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30 COPENHAGEN COWBOY (EPISODI 1-6) (Fuori Concorso - Serie

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NO BEARS

Khers nist, Iran, 2022. Regia Jafar Panahi. Interpreti Jafar Panahi,

Naser Hashemi, Vahid Mobaseri, Bakhtiar Panjeei, Mina Kavani,

Reza Heydari. Durata 1h e 47’.

NO BEARS

DI EMANUELE BUCCI L’IRAN E LA PAURA DEI REGISTI INDIPENDENTI Il 9 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia è (anche) il giorno di Jafar Panahi, il grande regista iraniano (Leone d’oro al Lido nel 2000 con Il cerchio e Orso d’oro a Berlino «C’è un prezzo da pagare in Iran per lavorare in nel 2015 per Taxi Teheran) arrestato a luglio modo indipendente dal governo», dichiarava Jafar dal governo del suo Paese e condannato per Panahi nel 2004 in un’intervista. “Propaganda direttissima a sei anni di detenzione. Nel 2010 contro il regime” è appunto il reato per cui già nel a Panahi era stato inoltre vietato di realizzare 2010 (dopo aver partecipato a una manifestazione nuovi film, di rilasciare interviste e di spostarsi contro l’allora Presidente Ahmadinejad) era stato dall’Iran per vent’anni. Il cineasta ha così condannato nel suo Paese a sei anni di carcere, che girato clandestinamente le successive ora dovrà scontare dopo il nuovo arresto. Ma, benché opere, comparendovi nella parte di se stesso: assente, Panahi fa sentire la sua voce a Venezia 79, dal doc durante i suoi arresti domiciliari This Is non solo grazie al film in concorso ma anche tramite Not a Film(2011, esportato clandestinamente la dichiarazione rilasciata col collega Mohammad a Cannes) a Closed Curtain (2013, diretto Rasoulof (Orso d’oro per Il male non esiste), con Kambuzia Partovi, Orso d’argento alla anche lui arrestato a luglio e più volte censurato e Berlinale) e Taxi Teheran, fino al più recente condannato. «Il cinema indipendente riflette i suoi Tre volti (2018, premio alla sceneggiatura tempi, trae ispirazione dalla società e non può sulla Croisette). Come in quest’ultimo film, rimanere indifferente», affermano i due cineasti nel anche No Bears sposta lo sguardo dalle comunicato. Non a caso, la proiezione di No Bears contraddizioni e ingiustizie della città di al Lido sarà anticipata da un flash-mob sul red Teheran a quelle dell’Iran rurale. Ci troviamo carpet del Palazzo del Cinema, infatti in un villaggio al confine con la Turchia, promosso dalla Biennale con dove un regista (Panahi) con la sua troupe l’ICFR, l’International Coalition deve gestire il rapporto non facile con gli for Filmakers at Risk, per attirare abitanti del luogo, che lo assecondano ma non i riflettori sul dramma dei registi lo fanno sentire il benvenuto. Nel frattempo imprigionati e perseguitati nel scorrono due storie d’amore parallele, mondo. ostacolate da dinamiche di potere e tradizioni Em. Bu. conservatrici. n DAILY n. 10 - VEN-SAB 10/11.09.2022 p. 3

LES MIENS

DI TIZIANA LEONE Roschdy Zem, già presente tante volte a Venezia nel ruolo di attore, sbarca al Lido con una storia tratta dalla sua stessa vita: Les Miens è film drammatico sulle complesse e a volte ingestibili dinamiche familiari ed è incentrato sulla vita di Moussa (Sami Bouajila) un ragazzo gentile, molto altruista, sempre presente e disponibile per tutta la sua famiglia e per le sue esigenze, a differenza di suo fratello Ryadh (lo stesso Roschdy Zem), noto conduttore televisivo il cui egoismo gli viene rinfacciato persino dal suo entourage. Incantato dal suo modo di vivere, dalla fama che lo accompagna e dall’aura di santità che solo il piccolo schermo riesce a infondere in chi lo frequenta, Moussa difende strenuamente il fratello, poiché sente per lui una forte ammirazione, almeno fino a quando non subisce un trauma cranico a seguito di una caduta, dopo il quale inizia a parlare senza filtri. Finisce così per litigare con tutti, eccetto che con lo stesso Riyadh. Attore e regista francese di origine marocchina, Zem, al suo sesto film da regista, è stato diverse volte alla Mostra, protagonista nel cast di film come En avoir (ou pas) (1995), Vivre au paradis (1998), Happy Few(2010) e La rançon de la gloire (2014). Grazie alla sua interpretazione in Roubaix, una luce nell’ombra nel 2020 ha vinto il César come migliore attore, mentre il suo secondo lungometraggio da regista, Omar m’a tuer del 2011, basato su una storia vera, è stato proposto dal Marocco nella selezione di film per la candidatura all’Oscar al miglior film in lingua straniera del 2012. Ma è il film Mister Chocolat del 2015 a farlo volare al botteghino in Francia, in cui Omar Sy interpreta il primo artista nero della storia della Francia. Tra gli interpreti di Les Miens figura invece Maïwenn, autore della sceneggiatura insieme allo stesso Zem. n

LES MIENS

Francia. Regista Roschdy Zem. Interpreti Sami Bouajila, Roschdy Zem, Meriem Serbah, Maïwenn, Rachid Bouchareb, Abel Jafrei, Nina Zem. Durata 85‘.

COPENHAGEN COWBOY

COPENHAGEN COWBOY

Per la sua prima opera nella sua terra natìa, la Danimarca, Nicolas Winding Refn ha puntato a una storia noir, che Netflix, dove la serie Copenhagen Cowboy sbarcherà, ha già definito “elettrizzante e oscura”. Presentata alla Mostra fuori concorso, la serie ruota intorno alla storia di una giovane eroina di nome Miu (Angela Bundalovic) che viaggia attraverso l’inferno criminale di Copenaghen, tra le mafie cinese, serbo-albanese e araba. Nel corso del racconto, le doti sovrannaturali della protagonista emergeranno sempre di più, fino a far emergere un altro protagonista con cui forse sarà destinata a scontrarsi. «Con Copenhagen Cowboy, sto tornando al mio passato per plasmare il mio futuro creando una serie, un’espansione dei miei alter ego in continua evoluzione, stavolta sotto forma della mia giovane eroina Miu», ha affermato Nicolas Winding Refn, scrittore, regista e produttore, che a ventiquattro anni ha girato il film cult Pusher – L’inizio (1996), seguito nella trilogia da Pusher II – Sangue sulle mani (2004) e Pusher III – L’angelo della morte (2005). Il suo secondo film Bleeder è stato selezionato alla Mostra Internazionale a Venezia nel 1999. «Quando giro un film divento piuttosto sadico non tanto nei confronti delle persone, ma perché in qualche modo vengo consumato dal mio lavoro – ha garantito - . A casa Danimarca. Regista Nicolas Winding Refn. sono dominato dalle donne, mia moglie e le mie figlie, che controllano Interpreti Angela Bundalovic, Andreas Lykke la mia vita, così sono molto sottomesso a casa e piuttosto sadico nel Jorgensen, Li li Zhang, Zlatko Buric, Ramadan lavoro». Huseini, Dragana Milutinovic. Tiz. Leo.

NUCLEAR

STONE, “IL NUCLEARE È MEGLIO”

DI ALESSANDRO DE SIMONE In un momento quanto mai drammatico per l’economia occidentale, a causa del taglio delle forniture di gas da parte della Russia come ritorsione sulla sanzioni successive al conflitto con l’Ucraina, il regista premio Oscar Oliver Stone riflette sull’altra grande fonte di energia, quella nucleare. Un’alternativa ai carburanti fossili che potrebbe anche aiutare il raggiungimento di standard climatici che in questo momento sembrano lontanissimi. Stone ripercorre la storia del nucleare, partendo dal suo utilizzo bellico (argomento affrontato nel corso di questa Mostra anche da un altro documentario, A Compassionate Spy) per poi passare a quello civile, con la costruzione delle centrali. Il nucleare è sempre stato però anche al centro anche di grandi polemiche, in parte alimentate anche dai cartelli petroliferi che ovviamente vedrebbero la loro leadership indebolita nello scacchiere mondiale. Un problema complesso che Stone affronta andando sul campo, in questo caso le centrali stesse dei paesi che maggiormente sfruttano questa risorsa, gli Stati Uniti, la Francia e la Russia, e parlando con esperti e studiosi. Come ha dichiarato lo stesso regista di Platoon, “il cambiamento climatico ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia. Quella nucleare è centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari. Come possiamo liberare dalla povertà milioni di persone e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente gas serra quali l’anidride carbonica, il metano e, in molti paesi, quelli derivati dalla combustione del carbone?”. Una domanda che è fondamentale porci, oggi più che mai. n

IL GRANDE REGISTA SPIEGA A CIAK LE RAGIONI DI UNA SCELTA CONTROCORRENTE «Si fa una grande confusione tra guerra nucleare ed energia nucleare: il pericolo viene dalle radiazioni della guerra nucleare e NUCLEAR dai disastri causati dal cambiamento climatico, non dalla USA, 2022. Regia Oliver Stone. Durata 106’. centrali atomiche, che sono sicure e generano energia più pulita del carbone e del petrolio». Oliver Stone non ha dubbi e, accompagnato da Joshua Goldstein co-autore con Staffan A. Qvist del volume A Bright Future, tesse le lodi incondizionate dell’energia atomica, dopo aver realizzato Nuclear, documentario in cui, senza alcun contraddittorio, spiega che «i pericoli delle radiazioni sono infinitamente inferiori a quelli causati dal carbone, responsabile di mezzo milione di morti all’anno».

Mi scusi Stone, ma come la mettiamo con gli incidenti nucleari? Chernobyl è ancora desolata, Fukushima è disabitata e ora c’è il rischio che le centrali nucleari in Ucraina collassino sotto i colpi dei missili.

Queste sono le solite obiezioni che si fanno sempre, come quando si dice “e se per sbaglio qualcuno scatena una guerra nucleare?”. In realtà a Chernobyl la gente è tornata, a Fukushima gli alberi sono tornati a fiorire, anche se la gente non torna ad abitarci perché ha paura. In quanto alle centrali in Ucraina bisogna tener presente che ci sono talmente tanti livelli di sicurezza che potrebbe persino schiantarsi un aereo di linea su una di queste senza causare danni e dispersioni eppure, invece di parlare di chi in quella guerra muore, ci preoccupiamo delle centrali.

Come spiega ci sia così tanta diffidenza e paura nei riguardi dell’utilizzo dell’energia atomica?

Perché da decenni esiste una campagna di disinformazione a tutti i livelli, pilotata dalla lobby del petrolio e del carbone, fonti energetiche che stanno devastando il clima del pianeta. Anche a me piacerebbe che l’energia solare e quella eolica potessero bastare per il fabbisogno energetico del pianeta, ma da qui al 2050 non avremo abbastanza energia elettrica per andare avanti e non possiamo fare finta di niente.

Come cineasta si trova, ancora una volta a nuotare controcorrente. La sua è una scelta esistenziale?

Prima di leggere il volume di Joshua Goldstein io non ero a favore del nucleare, ma questo testo mi ha aperto gli occhi, così come il film Una scomoda verità di Al Gore ha affrontato perfettamente il problema ambientale.

Perché ha scelto la via del documentario?

Inizialmente avevo pensato a un film di fiction, anche perché da La sindrome cinese in poi c’è così tanta cinematografia contro il nucleare che volevo provare a ribaltare la narrazione. Persino nei Simpson, che pure sono divertenti, il nucleare è visto come il male assoluto. Poi però avevo scritto una sceneggiatura che sembrava un brutto film di Hitchcock, così ho pensato fosse meglio far parlare direttamente i fatti, cercando di aprire gli occhi al pubblico sul tema.

THE HANGING SUN

DI MATTIA PASQUINI Dopo dieci giorni di grande cinema, suggestioni, sorprese e delusioni, e alla vigilia della definizione del film vincitore del concorso di questa 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e del Leone d’oro, il compito - gravoso e onorevole - di chiudere l’edizione tocca a The Hanging Sun - Sole di Mezzanotte. Fuori concorso, il film di Francesco Carrozzini arriverà poi nelle sale italiane a partire dal 12 settembre, distribuito da Vision Distribution, e prossimamente in esclusiva su Sky Cinema e in streaming su NOW. Adattato da Stefano Bises, autore della sceneggiatura tratta dal romanzo “Sole di mezzanotte” dello scrittore norvegese Jo Nesbø, il thriller Sky Original – prodotto da Cattleya, Groenlandia e Sky - vanta un cast di livello internazionale e si sviluppa tutto a partire da un conflitto padre-figlio, affidato alle interpretazioni di Alessandro Borghi e Peter Mullan. Con loro Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, Frederick Schmidt, Raphael Vicas e il Charles Dance di Game of Thrones danno vita a un noir ambientato tra le atmosfere rarefatte dell’estate norvegese, dove il sole non tramonta mai. L’attore italiano è John, figlio di un potente boss dal quale è obbligato a scappare per averlo tradito. Diretto a nord, trova rifugio nel profondo di una foresta vicino a un villaggio isolato che sembra appartenere a un’altra epoca, dove tutto è regolato dalla religione e il sole THE HANGING SUN non tramonta mai. Mentre il confine tra realtà e immaginazione si fa sempre più confuso, il passato di John lo costringerà ad affrontare i propri tormenti. Con l’aiuto di Lea (Jessica Brown Findlay), donna dalla grande forza e madre del piccolo Caleb Italia, Regno Unito, 2022, Regia (Raphael Vicas), un bambino curioso e dal cuore puro, ma purtroppo mal vista dai suoi compaesani, convinti che sia lei la Francesco Carrozzini, Interpreti responsabile della morte del suo violento marito Aaron (Sam Spruell). Alessandro Borghi, Jessica Un ritorno gradito, quello di Francesco Carrozzini, fotografo importante e autore di video musicali (da Beyoncé e Jay-Z Brown Findlay, Sam Spruell, a Lenny Kravitz e Marilyn Manson) che ricordiamo come partecipante e giudice della sezione Venice Virtual Reality Frederick Schmidt, Raphael Vicas, Peter Mullan, Charles Dance, Durata 93’ (rispettivamente nel 2018, con X-Ray Fashion, e nel 2019). Al Lido era stato concorrente nel 2008, con il cortometraggio 1937, e qui ha festeggiato - ieri, 9 settembre - i suoi ‘primi’ 40 anni. Una chiusura in bellezza, con un amico della Mostra, che salutiamo dopo averne apprezzato il documentario Franca: Chaos and Creation, nel 2016 al Cinema nel Giardino e Premio Speciale ai successivi Nastri d’Argento. n

THE MATCHMAKER, PARLA LA REGISTA BENEDETTA ARGENTIERI

«Mi occupo della questione delle donne dell’Isis dal 2015, e fin dall’inizio mi è stato chiaro come la loro narrazione sui media mainstream occidentali fosse completamente falsata». Lo afferma Benedetta Argentieri, giornalista indipendente, documentarista e regista di The Matchmaker, presentato ieri Fuori Concorso al Lido. Argentieri ha trascorso 11 mesi in Siria per girare questo doc dove racconta il fenomeno delle donne occidentali che durante il conflitto in Siria si sono unite al Califfato. Senza ricorrere ai consueti stereotipi che vogliono queste persone o fanatiche assassine o vittime sottomesse senza sfumature. Ma perché questo tipo di narrazione ha fatto tanto presa da noi? «Da una parte», secondo Argentieri, «c’è una visione ancora molto sessista, per cui spesso pensiamo alle donne in Medio Oriente come “vittime velate”. E poi è più rassicurante credere che una donna non abbia aderito ideologicamente a un gruppo terroristico di questo tipo. E loro, che hanno capito da subito questo gioco, si fingono vittime perché sperano così di non doversi assumere le proprie responsabilità». Vale anche per Tooba Gondal, la reclutatrice dell’Isis scappata da Londra a 21 anni e intervistata da Argentieri in un campo di prigionia del Nord-Est della Siria. «È stato molto difficile», confessa la filmmaker, anche perché «per accedere ci abbiamo messo un mese e mezzo, senza contare la temperatura a 50 gradi e le macchine che si spegnevano». E, come ben ci mostra il doc, le migliaia di detenute in questi campi dopo la sconfitta dello Stato Islamico chiamano in causa i Paesi occidentali che ancora non le rimpatriano. «Si crea un limbo che alimenta l’estremismo», sottolinea la regista. «Come puoi rifiutarti di riammettere i tuoi cittadini? Allora cosa vuol dire essere cittadini di uno Stato? È un precedente di una pericolosità estrema». L’alternativa sarebbe istituire un tribunale internazionale in loco, «ma la Turchia non vuole che accada perché significherebbe riconoscere l’Amministrazione autonoma del Nord-Est della Siria». Il film, non a caso, si sofferma anche sulla guerra di Erdogan contro quei territori, con le milizie curde (e non solo) che dopo aver combattuto il Califfato sono state abbandonate dagli alleati occidentali. «Centinaia di miliziani dell’Isis sono scappati grazie alla Turchia, che ha finanziato lo Stato Islamico, questo non lo dico io, ma le agenzie di intelligence come la CIA. Il punto però è che l’Europa è molto debole, e per fermare i flussi migratori farebbe qualunque cosa».

Emanuele Bucci

Blood

O sangue, Portogallo, 1989. Regia Pedro Costa. Interpreti Pedro Hestnes,

Nuno Ferreira, Inês Medeiros, Canto e Castro, Isabel de Castro, Henrique Viana, Luis

Santos. Durata 1h e 39’. L’evento speciale della Settimana Internazionale della Critica (in collaborazione con la Biennale di Venezia) ci riporta al 1989 di Blood (O sangue), primo lungometraggio del portoghese Pedro Costa, che, sottolinea la Direttrice della SIC Beatrice Fiorentino, «ha inaugurato un’idea di cinema radicale a metà tra modernismo e cinefilia». Potremo dunque rivedere in versione restaurata questo lavoro (che fu presentato in anteprima proprio alla SIC dell’epoca) incentrato su due fratelli, uno di diciotto anni e l’altro di dieci. Li accomuna una storia di segreti, promesse e separazioni che ruota intorno a una notte di Capodanno. Tra gli altri film del cineasta, Casa de Lava (a Cannes 1994), Ossos (Osella d’oro a Venezia 1997) e Cavalo Dinheiro (Pardo per la miglior regia a Locarno 2014).

Emanuele Bucci

VENERDÌ 9 SETTEMBRE

ORE 10.00. SALA TROPICANA 1: Il (buon) cinema alla ricerca della sostenibilità. Con Stefano Zecchi, Livio Livi, Ezio Bonanni, Carlotta Del Bianco, Cordelia Vitiello, Romano Solai, Maura Gentile, Alessandra Monasta, Roberto Pellegrini. Modera Massimo Lucidi. ORE 11.00. SPAZIO INCONTRI: Premio Collaterale Fondazione FAI. Persona, Lavoro, Ambiente (3a edizione) Organizzato da Fondazione FAI

ORE 11.00. HOLLYWOOD CELEBRITY LOUN-

GE: Il regista Peter Greenaway incontra i giornalisti accreditati. ORE 12.20. ITALIAN PAVILION: Roma Lazio Film Commision - Premiazione del miglior film italiano selezionato dagli esercenti. ORE 12.30. SALA TROPICANA 1: About Women - Women Rights, una lotta universale per difendere i diritti diementicati. Con Lina al-Hathloul, Zara Ahmadi, Sahraa Karimi, Alessandra Moretti, Pina Picierno. Modera Silvia Boccardi. ORE 14.00. SPAZIO INCONTRI: Consegna del Premio collaterale di critica sociale “Sorriso diverso Venezia Award” Organizzato da Dream On e giunto alla XII edizione. ORE 15.30. SALA TROPICANA 1: About Women Next Gen - Parola ai giovani. Con Bianca Arrighini e Livia Viganò, Emma Ruzzon, Consolata Losann. ORE 16.00. HOTEL QUATTRO FONTANE: Sarà consegnato a Tessa Thompson il FRED AWARD, il premio di FRED Film Radio, la International Web Radio ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. ORE 16.30. SALA CORINTO: Proiezione alla presenza di Peter Greenaway de I Misteri del Giardino di Compton House. ORE 16.30. RED CARPET: Flash mob per attirare l’attenzione sulla situazione dei cineasti arrestati o imprigionati nel mondo, e in particolare del regista Jafar Panahi e degli altri registi iraniani perseguitati. L’evento precederà la proiezione del suo film Kehrs nist. ORE 16.45. SALA PERLA: Steve Buscemi e Tessa Thompson presentano il film The Listener. ORE 17.00. SALA TROPICANA 1: Premio ARCA CinemaGiovani. Cerimonia di consegna del premio ARCA al miglior film internzionale e al miglior film italiano a Venezia 79 ORE 17.00. HOTEL EXCELSIOR: Cerimonia di Premiazione del Leoncino d’Oro Agiscuola ORE 18.00. DES BAINS: Il Dopocinema di Cosmopolitan Festa finale per i 10 anni del Soundtrack Star Award con Stefano Bollani che ha ricevuto il premio e Valentina Cenni.

ORE 19.30. SINA CENTURION PALACE (VE-

NEZIA): Consegna a Oliver Stone del Premio Fondazione Mimmo Rotella. Evento Collaterale della 79a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dedicato alla relazione tra i linguaggi del Cinema e dell’Arte.

SABATO 10 SETTEMBRE

ORE 11.00. SALA TROPICANA 1: About Women - in Ucraina, l’arma più crudele è quella scagliata contro le donne. Con Maria Mezentseva Alessandra Moretti, Kasia Smutniak, Pietro Bartolo Paola Angeletti, modera Massimo Coccia. ORE 12.00. SALA TROPICANA 1: Cerimonia di consegna dei Premi Collaterali di Venezia 79. ORE 19.00. SALA GRANDE: Cerimonia di premiazione dei vincitori della Mostra internazionale d’arte cinematografica.

LA CARICA DEI 600 DELLA MOSTRA AL PARTY DI CIAK

LA NOTTE PIÙ LUNGA DEL LIDO CELEBRATA MERCOLEDÌ FINO A TARDA ORA SULLA TERRAZZA CAMPARI: STAR, GIORNALISTI, TOP MANAGER DEL CINEMA E DELLA COMUNICAZIONE E LAVORATORI DEL FESTIVAL IN PISTA GLI UNI ACCANTO AGLI ALTRI NEL PARTY DEL NOSTRO GIORNALE, TORNATO DOPO I DUE ANNI DEL COVID DI LISA THIENE E MARCO BALDUINA Gli attori e i registi del giorno mescolati a giornalisti, produttori, critici, operatori video, fotografi, stagisti delle società di produzione e comunicazione, professionisti della Mostra, proiezionisti, addetti al cerimoniale. Addetti e addette stampa a dimenarsi in pista accanto a manager del cinema che amministrano centinaia di milioni, quando non miliardi, tutti con in mano il loro drink, dal contenuto riconoscibile dal colore dei bicchieri: rosso Campari. E’ la formula, segreta ma non troppo, molto imitata ma mai perfettamente riprodotta, del Ciak Party, la festa da sempre più attesa del Lido, organizzata dal nostro giornale, in cui tutti gli addetti ai mille aspetti della realizzazione di un film, del loro racconto e della costruzione di festival ed eventi da tutto il mondo, si mescolano per una sera lasciandosi andare l’uno accanto all’altra senza più steccati e distinzioni di ruoli. Al party, ospitato mercoledì sera alla Terrazza Campari della Biennale Cinema, a pochi passi dal mare, preceduto da una cena in onore della premio Starlight, hanno partecipato oltre 600 delle 700 persone invitate (le richieste di esserci avevano sfiorato le 1500!). Nel corso della lunga serata, trasformatasi in party e finita davvero a notte fonda, i cacciatori di selfie hanno potuto sbizzarrirsi con, tra gli altri, i vari Elio Germano, Elena Lietti, Pif, Luigi LoCascio, Liliana Fiorelli, Francesco Foti, Miguel Gobbo Diaz, Tommaso Ragno, protagonisti dei titoli presenti mercoledì nelle varie sezioni della Mostra, mentre la categoria dei registi veniva rappresentata tra gli altri da Gianni Amelio, Paolo Virzì, Ricky Tognazzi, premiati nel pomeriggio con lo Starlight Award, la rivelazione Carolina Cavalli e tanti altri volti

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LA PREMIAZIONE

SOUNDTRACK STARS COMPIE 10 ANNI

Alle ore 15 all’Italian Pavilion dell’Hotel Excelsior, consegna del premio del decennale a Stefano Bollani e annuncio dei vincitori dell’edizione 2022

A EDGAR REITZ IL PREMIO SPECIALE DELL’ENTE DELLO SPETTACOLO

È andato al regista Edgar Reitz, a trent’anni dal trionfo a Venezia di Heimat 2 e in occasione del suo restauro il Premio Speciale per il 75° anniversario della Fondazione Ente dello Spettacolo, assegnato insieme alle Giornate degli Autori per celebrare il magistero di un grande autore europeo. «L’opera di Edgar Reitz - è detto nelle motivazioni - costituisce la preziosa testimonianza di un intellettuale che ha saputo conciliare il Mito e la Storia». «Per me è un grandissimo onore ricevere questo premio – afferma Reitz – che celebra un percorso. E mi piace che avvenga a Venezia, dove quasi tutti i film miei sono stati presentati». «Era impensabile che Reitz non tornasse alla Mostra del Cinema – commenta Giorgio Gosetti, delegato generale delle Giornate degli Autori –. Desidero ringraziare la Fondazione Ente dello Spettacolo, perché senza il loro contributo non avremmo potuto celebrare questo grande maestro con un premio unico e speciale».

1. Alcuni momenti del Ciak Party. 2. Dimitri d’Asburgo, ad di Visibilia Editrice, con Daniele Giannazzo, manager del web e influencer. 3. La fondatrice di Visibilia, Daniela Santanchè con Giovanna Melandri, presidente del MAXXI di Roma e Matilde Bernabei, fondatrice di Lux Vide. 4. Santanchè con Ricky Tognazzi. 5. Luigi Lo Cascio. 6. Il direttore di Ciak, Flavio Natalia, con l’AD di Cinecittà Nicola Maccanico. noti e meno noti che firmano le opere in gara a Venezia 79. Prima di scatenarsi nelle danze, quasi tutti si sono prestati al rito delle foto al backdrop in cui si trovavano gli accanto agli altri anche i marchi degli sponsor e dei realizzatori del party, da Pata ad Apei - Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana, a Tangoo Digital, mentre in pista c’era chi ballava con un vero uccello predatore sulla spalla, chi mostrava la maschera di un uomo (fotografatissima), come propaggine del braccio destro, e anche qualche appassionato di danze che ha finito col restare a torso nudo nonostante la serata fosse fresca e all’insegna della brezza dal mare. E’ stata anche una festa non bagnata, per questo fortunata, perché ballare sotto la pioggia avrebbe avuto ben altro sapore. Ma la dea bendata è stata clemente, lasciando che a scendere fossero giusto quelle quattro gocce di ordinanza. Per tutti, dai top manager come Paolo Del Brocco e Nicola Maccanico, ai giovani giornalisti del web e dei social media, affaticati dopo dieci giorni di festival e ormai vicini alla meta finale, il Party di Ciak è stato un momento per staccare lasciando fuori davvero per una volta dalla Terrazza Campari computer, minipress, anteprime e conferenze stampa, ingredienti di un lavoro senza sosta, che alla Mostra non lascia reali spazi per lo svago. Così i volti Rai brindavano con quelli di Sky e Mediaset, publicist delle grandi piattaforme con quelli delle società di distribuzione con le quali si contendono tutto l’anno l’attenzione degli spettatori-clienti. Il Ciak Party, insomma, dopo i due anni di pausa causa covid, è tornato al Lido con il suo carico di originalità e follie, musica e drink, lustrini e paillettes, per regalare alla Mostra quel tocco di glamour di cui il cinema si nutre da sempre. E ora che anche questa ricchissima edizione della Mostra si avvia alla chiusura, la serata di musica in riva al mare, capace di scoraggiare persino le stoiche zanzare che al Lido hanno fissa dimora, resterà come uno dei momenti che in molti porteranno a casa con sé come simbolo di quindici giorni vissuti ad alta (ed entusiasmante) intensità. vissuti ad alta (ed entusiasmante) intensità. n

SALA DARSENA

THE WORLD THAT ISN’T THERE...IN VENICE

BY GIORGIO GOSETTI

It may be true that the portrait of the world offered by the filmmakers of Venice 79 revolves around the anguish of identity and the vision of the apocalypse. Still, one wonders: is it not the case that cinema at the Venice Film Festival reflects above all Western thought and risks losing what ferments away from Hollywood and Cinecitta? A cross-sectional look at the program of all sections yields contradictory feelings: Argentinian Santiago Mitre of the impassioned Argentina 1985 has no time to search for his and his nation’s identity. Algerians Adila Bendimerad and Damien Ounouri with La dernière reine come to terms with forgotten history rather than an obsession with the future. Bosnian Teona Mitevska (The happiest Man in the world) feels above all the urgency of the present. Japanese Koji Fukada in Love Life tackles the exhibition of pain, a problematic craft in Eastern expressive culture. Everyone, in one way or another, is forced to confront the issue of identity but, unlike many Westerners, they do not make it as a private matter, but cultural and universal. One does not need to come from the other side of the planet to grasp the urgency of not only looking at one’s navel and our decaying civilization ruins. It is enough to feel the breath of the world as Alice Diop (Saint Omer) or Salvatore Mereu (Bentu) do in two of the most uncovering artistic and intense works in the program, in my opinion. The feeling is that Venice, like other major world festivals, has to reckon with the logic of marketing and the star system: fatally, what is not glittering cinema and pre-digested by press campaigns does not exist in the newspapers, is consumed in the emotional moment of applause and discovery, but will remain invisible to the majority of viewers. Of course, visibility will be visible for the darlings of the cinephile catwalks - Lav Diaz, Sergei Loznitsa, Jafar Panahi, the inevitable Ukrainian and Iranian filmmakers of this season. But the extraordinary Sino-Japanese of Stonewalling will only be heard of in a short news if they win awards. This is not the fault of Alberto Barbera, Gaia Furrer, or Beatrice Fiorentino. It is the fault of our laziness as viewers that we generate a false idea of cultural curiosity. But this is the press, baby! n

Stati Uniti, 2022. Regia Steve Buscemi. Interpreti Tessa Thompson. Durata 96’. Steve Buscemi, magnifico interprete di oltre 150 tra film e serie tv, ha esordito alla regia nel 1996 con Mosche da bar; qui lo troviamo dietro la cinepresa di The Listener, sceneggiato da Alessandro Camon (nominato all’Oscar nel 2009 per Oltre le regole - The Messenger di Oren Moverman). Il film racconta la storia di Beth (Tessa Thompson), che lavora come volontaria per una “helpline”. Beth fa parte di quel piccolo esercito di persone che ogni notte in America raccolgono le chiamate di chi si sente solo, finito, senza speranza. Nell’ultimo anno le telefonate si sono moltiplicate e Beth sa che la posta in gioco è sempre più alta: sarà questa la notte in cui perderà, oppure riuscirà a salvare qualcuno? Alla fine scopriremo perché Beth si è messa al servizio degli altri: ascoltando, confortando, comprendendo, rincollando il mondo, un pezzo alla volta.

Oscar Cosulich

SE FATE I BRAVI

Italia/Belgio, 2022. Regia Stefano Collizzolli, Daniele Gaglianone. Con Evandro Fornasier Distribuzione Zalab. Durata

1h e 41’.

I temi politici e sociali sono in primo piano alle Giornate degli Autori 2022, e uno dei titoli più interessanti in questo senso è il doc Se fate i bravi, di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone (anche sceneggiatori assieme a Fabio Geda), tra i lungometraggi delle Notti Veneziane. Il film mette a fuoco l’attualità delle istanze di chi si trovava a Genova durante il G8 del 2001 per protestare contro una globalizzazione che avrebbe aggravato, anziché risolvere, problemi come le diseguaglianze, lo strapotere della finanza, i danni all’ambiente. Vent’anni dopo gli scontri e la spaventosa repressione poliziesca che colpì i manifestanti (narrata in film come Diaz di Daniele Vicari), i registi riflettono su quei fatti e quel sogno di cambiamento. Nel curriculum cinematografico di Gaglianone abbiamo, tra gli altri, I nostri anni, Nemmeno il destino, Pietro, Ruggine, La mia classe e i doc Dove bisogna stare, Il tempo rimasto e Sorelle d’Italia, quest’ultimo scritto con Collizzolli.

Em. Bu.

QUEENS

Malikates, Marocco, 2022. Regia Yasmine Benkiran. Interpreti Nisrine Erradi, Nisrine

Benchara, Rayhan Guaran, Jalila Talemsi,

Hamid Nider, Younes Chara. Durata 1h e 23’. Per la 37ma Settimana Internazionale della Critica è arrivato il momento del film di chiusura (non in competizione), un «road-movie femminista attraversato da lampi di inaspettata magia», come annunciato dalla Direttrice Beatrice Fiorentino: stiamo parlando di Queens (Malikates) di Yasmine Benkiran, già scrittrice e sceneggiatrice per cinema, tv e podcast. Al centro un terzetto di personaggi femminili a Casablanca, in fuga e inseguite dalla polizia. Un «inno», anticipa ancora Fiorentino, «alle eroine cinematografiche di tutti i tempi», che «dietro l’apparente leggerezza si schiera per una società più giusta, più inclusiva». E si conclude la nuova edizione di SIC@SIC, col corto fuori concorso Happy Birthday di Giorgio Ferrero.

Em. Bu.

GUERRE STELLARI

F. Ferzetti

L’ESPRESSO

A. Finos

REPUBBLICA

P. Mereghetti

IL CORRIERE DELLA SERA

M. Mancuso

IL FOGLIO

F. Alò

IL MESSAGGERO

A. De Grandis

IL GAZZETTINO

F. Pontiggia

IL FATTO QUOTIDIANO

M. Gottardi

LA NUOVA VENEZIA

F. Caprara

LA STAMPA

P. Armocida

IL GIORNALE

C. Piccino

IL MANIFESTO MEDIA

WHITE NOISE TÁR

HH½ HHH½ HH HHHHH HH½ HHH HH HHH HH½ HH½ HH½ 2,8 HHH½ HHHH HH½ H HHH½ HHH H HHH½ HHH½ HHH HH 2,8

BARDO

HH HHH½ H HHH HHHH H HHH HH HHH HHHH½ H 2,6

BONES AND ALL ATHENA UN COUPLE

HHH HHHH½ HHH HHHH HHHHH HHHH HH½ HHH½ HHHH HHHH HHHHH 3,9 HHH HHH½ H HHHHH HHH HHH HH HHHH HHHH HHH½ H 3,0 HHH½ NP HHH½ H H HH½ H NP HH HHH HHHHH 2,5

ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED NP NP HHH½ NP HHH½ HH½ HHH½ HHH HHH HHH NP 3,1 MONICA HH HHHH HH H HH HHH½ HHH HHHH HHH½ HHH½ HHH 2,9 ARGENTINA, 1985 HHH½ HHH½ HHH½ HHHH HHHH½ HHH HH½ HHH½ HHHH HHH HH½ 3,4

THE WHALE

H½ HHH HH HH HH½ HHH½ H½ HHH½ HHH HH½ HH½ 2,5

LES ENFANTS DES AUTRES L’IMMENSITÀ

HH HHH HH HHH HH½ HH½ H½ HH½ HH½ HHH H½ 2,4 HHH HHHH HH½ HH HHH H½ HH HH HHH½ HHH HHH 2,7 LOVE LIFE HHHH HHHH HHHH½ HHH HHH HHH HHH½ HHH HHH½ HHHH HH½ 3,5 THE BANSHEES OF INISHERIN HHH½ HHHH½ HHHH HHHHH HHHH HHHH HHHH HHHH HHH½ HHH½ HH 3,8

THE ETERNAL DAUGHTER HH½ HHH H½ H HH HH HHH H½ HHHH HH½ HH½ 2,3 IL SIGNORE DELLE FORMICHE HHHH HHHH HHHH HH½ HHHH HHH HH½ HHH½ HHHH HHH½ HH 3,4

SAINT OMER

HHHH½ HHH HHHH½ HHH HHHH HHH½ HHHH HHH HHHH HHH½ HHHH 3,7

THE SON

HH HHH HHH HH H½ HH H HH½ HH½ HH½ HH 2,2

BEYOND THE WALL BLONDE

HHH NP HH HHH HHH½ HHH HH½ HHH½ NP HH½ H½ 2,7 HH½ HHH H½ HHH HH HHH HH HH HHH HHHH H 2,5 HHHHH LA PERFEZIONE ESISTE HHHH DA NON PERDERE HHH INTERESSANTE HH PREGI E DIFETTI H DIMENTICABILE NP VOTO NON PERVENUTO

in Mostra

Direttore Responsabile: Flavio Natalia - Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione) - In Redazione: Emanuele Bucci, Alessandro De Simone; Claudia Giampaolo, Davide Di Francesco (web), Tiziana Leone - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Vania Amitrano, Giulia Bianconi, Mattia Pasquini - Foto: Maurizio D’Avanzo Stampa: CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it .

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