Lo sfruttamento minorile

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Istituto Tecnico Commerciale Statale “Maria Lazzari” Indirizzo: MERCURIO Classe 5AM

Lo sfruttamento del lavoro minorile Tesi per l’esame di Stato

Anno scolastico 2010/2011

Robert Minor , “Lavoro minorile” The Daily Worker (22 Dicembre, 1924)

A cura di Vanessa Levorato


SOMMARIO Introduzione ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….. 3 LO SFRUTTAMENTO MINORILE NELLA STORIA La seconda rivoluzione industriale ..................................................................................................................................................... 6 LO SFRUTTAMENTO MINORILE NELLA LETTERATURA G. Verga e Rosso Malpelo ................................................................................................................................................................. 7

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LO SFRUTTAMENTO MINORILE INTRODUZIONE Il problema dello sfruttamento del lavoro minorile indica l’impiego di minorenni nelle attività lavorative e riguarda ormai ogni angolo della Terra. È un fenomeno di carattere sociale che coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15 anni. Perché…? La prima causa di questo fenomeno è sicuramente la povertà; molte storie di sfruttamento partono dalla necessità di sfamare una famiglia che ha perso il padre o che si è indebitata o più semplicemente che si è ampliata con l’arrivo di nuovi nati. Non va inoltre dimenticato che i bambini e gli adolescenti subiscono angherie e ricatti, non avendo coscienza sindacale e dunque diventano la forza lavoro ideale per gran parte dei datori di lavoro. Come…? Esistono svariate forme di sfruttamento del lavoro infantile: •

Il lavoro domestico dove bambini e adolescenti sono venduti a famiglie più ricche che li usa come servi e sono costretti a orari di lavoro massacranti;

Lo sfruttamento sessuale coinvolge circa un milione di minori ogni anno nel mondo. L’abuso sessuale è inoltre una pratica molto diffusa per molti datori di lavoro che, in questo modo, affermano la loro assoluta prepotenza su persone non in grado di difendersi o di far valere i propri diritti più elementari;

Il lavoro nelle industrie e nelle piantagioni comprende attività pericolose e pesanti che sottopongono il fisico dei minori a gravi rischi. Essi, infatti, raccolgono il thè nelle piantagioni irrorate di pesticidi nello Zimbabwe, scavano nelle miniere di carbone, rischiando la vita a causa di metodiche lavorative antiquate e pericolose;

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Il lavoro di strada è un altro modo in cui i bambini vengono privati della loro infanzia per lavorare. Essi sono sfruttati dalle proprie famiglie per impietosire i passanti e sono costretti a passare intere giornate per strada per portare a casa pochi spiccioli;

Dove…? Il grafico qui di seguito riportato, indica quanti bambini lavoratori sono presenti nel mondo e dove:

Conseguenze…? Le conseguenze in cui i bambini incorrono sono molteplici e vanno da conseguenze fisiche a quelle psicologiche. In alcuni casi, infatti, i datori di lavoro costringono i bambini a pose innaturali protratte nel tempo o a prolungati sforzi fisici non adatti alla loro giovane età che interferiscono con un corretto sviluppo fisico. Anche le conseguenze psicologiche creano una ferita inguaribile che condizionerà per sempre la loro vita. 4


Soluzioni…? È difficile trovare delle soluzioni essendo i bambini le vittime più facili, semplicemente perché da loro non si riceve nessun tipo di resistenza né fisica, né morale in quanto è più semplice costringerli al silenzio attraverso minacce. L’educazione è fondamentale per cominciare a prevenire questo problema e in primo luogo bisognerebbe cominciare con l’istruire le famiglie stesse che spesso utilizzano i loro figli per far fronte a disagi economici; si tratterebbe quindi di informare i genitori sull’esistenza d’istituti che sono in grado di appoggiare economicamente i nuclei familiari bisognosi e di fornire numerose assistenze gratuite. In secondo luogo ci dovrebbe essere l’educazione dei bambini al fine di insegnare loro a riconoscere la violenza e a non accettarla, a ribellarsi alle minacce e a confidarsi con i genitori o con gli insegnanti quando sono vittime di abusi.

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LO SFRUTTEMENTO MINORILE NELLA STORIA LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Non ci sono dati concreti sull'inizio dello sfruttamento minorile in ambito lavorativo. Sono tuttavia presenti numerosi riferimenti all'utilizzo nell'antichità di forme di sfruttamento legate alla schiavitù o al lavoro agricolo e di allevamento. Fu con l'avvento della seconda rivoluzione industriale che il lavoro minorile venne sfruttato su larga scala. La seconda rivoluzione industriale Per seconda rivoluzione industriale si intende quel processo che porta a forti innovazioni tecnologiche e che si ha in seguito di una grande depressione. Va dal 1870 a inizio 1900 e si caratterizza per l’applicazione di scoperte scientifiche ai processi siderurgici e quelli dei trasporti infatti dalla metà del 1800 le ferrovie e il trasporto ferroviario si sviluppano su scala mondiale. Culla della rivoluzione industriale è stata l’Inghilterra ma in pochi anni essa tocca aree via via più estese. Il mondo industrializzato dunque va cambiando il suo modo di vita, conosce un maggiore benessere grazie all’impiego delle macchine, all’uso di forza motrice meccanica, ad una semplice maggiore disponibilità di prodotti e materiali, allo sviluppo di colture di ogni genere, allo sfruttamento delle risorse e delle riserve della Terra. Progredisce così la conoscenza del pianeta, l’uomo pare sempre più in grado di controllare e dominare il mondo.

Una delle conseguenze più disumane dell’industrializzazione fu, come già anticipato precedentemente, il lavoro minorile. La Rivoluzione Industriale, infatti, portò ad un largo uso di manodopera di donne e bambini. Il motivo principale per cui venivano sfruttati i bambini era la povertà. Spesso, erano i genitori stessi che mandavano i propri figli a lavorare in quanto non erano in grado di mantenere una famiglia numerosa con due miseri stipendi.

In Inghilterra, ad esempio, i fanciulli venivano assunti soprattutto per lavorare come apprendisti nelle filande: la filatura è infatti facile da imparare, non richiede forza muscolare potente, ma buona agilità delle dita. Oltre a ciò i bambini potevano essere pagati con circa un terzo del salario di un adulto e per la loro tenera età erano più docili e ubbidienti. D'altra parte già prima della rivoluzione industriale i bambini venivano impiegati in pesanti attività lavorative per questo motivo l'impiego di manodopera infantile nelle prime fabbriche non causò quindi grande stupore e parve abbastanza normale che si scegliessero innanzi tutto i figli dei poveri, che vivevano grazie all'assistenza dello Stato. Soprattutto all'inizio della rivoluzione industriale i proprietari prendevano accordi con gli amministratori delle parrocchie, i quali si incaricavano di reclutare i giovani lavoranti fra le famiglie più misere. Un po’ con l'inganno, promettendo buon vitto, alloggio signorile e ricco salario, un po’ con la forza, gruppi di 50/100 ragazzi venivano spediti, come merce, a fare gli apprendisti nelle filande. I vantaggi andavano solo agli imprenditori, che ottenevano manodopera poco costosa, e alle parrocchie, che si toglievano un buon numero di bocche da sfamare. Per i fanciulli iniziava invece una vita terribile, piena di fatiche e sofferenze di ogni tipo.

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LO SFRUTTEMENTO MINORILE NELLA LETTERATURA G.VERGA E ROSSO MALPELO Tra le righe della novella ottocentesca di Verga, si trova il problema dello sfruttamento minorile nel lavoro nelle zolfare siciliane; la mancanza di misure di sicurezza (con i conseguenti incidenti e morti) e le basse paghe sono le caratteristiche principali di questo lavoro.

GIOVANNI VERGA (Catania 1840 – 1922) Fu il maggior esponente del verismo, una corrente letteraria italiana nata all'incirca fra il 1875 e il 1895 per opera di un gruppo di scrittori che costituirono una vera e propria "scuola" fondata su precisi principi come l’impersonalità e una rappresentazione oggettiva della realtà. Nella poetica verghiana dunque, emerge l’assoluta originalità della lingua dell’artista siciliano sia per la novità della struttura sintattica, sia per le particolari tecniche adottate, che conferiscono una singolare forza espressiva al racconto. Tra le tecniche utilizzate ci sono: il discorso indiretto libero dove il narratore assume di volta in volta la “maschera” di tutti i personaggi che entrano in scena; la coralità del discorso e dei proverbi popolari e in fine un linguaggio essenziale. Il primo autore italiano a teorizzare il verismo fu Luigi Capuana, il quale teorizzò la "poesia del vero"; in seguito tuttavia Verga, intraprese la strada del verismo con la raccolta di novelle Vita dei campi (1880). La "particolarità" del verismo rispetto ad altre tecniche narrative è l'utilizzo del "principio dell'impersonalità", tecnica che, come mostrato dal Verga, consente all'autore di porsi in un'ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dall'intreccio del racconto. L'impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva, cioè, di commenti o intrusioni d'autore che potrebbero, in qualche maniera, influenzare il pensiero che il lettore si crea a proposito di un determinato personaggio o di una determinata situazione.

Vita dei campi (1880) L'opera che segna il definitivo approdo di Verga al verismo è la raccolta di novelle Vita dei campi. È una raccolta di novelle pubblicata per la prima volta nel 1880 in cui vi sono racconti scritti fra il 1878 e il 1880. Protagonisti sono contadini, pastori, minatori, uomini della campagna siciliana in cui domina il latifondo. Una delle novelle in cui Verga decide di “denunciare” lo sfruttamento minorile è: “Rosso Malpelo”. Analisi della novella ''Rosso Malpelo'' (1878) La novella sembra rispondere esattamente ai canoni del Verismo: un’obiettiva aderenza alla realtà quotidiana degli strati sociali più umili, dove si manifestano, nella loro primordiale essenza, le leggi fondamentali della vita. È questa, infatti, la realtà in cui si muove Rosso Malpelo: un mondo di miseria, dominato dalla legge di un lavoro disumano, dove uomini e animali hanno la stessa sorte. Nella narrazione lo scrittore si eclissa e la voce narrante non è quella dell’autore reale: essa è interna al mondo rappresentato e vede le cose con gli occhi dei personaggi e le esprime con le loro parole (regressione).

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GENERE LETTERARIO Novella d’ambiente, ma anche novella sociale. E’ uno dei capolavori del Verismo. In essa Verga descrive la realtà di povertà e sfruttamento delle classi disagiate in Sicilia alla fine del XIX secolo, realtà che egli conosceva e che emergeva altresì dalle inchieste del Regno d'Italia da poco formatosi (1861). L'opera è anche un ritratto, umanissimo e di grande attualità, di un adolescente, condannato dai pregiudizi e dalla violenza della gente all'emarginazione e ad una tragica fine.

TIPOLOGIA DELLE SEQUENZE Prevalgono sicuramente le sequenze narrative, anche se è molto forte la componente descrittiva; ci sono alcune sequenze riflessive. Pressoché assenti le sequenze dialogiche (espresse con il discorso indiretto libero).

FABULA - INTRECCIO Fabula e Intreccio presentano spesso sfasature per la manipolazione dell’ordine cronologico dei fatti, mediante l’uso di analessi e prolessi (nel finale).

STRUTTURA 1) Introduzione e presentazione del personaggio 2) Situazione iniziale e inquadramento dell’ambiente 3) Tre eventi complicanti: • ritrovamento della scarpa del padre • morte del Grigio • malattia di Ranocchio 4) Ripristino dell’equilibrio con la morte di Ranocchio 5) Soluzione finale e Conclusione con la scelta del lavoro pericoloso e la scomparsa nella miniera.

AMBIENTE Luogo principale in cui si svolge la storia è la miniera, con i suoi antri bui e tenebrosi, che riflettono l'esistenza del protagonista.

TEMPO Il contesto storico in cui si svolge la novella è indefinito. Anche il tempo della narrazione è indefinito, con frequenti ricorsi ad espressioni come una volta, una sera, un tempo…. Il narratore sconvolge l’ordine naturale degli eventi, tramite l’uso di espedienti come ellissi, sommari, digressioni e prolessi.

PERSONAGGI Il protagonista, Rosso Malpelo, viene presentato con una caratterizzazione diretta, approfondita in seguito, indirettamente, nel rapporto con altri personaggi. Il narratore ne dà una caratterizzazione fisica (brutto ceffo, sempre cencioso e sporco di sabbia), psicologica (torvo, ringhioso e selvatico) e sociale (emarginato e vilipeso da tutti). Frequenti sono i paragoni con gli animali: “lo schivavano come un can rognoso”; “Rosicchiava il pane bigio come fanno le bestie sue pari”; “Si lasciava caricare meglio dell’asino grigio”; “Mordeva come un cane arrabbiato”; “Lavorava al pari di quei bufali feroci”; “Rannicchiarsi col suo saccone come un cane malato”; “Egli era ridotto veramente come quei cani , che a furia di buscarsi dei calci e delle sassate da questo e da quello finiscono per mettersi la coda fra le gambe”. Malpelo è un personaggio statico, anche se si avverte in lui il seme di un cambiamento interiore. E’ una persona emarginata e denigrata dalla società in cui vive, chiamato così a causa dei capelli rossi che, secondo le superstizioni dell’epoca, sono riconducibili alla sua presunta malignità e cattiveria. Subisce violenze sia alla cava che in famiglia, dalla madre ("non aveva mai avuta una carezza da lui, e quindi non gliene faceva mai") e dalla sorella ("gli faceva la ricevuta a scapaccioni"). Ben tre morti scandiscono la sua "educazione sentimentale" (il padre, il Grigio e Ranocchio). Così, divenuto "saggio", rovescia sui più deboli (Ranocchio e il Grigio), a fine "pedagogico", la violenza che riceve dai più forti. Nonostante questo Malpelo avverte, anche se confusamente, che c’è la possibilità di un mondo diverso, al di fuori di quello in cui vive.

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PERSONAGGI SECONDARI Ranocchio, l'amico più caro di Malpelo; La madre e la sorella di Malpelo (che si ricordano di lui solo per la paga che deve portare a casa ed in seguito neppure più per quella); Mastro Misciu, Bestia, il padre di Malpelo, l'unico familiare che lo comprendeva (è morto e il suo personaggio vive solo nei ricordi di Malpelo); Lo sciancato (zio Mommu), uno dei manovali; I compagni di lavoro di Malpelo, che lo emarginano e lo deridono; Il Grigio, l’asino da soma della cava, personaggio simbolico; Il carcerato.

NARRATORE Il narratore, esterno alla vicenda, è un osservatore impassibile e oggettivo (a focalizzazione esterna) e si limita a registrare i fatti, che risultano ancor più crudi al lettore, proprio per l’assenza di qualsiasi tipo di commento o intervento del narratore.

TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE Verga utilizza un discorso indiretto libero, riferendo i discorsi e i pensieri dei personaggi indirettamente, ma riportandone le stesse parole. Questa tecnica dà immediatezza al racconto, conferendo crudo realismo alla scena. L’autore adopera uno stile denotativo, riportando fatti e situazioni in modo oggettivo. Tuttavia è possibile individuare alcune similitudini, volte ad assimilare il personaggio di Rosso Malpelo ad un animale o a una delle bestie da soma della cava. Verga si serve di un linguaggio risultato dalla fusione di lingua italiana ed espressioni, elementi sintattici, locuzioni, immagini e similitudini mutuati dalla parlata regionale siciliana. Il lessico è costituito da vocaboli italiani o derivati dal dialetto, oltre a pochi termini veramente dialettali (in particolare appellativi e soprannomi per es. Zio Mommu, Mastro Misciu). Viene impiegato il lessico della miniera, oltre a termini riferibili all’area semantica delle sensazioni di dolore e di disagio, ma anche vezzeggiativi e dispregiativi (usati in modo offensivo nei confronti di Malpelo). Nel testo prevalgono periodi piuttosto lunghi, composti da proposizioni collegate per coordinazione.

CONTESTUALIZZAZIONE La Novella è chiaramente ispirata ai canoni veristi che conobbero larga diffusione nella seconda metà dell’Ottocento. L’opera va inquadrata soprattutto da un punto di vista socio – economico – politico, per comprendere appieno le sue tematiche: è il periodo della rapida industrializzazione, in un paese fondamentalmente agricolo. Nel sud corrisponde alla crisi agraria ed all’inizio dell’emigrazione.

TEMI TRATTATI Sfruttamento minorile - Infanzia negata – Disumanizzazione.

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LO SFRUTTEMENTO MINORILE NEL DIRITTO ONU E UNICEF A TUTELA DEI MINORI I primi tentativi di regolamentare il lavoro minorile iniziano già nella prima metà dell’800. In Inghilterra nel 1831 una legge vieta il lavoro notturno nell’industria tessile agli operai di età inferiore ai 18 anni e proibisce di assumere (nelle fabbriche tessili, ad eccezione dei setifici) bambini al di sotto dei 9 anni. Successivamente, un’altra legge del 1844 riduce a 6 ore e mezza giornaliere il lavoro dei bambini ed a non più di 12 ore la giornata lavorativa di donne e giovini, limite ulteriormente ridotto a 10 ore nel 1847. In Francia nel 1841 viene proibito l’impiego di bambini al di sotto di 8 anni e si fissa un orario di 8 ore al giorno al massimo per i ragazzi dagli 8 ai 12 anni, non i turni di notte (tra le 9 di sera e le 5 di mattina). Nel nostro paese i diritti dei minori vengono tutelati da alcuni articoli della nostra Costituzione, quali ad esempio l’ art.30: “E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori dal matrimonio”; oppure l’ art.31: “la Repubblica......protegge l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo” e in fine l’art. 34: “La scuola è aperta a tutti”. C’è un’ articolo in particolare della Costituzione che riguarda specificatamente la tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti, è l’ art. 37 che dice: “ la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e , ha parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Enrico De Nicola e Alcide De Gasperi Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione firmano la Costituzione italiana familiare ed assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione”. A differenza dei primi tre articoli sopracitati che fanno parte del titolo II della Costituzione, cioè i Rapporti etico-sociali, questo articolo, fa parte invece del titolo III della Costituzione, ossia dei RAPPORTI ECONOMICI, esso è diviso in tre parti. Il I comma, che riguarda i diritti della donna lavoratrice, dove si fa riferimento alla protezione che il bambino deve ricevere dalla madre grazie alle condizioni di lavoro che vengono riservate a quest’ultima ; il II comma che garantisce il limite minimo di età per il lavoro salariato e per ultimo il III comma che garantisce la tutela del lavoro del minore e il diritto alla parità di retribuzione. Per quanto riguarda la tutela del bambino a livello internazionale, si può fare riferimento a una delle agenzie dell’ONU competente in materia che è l’UNICEF e alla Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia. L’Organizzazione delle nazioni unite (Onu), è la più importante organizzazione internazionale. Essa fu fondata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale dalle potenze uscite vittoriose dal conflitto, mediante l’approvazione della carta di San Francisco (26 giugno 1945), ovvero l’accordo giuridico multilaterale che costituisce lo statuto dell’ Onu. Alla nuova organizzazione mondiale fu assegnato lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza tra gli stati. Il numero degli stati aderenti all’ Onu, che era originariamente di 50, è progressivamente aumentato attraverso l’adesione dei nuovi stati indipendenti che si sono formati soprattutto in Asia e in Africa in seguito alla decolonizzazione. Attualmente aderiscono all’Onu 192 stati, cioè praticamente tutti gli stati del mondo. Possiamo quindi dire che l’Onu è un’organizzazione di carattere universale. L’ Onu ha sede a New York nel famoso “Palazzo di vetro”. I suoi organi principali sono: •

L’assemblea generale: che si convoca una volta all’anno e riunisce tutti gli stati membri. Ogni stato ha diritto a un voto, in omaggio al principio della parità giuridica degli stati. L’assemblea generale ha il potere di adottare, a maggioranza, risoluzioni su qualsiasi argomento di carattere internazionale.

Il consiglio di sicurezza: detiene il potere effettivo, quello cioè di decidere concreti interventi. È un organo formato da 15 stati membri , di cui 10 sono eletti ogni 2 anni dall’assemblea generale e 5 sono membri permanenti; quest’ultimi sono gli Usa, la Russia (che ha preso il posto dell’ Urss), la Francia, la Gran Bretagna e la Cina (ossia le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale). Ciascuno dei 5 membri permanenti ha il diritto di veto su ogni decisione del consiglio di sicurezza, può cioè impedire qualsiasi intervento. Questa regola riconosce pertanto formalmente la superiorità delle grandi potenze: qualsiasi iniziativa dell’Onu che sia in contrasto con gli interessi di una di esse fermata attraverso l’esercizio del diritto di veto.

Il segretario generale: è eletto dall’assemblea generale su proposta del consiglio di sicurezza e dura in carica 5 anni. Dirige l’apparato burocratico delle Nazioni unite e cura l’esecuzione delle decisioni del consiglio di sicurezza.

La corte di giustizia internazionale: composta da 15 giudici nominati per 9 anni dall’assemblea generale, giudica sulle controversie che insorgono tra gli stati sulla base delle norme del diritto internazionale. Ha sede all’Aia (Paesi bassi). 10


Una delle agenzie fondate dalle Nazioni Unite è l’Unicef (United Nations Children's Emergency Fund) nata l’11 dicembre 1946 con lo scopo di aiutare i bambini vittime della seconda guerra mondiale. Successivamente gli scopi dell’agenzia si sono moltiplicati e tra questi c’è il compito prioritario di assicurare protezione ai bambini maggiormente colpiti - vittime di guerra, disastri naturali, estrema povertà, ogni forma di violenza e sfruttamento.

L'UNICEF, con sede centrale a New York, è presente in 158 paesi e si occupa di assistenza umanitaria per i bambini e le loro madri nei paesi in via di sviluppo. I bambini ed i ragazzi sotto i 15 anni sono circa 2 miliardi nel mondo. L'UNICEF è finanziato con contributi volontari di Governi e privati e ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1965.

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La Costituzione della Repubblica italiana è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.

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