Round the Clock

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ROUND THE CLOCK




catalogo realizzato con il contributo di

www.zerotecnica.it - info@zerotecnica.it


ORGANIZZAZIONE: Associazione di Segno in Segno IN COLLABORAZIONE CON Spazio Thetis - scatolabianca CON IL PATROCINIO DI Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare PARTNERS: EcoArtProject - Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano - Istituto S. Anna di Ezio Pugliese s.r.l. - Rèdais-Bross srl - Techwood s.a.s. di L.M.&C. - Veneto Banca Scpa - Zerotecnica srl GALLERIE: Galleria Changing Role - di Galleria Faveri ORGANIZZAZIONE: Associazione SegnoDe in Segno Lab 610 XL - Galleria Emmeotto - Galleria Fumagalli Galleria - Galleria Michela Galleria- scatolabianca Piece Unique IN L’Affiche COLLABORAZIONE CON Rizzo Spazio- Thetis - Galleria Traghetto - Lipanjepuntin arte contemporanea Romberg contemporanea CONarte IL PATROCINIO DI Ministero dell’Ambiente COLLABORATORI: e della Tutela del Territorio e del Mare

Patrizia Cavallarin Segreteria Organizzativa PARTNERS: EcoArtProject - Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano - IstiNicola Rogna srl Web Designer tuto S. Anna di Ezio Pugliese s.r.l. - Rèdais-Bross - Techwood s.a.s. di L.M.&C. - Veneto Banca Scpa - Zerotecnica srl CONTRIBUTI CULTURALI:

GALLERIE: arch. Sergio Los Galleria Changing Role - Galleria De Faveri Lab 610 XL - Galleria Emmeotto - Galleria Fumagalli Testi in catalogo: Galleria L’Affiche - Galleria Michela Rizzo - Galleria Piece Unique © 2013 Martina Cavallarin - Galleria Traghetto - Lipanjepuntin arte contemporanea © 2013 Sergio Los Romberg arte contemporanea Fotografie: davidelovatti.com - Pierluigi Buttò -COLLABORATORI: fludesign@libero.it Art direction, immagine coordinata e progetto grafico: Patrizia Cavallarin Segreteria Organizzativa Federico Arcuri - federico.arcuri@teletu.it

Nicola Rogna Web Designer Video: Graziano D’Angelo lefucine Art&Media

CONTRIBUTI CULTURALI: Colonna Sonora Video Round The Clock: “Barcarola” Per Arpa di Luca Incerti, 2011. arch. Sergio Los Arpa, Chiara Marchetti. Consulente musicale: Luigi Paulucci Barouck Testi in catalogo:

© 2013 Martina Cavallarin Per la performance di David Rickard ringrazia: © 2013siSergio Los Isola della Certosa - Vento di Venezia, Marco Andrighetto per l’assistenza all’artista per le Buttò 24 ore- della performance. Fotografie: davidelovatti.com - Pierluigi fludesign@libero.it

PR & Comunicazione: Roberta grafico: Donato Art direction, immagine coordinata e progetto Federico Arcuri - federico.arcuri@teletu.it www.scatolabianca.com www.biennaleroundtheclock.com Video: Graziano D’Angelo lefucine Art&Media Colonna Sonora Video Round The Clock: Nessuna parte di questo libro può Per essere e trasmessa “Barcarola” Arpariprodotta di Luca Incerti, 2011. in qualsiasi forma Arpa, o con Chiara qualsiasi mezzo elettronico, meccanico Marchetti. Consulente musicale: è un progetto o altro senza l’autorizzazione scritta deiLuigi proprietari deiBarouck dirittidi e Paulucci dell’editore.

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Per la performance di David Rickard si ringrazia: Traversa dei Ceramisti, 8 Isola della Certosa - Vento di Venezia, Andrighetto per 17012 Marco Albissola Marina (SV) l’assistenza all’artista per le 24 ore performance. Tel.della +39 019 4500659 Fax. +39 019 4500744 PR & Comunicazione: Roberta Donato info@vanillaedizioni.com www.vanillaedizioni.com www.scatolabianca.com www.biennaleroundtheclock.com ISBN: 978-88-6057-173-1

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta e trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.

ROUND THE CLOCK Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia

ROUND THE 4CLOCK giugno – 30 ottobre 2011 A cura di Martina Cavallarin

Opening 1 giugno ore 12.00

Evento collaterale della Spazio Thetis, 54. Esposizione Internazionale Arsenale Novissimo, Venezia d’Arte la Biennale Venezia 1 Giugno - 30 Ottobredi2011 A cura di Martina Cavallarin Artisti

Francesco Bocchini 4 giugno – 30 ottobre 2011 Ulrich Egger Eva Jospin Opening 1 giugno ore 12.00 Chiara Lecca Serafino Maiorano Spazio Thetis, Gianni Moretti Arsenale Novissimo, Venezia Maria Elisabetta Novello 1 Giugno - 30 Ottobre 2011 Svetlana Ostapovici David Rickard Antonio Riello Artisti Matteo Sanna Wilhelm Scheruebl Francesco Bocchini Silvia Vendramel Ulrich Egger Devis Venturelli Eva Jospin Peter Welz Chiara Lecca Serafino Maiorano Gianni Moretti Maria Elisabetta Novello Svetlana Ostapovici David Rickard Antonio Riello Matteo Sanna Wilhelm Scheruebl Silvia Vendramel Devis Venturelli Peter Welz

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Sommario

6 Round the Clock Martina Cavallarin 10 Una sostenibilitĂ Round the Clock Sergio Los 12 Round the Clock 78 Biografie

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Round the Clock di Martina Cavallarin A ogni modo di pensare o di essere, deve corrispondere un modo di agire. I miei lavori sono la fisicizzazione della forza di un’azione, dell’energia di una situazione o di un evento, non l’esperienza di ciò a livello di annotazione, di segno, o di natura morta soltanto. È necessario che l’energia di una torsione viva con la sua vera forza. Non vivrebbe certo con la sola sua forma. Giovanni Anselmo Nell’attuazione del tradimento - nel senso etimologico, di tradere, tradurre, traghettare - del processo intellettuale in cui si è formato il nucleo di Round the Clock espresso attraverso i tre livelli di scrittura (1) - scrittura saggistica, scrittura comportamentale, scrittura espositiva - è germinata l’invenzione di Round the Clock Evento Collaterale della 54° Esposizione Internazionale d’arte - la Biennale di Venezia. L’idea nasce da lontano, dagli studi sull’arte degli Anni Settanta in cui ci si apre alle grandi domande sull’”energia primaria”, la gravità, l’instabilità, il finito e l’infinito. Si comincia a parlare di Ambiente, del rapporto uomo/natura impiegando materiali organici e inorganici. L’Entropia si fa nucleo di un discorso rivolto alle possibilità, alla ciclicità, alla scienza: in U.S.A. ne parla Robert Smithson e nel 1969 il suo riallestimento a Roma alla Galleria L’Attico di Asphalt Rundown costituisce un messaggio importante. Da Torino l’artista Giovanni Anselmo rende visibile l’Entropia intesa come strategia estetica: l’opera Torsione del 1968, è il simbolo di tale processo. Anselmo tra tutti si dedica a fenomeni contrapposti rivolti a potenza, causa ed effetto, a tensione e compressione, forma e antiforma, mare - acqua - pavimento - pietra - blu - terra - ruggine, i suoi lavori sono la fisicizzazione della forza di un’azione. Un’arte processuale che si rivolge a “tutto”, “particolare”, “infinito”, che si concentra più sul percorso che sul risultato finale. Un aiuto alla formula di Anselmo sul rapporto tra Entropia e Gravità può essere giunto dai Prop (1968-69) dello scultore Richard Serra, sperimentatore di materiali assolutamente inusuali come piombo, fibra di carbonio, neon, gomma vulcanizzata. La mostra Nine at Castelli del 1968, alla Galleria Leo Castelli di New York può essere stata l’occasione di conoscenza tra i due artisti e la loro ricerca (2). Da allora le pratiche e i codici si sono allargati e si sono espansi, ma la strada intrapresa dalla collettività non è andata in direzione propositiva anzi si è necrotizzato l’errore, si sono andati consolidando i comportamenti peggiori e degradati e aleggia plumbea la crisi energetica in tutte le sue estensioni, concrete o metaforiche. Se lo stato di allarme è massimo, ora oc-

corre tralasciare le grandi utopie e percorrere le strade del vivere quotidiano, del respiro collettivo in modo che, ancora una volta, attraverso l’arte, si possa applicare l’avvicinamento ad una misura aurea che ha l’uomo al centro e il dubbio e la redenzione laica come obiettivi sensibili. Alla luce di una pigrizia atavicamente determinata da consuetudini viziose l’opera si pone sempre come rimedio possibile, fisioterapia della mente che massaggi con tendenza energetica e continuativa il muscolo atrofizzato della consapevolezza collettiva nel tentativo di porre delle possibilità concrete e determinanti. In questo senso Round the Clock è un progetto che pone in dialogo arte ed ecosistemi sostenibili attraverso un’esposizione corale realizzata da artisti internazionali che, mediante la forza energetica e indagatrice delle loro opere, allacciano percorsi e attraversano tentativi. L’esposizione ha un andamento circolare che comprende titolo e linguaggi mentre il lavoro è la parte finale di uno svolgimento complesso che attua una convergenza che avviene mediante l’analisi di un’idea forte realizzata con materiali comuni. Le “24 ore su 24” di Round the Clock respirano in una mappatura completa e rappresentativa essendo i singoli lavori una macchina biologica compressa in un respiro unico, recuperati attraverso una teoria di passaggi legati indissolubilmente gli uni agli altri nel segno della resistenza di un’arte che spinge verso la condizione esistenziale del reale riuscendo a far sentire in questo modo l’effetto e la totalità del tutto. In uno spazio che si svolge tra dentro e fuori, tra erba verdissima e l’archeologia industriale del polo dell’Arsenale Nord di Venezia, luogo d’industria dell’antica Repubblica, forziere inviolabile in cui la scienza della costruzione navale dell’epoca continua attraverso la ricerca ambientale condotta dalla Società Thetis e dalla contaminazione con le arti che ospita nello Spazio del contemporaneo. Una commistione necessaria e intelligente, un modo per cavalcare il futuro e stimolare tenacemente il presente. L’esposizione comincia con una giornata di anticipo: all’Isola della Certosa David Rickard svolge con concentrazione e coraggio la sua azione performativa “Exhaust”. Il giovane artista neozelandese lavora con differenti materiali dei quali indaga il punto di collasso, lo stato di massima tensione, l’esasperazione e un tentativo sempre frustrato, ma mai fallimentare, di ordinare il caos. Per Round the Clock l’opera è creata attraverso un meccanismo performativo complesso e faticoso che consiste nel respirare per l’arco di 24 ore in una maschera che convoglia ogni espirazione all’interno di un pallone argentato, sostituito e sigillato quando raggiunge la capienza massima. Il lavoro di Rickard è sempre strettamente correlato con lo spazio e con il campo d’azione in cui si svolge la battaglia concettuale della sua pratica artistica che nel caso di “Exhaust” è una prova di potenza e controllo che genera un’opera macro, scintillante e volatile, effimera nella sua apparizione quanto compressa fisicamente e concettualmente nella sua generazione. In Round the Clock il lavoro dell’artista è d’indagare la dimensione del sociale, i problemi dell’eco-sostenibilità e bio-diversità e tale atteggiamento non può avere la vocazione del patteggiamento e pareggiamento tra ideologia

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e verità, ma mediante un’immersione riflessiva deve ambire a raggiungere le discrepanze tra i comportamenti e dare voce a grida soffocate. Il grande Buddha “Metal recycling” di Svetlana Ostapovici sacrificato al rifiuto della civiltà è un’installazione colorata e potenzialmente sarcastica. Totem religioso ai piedi di una moltitudine di lattine accatastate che sono segno e simbolo, anoressia e bulimia mentali, la sua opera è un altare dedicato a una cecità masochistica che porta al collasso lo stesso humus che ci alimenta. Artista relazionale colta e riflessiva, da sempre sul crinale della denuncia e interessata al filone bio ed eco, Ostapovici è fotografa che trova nella mise en scene della scultura un’ulteriore gradino di riflessione, una visione espansa all’analisi del mondo e alla natura antropologica della collettività. Nella sua ricerca a piani e contropiani corrisponde l’apprendimento di una serie di sequenze sintagmatiche ricorrenti e facenti funzione di segni o di complessi segnici. La successione dei suoi scatti forma un insieme organico pur mantenendo ogni singolo lavoro una privata autonomia che parte dalla completezza dell’intenzione e da un’onestà intellettuale che avvalla la presenza dell’intero sistema semantico quando la singola foto si fa opera a più voci, composizione a parete multipla ed ossessiva. Il suo lavoro è replica del sistema circostante in stato di emergenza per stabilire un filone narrativo che costituisce situazioni di causa ed effetto, constatazioni psicologiche reali in un paesaggio reso quasi astratto e galleggiante dalla posizione naturalmente resistente e neutrale dell’obiettivo fotografico. I luoghi degradati, sconfitti e violentati divengono set di squarci di vita in cui la possibilità e la speranza restano aperte, in cui la necessità è quella di far rigenerare il presente e dare evidenza ad un possibile futuro. Il residuo è filone che attraversa memoria e percezione come una scrittura che si avvale dei contrasti chiaroscurali e di un taglio mentale riflesso nella fotografia come nell’incidente della scultura. L’analisi di Round the Clock si allarga attraverso queste opere spurie e ambientali con il meccanismo della Postproduzione che, nell’arte contemporanea, s’innesta nel filone della contaminazione tra generi, materiali, metodi. Se “la cultura è l’urlo degli uomini in faccia al loro destino” (Albert Camus), il codice poetico di Chiara Lecca è la domanda necessaria della sua arte che si apre costantemente alla dimensione rassicurante della quotidianità con l’intenzione di scardinarne certezze e aspettative. La scultura “Gengi” è composta da scarti di lastre di marmo che formano la base stabile per un variopinto assemblaggio di felliniana memoria costituita da vesciche di maiale come palloncini festanti e imprevisti. L’artista romagnola lavora, infatti, sulla linea sottile del paradosso attraverso le relazioni che intercorrono tra reale e artificiale, organico e inorganico. Se le attinenze alle quali la sua realtà la mette a confronto si basano su questi rapporti di uomo-natura, maschile e femminile, Lecca sistematicamente è in grado di elevare la semplicità di tali costanti per processi aggiuntivi di congiunzioni e indietreggiamenti che s’innestano in un filone contemporaneo che vive di espropri e ferite praticate con una cura e un rigore che restituisce il processo intellettuale scevro da apparenti complicazioni e al limitare del visibile. L’artista andando a


ritroso nella propria memoria, reinterpreta ciò che la circonda, che forse anche la confonde e la nutre, liberando angosce e assecondando proiezioni, esternando brani di mondi da lei stessi osservati e sentiti. Con una pratica strabica e assolutamente originale apre le scatole della propria fantasia plasmata, rivelandone difficoltà abbandonate e luoghi ostili, talvolta rovesciate su se stessi oppure similari o contrastanti. Eva Jospin, “Details d’une Forêt”, decostruisce e scontorna foreste e vegetazioni con l’uso del cutter o della sega elettrica creando forme tra il fantastico e il surreale, innestando un processo che non è meramente testuale, ma emotivo, sempre sotto il segno di un materiale povero come il cartone che restituisce forza e vigore a simbolo e finzione. Tale Postrpoduzione rappresenta anche un modo per interpretare il concetto di riuso nella direzione green nel senso di creare opere che si innestino nel bisogno del mondo, anche quello dell’arte, di provvedere alle “regole del mantenimento della buona casa” per citare una delle prime definizioni di sostenibilità fornita dal “rapporto Baudrillard” del 1981 e usata da Gianni Moretti come start, e titolo, che l’ha portato al concepimento della sua opera in mostra. Nel lungo tavolo ligneo sono posizionate svariate silhouette ricavate da immagini di giornali, ritagliate a cutter, incise, fotocopiate e moltiplicate per innesti. Come onde vaghe e inermi la rappresentazione degli abiti maschili decurtati di mani e testa spostano l’accento dalla dimensione del potente a quella del meschino, uomo chiuso nella sua autoreferenzialità che gli impedisce di vivere in una dimensione collettiva aperta e germinante. Il proliferare degli arti inferiori, rimando ad un macismo coatto, sottolineano un ritorno ad un infantilismo basato sulle proprie egoistiche necessità prima fra tutte quella di procurarsi piacere. L’opera assume la connotazione di un monumento a una visione antropocentrica eccessiva e bulimica in cui non c’è scambio e conseguentemente vengono a mancare le regole dell’equilibrio. Quel terzo elemento potrebbe trasformarsi da ipertrofico simbolo di una classe politica impedita dalle proprie private necessità a elemento atletico che permette un balzo in avanti restituendo anche alla forma sostanza. Arte quindi pronta a denunciare quella di Moretti, ma in stato di apparente silenzio, arte che si svela attraverso la lateralità di frammento, carta, indugio, ossessione, raffinatezza, mutazione, poesia. Il giovane artista perugino analizza dei paradigmi che, pur muovendosi nel medesimo ambito, danno origine a possibilità tracciate nelle quattro dimensioni e accolte sempre sotto un unico segno, impronta e organismo cosciente del senso dell’opera presa nella sua totalità, abbraccio spontaneo tra pubblico e privato, residuale e liminale. Alzando lo sguardo le finestre arcuate della Thetis si specchiano concettualmente nell’architettura dei ventagli sospesi “Play time” di Silvia Vendramel. Sono strutture geometriche costruite come elementi di una scenografia, due facce della medesima realtà, labili come ombre di trasparenze lignee leggere, ornate e oniriche, echi dello spazio e composizioni che moltiplicano i volumi tra pareti e soffitto creando una terza dimensione possibile e agognata. I gradini di ruggine di Maria Elisabetta Novello ci invitano a scrutare dentro i suoi “Kaleidos” a parete. L’artista vicen-

tina si relaziona con elementi effimeri e fuggevoli, materiali che racchiude in teche trasparenti di plexiglas o in lunghe provette di vetro, a formare orizzonti curvilinei, micro e macro cosmi, tonalità dai minimi scarti e dalle più sfuggenti differenze difficili da ordinare e governare e per questo sempre sul confine dell’imperfezione. Le installazioni a terra - composizioni elaborate in delicate trame ispirate ai lavori a uncinetto - sono tatuaggi di ricami destinati alla cancellazione e di cui indaga le possibilità mnemoniche e organiche. Novello è artista in costante dialogo con la fragilità del contemporaneo, i suoi lavori si nutrono di sconfinamenti e trasformazioni mediante una rideclinazione del già accaduto. Novello riadatta la polvere combusta, residuo di qualcosa - frammento di emerso e allegoria della caducità della condizione umana - in qualcos’altro, in un’osmosi continua tra passato e presente, in bilico tra possibilità e limite, visibile e invisibile, temporalità e atemporalità delle costellazioni del cosmo così come dei paesaggi terrestri intesi come luoghi geografici reali o visionari luoghi della mente. Il concetto di Postproduzione viene adoperato, nel caso di Round the Clock, non attraverso “l’adattamento” di opere d’arte preesistenti messe al servizio di un rinnovato processo, bensì di oggetti di riciclo quotidiano impiegato per comporre l’opera d’arte. Pratica che muove l’opera di architetture imperfette, “Im Herzen der Altstadt”, di Ulrich Egger; o che germoglia tra le mura merlate dell’Arsenale attraverso “Birdseed” di Wilhelm Scheruebl, Si tratta di un’opera ambientale e processuale in cui l’artista Viennese compie un atto naturale l’impianto in loco di semi di girasoli dei quali segue la crescita e la gemmazione – e un atto artificiale determinato dalla sospensione a parete dei contenitori trattenuti da corde da arrampicata; o si srotola a spirale in “This Paradise is not for me”, inaccessibili casette per uccelli di Matteo Sanna. L’artista tedesco Peter Welz esplora i limiti di differenti linguaggi spostandosi nelle contaminazioni propositive di scultura, fotografia, video, architettura in un processo raffinato, vasto e multiforme, che genera un’opera pulita e affascinante in cui la complessità di ricerca e assemblaggio vengono mistificate attraverso il talento e una visione consolidata e personale. L’inedita prospettiva cinetica applicata all’arte visiva da vita a un’opera che nel caso di “study for a video sculpture | [ m. antonioni ]”, si muove intorno alla ricerca condotta dal regista Michelangelo Antonioni, alla sua prospettiva cinematografica legata all’architettura e al paesaggio, in questo caso specifico il film Deserto Rosso. L’opera è una struttura in cui il video proiettato sulla superficie specchiante di un plastico, rimando intellettuale alla Piazza Nera di Kazimir Malevich, riprende scene di architetture solitarie e in assenza di essere umano girate da Antonioni. Si tratta di una combinazione d’interni ed esterni nei quali la fotografia di grandi dimensioni è suggestione e metafora dell’esistenza. È necessario intensificare il movimento e incrementare l’energia con un’opera che vive dei rapporti tra artista, spazio e spettatore con un’etica di tipo collaborativo nel rispetto delle relazioni e delle differenze. Attraverso poi un luogo d’accoglienza finalizzato all’affioramento dei significati del mondo, in una naturale

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tendenza all’entropia, la capacità risiede nella rielaborazione dei codici in una chiave di complessità che si rivela in una trasversale consapevolezza per ritrovare bellezza e senso in un ambiente eterogeneo di sperimentazioni e proposte. Se l’artista deve avere una necessità e saperla esprimere attraverso l’epifania di un’opera potente, che sappia parlare in qualche modo, comunicare, allo stesso modo deve avere in mente le conseguenze che tale incontro - che si stabilisce tra il lavoro realizzato e il fruitore che lo guarda - può generare. O perlomeno l’artista può provare a innestare delle reazioni per allargarsi alla capacità di essere in relazione con il mondo e l’ambiente che lo circonda. Attraverso tale processo teso tra differenti soglie del possibile Serafino Maiorano in “Progetti di luce” e “Tagli di luce”, colloca larghe pale eoliche affacciate su scorci urbani, totem potenti e spiazzanti, aruspici silenti di un futuro migliore. Esponente tra i primi dell’arte digitale Maiorano attinge alla realtà sociale che lo circonda, alla vita quotidiana, alle strutture delle città italiane ed europee, agli interni abitati dalla collettività ed infine, ma con costanza, ai segni e alle presenze dei luoghi familiari. La sua sapienza sta nel frequentare di continuo il bilico della soglia, nella capacità di mettere di fronte e amalgamare diverse arti, fotografia e pittura, per impegnarsi in composizioni destinate a esprimere una gamma di emozioni e movimenti che vanno ben oltre la capacità tecnologica e manuale. Ciò che trapela è filtrato dalla luce, cadenzato da bianchi e neri, da fughe prospettiche e bagliori accecanti. La mise en scene non è reale, non esiste una preparazione scenografica o una predisposizione di set cinematografico. Esiste un’atmosfera che Maiorano costruisce e integra nel suo studio per ricomparire, composta e inquietante, nel gioco illusionistico dell’opera finale. Anche nella dimensione scultoria - “Archeologia Contemporanea”, “Nuovo Mediterraneo” - Maiorano ragiona e procede per scarti e decostruzioni ragionate, installando strutture inserite in altre sovrastrutture, luoghi della mente tra emerso e immaginazione. L’effimero si propone come una rivendicazione, come un modo per far vacillare la memoria, statuto estetico incerto, all’incrocio tra molteplici discipline, allargato nei confini dell’arte per mettere in forse la sopravvivenza stessa delle categorie tradizionali e consuete. Decontestualizzare con ironia, sguardo tagliente, sarcasmo e gioco velato è al centro del lavoro di Antonio Riello, artista veneto dalla provocatoria iconografia pop mescolata ad una concettualità pungente e laterale. Riello riprende oggetti e soggetti presenti e invadenti della nostra società, presentandoli attraverso un procedimento di rielaborazione che spiazza e crea continua vertigine. La struttura della sua poetica artistica s’innesta in una visione democratica che intercorre tra le cose implicando una conversione di oggetti “cattivi e pericolosi” come una pistola o il missile “Honest John” che svetta nel giardino della Biennale ornato e invadente, bello e spiazzante, un’annunciazione elaborata e dichiarata dall’iconografia dipinta sulla superficie sgargiante. La serialità sempre infranta da elementi diversificati e diversificanti e la fattezza leggera di cui si appropria il manufatto, nel momento in cui si fa opera, spogliano lo strumento sbalzandolo in una contro-realtà. Il filo velenoso della


finzione disarma lo spettatore ponendolo frontale a un lavoro che taglia e innesta ferite attraverso l’apparente buonismo, l’allestimento scenico di macchine moltiplicate e dal cromatismo assurdo. Il suo è un linguaggio destabilizzante moltiplicato da una forma di denuncia sociale mai celata, ma rafforzata dal territorio magico dell’arte come diffusore di una comunicazione pronta al confronto e all’interrogazione necessaria sulla direzione ineluttabile del destino collettivo. Il codice stilistico di Francesco Bocchini è insolito e coraggioso, fuori da mode e tendenze, inflessioni e suggestioni. Il suo segno si propone intenso e incessante rispetto alla realtà dell’opera. Nei suoi lavori le implicazioni sono metafisiche e surreali grazie ad assemblaggi e saldature e la resa finale è una composizione di una complessa, intensa, lucida espressività simbolica. In “Blumen” Bocchini mette in scena un archivio floreale impossibile costituito da figurini ferrosi fantastici posti sotto teca come nelle sale di un dipartimento di biologia antico o inventato. L’ossessione si rivolge a giunzioni, margini, bordi, ingranaggi, tutti i punti in cui una cosa ne tocca un’altra. L’impianto non è mai formale, mai statico o lineare caricandosi di una sorta d’incantamento paradossale e ricco di stimoli, impregnato di memoria, affidato alla stranezza e arbitrarietà degli accostamenti e alla libertà felice dell’invenzione. Quello compiuto dall’artista romagnolo non è però più un ribaltamento e una parodia della scultura tradizionale, ma una pratica del contemporaneo che si avvale per necessità esistenziale di concettualismo impastato di un velato sarcasmo, citazione recondita riferita al sociale, alla politica, all’immaginario teatrale e ad azzardi possibili. Il video “Apolidea”, il viaggio dell’apolide, di Devis Venturelli mostra uno spazio urbano dall’architettura rigidamente squadrata e monumentale all’interno del quale sono depositati tendaggi nomadi e lievi. L’opera vuole instaurare un’antinomia fra le cascanti strutture tessili delle tende e la struttura razionale degli edifici urbani. Il cortocircuito fra la leggerezza temporanea delle strutture precarie, esposte come fossero tessuti dal display aleatorio e l’organizzazione meticolosamente disegnata degli edifici circostanti, è il paradosso concettuale e tematico di questo video, fra progetto e non progetto, fra architettura e anarchitettura. Ogni forma di comportamento, la presenza fisica, il gesto, l’azione, l’esistenza e l’essere nel mondo, tutto è Arte. La cosa più insignificante striscia sotto la pelle delle strutture fisiche e mentali e aziona un pistone che batte a catena, in cinetico processo Round the Clock, per contribuire al flusso delle cose dell’universo. L’arte per i suoi infiniti del senso, è un’identità che si può definire di matrice rizomatica. Gilles Deleuze e Felix Guattari nell’ultimo libro scritto insieme teorizzano l’intreccio delle tre discipline della conoscenza - filosofia, arte, scienza. Precedentemente, per distinguere e sottolineare un tipo di ricerca filosofica che procede per moltiplicazioni e innesti, senza zone d’entrata o uscita definite, senza gerarchie interne, usano la metafora del rizoma. Lo scrittore e poeta Edouard Glissand che ha dedicato la sua vita a studiare il concetto d’identità osteggiando i totalitarismi, ha beneficiato del significato sul rizoma dato dai due filosofi. Si tratta di una radice, l’iris per esempio, che a differenza degli albe-

ri o dei loro bulbi, collega gli organismi e mette in gioco regimi di segni o nonsegni molto differenti. Rispetto ai sistemi centrici o policentrici con collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrico, non gerarchico e non significante. Tale allargamento e allungamento delle relazioni tra sfere dell’esistenza può aprire davvero la probabilità a un vivere migliore, antropologico e ambientale. Un’identità rizomatica Round the Clock, l’arte Round the Clock, è un tentativo possibile, un passo doppio tra arte e vita, un presupposto che intende espandere il Virus delle Contaminazioni nel tessuto pigro della coscienza civile per manifestare le possibilità di un esserci libero e condiviso. L’arte deve apportare il Trauma: dal verbo greco titrosko - perforare, trafiggere rimanda a un taglio, uno squarcio; il segno lasciato sulla pelle da qualcosa che l’ha attraversata. Il verbo che funge da radice è teiro, “strofinare”, e ha due significati: strofinare per far entrare e strofinare per eliminare. Il Trauma traduce rottura e dolore, ma attraverso di esso si scatena la reazione, si attiva il detonatore, si allertano gli arti innestando un processo e un cambiamento. O il Trauma può spingere a una duttilità inaspettata detta resilienza. Termine derivato dalla fisica dei materiali, indica la proprietà che alcune materie hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere state sottoposte a schiacciamento o deformazione. Si riferisce alla capacità di un materiale di resistere a sollecitazioni impulsive, agli urti senza alterarsi. In psicologia connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. Nell’arte cambiamento e trasformazione, reazione attiva e riflesso sono progressi connaturati al perpetuo fluire delle cose del vivere. La connessione è accelerata, cosmica e terrena esprimendo forze, azioni, contrazioni, espansioni, sotto il segno di allargamenti compulsivi del senso, scosse che rafforzano la capacità di sfuggire all’anestetico del permanente, dell’ordinario, del prestabilito diffondendo il trauma positivo attraverso la capacità d’interconnessione del rizoma. 24 ore su 24, Round the Clock, dobbiamo manifestare la nostra individualità nella tensione e nell’apertura totale verso l’altro per tracimare in un nuovo archetipo spaziale, geografico, fisico, mentale divenendo, attraverso le arti e la condivisione partecipata, metafora oggettiva della condizione dell’uomo e del mondo. 1. Achille Bonito Oliva 2. Rosalind Krauss, Inventario perpetuo, pg 202 - 203, Edizione Bruno Mondadori, 2011 3. Gilles Deleuze - Felix Guattari, Che cos’è la filosofia, Einaudi, Torino 1996. 4. Gilles Deleuze e Félix Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia (1980), sez. 1, Castelvecchi 1997, p 33 sgg.

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fare poesia, guarire, ecc., perché mai questo ruolo dovrebbe essere scomparso? Attualmente la nostra principale forma di conoscenza è la scienza, o meglio le scienze della natura, ma pure essendo molto potente, la scienza non ha saputo rimpiazzare completamente l’arte, essa non svolge tutti i compiti che un tempo erano svolti dall’arte. XY - Mi pare un punto di vista interessante, ma l’arte era veramente una forma di conoscenza?

Una sostenibilità Round the Clock Sergio Los, Università IUAV di Venezia, SYNERGIA XY - Come potrebbe l’arte contemporanea operare nell’ambito di quel processo che oggi persegue la sostenibilità delle città che abitiamo? SL - Intanto quel processo non è poi così definito e strutturato da potervi associare, con una certa chiarezza, altre attività; poi credo che sarebbe meglio aiutare un processo che persegue città resilienti piuttosto che città sostenibili, anche se oggi la sostenibilità pare più comprensibile della resilienza (possiamo considerare resiliente un sistema ca-pace di resistere a eventuali perturbazioni, di riparare se stesso rapidamente quando le subisce, e di apprendere a prevenirle. Il contrario di resiliente è vulnerabile). Non è poi neanche tanto chiaro cosa sia l’arte contemporanea quindi potremmo dire quello che vogliamo e, presupponendo una certa concezione della città sostenibile e una certa concezione dell’arte contemporanea, pensare di dire qualcosa di giusto. XY - Noi non vogliamo essere tanto elusivi, nessuno ci obbliga a parlare di queste cose quindi lo facciamo solo se pensiamo che ne valga la pena. SL - Allora mi pare legittimo porre la prima questione, se sia più adatta a perseguire la resilienza delle città l’arte oppure l’estetica. Qualcuno le confonde, ma è giusto considerarle appunto sinonimi? Avrebbe senso, per esempio, titolare Biennale di Estetica contemporanea, la mostra di Venezia? Senza far credere a molti che si tratti di una manifestazione riguardante cosmetici, benessere e bellezza? XY - Un discorso sulla resilienza della città mi pare troppo serio per gli artisti, adatto più agli ingegneri e agli operatori della scienza che non a quelli dell’arte o dell’estetica. SL - D’accordo, siamo talmente convinti che l’arte e l’estetica abbiano da suscitare emozioni, sogni oppure divertire, che non pensiamo alla possibilità che possano offrire qualche aiuto a risolvere dei problemi, fornire delle conoscenze utili per motivare persone intorno a temi importanti, modificare la nostra visione del mondo, ecc. Per molti secoli l’arte è stata una fondamentale forma di conoscenza, che ha aiutato gli umani a vivere, a costruire bellissimi edifici, a dipingere, scolpire,

SL - Vi sono vari filosofi che la pensano così e che confrontano le diverse modalità della scienza e dell’arte come forme di conoscenza della realtà. Possiamo argomentare tale diversità come basata sull’uso di differenti sistemi simbolici, ma pur sempre su sistemi simbolici. La scienza persegue una conoscenza tendenzialmente strumentale che, come tale, può essere verificata anche da un individuo, essa non richiede una risposta/riscontro sociale per confermare le sue scoperte. Non escludo che altri individui verifichino la validità di tali scoperte, ma lo fanno sempre individualmente. Questo perché essa conosce prioritariamente un mondo esterno, oggettivo, indipendente dall’osservatore quindi un mondo che preesiste all’osservazione e che implica perciò una idea di verità come corrispondenza tra la conoscenza ipotizzata e la realtà del mondo sperimentata. Questa concezione presuppone che le modificazioni del mondo perseguite applicando la conoscenza acquisita, siano effettuate dopo la formulazione e la verifica delle leggi incorporate in tale conoscenza, ma che l’azione conoscitiva non implichi alcuna modificazione della realtà osservata perché essa si pone all’esterno di tale realtà, fuori linea. L’arte persegue invece una conoscenza tendenzialmente comunicativa che, come tale, richiede sempre una verifica sociale; per considerare effettiva la sua conoscenza, essa richiede una risposta che confermi l’avvenuta comprensione di ciò che l’arte comunica. Alcune opere guideranno dunque le trasformazioni future e altre no, ma per selezio-nare quelle opere occorre realizzarle, proprio perché esse richiedono una risposta sociale, una approvazione esplicita e pubblica. L’arte dunque modifica la realtà che conosce poiché si trova a operare all’interno di quella realtà, in linea. In questo caso il mondo non può preesistere all’esperienza artistica e i suoi sistemi simbolici operano in un modo necessariamente progettuale. Potremmo considerare l’arte un processo conoscitivo tendenzialmente costruttivista, proprio per la sua capacità di costruire ciò che conosce: invece che limitarsi a descriverlo, delegando altri a costruirlo in un secondo momento, essa lo realizza direttamente. XY - Mentre posso immaginare la scienza impegnata a rispondere a domande provenienti dalla società, come affrontare gravi malattie, come migliorare la produzione agricola, come inventare un’arma capace di annientare un nemico, ecc., mi è difficile presupporre tali domande alle opere d’arte che dovrebbero costituirne delle risposte. Il mio amico Manfredo Massironi, un ar-

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tista molto bravo e anche un pensatore intelligente dice che “l’arte è quel sapere in cui le risposte vengono prima e indipendentemente dalle domande.” Il fare dell’artista operatore B non attende conoscenze esplicitate da un altro ricercatore A, ma conosce rifacendo quindi esplicitando, nel fare (fare come dare risposte), delle domande implicite. Per questo nell’arte troviamo risposte che ci aiutano a esplicitare le domande implicite cui essa risponde. Nella scienza invece l’operatore B utilizza per rispondere effettivamente, le conoscenze elaborate dal ricercatore A simulando risposte a domande ricevute. Parlando di conoscenza artistica, ma non estetica, accanto alla conoscenza scientifica, occorre ricordare quando l’arte diviene estetica. Anche se il nome è attribuito a Baumgarten, la teorizzazione più autorevole, e generalmente accettata, proviene dalla “Critica del giudizio” pubblicata da Immanuel Kant nel 1790. Egli intendeva liberare la nuova conoscenza oggettiva attribuita alle scienze, da quella conoscenza che prima delle scienze esercitava l’arte, rimpiazzandola con quell’esperienza decisamente soggettiva che caratterizza l’estetica. Nel perseguire questa esperienza estetica, sensoriale, il nuovo artista produce opere che provocano emozioni estetiche. Ne conseguono due credenze: la prima, contemporanea alla nascita dell’estetica, presuppone una naturale condivisione del piacere soggettivo di fronte a eventi naturali cui primariamente si riferiva la concezione kantiana; l’altra, che caratterizza le avanguardie artistiche del novecento, procede a eliminare qualsiasi forma di referenzialità, la prospettiva, la raffigurazione, la bellezza, la morale, ecc., in modo da rendere irreversibile a favore della scienza quel ruolo conoscitivo dell’arte. XY - Quali motivazioni potremmo trovare per spiegare queste grandi trasformazioni che contraddistinguono la modernità, quale ne è il movente, secondo te. SL - L’estetica può ora essere esperita da chiunque, senza preliminari conoscenze e per questo è implicitamente internazionale. Questa credenza è stata funzionale pure a legittimare le collezioni museali di opere provenienti da culture molto diverse da quella delle città che le ospitavano, quindi una certa tendenza a decontestualizzare tali opere estetiche. L’opera diventa un oggetto trasportabile dal momento in cui la sua comprensione non richiede alcun riferimento al contesto, né alcuna codificazione. Tutta la cultura e l’economia del turismo presuppongono questa credenza. Con l’estetica l’opera perde qualsiasi contenuto: l’emozione estetica diverte, non comunica conoscenze. Già alla fine del XIX secolo Conrad Fiedler propone di distinguere l’arte come forma di conoscenza dall’estetica come scienza del bello. Ma, più vicino a noi l’estetica analitica, soprattutto N. Goodman, dopo le forme simboliche di E. Cassirer e S. Langer, propone quei sistemi simbolici che reggono la capacità di conoscere della scienza come dell’arte, sia pure con radicalmente diverse modalità. Con questo l’arte adotta un sistema simbolico che le consente appunto di conoscere. XY - Queste mutazioni avvengono nel campo della filosofia, la distinzione


dell’arte dall’estetica dovrebbe trovare anche nel campo dell’arte una conferma, una interna necessità di distinguere queste due attività, estetiche e artistiche. SL - Dopo le avanguardie, nel campo della produzione artistica, avviene qualcosa di analogo a ciò che si svolge nel campo della filosofia. L’arte concettuale degli anni sessanta si distingue dall’estetica per la sua priorità data ai concetti e alle idee espresse, rispetto al risultato estetico e percettivo dell’opera stessa. In questa evoluzione riprende esperienze precedenti, naturalmente, basta pensare a Duchamp. Da questo momento si apre per un certo numero di artisti, una nuova produzione artistica che riproponendo una dimensione referenziale delle opere, ne riattiva anche le potenzialità cognitive. Molti successivi sviluppi quali, l’arte povera, la land art e diverse altre, confermano questo indirizzo, anche se questa distinzione dall’estetica, che implica una risemantizzazione dell’arte, andrebbe più direttamente tematizzata. Pure l’arte programmata si muove distinguendosi nettamente dall’estetica, ma con una intenzionalità scientifica che confermerebbe alla scienza l’unico ruolo conoscitivo affidabile integrando anche l’arte nel suo ambito. Le esperienze dell’arte programmata perseguono la produzione di opere che si avvalgono di strumenti scientifici, di applicazioni matematiche, di tecnologie innovative, che non distinguono le loro ricerche da quelle scientifiche. XY - Posso seguirti fin qua, ma è innegabile che, per quanto modificato lo statuto delle opere, i luoghi dell’arte restino sempre relativamente appartati: le gallerie, i musei, le grandi manifestazioni artistiche, ecc., seguite con attenzione dal mercato dell’arte. La difficoltà dell’arte concettuale nel trovare adeguati spazi museali, deriva proprio dal fatto che essa, pure uscita dall’estetica, non ha ancora acquisito quella autonomia dal collezionismo, che fa nascere i musei e decontestualizza l’arte, e che le consentirebbe di tornare negli spazi della città, appunto round the clock. L’opera d’arte è un’opera che appartiene alla vita, come le sedie, i quadri e le sculture delle case e le case stesse. Qualche quadro, qualche sedia e qualche casa essendo meglio degli altri quadri, delle altre sedie e delle altre case, per questo viene sele-zionato e fa scuola. L’arte dovrebbe abbandonare i musei, che le attribuiscono uno statuto estetico, un tempo e uno spazio speciali, e anche quell’idea dei musei come certificatori di worldart che commissiona opere come oggetti estetici solo per arricchire lo stesso museo, dove si celebra la liturgia individuale dell’esperienza estetica. Soltanto l’architettura offre un’esperienza artistica non stop, tutte le altre arti occupano frammenti del nostro spa-ziotempo, della nostra attenzione, inseriti in una vita che è “round the clock”. Il capannone che ospita la manifestazione è, come architettura, non stop, tutti gli altri allestimenti riguardano invece esperienze singolari che occupano un tempo specifico, cominciano e finiscono con la sosta mirata alla loro esperienza. Martina Cavallarin, curatrice della mostra e progettista dell’allestimento, è stata particolarmente brava a far intera-

gire le varie opere (a renderle appunto round the clock) senza far loro perdere quella autonomia, che le avrebbe ridotte a diventare semplici componenti di un complesso architettonico. A volere che inizino e finiscano, spesso sono gli artisti, che pretendono una scena propria per la propria opera, quindi nelle visite un momento specifico dello spazio e del tempo, una pausa di riflessione appunto. Nell’estetica ogni artista vorrebbe un mondo tutto per se. XY - Ma potremmo sostenere che l’architettura persegua la sostenibilità? Oggi l’architettura, che è quasi sempre una combinazione di ingegneria ed estetica, non è più round the clock. Entrambe si ritengono internazionali e presuppongono che la stabilità delle strutture e la climatizzazione/illuminazione degli edifici siano compito dell’ingegnere mentre l’architetto dona all’opera un abbellimento, una qualità estetica priva di referenti. Nel mio lavoro presuppongo che le prestazioni statiche e climatiche rappresentino dei contenuti, costruttivi e ambientali, e che il progetto debba occuparsi non solo che le relative proprietà siano funzionalmente corrette, ma che siano anche comunicate, espresse, mostrate. L’architettura antica faceva questo molto bene, sia quella colta che quella popolare. La barchessa comunicava molto bene la costruzione, poi codificata dal sitema compositivo classico di A. Palladio, evidenziando l’ordito e la trama delle articolazioni strutturali rispetto ai pilastri o ai muri portanti, ma comunicava anche mediante le facciate porticate l’apertura al sole e con quelle più chiuse, con minori aperture, la protezione dal vento, sempre correttamente orientate. Anche l’architettura ha avuto le sue avanguardie, con le quali è stata espressa la modernità della cultura che inizia con l’Illuminismo. È proprio lì che inizia quella dissociazione in ingegneria ed estetica che contraddistingue le opere moderne e quelle contemporanee. Il mio punto di vista considera necessario uscire da quella cultura della modernità, al fine di perseguire la resilienza delle città e degli edifici. La predicazione architettonica dell’internazionalismo eludeva il carattere regionale di ogni buona architettura, ma la retorica del progresso industriale eludeva, forse inconsapevolmente, il carattere regionale del proprio “internazionalismo”. Gli edifici internazionali avevano caratteristiche tali da esemplificare costruzioni tendenzialmente gotiche, predicavano una modernità regionale, che, fatta passare come internazionale, anticipava e spingeva l’attuale globalizzazione. Il grattacielo di acciaio e vetro non è un simbolo della modernità, ma del clima freddo e sotto illuminato delle regioni che lo hanno inventato, congruente proprio con la tradizione gotica. Nel nostro clima temperato esso è un cartellone pubblicitario che vende una particolare modernità, quella delle culture che ci hanno colonizzato, facendoci perdere perfino il senso del nostro clima mediterraneo, della nostra presenza al mondo. XY - Che fare dunque? SL - Un’arte referenziale cognitiva, comprendente l’arte concettuale e con la land art (magari come civic art) anche l’architettura e l’urbanistica, sarebbe

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quella conoscenza che cerchiamo per una vita più resiliente, sostenibile. Un’arte possibile che, proprio movendo verso la resilienza, raggiungerebbe uno statuto pienamente round the clock - fuori da quei templi dell’estetica che sono diventati i musei - dentro le città, nella vita. Agli artisti la scelta se restare nel mondo marginale dei musei o rappresentare un’altra forma di conoscenza. La scienza non risolverà mai (da sola) i problemi della sostenibilità perché non sa risolvere quelli della città.




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Francesco Francesco Bocchini Bocchini

Nato a Cesena (Italia) nel 1969 BLUMEN 2010 Dimensioni. 207 x 200 x 40 cm Tecnica: Olio su lamiera di ferro, vetro Foto: Dario Lasagni Courtesy: Galleria l’Affiche Milano La ricerca artistica di Francesco Bocchini si è concentrata nel tempo su latte e ferri smaltati per produrre ingranaggi di marchingegni elementari, installazioni, teche. Ora l’interesse dell’artista si sta spostando su installazioni, vetrine e meccanismi costruiti intorno al concetto di classificazione del mondo naturale rappresentato da fiori creati con lastre metalliche riciclate e organizzate in fila dietro i vetri opachi di una vetrina che detiene all’interno del materiale impiegato memorie e storie che rivivono nella rinnovata epifania offerta dall’opera. Per Round the Clock Bocchini presenta un’installazione costituita da piante immaginarie, semi e fiori: un mondo naturale rivisitato attraverso uno sguardo assolutamente personale e visionario espresso con la sua lamiera di ferro dipinta a olio per un lavoro in costante equilibrio tra straniamento, mistero, proiezione, lirismo. Francesco Bocchini’s art has focused over time on tin and glazed metals, which he utilised to make the cogwheels of basic mechanical devices, installations and showcases. But now the artist’s interest has been shifting on installations, showcases and mechanisms that hinge around the natural classification of flowers made of metallic slabs and arranged in a line behind the opaque glass of showcases that guard, within the material used, memories and stories that come back to life in the renewed epiphany of the work. For Round the Clock, Bocchini presents an installation made up of imaginary plants, seeds and flowers: a natural word revisited through a highly personal and visionary expressed through an oil-painted iron plate, in what is a composition that achieves a fine balance between alienation, mystery, projection, lyricism.

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Ulrich Ulrich Egger Egger

Nato a San Valentino in provincia di Bolzano (Italia) nel 1959 Im Herzen der Altstadt 2011 misure: 220 x 350 x 300 cm tecnica: fotoprint su alluminio, telai in legno dipinto e plexiglass Courtesy dell’artista L’artista si occupa del rapporto tra arte e architettura, dando il suo contributo artistico alla realizzazione di opere pubbliche e private. Lavora sulla fotografia abbinandola a materiale edile. All´estero (Germania ed Austria) le sue opere vengono chiamate „Materialbilder“, mentre in Italia viene il suo codice è riconosciuto in opere chiamate „fotosculture“. La sua indagine artistica sui cambiamenti del mondo postindustriale, sulla replicabilità ad libitum delle periferie, e quindi attorno all’hardware del pianeta, è qualcosa che ci appartiene in modo profondo e che percepiamo come esperienza personale diretta o attraverso la comunicazione globale. Sembra che vi siano due estremi che si collegano: da un lato l’attività del costruire, dell’edificare, dell’urbanizzazione continua e asfissiante fa parte dello sviluppo di ogni civiltà, con i suoi aspetti positivi ma anche negativi in termini di rapporto con la natura e con la vivibilità degli spazi urbani. I would like to propose two largesizedwall works. One of these works will extend along the front ground expanding into space. This work, unlike the other that will occupy only the wall, will assume the shape of a sculpture and will be considered as an installation. The materials will be those I usually use for my works, and photography will be an important element in both works. The works will be composed mainly of images borrowed from the world of architecture. Assemblage of materials that I recover in building yards and disused buildings. Iron, steel, glass, wood and nylon. I would like to alert the visitor and focus the audience’s interest on topics revolving around unscrupulous progress, the consumer society, waste, superficiality and rituals linked to consumerism. With my presence, I would like to refer to the destructive strength inherent in our way of living quickly, without respecting the time for natural wear and self-elimination of materials. There is no human presence in these “places non-places” and this, too, draws the attention of the audience. By entering into the space, the visitor becomes part of the work and involuntary accomplice of the destruction of our environment.

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Eva Eva Jospin Jospin

Nata a Parigi nel 1975. Vive e lavora a Parigi Détails d’une Forêt 2008 Dimensioni: cm 250 x 360 x 50 Tecnica: cartone e legno Copyright: Eva Jospin Courtesy: Galerie Pièce Unique, Paris Eva Jospin è un’artista eclettica che si nutre di contaminazioni linguistiche e alternate poetiche passando dal disegno alla pittura, dal collage alla scultura. Negli ultimi due anni l’artista francese si è dedicata allo studio del paesaggio e la sua rappresentazione. Nelle sue opere c’è il senso dello straniamento e della perdita e le sue foreste di cartone sono prospettive magiche e ignote, labirinti in cui si confonde il naturale e l’artificiale. Per creare queste “sculture povere” Jospin impiega dei mezzi grossolani come la sega elettrica con la quale cesella il cartone come se avesse tra le mani uno strumento chirurgico. La profondità dell’opera Détails d’une Forêt trasporta lo spettatore dentro un mondo alternativo e lo costringe ad una prospettiva inaspettata e straniante, sospesa tra poesia e meraviglia, realtà e fantasia. Eva Jospin is an eclectic artist who thrives on linguistic contaminations and alternate poetics, shifting with ease from drawing to painting, from collage to sculpture. She has been focusing in the last two years on the study of landscape and its representation. In her works there is a sense of estrangement and loss, and her cardboard forests are magical and unfathomable perspectives, labyrinths where the natural and the artificial are confused. To create these “scanty sculptures” Jospin uses unrefined utensils such as the chainsaw, which she wields as if it were a high-precision surgical instrument. The sheer depth of the work Détails d’une Forêt carries the spectator deep inside an alternative world where he is forced to observe from an unexpected and alienating perspective, hovering between poetry and marvel, reality and fantasy.

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Chiara Chiara Lecca Lecca

Nata a Modigliana (FC), Italia nel 1977. Vive e lavora a Momigliana. Gengi 2011 Dimensioni: cm 250 x cm 160 x cm 160 Tecnica: marmo, vesciche, materiali vari Courtesy: Galleria Fumagalli, Bergamo Immagino un ventaglio aperto riassumere i nostri comportamenti. Sul lato destro si posiziona l’aspirazione dell’animo umano verso l’astratto, l’intellettualistico e il desiderio comune di affrancamento dal mondo terreno, di ascesa mentale. Dal lato opposto la nostra indole istintiva e selvatica, quella da camuffare e coprire: reale, fisica, immediata, tipica dell’infanzia ma dimenticata durante la crescita. Se la raggiera di questo ventaglio però viene spezzata, il tutto risulterà monco, inutile, mancherà di equilibrio. Il desiderio di affrancamento della nostra società dalla sfera animale e naturale può farci dimenticare la nostra provenienza. Trovo il mondo umano/ animale pieno di paradossi mentre il tentativo di capire gli animali fondamentale per comprendere veramente noi stessi. Effettivamente è questo rapporto umano animale che mi interessa, come l’uomo tende a suddividerlo in categorie: tra animali da affezione, da cortile, da mangiare, da abbigliamento, da arredamento e non considerarlo nella sua complessità. Immagino il fare artistico come mezzo per sperimentare un modo originario di essere e di pensare, per ristabilire un rapporto reale ed immediato con la sfera naturale, dove il filtro di usi e costumi contemporanei si pone come contrappeso. Considero così ogni mio lavoro come un tentativo di messa in relazione del mondo naturale con quello umano, sperimentato fuori da schemi a cui siamo abituati. Utilizzo di frequente materiali organici come escamotage per risvegliare pulsioni ataviche appartenenti al nostro inconscio collettivo, alla parte più antica del nostro cervello. Immagino l’arte come rappresentazione dell’energia creativa e propulsiva a livello viscerale. La stessa energia alla base di tutte le nostre azioni. Tento di indagare come il sociale si rapporta con la realtà del mondo naturale, con il desiderio di creare dubbi, ipotizzarne nuovi assetti delle cose. La non curanza verso il pianeta attuata dal singolo innesca un allontanamento progressivo da questo, da parte di tutta la collettività a discapito della vivibilità. Trovo invece importante prevedere un diverso approccio con l’esterno: radica-

to, viscerale, vissuto realmente con il territorio. Per il progetto Round the Clock intendo mettere in evidenza i punti di contatto negli estremi di questo ventaglio. Legami intimi e viscerali ormai appannati. Questo per evidenziare la forte connessione che ci lega al mondo naturale e che tentiamo in tutti i modi di ignorare e non considerare. I materiali utilizzati sono resti di produzioni, scarti organici, provenienti dal “ventre” del mondo naturale. I guess the way we behave would be best represented by an open hand-fan. Positioned on the right side are man’s aspirations for the abstract, for intellectual pursuit, for mental elevation, for all that can free us from these too earthly shackles. While on the opposite, there is our instinctive and wilder nature, all that must be dissimulated and concealed – in other words, all that is real, physical, immediate, all that is typical of infancy but is forgotten during the growing-up phase. Should the slats be broken, this hand-fan would be incomplete, unbalanced. The desire of our society to be separated from our animal and natural sphere can lead us to forget our origins. I find the human/animal world to be full of paradoxes, while the attempt to understand animals and, therefore, to understand ourselves to be crucial. In fact, it is this human/animal relationship and the way man tries to divide it in categories that interests me: pets, garden animals, comestible animals, animals to be used for clothing, decorative animals, and hardly ever animals to be considered in all their complexity. I consider artistic endeavour as a means to experiment an original way of being and of thinking with a view to reestablishing a real and immediate relationship with the natural sphere where the filter of contemporary mores act as a counterweight. I thus consider my works as an attempt to bringing the natural and human worlds into relation with each other, while experiencing such relationship away from the patterns we’re used to. I often rely on organic materials as an escamotage to awaken the atavistic drive belonging to the sphere of our collective unconscious, to the oldest part of our brain. I imagine art as a gut-level representation of creative and propulsive energy. That very same energy that is at the base of all our actions. I try to investigate how society relates with the reality of the natural world, with the desire to instil doubt, to envisage a new order to things. The indifference shown by the single individual for the planet soon spreads to the collective, bringing about a progressive estrangement from the planet on our part, which in turn undermines liveability. I believe it is necessary to come up with a different approach to the external

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world – an approach that is rooted, visceral and intensely related to the local territory. Through the Round the Clock project my intention is to highlight the points of contact in the extremities of this handfan. Links intimate and visceral that have somehow become tarnished. The aim is to bring to the surface the strong links we have with the natural world – links that we try, with all our might, to ignore and neglect. The materials utilised are production discards, organic waste, coming from the “belly” of the natural world.


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Serafino Serafino Maiorano Maiorano

nato a Crotone nel 1957. Vive e lavora a Roma. Fotografie: Progetti di luce 2011 Dimensioni: 150x250 Tecnica: pittura su stampa digitale Tagli di luce 2011 Dimensioni: 150x250 Tecnica: pittura su stampa digitale Courtesy dell’artista Sculture: archeologia Contemporanea Dimensioni: h cm 200 x 63x63 Tecniche: ferro, vetro, pittura acrilica e ulivo Courtesy dell’artista Nuovo Mediterraneo - 2010 Dimensioni: cm h150 x 66x80 Tecnica: ferro, vetro, plexiglass, legno e pittura acrilica Courtesy dell’artista

been enriched by structured experimentations and blossoming of meanings. In addition to architectures, interiors and the mixture of painting with handcraft and digital technique, he included a theme which comes straight out of the documentary and ecological as well as eco-sustainable vein and which has led the city to open itself out to the truly crucial issue of the present day, namely energy requirement linked to a renewed respect for nature. His investigation develops along the line separating the natural with the artificial, between the stable and the unstable, between the weight of the materials and the lightness of the soul. In this project, the blending of places, technological symbols and renewable sources, ushers in the crucial demand for art intended in its highest and noblest terms: To defend society, to protect man against himself, to escape entropic destiny by showing the thorniest issues of the contemporary age through a series of strong-impact and disturbing photographs. The large wind power turbines transferred in the unlikeliest of places become real notwithstanding the digital pictorial dislocations that conjure a plausible explanation justified only by over-impressions, evanescence, colour stains, lights and shadows and rarefied tones, to the extent of producing images that somehow achieve balance.

Nella continua tensione tra inquietudine e spaesamento l’opera, studiata per Round the Clock e parte integrante della attuale ricerca artistica, si arricchisce di strutturate sperimentazioni e moltiplicazioni di significato. Alle architetture, agli interni e alla commistione tra pittura e tecnica manuale e digitale, si aggiunge un tema che s’innesta nel filone documentaristico - ecologico e Eco Sostenibile portando la città ad aprirsi alle domande salienti di questo momento storico ovvero il fabbisogno di produzione energetica legato ad un rinnovato rispetto per la natura. La sua indagine è nella linea di confine tra naturale e artificiale, tra stabile e instabile, tra il peso dei materiali e la leggerezza dell’anima. In questo progetto la commistione di luoghi, simboli tecnologici e fonti rinnovabili apre la domanda dell’arte alla sua dimensione più nobile e rappresentativa. Per difendere il sociale, salvaguardare l’uomo da se stesso, eludere il destino entropico manifestando con fotografie forti e inquietanti i problemi più scottanti e attuali. Le grandi pale eoliche trasferite in spazi improbabili trovano una collocazione quasi reale malgrado le dislocazioni pittorico digitali invochino una spiegazione plausibile che solo sovrapposizioni, evanescenze, macchie di colore, luci e ombre e toni rarefatti riescono a giustificare rendendo ogni immagine in una posizione di equilibrio. In the continuing tension generated by sense of uneasiness and disorientation, the work, conceived specifically for Round the Clock but nevertheless an integral part of current artistic quest, has

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Gianni Gianni Moretti Moretti

Nato a Perugia (Italia) nel 1978. Vive e lavora a Milano. Monumento al mantenimento delle regole della casa (I) Dimensioni: project site specific, 98x760x81 cm tecniche: collages, plexiglass, basamento di riuso, courtesy: Changing Role - move over gallery, Napoli L’aggettivo ecosostenibile deriva dal greco “oikia” che significa casa e dal latino “sustinere” che significa mantenere. L’unione di queste due parole letteralmente vuol dire “mantenere le regole della casa”. Quindi ne deriva che al termine ecosostenibile dobbiamo associare la seguente definizione: qualsiasi materiale, prodotto, attività o processo che nel suo divenire continuo mantenga inalterate le regole a fondamento della realtà ecosistemica in cui si trova ad essere “consentendo alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle future di fare altrettanto…” (Rapporto Brundtland 1987). Il lavoro di Gianni Moretti parte dal concetto di una colonna della vittoria, una colonna di Traiano, in cui il racconto di gesta eroiche si dipana lungo una fascia che correrebbe verso il cielo in forma di elica, ma che l’artista ha scelto di far scorrere in orizzontale lungo un tavolo che riporta all’esame e alla catalogazione. L’elemento predominante è dato dalle figure di carta che raccontano di abiti gessati grigi, simultaneamente metafora e simboli di eleganza e potere, appartenenza e casta. L’accento si sposta dalla dimensione verticale dell’eroe a quella orizzontale del potente, uomo chiuso nella sua autoreferenzialità che gli impedisce di vivere in una situazione collettiva aperta e germinante, ritorno ad un infantilismo basato sulle proprie egoistiche necessità prima fra tutte quella di procurarsi piacere. Lo scorrimento delle sagome, le carte frammentate e cronologicamente appartenenti a epoche diverse, le silhouette che si srotolano lungo la superficie piatta e custodita dalle teche di plexiglas, sono un racconto reso ancor più forte dalla leggerezza del materiale impiegato, dalla sua caduca evanescenza e dalla carta incisa con cura. Il supporto sottile che regge per un collo senza testa i ritagli, aggiunge volatilità ad un andamento già morbido e sospeso. L’asportazione, ap-

plicata con precisione chirurgica dall’artista alle estremità anatomiche, lascia spazio alla rappresentazione, a sagome di uomini feticci, a quell’abito che sommato a tutti gli altri espone al ridicolo un potere che solo l’arte con la sua intelligente lateralità può aiutare ad arginare. Nell’opera si svolge così un processo di resurrezione svolto attraverso il tentativo ambizioso di smantellare progressivamente comportamenti collettivi malsani e controproducenti per il vivere civile e l’ambiente in cui l’uomo abita. Il tavolo assume la connotazione di un monumento ad una visione antropocentrica eccessiva e bulimica in cui non c’è scambio e conseguentemente vengono a mancare le regole dell’equilibrio. Quel terzo elemento tra gli arti inferiori potrebbe trasformarsi da ipertrofico simbolo di una classe politica impedita dalle proprie private necessità a elemento atletico che permette un balzo in avanti restituendo anche alla forma sostanza, all’abito rappresentato la sua naturale predisposizione alla cultura e all’eleganza. L’opera d’arte può aiutare a restituire forza e riflessione attraverso il massaggio del muscolo atrofizzato della coscienza collettiva. Proveniente dall’arte sociale, intimista, concettualmente raccolta nello svisceramento di variabili sfaccettature dell’esistenza, Gianni Moretti per Round the Clock per la prima volta mette in scena un’arte politica che affronta con intelligenza ed efficacia il teatrino autoreferenziale di una casta in progressiva putrefazione. The work of Gianni Moretti starts from the concept of a victory column, a Trajan’s column of sorts, where the narration of the heroic deeds unrolls heavenwards on a strip in a helical form, with the difference that the artist here chooses to develop the tale horizontally on a table that allows for a closer observation and permits cataloguing. The dominating element is given by paper figures in impeccable grey pinstriped suits, simultaneously a metaphor as well as a symbol of elegance and power, of affiliation and chaste. The accent shifts from the vertical dimension of the hero to the horizontal one of the man of power, a man, shut in his own self-referentiality, who is thus incapable of experiencing an open and positive collective experience, and who slips back to a state of infantilism based on his own egoistic needs, first among which that of seeking pleasure. The dummies that unfold, the fragmented paper belonging chronologically to different eras, the silhouettes that unroll along the flat surfaces kept within Plexiglas showcases, tell a story made all the more gripping by the blitheness of the material used, by its evanescent fleetingness and by the care in which the paper is cut. The thin support that props up from the headless throat the cuttings adds volatility to the movement in itself already very delicate and airy. The stripping of the anatomical extremities,

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carried out with surgical precision by the artist, provides space to the representation, to the dummies of these fetish men, to that attire that summed up to all the others ridicules a power that only art, with its intelligent slanted view, can ultimately keep in check. The work thus develops a process of resurrection ambitiously pursued through the progressive dismantling of noxious and counterproductive collective habits that affect civil life and the environment where man lives. The table thus becomes in a way a monument dedicated to an excessively anthropomorphic and bulimic vision where no exchange occurs and where, consequently, everything is out of balance. That third element among the lower limbs could be transformed from a hypertrophic symbol of a political class castrated by its own private needs to an athletic element that is in a position to perform a leap so as to give substance back to form, to give to the clothes showed their predisposition to elegance and culture. The work of art can help to give back strength and ability to reflect by massaging the atrophied muscle of collective unconscious. Coming from a background of social and intimist art, intended as a conceptual exploration of the variables of existence, Gianni Moretti for Round the Clock has for the first time ever staged a form of political art that tackles with intelligence and efficacy the self-referential puppet show of a chaste caught in the throes of progressive putrefaction.


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Maria Elisabetta Elisabetta Maria Novello Novello

Vicenza, 1974. Vive e lavora a Udine Kaleidos 2011 Dimensioni: lunghezza 80 cm, diametro15 cm (due pezzi) Tecnica: ferro, cenere, carbone Courtesy dell’artista Kaleidos. kalos (bello), eidos (figura) La parola fa riferimento alla lingua greca e significa letteralmente “vedere bello”. I tubi di ferro installati a parete vogliono essere uno spiraglio sul mondo. Se il nostro reale sguardo sembra essere limitato da una parete, e da ciò che esternamente vediamo (ferro, cenere e carbone), attraverso un foro nel tubo invece si apre un mondo fantastico, un panorama interiore che esplode in visioni multiple. Infatti, trattandosi di caleidoscopi, all’interno dei pesanti tubi di ferro si trovano alla rinfusa granelli di cenere e carbone. I materiali combusti, giunti alla fine del loro percorso, vengono analizzati e rimessi in gioco attraverso il movimento e le riflessioni multiple. Preziosi recuperi che ci portano verso mondi altri dove fine e inizio si confondono. Ad ogni movimento il caleidoscopio creerà ogni volta figure diverse mai uguali a prima, un gioco effimero, di breve durata, ma che sorprende proprio per la sua caducità. Kaleidos. kalos (beautiful), eidos (figure) The word comes from the Greek language and literally means “to see beauty.” The iron tubes installed on the wall are meant to represent a gaze on the world. If our real gaze appears to be blocked by a wall and by what we see from the outside (iron, ash and coal), through a hole in the tube, a fantasy world opens out, an inside landscape that explodes in multiple visions. Inasmuch as kaleidoscopes, the inside of these heavy tubes are scattered with grains of ash and coal. The combusted materials – materials that have reached the end of their journey, so to say – are analysed and given a new lease to life through movement and multiple reflections. A precious kind of regeneration that paves the way to other worlds where beginning and end are confused. With each movement, the kaleidoscope creates different figures – figures unrepeatable and lasting but an instant. It is all very fleeting, but therein lies the wonder of it all.

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Svetlana Svetlana Ostapovici Ostapovici

Nata a Ribnita, Repubblica di Moldova, nel 1967. Vive e lavora a Latina. metal recycling 2011 Dimensioni: installazione variabile - circa 400x300x200 cm Tecnica: materiali vari Foto: Svetlana Ostapovici Courtesy: Romberg artecontemporanea La ricerca di Svetlana Ostapovici si pone in quel filone documentaristico rilevante e intuitivo che si esplica attraverso una fotografia che ha uno sguardo teso e indagatorio, posizionato sulla linea della denuncia e della contraddittoria natura antropologica dell’essere umano teso tra la ricerca della bellezza e il suo inevitabile e prevaricante lato oscuro. Sperimentatrice curiosa e profonda Ostapovici si confronta sempre di più con differenti media affrontando la fotografia e l’installazione. Luoghi industriali distrutti da incendi, paesaggi naturali bruciati, discariche, cantieri, spazi di riciclo di ferro e vetro, divengono teatri delle sue scenografie per racconti che sono inchiesta, domanda, apertura a problemi di ecologia, codici applicabili a responsabilità individuali e collettive. L’immagine catturata è pulita, fredda, lucida, ma la sua visione smuove emozioni, cattura stati personali reconditi e innesca reazioni. The artistic quest of Svetlana Ostapovici can be referred to that relevant and intuitive documentary line that is expressed by a photography that is characterised by a taught and investigative gaze positioned on the line of denunciation and of the contradictory anthropological nature of the human being who is caught in the middle between the quest for beauty and his unavoidable and prevaricating obscure side. A curious and profound experimenter, Ostapovici is increasingly involved with different medias, namely photography and installation. Industrial venues destroyed by fire, burned natural landscapes, landfills, construction sites, areas for the recycling of iron and glass, all become the background, the stage, for her stories – stories that are enquiries, questions, windows to environmental problems, codes applicable for individual and collective responsibilities. The image captured is clean, cold, smooth, but her vision unleashes emotions, captures concealed personal states of being and triggers reaction.

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David David Rickard Rickard

Nato a Ashburton (New Zealand) nel 1975. Vive e lavora a Londra Exhaust 2011 Dimensioni: Installation Dimensions variable Materiali: 24hours of exhaled air, foil balloons and wire cable. Credits: David Rickard Courtesy of: David Rickard and Galleria Michela Rizzo Video Exhaust Media: Video (12minute loop) Credits: A film by Bert&Bertie Courtesy of: David Rickard, Bertie Films and Galleria Michela Rizzo www.bertiefilms.co.uk

LeWitt when he created his Paragraphs on Conceptual Art (1967), Rickard’s experiments tend to begin with a clear set of initial rules inside which a determinate action takes place. Within this framework the works oscillate between meticulous planning and pure chance during the course of their creation. The work Exhaust explores our fundamental, yet seldom considered, demand for fresh air. Created during a continuous 24-hour performance, Exhaust will be realised literally around the clock. Throughout the performance all air exhaled by the artist will be collected via a respiratory mask and tubing into a series of large foil balloons. During the course of 24-hours this process will generate an installation of ‘collected space’ measuring approximately 12meters tall by 2meters in diameter. This vast volume of consumed air reveals our daily requirement for fresh air, highlighting our irrepressible demand on and active relationship with the space that surrounds us.

Il lavoro di David Rickard impegna una vasta gamma di mezzi per esplorare le relazioni tra oggetti, spazi e persone che li abitano. Le opere dell’artista neozelandese si sviluppano attraverso processi di sperimentazione e le proprietà materiali degli organismi e degli spazi che li circondano. In una foggia non dissimile da Sol Lewitt quando creò I suoi Paragrafi sull’Arte Concettuale (1967), le sperimentazioni di Rickard tendono ad iniziare con un chiaro insieme di regole iniziali dentro le quali si svolge una determinata azione. Entro questa intelaiatura le opere, nel corso della loro creazione, oscillano tra meticolosa progettazione e puro caso. Il lavoro Exhaust esplora la nostra fondamentale, ancora raramente considerata, richiesta d’aria fresca. Creato durante una performance continua di 24 ore, Exhaust viene realizzata letteralmente 24 ore su 24. Durante la performance tutta l’aria esalata dall’artista viene raccolta per mezzo di una maschera respiratoria ed intubata in una serie di grossi palloni gonfiabili. Nel corso di 24 ore questo processo genera un’installazione ‘di spazio collegato’ che misura circa 12 metri di altezza per 2 metri di diametro. Il vasto volume di aria consumata rivela la nostra richiesta giornaliera d’aria fresca, sottolineando la nostra frustrata richiesta di relazione attiva con lo spazio che ci circonda. The work of David Rickard engages a wide range of media to explore the relationships between objects, spaces and the people that inhabit them. His works develop from processes of experimentation with the material properties of objects and their surrounding spaces. In a fashion not dissimilar from Sol

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Antonio Antonio Riello Riello

Nato a Marostica (Italia),1958. Vive e lavora tra Bassano e Londra. HONEST JOHN 2007 Dimensioni: 750 x 100 x 100 cm, Copia in scala 1:1 di missile TerraTerra Tecnica: Vetroresina e metallo dipinti Foto: Antonio Riello Courtesy: Galleria Michela Rizzo

The ticklish serial nature of industrial objects is often transformed, in this case, in a kind of replacement of the object itself. Riello’s “poisoned” fictional attitude - made of artful machinery, garish colours and apparently conformist style - cause an uncomfortable and sometime even disturbing feeling in the viewers. His artistic language is however always pretty destabilizing and ambivalent, indeed it seems a “socially involved” one, but actually it is instead a statement basically focused on the “magical powers of Contemporary Art”, mass-media, superstition, collective identity and human destiny.

Decontestualizzare con ironia, sguardo tagliente, sarcasmo e gioco velato è al centro del lavoro di Antonio Riello, artista veneto dalla provocatoria iconografia pop mescolata ad una concettualità pungente e laterale. Riello riprende oggetti e soggetti presenti e invadenti della nostra società, presentandoli attraverso un procedimento di rielaborazione che spiazza e crea continua vertigine. La struttura della sua poetica artistica s’innesta in una visione democratica che intercorre tra le cose implicando una conversione di oggetti “cattivi e pericolosi” come una pistola o il missile “Honest John” che svetta nel giardino della Biennale ornato e invadente, bello e spiazzante, un’annunciazione elaborata e dichiarata dall’iconografia dipinta sulla superficie sgargiante. La serialità sempre infranta da elementi diversificati e diversificanti e la fattezza leggera di cui si appropria il manufatto, nel momento in cui si fa opera, spogliano lo strumento sbalzandolo in una contro-realtà. Il filo velenoso della finzione disarma lo spettatore ponendolo frontale a un lavoro che taglia e innesta ferite attraverso l’apparente buonismo, l’allestimento scenico di macchine moltiplicate e dal cromatismo assurdo. Il suo è un linguaggio destabilizzante moltiplicato da una forma di denuncia sociale mai celata, ma rafforzata dal territorio magico dell’arte come diffusore di una comunicazione pronta al confronto e all’interrogazione necessaria sulla direzione ineluttabile del destino collettivo. Decontextualizing - by irony, sharp sight, sarcasm and smart games - is the main point of Antonio Riello’s work. This artist, born in Veneto region, mixes a witty conceptual approach with his personal provocative - almost Pop – iconography. He is used to “play” with the most current invasive objects and issues of present society and turns them in something slightly different by a sort of dizzy process, in fact his artistic practice can usually turn up “ugly and dangerous” stuff (for instance a pistol, or the missile “Honest John”, Round the Clock’s work) into “nice and reassuring” household stuff (like furniture, tableware, kitchenware, wallpaper).

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Matteo matteo Sanna sanna

Nato a San Gavino Mle (Italia) nel 1984 This paradise is not for me 2011 legno, ferro, semi, plexiglass 640 x 486 (h: from / da 100 to/ a 300) cm unique piece courtesy Changing Role Gallery Una spirale di mangiatoie per uccelli occluse nelle loro aperture, in modo che gli uccelli possono vedere il mangime all’interno delle stesse ma non riescono a soddisfarsi. La spirale logaritmica o spirale di crescita è un tipo particolare di spirale che si ritrova spesso in natura. I falchi si avvicinano alla loro preda secondo una spirale logaritmica; gli insetti si avvicinano a una sorgente di luce seguendo una spirale logaritmica. Siamo come uccelli di fronte ad una mangiatoia, ad un vaso di Pandora, assetati ed affamati di godere di quello che ci viene offerto, senza conoscerne i profili, i confini. Siamo ancora ai bordi, vediamo, capiamo ma non tocchiamo, non agiamo; siamo ai margini della spirale. Dobbiamo reagire e stabilire un nuovo rapporto con la natura al fine di migliorare la nostra vita perseguendo l’obiettivo del benessere e non del soddisfacimento dei nostri piaceri. A spiral of bird mangers with sealed entries so that birds can see the birdseed within but are barred from eating it. The logarithmic spiral or the growth spiral are types of spirals that are frequent in nature. Eagles stalk their prey according to a logarithmic spiral; insects approach a source of light by following a logarithmic spiral. We are like birds close to a manger, to Pandora’s box, craving to gorge on what is offered to us, without bothering about limitations and edges. We are still aboard, we see, we understand but we cannot touch, we do not act; we are on the spiral’s edge. We must react and establish a new relationship with nature with a view to improving our lives by aiming at achieving wellbeing rather than merely pursuing pleasure.

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Wilhelm Wilhelm Scheruebl Scheruebl

Nasce a Radstadt nel 1961. Birdseed 2011 Dimensioni: Variabili Tecnica: corde, sacchi, terra, semi di girasoli e cardi Courtesy dell’artista

ply is ensured through an artificial-technical irrigation system, whereby each bag and plant is fed by a small tube with trickles. Usually the sowing of these seeds takes place at the beginning of May, although it is possible to alter this specific point in time by seeding a few weeks earlier or later. At the grand opening of the festival the seedlings shall be already visible, so it is necessary to sow the seeds approximately three weeks beforehand. The definite design of the work of art can be arranged a couple of days before the opening ceremony.

Molteplici sacchetti di plastica, nei quali crescono girasoli e cardi, sono sospesi al muro di mattoni merlato. I sacchetti sono riempiti con terriccio di alta qualità, nel quale sono stati seminati i semi di girasoli e di cardi. Poiché Scheruebl non usa alcuna pianta comprata o pre allevata, si rivela di grande importanza per il suo lavoro piantare i semi personalmente e seguirne lo sviluppo. Ogni sacco contiene da tre a cinque semi immersi nel terriccio e dopo un periodo di tempo di circa tre settimane le semenze più deboli vengono rimosse, mentre le più forti rimangono. Quindi, le semenze rimaste non devono condividere integratori essenziali in questa situazione artificiale e ogni pianta riceve più luce solare per la fotosintesi. La quantità d’acqua è assicurata attraverso un sistema tecnico d’irrigazione artificiale, in cui ogni sacchetto e pianta viene nutrito da un piccolo tubo che gocciola. Di solito la semina di questi chicchi ha luogo all’inizio di maggio, sebbene sia possibile modificare questo specifico periodo seminando qualche settimana prima o dopo. Alla vernice della Biennale le semenze devono essere già visibili, perciò è stato necessario piantare i semi circa tre settimane prima. Il progetto definitivo dell’opera d’arte è stato stabilito un paio di giorni prima della cerimonia d’apertura. The plastic bags, out of which sunflowers and lady’s thistles are growing, are going to be suspended from the brickwall with the small towers. The bags are filled with high-quality potting soil, into which the seeds of sunflowers and lady’s thistles are sowed. Since I do not use any purchased, preraised plants, it is of great importance for my work that I implant the seeds personally and supervise their development. Three to five seeds per bag are sowed into the potting soil and after a time period of about three weeks the weaker seedlings are removed, whereas the stronger ones remain. Thus, the remaining seedlings do not have to share essential plant nutrients in this artificial situation and each plant receives more sunlight for photosynthesis. Water sup-

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Silvia Silvia Vendramel Vendramel

Nata a Treviso nel 1972, vive e lavora a Massa Carrara Play time 2011 Legno, adesivo e plastica 300 x 260 x 5cm - 535 x 250 x 5 cm Il progetto prende spunto dalla struttura architettonica dello Spazio Thetis. Nel tentativo di afferrare l’ombra delle vetrate che scorre all’interno dell’architettura percorrendone suolo e pareti, due grandi strutture ne riprendono la forma volteggiando sospese. Costruite come sagome per una scenografia, esse si muovono nell’aria rivelando fronte e retro, due facce della stessa realtà. La finestra, membrana che separa dall’esterno, protegge e restituisce luce, diventa l’elemento principale di un intervento che si articola nello spazio dando vita a un dialogo tra transitorietà e concretezza, precarietà e struttura. This project takes cue from the architectonic structure of the Spazio Thetis. Trying to catch the vetrage’s shadow which run through the space, two large elements are sospended to the roof. Constructed as a stage, they present their front and back side while they move in the air, showing the two sides of the same reality. The window, a membrane that separates the inner side from the outer world, gives both shelter and light, is the core of the project, where lightness is conterposed to gravity in order to give life to an ephemeral dialogue between concreteness, precariousness and structural solidity.

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Devis Devis Venturelli Venturelli

Nato a Faenza (RA), Italia, 1974. Vive e lavora a Milano. Apolidea 2011 video HD su Bluray disc, 7’ loop Courtesy: De Faveri arte Il video “Apolidea”, il viaggio dell’apolide, mostra uno spazio urbano dall’architettura rigidamente squadrata e monumentale all’interno del quale sono depositati tendaggi nomadi. Il cortocircuito fra la leggerezza temporanea delle strutture precarie, esposte come fossero tessuti dal display aleatorio e l’organizzazione meticolosamente disegnata degli edifici circostanti, è il paradosso concettuale e tematico di questo video, fra progetto e non progetto, fra architettura e anarchitettura. Sono installazioni che sviluppano e rendono fisiche le questioni riguardanti la durabilità dell’architettura e l’abitare contemporaneo, mettendo l’accento sul suo impatto ambientale, sullo sfruttamento delle materie prime e sul riuso del manufatto. In questo lavoro viene documentata la realizzazione di un’installazione reale nello spazio pubblico; la sua proposizione in video trasla il senso temporaneo relativo del gesto artistico e architettonico nella realtà contingente verso la sua restituzione ad una dimensione assoluta di una progettualità potenziale. L’accampamento fa riferimento alla tradizione culturale e antropologica dei popoli non stanziali e ai loro processi migratori, problematica quanto mai attuale, ricorrente e di rilevante importanza anche nell’epoca della globalizzazione. Le risorse implicate riguardano il manufatto (materiali ed energia) in rapporto al contesto (suolo, paesaggio urbano). Rispetto alla costruzione dell’architettura, un efficiente utilizzo delle risorse rinnovabili, in sostituzione delle risorse non rinnovabili, si traduce nel limitare gli approvvigionamenti dei materiali di origine minerale, sostituendoli ove possibile con quelli come in questo caso di origine animale o vegetale (tessile). Con il cumularsi nello spazio e nel tempo degli interventi antropici, risorse inizialmente illimitate come suolo e spazio possono diventare progressivamente sempre più scarse, tanto da richiedere il ripensamento della tecnologia o addirittura del modello di sviluppo. Operare nella logica della leggerezza e della temporaneità significa cercare una corrispondenza tra i materiali con un basso peso specifico, derivati da risorse rinnovabili.

tent draperies of nomad production. The short-circuit between the fleeting lightness of these impermanent structures, displayed as if they were woven randomly, and the meticulously planned organization of the surrounding buildings, creates the conceptual paradox of this video, half-way between project and non-project, architecture and nonarchitecture. A tent is an installation that develops and materializes the issues of architecture durability and contemporary living, laying emphasis on environmental impact, the exploitation of raw materials and the reuse of man-made products. This work documents the making of an actual installation of the project in a public space. The video presentation of the installation transfigures the temporary, relative meaning of the artistic/architectural gesture in a contingent reality, into the absolute dimension of a potential, ‘other’ project. The camp refers to the cultural and anthropological tradition of itinerant populations and their migratory movements, a recurring issue that is more relevant than ever today, in the age of globalization. The resources involved have to do with the product itself (materials and energy) in relation to the environment (soil, urban landscape). Concerning the architectural building process, an efficient use of renewable resources, as a substitute of non-renewables, results in a limitation of the mineral materials supply, which in this case have been replaced, when possible, with materials of animal or vegetable (textile) origin. With the accumulation of human interventions in time and in space, what were initially unlimited resources, like soil and space itself, can become increasingly scarce, so as to require a radical rethinking of technology and even of development models. To operate within the logic of lightness and temporariness means to create a correspondence between different low-specific-weight materials derived from renewable resources.

The video “Apolidea”, the journey of the stateless, shows an urban space with a rigidly squared-off, monumental architecture, inside which are stored light

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Peter Peter Welz Welz

Nato in Germania nel 1972 study for a video sculpture | [ Michelangelo Antonioni ] 2011 Dimensioni: variabili Tecnica: modello su basamento, foto stampa su carta di disegno, film stills su carta foto Foto: peter welz | studio Courtesy: Galleria Fumagalli, Bergamo, Italy

been shot unfortunately. So I’ve chosen a series of images excluding the figure, but focussing on Antonioni’s ‘architecture of vision’, choice of colour and environments. I’ve enlarged one of the images to almost 1:1 scale and reversed into a negative. The architectural model on the plinth contains the very same image, however split by a mirror to create a black cube, if you look at it from a certain angle. Therefore a new architecture or environment is being created, yet mirroring the large scale negative. a doubling so to speak. Additionally, the series of still images are being projected among a framed collage of stills.

Per quest’opera Peter Welz usa parecchi fotogrammi del film “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni facendo al contempo ricerche sul film di Godard “Il disprezzo” e filmando a Casa Malaparte, Capri, per un’altra nuova installazione. Michelangelo Antonioni è stato un buon amico di Mark Rothko, un’amicizia interessante, che deve aver avuto un’influenza su di lui. Infine Welz ha scoperto che Antonioni a volte aveva dipinto il paesaggio e l’ambiente per regolare un certo tipo di stato d’animo o sensazione per ciascuna scena, cosa che calza perfettamente con il concetto di Round the Clock. Antonioni ha persino dipinto alberi bianchi per “Deserto rosso”, ma la scena sfortunatamente non è mai stata ripresa. Per questo lavoro Welz ha selezionato una serie d’immagini escludendo la figura, ma focalizzandosi “sull’architettura di visione” di Antonioni, sulla sua scelta di colore e ambiente. Welz ha allargato una delle immagini portandola in scala di circa 1:1 e l’ha rovesciata in un negativo. Il modellino architettonico posto sulla base contiene proprio la stessa immagine, comunque divisa da uno specchio per creare un cubo nero, se lo si guarda da un determinato angolo. In tal modo si ricrea una nuova architettura o ambiente, che rispecchia ancora la grande scala in negativo, una sorta di raddoppiamento. In aggiunta, la serie d’immagini fotografate e bloccate si proiettano tra un collage incorniciato di fotogrammi. I took several stills from Michealangelo’s film ‘deserto rosso’ while doing research on Godard’s film ‘the contempt’ and filming at Casa Malaparte for the new installation. Antonioni has been a good friend of Mark Rothko, an interesting friendship, which must have had an influence on him. Eventually I found out, that Antonioni painted sometimes the landscape and environment to adjust a certain kind of mood or feeling for a scene, which perfectly fits the concept of the exhibition. he even painted trees white for ‘deserto rosso’, however the scene has never

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Francesco Bocchini Ulrich Egger Eva Jospin Chiara Lecca Serafino Maiorano Gianni Moretti Maria Elisabetta Novello Svetlana Ostapovici David Rickard Antonio Riello Matteo Sanna Wilhelm Scheruebl Silvia Vendramel Devis Venturelli Peter Welz

A cura di Martina Cavallarin


ROUND THE CLOCK




biografie

MARTINA CAVALLARIN Venezia, 17-12-1966. Critica e curatrice indipendente, si occupa di arti visive contemporanee con uno sguardo che spazia tra differenti linguaggi e necessarie contaminazioni. Il senso è quello di esplorare possibilità, processi in progressione, espansione dell’errore, indagini sulle imperfezioni, memoria e atemporalità, mutazioni, esplorazioni relazionali, sociali e ecocompatibili, della ricerca espressa dai talenti più emergenti e trasversali del panorama artistico, prevalentemente italiano. Critica e curatrice all’interno della Project Room al MART di Trento e Rovereto 2008. Professore a progetto 2010-2011 presso il Politecnico di Milano, dipartimento di Design e Architettura. Dal 2010 direttrice e direttrice artistica dell’Associazione di Promozione Sociale scatolabianca. Critica e curatrice di undici allunaggi possibili, Cà Zenobio, Venezia, 2012. Critica e curatrice di Round the Clock, Spazio Thetis, Arsenale Novissimo, Collateral della 54° Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - 2011. Critica e curatrice della mostra Sant’Elena - La seduzione nel segno (Richard Nonas) Evento Collaterale della 53° Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - 2009 Selector nei seguenti Premi Internazionali: Premio Celeste, Premio Combat, Premio Francesco Fabbri. Collabora con diverse riviste tra le quali Artribune, alfabeta2, Artestetica, Il Progetto, Arte, Segno. SERGIO LOS Antesignano dell’architettura bioclimatica, studia architettura allo IUAV di Venezia, dove si laurea nel 1963. Lavora con Carlo Scarpa nello studio e all’Università e, nel 1967, pubblica il primo libro sulla sua opera, Carlo Scarpa Architetto Poeta, cui seguiranno altri libri e articoli apparsi in Italia e all’estero. Dal 1964, Sergio Los svolge attività didattica e di ricerca allo IUAV, dove sarà docente di Architettura degli interni (1967-1971), Progettazione urbana (1972-1978) e Composizione architettonica (1979-2000). Parallelamente, dai primi anni Sessanta conduce la propria attività professionale a Venezia e Padova. Nel 1982 fonda, insieme a Natasha F. Pulitzer, “Synergia”, studio di progettazione impegnato nell’architettura multiscala, edilizia e urbana, nella ricerca,

nella formazione, nell’organizzazione di eventi, con sedi a Venezia, Padova, Milano, Vicenza e Bassano del Grappa. Nel 1969 riceve a Bruxelles il XIII PLEA International Award, per avere “perseguito l’integrazione tra l’arte e la scienza dell’architettura nella progettazione, nella didattica e nella ricerca”. Nel 1998 ottiene a Firenze il “Pioneer Award” dal WREN per i contributi nel campo delle energie rinnovabili. Nel 2000, il SAIE di Bologna gli dedica una sezione della mostra “Costruire Sostenibile”. Nel 2003 riceve a Berlino il Premio Europeo Eurosolar alla carriera. Tra le sue pubblicazioni: Mandala (1969); L’organizzazione della complessità (1976), L’architettura dell’evoluzione (con Natasha Pulitzer 1977); Habitat & energia (con Adriano Cornoldi 1979); L’Architettura del Regionalismo (con Natasha Pulitzer, 1985); Regionalismo dell’Architettura (1990) Carlo Scarpa (1993); Carlo Scarpa. Guida all’architettura (1995); Caratteri ambientali dell’architettura (1999); Geografia dell’architettura (2012). FRANCESCO BOCCHINI Nato a Cesena (Italia) nel 1969. La sua operatività si è concentrata su latte e ferri smaltati per produrre macchine di marchingegni elementari. Meccanismi, installazioni, teche e altro: lamiera di ferro dipinta a olio, un lavoro in equilibrio tra ironia, mistero e dramma. Dalla metà degli anni ’90 il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in gallerie private e in spazi pubblici. Vive e lavora a Gambettola (Cesena). FORMAZIONE 1993 Diploma in pittura, Accademia di Belle Arti di Bologna, Italia MOSTRE PERSONALI 2012 MAGIC, Galleria Michela Rizzo, Venezia, a cura di Valerio Dehò 2010 La Storia Naturale, Galleria l’Affiche, Milano, testo di Roberta Bertozzi Tutti vivi, tutti morti, tutti rivivi, tutti rimorti, AndreA Arte Contemporanea, Vicenza, a cura di Martina Cavallarin, testo di Martina Cavallarin, contributo critico di Alberto Zanchetta Il veleno astratto Gasparelli Arte Contemporanea, Fano, testo di Roberta Bertozzi 2009 Un braccio ruminante Galleria Il Segno, Roma, testo di Roberta Bertozzi 2008 Domino Blumen Falene Mel Gallery Contemporary, Vienna (A), testo di Roberta Bertozzi Finemondo Laboratorio dell’imperfetto, Gambettola, a cura di Alberto Zanchetta 2007 Gloriette Galleria L’Affiche, Milano, a cura di Martina Cavallarin 2006 Francesco Bocchini Galleria Scilla Cicognani, Colonia, testo diRoberta Bertozzi 2005 Il mio pensiero è sempre luminoso Galleria Il Segno, Roma, testo di Marco Lodoli 2004 Bulgarico Galleria L’Affiche, Milano, testo diFlaminio Gualdoni

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Ich bin so dumm Galleria 41artecontemporanea, Torino, testo di Alberto Zanchetta 2003 Le gambe eccellenti Merz Mer Galleria Arte Al Contrario, Modena, testi di Gianluca Marziani e Nadia Raimondi I primi asini pensavano per conto proprio Galleria De’ Foscherari, Bologna, testi di di Valerio Dehò e Alberto Zanchetta 2002 Lumpefon spazire, Sala delle Colonne, Nonantola, a cura di Nadia Raimondi 2001 Lés funenbrés, Galleria L’Affiche, Milano, testo di Rosalba Paiano 1999 Storie d’Egitto, Galleria Il Graffio, Bologna 1998 Anima patata, Galleria L’Affiche, Milano, testo di Enzo Fabbrucci 1996 Partito preso, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, a cura di Anna Martirolo MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE 2012 undici allunaggi possibili, Cà Zenobio, Venezia, a cura di Martina Cavallarin 2011 Round the Clock, Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - a cura di Martina Cavallarin 2010 Elogio della ghigliottina Laboratorio dell’Imperfetto, Gambettola, a cura di Alberto Zanchetta Playstation Spazio Paraggi, Treviso, a cura di Valerio Dehò Longitudini latitudini Galleria Michela Rizzo, Venezia, a cura di Martina Cavallarin 2009 Playstation Kunstart, Merano, a cura di Valerio Dehò Steellife Triennale di Milano, a cura di Elisabetta Pozzetti 2008 Frescobosco, Certosa di Padula, Salerno, a cura di Achille Bonito Oliva 15ª Quadriennale d’Arte, Roma 2007 Small Is Beautiful Fondazione Ursula Blickle, Stiftung, Kraichtal, a cura di Peter Weiermair 2006 Planetarisch con / with Antonello Viola, Galleria Goethe due, Bolzano, testi di Vito Calabretta e Roberta Bertozzi Small is beautiful Ursula Blickle Stiftung, Germania, a cura di Peter Weiermair Welcome tech & touch Premio Internazionale d’Arte Ermanno Casoli, IX edizione, Serra S.Quirino (An), a cura di Valerio Dehò Ai confini della realtà. Arte scienza e tecnologia ARCOS, Muse d’Arte Contemporanea del Sannio, Benevento a cura di Claudia Gioia Allegra con brio Chiesa del Suffragio, Carrara, a cura di Walter Guadagnini 2005 Bologna si rivela Palazzo Fava, Bologna, a cura di Philippe Daverio Minjonies Scuola elementare Sacro Cuore, Alghero, a cura di Giuliana Altea e Maria Luisa Frisa Bologna Contemporanea 1975 – 2005 Galleria d’Arte Moderna, Bologna, a cura di Peter Weiermair 2004 XIV Quadriennale, Anteprima Promotrice delle Belle Arti, Torino Dal profondo Palazzo della fortezza, Mainz (D), Carloni SpazioArte, Frankfurt (D) Tremante Laboratorio dell’imperfetto,


Gambettola, Forlì, a cura di G. Papi Cauda Pavonis, AndreA Arte Contemporanea, Vicenza, a cura di Alberto Zanchetta Selvatico, Palazzo Sforza, Cotignola 2001 Figure del 900 Accademia di Belle Arti, Pinacoteca Nazionale, Bologna 1997 Trialog Werkgallerie, Kassel (D) Luoghi, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Repubblica di San Marino PREMI 2010 Biennale Internazionale di Scultura, Premio Umberto Mastrioanni 2006 Premio Michetti Museo Michetti, Palazzo San Domenico, Francavilla al mare (Chieti), a cura di Philippe Daverio 2004 Premio Michetti Museo Michetti, Palazzo San Domenico, Francavilla al mare (Chieti), a cura di Stefano Zecchi 2002 Premio Cairo 2, Palazzo della Permanente, Milano RESIDENZE E WORKSHOP 2006 Castello di Schrattenberg programma internazionale di residenza per artisti COLLABORAZIONI 2001 Lombroso-Amleto Compagnia Deicalcitatro, Bologna, scenografie 1998 Infinito Compagnia Teatro Rio Rose e Bjorn Theatre, scenografie 1997 Turandot Compagnia Accademia Perduta, Ravenna, scenografie ULRICH EGGER Nato a San Valentino in provincia di Bolzano. (Italia) nel 1959 Born St. Valentin auf der Haide, (Italy), 1959 FORMAZIONE / EDUCATION 1985 Diploma di scultura presso l`Accademia di Belle Arti di Firenze, Italia Diploma in sculpture at the Accademia di Belle Arti di Firenze, Italy L`artista si occupa del rapporto tra arte ed architettura, dando il suo contributo artistico alla realizzazione di opere pubbliche e private. Lavora sulla fotografia abbinandola a materiale edile. All´estero (Germania ed Austria) le sue opere vengono chiamate „Materialbilder“, mentre in Italia viene riconosciuto atrraverso le sue opere chiamate „fotosculture“. La sua indagine artistica sui cambiamenti del mondo postindustriale, sulla replicabilità ad libitum delle periferie, e quindi attorno all’hardware del pianeta, è qualcosa che ci appartiene in modo profondo e che percepiamo come esperienza personale diretta o attraverso la comunicazione globale. Sembra che vi siano due estremi che si collegano: da un lato l’attività del costruire, dell’edificare, dell’urbanizzazione continua e asfissiante fa parte dello sviluppo di ogni civiltà, con i suoi aspetti positivi ma anche negativi in termini di rapporto con la natura e con la vivibilità degli spazi urbani. He followed courses in sculpture at the Academy of fine arts in Florence, where he graduated in 1985. He currently lives and works in Meran. In addition to solo

and group exhibitions in Italy and abroad, the artist is also interested in the relation between art and architecture. Over the years, Ulrich Egger has collaborated with several architects, giving his artistic contribution to the achievement of public and private works. MOSTRE PERSONALI DAL 2000 SOLO EXIBITIONS SINCE 2000 2000 Galleria Plurima, Udine Galleria Traghetto, Venezia 2001 Arte Contemporanea - Andrea Pronto, Crespano del Grappa, Treviso “La misura del vuoto” spazio Thetis, Venezia 2002 Galleria Biedermann, Monaco (Germania) Galleria Plurima, Udine Galleria Frebel, Westerland (Germania) Galleria Les Chances de L`Art, Bolzano 2003 ”Frammenti urbani”, AndreaProntoArteContemporanea, Crespano del Grappa, Treviso “Sopralluogo”, Galleria Plurima, Udine “Transizione”, Galleria il Cenacolo, Trento 2004 “Sopralluoghi”, Galleria Oredaria, Roma 2005 Galleria Lagorio, Brescia “Wandobjekte”, Galleria Biedermann, Monaco (Germania) “erst das auge schafft die welt”, Galleria Lagorio, Brescia “ausfahrtuscita”, Museo Civico di Chiusa, Bolzano “EXIT”, Galleria Les Chances de L´Art, Bolzano “Stadtrand” Sergio&Thao Mandelli, Artecontemporanea, Seregno, Milano 2006 “Vorstadt”, Galleria De Faveri Arte, Feltre, Belluno I “Ricostruzione”, Galleria Fioretto, Padova 2007 Luoghi segreti, Galerie Biedermann, München D Ewo – domus mea, transart07, Kurtatsch I 2008 „der engel der geschichte“, Galleria Mandelli Arte Contemporanea, Seregno, Milano I „die dritte haut“, a cura di Elena Forin, Galleria De Faveri Arte, Feltre I „towndown“, a cura di Valerio Dehó, Galleria Antonella Cattani, Bolzano I 2009 Housing, a cura di Valerio Dehó, Merano arte/kunst Meran in/finito, a cura di Daniele Capra, Galleria Plurima, Udine „spuren“ a cura di Alberto Mattia Martini, Spazio Gianni Testoni La 2000+45 2010 „social housing“ Galleria Traghetto, Venezia 2011 in nome del padre Oratorio di San Rocco Via Santa Lucia, Padova (a cura di Nicola Galvan) Mostre collettive selezionate | Selected group exhibitions 2000 Artefiera. Bologna I La vetta e gli orizzonti, Palazzo Trentini, Trento I Museo Civico di Riva del Garda, Trento I Miart, Milano I Artefiera, Parma I Artefiera, Forlì I MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto I Kunst und Architektur in Südtirol, Sch-

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loss Maretsch, Bozen I „Bianconatale“, Arte Contemporanea Andrea Pronto, Crespano del Grappa, Treviso I 2001 Artefiera, Bologna I „Unexpected encounters“, Galleria Prisma, Bolzano I „Il sogno dell´oggetto“, Antico Palazzo della Pretura di Castell`Arquato, Piacenza I Ouverture quattro chiavi per aprire, Galleria Plurima, Udine I Ulrich Egger & Sepp Mall, Offizin S., Meran I 2002 Artefiera, Bologna I Art Innsbruck, A Kunst Köln, D 2003 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I 4a rassegna internazionale d´Arte contemporanea - ex Ghetto Ebraico, Vittorio Veneto, Treviso I Galleria Plurima, Udine I 2004 Artefiera, Bologna I Bruxelles Expo, Brüssel B „La crisi della presenza“, Antico Palazzo della Pretura di Castell`Arquato, Piacenza I Miart, Milano I Padova - Artefiera, con Galleria De Faveri Arte, Feltre, Belluno „All´ombra di Bramante“, sculture in un parco, Todi, Perugia I „Lucidamente“, Isola della Palmaria, Fortezza del Mare, Porto Venere, La Spezia I „Arte in giardino“, Cles, Trento I Vineart, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I Galleria Rino Costa, Valenza Po, Alessandria I Galleria Plurima, Udine I „Il colore della vita“ - Die Farben des Lebens, Hommage á Piero Siena, Museion, Bolzano I 2005 Artefiera, Bologna I Palais Lichtenstein (Forum für zeitgenössische Kunst), Feldkirch A Miart, Milano I „Hicetnunc“, Rassegna di arte contemporanea, San Vito al Tagliamento, Pordenone I earth-feltreartecontemporanea 2005, Galleria De Faveri Arte, Feltre, Belluno I Atahotel Executive, Milano FlashArtShow, Milano I „sinnaturismo“, Castello di Rivara, Torino I Artverona, Verona I Artissima. Fiera Internazionale D‘Arte Contemporanea, Torino I Extra Moenia. All´ombra di Bramante, (foto, progetti, disegni), Todi, Perugia I Vineart, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I 2006 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I „Il segno e la materia“, Fioretto Arte, Padova I „summer tales“, Galleria Les Chances de L`Art, Bolzano I Collettiva, Galleria Plurima, Udine I Artissima. Fiera Internazionale D‘Arte Contemporanea, Torino I Artverona, Verona I „Kunstszene Südtirol Aktuell“ - Lan-


serhaus, Eppan I „Objektiv Südtirol“, Republik Österreich, Parlament, Wien A „Kunst-Sakralraum“, Hofburg, Brixen I 2007 Artefiera, Bologna I kunstArt, Fiera dell´Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano I 2008 „Il drago di Giorgio“, a cura di Viviana Siviero & Alberto Zanchetta, LAB 610 XL Sovramonte Loc. Servo, Belluno I Art Karlsruhe, Internationale Messe für Klassische Moderne und Gegenwartskunst, Karlsruhe D „Cittá Panico“. a cura di Francesca Baboni & Stefano Taddei, Galleria Arte in movimento, Pietra santa, Lucca I „Maravee 2008 Recycle“, a cura di Sabrina Zannier, Galleria Plurima, Udine I Plurima 35, a cura di Federico Sardella, Galleria Plurima, Udine I 2009 Artefiera, Bologna I ARTVERONA, 2009 „limite alla rovescia“, a cura di Daniele Capra e Elena Forin, Palazzo Minucci Vittorio Veneto TV „il piacere del collezionista“ (opere della collezione finstral) a cura di Valerio Dehó, Merano Arte Kunst 09 Zürich (CH) 15. internationale Messe für Gegenwartskunst 2010 Artefiera, Bologna I Miart, Milano I ARTVERONA, 2010 „destruction and construction“ Galerie Wild, Zürich/Frankfurt, (CH) (GER) 2011 Artefiera, Bologna I La Biennale di Venezia , 54. Esposizione Internazionale d`Arte, Eventi Collaterali (a cura di Martina Cavallarin) La Biennale di Venezia , 54. Esposizione Internazionale d`Arte, Trento (a cura di Vittorio Sgarbi) Bunker 23, KunstEnergieOberflächeMasse, Tarces Malles/Venosta (BZ) Fotofever Paris, photography art fair 30 international galleries Ossessione verde, galleria defaveri artecontemporanea Lab610XL (a cura di Peter Weiermair) 2012 Artefiera, Bologna I Alles wir gut M10 Kunst und kulturverein Laatsch, Vinschgau(BZ) RE RERUM NATURA Lab 610 XL, Sovramonte (BL) (a cura di Daniele Capra) EVA JOSPIN Nata nel 1975 a Parigi, diplomata all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi nel 2002. MOSTRE COLLETTIVE 2011 Round the Clock, Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - a cura di Martina Cavallarin 2010 Rehab ; L’art de Re-faire, Fondation Edf, Paris. Forêt, Musée de la Chasse et de la Nature, Paris. ArteFiera Bologna, Bologna 2009 Galerie Pièce Unique Variations, Paris. 2005 Arte Fiera Bologna, Bologne Riparte Napoli 2005, Naples

Milano Flash Art Fair, Milan 2004 Riparte 2004-International Art Fair, Rome Miart Fiera Milano International, Milan International Artexpo Monte-Carlo, Monte-Carlo. 2003 Riparte 2003-International Art Fair, Rome Notte bianca a via della vetrina, Marzia Gandini, Eva Jospin, Brunella Longo, Benedetto Pietromarchi, Galleria 9 via della vetrina contemporanea, Rome. 2000 Parigi, Ritratti d’Interni, galleria 9 via della vetrina contemporanea, Rome. 1997 Disegni, Espace Robert Planquette, Paris. Centre d’art contemporain, SaintCyprien. Visages et expressions, aspects contemporains”, ENSBA, Paris. MOSTRE PERSONALI 2004 Artmobile, Galleria 9 via della vetrina contemporanea, Roma Artmobile, , Galleria Le Pleiadi, Mola de Bari. Pour un art transformable et transportable, Centre Culturel Français, Jakarta, Indonesie. CHIARA LECCA Nata a Modigliana (FC), Italia, nel 1977 FORMAZIONE 2005 Diploma di laurea in pittura, Accademia di Belle Arti, Bologna MOSTRE PERSONALI 2010 Critica in Arte MAR Museo d’Arte della città, Ravenna, a cura di C. Casali, progetto ideato da C. Spadoni 2009 Play Station Kunst Meran/o Arte Galleria Erwin Seppi, Merano (Bz), a cura di V. Dehò 2008 ... del maiale non si butta niente Galleria Fumagalli, Bergamo, a cura di A. Maggi 2004 Il Giardino dei Diletti Brisighella (Ra), Parco ‘Diletti’ 2003 Cut_out Circolo degli Artisti, Faenza (Ra), a cura di L. Fabbri MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE 2012 E Bianca Museo Civico Luigi Varoli, Cotignola (Ra), a cura di M. Fabbri Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee, Villa Brandolini, Pieve di Soligo (Tv), a cura di C. Sala Premio Arte Rugabella – Sulla Natura Villa Rusconi, Castano Primo (Milano), a cura di F. Carnaghi Naturalia et artificialia MIC Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza (Ra), a cura di I. Biolchini Affordable Art Fair stand Galleria Fumagalli, Milano Personal Effectsonsale Padiglione dell’ Esprit Nouveau, Bologna Arte Fiera stand Galleria Fumagalli, Bologna 2011 The Others art fair stand Scatola Bianca, Torino P.A.V. Dalla terra al Cielo – XXVI Festival Internazionale Time in Jazz, spazio ex caseificio, Berchidda (OT), a cura di G. Demuro e V. Dehò

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Round the Clock evento collaterale della 54° Biennale di Venezia, spazio Thetis, Arsenale Novissimo, Venezia, a cura di M.Cavallarin Arte Fiera stand Galleria Fumagalli, Bologna 2010 EcoBrain Ecomondo - 14a Fiera internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, Rimini, a cura di M.Cavallarin Ammutinamenti Festival di danza urbana e d’autore, Darsena di città e Artificerie Almagià, Ravenna Roma. The road to contemporary art stand Galleria Fumagalli, Roma MiArt stand Galleria Fumagalli, Milano Arte Fiera stand Galleria Fumagalli, Bologna The Goldberg’s Variations 2 Mya Lurgo Gallery, Lugano (Svizzera) a cura di M. Cavallarin 2009 Play Station 2 Ca’ da Noal - Spazio Paraggi, Treviso, a cura di V. Dehò Guardare con lo sguardo della mente (51 Premio Campigna) Galleria comunale d’arte contemporanea “Vero Stoppioni”, Santa Sofia (FC), a cura di C. Casali The Goldberg’s Variations 1 91mq Art Project Space, Berlino (Germania), a cura di M. Cavallarin Degli uomini selvaggi e di altre forasticherie Lab610XL, Sovramonte (Bl), a cura di V. Siviero Play Station Kunst Meran/o Arte, Merano (Bz), a cura di V. Dehò Arte Fiera stand Galleria Fumagalli, Bologna 2008 No Location Relocation A.T. Kearney seat, Milano, a cura di M. Farronato Fenstersprung PROG, Zentru fur Kulturproduktion, Berna (Svizzera), a cura di M. Waldmeier Selvatico Museo Civico San Rocco, Fusignano (Ra), a cura di M.Fabbri 2007 24° Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte Castello della Rancia, Tolentino (Mc), a cura di L.Marini 13 X 17 Chiesa San Gallo, Venezia, a cura di P. Daverio Sinestesie Palazzo delle Esposizioni, Faenza (Ra), a cura di S. Mazzotti Ora Elabora (III ed.) ex Convento dei Cappuccini, Modigliana (FC), a cura di G. Gurioli - C. Casali Art for Art’s Shake (II ed.) Palazzo Zambeccari, Bologna, evento Artefiera Off 2006 Confini Palazzo Pigorini, Parma, a cura di V. Strukelj, M. L. Pacelli Gender Bender festival 4 varie sedi, Bologna 49 Premio Campigna Galleria comunale “Vero Stoppioni”, Santa Sofia (FC), a cura di C. Casali Ora Elabora (II ed.) ex Convento dei Cappuccini, Modigliana (FC), a cura di G. Gurioli La meraviglia delle creature - animali nell’arte Museo Civico San Rocco, Fusignano (Ra) 2005 HYPE Assab One, Milano BJCEM, 12th Biennal of young artists from Europe and Mediterranean Castel Sant’Elmo, Napoli, a cura di A.Bonito Oliva Ora Elabora (I ed.) ex Convento dei


Cappuccini, Modigliana (FC), a cura di G.Gurioli Interstate. Giochi, sogni, conflitti Galleria Mares, Pavia, a cura di V. Dehò Un anno di passione Palazzo Albertini, Forlì, a cura di GAI 2004 Premio di Incisione Giorgio Morandi (XIX ed.) Galleria d’Arte Moderna GAM, Bologna, a cura di M.Mazzali e P. Weiermair Festival delle Arti Parco Nord, Bologna Alta Temperatura. Le Masche Ceramiche Palazzo dei Conti Botton, Castellamonte (To), a cura di E. Biffi Gentili FRAGILE spazio Galletti - Settore Territorio, Faenza (Ra), a cura di G. R. Manzoni, Faenza (Ra) RESIDENZE 2012 EUARCA Project Contea di Kassel (Germania), a cura di H. Kulborn e H. Rühlmann 2008 Fondazione Spinola Banna per l’arte Poirino (To), visiting professor Milovan Farronato,a cura di G. Cochrane Fondazione Spinola Banna per l’arte Poirino (To), visiting professor Jorge Peris, a cura di G. Cochrane 2007 Aequa Nox Modigliana (FC), visiting professor Sabrina Torelli, a cura di R. Paiano 2006 49 Premio Campigna Santa Sofia (FC), visiting professor Henri Olivier, a cura di C. Casali PREMI 2012 Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Villa Brandolini, Pieve di Soligo (Tv), (finalista) Premio Terna Arte Contemporanea (finalista) Premio Rugabella, Villa Rusconi, Castano Primo, Milano (premio ArteCa) 2004 Festival delle Arti, Bologna ( primo premio sezione arte visiva) SERAFINO MAIORANO nato a Crotone nel 1957, vive e lavora a Roma. Dopo un lungo percorso artistico di esperienza pittorica e mixed media, l’artista, già dai primi anni novanta, sperimenta l’elaborazione digitale realizzando una sintesi tra pittura e fotografia. PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI 2011 “presenze“ Fortezza del Girifalco, Cotona (AR) a cura di Fabio Migliorati 2011 Ellebi Cosenza, Serafino Maiorano 2010 Il respiro della luce, galleria Emmeotto, Roma; a cura di Martina Cavallarin; testi di Alan Jones e Martina Cavallarin 2009 Tornabuoni Arte, Milano 2008 Immagine Regia, Ex Pinacoteca Appartamenti Storici, Reggia di Caserta; a cura di Martina Cavallarin ; testi di Danilo Eccher e Martina Cavallarin Art Karlsruhe, Galleria Traghetto, Karlsruhe Interno rosso, Galleria Traghetto ,Venezia 2007 Pace velata, Galleria Traghetto, Roma; a cura di Gianluca Marziani 2006 Spazi luminosi, Galleria La Busso-

la, Cosenza 2005 Architetture dell’animo, Galleria Traghetto Venezia; a cura di Gianluca Marziani 2004 Tornabuoni Arte Contemporanea, Milano 2002 Stato d’allerta, Studio d’Arte Contemporanea Casagrande, Roma 2000 ROMA MM ,Studio d’Arte Contemporanea Casagrande, Roma; a cura di Cecilia Casorati 1999 Tornabuoni Arte Contemporanea, Crans Montana (Svizzera) 1997 Galerie Triebold, Basilea (Svizzera) 1996 PAN-DAP -Studio d’Arte Contemporanea Casagrande, Roma; a cura di Ada Lombardi Archivio Cavellini, Brescia, 1991 Gianfranco Rosini Arte Contemporanea, Riccione La Bottega dei vasai, Milano; a cura di Francesca Alfano Miglietti 1989 Galleria Val I 30, Valencia (Spagna) 1985 Associazione Culturale CentroSei, Bari MOSTRE COLLETTIVE PRINCIPALI 54 Biennale Venezia, Palazzo Zerbi, Reggio Calabria a cura di Vittorio Sgarbi, 2012 Round the clock, mostra collaterale della 54 Biennale di Venezia, Spazio Thetis, 2012 2012 - Emmeotto Living Gallery , Roma 2010 ViennaFair, presentato dalla galleria Traghetto (Venezia ), Vienna, Austria 2009 Dopo la velocità, a cura di Paolo Aita, UNICAL (Università della Calabria), FESTIVART Galleria in vetrina, Maiorano e Mimmo Rotella, Altomonte (CS) 2008 Lightbox Via lucis, Centro Angelo Savelli, Lamezia Terme (Catanzaro) 2007 ViennaFair, presentato dalla galleria Traghetto (Venezia ), Vienna, Austria 2006 Miart, galleria La Bussola, Milano 2006 Plot.Art. Europa, Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Roma; a cura di Gianluca Marziani Shoes or not shoes?, Het Museum voor Schoene Kunst, Gent (Belgio) 2004 Carte Italiane, Studio d’Arte Contemporanea Casagrande, Roma 2003 Carte Italiane, a cura di Lucia Presilla, Bruxelles, Palazzo del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea 2002 Il mare, a cura di Patrizia Ferri, Museo Nasional Indonesiano, Jacarta 2001 Extravergine, Trevi Flash Art Museum 2000 ArteFiera Bologna, Tornabuoni Arte Contemporanea 1999 Finchè c’è morte c’è speranza, Trevi Flash Art Museum, Trevi Atlante, Geografia e Storia della giovane arte Italiana, Macs Masedu Arte Contemporanea, Sassari; a cura di Ada Lombardi 1998 Krotone Contemporanea, MAC Museo d’Arte Contemporanea, Crotone; a cura di Ada Lombardi Libero e obliquo, Centro Internazionale Formazione delle Arti, Cosenza 1997 Nel segno del dono, Castello Sve-

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vo, Cosenza Con il fuoco nella mente, Salon Privè Arti Visive, Roma Oh, la vache, Museo Haile Saint Pierre, Parigi, 1997 1996 Kunst ’96, Gallerie Triebold, Zurigo Solstizio d’estate, Associazione culturale Zerynthia, Serre di Rapolano Art Basel, Galerie Triebold, Basilea 1995 • Fax Art, Palazzo delle Esposizioni, Roma; a cura di Ludovico Pratesi Per mare e monti, Galleria Monti, Macerata 1994 Materia tradita, Galleria Cilena, Milano L’Arca di Noè, Trevi Flash Art Museum 1993 Il Gatto e la Volpe, (Serafino Maiorano e Vettor Pisani), Galleria Pio Monti, Roma Le Sfingi del Testaccio, Palazzo delle Esposizioni, Roma (aiuto scenografo, regia di Vettor Pisani) 1991 Terra…Terra, Bottega dei vasai, Milano; a cura di Francesca Alfano Miglietti Art Basel, Galleria La Polena, Basilea 1990 Daedalus, Casa Seronide, Ascona (Svizzera); a cura di Harold Zeman 1988 Astrazione e figurazione italiana, Aida Gallery, Giza, Il Cairo 1987 Onda Verde, Palazzo degli Affari, Firenze 1986 Joie de vivre, S.Maria a Vico, Caserta; a cura di Italo Mussa 1985 Unicorno, Galleria Monti, Roma, ArteFiera Bologna, Galleria Monti, 1985 Una nuovissima generazione dell’Arte Italiana, Siena, 1985; a cura di Enrico Crispolti OPERE IN COLLEZIONI DI PREGIO Collezione del Palazzo della Farnesina, Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana MAC Museo d’Arte Contemporanea, Crotone Collezione Palazzo della Provincia, Crotone Hanno scritto di lui: Dario Micacchi, Enrico Crispolti, Barbara Tosi , Italo Mussa, Massimo Bignardi, Arnaldo Romani Brizzi, Tonino Sicoli, Olga Real, Fernando Miglietta , Francesca Alfano Miglietti, Franco Solmi, Ada Lombardi, Cecilia Casorati, Patrizia Ferri, Francesca Pietracci, Ludovico Pratesi, Gianluca Marziani, Martina Cavallarin, Danilo Eccher, Paolo Aita, Alan Jones. GIANNI MORETTI Nato a Perugia (Italia) nel 1978. Vive e lavora a Milano. FORMAZIONE / EDUCATION 2005 Diploma di Laurea in Decorazione / BA Degree in Decorating, Accademia di Belle Arti di Bologna, Italia MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS 2012 Manuale per la perfetta gestione delle emozioni, M.A.R.S., Milano 2011 {to} PUZZLE, Otto gallery, Bologna,


a cura di / curated by Alberto Zanchetta Inventario perenne, Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro, a cura di / curated by Martina Cavallarin Uno, nessuno…, Il frantoio, Capalbio (GR), a cura di / curated by Davide Sarchioni 2010 Intermittenza, Changing Role Move Over Gallery, Napoli, a cura di / curated by Martina Cavallarin Paper Heroes, Gaya Art Space, Bali (Indonesia), a cura di / curated by Martina Cavallarin Requiem | Repeat, scatolabianca project room @ Galleria delle Cornici, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin 2009 Poena Cullei/Osservatorio#1, Basilica Palladiana, Vicenza, a cura di / curated by Alberto Zanchetta 2008 Settantasette centesimi, Galleria Michela Rizzo Project Room, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin 2007 Del corpo intorno 2005-2007, Montrasio Arte, Milano, testi di / essays by Cecilia Antolini e Matteo Galbiati 2006 Non più di sei minuti e mezzo, Galleria Officina 14, Roma, testo di / essay by Matteo Galbiati MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2012 Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, Villa Brandolini, Pieve di Soligo (TV) I low Art 3rd edition, ARTcore contemporary art project, Bari MARS Mission, Geh8 Kunstraum, Dresden (Germany) W.O.P. works on paper, FABBRIc.a. Contemporary Art, Milano On cloud seven, C.A.R.S. Cusio Artist Residency Space, Omegna (VB) Minima Marginalia, Dolomiti Contemporanee - Ex Fabbrica Visibilia, Taibon Agordino (BL), a cura di / curated by Alberto Zanchetta Premio Combat Prize 2012, Museo Civico G. Fattori – Ex Granai di Villa Mimbelli, Livorno Undici allunaggi possibili, Palazzo Zenobio per l’arte, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin Dà fuoco al fuoco / acqua all’acqua / e ciò ti basti, Sala Dogana, Palazzo Ducale, Genova, happening a cura di / curated by Laura Santamaria Chain Reaction cap.1 L’appeso, La sospensione, Still life ARTcore contemporary art project, Bari, progetto di / project by Gianni Moretti, testo di / essay by Fabio Carnaghi 2011 Follow the broken, Kreuzberg Pavillon Neukölln, Berlin (Germany) The Others, stand scatolabianca, Torino, a cura di / curated by Martina Cavallarin Round the Clock, Evento Collaterale della 54° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia / Collateral Event of the 54th International Art Exhibition la Biennale di Venezia, Spazio Thetis, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin {to} PLOT, ArtVerona 2011, stand Otto gallery, Verona, a cura di / curated by Alberto Zanchetta Roma. The road to contemporary art,

stand Changing Role - move over gallery, Roma 2010 Adrenalina 1.2, Museo della Centrale Montemartini, Roma, a cura di / curated by Ferdinando Colloca Bloom, stand Changing Role - Move Over Gallery, Cologne (Germany) Un giorno di felicità - miniartextil, ex chiesa di San Francesco, Como, a cura di / curated by Luciano Caramel Show V, MMX, Berlin (Germany) Home Sweet Home, Werkstatt der Kulturen, Berlin (Germany) a cura di / curated by Irene Pascual Openstudios, GlogauAIR, Berlin (Germany) Roma. The road to contemporary art, stand Changing Role - Move Over Gallery, Roma The Wall, FAC Room, Milano, a cura di / curated by Matteo Bergamini The Goldberg’s Variations 2, Mya Lurgo Gallery, Lugano, a cura di / curated by Martina Cavallarin Open, Mongin Art Space, Seoul (South Korea), a cura di / curated by Jiyae Choi 2009 Big in Japan, Arcus Project, Ibaraki, (Japan), a cura di / curated by Doreen Uhlig, Alida Speler Italian Artists New York,y International Studio & Curatorial Program (ISCP), New York City (USA) a cura di / curated by Renato Miracco Imprimatur 3 The Goldberg’s Variations, 91mQ, Berlin (Germany), a cura di / curated by Martina Cavallarin Germinazioni 2 Step forward, Palazzo della Penna, Perugia, a cura di / curated by Francesca Duranti, Manuela Pacella e Francesca Porreca Avvertenze Artistiche, Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, Roma Dry as dust, Gate21, Catania Imprimatur 2, Incubatore di Sant’Elena, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin Il più profondo è la pelle, MUD Art Foundation, Milano, a cura di / curated by Donatella Nani, Francesca Fiorella Harlem States of Mind from Apollo to Lenox, Museo Civico Floriano Bodini, Gemonio (VA), a cura di / curated by Daniele Astrologo Abadal, Raffaele Bedarida, Francesca Montrasio Imprimatur 1, lo.spazio, Milano, a cura di / curated by Martina Cavallarin Passaggi di Stato (s)materializzazioni di mondi poetici, Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto, Pavia, a cura di / curated by Matteo Bergamini 2008 Tutto in un giorno…, Sala delle Colonne, Milano, a cura di / curated by Francesca Alfano Miglietti Nati negli anni 70/80 coll’action scelti bene in tempi estremi, Studio Dieci citygallery, Vercelli, a cura di / curated by Giovanna Maulino, Maria Rosa Pividori Nero, Antico Palazzo della Pretura, Castell’Arquato (Piacenza), a cura di / curated by Matteo Galbiati Overview, Centro Culturale Fatebenefratelli, Valmadrera (Lecco), a cura di / curated by Ivan Quaroni Arte Fiera 2008, stand Montrasio Arte, Bologna 2007 Cohabitations: Studies on Beasts,

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Plants and Objects, Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte, New York City (USA), a cura di / curated by Raffaele Bedarida Serrone Biennale Giovani Monza 2007, Serrone della Villa Reale, Monza, a cura di / curated by Cecilia Antolini, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Carlo Ghielmetti, Lorenzo Giusti De rerum natura ? la forma organica, Montrasio Arte, Monza Variazioni sul Sacro, Galleria San Fedele, Milano, a cura di / curated by Andrea Dall’Asta S.I., Tullio Brunone, Matteo Galbiati, Angela Madesani, Barbara Sorrentini ArtVerona, stand Montrasio Arte, Verona Avvenierismo 3535, Orto Botanico Braidense, Milano, a cura di / curated by Anna Lucia Maria Fraschetti, Maria Campitelli, Mariagrazia Tagliabue Infante, Chiostro del Convento di San Lorenzo, Lucca, a cura di / curated by Laura Mare, Amnesty International LVII Rassegna Internazionale D’Arte G.B. Salvi, Palazzo Ex Pretura, Sassoferrato (Ancona), a cura di / curated by Mauro Corradini Il male. Premio Arti Visive San Fedele 2006/2007 Galleria San Fedele, Milano, a cura di / curated by Andrea Dall’Asta S.I. e Angela Medesani con / with Dianiele Astrologo, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Angela Orsini, Stefano, Pirovano, Francesco Zanot Allarmi 3. Nuovo Contingente, Caserma De Cristoforis, Como, a cura di / curated by Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco, Alberto Zanchetta 2006 XXIII Premio Oscar Signorini - Attrazione Frattale. Arte e poetica nella teoria del caos, Studio D’Ars, Milano, a cura di / curated by Ruggero Maggi, Alberto Mattia Martini Migra-Azione. Azione 3 “migraidentità”, Tenuta Bertottina, Vespolate (Novara) a cura di / curated by Pino Diecidue, Maria Rosa Pividori Il Proprio Luogo, Castello Borromeo, Corneliano Bertario, Trucazzano (Milano), a cura di / curated by Matteo Galbiati, Lorella Giudici, Angela Madesani, Mirtha Paula Mazzocchi, Roberta Ridolfi Il Viaggio. Essere in/moto. Premio Arti Visive San Fedele 2005/2006 Galleria San Fedele, Milano, a cura di / curated by Andrea Dall’Asta S.I. e Angela Medesani con / with Dianiele Astrologo, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Angela Orsini, Stefano Pirovano L’Arte e lo Sport. Premio Accademia Olimpica Nazionale 2006 Piscine Olimpiche, Foro Italico, Roma 2005 Salonprimo 2005, Museo della Permanente, Milano Tracce, La Posteria, Milano, a cura di / curated by Lettera ventidue Premio Iceberg 2005, Sala Borsa, Bologna 2004 XIX Premio di Incisione Giorgio Morandi 2004, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, testi di / essays by Mauro Mazzali, Peter Weiermair Universi, Loggia della Fornace, Rastignano (Bologna), a cura di / curated by Paola Vannini


L’Arte e lo Studio: La Collezione 200,4 Museo di Palazzo Poggi, Bologna, a cura di / curated by Laura Villani con Anna Laura Trombetti 2003 Premio Nazionale delle Arti 2003, Dioscuri del Quirinale, Roma PREMI / PRIZES 2012 Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee, (Finalista / Selected finalist) 2011 Premio Arte Rugabella 2011, Milano (Primo Premio / First Prize) 2010 Premio Celeste, Catania (Finalista / Selected finalist) Premio Combat, Livorno (Finalista / Selected finalist) 2007 Premio Arti Visive San Fedele, Milano (Premio Speciale della Critica / Critique Special Prize) 2006 XXIII Premio Oscar Signorini, Milano (Primo Premio / First Prize) Premio Accademia Olimpica Nazionale, Roma (Primo Premio / First Prize) 2005 Premio Iceberg 2005, Bologna (Primo Premio / First Prize) 2003 Premio Nazionale delle Arti, Roma (Primo Premio / First Prize) RESIDENZE E WORKSHOP / RESIDENCES AND WORKSHOPS 2012 Workshop Cattedrale fabbrica del Vapore D.O.C.V.A., Milano C.A.R.S. Omegna (VB - Italy) programma internazionale di residenze per artisti / International Artist in Residence Program 2010 GlogauAIR Berlino (Germany) programma internazionale di residenze per artisti / International Artist in Residence Program 2009 Mongin Art Center Seoul (South Korea) programma internazionale di residenze per artisti / International Artist in Residence Program Long Live Romance Macerata, Workshop internazionale di arte e performance / International workshop of art and performance a cura di / curated by Franko B 2007 Harlem Studio Fellowship by Montrasio Arte New York City (USA) programma internazionale di residenze per artisti / International Artist in Residence Program COLLABORAZIONI / COLLABORATIONS 2009 Richard Nonas, Down open and Through ( push down, held open, cut through) collaborazione all’installazione dell’opera / taking part to the set up of the work, Sant’Elena la seduzione nel segno, evento collaterale / collateral event alla 53° Biennale di Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin 2008 Il volo (an)negato installazioni per lo spettacolo di teatro danza / installations for the theater-dance piece, Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e Piccolo Teatro, Milano MARIA ELISABETTA NOVELLO Nata a Vicenza (Italia) nel 1974 / Born in Vicenza, Italy, 1974

FORMAZIONE/EDUCATION 1998 Diploma di Laurea in Pittura / BA Degree in Painting. Accademia di Belle Arti di Venezia, Italia. MOSTRE PERSONALI /SOLO EXHIBITIONS 2012 Liridi. Galleria Fumagalli, Bergamo a cura di / curated by Annamaria Maggi. 2011 Un/Limited. Galleria Traghetto, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin. 2010 Una stanza tutta per sè. Galleria Erica Fiorentini Arte Contemporanea, Roma, a cura di / curated by Martina Cavallarin. Punto di vista. Galleria Fabbri Contemporary Art, Milano. 2008 16/256 livelli di grigio. Galleria 3g, Udine, a cura di / curated by Martina Cavallarin. 2007 Causa-effetto. Nt Art Gallery, Bologna, a cura di Alberto Zanchetta. 2004 Foucs in file. Colonos, Villacaccia di Lestizza, Udine, a cura di Paolo Toffolutti. 2003 Lightness. Studio Vu, Lentate sul Seveso, a cura di Stefano Pirovano. 2002 No Style. San Donà di Piave, Venezia, a cura di Boris Brollo. 2001 In Cenere. Ospedale dei Battuti, San Vito al Tagliamento, Pordenone. MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE/SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2013 Data on Imperfection. Alessandro Bergonzoni, Gianni Moretti, Maria Elisabetta Novello. Factory-Art, Berlin a cura di / curated by Martina Cavallarin. 2012 Premio in Sesto. Il luogo come arte. Antico Ospedale dei Battuti, San Vito al Tagliamento a cura di / curated by Giorgia Gastaldon. WOP works on paper. FABBRI.c.a. contemporary art, Milano. Firewall - Time in Jazz. Centro laber, Berchidda Olbia-Tempio a cura di / curated by Valerio Dehò, project by Antonello Fresu e Paolo Fresu. Premio Combat. Museo Civico G. Fattori ex Granai di villa Mimbelli, Livorno. Punto fermo. Vent’anni d’arte contemporanea a San Vito al tagliamento. Casa Cavazzini, GAMUD, Udine, a cura di / curated by Denis Viva. 2011 Punto fermo. Palazzo Altan, San Vito al Tagliamento (PN), a cura di / curated by Denis Viva. Women White La dimensione dell’infinibilità. Fabbri Contemporary Art, Milano, a cura di / curated by Federico Sardella Round the clock. Evento collaterale / collateral event alla 54° Biennale di Venezia, Spazio Thetis, a cura di / curated by Martina Cavallarin. WPA 2011. Lanificio Conte, Schio (Vicenza), a cura di / curated by Belinda Gueriero Passato presente dialoghi d’Abruzzo. Badia di S.Spirito al Morrone, Sulmona. a cura di / curated by di Anna Imponente. Passato presente dialoghi d’Abruzzo. CIAC Cento Internazionale per l’Arte Contemporanea, Genazzano, a cura di / curated by di Anna Imponente. Fam interference n°2. Disegnare il vuoto. Galleria Francesco Zanuso, Milano,

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a cura di / curated by Francesca Alfano Miglietti (FAM). 2010 Il senso dell’ordine. Matteo Fato / Maria Elisabetta Novello. Chiesa SS. Ambrogio e Bellino, Vicenza, a cura di / curated by Stefania Portinari. Un giorno di felicità. Miniartexil Ex Chiesa di San Francesco, Como. Venti d’Arte in FVG ieri e oggi. Manzano, Udine. Il segreto dello sguardo. Premio San Fedele, Galleria San Fedele, Milano. Pilota project. Berlin (Germany), By Marco Pezzotta e Scatola Bianca. Scrivere il silenzio. Galleria Il Milione, Milano, a cura di / curated by Matteo Galbiati. Disegnar sui muri. Fabbrica del vapore, Milano, a cura di / curated by Marina Mojana. L’arte dei giardini. Proposte di prossimità della natura. Terme di diocleziano, Roma. Vette. Sentieri verso l’arte contemporanea. Palazzo Frisacco, Tolmezzo, Udine. Memento. La Giarina Arte Contemporanea, Verona, a cura di / curated by Luigi Meneghelli. The Goldberg’s Variations 2. Mya Lurgo Gallery, Lugano, a cura di / curated by Martina Cavallarin. Sull’invisibile. Galleria Ciocca Arte Contemporanea, Milano, a cura di / curated by Francesca Alfano Miglietti. 2009 Indefinito. LoStudio e Arearea, Udine. La meglio gioventù. Galleria Comunale Arte Contemporanea, Monfalcone, a cura di / curated by Andrea Bruciati Eva Comuzzi. Ri/Generazione astratta. Galleria Fabbri Contemporary Art, Milano, a cura di / curated by Giorgio Bonomi. Specchio specchio delle mie brame. Ragogna Udine, a cura di / curated by Erika Adami e Paolo Toffolutti. The Goldberg’s Variations 91mQ. Berlin (Germany), a cura di / curated by Martina Cavallarin. Germinazioni. Mya Lurgo Gallery, Lugano, a cura di / curated by Martina Cavallarin. Effimero. Vicenza a cura di / curated by Alberto Zanchetta. Il più profondo è la pelle. MUD Art Foundation, Milano, a cura di / curated by Donatella Nani, Francesca Fiorella. Sant’Elena. La seduzione nel segno. Evento collaterale / collateral event alla 53° Biennale di Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin. Pre-Fazione. Galleria La Giarina Arte Contemporanea, Verona a cura di / curated by Martina Cavallarin. Welcome home. AB 23. Contenitore per il contemporaneo, Vicenza, a cura di / curated by Stefania Portinari. Act on. Studiodieci city gallery, Vercelli a cura di / curated by Matteo Galbiati e Mariarosa Pividori. Un altro nastro per krapp. Galleria Interno 22, Roma, a cura di / curated by Martina Cavallarin. 2008 Palinsesti. Castello, San Vito al Tagliamento (PN), a cura di / curated by Alessandro Del Puppo e Denis Viva.


Nati negli anni 70/80. Coll’action. Scelti bene in tempi estremi. Studio Dieci citygallery, Vercelli, a cura di / curated by Giovanna Maulino e Maria Rosa Pividori. I labirinti della bellezza. Museo Michetti, Francavilla al mare Chieti, a cura di / curated by Maurizio Calvesi, Anna Imponente e Augusta Monferini. Maravee. Villa Otellio Savorgnan, Ariis di Rivignano, Udine, a cura di / curated by Sabrina Zannier. 2007 Incontri d’Arte Italo Sloveni. Palazzo pretorio, Capodistria (SLO). Ecco il bosco Mestre. A cura di / curated by Luigi Viola. Suadente e flebile allure. Galleria Della Pina Arte Contemporanea, Pietrasanta Lucca a cura di / curated by Alberto Zanchetta. Sticeboris. Pavia di Udine, a cura di / curated by Monica Faccio ed Etrarte. Maninfesto. Villa Manin Passariano Codroipo, Udine a cura di / curated by Sarah Cosulich Canarutto. 2006 Espace Vivant. Nt Art Gallery, Bologna, a cura di / curated by Alberto Zanchetta. Torture Garden. Villa di Toppo Florio, Buttrio Udine a cura di / curated by Paolo Toffolutti. Riprendiamocila notte. Abside del cinema visionario, Udine, a cura di / curated by Paolo Toffolutti. 2005 Hollywood. Galleria Contemporaneo, Mestre. Tretrovie Avanguardia. 1918-2000 dalle trincee all’Europa 2005. Forte Kluze di Bovec, SLO, a cura di / curated by Museo Casabianca di Malo e della regione alta Austria di Linz. 2004 Borsa Valori. Basilica Palladiana Salone degli Zavatteri, Vicenza, a cura di / curated by Stefania Portinari. Re-lect. Visual Art live and cooking Villa Franchin, Mestre Venezia. Artist of fun. Galleria Arte Studio Clocchiatti, Udine. 2003 I care because you do. Galleria Contemporaneo, Mestre. Q13. Centro Culturale Candiani, Mestre. PREMI / PRIZES 2012 Menzione giuria Premio Combat in pittura. Museo Civico G. Fattori ex Granai Villa Mimbelli, Livorno 2011 Premio acquisto per la nuova collezione d’arte contemporanea / Prize for new collection of contemporary art. Comune di San Vito al Tagliamento (PN) 2010 Premio Arti Visive. San Fedele, Milano. 2007 Maninfesto. Primo Premio / First Prize. Villa Manin di Passariano Udine, a cura di / curated by Francesco Bonami. 1999 Premio Borsista 83.ma Bevilacqua La masa. Venezia. COLLABORAZIONI / COLLABORATIONS 2009 Indefinito. Installazione per lo spettacolo di danza e musica contemporanea / installations for the contemporany dance and music piece Lo Studio, Arearea e Martina Bertoni. SVETLANA OSTAPOVICI Nasce a Ribnita, Repubblica di Moldova,

nel 1967. Born in Ribnita, Moldova, in 1967. Dal 1999 si trasferisce in Italia dove vive e lavora. She moved to Italy on 1999, where she lives and works now. MOSTRE PERSONALI E PRINCIPALI PROGETTI ESPOSITIVI: 2012 – Parigi. “Innaturel 2” Galleria Selective Art Paris , a cura di Martina Cavallarin Venezia. “E whisper in the sound of silence”. Palazzo Zenobio , a cura di Massimo Sgroi Reggio Emilia. Fotografia Europea “da parte delle donne…” Galleria Parmeggiani a cura di Chiara Canali Caserta. “E whisper in the sound of silence”. Museo d’Arte Contemporanea, a cura di Massimo Sgroi 2011 - Spoleto. “In/Natura/Le” Palazzo Collicola Arti Visive , a cura di Gianluca Marziani Venezia. “54° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia”, evento collaterale “Round the Clock”, a cura di Martina Cavallarin Trieste. “Free Port of Ar”t, Porto Magazzino 26, a cura di Vittorio Sgarbi e Giuliana Carbi Venezia. “Pain…Thing”, Palazzo Zenobio, a cura di Gianluca Marziani Belluno. “Ossessione verde”, LAB610XL, a cura di Peter Weiermair Catanzaro. “La Costante Cosmologica”, Fondazione Rocco Guglielmo, Complesso Monumentale del San Giovanni, a cura di Gianluca Marziani Caserta. “F For Fake”. Belvedere di San Leucio . a cura di Massimo Sgroi Praga. “Festival di Arte Contemporanea 2011 Tina B” Tina B By The Water Napoli. “It’s time to say goodbye”. Changing Role – Move Over Gallery Milano. AAM e MIA con il progetto “Metal Recycling”, Romberg arte contemporanea Torino. “The Others” progetto di Scatolabianca a cura di Martina Cavallarin Parigi. “Fotofever” progetto Galleria Changing Role 2010 – Bali. “Human Warmth Traces”, Gaya Art Space, a cura di Martina Cavallarin Milano. STEP 09” con il progetto “Metal Recycling”, Romberg artecontemporanea Roma. “Premio Terna 03” finalista con selezione nel catalogo (Silvana Editoriale) Lugano. “The Goldberg’s Variations part. 2”, Mya Lurgo Gallery, a cura di Martina Cavallarin Roma. “Contemporary Ecoart Contest 09” finalista con selezione nel catalogo Palm Beach. Art Palm Beach Berlino. “Italian Photography”, Infantellina Contemporary 2009 – Roma. “Interessi Personali”, Romberg artecontemporanea, a cura di Gianluca Marziani Genova. “Rolli Days”, Comune di Genova Roma. “Target with seven faces”, galleria

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Emmeotto, a cura di Martina Cavallarin Venezia. “53° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia”, evento collaterale “Sant’ Elena la seduzione nel segno”, a cura di Martina Cavallarin Berlino. “imprimatur 3 the Goldberg’s Variations”, 91mq, a cura di Martina Cavallarin Chicago. “16° Sofa Chicago” 2008 – Las Vegas. “The Great Seven”, White Square Gallery Venezia. “In the Dark”, Palazzo Correr 2007 – Venezia. “52° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia”, “Feel and Crash”, Padiglione Nazionale della Repubblica di Moldova DAVID RICKARD Nato a Ashburton (New Zealand) nel 1975 Born in Ashburton (New Zealand), 1975 Il lavoro di David Rickard comprende un’ampia gamma di media per esplorare le relazioni tra oggetti, spazi, e le persone che li abitano. I suoi lavori si sviluppano da processi di sperimentazione con le proprieta` materiali degli oggetti e il loro spazi circostanti. In un modo non dissimile da Sol LeWitte quando creo` il suo Paragraphs on Conceptual Art (1967), gli esperimenti di Rickard tendono ad avviarsi con una serie ben definita di regole iniziali, entro cui si sviluppa una determinata azione. All’interno di questa cornice, i lavori oscillano tra la pianificazione meticolosa e la pura casualita` durante il corso della loro creazione. David Rickard employs a wide range of media to explore the relationships between objects, spaces and the people that inhabit them. His works develop from processes of experimentation with the material properties of objects and their surrounding environment. In a fashion not dissimilar from Sol LeWitt when he created his Paragraphs on Conceptual Art (1967), the experiments of Rickard tend to begin with a clear set of initial rules inside which a determinate action takes place. Within this framework the works oscillate between meticulous planning and pure chance during the course of their creation. FORMAZIONE / EDUCATION 02 – 03 Masters of Fine Art (associate), Central Saint Martins College, London, U.K. 99 - 01 Brera Accademia di Belle Arti di Milano, Milan, Italy 93 - 98 Bachelor of Architecture 1st hons, Auckland School of Architecture, New Zealand MOSTRE PERSONALE / SOLO EXHIBITIONS 2012 Displacements - Galleria Michela Rizzo Contemporary Art, Palazzo Palumbo Fossati, Venice, Italy / a cura di/ curated by Martina Cavallarin 2011 Time + Trace – Sumarria Lunn, 36 South Molton Lane, London, UK Testing the Limits (upcoming) – The Nunnery, Bow Arts Trust, London UK /


a cura di/ curated by Michele Robecchi 2009-10 Test Flights ¬- The Economist Plaza, London, UK / a cura di/curated by The Contemporary Art Society 2009 Cause and Effect – ROMA, The Road to Contemporary Art with Galleria Michela Rizzo, Italy Mitosis - Galleria Michela Rizzo, Treviso, Italy / a cura di/curated by Martina Cavallarin 2008 Exhaust 19-06-08 - Goethe-Institut, 50 Princes Gate, Exhibition Road, London, UK (LFA2008) Solid State - Galleria Michela Rizzo Contemporary Art, Palazzo Palumbo Fossati, Venice, Italy / a cura di/curated by Martina Cavallarin 2007 Dilate - Trolley Gallery, 73a Redchurch Street, London, UK 2002 current works - XXL Gallery, 2 Makedonia Blvd, Sofia, Bulgaria / a cura di/curated by Ivan Kiura nowhere to run nowhere to hide - Galleria Valeria Belvedere, Via Rossini 3, Milan, Italy MOSTRE COLLECTTIVE SELEZIONATE / SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2012 Zu Haus – LoBe Project Space, Berlin, Germany CALL – Luis Adelantado, Valencia, Spain Intersections – Science in Contemporary Art - Weizmann Institute, Tel Aviv, Israel / a cura di/curated by Cathy Wills David Rickard & Tommy Stockel – LoBe Project Space, Berlin, Germany The Dividing Line – The High House, Oxfordshire, UK Out of Control - NEST, Den Haag, The Netherlands a cura di/curated by Lynne van Rhijn 2011 David Rickard & Franco Vaccari - Scatolabianca, dialogue #1, Independents2, ArtVerona The British Ceramics Biennial – Spode, Stoke-on-Trent, UK Round the Clock, 54th Venice Biennale - Venice, Italy a cura di/curated by Martina Cavallarin Beyond Ourselves – The Royal Society of Science, London, UK / a cura di/curated by Ingrid Hinton The Wolfson Syndrome – Dragon Court, London, UK / a cura di/curated by The Modern Language Experiment 2010 HomeBase V - Berlin, Germany / a cura di/curated by Anat Litwin Exteriority – Sumarria Lunn, London U.K. Lines of Desire - Oriel Davies Gallery, Newtown, Wales / a cura di/curated by Oriel Davies Young Curators Tony Cragg, Lawrence Carroll, Giovanni Rizzoli, Luca Clabot, David Rickard Galleria Michela Rizzo Contemporary Art, Palazzo Palumbo Fossati, Venice, Italy Transitions - Castelfranco, Italy - public works / a cura di/curated by Elena Forin Appetite for Destruction - NEST, Den Haag, The Netherlands / a cura di/curated by Mandy Prins David Rickard | Romeu Goncalves - The

Mews Project Space, London, U.K. / a cura di/curated by Carlos NoronhaFeio Latitudini | Longitudini - Galleria Michela Rizzo Contemporary Art, Palazzo Palumbo Fossati, Venice, Italy / a cura di/ curated by Martina Cavallarin 2009 Jamais Vu - Forman & Field, Stour Road, London, Hackney Wicked Art Festival 2008 Bombay Sapphire 2008 - Superstudio Piu, via Tortona 27, Milan, Italy MiArt - Milan, with Galleria Michela Rizzo Contemporary Art Show Room - Galleria Michela Rizzo Contemporary Art, Palazzo Palumbo Fossati, Venice, Italy 2006 Zoo Art Fair - with Trolley Gallery, London, UK Arte Fiera - with Galleria Pack, Bologna, Italy 2005 Long Live Romance II - Galleria Pack, Foro Buonaparte 60, Milan, Italy / a cura di/curated by Franko B 2005 Long Live Romance II - Lipanjepuntin, Via di Montoro 10, Rome, Italy / a cura di/curated by Franko B 2005 The Jerwood Sculpture Prize - The Jerwood Space, 171 Union Street, London, UK 2003 Tate in Space - The Tate Gallery online, UK / a cura di/curated by Susan Collins 2000 Glocal - Studio Casoli, Corso Monforte 23, Milan, Italy / a cura di/curated by Diego Esposito Glocal - XXL Gallery, Sofia, Bulgaria / a cura di/curated by Diego Esposito N.U.N.C. - Ex Ospedale Soave, Viale Gandolfi, Codogno, Lodi, Italy / a cura di/curated by Davide Stroppa Transito - Spazio Umano, Foro Buonaparte 57, Milan, Italy Die Teile und Das Ganze - Alten Windum, Archenkirch, Austria Salon Primo - Palazzo della Permanente, Via Turati 34, Milan, Italy 1997 State House - Art Space, Custom Street, Auckland, New Zealand PREMI / PRIZES 2009 ROMA-The Road to Contemporary Art, Special Mention 2008 Bombay Sapphire Award, International sculpture/design with glass, finalist 2005 Jerwood Sculpture Prize, London, finalist 2003 Tate in Space, The Tate Gallery, London, second 1998 Senior Prize in Architecture, Auckland School of Architecture 1998 New Zealand Student Travel Award for Architecture, finalist 1996 Concrete Image, New Zealand Institute of Architects, first BORSE DI STUDIO E RESIDENZE / GRANTS + RESIDENCIES 2012 LoBe Project Space, Berlin (residency) 2009 The European Ceramic Work Centre (residency) English Arts Council (grant) 2008 English Arts Council (grant) Goethe Institut (grant) 2005 British Council (grant)

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ANTONIO RIELLO Nato a Bassano d.G.,1958 Born in Bassano d. G., 1958 Artista eclettico e molto attivo nel campo dei “New-Media” si interessa dei temi più controversi e scottanti della realtà italiana, che affronta sempre con piglio ironico e sarcastico. Vive e lavora a Marostica (I). He is an eclectic artist often working with “New-Media” and attracted by the most controversial and prickly issues of Italian society, managed with irony and a proper amount of sarcasm. Lives and works in Marostica (I). FORMAZIONE/EDUCATION Laurea in Chimica Farmaceutica (Università di Padova) 1981 Degree in Pharmaceutical Chemistry (Padova University) 1981 MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS 2012 “DIABOLUS IN VITRO”, Gallery Salon Vert, London (UK) (cur James Putnam) “RIELLO”, Galerie Fuckner, Ludwigsburg (D) 2011 “ORIGINAL RIELLO”, Galleria M. Rizzo, Venezia (I) (cur Martina Cavallarin) “ONLY THE GOOD/BAD” , Nuehaus Kunstevrein, Neuhaus (D) (cur. Susanne Jakob) 2010 “ORDINARY THINGS”, Potnia Thiron Gallery, Athens (GR) (cur. Alessandro Vincentelli) “BE SQUARE! GAM”, Galleria Arte Moderna, Torino (I), (cur. Danilo Eccher) 2009 “ACRITER & FIDELITER”, Galleria Lipanje&Puntin, Roma (I) (cur. Jonathan Turner) “BE SQUARE! BALTIC”, Gateshead (UK) (cur. Alessandro Vincentelli) “ASHES TO ASHES”, GlobeGallery, Newcastle u/Tyne (UK) (cur. Rashida Davison) “FESTIVAL FILOSOFIA MODENA”, Galleria BettaFrigieri, Modena (I) (cur. Luca Panaro) 2008 “ELEGANT WARFARE”, Galleria M. Rizzo, Treviso (I) (cur. Martina Cavallarin) 2007 “BE SQUARE!”, Kunsthalle Wien, Vienna (A) (cur. Gerald Matt) “POLITICALLY INCORRECT”, Potnia Thiron Gallery, Athens (GR) 2006 “ANTONIO RIELLO”, Mogadishni Gallery, Copenhagen (DK) 2005 “AIRMART”, MART, Rovereto (I), (cur. Giorgio Verzotti) “OPERE ROMANE”, Galleria DeCrescenzo&VIesti, Roma (I) “RIELLO”, David Roberts Foundation, London (UK) “FLAKTURM DOWN”, Kunsthalel Wien, Vienna (A) (cur. Jurgen Weisshauptl) 2004 “RIELLO”, Museo Casabianca, Malo (I)


(cur. Giobatta Meneguzzo) 2003 “ANTONIO RIELLO”, Mulino 503, Vicenza (I) “RIELLO”, Istituto Italiano di Cultura, London (UK) (cur. Vittorio Urbani) “GUNS”, Galleria Astuni, Pietrasanta (I) (cur. Luca Beatrice) “CLUB SANDWICH”, Galleria Nuova Icona, Venezia (I) (cur. Vittorio Urbani) 2002 “LADIES WEAPONS”, Voss Galerie, Dusseldorf (D) 2001 “RIELLO”, Galerie Mitterand, Ginevra (CH) “LADIES WEAPONS”, Torch Gallery, Amsterdam (NL) “LADIES WEAPONS”, Paula Boettcher Galerie, Berlin (D) 2000 “NEXT TIME”, MAPP, Milano (I), (cur. Marco Meneguzzo) “ITALIANI BRAVA GENTE”, Torch Gallery, Amsterdam (NL) “LADIES WEAPONS”, Frank Elbaz Galerie, Paris (F) 1998 “COLLEZIONE AUTUNNO”, Galleria Perugi, Padova (I) (cur. Guido Bartorelli) “IBG”, ARGEKUNST, Bolzano (I) (cur. Marion Piffer) “AR”, Galleria Artra, Milano (I) (cur. Giorgio Verzotti) 1997 “VIVO PER MIRACOLO”, Galleria Perugi, Padova (I) 1996 “RIELLO”, Galleria Il Ponte, Roma (I) (cur. Jonathan Turner) MOSTRE COLLETTIVE/ SELECTED GROUP EXHIBITION 2011 “SWEPT AWAY”, MAD, New York (USA) (cur. David McFadden) “GLASSTRESS BEIRUT”, BEC, Beirut (LEB) “GOODLUCK” , Galleria De Crescenzo & Viesti, Roma (I) “PERCORSIARTEITALIANA-VAF”, MART, Rovereto (I) (cur. Daniela Ferrari) “IL BEL PAESE DELL’ARTE” , GAMEC, Bergamo (I) (cur. Giacinto Di Pietrantonio) “54 BIENNALE DI VENEZIA”, GLASSTRESS2 (cur. B. Clearwater, L. Edelkoort, P. Noever, D. Paparoni) ITALIANS DO IT BETTERS (cur M. Bittanti, D. Quaranta) ROUNDTHECLOCK (cur. M. Cavallarin) “DER TRAUM VOM FLIEGE”, Museum der Welt, Berlin (D) (cur. Thomas Hauschild , Britta N. Heinrich) “DOWN THE RABBIT HOLE”, Galleria Lipanje&Puntin, Trieste (I) “THE SEXUAL OBJECT”, Gallery SalonVert, London (UK) (cur. Maria Nicolacopoulou) 2010 “SCULTURA ITALIANA XXI SEC”, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (I) (cur. Marco Meneguzzo) “LONGITUDINI”, Galleria M. Rizzo, Venezia (I) (cur. Martina Cavallarin) “CHEST PLAN”, GlobeGallery, Newca-

stle /Tyne (UK) (cur. Rashida Davison) “LEGGERO”, Festival Comodamente, Vittorio Veneto (I) (cur. Daniele Capra) 2009 “LIBERTA’ “, Fortezza, (I) (cur. Marion Piffer) “REMAP”, Athens (GR) (cur. Maria Karas) “PREMIO TERNA”, Chelsea Art Museum, New York (USA) (cur. Gianluca Marziani) “RESIDENCE PERMIT”, GlobeGaller, Newcastle/Tyne (UK) 2008 “THE DAWN OF TOMORROW”, Elgiz Museum, Istanbul (TR) (cur. Vittorio Urbani) “ICARIO”, Montepulciano (I) (cur. Marco Meneguzzo) “EXPERIMENTA”, Ministero Esteri Italiano, Roma (I) “XV QUADRIENNALE”, Palazzo Esposizioni, Roma (I) (cur. Lorenzo Canova) “ARMI”, Galleria DeCrescenzo&Viesti, Roma (I) 2007 “ITALIAN ART”, Hanoi Contemporary Museum, Hanoi (VIET) (cur. Lorenzo Canova) “OPENING”, Poulsen Gallery, Copenhagen (DK) “BIENNALE RIJEKA”, Rijeka Museum, Rijeka (HR) (cur. Vittorio Urbani) “ON THE EDGE OF THE VISION”, Victoria Memorial Hall, Calcutta (INDIA) (cur. Lorenzo Canova) 2006 “BANGBANG”, Museè d’Art et Metieres, Saint-Etienne (F) “SYNOPALIA”, Synope (TR) (cur. Vittorio Urbani) “THIS BALL IS SQUARE!”, Galerie Deschler, Berlin (D) “ERETICA”, Galleria Civica Arte Contemporanea Palermo, Palermo (I) (cur. Demetrio Paparoni) “MEDITERRANEO”, Arsenale Navale Taranto, Taranto (I) (cur. Antonio Davossa) “NEXT LEVEL”, Wolfsburg Kunstverein, Wolfsburg (D) (cur. Martin Wolf) “CHECK-IN EUROPE”, EPO, Munchen (D) (cur. Beral Madra) 2005 “WORLD IS A SAFER PLACE”, GlobeGallery, NewCastle/tyne (UK), (cur. Francis Gomila) “DRESSCODE”, Neuhausen Museum, Nehuhausen (D) (cur. Susanne Jakob) “HANDLUNGS...”, Kunsthalle Wien, Vienna (A) (cur. Gerald Matt) “IL CORPO ELETTRICO” Palazzo Chiarulli, Campobasso (I), (cur. Lorenzo Canova) 2004 “LEGAL/ILLEGAL”, NGKB, Berlin (D) (cur. Susanne Jakob) “LIE,LUST, FASHION”, AGP, Berlin (D) (cur. Dodi Reifenberg) “REWIND”, Wiesbaden Kunstverein, Wiesbaden (D) (cur. Claudia Klang) 2003 “KIDS ARE US”, Galleria Civica Arte Contemporanea Trento, Trento (I) (cur. Maurizio Sciaccaluga, Fabio Cavallucci) “DIE VERKLARUNG”, Galerie Miriam

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Charim, Vienna (A) (cur. Klaus Kladler) “MELTING POP”, Palazzo Papesse, Siena (I) (cur. Gianluca Marziani) “ATTACK”, Kunsthalle Wien, Vienna (A) (cur. Gerald Matt) “SCULTURA ITALIANA XX SEC”, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (I) (cur. Marco Meneguzzo) “ENGAGED IN RECREATION”, Borusian Foundation, Istanbul (TR) (cur. Hugh Mullholland, Vittorio Urbani) 2001 “B&B”, Aktionsforum Praterinsel, Munchen (D) ( Erno Vroonen) “TIRANA BIENNALE”, Tirana (ALB) (cur. Michele Robecchi) “WELCHOME”, Palazzo Esposizioni Roma, Roma (I) (cur. Gianluca Marziani) “FUTURAMA”, Museo Pecci, Prato (I) (cur. Marco Meneguzzo) 1999 “MW & CS” Amstterdam (NL) (cur. Edwig Fijgen) 1998 “TABOO”, Business Design Center Islington, London (UK) (cur, Michael Rappaport) “ARTE ITALIANA”, Kiel Kunstverein, Kiel (D) (cur Christina Roll) “CONCETTUALISMO IRONICO”, Freiburg Kunstverein, Freiburg (D) (cur. Stefan Berg) 1997 “OFFICINA ITALIANA”, Galleria Arte Moderna, Bologna (I) (cur. Renato Barilli) 1996 “PANORAMA EMERGENTE”, Trevi Art Museum, Trevi (I) (cur. Giancarlo Politi) “VERSUS II”, Velan, Torino (cur Marisa Vescovo) “XII QUADRIENNALE”, Palazzo Esposizioni Roma, Roma (I) (cur. Ludovico Pratesi) 1995 “DAS SPIEL IN DER KUNST”, Neue Galerie Graz, Graz (A) (cur. Marion Piffer) MATTEO SANNA Nato a San Gavino Mle (Italia) nel 1984 Born in San Gavino Mle, Italy, 1984 Dal 2006 il suo lavoro è stato presentato in mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano Since 2006 his work has been presented in several group and solo exhibitions. Lives and works in Milano. FORMAZIONE | EDUCATION Autodidatta / Autodidactic MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS 2012 I make a deal with God The Format Contemporary Culture Gallery, Milano 2009 Bloody Party Changing Role Move Over Gallery, Napoli, testi di / essays by Massimo Sgroi e Micol Di Veroli 2007 Borderline Changing Role - Move Over Gallery Project Room, Napoli, a cura di / curated by Guido Cabib MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE | SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2012 aboutCaravaggio, Scuderie Aldobrandini - Frascati, a cura di / curated


by Anna Imponente The Others, stand The Format Contemporary Culture Gallery, Milano Vogue fashion night. Milano Festival Internazionale Time in Jazz, Berchidda, a cura di / curated by Giannella Demuro 2011 S.O.S.3, Palazzo delle Miniere, Fiera di Primiero (tn) Ente comunale di consumo, Complesso del Vittoriano, Roma, a cura di / curated by Claudio Libero Pisano It’s time to say goodbye,Part 2 Changing Role - Move Over Gallery, Napoli, a cura di / curated by Guido Cabib It’s time to say goodbye,Part 1 Palazzo Zenobio, Venezia, a cura di / curated by Guido Cabib Fotofever, stand Changing Role – Move Over Gallery, Paris F 4 Fake, Belvedere di San Leucio, Caserta , a cura di / curated by Massimo Sgroi Hybrid Maps, Festival Internazionale Time in Jazz, Berchidda, a cura di / curated by Mariolina Cosseddu Round the Clock, Collateral della 54° Biennale di Venezia, Spazio Thetis, Arsenale Novissimo, Venezia, a cura di / curated by Martina Cavallarin Roma. The road to contemporary art stand Changing Role - Move Over Gallery, Roma Ente comunale di consumo Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, Cosenza, a cura di / curated by Claudio Libero Pisano 2010 Ente comunale di consumo Centro internazionale per l’arte contemporanea Ciac castello Colonna, Genazzano, a cura di / curated by Claudio Libero Pisano Slaves Teatro Palladium, Roma, a cura di / curated by Lori Adragna EcoArtProject Fiera Ecomondo, Rimini, a cura di / curated by Martina Cavallarin Bloom stand Changing Role, Cologne (Germany) 2048 Festival della creatività, Firenze, a cura di / curated by Giovanni Cervi e Res Pira Pilota, Berlin (Germany), a cura di / curated by Marco Pezzotta, Gianni Moretti e Scatola bianca Aidoru Galleria Allegretti Contemporanea, Torino, a cura di / curated by Massimo Sgroi Violazione di domicilio Centro internazionale per l’arte contemporanea Sala Uno, Roma, a cura di / curated by Guido Cabib Roma. The road to contemporary art stand Changing Role - Move Over Gallery, Roma Arte First 2010 stand Changing Role Move Over Gallery, Bologna 2009 Mint stand Changing Role - Move Over Gallery, Milano La costruzione dei mondi Changing Role - Move Over Gallery, Roma, a cura di / curated by Massimo Sgroi Roma. The road to contemporary art stand Changing Role - Move Over Gallery, Roma Mediterranean Palazzo Rospigliosi Pallavicini, Roma, a cura di / curated by Da-

nilo Eccher e Elena Lydia Scipioni Arte First 2009 stand Changing Role Move Over Gallery, Bologna 2008 Arte First 2008 stand Changing Role - Move Over Gallery, Bologna 2007 Arte First 2007 stand Changing Role - Move Over Gallery, Bologna Pulse stand Changing Role - Move Over Gallery, New York City (USA) Video Role Changing Role - Move Over Gallery, Roma, a cura di / curated by Guido Cabib Arte e omosessualità Da Von Gloeden a Pierre et Gilles Palazzina Reale, Firenze, a cura di / curated by Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola Arte e omosessualità Da Von Gloeden a Pierre et Gilles Palazzo della Ragione, Milano, a cura di / curated by Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola WILHELM SCHERUEBL Nato a Radstadt (Austria) nel 1961 Born in Radstadt (Austria) in 1961 FORMAZIONE / EDUCATION 1985 Academy of fine Arts, Vienna (Austria) 1990 Degree under Bruno Gironcoli MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS 2011 cast your art, Wien 2009 Allerart, Bludenz (Austria) Museum Stift Admont (Austria) 2008 Im Pavillon, Wels (Austria) Galerie Eugen Lendl, Graz (Austria) Museum Waidhofen (Austria) Knoll Galerie, Wien (Austria) Städtische Galerie, Rosenheim (Austria) 2007 Kulturzentrum bei den Minoriten, Graz (Austria) 2006 Knoll Galerie, Budapest (Unghey) Haus der Herren zu Kunstat, Brünn (Germany) 2005 Lenbachhaus Museumsplatz, München (Germany) Knoll Galerie, Wien (Austria) 2004 Oberösterreichisches Landesmuseum, Linz (Austria) 2001 Kunstverein Rosenheim, Rosenheim (Austria) Rupertinum Salzburg, Salzburg (Austria) 2000 Duff House, Banff (Schottland) 1997 MAK, Museum für angewandte Kunst, Wien (Austria) MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE | SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2012 Zacherlfabrik, Wien Kunstverein Wörgl Galerie Schmidt, Reith im Alpbachtal 2011 Silber, knollgalerie, Wien Alpen, Sehnsucht & Bühne, Residenzgalerie Salzburg Ossesione verde, Lab 610 XL, Sovramonte-Servo Round the Clock, Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia - a cura di Martina Cavallarin 2010 Florafiktionen, Galerie Erhard Witzel, Wiesbaden (Austria) HOTELPUPIK-lieblingspositionen, Forum Stadtpark, Graz (Austria) RELIQTE, Kulturzentrum bei den Minori-

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ten, Graz (Austria) Voglio la neve in agosto, Lab 610 XL, Sovramonte-Servo 2009 lichtmesz, Minoritenkultur, Graz (Austria) Natur - die schöpfung ist nicht vollendet , Museum Stift, Admont (Austria) Das Landschafts Apriori, Galerie Cora Hölzl, Düsseldorf (Germany) 31. Österreichischer Graphikwettbewerb, Galerie in Taxispalais, Innsbruck, Bozen, Klagenfurt (Austria) Florafiktionen, QuadrART, Dornbirn (Austria) 2008 Myosots discolor, knollgalerie Wien (Austria) Kunstverein Rosenheim, Rosenheim (Austria) Schnee, Museum Kitzbühel (Austria) 2007 Interventionen, Gartenschau Vöklabruck (Austria) 20 Jahre Akademie Graz, Minoritenkultur Graz (Austria) 2006 Rundumschlag, Galerie Ruzicska, Salzburg (Austria) 2005 Ordnung der Natur, Museum moderner Kunst, Passau (Austria) 2004 Im Rhythmus der Fliege, Haus der Kunst Brünn, Brünn (Austria) 2002 Making nature, Edsvik Art, Stockholm (Sweden) Haus am Waldsee, Berlin (Germany) Mo(u)nomental, Ferdinandeum, Innsbruck (Austria) 2000 Land Art usw., Kunstraum Innsbruck, Innsbruck (Austria) 1999 Kunst in der Stadt 3, Kunsthaus Bregenz, Bregenz (Austria) Rosegarden, Kunstverein Rosenheim, Rosenheim (Austria) BORSE DI STUDIO E RESIDENZE | GRANTS AND RESIDENCES 2004 Glenfiddich distillery, Dufftown (Scotland) 2003 Grant from the government Salzburg (Austria) 1999 Budapest grant from the government Salzburg (Austria) 1994 State grant for fine Art 1993 Paris grant from the Ministery of Education and Art SILVIA VENDRAMEL Ha condotto studi artistici presso l’E.P.I.A.R. (Ecole Pilote International d’Art et de Rechèrche), Villa Arson, Nizza (Francia) e presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, sezione pittura. Si diploma nel 1996 presso l’E.P.I.A.R. MOSTRE PERSONALI 2012 Quando tutto è silenzio le cose cominciano a parlare con Serena Piccinini, XL Lab 610-Galleria DeFaveri Arte, Spazio Paraggi, TV a cura di Angela Madesani 2011 Honey Wall, Tuen Mun Town Plaza, Hong Kong, Cina K Series, IFCR Residences Shangai, Cina 2010 Lo spazio tra le mani, Paolo Cappelletti Gallery, Milano Twen, Lab 610XL, Step09, Galleria DefaveriArte, Museo della Scienza e Tecnologia, Milano


2008 Here Exactly, Italian Academy, New York, NY 2007 Con beneficio di inventario, Galleria DeFaveri Arte, Feltre (BL) a cura di Vivaina Siviero 2006 Galleria Liba con Riccardo Crepaldi, Pontedera (PI) 2004 Galleria Brhel con Uzia Ograbeck, Schwerin, Germania MOSTRE COLLETTIVE Out of focus, Superfluo Project, PD 2012 The Body, The Space, ArtFarm Ca’ Ottolina (VR), a cura di Luigi Meneghelli Mantova Creativa, Intervento site specific, S.M. della Vittoria, MN SOS 3, XL Lab 610- DeFaveri Arte, Fiera di Primiero (BL), a cura di Daniele Capra Donna Scultura, Chiostro di S. Agostino, Pietrasanta (LU), a cura di Valentina Fogher e Chiara Celli 2011 Uno per uno, uno per tutti, De Faveri Arte Contemporanea - LAB 610XL Spazio Paraggi, TV S.O.S.2, Lab 610 XL, Feltre, BL, a cura di Viviana Siviero Round The Clock, Collateral della 54° Biennale di Venezia, a cura di Martina Cavallarin, Spazio Thetis, Arsenale Novissimo (VE) Ossessione Verde, Lab 610 XL, Feltre BL, a cura di Peter Weiermair Art Brescia, Biennale Internazionale della’Arte Contemporanea, Musei Mazzucchelli, Galleria FlavioStocco 2010 S.O.S. Galleria DeFaveri Arte, Feltre BL, a cura di Viviana Siviero Donna e natura, Od’a Palestra Artistica, Milano The Bridge, Centro Culturale Zamek, Posnan, Polonia Liquida-Festival d’arte contemporanea, Museo Civico, Treviso, a cura di Carlo Sala Voglio la neve in agosto, Lab 610XL,BL, a cura di Peter Weiermair Forte2010 VS, Forte dei Marmi (LU), a cura di Michelangelo Chiti e Enrico Mattei 2009 Degli uomini selvaggi e altre forasticheria, Lab 610XL, Feltre (BL), a cura di Karin Andersen and V. Siviero 2008 Racconti sul circostante, Galleria Guido Iemmi, Milano, a cura di V. Siviero XXV Biennale di scultura, Museo Archeologico, Palazzo Ducale,Gubbio, a cura di Giorgio Bonomi Lumin_aria, intervento luminoso per la città di Napoli, a cura di Simona Perchiazzi 2007 Premio New York, Columbia University & the Italian Academy, New York Donna Scultura, Chiesa di S. Agostino, Pietrasanta (LU), a cura di Valentina Fogher and Chiara Celli Epifania di un albero, Palazzo Pretorio, Cittadella (PD), a cura di Luigi Meneghelli Galleria Flavio Stocco, Castelfranco, TV Uno, due, tre per le vie dell’arte, S. Giovanni In Persiceto (BO), a cura di Giuseppe Cordoni Palinsesti, S. Vito al Tagliamento (UD), a cura di Alessandro Del Puppo Galleria Fidesarte, Mestre (VE) 2006 Percorsi Paralleli, Fortezza Medi-

cea, Pietrasanta (LU) Quaranta per Quaranta,Circa, Pay and Display, Verona, a cura di Sebastiano Zanetti e F. Bonazzi Uscire dal Ghetto, Ex Ghetto Ebraico, V. Veneto, TV, a cura di Mario Darè L’arte del costruire, Associazione Ance, Treviso Homenaje a Gonzalo Cao”, Universidad Menendez Pelaio, Cuenca, Spagna 2005 Galleria Fidesarte, Mestre(VE) International’s Museum of the Woman in Art ,”Roseʼs choice” , Scontrone (AQ) Earth, Feltre Arte Contemporanea (BL) 2004 Vittorio Arte5, Falmec, V.Veneto (TV), a cura di Mario Darè Galleria Fidesarte, Mestre (VE) 88°ma Collettiva Giovani, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2003 La Plaza del Arte, Casa d’aste, Madrid, Spagna Under 30, Galleria Traghetto, Venezia Intervento a Malventoso, Ex Chiesa di Malventoso, Seravezza (LU) 2002 Bienal de Tarragona, Tarragona, Spagna 2001 Vittorio Veneto Arte3, Ex Ghetto Ebraico, V.Veneto (TV), a cura di M. Darè La Ventana de la Fabbrica”, La Fabrica, Madrid, Spagna 2000 Paisajes, Sala Tribu, Barcellona, Spagna 1998 Saxula-Postazioni dʼarte contemporanea, Castello Brancaccio, S.Gregorio da Sassola,Roma Castrum Sancti Angeli-Postazioni, Castello Orsini, Castel Madama, Roma Biennale della giovane arte, Padova Aniene Percorsi del Senso, ex Cartiera Marziale Tivoli, Roma 1996 100 Pour Cent , Villa Arson, Nizza, Francia 1996 49,90Frs, Gallerie Fines Arts, Nizza, Francia RESIDENZE E WORKSHOP 2010 “Solid Void”, con Giovanni Morbin e Gian Antonio Gilli, curato da Diogene, TO 2008 Fellowship presso l’Italian Academy for Advanced Studies e Columbia University, NY, United States 2005 Residenza, Est Nord Est, Quebec, Canada 1992 Corso Superiore di Disegno, Fondazione Ratti, Como, artisti invitati: Markus Luperz and Gérard Titus-Caramel PREMI 2007 Premio New York, Columbia University & the Italian Academy, New YorK, NY 2006 Premio Aletti, 3° Premio, Art(Verona, VR 2004 Premio Asi, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia OPERE IN PERMANENZA 2011 Honey Wall, Tuen Mun Town Plaza, Hong Kong, Cina K Series, IFCR Residences Shangai, Cina 2007 K, Museo dei bozzetti, Pietrasanta (LU) 2002 Chumbera, Jardin Botanico, Mu-

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nicipalidad de Benalmadena,Malaga, Spagna 2000 CubiTal, Monasterio de las Hoblatas, Santiago de Compostela,Spagna FIERE 2012 Art(Verona, Independents 3, TEMAMagazine di Sibilla Zandonini 2010 Step09 Milano, LAB 610 XL (BL) 2005, 2006, 2007, 2009, 2011 Art(Verona, Galleria DeFaveriArte, Feltre (BL) 2003, 2004 ArteFiera Bologna, Galleria Traghetto, VE DEVIS VENTURELLI Nato a Faenza (Ravenna), vive e lavora a Milano. MOSTRE PERSONALI 2012 Estasi urbane, Villa Rusconi, Castano Primo, Milano, a cura di Fabio Carnaghi 2011 Estasi urbane, l’Ozio, Amsterdam (Olanda), in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura Devis Venturelli, mostra monografica in Videoartyearbook 2011, Chiostro di Santa Cristina, Bologna, a cura di Renato Barilli 2010 Video of the month #55: Devis Venturelli, Ursula Blickle Videolounge, Kunsthalle, Vienna (Austria), a cura di Angela Stief, Peter Weiermair Village tour, La casa dell’ospite, Obalne galerije, Pirano (Slovenia), a cura di Sabrina Zannier, con Stefano Scheda 2009 Abaco di un’altra città, Galleria De Faveri arte, Feltre (BL), a cura di Viviana Siviero, Peter Weiermair La casa dell’ospite, installazione site specific, via Stalingrado 86, Bologna, Arte Fiera Off, in collaborazione con Galleria Lipanjepuntin Trieste, con Stefano Scheda Estensioni astratte, Showroom Bottoli, Vittorio Veneto (TV), a cura di Daniele Capra Folie du Printemps, Studio Dieci, Vercelli, a cura di Matteo Galbiati, Maria Rosa Pividori 2008 La casa dell’ospite, installazione site specific piazza Garibaldi, Bassano del Grappa (VI), Innovetion valley in collaborazione con Archivio Bonotto Vicenza, con Stefano Scheda 2007 Variazioni sul sacro, Fondazione Culturale San Fedele, Milano, a cura di Angela Madesani 2005 Atti osceni, perfomance FuoriBiennale Venezia, a cura di Cristiano Seganfreddo 2004 Atti osceni, performance in Urb _10. Interventi artistici nel tessuto della città, Bologna, a cura di Andrea Cioschi MOSTRE COLLETTIVE 2012 Supertemporal, Kulturhuset Museum,


Stoccolma (Svezia), a cura di Estelle af Malmborg, Paul Young The black cube, La Casa Encendida, Madrid (Spagna), a cura di Andrea Franco Pixel. La nuova generazione della video arte italiana, Pala Riviera, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), a cura di Giovanni Viceconte De rerum natura, galleria De Faveri arte, Feltre (Belluno), a cura di Daniele Capra On videos, Arte Boccanera, Trento, a cura di Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Silvia Grandi 16/9 Widescreen, Spazio Armani, Torino, in collaborazione con Allegretti Artecontemporanea, a cura di Alessandro Trabucco Extracurricular activity, Superfluo, Padova, a cura di Daniele Capra Chain reaction, Artcore gallery, Bari, a cura di Fabio Carnaghi 2011 Digital Life², Fondazione Romaeuropa, Ex GIL, Roma, a cura di Fabrizio Grifasi, Monique Veaute Invideo, Spazio Oberdan, Milano, a cura di Sandra Lischi, Romano Fattorossi Round the clock, Collateral event 54. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia, Spazio Thetis, Arsenale Nuovissimo, Venezia, a cura di Martina Cavallarin The Others, Le Nuove, Torino Photo reload (Naked city), Romberg arte contemporanea, Latina, a cura di Alessandro Trabucco, Italo Bergantini Su nero nero, Castello di Rivara, Torino, a cura di Franz Paludetto, Giovanni Viceconte aquAquae, Villa Rusconi, Castano Primo (MI), a cura di Fabio Carnaghi Cinema take away, Rovereto (TN), a cura di Denis Isaia, Alessandro Nassiri International Short Film Festival 2ANNAS, Riga (Lettonia) Videoholica international video festival, Varna (Bulgaria) Big Screen Project, New York (USA), a cura di Daria Shapiro Il coreografo elettronico, Pan, Napoli Loop festival, Medialounge, Hotel Catalunia, Barcellona (Spagna) Videoartyearbook, Fondazione Sandretto Rerebaudengo, Torino, a cura di Renato Barilli Fashion LA, Ace Gallery, Los Angeles (USA), a cura di Paul Young The night event, Angel Orensaz Foundation, New York (USA), a cura di Daria Shapiro, Jesse Pires Regards sur l’art video, Institue française de Serbie, Belgrado (Serbia), a cura di Gabriel Soucheyre Premio Arte Laguna, Nappe dell’Arsenale, Venezia 2010 Premio Celeste, Fondazione Brodbeck, Catania, a cura di Gabi Scardi, Julia Draganovic Video.it, Fondazione Merz, Torino, a cura di Francesco Poli, Mario Gorni, Francesco Bernardelli, Paola Nicita, Cristiana Perrella Lo stato dell’arte, Accademia di Romania, Roma, a cura di Luisa Conte

Please me fashion, Teatro all’Antica, Sabbioneta (MN), a cura di Isabella Falbo Premio Agenore Fabbri, Stadtgalerie, Kiel (Germania); Palazzo Ziino, Palermo 2video, Undo.net, a cura di Francesca di Nardo Viaggi in immagini, Aperto alle Murate, Firenze, a cura di Francesca di Nardo Videoartyearbook, Chiostro di Santa Cristina, Bologna, a cura di Renato Barilli, Fabiola Naldi, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Paola Sega Let’s go outside, Superstudio più, Milano, a cura di Daniele Capra Premio arte Laguna, Tese di San Cristoforo Venezia; Istituto di Cultura, Vienna (Austria) Scherzo, satira, ironia, doppio significato, Kunstverein, Augsburg (Germania), a cura di Peter Weiermair A remote viewing: Loop Barcellona (2003-2009), Centre d’art Santa Monica, Barcellona (Spagna), a cura di Paul Young Incanto, Al di là delle apparenze opache, Reggio Fotografia Europea, Reggio Emilia, a cura di Gigliola Foschi Mecal film festival, Barcellona (Spain) 2009 25FPS experimenatal film festival, Zagabria (Croazia) Playlist, Galleria Neon campobase, Bologna, a cura di Angela Madesani Videoartyearbook, Fondazione March, Padova, a cura di Renato Barilli Urban attitudes, Tube Gallery, Milano, a cura di Alessandro Trabucco Beyond Media - International festival for architecture and media, Stazione Leopolda, Firenze, a cura di Marco Brizzi WRO Expanded City, 13th Media Art Biennale, National Museum, Wrocław (Polonia) Cannes AVIFF festival, Cannes (France), a cura di Gabriel Souchyere Souvenirs from heart, Cologne Art Fair (Germania), a cura di Alec Chricton Videoformes, Clermont-Ferrand (Francia) 2008 VideoartVerona, ArtVerona, Verona, a cura di Renato Barilli, Mario Gorni Videoartyearbook, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Trento, a cura di Renato Barilli, Fabiola Naldi, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Paola Sega Biennale video fotografia contemporanea, Cittadella, Alessandria, a cura di Laura Villani Magic moving image, Melina Cultural Centre, Atene (Grecia), a cura di Christiana Galanopoulou Adunata del contemporaneo, Bassano del Grappa (VI), a cura di Cristiano Seganfreddo Il drago di Giorgio, De Faveri arte, Feltre (BL), a cura di Viviana Siviero,Alberto Zanchetta Liberaci dal male, Fondazione culturale San Fedele, Milano, a cura di Gigliola Foschi, Andrea Dall’Asta 2007 Milano Doc Festival, Museo della Scienza, Milano Il viaggio di Eva, Galleria d’arte moder-

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na, San Donato Milanese (MI), a cura di Angela Madesani VD Videodance Festival, Atene (Grecia) 3° Festival La 25a ora. Il cinema espanso, La7 (TV) Storung festival, Barcellona (Spagna) Videoformes, Clermont-Ferrand (Francia) Athens videoart festival, Atene (Grecia) 2006 Figures of Motion, Künstlerhaus, Plüschow (Germania), a cura di Andrè Werner Risonanze interne, Rialto-Santambrogio, Roma 2° Festival La 25a ora. Il cinema espanso, La7 (TV) Visionaria,15° International Video Festival, Siena Directors Lounge, Karl Marx Allee, Berlino (Germania) 2005 Frammenti di danza, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, a cura di Sandrine Mini La caffettiera del masochista, Artandgallery, Milano, a cura di Cristiano Seganfreddo Il mondo attorno, Fondazione culturale San Fedele, Milano, a cura di Angela Madesani Unimovie 9, Città Sant’Angelo, Pescara 5° International short film festival Circuito Off, Venezia 1° Festival del corto La 25a ora. Il cinema espanso, La7 (TV) 2004 Invideo, Spazio Oberdan, Milano, a cura di Chicca Bergonzi, Romano Fattorossi, Sandra Lischi Reality from my point of view, Palazzo Poggi, Bologna, a cura di Laura Villani Monaco Dance Forum, Dance on Screen, Principato di Monaco TTV Performing arts on screen, Riccione (RN) Le vie dei Festival, Teatro delle Passioni, Modena 4° International short film festival Circuito Off, Venezia PREMI 2011 Premio Romaeuropawebfactory, Fondazione Romaeuropa (Primo premio) Premio arTeca (Primo premio) 2010 Premio Farm Video.it, Artegiovane Fondazione Merz (Primo premio) 2009 Pagine bianche d’autore (Menzione speciale) 2008 Premio Aletti ArtVerona, Banca Aletti (Primo premio) 2007 Premio arti visive San Fedele, Milano (Primo premio) 2006 Premio Videoarte, Festival Visionaria, Siena (Primo premio) 2004 Circuito Off, International short film festival, Venezia (Menzione speciale)


PETER WELZ Born 1972, Germany [IN PREPERATION] 2013 MOMA Tokyo, National Museum of Modern Art, Tokyo, Japan Municipal Museum of Art, Toyota, Japan Aichi Triennale 2013, Nagoya, Japan DÉS-ORIENTÉ(S) L’Iselp, Brussels EXHIBITIONS [SELECTION] 2012 CRACKED.WHITE.OPEN. Galerie Jochen Hempel, Berlin, Germany EHF 2010 Konrad Adenauer Stiftung, Berlin, Germany Horticulture, Galerie Lorenz, Frankfurt Main, Germany 2011 MMK 1991–2011 20 Jahre Gegenwart | 20 years of presence, Museum für Moderne Kunst, Frankfurt Main, Germany Bocconi Art Gallery Palazzo Roetgen, Università Bocconi, Milano, Italy [solo] Around the clock Biennale di Venezia, Eventi Collaterali, Venice, Italy BAU_HAUS tät, Berlin, Germany EHF 2010 Konrad Adenauer Stiftung, Berlin, Germany Peter Welz - distorted l’eclisse [after m. antonioni] Galerie Lorenz, Frankfurt Main, Germany [solo] 2010 Longing for … score #1 Biennale di Venezia di Architettura, Eventi Collaterali, Venice, Italy The tale of a blind resistance fighter Galerie Paul Andriesse, Amsterdam, The Netherlands All art has been contemporary Kunsthalle Hamburg, Hamburg, Germany Inconstruktionen V Art Biesenthal, Biesenthal, Germany From the inside Rugby Museum, Rugby, England Reality looks back on me [solo] Museum Pfalzgalerie, Kaiserslautern, Germany Zeigen Temporäre Kunsthalle Berlin, Berlin, Germany ‘Wenn die Nacht am tiefsten’ Bel-Etage-Projects, Berlin, Germany Mesauring potentials Temporary project space, Berlin, Germany 5x3 Kunstraum Düsseldorf, Düsseldorf, Germany 4’’ x 6‘’ inch Galerie Lorenz, Frankfurt Main, Germany 2009 peter welz | retranslation [solo] National Gallery of Modern Art, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rom, Italy peter welz [solo] Galleria Senda, Barcelona, Spain peter welz | recent works and installations [solo]

Galeria Fumagalli, Bergamo, Italy 2008 it’s too fuckin’ loud, and it’s too fuckin’ fast [solo] Neues Museum Weserburg | Museum for Modern Art, Bremen, Germany figure inscribing a circle | random collage | split [figure] | single – triple [solo] NEXT, Art Chicago, Chicago, USA now jump Nam June Paik Art Center, Inaugural Museum Exhibition, Seoul, Korea Otto-Dix-Preis 2008 Kunstsammlung Gera, Orangerie, Gera, Germany Linie 08 Galerie Dina Renninger, Munich, Germany EHF 2010 Konrad Adenauer Stiftung, Berlin, Germany ZEITRAUMZEIT K-Haus, Vienna, Austria I can watch my thoughts evolving Galerie fruehsorge contemporary & Galerie Dina Renninger, Berlin, Germany 2007 figure inscribing a circle [solo] Museum für Gegenwartskunst | Museum of Contemporary Art, Hamburger Bahnhof at EnBW Showroom, Berlin, Germany Ohnmacht | powerlessness Kunsthalle Kiel | Institute of Contemporary Art, Kiel, Germany Tanzen. Sehen | Dancing. seeing Museum für Gegenwartskunst | Museum of Contemporary Art Siegen, Germany Centro Andaluz de Arte Contemporaneo Sevilla | Museum of Contemporary Art Sevilla, Spain One month | one artist, Pantalla [solo] Centro Cultura Barcelona CCCB, Loop Video Festival, Barcelona, Spain peter welz : model for a video-sculpture & drawings [solo] Galleria Senda, Barcelona, Spain peter welz : drafts for a [video-]sculpture [solo] Galerie Lorenz, Frankfurt|Main, Germany 2006 corps étrangers [retranslation | final unfinished portrait (francis bacon)] [solo] Musée du Louvre, Galerie de la Melpomène, Paris, France the choreographic turn MIT, List Visual Art Centre, Boston, USA Jenseits des Kinos: Die Kunst der Projektion | beyond cinema: the art of projection Film, Video & Installations from 19652005 Museum für Gegenwartskunst | Museum of Contemporary Art, Hamburger Bahnhof, Berlin, Germany, curated by Stan Douglas & Christpher Eamon peter welz: video-sculpture [solo] The Kitchen, New York, USA Museo Museo Museo GAM - Galleria d´arte moderna e contemporanea | Museum of Modern & Contemporary Art, Turin, acquisitions 1998 – 2006, Italy 9th Disposition | 9.Hängung 2005-2006 Sammlung | Collection Hoffmann, Berlin,

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Germany Der Raum im zeitgenössischen Tanz und in der zeitgenössischen Plastik space in contemporary dance and contemporary sculpture Märkisches Museum, Witten, Germany Frozen Motion. Photographs of Dance | Angehaltene Zeit. Bilder vom Tanz The Cultural Forum for Photography, c/o Berlin, Berlin, Germany [travelling exhibition by SK Stiftung Kultur & Goethe Institut] Anstoss Berlin | Kunst macht Welt – Art makes the world Haus am Waldsee, Berlin, Germany Interactions, corps en mouvement Festival International d’Art Video de Casablanca Goethe Institut | Casablanca, Casablanca, Morocco video-sculpture | architectural device [solo] Art Forum Berlin, solo installation for Gasag Förderpreis, support grant, Berlin, Germany Steiler Konter Bregenzer Kunstverein, Bregenz, Austria Jump Cut – Nights Museum Ludwig, Cinema at the Museum Ludwig, SK-Kultur, Köln, Germany Jump Cut – Special SK-Kultur, Stiftung Kultur, Köln, Germany 2005 whenever on on on nohow on | airdrawing [solo] The Renaissance Society, Chicago, USA to unsay [solo] Mönchehaus, Museum für Moderne Kunst, Goslar, Germany URBAN REALITIES - Focus Istanbul Martin – Gropius – Bau, Berlin, Germany Visioni | Vision 20 sculptural spatial installations from ‘Zero until today’, Bergamo, Italy Truss Thrust: The Artifice of Space Museum of Contemporary Art, Denver, USA Punkt und Linie, Fläche und Raum | surface and space: drawing today Overbeck Gesellschaft, Lübeck, Germany The 23rd Memorial of Nadezda Petrovic The Art Gallery Nadezda Petrovicz Cacak, Belgrade Der Raum im zeitgenössischen Tanz und in der zeitgenössischen Plastik space in contemporary dance and contemporary sculpture Skulpturenmuseum Marl, Marl, Germany 2004 Central Station Sammlung | Collection Falckenberg at the Foundation d’Antoine Galbert, Maison Rouge, Paris, France airdrawing – work in progress [solo] Irish Museum of Modern Art, Dublin, Ireland whenever on on on nohow on | airdrawing [solo] Galerie Markus Richter, Berlin, Germany whenever on on on nohow on [solo] Opernhaus Frankfurt, Frankfurt | Main, Germany Constellations


ARTissima, Fiera internazionale d’arte contemporanea, Turin, Italy imPACT 04 Pact Zollverein, Essen, Germany 2003 tanzmedial: installationen, fotographie, filme SK – Stiftung Kultur, Köln, Germany neue arbeiten für und nach emilio prini | new works for and after emilio prini projektraum Berlin, germany the fall | at an 90 angel | on card | on concrete Konrad-Adenauer-Stiftung, Berlin, Germany the fall | forward | front | below [solo] Goethe Institute, Baltisches Haus, St. Petersburg, Russia 2002 passages four projects between art and architecture Galerie Markus Richter, Berlin, Germany de waan the delusion Odapark, Vincent van Gogh Institute, Venray, Holland 2001 senselessness-lessness Tramway, Glasgow, Scottland superchannel | superflex Kunst-Werke, Institute for Contemporary Art, Berlin Biennale, Berlin, Germany die Macht der Gewohnheit the power of the ordinary Kunsthalle Exnergasse, Wien, Austria berlin_London: body politics ICA Institute for Contemporary Arts, London, England highspeed alta velocita GAM - Galleria d´arte moderna e contemporanea | Museum of Modern & Contemporary Art, San Pietro in Vincoli, Turin, Italy 2000 STILLSTILL Projectroom Galerie Markus Richter, Berlin, Germany to withdraw Produzentengalerie, Kiel, Germany continental shift Ludwig Forum Aachen, New Nashubi Gallery, Aachen, Germany post 2000 Festival experimenteller junger Kunst, Berlin, Germany festival of vision Tamar Art Centre, Hong Kong, China 1999 absence Spencer Brownstone Gallery, New York, USA STILL Projectroom Gipsstrasse, Berlin, Germany EDUCATION 1995-98 Chelsea College of Art & Design, London, England 1997 Cooper Union, New York, USA 1993-95 National College of Art & Design, Dublin, Ireland SCHOLARSHIPS & AWARDS 2012 Villa Aurora, Los Angeles, USA, artist in residence & grant 2008 Centro Cultural Andratx CCA, Mallorca, Spain, artist in residence 2007 AICA Awards, 2nd best thematic museum show Boston-area, MIT List Visual Art Center, USA 2006 Förderpreis Gasag | Financial Grant, Berlin, Germany

2005 Museum für Moderne Kunst, Goslar, Germany, Kaiserring Förderpreis | Financial Grant 2003 Konrad Adenauer Stiftung, Konrad Adenauer Stipendium EHF, Berlin, Germany Irish Museum of Modern Art, Dublin, Ireland, artist in residence BIBLIOGRAPHY [SELECTION] 1. CATALOGUES SOLO EXHIBITIONS 2010 peter welz, Museum für Moderne Kunst Weserburg, Germany 2007 drafts for a [video-] sculpture, Peter Welz, Galerie Lorenz, Frankfurt, Germany 2005 to unsay, Mönchehaus Museum für Moderne Kunst, Goslar ,The Renaissance Society, Chicago 2. CATALOGUES GROUP EXHIBITIONS [SELECTION] 2011 Sammlung MMK, Museum für Moderne Kunst | MMK , Frankfurt, Germany Around the Clock, Biennale di Venezia, Sengno in Segno, Bergamo, Italy 2010 Zeigen, Temporäre Kunsthalle Berlin, Berlin, Germany From the inside, Rugby Museum, Rugby, England 2009 Gegenbilder, Petra Maria Meyer, Wilhelm Fink Verlag, München, Germany Now Jump, Nam June Paik Museum, MJP Press, Korea Raum - Bewegen Konstruieren Erkunden, transversale hrsg. v. Armen Avanessian und Franck Hofmann, München Paderborn 2009 Media-Bodies, Sabine Huschka, Theater & medien, Transcript Verlag, Germany 2008 CONCRETE I BETON I BÉTON, Joachim Fischer, Tandem Verlag, Munich, Germany traduction(s) interview by Noelle Batt, revue TLE nr. 25, Presses Université Paris 8, France zeitraumzeit, K-Haus Wien, Folio Verlag, Austria Linie 08, Galerie Dina Renninger, Diana4 Projekte, Munich, Germany 2007 Tanz. sehen, Museum für Gegenwartskunst | Museum for Contemporary Art, Siegen, Germany 2006 corps étrangers, Musée du Louvre, fage éditions, Paris, France 2006 What’s new, pussycat?, recent acquisitions 2002-2005 Museum für Moderne Kunst, Frankfurt|Main, Verlag Moderner Kunst, Nürnberg, Germany Anstoss Berlin | Kunst macht Welt, Haus am Waldsee, Berlin, Germany Tanz x Skulptur x Raum | ein Lexikon, Nele Lipp, Skulpturenmuseum Marl, Marl, Germany The 23rd Memorial of Nadezda Petrovic, The Art Gallery Nadezda Petrovicz Cacak, Belgrade Interactions, corps en mouvement, Festival International d’Art Video de Casablanca Transversale, research in art & science, european yearbook, Wilhelm Finck Verlag, p. 146 - 171 Germany

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Steiler Konter, Bregenzer Kunstverein, Bregenz, Austria 2005 URBAN REALITIES: Focus Istanbul, Martin Gropius Bau, Berlin, Germany Visioni, Galleria Fumagalli, Silvane Editorale, Bergamo, Italy 2004 Central Station, Ausstellungskatalog | Exhibition catalogue Sammlung | Collection Harald Falckenberg, S.121, La Maison Rouge, fage éditions, Paris 2003 Tanzmedial, p.11, 12, 21, 22, SK – Stiftung Kultur, Köln 2002 Logboek de waan, Ausstellungskatalog, S. 50-51, Stichting Odapark, Venray, NL





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