Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati
Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati
Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati
Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati
LA FOTOGRAFIA E L’INFORMATION DESIGN
Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati
Veronica Maccari matricola n° 159
La fotografia e l’information design Il mezzo fotografico come strumento per raccogliere e visualizzare dati Veronica Maccari matricola n° 159 ISIA Urbino aa. 2013/2014 Diploma accademico di II livello - Grafica dei sistemi Indirizzo in Comunicazione e Design per l’editoria Relatore Luca Capuano Correlatore Luciano Perondi Sessione estiva, Luglio 2014 Stampa Seriline SRL, Urbino Font utilizzata Atlas Grotesk disegnato da Kai Bernau, Susana Carvalho e Christian Schwartz, 2012 Finito di stampare Giugno 2014 stampato su carta Favini, Shiro paper 90 g/m2
CAP 01/
CAP 02/ Pag.
Pag.
INTRODUZIONE
04
RICERCA
14
Abstract La fotografia e l’information design
06
Parametri di selezione Lista elaborati presi in esame Timeline Elaborati presi in esame Appendice dei commenti
16
10
CAP 03/
22 30 160
CAP 04/ Pag.
Pag.
ANALISI DELLA
18
170
VERIFICHE
242
172
Rilevamenti sul territorio L’inquinamento acustico: il rumore I landmark del percorso L’identità percepita
246
GRAMMATICA VISIVA
Lista elaborati selezionati Le fonti dell’analisi Struttura dell’analisi Analisi della grammatica
174 176 178
Pag.
GLOSSARIO
306
SITOGRAFIA/ BIBLIOGRAFIA
308
RINGRAZIAMENTI
310
272 284 294
CAP 01/
Pag.
INTRODUZIONE
04
Abstract La fotografia e l’information design
06
4
10
CAPITOLO 01/ INTRODUZIONE
COME SI INSERISCE L’IMMAGINE FOTOGRAFICA ALL’INTERNO DEL CAMPO DELL’INFORMATION DESIGN? QUALI SONO STATI GLI UTILIZZI STORICI E QUALI SONO QUELLI CONTEMPORANEI?
5
ABSTRACT
Questa tesi ha come oggetto il rapporto fra il mezzo fotografico e il campo dell’information design. La fotografia viene indagata quindi in quanto strumento oggettivo per raccogliere e visualizzare dati. Questo progetto si basa prima di tutto sulla ricerca storica di esempi rilevanti, analizzandone caratteristiche, elementi distintivi e peculiarità. Verrà indagato un certo tipo di linguaggio non lineare, quindi sinsemico, strutturato ed univoco. I casi studio vanno dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri. Ne segue un’indagine che approfondisce la struttura degli artefatti presi in analisi e le caratteristiche delle immagini fotografiche utilizzate. Infine la tesi propone una serie di verifiche pratiche che mirano al riscontro delle caratteristiche precedentemente rilevate.
6
CAPITOLO 01/ INTRODUZIONE
7
“L’INFORMATION DESIGN È UNA VISUALIZZAZIONE DI INFORMAZIONI INTENZIONALE E BEN ORGANIZZATA, MIRATA ALLA CHIARIFICAZIONE, ALLA SPIEGAZIONE E ALLA TRASMISSIONE DI CONOSCENZE. NELL’INFORMATION DESIGN L’INTENZIONE UGUAGLIA L’INTERPRETAZIONE.”
Information design is an intended and well planned visualization of information, aiming to clear up things, explain stuff and to convey knowledge In information design intention equals interpretation. Conversazione con Michael Stoll, 28 Maggio 2014
8
CAPITOLO 01/ INTRODUZIONE
“L’IMMAGINE FOTOGRAFICA È UN TESTO AMBIGUO, CHE, PUR DEFINITO DALLA COERENZA DEI RAPPORTI DI LINEE, DI MASSE, DI TONI, È INEVITABILMENTE SENTITO COME TRACCIA DI UN ALTRO TESTO, DI UN’AZIONE GIÀ COMPIUTA.”
Tropici di carta, Rino Mele (pag. 26)
9
LA FOTOGRAFIA E L’INFORMATION DESIGN
Riflessioni e pensieri sul mezzo fotografico
Guardando alla fotografia in termini semplici e tecnici potremmo definirla come un’immagine ottenuta tramite un processo di registrazione permanente e statica delle emanazioni luminose di oggetti presenti nel mondo fisico, selezionate e proiettate da un sistema ottico su una superficie fotosensibile. Con il termine fotografia si indicano tanto la tecnica quanto l’immagine ripresa e, per estensione, il supporto che la contiene. L’estrema versatilità di questa tecnica ne ha consentito l’utilizzo nei campi più diversi delle attività umane, dalla ricerca scientifica all’intrattenimento, dalla pubblicità al giornalismo, fino a consacrarla come autentica forma d’arte. Punto di partenza della problematica, il cuore del dispositivo: la traccia. Al livello più elementare l’immagine fotografica appare dapprima come un’impronta luminosa, più precisamente come una traccia. [...] Questa è la definizione minimale della fotografia, definizione a base tecnica. La fotografia, prima di ogni altra considerazione rappresentativa, prima ancora di essere una “immagine” che riproduce le apparenze di un oggetto, di una persona o di uno spettacolo del mondo, appartiene soprattutto, essenzialmente, all’ordine dell’impronta, della traccia, del marchio e del deposito. In questo senso, la fotografia appartiene a tutta una categoria di “segni” che il filosofo e semiotico americano Pierce chiamava “indice” in opposizione a “icona” e a “simbolo”. Gli indici sono dei segni che mantengono con il loro referente una relazione di connessione reale, di contigua fisicità, di comprensione immediata, mentre le icone si riferiscono piuttosto mediante una semplice relazione di rassomiglianza atemporale e i simboli mediante una relazione di convenzione generale. [...] La fotografia a causa del suo principio costitutivo, si distingue fondamentalmente da sistemi di rappresentazione quali la pittura o il disegno (dalle icone), quanto dai sistemi propriamente linguistici (simboli). [...] La fotografia come tutti gli indici procede da una connessione fisica con il suo referente: essa è costitutivamente una traccia singolare che attesta l’esistenza del suo oggetto e lo addita. È per natura dunque un oggetto pragmatico, inseparabile dalla sua situazione referenziale. [...] L’immagine atto-fotografico interrompe, arresta, fissa. Spazialmente nella stessa maniera, essa fraziona, preleva, estrae, isola. L’atto fotografico, Philippe Dubois
10
CAPITOLO 01/ INTRODUZIONE
La fotografia è un’arte che si pregna di altre discipline, entra infatti in stretto dialogo con molte aree culturali, la storia dell’arte prima di tutto; ma anche la storia, la sociologia, l’antropologia, la psicologia, l’architettura, l’urbanistica, come pure le discipline scientifiche. La tesi sfrutta questa permeabilità della fotografia, cerca di indagare questo mezzo attraverso una sua determinata caratteristica: cioè la scientificità e l’oggettività. Questi due termini, abbinati alla fotografia, non sono di semplice e totale compatibilità in quanto quest’arte non è mai completamente definibile come oggettiva, il mezzo stesso della fotografia non è mai pienamente controllabile. Nonostante questo la tesi cerca di indagare, rilevare e analizzare progetti fotografici che abbiano una pretesa di oggettività e analiticità. [...] Questo accade perchè l’immagine fotografica è un testo ambiguo, che, pur definito dalla coerenza dei rapporti di linee, di masse, di toni, è inevitabilmente sentito come traccia di un altro testo, di un’azione già compiuta. La sua valenza di indice è così forte da suggerire al lettore una torsione prospettica: dalla fotografia al set fotografico (posa o istantanea che essa sia): ciò che è stato fotografato viene infatti vissuto come scena registrata, registrazione che non rappresenta il testo, ma solo la marcatura di un testo precedente. Tropici di carta, Rino Mele Se si tiene presente la tripartizione dei segni, introdotta da Pierce, in icone, indici e simboli, la fotografia può essere considerata un segno che con l’oggetto a cui si riferisce ha un rapporto non tanto “iconico”, cioè di somiglianza (come un quadro), o “simbolico”, cioè di associazione convenzionale (come una parola) quanto “indicale”, cioè di derivazione diretta, di causa-effetto (come le tracce, i sintomi, le impronte, le ombre portate). L’arte del fotografico, Roberto Signorini
11
LA FOTOGRAFIA E L’INFORMATION DESIGN
Radici e sviluppo dell’information design
Possiamo definire l’information design come la rappresentazione visiva di informazioni, dati o conoscenze destinate a presentare queste informazioni complesse in modo rapido e chiaro. L’information design può migliorare la comprensione utilizzando dei grafici per aiutare la capacità del sistema visivo a vedere schemi e andamenti. Le tipologie di information design possono essere riassunte fra data visualization, information design, o information architecture. [...] L’infografica ha lo scopo di convertire problemi complessi in immagini facilmente comprensibili [...]. Le infografiche sono ibride e quindi difficili da definire. Testo, immagine e figure geometriche sono indissolubilmente interlacciate per produrre singole entità. Data Flow, vol.1, pag. 9 [...] Infographics are supposed to convert complex problems into images that are easy to understand [...]. Information graphics are hybrids and hence difficult to define. Text, image and geometric shapes are indissolubly interlaced to produce single entities. (Testo originale)
> Dall’alto verso il basso: 1. pitture rupestri (grotta di Altamira). 2. schema relativo al libro Rosa Ursina sive Sol. 3. The commercial and political Atlas 1786
I primi esempi di information design risalgono a circa 32.000 anni fa. Le pitture rupestri del 30.000 a. C. possono essere infatti definite come i primi esempi rudimentali, raffiguranti animali e altre risorse nella zona circostante. Lo stesso si può dire per i geroglifici egiziani. Intorno al 3.000 a.C., gli antichi Egizi usavano delle rappresentazioni visive per raccontare fatti di vita, di lavoro e di religione. Una storia più moderna dell’information design può cominciare nel 1626, quando Christoph Scheiner pubblicò la Rosa Ursina sive Sol, un libro in cui illustrava la sua ricerca sulla rotazione del sole; esempi di information design apparsero sotto forma di illustrazioni che dimostravano gli schemi di rotazione del sole. Successivamente William Playfair, un innovatore del design statistico, nel 1786, pubblicò The Commercial and Political Atlas, Il libro è pieno di grafici statistici che rappresentano l’economia del diciottesimo secolo, usando istogrammi e diagrammi a colonna. Playfair continua ad innovare ancora nel 1801 creando i primi diagrammi ad area nel suo breviary di statistica. Nel 1857 l’infermiera inglese Florence Nightingale utilizzò delle rappresentazioni infografiche per convincere la Regina Vittoria a migliorare le condizioni negli ospedali militari. Il suo grafico mostrava il numero e le cause dei decessi durante i mesi della guerra di Crimea. Rimanendo in Inghilterra, un grande passo nella storia dell’information design venne fatto nel 1933,
12
CAPITOLO 01/ INTRODUZIONE
quando Harry Beck creò la prima mappa della metropolitana di Londra che mostrava le rotte e le stazioni attraverso pochi e semplici elementi ed una sintetizzazione strutturale. Questo fu un grande passo avanti dal momento che i diagrammi visivi vennero portati nella vita quotidiana. Sempre con lo scopo di semplificare la grafica pubblica per viaggiatori e turisti, nel 1972 Otl Aicher creò una serie di pittogrammi per le Olimpiadi di Monaco caratterizzato da figure umane stilizzate. Questi esempi di information design divennero incredibilmente popolari e influenzarono il design degli anni seguenti. Passando al 1975, arriviamo al padre della visualizzazione dei dati, Edward Tufte. Durante gli anni in cui insegnava a Princeton, Tufte sviluppò un seminario su grafici statistici insieme a John Tukey, un pioniere nel campo del design dell’informazione. Tufte successivamente pubblicò il libro Visual Display nel 1982, affermandosi come un esperto di information design. La storia recente di questo settore include l’avvento di software per ufficio che facilitarono e ampliarono l’accesso a questo tipo di rappresentazioni. Questa esplosione di facili strumenti ha portato ad un ampliamento dell’utilizzo dell’information design nel mondo accademico e in altri settori. Oggi, naturalmente, gli strumenti di visualizzazione dei dati attraverso il web stanno rendendo più facile che mai creare elaborati di information design tramite strumenti di programmazione, motion graphics e visualizzazioni interattive. Le rappresentazioni grafiche sembrano giocare un ruolo crescente nelle nostre vite. Che sia un luogo comune o no, la vita moderna sembra essere caratterizzata da un crescente accesso alle informazioni. Mentre le nostre comuni fonti di informazione [...] erano prevalentemente testuali, ora stiamo vedendo sempre più informazioni presentate attraverso diagrammi, pittogrammi, mappe e grafici. The language of graphics, Yuri Engelhardt, 2003, p.1 Graphic representations seem to play an increasingly important role in our lives. Whether it is a cliché or not, modern life does appear to be characterized by an ever growing access to information. While our common sources of information [...] used to be mainly
> Dall’alto verso il basso:
textual, we are now seeing more and more information presented through diagrams,
1. Rappresentazione di Florence
pictograms, maps and charts.
Nightngale. 2. mappa della
(Testo originale)
metropolitana di Harry Beck. 3. The visual display of quantitative information (E.Tufte)
13
CAP 02/
Pag.
RICERCA
14
Parametri di selezione Lista elaborati presi in esame Timeline Elaborati presi in esame Appendice dei commenti
16
14
18 22 30 160
CAPITOLO 02/ RICERCA
“UNA FOTOGRAFIA PUÒ ANCHE FUNGERE DA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA, SOPRATTUTTO SE “AMPLIFICATA” CON ETICHETTE ESPLICATIVE. SI NOTI IN PARTICOLARE CHE CON LA NOSTRA DEFINIZIONE DI RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE SCEGLIAMO DI INCLUDERE “TESTI SCRITTI” - A PRESCINDERE DAL FATTO CHE SIA SCRITTO CON GEROGLIFICI PITTORICI O CON LE LETTERE DELL’ALFABETO LATINO”. The language of graphics, Yuri Engelhardt, 2003, p.3
[...] A photograph may also serve
choose to include written text -
as a graphic representation,
regardless of whether it is written
especially if it is augmented
with pictorial hieroglyphs or with
with explanatory labels. Note in
the letters of the Latin alphabet.
particular that with our definition
(Testo originale)
of graphic representations we
15
Parametri di selezione
Impostazione di parametri per la raccolta di artefatti di interesse per la ricerca e lo studio. I parametri scelti servono per restringere il campo di ricerca in quanto l’argomento selezionato è ampio e necessita di avere confini piÚ definiti. Gli artefatti selezionati pertanto saranno scelti in base a parametri preimpostati che definiscono le caratteristiche di base che l’artefatto necessita di avere.
16
CAPITOLO 02/ RICERCA
01/
Il progetto selezionato è un artefatto grafico
02/
L’artefatto utilizza immagini fotografiche
03/
Possibile utilizzo di altri linguaggi visivi integrati con quello fotografico
04/
L’intento comunicativo dell’artefatto è ragionevolmente univoco
05/
Gli artefatti sono rappresentazioni statiche
Un artefatto grafico è una rappresentazione grafica su una superficie più o meno piatta, progettata per comunicare un’informazione.
La fotografia può costituire il principale elemento dell’artefatto, interagire insieme agli altri elementi oppure essere l’unico elemento presente.
Negli artefatti selezionati sono presenti altri elementi quali: elementi alfanumerici e/o elementi grafici.
Gli artefatti selezionati comunicano in maniera ragionevolmente univoca esprimendo un chiaro messaggio in maniera intenzionale e ben organizzata.
Video, rappresentazioni interattive e rappresentazioni tridimensionali non vengono selezionati all’interno di questa tesi.
17
Elaborati presi in esame
Progetto
Autore
Anno
> Pag.
The horse in motion
Eadweard Muybridge
1878
32
02
Geometric chronophotograph
Étienne-Jules Marey
1883
34
03
Professional criminals of America
Thomas Byrnes
1886
36
04
Tableau synoptique des traits physionomiques
Alphonse Bertillon
1893
38
L’uomo delinquente
Cesare Lombroso
1897
40
06
The household physician book
Joseph McGregor-Robertson
1932
44
07
Radio model of the Blaupunkt Gross-Super 4W 95
H.Zipp
1935-36
46
08
Diagram of montage in a sequence from his film Alexander Nevsky
Sergej M. Ejzenštein
1938
48
09
How to judge character from the face
Jacques Penry
1939
50
10
Mankind in health and disease
Fritz Kahn
1939
56
01
05
Gli elaborati sono posti in
singolo artefatto
categoria di artefatti
ordine cronologico ed alcuni titoli sono stati abbreviati.
18
CAPITOLO 02/ RICERCA
Progetto
Autore
Anno
> Pag.
11
Center of attention. The map of women’s visual exploration of man
Herman F. Brandt
1941
60
12
French method: how to sky. Emile Allais’ technic
Pierre Boucher
1947
62
13
Every building on the Sunset Strip
Edward Ruscha
1966
70
Thirtyfour parking lots
Edward Ruscha
1967
74
Blinking Piece
Vito Acconci
1969
80
Step piece
Vito Acconci
1970
82
The shortest day at the Van Abbemuseum
Jan Dibbets
1970
84
Photo-fit kit
Jacques Penry
‘70 ca
86
19
Looking at faces and remembering them
Jacques Penry
1970
88
20
Camera recording its own condition
John Hilliard
1971
94
14
15
16
17
18
19
Elaborati presi in esame
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
Progetto
Autore
Anno
> Pag.
Le verifiche
Ugo Mulas
1971-72
96
Inventaire des objects
Christian Boltanski
1974
102
Thirteen photographs: Alberto Giacometti and sculptures
Herbet Matter
1978
104
Autobiography
Sol Lewitt
1980
106
Blast furnaces
Bernd e Hilla Becher
1980-88
110
Sinar manual
Sinar LTD
1981
112
The photographic work of E.J. Marey
Marta Braun
1983
116
Family register
Mu Chen e Shao Yinong
2000
118
Checked baggage: 3264 prohibited items
Christien Meinderstma
2004
120
Time graphs: sunset by time
Jim Bumgardner
2005
122
Gli elaborati sono posti in
singolo artefatto
categoria di artefatti
ordine cronologico ed alcuni titoli sono stati abbreviati.
20
CAPITOLO 02/ RICERCA
Progetto
Autore
Anno
> Pag.
The rain project
Jake Hobart
2007
126
Data visualization beyond pie chart and bar graphs
Barbara Hahn e Christine Zimmermann
2008
128
Glocal similarity map
Jer Thorp
2008
130
34
La rĂŠpresentation des statistiques
Xavier Barrade
2010
134
35
Information graphics in context
Peter Orntoft
2010
136
Human reification
Paul Gisbrecht
2011
140
Methods for visual analysis using the example of public space
Barbara Hahn e Christine Zimmermann
2012
144
Visualising Vertov
Lev Manovich
2013
146
Selfiecity
Moritz Stefaner
2014
150
31
32
33
36
37
38
39
40
Foto segnaletiche
152
21
TIMELINE
Fotografia/ metodo scientifico Fotografia/ sperimentazione Fotografia/ manualistica Fotografia/ documento Fotografia/ catalogazione Fotografia/ fiction Fotografia/ arte Fotografia/ archivio prelevamento
22
1886
04/ Tableau synoptique des traits physionomique
1883
03/ Professional criminals of America
02/ Geometric chronophotograph of the man in the black suit
01/ The horse in motion
1878
1893
CAPITOLO 02/ RICERCA
10/ Mankind in health and disease
09/ How to judge character from the face
08/ Diagram of montage in a sequence from his film Alexander Nevsky
07/ Radio model of the Blaupunkt
06/ The household physician book
05/ L’uomo delinquente
23
1939 1939 1938 1935-36 1932 1897
TIMELINE
Fotografia/ metodo scientifico Fotografia/ sperimentazione Fotografia/ manualistica Fotografia/ documento Fotografia/ catalogazione Fotografia/ fiction Fotografia/ arte Fotografia/ archivio prelevamento
24
1966
14/ Thirtyfour parking lots
1947
13/ Every building on the Sunset Strip
12/ French method: How to sky. Emile Allais’ technic
11/ Center of attention. The map of women’s visual exploration of man
1941
1967
CAPITOLO 02/ RICERCA
20/ Camera recording its own condition
19/ Looking at faces and remembering them
18/ Photo-fit kit
17/ Radio model of the Blaupunkt
16/ Step piece
15/ Blinking piece
25
1971 1970 1970 1970 1970 1969
Elaborati presi in esame Strutturazione della presentazione degli elaborati: due fili narrativi
PERCORSO STORICO
PERCORSO ANALITICO
In questa sezione i testi in nero sono un percorso storico che analizza l’elaborato, il contesto in cui si inserisce e l’autore. In ogni testo è stato estrapolato ed evidenziato un frammento che sintetizza l’aspetto principale.
I testi colorati costituiscono un filo narrativo strettamente funzionale alla tematica della tesi. Questi testi infatti estrapolano ed analizzano le caratteristiche di maggior interesse dell’artefatto preso in analisi.
30
CAPITOLO 02/ RICERCA
31
Fotografia/ metodo scientifico/ sperimentazione
01/ THE HORSE IN MOTION di Eadweard Muybridge
1878 luogo > San Francisco tipologia artefatto > tavola singola
Eadweard Muybridge fu un fotografo inglese; pioniere della fotografia del movimento. Nel 1872 l’uomo d’affari e governatore della California Leland Stanford chiese a Muybridge di confermare una sua ipotesi, ovvero che durante il galoppo di un cavallo esiste un istante in cui tutte le zampe sono sollevate da terra. Nel 1878, Muybridge fotografò con successo un cavallo in corsa utilizzando 24 fotocamere, sistemate parallelamente lungo il tracciato. Ogni singola macchina veniva azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La sequenza di fotografie chiamate The horse in motion (Il cavallo in movimento) mostrò come gli zoccoli si sollevassero dal terreno contemporaneamente, ma non nella posizione di completa estensione, come era comunemente raffigurato. La riduzione dei tempi di esposizione a minime frazioni di secondo rese possibile cogliere dettagli di movimento che l’occhio umano non percepiva. È da qui che parte lo studio di Eadweard Muybridge. In seguito, condusse delle ricerche per migliorare la cattura del movimento nella fotografia. Progettò lo Zoopraxiscopio, uno strumento simile allo Zoetropio, che permise la proiezione delle immagini permettendone la visione a più persone contemporaneamente. Il sistema è in definitiva un precursore del cinema. Muybridge utilizzò la tecnica della cronofotografia per studiare il movimento degli animali e delle persone. Il suo lavoro fu precursore della biomeccanica e della meccanica degli atleti. È importante ricordare che gli studi di Muybridge non erano puramente scientifici; la scelta delle immagini inserite nelle sue rappresentazioni del movimento non era una sequenza oggettiva ma la scelta artistica operata da Muybridge di quelle che riteneva migliori.
> Dettaglio della tavola in alto a sinistra The horse in motion
32
CAPITOLO 02/ RICERCA
Ciò che risulta interessante in questa particolare tavola è il rapporto fra le immagini fotografiche e gli altri elementi: la griglia fotografica, gli elementi alfanumerici e gli elementi grafici creano insieme una stratificazione di livelli informativi. Muybridge successivamente allo scatto fotografico inserisce gli elementi necessari alla sua comprensione e allo studio del suo sviluppo. La fotografia in questo artefatto diviene uno strumento puramente tecnico.
> Varie versioni della tavola: The horse in motion. “Sallie Gardner,” owned by Leland Stanford; running at a 1:40 gait over the Palo Alto track, 19 June 1878. Library of Congress Prints and Photographs Division. (Titolo completo)
33
Fotografia/ metodo scientifico/ sperimentazione
02/ Geometric chronophotograph of the man in the black suit di Étienne-Jules Marey
1883 luogo > Parigi tipologia artefatto > tavola singola
Étienne-Jules Marey è stato un fisiologo, cardiologo e inventore francese, studioso dei movimenti; ideò strumenti e tecniche per la loro registrazione per cui è considerato anche un precursore della cinematografia. Marey considerava il corpo una macchina animata e dedicò la sua vita ad analizzare le leggi che governano i suoi movimenti. La pubblicazione delle fotografie di Muybridge a Parigi portarono Marey a costruire una macchina che catturasse i movimenti restituendone una “rappresentazione grafica”. Il sistema multicamera di Muybridge non era abbastanza scientifico per Marey, quindi nel 1882 sviluppò un metodo unico di telecamere, inventando quindi la cronofotografia: gli scatti successivi della macchina erano infatti regolati da un cronometro. Obiettiva e precisa, la cronofotografia consentiva a Marey di prendere delle misurazioni scientifiche dei movimenti. L’immagine scientifica si rivela così un linguaggio aperto, denso di implicazioni di tipo altamente creativo, astratto, anche concettuale, nonché filosofico. Nelle sequenze di Marey, il tempo contenuto nelle fotografie, profondo, stratificato, è un flusso nel quale passato, presente e futuro si compenetrano.
> Dettaglio ingrandito della tavola Geometric chronophotograph of the man in the black suit
34
CAPITOLO 02/ RICERCA
> a destra: Tavola completa di Geometric chronophotograph of the man in the black suit in basso: varianti fotografiche sperimentate da Marey
Similmente al lavoro di Muybridge, anche Marey crea una tavola dove fotografie, elementi alfanumerici e grafici formano una stratificazione di livelli informativi. In questo caso la fotografia acquista un’estrema sintesi fino ad avere un fortissimo effetto grafico. Questa tavola risulta piÚ semplice da un punto di vista costruttivo, rispetto all’elaborato di Muybridge, ma rende chiaramente visibile il movimento e la sua evoluzione.
35
Fotografia/ metodo scientifico/ catalogazione
04/ Tableau synoptique des traits physionomiques: pour servir a l’étude du “portrait parlé” di Alphonse Bertillon
1893 luogo > Parigi dimensioni > 39,4 x 29,5 cm tipologia artefatto > immagine singola
Alphonse Bertillon (1853-1914) criminologo francese, inventò nel 1879 un metodo scientifico chiamato Bertillonage o Antropometria giudiziaria, che permetteva l’identificazione degli autori di reati tramite le loro misure antropometriche. Da semplice impiegato, incaricato di classificare i dossier per la Prefettura della Polizia di Parigi per identificare noti criminali, Bertillon fu nominato capo del dipartimento fotografico della Prefettura nel 1893. L’antropometria giudiziaria fu implementata nel 1882 in Francia, fu adottata nel 1887 e diffusa in molti paesi. Bertillon notò, con il tempo, che l’identificazione dei criminali utilizzata fino a quel momento era inutile, perchè troppo vaga; aggiunse quindi dati tecnici come le dimensioni, la circonferenza dei teschi, la lunghezza dell’arto, il torace, e inserì dettagli particolari come le cicatrici. In seguito egli creò delle schede basate su strutture piramidali per la ricostruzione e la descrizione di un volto. Per farlo Bertillon assunse l’utilizzo di quattordici misure principali (tra cui altezza, lunghezza e larghezza della testa, altezza del tronco, la larghezza e la lunghezza dell’orecchio destro, ecc.). L’utilizzo di questi dati dava un’identificazione quasi assoluta della persona. Successivamente, iniziò ad utilizzare la fotografia per l’identificazione dei pregiudicati, questi studi divennero il punto di partenza per la creazione della “foto segnaletica” (per ogni singolo accusato venivano fatti tre scatti da tre punti di vista: frontale, laterale, tre quarti). Il potenziale della fotografia fu uno strumento fondamentale per il sistema di Bertillon. Il Tableau synoptique des traits physionomiques: pour servir a l’étude du “portrait parlé” (tradotto Tavola sinottica dei tratti facciali: uno studio per il “ritratto parlato”) venne creato da Bertillon per la ricostruzione del volto e permettere la riconoscibilità di una persona.
> Dettaglio della tavola relativo alle aree morfologiche di bocche e menti
38
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Immagine del Tableau synoptique completo
Questa complessa tavola sinottica costituisce un esempio estremamente interessante grazie alla sua strutturazione. Suddiviso per tipologie morfologiche, questo artefatto è progettato per una semplice e veloce consultazione e per una completezza di contenuti. In questo caso l’individualità della persona si perde e il soggetto non è altro che un modello, questo grazie all’estrema “neutralità” delle immagini fotografiche, spogliate da ogni elemento caratterizzante, come tempo e spazio.
39
Fotografia/ documento/ catalogazione
05/ L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Atlante di Cesare Lombroso
1897 luogo > Torino casa editrice > Fratelli Bocca tipologia artefatto > libro
Cesare Lombroso (1835-1909) è stato un medico, antropologo, criminologo e giurista italiano, considerato pioniere e “padre” della moderna criminologia. Utilizzando concetti tratti dalla fisionomia, dalla psichiatria e dal darwinismo sociale, le teorie della criminologia antropologica di Lombroso in sostanza, affermano che la criminalità viene in qualche modo ereditata e che qualcuno “nato criminale” potrebbe essere identificato dai difetti fisici. Dal 1876 divulgò la propria teoria antropologica della delinquenza nelle cinque edizioni de L’uomo delinquente, che successivamente espanse in un’opera in più volumi. Lombroso misurò la forma e la dimensione dei crani di molti briganti uccisi e portati dal Meridione d’Italia in Piemonte. Egli dedusse che i criminali portavano tratti anti-sociali dalla nascita, per via ereditaria, cosa che oggi si considera del tutto infondata. In particolare ne L’uomo delinquente, Lombroso sostiene l’ardita tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica, i quali spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. Lombroso crea di conseguenza un ampio atlante illustrato e fotografico dove raccoglie il materiale a supporto della sua tesi, catalogando e creando delle tavole rappresentative dei soggetti studiati.
40
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In alto: frontespizio del libro
Similmente al lavoro di
griglie create. Le fotografie
L’uomo delinquente e di seguito
Byrnes, la struttura di base
sono scattate in maniera tale
due pagine interne mostranti
è piuttosto semplice e
da rendere riconoscibile il
delle tavole fotografiche di
ripetitiva: il progetto è una
soggetto, quindi inquadratura,
“delinquenti pazzi” con relativa
rigida catalogazione tramite
espressioni e luce concorrono
numerazione
griglie fotografiche e testi di
a creare delle fotografie
Nella pagina accanto: dettaglio
riferimento. Le griglie variano
oggettive. Lombroso,
di due pagine interne raffiguranti
di quantità e impostazione.
suddivide il materiale
una serie di “donne criminali”
Interessante diventa
fotografico in base a categorie
l’immediata comparazione
semantiche inserendo, in
delle immagini fotografiche
alcuni casi, delle specifiche
che deriva dall’utilizzo delle
per ogni immagine fotografica.
41
42
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Vari dettagli di pagine interne raffiguranti, in ordine da sinistra a destra, dall’alto in basso: una serie di “tipi di omicida”, “tipi di omicida-ladri”, “tipi di delinquenti d’occasione”, “tipi di delinquenti italiani”, “tipi di omicida, secondo E. Ferri” e “tipi di omicida-grassatori”.
43
Fotografia/ manualistica
08/ Diagram of montage in a sequence from his film Alexander Nevsky di Sergej M. Ejzenštein
1938 luogo > Unione Sovietica tipologia artefatto > tavole singole
> In questa doppia pagina vengono riassunte
L’uso di visualizzazioni grafiche per lo studio e la progettazione di materiale cinematografico può essere fatta risalire al lavoro di molti moderni registi, coreografi, architetti, compositori di musica e artisti visivi che hanno creato schemi dei loro progetti prima o dopo che fossero realizzati. Sergej M. Ejzenštein era un regista sovietico, teorico, scrittore, editore, produttore, art director, scenografo, costumista e attore. La struttura di un film e dei suoi frame erano soggetti primari in due libri di Ejzenštein: The film form e The film sense. Ejzenštein sviluppò e studiò ampiamente il montaggio, il processo di assemblaggio, la giustapposizione, la sovrapposizione di immagini nel corso del tempo. Egli trattò il montaggio non semplicemente come una serie di tecniche visive ma come metodologia che convogliava un messaggio dietro al contenuto. Ejzenštein definì cinque categorie formali di montaggio: metriche, ritmiche, tonali, sovra-tonali e intellettuali. Queste tipologie di montaggio sono gestite, secondo il regista, da differenti regole di costruzione e vari trattamenti del rapporto “parte col tutto”; molti di loro funzionavano secondo principi musicali. In un diagramma, uno studio di una sequenza dal suo film Alexander Nevsky del 1938, Ejzenštein dimostra le corrispondenze fra fotogrammi, fasi musicali, colonna sonora, tagli, schemi di composizione pittorica e schemi di movimento. Queste relazioni sono mostrate tramite elementi grafici, immagini dei corpi, dei volti, dei paesaggi, note, accordi e battute. Questi livelli si dispongono sull’asse verticale dell’artefatto, mentre sull’asse orizzontale Ejzenštein pose in ordine temporale i fotogrammi. Lo schema di Ejzenštein e le relazioni che si formano rivelano la struttura filmica: Ejzenštein poteva vedere su cosa stava lavorando.
le visualizzazioni sul montaggio create dal regista
48
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In alto vediamo l’intera tavola di Ejzenštein e accanto un ingrandimento mostrante in dettaglio la successione verticale degli elementi del montaggio
In questa tavola diversi linguaggi agiscono e interagiscono per fornire informazioni; l’immagine fotografica è uno dei vari elementi costitutivi. L’allineamento fra gli elementi è il principale espediente sfruttato in questo artefatto. Allineamento verticale e allineamento orizzontale forniscono differenti tipologie di informazioni. Sviluppo temporale e categorie di montaggio interagiscono fra loro tramite l’espediente dell’allineamento spaziale.
49
Fotografia/ catalogazione/ manualistica
09/ How to judge character from the face di Jacques Penry
1939 luogo > Londra dimensioni > 19 x 25 cm pagine > 114 casa editrice > Hutchinson (riedizione), Londra, 1952 tipologia artefatto > libro
Jacques Penry fu l’inventore del Photo-fit Kit, il primo metodo di identikit che la polizia britannica adottò nel 1970; uno strumento standardizzato per il riconoscimento facciale. How to judge character from the face, sottotitolato una spiegazione completa di caratteri, come è dimostrato dalle dimensioni, proporzioni, e la consistenza di ogni faccia, offre quasi 50 pagine di fotografie in bianco e nero che illustrano la tesi dell’autore; tesi che afferma che il carattere di ognuno può essere dedotto dalle caratteristiche del volto umano in molti modi, dalle proporzioni della testa, dal mento, dalle sopracciglia, dalle orecchie. Nell’introduzione al libro si legge: Questo notevole studio del carattere rivelato dalle caratteristiche facciali è utile per chiunque desideri valutare il carattere e le capacità velocemente e accuratamente; esso è inoltre, casualmente, un libro affascinante e divertente. [...] In questo libro l’autore presenta un sistema completo per la spiegazione del carattere rivelato dalla forma, dalla dimensione e dalla texture di ogni singolo dettaglio. Ci sono 133 fotografie di varie parti del volto: nasi, occhi, fronti etc.; ognuna in una sezione, alfabetizzate A, B, C, D e così via. Il lettore può scegliere una caratteristica fisica da ognuna delle sezioni, che approssimativamente è più vicina alle proprie caratteristiche, e alla fine del libro potrà trovare un’analisi per ogni combinazione di caratteristiche, con una lettura di ogni combinazione che dà un compendio del carattere. Questo libro è per l’intrattenimento e l’educazione. Una volta diventato familiare potrai essere capace tu stesso di classificare le caratteristiche e i volti delle persone che ti sono accanto e ricavarne il loro carattere in pochi minuti.
50
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Nella pagina accanto la copertina del libro della riedizione del 1952. Qui accanto alcune pagine interne del libro: frontespizio con foto dell’autore e pagina interna relativa al dettaglio del naso.
Il libro di Penry parte dalla creazione di un ampio materiale fotografico, suddiviso in categorie morfologiche del volto e successivamente analizzato. L’autore, attraverso tagli, inquadrature, luci ed elementi grafici, analizza e spiega il messaggio. L’aspetto interessante in questo progetto è il trattamento del materiale fotografico; in questo caso i soggetti non sono trattati come individui ma come modelli. La spersonalizzazione dei soggetti ritratti fa sì che il libro acquisti un carattere scientifico, di analisi e studio della tematica.
51
> Varie pagine interne, in ordine dall’alto verso il basso e da sinistra a destra: pagine introduttiva al libro e a seguire due pagine interne relative alla sezione “nasi” e al capitolo “fronti”. Nella pagina accanto: sezione “fronti” e sezione “occhi”.
52
CAPITOLO 02/ RICERCA
53
Fotografia/ metodo scientifico/ sperimentazione
11/ Center of Attention. the Map of Women’s Visual Exploration of Man di Herman F. Brandt
1941 luogo > Stati Uniti tipologia artefatto > immagine singola
Quest’immagine appare, con una diversa versione, nel numero 74 della rivista Life del 1941, l’autore è il ricercatore Herman F. Brandt della Drake University (Iowa). L’immagine rappresenta una sorta di “mappa” del percorso visivo effettuato dal genere femminile nel guardare un uomo. Il risultato non deriva propriamente da studi scientifici, ma è un esperimento creato a seguito di un crescente interesse di quegli anni. Si scopre, secondo l’autore, che la seduzione del corpo di un uomo agli occhi di una donna è abbastanza misurabile. Il risultato è una mappatura dei punti in cui lo sguardo delle donne analizzato si soffermava. Brandt ebbe una lunga carriera e studiò ampiamente i movimenti oculari e cercò di elaborare degli strumenti scientifici che potessero registrare i movimenti dello sguardo. La sua ricerca era di interesse per svariati campi, dalla neurologia al design. Sotto l’immagine è stato scritto: I punti e le linee sull’uomo mostrano la successione dei movimenti dello sguardo di una donna che guarda un uomo. Lei guarda prima di tutto il petto; poi i suoi occhi si spostano sul volto, successivamente sull’occhio sinistro, poi giù verso il collo etc. Le percentuali indicano il tempo speso da un campione di 100 donne su ogni punto indicato dell’uomo e dei suoi vestiti.
60
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto: Immagine completa. La didascalia del libro dice: Figure 131. Eye Movements of a Woman in Looking at a Man. (Courtesy of the copyright owners, Marshal Field & Company, and Look Magazine). Nella pagina a lato vediamo un dettaglio dell’immagine.
Questa semplice immagine mostra attraverso una schematizzazione grafica i movimenti oculari. Tramite l’utilizzo di elementi grafici e alfanumerici posti sopra la fotografia vengono riprodotti gli studi fatti. L’immagine fotografica è quanto più scientifica ed oggettiva; lo sguardo e la posizione del soggetto sono “neutri”, l’uomo diventa uno strumento di analisi.
61
Fotografia/ manualistica
12/ French method: how to sky. Emile Allais’ technic di Pierre Boucher
1947 luogo > New York, Parigi, Londra casa editrice > Edition Flèche, Braun & Co. dimensioni > 23 x 29 cm pagine > 114 tipologia artefatto > libro
Pierre Boucher (1908-2000) è un fotografo che ha contribuito molto a dare alla fotografia un posto nell’arte moderna. Egli usò tecniche come fotogrammi e solarizzazione per esplorare il corpo e per acquisire dati in modo tale da esprimere adeguatamente il movimento. Il libro French method: how to sky illustra la tecnica dello sci tramite le fotografie dello sciatore Emile Allais; foto e impaginazione sono curate da Pierre Boucher. Emile Allais è stato un campione francese discesista e istruttore di fama. Il manuale presenta 200 fotografie dell’esperto sciatore in azione. In tutto il libro, la tecnica di visualizzazione delle informazioni è la mappatura esplicativa delle fotografie per mezzo di schemi e testi posti in parallelo, o sovrapposti, a più immagini sequenziali. Pierre Boucher ha fotografato l’azione e disegnato il libro integrando testi, schemi e immagini. La fotografia serve sia come contenuto documentativo che come arte (immagine artistica). Multipli, sovrapposizioni, doppie esposizioni, negativi e solarizzazioni sono le tecniche usate. In alcune pagine è interessante notare, ad esempio, come i diagrammi a 2 colori delineano il cambio di posizione del corpo in risposta alla pendenza del terreno. In altri casi la tipografia diviene, sia comunicatrice di significati, sia geometria dinamica che accompagna la foto; vediamo infatti che alcuni elementi alfanumerici divengono assi del corpo o linee di riferimento.
> A sinistra: dettaglio di una pagina interna del libro. Nella pagina accanto: dall’alto verso il basso, copertina e pagine interne
62
CAPITOLO 02/ RICERCA
63
66
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In alto: pagina interna n.61 del libro, illustrante la rotazione. Nella pagina accanto: differenti pagine interne
67
Fotografia/ documentazione/ arte
13/ Every building on the Sunset Strip di Edward Ruscha
1966 luogo > Los Angeles produzione > libro autoprodotto tipologia artefatto > libro
Edward Ruscha (1937) è pittore, disegnatore, incisore e fotografo. La fotografia ha giocato un ruolo fondamentale in tutta la sua carriera. I piccoli libri fotografici che Ruscha ha prodotto tra gli anni Sessanta e Settanta hanno avuto un grande impatto sulle successive generazioni di artisti in Europa e Nord America. Egli oscilla fra la Pop Art e il Minimalismo. Alcuni dei suoi libri, infatti, basati sul concetto di ripetizione seriale, sono una conseguenza del Minimalismo, e potremmo dire, anche dell’Arte concettuale. Il rapporto di Ruscha con la fotografia è complesso e ambivalente e il lavoro è difficile da definire. Né puramente documentale né puramente artistico. Tra il 1963 e il 1978, Ruscha ha prodotto sedici libri fotografici. Il libro che realizzò nel 1966, Every building on the Sunset Strip, gli assicurò la possibilità concentrarsi su un tipo di fotografia “automatica” e oggettiva: fotografando tutti gli edifici su ogni lato del Sunset Strip, egli registrò semplicemente un paesaggio continuo, come lo aveva trovato.
> Nella pagina accanto Cameraready Mock-up per il libro Every building on the Sunset Strip, pannelli 1 e3. Sotto: dettaglio dei pannelli
Il libro quando è chiuso, ha le stesse dimensioni dei suoi precedenti libri, ma una volta aperto le sue pagine si piegano in un formato fisarmonica. Per scattare le fotografie l’artista aveva montato una fotocamera su una macchina ed escogitato un metodo per scattare fotografie in sequenza con una rapida messa a fuoco. Per la realizzazione del libro, Ruscha ritagliò a mano le fotografie incollandole sul libro e scrivendo sotto i numeri civici. Nella pubblicazione finale, il lato sud della strada è nella parte superiore e il lato nord su quella inferiore, per un lunghezza di ventisette immagini consecutive.
70
CAPITOLO 02/ RICERCA
71
72
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto: un dettaglio fotografico e sotto l’intero libro a fisarmonica. A sinistra: uno zoom su di una parte del libro dove è possibile vedere le due strisce fotografiche rappresentanti i due lati della strada
In questo artefatto l’aspetto più interessante è la disposizione spaziale del materiale fotografico. Prima di tutto possiamo notare che le fotografie sono l’elemento più importante e ciò che ne amplifica l’aspetto informativo è la sua disposizione lineare su due file parallele, di cui una capovolta per rappresentare i lati della strada. La linearità della disposizione e il formato allungabile fanno sì che l’utente possa osservare l’intero spazio descritto, come fosse un’unica immagine.
73
Fotografia/ documentazione/ arte
16/ Step piece di Vito Acconci
1970 luogo > New York tipologia artefatto > tavola singola
In Step Piece Acconci decide di andare su e giù da uno sgabello nel suo appartamento ogni mattina al ritmo di trenta passi al minuto, continuando lo sforzo il più a lungo possibile; i risultati del suo miglioramento quotidiano sono stati distribuiti al pubblico sotto forma di relazioni mensili. L’allenamento quotidiano porta al miglioramento quotidiano e questo fa sì che l’artista riesca ad allungare gli esercizi di giorno in giorno; la formazione diventa parte della vita quotidiana. Acconci lascia questa performance “aperta”, lo spettatore può andare a vedere l’allenamento e ricevere di volta in volta la relazione mensile. La macchina fotografica usata come magazzino: mi permette di continuare a vedere (le fotografie mi mostreranno ciò che non potevo vedere mentre ero impegnato nella performance). Vito Acconci Notebook excerpts, 1969
> Accanto: una delle schede mensili compilate dall’artista mostranti le durate della performance. A destra in alto: la tavola completa creata da Acconci per documentare l’opera. Sotto: due dettagli, uno fotografico ed uno testuale, della tavola.
82
CAPITOLO 02/ RICERCA
Così come per la precedente opera di Acconci, non ci focalizziamo sul soggetto di questo lavoro e quindi sulla performance, ma sulla sua documentazione; quindi sull’utilizzo della fotografia come strumento documentativo. Nella scheda descrittiva dell’evento, l’artista inserisce immagini e testi a supporto. Queste relazioni mensili che Acconci creava per lo spettatore dovevano infatti costituire degli artefatti completi di ogni informazione: data, durata della performance e materiale fotografico illustrativo. Questo artefatto è una vera e propria scheda descrittiva.
83
Fotografia/ metodo scientifico/ manualistica
18/ Photo-fit kit di Jacques Penry
1970 luogo > Londra tipologia artefatto > tavole singole
Jacques Penry fu l’inventore del Photo-fit Kit, il primo metodo di identikit che la polizia britannica adottò nel 1970; uno strumento standardizzato per il riconoscimento facciale. Questo kit era composto da fotografie in bianco e nero, tagliate in strisce: occhi, nasi, bocche, menti e tagli di capelli. Prima dell’invenzione di questo kit la polizia utilizzava principalmente dei disegnatori. Jacques Penry aveva studiato la topografia del viso fin dai primi anni del XX secolo. Nel 1938 , mentre prepara il suo primo libro, How to judge character from the face, ebbe l’idea di costruire un volto tramite le fotografie. Scoprì che era possibile prendere le caratteristiche di un volto e combinarle con le caratteristiche di un altro. Penry aveva approfondito gli studi sul volto perché credeva che ci fosse un legame tra il fisico di una persona e la sua personalità. Nel 1952 pubblicò The face of Men; in questo libro illustrava il suo sistema di classificazione per i volti. Durante lo sviluppo di questo sistema, abbozzò abbastanza caratteristiche facciali per ricreare 50 milioni di volti compositi, abbastanza per avere un sistema facciale utilizzabile.
> A destra: Jacques Penry mentre presenta il suo kit per
Il sistema fu inizialmente chiamato PFIT (Penry Facial Identification Technique), ma la stampa lo ridefinì PhotoFIT. Come complemento al kit, Penry scrisse il libro intitolato Looking at faces and remembering them: a guide to facial identification. Questo libro era destinato all’aiuto dei potenziali testimoni per imparare a classificare i volti per una più facile identificazione.
il riconoscimento facciale
86
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto e nella pagina a lato: alcune composizioni facciali tratte dal Photo-fit kit di Penry
Il primo punto di interesse, nel Photo-fit Kit, lo ritroviamo certamente nell’impostazione della struttura generale progettata da Penry; questa sorta di puzzle componibile regolato da una base tecnica ha come punto di forza la serialità e l’ampiezza delle variabili di abbinamento possibili. Altro aspetto interessante sono la tipologia di immagini create: luce, inquadratura, espressioni, tutto concorre alla creazione di immagini oggettive e quanto più scientifiche.
87
Fotografia/ metodo scientifico/ manualistica
19/ Looking at faces and remembering them di Jacques Penry
1970 luogo > Londra casa editrice > Elek Books dimensioni > 22,5 x 22,5 cm pagine > 118 tipologia artefatto > libro
Looking at faces and remembering them: a guide to facial identification era destinato all’aiuto dei potenziali testimoni per imparare a classificare i volti per una più facile identificazione, come precedentemente spiegato. Nell’introduzione al libro leggiamo: Sai a che cose somiglia il tuo volto? Sapresti descrivere le tue caratteristiche in maniera tale che qualcuno che non ti ha mai incontrato possa riconoscerti fra la folla? Ancora più difficile, successivamente a confusione, paura, indignazione, dopo l’attacco di uno sconosciuto, il cui volto compare nell’oscurità e scompare con la stessa velocità, sapresti ricomporre una figura dalla quale il tuo assalitore potrebbe essere riconosciuto? Molti di noi assorbono di più registrando una personalità che osservando attentamente le caratteristiche di un nuovo volto. Jacques Penry, inventore del sistema di identificazione Photo-fit che fu introdotto dalle forze di polizia con il sostegno della Home Office nell’Aprile del 1970, ha progettato una classificazione semplice e scientifica delle tipologie di volti, dando informazioni precise in relazione a descrizioni vaghe come “un viso gentile”, “un mento deciso”, “una fronte alta”, “una bocca sensuale”. Progettato grazie alla sua esperienza guadagnata in anni di studi, questo libro aiuterà chiunque ad osservare, richiamare e descrivere i volti che costituiscono il suo mondo. Il testo è chiaramente illustrato con oltre trecento immagini ricavate dalle fotografie usate nel Photo-fit kit, il quale copre tutte le tipologie di volti presenti nel mondo. [...] Introduzione al libro, Looking at faces and remembering them
88
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Pagine interne del libro relative alle proporzioni facciali, in basso pagine relativa alle proporzioni di occhi e sopracciglia.
Così come nel primo libro di Penry, questo secondo manuale presenta una serie di caratteristiche morfologiche tramite immagini fotografiche catalogate e suddivise per genere. Questo libro risulta più elaborato da un punto di vista grafico e progettuale rispetto al precedente. L’interazione fra elementi fotografici, alfanumerici e grafici è più strutturata ed inoltre qui possiamo rilevare l’utilizzo di più variabili, strutture sintattiche e rappresentazioni grafiche. Lo stesso appunto del primo libro possiamo riportarlo qui: le immagini fotografiche sono scattate cercando di conferire la massima oggettività.
89
> Pagine interne del libro, in ordine dall’alto verso il basso: studi sulle proporzioni di menti, fronti e orecchi, accompagnati da illustrazioni esplicative
92
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Pagine interne del libro, in ordine dall’alto verso il basso: composizioni facciali create tramite i moduli fotografici e infine tavola completa delle “basi” facciali
93
Fotografia/ documentazione/ arte
20/ Camera recording its own conditions (7 apertures, 10 speeds, 2 mirrors) di John Hilliard
1971 dimensioni > 21,6 x 18,3 cm tipologia artefatto > tavola singola
John Hilliard iniziò come scultore; si interessò alla fotografia in quanto strumento per registrare il suo lavoro. A poco a poco si rese conto dell’inadeguatezza di una singola fotografia per trasmettere la realtà visiva e iniziò a lavorare con serie fotografiche. Già all’inizio degli anni Settanta Hilliard aveva fatto della fotografia un mezzo espressivo autonomo come si desume dalla serie Sixty seconds of light, in cui Hilliard studiò le reazioni fotochimiche subite da alcune immagini ottenute con diversi tempi di posa e rappresentò il concetto di “tempo” utilizzando le fotografie “alterate” di un oggetto che rappresenta il tempo per antonomasia: un timer con le lancette dei secondi ferme sul 60. La serie Camera recording its own condition parte dal presupposto che con una macchina manuale dobbiamo selezionare una combinazione di dimensioni di apertura (caratterizzata da un numero f/) e una velocità dell’otturatore per poter ottenere l’esposizione della luce sulla pellicola: questa scelta avrà un notevole impatto sul risultato, andando da una sovraesposizione totale (bianco) a una completa sottoesposizione (nero) all’interno di una rete di settanta stampe (le cui coordinate sono dieci velocità di otturatore e sette aperture f/ del diaframma). [...] L’oggetto di questa ricerca è proprio lo stesso strumento che è la causa di queste combinazioni finite (una Praktica 35 mm: la scelta di un principiante ingenuo) e che si sta auto-fotografando dentro lo specchio).
> Dettaglio ingrandito della tavola fotografica dell’artista
John Hilliard, Camera recording its own condition, 1995 La fotografia, in questo lavoro, è sia il medium che il soggetto dell’opera, dando non un quadro della realtà, ma differenti versioni della realtà.
94
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto: tavola intera comprendente le settanta foto fatte da Hilliard
L’aspetto rilevante del lavoro di Hilliard sono le serie fotografiche e la loro strutturazione tecnica mirata all’esposizione immediata del concetto. In questo caso l’autore imposta il lavoro tramite una disposizione cronologica delle immagini, che poste in una griglia di 7x10, mostrano immediatamente allo spettatore il messaggio di base e quindi la variazione di luce dovuta da tempi e diaframmi.
95
Fotografia/ sperimentazione/ arte
21/ Le verifiche di Ugo Mulas
1971-72 luogo > Torino tipologia artefatto > libro
Ugo Mulas (1928-1973) è stato un fotografo italiano. Alla fine degli anni Sessanta, iniziò uno dei suoi più importanti lavori che lo porterà a realizzare la serie di quattordici fotografie, poi pubblicate con il titolo Le verifiche, lavoro di riflessione sulla propria vita e sul proprio lavoro. Una serie di immagini dal grande potere evocativo che influenzeranno profondamente il lavoro di molti fotografi successivi e punto di svolta della fotografia moderna. Nell’introduzione al libro Mulas scrive: Nel 1970 ho cominciato a fare delle foto che hanno per tema la fotografia stessa, una specie di analisi dell’operazione fotografica per individuarne gli elementi costitutivi e il loro valore in sé. Per esempio, che cosa è Ia superficie sensibile? Che cosa significa usare il teleobiettivo o un grandangolo? Perché un certo formato? Perché ingrandire? Che legame corre tra una foto e la sua didascalia? ecc. Sono i temi, in fondo, di ogni manuale di fotografia, ma visti dalla parte opposta, cioè da vent’anni di pratica, mentre i manuali sono fatti, e letti, di solito, per il debutto. Può darsi che alla base di queste mie divagazioni ci sia quel bisogno di chiarire il proprio gioco, così tipico degli autodidatti, che essendo partiti al buio, vogliono mettere tutto in chiaro, e conservano rispetto al mestiere conquistato giorno dopo giorno un certo candore e molto entusiasmo. Ho chiamato questa serie di foto Verifiche, perché il loro scopo era quello di farmi toccare con mano il senso delle operazioni che per anni ho ripetuto cento volte al giorno, senza mai fermarmi una volta a considerarle in se stesse, sganciate dal loro aspetto utilitaristico. Ugo Mulas, La fotografia, Torino, 1973
96
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In questa pagina: alcune delle verifiche di Mulas, in ordine le verifiche 6, 7 e 8 (L’ingrandimento, il laboratorio, gli obiettivi). Nella pagina accanto verifica numero 1 (Omaggio a Niepce).
L’operazione effettuata da Mulas è di base un’operazione artistica. Ciò che diviene rilevante per la tesi è la metodologia utilizzata; quindi l’impostazione di determinate caratteristiche da studiare e la creazione di una serie di immagini che insieme “verificano” il tema di partenza. Nel libro ogni immagine è accompagnata da una descrizione che spiega l’esperimento e il successivo risultato. Ognuna di queste immagini comunque porta con sé degli elementi interessanti, sia per la struttura di impaginazione (testo e immagini a confronto), sia per l’effetto comparativo che si crea fra le quattordici sperimentazioni.
97
> Indice delle Verifiche in ordine da sinistra a destra e dall’alto verso il basso 1. Omaggio a Niepce. 2. L’operazione fotografica. Autoritratto per Lee Friedlander. 3. Il tempo fotografico. A Jannis Kounellis. 4. L’uso della fotografia. Ai fratelli Alinari. 5. L’ingrandimento. Il cielo per Nini. 6. L’ingrandimento. Dalla mia finestra ricordando la finestra di Gras.
98
CAPITOLO 02/ RICERCA
99
> Indice delle Verifiche in ordine da sinistra a destra e dall’alto verso il basso 7. Il laboratorio. Una mano sviluppa, l’altra fissa. A Sir John Frederick William Herschel. 8. Gli obiettivi. A Davide Mosconi, fotografo. 9. Il sole, il diaframma, il tempo di prova. 10. Il Formato. Foto non realizzata 11. L’ottica e lo spazio. Ad A. Pomodoro. Foto non realizzata 12. La didascalia. A Man Ray. 13. Autoritratto con Nini. 14. Fine delle verifiche. Per Marcel Duchamp.
100
CAPITOLO 02/ RICERCA
101
Fotografia/ catalogazione/ documento/ arte
24/ Autobiography di Sol LeWitt
1980 luogo > New York casa editrice > Multiples & Lois & Michael Torf dimensioni > 26 x 26 cm pagine > 126 tipologia artefatto > libro
Solomon “Sol” LeWitt (1928–2007) è stato un artista statunitense. Fu un artista legato a vari movimenti tra cui l’Arte concettuale e il Minimalismo. È famoso per i suoi Wall drawings e le sue strutture, basate su semplici forme geometriche che non di rado dialogano con l’architettura. LeWitt, inoltre, sperimentò una vasta gamma di tecniche, tra cui disegno, incisione, fotografia e pittura. Autobiography è probabilmente fra i libri più conosciuti di LeWitt: un inventario degli oggetti contenuti nel suo studio di New York. Al momento della sua pubblicazione Autobiography fu uno dei diciotto libri d’artista di LeWitt e uno dei sei libri di fotografia. Questo libro non è più profondo degli altri, ma più complesso, ambizioso, e per certi aspetti, intimo. In Autobiography LeWitt presenta più di un migliaio di immagini in bianco e nero in griglie, generalmente nove immagini per pagina. L’artista cataloga ogni angolo, fessura, e oggetto nel suo loft. Nel libro si vede un aggregato di oggetti non messi in posa per lo scatto - ripresi così come erano della sua esistenza quotidiana. Il significato di questa autobiografia deriva dalla connessione tra le immagini su una pagina, su un’apertura, da una pagina all’altra, così come da ogni singola foto presentata. LeWitt presenta la vita dell’artista, come la vita di una persona in particolare, in una particolare cultura, in un determinato momento e luogo. Tuttavia, Autobiography, è unico nel suo essere. Gli studi fotografici del XIX secolo di Eadweard Muybridge del movimento umano e animale sono stati un catalizzatore per l’indagine di LeWitt sui sistemi seriali. Questa influenza è particolarmente evidente infatti nei libri fotografici di LeWitt dalla fine del 1970 in poi.
106
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto e a sinistra, pagine interne del libro contenenti le griglie fotografiche degli oggetti o dei dettagli raccolti dall’autore
Così come in altri elaborati presentati, anche in questo l’aspetto rilevante non sta nell’operazione artistica, quanto nell’operazione di rilevamento, scatto e successiva catalogazione. L’oggettività della raccolta crea un’operazione quasi scientifica, il risultato sono delle griglie fotografiche catalogative, documentative e comparative del materiale presentato. Anche la tipologia di fotografia concorre all’amplificazione di questo aspetto, gli oggetti infatti sono ripresi così come sono stati trovati, con luci che aprono la vista all’intero soggetto e che ne permettono una visualizzazione completa.
107
Fotografia/ manualistica
26/ Sinar Instruction manual della Sinar LTD
1981 luogo > Zurigo tipologia artefatto > libro
La Sinar è una società svizzera che produce fotocamere di medio e grande formato. Il nome SINAR è l’acronimo di Studio, Industria, Natura, Architettura, Riproduzione (in inglese è spesso spiegato come Science, Industry, Nature, Art, and Reproduction). Il fotografo svizzero Carl Hans Koch inventò la fotocamera Sinar nel 1947 a causa della sua insoddisfazione riguardo ad alcuni modelli di fotocamere. Il suo scopo principale era quello di produrre dei modelli di grande formato con alta precisione e un funzionamento semplice, con un sistema di parti facilmente intercambiabili. La versatilità del sistema Sinar, infatti, si basa sulla intercambiabilità dei componenti, nonché su un gran numero di accessori che sono stati prodotti nel corso degli anni. Questo aspetto è infatti riscontrabile nei suoi manuali, dove c’era la necessità di mostrare la grande quantità di accessori e il loro assemblaggio. Quelli illustrati sono due dei tanti manuali prodotti dall’azienda nel corso degli anni. La Sinar utilizzò frequentemente manuali con immagini fotografiche; piccoli libricini in bianco e nero.
112
CAPITOLO 02/ RICERCA
> A destra: copertina di uno dei manuali della Sinar del 1981 e sotto altro manuale dello stesso anno con copertina e pagine interne
In questi manuali c’erano principalmente due necessità tecniche da riportare nella visualizzazione: prima di tutto era necessario mostrare l’ampia varietà di accessori dell’azienda e in secondo luogo vi era l’esigenza di spiegare chiaramente il montaggio degli oggetti. Queste necessità hanno portato alla creazione di questi manuali dove l’elemento fotografiche viene spogliato degli elementi
superflui e trattato in modo da essere integrato con elementi alfanumerici e grafici che facevano da riferimento. L’immagine fotografica inoltre aveva la necessità di essere ben leggibile; doveva rendere riconoscibili gli oggetti. Si crea quindi una sorta di immagine fotografica “standardizzata” e “neutra”, fortemente finalizzata alla tecnicità.
113
114
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Pagine interne mostranti i componenti e il montaggio delle macchine fotografiche
115
Fotografia/ documento
27/ The photographic work of E.J. Marey di Marta Braun
1983 luogo > Toronto tipologia artefatto > tavola singola
Il lavoro della professoressa Marta Braun sulla fotografia scientifica si concentra principalmente sulle cronofotografie di Étienne-Jules Marey ed Eadweard Muybridge. Nel 1994, il suo libro Picturing time: the work of Étienne-Jules Marey 1830-1904, fu selezionato per il Premio Kraszna-Krausz della Gran Bretagna, un premio assegnato ogni due anni per il miglior libro pubblicato a livello internazionale nel campo della fotografia. Vinse il premio nel 1999, insieme ad altri quattro autori, per la raccolta di saggi Beauty of another order: photography in science. Nel 2005, Marta Braun fu assegnata alla cattedra di ricerca in Storia della Fotografia alla Ryerson University. Recentemente, il suo lavoro su Animal Locomotion di Muybridge è apparso nel catalogo Helios: Eadweard Muybridge in a time of change. Picturing Time, la prima indagine completa sul lavoro di Marey, indaga gli effetti della vasta portata delle invenzioni di Marey sulla letteratura, sulla psicoanalisi, sulla filosofia bergsoniana e sull’arte di cubisti e futuristi. Marta Braun offre uno sguardo affascinante su come la cronofotografia di Marey fu utilizzata per esprimere la profonda trasformazione nella comprensione e nell’esperienza del tempo nel tardo XIX secolo. Picturing Time contiene 335 illustrazioni e molti esempi inediti di cronofotografie di Marey e del suo lavoro cinematografico. Il libro contiene inoltre una bibliografia completa dei suoi scritti e il primo catalogo dei suoi film, stampe fotografiche e negativi recentemente scoperti. L’immagine selezionata è estrapolata dal libro della Braun, in cui il soggetto è ritratto insieme ad altre persone durante una riunione. Marta Braun in questa tavola fornisce informazioni riguardo le persone presenti tramite un espediente a metà fra la fotografia e l’illustrazione.
116
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Sopra: l’immagine creata
Questa piccola tavola
fornendo successivamente
da Marta Braun per mostrare
agisce sul rapporto che
le informazioni. Altra variabile
i componenti della fotografia
si crea tra forme; attraverso
utilizzata è la posizione
di E.J. Marey
questo espediente connette
spaziale, che connette le forme
fotografie e silhouette,
con il corrispettivo fotografico.
117
Fotografia/ documentazione/ metodo scientifico
31/ THE RAIN PROJECT di Jake Hobart
2007 luogo > Londra tipologia artefatto > immagini digitali
Questo progetto deriva dal corso di studi fatti a Londra dal designer Jake Hobart. Egli mostra come il tempo ha influenzato le sue scelte personali in termini di attività “salutari” e “malsane”. Impostando una sequenza temporale circolare il designer ha riportato le sue attività giornaliere influenzate dalle condizioni atmosferiche. Per farlo crea un libro che può essere completamente aperto; nel quale dei cerchi concentrici mostrano condizioni atmosferiche, data e stato di salute personale. La presentazione diventa una metafora con la quale viene constatato che l’ambiente influenza il nostro modo di essere, ponendoci sotto una forte sfera di influenza, in base alla quale facciamo scelte differenti. È un progetto che parla di come noi viviamo le condizioni meteorologiche, la pioggia in particolare. Per quattro settimane la pioggia è stata misurata attraverso le reazioni che avvenivano durante la mia giornata. Jake Hobart, 2007
126
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Accanto: il libro aperto relativo alla quarta settimana di documentazione della giornata. A sinistra: alcuni dettagli del libro comprendenti la copertina e alcune visioni interne
Nel progetto di Hobart la fotografia viene utilizzata come strumento tecnico per documentare un determinato avvenimento. Tramite il raccoglimento di dati e la creazione di una galleria fotografica di documentazione, il designer crea una timeline dove l’integrazione fra gli elementi e la loro visualizzazione diviene fondamentale per la comunicazione del messaggio.
127
Fotografia/ d’archivio/ prelevamento/ catalogazione
33/ Glocal similarity map di Jer Thorp
2008 in collaborazione con > Surrey Art Gallery Tech Lab tipologia artefatto > immagine digitale
Glocal (global + local) è un progetto di arte digitale immenso, collaborativo e multiforme che esamina il processo decisionale, di condivisione ed esibizione di immagini del ventunesimo secolo. Gli artisti dietro Glocal si pongono domande sulla natura della fotografia, a questo punto della nostra storia: Che cosa è una fotografia? Che cosa è una macchina fotografica? Che cosa è un fotografo? Nel contesto del progetto Glocal, l’artista digitale Jer Thorp ha prodotto due strumenti astratti di ricerca per navigare visivamente attraverso un ampio database di fotografie. L’ultimo strumento creato da Thorp, ad esempio, intitolato Glocal Similarity Map Engine, mostra la somiglianza compositiva tra una particolare immagine (posta al centro) e altre immagini nella Glocal Pool. Glocal Image Breeder, invece, è uno strumento che permette agli utenti di prelevare immagini e cercare gli elementi comuni contenuti. Il risultato è un motore di ricerca che conduce l’utente attraverso una miriade di possibili “mappe relazionali” all’interno del database Glocal. Questo tipo di strumento di ricerca può essere utile per navigare qualsiasi insieme di immagini di grandi dimensioni. In un contesto storico-artistico, è interessante applicare questo concetto a un database di opere d’arte, si può scoprire che il computer è in grado di rivelare relazioni che altrimenti non sarebbero stati evidenti. Commercialmente, può essere applicato a cataloghi di stock-fotografici, offrendo ai clienti un nuovo modo per trovare le immagini.
130
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In questa pagina: alcune visualizzazioni create da Thorp che pongono un’immagine al centro e ricercano le somiglianze
Similmente al lavoro di Bumgardner, questo progetto sfrutta l’immagine fotografica in quanto elemento fornitore di dati qualitativi e quantitativi. Il contenuto dell’immagine è infatti l’elemento sfruttato dal software per creare queste reti di link. Altro aspetto fondamentale divengono gli allineamenti, i raggruppamenti, le connessioni fra le immagini: tramite queste strutture sinsemiche gli elementi acquisiscono ulteriori significati.
131
132
CAPITOLO 02/ RICERCA
> In questa pagina: altre visualizzazioni create da Thorp che pongono un’immagine al centro e ricercano le somiglianze, creando in questo modo strutture inattese e complesse
133
Fotografia/ fiction
35/ Information graphics in context di Peter Ørntorf
2010 tipologia artefatto > immagine digitale
Peter Ørntorf è un designer grafico che lavora solitamente con immagini fotografiche (che lui definisce “contesti”). Utilizzando questo approccio nei suoi progetti è in grado di creare più livelli narrativi all’interno dei lavori. Information graphics in context si occupa della visualizzazione di una serie di dati presi da un elenco dei relativi interessi sociali del popolo danese. Il designer ha utilizzato questi specifici sondaggi per dare forma ad una serie di diagrammi fotografici. In questo modo, secondo Ørntorf, l’utente può comprendere il messaggio relativo ai dati su più strati informativi. Il progetto, come detto, è suddiviso per “interessi”, per ognuno di questi sono state prodotte una serie di infografiche. Interessi n. 4 è relativo al tema di rifugiati e immigrati nel paese. Ørntorf ha utilizzato vestiti e oggetti reali per illustrare gli elementi informativi dei suoi diagrammi. Interessi n. 5 è relativo a salute e sanità; in questo caso vengono usate delle fotografie di microrganismi per spiegare i dati. Interessi n. 6 illustra il tema della legge e dell’ordine; partendo dalla problematica del crimine organizzato, il progettista utilizza i nastri della polizia come elementi di design per creare dei pattern in contesti urbani e creare così i diagrammi illustrativi dei dati.
> In questa pagina: tre rappresentazioni grafiche appartenenti alla serie Interessi numero 4 relativa al tema di rifugiati e immigranti
136
CAPITOLO 02/ RICERCA
Nella serie fotografica di Ørntorf gli oggetti reali vengono paragonati ad elementi grafici come rappresentazioni a barre, grafici a torta, etc. Sopra l’immagine fotografica vengono successivamente posti gli elementi alfanumerici e grafici. L’aspetto interessante si può ritrovare nel fatto che l’immagine fotografica introduce l’utente direttamente nel mondo rappresentato, si ha quindi un’immagine reale del concetto.
137
> A sinistra: due rappresentazioni grafiche appartenenti alla serie Interessi numero 5 relativa a salute e sanitĂ . Nella pagina accanto: altra immagine appartenente alla serie Interessi numero 5 e accanto immagine appartenente alla serie Interessi numero 6 relativa a leggi e ordine
138
CAPITOLO 02/ RICERCA
139
Fotografia/ archivio/ prelevamento/ metodo scientifico
38/ Visualizing Vertov di Lev Manovich
2013 tipologia artefatto > immagini digitali
Lev Manovich è uno scrittore statunitense; autore di libri riguardanti la teoria dei nuovi media, docente del Computer Science Program al City University di New York. Questo lavoro di Lev Manovich si concentra sulla visualizzazione dei film The eleventh year (1928) e Man with a movie camera (1929) del famoso regista russo Dziga Vertov. Uno degli obiettivi del progetto è quello di mostrare come le varie dimensioni del film possono essere esplorate con particolari tecniche di visualizzazione ispirate dai media e dalla New media art, così come con il principio di base del cinema stesso: l’editing. In alcuni casi, sono stati utilizzati dei software di elaborazione delle immagini digitali per misurare le proprietà visive di ogni frame e poi sono state tracciate delle misurazioni con i fotogrammi selezionati (ad esempio questo permette di visualizzare la quantità di movimento in ogni scatto). In altri casi, sono stati organizzati i fotogrammi campionati da un film in un’unica visualizzazione ad alta risoluzione. Questo utilizzo di visualizzazioni senza misure, conteggi, o aggiunta di annotazioni è l’aspetto cruciale dell’approccio di Manovich. In alcune visualizzazioni prodotte sono stati selezionati tutti i primi piani all’interno di un filmato, creando una griglia complessiva degli stessi; successivamente è stato fatto lo stesso atto di prelevazione con altre tipologie di inquadrature. A questo punto Manovich ha creato visualizzazioni che illustrano la durata dei fotogrammi in relazioni con gli altri, ha studiato l’alternanza fra le tipologie di inquadrature, ha mostrato le quantità di queste tipologie presenti nel film, ha disposto i fotogrammi secondo le loro proprietà visive.
> Dettaglio della visualizzazione posta nella pagina accanto
146
CAPITOLO 02/ RICERCA
Nel lavoro di Manovich
e li analizza in base a tipologia
L’insieme di queste
> Sopra: estrapolazione
il materiale fotografico
di inquadratura, soggetto
visualizzazioni crea una
di tutti i fotogrammi
non è prodotto dall’artista
ripreso, qualità estetiche
sorta di panorama analitico
che comprendevano
ma è prelevato da un film.
dei frame e durata delle
dell’opera cinematografica
dei primi piani
Questa azione di selezione
inquadrature. Il progetto
presa in analisi. L’utente
e analisi è l’aspetto principale
di conseguenza si espande
può quindi “visualizzare”
del progetto. Manovich infatti,
in una serie di visualizzazioni
il montaggio utilizzato
attraverso l’utilizzo di un
ognuna atta a mostrare
nel film.
software, preleva i fotogrammi
una differente caratteristica.
147
148
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Pagina accanto: in alto serie
> Sopra: visualizzazione
di fotogrammi e studio della
di dei fotogrammi posti
durata di ognuno, in basso
in ordine di dominante
visualizzazione dei fotogrammi,
cromatica
compresi quelli testuali e studio della loro durata
149
Fotografia/ archivio/ prelevamento/ metodo scientifico
39/ Selfiecity di Moritz Stefaner
2014 tipologia artefatto > immagini digitali
> In basso, da sinistra verso destra: visuale complessiva delle fotografie raccolte, visualizzazione sulla città
Il progetto Selfiecity è stato sviluppato da Moritz Stefaner, in collaborazione con Lev Manovich, Dominikus Baur, Daniel Goddemeyer, Mehrdad Yazdani e vari altri collaboratori. Questo progetto si propone di indagare lo stile degli autoritratti (selfies) in cinque città in tutto il mondo. Selfiecity indaga i selfies utilizzando un mix di metodi teorici, artistici e quantitativi: la visualizzazione del progetto finale sono i risultati dei dati demografici di persone che si sono fatte autoscatti nelle città di Mosca, New York, Berlino, Bankok e San Paolo. Queste visualizzazioni multimediali riuniscono migliaia di fotografie rivelando dei modelli interessanti. Il selfiexploratory interattivo permette di navigare l’intero set di 3200 foto rilevate.
di Bangkok, visualizzazioni di tutte le città analizzate, visualizzazione sulla città di New York. Pagina accanto: visualizzazione di presentazione del progetto
150
CAPITOLO 02/ RICERCA
Similmente ad alcuni lavori precedentemente analizzati, anche questo progetto sfrutta i contenuti delle fotografie come dati quantitativi e qualitativi. In questo caso tipologia di scatto, proprietĂ del soggetto, luogo e data divengono gli elementi di analisi. Suddividendo le fotografie in base alla provenienza, i progettisti permettono una comparazione del materiale rilevato. Ăˆ necessario sottolineare che anche in questo caso le immagini fotografiche non sono state scattate direttamente dai progettisti ma prelevate da un database online, in questo caso Flickr.
151
Fotografia scientifica, catalogativa e documentativa
40/ LA FOTOGRAFIA SEGNALETICA
CATEGORIA tipologia artefatto > immagini digitali
> In basso, da sinistra verso
La foto segnaletica (in inglese mug shot o mugshot), è un ritratto fotografico creato dalle forze dell’ordine dopo un arresto. Lo scopo della foto segnaletica è quello di avere una documentazione fotografica dei singoli arrestati per consentire l’identificazione da parte delle vittime e degli investigatori. Le fotografie di criminali hanno avuto inizio nel 1840. Le prime foto di prigionieri per l’utilizzo delle forze dell’ordine potrebbero essere state prese in Belgio nel 1843 o 1844, ma è stato solo nel 1888 che Alphonse Bertillon standardizzò il processo. La maggior parte delle foto segnaletiche sono divise in due parti, con una vista laterale e una anteriore. Generalmente vengono raccolte in un catalogo utile per la consultazione. Queste fotografie composite mostravano come la foto segnaletica potesse produrre una serie di classificazioni, dividendo il volto del criminale in unità discrete di informazione.
destra: A. Matthews arrestata il 3 Luglio 1924, N. Cameron arrestata il 29 Luglio 1924, R. Carruthers arrestata il 5 Settembre 1926, E. Falleni arrestata il 16 Agosto 1928, R. Furlong arrestata il 15 Novembre1920
Con il passare degli anni la “struttura” della foto segnaletica si è evoluta e standardizzata, rispetto ai primi casi ritrovati. Alla persona arrestata generalmente era richiesto di tenere, durante la fotografia, un cartello con nome, data di nascita, numero identificativo, peso, e altre informazioni pertinenti. Con la fotografia digitale anche la fotografia segnaletica si è evoluta.
152
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Dall’alto verso il basso: E. Falleni arrestata il 21 Ottobre 1920, D. Mort arrestata il 18 Aprile 1921
La fotografia segnaletica, o giudiziaria, sviluppa negli anni una struttura sempre più rigida e standardizzata, conformandosi a determinate normative. Inizialmente veniva scattata una singola foto del soggetto e veniva inserita la relativa descrizione tecnica, comprendente nome, cognome, data dell’arresto e dettagli fisici della persona. Altro dettaglio che venne aggiunto è una seconda immagine fotografica che ritrae il soggetto di profilo. Luci, inquadrature ed espressioni sono mirate ad un tipo di fotografia oggettivo e standardizzato.
153
> In alto: Carta antropometrica
> In alto: Carta antropometrica
creata da Alphonse Bertillon,
creata da Alphonse Bertillon,
1912. In basso: Carta
1910. In basso: Carta
antropometrica con
antropometrica con
A. Bertillon, 1892
Adolf Hitler, 1891
156
CAPITOLO 02/ RICERCA
> Foto segnaletica scattata a Washington dell’arrestato J.Endal
157
Con il passare degli anni,
come città di arresto,
> A sinistra: foto segnaletica
e con lo sviluppo di questo
numero di identificazione,
scattata il 24 Giugno 1960
tipo di fotografia, possiamo
dipartimento di polizia, data e
A destra: foto segnaletica
notare una sempre maggiore
ora. Vengono anche impostate
il 20 Marzo del 1949
strutturazione: vengono
delle “strutture” indicative dei
creati dei veri e propri
dettagli fisici della persona
set fotografici addetti.
(ad esempio l’altezza).
Nell’immagine compaiono
In alcuni casi la persona
così informazioni aggiuntive
viene ritratta interamente.
158
CAPITOLO 02/ RICERCA
La serialità e l’unificazione
> Foto segnaletica di John
di questo tipo di fotografia
Mitchell, H. R. Haldeman,
diviene l’aspetto principale;
Charles Colson e John
ampie catalogazioni
Ehrlichman, arrestati
vengono create a partire
il 9 March 1974
da questo materiale e l’aspetto importante è la riconoscibilità del soggetto ed il paragone con gli altri.
159
APPENDICE DEI COMMENTI
01/
02/
03/
04/
The horse in motion
Geometric
Professional criminals
Tableau synoptique
chronophotograph
of America
des traits physionomique
of the man in the black suit
Ciò che risulta interessante
Similmente al lavoro di
Nel caso di questo libro
Questa complessa tavola
in questa particolare tavola
Muybridge, anche Marey crea
fotografico potremmo dire
sinottica costituisce un
è il rapporto fra le immagini
una tavola dove fotografie,
che la struttura di base
esempio estremamente
fotografiche e gli altri
elementi alfanumerici e grafici
è piuttosto semplice e
interessante grazie alla sua
elementi: la griglia fotografica,
formano una stratificazione
ripetitiva: il progetto infatti
strutturazione. Suddiviso
gli elementi alfanumerici e
di livelli informativi. In questo
è una rigida catalogazione
per tipologie morfologiche,
gli elementi grafici creano
caso la fotografia acquista
tramite griglie fotografiche
questo artefatto è progettato
insieme una stratificazione
un’estrema sintesi fino ad
e testi di riferimento.
per una semplice e veloce
di livelli informativi. Muybridge
avere un fortissimo effetto
Interessante diventa
consultazione e per una
successivamente allo scatto
grafico. Questa tavola risulta
l’immediata comparazione
completezza di contenuti.
fotografico inserisce gli
più semplice da un punto
delle immagini fotografiche
In questo caso l’individualità
elementi necessari alla sua
di vista costruttivo, rispetto
che deriva dall’utilizzo delle
della persona si perde e il
comprensione e allo studio
all’elaborato di Muybridge,
griglie create. Le fotografie
soggetto non è altro che
del suo sviluppo. La fotografia
ma rende chiaramente
sono scattate in maniera tale
un modello, questo grazie
in questo artefatto diviene uno
visibile il movimento e la sua
da rendere riconoscibile il
all’estrema “neutralità” delle
strumento puramente tecnico.
evoluzione.
soggetto, quindi inquadratura,
immagini fotografiche,
espressioni e luce concorrono
spogliate da ogni elemento
a creare delle fotografie
caratterizzante, come tempo
oggettive. Allo stesso modo
e spazio.
gli elementi alfanumerici forniscono alle immagini le informazioni necessarie alla riconoscibilità.
160
CAPITOLO 02/ RICERCA
05/
06/
07/
08/
L’uomo delinquente
The household
Radio model
Diagram of montage
physician book
of the Blaupunkt
in a sequence from his film Alexander Nevsky
Similmente al lavoro
In questo caso viene sfruttato
Questo particolare caso
In questa tavola diversi
di Byrnes, la struttura
il forte contrasto fra gli
è al limite del concetto di libro
linguaggi agiscono e
di base è piuttosto semplice
elementi grafici e l’elemento
manualistico, questo perchè
interagiscono per fornire
e ripetitiva: il progetto è una
fotografico. Grazie al diverso
non fornisce descrizioni
informazioni; l’immagine
rigida catalogazione tramite
trattamento di questi due
testuali sul montaggio
fotografica è uno dei
griglie fotografiche e testi di
livelli è possibile allo stesso
o sul funzionamento
vari elementi costitutivi.
riferimento. Le griglie variano
tempo fare un confronto fra
dell’oggetto, ma agisce
L’allineamento fra gli elementi
di quantità e impostazione.
i due e comunque distinguerli
unicamente sull’aspetto
è il principale espediente
Interessante diventa
chiaramente. L’immagine
fotografico come elemento
sfruttato in questo artefatto.
l’immediata comparazione
fotografica rimane neutra
informativo. Un aspetto
Allineamento verticale e
delle immagini fotografiche
ed oggettiva; il soggetto
interessante, infatti, è la
allineamento orizzontale
che deriva dall’utilizzo delle
ha un’espressione neutrale,
stratificazione di immagini
forniscono differenti tipologie
griglie create. Le fotografie
una posa rigida, frontale.
fotografiche; è tramite questo
di informazioni. Sviluppo
sono scattate in maniera tale
Il bianco e nero dell’immagine
espediente che l’utente può
temporale e categorie di
da rendere riconoscibile il
si pone in opposizione ai colori
ricavare nozioni sulla struttura
montaggio interagiscono
soggetto, quindi inquadratura,
dell’illustrazione.
dell’oggetto. Così facendo
fra loro tramite l’espediente
espressioni e luce concorrono
infatti è possibile “sfogliare”
dell’allineamento spaziale.
a creare delle fotografie
i livelli di costruzione
oggettive. Lombroso,
e comprendere quantità,
suddivide il materiale
tipologia e posizione
fotografico in base a categorie
degli elementi.
semantiche inserendo, in alcuni casi, delle specifiche per ogni immagine fotografica.
161
17/
18/
19/
20/
The shortest day
Photo-fit kit
Looking at faces
Camera recording
and remembering them
its own conditions
at the Van Abbemuseum
Per l’artista questa immagine
Il primo punto di interesse,
Così come nel primo libro
L’aspetto rilevante
esprime più che la semplice
nel Photo-fit Kit, lo ritroviamo
di Penry, questo secondo
del lavoro di Hilliard sono
documentazione, in questo
certamente nell’impostazione
manuale presenta una serie
le serie fotografiche
caso però noi ci concentriamo
della struttura generale
di caratteristiche morfologiche
e la loro strutturazione
sul lato documentativo.
progettata da Penry; questa
tramite immagini fotografiche
tecnica mirata all’esposizione
In questo artefatto non
sorta di puzzle componibile
catalogate e suddivise per
immediata del concetto.
abbiamo interazione
regolato da una base tecnica
genere. Questo libro risulta
In questo caso l’autore
fra elementi fotografici,
ha come punto di forza la
più elaborato da un punto
imposta il lavoro tramite
alfanumerici e grafici; l’unico
serialità e l’ampiezza delle
di vista grafico e progettuale
una disposizione cronologica
elemento è la fotografia che,
variabili di abbinamento
rispetto al precedente.
delle immagini, che poste
posta sottoforma di griglia,
possibili. Altro aspetto
L’interazione fra elementi
in una griglia di 7x10,
crea quasi un’unica immagine
interessante sono la tipologia
fotografici, alfanumerici
mostrano immediatamente
informativa. Continuando
di immagini create: luce,
e grafici è più strutturata
allo spettatore il messaggio
nell’analisi possiamo notare
inquadratura, espressioni,
ed inoltre qui possiamo
di base e quindi la variazione
che poche sono le variabili
tutto concorre alla creazione
rilevare l’utilizzo di più
di luce dovuta da tempi
in questo caso: soggetto
di immagini oggettive e
variabili, strutture sintattiche
e diaframmi.
e inquadratura non variano.
quanto più scientifiche.
e rappresentazioni grafiche.
Unico elemento informativo
Lo stesso appunto del primo
è la luce che lascia capire
libro possiamo riportarlo qui:
allo spettatore lo scorrere
le immagini fotografiche sono
del tempo all’interno
scattate cercando di conferire
dell’immagine.
la massima oggettività.
164
CAPITOLO 02/ RICERCA
21/
22/
23/
24/
Le verifiche
Inventaire des objets
Thirteen photographs:
Autobiography
ayant appartenu a une
Alberto Giacometti
femme de Bois-Colombes
and sculptures
L’operazione effettuata da
L’opera di Boltanski si apre
Questo artefatto è
Così come in altri elaborati
Mulas è di base un’operazione
a molteplici significati ed
strutturalmente semplice.
presentati, anche in questo
artistica. Ciò che diviene
interpretazioni. L’artista infatti
Come specificato nella
l’aspetto rilevante non sta
rilevante per la tesi è la
afferma che “una vera opera
descrizione storica, l’aspetto
nell’operazione artistica,
metodologia utilizzata; quindi
d’arte non può mai essere letta
interessante è il mantenimento
quanto nell’operazione
l’impostazione di determinate
in modo univoco.” Non sono
delle proporzioni degli oggetti
di rilevamento, scatto
caratteristiche da studiare
pertanto i molteplici significati
all’interno della timeline;
e successiva catalogazione.
e la creazione di una serie
di quest’opera che divengono
questo conferisce ulteriori
L’oggettività della raccolta
di immagini che insieme
rilevanti per questa tesi quanto
informazioni oltre a quelle
crea un’operazione quasi
“verificano” il tema di
la modalità di presentazione
date dalla disposizione
scientifica, il risultato sono
partenza. Nel libro ogni
del lavoro stesso. Interessante
nella tavola cronologica.
delle griglie fotografiche
immagine è accompagnata
infatti è la catalogazione
È infatti possibile confrontare
catalogative, documentative
da una descrizione che
creata dall’artista; al di là
il complesso degli oggetti e
e comparative del materiale
spiega l’esperimento e il
del significato contenuto
paragonarne le dimensioni.
presentato. Anche la tipologia
successivo risultato. Ognuna
nell’insieme degli oggetti,
di fotografia concorre
di queste immagini comunque
Boltanski procede in
all’amplificazione di questo
porta con sé degli elementi
maniera tecnica e oggettiva,
aspetto, gli oggetti infatti sono
interessanti, sia per la
inventariando e nominando
ripresi così come sono stati
struttura di impaginazione
gli oggetti fotografati, creando
trovati, con luci che aprono
(testo e immagini a confronto),
delle semplici
la vista all’intero soggetto
sia per l’effetto comparativo
griglie fotografiche.
e che ne permettono una visualizzazione completa.
che si crea fra le quattordici sperimentazioni.
165
CAP 03/
Pag.
ANALISI DELLA
170
GRAMMATICA VISIVA
Lista elaborati selezionati Le fonti dell’analisi Struttura dell’analisi Analisi della grammatica
170
172 174 176 178
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
“LA GRAMMATICA È L’INSIEME DI REGOLE PER COMBINARE DEI SIMBOLI, SIANO ESSI PAROLE O IMMAGINI” W.K. Horton The icon book: visual simbols for computer system and documentation (1994, p. 124)
[...] A grammar is the set of rules for combining symbols, whether the symbols are words or pictures (testo originale)
171
LISTA ELABORATI SELEZIONATI
Progetto
Autore
Anno
> Pag.
The horse in motion
Eadweard Muybridge
1878
180
02
Tableau synoptique des traits physionomiques
Alphonse Bertillon
1893
186
03
Diagram of montage in a sequence from his film Alexander Nevsky
Sergej M. EjzenĹĄtein
1938
192
04
French method: how to sky. Emile Allais’ technic
Pierre Boucher
1947
198
05
Every building on the Sunset Strip
Edward Ruscha
1966
206
Step piece
Vito Acconci
1969
212
Looking at faces and remembering them
Jacques Penry
1971
218
Time graphs: sunset by time
Jim Bumgardner
2005
224
Visualising Vertov
Lev Manovich
2013
230
01
06
07
08
09
10
Foto segnaletiche
Gli elaborati sono posti in
236
singolo artefatto
categoria di artefatti
ordine cronologico ed alcuni titoli sono stati abbreviati.
172
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
Questa sezione si occupa dell’analisi di dieci casi studio scelti fra i precedenti elaborati presentati. La scelta dei casi studio deriva dal loro grado di complessità e dalla loro particolarità progettuale. Scopo di questa sezione è l’analisi dell’interazione fra i vari elementi, con un focus più dettagliato sull’elemento fotografico. Si vuole, infatti, sottolineare l’utilizzo di materiale fotografico all’interno di questi artefatti grafici per estrapolare particolarità, punti di forza e linee guida. L’analisi fatta si concentra sui macro-elementi di questo artefatto visivo, è necessario tenere conto che analizzando i singoli elementi che compongono la pagina si potrebbero fare ulteriori considerazioni.
173
le fonti dell’analisi
Teorie, riflessioni e studi per la base dell’analisi
Yuri Engelhardt > studioso contemporaneo di Information design e visualizzazione di dati complessi. Jacques Bertin > cartografo e teorico francese autore di molti studio sulla semiologia della grafica. Luciano Perondi > progettista di caratteri tipografici e grafico professionista, opera nel campo della progettazione grafica di aspetti legati alla scrittura (tipografica e non) e all’Information design. Franco Vaccari > artista e fotografo contemporaneo
In base alla struttura di analisi che andremo a presentare nella sezione successiva, e alle analisi della grammatica visiva che applicheremo agli artefatti grafici selezionati, è necessario fare un piccolo riassunto dei concetti utilizzati e spiegare le teorie prese come basi per questa tesi. Come precedentemente detto la struttura di analisi creata si divide principalmente in due “gruppi”: i primi quattro punti analizzano l’intero artefatto grafico, fotografia compresa, partendo dall’individuazione di tutti gli elementi e studiandone poi le relazioni ed i significati che vengono a crearsi. In questo caso incontriamo quindi il lavoro di tre studiosi; Yuri Engelhardt, Jacques Bertin e Luciano Perondi, che sono stati presi come base per lo sviluppo di questa prima parte d’analisi per gli artefatti selezionati. I libri di questi autori presi come riferimento sono, in ordine, The language of graphics, Semiology of graphics e Sinsemie. Il secondo gruppo guarda strettamente al mezzo fotografico; in questo caso viene indagato il trattamento delle immagini fotografiche per rilevarne caratteristiche e particolarità. Partendo dai principali elementi costitutivi di una fotografia quali spazio (o luogo), tempo, ruolo e continuando per caratteristiche come riduzione o taglio, proprietà estetiche, operatore e inconscio ottico si conclude arrivando all’interazione che queste immagini fotografiche hanno con gli altri elementi. Le indagini effettuate per la creazione di questa seconda sezione dell’analisi sono derivate principalmente da studiosi di fotografia come Franco Vaccari, Philippe Dubois, Luca Panaro, Roberto Signorini ed altri. È più difficile in questo caso far derivare i concetti selezionati dall’uno o dall’altro autore, essendo questo tipo di analisi ricercata per la tesi, meno convalidata. Ma analizziamo nel dettaglio tutti questi aspetti elencati.
che vive e lavora in Italia. Philippe Dubois > specialista contemporaneo di cinema, video e fotografia. Luca Panaro > critico d’arte e curatore contemporaneo, vive e lavora in Italia insegnando in varie università. Roberto Signorini > studioso e teorico di fotografia contemporaneo.
Andiamo a vedere prima di tutto gli studiosi inizialmente elencati che hanno dedicato il loro lavoro all’analisi degli elementi all’interno di artefatti grafici statici e le relazioni che intercorrono fra di loro, cercando di approfondire le regole per la loro strutturazione. Partiamo dalla base: secondo la definizione di Engelhardt una rappresentazione grafica è “un artefatto visivo su di una superficie più o meno piatta, creata con lo scopo di esprimere informazioni”. È quindi da questo punto che inizia la nostra analisi. Guardiamo prima di tutti al lavoro di Yuri Engelhardt: egli si propone di fare un inventario di tutti gli elementi rilevanti all’interno delle immagini selezionate nella sua analisi e di analizzare successivamente le relazioni significative che intercorrono tra questi elementi. Engelhardt spiega accuratamente e dettagliatamente questi esempi, strutturando rigidamente l’analisi e spiegando di volta in volta i termini usati. (Creando un inte-
174
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
ressante vocabolario interno al suo libro che questa tesi sfrutta). Come dicevamo quindi il lavoro di Engelhardt va dai singoli elementi fino alle macro-strutture, ed è su questo tipo di organizzazione che la tesi si basa principalmente: oggetti grafici, variabili visive, strutture sintattiche e rappresentazioni grafiche costituiscono quattro punti cardine nella ricerca di Engelhardt e così anche in questa tesi. È necessario fare un piccolo appunto sulle variabili grafiche, le quali derivano non direttamente dagli studi di Engelhardt ma da quelli di Jacques Bertin, il quale fu il primo a creare una classificazione tassonomica delle variabili grafiche. Queste variabili generano degli effetti di senso in base alle loro disposizioni e relazioni in un dato spazio grafico; taglia, colore, forma, texture, tono e orientamento sono gli elementi costitutivi delle variabili in questione. Se Bertin individua nell’applicazione delle “variabili unicamente riferite ai singoli elementi o punti denotati da un sistema di riferimento” e nei livelli visivi questa disposizione ponderata, Luciano Perondi concepisce le stesse variabili come “facilmente applicabili a ogni tipo di livello e artefatto visivo” (Luciano Perondi, Sinsemie - Scritture nello spazio, Stampa Alternativa & Graffiti / Nuovi Equilibri, Viterbo 2012), poiché utilizzabili all’interno dello spazio secondo ulteriori e più complesse gerarchie, pertanto sia per un “testo” che per una “figura”. Finora abbiamo descritto in breve le teorie utilizzate per i primi quattro punti della nostra analisi dove, come spiegato precedentemente, vengono studiati tutti gli elementi costitutivi degli artefatti, compresa la fotografia. Il quinto punto dell’analisi vuole estrapolare le caratteristiche delle immagini utilizzate così da comprenderne il trattamento estetico e di conseguenza i messaggi che vengono portati all’interno degli elaborati. Nell’analisi viene fatta una riflessione teorica che parte dagli elementi estetici della fotografia e arriva ad approfondire il concetto di operatore e inconscio ottico. Quali sono i significanti riscontrati nell’analisi? Quali sono di conseguenza i significati che le immagini fotografiche comunicano? Avendo queste immagini una pretesa di oggettività e funzionalità in relazione allo scopo dell’artefatto, cosa succede se si analizzano tutte le sfaccettature che si creano all’interno della fotografia?
175
STRUTTURA DELL’ANALISI
livello 01/ Analisi dell’intero artefatto grafico e di tutti i suoi componenti
01/ Definizione degli elementi e aggregati
02/ Variabili visive
03/ Strutture sinsemiche
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
oggetti grafici: › informativi › di riferimento › decorativi
grafiche: › taglia › colore › forma › texture › tono › orientamento fotografiche: › inquadratura
relazioni grafiche: › oggetti-oggetti (raggruppamenti spaziali, separatori, scalette, collegamenti, contenitori, sovrapposizioni)
primarie: › carte geografiche, illustrazioni, grafici statistici, diagrammi temporali, schemi di collegamento, diagrammi di raggruppamento, tabelle, simboli ibride: › utilizzo di più rappresentazioni primarie
› spazio-oggetti (sistemi di riferimento: spazi metrici, spazi metrici distorti)
Elementi informativi > elementi
Variabili grafiche > le variabili
Struttura sinsemica >
Rappresentazioni grafiche >
che cambiano l’informazione
individuate da Bertin nei suoi
di un oggetto grafico complesso
sono basate sulla combinazione
(o il messaggio) quando variano;
studi (Bertin 1967/1983, p.43).
è l’insieme delle relazioni
fra la tipologia di strutture
Elementi di riferimento >
Variabili fotografiche >
grafiche nelle quali gli oggetti
sintattiche coinvolte ed il tipo
elementi che permettono
è stata scelta una fondamentale
sono coinvolti. Queste strutture
di informazione espressa nella
l’interpretazione degli
caratteristica della fotografia
possono derivare dalla relazione
rappresentazione. Queste
elementi informativi;
che va a sommarsi con le
“oggetto - oggetto” o dalla
rappresentazioni possono
Elementi decorativi >
precedenti variabili individuate.
relazione “oggetto - spazio”.
essere primarie o ibride, cioè
elementi che possono essere
L’elemento fotografico quindi
Oggetti grafici, spazi grafici e
combinazioni simultanee di più
cancellati senza avere effetto
viene considerato come i restanti
attributi visivi (o variabili) sono
rappresentazioni primarie.
sul messaggio finale.
elementi ed analizzato anch’esso
gli “ingredienti” .
con le variabili di Bertin.
176
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
livello 02/ Analisi della fotografia
05/ L’immagine fotografica
Qui accanto viene mostrata la struttura creata per l’analisi; possiamo dividerla in due macro-gruppi, il primo (dal punto 1 al punto 4) deriva dagli studi effettuati da Yuri Engelhardt e mostrati nel suo libro The language of graphics. Questa sezione mira all’analisi dell’intero artefatto e di tutti i suoi componenti, di conseguenza, se gli elementi grafici vengono scomposti e poi analizzati, la stessa cosa accade all’elemento fotografico. Nel secondo gruppo (punto 5) viene attuato un focus sull’elemento fotografico, guardando alle sue caratteristiche visive e ai significati prodotti. È necessario infine fare un ultimo appunto: nella sezione che analizza le variabili visive (derivate dagli studi di Bertin) è stato aggiunto un ulteriore punto, cioè la variabile “inquadratura”, questa è stata inserita in relazione allo scopo di questa tesi.
1/ Il concetto di luogo 2/ Il concetto di tempo 3/ Il concetto di ruolo del soggetto 4/ Selezione o riduzione 5/ Proprietà estetiche delle immagini 6/ L’operatore e l’inconscio ottico 7/ Interazione con altri elementi
Questa sezione si concentra sulle immagini fotografiche utilizzate, analizzandone alcuni aspetti principali. I punti qui elencati per l’analisi mirano all’approfondimento del trattamento delle fotografie utilizzate.
177
ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
ANALISI
Di seguito sono state inserite le dieci analisi fatte, ognuna di esse ha prima di tutto uno schema generale che riassume gli elementi che costituiscono l’elaborato e successivamente l’analisi.
178
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
179
01/ THE HORSE IN MOTION di Eadweard Muybridge
> Nota Le immagini accanto sono ritagli e ingrandimenti di alcune parti del libro, questi dettagli sono stati scelti in quanto piÚ esemplificativi dei concetti mostrati, ma i principi sono applicabili a tutte le raffigurazione dell’artefatto.
180
01/ Definizione degli elementi e aggregati
02/ Variabili visive
03/ Strutture sinsemiche
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
elementi del cavallo e cavaliere
variabile forma
sovrapposizioni
tabella
elementi grafici
variabile orientamento
separatori
diagramma temporale
elementi alfanumerici
variabile tono/texture
allineamenti
variabile inquadratura
spazi metrici
181
elementi del cavallo e del cavialiere
01/ Definizione degli elementi e aggregati
variabile forma
02/ Variabili visive
elementi grafici
elementi alfanumerici
Questa tavola è costituita da una serie di immagini fotografiche in sequenza, integrate con elementi alfanumerici e grafici. L’elemento del cavallo e del fantino vengono quindi sottolineati, analizzati e descritti tramite ulteriori elementi grafici e alfanumerici. In questo caso c’è una forte interazione fra gli elementi fotografici e non. Lo scopo dell’artefatto è quello di mostrare un’analisi del movimento pertanto i principali elementi informativi sono le zampe del cavallo, le quali attraverso le loro diverse posizioni, comunicano il messaggio principale. È necessario specificare che l’intera figura del cavallo costituisce il principale elemento informativo, ma l’elemento delle zampe ne sono il fulcro (vedi la prima immagine in alto). Per aiutare la comprensione e la visualizzazione di questo aspetto, Muybridge inserisce una griglia posteriore al soggetto, così da mostrare le posizioni e i movimenti delle varie parti dell’animale. Linee ed elementi alfanumerici sullo sfondo sono di conseguenza gli elementi di riferimento più importanti (seconda e terza immagine in alto).
variabile orientamento
variabile tono
variabile inquadratura
Come detto l’elemento informativo principale in questo artefatto è costituito dall’animale e dalla sua successione cronologica. Ciò che comunica l’informazione del movimento è, in questo caso, la forma dell’animale rappresentato. Questa variabile quindi è fondamentale per la comprensione del messaggio di Muybridge; attraverso la sua variazione nella sequenza, infatti, è possibile studiare il movimento. L’orientamento in questo caso diviene altrettanto importante; se analizziamo gli elementi di riferimento (la griglia grafica) possiamo notare che il loro orientamento comunica differenti informazioni, importante infatti è la differenza fra linee verticali ed orizzontali. Andando avanti nell’analisi possiamo guardare la variabile tono
182
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
utilizzata; in questo caso gli elementi più scuri e gli elementi più chiari aiutano a concentrare l’attenzione su determinati elementi, che siano il soggetto stesso delle fotografie, quindi il cavallo, o l’intera griglia fotografica fatta risaltare dalla cornice nera. Sicuramente la differenza di tonalità fra il soggetto descritto e lo sfondo, reso quasi neutro, è un dettaglio di grande aiuto per concentrare l’attenzione sul soggetto piuttosto che su altri elementi che avrebbero potuto distrarre.
sovrapposizioni
03/ Strutture sinsemiche
separatori
allineamenti
spazi metrici
In questo artefatto troviamo la presenza di varie strutture sinsemiche, guardiamo ad esempio la griglia nera che fa da separatore fra gli elementi fotografici definendo i vari momenti dello scatto. Lo stesso separatore e l’allineamento delle immagini fotografiche danno la successione cronologica della corsa del cavallo. La sovrapposizione è un’altra struttura fortemente presente, attraverso questo aspetto è possibile analizzare gli elementi fotografici in rapporto a quelli grafici. Guardando infatti all’elemento informativo del cavallo è possibile notare che, grazie alla griglia grafica sottostante e agli elementi alfanumerici di riferimento, il movimento del soggetto può essere osservato e paragonato nel suo sviluppo. Finora abbiamo parlato del rapporto oggetto-oggetto, andando invece a vedere il rapporto fra spazio e oggetto, notiamo la presenza di sistemi di riferimento ai quali la fotografia viene sovrapposta per “attivare” l’analisi, questo ci riporta infatti a ciò che è stato affermato poco fa. Le griglie grafiche descritte (insieme agli elementi numerici) formano degli spazi metrici sui quali la figura del cavallo si “sposta”.
183
tabella
diagramma temporale
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
Questo artefatto è una rappresentazione grafica ibrida. Potremmo innanzitutto definirlo come una tabella dove la simultanea combinazione di separatori orizzontali e verticali crea una determinata distribuzione che conferisce agli elementi precisi significati a seconda della loro disposizione spaziale. Secondo aspetto da analizzare è l’elemento del tempo, cruciale all’interno di questo artefatto grafico. Studiando gli elementi presenti e la loro organizzazione possiamo dedurre che le strutture sinsemiche utilizzate sono volte alla visualizzazione di uno sviluppo cronologico, pertanto possiamo affermare che la tavola di Muybridge è principalmente un diagramma temporale.
05/ Le immagini fotografiche
In questa particolare tavola l’estetica fotografica è chiaramente influenzata dalle possibilità tecniche dei tempi, essendo state fatte alla fine dell’Ottocento, infatti la definizione e il bianco e nero sono conseguenti alle possibilità del momento. Il mezzo in questo caso influenza fortemente le immagini fotografiche. Andiamo ad analizzare i punti principali che caratterizzano le fotografie: 1/ Il concetto di luogo. Lo sfondo in questo caso è stato reso neutro per due principali motivi: prima di tutto per escludere il contesto e concentrare l’attenzione sul soggetto aumentando la scientificità dell’immagine, in secondo luogo per poter poi sovrapporre gli elementi grafici. La decontestalizzazione dell’ambiente di ripresa crea un nuovo contesto di fruizione altamente analitico; potremmo dire che si perde il confine tra fotografia e grafica. Le fotografie quindi vengono rese altamente descrittive, tutto viene concentrato sul soggetto del cavallo e sulle sue variazioni. 2/ Il concetto di tempo. Guardiamo a questo concetto da due differenti punti di vista: tempo inteso come “epoca” e tempo inteso come “durata degli scatti” (quindi tempo in stretta relazione con l’elemento fotografico). Non essendo presente una contestualizzazione del soggetto non vediamo di conseguenza neanche una connotazione dell’epoca. In questo caso infatti l’epoca non era un’informazione necessaria. D’altro canto il tempo in relazione agli scatti fotografici è fondamentale in questo artefatto e la successione delle immagini fotografiche comunica esattamente questo aspetto.
> Il concetto di luogo: sfondo neutro, decontestualizzazione del soggetto
184
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
> Il concetto di ruolo: si perde l’identità del soggetto, diviene solo un elemento esemplificativo
> Selezione o riduzione: il soggetto non subisce tagli ma l’immagine viene spogliata degli elementi superflui
3/ Il concetto di ruolo. Non ci sono riferimenti a particolari condizioni del soggetto. Si perde così la sua identità, diviene un elemento esemplificativo; per l’analisi effettuata da Muybridge non è importante l’identità, il soggetto è un mezzo analitico per aiutare lo studio scientifico del movimento animale. 4/ Selezione o riduzione dell’immagine fotografica. In questo caso il soggetto non subisce tagli o riduzioni ma viene preso interamente così da permettere di osservare l’intero soggetto. Come abbiamo visto precedentemente comunque il soggetto viene spogliato di ogni elemento superfluo, anche la figura stessa del cavallo diviene quasi una silhouette a limite con la grafica. 5/ Proprietà estetiche delle immagini. Le scelte grammaticali e linguistiche: definizione (o messa a fuoco), esposizione, bianco e nero, punto di vista, ricerca dell’obbiettività massima (non deformazione) concorrono alla creazione di immagini il più oggettive possibile per permetterne il confronto e l’analisi senza distrarre l’utente con elementi aggiuntivi. Il punto di vista rimane sempre lo stesso così da non modificare la visione del soggetto e non distorcere la realtà 6/ L’operatore e l’inconscio ottico. L’operatore in questo caso non connota le immagini con la sua impronta; non vediamo infatti l’intervento soggettivo del fotografo, egli rimane puro operatore che registra oggettivamente il referente. Non c’è un’immedesimazione, non c’è un avvicinamento, non c’è una ripresa soggettiva; è la memoria del mezzo che preleva frammenti di realtà riportandoli scientificamente. Questa logica riduttiva, che tende a una perfezione impersonale e a una distanza analitica (attraverso l’abbandono delle connotazioni dell’espressione artistica tradizionale e un uso ristretto, quasi assente, di mezzi e forme) tenta di approdare a un’immagine oggettuale e fattuale. 7/ Interazione con altri elementi. Le immagini fotografiche in questo caso collaborano strettamente con altri linguaggi visivi in quanto il rapporto fra loro definisce il messaggio di Muybridge. Senza gli elementi grafici ed alfanumerici utilizzati l’artefatto non sarebbe chiaramente comprensibile e molti dettagli si perderebbero.
185
02/ Tableau synoptique des traits physionomiques: pour servir a l’étude du “portrait parlé” di Alphonse Bertillon
> Nota Le immagini accanto sono ritagli e ingrandimenti di alcune parti del libro, questi dettagli sono stati scelti in quanto più esemplificativi dei concetti mostrati, ma i principi possono essere applicabili a tutte le raffigurazione dell’artefatto.
186
01/ Definizione degli elementi e aggregati
02/ Variabili visive
03/ Strutture sinsemiche
variabile forma
sovrapposizioni
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
tabella
elementi morfologici separatori
variabile orientamento
diagrammi di raggruppamento
elementi grafici variabile tono/ texture
allineamenti
variabile taglia
raggruppamenti spaziali
elementi alfanumerici
variabile inquadratura
187
elementi morfologici
1/ Definizione degli elementi e aggregati
elementi grafici
elementi alfanumerici
Dal punto di vista della tipologia degli elementi presenti, potremmo dire che questo artefatto è piuttosto semplice, la tavola infatti è costituita da elementi fotografici, alfanumerici e grafici. Gli elementi fotografici sono i principali elementi informativi e, nello specifico, i tratti fisionomici. Vediamo infatti che essi vengono ritagliati ed isolati di volta in volta, per concentrare l’attenzione sul punto interessato. Se volessimo andare sempre più nel dettaglio potremmo rilevare molti altri elementi informativi contenuti nelle immagini fotografiche. Andando avanti possiamo vedere che gli elementi alfanumerici e grafici fanno da riferimento permettendo l’interpretazione degli elementi informativi. È interessante notare comunque che l’immagine fotografica in questo caso è l’elemento predominante ed essenziale per la visualizzazione delle informazioni. Osservando bene tutte le componenti, inoltre, potremmo dire che questa tavola non contiene elementi decorativi. Ogni singolo elemento utilizzato è fortemente funzionale al suo scopo. Questa tavola è un’ampia strutturazione di elementi rigidamente impostati e chiaramente interpretabili.
variabile forma
variabile taglia
variabile orientamento
variabile inquadratura
188
variabile tono/texture
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
2/ Variabili visive
sovrapposizione
3/ Strutture sinsemiche
In questo artefatto troviamo la presenza di diverse variabili visive che aiutano la comprensione e la “lettura” della tavola. Andando in ordine analizziamo prima di tutto la variabile taglia: guardandola dal punto di vista dei ritagli fotografici potremmo dire che essa varia in funzione dei raggruppamenti tematici (occhi, nasi, bocche, etc.), dando rilevanza ad alcune aree piuttosto che ad altre. Si guardi ad esempio l’immagine di riferimento inserita nella galleria; in questo caso la variabile taglia viene sfruttata per confrontare una fotografia che riprende l’intero volto, con altre immagini che fanno uno zoom sui dettagli analizzati. Passando oltre guardiamo la variabile forma, fondamentale in questo artefatto: quasi tutto l’aspetto informativo di questa tavola, infatti, si concentra sulle diversità morfologiche dei volti presi come casi studio. Di conseguenza la strutturazione visiva dell’intero elaborato mira alla focalizzazione dell’attenzione sulle differenze di forma presenti nelle immagini visualizzate, ogni espediente grafico utilizzato è finalizzato quindi alla visualizzazione della forma. Le variabili texture e tono invece possono essere analizzate in riferimento al materiale fotografico, grazie alla differenziazione di tono ad esempio è possibile staccare i soggetti dagli sfondi, concentrando l’attenzione solo su determinati dettagli. L’orientamento in questo caso viene utilizzato per l’organizzazione e la divisione degli elementi: ad esempio l’orientamento verticale ed orizzontale delle linee crea dei raggruppamenti spaziali. Guardando la variabile inquadratura infine possiamo notare che essa viene utilizzata per visualizzare i dettagli dei volti analizzati; in base all’inquadratura scelta infatti, se frontale o laterale, è possibile confrontare le forme dei dettagli morfologici.
separatori
allineamenti
raggruppamenti spaziali
La prima struttura sinsemica che possiamo notare all’interno di questo artefatto è il raggruppamento spaziale; possiamo vedere infatti che le linee verticali ed orizzontali, e la vicinanza spaziale degli elementi, aiutano a raggruppare una serie di immagini fotografiche, insieme agli elementi alfanumerici, creando la suddivisione fra categorie morfologiche. Grazie a questi raggruppamenti è possibile individuare più velocemente le categorie semantiche in cui è suddiviso l’elaborato e ciò porta ad una consultazione più veloce. Di conseguenza allineamenti e separatori sono i principali espedienti utilizzati in questo artefatto e formano una precisa suddivisione ed organizzazione contenutistica degli elementi. L’ultima struttura
189
sinsemica che analizziamo in questo caso è la sovrapposizione, utilizzata in qualche dettaglio dell’elaborato. Generalmente viene sfruttata per sottolineare e specificare alcuni dettagli o per etichettare dei particolari del volto, si veda ad esempio la prima immagine in basso dove i particolari del viso sui quali si vuole porre l’attenzione vengono “etichettati” tramite degli elementi alfanumerici.
tabelle
diagrammi di raggruppamento
4/ Tipologia di rappresentazione grafica
Viste le strutture sinsemiche analizzate che si creano all’interno di questo artefatto potremmo affermare che la rappresentazione grafica più sfruttata in questo caso è la tabella. Tramite la simultanea combinazione di allineamenti orizzontali e verticali delle immagini fotografiche il risultato è la formazione di una serie di tabelle suddivise per categorie morfologiche. La categorizzazione degli elementi inoltre avviene anche tramite dei diagrammi di raggruppamento che si formano grazie alla vicinanza degli elementi e grazie alla presenza di separatori.
5/ Le immagini fotografiche
In questa particolare tavola l’immagine fotografica assume una forte impronta oggettiva e scientifica data la finalità dell’artefatto. Il mezzo fotografico viene utilizzato come strumento di raccolta e confronto del materiale. Andiamo ad analizzarne le caratteristiche: 1/ Il concetto di luogo. In questo caso vediamo l’eliminazione totale del concetto di luogo tramite lo scontorno del soggetto e i tagli molto stretti. La decontestualizzazione dell’ambiente di ripresa crea un nuovo contesto di fruizione altamente analitico; potremmo dire che si perde il confine tra fotografia e grafica. Le fotografie quindi vengono rese altamente descrittive, tutto viene concentrato sul messaggio principale. 2/ Il concetto di tempo. Il tempo storico, il periodo o l’epoca vengono eliminati, si crea quindi universalità e non relatività del messaggio comunicato. Non è necessario infatti in questo manuale inserire un contesto storico in quanto non fornirebbe dettagli utili al messaggio. La necessità di questo elaborato è di astrarre il soggetto da una connotazione temporale per poter rendere universale il messaggio finale.
> Il concetto di luogo: sfondo neutro, decontestualizzazione del soggetto
190
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
> Il concetto di ruolo: non ci sono riferimenti a condizioni sociali, economiche o ambientali
> Selezione o riduzione: il ritagli viene sfruttato ampiamente e così anche il confronto
> Proprietà estetiche: fotografie spogliate di ogni possibile elemento decorativo
3/ Il concetto di ruolo. Non ci sono riferimenti a condizioni sociali, economiche o ambientali. Si perde così l’identità dei soggetti ritratti, i quali divengono elementi esemplificativi e non più persone vere e proprie. Il vero soggetto non è più la persona ma i suoi tratti morfologici. L’identità si perde e i ritratti delle persone fotografate divengono strumenti esemplificativi, notiamo spersonalizzazione, tecnicità e scientificità. 4/ Selezione o riduzione dell’immagine fotografica. In questo caso la selezione e la riduzione delle immagini fotografiche sono fondamentali per l’impostazione della tavola. Il progettista sfrutta ampiamente il ritaglio fotografico; le immagini vengono poste in sequenza per concentrare l’attenzione su determinati aspetti tecnici e il senso evocativo dell’immagine a volte si annulla completamente. Questo fa sì che l’aspetto scientifico ed analitico si amplifichi. Successivamente a questo trattamento alcuni aspetti si annullano, come l’identità, il tempo, lo spazio. 5/ Proprietà estetiche delle immagini. Le scelte grammaticali e linguistiche: definizione (o messa a fuoco), esposizione, bianco e nero, punto di vista, ricerca dell’obbiettività massima (non deformazione). Tutti questi elementi visivi e grammaticali delle fotografie concorrono alla creazione di immagini il più oggettive possibile per permetterne il confronto e l’analisi senza distrarre l’utente con elementi aggiuntivi. Le fotografie infatti sono spogliate di ogni possibile elemento decorativo, tutto è strettamente funzionale. Il punto di vista è anch’esso strettamente funzionale al messaggio e varia unicamente a seconda della necessità tecnica. 6/ L’operatore e l’inconscio ottico. L’operatore in questo caso non connota le immagini con la sua impronta; non vediamo infatti l’intervento soggettivo del fotografo, egli rimane puro operatore che registra oggettivamente il referente; non c’è un’immedesimazione. Si vuole unicamente un’attestazione di realtà, una prova di esistenza. Il lavoro effettuato dall’operatore in questo caso è un’operazione di meticolosa raccolta dei dati per la creazione di un archivio; successivamente a questa selezione viene attuato un confronto ed un’organizzazione dei dati. Tutto questo processo sfrutta la fotografia in quanto dato oggettuale, in quanto attestazione di realtà e documento inequivocabile. 7/ Interazione con altri elementi. Le immagini fotografiche in questo caso sono il principale elemento informativo dell’artefatto ma allo stesso tempo la loro interazione con gli altri elementi ne permette un’organizzazione strutturata che crea ulteriori significati. Allineamenti, raggruppamenti e sovrapposizioni implementano le informazioni contenute nell’immagine fotografica.
191
04/ French method: how to sky. Emile Allais’ technic
> Nota Le immagini accanto sono ritagli e ingrandimenti di alcune parti del libro, questi dettagli sono stati scelti in quanto piĂš esemplificativi dei concetti mostrati.
di Pierre Boucher
198
01/ Definizione degli elementi e aggregati
02/ Variabili visive
03/ Strutture sinsemiche
elemento dello sciatore
variabile forma
sovrapposizioni
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
diagramma temporale variabile orientamento
raggruppamenti spaziali
elementi grafici/ linee
diagrammi/ illustrazioni variabile colore
allineamenti
elementi alfanumerici variabile taglia
variabile tono
199
elemento dello sciatore
01/ Definizione degli elementi e aggregati
elementi grafici/ linee
elementi alfanumerici
L’artefatto mostra le principali tecniche dello sci, pertanto fotografie ed elementi grafici vengono utilizzati al fine di mostrare i principali movimenti di questo sport. Seguendo questa logica potremmo dire che gli arti dello sciatore fotografato ed il busto, sono i primi elementi informativi a cui l’utente fa riferimento, insieme all’attrezzatura dello sciatore, cioè i bastoni degli sci e gli sci stessi. Un esempio è la prima immagine in basso a sinistra; in questo caso le informazioni principali vengono date dalla posizione e dall’inclinazione di arti e busto. Gli assi, i vettori e gli elementi alfanumerici divengono gli elementi di riferimento, basta guardare le immagini sottostanti dove i suddetti elementi sottolineano, specificano e direzionano le informazioni. Per quanto riguarda la possibile presenza di elementi decorativi potremmo dire che in questo artefatto non vengono utilizzati; anche lo sfondo delle fotografie e le ombre, che a primo impatto potrebbero sembrare superflue, divengono elementi che forniscono ulteriori informazioni all’utente. Ad esempio, in alcune immagini, il contesto in cui si trova la figura diviene importante per comprendere le inclinazioni del corpo rispetto al terreno durante la discesa. Così come accade per l’elemento dell’ombra o i possibili segni dello sciatore sulla neve: entrambi sono segni che aggiungono informazioni al messaggio.
variabile forma
variabile colore
variabile orientamento
variabile tono
200
variabile taglia
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
02/ Variabili visive
All’interno di questo artefatto troviamo l’utilizzo di diverse variabili grafiche e fotografiche. Variabili come taglia, forma, texture, tono, orientamento, inquadratura e colore vengono utilizzate per mostrare i movimenti, quindi le inclinazioni del corpo, e per indicare successioni temporali. Riguardo quest’ultimo aspetto, ad esempio, possiamo notare che una delle variabili utilizzate per indicare una successione cronologica sono il tono e la taglia, si guardi ad esempio le immagini nella pagina accanto. Le variabili orientamento e colore sono utilizzate ad esempio negli elementi come testi, vettori e linee per comunicare differenti informazioni. La variabile tono, inoltre, diviene fondamentale in questo artefatto perchè distingue l’elemento informativo principale, cioè lo sciatore, staccandolo dal resto della pagina o comunque dal contesto. In ogni pagina infatti il soggetto è fortemente riconoscibile e questo grazie alla sua tonalità più scura e forte rispetto alle altre. Come dicevamo poco fa, la variabile orientamento è anch’essa indice di varie informazioni; essendo fondamentale in questo artefatto mostrare i movimenti, l’orientamento degli elementi disposti nella pagina è uno dei maggiori aiuti per la comprensione. Si vedano ad esempio le immagini di riferimento nella pagina accanto, dove l’orientamento indica l’inclinazione del corso durante la discesa. In ultimo potremmo analizzare la variabile fotografica dell’inquadratura; in molti casi, in queste pagine, le fotografie sono prese dallo stesso punto di vista ed è proprio questo aspetto che permette un confronto migliore (analizzeremo meglio questo aspetto nel punto 05).
sovrapposizioni
03/ Strutture sinsemiche
raggruppamenti spaziali
allineamenti
Le relazioni grafiche che intercorrono fra oggetti in questo artefatto sono principalmente allineamenti, sovrapposizioni e raggruppamenti spaziali. La sovrapposizione di elementi informativi e di riferimento in questo caso è l’espediente maggiormente utilizzato. I testi, oltre a fornire informazioni tecniche, sovrapposti o accostati alla figura dello sciatore divengono assi di riferimento, si guardi ad esempio la seconda immagine nella pagina successiva. Per quanto riguarda i raggruppamenti spaziali che vengono a crearsi, questi dipendono sia dalla struttura della pagina che dall’accostamento di immagini fotografiche rappresentanti un determinato movimento. Si prenda ad esempio la terza immagine nella pagina successiva: l’utente capisce che le figure visibili non sono differenti sciatori, ma lo stesso in successione temporale; tramite l’accostamento di queste
201
immagini fotografiche infatti vengono spiegati i movimenti in successione. Il lettore si concentra quindi su di essi e non sulle emozioni, sulla psicologia o l’esistenzialità dello sciatore, del luogo o dell’insieme. Nella quarta immagine (pagina successiva), l’allineamento fra fotografie, e fra le stesse fotografie e gli schemi sottostanti, dà informazioni relative alla posizione del corpo ed alla successione temporale. Per quanto riguarda il rapporto oggetto-spazio, in questo caso non abbiamo la presenza di spazi metrici nelle rappresentazioni.
diagramma temporale
diagrammi illustrazioni
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
Le tipologie di rappresentazione in questo caso sono piuttosto semplici in quanto non troviamo l’utilizzo di mappe, grafici statistici o tabelle. In questo artefatto troviamo per lo più esempi di diagrammi “fotografici” che si differenziano da pagina a pagina; la maggior parte possono essere definiti diagrammi temporali in quanto mostrano una successione cronologica di movimenti da eseguire. Basta vedere le prime due immagini illustrate in basso per averne un esempio: in entrambi i casi sono state inserite più fotografie dello stesso soggetto in successione per mostrare la sequenza dei movimenti. In questo caso è l’allineamento e l’utilizzo di vettori che aiuta a capire l’utente lo schema creato. Molte delle rappresentazioni presenti, inoltre, sono esempi di rappresentazioni ibride dove più tipologie di strutture sintattiche si intrecciano.
05/ Le immagini fotografiche
In questo artefatto abbiamo due principali tipologie di “trattamento” dell’immagine, gli esempi analizzati finora mostrano il trattamento più oggettivo e scientifico, mirato alla spiegazione di una tecnica; queste immagini hanno di conseguenza una serie di caratteristiche dettate da questa necessità. La seconda tipologia di fotografie si stacca completamente, il significante acquista un trattamento visivo meno scientifico ed analitico, caricandosi di diversi significati. Queste immagini divengono fortemente evocative grazie all’inserimento del contesto in cui si trova lo sciatore e ad un diverso trattamento visivo e grammaticale. In questa sezione andiamo a vedere l’aspetto visivo, e i significato creati, della prima tipologia di immagini fotografiche; in questo caso l’immagine fotografica è perfettamente
202
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
> Il concetto di luogo: eliminazione totale del concetto di luogo tramite lo scontorno del soggetto
> Il concetto di ruolo: non più individualità del soggetto ma “strumento” tecnico che mostra il messaggio
> Proprietà estetiche: le scelte grammaticali delle fotografie concorrono a creare immagini il più oggettive possibile
integrata con gli altri elementi presenti, essa tuttavia resta il principale elemento, questo perchè spesso occupa tutta la pagina riempiendo completamente lo sfondo e secondo perchè il soggetto è il principale elemento informativo, come precedentemente detto. L’artefatto ha un alto grado di oggettualità e univocità, l’attinenza al reale è fortemente mantenuta; potremmo quindi dire che “l’attestazione di realtà” in questo caso è l’elemento caratterizzante delle immagini fotografiche presentate. Andiamo ad analizzare i punti principali che caratterizzano le fotografie: 1/ Il concetto di luogo. In questo caso vediamo l’eliminazione totale del concetto di luogo tramite lo scontorno del soggetto. La decontestalizzazione dell’ambiente di ripresa crea un nuovo contesto di fruizione altamente analitico; potremmo dire che si perde il confine tra fotografia e grafica. Le fotografie quindi vengono rese altamente descrittive, tutto viene concentrato sul messaggio principale. 2/ Il concetto di tempo. Il tempo storico, il periodo o l’epoca vengono eliminati, si crea quindi universalità e non relatività del messaggio comunicato. Non è necessario infatti in questo manuale inserire un contesto storico in quanto non fornirebbe dettagli utili al messaggio. 3/ Il concetto di ruolo. All’interno del libro l’utente non si concentra sull’identità dello sciatore quanto sulla struttura dei suoi movimenti, sulla tecnicità del messaggio e il trattamento delle immagini viene impostato per comunicare proprio questo. Non parliamo più infatti di un uomo e della sua individualità ma di una “macchina” che esegue e mostra delle azioni, la tecnicità e l’obiettività prima di tutto. 4/ Selezione o riduzione dell’immagine fotografica. Le immagini vengono spesso scontornate e ridotte; vengono poste in sequenza per concentrare l’attenzione su determinati aspetti tecnici e il senso evocativo dell’immagine a volte si annulla completamente. Questo fa sì che l’aspetto scientifico ed analitico si amplifichi. Successivamente a questo trattamento alcuni aspetti si annullano, come il freddo, il divertimento, la spensieratezza e rimangono la tecnica, gli strumenti, le azioni da compiere; la neutralità dell’azione stessa. 5/ Proprietà estetiche delle immagini. Definizione (o messa a fuoco) dei dettagli e del complesso della fotografia, esposizione del soggetto, bianco e nero, ricerca dell’obbiettività massima, quindi non deformazione del soggetto; tutti questi elementi visivi e grammaticali delle fotografie concorrono alla creazione di immagini il più oggettive possibile per permetterne il confronto e l’analisi. Il punto di vista dal soggetto è spesso distante per riprendere l’intera figura, come se l’operatore fosse un osservatore esterno e distaccato. Sempre il punto di vista, inoltre, è di volta in volta concorde alla posizione migliore per mostrare il movimento, che sia laterale, frontale o dall’alto, quindi un punto di vista strettamente tecnico, che non si “immedesima” ma “mostra” oggettivamente; un punto di vista che si allontana per mostrare lo strumento e non l’uomo.
203
6/ L’operatore e l’inconscio ottico. L’operatore in questo caso non connota le immagini con la sua impronta; non vediamo infatti l’intervento soggettivo del fotografo, egli rimane puro operatore che registra oggettivamente il referente. L’operatore inoltre prende le distanze dal soggetto per descriverlo nella sua interezza, come dicevamo poco fa; non c’è un’immedesimazione nel soggetto ma c’è una presa di distanza scientifica ed oggettiva, distaccata. L’uomo rappresentato è solo uno strumento atto a comunicare un’informazione e l’operatore attua questo processo analiticamente. 7/ Interazione con altri elementi. In questo artefatto c’è una forte interazione fra l’immagine fotografica e gli altri elementi, potremmo infatti dire che gli elementi grafici e alfanumerici sono fondamentali per la comprensione del messaggio ed altrettanto fondamentale per la piena comprensione è il rapporto che si crea con le fotografie. Basta guardare come elementi grafici, quali linee e frecce, aiutino il lettore a comprendere l’inclinazione di una posizione o una successione di movimenti. Gli elementi alfanumerici implementano ulteriormente l’informazione: essi infatti vengono posti accanto all’immagine di riferimento creando un’immediata lettura di testo e immagine fotografica.
204
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
> Nota Le immagini sottostanti sono alcune pagine del libro, principalmente inizi capitoli
Un diverso tipo di immagini. È necessario fare una specifica riguardo una seconda tipologia di immagini presenti, come specificato inizialmente; in questo artefatto la maggior parte delle immagini fotografiche sono fortemente oggettive ed analitiche, come quelle analizzate finora. D’altra parte, nella sequenza del libro, sono state inserite immagini più “accattivanti”, fortemente evocative, come quelle mostrate in basso. L’inserimento del contesto, i forti contrasti, i differenti punti di vista rendono queste immagini fotografiche completamente diverse dalle altre utilizzate. Lo svelamento di un contesto, e quindi le montagne sullo sfondo, aprono allo spettatore nuove direzioni e la pura analiticità si perde. Non parliamo più di tecnica, di oggettività e scientificità; il referente diviene simbolo di coinvolgimento, passione e forza di uno sport. L’operatore in questo caso si avvicina al soggetto, come vediamo nella terza immagine in alto; non c’è una ripresa distaccata ed oggettiva, bensì un avvicinamento che porta ad un’immedisimazione del lettore nello sciatore. Queste immagini fotografiche hanno uno scopo differente dalle altre, non tentano di descrivere una tecnica, di comunicare un informazione oggettiva; vogliono mostrare la fascinazione di questo sport. Queste fotografie divengono simbolo di velocità, passione, dinamicità e forza.
205
07/ Looking at faces and remembering them di Jacques Penry
> Nota Le immagini accanto sono ritagli e ingrandimenti di alcune parti del libro, questi dettagli sono stati scelti in quanto piÚ esemplificativi dei concetti mostrati, ma i principi sono applicabili a tutte le raffigurazione dell’artefatto.
218
01/ Definizione degli elementi e aggregati
02/ Variabili visive
03/ Strutture sinsemiche
04/ Tipologia di rappresentazione grafica
variabile forma
sovrapposizioni
tabelle
variabile orientamento
raggruppamenti spaziali
illustrazioni
variabile tono/texture
allineamenti
diagrammi di raggruppamento
variabile taglia
separatori
variabile inquadratura
spazi metrici
elemento dei volti
elementi grafici/ linee
elementi alfanumerici
219
elementi dei volti
elementi grafici
1/ Definizione degli elementi e aggregati
L’artefatto mira all’analisi delle caratteristiche morfologiche del volto; pertanto i dettagli di occhi, naso, bocca, fronte e contorno viso divengono i principali elementi informativi, basta guardare ad esempio la cover, dove i principali elementi del libro vengono evidenziati. All’interno dell’artefatto, inoltre, l’analisi morfologica viene suddivisa in base ai dettagli del volto sopra elencati; le tavole esplicative pertanto si strutturano paragonando i singoli elementi informativi fra loro: occhi, naso, bocca e fronte. Linee (variate da: forma/ colore/ orientamento), vettori (colore/orientamento) e elementi alfanumerici divengono elementi informativi e di riferimento. Potremmo aggiungere che questo artefatto non utilizza elementi decorativi; ogni oggetto grafico utilizzato ha una precisa funzione. Elementi fotografici ed elementi grafici relazionati fra loro assumono determinate gerarchie e interagiscono fortemente .
vaiabile forma
variabile tono/texture
elementi alfanumerici
variabile orientamento
variabile taglia
variabile inquadratura
220
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
2/ Variabili visive
All’interno di questo artefatto troviamo l’utilizzo di diverse variabili grafiche e fotografiche. Variabili come forma, texture, tono, inquadratura e colore vengono utilizzate per sottolineare le differenze morfologiche del volto. La variabile forma è ampiamente sfruttata in tutto l’artefatto visto e considerato che diviene uno degli elementi più importanti per studiare le differenze fra i volti. Vengono di conseguenza create intere tavole fotografiche dove l’attenzione si concentra unicamente sulla forma degli elementi ritratti. La variabile fotografica inquadratura viene sfruttata per riprendere i dettagli morfologici dallo stesso punto di vista in maniera tale da creare griglie fotografiche che permettano un confronto diretto. La variabile orientamento viene sfruttata attraverso le inclinazioni dei vettori o delle linee delle griglie che accompagnano le immagini fotografiche. Infine tono e texture mostrano, in relazione alle immagini fotografiche, gerarchie e dettagli morfologici, aiutando a distinguere le parti analizzate.
sovrapposizioni
raggruppamenti spaziali
allineamenti
separatori
3/ Strutture sinsemiche
spazi metrici
Le relazioni che vengono a crearsi all’interno dell’artefatto sono sovrapposizioni, raggruppamenti spaziali, allineamenti, separatori e spazi metrici. Prima di tutto vengono utilizzate molte sovrapposizioni per specificare, analizzare e puntare l’attenzione su determinati aspetti, si vedano ad esempio la prime due immagini sottostanti in cui la griglia e i vettori vengono sovrapposti ai dettagli dei volti. Altro espediente spesso usato è il raggruppamento spaziale, e di conseguenza anche l’allineamento, grazie al quale si formano dei gruppi di categorie morfologiche. I separatori sono elementi anch’essi utilizzati più volte per distinguere parti del volto o gruppi. Infine, se andiamo ad analizzare il rapporto oggetto-spazio possiamo notare che nel corso del libro sono stati inseriti vari spazi metrici che di volta in volta esaminano i dettagli presi in considerazione per lo studio.
221
tabelle
illustrazioni
diagrammi di raggruppamento
4/ Tipologia di rappresentazione grafica
Le tipologie di rappresentazioni grafiche che si possono riscontrare sono principalmente illustrazioni, diagrammi di raggruppamento e tabelle. Le illustrazioni vengono sfruttate all’interno dell’elaborato per sintetizzare i tratti morfologici rilevati nelle fotografie e per aiutare il confronto. Si guardino ad esempio le immagini di riferimento inserito nella galleria sottostante. Tabelle e diagrammi di raggruppamento invece sono spesso utilizzati nell’artefatto per creare delle categorizzazioni morfologiche e aiutare lo studio dei dettagli. Si vedano ad esempio le immagini inserite sotto.
5/ Le immagini fotografiche
In questo artefatto grafico l’immagine fotografica è l’elemento principale; questo deriva dalle sue dimensione maggiori rispetto al resto degli elementi e spesso dalla sua posizione centrale o comunque predominante rispetto agli altri elementi. L’artefatto ha un alto grado di oggettualità e univocità, l’attinenza al reale è fortemente mantenuta; potremmo quindi dire che l“attestazione di realtà” in questo caso è l’elemento caratterizzante delle immagini fotografiche presentate. Questa forte caratteristica delle immagini è data da determinati trattamenti delle fotografie, quali: 1/ Il concetto di luogo. In questo caso vediamo l’eliminazione totale del concetto di luogo tramite lo scontorno del soggetto. La decontestalizzazione dell’ambiente di ripresa crea un nuovo contesto di fruizione altamente analitico; potremmo dire che si perde il confine tra fotografia e grafica. 2/ Il concetto di tempo. Il tempo storico, il periodo o l’epoca vengono eliminati, si crea quindi universalità e non relatività del messaggio comunicato. Non è necessario infatti in questo manuale inserire un contesto storico in quanto non fornirebbe dettagli utili al messaggio. 3/ Il concetto di ruolo. Non ci sono riferimenti a condizioni sociali, economiche o ambientali. Si perde così l’identità dei soggetti ritratti, i quali divengono elementi esemplificativi e non più persone vere e proprie. L’identità si perde e i ritratti delle persone fotografate divengono strumenti esemplificativi, la spersonalizzazione si perde a favore della tecnicità e della scientificità. 4/ Selezione o riduzione dell’immagine fotografica. In questo caso vediamo la selezione di una o più parti (riduzione del segno) per eliminare la distrazione o ridondanza dei segni presenti e in
> Il concetto di luogo: eliminazione totale del concetto di luogo tramite lo scontorno
222
CAPITOLO 03/ ANALISI DELLA GRAMMATICA VISIVA
> Il concetto di ruolo: l’identità del soggetto di perde e diviene unicamente uno strumento d’analisi
> Selezione o riduzione: selezione di una o più parti per eliminare la ridondanza di segni
> Proprietà estetiche: tutto è strettamente funzionale, le espressioni dei soggetti sono neutre per non distrarre
dialogo tra loro. Il progettista sfrutta ampiamente il ritaglio fotografico e lo scontorno; le immagini vengono poste in sequenza, ingrandite, ritagliate per concentrare l’attenzione su determinati aspetti tecnici e il senso evocativo dell’immagine a volte si annulla completamente. Questo fa sì che l’aspetto scientifico ed analitico si amplifichi. Successivamente a questo trattamento alcuni aspetti si annullano, come l’identità, il tempo, lo spazio. 5/ Proprietà estetiche delle immagini. Le scelte grammaticali e linguistiche: definizione (o messa a fuoco), esposizione, bianco e nero, punto di vista frontale o laterale, ricerca dell’obbiettività massima (non deformazione) si rifanno ad una fotografia documentativa. Tutti questi elementi estetici concorrono alla creazione di immagini il più oggettive possibile per permetterne il confronto e l’analisi senza distrarre l’utente con elementi aggiuntivi. Le fotografie sono spogliate di ogni possibile elemento decorativo, tutto è strettamente funzionale. Il punto di vista è anch’esso strettamente funzionale al messaggio e varia unicamente a seconda della necessità tecnica. I soggetti ritratti, inoltre hanno un’espressione neutrale, dritta verso l’obbiettivo così da non far trasparire connotazioni interiori o comportamentali. Possiamo quindi affermare che la mimica asseconda lo scopo del libro. 6/ L’operatore e l’inconscio ottico. L’operatore non emerge mai nelle sue immagini, è intercambiabile, mentre non lo è il mezzo e il fine dell’analisi scientifica. È l’inconscio ottico che parla, in quanto l’autore si occulta e non sceglie mai elementi grammaticali che connotano/interpretano o creano “significanti” vari e incontrollabili. Fa parlare la macchina e il suo inconscio; la non-impronta del fotografo rende maggiore oggettività e neutralità alle immagini. L’operatore rifiuta così ogni atteggiamento “autorale” ed evidenzia il “mutismo” dell’immagine registrata. O meglio facendo ricorso a una logica riduttiva, che tende a una perfezione impersonale e a una distanza analitica (attraverso l’abbandono delle connotazioni dell’espressione artistica tradizionale e un uso ristretto, quasi assente, di mezzi e forme) tenta di approdare a un’immagine oggettuale e fattuale. 7/ Interazione con altri elementi. Le immagini fotografiche in questo caso collaborano strettamente con altri linguaggi visivi in quanto, di pagina in pagina, sottolineano, descrivono, specificano e amplificano il senso delle fotografie. Possiamo notare che l’elemento fotografico è strettamente controllato e rigidamente descritto dagli altri elementi.
223
CAP 04/
Pag.
VERIFICHE
242
Rilevamenti sul territorio L’inquinamento acustico: il rumore I landmark del percorso L’identità percepita
246
242
272 284 294
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
COME RACCOGLIERE E VISUALIZZARE DATI ATTRAVERSO IL MEZZO FOTOGRAFICO?
243
Case Bruciate San Germano
VIA URBINATE SP 423 27,886 KM
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni N
Casino Noci
URBINO
244
PESARO
Il progetto si sviluppa in una serie di “verifiche”; queste sperimentazioni saranno mirate all’indagine sull’utilizzo del mezzo fotografico in quanto strumento per raccogliere e visualizzare dati. Queste verifiche procederanno per livelli: prima di tutto, tramite la scelta di una tematica arbitraria, verrà raccolto il materiale fotografico relativo al soggetto scelto. Il passo successivo è la visualizzazione e l’organizzazione del materiale: fondamentale per la tesi, infatti, diviene la strutturazione sinsemica degli elementi per comunicare determinate informazioni. Le verifiche si dividono principalmente in due macro-gruppi; il primo gruppo, che comprende due verifiche, si concentra sull’utilizzo della fotografia come strumento per raccogliere dati, il secondo, che comprende tre verifiche, utilizza il mezzo fotografico come strumento per raccogliere ma anche, e soprattutto, per visualizzare dati. Il progetto si concentra sulla descrizione e sulla visualizzazione di uno spazio pubblico o meglio un percorso che connette due città; è stata scelta la Strada Provinciale 423 che va da Urbino a Pesaro. La ex strada statale (SS 423), ora strada provinciale 423 Urbinate (SP 423), è una strada provinciale italiana che collega tra loro i due capoluoghi della provincia di Pesaro e Urbino. La strada ha origine al casello autostradale dell’A14 Bologna-Taranto di Pesaro-Urbino. Continuando segue grossomodo il fiume Foglia sulla sponda sinistra, attraversandolo nei pressi di Montecchio, frazione di Sant’Angelo in Lizzola. Il percorso punta quindi verso sud-ovest, passando per il centro abitato Gallo, fino ad innestarsi sulla strada statale 73 bis di Bocca Trabaria alle porte di Urbino.
245
Case Bruciate
01/
San Germano
RILEVAMENTI SUL TERRITORIO la fotografia come strumento per raccogliere dati
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Casino Noci
URBINO
Questa prima verifica si basa sul raccoglimento di un ampio campione fotografico all’interno del territorio scelto. Per avere un panorama completo del percorso sono stati girati due video, uno all’andata e uno al ritorno, così da riprendere entrambi i lati della strada. Successivamente è stato estrapolato un frame al secondo, per un totale di 4000 frame. In questo caso quindi non è l’occhio del fotografo che registra il referente, ma l’automatismo del mezzo. In questa prima verifica la fotografia viene usata come strumento per raccogliere dati; utilizzati poi per la visualizzazione finale. In base ad una suddivisione per dominanti cromatiche, le fotografie vengono suddivise in categorie: la prima visualizzazione divide il materiale fotografico in zone “verdi” e zone “non verdi” equivalenti ad aree “naturali” ed aree antropizzate. In questo modo viene quindi indagato il consumo del territorio e cioè la diffusione e l’estensione lungo il percorso dell’intervento dell’uomo sull’ambiente naturale. La seconda visualizzazione indaga l’illuminazione notturna del percorso, così facendo è possibile individuare diversi aspetti come la distribuzione delle aree antropizzate, la loro illuminazione e la frequentazione notturna del tragitto.
246
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
PESARO
RACCOLTA DEL MATERIALE
VISUALIZZAZIONE DEL MATERIALE
Processo di raccolta ed estrapolazione del materiale da analizzare
Processo di organizzazione e strutturazione del materiale raccolto
riprese di giorno dalle 11:15 alle 12:40 data 07/06/14
riprese di notte dalle 22:30 alle 24:05 data 09/06/14
1 video/ Urbino > Pesaro 1 video/ Pesaro > Urbino = Estrapolazione di un frame ogni 34 secondi ca. = 2.000 frame/ Urbino > Pesaro 2.000 frame/ Pesaro > Urbino = 4.000 scatti del percorso selezionati
1 video/ Urbino > Pesaro 1 video/ Pesaro > Urbino = Estrapolazione di un frame ogni 34 secondi ca. = 2.000 frame/ Urbino > Pesaro 2.000 frame/ Pesaro > Urbino = 4.000 scatti del percorso selezionati
247
Suddivisione del materiale in base a dominanti cromatiche = creazione di categorie semantiche = visualizzazione del materiale tramite rappresentazioni grafiche
PESARO - URBINO 2000 SCATTI 7 GIUGNO 2014
248
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
URBINO - PESARO 2000 SCATTI 7 GIUGNO 2014
analizzato. La prima tavola registra il percorso da Urbino a Pesaro,
> Queste due tavole fotografiche presentano l’intero percorso
un lato della strada, la seconda tavola registra il percorso inverso,
da Pesaro a Urbino, riprendendo quindi il lato opposto del tragitto.
249
IL CONSUMO DEL TERRITORIO/ AREE VERDI e aree antropizzate
IL CONSUMO DEL TERRITORIO/ AREE VERDI e aree antropizzate
> Il materiale raccolto viene diviso in base alle dominanti cromatiche “verdi”; si forma così una suddivisione fra zone antropizzate e aree verdi
IL CONSUMO DEL TERRITORIO/ AREE VERDI e aree antropizzate
45%
aree verdi
254
55%
aree antropizzate
255
IL CONSUMO DEL TERRITORIO/
> Questo diagramma mostra la quantità
AREE VERDI e aree antropizzate
e la distribuzione delle aree antropizzate e delle aree verdi lungo il percorso
aree verdi
aree antropizzate
1 km
lato sinistro della strada
Casino Noci 1,4 km
URBINO
Ponte Armellina 8,5 km
Trasanni 4,7 km
› lato destro della strada
›
0 km
256
Gallo 10,5 km
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
100%
50%
0%
Cappone Morciola 16,5 km 17,3 km
Bottega 18,5 km
Osteria Nuova 22,8 km
Montecchio 20 km
San Germano 26,6 km
Case bruciate 27,8 km
PESARO
0%
50%
100%
› 257
28 km
IL CONSUMO DEL TERRITORIO/ AREE VERDI e aree antropizzate
PESARO aree verdi
Case Bruciate
> Lo spessore del
San Germano
percorso aumenta in base alla quantitĂ di dominante cromatica verde presente nel materiale fotografico
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Casino Noci
URBINO
258
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
PESARO aree antropizzate
Case Bruciate
> Lo spessore del
San Germano
percorso aumenta in base alla quantitĂ di dominante cromatica non verde presente nel materiale fotografico
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Casino Noci
URBINO
259
Case Bruciate
02/
San Germano
l’inquinamento acustico: il rumore la fotografia come strumento per visualizzare dati
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Casino Noci
Scopo di questa verifica è la visualizzazione del rumore presente durante il percorso analizzato. L’analisi quindi si interroga sull’individuazione delle zone a più alto inquinamento acustico. Tramite il mezzo fotografico è possibile visualizzarne immediatamente il soggetto. Per l’individuazione dei luoghi in cui fare i rilevamenti il percorso è stato suddiviso in 28 punti, una foto ogni kilometro. La successiva registrazione del rumore è avvenuta tramite il rilevamento in più tempi dei decibel presenti nell’ambiente e dalla media matematica dei numeri registrati. In questa verifica le fotografie sono state modificate parametricamente in base ad un dato numerico associatogli, indicante il valore dei decibel registrati. Ad ogni valore numerico è stato fatto corrispondere un preciso colore per indicare la quantità di rumore acustico. Ne risulta infine un percorso visivo che mostra, tramite valori cromatici, un dato altrimenti non visualizzabile da un’immagine fotografica.
URBINO
272
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
PESARO
FILTRI APPLICATI IN BASE AI DECIBEL
RACCOLTA DEL MATERIALE
VISUALIZZAZIONE DEL MATERIALE
Processo di raccolta ed estrapolazione del materiale da analizzare
Processo di organizzazione e strutturazione del materiale raccolto
suddivisione del percorso in 28 punti, un luogo selezionato ogni chilometro = 28 scatti del contesto prossimo alla strada + registrazione dei valori decibel per 10 minuti + rilevamento delle coordinate geografiche
applicazione di un filtro colore al materiale fotografico in base al valore numerico associatogli = creazione di una visualizzazione lineare del percorso che mostri il materiale fotografico elaborato
273
90
dB
80
dB
70
dB
60
dB
50
dB
40
dB
dB
dB
dB
70
90
70
43°43’35.58”N 12°38’29.23”E
43°43’44.38”N 12°38’37.24”E
43°43’50.58”N 12°38’40.35”E
Casino Noci
URBINO
dB
90 80 70 60 50 40
274
43°44’37.59”N 12°39’28.53”E
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
43°44’50.58”N 12°39’19.29”E
dB
dB
50
70
43°44’35.58”N 12°39’29.23”E
43°45’35.28”N 12°40’49.53”E
Trasanni
275
dB
dB
dB
80
40
80
43°45’55.28”N 12°40’59.53”E
43°45’35.14”N 12°40’13.23”E
43°45’35.45”N 12°40’14.23”E
Ponte Armellina
dB
90 80 70 60 50 40
276
43°46’35.58”N 12°41’20.53”E
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
43°46’45.51”N 12°41’29.23”E
dB
dB
70
80
43°46’35.58”N 12°41’35.33”E
43°47’37.28”N 12°42’19.43”E
Gallo
277
43°50’35.18”N 12°44’30.23”E
43°50’35.58”N 12°45’29.23”E
Osteria Nuova
dB
dB
70
60
43°50’36.34”N 12°45’12.34”E
43°50’45.58”N 12°45’19.23”E
San Germano
dB
90 80 70 60 50 40
280
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
dB
dB
dB
80
90
80
43°51’35.58”N 12°46’19.25”E
43°51’35.58”N 12°46’49.23”E
43°51’35.18”N 12°46’21.21”E
Case Bruciate
281
PESARO
dB
90
43°51’35.58”N 12°46’49.23”E
dB
90 80 70 60 50 40
282
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
dB
40
43°45’35.14”N 12°40’13.23”E
283
Case Bruciate
03/
San Germano
I LANDMARK DEL PERCORSO la fotografia come strumento per visualizzare dati
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola
Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Questa verifica mira all’individuazione dei landmark presenti all’interno del percorso individuato. Il landmark è una caratteristica naturale o provocata dall’uomo, riconoscibile all’interno di un territorio, un elemento che si distingue nel suo ambiente. Nell’uso moderno, il termine può essere applicato anche a strutture o piccole caratteristiche, che sono diventati simboli locali o nazionali. Questa terza esercitazione quindi indaga i landmark fra Urbino e la frazione di Morciola. Tramite una serie di interviste sono state chieste indicazioni stradali da Urbino fino a Morciola, una volta ottenuti una serie di luoghi presi come riferimento da più persone, sono stati rilevati fotograficamente e posti nella visualizzazione inserita nelle pagine successive.
Casino Noci
URBINO
284
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
01/
PESARO 02/
03/
04/
05/
06/
07/
RACCOLTA DEL MATERIALE
VISUALIZZAZIONE DEL MATERIALE
Processo di raccolta ed estrapolazione del materiale da analizzare
Processo di organizzazione e strutturazione del materiale raccolto
serie di interviste nelle quali vengono chieste indicazioni stradali da Urbino a Morciola = individuazione di 14 landmark lungo il percorso = rilevamento fotografico + rilevamento delle coordinate geografiche
creazione di un percorso fotografico da Urbino a Morciola, disponendo il materiale in base alla successione geografica dei luoghi individuati
08/
09/
10/
11/
12/
13/
14/
285
benzinaio/ rotonda 43°43’35.58”N 12°38’29.23”E
Supermercato Conad/ rotonda 43°43’44.38”N 12°38’37.24”E
Casino Noci
URBINO
286
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
rotonda 43°43’50.58”N 12°38’40.35”E
Poste 43°44’37.59”N 12°39’28.53”E
frana 43°44’50.58”N 12°39’19.29”E
Trasanni
287
benzinaio 43°44’35.58”N 12°39’29.23”E
bar “rosso” 43°45’35.28”N 12°40’49.53”E
azienda Formerin/ benzinaio 43°45’55.28”N 12°40’59.53”E
Ponte Armellina
288
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
mobilificio Tre C 43°45’35.14”N 12°40’13.23”E
Gallo
289
casa abbandonata 43°45’35.45”N 12°40’14.23”E
Hotel piscine Tropicana 43°46’35.58”N 12°41’20.53”E
Cappone
290
MORCIOLA
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
Bottega
Montecchio
291
casa abbandonata 43°45’35.45”N 12°40’14.23”E
Alcuni landmark rilevati si
riconosciuto e riconoscibile;
discostano dagli usuali punti
nonostante la sua formazione
di riferimento. È interessante
sia relativamente recente.
notare ad esempio come
Nell’immagine sovrastante
si formino dei landmark
invece notiamo che un elemento
temporanei, come la foto
architettonico in disuso può
nella pagina accanto ci mostra.
diventare altrettanto forte
In questo specifico punto del
e riconoscibile all’interno
territorio una frana è divenuta
di un luogo.
un elemento territoriale 292
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
frana 43°44’50.58”N 12°39’19.29”E
293
Case Bruciate
04/
San Germano
l’iDENTITÀ PERCEPITA DEL TERRITORIO la fotografia come strumento per visualizzare dati
Osteria Nuova Montecchio Bottega Morciola Cappone
Gallo Ponte Armellina
Trasanni
Casino Noci
L’identità di un luogo deriva da molti fattori; dalla conoscenza che si ha di quello spazio, dal modo di viverlo, dall’immagine culturale che ci viene data dalla società. In questo caso la ricerca analizza un luogo particolare, un luogo di transito, che quindi non ha una vera e propria identità definita. La verifica mira quindi alla ricerca di un’identità visiva di questo percorso, un’identità percepita da chi lo vive. Sono state create delle tavole fotografiche contenenti varie immagini del luogo analizzato. Viene poi richiesto ad un campione di persone di selezionare in queste tavole le fotografie che secondo loro sono descrittive del luogo, o le immagini che ricordano appartenergli. Si creano a questo punto varie tavole fotografiche “personali”, ognuna delle quali contiene delle identità percepite del luogo analizzato.
URBINO
294
CAPITOLO 04/ VERIFICHE
PESARO
VISUALIZZAZIONE DEL MATERIALE
Processo di raccolta ed estrapolazione del materiale da analizzare
Processo di organizzazione e strutturazione del materiale raccolto
riprese di giorno dalle 11:15 alle 12:40 data 07/06/14
Disposizione del materiale fotografico randomicamente su griglie = creazione di una serie di tavole fotografiche del territorio = interviste: “seleziona le immagini che identifichi come caratteristiche e rappresentative del territorio” = identità percepite (serie di tavole fotografiche “personali”)
1 video/ Urbino > Pesaro 1 video/ Pesaro > Urbino = Estrapolazione di un frame ogni 34 secondi ca. = 2.000 frame/ Urbino > Pesaro 2.000 frame/ Pesaro > Urbino = 4.000 scatti del percorso selezionati
295
>
RACCOLTA DEL MATERIALE
intervista numero 01/ L’IDENTITÀ PERCEPITA
â€œĂˆ un percorso quasi interamente immerso nel verde delle campagne, ogni tanto capita di incontrare qualche paesino.“
intervista numero 03/ L’IDENTITÀ PERCEPITA
â€œĂˆ un tragitto ad alta percorrenza, su piccole strade che attraversano vari centri abitati, ricordo molto traffico e svariati cantieri“
intervista numero 04/ L’IDENTITÀ PERCEPITA
“Ci sono lunghi tratti completamente assorbiti dalla vegetazione circostante, ricordo ampie pianure e colline verdeggianti“
GLOSSARIO
306
Artefatto grafico Rappresentazione grafica su una superficie più o meno piatta, progettata per comunicare un’informazione.
nella rappresentazione. Queste rappresentazioni possono essere primarie o ibride, cioè combinazioni simultanee di più rappresentazioni primarie.
Elementi alfanumerici Insieme delle lettere dell’alfabeto latino e dei numeri arabi.
Referente fotografico È il soggetto dell’immagine fotografica; la porzione di realtà ripresa. Questo statuto indiziale connota la fotografia come una situazione di enunciazione.
Elementi di riferimento Elementi grafici che permettono l’interpretazione degli elementi informativi.
Sinsemia Disposizione consapevole di elementi di scrittura nello spazio con lo scopo di comunicare attraverso le relazioni spaziali stesse (rapporto fra parola e immagine, testo e paratesto).
Elementi grafici Insieme degli elementi visivi non comprendenti lettere dell’alfabeto latino e numeri arabi. Elementi informativi Elementi grafici che cambiano l’informazione (o il messaggio) quando variano.
Strutture sinsemiche Insieme delle relazioni grafiche nelle quali gli oggetti sono coinvolti. Queste strutture possono derivare dalla relazione “oggetto-oggetto” o dalla relazione “oggetto-spazio”. Oggetti grafici, spazi grafici e attributi visivi (o variabili) sono gli “ingredienti”.
Elementi decorativi Elementi grafici che possono essere cancellati senza avere effetto sul messaggio finale.
Variabili visive Classificazione tassonomica delle variabili grafiche definita da Jacques Bertin comprendente: taglia, colore, forma, texture, tono e orientamento.
Inconscio ottico Si intende il diverso punto di vista e la diversa natura del mezzo fotografico, in quanto spazio elaborato inconsciamente dal mezzo e non in maniera cosciente dal fotografo Information design Visualizzazione di informazioni intenzionale e ben organizzata, mirata alla chiarificazione, alla spiegazione, e alla trasmissione di conoscenze. Nell’information design l’intenzione uguaglia l’interpretazione. Rappresentazioni grafiche Rappresentazioni basate sulla combinazione fra la tipologia di strutture sintattiche coinvolte ed il tipo di informazione espressa
307
SITOGRAFIA/ BIBLIOGRAFIA
www.synsemia.org www.graphis.com www.globartmag.com www.todayinfographic.com www.infographicsinreallife.wordpress.com www.infografiche.com www.flowingdata.com www.form.de www.youtube.com www.aktografia.com www.fasebj.org www.fluxlisteurope.blogspot.itl www.paperbackswap.com www.aaa.org.hk www.galerieparisbeijing.com www.paulgisbrecht.blogspot.it www.theloop.com.au www.butkus.org www.en.wikipedia.org www.culturalstudies.it www.visualoop.com www.behance.net www.flickr.com
308
Arte e fotografia David Campany, Phaidon, 2006
La rete delle immagini Lina Bolzoni, Einaudi, Torino 2002
Beautiful evidence Edward R. Tufte, Graphic Press, Chesire, 2006
Land Art e arte ambientale Aa. Vv., Phaidon, 2004
Che cos’è la semiotica visiva Piero Polidoro, Carocci, Urbino, 2011
Lo stile documentario in fotografia. Da August Sander a Walker Evans. 1920-1945 Olivier Lugon, Electa, 2008
Data Flow, visualizing information in graphic design Aa. Vv., Gestalten 2008
Progetto grafico n. 23, L’uso delle immagini Aiap, Milano, 2013
Data Flow 2, visualizing information in graphic design Aa. Vv., Gestalten, 2010
Sinsemie - Scritture nello spazio Luciano Perondi, Stampa Alternativa & Graffiti/Nuovi Equilibri, Viterbo, 2012
Ed Ruscha photographer Steidl Publisher, Parigi, 2006
Storia della fotografia Beaumont Newhall, Einaudi, Torino, 1984
Fotografia e inconscio tecnologico Franco Vaccari, Einaudi, Torino 2011
The domain of images James Elkins, Ithaca & London: Cornell University Press, 2001
Il pensiero dei fotografi, un percorso nella storia della fotografia dalle origini a oggi Roberta Valtorta, Mondadori, 2008 Information graphics Taschen, 2012
The language of graphics - A frameworkfor the analysis of sintax and meaning in maps, charts and diagrams Yuri Engelhardt, Amsterdam: PhD Thesis, Università di Amstedam, 2003
L’oggetto della raffigurazione Giovanni Anceschi, Etaslibri, Milano, 1992
The photobook, vol.1-2: A history Martin Parr, Phaidon, 2006
L’atto fotografico Philippe Dubois, QuattroVenti, Urbino 2009
The visual display of quantitative information Edward R.Tufte, Graphic Press, Chesire, 2001
L’arte del fotografico Roberto Signorini, Pistoia, CRT, 2001
Tre strade per la fotografia Luca Panaro, APM Edizioni, Carpi (MO) 2011
La camera chiara Roland Barthes, Piccola Biblioteca Einaudi, 2003
Tropici di carta La fotografia, Rino Mele, Edizioni 10/17, Salerno 1984
La fotografia Ugo Mulas, a cura di Paolo Fossati, Einaudi Editore, Torino, 1973
Visual explanations: images and quantities, evidence and narrative Edward R.Tufte, Graphic Press, Chesire, 1997
La fotografia contemporanea Michel Poivert, Einaudi, 2011
Wanted! Storia, tecnica ed estetica della fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria Ando Gilardi, Mondadori, 2003
309
ISIA URBINO