISTORO.
Contrariamente alle biblioteche universitarie e a quelle di conservazione, in una biblioteca pubblica di piccole e medie dimensioni (senza esigenze particolari di conservazione) il settore a scaffale chiuso dovrebbe essere estremamente ridotto: all'invecchiamento del patrimonio bisognerebbe infatti far fronte con un oculata politica di scarti. Può tuttavia essere utile, anche per le piccole biblioteche, avere un magazzino non accessibile agli utenti (se non dietro autorizzazione), dove conservare per un certo periodo i documenti prima di scartarli o spostarli in altra sede. In biblioteche di maggiore dimensione potrà invece essere opportuno avere dei “magazzini dipartimentali”, ovvero dei magazzini a scaffale chiuso, dove conservare i documenti richiesti meno frequentemente ma ancora circolanti, e dove questi permangono per un certo periodo prima di essere spostati nel deposito o eliminati del tutto. I magazzini dipartimentali dovrebbero essere localizzati e realizzati in modo da agevolare la connessione con quelli a scaffale aperto, garantendo inoltre flessibilità tale da consentire la trasformazione dello scaffale chiuso in scaffale aperto e viceversa.
La missione della biblioteca deve potersi esplicare anche nella promozione di altre attività culturali, quali esposizioni, spettacoli, conferenze, attività di formazione. Fermo restando sull'importanza e la necessità di svolgere negli spazi della biblioteca stessa anche altre attività culturali, per biblioteche di piccola e media dimensione possono essere previsti spazi polifunzionali, flessibili negli usi ma adeguatamente attrezzati e tali da poter essere utilizzati a rotazione per tutte le attività suddette. Indipendentemente dalla dimensione della biblioteca, dovrebbe invece sempre essere prevista almeno una caffetteria, da collocare in un locale autonomo, in modo che possa avere accesso dall'esterno e avere orari di apertura e chiusura disgiunti da quelli della biblioteca, ma in assoluta continuità fisica con l'area del Settore Ingresso. Tutte le recenti realizzazioni in Europa e negli Stati Uniti prevedono un servizio di ristoro strutturato, fino a casi eclatanti, come la nuova biblioteca di Amsterdam (Coenen, 2008) che ha in copertura un grande ristorante con una terrazza panoramica oppure, anche in casi di minore entità, come quello di alcune Idea Store di Londra (Idea Store Bow), in cui il bancone della caffetteria è in continuità con il bancone di informazioni e prestito.
Settore a scaffale chiuso:
Spazi per attività di supporto:
138
139
130 Jo Coenen, OPENBARE BIBLIOTHEEK. Amsterdam, Olanda/ realizzazione 2007.
la zona ristoro è all'ultimo piano, dove una luminosa terrazza consente una vista panoramica.
G1 schema interpretativo delle funzioni nei tre livelli e dei flussi tra gli stessi.
Le attività di consultazione e di reference si svolgono “a cavallo” tra il settore di ingresso (primo livello) e il settore a scaffale aperto (secondo livello), dove avvengono le attività di lettura, divulgazione e studio. I servizi per bambini e ragazzi potrebbero essere concettualmente legati al secondo livello. La loro localizzazione va valutata a seconda della fisionomia bibliotecaria e del progetto architettonico. La sezione musica e spettacolo, pur facendo parte del secondo livello, è considerata a sé stante, per l'impatto di pubblico che riesce ad avere. Il terzo livello può essere caratterizzato da sale e postazioni di studio, da servizi di reference più specializzati, e dal servizio di prestito dei documenti contenuti nel magazzino chiuso a da servizi di prestito interbibliotecario.
IL MODELLO IBRIDO DELLA BIBLIOTECA DEL FUTURO Per far fronte alle istanze della società contemporanea, un'efficace biblioteca pubblica dovrebbe attingere liberamente a modelli biblioteconomici canonici a seconda della sua missione e del contesto di riferimento, puntando, come si è ripetuto più volte, a rafforzare la sua funzione di centro di aggregazione e integrazione sociale, dove poter utilizzare e consultare tutti i media. Per la sua concezione innovativa e per la sua flessibilità, il modello “a tre livelli” risulta probabilmente il più adatto ad essere plasmato secondo le necessità, declinandone opportunamente le caratteristiche per dare vita a modelli “meticci” o ibridi, in grado di rispondere ai requisiti richiesti dal contesto e dall'utenza di riferimento. Realizzare una nuova biblioteca significa oggi costruire un centro culturale integrato: per la cultura, per la creatività, l'immaginazione, lo studio e il tempo libero. Un “catalizzatore della vita urbana” da non confondere con quelle strutture che puntano esclusivamente su una generica animazione culturale, e che sono spesso destinate ad avere vita breve in quanto prive di un preciso riferimento istituzionale e prive di un reale radicamento nel territorio.
140
6.2 analizzare IL CONTESTO. LA PROVINCIA. La regione Emilia Romagna è indubbiamente, grazie al benessere e alla buona amministrazione dei suoi Comuni, uno dei territori più ricchi di strutture bibliotecarie, molte delle quali sono state ampliate o rinnovate negli ultimi decenni. Reggio Emilia è la terza provincia più grande per numero di abitanti (dopo Bologna e Modena) dell'Emilia-Romagna, circa mezzo milione. Alla sua dimensione demografica corrisponde una proporzionale quantità di strutture bibliotecarie, attualmente poco meno di cinquanta, distribuite su un territorio dalla geografia alquanto variabile. Si passa infatti dalle comunità montanare dell'Appenino che contano poche migliaia (se non centinaia) di abitanti a quelle della pianura, più numerose e dalla forte vocazione produttiva. Grazie ad investimenti e sforzi consistenti di alcune amministrazioni negli ultimi vent'anni la superficie bibliotecaria provinciale è arrivata ad attestarsi alla media nazionale (0.40 mq/ab) e il conseguente indice di impatto sul territorio è salito al 20.6% (sommando le biblioteche provinciali e quelle del capoluogo), quando la media nazionale raggiunge il 13%. 3 Questo significa che i singoli Enti locali sfruttando un periodo di benessere hanno scommesso sulla cultura e in particolare sulle biblioteche, pilastri portanti della diffusione di sapere e integrazione. Anche i prestiti, rafforzati da un sistema unico interbibliotecario che permette la circolazione dei documenti, hanno raggiunto soglie di buon livello se confrontate con il panorama nazionale. 3
indici statistici della provincia di Reggio Emilia, ALLEGATO V
G2 Nella pagina a fianco appresentazione delle biblioteche comunali e speciali della provincia.
T1 A seguire un rapporto elaborato dalla Provincia di Reggio Emilia che fotografa la condizione di tutti i servizi bibliotecari all'anno 2008.
141
142
Ore di apertura
comunale comunale comunale comunale comunale comunale comunale
-
Albinea Bagnolo in Piano Baiso Bibbiano Boretto Brescello Cadelbosco di
comunale - Campagnola comunale comunale comunale comunale comunale comunale comunale
-
Campegine Canossa Carpineti Casalgrande Casina Castellarano Castelnovo di
comunale - Castelnovo ne comunale - Cavriago comunale - Collagna comunale - Correggio comunale - Fabbrico comunale - Gattatico comunale - Gualtieri comunale - Guastalla Comunale - Luzzara comunale - Montecchio comunale - Novellara comunale - Poviglio comunale - Quattro Castella comunale - Reggiolo comunale - Rio Saliceto comunale - Rolo comunale - Rubiera comunale - S. Ilario comunale - San Martino in Rio
Biblioteca comunale - San Polo d'Enza Biblioteca comunale - Scandiano Biblioteca comunale - Toano Biblioteca comunale - Vetto Biblioteca comunale - Vezzano Biblioteca comunale - Viano Ludoteca Piccolo Proincipe - Correggio
TOTALI Sist. Provinciale Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca
comunale comunale comunale comunale comunale
Panizzi Ospizio San Pellegrino Santa Croce Rosta Nuova
TOTALI Sist. Urbano RE
Superficie
2008
Biblioteca
Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Sopra Biblioteca Emilia Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Sotto Biblioteca Monti Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca Biblioteca
Personale
Abitanti 2008 8.533 9.374 3.441 9.676 5.180 5.462
matt. 17,5 6,9 4,5 9,8 2,1 9,0
10.479
Di ruolo
pom. sera sabato tot. 10,2 0,0 3,5 31,2 16,0 0,0 3,1 26,1 5,8 0,0 2,6 12,8 12,2 0,6 0,0 22,7 2,1 0,0 2,1 6,2 7,6 0,5 3,0 20,1
2008 186,4 430 102 330 321,1 450
2008 2,50 2,01 0,64 1,20 1,50 2,00
3,2
16,0
0,0
2,8
22,0
154,8
5.495 5.036 3.755 4.216 18.284 4.482 14.863
6,8 4,5 1,2 12,0 13,5 10,2 4,2
9,8 7,1 13,2 16,8 12,6 7,8 15,6
0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,5
2,2 3,0 3,9 6,7 3,8 3,4 2,1
18,8 14,6 18,3 35,6 29,9 21,4 24,4
8.741
10,4
15,4
0,0
3,5
10.588 9.646
6,8 6,6
14,0 21,8
0,0 0,0
24.501 6.601 5.779 6.680 15.020 9.106 9757 13.548 7.241 12.854 9.213 5.883 3.993 14.371 10.713 7.776
19,7 3,7 3,8 5,77 15,5 16,5 14,5 10,6 14,0 8,9 5,5 6,7 9,0 8,8 6,9 12,5
25,3 12,0 11,9 9,13 11,4 12,3 9,2 11,7 12,2 17,1 14,8 13,7 11,2 15,7 17,1 13,0
5.755 24.707
20,8 13,5
4.247 3.449
3,8 4,0
165.503
18
Periodici
Acquisti
0,05 0,00 0,15
2008 42 23 3 26 9 20
1,00
0,67
24.442
0
450 190 153,9 261,3 800 228 500
1,67 1,61 0,01 2,19 3,00 0,97 2,00
0,08 0,00 1,08 2,03 1,00 0,00 0,10
27.761 13.915 11.993 15.124 35.231 9.234 24.653
30 6 13 16 70 8 43
29,2
180
1,00
0,44
21.686
8
0,0 0,0
20,8 28,4
317 295
3,80 3,98
0,00 3,00
42.246 47.809
125 176
1.714 3.913
0,0 0,0 0,5 0 0,0 0,0 0,9 0,4 0,0 0,6 0,0 0,0 1,7 0,3 0,0 0,0
0,0 5,5 2,7 3,37 3,9 0,0 2,1 6,3 0,0 0,0 0,0 3,8 4,1 3,9 0,0 0,0
45,0 21,2 18,8 18,3 30,8 28,8 26,7 29,0 26,2 26,6 20,3 24,2 26,0 28,7 24,0 25,5
1150 120 175 171 480 400 250 356,1 341 389,4 630 460,8 292 414 590 470
6,33 1,00 0,78 0,92 2,70 1,00 1 3,21 0,81 4,04 1,57 1,00 0,85 4,00 2,00 2,00
1,64 0,50 0,33
67.144 11.688 19.734 12.765 61.182 22.391 25462 25.210 13.408 40.553 24.869 23.340 11.770 24.476 46.257 27.582
150 7 8 18 70 8 46 50 26 60 34 15 21 50 62 37
2.893 494 855 609 2.564 757 615 1.700 589 3.035 1.704 911 651 1.526 4.653 1.416
7,3 19,6
0,0 0,5
0,0 9,1
28,0 42,6
211 906
1,00 6,66
0,13
16.885 53.077
19 92
620 2.761
2,6 5,7
0,0 0,0
0,0 0,0
6,4 9,7
165 87
0,10 0,14
0,30 0,00
11.670 7.320
29 0
551 176
22
8
90,5 23
889 13407,8 78,3
72,18
2008
Documenti 2008 19.020 17.715 5.500 18.994 12.015 25.497
338445 334 457 8,4 165.503 165.503 165.503 165.503 165.503
Non di ruolo
Patrimonio
0,08
0,00 0,12 0,00 0,17 0,35 0,46 0,00 0,12 0,00 0,00
12,80
919.618
1.420
2008 869 972 267 1.363 567 1.547 549 893 607 492 598 3.115 1.546 633 587
49.312
614.628 40.999 64.989 24.771 54.692
17.527 2.847 3.566 3.175 3.259
800.079
30.374
143
Servizi e utenza Scarto
2008 4.251 553 0 0 70 108
Acquisto libri, periodici e audiovisivi
Attività di promozione della lettura
Acquisto arredi e attrezzature
Formazione
Bilancio escluso investimenti e spese straordinarie
2008
2008
2008
2008
2008
7.046,00 2.531,00 15.000,00
9.426,00 1.176,00 23.000,00
0,00 844,00 0,00
480,00 480,00
Totali Prestiti
Ad altre Da altre bibliotech bibliotec e he
Utenti attivi
0,00 16952,00 4187,00 38000,00 0,00 0,00
2008 14.859 23.718 1.112 24.460 2.629 8.146
2008 340 161
2008 405 424
255 18 290
452 18 260
2008 1.033 1.649 229 1.265 2.487 720
2300,00
21.628
232
736
1.935
1.000
2.300,00
1.093 0 0 0 82 0 65
9.950,00 6.000,00 3.500,00 6.000,00 33.000,00 5.213,00 10.000,00
1.497,00 5.030,00 2.125,00 2.500,00 37.500,00 622,00 8.185,00
5.009,00 0,00 0,00 18.400,00 7.500,00 6.200,00 4.200,00
480,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00
11927,00 11030,00 5625,00 8500,00 70500,00 5835,00 18185,00
14.340 4.173 3.871 6.938 43.005 6.711 10.017
282 147 77 148 676 97 135
319 280 467 192 369 266 317
1.078 1.047 418 535 2.558 781 1.293
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
17.115
208
137
1.393
212 2.846
25.170,00 49.000,00
3.954,00 29.664,00
4.557,00 1.976,00
480,00 3.123,00
25.400 52.019
455 959
345 820
1.666 3.229
100 230 350 0 1.259 0
45.035,00 4.050,00 9.200,00 5.694,92 30.000,00
37.166,00 775,00 1.700,00 1.500,00 10.200,00
1.120,00
480,00
2.672,00 200,00 1.500,00
480,00 800,00
7000 15.000,00 6.871,00 30.000,00 21.280,00 8.807,00 5.000,00
6000 15.340,00 2.900,00 69.336,00 2.755,00 20.959,00 500,00
2.000,00 2.000,00 801,10 3.780,00
500,00 906,00 0,00 600,00
25.000,00 10.500,00
15.282,00 6.000,00
4.769,00 10.256,00
850,00 0,00
29604,00 81787,00 0,00 82681,00 4825,00 10900,00 7674,92 41000,00 0,00 13.000,00 30340,00 9771,00 99836,00 24941,00 29766,00 6100,00 0,00 41132,00 16500,00
68.812 6.998 12.033 9.473 46.413 12.405 5315 25.916 6.730 29.565 26.253 6.106 2.917 23.832 22.121 11.455
1.698 96 200 95 105 232 174 460 130 882 715 294 25 356 829 198
728 332 197 416 797 259 343 798 216 989 1.129 196 24 446 429 170
3.447 927 1.081 954 2.470 1.019 899 2.219 833 2.176 2.237 639 379 2.218 2.442 1.037
10.000,00
8.600,00
2.000,00
1.000,00
15.507 57.201
273 1.214
568 1.177
939 4.379
1.495,00
1.800,00
1.230,00
0,00
4.667 1.575
80 4
241 75
528 176
121
4.868 4 0 0 28 0 0 367 426 30 738
0 0
18.801 € 409.642,92 € 325.492,00
2000 5.384,00
€ 88.398,10
€ 10.659,00
19600,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3295,00
€ 745.793,92
675435 387.824 70.788 120.764 50.100 107.939
737.415
12540
15337
54315 27.721 4.651 7.146 3.435 6.985
49938
144
IL PAESE. ABITANTI
6.705
SUPERFICIE
23 km2
DENSITÀ
287 ab/ km2
ALTITUDINE
1826 m s.l.m.
COORDINATE
44°52'0"N 10°48'0"E
COMUNI CONTIGUI
Campagnola Emilia/Carpi/ Reggiolo Rio/Saliceto/Rolo
DISTANZA DAL CAPOLUOGO
25 Km ca
4
Fabbrico è situato a nord della provincia di Reggio Emilia, a pochi chilometri dal confine modenese e mantovano. La fisionomia dell'agglomerato urbano è segnata dalla presenza di impianti produttivi anche di notevole estensione, nati e cresciuti in seno al paese. Industrie come la rinomata Landini, produttrice di trattrici agricole, sono oggi riferimento simbolico e spaziale innegabile per la popolazione, alla stregua dei più importanti monumenti storici del paese (seppur di diverso carattere). Il baricentro del paese è interamente inscrivibile nel cerchio di colore rosso nella pagina a fianco, un'area di 400m di diametro che include i due principali assi storici di Corso Roma e Via Matteotti. L'intero paese infine, con le sue propaggini verso il territorio rurale, è contenuto all'interno di un'ulteriore area di 1 km di raggio: questo significa che questa sarà la distanza massima percorribile partendo dal centro alla periferia e viceversa.
4
fonte ISTAT 2010: http://demo.istat.it/pop2010/index.html
G3 Nella pagina a fianco vista aerea del Paese di Fabbrico: lo schema grafico evidenzia attraverso fasce circolari la distanza del centro storico (e dei suoi servizi) da qualsiasi altro punto del paese.
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145
146
LA LOCALIZZAZIONE. La nuova biblioteca dovrà nascere all'interno del centro storico o in aree ad esso limitrofe. Potrà questa apparire una scelta scontata per diversi motivi: la attuale collocazione della biblioteca, la dimensione ridotta di Fabbrico e la tradizione che vuole la biblioteca all'interno di un contesto insediativo consolidato. In realtà si è trattato di una scelta ponderata dettata principalmente dal progressivo abbandono delle vie centrali da parte di residenti ed esercizi commerciali. Nel corso di questi ultimi 10-20 anni infatti, il paese è stato stravolto da un'ondata di urbanizzazione diffusa di tipo residenziale (come in molte altre realtà) e sono sorti proprio ai margini del paese supermercati di grandi dimensioni. Questo ha determinato (una delle cause, non la sola indubbiamente) un progressivo impoverimento del centro del paese, indebolito nel suo ruolo baricentrico e sempre meno luogo di aggregazione e incontro. Proprio per fronteggiare questa deriva che ha visto nascere polarità esterne al nucleo urbano (i giovani si incontrano abitudinariamente nella zona sportiva) si immagina la biblioteca come nuovo catalizzatore della vita sociale, specie all'interno del centro storico. Si è proceduto dunque al vaglio di ipotetiche localizzazioni della futura biblioteca. Sono stati considerati locali sfitti o di proprietà dell'Ente, piuttosto di negozi potenzialmente o dichiaratamente interessati a vendere la loro superficie commerciale. Tenendo conto di 5 diversi criteri di selezione si è giunti a considerare due possibili soluzioni: AREA ex-SUPERMERCATO COOP TEATRO PEDRAZZOLI (piano terra)
1
SUPERFICIE UTILE partendo da un valore minimo di 300 mq
2
VICINANZA AL CENTRO contiguità con le vie centrali
3
POSTI AUTO ampio parcheggio facilmente raggiungibile
4
PROSSIMITÀ AD ALTRE STRUTTURE CULTURALI sinergia che potrebbe instaurarsi con altre funzioni culturali
5
VALORE SIMBOLICO DELL'EDIFICIO icona culturale già riconosciuta
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AR EA
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OL ZZ
900mq
960mq
perfetta continuità, superato un androne ci si trova nella piazzetta del teatro.
discontinuità, la struttura si trova al di fuori del tracciato storico, anche se vicina.
numero ridotto (16 p.a. previsti), possibilità di sfruttare il parcheggio dell'ex-supermercato a poche decine di metri.
ampia disponibilità, trattandosi di un ex-supermercato l'intera area esterna è adibita a parcheggio.
perfetta integrazione, nella stessa struttura si trovano: teatro, scuola di danza, scuola di recitazione, associazioni culturali, centri sociali.
perfetta integrazione, il centro culturale del Pedrazzoli è a 50m.
alto: le vicende storiche lo riconoscono come forte riferimento simbolico per la comuniutà.
inesistente: il fabbricato è ancora riconosciuto per il suo carattere commerciale.
via matteo
tti
148
piazza Landini
corso roma
via x
xv a
prile
e iav
p via
area di progetto
strada provinciale
L'AREA DI INTERVENTO.
La comparazione tra le due aree, che riporto di seguito, ha messo in luce le peculiarità della seconda ipotesi, scelta come area di progetto.
Il Teatro Pedrazzoli è un oggetto architettonico posizionato strategicamente sul territorio: posto tra la zona sud del paese, marcata da un arteria provinciale ad elevata percorrenza, via XXV aprile, e quella più centrale o storica. Gode di ottima visibilità sia attraversando via XXV aprile in auto, sia percorrendo in bicicletta o a piedi via Piave. Proprio la sua collocazione all'interno dello scenario ur-
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1
sotto un estratto del PSC (Piano Strutturale Comunale), redatto nel 2004
sottoposti a restauro scientifico
antico passaggio pubblico oggi inaccessibile
sottoposti a interventi di restauro e risanamento conservativo
nuovo corridoio urbano
di pregio storico culturale e/o testimoniale
Municipio
altri edifici del sistema storico
bano mi ha condotto ad alcune osservazioni, linee guida sulle quali impostare il progetto nella seconda fase. In questo senso si presenta come un soggetto “cerniera” tra le due zone, sebbene non permetta comunicazione al momento. Non esiste infatti alcun corridoio pubblico che attraversi il lotto, pertanto si tratta di un “ponte ostruito”, un collegamento solo potenziale. Nemmeno la ristrutturazione, terminata nel 2004, ha messo in evidenza la necessità di creare un nuovo corridoio urbano che mettesse in collegamento Corso Roma con via Piave. Questo intervento sarebbe stato possibile e auspicabile per tre motivi: _il PSC (lo strumento di pianificazione urbanistica) non
prescrive alcun vincolo edilizio per interventi sulla struttura (non qualificata come appartenente al tessuto storico consolidato); _recentemente è stato chiuso lo storico passaggio pubblico che affianca il lotto di intervento, divenuto proprietà condominiale. _un nuovo corridoio urbano, trasversale rispetto a corso Roma, consentirebbe una facile e diretta connessione tra via Piave e via Matteotti, attraversando piazza Landini, il Municipio, corso Roma, la piazza del teatro e il teatro stesso. Il nuovo asse interno, nel suo alternarsi di spazi coperti e aperti, comportaterebbe un risparmio effettivo di tempo e la promozione di attività commerciali e culturali disposte lungo il percorso.
150
2
3
piazzetta antistante il Teatro (attuale) ampliamento rustici acquisiti dal Comune cortile della proprietà ex-Iori accessi da corso Roma
Un altro spunto progettuale veniva dalla presenza di una angusta piazzetta antistante l’ingresso del teatro. Questa piazzetta verrà prossimamente ampliata, includendo un cortile di proprietà privata adiacente (90mq ca), mediante l’abbattimento di un muro divisorio. L’ente infatti rileverà la parte rustica (o dei bassi servizi) della proprietà ex-Iori la cui parte residenziale prospetta su Corso Roma e i relativi spazi aperti di pertinenza, ovvero il già citato cortile e il giardino retrostante il fienile (500mq ca), il cui sviluppo in profondità (secondo le modalità del lotto gotico) è esattamente pari al lato lungo del teatro. La nuova piazzetta avrà dunque due accessi da corso Roma, quello attualmente utilizzato e l’androne della proprietà Iori.
settore sud, attualmente occupato da strutture temporanee settore est, spazio aperto senza destinazione d'uso
Il fabbricato è circondato sul suo lato orientale e meridionale da una vasta area perlopiù inutilizzata. In particolare il settore sud è pavimentato con autobloccanti e vi sono state posizionate alcune strutture temporanee (gazebo) di proprietà del centro anziani, la zona est non è pavimentata (ghiaia) e senza alcuna destinazione d’uso. Questi vuoti che circondano l’edificio (che si aggiungono alla piazzetta di cui abbiamo già accennato e al cortile che fiancheggia il teatro sul lato ovest) esaltano e rimarcano la fisionomia del teatro e al contempo ne costituiscono un valore aggiunto da considerare in fase progettuale.
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4
5
visibilità della torre scenica
Un ultimo aspetto da sottolineare è costituito dalla riconoscibilità dell’edificio. E’ interessante osservare quale sia il “potenziale di immagine” di cui il progetto godrebbe se consideriamo la sua disposizione spaziale e l’emergenza costituita dalla torre scenica, estremamente visibile dall’incrocio tra via XXV aprile (provinciale ad alta percorrenza) e via Piave. Un’emergenza che se ben sfruttata (formalmente e matericamente) porterebbe alla creazione di una nuova icona urbana di grande impatto e riconoscibilità.
Questo Teatro-monumento ha tratto, e trae tuttora, la sua ragione di esistenza e di forza dallo spirito associativo e di forte coesione volontaristica che da sempre contraddistingue la comunità fabbricese. Si tratta dunque di un edificio ad alta valenza simbolica che, come di rado avviene in Italia, viene realmente percepito come “pubblico” in quanto bene della collettività, perchè voluto e costruito dalla stessa. Questo è (e deve essere) il fattore discriminante nella scelta riguardante la collocazione della biblioteca, in quello stesso luogo ove la comunità fabbricese, sessant’anni or sono, scelse di costruire il proprio futuro culturale.
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IL BACINO DI UTENZA.
In caso di biblioteche di piccola dimensione (quale quella in oggetto) va ricordato che il raggio d'influenza si stima in 1.2/1.5 km (max 2 km), corrispondente a un tempo di 20-30 minuti di cammino. Come si può vedere dall'immagine a lato, l'intero paese (o quasi) è contenuto all'interno di un raggio di 1000metri (come già era stato precedentemente accertato). La struttura bibliotecaria sarebbe raggiungibile in pochi minuti anche dalle zone più periferiche al nucleo storico (circa 15min a piedi).
G4 Nella pagina a fianco vista aerea del Paese di Fabbrico: lo schema grafico evidenzia un'area di 1km di raggio entro la quale è racchiuso tutto l'agglomerato urbano. Questa è anche la massima distanza che occorre percorrere per raggiungere la biblioteca.
Il bacino di utenza di riferimento pertanto è necessariamente l'intera popolazione insediata all'interno del perimetro urbano, ma non è affatto esclusiva di quest'ultima considerata la possibilità anche da parte di chi vive in aperto territorio rurale di raggiungere facilmente la biblioteca. Da non sottovalutare poi l'importanza del passaggio, in prossimità della futura biblioteca, di un servizio di trasporto pubblico: chiunque non disponga di un mezzo privato potrebbe far uso dei mezzi pubblici. Attualmente non è presente alcuna fermata in prossimità dell'area ma è possibile prevederne una, dato che la futura biblioteca si troverà proprio a metà tra le due fermate principali del paese e a ridosso dell'arteria stradale provinciale, già percorsa dal servizio di trasporto locale ACT.
area di intervento tracciato servizio trasporto pubblico locale fermate esistenti fermata in progetto raggio d'influenza della nuova biblioteca
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131
STORIA DI UN TEATRO.
I
l Teatro Pedrazzoli non è stato solo frutto di un periodo storico, ma di qualcosa di più profondo, di un “Esprit de Fabricò” (come fu definito da una signora francese che si era trasferita a Fabbrico) il quale ha portato a pensare di costruire un cinema con più di mille posti a sedere, in un paese con una popolazione che sfiorava i cinquemila abitanti. Un progetto che potrebbe essere definito megalomane, mentre prese vita da persone con un forte senso di concretezza. Un'impresa che sarebbe potuta apparire folle anche dal punto di vista economico, in quanto non vi erano banche ad appoggiare la costruzione di questo edificio.
1950, INIZIO DEI LAVORI.
la febbrile attività di costruzione duran te i giorni festivi: con la tecnica del "pas samano" una lunga catena di operai por tano i mattoni dove occorre.
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1953.
muratori posizionavano i mattoni di recupero a sacco, l'interno della muratura veniva riempito con inerti e calce.
Chi ha raccontato la costruzione di questo edificio ha definito “l'Esprit de Fabricò” con un aneddoto che rappresenta molto bene l'aria che si respirava nel paese 60 anni or sono.
“Io stesso ricordo come una figura leggendaria della mia infanzia, un fabbricese che veniva chiamato “Bill L'Americano”, alto, folti capelli, fumatore incallito, raccontava storie incredibili e affascinanti, seduto nel bar del paese. Ricordo una delle sue “boutades” rivolto a me giovane scolaro: «Barbein - era il mio soprannome - , ricordati che se in America ang riveva mia Cristoforo Colombo ag riveva on d'Favreg” » [Se l'America non la scopriva Colombo, la scopriva uno di Fabbrico]. E io ci credevo.” 5
5
Gianni Amaini, Armando Caroli, Beniamino Gozzi, Dino Teren ziani, a cura di, Il Teatro Pedrazzoli di Fabbrico 1947-2007, pubbli cazione in occasione delle "Sette Giornate di Cooperazione", Fabbrico, 17 marzo 2007.
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1953.
una vista che inquadra la zona sud del cantiere, la campagna sullo sfondo.
In Italia si era rotta l'unita nazionale nata con la Resistenza e a Fabbrico si respirava un clima alla “Don Camillo e Peppone”. La divisione nel paese è tra i possidenti e la fascia meno ricca della popolazione:operai e contadini. In questo contesto, i proprietari del cinema Verdi tolgono la gestione della sala al gruppo del “Fronte della Gioventù”. Da subito viene lanciata l'idea di costruire un teatro. Mancano solo alcune piccole cose: il terreno dove costruire, un'impresa responsabile dei lavori, un progetto, i permessi e anche i soldi. Queste piccole mancanze non spaventano i fabbricesi. Per quanto riguarda il progetto esso viene affidato ad un ingegnere comunale, per il terreno viene individuato un lotto libero di possesso della Cooperativa di Consumo. L'impresa responsabile dei lavori diventa la Cooperativa Muratori. Per quanto riguarda i permessi, questi non dipendono dai fabbricesi e potrebbero essere causa di problemi, come effettivamente sarà. Il lato economico viene risolto attraverso una sottoscrizione popolare (con il versamento di una quota mensile) e chi non può contribuire collabora recuperando pietre o con il lavoro volontario. Così, con grande entusiasmo, nel 1949 partono i lavori.
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1953.
la calce veniva preparata a terra e portata in quota con il verricello o in secchi a mano.
Primavera 1950.
La costruzione del teatro avanzava speditamente. I muri perimetrali arrivavano già all'altezza del tetto. La parola d'ordine è “chi ha tempo e crede nel progetto si faccia avanti”. Ognuno con il suo contributo gratuito nel dopo lavoro: chi si dedica alla costruzione, chi al reperimento dei materiali, al trasporto, e a ogni altra attività che fosse utile alla realizzazione del progetto. Il sabato pomeriggio e la domenica l'appuntamento era “al cantiere”. Un anziano intervistato racconta: “Ricordo le centinaia di persone arrampicate sulla scala che si passavano a mano le pietre e i secchi di malta. Sembravano file di formiche interminabili. Affluivano trattori, carri ed ogni mezzo di trasporto con i rispettivi conducenti dalle campagne. Le donne erano adibite ai lavori più leggeri: preparare il materiale, levare i chiodi dalle armature già utilizzate.” Di fronte ad una così imponente e massiccia risposta da parte del paese, che contribuiva anche con offerte, anche chi inizialmente si era dimostrato più scettico dovette ricredersi, e l'entusiasmo coinvolse quasi completamente il paese di Fabbrico. I permessi da Roma tardavano ad arrivare, ma si procede-
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1953.
casseri per le gettate della "Galleria", secondo livello del Teatro.
va sull'onda dell'entusiasmo. Nella logica del risparmio si cercava di recuperare pietre da edifici cadenti. E, proprio per risparmiare, il 18 maggio 1950 ha luogo un evento tragico. Quel giorno, Franco Pedrazzoli con Defendo Lambruschi, Santino Lusuardi e altri volontari devono recuperare pietre demolendo un vecchio ponte, il quale crolla improvvisamente, e a causa del crollo rimangono feriti gravemente Lambruschi e Lusuardi mentre Franco Pedrazzoli, a soli 34 anni, muore poco tempo dopo. In sua memoria il “Teatro del Popolo” diventerà il “Teatro Franco Pedrazzoli”.
Lo “scutmai” (il soprannome) Pluto.
Il doveroso ossequio per la morte di Pedrazzoli e la poca disponibilità del Ministero a Roma nel concedere il nullaosta, fermano i lavori per 14 mesi lasciando il teatro con i muri perimetrali, ma senza il tetto. Nel paese, in quel periodo, c'era una girovago il quale era sempre e ostinatamente senza cappello, qualsiasi tempo ci fosse, da tutti chiamato “Pluto”. Da ciò aveva tratto spunto il parroco del paese Mons. Bassoli per sostenere, in un'ac-
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136
1953.
Alcuni problemi burocratici avevano comportato l'abbandono del cantiere per 14 mesi, durante i quali la costruzione veniva chiamata, per la sua imponenza, la "Muraglia cinese".
cesa discussione davanti al Caffè Garibaldi, che il teatro come il viandante sarebbe rimasto sempre senza cappello. Al che “Ciocul” aveva controbattuto con la famosa frase “al capèl al Pluto a ghel metòm nueter!” (Il cappello al Pluto glielo mettiamo noi!) Così alla fine del 1953 il teatro, che finalmente ha il suo “cappello” viene da tutti chiamato “Pluto”.
1954, inaugurazione del Teatro del Popolo Franco Pedrazzoli.
Il teatro con i suoi mille posti a sedere può finalmente iniziare le sue attività. Rimangono i debiti (35 milioni), coperti dalla Coop. Consumo e ciò giustifica il fatto che questa ne diventi proprietaria. I ritardi nella costruzione, consentono ai privati di aprire altri due locali pubblici, impedendo al Pedrazzoli di ottenere il permesso per lo spettacolo più seguito e popolare: il cinema. Viene rilasciata in via provvisoria, una licenza per la prosa ed il ballo. Allora immediatamente si attiva, un già esistente “comitato dei divertimenti” che promuove, dal 1954 al 1957 numerosi spettacoli di Prosa, Opera e Operette, Ri-
viste e Varietà, serate di artisti locali, Illusionismo e lascia o raddoppia, ma soprattutto affollate veglie danzanti.
23 Giugno 1957 nasce il Circolo Amici del Cinema.
Le attività in teatro erano numerose, ma il cinema non si poteva proiettare. -“Non ci danno la licenza per il cinema? E noi facciamo un Circolo!”-. Prendendo l'esempio di Medicina (Bo), dove dal 1956 ne funziona uno con 500 soci e con l'appoggio della Fed. Italiana dei Circoli del Cinema, presieduta da Cesare Zavattini, il 23 Giugno 1957 si costituisce l'associazione Circolo Amici del Cinema con presidente Giuseppe Lugli. Il Circolo ha un immediato successo. Ben 1748 fabbricesi, in brevissimo tempo, si associano al Circolo. E finalmente, domenica 8 settembre 1957, è tutto pronto per proiettare sul grande schermo il colossal Giulio Cesare. Anche se a causa di una denuncia il film non viene proiettato, ma sarà proiettato solo diversi mesi dopo.
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1953.
la copertura del Teatro, una struttura reticolare in tubolari.
Il Circolo si consolida ma i problemi rimangono.
Nella seconda metà degli anni '60 il Circolo era diventato una presenza culturale e ricreativa molto importante per Fabbrico. Economicamente le cose non andavano male. Le quote di abbonamento al cinema, seppur bassissime, grazie al gran numero di soci, garantivano un bilancio attivo. La scelta di mantenere le quote al minimo non permetteva però di risolvere le carenze che emergevano nella costruzione del teatro, nell'impiantistica e quelle della proprietà. Intanto le divisioni politiche, sempre aspre, non si attenuavano. A livello locale proseguivano le denunce, a livello nazionale le licenze e l'agibilità continuavano a non arrivare e i distributori cinematografici a boicottare il teatro.
"La libertà non è star sopra un albero. Libertà è partecipazione."
Dopo il '68 il circolo ha vissuto alcuni anni di relativa tranquillità. Rimanevano però i problemi del teatro: impianti da rifare e licenze che ancora non arrivavano. Però il gran numero dei soci e il mutare della situazione politica davano nuovo impulso alle attività. Si effettua, con manodopera volontaria, il restyling della sala migliorando l'acustica, vengono proposti grandi spettacoli (Gaber, Dario Fo) e il
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1954-55.
Una delle prime assemblee a Teatro, nessun posto libero a sedere.
cinema tocca punte di oltre 200 proiezioni all'anno.
Il clima si fa più cupo: anni di disimpegno, anni di “piombo”.
Nella prima metà degli anni 70, il circolo del cinema era perfettamente inserito nella realtà orgogliosa e solidale di Fabbrico. L'autofinanziamento gli garantiva anche una certa liberà di idee e di organizzazione e in quegli anni, contribuisce anche alla nascita di nuove realtà come la corale dei “Centouno”. Ma i tempi andavano rapidamente cambiando. Oltre al clima politico nazionale, siamo nei cosiddetti anni di piombo, prende sempre più piede la novità delle televisioni private. Questo porta la gente a rinchiudersi, con un pesante tracollo del cinema, e Fabbrico non ne rimane immune. Il legame affettivo e abitudinario che legava i fabbricesi al Circolo si affievolisce e i soci sono in costante calo. Le minori entrate finanziarie, i non risolti problemi legati alla proprietà del teatro del teatro, i sempre più urgenti lavori di manutenzione e di adeguamento alle norme di sicurezza, i costi di gestione di quella immensa struttura avviarono il Circolo ad un inesorabile declino. Si cercò, per adeguarsi ai tempi, di facilitare l'ingresso dei soci al cinema con abbonamenti mensili e biglietti singoli e di avere altre fonti di entrata. In teatro, furono tolte le poltrone della platea e acquistata una pista da ballo. Fu-
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139
1955.
il Teatro è terminato, ma i problemi non sono finiti.
rono promosse nuove iniziative cercando una maggiore presenza fuori dalle mura del teatro.
E fu così che alla fine...
Il circolo, nell'agonia degli anni '80, se non riusciva a salvare se stesso voleva che, almeno il teatro avesse una continuità diventando di proprietà pubblica. La Coop era disponibile, per lo stesso importo pagato negli anni 50, ad alienarlo al Comune. Tuttavia un aspro dibattito politico impedì la soluzione . Salvare il teatro, si diceva, significa pagare i debiti del Circolo. E invece no. Il Circolo chiuse la sua esperienza e il teatro il 18 ottobre 1990. E senza alcun debito.
La ricostruzione e la ripresa
L'intervento del Comune di Fabbrico per l'acquisizione del teatro Pedrazzoli è un ipotesi che risale al 1974 e che viene rilanciata. E' del dicembre del 1973, infatti, un accordo di massima col presidente della Coop Nord Emilia per la cessione del teatro ad un prezzo favorevole, in quanto il movimento cooperativo individua nell'Ente Locale la garanzia per non perdere uno strumento importante. Tuttavia l'acquisto dell'edificio da parte dell'amministrazione comunale non viene effettuato a causa di un acceso dibattito politico.
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2010.
il Teatro oggi, dopo 55 anni.
Dopo diversi anni e con il cambiamento del clima politico nazionale e locale l'acquisto del teatro Pedrazzoli viene deliberato il 24 gennaio 1994 con voto unanime del Consiglio Comunale. L'incarico per lo studio e la ridefinizione degli spazi viene affidato ad un nuovo progettista, l'ing. Giuseppe Barbieri, che inizia a lavorare al progetto nel 1995, proponendo di realizzare centri sociali al piano terra e un teatro auditorium al primo piano, ricavato sezionando orizzontalmente la struttura, per una spesa complessiva prevista in 5 miliardi di lire. La giunta municipale nel maggio del 1999 approva il progetto definitivo al primo stralcio che comprende: “il recupero di un centro giovani e di un centro sociale al piano terra. Sarà realizzato un nuovo piano da destinare, in uno stralcio successivo, ad auditorium e biblioteca. Contestualmente al primo stralcio verranno realizzate opere di riassetto e adeguamento generale della struttura” per un importo di 1,7 miliardi di lire. I lavori si concludono puntualmente nel giugno del 2001. Nell'aprile del 2002 viene deliberata la realizzazione del secondo stralcio per la costruzione dell'auditorium, per un importo complessivo delle opere di 1.772.000 euro. I lavori iniziano nel giugno 2002 per completarsi nel marzo 2004. Il 20 marzo si inaugura il Teatro ristrutturato.
160
6.3 dimensionare UNA BIBLIOTECA.
VALORI "QUANTITATIVI" DI RIFERIMENTO.
S
i procede con la stima del patrimonio documentario, dei posti a sedere e, di conseguenza, della superficie necessaria ad accogliere quanto previsto. A seguire vengono riportate alcune stime dimensionali sulla scorta di parametri standard, estrapolati dalle raccomandazioni dell'IFLA (pubblicati nel 1977 e ripresi in parte nel 2001)6 e dai rilevamenti e indicazioni dell'AIB. 7 I dati sono stati focalizzati sulla dimensione demografica utile al progetto, ovvero un range di abitanti compreso tra i 5.000 e i 10.000 (Fabbrico ne conta 6.700 circa). Nel dimensionamento delle funzioni è stato invece considerato un paragrafo demografico di 7.500 unità, sovrastimato rispetto alle reali necessità. Utilizzando tali parametri è possibile anticipare una prima stima sommaria delle dimensioni della biblioteca.
T2-T3 nella pagina seguente dimensionamento di superficie e numero di posti a sedere per una biblioteca di 5.000/10.000 ab.
6 7
IFLA, Guidelines for Pubblic Libraries, Munchen: Saur, 1986, trad.it. a cura di Paola Vidulli, Raccomandazioni per le biblioteche pubbliche, Roma: AIB, 1988 Linee guida IFLA/UNESCO, ALLEGATO I
161
SUPERFICIE GENERALE
POSTI A SEDERE
Sono descritti l'indice di superficie (superficie netta destinata ai servizi al pubblico) e un dimensionamento di massima dell'edificio. Agli spazi dei servizi al pubblico va sommata l'area per servizi interni e magazzini chiusi, variabile tra il 15% e il 26% della superficie complessiva. La SLP è calcolata aggiungendo alla SNP un incremento pari al 20%, per tenere conto dell'incidenza media degli spazi destinati alla circolazione, ai servizi e agli impianti. A questo incremento va aggiunto un ulteriore 10%, riferito all'incidenza media dell'ingombro delle opere murarie.
Si riportano indici e quantitĂ relativi a posti a sedere e attrezzature. Gli indici di questa tabella possono variare sensibilmente in riferimento alla missione e alla fisionomia bibliotecaria, a seconda dei servizi di lettura che la biblioteca intende offrire.
162
PATRIMONIO Si riportano indici e quantitĂ inerenti il patrimonio documentario. Per documento si intende un'unitĂ documentaria di qualsiasi genere su qualsivoglia supporto. Le collezioni di musica e video possono apparire sovradimensionate, ma l'esperienza francese mostra quale impatto abbiano sul pubblico. Le valutazioni sono fatte considerando il patrimonio alla data di apertura della biblioteca (stato INIZIALE) e all'incremento avvenuto dopo 10-20anni (stato FINALE*).
T4 dimensionamento del patrimonio documentale per una biblioteca di 5.000/10.000 ab.
T5 nella pagina seguente dimensionamento delle superficie delle funzioni interne di una biblioteca di 7.500ab.
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AREE FUNZIONALI Sulla base degli standard dimensionali precedentemente illustrati è possibile ipotizzare un dimensionamento della superficie della biblioteca calcolando la SNP e la SLP di ogni unità funzionale e ambientale. Sotto ogni sezione si riporta l'elenco delle unità ambientali e attrezzature possibili, anche quando non previste.
La quantificazione è soltanto ovviamente un esercizio teorico, in quanto non può essere fatta a priori basandosi solo sul numero di abitanti ipotetici del bacino di utenza. Il bacino di utenza considerato è quello del paese di Fabbrico, 6.705 abitanti, con un forte sviluppo demografico negli ultimi 10-15 anni. Dato questo trend di aumento della popolazione residente ho deciso di considerare, prima di svolgere i calcoli opportuni, una dimensione demografica di riferimento di 7.500 unità, superiore alla soglia attuale di quasi 800 unità. I dati riportati risultano quindi dimensionati per eccesso in un orizzonte temporale futuro.
G5 Nella pagina successiva un organigramma chiarisce le relazioni tra le diverse aree funzionali e le rispettive unità ambientali interne.
_sale polifunzionali per seminari, conferenza, didattica _spazi per piccole esposizioni
_ricerca da catalogo _ servizi di reference e relativi spazi di servizio _scaffali aperti per documenti in consultazione _spazi per la consultazione e lo studio _spazi per attrezzature di supporto
_accoglienza, prime informazioni e prestito _area informazioni di comunità _scaffali aperti per novità, attualità _scaffali aperti per rassegne tematiche e temi di interesse _spazi per la consultazione asistematica _area documentazione locale _sezione consultazione di giornali e periodici correnti _spazi per il ristoro
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SEZ. BAMBINI (0-5) SEZ. RAGAZZI (6-12) SEZ. ADOLESCENTI (13-18) 164 mq
SETTORE DI INGRESSO REFERENCE E CONSULTAZIONE GENERALE
125 mq 70 mq
SPAZI PER ATTIVITÀ CULTURALI DI SUPPORTO
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SPAZI DI LETTURA A SCAFFALE APERTO (Fiction e Non-Fiction)
234 mq
SEZIONI SPECIALI
var
SPAZI PER SERVIZI INTERNI
39 mq _magazzino a scaffale chiuso _eventuale deposito compatto
_ufficio direzione e amministrazione _spazi di gestione e catalogazione raccolte _centro di calcolo _spazi di servizio per il personale
_spazi per la conservazione e consultazione di raccolte di documenti speciali _spazi per conservazione e consultazione di collezioni speciali
_video-postazioni, al tavolo e con sedute informali _ fono-postazioni, al tavolo e con sedute informali _scaffali aperti per esposizione documenti _postazioni pc multimediali
_spazi per la lettura al tavolo e con sedute informali _magazzino a scaffale aperto _spazi di studio _carrel di studio _spazi per lavoro di gruppo
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MUSICA E SPETTACOLO 35 mq
MAGAZZINO A SCAFFALE CHIUSO (eventuale) var
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ESEMPI COMPARATIVI. T6
La tabella a lato riporta i dati relativi ad alcune biblioteche visitate. In particolare si osservi il rapporto tra superficie coperta e popolazione di riferimento, il bacino di utenza, il patrimonio documentario, le sezioni tematiche e la presenza (o meno) di fondi antichi e speciali. Questi dati, interessanti per lo studio comparato di strutture bibliotecarie diverse, sono stati in parte raccolti durante la visita alle stesse (i dati si riferiscono a indagini statistiche effettuate negli anni 2007/2008/2009 e vengono riportati in opuscoli di recente pubblicazione) e in parte reperiti sulla rete nei siti di pertinenza.8
8
http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/ dx/02biblioteche.htm http://www.bibliotecheoggi.it/ http://biblioteche.provincia.re.it/ http://panizzi.comune.re.it/biblioteche/panizzi. nsf?OpenDatabase http://www.bibliotecaloria.it/ http://www.comune.modena.it/biblioteche/delfini/ http://www.bibliotecasalaborsa.it/home.php http://www.biblioteca.comune.pesaro.pu.it/index.php?id=2570 http://www.bibliotecalafornace.it/ http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it/ http://www.welcome2prato.com/2009/11/nuova-biblioteca- lazzerini-prato.html
nella pagina seguente tabella comparativa delle caratteristiche dimensionali, patrimoniali, gestionali e prestazionali di alcune biblioteche visitate.
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6.4 campagne DI RILIEVO.
RILIEVO FOTOGRAFICO [scatti di stagione]
Le immagini presentate nella pagina successiva fotografano non solamente il fabbricato oggetto dello studio, ma documentano 12 mesi di visite all'area, fortunatamente nelle vicinanze della mia abitazione. La sequenza di foto non seguirà dunque un ordine logico-spaziale ma puramente cronologico, quindi pressochè casuale. Gli scatti sono trentadue: i primi risalgono al dicembre 2009, seguiti da febbraio e giugno 2010; le ultime viste sono state volutamente raccolte pochi giorni prima della pubblicazione di questo lavoro, nei primi giorni di dicembre 2010.
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RILIEVO METRICO
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6.5 il progetto ARCHITET TONICO.
“Ti posi nel mezzo del mondo, perché di là tu meglio scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avessi prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai rigenerarti, secondo il tuo volere, nelle cose superiori che sono divine.” 9
9
Pico della Mirandola , Oratio de hominis dignitate (Discorso sulla dignità dell'uomo)
L
e visite effettuate durante questo anno di ricerca e gli studi precedentemente riportati mi hanno convinto, sin da subito, a concepire l'organismo biblioteca come una piazza. Una piazza coperta, luogo di attraversamento e di sosta, luogo di flussi di idee e di persone, luogo dove l'offerta di servizi non è sfruttamento passivo degli stessi ma coinvolgimento attivo dei soggetti verso i quali è diretta, suscitando la loro interazione. Una piazza del sapere che rappresenti l'esatto opposto ai non-luoghi evidenziati dalla lucida analisi di Marc Augè10, "false proiezioni pubbliche" dell'epoca moderna. Una piazza del sapere è un luogo terzo (vedi capitolo 4, pagg. 64-67), uno spazio entro il quale si ha piacere di trovarsi per bisogni scevri dal consumismo, per scoprire casualmente il libro di cui prima nulla si sapeva o incontrare fortuitamente persone che da tempo non si vedevano. La biblioteca, nuova piazza del sapere, assolve così a un "compito sociale" rilevante nell'epoca dell'individualismo più ottuso, soggetto primo e autentico che promuove l'incontro e la scoperta, modello per una nuova socialità. Per questo motivo la biblioteca si arricchische di nuove funzioni, prima da essa separate e/o dislocate lontano. Diviene così una polarità che magneticamente attrae a sè funzioni culturali diversificate ma interagenti tra loro senza soluzione di continuità. Questa sinergia è favorita dai flussi di persone che le percorrono, che ne determinano le relazioni strette, che ne favoriscono la complementarità e la produzione creativa. I flussi umani sono dunque vera linfa vitale che giustifica l'esistenza della piazza del sapere e ne stabilisce il ruolo di catalizzatore, di spazio urbano indispensabile o dispensabile per la comunità.
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Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione ad un'antropologia della surmo dernità, Elèuthera editrice, Milano, 1993
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piazza del sapere
L'IDEA Nel progetto illustrato nelle pagine seguenti la piazza del sapere è riconosciuta come le radici di un albero, ovvero di un luogo che rappresenti la "parte solida" e salda di una comunità: la sua storia di intraprendenza e lungimiranza, la sua matrice associativa e di relazione. Un apparato radicale solido, ma non statico: al suo interno c’è fermento e dinamismo generato dalla contaminazione di funzioni differenti: biblioteca, centro anziani e centro giovani, caffetteria e sala polifunzionale per mostre ed eventi di diverso genere. Questo "basamento" nasconde la propria natura di luogo di incontro e scambio, ne protegge il contenuto verso l’esterno e al contempo provoca curiosità in chi lo osserva da fuori. Così come un albero, la piazza del sapere ha un suo sviluppo in direzione verticale, stabilendo forti connessioni con funzioni superiori.
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immagine parzialmente tratta da: Bruno Munari, Disegnare un Albero, Zanichelli, Milano, 1977
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Sopra il livello della “piazza del Sapere” infatti, si trovano i frutti, le forme espressive della cultura: il teatro/cinema, la scuola di danza, quella di musica e altre attività, tutte racchiuse all’interno di un nuovo “guscio architettonico”. La metafora della pianta aiuta a comprendere la scansione fortemente orizzontale dell’organismo architettonico ma anche il suo slancio verso le cose elevate che l’essere umano può produrre. L’involucro o guscio superiore, il “nuovo cappello del Pluto”, segue il profilo del precedente edificio reinterpretandone l’immagine, fortemente connotata da una testata nord completamente vetrata e sospesa a 4 metri da terra. La facciata presenta il profilo stilizzato di una abitazione: una casa della Cultura, sollevata e contemporaneamente sostenuta dai sottostanti eventi della vita terrena, radici reali da cui prende nutrimento e senza le quali non può sopravvivere.
Le radici dell'albero forniscono vita all'albero: hanno il compito primario di nutrirsi di ciò che le circonda, attrarre a sè il nutrimento, trasformarlo in flussi linfatici.
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La piazza è luogo di flussi, di funzioni promiscue (quasi sempre casualmente collocate), luogo di interazioni estemporanee e di sinergie inattese. La piazza è sede del sentimento di appartenza di una comunità, di formazione della sua storia e della sua identità. Attraverso le piazze circolano persone, idee, notizie.
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Piazza Santo Stefano. Bologna, Italia.
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IL PROGETTO IN 15 PASSI
01 "La piazza ideale" viene collocata all'interno del contesto di intervento. La forma ideale e archetipa di piazza viene modellata dalla presenza di flussi di attraversamento periferici (Via Piave) e da limiti fisici imposti dai confini di proprietĂ con lotti privati adiacenti.
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i flussi interni all'area occupano capillarmente gli spazi vuoti e destrutturano ulteriormente la regolaritĂ della forma, creando un nuovo corridoio o "ponte" tra la zona centrale e periferica del centro storico (vedi analisi pag. 137).
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il perimetro individuato viene estruso di 5 metri, ricavando un solido tridimensionale, "la piazza del sapere".
04 la piazza del sapere deve essere ora collocata al piano terreno dell'edificio esistente del Teatro Pedrazzoli. L'operazione richiede la demolizione di alcune parti dell'edificio.
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le operazioni di demolizione del fabbricato esistente includono: biglietteria del Teatro/cinema, corpo scale esistente, un volume edilizio ingiustificato, bassi servizi di una proprietĂ adiacente (rilevati dall'Ente) e muretto divisorio tra i due lotti. Viene inoltre rimossa la copertura.
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la piazza del sapere è ora "basamento" dell'intero edificio. Non rimane che aggiungere le funzioni ai piani superiori, dove è rimasto, pressochè inalterato, il volume del Teatro.
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viene ripensata la distribuzione dei tre livelli fuori terra in testata mentre il retro dell'edificio vede l'implementazione degli spazi destinati ai camerini e alle quinte.
il foyer, che occupa un volume antistante l'ingresso al Teatro, prolunga il suo spazio "a sbalzo" sulla piazzetta antistante, generando un area coperta sottostante. sul retro del teatro vengono aggiunti i camerini, cameroni e un blocco scale antincendio.
gli ultimi due livelli sono occupati dalla scuola di danza e recitazione oltre a un archivio cinematografico. Sul retro un nuovo volume in continuitĂ con gli spazi del Teatro ospita un locale tecnico e un deposito per le scenografie teatrali.
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l'ultimo livello in testata è occupato dalla scuola di musica, uffici del Cinema e del Teatro, una sala riunioni e una sala per l'associazione cinefili (collegata mediante una scala interna all'archivio del piano inferiore).
a chiudere la scatola architettonica un involucro ricopre le funzioni emergenti dalla piazza del sapere. la nuova struttura si presenterà pertanto bipartita in una piastra funzionale o basamento e un nuovo oggetto architettonico che la sovrasta, "prodotto della cultura dell'incontro e del sapere".
il complesso viene attraversato da vuoti, volumi che bucano spazi e funzioni con l'obiettivo di creare una continuità e un'unità fisico-visiva e simbolica tra tutte le attività interne.
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la planimetria viene arricchita dal verde: a sud il "giardino segreto" per la lettura all'aperto, i tre patii verdi che attraversano la piazza e il "parco dell'artista" nella piazza della cultura.
un impianto fotovoltaico di 180mq ricopre la falda inclinata di 30째 (appositamente studiata) della torre scenica, integrandosi perfettamente nell'involucro di rivestimento.
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T1
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
PIANO TERRA +1.50m
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T2
PIANO AMMEZZATO +4.70m 191
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T3
PIANO PRIMO +6.70m
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PIANO SECONDO +9.30m
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PIANO TERZO +13.10m 195
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LIVELLO COPERTURA
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PROSPETTO OVEST
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SEZIONE LONGITUDINALE AA
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l'ingresso alla piazza, sulla destra il parco allestito con opere d'arte.
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vista da sud-ovest
vista da nord-est
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BIBLIO GRAFIA LIBRI Massimo Colocci, a cura di, Nuove Biblioteche, architettura e informatica, Officina Edizioni, Roma, 1992 Antonella Agnoli, Le piazze del Sapere, biblioteche e libertà, Editori Laterza, Bari, 2009 Marco Muscogiuri, Biblioteche. Architettura e progetto, Maggioli Editore, Rimini, 2009 Giorgio Fiorese, a cura di, Biblioteche Architettura Città, Edizioni Cusl, Milano, 2002 Marco Muscogiuri, Architettura della Biblioteca: linee guida di programmazione e progettazione, Sylvestre Bonnard editrice, Milano, 2004 Aldo De Poli, Biblioteche: Architetture 1995-2005, Federico Motta editore, Milano, 2002 Marco Vaudetti, Edilizia per la cultura: biblioteche, musei, UTET editore, Torino, 2005 Mandolesi Domizia, Biblioteche e Mediateche: un’alternativa ai luoghi del consumo, Edilstampa, Roma, 2008 Marshall Mc Luhan, Gli Strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1995 Marshall Mc Luhan, La Galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Armando, Roma, 1988 Umberto Eco, I libri da consultare e i libri da leggere, Bompiani, Milano, 2000 Jeremy Rifkin, L’era dell’accesso, Mondadori, Milano, 2000 Ray Oldemburg, The Great, Good Place: Cafes, Coffee Shops, Community Centers, Beauty Parlors, General Stores, Bars, Hangouts, and How They Get You Through the Day, Paragon House, New York, 1989
207
Lorenza Perelli, Public Art. Arte, interazione e progetto urbano, Franco Angeli editore, Milano, 2006. Gianni Amaini, Armano Caroli, Beniamino Gozzi, Dino Terenziani, Il Teatro Pedrazzoli di Fabbrico, 2007. Jorge Luis Borges, La biblioteca di Babele in Finzioni, Einaudi, 1980.
RIVISTE ANCE n° 387, 2006 ABITARE n°482, pagg. 62-83, 2008 ABITARE n°494, pagg. 71-91, 2009 CASABELLA n°733, pagg 8-19, 2005 CASABELLA n°761-762, 2008
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I Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo
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II Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche
III THE COPENHAGEN DECLARATION
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IV Relazione illustrativa al progetto di legge regionale recante “Norme regionali per l’arte negli edifici pubblici”.
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V SERVIZI BIBLIOTECARI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA indici statistici 2001-2008
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